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ineontrilO Ottobre 1982 n. 10 anno Xlii Mensile a cura di Provincia Direzione e redazione via de' Foscherari, 2 Sped. in abb. post. gruppo 111/"70 L. 1.000 Ente Provinciale Turismo/Comune 40124 Bologna Sam Haskins In anteprima quattro straordinarie foto su Bologna Jerzy Grotowski Fino al Teatro delle Sorgenti

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ineontrilO Ottobre 1982 n. 10 anno Xlii Mensile a cura di Provincia Direzione e redazione via de' Foscherari , 2 Sped. in abb. post. gruppo 111/"70 L. 1.000 Ente Provinciale Turismo/Comune 40124 Bologna

Sam Haskins In anteprima quattro straordinarie foto su Bologna

Jerzy Grotowski Fino al Teatro delle Sorgenti

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Ottobre N. lO 1982

anno Xlii

Quattro interviste sul teatro a cura di Fulvio De Nigris

D capolavoro del mese D «San Rocco» del Parmigianino

Le striscie di Santachiara

Notizie flash

Libri a cura di Giancarlo Roversi

Sulle «sponsorizzazioni» di Carlo Gentili

Che balocco inaspettato! di Giovanna Gliozzi

Storie di Case del Popolo di Pier Paolo D' Attorre

Per diventare baccellieri in sacra teologia di Vincenzo Cherubini Bigi intervista a cura di Nino Gardini

I libri di San Petronio

Dalla parte del gatto di Sergio Soglia

Nella montagna di Grizzana di Maurizio Garuti

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In copertina: Una delle immagini composte da Sam Haskins durante il suo recente soggiorno bolognese (vedi pag. 28)

Poeti catalani su Bologna di Gaspar Jaèn I Urban e Joan Navarro D luogo è Finale di Fiorella Frisoni

Preti, mercanti e briganti su per la Futa di U go Berti Arnoaldi

D vino, il pane, il maiale

D verde povero della Bologna minore di Carlo Doglio

Del «grande qui» e del «grande Ora>> di Brian Eno a cura di Marco Macciantelli

Fino al Teatro delle Sorgenti di Jerzy Grotowski a cura di Fulvio De Nigris

Grotowski a Pontedera

Pagina aperta a cura di Roberto Roversi

Poesie di Gian Maria Fazzini

La Ferida e Valenti, Castel San Pietro di Carlo Parisi

Domani mostre

23 Cosa fanno gli Istituti italiani di cultura all'estero 48 Domani spettacoli

24 A Reggio, i teatri storici della regione 52 D «mare in amore» di Lina Danielli di Enrico Lorenzini

26 Feste, istituzioni, corporazioni nel Settecento musicale . Perché Parigi ignora Villerupt? di François Garçon di Carlo Vitali

28 Sam Haskins, la città <<intarsiata»

30 Come fu che Jahier, in italiano Giaiero ... di Mario Ricci

Mensile a cura di Provincia/Ente Provinciale Turismo/Comune di Bologna Coordinatore editoriale: Renzo Renzi Direttore responsabile: Giancarlo Roversi Impaginazione: Pier Achille Cuniberti Elaborati grafici : Lucio Colombo Promozione: Cesare Bianchi Direzione e redazione: 40124 Bologna, via de' Foscherari 2, tel. 26.64.83 Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 4062 dell'8 aprile 1970

Spedizione in abbonamento postale gruppo 111/70 Stampa: Grafiche Unipress - Bologna Articoli, foto e disegni, anche se non pubblicati, non si restituiscono

Distribuzione: Zannini, via Zanardi, 54 Bologna Una copia: L. 1.000. Copie arretrate il doppio. Abbonamento annuo L. 10.000. Estero L. 20.000.

l Vl"rsamenti verranno effettuati sul ccp. n. 15591407 intestato a Bologna Incontri , via de' Foscherari, 2 - 40124 Bologna

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Gaspar Jaèn I Urban e Joan Navarro, poeti catalani del Pais València

Da «Coltello in testa» di Joan Navarro

I cavalli della malinconia si son liberati per le strade di Bologna

Poso pietre nei campi della terra e del c ielo. Mi limitate e limito. Cerco ossa nei gusci delle uova e non le trovo. O Signora, perché non abbandonate il velo che vi vela lo sguardo? Il mio amore mori nella città delle torri. Perché volete sciogliere la trama di questa corda?

(tr. it. di Giuseppe Fiorelli da Coltell al Cap, nel fascicolo per il premio Jocs Floreals Barcelona 1981, concorso di poesia del quale Navarro ha vinto la VIola d'or l Argent).

Delle serate di poesia che l 'estate ha due città. Il motivo più intrinseco risiede portato e favorito merita una nota nel fatto che per questi due poeti Bologna particolare quella che si è svolta alla fine costituisce un luogo privilegiato di di luglio nel salone del Baraccano a congiunzione e diramazione dei loro Bologna, con i poeti catalani del Pafs stessi percorsi linguistici, uno dei motivi

Da «Archeologia del sapere» di Joan Navarro

València, Gaspar Jaèn l Urban e Joan stessi del loro comporre. Navarro, presentati nel modo attento ed Bologna, le sue tracce anche topologiche, affettuoso che gli è proprio da Gianni incidono e disseminano così richiami Scalia. · simbolici sin dentro il reticolo stesso del Il motivo estrinseco dell'appuntamento testo poetico. Joan Navarro è nato a Oliva risale all'aprile del 1976, quando sempre (La Safor) nel 1951, si è laureato in al Baraccano si tenne un incontro con i filosofia a València dove vive insegnando poeti di València durante il quale i in un liceo. rappresentanti dei consigli di quartiere di Gaspar Jaèn l Urban è nato a E/x (Ba ix Bologna e quelli delle Asociaciones de Vinalopò) nel 1952, si è laureato in Vecinos, allora clandestine, di València, architettura a València e attualmente stabilirono un patto di amicizia, da cui lavora come architetto al Comune di E/x

E la nostalgia della tua piccola patria, lsacco, figlio del deserto. Guarda come sale il fumo dalle capanne, e il gregge che si disperde. Mi vedo nascosto nella boscaglia spiando, immobile, la interminabile scena. Mi vedo e ti vedo, lsacco, e ora mi piacerebbe che tu fossi un passante nelle strade di Praga, o di Bologna, o perché no, di Vaiència, le città che tanto amo; ti avrei liberato cosi dal fuoco e dal coltello, dal sorriso di Dio.

scaturl, dopo la caduta del regime (M.M.). franchista , un patto di gemellaggio tra le -

Da «Elegia di Bologna» di Gaspar Jaèn I Urban

7 Arriviamo a Bologna sotto una pioggia fina che inumidisce, leggera, l 'ombra lunga dei portici. l'Italia che più mi prende il cuore mi è saltata di nuovo davanti agli occhi. Questa città piena di torri come spine da cui il rinascimento mi fa l'occhiolino. le maschere di nebbia sopra gli alberi. la gente che riempie le strade, le piazze a tutte le ore. l colori delle case. Il giallo, il mattone. Il rosso. Sento che sempre avrò qualcosa delle città d'Italia dentro di me. Per i tempi più di rovina. Per combattere l'esilio. Dio saprà per che cosa! Dopo aver attraversao i campi innevati, i portici svelti e lunghi mi han fatto riparo alla pioggia. Più han perduto il cammino oltre il bosco di mura ed è tristezza quella che circonda la morte dell'anno, la festa; uno strano ballo del tempo mi riempie gli occhi con un triste canto di neve. l cavalli della malinconia si son liberati per le strade di Bologna. Soltanto la città stessa è un ricorso possibile.

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Nella camera dove sto, dove colombi si dissanguano, gli occhi feriti dal freddo, mi son trovato diamanti di un estate che faceva d'oro le palme della festa. Mi s'è morto il mio amore, tutta l'estate, attraversando questo freddo di Bologna. li sto guardando ora ricordi di onde lontane, fiori, sorrisi di un giorno; ahi, ricordi del Misteri gelati fra le magnolie del pozzo di san Domenico. Ho trovato nelle piazze un sole d' inverno molto pallido, di dicembri malati. Tutto l'amore mi si è morto, senza risurrezione al terzo giorno, come fiori che non sopportano lo sguardo. Lo scrivo ed è un rimedio. Che rimedio avrei sempre se non è io scrivere? Mi accoglie ora una stanza dove Brueghel racconta feste di contadini che ballano. Accoglie il mio pianto un colombaio molto alto dove colombi si dissanguano. Mi riempio di tempi la vita.

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E la nostalgia della tua piccola patria. E la nostalgia della mia piccola patria, l sacco.

(tr. it. di Giuseppe Fiorelli da Joan Navarro, Arqueologla del saber, in •l'Espill .. , Valencia, 1981, n. 12).

L'anno nuovo ci afferrò nella piazza Maggiore. A Bologna, con noci, l'anno nuovo ci sorprese. Bruciammo il Gran Vecchio della Piazza. E accendemmo fuochi d'artificio e cantammo. Sotto rami di vischio ci baciammo. Mangiammo porco, animali con piume e lenticchie per augurarci buon anno. Giocammo alle carte. E l'indomani doveva essere un uomo il primo ad entrare in casa. La domenica siamo andati a Rimini. Tutto era pieno di pioggia e di freddo. Indimenticabile il tempio d'Aiberti. la città in mezzo ad un lago di pioggia. Con offerta di pane, vino e olio ci accolsero amici nuovi. Una casa amabile dove andammo a mangiare. Una stanza riscaldata nell'inverno della dimenticanza. Cipressi di buon augurio al giardino dell'ingresso. Ed ecco, lunedi, Bologna tutta piena di neve. Era come un miracolo. Abbiam fatto palle, pupazzi , battaglie per scherzo ai piedi dell'alto stemma del Collegio di Spagna. Ancora rimane neve dove non passano macchine e a ridosso dei fanali. Siamo andati a Venezia oggi. Ora torniamo, già è notte. Molto stanchi. San Marco era pieno d'acqua. E ieri, già lo dimenticavo, salimmo alla torre grande, quella degli Asinelli. Andammo a san luca. Camminammo per i portici barocchi di tre chilometri di lunghezza, serpe delle colline bolognesi, tanto belli. Domani è già l'ultimo giorno che staremo a Bologna. Il final&-non mi sembra pesante. Diventa G. un oblio, una eclissi perenne, un tempo morto di veli neri. Non mi porto con allegria il colore delle case.

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Fuggono dal calore gli abitanti della città e gli alberi sono sudari della grande luce che cade. Ai sud il mese d'agosto si apre feroce e selvaggio. l giorni saranno lunghi, caldi. Vicino ai mare sognerò isole. Di nuovo l'acqua salata ....

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deve succhiarmi il sesso. Un'altra estate penetra. Sempre con me quella Rimini di pioggia. Neve nei campi dell'Emilia Romagna. Avrò il gran rimorso

Da «Gli occhi del freddo» di Joan Navarro

di non essere in Italia quest'anno.

[tr. it. di Giuseppe Fiorelli da Gaspar Jaèn l Urban, Cambra de Mapes (Camera delle Mappe), Barcelona, Edicions del Mali , 1982].

Da «Luna di terra» di Joan Navarro

Gli ulivi urlano la mia solitudine d'argento,

Ili

Ricordi? Il treno attraversava campi di neve. La città si stendeva come un labirinto seminato di cristalli e nebbie. lo arrivavo dal mare; naufrago immaginario sulla rotta di Sicilia. Nell'incontro, mi offristi tutti i portici della città e le torri. Ti ricordavo con un ramo di mughetti in mano.

fantasma ch'io sono in questo tramonto che s'insinua tra i seni delle montagne, patria del fuoco e della luna.

[<<Luna di terra» e <<Gli occhi del freddo» sono contenuti in Joan Navarro, Bardissa de foc (Siepe di fuoco), Barcelona, Edicions de Mali, 1981. La traduzione italiana di Giuseppe Fiorelli è di prossima pubblicazione nella rivista uln forma di parola»].

Il mio cuore dorme nel cuore del bosco là dove i daini non temono l'uomo, eterna paura della freccia di rame Là dove le torri s'inchinano vive chi più mi amò.

Finale Emilia, una piccola città padana sulla sinistra del Panaro, a nord di Cento e a sud di Mirandola, nasconde insospettati tesori · di architettura e d'arte. Passata sotto il dominio degli Estensi fin dal XIV secolo, la cittadina ebbe in passato, per la posizione di confine fra il territorio di Modena, Bologna e Ferrara, grande importanza strategica ed economica grazie al passaggio del fiume Panaro che poteva costituire nello stesso tempo una barriera di difesa e una facile via di comunicazione e di commercio. Finale costituì quindi per molti secoli un luogo previlegiato di contatti e di scambi fra le tre città, che contribuirono indubbiamente alla formazione di un tessuto storico di rilevante spessore. Al recupero di quella realtà è volta l'opera di sensibilizzazione e promozione culturale avviata dall'attiva amministrazione locale. Come primo e principale scopo essa si prefigge il recupero del locale Castello Estense, edificato da Bartolino da Novara nel 1402 per il Duca Nicolò 111, sottoposto a partire dal 1424 per opera dell'architetto Giovanni da Siena ad ampi rifacimenti, e ristrutturato nel 1496 da Biagio Rossetti, il massimo architetto ferrarese del Rinascimento. Sottoposto nei secoli successivi a pesanti rimaneggiamenti, fino all'ultimo intervento conservativo, ma anche fortemente integrativo, diretto da Raffaele Faccioli nel secolo scorso, era scaduto all'inizio del Novecento ad una tristissima condizione di degrado, dalla quale lo sta sollevando l'intervento di restauro voluto e finanziato dal Comune e diretto dall'architetto Paolo Visser. La ristrutturazione della rocca, che doveva riunire insieme le funzioni di <<delizia» e di roccaforte, consentirà l'acquisizione alla città di un luogo prestigioso, utilizzabile come centro culturale, che potrà accogliere la biblioteca comunale, una piccola pinacoteca ed eventuali esposizioni temporanee. Alla storia del Castello e al dibattito sulla sua utilizzazione è stato dedicato un convegno, sul tema <<Finale Emilia l Popolo e Castello», svoltosi in due sessioni: la prima il 24 aprile scorso; la seconda, ospitata in un'ala riadattata della stessa rocca, nei giorni 18 e 19 settembre. A lato del convegno è stata inaugurata in settembre una mostra di <<Dipinti di maestri dei secoli XVI-XVIII», provenienti dalle chiese e dal Palazzo Comunale della città, raccolti nella chiesa settecentesca di San

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Grandi dipinti giunti da Modena, Bologna e Ferrara permettono di riconoscere la storia vera del luogo

Al centro è il Castello Estense. Il luogo è Finale

di Fiorella Frisoni

Bartolomeo. La mostra e il catalogo sono stati coordinati da Carlo Volpe che ha guidato le ricerche di un gruppo di giovani studiosi dell'Università di Bologna. Non cospicuo è il numero dei dipinti esposti, diciotto in tutto, ma significativo il loro peso nella cultura artistica emiliana, e tale da giustificare la loro riproposta agli studi - parte di essi erano già comparsi, ma forse senza il necessario rilievo critico, nel 1967, in una mostra di restauri curata dalla Soprintendenza di Modena - e un viaggio un po' fuori mano per il visitatore. Vi si evince anche in campo artistico il ruolo di Finale come terra di confine; assente una produzione locale autonoma, come accade del resto in altre città periferiche d'Emilia, vi confluirono dal Cinquecento al Settecento opere da Ferrara, da Modena e da Bologna. Per tutto il secolo XVI e per i primi decenni successivi al ritiro definitivo di Cesare d'Este in Modena (1598), città che sarebbe divenuta capitale del nuovo ducato, Finale sembra gravitare quasi esclusivamente sulla cultura artistica ferrarese. Ne sono esempio un <<Battesimo di Cristo» del Bastianino, una <<Sacra Famiglia» dello Scarsellino, tenera e squisitamente <<veneta»; due dipinti di Camillo Ricci: la tavola giovanile della chiesa degli

• Agostiniani, restituitagli in questa occasione, e !'<<Elemosina di Sant'Eligio», circa del 1625, che bene evidenziano il formarsi di questo ancor poco noto artista sull'esempio del ferrarese Bastarolo e la sua successiva adesione ai modi dello Scarsellino e del Guercino. A quest'ultimo appartiene uno dei capisaldi della mostra, che ciascuno non mancherà di ammirare: <<La Vergine che appare a San Lorenzo», del 1624, commissionata da Giovan Battista Mirandello al pittore da poco rientrato da Roma, per la chiesa dei Padri Agostiniani in Finale. Nei saldi stampi del modellato classico bolognese il Barbieri sembra calare un prezioso materiale incandescente, il cui fulgore trascorre dalla veste rossa del Santo Stefano ai bianchi panni, all'ombroso rudere sul fondo, quasi il Colosseo, al cielo contrastato, memore di certe meteorologie tizianesche. Una ricchezza cromatica che nulla toglie però al fervore, tutto umano, del mistico colloquio, anzi ne è la più appassionata traduzione visiva. Sul versante modenese sono da segnalare la personalità vigorosa di Francesco Stringa, il cui «Miracolo di Soriano» costituisce. un calibrato esempio di composto naturalismo, a mezza strada fra i Carracci e il Guercino, e non immemore dei contrastati partiti luminosi del suo maestro Flaminio Torre; la singolare variante neoveronesiana costituita da Sigismondo Caula all'interno della tradizione accademica modenese; e per il Settecento Francesco Vellani, fecondo esponente del barocchetto locale, in questo <<Martirio di San Bartolomeo» sostenuto più del solito dagli esempi del Reni e del Torelli. Fra i bolognesi ricorderemo per primi Carlo Cignani e Marcantonio Franceschini, cui spettano rispettivamente ula Madonna del Rosario e San Filippo Neri>• dalla Chiesa del Rosario, e la pala con «San Pietro e Santi», oggi nel Duomo. La precisazione della esatta paternità dei due dipinti, oggetto fin qui di una complessa vicenda attributiva, consente di tracciare una discriminante fra la attività del Cignani e quella giovanile del Franceschini, già orientato verso la definizione di un più rigoroso classicismo. Commosso stupore suscita poi !'<<Adorazione dei Magi» di Giuseppe Maria Crespi, che proviene, unico fra i dipinti