Atlasorbis n. 17

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GEOPOLITICA GEOPOLITICA L’Ambasciatore L’Ambasciatore d’Italia Francesco d’Italia Francesco Maria Greco e i Maria Greco e i rapporti con la rapporti con la Santa Sede Santa Sede REGIONI REGIONI L’Assessore alla L’Assessore alla Regione Lazio Regione Lazio Giuseppe Cangemi Giuseppe Cangemi e l’Osservatorio e l’Osservatorio sulla criminalità sulla criminalità SICUREZZA SICUREZZA Il Questore di Il Questore di Roma Francesco Roma Francesco Tagliente delinea i Tagliente delinea i cambiamenti della cambiamenti della capitale capitale tlasorbis tlasorbis n n. 17 17 PERIODICO DI GEOPOLITICA, SICUREZZA E INFORMAZIONE PERIODICO DI GEOPOLITICA, SICUREZZA E INFORMAZIONE www.atlasorbis.it www.atlasorbis.it Euro 4.50 Euro 4.50 Allegato al quotidiano Italia Sera e Il Giornale del Lazio Giugno/Luglio 2011 Giugno/Luglio 2011 Organo Ufficiale dell’Associazione Internazionale Argos Onlus - Forze di Polizia Il Sovrano Militare Ordine di Malta Gran Maestro Frà Matthew Festing Primo Piano: CULTURA CULTURA L’attività culturale L’attività culturale nel mondo della nel mondo della società Dante società Dante Alighieri con Alighieri con Alessandro Masi Alessandro Masi Seg. Generale Seg. Generale VATICANO VATICANO Ricordo di Papa Ricordo di Papa Wojtyla in Wojtyla in occasione della occasione della beatificazione. Il beatificazione. Il pensiero di Mons. pensiero di Mons. Domenico Sigalini Domenico Sigalini IL NIAF IL NIAF Il Vice Presidente Il Vice Presidente del Niaf per l’Italia del Niaf per l’Italia Francesco Nicotra Francesco Nicotra racconta i “patrioti racconta i “patrioti del Risorgimento del Risorgimento in America” in America” Evidenza in questo numero:

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Atlasorbis - Periodico Ufficiale Internazionale dell'Associazione Argos Onlus - Forze di Polizia

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GEOPOLITICAGEOPOLITICA L’Ambasciatore L’Ambasciatore d’Italia Francesco d’Italia Francesco Maria Greco e i Maria Greco e i rapporti con la rapporti con la Santa SedeSanta Sede

REGIONIREGIONI L’Assessore alla L’Assessore alla Regione Lazio Regione Lazio Giuseppe Cangemi Giuseppe Cangemi e l’Osservatorio e l’Osservatorio sulla criminalitàsulla criminalità

SICUREZZASICUREZZA Il Questore di Il Questore di Roma Francesco Roma Francesco Tagliente delinea i Tagliente delinea i cambiamenti della cambiamenti della capitalecapitale

t l a s o r b i s t l a s o r b i s nn.1717

P E R I O D I C O D I G E O P O L I T I C A , S I C U R E Z Z A E I N F O R M A Z I O N EP E R I O D I C O D I G E O P O L I T I C A , S I C U R E Z Z A E I N F O R M A Z I O N E

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Euro 4.50Euro 4.50 Allegato al quotidiano Italia Sera e Il Giornale del Lazio Giugno/Luglio 2011Giugno/Luglio 2011

Organo Ufficiale dell’Associazione Internazionale Argos Onlus - Forze di Polizia

Il Sovrano Militare Ordine di Malta Gran Maestro Frà Matthew Festing

Primo Piano:

CULTURACULTURA L’attività culturale L’attività culturale nel mondo della nel mondo della società Dante società Dante Alighieri con Alighieri con Alessandro Masi Alessandro Masi Seg. GeneraleSeg. Generale

VATICANOVATICANO Ricordo di Papa Ricordo di Papa Wojtyla in Wojtyla in occasione della occasione della beatificazione. Il beatificazione. Il pensiero di Mons. pensiero di Mons. Domenico SigaliniDomenico Sigalini

IL NIAFIL NIAF Il Vice PresidenteIl Vice Presidente del Niaf per l’Italia del Niaf per l’Italia Francesco Nicotra Francesco Nicotra racconta i “patrioti racconta i “patrioti del Risorgimento del Risorgimento in America” in America”

Evidenza in questo numero:

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D opo anni di spasmodiche ricerche da parte di tutto l'apparato d'intelligen-

ce del pianeta, Osama Bin Laden, autore degli attentati più sconvolgenti e distrutti-vi eseguiti in quasi tutto il mondo, è stato ucciso. Un'operazione chirurgica e rapida ha visto impegnati i celeberrimi Navy Se-als, reparto speciale della marina statuni-tense, che in soli 14 unità, hanno sferrato, con un blitz durato pochi minuti, il colpo più duro all'organizzazione criminale più efferata del ventennio, Al Quaeda. L'ope-razione delle forze Usa è avvenuta a Ab-

bottabad, una città a soli 75 chilometri dalla capitale Islamabad, e Bin Laden si trovava, secondo gli esperti dei servizi della rete americana, in un compound di alta sicurezza, circondato da una recinzio-ne e protetto da una doppia cancellata, scoperto pedinando un corriere. Il blitz sarebbe stato preparato da cinque riunio-ni fra il presidente Obama e i servizi se-greti in questi ultimi mesi. Abbottabad, come Islamabad, si trova a qualche ora di strada da alcune delle zone tribali della Frontiera del Nord Ovest, la zona tribale al confine con il Pakistan che è sempre stata considerata il rifugio di Osama Bin Laden. Il Presidente Obama in persona ha voluto dare la notizia in diretta nazionale agli americani della fine dello sceicco Osa-ma, testimoniando personalmente sull'au-tenticità della notizia. Il corpo dello sceic-co sarebbe stato deposto nel mar dell'O-man dopo una breve cerimonia nel rispet-to delle tradizioni islamiche. Sicuramente la morte di Bin Laden inde-bolirà la solida struttura di Al Quaeda, ma adesso si apre un problema di ordine “dinastico”, ovvero chi sostituirà il princi-pe del terrore? Il popolo islamico ha già provveduto ad eroicizzare e martirizzare Osama ma è comunque già emerso un potenziale suc-cessore; per la precisione si tratta dell’ex ufficiale delle forze speciali egiziane Saif Al-Adel, su cui sarebbe caduta la scelta come guida provvisoria delle operazioni terroristiche. La sua figura non è però una di quelle al di sopra di ogni sospetto, almeno nell’ottica degli altri fondamentalisti. Anzitutto non è arabo e per molti afferenti al “franchising” di Al Quaeda avere le pro-prie origini nella penisola arabica sarebbe un importante punto d’onore, visto che è terra sacra per tutti i musulmani. C’è tut-

tavia da dire che potrebbe essere proprio il suo profilo un po’ “basso” ad averlo por-tato a prevalere in una rosa di candidati con caratteristiche potenzialmente miglio-ri per essere leader definitivi. La scelta poi, in base a quanto riportato dalla stess CNN non sarebbe definitiva proprio perché per effettuarla non è stato possibile riunire, in ragione di preclusioni essenzialmente logistiche, il “Consiglio della Shura” di Al-Quaeda. L’indicazione su Saif Al-Adel è quindi giunta seguendo il consiglio di un numero sicuramente con-sistente di leader dell’organizzazione del terrore, dispersi tra Afghanistan e Paki-stan. Resta il fatto che la scelta di un egiziano potrebbe scatenare tensioni all’interno di Al-Qaeda, dato che gli appartenenti saudi-ti e yemeniti della rete ritengono che il successore di Bin Laden debba di necessi-tà provenire dalla penisola arabica che come detto ha una valenza sacra per tutti i musulmani. La speranza per il futuro a prescindere da chi sia il successore di Osama, è quella di riuscire a vanificare in tempo, ogni atto di violenza contro la popolazione inerme, come tristemente accaduto l'11 settembre di dieci anni fa.

di di Fabrizio LocurcioFabrizio Locurcio Direttore Responsabile AtlasorbisDirettore Responsabile Atlasorbis

A DIECI ANNI DALL'ATTENTATO DELL’ 11 SETTEMBRE L'AMERICA HA AVUTO LA SUA RIVINCITA! UCCISO LO SCEICCO DEL TERRORE, AL QUAEDA SI PREPARA A RIMPIAZZARLO

EDITORIALE

Osama Bin Laden Osama Bin Laden

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ss A n n o V I n . 1 7 A n n o V I n . 1 7 -- G e n n a i o / G i u g n o 2 0 1 1 G e n n a i o / G i u g n o 2 0 1 1

OMMARIOOMMARIO

33 L’EDITORIALE Ucciso lo sceicco del terrore Dr. Fabrizio Locurcio

66 PUNTI DI VISTA Spettacolo od informazione? Dr. Gino Falleri

77 PUNTI DI VISTA Conferenza Italia - Marocco Massimo D’Anastasio

1818

1212

1010

88 PRIMO PIANO Sovrano Militare Ordine di Malta: un millennio di storia da raccontare Dott.ssa Sonia Mangia

2424 GEOPOLITICA Intervista a Alessandro Masi Segretario Generale della Dante Alighieri Dr. Ilias Spiridonidis

2020

2222 GEOPOLITICA Strumenti Rivoluzionari Prof. Vittorfranco Pisano

Progetto grafico editoriale: G.G

uerrisi

Direttore responsabile e fondatore Fabrizio Locurcio

Vice direttore

Massimo D’Anastasio

Direttore editoriale Gianluca Guerrisi

Relazioni estere Nicola Zichella

Coordinamento di redazione

Guglielmo Frasca

Relazioni esterne Daniele Alessandro

Presidente Comitato dei Saggi Atlasorbis

Dott.Gino Falleri - Vice Presidente Ordine dei Giornalisti del Lazio

Hanno collaborato

Sonia Mangia, Ferdinando Spagnolo, Franca Brusa, Fabio Locurcio, Andrea Baiocchi, Mirco Infussi,

Marino D’Amore, Enzo Poluzzi, Paolo De Donato

Dall’Estero Ilias Spyridonidis (Grecia)

Cristopher Locke (Regno Unito) Kevin Gordon (U.S.A.)

Vladimir Kislukhin (Kirov- Russia) Clement Sava (Romania)

Anita Sayer-Hickson (Sud-Africa) Carlos Alberto Rossi (Argentina)

Indirizzo redazione

Via Valdagno nr. 32 – 00191 Roma Tel. 389.9892631 Mail Web

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Tipografia Amadeus Industria Poligrafica Europea S.r.l. Località Cecchina s/s Nettunense km 7,347 00040 Ariccia (Roma) Tel. 06.9343687/688

Atlasorbis

Periodico di geopolitica, sicurezza e informazione Registrazione del Tribunale di Roma nr. 161/2005 del 22/04/2005

Pubblicazione distribuita: Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministeri e Dipartimenti Istituzionali

Comuni e Regioni d’Italia Assessorati Regionali, Provinciali e Comunali Comandi Forze dell’Ordine, Enti Ecclesiastici

Autorità Politiche, Civili e Militari Associazioni e Comitati di Quartiere

Enti e Aziende Industriali, Attività Commerciali

Edito Associazione ARGOS - Forze Polizia Onlus

I costi di stampa di questo numero sono stati finanziati dalla società che compare all’interno della rivista. Qualsiasi altra pubblicità è a titolo gratuito. La responsabilità degli articoli pubblicati è dei singoli autori.

Previo accordi scritti con la Presidenza Argos, la collaborazione a questo periodico è gratuita e non retribuita. La partecipazione alla

realizzazione del periodico persegue le finalità statuarie dell’Associa-zione Argos Onlus I materiali inviati non verranno restituiti.

La riproduzione è vietata a norma di legge. Copie distribuite gratuitamente 10.000

Allegato con Italia Sera e il Giornale del Lazio

PRIMO PIANO Intervista a Frà Matthew Festing, Gran Maestro SMOM Dr. Fabrizio Locurcio

ARGOS - L’OSSERVATORIO - U.S.A. Niaf - I Patrioti del Risorgimento in America Dr. Francesco Nicotra

A PROPOSITO DI... Abuso sui minori e tecniche investigative. Convegno a Palazzo Chigi Cav.Gianluca Guerrisi

GEOPOLITICA Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Andrea Baiocchi

ATLASORBIS COLLABORA CON

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- La rivista è gratuita e pertanto non inviamo personale a richiedere sottoscrizioni di abbonamenti a pagamento -

Presidente:Presidente:

Dr. Falleri Gino Vice Presidente dell’Ordine Giornalisti del Lazio

Dr. Addonizio Felice Dirigente Superiore della Polizia di Stato Prof. Caccamo Domenico Direttore del Master di Geopolitica - La Sapienza Prof. Caputo Rino Lazzaro Preside Facoltà Lettere Università Tor Vergata Roma Prof. Casciani Carlo Umberto Presidente dell’ART Lazio Prof. Castorina Giuseppe Direttore Dipartimento Lingue - La Sapienza Prof. Avv. Ciufo Franco delegato per il Lazio Sacro Ordine Costantiniano Dr. Cuomo Giovanni Dirigente Generale Medico della Polizia di Stato Dr. Del Greco Antonio Dirigente Superiore della Polizia di Stato Dr. Esposito Mario Già Prefetto della Repubblica Prof. Gui Francesco Ordinario di Storia d’Europa - La Sapienza Prof. Kassapi Elena Università di Aristotele - Salonicco Prof. La Marca Nicola Consigliere Fondazione Europea Dragan Dr. Lucchetti Luigi Dirigente Superiore Medico della Polizia di Stato Dr. Malesci Baccani Alessandra Dirigente presso la P.C.M.

Prof. Masi Mauro Amministratore Delegato CONSAP

Prof. Mele Vittorio Ufficio Affari Penali del Ministero degli Esteri

Prof. Mezran Karim Direttore Centro Studi Americani

Dr. Mori Edoardo Consigliere Corte di Cassazione

Dr. Nicotra Francesco Vice Presidente Niaf Italia

V. Pref. Passerotti Mauro Direttore Sorveglianza Grandi Opere Infrastrutture

Dr. Pedde Nicola Direttore del Globe Research

Prof. Pisano Vittorfranco Direttore Scientifico Università Unintess

Ing. Rocchi Luigi Direttore Strategie Tecnologiche e Sviluppo Business RAI

Prof. Rossi Gianluigi Preside della Facoltà Scienze Politiche - La Sapienza

Dr. Santucci Massimo Vice Direttore Commissione Tributaria del Lazio

Cons. Sfrecola Salvatore Presidente Sezione Corte dei Conti Piemonte

Cons. Sapora Ilva Direttore Ufficio Onorificenze e Araldica presso la P.C.M.

Prof. Strano Marco Direttore Scientifico ICAA

Prefetto Zarrilli Emilia Prefetto della Provincia di Fermo

Avv. Zerman Paola Maria - Avvocato dello Stato

2828 SICUREZZA Sicurezza nella capitale. Intervista al Questore Francesco Tagliente Cav. Gianluca Guerrisi

5353 INFORMAZIONE L’Osservatorio sulla Sicurezza alla Regione Lazio On.le Giuseppe Cangemi

Banner pubblicitari ospitati su questo giornale sono gratuiti essendo servizi in convenzione per i soci Associazione Argos

3030 SICUREZZA Manager o investigatore: il moderno professionista delle indagini Prof. Marco Strano

3333 SICUREZZA Sicurezza informatica: proteggiamo i nostri dati e le nostre identità Prof. Francesco Marinuzzi

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Il Comitato Scientifico Il Comitato Scientifico

6060 DALL’ESTERO The World Border Organitation– Borderpol Thomas A. (Tom) Tass

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4848 INFORMAZIONE Dalla parte dei cittadini Dr. Marino D’Amore

3636 INFORMAZIONE Il Vescovo Mons. Domenico Segalini ricorda Papa Wojtyla Dr. Daniele Alessandro

Le nostre notizie anche su

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66 Atlasorbis Atlasorbis

E’ stato affermato che il giornale è la storiografia del momento. Di certo

lo è. Offre ogni giorno il quadro degli av-venimenti di quello precedente, che do-mani potrebbero costituire la materia prima per lo storico. Tuttavia della massa di notizie che le agenzie quotidianamente sfornano viene pubblicato soltanto una parte. C’è una selezione secondo la loro importanza e gradimento. Così qualcosa, che potrebbe invece essere interessante, viene accantonata a vantaggio di altri e-venti, più spettacolari e che indirettamen-te possono fare maggiore “cassa” od au-dience. Sui fatti di Cogne e di Avetrana, come si ricorderà, non è mancato giorno che non ci siano stati degli aggiornamenti, come peraltro hanno costituito lo spunto per la realizzazione di programmi di rete, che hanno occupato per settimane parte dei pomeriggi. Così è anche avvenuto per quella signora che è conosciuta con il no-me d’arte di Ruby Rubacuori. Purtroppo non hanno avuto lo stesso spazio e risalto altre notizie che più lo meritavano. Una è costituita dalla limitazione in Ungheria della libertà di stampa - se ne è interessa-to Internazionale, il settimanale diretto da Giovanni De Mauro, e qualche titolo è stato concesso dalla stampa cartacea - e tanto meno il recentissimo convegno or-ganizzato a Roma da Alberto Spampinato sulle notizie scomode e le minacce ai gior-nalisti italiani e spagnoli. Stessa sorte ad un’altra non meno importante. Il Presi-dente della Repubblica ha fatto esplicito

riferimento, in occasione della passata Giornata dell’Informazione, al Codice di autoregolamentazione delle vicende giudi-ziarie nelle trasmissioni radiotelevisive. Ai processi mediatici, in breve sintesi. Quelli che si consumano quasi ogni giorno in televisione con la partecipazione di una miriade di esperti. Ma il processo, codice penale e di procedura e Costituzione alla mano, devono svolgersi solo dinnanzi al giudice, che siede una spanna più in alto del pubblico ministero e dell’avvocato difensore. Entrambi quest’ultimi sulla stessa linea. Non di certo di fronte ad un collegio formato da persone senz’altro di grande caratura, ma che non sono magi-strati della Repubblica. Senza traccia infi-ne una recente decisione dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. L’-assemblea, dopo aver espresso il suo pare-re su quanto stava accadendo in Ungheria sulla libertà di stampa, ha menzionato 22 esempi di come le autorità di diversi Pae-si, compresa l’Italia, hanno di fatto violato il diritto dei giornalisti alla segretezza delle fonti. Tale diritto si applica anche alle fonti negli ambienti giudiziari e ha altresì ribadito che le autorità devono svolgere indagini interne piuttosto che chiedere ai giornalisti di svelare chi ha fornito le informazioni. Il rispetto delle regole significa credibilità nella comunità internazionale. Nel nostro Paese, come oramai tutti ben sanno, l’informazione è un servizio di pre-minente interesse pubblico, secondo quanto ha affermato anni addietro la Cor-te Costituzionale, e di qui il sostegno eco-nomico ai media, che comunque, per via delle ristrettezze del bilancio pubblico, si stanno riducendo non poco. Creano pro-blemi di difficile soluzione. Soprattutto quelli occupazionali e a questi si accompa-gna una costante crescita degli addetti. L’informazione in una società democratica e pluralista è senz’altro indispensabile poiché costituisce una garanzia, assicura il rispetto del diritto di informare e di essere informati e i giornalisti assolvono nel con-tempo un ruolo sociale. Sono loro i garanti della corretta informazione. Tutto questo evoca il più volte richiamato “cane da guardia” o la “scolta” di Joseph Pulitzer.

Deve comunque essere super partes, non “partigiana” come ha sostenuto Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, al XXVI congresso celebrato a Bergamo all’i-nizio dell’anno.

La domanda ricorrente, richiede una e-saustiva risposta, riguarda se svolgono sempre il loro ruolo di garanti, di rigorosi custodi dell’obiettività o sono invece i portavoce di interessi di parte. Se così fosse avrebbero abdicato a quel principio irrinunciabile che vuole che siano i re-sponsabili della corretta informazione non subordinata ai voleri di altri. E’ così? Al di la di casi che porterebbero ad affermare che i “partigiani” non mancano per con-verso esistono pure i condizionamenti e le minacce. Non solo da noi. I giornalisti sono scomodi e lo si è constatato nei gior-ni delle manifestazioni a Il Cairo. A tutto questo deve reinnestarsi il discorso sull’o-biettività.

E’ stato Brent Cunningham, redattore senior della rivista di giornalismo della Columbia University, con un suo saggio ad approfondire il tema, che successiva-mente su “I Problemi dell’Informazione” ha visto confrontarsi il Gotha della profes-sione. Ebbene l’obiettività è stata finora uno dei cardini del giornalismo america-no, l’equidistanza dal potere politico e finanziario, non è più così. A sostegno vengono citati gli esempi di Fox News, schierata a destra, e di Msnbc tutta a sini-stra. Con il passare degli anni, e con i co-stumi in caduta, quelli che sembravano dei pilastri incrollabili incominciano a vacillare.

La difesa della società, come si insegnava alla facoltà di giurisprudenza tanti anni addietro, era nelle mani del sostituto pro-curatore, ovvero della magistratura inqui-rente. Il principio è il rispetto dell’articolo 3 della Costituzione. Il malcostume si combatte con gli stessi mezzi utilizzati nelle altre inchieste. L’informazione può fare la sua parte portando a conoscenza del cittadino quello che le istituzioni aset-ticamente fanno per lui. Il suo compito è quello di vedere e raccontare. Senza essere di parte poiché il suo referente è solo e soltanto il cittadino.

di di Gino FalleriGino Falleri

Vice Presidente Ordine Giornalisti Lazio Vice Presidente Ordine Giornalisti Lazio Presidente Comitato dei Saggi AtlasorbisPresidente Comitato dei Saggi Atlasorbis

Presidente Onorario ARGOSPresidente Onorario ARGOS

INFORMAZIONE

SPETTACOLO OD INFORMAZIONE?

Punti di vista

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Atlasorbis Atlasorbis 77

IL MEDITERRANEO NON È UNA FRONTIERA MA UN PONTE FRA L’EUROPA ED IL MONDO ARABO. IL MESSAGGIO DELLA CONFERENZA ITALIA-MAROCCO

Q uando era ancora di là da venire, la ventata di rivolte che rischiano di

ridisegnare politicamente la sponda sud del Mediterraneo, un paese, il Marocco, aveva già intrapreso il cammino delle ri-forme. L’Istituto Italiano per l’Asia ed il Mediterraneo (ISIAMED) ha provato a fare il punto della situazione con una con-ferenza bilaterale alla quale hanno preso parte figure istituzionali di assoluto rilievo dei due paesi ed esperti del settore. Aperta dagli interventi di saluto del Presidente di Isiamed Gian Guido Folloni e dell’Amba-sciatore del Regno del Marocco S.E. Has-san Abouyoub si è tenuta a Roma la con-ferenza: Il mondo arabo si confronta con le riforme. Il Marocco, un modello?” La conferenza ha offerto l’opportunità di mettere a confronto due paesi partner che si affacciano su un mare, il Mediterraneo, che, come ha affermato il Presidente di Isiamed Folloni, è culla di cultura e di integrazione di costumi, sociali, politici e religiosi. Dal canto suo l’Ambasciatore in Italia del Regno del Marocco S.E. Hassan Abou-youb ha sottolineato l’impegno del Re Mohammed VI nel conferire al Marocco un ruolo di prestigio in seno al mondo arabo: “portatore di sentimenti di integra-zione e fautore di una democrazia com-piuta e ulteriormente incentivata dalle riforme in atto nel Regno”. “Incontri come questi – ha concluso l’Ambasciatore A-bouyoub – sono importanti anche per

superare pregiudizi che l’Occidente nutre verso il mondo arabo”. Alla cerimonia di presentazione hanno fatto seguito tavole rotonde tematiche. Le tre tavole rotonde hanno trattato am-piamente i temi delle riforme con inter-venti di esponenti istituzionali del paese arabo e personalità italiane fra i quali l’ambasciatore Antonio Badini, Presidente dell’IDLO, che ha sottolineato il grande sforzo del Marocco per ampliare gli aspet-ti di sicurezza giuridica, prodromici allo sviluppo economico; un segnale di legalità ancor più importante perché arriva da un paese, come il Marocco, molto ascoltato nel mondo arabo. Il Sottosegretario agli Affari Esteri l’ono-revole Stefania Craxi ha analizzato le pe-culiarità della comunità marocchina for-mata in prevalenza da giovani ed adulti, che devono far fronte ad un tasso di disoc-cupazione superiore all’8%: “In tutto il mondo arabo sono circa ventidue milioni le persone in età lavorativa che spesso vedono la migrazione come l’unica strada per garantirsi un futuro”. L’Onorevole Ugo Intini e la Senatrice An-na Cinzia Bonfrisco, hanno evidenziato, il ruolo sempre crescente che i paesi riviera-

schi del Mediterraneo possono avere in chiave di collaborazione con l’Unione Eu-ropea, anche, e non solo, nel disinnescare la bomba del fondamentalismo religioso. Il Marocco vuole ritagliarsi anche un ruo-lo nello sviluppo energetico, attraverso la promozione della green economy: “contrariamente agli altri paesi del mondo arabo, il nostro paese non ha petrolio né gas ma vuole giocare un ruolo nello svi-luppo delle energie sostenibili: l’eolico e il solare” - hanno spiegato alla platea i rap-presentanti del paese arabo intervenuti insieme all’ambasciatore: l’On. Fathallah Oulaalou Sindaco della capitale Rabat, già Ministro delle Finanze, Mohammed Nabir Banabdallah segretario del partito del Progresso e del Socialismo e Sidi Salah Daha Direttore della Cooperazione Inter-nazionale e Affari Economici – Agenzia del Sud. La delegazione marocchina accompagnata dai vertici di isiamed e dell’Associazione di Amicizia Italia Marocco è stata ricevuta alla Camera dei Deputati dall’Onorevole Stefano Stefani, Presidente della Commis-sione Affari Esteri e in Campidoglio dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno.

di di Massimo D’AnastasioMassimo D’Anastasio

Vice Direttore Responsabile AtlasorbisVice Direttore Responsabile Atlasorbis

Punti di vista BRIEFING

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L a nascita dell’Ordine risale al 1048. Sarebbero stati alcuni mercanti

dell’antica repubblica marinara di Amalfi ad ottenere dal Califfo d’Egitto il permes-so di costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assi-stere i pellegrini di ogni fede o razza. L’Or-dine di San Giovanni di Gerusalemme – la comunità monastica dedita alla gestione dell’ospedale per l’assistenza dei pellegrini in Terra Santa – diviene indipendente sotto la guida del suo fondatore il Beato Gerardo. Papa Pasquale II, con la bolla del 15 febbraio 1113, pone l’ospedale di San Giovanni sotto la tutela della Santa Sede, con diritto di eleggere liberamente i suoi capi, senza interferenza da parte delle altre autorità laiche o religiose. In virtù di tale bolla l’Ospedale divenne Ordine esen-te dalla Chiesa. Tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai tre voti monastici, di povertà, castità e obbedienza. La costitu-zione del Regno di Gerusalemme ad opera dei crociati costringe l’Ordine ad assume-re la difesa militare dei malati, dei pelle-grini e dei territori sottratti dai crociati ai Musulmani. Alla missione ospedaliera si aggiunge il compito di difesa della cristia-nità. Successivamente viene adottata la bianca Croce Ottagona, che ancora oggi rappresenta il simbolo dell’Ordine. 1310 a Rodi Nel 1291 dopo la perdita di S. Giovanni d’Acri – ultimo baluardo della Cristianità in Terra Santa – l’Ordine si stabilisce pri-ma a Cipro e poi dal 1310, sotto la guida del Gran Maestro Fra’ Foulques de Villa-ret, nell’isola di Rodi. Da quel momento la difesa del mondo cristiano richiede una forza navale e l’Ordine costruisce una po-tente flotta con cui solca i mari orientali, impegnandosi a difendere la Cristianità in

numerose e celebri battaglie tra cui le crociate in Siria e in Egitto. Fin dagli inizi l’indi-pendenza dagli altri Stati, in virtù di atti pontifici, insieme con il diritto universalmente riconosciuto di mantenere ed impegnare forze armate, costituisce la base della sovranità interna-zionale dell’Ordine. Fin dall’inizio del quattordicesimo secolo le istituzioni dell’-Ordine e i cavalieri che giungevano a Rodi da ogni parte d’Europa si riuniscono in Lingue. Dapprima sette: Provenza, Alver-nia, Francia, Italia, Aragona (Navarra), Inghilterra (con Scozia e Irlanda) e Ale-magna. Nel 1492 viene costituita l’ottava Lingua, quella di Castiglia, che insieme al Portogallo, si era separata dalla Lingua d’Aragona. Ogni Lingua comprendeva Priorati o Gran Priorati, Baliaggi e Com-mende. L’Ordine era governato dal Gran Maestro (Principe di Rodi) e dal Consi-glio, batteva moneta e intratteneva rap-porti diplomatici con gli altri Stati. Le altre cariche dell’Ordine venivano attri-buite ai rappresentanti delle diverse Lin-gue. La sede dell’Ordine, il Convento, era composto da religiosi di varia nazionalità. 1530 a Malta Dopo sei mesi di assedio e di cruenti com-battimenti con la flotta e l’esercito del Sultano Solimano il Magnifico, nel 1523 i Cavalieri sono costretti ad arrendersi e ad abbandonare l’isola di Rodi, con gli onori militari. L’Ordine rimane senza territorio per alcuni anni, fino a quando nel 1530 il Gran Maestro Fra’ Philippe de Villiers de l’Isle Adam prende possesso dell’isola di Malta, ceduta all’Ordine dall’Imperatore Carlo V con l’approvazione di Papa Cle-

mente VII. Viene stabilito che l’Ordine sarebbe rima-sto neutrale nelle guerre tra nazioni cri-stiane. Nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran Maestro Fra’ Jean de la Vallette (che dette il nome alla capitale dell’isola di Malta, Valletta), difendono l’isola più di tre mesi nel corso del Grande Assedio Turco. 1571 la battaglia di Lepanto La flotta dell’Ordine, considerata una del-le più potenti del Mediterraneo, contribui-sce alla distruzione della potenza navale degli Ottomani nella battaglia di Lepanto del 1571 1798 in esilio Due secoli dopo e precisamente nel 1798, Napoleone Bonaparte impegnato nella campagna d’Egitto, occupa Malta per il suo valore strategico. I Cavalieri sono co-stretti ad abbandonare l’isola, anche a causa della Regola dell’Ordine che impe-diva loro di alzare le armi contro altri cri-stiani. Nonostante il Trattato di Amiens del 1802 riaffermasse i suoi diritti sovrani, l’Ordine non ha mai potuto ritornare a Malta. 1834 a Roma Dopo essersi trasferito temporaneamente a Messina, a Catania e a Ferrara, nel 1834 l’Ordine si stabilisce definitivamente a Roma dove possiede, garantiti da extrater-ritorialità, il Palazzo Magistrale, in Via Condotti 68, e la Villa Magistrale sull’A-ventino.

88 Atlasorbis Atlasorbis

STORIA DELL’ORDINE DI MALTA

Dott.ssa Dott.ssa Sonia MangiaSonia Mangia

SOVRANO ORDINE DI MALTA: UN MILLENNIO DI STORIA DA RACCONTARE

Primo Piano ESCLUSIVA PER ATLASORBIS

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Atlasorbis Atlasorbis 99

Il 20° e il 21° secolo La missione originaria dell’assi-stenza ospedaliera ritorna ad es-sere l’attività principale dell’Ordi-ne, che si intensifica nel corso dell’ultimo secolo, grazie al con-tributo delle attività dei Gran Priorati e delle Associazioni Na-

zionali presenti in numerosi paesi del mondo. Le attività ospedaliere e di assi-stenza vengono svolte su larga scala durante la Prima e la Secon-da Guerra Mondiale sotto il Gran Maestro Fra’ Ludovico Chigi Al-bani della Rovere (1931-1951).

Sotto i Gran Maestri Fra’ Angelo de Mojana di Cologna (1962-1988) e Fra’ Andrew Bertie (1988-2008), i progetti si intensificano ulteriormente fino a raggiungere le regioni più remote del pianeta. Tratto dal sito ufficiale dell’ordine www.orderofmalta.org

STORIA DELL’ORDINE DI MALTA ESCLUSIVA PER ATLASORBIS

Beato Gerardo fondatore Ordine di Malta

C ontinua incessantemente l’attività sanitaria a Lampedusa dei medici,

degli infermieri e dei soccorritori del Cor-po Italiano di Soccorso dell’Ordine di Mal-ta impegnati nell’assistenza medica agli immigrati direttamente sui mezzi navali della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza nel Canale di Sicilia. Gli interventi di primo soccorso riguarda-no soprattutto ipotermia, disidratazione, crisi ipoglicemiche,ustioni da idrocarburi e problemi alla deambulazione dovuti alla prolungata posizione assunta sull’imbar-cazione durante la navigazione. Sono nu-merosi i casi di imbarcazioni che effettua-no la traversata in condizioni di sovraffol-lamento. Non mancano inoltre i traumi contusivi dovuti a cadute o alle concitate fasi della partenza. Numerosi i casi di bambini, donne in gravidanza, esseri u-mani che hanno sfidato il mare in condi-zioni quasi al limite della sopravvivenza. “Questa impegnativa attività - afferma Mauro Casinghini, Direttore Nazionale del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta - si pone tra l’intervento di prote-zione civile e quello umanitario. Ritengo sia uno straordinario valore aggiunto all’-attività istituzionale svolta dal Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia costiera e dalla Guardia di Finanza per la salvaguar-dia della vita umana in mare. Al di là delle posizioni politiche suscitate da questareal-tà, si tratta di una vera e propria emergen-za umanitaria, acuita dagli eventi politici e militari di questi ultimi mesi in particola-re in Egitto, Libia e Tunisia”.

E’ dall’aprile del 2008 che il Corpo Italia-no di Soccorso, nell’ambito di specifici accordi di collaborazione, ha il proprio personale volontario sanitario imbarcato con gli equipaggi delle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finan-za di stanza a Lampedusa. Le squadre impiegate sono equipaggiate con un’at-trezzatura completa per il pronto soccorso e la rianimazione, nonché di farmaci e materiali sanitari. Il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta ha una forza di circa 3500 volon-tari (personale medico, paramedico e soc-corritori) ripartiti nelle tre aree Nord-Centro-Sud Italia. Fondato nel 1970, effet-

tua operazioni di soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite da calamità natu-rali. E’ intervenuto in occasione delle e-mergenze sismiche in Irpinia, in Umbria e di quelle in Puglia, Basilicata e nel 2009 in Abruzzo. In aggiunta all’impegno sul territorio italiano, il Corpo ha partecipato ad iniziative umanitarie internazionali quali ad esempio la consegna di aiuti ali-mentari per l’infanzia in Ungheria dopo il crollo del blocco sovietico (1990), e più recentemente in Kosovo e ad Haiti dopo il violento terremoto del gennaio del 2010. Per maggiori informazioni consultare: www.ordinedimaltaitalia.org/cisom

LAMPEDUSA: ATTIVITÀ SANITARIA DEL CISOM CORPO ITALIANO DI SOCCORSO DELL’ORDINE DI MALTA

LE ATTIVITA’ DI SOCCORSO

Ufficio Ufficio Comunicazioni S.M.O. di MaltaComunicazioni S.M.O. di Malta

Page 10: Atlasorbis n. 17

Altezza la prima domanda dovero-samente riguarda le relazioni inter-correnti con il nostro Paese. Può descriverci i rapporti tra l’Ordine e lo Stato italiano? L’Ordine di Malta ha con l’Italia un rap-porto privilegiato. E’ sufficiente ricordare i numerosi accordi di cooperazione firmati negli ultimi anni, tra cui l’Accordo di coo-perazione sanitaria, che regola le molte-plici attività sanitarie svolte dall’Ordine di Malta a beneficio dei cittadini italiani. Sono stati inoltre firmati un Accordo qua-dro di cooperazione per l’assistenza ai paesi in via di sviluppo, una convenzione tra le Poste Italiane e le Poste Magistrali dell’Ordine di Malta e un accordo col Go-verno italiano in materia di ricerca scien-tifica. Di grande rilievo anche la collabora-zione in materia di protezione civile che ha permesso ad esempio agli uomini e mezzi dell’Ordine di Malta di intervenire in Abruzzo fin dalle prime ore successive al terremoto. E’ per questo che sono stato particolar-mente lieto di accettare l’invito del Presi-dente della Repubblica Giorgio Napolita-no a prendere parte alle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia il prossimo 2 giugno, festa della Repubblica, insieme ai capi di quegli Stati i cui vincoli con l’Italia sono più forti. Si tratta di un evento che ribadisce i forti ed antichi legami tra l’Or-dine di Malta e la nazione Italiana, che fin dal 1834 accoglie a Roma la sede di gover-no dell’Ordine. E’ proprio dall’Italia che da oltre 170 anni l’Ordine di Malta svolge la sua missione di aiuto in favore di milio-ni di persone in tutto il mondo.

Tra le numerose missio-ni umanitarie dell’Ordi-ne di Malta, quale ram-menta con più gioia e quale con più sofferen-za? In questi tre anni dalla mia elezione al vertice dell’Ordi-ne ho avuto la possibilità di viaggiare molto. Ho potuto vedere personalmente nu-merosi nostri progetti e parlare con i nostri medici, operatori umanitari e vo-lontari. Sono stato nel cuore del Congo, nelle prigioni del Kenya, nella valle della Be-qa tra Libano e Siria, tra i poveri che vivono alla sta-zione Tiburtina a Roma, a Lampedusa tra i migranti che arrivano dall’Africa. In queste missioni, il senti-mento della gioia per l’aiuto che riusciamo a dare e per il calore umano che riusciamo a trasmettere, si unisce sempre a quello della sofferenza. La grande sofferenza che leggo nei volti di coloro che sono nel biso-gno, spesso un bisogno disperato. A livello personale, poi, ho un ricordo speciale delle missioni umanitarie in Ko-sovo, Serbia e Croazia a cui ho personal-mente partecipato dopo la guerra degli anni ’90. Altezza, tutti conosciamo la storica

simbiosi che esiste tra il Sovrano

Ordine di Malta che magistralmente

rappresenta e la Chiesa. Può espri-

mere un Suo pensiero su Papa Be-

nedetto XVI?

Papa Benedetto XVI è una persona mera-vigliosa, fonte di grande inspirazione. Lo sosteniamo in tutto quello che fa. Ma an-che lui incoraggia il nostro impegno medi-co, sociale ed umanitario. Occorre dire che papa Benedetto XVI è un membro dell’Or-dine dei cavalieri di Malta da molto prima di diventare pontefice. Motivo per cui conosce molto bene l’Ordine. Nei nostri colloqui mi invita spesso a proseguire nelle iniziative in favore delle giovani ge-nerazioni. Tra la Chiesa e l’Ordine di Mal-ta c’è ovviamente un rapporto molto

1010 Atlasorbis Atlasorbis

Primo Piano ESCLUSIVA PER ATLASORBIS

INTERVISTA AL GRAN MAESTRO

RELAZIONI E MISSIONI UMANITARIE: INTERVISTA A FRÀ MATTHEW FESTING, GRAN MAESTRO DEL SOVRANO MILITARE ORDINE OSPEDALIERO DI SAN GIOVANNI DI GERUSALEMME DI RODI E DI MALTA

di di Fabrizio LocurcioFabrizio Locurcio

SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA

Page 11: Atlasorbis n. 17

..:: Si ringrazia il dr. Eugenio Ajroldi di Robbiate - Direttore Ufficio Comunicazioni Sovrano Militare Ordine di Malta - per la preziosa collaborazione fornita

alla riuscita pubblicazione

Atlasorbis Atlasorbis 1111

stretto. Siamo un ordine religioso fin dal 1113, ed in quanto tale prestiamo filiale obbedienza al Santo Padre. Ma siamo molto legati alla Chiesa anche per ciò che riguarda le attività: nei Paesi in cui ope-riamo, ad esempio, abbiamo stretti rap-porti con le nunziature.

Sicuramente la spinta propulsiva dell’Ordine ha una ispirazione di profonda fede cristiana e quindi per l’amore e la dedizione per il prossi-mo. Secondo Lei, le nefandezze, la sfiducia e il dolore generati dall’uo-mo, rischiano in qualche modo di minare questa grande Opera di mi-sericordia? E’ vero, tutto quello che facciamo ha una motivazione profondamente cristiana. Per questo non dobbiamo mai perdere la fidu-cia, mai perdere la convinzione che è pos-sibile fare del bene e migliorare il mondo in cui viviamo. Spesso basta anche un piccolo gesto per ridare la speranza.

Quali sono le caratteristiche distin-tive degli interventi dell’Ordine di Malta L’Ordine di Malta non dipende da nessun altro Stato o governo, e non persegue al-cuno scopo economico o politico. Detto questo, sono due gli aspetti che occorre sottolineare. Il valore aggiunto costituito dalla sovranità dell’Ordine di Malta, che permette ad oltre 100 nostri ambasciatori

di esercitare nel mondo una caratteristica forma di diplomazia umanitaria, che at-traverso rapporti istituiti con i vertici di ciascun paese favorisce l’efficienza e l’effi-cacia degli interventi di aiuto. L’altro a-spetto riguarda la durata dei nostri inter-venti umanitari. Là dove molti operatori lasciano dopo la fase acuta dell’emergen-za, l’Ordine di Malta resta, con programmi di ricostruzione e assistenza allo sviluppo a lungo termine. Gran Maestro quanto è importante il volontariato nella missione che il sovrano Ordine svolge? E’ fondamentale. Molto di quello che fac-ciamo è reso possibile grazie all’impegno dei nostri 80.000 volontari in tutto il mondo. Uomini e donne che dedicano le loro energie, il loro tempo - e spesso an-che loro personali risorse economiche - per aiutare l’altro. E’ anche vero che il mondo si sta sempre più specializzando. Molti settori nei quali operiamo richiedo-

no l’impiego di professionisti, e noi ne abbiamo oltre 20.000 per la maggior par-te medici e paramedici. Penso ai nostri ospedali o centri medici, ma anche agli interventi umanitari post disastri naturali che richiedono personale con competenze specifiche. Ma ripeto, senza volontari po-tremmo aiutare molte meno persone. E’ in programma una missione per i terremotati del Giappone e che cosa si aspetta per il futuro? Stiamo aiutando il Giappone, assistendo un centro per bambini orfani retto da suo-re francescane a 150 chilometri dalla cen-trale nucleare di Fukushima. Vogliamo in questo modo dimostrare la nostra concre-ta vicinanza a quel paese che ha subito un evento terribile. Oggi catastrofi naturali e situazioni post-conflitto si susseguono uno dopo l’altra ad intervalli di tempo sempre più brevi. Mi auguro che l’uomo riesca consapevolmen-te ad invertire questa tendenza.

INTERVISTA AL GRAN MAESTRO

SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA

Page 12: Atlasorbis n. 17

ASSOCIATION ON RELATIONS OF GEOPOLITIC AND OBSERVATORY ON SECURITY

ARGOSARGOS

1212 Atlasorbis Atlasorbis

L’Osservatorio

Dr. Dr. Francesco NicotraFrancesco Nicotra Vice Presidente per l’Italia NIAFVice Presidente per l’Italia NIAF

I l 14 marzo del 1848, l’anno delle grandi speranze del Risorgimento italiano, il tricolore –bianco rosso e ver-

de- sventolò per la prima volta nel porto di New York. Era stato issato sul pennone più alto della nave Carolina, proveniente da Palermo, per ordine del comandante Cor-rao, ufficiale ostile al regime borbonico e favorevole al movimento per l’unità d’Italia.

NiafNiaf I I PATRIOTIPATRIOTI DELDEL RISORGIMENTO RISORGIMENTO ININ AMERICA AMERICA

U.S.AU.S.A

Page 13: Atlasorbis n. 17

L’avvenimento fu salutato con grande entusiasmo dalla piccola colonia italiana di New York, della quale facevano parte non pochi patrioti, esuli negli Stati Uniti per sfuggire alla tirannide dei piccoli e grandi despoti che opprimevano l’Italia. Agli ufficiali e all’equipaggio della Caroli-na furono riservate festose accoglienze e una delegazione della comunità chiese ed ottenne dal comandante Corrao l’onore di poter custodire come una reliquia il primo tricolore che aveva sventolato in terra d’America. In cambio, la comunità offrì all’ufficiale un’altra grande bandiera bian-ca rossa e verde, appositamente realizza-ta. “Noi italiani siamo ormai tutti fratelli, una Nazione dalla Alpi all’Etna”, dichiarò Gio-vanni Francesco Secchi De Casali, un esule piacentino (aveva cospirato contro il governo ducale), durante la manifestazio-ne organizzata per la consegna del vessil-lo, con parata su Broadway e cerimonia religiosa. Almeno in quella occasione, preti cattolici ed esponenti mazziniani festeggiarono e brindarono insieme all’u-nità d’Italia. La Repubblica Romana non aveva ancora indotto alla fuga a Gaeta papa Pio IX, che tante speranze aveva suscitato tra i patrioti dopo la sua elezio-ne. Gli Stati Uniti furono un rifugio ospi-tale per molti esuli del Risorgimento che avevano evitato con l’esilio di finire sul patibolo o di scontare lunghe condanne in carceri disumane. Buona parte delle vec-chie generazioni di cospiratori, soprattut-to carbonari che avevano partecipato ai movimenti rivoluzionari del 1820-21 e del 31, si erano ritrovati a New York, bene accolti dalla piccola comunità italiana (la grande emigrazione doveva iniziare nel-l’ultimo ventennio del secolo) formata da intraprendenti commercianti, artigiani ed artisti. A questi si erano aggiunti diversi esuli dei moti del 48-49, nonché degli ultimi falliti moti mazziniani degli anni cinquanta. Il 6 giugno del 1841 era stata fondata a New York la “Congrega centra-le” della “Giovane Italia”, che aveva sezio-ni in diverse Città degli Stati Uniti, dove erano presenti patrioti italiani. Le vicende del Risorgimento erano state seguite con grande simpatia dagli americani fin

dall’inizio. Gli esuli venivano accolti con ammirazio-ne, come autentici campioni della libertà contro la tirannide. Se ne ebbe una ripro-va nel 1836, con l’arrivo a New York della nave austriaca Ussaro, che trasportava un gruppo di patrioti liberati dal terribile carcere dello Spielberg, a condizione che si trasferissero oltre Atlantico. I giornali newyorkesi fecero a gara nel tessere le lodi dei proscritti, diversi di quali avevano scontato molti anni di carcere duro per presunti reati politici. A far aumentare la simpatia degli ameri-cani per i moti italiani era stata la recente edizione in lingua inglese del libro “Le mie prigioni” di Silvio Pellico, uscita nel 1836, con note del forlivese Piero Maron-celli, che per la sua appartenenza alla car-boneria aveva scontato molti anni allo Spielberg, dove gli era stata amputata la gamba destra, colta da cancrena. Ma già nel 1821 il veneto Lorenzo Da Pon-te, complessa figura di letterato e di av-venturiero, giunto a New York nel 1804, aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica americana la questione della libertà dell’Italia e della sua rinascita. Amico di Mozart e autore dei testi per “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte”, Da Ponte era diventato un rife-rimento importante dell’italianità per i

suoi scritti e i suoi discorsi. La sua casa era frequentata da patrioti e intellettuali.

Anche il tenente veneziano Attilio Bandie-ra che finirà fucilato dai borbonici nel 1844, in occasione di una sosta della sua nave a New York, aveva assolutamente voluto incontrarlo. Docente di letteratura italiana al Columbia College e all’Univer-sità di New York, Da Ponte si era molto impegnato anche per introdurre l’opera italiana in America.

Maroncelli, graziato dallo Spielberg nel

1830, giunse a New York con la moglie nel

1833. Non era uno sconosciuto. Diploma-

to maestro concertista al prestigioso con-

servatorio di Napoli, era sposato con una

cantante lirica. Amico di musicisti famosi

come Bellini e Doninzetti, aveva lettere di

presentazione di personaggi importanti,

come Lafayette. Svolse un ruolo di primo

piano tra i patrioti esuli in America e fin-

ché le condizioni di salute glielo permise-

ro si impegnò per la causa italiana, re-

stando in corrispondenza con Mazzini e

promuovendo iniziative di solidarietà in

favore degli esuli più sfortunati. Morì nel

1846 e l’urna contenente le sue ceneri fu

accompagnata alla nave italiana Archime-

de con una solenne cerimonia alla quale

partecipò una folla immensa.

ASSOCIAZIONE PER LE RELAZIONI DI GEOPOLITICA E OSSERVATORIO SULLA SICUREZZA

Atlasorbis Atlasorbis 1313

Nella foto da sinistra: il dr. Giani, al centro il Presidente del Niaf Del Raso e il Vice Presidente Nicotra

Page 14: Atlasorbis n. 17

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ARGOSARGOS

1414 Atlasorbis Atlasorbis

L’Osservatorio

U.S.AU.S.A

Il medico e scrittore Tullio De Suzzara Verdi, mantovano naturalizzato america-no, si incaricò di recarla a Forlì e di conse-gnarla al sindaco a nome dei patrioti ita-liani d’America. Con Maroncelli troviamo a New York altri ex detenuti dello Spielberg, come Felice Foresti, già magistrato a Rovigo, arrestato nel 1818 per la sua appartenenza alla Car-boneria, condannato a morte nel 21 e poi a venti anni di carcere duro. Quando fu imbarcato sulla nave Ussaro in partenza per gli Stati Uniti, aveva già scontato 15 anni di reclusione. Attivissimo per la cau-sa italiana, fu docente di letteratura italia-na alla Columbia e successivamente con-sole degli Stati Uniti a Genova, dove morì nel 1858. Condannato prima a morte e poi al carcere a vita allo Spielberg per cospira-zione contro il regime austriaco, fu depor-tato in America anche il conte milanese Federico Confalonieri, che grazie alle sue possibilità economiche non subì tuttavia i disagi degli altri proscritti e lasciò presto gli Stati Uniti per la Svizzera. Nel 1850 Antonio Meucci, lo sfortunato inventore del telefono, si trasferì a New York dall’Avana, dove un incendio scop-piato nel teatro Tycon aveva messo fine al suo lavoro di tecnico di scena al seguito di una compagnia lirica italiana. A New York Meucci, anche lui buon pa-triota, entrò presto in contatto con gli esuli italiani ed ebbe l’onore di ospitarne nella sua casetta di Staten Island il più famoso di tutti: Giuseppe Garibaldi. Il 30 luglio 1850, quando sbarcò a New York dalla nave americana Waterloo, prove-niente da Liverpool, Garibaldi aveva 43 anni. Era un personaggio leggendario, conosciuto e osannato in tutto il mondo. “ Questa mattina- scrisse il New York Tri-bune- è giunto nella nostra città Giuseppe Garibaldi, l’uomo di fama mondiale, l’eroe di Montevideo e difensore di Roma. Egli sarà accolto da quanti lo conoscono come si conviene al suo carattere cavalleresco e ai suoi servigi in favore della libertà….” Dopo la caduta della Repubblica romana il generale aveva tentato invano di rag-giungere Venezia, in disperata lotta con-tro gli austriaci. Nella disperata fuga la sua compagna Anita era morta per gli

stenti. Braccato dalla polizia di mezza Europa, aveva infine deciso di raggiunge-re gli Stati Uniti, dove con l’aiuto di amici italiani avrebbe voluto acquistare o co-struire un bastimento per assumerne il comando e tornare al suo mestiere di na-vigante. Mentre sbarcava, portato a braccia, a cau-sa di una fortissimo attacco di artrite che gli impediva di camminare, Garibaldi poté vedere il tricolore sventolare in suo onore nel porto,di New York, accanto alla ban-diera americana. Per festeggiarlo erano state organizzate grandi cerimonie di ac-coglienza, ma egli garbatamente declinò ogni invito e in una lettera che destò gran-de impressione, spiegò che non se la sen-tiva di essere festeggiato mentre la sua Patria gemeva sotto l’oppressione stranie-ra. Per starsene in pace e riprendersi in salu-te, dopo un po’ il generale accettò l’ospita-lità di Antonio Meucci e della moglie E-ster, che avevano affittato a Staten Island, tranquillo sobborgo di New York, il villino tutt’ora esistente, sede del Museo “Garibaldi-Meucci”, gestito dal sodalizio italo americano dei Sons of Italy. Ma inevitabilmente il rifugio di Staten

Island divenne presto meta di pellegri-

naggi di patrioti, non solo italiani, di uo-

mini politici, editori, giornalisti e ammi-

ratrici, tutti ansiosi di conoscere il grande

eroe e scambiare qualche parola con lui.

Tra i frequentatori più assidui e spesso

ospiti fissi del villino di Meucci c’erano il

generale piemontese Giuseppe Avezzana e

lo scrittore Quirico Filopanti (alias Giu-

seppe Barilli): il primo aveva partecipato

ai moti del 21, avevano combattuto nella

guerra del 48 ed era stato ministro della

guerra della Repubblica Romana; il se-

condo, bolognese, era stato volontario

nella guerra del 48 e poi deputato e segre-

tario dell’Assemblea costituente della

Repubblica Romana. Entrambi, dopo la

parentesi americana, seguiranno Garibal-

di nella campagna per la liberazione del-

l’Italia del Sud.

Altri del gruppo erano il maggiore bolo-

gnese Paolo Bovi Campeggi, un fedelissi-

mo che nei combattimenti per la difesa di

Roma aveva perduto la mano destra, e il

tenore Lorenzo Salvi, patriota e amico di

Meucci, già interprete di Verdi alla Scala e

rinomato per le sue esecuzioni di Bellini e

Doninzetti.

Washington DC

Page 15: Atlasorbis n. 17

La casetta di Staten Island era sempre

aperta e la tavola sempre imbandita per

esuli e sostenitori della causa italiana,

spesso con grosse preoccupazioni per la

moglie di Meucci che doveva far quadrare

il magro bilancio.

Da autentico galantuomo quale era, Gari-

baldi insistette per guadagnarsi il pane, si

dette da fare, ma non riuscì a farsi assu-

mere neppure come semplice marinaio.

Allora, con l’idea di contribuire al menage

andando a pesca, da esperto falegname

convinse Meucci ad aiutarlo a costruire

una barca. Trovato il legname, in men che

non si dica l’imbarcazione fu pronta. Gari-

baldi la dipinse di bianco rosso e verde, i

colori della bandiera italiana e la chiamò

“Ugo Bassi”, in ricordo del prete patriota

che lo aveva seguito nella ritirata da Ro-

ma ed era stato fucilato dagli austriaci.

Meucci, più bravo come inventore che

come imprenditore, ebbe poi l’idea di

mettere su una fabbrica di salumi anche

per dare lavoro a qualche esule. Il mag-

giore Campeggi, che da bolognese se ne

intendeva, prese la direzione dell’affare.

Ma le cose non andarono bene, probabil-

mente anche a causa della generosità di

Meucci e Garibaldi con gli italiani, il più

delle volte affamati, che sempre più nu-

merosi si facevano vivi a Staten Island.

Per far fronte alle crescenti necessità eco-

nomiche Meucci pensò allora di sfruttare

una sua invenzione, fabbricando candele

steariche di paraffina. Garibaldi e gli altri

non si tirarono indietro. “Lavorai per al-

cuni mesi con Meucci –si legge nelle me-

morie del generale- il quale non mi trattò

come un lavorante qualunque, ma come

uno della sua famiglia, con molta amore-

volezza…” Il forno della piccola fabbrica

di candele è ancora visibile nel giardino

della casetta trasformata in Museo.

Garibaldi visse a Staten Island dall’otto-

bre del 1850 all’aprile del 1851. Vi tornò

per un breve periodo tre anni dopo e il 12

gennaio 1854 lasciò per sempre gli Stati

Uniti. Era convinto di essere diventato

cittadino americano, ma in realtà aveva

ottenuto solo un permesso di residenza.

Quando glielo fecero notare ci restò ma-

lissimo.

A Meucci il generale lasciò la camicia ros-

sa che aveva indossato durante e dopo la

campagna di Roma, un suo ritratto, due

pistole e un bastone da passeggio, ricava-

to da un osso di balena. Gli lasciò anche

un pappagallo che teneva su un trespolo

nella sua stanzetta e al quale aveva inse-

gnato a dire “Viva l’Italia”.

ASSOCIAZIONE PER LE RELAZIONI DI GEOPOLITICA E OSSERVATORIO SULLA SICUREZZA

Atlasorbis Atlasorbis 1515

Il Presidente americano Barack Obama durante una conferenza

Page 16: Atlasorbis n. 17

1616 Atlasorbis Atlasorbis

J e m’appelle Philippe STEENS, j’ai 37 ans, je suis chef de service de Police

Municipale de classe supérieure, ce qui est l’équivalent d’un grade de lieutenant . Après le lycée j’ai effectué mon service national , à l’époque obligatoire, dans la Police Nationale . Puis j’ai passé le concours de gardien de police municipale et en 2002 le concours de chef de service . J’exerce également les fonctions de secrétaire général du Syndicat Indépendant de la Police Municipale , le SIPM-FPIP/EUROCOP . La Police en France compte trois forces principales , qui exercent sur la voie publique . Je ne parlerai pas ici de l’administration pénitentiaire, ni des douanes, pas plus que de services policiers de transports publics, comme la SUGE de la SNCF ou le GPSR du métro parisien . -Nous comptons donc la Gendarmerie , qui a en charge 90 % du territoire Franç-ais . Force policière à statut militaire, elle se divise elle-même en brigades territoria-les (la « blanche ») en Gardes Mobiles (la « jaune ») chargée principalement du maintien de l’ordre et enfin avec la Garde Républicaine qui a surtout une fonction d’apparat .

-La Police Nationale a été créée sous l’oc-cupation , durant la seconde guerre mon-diale , en étatisant les polices municipales des villes de plus de 10 000 habitants . -Enfin la Police Municipale existe tou-jours . Après avoir été quasi étatisée en 1941, ses effectifs ont spectaculairement augmenté dans les années 1980 et compte actuellement environ 20 000 fonctionnaires . La différence principale entre la Police Municipale et la Police et Gendarmerie nationales est que la « PM » n’effectue pas d’actes d’enquêtes . Les policiers municipaux peuvent constater toutes les infractions à la loi pénale , bien entendu interpeller les délinquants, mais ils ne peuvent procéder à des investigations . Cette police souffre de nombreux problèmes . En effet le poids du maire est écrasant . Outre que les salaires varient fortement d’une commune à une autre, il en est de même pour les missions . De nombreux maires refusent d’armer les policiers municipaux ou même de les doter d’un simple gilet pare balles . L e s m a i r e s c o ns t i t ue nt e n France un puissant lobby que nous combattons de toutes nos forces . Notre projet est tout simplement d’en finir avec la Police Municipale telle que nous la connaissons pour créer la « police territoriale » en suivant en cela l ’ e x e m p l e d e s

sapeurs pompiers Français qui d’agents communaux ont été rattachés au département . Nous militons pour que les

services de police territoriale ainsi créés soient placés sous l’autorité d’Officier de Police Judiciaire nommés par l’Etat central et que les maires perdent le pouvoir de révoquer les policiers et de les noter .

Les Officiers de Police Judiciaire sont eux-mêmes notés et subordonnés au Procureur de la République .

En France de nombreux maires pratiquent l’abus de pouvoir et harcèlent les policiers qui font simplement leur travail . De plus ils ne sont pas obligés de créer

des services de police municipale . Cette profession est donc totalement hétérogène et mal organisée, et d’une ville à l’autre les différences sont criantes . Beaucoup trop soumise aux caprices du maire elle doit être complètement repensée dans tous les domaines.

LA POLICE MUNICIPALE LA POLICE MUNICIPALE DEDE PARIS PARIS

ASSOCIATION ON RELATIONS OF GEOPOLITIC AND OBSERVATORY ON SECURITY

ARGOSARGOS L’Osservatorio

FRANCIAFRANCIA

Philippe SteensPhilippe Steens

France Member of Argos Association Member of Argos Association

Philippe Steens Philippe Steens Segrétaire Général du Syndicat SIPMSegrétaire Général du Syndicat SIPM--FPIP/EurocopFPIP/Eurocop

Page 17: Atlasorbis n. 17

ASSOCIAZIONE PER LE RELAZIONI DI GEOPOLITICA E OSSERVATORIO SULLA SICUREZZA

U.S.A.U.S.A.

A recent IPA event, a member commented on all the acronyms and

how confusing the IPA could be if you were not familiar. He was right so I thought an article made sense because it can be confusing. There are 3 basic areas of the IPA: International, Sections (countries) and Regions (areas inside the section). Let's look at all three. INTERNATIONAL What's the PEB? PEB stands for the Permanent Executive Bureau. They are the elected officers of the International organization. These members are elected at the World Congress and serve for 3 years. The PEB is responsible for the management of the Association and for implementation of decisions made by the IEC at the annual meeting. The PEB have

the power to act on behalf of the IEC in any matter requiring immediate action There are five permanent working commissions of the International Police Association. A member of the PEB chairs each committee. These commissions are the International Internal Commission (IIC), the International Cultural Commission (ICC), the International Professional Commission (IPC), the International Social Commission (ISC), and the International Commission for External Relations (ERC). What is the IEC? Referred to as the International Executive Council (IEC), the group meets every year BUT every third year it is referred to as the World Congress (WC). PEB Elections occur at the World Congress. Who comprises the IEC? It is composed of one delegate from each Section (country), usually the President, and the PEB. SECTIONS/REGIONS A section is a Country of the IPA while Regions are chapters within the section. What is the NDC? In the US, it refers to as the National Delegate Conference; the NDC refers to the annual conference and the NDC Rep to the body that votes at that conference. Who comprises the NDC? An NDC rep is chosen by each Region to represent that region at the conference and vote on

various issues. Also present at the conference is the NEC (see next paragraph) but unlike the international board, they do not have a vote. What is the NEC? NEC stands for the National Executive Council. They are the elected officers of the Section. They also are elected every three years. Similar to the international group, the NEC is responsible for the management of the Section and for implementation of decisions made by the NDC members at the annual meeting. The NEC meets twice a year. One meeting is held in conjunction with the national conference (usually the day before the NDC meeting). The second meeting is approximately 6 months later, causing a meeting to be held each 6 months. ADMINISTRATION CENTER What is the IAC? Due to the size of the worldwide organization, it was determined years ago that a small administration center was needed. This International Administration Centre is located in the West Bridgford area of Nottingham, England. It is maintained by the PEB, and the staff work with the International Secretary General and the PEB as well as with National Sections around the world.

...continued next edition

Col. Col. Kevin Gordon Kevin Gordon

USAUSA Member of Argos Association Member of Argos Association

NEC, IEC, NDC, PEB, NEC, IEC, NDC, PEB, WHATWHAT THE…THE…? ? IPA 101IPA 101

CONVENZIONE TESSERATI ARGOS

Page 18: Atlasorbis n. 17

ABUSO SUI MINORI A proposito di...

1818 Atlasorbis Atlasorbis

Q uando si parla di abuso sui bambini il tema è sempre così delicato che il

comune collettivo a volte preferisce tace-re, anche se di recente la televisione e la carta stampata evidenziano il fenomeno e quindi se ne parla molto. Valutando la delicatezza e la profondità dell’argomento, nonché la gravità degli episodi accaduti, ho sentito il dovere di fare il punto della situazione e di concen-trare in un seminario dallo specifico tema tutti coloro che, per mansione, professio-ne o attività di supporto, si occupano del fenomeno e ne studiano l’andamento. Le risultanze, purtroppo, volgono al peg-gioramento e sempre in favore dell’indice di crescita dello strisciante fenomeno. Proprio nella sede del Governo Italiano, a Palazzo Chigi, nella splendida cornice della Sala Polifunzionale di Galleria Co-lonna, il giorno 3 marzo u.s. si è svolto il seminario dal tema “strategie investigati-ve nell’abuso sui minori”, grazie alla colla-borazione tra il sindacato di Polizia Con-sap e l’Icaa del Prof. Marco Strano che ha curato gli aspetti tecnici a corredo degli interventi che si sono susseguiti. Molto apprezzata la lettera che mi ha vo-

luto inviare il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni che ha tratteggiato la gra-vità della tematica e tutta la sensibilità e le attenzioni del Governo. Con il patroci-nio delle più prestigiose Istituzioni locali, da Roma Capitale alla Regione Lazio, IPA - Italia, AAPLE Usa, Università LUSPIO,

Federazione Ordine Nazionale Medici, Ordine Provinciale di Roma dei Medici, Telefono Azzurro, Radio Bimbo, Solo Ra-dio, Prisma News, Argos-Forze di Polizia, Atlasorbis, Ordine dei Giornalisti del La-zio, Gus, Ugef, Angpi, Airin, Ordine degli Avvocati di Roma e AMI.

ABUSO SUI MINORI E TECNICHE INVESTIGATIVE: A PALAZZO CHIGI IL SEMINARIO PER AFFRONTARE IL MALE STRISCIANTE DEL SECOLO

di di Gianluca GuerrisiGianluca Guerrisi

Direttore Editoriale AtlasorbisDirettore Editoriale Atlasorbis

Da sinistra: Elisabetta Josi - Alessia Prestifilippo - Felice Addonizio– Gino Falleri - Ugo Matrolitto

La Sala Conferenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi

Il Ministro Giorgia Meloni ha inviato una lettera

agli organizzatori del Seminario

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ABUSO SUI MINORI

Atlasorbis Atlasorbis 1919 Da sopra: Marco Strano - Natale Fusaro - Giuseppe Magno

Dall’alto verso il basso: Gianluca Guerrisi - le autorità presenti - Francesco Marinuzzi - Massimo D’Anastasio - Fabrizio Locurcio

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Ambasciatore Greco, in considera-zione alle recenti tensioni politiche nel nostro Paese, come sono attual-mente i rapporti tra la Santa Sede e l’Italia? I rapporti tra la Santa Sede e l’Italia sono e restano eccellenti, come dimostrato dall’ampio e articolato Messaggio che il Papa ha inviato al nostro Presidente della Repubblica lo scorso 17 marzo, in occa-sione delle celebrazioni del 150° anniver-sario dell’unità d’Italia. Un messaggio in cui Benedetto XVI, da un lato sottolinea l’apporto della Chiesa e dei credenti al processo di formazione e di consolida-mento dell’identità nazionale, dall’altro riconosce la preziosa collaborazione che lo Stato italiano offre alla Santa Sede, che ne è a sua volta “consapevolmente grata”. Si tratta di un messaggio di alto profilo, spirituale e politico; un messaggio pro-fondo da cui emerge il grande affetto che il Papa, anche come Primate d’Italia, nu-tre per il nostro Paese, che spesso defini-sce “amato Paese”. Le tensioni politiche, che di tanto in tanto riempiono le pagine dei quotidiani nazionali, non possono in alcun modo intaccare relazioni così pro-fondamente e solidamente radicate e che vanno al di là di fatti contingenti. Da un punto di vista geopolitico, ritiene determinante il ruolo diplo-matico del Vaticano nel processo di

pacificazione in Africa, in vista di quanto sta accadendo in questi me-si? Ritengo che la Santa Sede, sempre fautri-ce della pace in ogni scacchiere interna-zionale, possa giocare anche in Africa – continente cui continua a rivolgere parti-colare attenzione – un ruolo di estrema importanza e per molti aspetti “unico” rispetto agli altri attori della Comunità internazionale impegnati nel continente. La diplomazia della Santa Sede e la Chie-sa locale, sempre attente ad operare nel pieno rispetto dell’autonomia dell’ordine politico, potranno dare un importante contributo alla costruzione di una società “sana”, rispettosa di tutte le componenti, in primis delle minoranze religiose, che sappia salvaguardare i diritti - politici e civili - dell’uomo e, quindi, promuovere il bene di ogni Paese. Un obiettivo di lungo periodo, ma l’unico che garantisca assetti politico-istituzionali stabili, in grado di

contrastare i “terremoti geopolitici” e le crisi umanitarie cui stiamo assistendo in questi mesi. Dr.Greco, recentemente abbiamo intervistato il ministro Frattini re-lativamente al problema del supe-ramento delle barriere ideologiche, concetto legato a principi democra-tici e al rispetto dei diritti fonda-mentali della persona. Qual è il Suo pensiero in tal senso? Il superamento delle barriere ideologiche rappresenta una direttrice prioritaria della nostra politica estera, di cui è al contempo obiettivo e strumento: obietti-vo da raggiungere per poter instaurare un dialogo costruttivo con tutti i nostri par-tner internazionali; strumento per spez-zare artificiosi “preconcetti” che spesso impediscono ai leader di guardarsi negli occhi e affrontare sinceramente, rimboc-candosi le maniche, le piccole e le

2020 Atlasorbis Atlasorbis

L’AMBASCIATORE D’ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE FRANCESCO MARIA GRECO AD ATLASORBIS

Geopolitica

di di Andrea BaiocchiAndrea Baiocchi

RELAZIONI INTERNAZIONALI

“Il superamento delle barriere ideologiche rappresenta una direttrice prioritaria della nostra politica estera, di cui è al contempo obiettivo e strumento: obiettivo da raggiungere per poter instaurare un dialogo costruttivo con tutti i nostri partner internazionali”.

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RELAZIONI INTERNAZIONALI

Atlasorbis Atlasorbis 2121

grandi sfide dell’attualità internazionale. Il superamento delle barriere ideologiche è infatti essenziale in un mondo globaliz-zato in cui le problematiche di un singolo Stato finiscono inevitabilmente per avere conseguenze sull’intera Comunità inter-nazionale. Possiamo davvero dire di esse-re tutti sulla stessa barca e abbiamo, quindi, tutti il dovere di contribuire, con uno sforzo congiunto, ad evitare crisi politico-istituzionali, economiche ed am-bientali. Certo, come più volte ribadito dallo stesso Ministro Frattini, non vi può essere dialogo senza rispetto: “si può dialogare con tutti, ma non con gli intol-leranti. Si può dialogare su tutto, ma non si può cedere sui valori”. L’etica deve continuare – talvolta ritornare – ad im-prontare le scelte di politica estera, di politica economica ed il nostro agire quo-tidiano. La dignità della persona umana deve, pertanto, ritornare a rappresentare il parametro prioritario di ogni tipo di azione, come limpidamente messo in evidenza nell’ultima enciclica di Benedet-to XVI “Caritas in veritate”, enciclica che affronta la crisi economica e finanziaria, non in senso tecnico, ma all’interno di una visione più generale dell’economia, dei suoi fini e della responsabilità dei suoi attori. In essa, infatti, il fenomeno della globalizzazione viene analizzato in modo “trasversale”, in quanto suscettibile di influenzare non solo l’economia e la finanza, ma anche le politiche per lo svi-luppo dei Paesi poveri, la sicurezza ali-mentare, l’ambiente, lo sfruttamento delle risorse energetiche, la famiglia, le culture e le religioni, le migrazioni. Ambasciatore, in relazione al pro-cesso di Beatificazione di Papa Wo-jtyla, Le chiediamo un “confronto” e non un giudizio tra quest’ultimo e Papa Bendetto XVI.

Le dico francamente che non sono davvero in grado di fare un confronto tra l’attuale Pontefice ed il Predecessore. Le posso però dire che a mio parere Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI sono molto più simili di quanto possa sem-brare: entrambi fermi e rigorosi in campo dottrina-le, entrambi capaci di forti messaggi anche con impor-tanti riflessi politici, en-trambi eccellenti comunicatori. Tali simi-litudini risultano più evidenti se si consi-dera che Giovanni Paolo II è stato Papa per ben 27 anni dal 1978 al 2005, mentre Benedetto XVI è al suo settimo anno di pontificato. Si tratta, inoltre, di periodi storici profondamente diversi: gli anni ’70, ’80 e ’90 sono stati caratterizzati prima dal confronto est-ovest, poi dalla caduta dei regimi comunisti; i primi anni del 2000 sono stati, invece, gli anni della globalizzazione, dell’emergere del conti-nente asiatico e in parte di quello africa-no sulla scena internazionale, ma anche gli anni della crisi economico-finanziaria. Nel bene o nel male: anni assai turbolen-ti. Eccellenza, questa domanda è rivol-ta a Lei come uomo di mediazione dalle capacità di agire con avvedu-tezza, equilibrio, discrezione e tat-to. Quale sarebbe la priorità al li-vello mondiale per dirimere una questione, il cui risultato avrebbe effetti positivi globalizzanti? Questa domanda mi impone di ritornare nuovamente al tema dell’etica nelle rela-zioni internazionali. Non si tratta solo di proclamare, ingenuamente, la salvaguar-dia dei diritti fondamentali dell’uomo in ogni contesto, ma di saper compiere con decisione e piena consapevolezza scelte di politica estera e di politica economica, avendo come fine ultimo la salvaguardia della dignità dell’uomo, che deve diventa-re una sorta di “cartina di tornasole” per valutare la bontà delle nostre scelte, di quelle dei nostri leader e dei nostri par-tner internazionali. Ricollocare l’uomo al centro implica necessariamente avere rispetto degli altri e comprensione per chi

ha idee diverse. Rispetto, comprensione, e ancora tolleranza, gentilezza sono pur-troppo parole e atteggiamenti poco utiliz-zati, ma che invece sono di grande “potenza”, una potenza che spesso diso-rienta. Sono consapevole che nell’attuale contesto internazionale, in cui non man-cano situazioni assai delicate e comples-se, suscettibili di avere effetti destabiliz-zanti per l’intera Comunità internaziona-le, sia necessario compiere scelte difficili e coraggiose. Ora più che mai, occorre guardare oltre il nostro naso, anzi occorre buttare il cuore oltre l’ostacolo, anche per innescare un processo virtuoso in gradi di “contagiare” un po’ tutti.

F rancesco Maria Greco dal 1974 intra-prende la carriera diplomatica ed ha

ricoperto i più autorevoli e delicati incarichi presso il Ministero degli Esteri e presso le sedi diplomatiche all’estero. È stato docen-te di relazioni internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche di Gorizia e di Napoli. Ha scritto due libri, uno dei quali (“Grande crisi e ordine internazionale”) è usato come testo in tre Università e dai laureati che preparano il concorso diplomatico.

FRANCESCO MARIA GRECOFRANCESCO MARIA GRECO

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I n presenza degli sconvolgimenti che attualmente agitano i Paesi dell’Africa

Settentrionale e del Medio Oriente è op-portuno soffermarsi sul significato di rivoluzione e, in particolar modo, sugli strumenti atti al suo compimento. Per rivoluzione s’intende un cambiamen-to radicale. Quando la rivoluzione si ma-nifesta in un contesto politico, essa com-porta un cambiamento radicale nelle istituzioni e nella forma di governo. E’ ancora troppo presto per stabilire se, nei Paesi di cui sopra, si stia compiendo una rivoluzione in tal senso. Prescindendo dalla democraticità o meno dell’ordina-mento vigente o del regime governante, è comunque per il momento istruttivo ri-flettere su come si effettua una rivoluzio-ne di portata politica. Fra gli strumenti idonei se ne possono annoverare tre prevalenti. Primo, il pas-saggio per i vari stadi che compongono lo spettro della conflittualità non conven-zionale. Secondo, il colpo di Stato. Terzo, l’insurrezione popolare. Ciascuno ha le proprie caratteristiche e i propri limiti. In ogni caso, la storia insegna che chi da vita al processo rivoluzionario raramente lo porta a termine quantomeno in confor-mità con i principi che l’hanno ispirato. Il passaggio per gli stadi della con-flittualità non convenzionale. La conflittualità non convenzionale com-prende una serie di manifestazioni ever-sive e/o violente, cinque delle quali sono altresì inquadrabili come stadi nello spet-

tro potenzialmente progressivo di questo tipo di conflittualità. Questi stadi sono l’agitazione sovversiva, il terrorismo, l’insorgenza, la guerra civile e la rivolu-zione. L’agitazione sovversiva, stadio iniziale, mira al raggiungimento di fini radical-rivoluzionari sostanzialmente ideologici o politici. Accomuna militanti protesi verso la resistenza passiva e la disubbidienza civile e veri e propri facinorosi (lo zocco-lo duro), entrambi affiancati da compa-gni di strada armati puramente di buone intenzioni. Si avvale per lo più di mezzi illeciti, fra cui: la propaganda tendenzio-sa e la disinformazione; l’incitamento a non osservare le leggi o talune di esse; gli assembramenti e i cortei lesivi dell’ordi-nato svolgimento della vita sociale ed economica; l’occupazione d’immobili; i disordini di piazza. Il ricorso alla violenza generalmente si esaurisce nel danneggia-mento o distruzione di beni pubblici e privati, ma spesso comporta anche lesio-ni alle persone. Abituali sono le minacce. Fra le tattiche utilizzate rientra l’inseri-mento di gruppuscoli in manifestazioni di varia specie e consistenza, inclusi raduni, comizi, e cortei, con l’intento di provocar-ne la degenerazione. Il secondo stadio è quello del terrorismo, ovvero una forma di conflittualità non convenzionale complessivamente caratte-rizzata dalla violenza criminale, dal mo-vente politico, politico-religioso o politi-co-sociale, dalle strutture e dinamiche

clandestine e dall’azione di provenienza non statale con o senza l’apporto di uno Stato sostenitore. Sono l’uso sistematico della violenza e il vasto impiego di strut-ture e dinamiche clandestine che diffe-renziano il terrorismo dall’agitazione sovversiva. Il terzo stadio, l’insorgenza (termine deri-vante da quello anglo-americano insur-gency non inteso come insurrezione, ma comunque legato al fenomeno di lotta insurrezionale), è talvolta raggiungibile, in un contesto rurale, anche senza il pas-saggio per lo stadio del terrorismo. L’in-sorgenza si distingue dal terrorismo in quanto comporta un controllo almeno parziale e temporaneo del territorio na-zionale e della popolazione, mentre il terrorismo ne è totalmente privo. L’insor-genza, la cui azione complessiva si pro-trae nel tempo, mira al controllo del ter-ritorio e delle risorse di un Paese avvalen-dosi di organizzazioni politiche illegali e di forze armate irregolari impiegate con-tro le autorità costituite. Essa prevede scontri a fuoco con le forze armate rego-lari, ancorché generalmente a livelli non elevati e di breve durata, e comunque predicati sull’elemento della sorpresa. Rispetto all’agitazione sovversiva e al terrorismo, l’insorgenza richiede maggio-re capacità organizzativa, pianificazione operativa e attitudine al comando, non-ché superiore addestramento e più ampia disponibilità di consistenti risorse umane e materiali.

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STRUMENTI RIVOLUZIONARI

Geopolitica

Prof. Prof. Vittorfranco PisanoVittorfranco Pisano Capo del Dipartimento di Scienze Informative per la SicurezzaCapo del Dipartimento di Scienze Informative per la Sicurezza U.P. UNINTESS U.P. UNINTESS -- Università Internazionale di Scienze Sociali Università Internazionale di Scienze Sociali

TERRORISMO

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TERRORISMO

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La guerra civile, quarto stadio eventuale, si verifica allorquando la popolazione di uno Stato si scinde in due o più parti con-trapposte che si contendono con le armi il potere governativo; oppure, allorquando una ragguardevole parte della popolazio-ne conduce una lotta armata contro l’au-torità costituita. Si distingue, per intensi-tà numerica e operativa, da tutti gli stadi precedenti: agitazione sovversiva, terrori-smo e insorgenza. Un’aggregazione eversiva che transita per gli stadi su considerati raggiunge il fine radical-rivoluzionario prepostosi all’origine, quindi lo stadio conclusivo, ovvero la rivoluzione. Da non dimentica-re, però, che ciò che viene preannunciato come rivoluzione spesso si limita ad un mero mutamento delle leve del potere tanto nelle intenzioni quanto nei fatti. Il fine preposto può in determinate circo-stanze essere raggiunto, altresì, a seguito dell’arrendevolezza dell’ordinamento attaccato. Questo spiega come l’agitazio-ne sovversiva, il terrorismo, l’insorgenza e la guerra civile fungono da stadi in un conflitto non convenzionale o, alternati-vamente, svolgono individualmente una funzione puramente strumentale che non richiede una vittoria schiacciante in sen-so bellico. Il colpo di Stato Il colpo di Stato comporta la repentina (contrariamente agli stadi su descritti) e forzata rimozione di un governo ad opera di un gruppo di dimensioni numeriche limitate. Implicita è l’esistenza di una congiura, a prescindere dell’esito. Caratteristiche del colpo di Stato o golpe, in deferenza alla terminologia spagnola considerato che l’America latina ha fatto scuola in questo campo, sono: la violenza o la minaccia della violenza, normalmen-te accompagnata da poco spargimento di sangue; l’esecuzione in alcune ore o pochi giorni; la sostituzione dei capi del gover-no con gli autori del colpo di Stato o per-sone da loro designate; l’esercizio di alcu-ne forme di potere politico da parte dei congiurati già prima del colpo di Stato, con il risultato che, a seguito del golpe, una élite viene sostituita da un’altra; l’ap-poggio o l’impiego di reparti militari re-golari. Il colpo di Stato, dipendendo dai congiu-rati e dalle condizioni ambientali, mira

ad uno o più dei seguenti fini: esercitare il potere governativo; introdurre o bloc-care un regime progressista oppure uno conservatore; sostituire un regime relati-vamente moderato con uno maggiormen-te radicale; preservare l’ordine costituito o assicurare l’ordine pubblico. Sovente il colpo di Stato viene qualificato dai pro-motori e responsabili come rivoluzione, ma non va oltre il cambiamento nelle leve del potere governativo. Affinché un colpo di Stato, ancorché effi-mero, si possa verificare sono collettiva-mente indispensabili vari fattori: circo-stanze favorevoli, la volontà di porlo in essere, un piano ben coordinato e mezzi adeguati. L’insurrezione popolare L’eventuale malessere di qualsivoglia popolazione volontariamente o involon-tariamente facente capo ad uno Stato è riconducibile a situazioni ambientali ne-gative – o da essa ritenute tali – di natura storica, politica, sociale, economica o culturale che di volta in volta affliggono, individualmente o in concerto fra loro, diverse aree geopolitiche. Particolarmen-te incisivi sono determinati fattori ogget-tivi quali la povertà, la disoccupazione o sottoccupazione, lo squilibrio demografi-co, l’inadeguatezza delle infrastrutture e dei servizi sociali, la discriminazione etnica o religiosa, l’inefficienza burocrati-ca, la corruzione istituzionale e la prepo-tenza o violenza di chi detiene il potere statale. Tutto ciò costituisce un humus idoneo per la confluenza di risentimenti da parte della popolazione, risentimenti che possono sfociare in dimostrazioni e proteste spontanee. Dimostrazioni e proteste spontanee, an-

corché oggi agevolate dai moderni mezzi di comunicazione e dai nuovi social me-dia, tendono a raccogliere prevalente-

mente aggregazioni giovanili sicuramen-te portatrici di rimostranze, ma prive di maturità e di comunanza a livello di

leadership, programma e ideologia e non accomunabili ad un vero e proprio movi-mento. Il limitato associarsi di altri setto-

ri della popolazione non è di per sé suffi-ciente per avviare un moto rivoluziona-rio.

Affinché la protesta spontanea si tramuti in insurrezione, sono necessari ulteriori

ingredienti: il superamento di mere di-mostrazioni simboliche; l’acquisizione di una vasta base popolare; la capacità di paralizzare o sconvolgere l’ordinato svol-gimento della vita quotidiana quantome-no nel contesto urbano; un meccanismo unificatore di protestatari e contestatori eterogenei; la resistenza fisica, materiale e armata nei confronti della polizia e dell’eventuale intervento di truppe ap-partenenti a corpi militari. Tuttavia, in assenza di una benevole neutralità da parte delle forze armate oppure del loro schieramento (o di una consistente maggioranza delle stesse) a favore degli insorti, è estremamente arduo che un’insurrezione popolare culmini in rivoluzione. Inoltre, tale fe-nomeno, qualora privo di una forte e coerente determinazione politica, è pas-sibile di inserimento e sfruttamento da parte di chi – con differenti motivazioni politiche o anche politico-religiose ten-denzialmente o specificamente radicali – dispone di capacità e mezzi adeguati. L’auspicata rivoluzione può sconfinare nel caos con il rischio che sorgano scena-ri alternativi o concorsuali. Si può verifi-care un colpo di Stato con fini ben diversi da quelli degli insorti. Al colpo di Stato può far seguito un contro colpo di Stato. Può parimenti scatenarsi la guerra civile nel caso di spaccatura in seno alle forze armate tra reparti fedeli al regime e re-parti sostenitori dei rivoltosi. Può, altresì, interferire economicamente e/o militar-mente uno Stato limitrofo con propri fini. Possono – ulteriore possibilità – insi-nuarsi minoranze radical-rivoluzionarie di varia matrice protese verso forme e stadi di conflittualità non convenzionale. Nel migliore dei casi, se la rivoluzione conduce a libere elezioni, può emergere un regime democratico, ma il risultato non è scontato, soprattutto in Paesi di creazione artificiale e di tradizioni non pluraliste.

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CULTURA

Qual è lo scopo della Società Dante Alighieri e quali sono i suoi obiettivi principali? «Come recita l’articolo 1 dello Statuto, la Società Dante Alighieri “ha lo scopo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, tenendo alto dovun-que il sentimento d’italianità, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’este-ro con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. Gli obiettivi sono stabiliti secon-do le indicazioni di politica estera fornite dal Ministero degli Affari Esteri: grazie all’attività dei 416 Comitati impegnati nei cinque continenti, la “Dante” organizza mostre, convegni, corsi di aggiornamento per insegnanti, diffonde il libro italiano in oltre 300 biblioteche e sostiene l’opera di diffusione della lingua e della cultura ita-liane anche in zone disagiate. La Società è anche impegnata per agevolare l’integra-zione degli immigrati in procinto di arri-vare nel nostro Paese: in questo contesto è stato di recente firmato l’accordo con il Ministero dell’Interno, in base al quale la “Dante” - insieme agli altri Enti certifica-tori - elaborerà i contenuti e le linee guida delle prove di lingua idonee a ottenere il permesso di soggiorno CE per soggiornan-

ti di lungo periodo». Cosa significano le sigle PLIDA e AUDA? «Il PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dan-te Alighieri) è la Certificazione che attesta la competenza in italiano come lingua straniera secondo una scala di sei livelli rappresentativi di altrettante fasi del per-corso di apprendimento della lingua che corrispondono a quelli stabiliti dal Consi-glio d’Europa; è una delle quattro certifi-cazioni ufficialmente riconosciute dal Mi-nistero degli Affari Esteri, e opera in base a una convenzione con l’Università “La Sapienza” di Roma che rilascia un plauso scientifico. Il PLIDA è anche riconosciuto dai Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca come titolo per l’immatrico-lazione universitaria a condizioni agevola-te degli studenti stranieri. L’AUDA (Attestato Unico Dante Alighieri) è un documento redatto dai linguisti del PLI-DA e destinato ai coloro che svolgono cor-si di italiano quale strumento didattico che indica tempi, modalità e contenuti per ciascuno dei sei livelli». La Società Dante Alighieri costitui-sce un punto di riferimento per gli italiani all’estero ma anche e soprat-tutto per gli amanti della lingua e della cultura italiana. Quanto è im-portante la rete internazionale della “Dante” a livello geopolitico per l’I-talia? «La Rete è sicuramente il punto di forza della Società Dante Alighieri: poter conta-re su 416 sedi all’estero e su 90 in Italia è un vantaggio che nessun’altra Istituzione può vantare. Disporre di una Rete così capillare consente alla “Dante” di giocare

un ruolo di primo piano nelle strategie geopolitiche messe in atto dalla Farnesina attraverso le proprie rappresentanze di-plomatiche. La Società Dante Alighieri è anche spesso impegnata in zone in cui non operano Istituti Italiani di Cultura o Ambasciate, quindi la collaborazione con il Ministero degli Esteri, in questo senso, è molto stretta e proficua». Negli ultimi anni l’Unione Europea e in particolare la Commissione Eu-ropea - sotto la pressione e l’influen-za dell’asse Parigi-Berlino - ha adot-tato una politica linguistica di di-scriminazione nei confronti dell’ita-liano, dello spagnolo, del greco, ecc.

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Geopolitica

“LA LINGUA ITALIANA UN PATRIMONIO DA DIFENDERE” INTERVISTA AD ALESSANDRO MASI, SEGRETARIO GENERALE DELLA SOCIETÀ DANTE ALIGHIERI

di di Ilias SpiridonidisIlias Spiridonidis

La sede a Roma della Società Dante Alighieri

Il dr. Alessandro Masi

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Il Sud Europeo ha una risposta con-creta di fronte alla violazione del principio di pari dignità delle lin-gue? Qual è la proposta della Società Dante Alighieri? «La Società Dante Alighieri si è sempre impegnata per la pari dignità delle lingue di tutti gli Stati membri dell’UE e in parti-colare della lingua italiana, base e fonda-mento imprescindibile della cultura e del-la coscienza europea: nel 2005, quando il Presidente Barroso propose di escludere la nostra lingua dalle traduzioni delle con-ferenze stampa, furono centinaia le lettere di protesta giunte dai Comitati presenti in ogni angolo del mondo; più di recente la “Dante” si è affiancata alle Istituzioni con-tro la decisione di eliminare l’italiano e lo spagnolo per restringere a inglese, france-se e tedesco le lingue con valore legale nel brevetto europeo valido nei 27 Paesi membri. Qualora le scelte della Commis-sione non dovessero cambiare, proporrei di lasciare Bruxelles senza i nostri rappre-sentanti. Una presa di posizione dura ma sicuramente coerente e significativa». Quale è la politica linguistica della Società Dante Alighieri in Italia? «In questo momento la “Dante” sta ten-tando di riportare l’attenzione sulla gran-dezza della lingua italiana, idioma di un Paese che custodisce una straordinaria tradizione culturale e storica. Una lingua

che deve unire - come ha già fatto prima del raggiungimento dell’unità politica - e che soprattutto non deve escludere ma accogliere e integrare lo straniero, ren-dendo più agevole il suo inserimento nella nostra Società». Qual è la politica linguistica e cultu-rale della Società Dante Alighieri a livello europeo e internazionale? «Come ho già detto, l’azione di politica linguistica della “Dante” viene intrapresa alla luce delle strategie comunicate dalla Farnesina. In questo periodo credo che la tutela della dignità dell’italiano in sede di Unione Europea costituisca la priorità assoluta: è inaccettabile che la lingua di uno dei Paesi fondatori dell’Unione sia messa in disparte. La nostra politica viag-gia oggi soprattutto in direzione di Bruxel-les». Quali sono i progetti per il futuro della Società Dante Alighieri? «L’immediato futuro vede impegnata la “Dante Alighieri” nell’ambito delle cele-brazioni per il 150° anniversario dell’Uni-tà d’Italia: i Comitati italiani ed esteri hanno già preparato un calendario di e-venti e manifestazioni. Il momento cen-trale del 2011 sarà costituito dall’80° Con-gresso Internazionale della Società, in programma a Torino dal 30 settembre al 2 ottobre sul tema “Unità d’Italia e unità

linguistica, tra storia e contemporaneità”. L’evento rappresenterà l’occasione per illustrare progetti e tracciare un bilancio di quanto è stato fatto finora, oltre che per fare il punto sullo stato di salute della lingua italiana alla presenza di illustri storici, linguisti e docenti».

I greci sono poliglotti: parlano al-meno due o tre lingue straniere. Secondo un indagine recente, nelle scuole di tutte le regioni della Gre-cia, dalla Macedonia a Creta, è em-merso che dopo l’inglese più del 90-% degli studenti preferisce imparare l’italiano come seconda lingua stra-niera. Purtroppo, il Ministero della Pubblica Istruzione con la scusa del costo economico non assume inse-gnanti di lingua e letteratura italia-na indirizzando gli allievi dalla scuola elementare al liceo a impara-re il francese o il tedesco. Cosa po-trebbero fare la Società Dante Ali-ghieri e la Farnesina per non perde-re l’unica opportunità di diffondere la lingua e la cultura italiana a quasi due milioni di studenti greci? «La prima cosa da fare sarebbe quella di investire in Lettori e insegnanti d’italiano, acquisendo la consapevolezza che i soldi spesi “in cultura” non sono mai a fondo perduto».

CULTURA

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MEDITERRANEO

L o tsunami politico che ha stravolto il Mediterraneo ha operato all’improv-

viso ed in profondità, lasciando dietro di sé profonde lacerazioni, ma anche tanta fiducia in nuovi scenari condivisi dalle popolazioni. Come accade per i terremoti non è stato possibile prevederlo. E chi afferma il contrario, probabilmente, men-te sapendo di mentire. Il futuro appare con colori diversi da pae-se a paese. Perché non identiche erano le strutture politico-istituzionali e le condi-zioni economiche e sociale dei tre paesi. Nei primi due casi, Tunisia ed Egitto, è sempre esistita una spina dorsale robusta in entrambi i Paesi, l’esercito, anche se apparentemente in sonno. In sonno per un periodo longevo, 23 anni nel paese più piccolo e per quasi 40 anni in quello più robusto. La scossa rivoluzionaria alimen-tata inizialmente dal giovane popolo di internet ha spazzato via rapidamente in modo apparentemente indolore i due Pre-sidenti. La loro responsabilità più grave quella di essere apparsi troppo timidi e lenti nel favorire il passaggio dei loro pae-si da una condizione e conduzione politica

che garantiva la stabilità e la pace sociale coniugata ad un tasso, pur apprezzabile, di crescita economica ma che allo stesso tempo vedeva sacrificate e complessiva-mente penalizzate quelle contestuali do-mande di modernizzazione e di sviluppo che potevano essere garantite solo da più libertà e più uguaglianza, vale a dire da più democrazia. Con il tempo la corruzio-ne e l’ingiustizia sociale hanno finito per produrre delle profonde lacerazioni nel tessuto delle due comunità civili nazionali, lacerazioni che hanno costituito un terre-no di coltura predisposto ad assorbire e metabolizzare lo scontento e la ribellione popolare e che infine hanno acceso la scintilla della deflagrazione. La stanchezza e la senescenza dei due leader sono appar-se subito incapaci di dare risposte convin-centi alle richieste popolari di riforme e rinnovamento. L’esercito nei due Paesi, svegliato quasi di soprassalto, dopo un primo momento di sbigottimento, ha fatto onore alla sua tradizione di equilibrio e responsabilità garantendo al Paese di re-stare unito e trovare al proprio interno, attraverso un confronto aperto tra le di-verse componenti politiche, sociali e reli-giose, le risposte per superare indenni la avviata fase di transizione. La Comunità Internazionale preoccupata, a ragione, nella prima fase delle rivolte popolari, anche perché incapace di sugge-rire orientamenti adeguati, è stata tran-quillizzata proprio dalla saggia capacità delle due popolazioni di non far mai de-bordare, salvo quale marginale eccezione, la legittima protesta in violenza cieca e suicida. Anche se il processo futuro non appare scontato nei dettagli, crediamo esistano

ragionevoli motivi per pensare ad un per-corso che, se pur lento e graduale, tenga fermo come obiettivo finale la soddisfazio-ne delle richieste popolari, più libertà, più giustizia sociale, vale a dire più democra-zia. L’esercito in entrambi i Paesi farà certa-mente onore ad una lunga storia di re-sponsabilità e fermezza apportando, nel processo di liberazione, un contributo decisivo. Per quanto attiene la Libia, nonostante geograficamente sia incastrata proprio tra Egitto e Tunisia, appare per altri versi lontana non solo dalla storia e dalla politi-ca, ma anche dalle tradizioni sociali, dalla struttura economica dei suoi confinanti. La Libia sembra pagare da tempo un prez-zo altissimo alla difficoltà di raggiungere una completa identità unitaria

2626 Atlasorbis Atlasorbis

Geopolitica

TUNISIA - EGITTO - LIBIA: È ORA?

Prof. Prof. Antonio LocheAntonio Loche Segretario GeneraleSegretario Generale

ISIAMEDISIAMED

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. Le tre mega regioni che la compongono, il Fezzan, la Tripolitania e la Cirenaica appaiono ancora per molti aspetti, nono-stante gli accresciuti rapporti di coopera-zione tra loro, avviluppate da strette vesti e tradizioni religiose, socioeconomiche e culturali che ne ingessano ancora i movi-menti e le capacità di dialogo anche tra le diverse tribù che le compongono. Soprat-tutto la Tripolitania, nonostante il Libro Verde, la rivoluzione della Giamahiria, (il potere alle masse) le grandi opere infra-strutturali realizzate nel tempo, continua a “sentirsi” o desidera sentirsi, per molti aspetti una parte a sé. In Cirenaica invece vince ancora la cultura della Senussia che non solo è un senti-mento e vocazione religiosa, ma anche identità culturale antica che rivendica con orgoglio. Dobbiamo aggiungere a questo che a differenza dell’Egitto e della Tunisia, in Libia non è mai esistita una cultura ed

una struttura militare con connotazioni unificanti. Né la leadership inoltre ultra-quarantennale del Paese ha fatto molto per unire, più interessata a comandare. Gheddafi rivendica con orgoglio nel Libro verde una forma di democrazia diretta che per alcuni versi ricorda seppure molto lontanamente l’esperienza della Padania in Italia. una forma astratta di concepire una terza via, tra democrazia e comuni-smo, mai in grado di favorire o cementare un’identità nazionale. Gli scontri di questi giorni hanno accentuato drammaticamen-te le divisioni e le distinzioni interne del Paese, riportandolo indietro nella storia. Il petrolio se male utilizzato lungi dall’unire divide, come ogni altra cosa materiale può fare, accen-tuando i contrasti piuttosto che annullarli. Del resto non è la prima volta nella storia che l’oro, bianco o nero che sia, divida piuttosto che unire.

MEDITERRANEO

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convenienti. Ad ogni socio Argos sarà consegnata, gratuitamente, la tessera AssoCral, il network associazionistico n.1 in Italia. Oltre 800 esercizi convenzionati in tutta Italia ed oltre 2.200.000 soci. Tante offerte e promozioni su turismo, agenzie di viaggio, hotel vacanze, tour operators, agevolazioni autonoleggi, servizi autostradali, servizi trasporti, sconti acquisto autovetture, sconti teatro, musei, sconti acquisto biglietti manifestazioni e tanto altro ancora. Per maggiori informazioni puoi visitare il sito web di riferimen-to www.assocral.org Se sei un nostro nuovo iscritto e non hai ancora ricevuto la tessera AssoCral, invia una mail a: [email protected], ricordando il tuo nome, cognome e numero di tessera Argos, sarai contattato al più presto.

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Come ha trovato la città di Roma al Suo ritorno da Questore? La città di Roma ha sempre richiesto grande impegno sul fronte della gestione della sicurezza. A partire dall’ordine pub-blico, per passare alla microcriminalità, fino ad arrivare alla criminalità organizza-ta in alcune aree del territorio. Ciò che è cambiato è senza dubbio la composizione sociale, divenuta ormai una metropoli multietnica in cui si intrecciano culture e tradizioni diverse, integrandosi tra loro. Quali sono state le difficoltà e gli aspetti piacevoli di essere Autorità provinciale di pubblica sicurezza in questa città? Gli aspetti piacevoli per me sono facil-mente sintetizzabili nel fatto che è un po’ come essere tornato in famiglia. Ho inizia-to a lavorare negli uffici di via S. Vitale. Le difficoltà sono senza dubbio legate all’e-quilibrio che è necessario mantenere so-prattutto sul fronte dell’ordine pubblico, mediando tra i diversi soggetti. Quanto è importante secondo Lei la sinergia tra le Autorità locali Prefet-to e Sindaco nell’ambito della sicu-rezza? La politica del partenariato ricondotta al contesto istituzionale è senza dubbio in grado di assicurare un apporto significati-vo. La integrazione delle competenze, nel rispetto dei ruoli, contribuisce infatti ad una maggiore efficacia nella gestione di scenari che richiedono il coinvolgimento di più attori. A Roma, in particolare, si registra una non comune sinergia con la

Prefettura, chiamata a svolgere le funzioni di Autorità provinciale di pubblica sicu-rezza insieme alla Questura. Al piano poli-tico che compete al Prefetto, si affiancano, integrandosi, le funzioni di coordinamen-to tecnico operativo delle Forze di Polizia che l’ordinamento attribuisce al Questore.

Si è parlato molto di mancanza di uomini e mezzi per rendere la no-stra città più sicura. A tal proposito qual è la sua opinione?

Non si può negare che si sta attraversando un momento poco felice dal punto di vista delle risorse disponibili. Ma questo non deve rappresentare un alibi. Anzi, la Poli-zia di Stato e le Forze di polizia in genere stanno dimostrando come l’impegno che ogni giorno profondono per garantire ai cittadini, agli operatori economici ed ai turisti della Capitale, sia animato da una forte e vera motivazione.

Grazie dr. Tagliente, buon lavoro!

ROMA & SICUREZZA

SICUREZZA NELLA CAPITALE: IL PENSIERO DEL DR. FRANCESCO TAGLIENTE QUESTORE DI ROMA

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Sicurezza

Il Questore di Roma dr. Francesco Tagliente

Intervista a cura di Intervista a cura di Gianluca GuerrisiGianluca Guerrisi

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U n moderno investigatore è necessa-riamente un manager nel momento

in cui si trova a lavorare da solo o come coordinatore di un team di persone e a dover quindi valutare le risorse (umane e tecnologiche) a sua disposizione, gli sce-nari ove avviene l’attività (anche cultura-li), le regole e le norme da rispettare. L’a-zione di management è infatti legata alla necessità di pianificare con cura le opera-zioni utili per raggiungere l’obiettivo. Nel presente articolo vengono descritti alcuni degli elementi che devono essere cono-sciuti e gestiti da coloro che conducono le indagini di polizia. Le risorse investigative Le risorse a disposizione di un investiga-tore sono solitamente classificate in uma-ne e tecnologiche. Per le prime, quelle che gli anglosassoni chiamano "human fac-tor", è fondamentale considerare il livello di preparazione tecnico-professionale ma anche la motivazione e la condizione psi-cologica delle persone che svolgono l’inve-stigazione. In alcune attività di indagine è infatti richiesta una competenza specifica

che alcuni operatori possiedono e altri obiettivamente no. La competenza è frutto di formazione ma anche e soprattutto di esperienza pratica sul campo. Sul versante motivazionale e psicologico, soprattutto in attività operative particolarmente stres-santi, anche la conoscenza delle attitudini e della condizione psicofisica (attuale) del personale è fondamentale. Operare sotto-copertura in una chat di pedofili non è la stessa cosa che lanciarsi con il paracadute e compiere una irruzione in un cascinale o “spulciare” centinaia di numeri telefonici in un tabulato. Attività molto diverse tra loro che difficilmente possono essere compiute efficacemente da personale con profili simili. Per gli investigatori che la-vorano “in solitario” la valutazione delle competenze e della motivazione diviene invece un fatto individuale, una sorta di introspezione e di analisi dei propri limiti e ovviamente di quelli della struttura dove operano.

Gli strumenti normativi La legge rappresenta per un investigatore contemporaneamente un strumento e un limite. Sul piano dell’azione di acquisizio-ne di elementi indiziari, la norma (procedurale) consente l’accesso a contesti privati, sia in termine di luoghi che di dati. Le autorizzazioni di cui gode sono quindi lo strumento fondamentale per il reperi-mento di elementi che diverranno poi fondamentali per consentire all’Autorità Giudiziaria di comprendere la dinamica del reato. Allo stesso tempo la Procedura Penale costituisce il limite fondamentale entro cui orientare le azioni di indagine e, a volte, la distrazione rispetto a tali limiti, è in grado di vanificare una pur abile atti-vità operativa.

Il tempo di attivazione dell’investi-gazione La velocità con cui gli investigatori attiva-no le prime iniziative operative è spesso fondamentale per evitare il deterioramen-to delle prove o le azioni di depistaggio da parte dei criminali. L’attivazione è però spesso legata alle modalità di segnalazio-ne del crimine da parte dei cittadini. Sulla velocità di intervento in diverse tipologie di reato vengono spesso messe in piedi numerose polemiche. In caso di scompar-sa di persone ad esempio, in quasi tutto il mondo gli investigatori attendono un cer-to numero di ore prima di attivare le ricer-che (di solito 24-48 ore). Tale attesa è legata al grande numero di allontanamen-ti volontari, specie di giovani, che dopo uno o due giorni decidono di ritornare a casa e che se fossero “attenzionati” tutti di fatto paralizzerebbero l’intera polizia di una Nazione come l’Italia. Ma allo stesso tempo, in caso di sequestro di persona le prime ore sono utili ai malviventi per al-lontanarsi dall’area dove è avvenuto il rapimento e per cancellare indizi fonda-mentali. Al di la della polemica (probabilmente senza soluzione), la velo-cità di attivazione di un’indagine rappre-senta comunque per tutti i tipi di crimine un elemento fondamentale. Alcuni affer-mano che un caso di omicidio si risolve entro le prime 48 ore oppure non si risol-ve per niente. Questa esemplificazione trova una certa dose di verità, soprattutto rispetto al deterioramento di prove fisiche (chimiche, biologiche ecc.) ma non neces-sariamente i casi vengono risolti solo in breve tempo. A volte, ad esempio, testi-moni intimiditi o semplicemente svogliati decidono di collaborare anche a distanza di anni dall’evento criminale, portando a

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CRIMINOLOGIA Sicurezza

MANAGER O INVESTIGATORE: IL MODERNO PROFESSIONISTA DELLE INDAGINI

Prof. Prof. Marco StranoMarco Strano

Comitato Scientifico AtlasorbisComitato Scientifico Atlasorbis

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CRIMINOLOGIA

una soluzione del caso. La durata di una investigazione è legata anche alla natura del reato e viene classificata normalmente in “short” (da poche ore a pochi giorni), “medium” (alcuni mesi) e “long”, come nel caso dei complessi maxiprocessi per ma-fia. La capacità dell’investigatore di com-prendere al più presto la possibile durata di un’indagine è assai importante al fine di predisporre l’opportuna organizzazio-ne. Gli strumenti investigativi Investigare è primariamente acquisire informazioni su un caso. Le fonti da cui si ottengono le informazioni, in una moder-na indagine, sono costituite fondamental-mente dai seguenti contesti: sopralluogo sulla scena del crimine: avviene in special modo nell’imminenza del fatto delittuoso ed è finalizzato alla ricerca e repertamento di tracce di vario genere che possono legare il sospetto al luogo. La sua efficacia è legata alla capaci-tà di non contaminazione dell’area da parte degli operanti e alla capacità di uti-lizzare tecniche scientifiche; strumenti di comunicazione: l’inter-cettazione telefonica, telematica e am-bientale e l’analisi dei tabulati telefonici offrono all’investigatore una quantità e-norme di informazioni sui contatti del sospetto e a volte su espliciti riferimenti al comportamento criminale; fonti umane: attraverso raccolta di testi-monianze, interrogatori di sospetti, collo-qui con persone esperte in determinati campi merceologici, informatori del mon-do della malavita ecc. La capacità di ac-

quisire elementi infor-mativi da persone è ancora una delle com-petenze imprescindibili dell’investigatore; banche dati: questi “agglomerati” di infor-mazioni sono di diverse tipologie, da quelle pub-bliche a quelle riservate alle forze di polizia. Normalmente sono as-sociate a un database consultabile e fornisco-no elementi utilissimi sia nelle fasi preliminari (orientative) del-l’inchiesta che per successivi accertamenti mirati (conferme); fonti aperte: i giornali, internet, i social network possono contenere elementi im-portantissimi per una indagine anche se intrinsecamente “non riservati”. Lo stesso google earth fornisce attualmente infor-mazioni libere che un tempo erano ad esclusivo appannaggio degli ambienti militari; O.C.P.: l’osservazione, il controllo e il pedinamento di sospetti costituisce il la-voro “di strada” dell’investigatore anche se da qualche anno risente pesantemente dell’avvento di strumentazioni elettroni-che che facilitano notevolmente l’attività. Soprattutto i tracciamenti con dispositivi GPS hanno rivoluzionato le tecniche di pedinamento; La capacità di integrazione delle varie tecniche e la giusta priorità data a ciascu-no strumento investigativo, rappresenta-no competenze fondamentali per l’investi-gatore moderno.

Lavorare in team Il lavoro di squadra è il futuro dell’investi-gazione moderna e consente di sfruttare le diverse attitudini nell’ambito di una divi-sione dei compiti che si rende necessaria per poter attuare tutte le operazioni (alcune molto diverse tra loro) che com-pongono un moderno processo di indagi-ne criminale. Questo implica però la capa-cità di agire con altre persone verso un obiettivo comune. La dimensione psicolo-gica e caratteriale assume quindi intuiti-vamente una grande importanza. Comuni-care con efficacia è ad esempio una delle competenze fondamentali, in special mo-do in fasi concitate o sotto stress, che vie-

ne richiesta a coloro che operano in que-sto ambito. Transculturalità delle indagini Sempre più il mondo occidentale vede la presenza di migranti alcuni dei quali sono coinvolti a vario titolo in attività criminali. Con il nuovo modello etnico europeo, che sempre di più si sta avvicinando a quello statunitense, l’investigazione deve fare i conti con la necessità di acquisire compe-tenze culturali nuove, in primo luogo lin-guistiche ma anche attinenti a modalità comportamentali. Molteplici lingue stra-niere e dialetti rendono ad esempio un’at-tività di intercettazione telefonica o am-bientale particolarmente complessa senza l’inserimento di specialisti (possibilmente di madrelingua uguale rispetto all’inter-cettato). Attività di mediazione linguisti-co-culturale si rende necessaria anche nell’interrogatorio di sospetti e testimo-

ni. Telefonia cellulare e spostamenti dei sospetti La diffusione capillare di telefoni cellulari GSM ha letteralmente rivoluzionato la modalità di svolgimento delle indagini. Al di la dell’intercettazione di voce e dati e dallo studio dei contatti attraverso i tabu-lati delle chiamate, che di fatto non si dif-ferenziano molto dalle indagini condotte sul telefono fisso di vecchia generazione, gli apparati mobili consentono ora di se-gnalare gli spostamenti nello spazio del-l’utente. Tale elemento, pur con alcuni limiti dovuti ai sistemi di aggancio delle celle telefoniche, permette di fatto di indi-viduare con una certa approssimazione gli spostamenti dell’apparato GSM nell’ambi-to del territorio e con esso, ragionevol-mente, il suo portatore. L’utilizzo delle

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Sicurezza

informazioni telefoniche consente quindi di seguire gli spostamenti di un individuo indipendentemente dall’uso del suo tele-fono. Investigazioni e scienze forensi La cosiddetta prova scientifica, di tipo biologico, chimico, fisico ed elettronico e in generale legata a tutta una serie di scienze forensi, negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo e ragionevolmente in futuro sarà ancora più efficace. Le tecno-logie di ricerca delle tracce e le metodiche di laboratorio consentono ad esempio di individuare e comparare delle quantità di sostanza molto più piccole rispetto agli anni 80’ e 90’ . Ma la prova scientifica, se pur oramai imprescindibile, presenta al-cuni rischi. Come ogni metodo scientifico risente infatti dell’errore tecnico casuale e di quello sistematico (umano e della mac-china) che pur se minimo può invalidare definitivamente un indizio fondamentale. L’integrazione tra metodo scientifico e tra sistemi di raccolta di informazioni basati

sull’investigazione convenzionale (fonti umane, OCP ecc..) costituisce quindi an-cora un binomio essenziale per raggiunge-re il successo in un’indagine. Conclusioni La moderna investigazione si trova a po-ter sfruttare tecnologie e competenze u-mane estremamente specialistiche. Tali strumenti, se di per se consentono di rag-giungere dei notevoli successi investigati-vi, necessitano di notevoli competenze organizzative e “manageriali” e soprattut-to di una notevole formazione professio-nale. Tali competenze, inoltre, risentono del rapido sviluppo delle componenti scienti-fiche e delle mutazioni socioculturali. Il lavoro di squadra e l’aggiornamento in tal senso appaiono come il binomio fonda-mentale per applicare con successo la scienza investigativa e per contrastare l’azione del crimine che sfrutta tutte le opportunità e diventa sempre più agguer-rito.

CRIMINOLOGIA

Il Prof. Francesco Marinuzzi, autore del libro Cyberstalking, è socio dell’As-sociazione Argos Onlus - Forze di Poli-zia e Responsabile del Dipartimento Innovazione Digitale. E’ Presidente dell’AIRIN, Associazione Ingegneri per Innovazione e autore inoltre di diverse pubblicazioni sulla materia crimine infor-matico. Numerose le sue presenze a convegni e seminari di livello nazionale ed internazionale. Molto successo han-no avuto i suoi interventi presso la Que-stura di Roma, la Presidenza del Consi-glio dei Ministri e l’Università “La Sa-pienza” di Roma (alla presenza della Polizia di New York). Nella recente pubblicazione Cyberstal-

king sono indicate le soluzioni alla maggiori minacce che tende la “rete informatica”, ai trappole dei celebri network (se usati senza le dovute accortezze) all’utilizzo di dati e immagini personali da persone prima amiche e poi diventate nemiche. Il fenomeno del Cyberstalking, sempre più diffuso, è oggi difeso dalla legge e nel testo del Prof. Marinuzzi è possibile comprendere quando agire da soli o quando è indispensabile presentare una denuncia. Con ampi allegati legali e psicologici curati da professionisti del settore per orientarsi nelle situazioni del cosa fare e come agire. Il volume è possibile acquistarlo direttamente online all’indi-rizzo web www.cyberstalking.it (per gli associati Argos è riservato un particolare sconto dal prezzo di catalogo).

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Sicurezza

C on le nuove reti dati e mobili siamo sempre più indifesi e nudi di fronte

ad ogni tipo di comunicazione diretta che può raggiungerci in ogni luogo ed in ogni momento con vari gradi di granularità (si va dal semplice testo dell’SMS, al file vide-o in HD allegato all’email con tutte le si-tuazioni intermedie). Il reato del cyberstalking sta dilagando ed è sempre più importante capire come di-fendersi a 360 gradi dalle molestie e dalle minacce telematiche. Tutti noi vorremmo riacquistare la libertà di gestire le chiamate al cellulare e gli sms in modo selettivo e trasparente come se si avesse una segretaria intelligente sempre in “tasca”; prevenire e tracciare eventuali reati e ricatti basati su contenuti presi dai propri archivi; capire i vari tipi psicologici e quali sono gli approcci “più efficaci” e quelli controproducenti. Infine sapere quando è necessario rivolgersi ad un pro-fessionista sia legale sia ingegnere sia psicologo od investigatore. Consideriamo, dipoi, che anche se noi siamo esperti del problema è molto facile che i nostri cari, i nostri figli, le persone che amiamo po-trebbero essere a rischio. Il tutto viene a complicarsi se gli autori di

tali atti sono degli “ex” amici, partner, collaboratori, dipendenti o soci. In questo caso possono esser mossi da un forte sen-timento di riscatto per vendicare un ab-bandono che reputano ingiusto nei modi in cui si è realizzato. A tal fine, a beneficio di tutti, abbiamo scritto un libro che è arrivato alla seconda edizione con tutta una serie di appendici di approfondimento legali, psicologiche e tecniche. Potete acquistarlo soltanto in rete dal sito http://cyberstalking.it Per quanto riguarda, invece, le problema-tiche aziendali occorre ricordare che per le leggi vigenti il responsabile di una atti-vità, proprietario, socio o amministratore delegato, paga sempre per una inadem-pienza nella gestione dei dati anche se l’aveva delegata ad altro socio o figura. Al proposito invitiamo tutti i responsabili di un’organizzazione a fare un gratuito ed immediato questiona-rio che gli permette di capire quanto siano conformi alla legge e se già oggi stanno ri-schiando severe san-zioni amministrative o penali (si arriva a varie decine di migliaia di euro e mesi di carce-re). Potete trovare il questionario appena citato all’indirizzo internet http://marinuzzi.it/sicurezza . Purtroppo le leggi e le sanzioni non sono sufficienti per proteggere proattivamente il proprio patrimonio di dati riservati e sensibili. Anzi spesso, come appunto det-to, sono un deterrente e una minaccia che rischia di cadere in testa alla stessa vitti-

ma dell’azione di sottrazione delle infor-mazioni: si raccontano dei casi da parte di segretarie o addetti informatici che dopo aver copiato tutto l’archivio dei clienti di una clinica con le loro patologie (dati alta-mente sensibili) ricattarono i proprietari per un rinnovo contrattuale minacciando altrimenti la pubblicazione di tutti i dati su internet. Risulta pertanto importante adottare tutta una serie di misure tecnologiche ed orga-nizzative preventive soprattutto in ambito aziendale ma non solo. Il discorso sarebbe qui troppo lungo e rimandiamo tutti i lettori interessati al seminario WEB multimediale accessibile sempre dallo stesso indirizzo web che spiega la problematica generale e gli ap-procci adottabili.

SICUREZZA INFORMATICA PROTEGGIAMO I NOSTRI DATI E LE NOSTRE IDENTITÀ

* Ing. * Ing. Francesco Marinuzzi Francesco Marinuzzi Ph.D.Ph.D.

Dipartimento Innovazione DigitaleDipartimento Innovazione Digitale Associazione ARGOS Associazione ARGOS

* già Vice Presidente del Comitato Nazionale Ingegneri dell’Informazione, Titolare della Marinuzzi & Associates (www.marinuzzi.it)

Presidente AIRIN (www.airin.it) Responsabile Dipartimento Informatica

Associazione ARGOS (www.associazioneargos.com)

Per tutte le tue domande sulla tematica dell’articolo scrivi a: [email protected]

L’ANGOLO DELLA SICUREZZA DIGITALE LA PAROLA ALL’ESPERTO

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Il Cyberstalking “come difendersi dalle molestie e dalle minacce telefoniche”

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I l taccheggio è un furto, punito a norma dell'art. 624 C.P. con l'aggravante della

"esposizione alla pubblica fede" di cui all'art 625 comma 7 C.P.. In pratica chi ruba per gioco, per necessità o per sfida, una bottiglia di champagne o un pacco di lamette o un foulard di marca, esposti per essere venduti, rischia la reclusione da uno a sei anni e la multa da euro 103 a euro 1.032. La "pubblica fede" è parte integrante nel rapporto dialettico che si instaura tra cliente e venditore, poiché è il fondamento della reciproca fiducia che serve ad entrambi per addivenire da una parte ad un acquisto, e dall’-altra ad una vendita. Se il venditore percepirà il taccheggio come un pericolo imminente, tenderà a pro-teggere la propria merce e a guar-dare il cliente come una possibile minaccia mentre, invece, rappre-senta la sua unica risorsa. Il cliente guardato con sospetto, percepirà il venditore non ben disposto e nella migliore delle ipotesi cambierà negozio o rinuncerà all'acquisto del bene. La paura del furto della mer-ce, allora, non è solo concretizzabi-le in un immediato danno econo-mico ma anche nel futuro mancato guada-gno collegato alla diminuzione delle ven-dite. La merce esposta, libera è appetita dai clienti che possono guardarla, tastarla e a volte odorarla, facendo crescere in loro la voglia di possederla, sensazione che, invece, rimane sopita quanto la merce è "sotto chiave". Se è vero che non tutte le

merci posso essere lasciate liberamente nei negozi, è altresì vero che la loro im-mediata disponibilità ne aumenta anche l'appetibilità. Le lame da barba di ultima generazione erano un tempo preda dei furti, per correre ai ripari molti negozianti le hanno ritirate dagli scaffali per metterle a disposizione su richiesta dei clienti alle casse. E' vero che i furti, così, sono dimi-nuite di molto ma sono diminuite anche le vendite in favore di altri tipi di ricambi o di rasoi. Trovare il "giusto mezzo" tra protezione della merce e libera fruibilità

sensoriale dei clienti è un'arte che rende il punto vendita più o meno vin-cente. I piccoli furti di merce, che i criminologi

definiscono "crimini mickey mouse" cioè comportamenti che per il loro basso valo-re economico si ritengono poco importan-ti, se sommati per le migliaia di volte che accadono in un anno diventano invece molto impattanti. Circa due miliardi di euro è il valore delle merci rubate ogni anno in Italia, l'1,30% ( Fonte: Center for

Retail Research/2010) del valore di tutte le merci vendute. Ogni anno l'equivalente di 4 milioni di borse di marca o 8 milioni di smartphone o ancora 500 milioni di bottiglie di vino d.o.c. spariscono dalle corsie di supermercati, grandi magazzini e negozi. In Italia (ma anche in Europa) la merce più appetita dai taccheggiatori ri-sulta essere : Bevande alcoliche; Cosmetici, profumi, lozioni, prodot-ti per capelli, shampoo, creme per il corpo e abbronzanti; Rasoi (e lame di ricarica per rasoi); Accessori, borse, orecchini, sciarpe, prodotti in pelle; Prodotti alimentari: caffè, formaggi, affettati, carne.

Meteriale elettronico, dalle cuf-fiette ai mouse; Abbigliamento; Libri; Prodotti vitaminici, farmaci da banco, dietetici e prodotti per infanti; Giochi elettronici; Telefonini, lettori mp3-mp4, batterie; Orologi e gioelli.

Ovviamente non tutta questa merce viene rubata con la stessa frequenza, in quanto, con l'aumentare del valore, aumentano anche i sistemi di prevenzione dal furto. Tuttavia, quando i prodotti in fondo alla lista vengono rubati i danni sono da capo-giro. I taccheggiatori non sono tutti uguali e spesso appartengono ad una o più di

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TACCHEGGIO Sicurezza

di di Leandro AbeilleLeandro Abeille

IL TACCHEGGIO: REALTÀ E PROSPETTIVE

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TACCHEGGIO

queste categorie socio-criminologiche: Premeditati: entrano in un negozio con lo scopo di rubare; Occasionali: rubano per impeto mo-mentaneo o ragionamento estemporaneo; Professionisti: rubano per rivendere la merce, i loro obiettivi sono perlopiù arti-coli molto costosi, tra questi sono molto presenti i consumatori abituali di stupefa-centi che utilizzano i soldi ricavati per l'acquisto di droga; Risparmiatori: rubano per loro stessi o per regalare la merce razziata, soprattutto accessori e cosmetici; Pro-proletari: rubano per motivi politici o ideologici, colpiscono in gran numero e redistribuiscono quanto hanno illecita-mente preso. Spacconi: rubano per bullismo e/o ma-chismo, per sfida. Fanno parte di questo gruppo le orde di hooligans che razziano gli autogrill ma anche gli adolescenti che vogliono emergere all'interno del gruppo; Annoiati: rubano per esigenza adrenali-nica, sono perlopiù adolescenti e spesso di buona famiglia; Bisognosi: rubano perché non hanno soldi per comprare le merci (soprattutto generi alimentari); Finti-bisognosi: rubano i generi di cui non necessitano ma che comunque desi-derano. Spesso le persone tendono a non conside-rare l'antigiuridicità del taccheggio, in

molti ricordano con piacere il "furtarello" fatto da giovani; solo una volta colte sul fatto le persone (che non hanno scelto il taccheggio come mestiere) si accorgono di aver fatto "qualcosa di molto stupido" ma ancora di non grave. I taccheggiatori occasionali una volta fer-mati danno origine ad una vasta serie di reazioni: dalla rabbia, all'autocommisera-zione, dalla minimizzazione del fatto, al-l'offerta del pagamento della merce ruba-ta. Questo è un punto in cui la responsabi-lità e la professionalità del responsabile della sicurezza fa la differenza sul futuro sia della persona umana sia della persona-cliente. Il taccheggio non è un reato da "donne" o adolescenti, se è vero che queste categorie sono molto presenti, gli uomini, soprat-tutto tra i dipendenti, sono la maggioran-za. In questi ultimi anni si è sviluppato il fenomeno dei nonni-ladri che spesso per necessità economica o per paura di non arrivare alla fine del mese tentano di aiu-tarsi con qualche furto perlopiù di generi alimentari o nelle vicinanze delle feste con piccoli oggetti che vogliono regalare. Un'altra attività incrementata dalla crisi economica è la pesatura falsata di generi alimentari. Soprattutto nei supermercati e con i sistemi self-service di pesatura, alcu-ni clienti, pesano la qualità più economica di un prodotto ma prendono quella più costosa, oppure, pesano una quantità di

prodotto e poi prima di chiudere la busta ne aggiungono altra ed infine, pesano un prodotto indicandone alla bilancia un'al-tro morfologicamente simile. Bisogna sottolineare che non tutta la merce pre-sente nei negozi è preda di finti clienti, anche i dipendenti spesso hanno le mani lunghe, si stima che 1/3 dei furti siano opera di dipendenti infedeli. Alcuni osservatori del fenomeno sono

convinti che con l'aumentare della crisi

economica aumenti anche il taccheggio, in

realtà, nel 2010 rispetto all'anno prece-

dente, i furti nei negozi sono diminuiti:

potrebbe essere un segnale che la crisi sta

finendo, oppure più probabilmente, non

c'è nessuna correlazione. Nonostante

diventino più povere, le persone oneste

non rubano.

Il servizio offerto dal Comune di Roma, finalizzato a facilitare l’orientamento dei cittadini e turisti interessati alla vasta programmazione culturale della città di Roma. Diretto a chi vuole trascorrere una serata al cinema, o sapere cosa c’è in programma al teatro oppure conoscere quali sono gli spettacoli dedicati ai bambini. Per sapere e vivere in pieno cosa offre la capitale d’Italia in poco tempo. Utile e preziosa bussola anche per i turisti.

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Eccellenza quanto sarà importante per l’umanità la data 1 maggio 2011? Sarà molto importante perché si tratta di riconoscere pubblicamente nella fede del-la chiesa oltre che nel senso comune dei fedeli la statura di uomo secondo il vange-lo di Giovanni Paolo II. Beato significa che la vita di Giovanni Paolo II è esemplare e chi la segue arriva a Dio. Significa che ha accolto il vangelo fino in fondo e ha fatto della sua vita un atto di lode a Dio in ma-niera esemplare. La beatificazione di Papa Wojtyla che avverrà ad appena sei anni dalla Sua morte è stata resa possibile da un “percorso abbreviato” fortemen-te voluto da S.S. Benedetto XVI, ri-ducendo l'attesa dei cinque anni per avviare il processo. Eccellenza ritie-ne opportuno che a fronte di com-pravate situazioni, anche in osse-quio alla modernità di cui si parla, la Chiesa stessa intervenga per snel-lire procedure spesso troppo lun-ghe?

Qui non si è trattato si snellire le procedura, ma di non aspettare 5 anni per avviare la causa, che è un processo con tanto di testi-moni, di giudici, di ricerche e di approfondimenti. Il processo non ha avuto sconti, è stato fatto secondo le rigorose leggi della congregazione per le cause dei santi, è stato severo nel definire il miracolo, cioè nel constatare attraverso la scienza la non spie-gazione della guarigione della suora. E’ stato molto attento a tutta la produzione parlata e scritta da Giovanni Paolo II, a tutti i fatti della sua vita. Si sono ascoltati tutti i testimoni neces-sari. L’unico sveltimento è stato quello di iniziare prima dei 5 anni come dicevate, e anche di mettere il suo caso davanti a tanti altri che aspettano, ma niente di affrettato nella ricerca della verità della sua santità.

Eccellenza Lei ha avuto l’onore di conoscere Papa Wojtyla. Che cosa l’ha più colpita, l’Autorità di Sommo Pontefice oppure il carisma che egli possedeva? Mi ha colpito molto la sua preghiera e la sua decisione nel seguire Gesù Cristo. Da qui derivava il carisma che possedeva di parlare con convinzione a tutti della bontà e misericordia di Dio, della santità della vita, della giustizia tra i popoli, della fede in Dio. Mi ha colpito la sua coerenza, la sua decisione di opporsi al male qualun-que esso fosse, la sua convinzione della

dignità dell’uomo. Inoltre, siccome l’ho seguito in molte giornate mondiali della gioventù, mi ha colpito la sua grande ca-pacità di interpretare il mondo giovanile, di non fare assolutamente mai sconti, ma di orientarli a mete alte di vita e di fede. Tutto il mondo assisterà a questo evento, al punto che la Diocesi ro-mana ha aperto una pagina web ap-positamente in 6 lingue: www.karol-wojtyla.org. Eccellenza la rete, internet, secondo Lei, contribuisce a divulgare la Preghiera e la fratellan-za cristiana nel mondo?

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VATICANO Informazione

1 MAGGIO 2011: UNA DATA STORICA PER LA CHIESA E L’UMANITÀ. IL VESCOVO MONS. DOMENICO SIGALINI RICORDA PAPA WOJTYLA IN OCCASIONE DELLA SUA BEATIFICAZIONE

di di Daniele AlessandroDaniele Alessandro

Relazioni Esterne AtlasorbisRelazioni Esterne Atlasorbis

Mons. Domenico Sigalini

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VATICANO

Atlasorbis Atlasorbis 3737

Certamente la rete internet globalizza anche la preghiera e l’annuncio del van-gelo. E’ uno strumento potente di comu-nicazione e di confronto; papa Giovanni era ben consapevole di questo e ha sem-pre appoggiato e orientato la chiesa a farne uso e ad abitarlo con la Parola del Signore. Lui stesso se ne è servito e ha iniziato e posto le basi per la grande pagi-na web www.vatican.va dove si può trova-re una miniera di documenti interessan-tissimi, in pratica tutta la produzione di omelie, discorsi, annunci di fede che han-no come autori i sommi pontefici e le congregazioni che li aiutano nel servizio petrino. Eccellenza, Lei oltre ad essere il Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Palestrina, è anche l’Assistente Generale dell’Azione Cattolica. Pa-pa Wojtyla nel suo pontificato ha di- mostrato una gran-de attenzione verso i

giovani. Lei da protagonista ed or-ganizzatore di molti di questi in-contri, ci indichi alcuni segni pecu-liari lasciati in eredità da Papa Wo-jtyla, per le generazioni future? L’attenzione di papa Giovanni ai fedeli laici è stata sempre una costante. Anche con le aggregazioni laicali aveva un fee-ling, oltre che un magistero, costante e mirato. Stava volentieri con il mondo laicale come con la forza di corresponsa-bilità più decisiva per la missione della chiesa e per l’annuncio della Parola di Dio in ogni angolo della terra. I famosi bagni di folla erano il segno dell’apprezzamento del papa per ogni fedele che si sentiva chiamato a mettersi a disposizione del vangelo. Questo atteggiamento l’aveva in modo particolare per i giovani. In ogni visita che faceva a diocesi o nazioni collo-cava nel programma un incontro con i giovani e così ha costruito la “generazione Woityla”, quella generazione che in lui ha

trovato la strada per arrivare a Dio, per servire la giustizia e la pace, per dare a-pertura di infinito ai propri sogni. La sua eredità è vastissima, e i giovani che lo hanno seguito sanno di essere persone chiamate a cose grandi, di essere un pal-pito del cuore di Dio, di essere sentinelle del mattino di un mondo migliore, di

sentirsi chiamati alla santità, di essere persone che portano il fuoco dell’a-more di Dio nel mondo.

1 maggio 20111 maggio 2011 La BeatificazioneLa Beatificazione

di Giovanni Paolo IIdi Giovanni Paolo II “aprite le porte a Cristo”

Karol Wojtyla

Si ringrazia il dr. Antonio Montuoro per la collaborazione alla riuscita dell’intervista

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REGIONI

LA CALABRIA VOTA CONTRO LA ‘NDRANGHETA! INCONTRO CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA, FRANCESCO TALARICO

Informazione

“Q ui la ndrangheta non entra!''. Questa è la dicitura impressa sulla

targa che il presidente del Consiglio Re-gionale della Calabria, Francesco Talarico, ha voluto realizzare per regalarla a tutti i comuni calabresi ed a tutti gli Enti che ne facciano richiesta. Durante la seduta del Consiglio regionale del 22 Febbraio scor-so, infatti, è stato fatto approvare, all'una-nimità, un ordine del giorno contenente diversi provvedimenti legislativi per la lotta alla ‘ndrangheta. Un taglio netto con il passato che questa nuova legislatura ha voluto fortemente, superando ogni barrie-ra ideologica nel segno della legalità e della trasparenza. Francesco Talarico, 44 anni, nato a Nica-stro, ora Lamezia Terme, sposato, ha due figli, Silvia e Matteo. Laureato in Econo-mia e Commercio, esercita la professione di Dottore Commercialista. Appassionato di calcio e di letteratura e cinema, dopo un recente passato alla guida dell’Unione di Centro calabrese, dal 4 maggio 2010 è il nuovo presidente del Consiglio Regionale della Calabria. Dal giorno del suo insediamento la

sua presidenza è stata contraddi-stinta da un approccio forse nuovo, un modo diverso per ridurre le di-stanze tra Istituzioni e cittadini. Co-me intende caratterizzare questa legislatura? Stiamo tenendo dritta la barra della legali-tà e della lotta alla mafia, unendo gli sforzi della politica con quelli dell’associazioni-smo impegnato sul territorio. Andremo avanti con forza e vigore sul terreno del cambiamento e della legalità. Il prossimo turno elettorale in Calabria è importantis-simo, perciò proprio il 21 marzo, giornata dedicata alla legalità, abbiamo sottoposto ai partiti il codice etico di autoregolamen-tazione approvato dal Consiglio regionale che con grande soddisfazione di tutti noi è stato sottoscritto. Chiediamo alle imprese ed al singolo cittadino impegno e attacca-mento alle istituzioni, allo stesso modo abbiamo voluto rapportarci con i partiti per la formazione delle liste. Tutti abbia-mo il medesimo interesse di promuovere una classe dirigente onesta e trasparente, poiché sappiamo quanto importante sia il ruolo degli enti locali, che sono il primo livello di attenzione nei confronti dei citta-dini. Dobbiamo saper dire con forza no a qualche centinaio di voti privilegiando veramente chi è al servizio delle comunità. Il Consiglio Regionale da lei presie-duto ha approvato, all’unanimità, un decalogo contro ogni forma di illegalità. Che segnale può rappre-sentare per questa terra? La seduta cui fa riferimento, quella del 22 febbraio, è stata giustamente definita

“storica”. Sono stati infatti approvati ben dieci provvedimenti legislativi ed ammini-strativi di inequivocabile rottura col pas-sato. Specie per una classe politica spesso poco propensa a legiferare su questi temi, si è trattato di un’autentica svolta. Questo dunque è il messaggio: noi, la politica, la nostra parte abbiamo iniziato a farla per intero. I cittadini hanno il diritto ad avere dei rappresentanti politici che per primi si espongono nel contrasto all’illegalità e non è un caso se le intimidazioni stanno fioccando. Pensi alle minacce rivolte al presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta Magarò, e per ultimo ai con-siglieri regionali Nucera e Gallo, ma senza dimenticare tutti gli altri, ad iniziare dal presidente Scopelliti per finire al sotto-scritto. L’importante lavoro svolto dalla Commissione anti-‘ndrangheta, che certamente non potrà risolvere le drammatiche piaghe di questa Re-gione, come il condizionamento

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di di Ferdinando SpagnoloFerdinando Spagnolo

Il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria Francesco Talarico

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Il Governatore della Regione Calabria Scopellliti e il Presidente Talarico

mafioso della nostra società, anche per le limitate specifiche competen-ze regionali, potrebbe comunque rappresentare una svolta evidente-mente epocale. Ognuno deve fare la propria parte. Questo è il messaggio che cerco di far passare fin da quando mi sono insediato. A partire dal Consiglio regionale che ho l’onore di presiedere. Poi i risultati verranno, non ne dubito. I provvedimenti sono diversi, alcuni di particolare interesse. Vanno dal sostegno economico agli imprenditori vessati che denunciano all’istituzione del-l’Agenzia regionale per i beni confiscati alla mafia, dall’istituzione di un conto corrente unico per le imprese che lavora-no con la Regione, proprio per rendere trasparente ogni percorso finanziario, al codice di autoregolamentazione per la politica affinché i partiti, responsabilmen-te, eliminino le mele marce e presentino liste di candidati integri sotto ogni punto di vista.

In una stagione di riforme e di cam-biamenti importanti in tutti i settori di questa Regione, dopo le numero-se infiltrazioni mafiose accertate in vari enti ed i diversi consiglieri, an-che regionali, indagati o arrestati, in questa o nelle passate legislature, crede veramente che questi provve-dimenti possano segnare una linea di demarcazione contro il malaffare ed il malcostume?

Dobbiamo credere di potercela fare. Per-ché la sfida alla mafia non è facoltativa. La democrazia e la criminalità sono incom-patibili. Lo stesso sottosviluppo economi-co della nostra terra è frutto anche della presenza invasiva della mafia, che utilizza il bacino enorme della disoccupazione per pescare più facilmente adepti e manova-lanza. La presenza alla guida della Regio-ne di una classe politica giovane, che della lotta all’illegalità sta facendo la propria bandiera è una garanzia per il futuro. La magistratura e le forze dell’ordine stanno facendo egregiamente il loro lavoro ed assestando colpi decisivi alle ‘ndrine stori-che, se anche la società civile e le sue i-stanze economiche e culturali sapranno

reagire ed affiancarsi a questa stagione che abbiamo avviato, sono certo che la Calabria potrà affrancarsi dalla ‘malapianta’ . Questa battaglia per la lega-lità e per lo sviluppo, la Regione Calabria oggi intende ingaggiarla, ma la parte mi-gliore della società civile deve essere pro-tagonista assieme a noi e lo Stato non deve lasciarci soli.

REGIONI

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IN CONVENZIONE ARGOS-FORZE DI POLIZIA

Il Presidente Talarico consegna il puntatore oculare ad u n giovane malato di Sla

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I l fatto truce, la vicenda che tiene l'ani-mo in sospeso sottoponendo i perso-

naggi a disavventure varie ad opera di un cattivo, fino al lieto fine che allenta la ten-sione e in cui il cattivo trova la sua giusta punizione, sono alla base dell'antica favo-listica; qui l'orco è la figura simbolica, adeguato sostituto del moderno serial killer. L'omicidio quale caso criminale compare dapprima nella tragedia greca ove trova ampio spazio come omicidio familiare. Il delitto misterioso, vero o im-maginario, preso in considerazione come

elemento letterario, fa invece il suo in-gresso nella letteratura molto più tardi; il primo grande esempio è contenuto nel-l'Amleto la cui trama ruota attorno alla scoperta e punizione degli autori di un omicidio, che sarebbe rimasto perfetto senza l'intervento soprannaturale del fan-tasma della vittima. Ne Settecento i casi criminali delle corti di giustizia escono dagli atti processuali per diventare un genere letterario a sé che avrà enorme fortuna di pubblico e che, nella seconda metà dell'ottocento, sfocerà nel romanzo gotico prima (Matthews G. Lewis, Il Monaco, 1796) e poi nel romanzo poliziesco (Allan Poe nel 1841, Emile Ga-boriau, Il caso Lerouge del 1866 e Wilkie Collins, La pietra della luna del 1868). Già nel 1734 François Gayot de Pitaval, avvo-cato di Lione, pubblica il primo dei 22 volumi delle sue Cause celebri e interes-santi, contenenti l'esposizione dettagliata di famosi processi svoltisi avanti alle Corti del Regno di Francia. Se è naturale che i criminologi studino i delitti, non è invece facile comprendere l’attenzione morbosa dell’uomo della strada per queste vicende.

L'aggressività verso i propri simili è una tipica caratteristica umana che sta alla base stessa della evoluzione dell'uomo, da normale primate ad homo sapiens (Anthony Storr, Human Aggression, 196-8). La scimmia, nelle savane dell'Africa, ha iniziato la sua diversificazione nel mo-mento in cui ha compreso che pietre e bastoni potevano servire come armi ed è divenuta una scimmia cacciatrice e guer-riera; e non deve essere passato molto tempo perché accadesse un fatto del tutto anomalo in ogni altro gruppo sociale ani-male: che una delle tante baruffe rituali per il comando del gruppo o la divisione del cibo finisse con la testa spaccata di uno dei due contendenti, invece che con la fuga del più debole. E l'arma era la causa di questo cambiamento perché, aumen-tando la distanza tra l'armato e la sua vit-tima, non faceva scattare quei meccanismi istintivi che impediscono ad ogni animale di affondare le zanne nella gola del suo simile (Robert Ardrey, The hunting Hypo-thesis, 1976). Forse questa è una chiave di lettura. Nor-malmente l'uomo ha dentro di sé dei po-tenti meccanismi che gli impediscono di uccidere (accade spesso che chi provoca la morte di altri, anche senza colpa, cada in un grave stato di shock nervoso), eppure anche l'uomo normale, quando scruta entro di sé, sente che altri suoi istinti lo spingono ad immaginare sanguinarie ven-dette contro i suoi nemici, sente che essi possono riemergere in qualunque mo-mento, che il limite tra onestà è crimine è apparentemente sottilissimo. Egli vorrebbe comprendere ove si pone questo limite e pensa forse di trovarlo studiando chi lo ha superato; spera, stu-diando, di scoprire che l'omicidio è una anormalità e che quindi egli può fare affi-damento su quella normalità illusoria su cui si fonda la società (Colin Wilson, Lo

GIUSTIZIA

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Dr. Dr. Edoardo MoriEdoardo Mori

PERCHÉ IL DELITTO DIVENTA SPETTACOLO?

Informazione

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studio del delitto, in Enciclopedia del de-litto, 1961) . Ma quando un omicidio diventa interes-sante? Vediamo di individuare una tipologia de-gli omicidi volontari, esclusi ovviamente quelli commessi da persone prive della ragione, che solo per finzione giuridica possono essere definiti come voluti dal soggetto: - omicidi commessi da criminali nell'am-bito di diversa attività criminosa, al fine di raggiungere i propri scopi, economici o politici. Essi dimostrano solo a quali livelli può giungere l'indifferenza per la vita u-mana. - omicidi occasionali, non premeditati, commessi da persone in stato d'ira, nel corso di una lite o di una aggressione; l'autore poi è pentito, ma al momento non ha saputo controllare i suoi istinti. - omicidi premeditati, ma che sono la con-seguenza di una sofferenza psichica pre-gressa (uccisione di un familiare dopo lunghe tensioni, uccisione di una persona di cui si ritiene doversi vendicare, uccisio-ne per gelosia, ecc.); sono ricollegabili a disturbi caratteriali e mentali perché è anomalo il scegliere una soluzione così finale. L'autore in genere non è pentito, non tenta di nascondere il suo gesto, ma ritiene di aver commesso un atto inevita-bile e giustificato.

- omicidi premeditati commessi da perso-ne insospettabili per interesse; talvolta si intrecciano con la categoria precedente (omicidi passionali). - omicidi commessi da psicopatici (soggetti tarati, ma lucidi); se non vengo-no subito catturati, è probabile che agisca-no nuovamente (sono i tipici serial killer che, nella stragrande maggioranza dei casi vengono presi dopo il primo omicidio, ma la cui pericolosità potenziale rimane intat-ta). In questa categoria rientra la maggior parte degli omicidi sessuali. Sono talvolta omicidi con moventi così anomali, da ap-parire all'osservatore come omicidi privi di movente. Se ora ripensiamo alle cronache giornali-stiche dell'ultimo secolo vediamo che l'in-teresse del pubblico per un certo caso, piuttosto che per un altro, dipende da vari fattori, variamente e casualmente combi-nati: un caso che faccia nascere interesse umano per i sospettati, un caso che con-senta al pubblico di appassionarsi per le vicende delle parti come ad una telenove-la, un caso che appassioni per la vicenda processuale che fa apparire controversa la responsabilità dell'imputato. Tutti casi in cui il morto finisce in genere per avere il ruolo minore e per essere dimenticato, mentre tutto l'interesse ruota attorno alle emozioni delle parti coinvolte. Il processo penale del resto, più di ogni

altra situazione, si presta alla teatralità, amplificata poi a dismisura dai mezzi di comunicazione. Il delitto, messo in pub-blico nell'aula di udienza, nei resoconti giornalistici e televisivi, diventa perfetta opera letteraria in divenire. Del dramma possiede tutti i requisiti: l'aderenza al ca-none dell'unicità di tempo e di luogo, tipi-co della tragedia greca, la lotta tra il bene e il male (accusa e difesa), la tensione cre-scente fino alla soluzione finale, i colpi di scena, la possibilità di parteggiare per l'uno o per l'altro, il coinvolgimento di alti principi. Il pericolo è ovviamente che venga elevato a dramma ciò che invece è del tutto banale e l'impressione è proprio che la maggior parte dei processi di Corte di Assise, che potrebbero essere risolti a tavolino, siano soltanto un desiderato palcoscenico per pubblici ministeri ed avvocati.

GIUSTIZIA

Il Progetto

Il progetto "Uno di Noi alla Dakar" vuole trasmettere un concreto segnale di speranza e forza a tutti coloro che sono portatori di handicap. Questo è lo scopo per cui Gianluca Tassi, diversamente abile dal 2003, vuole portare a termine la massacrante "Dakar" che si svolgerà tra Argentina e Cile nel mese di gennaio 2012. Con la sola forza delle braccia, ma validamente supportato dalle moderne tecnologie messe a disposizione, potrà affrontare questa difficile impresa, trasformando l'ostacolo in possibilità e difendendo con le unghie e con i denti un chiaro messaggio per tutti i diversamente abili che possono riconoscersi in lui, per riscoprire il mondo, riposizionare i propri limiti e soprattutto le proprie possibilità. Ma per rendere possibile il progetto è necessario il sostegno di tutti coloro che credono in questo Sogno, perché solo se l'iniziativa raggiungerà l'obiettivo di coprire i costi previsti, Gianluca Tassi e il suo navigatore potranno partecipare al raid più estremo del mondo, dando forza e speranza a tutte le carrozzelle che idealmente li seguiranno nella loro avventura.

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ORDINE PUBBLICO

L a maggior parte delle volte sono af-fiancati all´immagine del degrado di

Roma e alla delinquenza urbana. Dai cam-pi rom partono gli scippatori, i ladri delle auto, coloro che entrano di notte nelle case. Per altri, sono l´emblema del male della società occidentale, che boccia chi resta dietro e non dà alcuna speranza di elevarsi a chi comincia da zero. Le scritte "Rom -4" e "Rom Raus" equivalente a "rom fuori", insieme a svastiche, sono apparse su un muro di via della Pisana, sulle colonne di una scalinata che porta a Via del Fontanile Arenato. Raffaele Sca-mardì, capogruppo Pd del XVI Municipio, ricorda con rabbia che non è stato il primo avvenimento di questo genere. Già lo scorso anno nei pressi delle poste di via di Bravetta, un scritta analoga antisemi-ta aveva come obiettivo Anna Frank. Fa-bio Bellini, presidente del XVI Municipio, ha domandato il pronto intervento del-l'Ufficio decoro urbano del Comune. Di nuovo Scamardi ha sottolineato la vergo-gna da cancellare immediatamente, se non fosse intervenuto subito il decoro urbano l´avrebbero fatto, come la volta scorsa, il XVI municipio e i cittadini del quartiere autonomamente. Erdei Mircea, padre dei quattro bambini

morti nell'incendio del piccolo campo abusivo a Roma, ha definito le scritte raz-ziste apparse nel XVI municipio che si riferivano proprio ai quattro figli morti. Attualmente la comunità rom consiste di oltre 3mila persone che vengono ospitati in sette villaggi attrezzati; 1.600 si trovano nei campi cosiddetti tollerati; 2 mila per-sone circa si trovano in insediamenti abu-sivi. I rom spesso vengono chiamati in Italia nomadi, ma la gran parte tende a radicarsi in un territorio, come effetto del venire meno, nell'economia contempora-nea, del cosiddetto "prestigio sociale" del-le attività professionali quali giostrai, ven-ditori di cavalli, arrotini, circensi, connes-se alla secolare storia nomadica. Questo fa capire il nesso inscindibile con la discri-minazione che subiscono i rom. La Com-missione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza, ECRI, nei suoi "rapporti sull'Italia", ha spesso invitato a lasciare, nelle "politiche sui rom e i sinti", il "falso presupposto che i membri di tali gruppi siano nomadi", da cui ne deriva "una po-litica di segregazione dal resto della so-cietà", con la creazione di "campi noma-di", concepiti secondo il principio di una presenza temporanea dei rom, spesso senza accesso ai servizi più basilari, favo-rendo la mancanza di responsabilità delle amministrazioni locali dal dover fornire i servizi scolastici e sociali finalizzati all'in-tegrazione. Nel libro "Immigrazione e sicurezza in Italia" l'antropologo Glauco Sanga ed il sociologo Marzio Barbagli che citano a sostegno delle loro tesi anche altri antropologi quali: Leonardo Piasere, Dick Zatta e Francesco Remotti, nelle comuni-tà Rom, come anche fra altri gruppi di zingari, rubare ai Gage, i non zingari, è non solo consentito ma considerato posi-tivamente, mentre è vietato e criticato all'interno della stessa comunità. Sempre

secondo Barbagli e Sanga il furto contro un rom o la denuncia di un altro rom alle autorità sono considerate colpe molto gravi; ai bambini viene insegnato fin da molto piccoli a chi si può e a chi non si può rubare, a chi è bene e a chi è male parlare dei furti commessi. Nel libro "Comunità girovaghe, comunità zingare", Leonardo Piasere, analizzando l'organiz-zazione produttiva di un piccolo gruppo di rom Khorakhanè, accampati presso Vero-na e dintorni, afferma che i Khorakhanè provenienti dalla ex Jugoslavia non giun-gono in Europa occidentale per vendere forza lavoro manuale o intellettuale, né per investire un capitale produttivo, com-merciale o finanziario ma al contrario con l'intenzione di vivere attraverso la mendi-cità e/o il furto. Secondo Leonardo Piase-re l'analogia tra gli zingari e le antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori è invece da abbandonare. Pur riconoscendo il massimo rispetto a questi studiosi ci si consenta di pensarla come l´uomo della strada che è stanco di subire le angherie dei rom; se siamo dello stesso avviso che il degrado delle comunità rom siano una macchia per una società civile, non siamo disposti a lasciare il passo alla commozio-ne e continuare a subire una delinquenza sempre più diffusa. Cordoglio e rispetto per i bambini morti ma rigidità e fermezza contro i soprusi delinquenziali dei rom.

ROM: SOSTENERE L’INTEGRAZIONE PER CHI RISPETTA LA LEGGE. LE LINEE GUIDA DELL’EUROPA SUI CAMPI NOMADI

di di Guglielmo FrascaGuglielmo Frasca

Coordinatore di redazione AtlasorbisCoordinatore di redazione Atlasorbis

Informazione

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I CASI CHE SCOTTANO Informazione

“LA CASSAZIONE E L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO”

Atlasorbis Atlasorbis 4343

L a Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che i chirurghi che affronta-

no operazioni che non hanno una speran-za di riuscita agiscono “in dispregio al codice deontologico che fa divieto di trat-tamenti informati a forme di inutile acca-nimento terapeutico”. Il principio è stato sancito dalla IV Sezione Penale (sentenza n. 13746) nell'affrontare il caso relativo ad un intervento chirurgico avvenuto su una madre di due bambine, alla quale aveva-no dato non più di sei mesi di vita perché affetta da neoplasia pancreatica con diffu-sione generalizzata. La signora, disposta a tutto pur di ottenere un sia pur breve pro-lungamento della vita, aveva dato il suo consenso informato ai medici per tentare un intervento disperato. Nel caso in que-stione, la Cassazione , riferisce nella sen-tenza, che ''attese le condizioni indiscusse e indiscutibili della paziente, non era pos-

sibile fondatamente atten-dersi dall'intervento (pur eseguito in presenza del consenso informato della signora) un beneficio per la salute e/o un miglioramen-to della qualità della vita''. I medici, pertanto, non a-vrebbero dovuto interveni-re chirurgicamente. La sentenza ha già suscitato numerose polemiche: il cardinale Fiorenzo Angeli-ni, ex ministro vaticano della Sanità, ad esempio ha bocciato interamente la decisione dei giudici. “La speranza c’è finché esiste una sola possibi-lità di salvare un paziente. Non è ammissi-bile - spiega il cardinale - negare a un ma-lato un intervento chirurgico in ragione della gravità delle sue condizioni. La vita termina quando termina naturalmente. E il medico deve fare sempre di tutto per salvare il paziente". Diverso è il parere del dott. Donato Antonellis, vice presidente dell’Ordine dei medici di Roma dei medi-ci, secondo il quale "la sentenza ripropone un tema dibattuto e combattuto soprattut-to dai chirurghi: le valutazioni sul tratta-mento di un paziente sono molte e tutte caso per caso. E' vero che c’è la deontolo-gia professionale che dovrebbe fermare il medico di fonte all’impossibilità di curare il paziente come nel caso di un malato terminale di tumore. Quando il cancro è diffuso a che serve operare? Sarebbe me-glio spendere tutte le energie per far vive-re meglio il paziente”. Dello stesso parere l'ex ministro della Salute Girolamo Sir-chia, secondo il quale il medico deve “ricorrere alle cure palliative” e non certo a un intervento chirurgico quando la ma-lattia è in stadio così avanzato da “non consentire alcun miglioramento attraver-

so un intervento”. "Negare un intervento - sottolinea Sirchia - non è eutanasia. A mio sommesso giudizio, credo che si possa parlare di “accanimento terapeutico” solo ed esclusivamente nei casi in cui non vi sia il consenso informato da parte del pazien-te. In casi come questo, invece, nel quale la paziente ha espresso liberamente e scientemente il proprio consenso di sotto-porsi all’intervento, non può ritenersi “illegittima” la condotta dei medici. Peral-tro, è vero che si è trattato di un tentativo “estremo” di operare la paziente, malata terminale, ma ciò non significa che da un punto di vista scientifico non vi fosse al-meno una possibilità di buona riuscita dell’intervento; e i giudici non sono stati in grado di escludere con certenzza tale circostanza. Credo proprio che sul tema, assai delicato, la Cassazione dovrà tornare a pronunciar-si molto presto, anche al fine di fare la dovuta chiarezza. I medici, oltre che con la deontologia professionale, devono fare i conti soprattutto con la realtà, pertanto devono essere messi nelle condizioni di esercitare la loro professione nella giusta serenità.

Daniele BoccioliniDaniele Bocciolini

Avvovato e Opinionista Rai TvAvvovato e Opinionista Rai Tv [email protected]@hotmail.it

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4444 Atlasorbis Atlasorbis

DONNE IN CARRIERA

Dott.ssa Paola FORMILLI ci può dire cosa l’ha spinta ad entrare in Polizia? Quello che nei primi anni 80, sembrò a noi giovani medici di quella generazione, una opportunità di lavoro, divenne poi un impegno consapevole, volto alla tutela della salute degli operatori di polizia. Io ed i miei colleghi ci rendevamo sempre più conto di quanto fosse importante la nostra presenza attiva, accanto a chi, do-vendo tutelare la sicurezza dei cittadini, aveva bisogno di operare nelle migliori condizioni fisiche e psichiche, riducendo al minimo i rischi lavorativi.

Qual è per Lei il ruolo della donna in riferimento al trinomio casa, fa-miglia e lavoro? E’ una posizione, che, non è assolutamen-te facile. Dividere il proprio tempo tra gli impegni lavorativi, istituzionali ed affetti-vi è molto oneroso. Credo che noi donne se vogliamo ( e pos-siamo farlo) sottolineare la nostra presen-za nel mondo del lavoro, con la nostra capacità intellettuale supportata con crea-tività tutta femminile, dobbiamo chiedere a viva voce l’impegno delle istituzioni, perché ci aiutino a non avvertire tra il lavoro e la casa il senso di una dolorosa spaccatura, ma la possibilità di esprimerci totalmente e con minore affanno, come donne e come lavoratrici. Dott.ssa, l’ 8 marzo si festeggia la festa della donna; come vede questo evento in riferimento a ad una so-cietà apparentemente basata sulle

pari opportunità?

Sottolineerei l’avverbio pronunciato “apparentemente”, perché in effetti siamo lontani dal possedere le medesime oppor-tunità. Basti pensare che molte di noi arri-vano ai vertici avendo però rinunciato ad essere madri. I primi movimenti femministi nel nostro paese, tendevano provocatoriamente, in nome della parità, a voler annullare le differenze tra i sessi. Credo che, oggi, ab-biamo invece bisogno di sottolineare que-sta differenza, avendo però capito che per sentire la nostra voce, non occorre imitare i modelli maschili, ma risaltare quella femminilità in virtù della quale, l’ecletti-

smo, la creatività, l’intuizione, siano armi preziose al servizio del paese. Festa della donna, dunque, proprio per-ché felicemente e, mi consenta, fortunata-mente diversa dall’uomo.

COME CONIUGARE LAVORO E FAMIGLIA: CE LO SPIEGA LA DOTT.SSA PAOLA FORMILLI DIRETTORE DEL CENTRO CLINICO DELLA P.S.

Informazione

di di Nicola ZichellaNicola Zichella Relazioni internazionali AtlasorbisRelazioni internazionali Atlasorbis

La dott.ssa Paola Formilli - Direttore del Centro Clinico della Polizia di Stato

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È palpabile, in questa tiepida serata di ottobre, nell'Hilton Hotel di Washin-

gton, una atmosfera ricca di emozioni, palpitante, in un misto di sentimenti, che sancisce l'annuale celebrazione della grande associazione degli italo-americani, la NIAF. Vanno a suggellare il recupero del vincolo con le proprie radici, in un concreto abbraccio tra chi, da discendente di emigranti, ha fatto fortuna portando il nostro genio in un Paese che sa valorizza-re e chi ha avuto la capacità di farsi largo restando in Patria. Nel clima di festosa allegria, allietato da musica napoletana (con qualche incursio-ne nel repertorio di Sinatra) e da piatti nostrani squisitamente preparati, la scin-tillante ed elegante kermesse viene con-dotta dal palco VIP da una gentile presen-tatrice. Lei, nell' inaugurare il galà finale della manifestazione, invita a ritirare il premio per la diffusione della cultura ita-liana il presidente della RAI Paolo Galim-berti. Questi fa un breve cenno al servizio che la TV di Stato rende per garantire la conoscenza del lavoro italiano all'estero, sottolineando che la RAI rappresenta un cordone ombelicale fondamentale per la diffusione della nostra civiltà. Il presidente USA Barack Obama si scusa per l'impossibilità di essere presente ma

invia sugli schermi un messaggio beneau-gurate dalla vicina Casa Bianca. È poi la volta dell'attore Danni De Vito, che molto simpaticamente presenta l'ami-co produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis; questi riconosce la qualità del cinema USA e lo addita come una meta. Ricevono quindi la targa-ricordo Tom Izzo, allenatore vincente della famosa squadra di pallacanestro della Michigan University, Thomas Scalea, illustre medi-co traumatologo, che interviene appassio-natamente sugli aspetti più umani della sua professione, e l'Amministratore Dele-gato dell'ENEL Fulvio Conti, il quale si sofferma sul lavoro svolto dalla sua azien-da qui, lontano dagli stereotipi del passa-to. Altri riconoscimenti vengono elargiti ad industriali come Joe Uva e Christopher Nassetta (che come presidente della Hil-ton Worldwide è praticamente il padrone di casa). Magistrati, diplomatici e natural-mente i maggiorenti dalla NIAF fa si dan-no il cambio sul palco per convenevoli e

saluti, mentre il cantante Robert Davi, che tributa un omaggio Frank Sinatra, si alter-na ad alcuni documentari proiettati sui numerosi schermi dell'enorme salone dell'International Ballroom. Chiude in musica la manifestazione, sul solco lasciato ben 35 anni fa, una kermes-se che ha visto sfilare nel passato perso-naggi sempre all'altezza della situazione, un elenco lunghissimo con Pavarotti, Lo-ren, De Niro, Scorsese, Bocelli, Pacino, Versace, Di Caprio, Sinatra, Stallone, Tra-volta, Lollobrigida e tanti altri.

NIAF: AL 35° ANNIVERSARIO PRESENTE ANCHE ATLASORBIS

Dr. Dr. Terenzio D’AlenaTerenzio D’Alena

Già Medico Capo della Polizia di StatoGià Medico Capo della Polizia di Stato Direttore Scientifico ARGOSDirettore Scientifico ARGOS

RICORRENZE Informazione

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4646 Atlasorbis Atlasorbis

C on l'arrivo della buona stagione au-menta l'uso dell'automobile e natu-

ralmente le maggiori percorrenze com-portano anche rischi più elevati.E' quindi opportuno che gli automobilisti osservino con il massimo scrupolo le regole del co-dice della strada e verifichino accurata-mente le condizioni di efficienza delle loro vetture. Airp (Associazione italiana rico-struttori di pneumatici) e Federpneus (Federazione Nazionale rivenditori spe-cializzati di pneumatici) ritengono quindi opportuno fornire alcuni utili suggeri-menti agli automobilisti. Le regole da seguire sono poche e semplici: controllare frequentemente la pressione e verificare lo stato d'uso generale delle gomme. A queste due regole si può aggiungere un consiglio: farsi assistere da un gommista. Controllare a freddo la pressione, il gom-mista misura la profondità del battistrata. Se è inferiore a ¾ millimetri occorre prendere in condiderazionr la possibilità di sostituire il pneumatico, se poi dovesse sfiorare 1,6 millimetri la sostituzione è obbligatoria, in quanto imposta dal codice della strada. Il gommista esamina le con-

dizioni generali della gomma, per accerta-re la presenza di anomalie che possono seriamente compromettere l'affidabilità del pneumatico. Superati positivamente questi esami, l'automobilista può affron-tare con tranquillità la strada. Se però l'ispezione fornisse esito negativo e quindi sorgesse la necessità di sostituire una o più coperture,Airp e Federpneus racco-mandano di attenersi scupolosamente, per quanto riguarda misure, indici di cari-co e codici di velocità, alle prescrizioni della casa costruttrice della vettura desu-mibile sia dalla carta di circolazione che dal libretto uso e manutenzione. Per chi nella sostituzione optasse per il risparmio e la salvaguardia dell'ambiente e quindi si orientasse verso i ricostruiti, Airp e Feder-pneus raccomandano di verificare che questi pneumatici riportino stampigliate sulla fiancata le indicazioni previste dalla norma Uni 9950 aei consumatori e della sicurezza. In particolare sarà opportuno controllare che siano riportati i dati tecni-

ci del pneumatico, il nome ed il marchio del ricostruttore, nonché mese ed anno di ricostruzione. Un ultimo avvertimento per gli amanti del fai da te. Poiché i pneu-matici sono componenti di estrema im-portanza per la sicurezza, l legge 122/92 prescrive che gli interventi che li riguar-dano debbano essere eseguiti da gommisti specialisti iscritti nell'apposita sezione del registro delle imprese di autoriparazione. Chi non si attiene a quelle regole va in-contro a contravvenzioni piuttosto pesanti e nei casi più seri, nell'eventualità di un incidente, potrebbe avere brutte sorprese in giudizio e nei rapporti con le compa-gnie di assicurazione. Ma al di là di questi aspetti, quello che è in gioco con i pneu-matici è lasicurezza dell'automobilista, dei trasportati e dei terzi, per cui è essenziale rivolgersi ad un professionista esperto e preparato come il gommista e non certo arrangiarsi da soli o affidarsi ad operatori improvvisati che vendono soltanto un prodotto senza fornire alcun servizio.

SICUREZZA STRADALE

CONSIGLI PER CHI VIAGGIA IN AUTO ATTENZIONE AI PNEUMATICI

Informazione

Dr. Dr. Piero FusagliaPiero Fusaglia

Direttore ResponsabileDirettore Responsabile Il Giornale del LazioIl Giornale del Lazio

Coordinatore ARGOS città di RietiCoordinatore ARGOS città di Rieti

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L a sicurezza dei nostri concittadini e dei milioni di turisti provenienti da

tutto il mondo costituisce, per molti versi, il bene primario che le Istituzioni regiona-li, unitamente agli organi di governo na-zionale. Nonostante i dati statistici ci offrano un profilo senz’altro positivo e confortante dello stato di sicurezza del Lazio, soprat-tutto se paragonato agli indicatori di altre realtà europee, non v’è dubbio che alcuni gravi episodi criminosi, succedutisi negli ultimi mesi, abbiano destato nell’opinione pubblica comprensibili motivi di turba-mento e di inquietudine. Una certa ap-prensione deriva, parallelamente, dall’ac-certata presenza di talune organizzazioni criminali mafiose, particolarmente radi-cate nelle zone del litorale romano e pon-tini, con una loro crescente propensione ad inquinare i più floridi settori di merca-to dell’economia del Lazio. Il monitoraggio continuativo in tutti i comuni del Lazio delle dinamiche della micro e macro criminalità utile per elabo-rare nuove strategie per fronteggiare le nuove e consolidate minacce della delin-quenza, s’impongono, in tal senso, come

uno dei compiti fondamentali dell’Osser-vatorio Tecnico Scientifico per la sicurez-za e la legalità. Costituito ai sensi dell’art.8 della legge regionale n.15 del 2001 presso la Presi-denza della Giunta regionale, quale “organismo di supporto per le attività della Regione in relazione alle funzioni di programmazione e valutazione degli in-terventi regionali per sicurezza” e quale “organismo di concertazione sugli aspetti tecnici delle politiche regionali per la sicu-rezza tra le istituzioni e le parti sociali”, si avvale del contributo di autorevoli esperti altamente selezionati. In particolare, la sua composizione prevede la presenza di tre membri scelti dal Presidente della Giunta regionale tra soggetti di compro-vata competenza professionale e scientifi-ca nel campo sociale, della sicurezza e della prevenzione del crimine, di cui uno con funzioni di presidente; un membro designato dalla Sovrintendenza scolastica regionale per il Lazio; un rappresentante del comando regionale della Guardia di Finanza; un rappresentante della Polizia di Stato; il Prefetto o altro rappresentante dell’ufficio territoriale del Governo del capoluogo della Regione; un rappresen-tante delle associazioni regionali o nazio-nali maggiormente rappresentative che si occupano di legalità; un rappresentante delle associazioni più rappresentative del mondo dell’impresa; un rappresentante delle organizzazioni sindacali più rappre-sentative del settore. Alle riunioni può essere inviato un rappresentante della Direzione investigativa antimafia. L’Osservatorio ha il compito di predispor-re, con cadenza annuale, una mappa del territorio regionale che individui le zone maggiormente esposte a fenomeni di cri-

minalità, anche con riferimento ai singoli comuni e alle singole circoscrizioni comu-nali, ed evidenzi in maniera analitica le diverse fattispecie criminose. Ad esso, è inoltre, attribuito l’onere di elaborare uno studio annuale dei dati e delle tendenze relative alle diverse fattispecie criminose e di monitorare la validità e l’incidenza de-gli interventi finanziati dalla Regione La-zio per la sicurezza urbana e la lotta alla criminalità. L’Osservatorio promuove, da ultimo, la sottoscrizione di protocolli d’in-tesa, tra la Regione ed i8 soggetti pubblici competenti, per favorire la fruizione so-ciale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, in modo da poterne garantire il rapido riutilizzo a beneficio dei comuni e delle cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipen-denti presenti sul territorio e collabora fattivamente con l’Agenzia Regionale per i Beni Confiscati nel Lazio (ABECOL). Ad assumere la presidenza dell’Osservato-rio è stato chiamato dal Presidente della Regione Lazio Renata Polverini e dall’As-sessore alle Politiche per la Sicurezza Giu-seppe Cangemi, Rosario Vitarelli, un tec-nico con un lungo passato di dirigente di Polizia, negli ultimi anni ai vertici della Divisione Anticrimine della Questura di Roma, laddove ha acquisito numerosi riconoscimenti per l’impegno profuso nella lotta alla criminalità organizzata. Sotto la sua guida, l’importante organi-smo regionale potrà adempiere in forma più dinamica alle sue responsabilità isti-tuzionali, a salvaguardia dei cittadini ed al servizio delle Istituzioni.

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SICUREZZA & REGIONI Informazione

On. On. Giuseppe Emanuele CangemiGiuseppe Emanuele Cangemi Assessore Enti Locali e SicurezzaAssessore Enti Locali e Sicurezza

Regione LazioRegione Lazio

L’OSSERVATORIO TECNICO SCIENTIFICO PER LA SICUREZZA E LA LEGALITÀ: AL SERVIZIO DELLA REGIONE LAZIO E DEI CITTADINI

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I L 22 maggio 2011 si è svolto il tour cittadino “Fate largo…che passa 1

di noi” organizzato dall’Associazione Onlus Co.ge.ma.r, coordinamento geni-tori per le malattie rare in collaborazione con l’Associazione Onlus Argos e Radio Bimbo. L’evento, fortemente voluto dal Presidente Cogemar Antonio Manzo, è nato per sensibilizzare le coscienze riguar-do tutte quelle patologie rare che colpisco-no i bambini, ha visto la partecipazione dell'On. Domenico Naccari delegato del sindaco ai rapporti con le Comunità Regionali ed è iniziato con la suggestiva sfilata dei motociclisti del MPM Roma Club, all’insegna del motto “mettiamoci in moto per le malattie rare”! Al toccante raduno, erano presente l'assessore alle politiche sociali del XIII Municipio Lodo-vico Pace, molto vicino alle iniziative del Cogemar, la Presidente Argos Prof Franca Brusa e il Dr. Fabrizio Locurcio direttore di Atlasorbis.

I bikers sono partiti da Roma alle 10 e, attraversando tutta la città, sono giunti ad Ostia alle 12 dove, facendo rombare i mo-tori delle loro moto, hanno liberato nell’a-ria dei palloncini legati alle loro moto, simbolo di tutte le anime di quei bambini che sono volati in cielo. In un clima fatto di partecipazione e com-mozione l’On. Naccari, definendo i moto-ciclisti dei cavalieri postmoderni, ha sotto-lineato quanto sia necessario essere a fianco di tutte quelle famiglie che quoti-dianamente affrontano queste difficoltà e quanto sia ammirevole l’attività della Co.ge.mar., sostenendone le prossime iniziative e le sfide future. “Fate largo…che passa 1 di noi” ha rap-presentato un abbraccio caloroso che ha toccato i cuori di tutti coloro che vi hanno partecipato, facendosi portatore di un messaggio davvero importante: lottare insieme per rendere queste malattie sem-pre più curabili.

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DALLA PARTE DEI CITTADINI Informazione

FATE LARGO...CHE PASSA 1 DI NOI ARGOS - FORZE DI POLIZIA PARTNER DELL’EVENTO L’ON. DOMENICO NACCARI: UNA INZIATIVA ENCOMIABILE

Dr. Dr. Marino D’AmoreMarino D’Amore Ufficio Comunicazione ARGOSUfficio Comunicazione ARGOS

On.le Domenico Naccari

L’On.le Domenico Naccari in P.zza ad Ostia durante intervento - La parata del gruppo MPM Roma Club

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DALLA PARTE DEI CITTADINI Informazione

I l consigliere regionale del Lazio Pino Palmieri (Lista Polverini), ha presen-

tato un’interrogazione urgente a risposta scritta all’assessore regionale alle Politi-che per la Casa, Teodoro Buontempo. “Ritengo si debba fare chiarezza quanto prima in merito ad una questione che sta arrecando disagi a molteplici dipen-denti delle amministrazioni statali, che oggi sono fortemente impegnati nella lotta contro la criminalità organizzata. Grazie ad una convenzione stipulata tra il Comune di Roma e la Boccea Imprese Riunite srl, impresa titolare del pro-gramma di realizzazione di un piano di edilizia agevolata a Roma in località Boccea – Collina delle Muse, veniva san-cito l’impegno a locare detti alloggi ai dipendenti delle Forze dell’Ordine. Inol-tre, veniva prevista la possibilità, da parte dei locatari, di procedere all’acqui-sto dell’immobile. Proprio in quest’otti-ca, dunque, gli inquilini decisero nel 2009 di intavolare le trattative d’acqui-sto con la società costruttrice, che però ha sempre rifiutato ogni tipo di offerta, nonostante il suo ammontare si fosse rivelato di gran lunga superiore al prez-zo massimo di cessione stabilito per legge dalla convenzione. Questa situa-zione di sostanziale paralisi, caratteriz-zata a mio giudizio da evidenti finalità speculative, mi ha indotto a chiedere, tramite interrogazione all’assessore alle Politiche per la Casa Buontempo, che la Regione Lazio possa mettere in atto un deciso intervento mirato a sbloccare le procedure, attraverso un diritto di prela-zione sul riscatto agevolato degli immo-

bili, oppure con un contributo economi-co da riconoscere ai locatari, con lo sco-po di permettere loro di entrare in pos-sesso delle case regolarmente assegnate mediante bando”.

A RISCHIO CASA 54 FAMIGLIE DELLE FORZE DELL’ORDINE. IL VICE PRESIDENTE COMMISSIONE SICUREZZA DELLA REGIONE LAZIO ON.LE PALMIERI PRESENTA INTERROGAZIONE URGENTE

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ore 20.00ore 20.00

On.le Pino Palmieri

19 Giugno 201119 Giugno 2011

“Claudio ricorda… Scravaglieri e

Lanari”

CONCERTO DEL

CANTAUTORE UMBERTO DONATI

DEDICATO AI

CADUTI DELLE FORZE

DELL’ORDINE

IL PRIMO CONCERTO

A P.ZZA DELLA RADIO

INFO SERVICE: [email protected]

di di Enzo PoluzziEnzo Poluzzi

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I n questi giorni con la guerra in Libia si riaccende il problema immigrazione.

Negli ultimi mesi Lampedusa, sta pagan-do un danno troppo grande, per non salire alla ribalta delle informazioni Nazionali e Internazionali. Il problema però è ormai radicato da anni in Italia e viaggia paralle-lamente con il problema di insediamenti abusivi e regolari al limite della decenza e della tolleranza. Negli ultimi mesi a Roma nel campo abusivo di via Appia, altezza Acqua Santa, sono morti addirittura dei bambini, per l’incuria dei genitori nell’a-verli lasciati soli, con un braciere acceso nell’intento di riscaldarsi. Questo però è solo un degli ultimi accadimenti saliti agli onori della cronaca, senza considerare che quotidianamente nei campi nomadi, che sorgono come funghi, nel perimetro della capitale, si bruciano sostanze nocive e persistono situazioni al limite della sicu-rezza e dell’igiene. Nella stessa Lampedu-sa negli sbarchi avvenuti negli ultimi gior-ni non si è potuto non notare che le forze dell’ordine erano munite di mascherina all’accoglienza e molti Tunisini e Libici dalle sommarie visite affettate al porto, sono risultati malati anche di malattie

infettive. Infatti la cosa di cui si parla poco è che queste persone vivono in una situa-zione anche di degrado pregresso o quoti-diano e il contagio con vecchie, ma per noi nuove malattie, diviene più che possibile e preoccupante. In termini di vaccinazioni obbligatorie, lascia il tempo che trova il controllo sommario fatto sui campi o negli sbarchi sempre più frequenti e incontrol-lati e non si capisce bene ancora di chi sia la competenza. Inoltre rimane ancora da capire rispetto all’Europa la posizione Italiana nell’accoglienza stessa e sulla legge dei rimpatri coatti come nel caso Italia-Tunisia. Specialmente su Roma nel caso campo nomadi, ancora appare irri-solto il problema e si gioca ormai da an-ni rimpiattino tra Circoscrizioni, Sindaco e il Prefetto Pecoraro, per capire ancora come istituire un piano nomadi e i tempi soprattutto, sottolineando ancora che nel frattempo, tra una tavola rotonda e un’al-tra, i campi nomadi abusivi nati negli ulti-

mi tre anni su Roma Capitale sono a deci-ne. Basti pensare che si calcola che sul territorio stesso della città, ci siano circa 8000 nomadi compresi i minori. Proprio in tema di minori c’è il quesito più irrisol-to, perché questi a tutto oggi rimangono sui campi, con una vita poco dignitosa, al limite della sopravvivenza e per nulla tute-lati nemmeno dalle autorità competenti, quando invece l’incuria, e la mancanza di sicurezza appare evidente e pericolosa, mentre nelle stesse circostanze per un cittadino Italiano sarebbe scattato da su-bito l’assistente sociale, forse in situazione anche meno gravi e a volte addirittura l’affidamento. Unica ancora di salvataggio al momento appaiono le prossime elezio-ni, che qualcuno spera avvengano nel bre-ve, perché anche in questo caso l’emer-genza nomadi e profughi sarà certamente all’ordine del giorno e di tutta la Politica Italiana, sperando però non rimanga an-cora lucida solo in campagna elettorale.

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ATTUALITA’ Informazione

PRIMAVERA, TEMPO DI MIGRAZIONI

Dr. Dr. Alessio De SilvestroAlessio De Silvestro

Sociologo e Comunicazione ArgosSociologo e Comunicazione Argos Ideatore e Direttore Radio BimboIdeatore e Direttore Radio Bimbo

Il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro

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ATTIVITA’ SOCIALE Informazione

L a Maratona di Roma, giunta alla 17° Edizione, ha visto la partecipazione

anche dell’ Associazione Argos-Forze di Polizia Onlus, sia alla tre giorni al Palazzo dei Congressi dell’Eur per il progetto Charity che alla gara non competitiva la Roma Fun - La stracittadina al percorso di 4 km tra le vie più bella della Roma cen-tro. Una presenza ARGOS garantita anche alla conferenza stampa di presentazione presso il Campidoglio. Importante e prestigiosa presenza per il

gruppo dell’Associazione Argos che ha potuto distribuire brochure illustrative e approfondire il rapporto di collaborazione con le altre associazioni Onlus presenti con finalità comuni e rafforzare gli obietti-vi che costituiscono gli elementi cardine del Dipartimento Spettacoli ed Eventi Sociali dell’Associazione Argos. Un grande evento dal “sapore intensa-mente” sportivo e curato egregiamente dal Presidente Enrico Castrucci e dal Segreta-rio Generale Giulia Giannesi, attenti e sensibili alle esigenze delle onlus allocate al primo piano del Palazzo dei Congressi per divulgare il nobile pensiero dell’essere vicini alla gente meno fortunata. La sezione di Roma dell’Associazione

Argos-Forze di Polizia ha partecipato anche alla corsa con i propri soci portando a casa il risultato e il trofeo più bello e ricco di signifi-cato: essere presenti e concorrere alla mara-tona della solidarietà più suggestiva d’Italia.

ARGOS ASSOCIAZIONE

Segui le nostre attività associative, le sue immagini

e i video degli eventi associazioneargos.blogspot.com

associazioneargos.blogspot.com

17° MARATONA DI ROMA & STRACITTADINA: ASSOCIAZIONE ARGOS IN CORSA PER LA SOLIDARIETÀ

Il gruppo dell’Associazione Argos al Progetto Charity

di di Mirco InfussiMirco Infussi

Direttore Esecutivo Atlasorbis OnlineDirettore Esecutivo Atlasorbis Online

Il Presidente della Maratona di Roma Enrico Castrucci

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C iò che vuole introdurre questo arti-colo è una tematica quanto mai at-

tuale ed implicante. Il famigerato “doppio lavoro” del dipendente pubblico nella società moderna e nella contingenza at-tuale. Troppo spesso ho personalmente visionato articoli pubblicati sovente da giornali a tiratura nazionale nei quali si evidenziava costantemente la dura presa di posizione delle amministrazioni nel sanzionare pesantemente i dipendenti inottemperanti che esercitavano attività extraprofessionali non preventivamente autorizzate senza perlopiù adempiere ai dovuti dettami giuridici inerenti disposi-zioni fiscali e contributive. Purtroppo nel tempo, oltre le dovute e comprensibili prese di posizione ad ossequio del regime sanzionatorio, le amministrazioni non hanno pubblicizzato con la medesima intensità le norme e le modalità relative alla possibilità di regolarizzare certe posi-zioni da parte del dipendente. La norma giuridica, stilata a seguito di molteplici riforme, contenuta nell’art. 53 del decr.

Leg.vo 165/2001, recita: “I dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi retribuiti che non siano stati conferiti o previamente autorizzati dall'amministra-zione di appartenenza. L'autorizzazione per l'esercizio di attività extra vengono rilasciate dai rispettivi organi competenti secondo criteri oggettivi e predeterminati, che tengano conto della specifica profes-sionalità, tali da escludere casi di incom-patibilità, sia di diritto che di fatto, nell'in-teresse del buon andamento della pubbli-ca amministrazione.” Appare chiaro quanto negli anni la società si sia evoluta rispecchiando le contingenze attuali, considerando che il d.p.r. n. 3 del 1957, (statuto degli impiegati civili dello Stato dal quale sono stati estratti tutti i moderni regolamenti interni delle ammi-nistrazioni a statuto civili e a regime mili-tare), vietava, al tempo, qualsiasi tipologia di attività extra. Purtroppo, l’evoluzione normativa attuale, frutto di anni di sentenze e disposizioni dirette del Consiglio di Stato, ha da una parte aperto le branchie con favore alle attività extraprofessionali del pubblico dipendente, ma ha creato dall’altra un vuoto enorme. Considerazione: “le attività extra possono essere esercitate previa autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza”, e fin qui nulla da eccepire. Ma il dipendente si domanda dove siano relegate le modalità di determinazione del tipo: a chi chiedere? Con quali modalità? Quali sono gli elementi oggettivi e prede-terminati quanto mai fumosi ed inespressi che cita la normativa? Quali sono gli ele-menti che contraddistinguono con favore

un’attività extra? Quali elementi primari possono aprire le porte al nulla-osta e quali possono invece spalancare l’abisso del diniego? Cos’è la disciplina delle in-compatibilità di cui si parla tanto? Come delineare la compatibilità di un’attività extra? Esistono delle casistiche comuni alle quali fare riferimento con finalità didattiche per comprendere adeguata-mente la struttura organizzativa del regi-me autorizzatorio? E ancora decine di altri quesiti…. Quesiti ai quali il dipendente non riesce a rispondere, nemmeno rivolgendosi all’uf-ficio di appartenenza od a soggetti profes-sionalmente riconosciuti. Il risultato è più che mai eloquente e lo si legge nelle stati-stiche ufficiali. L’80% delle attività extra-professionali dei pubblici dipendenti non

LE ATTIVITA’ EXTRAPROFESSIONALI

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Informazione

di di Massimiliano AcerraMassimiliano Acerra

PUBBLICI DIPENDENTI. IL SECONDO LAVORO NELLO SCENARIO ATTUALE: CONTRAPPOSIZIONI ED EVOLUZIONI GENERAZIONALI

DOPPIO LAVORODOPPIO LAVORO

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LE ATTIVITA’ EXTRAPROFESSIONALI

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sono autorizzate, ma esercitate “sotto ban-co”. Il dipendente pubblico, in assenza di dettami precisi, di sicurezza, di trasparen-za pura e reale da parte della propria am-ministrazione, inesorabilmente si nascon-de e nasconde la propria attività sotto gli aspetti dell’ordinamento e conseguente-mente sotto gli aspetti prettamente fiscali e contributivi. Ciò che si espone in queste righe non deve essere interpretato come un incitamento all’esercizio sfrenato di attività seconda-rie, ma bensì come uno stimolo ed un elo-gio alla regolarizzazione di certe attività e alla trasparenza pura nel rapporto tra le amministrazioni e il dipendente.. A tal proposito, nel tempo, sono state pro-mulgate molte norme amministrative ine-renti la tematica. E' inevitabile che non può essere divulgata una norma che possa soddisfare pienamente ogni singola am-ministrazione con il relativo status giuri-dico (sarebbero decine). Semplicemente è stato indicato alle varie amministrazioni di allinearsi, diffondere dettami specifici, uniformare quelle attività che per deter-minate specifiche, peculiarità, o connotati, rientrano in casistiche analoghe, con il preciso intento di livellare il più possibile le decisioni prese in casi similari. Questo era e dovrebbe essere l'in-tendimento specifico che ogni am-ministrazione dovrebbe attuare e che era stato preventivamente solle-citato con la circolare n. 6 del 1997 emanata dal Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pub-blica. Troppe amministrazioni non hanno a-dempiuto a tali direttive, lasciano i dipen-denti nella completa oscurità, nel temibile ed oscuro anfratto del dubbio.

Norme attuali contrapposte a leggi dell'or-dinamento dei singoli corpi risalenti a decine di anni fa. E' chiaro che il contesto sociale del 2011 è radicalmente variato. La realtà è chiara e palese: il dipendente, che presagisce con molta intensità questa tematica, nel dubbio di un diniego da par-te della propria amministrazione con tutte le dovute conseguenze, inesorabilmente si nasconde, nasconde la propria attività alla propria amministrazione e la nasconde sotto gli aspetti contributivi e fiscali. Tutto questo: per paura, per l’imbarazzante inettitudine globale che gravita attorno alla tematica. Questa problematica di portata così cospicua, deve essere trattata con una condotta finalmente risoluta, almeno nel senso di offrire ai dipen-denti un orientamento preciso, per-tinente, inequivocabile e di formare non solo i dipendenti, ma anche le amministrazioni e gli operatori ad-detti alla trattazione delle istanze che spesso, vedendosi recapitare le richieste, non presentano un grado di cognizione tale da contrapporre un'adeguata e particolareggiata competenza nella trattazione. Per tali ragioni è necessaria una presa di posizione forte, non solo e sempre nella direzione di sanzionare i dipendenti che svolgono attività extra non autorizzate (fattispecie del tutto lecita e doverosa), ma anche nel senso di renderli edotti della possibilità di emergere e regolarizzarsi, fornendo direttive specifiche, trasparenti, univoche e soprattutto evolute, fresche ed attuali, rispettando l’evoluzione genera-zionale intercorsa negli anni e le condizio-ni sociali attuali.

P resto, in questa rubrica, seguiranno interessanti articoli tecnico-pratici che descrivono modalità operative utili per tutti i dipendenti i quali vogliono esercitare un’attività extra in piena regola,

nonché una guida per delineare la compatibilità di qualsiasi attività extraprofessionale.

M assimiliano Acerra è nato a Montecatini Terme (PT) il 02 marzo 1974. Assistente

Capo della Polizia di Stato. Da molto tempo si è dedicato allo studio specifico della materia, cre-ando sul web attraverso i forum di settore, una fitta rete di migliaia di dipendenti che interagisco-no offrendo spunti dinamiche e documentazioni. Ha sostenuto in prima persona centinaia di di-pendenti coadiuvandoli e delucidando loro il percorso appropriato per regolarizzare la propria attività extraprofessionale sotto gli aspetti dell'or-dinamento e aspetti fiscali e contributivi. Ha gestito personalmente oltre 600 istanze di autorizzazione a favore dei dipendenti, nonchè migliaia di quesiti, divenendo in brevissimo tem-po il maggior esponente Italiano del settore, abbattendo drasticamente la barriera della tra-sparenza. Ha pubblicato i manuali: “Prestazioni Occasionali” nuova edizione 2011, dedicata agli appartenenti alle forze armate a statuto civile e militare e il libro "Doppio lavoro”, “Guida alle attività extra dei dipendenti pubblici" dedicato a TUTTI i dipendenti pubblici a statuto civile. E’ autore un portale web www.doppiolavoro.com

Per gli associati ARGOS - Forze di Polizia sconto sul prezzo copertina dei testi scritti da Massimiliano Acerra

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MEDICINA

A tlasorbis ha incontrato il Dott. Do-menico Russo, Primario dell’ Hospi-

ce San Marco di Latina, al quale sono sta-te rivolte alcune domande sulla sua attivi-tà professionale di specialista in medicina palliativa. Dott. Russo ci può illustrare in bre-ve l’oggetto dell’attività da lei svol-ta? Nel reparto da me diretto pratichiamo le cure c.d. palliative, rivolte a malati in fase terminale. Si tratta di persone affette da tumori o da altre patologie, non più su-scettibili di guarigione e con un’aspettati-va di vita di qualche mese. In Hospice disponiamo di dieci posti letto ma seguia-mo a domicilio quotidianamente altri qua-ranta pazienti. Ci dica in cosa consistono le cure palliative? Le cure palliative sono il miglior tratta-mento disponibile per pazienti in fase terminale, senza prospettive di risolvere la propria patologia. L’obiettivo delle cure viene spostato dall’aggredire la malattia di base, al perseguimento del controllo dei sintomi e del raggiungimento della mi-gliore qualità di vita possibile. Tra i nostri compiti più rilevanti c’è la terapia del dolore, ma ogni sintomo che causa sofferenza al paziente merita atten-zione e cerchiamo di controllarlo al me-glio. Cerchiamo anche di prenderci cura, oltre che del malato, anche del suo conte-sto familiare che, ovviamente, ha bisogno di essere sostenuto in un passaggio così delicato. Ciò è particolarmente vero nell’-assistenza domiciliare, in cui si cerca di rendere possibile la permanenza nel pro-prio ambiente familiare anche in condi-

zioni di salute gravemente compromesse, offrendo assistenza e reperibilità quotidia-na. Oltre l’utilizzo dei farmaci, ci sono novità nella terapia del dolore? La scienza ci mette oggi a disposizione un ampia gamma di farmaci antidolorifici, tanto che è possibile controllare in manie-ra non invasiva la stragrande maggioranza dei dolori che incontriamo. Del tutto ultimamente è comparsa sulla scena anche una nuova terapia: la scrambler therapy. Solo da alcuni mesi è disponibile una macchina che attraverso stimolazioni delle fibre nervose deputate alla conduzione del dolore, può risolvere anche situazioni di dolore estremamente difficile da trattare. Va detto con piacere che la macchina è frutto della ricerca italiana, è stata ideata e sviluppata dal Prof. Marineo, un Biofisi-co che collabora con l’Università di Tor Vergata, a Roma. Come funziona questa macchina? In pratica è una terapia elettroanalgesica eseguita attraverso l’applicazione di elet-trodi sulla pelle, i quali trasmettono al sistema nervoso correnti elettriche di in-tensità molto bassa, che riproducono se-gnali naturali presenti nelle zone non do-lorose. Possiamo definirlo una sorta di inganno che consente di eliminare lo stato doloro-so in maniera immediata e durevole. In effetti il dolore può anche risolversi defi-nitivamente, in altri casi il beneficio può durare per molti mesi. Nel caso di neopla-sie il trattamento viene prolungato, ripe-tendo l’applicazione ogni volta che si ri-presenta il dolore.

La cura ha una durata di dieci giorni e il beneficio è immediato già dopo il primo trattamento. Non sono descritti effetti collaterali né tolleranza. In che misura sono diffuse le mac-chine da lei menzionate? Come le dicevo, siamo proprio all’inizio della diffusione: in Italia sono disponibili una diecina di macchine, negli Stati Uniti ce ne sono altre, in Europa siamo nella fase di lancio del prodotto. Possono usufruire della Scrambler Therapy solo i pazienti dell’Hospi-ce? E quali sono i costi per i pazien-ti? La clinica, San Marco, ha acquistato la macchina ed ha deciso di offrire tratta-menti gratuiti a proprie spese per pazienti dell’ Hospice, sia ricoverati sia domicilia-ri, viste le loro gravi condizioni. I trattamenti di Scrambler therapy sono però offerti a livello ambulatoriale anche per altre tipologie di dolore cosiddetto “benigno”: nevralgie, dolori osteoarticola-ri, cervicalgie e lombalgie. Praticamente quasi tutte le patologie dolorose possono usufruirne. Le prestazioni per i pazienti ambulatoriali sono a pagamento ed il prezzo è simile a quello di altri trattamen-ti che vengono ad esempio effettuati in fisioterapia. Ci sono effetti collaterali o controin-dicazioni nell’uso della macchina? Nessun effetto collaterale, è solo opportu-no evitare l’uso su pazienti portatori di pacemaker per motivi precauzionali. La ringraziamo per l’intervista e per il contributo da lei fornito alla collettività.

NUOVE FRONTIERE PER LA MEDICINA LA SCRAMBLER THERAPY PER COMBATTERE IL DOLORE

Informazione

di di Fabio LocurcioFabio Locurcio Dorota Jaroszewicz Dorota Jaroszewicz

Il dr. Domenico Russo

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S embra irreale ma la logica si acquisi-sce con la percezione dei cinque sen-

si: cosi’…. Il neonato riconosce la madre attraverso l’olfatto e tramite la madre che lo nutre memorizza il gusto e all’unisono un vago senso di essere un tutto unico con il mon-do che lo circonda . Con il tatto però av-verte di potersi muovere solo in uno spa-zio ben delimitato che lo distanzia dalla

sua dimensione corporea, fornendogli una identità individuale, che si conferma quando con l’udito riconosce la propria voce, la parola, il proprio nome. Con la vista riesce infine a completare l’approccio con il mondo esterno. Questo tipo di co-noscenza lo introduce alla riflessione ren-dendogli possibile la creazione di rapporti molteplici con le cose e con le persone che gli sono vicine. Con la vista l’infante preinterpreta i dati sensoriali che raggiun-gono l’intelletto . Questo iter dal BASSO VERSO L’ALTO trasferisce la possibiltà di riconoscere universalmente la bellezza, la poesia, la spiritualità. L’evoluzione dei cinque sensi costituisce la base estetica della cultura che si fonda sulla logica ma-tematica sublimata dall’intelletto. Le basi essenziali dei valori umani sono la forza della società civile che esige anche un apprendimento costante e un comporta-mento responsabile nel corso degli anni scolastici dalla scuola elementare fino ai più alti livelli universitari. Ne consegue o

meglio ne dovrebbe conseguire un ordine sociale basato non solo sulla valutazione degli studi elencati nei curricula ma anche la certezza per chi si è impegnato di poter meritare un posto adeguato alla esperien-za e alla cultura raggiunta . In Italia pur-troppo tutto questo non viene rispettato. Chi più sa è in sottordine a chi ha avuto il privilegio di ottenere, con leggine ad hoc, posti dirigenziali, casomai sine laurea o concorso , e perciò è preposto a dirigere plurilaureati con esperienze di lavoro di decine di anni . insomma la meritocrazia non c’è. Dunque la logica è sovvertita e quindi senza rispettare le norme , sciente-mente viene travisato ogni valore e ogni impegno cadendo dall’ALTO VERSO IL BASSO.

STRANO MA VERO...

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Cav. Prof. Cav. Prof. Franca BrusaFranca Brusa

Presidente Associazione ArgosPresidente Associazione Argos

Quando la logica deve sottomettersi al potere esterno, sovvertendo meriti e qualità personali

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Egr. Avvocato, ho acquistato un im-mobile da una cooperativa edilizia, a seguito di lottizzazione. Il Comune mi ha notificato, da pochi giorni, una comunicazione di avvio di pro-cedimento al fine di verificare se le opere di urbanizzazione che il co-struttore avrebbe dovuto eseguire siano state tutte realizzate. In tal caso, è possibile che il Comune mi chieda di completarle a mie spese e, soprattutto, da quando decorre il termine di prescrizione? (Sara di Sacrofano) Le convenzioni di lottizzazione sono da qualificare come accordi sostitutivi del provvedimento di cui all'art. 11 della legge 241/90, trattandosi di atti che presuppon-gono la ricerca da parte della pubblica amministrazione del consenso del privato su un certo assetto degli interessi e attri-buiscono allo stesso posizioni di diritto e di obbligo. Di conseguenza, se il comune contesta ai lottizzanti l'inadempimento degli obblighi di fare previsti nella convenzione, emerge la disciplina dell'inadempimento del con-tratto di cui all'art. 1453 del codice civile e dell'esecuzione in forma specifica degli obblighi di fare di cui all'art. 2931 c.c., cosicchè, il comune può ottenere dal giu-dice l'esecuzione coattiva della convenzio-ne. Per quanto concerne la prescrizione, essa opera anche nei confronti degli obblighi previsti nella convenzione di lottizzazione. Al fine di stabilire il termine di decorren-

za della prescrizione, occorre tenere conto di quanto è previsto nella convenzione. In particolare, come osservato in una re-cente sentenza del Tar Toscana (1446/2009), se nella convenzione è sta-bilito che "l'esecuzione delle opere di ur-banizzazione dovrà avvenire entro e non oltre dieci anni dalla stipula della pre-sente convenzione", l'inadempimento si verifica se, trascorsi i dieci anni, non sia-no state eseguite le opere di urbanizzazio-ne: solo da quel momento il comune ac-quisisce il titolo per richiedere la cessione delle aree e per esercitare eventualmente il diritto di domandare l'adempimento forzoso o per chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento. In sostanza, l'obbligazione del privato diventa esigibile proprio quando scade il termine previsto in convenzione: da quel momento decorre l'ordinario termine di prescrizione decennale di cui all'art. 2946 del c.c.. Chiarito ciò, con riferimento agli obblighi di urbanizzazione, la giurisprudenza li configura come obbligazioni propter rem e costituiscono presupposto per il rilascio del permesso di costruire. Vi è dunque un collegamento immediato e diretto dei suddetti obblighi con la pro-prietà, e da ciò discende la soggezione a detto vincolo di tutti i soggetti che hanno partecipato alla convenzione e, quindi, anche del soggetto che non è proprietario del lotto sul quale deve essere realizzato il singolo intervento. Pertanto, venendo al caso in esame, nel caso in cui, un'area (o l’immobile) venga alienata, l'acquirente

subentra nella posizione negoziale dei lottizzanti, ma gli originari lottizzanti non sono liberati, ma rimangono solidalmente responsabili con l'acquirente per gli obbli-ghi originariamente assunti.

Gentile Avvocato, vorrei chiederle se la rettifica a mezzo stampa sia sempre doverosa, anche in presen-za del diritto di cronaca? (Giusy – La spezia) E’ sempre obbligatoria la pubblicazione

della rettifica richiesta dall'interessato -

anche se la notizia, al momento della sua

messa in pagina, era rispondente alle co-

noscenze acquisite - «qualora la relativa

domanda sia diretta a far valere l'avvenu-

to accertamento dei fatti in termini diver-

si da quelli in precedenza pubblicati, do-

vendo la verità reale prevalere sulla verità

putativa».

E’ quanto affermato dalla Suprema Corte

di Cassazione, nella sentenza n. 23835-

/2010. Il diritto di cronaca, argomentano

i giudici, permette di pubblicare vicende

di cui ancora non si sia accertata la com-

pleta corrispondenza al vero ma impone

la pubblicazione della rettifica qualora

siano stati attribuiti ai soggetti atti «da

essi ritenuti lesivi della loro dignità o con-

trari a verità». Obbligo che permane an-

che qualora l'articolo in sè non contenga

informazioni diffamatorie in quanto ri-

portante fatti fino a quel momento veri-

tieri.

PILLOLE DI GIUSTIZIAPILLOLE DI GIUSTIZIA scrivi a: [email protected] scrivi a: [email protected]

...ad Atlasorbis...

Risponde l’Avvocato Gianluca Piccinni

Hanno scritto...hanno detto...

5656 Atlasorbis Atlasorbis

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Atlasorbis Atlasorbis 5757

IL SEGNALIBROIL SEGNALIBRO a cura della Redazione Atlasorbis a cura della Redazione Atlasorbis

Un bel libro, scritto da Antonio Sannino. Si raccontano sempre le idee e le gesta dei grandi prota-gonisti. Re, Capi di Stato, leader politici; il metodo è corretto perché, non vi è dubbio che le scelte e le deci-sioni di chi detiene una più ampia quota di potere, incido-no maggiormente sul fluire degli eventi. Ma, inevitabil-

mente, lascia incompleta la rappresentazione della realtà alla quale partecipano altre categorie di soggetti appa-rentemente ai margini ma non tanto da essere ininfluenti. Qui parleremo di queste persone il cui comportamento ha determinato cambiamenti anche importanti ma rara-mente menzionati.

IL FANTASMA DELL’OVRA Nulla è più segreto di una cosa che non esiste e… L’ignoranza diventa mistero

Antonio Sannino - Greco & Greco Editore

DOPPIO LAVORO Guida alle attività extraprofessionali dei dipendenti pubblici

Massimiliano Acerra

Un testo unico nel settore che riesce finalmente a distillare adeguatamente la controversa materia della disciplina delle incompatibilità e delle attività extraprofessionali dei dipendenti pubblici. Il "doppio lavoro" attualmente appare come una verà e propria contingenza, un'argomentazione mai trattata con

adeguata diligenza ma che nel tempo è divenuta quanto mai implicante tanto da essere qualificata alla stregua di un fenomeno di massa. Una guida utile sia per il dipendente pubblico che per le amministrazioni, argomentata in modo chiaro dall’autore Massimilano Acerra.

La continua evoluzione della normativa prevenzionistica ha generato l’esigenza di avere immediatamente a disposizione dei moduli aggiornati ed affidabili, da utiliz-zare quale supporto informativo e formativo, mezzo di comunicazione, strumento per disegnare, nominare figure della sicurezza, per delegare funzioni ecc. Il volu-me risponde proprio a questa domanda ed ha studiato

ad hoc per tutti coloro che operano nel mondo della salute e della sicurezza sul lavoro. Il testo di distingue per chiarezza ed estrema attualità, ricco di schemi ed immagini che ne facilitano la consultazione e consento-no di individuare velocemente la modulistica già predi-sposta e pronta per l’utilizzo. Il volume è corredato da Cd Rom con riferimenti di legge.

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I rappresentanti dei lavoratori hanno un ruolo fonda-mentale per la sicurezza nei luoghi di lavoro. E, proprio per questo, devono essere adeguatamente formati. Un’operazione non sempre facile dal momento che le competenze del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza devono essere per forza di cose molto varie ed estese . Di qui l’importanza di questo libro che, partendo da un’analisi dei fabbisogni formativi di que-sta importante figura del sistema di prevenzione azien-dale, delinea un vero e proprio percorso didattico con

materiali (slide, role play e studio di casi) da utilizzare direttamente in aula. E con tre obiettivi precisi: definire il ruolo del Rappresentante dei lavoratori, delineare il perimetro delle sue competenze e precisare le intera-zioni con le altre figure previste dal D.Lgs. 81/2008. . Il libro fornisce inoltre le prove standardizzate per la valu-tazione dell’apprendimento in specifici ambiti disciplina-ri previsti dalla normativa. Nel Cd Rom allegato, infine, tutto il materiale contenuto nel volume, diapositive, role play, esercitazioni e prove di valutazione.

LA FORMAZIONE DEL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA Libro con Cd Rom

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Avv. Avv. Giovanni Luca ZengaGiovanni Luca Zenga

U na madre rivoluzionaria, questa era mia madre. Appena adolescente, già

mi rendeva partecipe del suo pensiero sull’Europa Unita, sull’importanza del contributo di Adenauer che aveva speso tutta la propria vita al servizio di questo Ideale, sulla non trascurabilità delle iden-tità etniche e nazionali, le quali mai avreb-bero dovuto smarrirsi in questa nuova Europa: tematiche e problemi, quindi, di grande attualità ed interesse, e non ancora risolti. Mia madre non era, è: perchè le sue idee e l’Amore incondizionato con le quali le trasmetteva al prossimo, suppor-tata da una grandissima Fede, hanno fatto sì che la sua mancanza nella vita mia e della mia famiglia fosse relativa e soppor-tabile. Era un’insegnante, amava la scuola, ma soprattutto amava servire e rendersi ultima per chiunque avesse bisogno: era un esempio silenzioso ed umile, ma fortis-simo e dignitosamente elegante e tenace. Le avevano spiegato, i medici, che non avrebbe dovuto affaticarsi, altrimenti il Male se la sarebbe portata via molto pri-ma: nonostante questo, lei scelse di darsi completamente, perché la sua missione

non aveva alcuna limitazione dettata da egoismi o bisogni personali, ma soltanto dall’insopprimibile desiderio di Amare, perché è per questo che – lei diceva – si viene a questo mondo. La sua vita mi ri-corda davvero quella di un servitore dello Stato appartenente alle forze dell’ordine: non si sa come e quanto si vivrà, ma l’im-portante è dare il massimo ogni giorno, come fosse l’ultimo. Ricordo bene il tono della sua voce, così delicato e musicale, che tanto stride con quello che sentiamo, vediamo e viviamo oggi in ogni contesto, non soltanto quello politico. Se fosse ma-terialmente qui, potrebbe ancora consi-gliarmi come faceva una volta: i rapporti umani vanno curati partendo dal rapporto con sé stessi. Avete mai pensato a quante discussioni, polemiche, litigi, cause in tribunale, persino guerre potrebbero esse-re evitate se davvero ognuno di noi cono-scesse sé stesso? Forse pochi di noi si ac-cettano cosi come sono o non si acconten-tano di ciò che – grazie a Dio - hanno o vivono, ed allora nascono le invidie, le frustrazioni, le angosce: tutte emozioni negative, che vengono “dal basso” e che in

basso ci fanno guardare. Mamma diceva, invece, che la sofferenza quotidiana porta a Dio, come Gesù ci ha dimostrato. Vince-re le sofferenze di ogni giorno, che tutti abbiamo, offrendole a Dio e rimettendoci alla Sua Volontà significa avere già vinto su questa terra la più grande delle batta-glie: quella contro la morte. Mia mamma, in fondo, è stata una madre come tutte le altre: ogni madre sa che dal dolore nasce la vita, a cominciare dal parto del proprio figlio; ogni madre è eroica tutti i giorni, perché nella quotidianità rinnova il suo Amore verso la Vita e verso la propria famiglia. Quando le vere madri mancano nella società, allora incominciano i guai.

Informazione PENSIERI

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Atlasorbis Atlasorbis 4949

Dall’estero

Atlasorbis Atlasorbis 5959

T he Italian national I.P.A. Section was founded in Naples on February

16, 1957 for the initiative of Dr. Adolfo Piatti ,in that period police chief of the traffic police of that city. Very well assisted by some employees, such as Elio Draetta they began an action of proselytism in the major cities of Italy in order to spread the principles of the Association, in Rome, Florence, Milan and Genoa. The work of IPA was initially confined to local police, but the beginning was not easy or convenient, perhaps to a certain indifference cause was new association, or a lack of a social sense of association memberscip still not consolidated in our metality. Successively IPA Italy was supported by members of police corp Guardia di Finanza, the State Police of Italy , Prison Guard, Corpo forestale, and recently, members of Carabinieri. The italian national section is divided into 22 regional delegations. In addition, the relationships among members of regional delegations can have discounts for hotel accomodations and restaurants and dental medical care. The national italian ipa section publishes also the italian national IPA magazine for all members associate and is delivered

overseas, see the link: http://www.ipa-italia.it/rivista.htm . The national headquarters is located in IPA Italy Civitanova Marche (MC) Via Venier nr. 32 e m a i l : t e l + 3 9 0 7 3 3 1 9 9 6 0 5 1 [email protected] National IPA president is Silvana Sergi. The Italian section, in the world, now occupies the third place with about 23,000 members following the national sections of Germany and Austria, and enjoys a position of prestige by the most senior international. IPA Lazio on behalf of the President Francesco Cava in recent years has organized seminars on domestic violence, investigative sciences on Criminology , certificates were conferred to all participants of the seminars abovementioned. I mention below seminars organized by IPA Lazio: Seminar on domestic violence was organized in the year 2009 by President IPA Lazio Francesco Cava furthermore IPA Lazio has organized also courses on investigative journalism. IPA Lazio Via della Consolazione 4— 00186 Roma. Mail: ipalazio.roma @ gmail.com tel +39 06 6990997 fax: +39 06 6794354-9. IPA President Lazio Mr Francesco Cava tel mob +39.360 815 178

Rubrica curata da Nicola Zichella Direttore Relazioni Internazionali

www.atlasorbis.itwww.atlasorbis.it

HISTORY OF THE INTERNATIONAL POLICE ASSOCIATION SECTION & PROFESSIONAL ACTIVITIES IF IPA LAZIO ITALY

Nicola Zichella con Francesco Cava dell’IPA Lazio -Italia

Nella foto:

Nicola Zichella con l’attestato di congratulazioni inviato dall’IPA di Kirov

(Russia) per l’ottimo lavoro di collaborazione fornito con le Polizie Internazionali

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T oday’s Borderpol was created out of the ashes of “Project Solomon” that

was created by Thomas Tass for a European Union sponsored organization in November 1997. Project Solomon designed to establish a Migration Information System (MIS) that was to be an “efficient and effective exchange of information on illegal migration at the pan-European level for the purpose of reducing the criminal activities attached to that activity”. This concept was supported by the agreement of the Conference of Ministers on the Prevention of Illegal Migration in 1997 which recommended there should be an automated information exchange system established between the border guards and other competent services of Central and Eastern Europe. Significant emphasis was placed on ensuring that any such counter trafficking programs have compatibility with then existing EU systems. At the time there was no automated system in the EU that addressed illegal migration on a real time basis.

The project passed through a long series of technical reviews and in 2000 it was turned into a proposed pilot project that was to be managed from Budapest by the Hungarian border guards and the border services of Poland, Slovakia and the Czech Republic. By the spring of 2001 the prospect of an automated program operating 24/7 linking the four countries border services was within reach since all technical and practical elements for its launch were completed, but it was not to be. In the summer of 2001 the project became the victim of European politics. Brussels determined that no new initiatives in the area of border intelligence and enforcement could be supported until the accession of the new member states was completed. The border services of the four participating states were instructed to terminate the project immediately. Four months after project was officially closed down the shocking events of 9/11 took place and it was crystal clear that the world had turned the corner and the need for new initiatives to deal with border security was absolutely necessary. It was also clear that multi lateral border police cooperation on a global level was near impossible primarily because of its multidisciplinary character. Regulatory and enforcement bodies represented at the border by customs, police, migration, refugee, health, military, national security, aviation, maritime, health and phyto sanitary, and veterinarian interests competed with another both on the national and international levels. There was no dedicated framework or network that could facilitate a strategic relationship with these entities. At the

international level only two peripheral players existed in border policing community. Neither Interpol nor the World Customs Organization showed any interest in taking a coordinating or leadership role in the arena of border security and border management. Recognizing the vacuum that existed in this regard and without support from any government or international organization, a group of border enforcement officials, both serving and retired took it upon themselves to organically develop a network of professionals who would try and solve the growing troubles associated with border security and migration management. They were joined by diplomats and educators who agreed to form BORDERPOL. The founders recognized that border policing and strategic counter intelligence has to replace legacy approaches to security cooperation at the world’s airports, seaports and land border crossings. Formally established in March 2003,

6060 Atlasorbis Atlasorbis

THE WORLD BORDER ORGANIZATION - BORDERPOL

Thomas A. (Tom) TassThomas A. (Tom) Tass

Executive DirectorExecutive Director

Dall’estero CANADA

Page 61: Atlasorbis n. 17

Atlasorbis Atlasorbis 6161

Borderpol received its letters of patent from the Federal Government of Canada for the purpose of working with the international community to develop dynamic and effective partnerships with emphasis on projects, publications and programs which focus on the prevention of transnational crime such as trafficking in humans, document fraud or the victimization of travelers. The key mission of BORDERPOL as articulated in the letters of patent issued by the Government of Canada is the prevention and suppression of border criminality. BORDERPOL was dedicated to protecting and promoting the well being of border officials and to work with them the world over in accordance with the principles of international justice as embraced by the family of the United Nations. Since 2003 the executive and the membership of senior leaders from 11 border services have worked to promote these ideals. In 2004 the work of Borderpol was recognized by the Hungarian Government, which has provided office space and technical support pro bono to h o s t B O R D E R P O L ’ s E u r o p e a n Secretariat. Like the police officials who created the International Criminal Police Commission in 1923, now known as the International Criminal Police Organization –Interpol to assist international criminal police co-operation, or the customs administrators who in 1952 established the Customs Cooperation Council, now known as the World Customs Organization – WCO, our aim is to establish the World Border Organization – BORDERPOL as the preeminent intergovernmental worldwide organization competent in border security and the enhancement of human mobility. The mission and the membership of BORDERPOL today is clearly enunciated in the Constitution of the organization. The purpose of the organization is the development and promotion of national and international policies to secure and enhance the movement of people by making international border operations safer and more efficient. BORDERPOL is a “policy-making body” that facilitates co-operation among likeminded border services and related agencies and brings

together government and industry to: Promote common standards and good governance within the international border security and border management community;

• Establish relevant information sharing systems in formats tailored to meet broad international border enforcement requirements;

• Promote interoperable border technologies and systems that facilitate genuine movements of people and goods;

• Establish centers of knowledge to support Borderpol members ability to detect, document and deter border related crime;

• Promote best practices in the areas of training, legislation and removal agreements

Google “BORDERPOL” today and you will get 1676 references to editorials, conferences, border management policy papers, and educational opportunities presented by the organization since its establishment in March 2003. BORDERPOL remains a nonprofit global organization built on two administrative pillars. The first pillar consists of senior representatives from national border services and agencies, such as border police, customs, immigration services, and recognized intergovernmental organizations. Known as the Borderpol Exploratory Committee (BEXCOM) this body provide the legal governance and oversight of the organizations activities. Procedures for membership in BEXCOM are prescribed by the Constitution. The second pillar is the Administrative Council which is the operational and administrative executive of BORDERPOL. All programs and projects are administered by the Directors of the Administrative Council. The membership is composed recognized leaders in border security, industry, police, and migration, academia and border management matters. Associate members include industry leaders, academics and consultants who facilitate broad dialogue on border issues and when requested provide the Administrative Council and the Secretariats with advice and ideas to

develop better border systems, policies and technologies. The official languages of BORDERPOL are English, French and Spanish. English is the operational language within the organization. BORDERPOL is managed by the General Secretariat located in Ottawa, Canada. Representative BEXCOM Members and Observers (in order of precedence):

• United Kingdom (UK Border Agency, Ports Police)

• New Zealand (Department of Labour, Immigration Service)

• Republic of South Africa (South African Police Service Border Division)

• Hungary (National Police Service)

• Peoples Republic of China (Public Security)

• Norway (National Police Service)

• R e p u b l i c o f M a l d i v e s (Department of Immigration and Emigration)

• Singapore* (Immigration and Checkpoints Authority)

• United States of America* (United States Customs and Border Protection)

• Azerbaijan*(State Border Guard Service)

• Burundi (Ministry of Public Security)

CANADA

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I t has always been difficult to balance the human rights of a terrorist or

suspected terrorist with the rights of innocent members of the public. The recent deaths at Domodedovo airport in Moscow has reminded us of what can happen at any time in any country when police fail to get the intelligence they need to prevent such an atrocity. To get such intelligence police and the intelligence agencies need the powers to arrest, detain, monitor the movements of suspected terrorists and if necessary to use the high tech surveillance capabilities and even undercover officers if the need arises. For those who have watched television dramas like “24” or Spooks such scenarios are presented in each episode where a government agent has to decide whether to break the law by intimidating or torturing a suspect in order to save the lives of hundreds or thousands of innocent people. Although those storylines seem farfetched there is a great deal of truth in the underlying message – should we respect the human rights of a suspected terrorist or should we place greater value of the human rights of the potential victims of the atrocities they commit. When dealing with theoretical cases, or even real cases but relating to people

overseas which do not directly affect us it, is easy for armchair experts and human rights campaigners to spout the old adages such as “we must not lower ourselves to the level of the terrorist” or “if we allow some lapses that will be the thin end of the wedge and soon all our human rights will be lost” the question is – are they right? Police officers and the security services work in the real world; this is not a TV drama or a theoretical debate at university but real lives we are talking about. I have to wonder how many armchair experts and human right campaigners would still say the same if it was their child, husband, wife, mother or father who was dying somewhere locked in a cellar or held by violent terrorists who were torturing them or who were on a plane with a bomb ticking. The police have a suspected terrorist in custody who they are sure knows where the hostage is located, knows where your child is in fear and about to die, or your mother, sister or daughter who may be raped and killed if nothing is done - would they still want the officers to do nothing? Would they want the terrorist released perhaps to kill again and give up all hope of rescuing your relative? How would the thousands of relatives of those killed in 911 or the London bombings feel if they were to find out the police suspected who might be about to do the bombings but because of the suspected bombers human rights they did not act on it? I am sure they will be a few that would let a family member die for the greater good rather than infringe a terrorists human rights but I suspect not many. In the UK we are not talking about torturing suspects we are talking about powers of arrest and detention and only for a very limited amount of time. Only a

handful of people have been subject to control orders but to read the papers you would think it was thousands. Compared to most countries in the world we are one of the fairest when it comes to human rights yet we are made out to be the worst. We still have one of the best police forces in the world and suspects have phenomenal rights in the UK including the right to free lawyers to advise them and many safeguards in place to protect them including the right of appeal. At some point, hopefully before the next bombing campaign in the UK, our politicians have to decide what is fair and reasonable. At the moment police don’t know where they stand and should they go further than they should to save lives they themselves could end up in prison. So let’s look at the new measures and see what all the fuss has been about.

6262 Atlasorbis Atlasorbis

COUNTER TERRORISM POWERS

Dr. Dr. Cristopher LockeCristopher Locke

United Kingdom of Great BritainUnited Kingdom of Great Britain Member of ARGOS AssociationMember of ARGOS Association

Christopher Locke Editor on UK’s Constabulary magazine and former Scotland Yard detective looks at the new measures in the UK to make the counter-terrorism legislation fairer and considers the balance between the rights of terrorists and the rights of innocent members of the public

Dall’estero GRAN BRETAGNA

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Atlasorbis Atlasorbis 6363

Key recommendations include: - an end to 28 day detention without charge - returning to 14 days as the standard maximum period that a terrorist suspect can be detained before they are charged or released; - an end to the indiscriminate use of terrorism stop and search powers provided under Section 44 of the Terrorism Act 2000; - the end to the use of the most intrusive RIPA powers used by local authorities to investigate low level offences and a new requirement that all applications by local authorities to use any RIPA techniques are approved by a magistrate; - a commitment to rationalise the legal basis by which communications data can be acquired and, as far as possible, to limit that to RIPA. - a stronger effort to deport foreign nationals involved in terrorist activities in this country, while fully respecting our human rights obligations; - the repeal of control orders and their replacement with a more focused and targeted regime which carries restrictions similar to powers used in the civil justice system; - additional resources to the police and security agencies to underpin the effectiveness of the new regime and our commitment to prosecuting wherever possible.

On pre-charge detention, the government concluded that the period terror suspects can be held before they are charged should revert to 14 days and that provision should be made in draft primary legislation for this period to be temporarily increased to 28 days only in exceptional circumstances where the government judges it is essential. The government proposes to replace section 44 stop and search powers with a more tightly defined power allowing a senior police officer to make an authorisation for stop and search powers where they have reason to suspect a terrorist attack will take place and searches are necessary to prevent it. The ‘necessity’ test replaces the less stringent threshold of ‘expedient’. This targeted measure will also prevent the misuse of these powers against photographers. On RIPA, the government will deliver the Coalition commitment to prevent local

authorities from using these powers unless it is to prevent serious crime and has been authorised by a magistrate. The government is committed to tackling those who incite or promote hatred and violence, exposing and confronting the bigoted ideology of extremists, and prosecuting those who step outside the law. After careful consideration the review recommends that it would be disproportionate to widen powers to deal with these groups as there would be unintended consequences for the principles of freedom of expression. It therefore proposes to draw upon the wide range of powers already available for tackling racial and religious hatred and public disorder as well as our work to tackle extremism and promote integration and participation. The review also found that it is both legitimate and necessary to seek to extend arrangements with more countries to deport foreign nationals involved with terrorism. The government is clear that prosecution, conviction and imprisonment or deportation will always be our preferred method for dealing with terrorists. But in the rare cases where that is not immediately possible, it would be irresponsible to allow these individuals to go freely about their terrorist activities. The review therefore proposes to repeal control orders and introduce a new, more focused regime.

Under the new regime: - restrictions that impact on an individual’s ability to follow a normal pattern of daily life will be kept to a minimum; - the legislation will make clearer what restrictions can and cannot be imposed; - the new measures will have a two year maximum time limit and will only be imposed by the Home Secretary with prior permission from the High Court, except in urgent cases; - the Home Secretary will need reasonable grounds to believe that an individual is or has been involved in terrorism-related activity – a higher test than under the current regime – and be satisfied that it is necessary to apply measures from the regime to protect the public from a risk of terrorism; - a more flexible overnight residence

requirement will replace the current curfew arrangements and forcible relocation will be scrapped and replaced with the power to order more tightly-defined exclusions from particular areas and to prevent foreign travel. The government will now bring forward legislation to introduce the new regime in the coming weeks to give Parliament the opportunity to thoroughly scrutinise this legislation. However we cannot allow the existing regime simply to lapse; to do so would remove all restrictions on the activities of the present subjects of control orders. So while Parliament considers that legislation, we will renew the current regime until the end of the year to allow the replacement to take effect. The review also recognised that in exceptional circumstances, additional measures may be required. Legislation will be published, but not introduced until necessary, allowing more stringent measures including curfews and further restrictions on communications, association and movement. This would require an even higher statutory test for involvement in terrorism related activity to be met – the balance of probabilities – and the legislation would be introduced to Parliament only when necessary to protect the public from a risk of terrorism.

GRAN BRETAGNA

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Dall’estero

L’ inizio del XXI-esimo secolo è se-gnato dai profondi cambiamenti

dell’ambiente di securità. Il mondo diven-ta sempre più complesso e interdipenden-te, e il fenomeno della globalizzazione si afferma sempre più irreversibile. Ma il terrorismo è l’uno dei più pericolosi feno-meni, essendo incoraggiato dalla virulen-za dei correnti fondamentalisti che si ap-poggiano sullo stato di frustrazione e pre-carietà estrema di alcune zone estese della pianeta. In tale contesto, lo sforzo profuso della Romania viene mirato sempre di più ver-so l’individuazione delle forme e dei me-todi di cooperazione per assicurare la propria sicurezza e per attuare le politiche di promozione e difesa tanto degli interes-si nazionali come di quelli comuni fondati su principi e i valori democratici. A partire del 10 gennaio 2007, la Romania ha integrato l’Unione Europea, decisa a rivestire il ruolo di garante della sicurezza, a contribuire in una maniera attiva alla realizzazione dei progetti presenti sull’A-genda europea e a favorire delle soluzioni efficaci ai problemi dell’Unione. Sviluppiamo dei progetti per preservare la buona vicinanza con tutti gli Stati delle

zona, mentre la perizia e l’esperienza già acquistati hanno fatto che la Romania sia direttamente coinvolta nel processo di stabilizzazione di alcune zone trovate in conflitto (Irak, Afganistan) o in alcune zone dove i conflitti sono congelati (Kosovo, Transnistria), e anche in quello di rendere sicure le frontiere orientali dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (OTAN) e dell’Unione Europea. Rispetto alla securità interna della Roma-nia nel contesto della securità internazio-nale e transnazionale, due aspetti devono esseri messi in evidenza e cioè:

• la securità interna della Romania si trova in una stretta interdependen-za con la securità regionale, euro-pea e globale, essendo percepita come un processo dinamico ad una geometria variabile che necessita un riferimento permanente ai vari tipi di minacce provenienti dall’-ambiente esterno – terrorismo, crimine organizzato, immigrazione clandestina, insicurezza delle fron-tiere o deficito democratico, la complessità e la fluidità dell’attuale ambiente internazionale di securi-tà.

• i nostri sforzi vengono mirati, in stretto coordinamento con gli stati confinanti, alleati e partner per individuare le nuove modalità di contrasto ai rischi e alle minacce che si manifestano nella regione.

La Romania, cosi come tanti altri Stati dell’Europa Centrale e Orientale, si trova vicino all’epicentro delle minacce non – tradizionali contro la securità nazionale, zonale e/o regionale. I pericoli chiari e attuali provengono particolarmente dalla zona del crimine organizzato, del terrori-smo e dei conflitti militari a bassa intensi-

tà, che hanno la capacità di estendersi in progressione geometrica, con conseguen-ze fra le più gravi sul piano locale, genera-le – europeo e anche internazionale. Da questa prospettiva, pensiamo che solo il conoscere delle principali cause che sostengono o proliferano gli atti delle cri-minalità organizzata e del terrorismo, come sua punta di lancia, non basta, al-trettanto, dobbiamo individuare i metodi e le modalità di agire per un’ottimo con-trasto.

6464 Atlasorbis Atlasorbis

IL TERRORISMO ALLA FRONTIERA ORIENTALE DELL’UNIONE EUROPEA

Dr. Dr. Marian MandrocMarian Mandroc

Primo Dirigente di PoliziaPrimo Dirigente di Polizia Ambasciata di Romania a RomaAmbasciata di Romania a Roma

Socio ARGOS Socio ARGOS

ROMANIA

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Atlasorbis Atlasorbis 6565

Dopo l’11 settembre 2001, l’architettura dei sistemi di securità hanno cambiato radicalmente. Si è dimostrato che il ri-schio del terrorismo internazionale non è diminuito, al contrario, e che la principale minaccia proviene da parte dei gruppi radicali fondamentalisti islamici, quale Al-Qaida e le sue organizzazioni affiliate. Praticamente, tutti i continenti e le regio-ni del mondo hanno affrontato degli attac-chi devastatori, di conseguenza non esage-riamo se affermiamo che il terrorismo è veramente diventato un problema globale. Per la Romania la realizzazione di una “linea avanzata di difesa”, rappresenta una priorità. Desideriamo prevenire l’e-sportazione nella Romania – paese di confine dell’OTAN e dell’UE – delle attivi-tà caratteristiche del crimine organizzato svolte nella sua prossima vicinanza: la regione balcanica, lo spazio ex-sovietico et il Medio Oriente. Ci proponiamo di creare nuove matrici d’intervento che assicurino il monitoraggio e il controllo dei fattori di rischio asimmetrico, di rafforzare la coo-perazione tra i servizi e le agenzie di secu-rità che hanno delle responsabilità nel contrastare al terrorismo, di individuare la risposta la più adatta alle sfide e ai ri-schi di natura asimmetrica. Abbiamo compiuto dei passi importanti per realizzare questi desiderata – abbiamo tanto una visione unitaria delle azioni che dobbiamo svolgere come gli strumenti normativi necessari per l’azione pratica, legale e coerente delle istituzioni abilitati nella materia antiterrorista. Prima di tut-to, abbiamo rafforzato la cooperazione con gli Stati dell’OTAN e dell’UE, spostan-do il centro di gravità dello scambio di informazioni verso la cooperazione sui casi e azioni puntali, tese ad agevolare l’individuazione e l’analisi dei fattori di rischio asimmetrico a carattere transna-zionale. Abbiamo assunto la responsabilità, quale stato alla frontiera orientale dell’UE, di attuare la prevenzione e il contrasto alla criminalità transfrontaliera, di agire per diminuire l’impatto che l’esportazione della criminalità potrebbe avere sugli Stati Membri dell’UE, nelle condizioni in cui gestiamo un’importante parte della fron-tiera esterna dell’Unione Europea (2070,6 Km) di cui 546,4 Km con la Repubblica Serbia, 681,3 Km con la Repubblica Mol-dova, 649,4 Km con la Repubblica Ucrai-

na e 193,5 km col Mar Nero. La Romania è collocata all’incrocio delle principali aree di interessi geopolitici e geostrategici – i Balcani, il Mar Nero, il Caucaso e la Zona Caspica e ha tre aree maggiori di instabilità e conflitto – lo spa-zio ex-iugoslavo, ex-sovietico et il Prossi-mo Oriente. Non dimentichiamo, che l’an-no scorso l’Afganistan ha la più grande produzione di eroina nel mondo! La posizione geostrategica della Romania rappresenta un importante vantaggio nel-la promozione delle politiche di equilibrio tra questi spazi, tramite lo sviluppo della cooperazione interna e interregionale, cosi come nella progettazione delle pro-prie capacità nel contrastare i rischi con-tro la securità continentale e globale. Par-tecipiamo in un modo attivo al trasferi-mento dei risultati positivi della coopera-zione multinazionale nel sud-est europeo verso la zona del Mar Nero e del Caucaso, regioni che rappresentano una fonte di rischi contro la securità europea e proce-diamo come un alleato de facto dell’OTAN nel sostenere la lotta contro il terrorismo. La Romania ha assunto l’incarico di diri-gere la lotta contro l’infrazionalità a livello regionale, tramite il coordinamento delle attività SECI (l’Iniziativa di Cooperazione nell’Europa Sud-Est). Abbiamo con-tribuito allo sviluppo delle politiche in materia della migrazione sotto il coordinamento del Patto di Stabilità e abbiamo attuato un pacchetto di normativi tanto per la giustizia co-me per gli affari interni che è stato messo alla disposizione dell’ONU. Gli argomenti presentati hanno de-terminato, al livello delle strutture della Romania con compiti in mate-ria della lotta contro il terrorismo un comportamento preventivo in-centrato sue due direzioni: potenzia-re le capacità strutturali della demo-crazia romena per poter rispondere alle sfide terroriste, per affrontare le minacce mirate sulla polizia, sulle forze di securità, sulla giustizia, sul potere politica, sulle relazioni inter-statali, sulla diplomazia o sulle orga-nizzazioni internazionali e quantifi-care i posibili effetti del terrorismo sullo stato e sulla società, perché il ciclo “atentato-risposta” può portare dei mutamenti drammatici nella fisionomia degli stati.

Sul piano operativo, procediamo per pre-venire e contrastare nella zona di frontie-ra: il contrabbando, l’immigrazione clan-destina, il traffico di armi e munizioni, il traffico di stupefaccenti, reati commessi nelle condizioni in cui, nell’ultimo anno, lo spostamento delle persone e dei mezzi di trasporto al livello della frontiera è aumentata del 25% e rispettivamente 4-2,7%. Gli interessi fondamentali del nostro pae-se richiedono in questo momento la piena valorizzazione dell’esperienza maturata, la configurazione ma anche l’operatività di un nuovo meccanismo internazionale, inter-agenzie di prevenire e contrastare il terrorismo in modo che questo mecani-smo possa rispondere alle sfide specifiche dell’attuale contesto di securità. La Romania, insieme agli altri Stati Mem-bri dell΄UE e dell΄OTAN, tramite i mezzi di cui dispone, sostiene la costruzione di un clima regionale e continentale sicuro. I proggetti mirano la multiplicazione degli sforzi di appoggio delle azioni internazio-nali di lotta contro il terrorismo e contro il crimine organizzato per conseguire una stabilità aggiunta e il rafforzamento dello statuto della Romania, come garante della securità.

ROMANIA

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A draft law “About Police” is now discussed on the first reading in the

low house of the Parliament of the Russian Federation - State Duma. This draft law was initiated on August 7, 2010 by Russian President Dmitriy Medvedev. The text of the future law was posted for public discussion in the media. For two months of the discussion of the law more than 30 thousand Russian citizens expressed their views, posted the amendments to the law, as well as suggestions for the improving of the system of internal affairs of the country in the press, on radio, television and the Internet. In October 2010, having taken into account the expressed views, critical remarks President Dmitriy Medvedev introduced the draft law to the Parliament for its adoption as a basic legal act regulating the future of Russian police. Vladimir Kislukhin, our correspondent in Russia, police colonel, has an interview with Alexey Rozuvan, the Russian State Duma deputy, retired police Lieutenant General, Honoured President of Kirov Region RS IPA about the fate of the law

“About Police” and the prospects of a new executive body. The meeting with the deputy was in Kirov before the first debate of the draft law “About Police” in Russian parliament. “I dare to tell that you, Alexei Mikhailovich, are a legendary person for our Kirov region. You devoted the most part of your life to the work with protecting public order, fighting crime in our northern region. You were not afraid to create and lead the Kirov branch of International Police Association one of the first in Russia amid a complicated political and social situation which prevailed in the early 90-s. And now, being the deputy of the Russian parliament, you give all your power to develop, adopt and implement the laws aimed on the protection of the rights and freedom of citizens, ensuring the safety of individuals, society and state. I worked for many years under your leadership in the Department of Internal Affairs of the Kirov region, fighted economic crimes, investigated grave offenses. And I, as your follower, find your leadership system and methods good. Thanks to a clear, competent and well-coordinated work of all entrusted to you departments and services the Department of Internal Affairs of the Kirov region has always been among the best regional departments in our country. But, unfortunately, I and my colleagues have very little information about you as a man. Can you tell the readers of the international magazine “Atlasorbis”

about yourself, your work in the Russian parliament and the establishment IPA in the Kirov region?” I was born on November 9, 1947 in the village Melnya Konotopskiy District Sumskoy Region Ukrain. After finishing secondary school and college I worked as a communications technician in Dnepropetrovsk. I served in army in Kirov. And here I stayed to bind my fate with the work in militcia. After graduating with honors the Gorkiy militcia school I served initially in the position of criminal investigator in small town Omutninsk in the north of the Kirov region. Then I was transferred into operational work in Kirov. I finished the Academy at the Ministry of Internal Affairs by correspondence. In 1987 after having served in various

Vladimir KislukhinVladimir Kislukhin

Colonel of Militia Kirov Colonel of Militia Kirov -- Russia Russia Member of ARGOS AssociationMember of ARGOS Association

6666 Atlasorbis Atlasorbis

THE DEPUTY OF THE RUSSIAN PARLIAMENT AND HONORARY IPA: PRESIDENT ALEXEY ROZUVAN

RUSSIA - KIROV Dall’estero

Alexey Rozuvan

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divisions of the militcia for more than 10 years at the age of 39 I became the head of Internal Affairs Department of the Kirov region. I paid special attention to the choice and placement of managerial cadres in my work. The main thing for me in the work of each employee was not his personal relation but professionalism, competence and integrity. As a result, I managed to assemble the team of professionals dedicated to serve honestly and effectively, protecting citizens from illegal encroachments. Citizens could personally come to me into Internal Affairs Department with complaints of my subordinates and other officers’ actions. I personally supervised the elimination of the reasons caused citizens’ complaints and statements. I conducted great work to delete gaps in legal regulation of the activity of internal affairs bodies. I paid special attention to my subordinates’ professional training, directed them to study in the best training organizations of Ministry Internal Affairs. In 1996 I helped to open a training division of the Ministry of Internal Affairs in Kirov, where young employees of Internal Affairs Department could get

juridical education, not leaving the Kirov region. Significant work was done to improve employees’ living and working conditions. Despite the objective economic reasons, Department of Internal Affairs actively led building of houses for the officers. Department of Internal Affairs cooperated with the district administrations to improve the material resources. In 2003 I was elected as a deputy to the State Duma of Russian Federation, became chairman of the legislative subcommittee in the sphere of combating terrorism, extremism and economic security of Security Committee of State Duma of Russian Federation. I am a member of Parliamentary Assembly of the Union of Belarus and Russia; and a member of Security, Defence and Crime Fighting Committee. During the period of my legislative work in the lower house of Russian parliament I participated in working out more than 50 draft laws and amendments to the existed legislative instruments, including federal laws such as “About Weapons”, “About Combating Terrorism” and others. “Alexey Mikhailovich, there is a lot

of controversy about initiated by President Dmitry Medvedev law “About Police” in Russian society. What do you think about this revolutionary law for our state?” “The adoption of the law “About Police” in Russia, in my opinion, is an absolutely justified and timely action, and the renaming of this authority to police is a quite logical decision of the President. In fact we don’t only change the title but return to the law enforcement agency his original name. The working groups of law-enforcement called militcia was created by Provisional Government in 1917 during the period of the October Revolution to replace the disbanded tzarist police, really stressed its national character at the beginning. But later these public ctructures started to conduct law-enforcement activity professionally, having acquired all authority attributes, which were characteristic for police. The question about the name of the law-enforcement body will be the most actual when our country will host thousands of foreign visitors arriving to attend Winter Olympic Games in Sochi, Universiade in Kazan, World Footbal Championship. Foreigners will not understand the word “militcia”, while “police”is a common notion all over the world.” “Alexey Mikhailovich, will the working methods of Internal Affairs bodies change with the adoption of a new law? “Yes, it’s true. The previous law-enforcement system supposed that the protection of the state interests are principal. According to the new law the main task of police will be the protection of a person. And the public opinion of citizens will be the one of the criteria for evaluation of its activities.”

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RUSSIA - KIROV

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Dall’estero

“Alexey Mikhailovich, I constantly hear complaints about the low level of social protection of former police officers from veterans of the Ministry of Internal Affairs. Veterans fear that the new law will not take into account the interests of the Russian citizens who devoted the best years of their life to public order and combating crime. Will pensions and other benefits for retired officers increase according to the law “About Police”?

“Adopting the law “About Police” I will insist that Russian police should be recognized as the successor of militia. And according to the new law retired officers should have the same privileges and preferences. I hope, that my colleagues in State Duma will support my proposal and the law will be adopted taking into account the interests of veterans of the Department of Internal Affairs.” “Alexey Mikhailovich, 7 years have already passed since that moment when you headed Kirov Regional International Police Association. During this period the number of its members gas grown for more than one thousand people. The productive activity of Kirov Regional IPA by strengthening friendly ties between police from different countries is known all over the world. Were you not afraid that such an innovation could be wrong interpreted by officials in the Ministry of Internal Affairs and they could forbid you to be its president?” "Yes, in 1993 when Kirov regional IPA was only created, I was afraid that some head from the Department of Internal Affairs or Region Administration would oppose the appearance of this organization at our Vyatka land which came from bourgeois countries previously hostile for us. But it was already another historic time. That’s why, nobody prevented the creation of Kirov Regional IPA. Also, I read the organization’s Charter brought by my subordinate Nikolay Koshcheev, who headed the

Directorate for Combating Organized Crime at that time. The tasks, functions and structure of the International Police Association, stated in the Charter, had exclusively positive character. That’s why, I agreed to the suggestion of Nicholay Koshcheev to lead the Kirov regional IPA, to give it credibility and contribute to its development. Later, when I worked in the State Duma, I did not have enough time to conduct activities in our IPA. So, I gave the authority to Nicholay Koshcheev and remained the Honorary President of the organization. Today, thanks to the active work of its current President Nicolay Koshcheev, members of Kirov militcia,

other law-enforcement agencies can communicate with each other during cultural and sport events, travel to foreign countries, accept foreign policemen at our land. The creation of IPA at Vyatka land has expanded the horizons for cooperation between law enforcement authorities in different countries.” “Alexiey Mikhailovich, thank you for your interesting story, I hope that having acquainted with you the readers of the international magazine “Atlasorbis” will open a new, unknown to them page in the history of Russian law enforcement bodies.”

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RUSSIA - KIROV

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FORZE DI POLIZIAFORZE DI POLIZIA

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R adio stations have had to re-adapt the way they operate since the

technology and invention of what has become for many, our right arm. The Internet. Traditional radio broadcasters have used the Internet to simulcast their programming. But, Internet radio is undergoing a revolution of expansion. Its reaching traditional b r o a d c a s t e r s , i n d i v i d u a l s , organizations and governments. A November 1994 R o l l i n g S t o n e s concert was the "first major cyberspace multicast concert." Mick Jagger opened the concert by saying, "I wanna say a special welcome to everyone that's, uh, climbed into the Internet tonight and, uh, has got into the M-bone. And I hope it doesn't all collapse." Are you tired of listening to your local AM or FM radio station? Feel like there are too many adds? Not enough music? Or perhaps the style of radio it used to be has

changed and no longer excites you. In the end you change stations, only to be disappointed after listening for a few minutes. Well don’t despair, you have an alternative and its called Internet Radio! Internet radio has been around since the mid 1990s. Many of these Internet-only stations serve both mainstream and niche tastes, so you sure to find something that tickles your fancy. In fact if you delve a little deeper you will find the choice staggering and best of all, its for free and is largely uncluttered by ads. Trouble is, so many people are

misinformed about Internet Radio. They naturally assume you pretty much have to sit at your computer all day. You don’t!

You now have Wi-Fi radios with receivers that connect to a wireless home network. The reception is brilliant: these radios can pull in any of the 10,000 plus Internet Radio Stations from all over the world and all this without a single pop of static. Many of these new Wi-Fi radios come with several hundred or even several thousand Internet Stations listed in the menus. These stations are sorted either by genre (hip-hop, Jazz, Rock, Classical and so on) or by geographical location. Not enough for you? Well with most of the new Wi-Fi radios, you can add stations of your

choice, which are then as if by magic, beamed back into your radio. All you have to do then, is sit back and enjoy!

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UNDERSTANDING INTERNET RADIO

Anita Sayer Anita Sayer -- Hickson Hickson South Africa South Africa

Member of ARGOS AssociationMember of ARGOS Association

Dall’estero SOUTH AFRICA

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Atlasorbis Atlasorbis 7171

H ello from the Ukraine to comrades from around the world. This is my

first article for this magazine, and so I apologize in advance for my lack of writing experience. My name is Nickolay and I am 22 years old. The Ukrainian Police (Militsyia) was founded in 1990, after gaining independence from the USSR, meaning it has only been in power for 21 years. The legislation giving the Militsyia the powers to regulate and control internal public affairs was inaugurated on the 20th December 1990. This date could well be considered the birth of the Ukrainian Police Force (Militsyia). The word "Militsyia" comes from Latin word "militia” and means "army" – historically given as the name to the organization which protects and maintains public order. Militsyia is a unified system, which is part of the Ukrainian Ministry of Internal Affairs. Under the current law the main duties of are: - ensuring the safety of citizens; - protection of their rights and freedom; - prevention, detection and investigation of crimes, and the subsequent reporting and apprehension of suspected violators of the law,

- protection and maintenance of public order; - road safety; - property protection, - assistance to citizens, public authorities, enterprises, institutions and organizations in carrying out their statutory duties. The Militsyia is made up of the following divisions: - criminal police; - public security police; - traffic police; - security and special forces. The personnel of the Militsyia is formed from the members, serving in the police units, who in accordance with current legislation are given ranks. To serve in Militsyia citizens are employed on a contract basis, and must be capable of carrying out police duties, according to their personal and moral qualities, level of education, physical training and health. The probation period for the Militsyia can be up to one year. Officers are sworn to oath. The context of the oath is approved by the Cabinet of Ministers of Ukraine. A person who had been previously convicted of committing a crime can not be recruited into the Militsyia. If a member of the public perverts the course of action of the Militsyia, under current legislation, the Militsyia has the right, with an explanation to prohibit the freedom of citizens. The Militsyia must publish in the media and make public all information regarding its actions, the state of public order and the measures it took to improve it. Political parties, movements or other bodies that are pursuing political goals, are not allowed to be part of any department of the Militsyia. Whilst on duty Militsyia officers must not

display any personal political views or allow their work to be influenced by them. A Militsyia officer serves as a representative for the executive authority of the state. Any lawful demands of Militsyia officers must be obeyed by citizens and officials. Militsyia officers are under the protection of the law, which protects their life, dignity, property and family members. Excessive use of force, weapons or abuse of their powers by a Militsyia officer, is punishable by law. The activities of Militsyia are controlled by the Minister of Internal Affairs and the Cabinet Ministers of Ukraine. Although the Senate monitors the work of the Militsyia, it does not interfere in its activities. The General Attorney of The Ukraine and their district attorneys, ensure lawfulness within the Militsyia. An important part of the Ministry of Internal Affairs of the Ukraine is to cooperate with law enforcement agencies of other countries. In order to combat international crime, The Ministry of Internal Affairs works alongside their foreign counterparts to gain experience, exchange information, and co-ordinate joint operations. The Ukraine has joined the European Assembly of criminal proceedings and has successfully integrated into Interpol. The employees of The Ministry of Internal Affairs of Ukraine have proved to be highly qualified specialists in peacekeeping missions for the United Nations and OSCE (Organization for Security and Co-operation in Europe). The Ukraine believes it is very important to join forces with other nations around the world in the fight against crime!

UCRAINA Dall’estero

THE UKRAINIAN POLICE

Nickolay Dukhonchenko Nickolay Dukhonchenko

Ukrainian PoliceUkrainian Police Member of ARGOS AssociationMember of ARGOS Association

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