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tlas rbis febbraio - marzo 2006 anno II n. 3 1,50 1,50 A periodico di geopolitica, sicurezza e informazione S S p p e e c c i i a a l l e e T T h h e e G G u u l l f f W W a a r r : : R R e e b b u u i i l l d d i i n n g g o o f f K K u u w w a a i i t t 1 1 9 9 9 9 1 1 PARLIAMONE CON .... l’Economista l’Economista Pr Pr of of. Antonio P Antonio P edone edone ISTITUZIONALE NEWS L’INFORMAZIONE Il Il V. Pr Pr esidente dell’Or esidente dell’Or dine dine dei Gior dei Gior nalisti del Lazio nalisti del Lazio Onor Onor ef ef icenz icenze la Dott.ssa Sa la Dott.ssa Sa por pora GIORNI D’OGGI HAMAS HAMAS SICUREZZA A viaria: viaria: i consig i consig li del li del Pr Pr of of. Antonio Dalmasso Antonio Dalmasso www.atlasorbis.org Ruoli Tecnici della Polizia: intervista al prof. Vttorio Mele Incontro con il SuperPrefetto Luigi De Sena Oltrefrontiera: il Ministro greco Tsartsiònis Allo stadio Allo stadio .... .... con con il Dott. il Dott. Ad Ad donizio donizio

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t l a s r b i sfebbraio - marzo 2006

anno II n. 3

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ISTITUZIONALE

NEWS

L’INFORMAZIONE

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OnorOnorefef icenzicenzeela Dott.ssa Sala Dott.ssa Saporporaa

GIORNI D’OGGI HAMASHAMAS

SICUREZZA

AAviaria:viaria: i consigi consigli del li del PrProfof .. Antonio DalmassoAntonio Dalmasso

www.atlasorbis.orgRuoli Tecnici

della Polizia:

intervista al prof.

Vttorio Mele

Incontro con il

SuperPrefetto

Luigi De Sena

Oltrefrontiera:

il Ministro greco

Tsartsiònis

Allo stadioAllo stadio........ con con il Dott.il Dott. AdAddoniziodonizio

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ESTERNIAMO

FABRIZIO LOCURCIO

“Un successo sempre crescente”

Direttore Responsabile Fabrizio Locurcio

Vice Direttore Massimo D’Anastasio

Coordinatore di Redazione Massimo Bartoletti

Redazione, Maria Pia Bruno, Emanuele Cagnetti, Paolo De Donato,

Simone Navarra, Ilias Spyridonidis

Relazioni Esterne Giovanni Guerrisi

Relazioni Estere Nicola Zichella

Art Director Mauro D’Agostino

Hanno Collaborato Andrea Baiocchi, Fedele Verzola, Franca Brusa,

Fabio Locurcio, Alessandro Magliani, Domenico Bozza,

Ferdinando Spagnolo, Cesare Guaglianone, Andrea Gilli, Armando

Macrillò, Giovanni Iaquinta e Antonio Bonetti

Comitato dei Saggi Presidente Dr. Gino Falleri, V. Presidente

Ordine Giornalisti Lazio e Molise; Dott. Felice Addonizio Dirigente

Comm.to Prati Roma; Prof. Avv. Franco Ciufo Delegato per il Lazio del

Sacro Ordine Costantiniano; Dott. Sandro Maria Giurlani Dirigente

Superiore della P.S., Prof. Francesco Gui Ordinario di Storia d’Europa

“La Sapienza”; Prof. Nicola La Marca Docente di Storia Economica “La

Sapienza”; Dott. Nicola Pedde Direttore di Globeresearch; Dott. Alessio

Piccirilli consulente Parlamentare; Prof. Vittorfranco Pisano, Docente

Università di Malta; Prof. Gianluigi Rossi V. Presidente ISIAO (Istituto ita-

liano d’Africa e d’Oriente);

Atlasorbis periodico mensile di geopolitica, sicurezza e informa-

zione - anno II nr. 3 febbraio - marzo 2006; registrazione del

Tribunale di Roma nr. 161/2005 del 22/04/05.

Redazione Via Valdagno, 32 - 00191 Roma

Mail: [email protected] tel. 328-2593076

Stampa Tipografia CIMER - RomaLa responsabilità degli articoli pubblicati è dei singoli autori. Previoaccordi scritti con la Direzione, la collaborazione a questo periodi-co è gratuita e non retribuita. I materiali inviati non verranno resti-tuiti. La riproduzione è vietata a norma di legge. Copie 20000distribuzione gratuita.

A soli due numeri dalla nascita della rivista Atlasorbis,abbiamo ottenuto grande consenso e riconoscimento nelmondo politico-internazionale, scientifico, accademico edelle Forze dell’Ordine. La serietà, la competenza ma soprat-tutto l’equilibrio con cui vengono affrontati gli argomentidalla redazione, dai collaboratori, dagli autorevoli esperti,che sapientemente offrono la loro esperienza e professiona-lità nel campo della geopolitica, sicurezza e informazione,sono la salda base del successo. In questo numero abbiamol’onore di avere in esclusiva, l’intervista al Ministro greco OnTsiartsiònis del dott. Spyridonidis, e le interviste al GiudiceProf. Vittorio Mele, al Prefetto Luigi De Sena, e a molte altreautorità. Si ringrazia il Prof. Celant, Preside della Facoltà diEconomia La Sapienza di Roma, che ha voluto inviarci unabellissima lettera di apprezzamento, per tutti noi graditissi-ma, che pubblichiamo, a dimostrazione dello sforzo e dell’impegno profuso da questa “Squadra editoriale”. Ringraziola redazione, Massimo D’Anastasio Vice Direttore e grandeprofessionista del giornalismo, il dott. Verzola, il dott.Cagnetti, Mauro D’Agostino, Giovanni Guerrisi e tutti colo-ro i quali ci hanno telefonato, inviato e-mail di complimenti,ricordando che dal mese di marzo sarà operativo il sito web:www.atlasorbis.org, all’interno del quale si potranno trovarei numeri precedenti ed altre notizie interessanti per i lettori.Stiamo cercando di crescere per poter offrire un servizio diabbonamento che ci auguriamo sia gradito. In attesa chetutto ciò si realizzi, informiamo che la rivista è assolutamen-te gratuita e che potrà essere reperita negli stessi luoghi in cuisono state trovate quelle precedenti, oppure inviate una e-mail all’indirizzo [email protected] Nel frattempo possia-mo ringraziare tutti e anticipare che nel prossimo numero diAprile-Maggio ci sarà una sorpresa sensazionale grazie algeografo Dott. Massimo Bartoletti, punta di eccellenza dellanostra redazione. Inoltre entrano a far parte del comitato deisaggi due personaggi di tutto rispetto: il Dott. Sandro MariaGiurlani Dirigente Superiore della Polizia e Direttore delServizio tecnico Scientifico e professionale della Polizia diStato e il Prof. Avv. Franco Ciufo docente di diritto interna-zionale dei conflitti armati e delegato per il Lazio del SacroOrdine Costantiniano.

Infor mazioneIl mondo dell’informazione. Cinque motivi di crisi

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Sommario

OltrefrontieraIl Ministro greco di Macedonia e Tracia

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L’inter vista: il Prof. Vittorio Mele6Mondo Universitario7Onorif icenze del la Repubblica8Par liamone con......... Prof. Antonio Pedone9Esclusiva: I l SuperPrefetto De Sena10Giorni d’Oggi: Hamas12Sicurezza negli Stadi: Felice Addonizio13

L’aviaria, ne parla il Prof. Dalmasso14News15Riordino delle Carriere: Massimo D’Anastasio16Roma Caput Mundi di Franca Br usa16Speciale Kuwait17Gheopolis18Psicologia

Mondo Minorile20A proposito di MobbingEuropean Police Association

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L’Avvocato: Fabio Locurcio23

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24Il Mezzogiorno: Antonio BonettiGrafologia: Luciana Crucitti

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La società in cui viviamo giornodopo giorno si trasforma ed è sotto gliocchi di tutti. Mutazione grazie anchealla comunicazione o alla moltiplicazio-ne dei media, come appunto sostieneThomas De Zengotita della New YorkUniversity ed autore di Mediated, unlibro che negli Stati Uniti è sotto anali-si dei massmediologi. Comunicazioneed informazione costituiscono le molledi buona parte dei cambiamenti,soprattutto quest’ultima che crea con-senso politico e risponde alla crescentedomanda. La conseguenza è che nonmancano spunti per sostenere, e aragione, che il mondo dell’informazio-ne sia sempre sugli scudi. Alcuni diquesti attestano che l’Europa, e peressa l’Unione, non sembra esseremolto attenta a quanto le sta accaden-do intorno e quali i possibili e nonimprobabili futuri scenari. Non è,comunque, la prima volta, nella suacentenaria storia, che gli avvenimentisuccessivi abbiano travolto le sue pre-visioni e i suoi convincimenti sui pro-blemi internazionali.Al di là di queste ultime considerazioni,che potrebbero sembrare più politicheche tecniche, il mondo dell’informazio-ni dall’inizio del Terzo Millennio è alcentro dell’attenzione collettiva per piùdi un motivo. Il primo riguarda la liber-tà di stampa, un bene irrinunciabilespesso sottoposto a condizionamenti,concentrazioni e restrizioni, il secondola manipolazione dell’informazione,che vuole significare disinformazione,ed il terzo che potremmo essere difronte alla morte annunciata del gior-nalismo, secondo quanto ha pronosti-cato Josè Manuel Nobre Correiadell’Universitè Libre di Bruxelles.Il quarto motivo, non a dimensioneplanetaria, è invece rappresentato dalduro scontro che vede da circa un annoprotagonisti Fnsi e Fieg per il rinnovodel contratto nazionale di lavoro. Tantoche il sindacato unitario dei giornalisti,guidato da Autonomia e Solidarietà, ha

dovuto organizzare a Torino, in conco-mitanza della cerimonia di apertura deiGiochi Olimpici Invernali, una manife-stazione per sensibilizzare l’opinionepubblica e informare sulla difficile sta-gione in cui vivono i giornalisti. Undanno al diritto di informare e di esse-re informati. Se ne potrebbe aggiunge-re un quinto, più a dimensione casalin-ga: le aspettative legate alla oramai cele-berrima legge 150/2000. Questo prov-vedimento legislativo dalla lunga gene-si, come si ricorderà, consente alleAmministrazioni pubbliche, ma non leobbliga, di poter istituire uffici stampa.Intorno ad essa, unica nell’Unioneeuropea per le finalità che persegue,ruota un corollario di inesattezze.Soprattutto sulla sua portata. Come sefosse un toccasana per risolvere i pro-blemi di coloro che lavorano negli uffi-ci stampa pubblici. Purtroppo non lo è.Difetta un’appropriata conoscenza,tanto che si sente persino dire cheattraverso di essa si può sostenere l’esa-me di idoneità professionale per acce-dere all’elenco professionisti.Ritorniamo alla libertà di stampa e allamanipolazione dell’informazione, senzar i c o r r e r e a g l i a n n u a l i r a p p o r -t i dell’Associazione Reporters sansfrontières, che forniscono il termome-tro dello stato di salute della libertà distampa nel Pianeta. Non è dei migliorie c’è sempre una ragione per qualchegiro di vite. I giornalisti troppo curiositolti di mezzo. Il 2005 è stato un annonero, 63 giornalisti hanno perso la vita.Anche in Cina, uno dei colossi dell’eco-nomia mondiale, contrariamente alleparole, la libertà di stampa e la qualitàdell’informazione sono ancora lontane.Nei giorni passati i quotidiani hannoriferito, non senza rilievo, di un giorna-lista ucciso, per aver avuto il torto didenunciare episodi di malaffare nellapolizia locale, e di un dissidente pesta-to a sangue. Non sono casi isolati.Questo conferma quanto aveva suppo-sto una delegazione del Consiglio

nazionale dell’Ordine dei giornalisti,guidata da Vittorio Roidi, in visita uffi-ciale nel 2003 in quello che una volta sichiamava il Celeste Impero. Più volteerano state formulate domande, volteappunto a conoscere il grado di auto-nomia nella gestione delle notizie. Larisposta ricorrente sosteneva che i gior-nalisti erano liberi. Sulla qualità dell’in-formazione, uno dei capisaldi dellapolitica della nostra Federazione nazio-nale della stampa, non mancano preoc-cupazioni. La terzietà, o l’obiettività,tentenna e i riscontri sull’esattezza dellenotizie diffuse non sempre effettuati.Su questo aspetto gli Stati Uniti zoppi-cano. La guerra in Iraq è la sua cartinadi tornasole ed Internet il mezzo percreare la disinformazione. Lo ha sco-perto il corrispondente del Bbc alPentagono. Ha pubblicato, nelle passa-te settimane, un suo documento segre-to dal titolo Information OperationsRoadmap. Ci sono regole per imbecca-re i giornalisti e spingerli verso la disin-formazione ed altre per influenzare imedia iracheni. La qualità dell’informa-zione riguarda pure i garruli servizi dicerte trasmissioni della nostra TV diStato, dove è arduo individuare l’ele-mento di mediazione. Il punto focaledel giornalismo. A parte il quadro dainon rosei colori, quella del giornalistaresta sempre una professione moltoambita. Lo attesta il crescente numerodelle domande presentate e sarannoancora di più se quella parte del decre-to Siliquini, che riguarda appunto l’ac-cesso alla professione e i nuovi compi-ti del Consiglio nazionale dell’Ordine,sarà legge, dopo che il Consiglio diStato avrà espresso il parere di compe-tenza. Per ora ha chiesto un supple-mento di giustificazioni. Una leggedelegata, e qui entrano le sottili disqui-sizioni dei giuristi, non può modificareuna legge ordinaria, quella appuntosull’Ordinamento della professione digiornalista, che non richiede la laurea.

Il mondo dell’informazione.Cinque motivi di crisiDott. Gino Falleri, Vice Presidente dell’Ordine degi Giornalisti del Lazio e Molise

INFORMAZIONE

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Intervista al Ministro greco di Macedonia e TraciaOnorevole Arch. Nikolaos TsartsiònisA cura del dott. Ilias Spyridonidis

Lo sviluppo di un’integra e completa rete d’infrastrutture ditrasporto nell’Europa orientale e sudorientale, compatibilecon i corridoi europei e le reti di trasporto transeuropei,aiuterà il raggiungimento degli obiettivi per lo svilupporegionale. Questi obiettivi si identificano perfettamente conle priorità del Ministero di Macedonia e Tracia, poichéSalonicco costituisce un basilare punto di riferimento, unnodo, per tutta la regione del Sud-Est europeo e del MarNero, dove coesi stono e si collegano infrastrutture strada-li, ferroviarie, portuali ed aeree che favoriscono la funzionedi una rete connettiva e interfunzionale di trasporti combi-nati. Al di là di questo, Salonicco soccorre un entroterraeconomicamente importante, sia per lo spazio nazionalegreco che per l’ampia regione balcanica, fatto che si riflettenella vasta partecipazione che si nota ogni anno all’EXPOInternazionale della città.noltre, dispone di un pronto mec-canismo di supporto alle attività economiche che in conti-nuazione si estende e si rafforza. Apporto determinante inquesto costituiscono le attività della Banca del Mar Neroche rendono la città un importante centro di attività econo-miche per l’insieme dell’entroterra che essa soccorre.

A Salonicco, una città di quasi un milione e mezzo-d’abitanti, capitale della regione della Macedonia Centrale,in Nord Grecia (che si costituisce da tre regioni: MacedoniaOccidentale, Macedonia Centrale, Macedonia Orientale eTracia), ha sede il ministero di Macedonia e Tracia (che sioccupa dello sviluppo della Grecia del nord in vari settoricome l’economia, la cultura, le relazioni con i Stati balcani-ci, le infrastrutture di trasporto etc). ATLASORBIS haincontrato il Ministro, l’onorevole Nikòlaos Tsartsiònis, tor-nato da una recente visita ufficiale in Italia con il Presidentedella Repubblica Greca Karolos Papoulias, che ci parla deiBalcani, il Nord Grecia e della nuova Europa che si sta for-mando. il Ministro è laureato in architettura dall'Universitàdi Roma la Sapienza e ha vissuto e studiato a Roma perdiversi anni.

Egregio Ministro, il Nord Grecia e specificatamente le tre regioni chela costituiscono (Macedonia Occidentale, Macedonia Centrale,Macedonia Orientale e Tracia) sono quelle che si collocano almeno dalpunto di vista geografico e geopolitico più vicine nel cuore economicodell’Europa (Germania, Francia, Nord Italia). La crisi in ex Yugoslavia,che la sua ripercussione in molti casi arriva fino ai nostri giorni, hacomplicato la situazione isolando la Grecia del nord dal cuore europeosopratutto economicamente e geograficamente. Onorevole, pensa chequesto isolamento sia ormai del tutto levato? I corridoi europei X, IV,IX hanno attribuito (sopraddato) qualche risultato positivo?

La congiuntura di tempo, si rafforza così come mai la posi-zione geostrategica del nostro paese eleggendo (risaltando)il nord Grecia in un centro di cooperazione d’intraprenden-za transfrontaliera e di propulsione d’attività e d’iniziativeintraprendenti. La Grecia è l’unico Stato-membro dell’UnioneEuropea nell’area del Sud-Est Europeo. Il nostro paesedisporre una vasta esperienza per quando riguarda questio-ni di European Policy e d’adattamento al “acqui communi-taire”. Parallelamente, l’attività imprenditoriale di societàgreche in Sud-Est Europa presenta una dinamica molto rile-vante. Queste prospettive creano un’ambiente di stabilecooperazione economica con i paesi vicini che aspirano auna prospettiva europea, tanto che con i paesi che ultima-mente sono entrati a far parte dell’UE. Nel 2008, Bulgaria eRomania entrerano nell’UE. I confini al nord del nostroPaese si apriranno e si allargheranno. L’area diventerà cosìancora più “approssimabile” offrendo le condizioni appro-priate ad uno spazio “unificato” con maggiori prospettive dicooperazione economica e imprenditoriale in base al comu-ne interesse. Parallelamente, la Grecia, come Stato-membrodell’Organismo di Cooperazione Economica del Mar Nero,promuove lo sviluppo regionale tramite il collegamentodelle diverse reti di transporto.

A destra Ministro Tsartsiònis con Ilias spyridonidis

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L’UE negli ultimi anni si trova in rotaiad’allargamento. Quali sono, secondo Lei,Onorevole, le prospettive dei paesi vicini deiBalcani Occidentali in questa direzione equale è la posizione della Grecia di fronte aquesta evoluzione in ogni caso?

Obiettivo principale del nostro paese èl’allargamento e l’approfondimentodella cooperazione con i paesi vicinicon il supporto della loro prospettivaeuropea. L’Europa di Sud-Est può edeve costituire una regione di stabilità,sicurezza e prosperità. La Grecia è unodei paesi europei che capeggiano allapromozione e alla materializzazione del-l’idea per la cooperazione balcanica edel Mar Nero in tutti i settori.Qui in Grecia, in Macedonia e Tracia,siamo decisi a collabolare strettamenteper cambiare le nostre vicinanze. È unadecisione nostra di cercare cooperazio-ni bilaterali e multilaterali più strette,con tutti gli Stati della regione, in tutti isettori: cultura, turismo, commercio,attività imprenditoriali.• Con questo scopo aspiriamo adaccordi bilaterali di “CooperazioneEuropea”.• Diamo priorità all’integrazione degliassi verticali e al miglioramento delleinfrastrutture basilari (aeroporti e porti) inNord Grecia per facilitare gli sposta-menti e i trasporti, i contatti e la nostradiretta comunicazione.La strada che collega Salonicco con lecapitali dei paesi vicini può essere per-corsa in sole tre ore. Opera di valorestrategico per quest’obiettivo è il reti-colato delle strade che costituiscono lavia Egnatia con gli assi verticali. I cor-ridoi X e VII e il collegamento con ilporto di Lom sono le nostre immedia-te priorità. È un impegno del governogreco di accelerare, tanto la costruzio-ne di nuove infrastrutture, quando dimettere all’asta le parti rimanenti, conobiettivo la loro integrazione fino al2008.• Promuoviamo con nuovi ritmi la fon-dazione dell’Università Internazionalea Salonicco, per costituire uno spaziod’incontro delle civiltà e d’avanzamen-to dei principi dell’UE.

• Decretiamo forti moventi per la crea-zione di centri di commercio di transi-to in Nord Grecia.Vogliamo che la Grecia settentrionalediventi un suolo ospiltale e accessibileper tutti i popoli dell’Est Europa e delMar Nero.

Come vede Lei Onorevole la piega che hapreso la questione per quanto riguarda il nomedel vicino Stato di FYROM e quali compli-cazioni potrebbe provocare un eventuale rico-noscimento ufficiale al livello internazionaledel suo nome costituzionale come “Repubblicadi Macedonia” per la Grecia?

Noi rispettiamo la storia, la cultura, e isimboli dei nostri vicini. Lo stessocomportamento però esigiamo anchenoi da parte loro e su questo non dero-ghiamo. Abbiamo sostenuto e sostenia-mo la necessità di una soluzione reci-procamente ammissibile. Abbiamo confer-mato la nostra posizione costruttiva,affrontando come base di trattative leproposte che aveva avanzato, lo scorsoaprile, il rappresentate speciale delSegretario Generale dell’ONU.Continueremo a lavorare, nell’ambito

del procedimento dell’ONU, con spiri-to costruttivo, per trovare una soluzio-ne reciprocamente ammissibile. LoStato vicino aveva accettato nell’accor-do bilaterale intermedio del 1995, chela Grecia mantiene il diritto di nonconcordare, l’entrata di FYROM inorganizzazioni internazionali se questofosse avvenuto con una denominazio-ne da quella concordata di FYROM.Quindi, l’entrata nell’UE potrà realiz-zarsi solo in due casi: o dopo una solu-zione reciprocamente ammissibile ocon il nome FYROM.La Grecia ha provato e prova effettiva-mente la sua buona fede osservando ipropri doveri. Esige, però, analogorispetto per i suoi diritti. Esige il rispet-to degli accordi da parte di tutti. E que-sto non può essere dimenticato da nes-suno. La storia non può essere falsificata.Dobbiamo far sorgere al livello inter-nazionale tutti i fatti storici e culturali emettere in evidenza le personalità delnostro luogo: Democrito, Filippo,Alessandro Magno, Aristotele, Cirillo eMetodio, l’Apostolo Paolo.Le persone che si identificano con ilnostro spazio.

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L’INTERVISTA

RUOLI TECNICI DELLA POLIZIA DISTATORisponde il Prof. Vittorio Mele Procuratore Generale On della Cortedi Cassazionedi Cesare Guaglianone e Andrea Gilli

Come anticipato nel numero prece-dente, cercheremo, grazie alla gentile edautorevolissima collaborazione del Prof.Mele, di chiarire alcuni dubbi sulle preroga-tive e limitazioni del ruolo tecnico dellaPolizia secondo il punto di vista dell’altomagistrato. Vittorio Mele già ProcuratoreCapo della Repubblica della capitale, Docentedi procedura penale presso l’UniversitàLuiss di Roma, attualmente riveste il presti-gioso incarico di Consigliere giuridico delMinistro degli Esteri.

Considerato il disposto relativo all’art.42del D.P.R. 24 aprile 1982, n. 337, il qualeprevede per gli appartenenti al RuoloTecnico della Polizia di Stato, una spe-cifica limitazione funzionale alla quali-fica di agente ed ufficiale di PubblicaSicurezza e di Polizia Giudiziaria, senzaperaltro specificarne materialmente i criteridi applicazione, e tenuto conto del pareredel Consiglio di Stato nr. 448 del 2001,con il quale si esprime che la limitazio-ne funzionale è da intendersi riferitaalla tipologia del reato e non al concettos p a z i o - t e m p o , r i m a n d a n d oall’Amministrazione di P.S. l’individua-zione dei reati di competenza di ognisingolo profilo professionale, secondoLei Prof. Mele, quali sono i doveri ed icompiti di un appartenente ai predettiruoli che nell’ambito dell’attività pro-fessionale quotidiana dovesse assisterealla commissione di un reato, per cosìdire, non di sua competenza?

Sono senz'altro legittime le perplessità rela-tive alla individuazione dei doveri e deicompiti degli appartenenti al Ruolo tecnicodella Polizia di Stato in relazione a reati chenon attengono alle attribuzioni del propriospecifico settore; soprattutto perché mancanella legge la individuazione, rinviata ad unsuccessivo provvedimento legislativo nonancora intervenuto, della tipologia di reatiper i quali si richiede l'intervento degliappartenenti a tale ruolo. Ma va detto subi-to che si tratta di una classificazione nonagevole, tenuto conto della difficoltà di

prevedere a priori le ipotesi nelle quali l'at-tività tecnica può risultare utile, quandoaddirittura non essenziale.Sul punto non fa esauriente chiarezza,neanche sul piano esemplificativo, il pareredel Consiglio di Stato, che esplicitamente,nelle ultime e conclusive righe, si esprimein forma dubitativa, usando il condizionale"dovrebbe essere tenuto ad intervenire",che conferma appunto l'impossibilità diuna risposta decisa e rassicurante. Certo lasituazione presenta aspetti ambivalentiquando si consideri che, se da un lato appa-re indiscutibile che si sia voluto costituireun Ruolo squisitamente tecnico (comerisulta dalla previsione di specifici concorsidi accesso, qualifiche e criteri di progressio-ne con compiti derivanti appunto dalle spe-cializzazioni indicate nella legge istitutiva),è altrettanto vero che si tratta pur sempredi un “ruolo” della Polizia di Stato.Tale situazione al Consiglio di Stato apparerisolvibile col ricorso al generico rinviooperato nell'ultima parte dell'art. 57 e.p.p..Francamente avrei dei dubbi in proposito,posto che questa disposizione riguarda,come testualmente è scritto, “persone allequali le leggi e i regolamenti attribuisconole funzioni di polizia giudiziaria previstenell’art. 55” una norma cioè di estensione acategorie diverse da quelle che fanno parteistituzionalmente della polizia di Stato.Non senza ragione in pratica tale norma èservita sempre a coprire la posizione dicategorie certamente ad essa estranee,quali, ad esempio, i Vigili del fuoco e quel-li Urbani, le Capitanerie di porto, i funzio-nari doganali, gli ispettori delle Poste e deiMonopoli, eccetera, persone tutte per lequali l’attività di polizia è comunque unsegmento del tutto singolare ed ecceziona-le rispetto a quella professionale. E perciòa me sembra piuttosto che, con l'istituzio-ne del ruolo tecnico della Polizia si Stato, sisia venuto a creare un tertium genus, costi-tuito da appartenenti alla polizia che assu-merebbero, ma so/o in via eccezionale,funzioni proprie di quella amministrazionedella quale fanno parte, e dalla quale peral-tro provengono, almeno in sede di primaapplicazione della legge. Per costoro ineffetti si verifica una singolare privazione

in via generale di una qualifica già possedu-ta che potrà loro essere concessa solo in viaeccezionale. Sarebbe perciò ragionevole, amio avviso, un momento di ulteriore rifles-sione.

Procuratore visto che tale limitazione èfunzionale e quindi non temporale nelrivestire la qualifica di agente o ufficia-le di polizia di giudiziaria per i ruolitecnici, ritiene configurabile l’ipotesi di“abuso” qualora l’operatore tecnicodella polizia, fuori dal servizio siacostretto ad intervenire nel caso vi siala commissione di un reato comune ouna condotta antigiuridica ?

A questo interrogativo, così come posto,ritengo si possa rispondere in manieranegativa, non fosse altro perché i termini“abuso” e “costretto”, correlati tra loro,sono evidentemente antitetici. E quindi,solo in caso di non assoluta necessità del-l'intervento, si pone il quesito della possibi-le esorbitanza dai propri compiti, tenendoconto della prevista eccezionalità del con-ferimento delle funzioni di polizia giudizia-ria al personale del ruolo tecnico. Ma riten-go che, fino al momento in cui non venga-no indicati con precisione le specie di reatiper i quali sia richiesta l’opera degli appar-tenenti al Ruolo tecnico, saranno frequentii casi nei quali potrebbe essere una loroattività necessaria, utile o invece inammissi-bile o vietata.Non va peraltro trascurato, sia pure tenen-do conto dell’astrattezza propria dellalegge, che possa essere difficile a priori sta-bilire, in presenza di un'attività o di un'azio-ne aventi ancora imprecisi caratteri di illi-ceità, di quale reato si tratti, non trascuran-do la considerazione, tutt’altro che margi-nale, che con una stessa azione o con unaserie di comportamenti coordinati, si pos-sano realizzare reati di specie diverse, alcu-ni dei quali potrebbero rientrare nelle com-petenze del ruolo tecnico ed altri inveceesclusi. Fino a che punto ed a partire daquale momento si dovrebbe ritenere cor-retto l'intervento degli appartenenti alruolo tecnico?

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foto: allievi revisori tecnici

Sono situazioni queste che non possono essere risolte mediantedelimitazioni rigide di competenze, per cui occorre che il legislato-re, che di norma non brilla per chiarezza, dovendo nuovamenteintervenire in materia, si faccia carico dei problemi ai quali si èaccennato, non fosse altro per evitare che, nel timore di porre inessere attività esorbitanti da compiti delimitati, un appartenente alruolo tecnico possa essere indotto a trascurare accadimenti che, tral'altro, possano essere di natura tale da richiedere un interventoimmediato non più recuperabile nel tempo.Considerato che nonsolo le grandi organizzazioni malavitose, ma anche i piccoli gruppicriminali sono oramai tecnologicamente ben dotati, e che viviamo inun epoca in cui il mezzo elettronico è alla portata di tutti, la granderete di internet è veicolo primario di notizie, informazioni, istruzio-ni, proclami, e rivendicazioni.

Quanto sarebbe importante poter validamente disporre del personale appartenen-te al ruolo tecnico telematico della Polizia di Stato, nella lotta al terrorismo inter-nazionale di matrice islamica, nonché alle grandi e piccole famiglie delinquenziali?

Si tratta di considerazioni che non possono non essere condivise, specie se si riflette sullemodalità sofisticate e assai frequenti con cui agisce la criminalità di ogni genere. Le esem-plificazioni fatte, purtroppo non esaustive, riflettono le osservazioni fin qui svolte dandoloro maggiore concretezza. Sembra davvero singolare assegnare al ruolo tecnico compitidi retroguardia, se solo di considera la sempre maggiore celerità delle comunicazioni che èben nota e viene utilizzata da organizzazioni criminali contro le quali lo Stato ha il doveredi svolgere attività di prevenzione e di repressione adeguate.

Si ringrazia Andrea Baiocchi per la realizzazione di questa intervista.

Mondo UniversitarioPerchè iscriversi all’Università?

Breve colloquio con Attilio Celant, Preside della Facoltà di Economia de “La Sapienza” diRoma

A cura di Mauro D’Agostino

Perchè uno ragazzo appena diplomato dovrebbe iscri-versi a Economia e in special modo alla facoltà di econo-mia della Sapienza?

La facoltà di Economia è la facoltà che per eccellenza si rivolgeal mondo economico, che abbraccia una gamma di attività este-se per le quali non solo è relativamente più semplice trovare poiuna occupazione, ma anche dà una ampia gamma di possibilitàper esprimere ciascuno la propria vocazione professionale, chepuò andare dall’insegnamento (con l’attuale riforma dell’ordina-mento la strada è un po’ preclusa) a tutto il mondo delle profes-sioni, quello delle attività produttive, del sistema bancario e dellaalla finanza.

Quali sono le doti che bisogna possedere per affrontarequesto tipo di studi?

E’ abbastanza complicato da definire, direi comunque una pro-pensione per gli studi formali: una certa predisposizione allematerie come la matematica e la statistica. Nel, E’ necessaria nelcontempo una capacità non dico di interpretazione dei fatti eco-nomici, ma di una lettura dei fenomeni sociali, alla quale si asso-cia una predisposizione ad interpretare il mondo della norma

e del diritto. La nostra è una facoltà con diverse anime e pertan-to, se da un canto dà maggiori capacità di andare verso l’esterno,d’altro canto richiede un certo eclettismo da parte degli studenti.

Cosa offre la Facoltà di Economia alle matricole?

I punti di forza sono in primo luogo una molteplicità di offerteformative: sono presenti a Roma almeno 14 corsi di laurea trien-nale, un’offerta molto flessibile. In secondo luogo, la dislocazio-ne territoriale in cui copriamo i bacini di Latina e del LazioSettentrionale. Inoltre possiamo andar fieri di essere la primafacoltà della Sapienza ad aver dei corsi serali dalle ore 18 alle ore22. Questa grande flessibilità si accompagna ad una altrettantogrande – forse unica - eterogeneità delle materie insegnate: si vadall’insegnamento comune (matematica, statistica e quant’altro)fino a corsi molto specialistici che servono a formare professio-nalità del tutto particolari: ed è questo un punto di forza enorme.

Lei in cosa è laureato? In Economia: in questa stessa facoltà, qui a Roma, 35 anni fa.

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Nel numero 2 di Atlasorbis, abbiamo trat-tato il delicato e prestigioso tema delle onorificenzee considerato l’argomento e la squisita disponibili-tà concessa sia dal personale che dalla dirigenza delDipartimento del Cerimoniale di Stato UfficioOnorificenze e Araldica pubblica, abbiamo incon-trato la Dottoressa Ilva Sapora, Dirigente dell’Ufficiopresso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Dottoressa Sapora attualmente rispettoal passato, quanto è sentito emozional-mente il conferimento di una onorifi-cenza della Repubblica ?

E’ molto più sentito rispetto al passato. Ciòè dovuto, certamente, al discorso tenuto dalPresidente della Repubblica Carlo AzeglioCiampi in data 5 marzo 2001, in occasionedella cerimonia celebrativa del cinquantesi-mo anniversario dell’istituzione dell’Ordine“Al Merito della Repubblica Italiana”, cheha risvegliato negli animi, non solo dei cit-tadini italiani ma anche stranieri, una pro-fonda attenzione per il valore del predettoOrdine. A tal fine, giova ricordare i fonda-menti dell’Ordine medesimo, così comesono descritti dall’art. 1 dello Statutodell’Ordine “Al Merito della RepubblicaItaliana”: ”L’Ordine al Merito della RepubblicaItaliana, secondo gli scopi indicati dalla Legge 3marzo 1951, n. 178, che lo istituisce, è desti-nato a ricompensare benemerenze acquisiteverso la Nazione nel campo delle scienze,delle lettere, delle arti, della economia e neldisimpegno di pubbliche cariche e di attivi-tà svolte ai fini sociali, filantropici ed uma-nitari, nonchè per lunghi e segnalati servizinelle carriere civili e militari”. Non si puòinoltre ignorare la particolare sensibilità e lascrupolosa attenzione che il Sottosegretario diStato alla Presidenza del Consiglio deiMinistri, Dr. Gianni Letta, ha riservato atale delicatissima materia, ponendo unapeculiare attenzione nella ricerca di queisoggetti operanti nei vari settori della socie-tà civile particolarmente meritevoli di unriconoscimento secondo i principi sancitinel citato art. 1 dello Statuto dell’Ordine.

La circolare dell’8 agosto 2002 ha ridefi-nito i criteri per il conferimento delleonorificenze esaltando i principi ispira-tori per la loro concessione, come adesempio, il necessario parere del capoufficio. Tale “restrizione” potrebbe inalcuni casi penalizzare soggetti merite-voli, che per ragioni di carattere perso-

nale non godono, all’atto del parere,della simpatia del superiore.Il VS Ufficio può ovviare ad inconve-nienti di questo tipo ed in che modo ?

Quando parliamo di onorificenze “AlMerito della Repubblica Italiana” parliamodi un atto concessorio, quale riconoscimen-to attribuito ad un soggetto sulla baseesclusiva del merito acquisito verso laNazione in vari campi.Tale principio siapplica quindi, con assoluto rigore, anche al settore della Pubblica Amministrazione, ove il

dirigente opera con grande obiettività, responsa-bilità e serietà nel rispetto delle regole e con la massima trasparenza, al fine di evitareeventuali discriminazioni.

Considerata l’importanza e la difficoltàdella concessione di una onorificenza,secondo Lei Direttore, dovrebbe costi-tuire titolo di merito per la progressionedi carriera o per la partecipazione ad unconcorso ?

No, assolutamente. La concessione di unadistinzione onorifica è un atto di grandevalenza morale che attiene esclusivamentealla sfera etica dell’individuo che non può enon deve in alcun modo essere equiparatoad altro.

Il Cavalierato al merito della Repubblicaitaliana è senz’altro un riconoscimentoimportante e prestigioso e pertanto richie-de tempi lunghi per il suo rilascio, spes-so richiede diversi anni. Ritiene almenoper i pensionati, avendo già raggiuntoun’età, di poter ridurre i tempi, ricor-rendo ad un iter più breve ?

L’Ordine “Al Merito della RepubblicaItaliana” è il più prestigioso degli Ordinicavallereschi nazionali. Come è noto, sicompone di cinque classi: Cavaliere, Ufficiale,Commendatore,Grande Ufficiale e Cavaliere diGran Croce. Per altissime benemerenze puòessere eccezionalmente conferita ai Cavalieri diGran Croce la decorazione di GranCordone.Si sottolinea che la progressione nelle varieclassi è strettamente subordinata al possesso diulteriori titoli di benemerenza acquisiti nelperiodo successivo al conferimento del-

l’onorificenza prece-dente, e che non rive-ste quindi alcun cri-terio di automati-smo. Giova ricor-dare che l’iteristruttorio per ilconferimento di ono-rificenze dell’Ordine“Al Merito dellaRepubblica Italiana”è lungo e comples-so ed è sempre pre-ceduto da una scru-polosa istruttoriaeffettuata presso lePrefetture-Uffici

Territoriali del Governo e, nel caso di pub-blici dipendenti in servizio attivo, anchepresso le Amministrazioni competenti, ciòal fine di acquisire tutte le informazioninecessarie sul conto del decorando e di veri-ficare la sussistenza dei requisiti richiesti peressere insigniti. Tale prassi è seguita ancheper coloro che sono stati collocati a riposo,

verso i quali, comunque, questoUfficio ha sempre avuto unaparticolare attenzione.Purtroppo l’iter istruttoriorichiede tempi piuttosto lun-ghi dovuti ai necessari adem-pimenti che devono essereespletati dalle Autorità compe-tenti:non è quindi pensabileun’iter più breve per i pensio-nati. Sin dal primo giorno del

mio incarico ho perseguito diversi obiettivi, tracui azzerare l’arretrato trovato, ottimizzarele procedure lavorative, dialogare con tutti isoggetti coinvolti nel procedimento con-cessorio (parlamentari, Organi costituzionali,Enti istituzionali, Associazioni, Uffici Territoriali delGoverno,Amministrazioni varie e privati cit-tadini), al fine di realizzare al meglio il com-pito istituzionale che mi è stato affidato.

L’IMPORTANZA DELLE ONORIFICENZE DELLAREPUBBLICA ITALIANAdi Giovanni Guerrisi Responsabile Relazioni Esterne

Dott.ssa Ilva Sapora

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Spesso ci poniamo il quesito sui dannicausati all’erario per l’esponenziale feno-meno dell’evasione fiscale, ma contempo-raneamente ci chiediamo come mai si cri-minalizzi così tanto la pirateria discografi-ca, editoriale e cinematografica con spot,pubblicità e slogan, che pur essendo unapiaga di vaste dimensioni, è comunquemarginale se paragonata alla grande evasio-ne che procura una marcata incidenza suiconti pubblici. Lo abbiamo chiesto al Prof.Antonio Pedone economista di primissimopiano, ordinario di Scienze delle Finanze,decano della Facoltà di Economia de “LaSapienza” di Roma, nel corso della sua car-riera, ha ricoperto numerosi incarichi,citando quelli di maggior rilievo va sicura-mente ricordato quello di socio del presti-gioso club degli economisti italiani, membrodella Commissione Tecnica sulla SpesaPubblica (1986-1993), Presidente delCrediop dal 1992, Consigliere diAmministrazione della Banca Nazionaledel Lavoro, dell'Istituto Mobiliare Italiano(IMI), DEL Gruppo Bancario San Paolo diTorino, del Banco Ambrosiano Veneto.Autore di oltre 100 pubblicazioni apparsesu riviste scientifiche italiane e straniere e dialcuni libri in materia di finanza pubblica,Tra i principali volumi pubblicati: “Il siste-ma tributario e la concentrazione industriale”(1962); “Elementi di Scienza delle Finanze”(1967); V edizione (1986); “Evasori e tar-tassati. I nodi della politica tributaria italia-na”(1979).

Premesso che la riproduzione nonautorizzata di prodotti tutelati dai c.d.copyright costituisce una ipotesi direato, secondo la Sua opinione, quantoeffettivamente tale attività illecita inci-de in termini di danno all’erario?

Il danno erariale derivante dall’attività diproduzione, importazione e vendita deicosiddetti falsi è certamente molto rilevan-te, anche se non esattamente determinabi-le. Nel rapporto diffuso dalla Guardia diFinanza all’inizio del 2006, si stima che ilvolume di affari di questi traffici illeciti siastato pari lo scorso anno a sette miliardi dieuro, che è quasi cinque volte il valore cheaveva soltanto due anni prima nel 2003.

Queste cifre danno un’idea della dimensio-ne e della rapidità di espansione dei danniprocurati all’erario da questo tipo di traffi-ci. A questi danni diretti bisogna poiaggiungere quelli indiretti derivanti daglieffetti negativi sulla produzione e l’occupa-zione nazionale, tenendo presente che lalarga maggioranza delle merci è importata,e oltre la metà proviene dal Sud-Est asiati-co. Inoltre, non bisogna trascurare i costiche possono derivare alla collettività daidanni alla salute e alla sicurezza legati all’uso dialcuni prodotti contraffatti, quali ad esem-pio i giocattoli e alcuni utensili che nonrispettano criteri minimi essenziali di sicu-rezza.

La legislazione attualmente vigente è ingrado di contrastare efficacemente ilfenomeno dell’evasione fiscale nelle suemolteplici espressioni, soprattutto conriferimento alle classi più abbienti?

Il fenomeno dell’evasione fiscale è ancoramolto ampio e diffuso nel nostro paese. Lecause sono molto diverse, in parte comunia quelle presenti negli altri paesi industria-lizzati, in parte specifiche del nostro paese.Tra quelle comuni va ricordata in primoluogo la crescente integrazione economicae finanziaria internazionale e la progressivaliberalizzazione valutaria e dei movimentidi capitale che hanno caratterizzato gli ulti-mi venti anni. Anche escludendo il piùforte richiamo dei paradisi fiscali, e il piùfacile accesso ad essi verificatosi nonostan-te i tentativi di contrasto avviati in alcunesedi internazionali (OCSE, Unione Europea),la crescita esponenziale delle transazioniinternazionali soprattutto finanziarie hamoltiplicato le occasioni e gli strumentisfruttabili dalla grande evasione, e talvoltaanche dalla media evasione. Le trasforma-zioni della struttura economica e la sua ter-ziarizzazione, con il passaggio da un’econo-mia prevalentemente agricola e industrialead una basata per oltre il 70% sui servizi, hareso più difficili le stesse definizioni dellebasi imponibili, le modalità di accertamen-to, l’esecuzione dei controlli. L’adempimentovolontario dei propri doveri tributari èstato scoraggiato spesso dalla sensazione diun uso non sempre efficace e corretto dellerisorse nella destinazione della spesa, e dalla per-cezione di una qualche disparità di tratta-mento. Vanno poi considerate varie causedella diffusione e persistenza del sommer-

so in molte aree del paese. Non va neppu-re trascurata l’influenza che sulla grande, eanche media e piccola, evasione ha il carat-tere caotico della legislazione, il ripetersidei condoni, alcune insufficienze dell’am-ministrazione, l’effettiva applicazione dellesanzioni.Per quale motivo Prof. Pedone, i mediaivi comprese le Istituzioni, si sono pre-occupate di sensibilizzare con spot emessaggi di vario genere l’opinionepubblica relativamente alle conseguen-ze legate all’illecita riproduzione di pro-dotti quali films, musica, dvd e cd, “cri-minalizzando”tale attività, mentre lamedesima attenzione non è stata dataal fenomeno della “grande evasionefiscale”?

La risposta non è facile, ma proverò a for-nire alcune possibili spiegazioni, che nonvanno intese come giustificazioni dell’ambi-guo comportamento segnalato nella domanda.E’ evidente che sia l’evasione fiscale sia l’il-lecita riproduzione di prodotti quali films,musica, dvd e cd (e aggiungerei, libri, arti-coli, ecc.) così come l’industria dei falsi ingenerale apporta dei vantaggi sia agli evaso-ri sia ai consumatori dei prodotti falsificatio distribuiti illecitamente. In ogni caso, aquesti benefici per alcuni si accompagnanodanni anche molto rilevanti per altri o perl’intera collettività. Mentre, però, nel casodei prodotti falsificati o distribuiti illecita-mente, i danneggiati sono facilmente identi-ficabili e direttamente colpiti nella loro veste diproduttori, autori, editori, grandi e piccoleimprese, nel caso dell’evasione fiscale idanni erariali non sono direttamente perce-piti dagli altri cittadini contribuenti (che inalcuni casi sono talvolta complici e parzialibeneficiari dell’evasione). Accade così chenel primo caso sia più forte la mobilitazio-ne a tutela dei diritti d’autore e di impresa,mentre nel secondo caso lo slogan dellalotta all’evasione venga genericamente ripe-tuto, spesso in termini massimalistici, masenza indicare o apprestare i mezzi chepossono ragionevolmente ed effettivamen-te ridurre almeno le forme di evasionefiscale più eclatanti.

Parliamone con....Antonio PedoneEVASIONE FISCALE E PIRATERIA MULTIMEDIALE:QUAL’E’ IL MALE MINORE ? A cura del dott. Emanuele Cagnetti

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Luigi De Sena: un SuperPrefetto controla ‘ndrangheta.di Ferdinando Spagnolo

Caporedattore di “SiulpNews” e dirigente sindacale SIULP Reggio Calabria

ESCLUSIVA: il SuperPrefetto De Sena a colloquio con AtlasOrbis

Dr. De Sena, da Vice Capo dellaPolizia alla Prefettura di ReggioCalabria: pensieri, dubbi e ambizioni diun uomo.

Nei giorni immediatamente successivil’omicidio del Vicepresidente del ConsiglioRegionale della Calabria, Francesco Fortugno,avvenuto a Locri il 16 Ottobre dello scorsoanno, mentre erano in corso le elezioni pri-marie dei partiti aderenti all’Unione, il SignorMinistro ha proposto la mia nomina aPrefetto di Reggio Calabria, approvata dalConsiglio dei Ministri il 28 Ottobre delloscorso anno, in una logica di continuità conquanto era stato fino allora già fatto. Infatti,alla fine di Luglio 2004, nella ConferenzaRegionale tenutasi a Catanzaro, a conclu-sione di un ampio giro di consultazionivenne delineato un programma di interven-ti straordinari per la Calabria: un’attività allaquale il Signor Ministro mi delegò comeVice Direttore Generale della PubblicaSicurezza e Direttore Centrale della PoliziaCriminale, a seguito del continuo aggravar-si di intimidazioni e di attentati, con l’obiet-tivo di conferire maggiore impulso ed effi-cacia alle diverse attività delle Forze diPolizia, sulla base delle indicazioni scaturitedalle esperienze operative maturate dagliorganismi che nella regione garantiscono latenuta complessiva del sistema sicurezza.La situazione della regione, sotto il profilodella minaccia criminale organizzata, era,quindi, ben prima del barbaro omicidio delConsigliere Fortugno, oggetto di specialeattenzione da parte degli organi istituziona-li centrali e locali.

Perché Reggio Calabria e quanto hainfluito la sua volontà?

Per questo Reggio Calabria, ma anche per-ché sono convinto che vi siano le condizio-ni politiche e sociali per rendersi utili. Esoprattutto per rendere contagiosa questamia certezza. La Calabria vive una situazio-ne non facile, tanto da risultare all’ultimoposto nella graduatoria dello sviluppo, ela-borata nel corso dell’annuale ricerca con-dotta da ”Il Sole 24 Ore” sulla “Qualitàdella vita”. Un ultimo posto che tiene

conto dei tradizionali indicatori di benesse-re e di qualità della vita(tessuto imprendito-riale, terziario avanzato, reddito, occupazio-ne, Pil, istruzione, servizi), ma anche di unavalutazione “qualitativa” del funzionamen-to della pubblica amministrazione e deirapporti che questa intrattiene con la crimi-nalità. E’, questo, un punto di partenza nonfacile. E non ci agevola, anche perché ulte-riormente aggravato dalla particolare con-formazione morfologica del territorio cala-bro che ha reso possibile una crescita auto-noma (e quasi concorrenziale) delle diverserealtà territoriali, “costringendo” spesso loStato a raddoppiare o a triplicare sul terri-torio, secondo la logica delle “pari opportu-nità”, qualsiasi intervento pubblico, sacrifi-cando sull’”altare” della distribuzione dellerisorse ogni progetto di sviluppo unitario.

Qual è stato il suo primo impatto con lacittà, sia dal punto di vista umano cheprofessionale?

Conoscevo bene la Calabria e ReggioCalabria già prima di assumere l’incarico diPrefetto della città. Una conoscenza dovu-ta non solo a una lunga esperienza profes-sionale nella quale mi sono trovato piùvolte a interessarmi della Regione, maanche ai tanti calabresi, colleghi e amici, cheho avuto modo di conoscere la Calabria piùvera, quella degli affetti, dei forti legami,delle emozioni che sfuggono, a volte, neiritmi frenetici imposti dalla globalizzazionenella quale è immersa la nostra societàmoderna. A fronte di questo, ciò che non sipuò fare a meno di notare è la tendenza asottolineare, e forse a sopravvalutare, gliaspetti negativi che caratterizzano questaterra. Una terra che è sempre stata poveradi risorse proprie e che, inoltre, non ha maivissuto una unitarietà, frammentata in tanticosmi e microcosmi su cui lo Stato non hamai imposto le proprie leggi ed in cui sisono formati gruppi sociali che hanno assi-curato protezione e rispetto del diritto.

Super Prefetto, quindi super poteri: èrealmente così?

Se nel Luglio 2004 l’esigenza prioritaria eramettere a disposizione della realtà calabre-se il più ampio patrimonio di informazioni

investigative e di esperienza, verificandoneefficacia e utilità nell’ambito di un pro-gramma mirato, nell’ottobre 2005 si è volu-to fare un passo ulteriore, innestando, inmodo stabile, quel prezioso patrimonionella realtà concreta del territorio calabrese.Tutto qui. E lo si sta facendo, grazie allacompleta e totale dedizione del personaledi tutte e cinque le Prefetture, e, ovviamen-te, di tutti i Prefetti della Regione.

Lei crede che la ndrangheta abbia effet-tuato un salto di qualità o si sia “limita-ta” temporaneamente ad alzare il tiro,colpendo le istituzioni, come fa, comun-que, ciclicamente, magari con omicidieccellenti, per poi tornare, dopo la sfu-riata dello Stato, alla “routine” quotidia-

na attraverso il suo ruolo di anti Stato?

La criminalità organizzata calabrese è indi-cata come la prima mafia d’Italia, la piùricca e la più potente, la più terribile orga-nizzazione criminale di stampo mafioso delnostro Paese, riuscendo ad unire una gran-de capacità di adattamento ai processi evo-lutivi della società globalizzata col tradizio-nale, ferreo controllo delle aree di origine,basato su intimidazioni, estorsioni e intro-missioni presenti nei più importanti settorieconomici e politico-amministrativi per mante-nere operante ed endemica, in capo allacollettività inerme, la consapevolezza del-l’ineludibilità del fenomeno. E’ questa lachiave di lettura da cui non si può prescin-dere per la valutazione dei fatti e per benintendere l’insiodisità, perché concetticome quello della “forza intimidatrice” assumo-no connotazioni del tutto peculiari: primadi essere giuridici, infatti, sono, e sono stati,sociologici, nel senso che hanno costituitocarattere tipico di gran parte degli agglome-rati presenti sul territorio calabrese. Unapericolosità aggravata dal ruolo strategicoassunto dalla ‘ndrangheta negli affari illega-li, non solo quelli calabresi e nazionali, ma,anche, trasnazionali, grazie al progressivointreccio dei suoi interessi con quelli di altrigruppi criminali, risultati di un processoevolutivo che l’ha portata a divenire tra igruppi criminali più pericolosi a livellomondiale e a dominare gran parte dei prin-cipali snodi dei traffici illeciti e dei correla-ti circuiti di reinvestimento.

Il Prefetto Luigi De Sena, foto de “La Repubblica”

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Come pensa di fronteggiare questaeterna emergenza criminalità? Crede dipoter avere qualche ricetta particolare?

Dal Programma Calabria, che oggi ho laresponsabilità di di coordinare, traspareun’idea della “sicurezza”, quella che costi-tuisce un bene di valore assoluto e irrinun-ciabile per ogni collettività organizzata,quella che rappresenta la condizione preli-minare di sviluppo economico e sociale, senon addirittura fattore vero e proprio disviluppo, che non si riduce solo a un “pro-blema di polizia”. Da qui, le diverse linee diazione, che mirano a incidere su moltepliciaspetti quali quelli della cultura della legali-tà, dello sviluppo economico equilibrato, delfunzionamento delle Istituzioni e, anche,ma non solo, come detto, della sicurezzadei cittadini. Misure che appaiono necessa-rie, per contrastare il tentativo della ‘ndran-gheta di generare un completo assoggetta-mento attraverso il controllo capillare sulterritorio: solo così si potrà proporre unaalternativa accettabile, rispetto a quella pro-posta dalla microfisica dei rapporti inter-personali, all’interno di un insieme reticola-re di relazioni che ha grande vischiosità einerzia, che è l’elemento chiave nel rappor-to perverso politica-imprenditoria-’ndran-gheta.

Come pensa di sradicare ataviche men-talità e modi di essere e di vivere?

La Regione vive una situazione molto piùcomplessa che esige soluzioni articolate emirate, fondate sulle effettive esigenze degliabitanti, che andranno indagate e fatteemergere. Occorre, cioè considerare, accantoalle necessità materiali, anche, e attenta-mente, i bisogni immateriali: infatti, sensodi insicurezza e di esclusione sono spessorafforzati dalla sensazione di non esserecompresi, dalla percezione di abbandonoda parte dei pubblici poteri e dalla solitudi-ne nella quale i cittadini si vedono costrettia far fronte a questo senso di impotenza,che spesso sfocia in rabbia e aggressivitàincontrollate, un intervento pubblico mira-to esclusivamente al ripristino delle regolenon risolve assolutamente, in quanto basa-to su una cultura dell’aleatorio e del preca-rio e fondato su una gestione dell’urgenza edell’incertezza. La mia azione, quella ditutti i Prefetti della Regione, considera, perquesto, prioritaria, una visione dello svilup-po del territorio capace di generare unanuova dinamica sociale, premessa indispen-sabile per una politica di sicurezza che nonsi riduca ad una politica di salvaguardia. Daqui, ad esempio, la scelta di rivitalizzare iComitati di indirizzo che, raggruppandotutti i Sindaci dei Comuni della provincia

divisi (ionica, tirrenica, dello stretto) in rela-zione alle diverse caratteristiche dei territo-ri, stanno lavorando sotto la guida di fun-zionari della Prefettura, per confrontare ledifficoltà localizzate con le potenzialità dicambiamento dell’intero territorio, attra-verso una costruzione negoziata con gliabitanti di fronte ai problemi che si pongo-no localmente, ma che vanno inseriti in unprogetto politico di sviluppo complessivo.

Lo sa che la città di Reggio Calabria, enon solo, si aspetta molto da Lei? Cosapensa di poter dire e soprattutto di assi-curare ai cittadini?

Non mi nascondo le difficoltà di un cam-mino. Ci si potrà riuscire solo con l’”…attodi coraggio collettivo per uscire dalla palu-de…” che il Signor Ministro dell’Internoha recentemente chiesto ai calabresi onesti

e alla parte migliore di quella terra. Devonoessere la Calabria tutta, le istituzioni eletti-ve e tutte le forme di aggregazione socialee civile, i cittadini, in una parola, a compie-re il passo necessario. Un segnale positivo èvenuto dai giovani di Locri che, mi piaceancora una volta ricordare, hanno puntatoil dito, con un coraggio senza precedenti,contro la mafia, manifestando la lorovolontà di riscattarsi dalla paura e dall’inti-midazione.

Un’ultima domanda: dr. De Sena cosavorrebbe fare da grande?

Vorrei continuare a dare il mio contributoper sfatare il luogo comune del mito del-l’invincibilità di questa, come delle altremafie che si alimentano, come l’’ndranghe-ta, del loro radicamento sul territorio e del-l’acquiescienza, a volte passiva, che accom-pagna i loro comportamenti. Vorrei, nelmomento in cui lascerò questa Regione chevive costantemente il clima dell’emergenza,voltarmi indietro e vedere nei volti di tutti i

calabresi onesti la certezza di essere riusci-to ad affermare e a dimostrare con i fattiche l’unica vera emergenza è la straordina-rietà dell’impegno quotidiano, fatto diadempimento dei doveri e delle responsabi-lità.

Un’intervista così dettagliata e puntuale lascia pocospazio a qualsiasi commento, in qualsiasi direzio-ne vada. Un dato comunque è certo: il ProgrammaCalabria esiste ed è concretamente operativo.Crediamo fermamente che, anche se la stradaintrapresa è tortuosa e ricca di insidie, l’ottimismodei giusti e la volontà delle Istituzioni possano edebbano dare lo stimolo necessario affinché le cer-tezze e l’entusiasmo del dr. De Sena diventinoquelle di ogni cittadino calabrese. Vogliamo chiude-re con un pensiero dei ragazzi di Locri, mai comein questo momento speranza di un futuro con…latesta alta: “Ciò che è dannoso nel mondo non sonogli uomini cattivi, ma il silenzio di quelli buoni!”.

ESCLUSIVA: il SuperPrefetto De Sena a colloquio con AtlasOrbis

Nato a Nola (Na) 62 anni fa, Luigi DeSena, è considerato tra i migliori investi-gatori d'Italia. Vanta una lunga carrierain Polizia, iniziata nel lontano 1968, chelo ha portato a ricoprire incarichi opera-tivi sul territorio, da Trieste a Roma, e aimpegni delicatissimi. E’ sposato e hatre figli. Responsabile della SquadraMobile di Treviso, nel '77 è trasferito allaQuestura di Roma. L'anno successivopassa alla Squadra Mobile della capitale,che va a dirigere nel 1981. Dal 1985 DeSena è alla Criminalpol, dove dirigediverse operazioni antimafia in Sicilia.Nello stesso anno viene distaccato pres-so la Presidenza del Consiglio deiMinistri. Nel 1996 torna alla Criminalpol,dove si occupa del progetto sicurezzaper il Giubileo del 2000. Nel 1998 lavo-ra ai progetti comunitari "Pon - Sicurezzaper lo sviluppo del Mezzogiorno", nelledue edizioni 1994-1999 e 2000-2006.Nel luglio del 2000 diventa DirettoreCentrale per i servizi tecnico-logistici ela gestione patrimoniale del Dipartimentodella Pubblica Sicurezza. Il 19 dicembredel 2003 Luigi De Sena è nominato ViceCapo della Polizia e Direttore dellaCriminalpol, incarichi ricoperti fino aqualche mese fa.

I ragazzi di Locri, Foto di Adriana Sapone

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GIORNI D’OGGI

In gran parte inatteso, l’esito delle recen-tissime elezioni palestinesi (pressoché coin-cise con il Giorno della Memoria) suscitainterrogativi e preoccupazioni che vanno aricoprire innumerevoli aspetti della realtàmediorientale. Il più immediato ed eviden-te è quello riguardante le possibilità di pacetra lo Stato di Israele e l’Autorità NazionalePalestinese (A.N.P.). Tutte le analisi oscilla-no tra scenari assai cupi ed altri menoangoscianti. Se si guarda alla storia, dicia-mo così, militare di Hamas i timori appaio-no senz’altro giustificati (anche se l’ultimoattentato kamikaze rivendicato da questaorganizzazione risale ormai a quasi unanno fa). Del resto, non bisogna dimenti-care la natura capillarmente assistenziale ecaritatevole di Hamas che, nel corso deglianni, ha saputo ovviare alle carenze orga-nizzative di uno Stato ancora in fieri qual è

quello palestinese garantendo alle fasce piùdeboli e numerose della popolazione unaefficiente e corretta “previdenza sociale”altrimenti quasi inesistente. A ciò si aggiun-ga la corruzione diffusa tra gli amministra-tori di Al Fatah, fino a ieri al potere, e loschiacciante numero di seggi ottenuto dalMovimento di Resistenza Islamica (ladenominazione ufficiale di Hamas) nonsembrerà più tanto sorprendente. Conqueste premesse, ritengo che sarebbe unerrore considerare dei terroristi tutti glielettori che hanno votato per l’ex forza diopposizione. D’altro canto, credo che laleadership di Hamas, ben consapevole chel’auspicato sviluppo del futuro stato pale-stinese è al momento dipendente quasiesclusivamente dai finanziamenti interna-

zionali (assai importanti, al riguardo, quel-li provenienti dall’Unione Europea),non potrà fare a meno di ripensare la pro-pria ideologia integralista se non vorràvanificare la vittoria elettorale. Insomma, sipuò anche sperare che l’organizzazionerivoluzionaria (o, se si preferisce, eversiva)sarà in grado di trasformarsi in forza digoverno come, in effetti, tante volte si èverificato nella storia dell’umanità. Sta oraad Israele, in attesa delle elezioni politichepreviste per il prossimo marzo, valutare almeglio le proprie reazioni. Secondo l’isla-mista Gilles Kepel l’iniziativa del ritiro dallaStriscia di Gaza, decisa unilateralmente dalpremier Sharon, ha in realtà ulteriormenteindebolito l’A.N.P. (all’epoca diretta da AlFatah) già screditata, come più sopra ricor-dato, per la ricorrente corruzione. Non c’èdubbio, comunque, che quella di Sharon èstata un’impresa coraggiosa e di almenoaltrettanta forza d’animo si dovrannomunire i futuri negoziatori delle varie partiin causa se veramente avranno a cuore ilbenessere dei rispettivi popoli e la pacenella regione. In particolare, assai delicato siprospetta il confronto con l’Iran del neopresi-dente Ahmadinejad il quale si è immediata-mente complimentato con Hamas insi-stendo sull’aspetto antiebraico ed, in gene-re, antioccidentale del successo elettorale.Suscita sgomento che il Capo dello Statoiraniano continui pervicacemente a negarela Shoah riportando, per antitesi, allamemoria di chi ascolta gli stretti legami chesi crearono prima e durante la SecondaGuerra Mondiale fra Hitler ed il GranMuftì di Gerusalemme. Quegli accordi,storicamente documentati, avevano per ilnazismo (in realtà diffidente e sprezzante

non solo verso gli ebrei, ma nei confrontidi tutti i semiti) una funzione strategica

volta a destabilizzare l’area mediorientaleallora di esclusivo predominio franco-bri-tannico. Oggi, invece, le situazioni socialiche hanno condotto alle due espressioni divoto sono senz’altro differenti.In Iran le riforme portate avanti da Khataminon erano state in grado di coagulare intor-no a sé le classi meno abbienti della socie-tà creando, contestualmente, una profondadelusione e disaffezione alla politica daparte dei giovani e degli intellettuali. Ne èriprova il fatto che al ballottaggio da cuiscaturì la vittoria di Ahmadinejad partecipòa stento la metà degli aventi diritto al voto.Il popolo iraniano che ho avuto modo diconoscere in un mio viaggio di pochi annifa è, tuttavia, assai ospitale ed amichevole ecomposto in gran parte da giovani, spes-so istruiti e vogliosi di cambiamento.Aiutarli nelle loro aspirazioni appare dove-roso. Come sarà doveroso valutare conestrema attenzione l’evoluzione politicadi Hamas che, comunque, ha sempreadottato una jihad locale, direi quasi nazio-nalistica, evitando di contagiarsi con quelladi Al Qaeda. Questo compito, a mio pare-re, è di preminente spettanza degli StatiUniti che qualche anno fa lanciarono laloro strategia di un “Grande MedioOriente” dal Marocco al Pakistan in cuiavrebbero dovuto prevalere democrazia ebenessere. La democrazia, purtroppo, nonsi può impiantare come un pacemaker, mava aiutata a crescere con costante pazienzae secondo le situazioni e tradizioni locali.Suscitano, comunque, qualche speranza siala fiducia che, nelle elezioni presidenzialiegiziane svoltesi lo scorso mese di settem-bre, gli U.S.A. hanno ritenuto di accordareai Fratelli Musulmani (storicamente il piùantico partito di ispirazione islamica delMedio Oriente) sia le frasi ed i toni, menointransigenti che in passato, usati dalPresidente Bush nei commenti alla vittoriadi Hamas.

MEDIO ORIENTE: IERI, OGGI E DOMANI ?Da Hamas alla vittoria del Presidente Ahmadinejad

a cura del Dott. Massimo Bartoletti, Coordinatore della Redazione

Il Presidente Iraniano Ahmadinejad

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SICUREZZA NEGLI STADIParla il Dott. Addonizio Dirigente del Commissariato Prati della capitale.

Lo scorso Dicembre il Dott. FeliceAddonizio è stato assegnato dal Sig. Questoredi Roma Dott. Marcello Fulvi, al delicatoincarico, dalla duplice responsabilità, ovvero coor-dinare la sicurezza nell’ importante quartierePrati e contestualmente ha assunto la direzio-ne dell’ordine pubblico dello stadio più notod’Italia, lo stadio Olimpico.. Per questo motivoabbiamo chiesto al Vice Questore primoDirigente della Polizia di Stato:

Quali misure ritiene opportune perla sicurezza nello stadio Olimpico?

“Il problema della sicurezza negli stadicome ribadito sia dal Prefetto Serra chedal Questore Fulvi, è al centro dellanostra attenzione e coinvolge tutti colo-ro che vi ruotano attorno a questo tipodi manifestazioni, i giocatori, gli spetta-tori, le società sportive e forze dell’ordi-ne. Contrastare la violenza negli stadinon può avvenire solamente attraversola c.d. “militarizzazione dei luoghi spor-tivi”, ma anche mediante il contributodi tutti i cittadini che si recano allo sta-dio per assistere ad una sana e diverten-te competizione sportiva. Ritengo sianecessario insistere con misure preven-tive, atte a “ettere in sicurezza” lo stadioe dintorni al fine di evitare che tifosi ospettatori possano essere aggrediti daisoliti facinorosi che spesso attendonoall’esterno dello stadio le tifoserieavversarie con lo scopo di creare disor-dini e scontri. Credo sia indispensabileeducare i giovani al rispetto delle rego-le e al rifiuto della violenza. Il Garanteper la protezione dei dati personali aseguito di richiesta da parte del Ministerodell’Interno, ha rilasciato il parere del 4maggio 2005 sulla liceità e conformitàdei biglietti numerati e videosorveglian-za negli stadi. A tal proposito è emer-so che “gli schemi prevedono alcunemisure ritenute utili per favorire unamaggiore sicurezza negli stadi durantele partite di calcio, nonché per contri-buire alla prevenzione di disordini eviolenze e all’accertamento di illeciti inoccasione di incidenti”. Pertanto ilGarante ha affermato che spetta allecompetenti autorità di pubblica sicu-rezza (come rilevato, in particolare, nelprovvedimento del Garante sulla

videosorveglianza del 29 aprile 2004),valutare le condizioni di pericolo perl’ordine e la sicurezza pubblica e indivi-duare le misure ritenute necessarie perprevenire i reati.Il Garante esprime il parere in ordinealla protezione dei dati, valutando lemodalità con le quali i titolari del tratta-mento devono rispettare alcuni princi-pi in quanto trattano informazioni per-sonali (in particolare, la liceità, le finali-tà, la necessità, la proporzionalità, la tra-sparenza e la sicurezza nel trattamento).

Il decreto legge n.162/05, “già divenu-ta legge” che dispone ulteriori misureper contrastare i fenomeni di violenzain occasione di competizioni sportive,istituisce presso il Ministero dell’Internol’Osservatorio Nazionale sulle manife-stazioni sportive con l’obiettivo dimonitorare i fenomeni di violenza e diintolleranza e di promuovere adeguatiinterventi di contrasto, a tutela deglispettatori e Forze dell'ordine. Trattasisostanzialmente, di misure che mirano

a contemperare incisivamente i molte-plici problemi e interessi delle societàsportive, degli enti proprietari degli stadisul tema della sicurezza e aumentarel’efficacia degli strumenti di prevenzio-ne e contrasto della violenza negli stadi,privilegiando l’impiego di tecnologie erisorse delle società sportive nell'otticadi una progressiva diminuzione delleforze di polizia all'interno degli impianti.Tuttavia bisogna riconoscere il validoed esenziale sostegno dei numerosi pro-fessionisti delle forze dell’ordine, chelavorano anche 12 ore per fornire ad

ogni competizione sportiva, il suppor-to necessario atto a salvaguardare tutti icittadini che vogliono trascorrere unaserena e tranquilla giornata allo stadio”.

Di Maria Pia Bruno

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L'INFLUENZA AVIARIA….COMEEVITARLA?Prof. Antonio Dalmasso

NEWS

Argomento oggi di grande attualità,l’influenza aviaria, viene continuamntecitata da radio, televisione, giornali, e tuttine parlano chiedendosi come combatter-la. Ma innanzi tutto vediamo di cosa sitratta. La malattia è causata da un virus: ivirus influenzali sono di tre tipi: A,B e C,e quello responsabile dell’influenza avia-ria è del tipo A e precisamente la sotto-specie H5N1. Questo virus, altamentemutante, è diffuso negli uccelli e nel pol-lame e viene eliminato dagli animali conle secrezioni e gli escrementi. Oggi, nel-l’era del consumismo e della produzionedi tipo industria le, in Oriente, specie inCina ed Indonesia, sono stati creati deglienormi allevamenti di polli, tacchini, ecc.,e per aumentare sempre più la produzio-ne e far concorrenza ai mercati europei siallevano queste povere bestie in stie sem-pre più anguste, perché sempre piùpopolate, nutrendole con mangimi ditipo chimico-industriale e non naturale econ un igiene quasi assente per la impos-sibilità di pulire bene questi gabbionisuperaffollati sia dagli elementi che dairesidui di cibo ed acqua. Da quantosopra detto, si comprende bene come ilvirus abbia avuto facilità a diffondersi.,Inoltre coloro che accudivano questi alle-vamenti, si sono a loro volta,per contattocontinuo, infettati facilmente.Ma vi è anche un’altra causa di infezione:gli uccelli migratori che, attirati dal man-gime dei polli, si depositano sui luoghiove sono allevati ques’'ultimi per nutrirsi,si infettano mangiando i cibi inquinati ecalpestando le feci. A loro volta, poi,migrando verso paesi lontani, portanol’infezione ovunque, estendendosi inEuropa..Molti uccelli e polli muoiono per questainfezione, ma altri arrivano da noi, sia pervia migratoria, gli uccelli, sia per via dimercato, i polli, che vengono venduti,senza curarsi dell’infezione, per realizzarebuoni profitti. L’uomo si contagia percontatto diretto con i polli, o con le lorodeiezioni. La malattia nell’uomo si mani-

festa con febbre elevata, sindrome pol-monitica e progressiva difficoltà respira-toria, per cui si muore soffocati.Oltre i numerosi decessi in Cina ed inIndonesia, anche in Europa abbiamo giài primi casi di decesso per aviaria. Comedifendersi?Bisogna innanzi tutto assicurarsi dellaprovenienza dei polli,se sono stati ispe-zionati e sottoposti a controlli sanitari.Osservare il massi mo igiene, perché èproprio con la sporcizia che si diffondemolto bene il virus. Inoltre non maneg-giare carne cruda di pollame, né mangiar-la se non ben cotta, in quanto sappiamoche il virus muore con le alte temperatu-re. Coloro che viaggiano in Oriente, Cina

eco., cerchino di evitare i mercati ovevengono vendute queste carni: in Cina glianimali vengono venduti vivi, per cui vi ègrave pericolo,circolando in questi luo-ghi, di infettarsi., Evitare inoltre fattoriealtro dove si fanno allevamenti di volatilie dove senz’altro l’igiene non regnasovrana. Attualmente, oltre alle normeigieniche, non abbiamo vaccino specificoper l’influenza aviaria, anche se i ricerca-tori inter - nazionali sono intensamenteal lavoro. Il virus H5NI è un virus moltoMutante per cui sono stati scoperti dal2002 ad oggi altri sottotipi di virus A diaviaria: l’H7H21 l’H7N3» l’HN7 el’H9N2, ohe hanno già al loro attivo vit-time umane. Il virus, infatti, cerca con lapropria mutazione di penetrare nell’orga-nismo umano, aggirandone e superando-ne le difese. Oggi, non avendo ancora unvaccino specifico, per proteggersi biso-

gna usare le armi di cui disponiamo.Innanzi tutto la vaccinazione antinfluen-zale è un buon presidio per rafforzare ledifese dell’organismo, anche se non stret-tamente specifica per l’H5NI. Bisognapoi evitare il contatto con polli e volatili,specie se provenienti dall’Oriente o dadestinazione dubbia. Sono state infattiscoperte alcune partite di pelli fatte entra-re clandestinamente senza centrali, anchecon giri viziosi da altri stati per non farscoprire la provenienza da pesti infetti eper queste essere bloccate, tutto ciò per labrama di un guadagno, che non rispettaneanche la vita umana. Osservare unascrupolosa igiene, lavandosi e disinfet-tandosi. Mangiare solo carne ben cotta,

perché il virus con il calo-re muore. Stare poi attentia stagni, paludi, ecc. ove visono uccelli acquatici, per-ché questi uccelli possonoessere contaminati da altrimigratori e le acque pos-sono anch’esse essereinfette. Si consiglia inoltredi verificare scrupolosa-mente l’origine delle carni,che deve essere certificatasulla confezione. Ci augu-riamo che la scienza, comegià provveduto per tanti etanti casi, ci dia al più pre-

sto possibile l’antidoto sicuro per evitare esconfiggere questa nuova “pestilenza”.

Prof. Antonio DalmassoDocente in Anatomia Fisiopatologica-Igiene, Già Primario Pronto SoccorsoS.Filippo Neri di Roma

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La circolare ministeriale che riportiamointegralmente è diretta a salvaguardare gli ope-ratori di polizia attraverso alcune norme com-portamentali circa il virus dell’aviaria. Mentrecon l’ordinanza del Ministro della Salute del 11febbraio 2006, qui di seguito riassunta, si attua-no alcune misure urgenti di protezione in rela-zione all'influenza aviaria ad alta patogenicita'riscontrata in cigni migratori rinvenuti morti emalati nelle regioni Sicilia, Calabria e Puglia,causata dal virus dell'influenza A del sottotipoH5 di cui e' stata confermata dal Centro nazio-nale di referenza di Padova l'appartenenza al tipodi neuroaminidasi N1. Questo al fine di prevenirela diffusione dell'influenza aviaria dagli uccelliselvatici agli allevamenti di volatili domestici ead altri volatili in cattivita', nonche' la contami-nazione dei prodotti da loro derivati. Con l’isti-tuzione di zone di protezione e di sorveglianza perle regioni Sicilia, Calabria e Puglia, si attuerà,

attorno ai luoghi a rischio, una zona protettaper un raggio compreso tra i tre e i dieci chilo-metri. L’articolo 3 della presente ordinanza sta-bilisce altresì che, qualora si estendesse al terri-torio di altre regioni, tutte le regioni coinvoltedovranno collaborare con le stesse aree di pro-tezione nelle zone interessate. Il Ministero dellasalute comunica alla Commissione Europea e aglialtri Stati membri i dati delle zone di protezio-ne e sorveglianza istituite.Nella zona di protezione sono applicate lemisure seguenti ad opera dei sindaci e dei ser-vizi veterinari delle ASL, secondo le rispettive com-petenze:a) individuazione dei pollai, di tutti gli alleva-menti ed aziende avicoli;b) visite documentate e ripetute dei luoghi dicui al comma 1, con un esame clinico dei vola-tili domestici comprendente la raccolta di cam-pioni per le analisi di laboratorio;c) attuazione di misure di biosicurezza pressol'allevamento, compresa la disinfezione alle

entrate e alle uscite dall'azienda, la sistemazio-ne o la chiusura dei volatili domestici in luoghiin cui possa essere evitato il contatto diretto oindiretto con altro pollame e altri volatili in cat-tivita', nonche' il divieto di accesso al persona-le non autorizzato dall'Autorita' competente;Divieto di accesso nelle zone faunisticheE' fatto assoluto divieto di accesso a tutte lepersone non autorizzate dai sindaci nelle zonefaunistiche nelle quali sono stati rinvenutimorti i volatili risultati positivi al virus H5N1ad alta patogenicità. Le succitate misure siapplicheranno in via d'urgenza ed immediata-mente esecutive, per tutto il tempo necessario,tenuto conto dei fattori geografici, amministra-tivi, ecologici ed epizootici che riguardano l'influen-za aviaria, per almeno ventuno giorni nel casodella zona di protezione e trenta giorni nelcaso della zona di sorveglianza a partire dalladata in cui e' stato isolato un virus dell'influen-za aviaria H5 raccolto da un caso clinico negliuccelli selvatici.

NEWS

Misure urgenti di protezione per casi di influenza aviaria:circolare anche per gli operatori delle Forze dell’Ordine Dott. Giovanni Zanghi

Ministero dell’InternoDipartimento della Pubblica Sicurezza

Direzione Centrale di Sanità

Prot. n. 850 del 13/02/06 Oggetto: Influenza aviaria - norme di comportamento

Breve premessa

L'ìnfluenza aviaria è una infezione dei volatilicausata da virus influenzali del tipo A; essapuò interessare tanto uccelli selvatici quantoanimali domestici come polli, tacchini, anatreed anche gatti, maiali e cinghiali, causandomolto spesso una malattia in forma grave eanche la morte dell'animale colpito, L uomo,seppur raramente, può infettarsi con virus del-l'influenza aviaria a seguito di contatti diretti(prolungati e ravvicinati) con animali infetti(vivi o morti) il contagio avviene tramite leloro escrezioni (feci, urine, sangue, saliva e secre-zioni respiratorie), mentre non c'è alcuna evi-denza di trasmissione attraverso il consumo dicarni avicole o uova dopo la cottura (70°).

Protocollo operativo per gli operatoridella Polizia di Stato in caso di contatto

sospetto, in particolare con animalimorti.

In caso di rinvenimento di sìngoli uccellimorti o soprattutto di più animali morti nellostesso luogo (in particolare uccelli acquatici) esi può escludere quale causa della morte unincidente (ad es una collisione con il parabrez-za, con linee elettriche o con altri oggetti), enecessario, innanzitutto, segnalare il ritrova-mento al Servizio Veterinario dell'ASL com-

petente per territorio anche tramite il numeroverde 1500.Sul posto è opportuno procedere:1- ad un sopralluogo2- alla circoscrizione dell'area interessata3- all'eventuale richiesta di intervento dei VVF4- all'identificazione degli eventuali astanti chepossono avere avuto contatti con l'animalesospetto, perché ne sia data conoscenza all'or-gano sanitario competente.E' preferibile non rimuovere la o le carogne,piuttosto attendere l'arrivo dei tecnicidell'ASL. Nel caso sia necessario, per motivi disicurezza, non procrastinabili (ad esempio perico-lo per la circolazione stradale, vicinanza discuole, etc), procedere alla rimozione conrecupero della carcassa, si raccomanda la mag-gior cautela possibile e la stretta osservanzadelle sottoindicate precauzioni che potremmodefinire “standard”:1- uso di dispositivi di protezione individualedelle mani (guanti in lattice);2- uso di indumenti di protezione individuale(camici o tute).3- uso di dispositivi di protezione individualedelle vie respiratorie e degli occhi (maschere,occhiali, visiere),4- lavaggio delle mani.5- cura degli effetti personali, dell'equipaggia-

mento e del vestiario prevedendo una accura-ta ispezione al termine del servizio,6- altre precauzioni finalizzate alla prevenzio-ne di esposizioni accidentali;7- non rimuovere mezzi che abbiano avutocontatto con deiezioni di animali sospetti

Sorveglianza

L'Ufficio Sanitario della Polizia di Stato com-petente deve convocare, eventualmente predi-sponendo un elenco, il personale coinvoltonelle operazioni di intervento nel sospettofocolaio. Ciascun operatore deve essere infor-mato sulla malattia e sui primi sintomi la per-sona potenzialmente esposta deve segnalarequalunque sintomo riferibile ad una sindromesimil-influenzale, congiuntiviti o forme feb-brili che compaiono nei successivi 10 giornidall.esposizione La stessa deve essere consi-gliata a non avere contatti ravvicinali con col-leghi o familiari per il predetto periodo.Si raccomanda una capillare e serena opera diinformazione agli operatori di Polizia speciequelli impiegati nel controllo del territorio o inservizio di Polizia Stradale.Eventuali aggiornamenti sulla problematica sipossono avere consultando il sito www.ministerosalute.itIl Direttore Centrale di SanitàA.G. Mantineo

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IL VICEDIRETTORE

RIORDINO DELLE CARRIERE, CHI L’HA VISTO?Massimo D’Anastasio, Vice Direttore Atlasorbis

Cala il sipario sul riordino delle car-riere delle Forze di Polizia e ForzeArmate, dopo oltre un anno di discussio-ne il governo illude i poliziotti portandol’iter fino alla soglia conclusiva poi chiudela porta in faccia agli appartenenti al com-parto sicurezza. La legge delega, comel’atleta Dorando Petri, crolla a pochi metridal filo di lana, lasciando interdetti i sinda-cati autonomi del comparto sicurezza chehanno sperato fino all’ultimo di poteraccedere ai quasi 300 milioni di euro giàstanziati. Il governo così attento alla sicu-rezza, tanto da impegnare poliziotti ecarabinieri in nuovi servizi di vicinanza alcittadino, ha dimenticato, quei servitoridello Stato, che aspettavano un segnaleconcreto di riconoscenza: Dopo il soffer-to si della Camera ostacolato da tutta lasinistra, il provvedimento si è arenato alSenato, con un Parlamento che in preda alparossismo legiferante: legittima difesa,droga, mille proroghe, si è improvvisamenteaccorto di non aver più uno straccio ditempo per esprimere un voto di PalazzoMadama che avrebbe comportato l’acces-so ai fondi già stanziati ed un impegno per

la prossime finanziarie, per riaprire la car-riera degli appartenenti ai corpi di poliziae militari bloccati dai precedenti riordini.La vicenda non ha sconvolto più di tantol’opinione pubblica, anche se, valutataattentamente non mancherà di avereripercussioni sulla storia della sicurezzanel nostro Paese, nel provvedimentoinfatti venivano riqualificate alcuni gradi equalifiche riferiti alla base delle gerarchie,

che potevano rimotivare professional-mente gli operatori in servizio e favorire ilricambio, ampliando le collocazioni lavora-tive per chi aspira alla carriera in seno alleForze di Polizia. Forse, qualcuno, in seno

ai vertici politici della sicurezza nazionale,ha sottovalutato questi aspetti che potreb-bero avere ricadute anche sul piano dellafiducia dell’elettorato, una delusione nonpiù circoscritta a pochissime centinaia dimigliaia di cittadini in divisa, ma anche aquanti aspirerebbero a veder coronata laloro aspirazione professionale, detenendoin loro la vocazione di tutore dell’ordine.Disarmante poi l’atteggiamento con il

quale la stampa nazionale ha trattato l’ar-gomento, ignorandolo quasi totalmen-te anche nelle fasi più calde.L’impressione è che sia stato messo asegno un disegno politico di disgrega-mento della legge delega che è partitoda lontano ed ha contato su schieramen-ti trasversali di contrari anche fra com-ponenti istituzionalmente contrappostecome sindacati e controparte pubblica, iltutto rincarato da una conflittualità all’in-terno degli stessi gruppi della maggioran-za che è apparsa quantomeno singolare

in una coalizione che aveva convinto ilsuo elettorato con slogan del tipo più“sicurezza per tutti”.

Le mitiche origini di Roma sorta sul Palatinoper volontà di Romolo, sono state immortala-te su un bassorilievo rinvenuto a Ostia e conser-vato nel Museo Nazionale Romano. Nel periododei sette re ,Roma si estese dal Palatino al Capitolino,dal Quirinale al Viminale, dall’Esquilino al Celio.Con l’ultimo re Tarquinio il Superbo, Romadiventò il centro di attrazione politico, sto-rico e religioso, per il santuario innalzato aDiana sul settimo colle dell’Aventino .Con l’instau-razione del governo repubblicano l’espansioneRomana diventò illimitata. Le conquiste delle set-tantadue province, arricchirono così tanto ilpotere di Roma che per salvaguardare tali ric-chezze fu costruito sulla vetta del Campidoglio ilTempio della Concordia.Nella parte più segre-ta furono poste settantadue statue di cri-stallo, una per ogni provincia. Le preziosestatue , vigilate giorno e notte da anzianisacerdoti, erano dotate di un campanello chedoveva squillare allorquando ci fosse statoil minimo pericolo di insurrezione in unadelle Province conquistate. Questo strata-gemma determinava da parte dei sacerdoti

la Salvatio Urbis con la chiamata alle armidei pretori, consoli e legioni che si recava-no nella Provincia a rischio per sedare qual-siasi rivolta. MIRABILIA! Politica e Storiaviaggiano insieme, le civiltà si amalgano e lacultura sopravvive sovrana nella memoria delmito che come un faro di densissima luce edi speranza riuscì perfino ad illuminare le tenebredell’oscuro MedioEvo.Oggi sui giganteschi resti Potestatis Romanaesono stati accesi veri e propri fari elettriciper rinnovare anche di notte quel mito chenon può morire. In effetti questi monu-menti del passato riescono ancora ad incanta-re i cives Romani che peraltro sono completa-mente disincantati dal degrado in cui Romasopravvive. Sacche di spazzatura ovunque,carte unte e sporche di tutto, sacchetti diplastica, scatole di cartone, giornali strac-ciati, mozziconi di sigarette,ecc.ecc. e poiscritte cubitali sui muri, anche su palazziappena restaurati, e fino ai secondi piani,chiese,e sottopassaggi, ponti ecc. ….e aquesto, chi abita a Roma lo sa, si aggiungo-

no gli escrementi dei cani che certi padroniriescono a farli fare anche sui muretti altiun metro, e le buche per le strade grandi opiccole che siano. La spazzatura si trova ancheaccanto al Colosseo… ma perché? Eppure avolte capita di vedere qualche persona ripulirequalche metro da queste scritte grandi , grosse,rosse e gialle e verdi e nere! Ma certamente nonè sufficiente anche perché l’unica ditta pulitrice costatroppo cara! Ogni Circoscrizione dovrebbe far girarequalche persona addetta a controllare capillarmente , edopo aver fatto ripulire da volontari , trovarequalche espediente tecnico per evitare questoimmondo sconcio…. E allora sì che Romapotrebbe essere fiera dei fari di luce elettrica suifastosi ruderi del passato potere!

R O M A C A P U T M U N D Ia cura della Dott.ssa Franca Brusa

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Project Management in the KuwaitRecovery Operation: In the aftermath ofDesert Storm the U.S. Army Corps ofEngineers undertook the challenging task ofreconstructing the basic infrastructure of thestate of Kuwait to reestablish life supportsystems sufficient to guarantee the safetyand security of the post war population.The Kuwait Emergency ReconstructionOperation (KERO) maywell be a model forthe future international aid; namely, U.S.military assistance to Third World countries,followed by nation assistance to restore civilinfrastructure, establish internal security andenable political reform. What follows is adescription of the project management acti-vities utilized in Kuwait with implicationsfor similar projects wherever they may beconducted. What is significant for the engi-neering profession today, considering thegrowth in the practice of project manage-ment, is an account of the major manage-ment decisions which governed operationsin Kuwait with a commentary on the effectthese decisions had on the success of theoverall recovery project. This chapter willreview the subjects listed below as they wereapplied during the KERO operation. Theseare considered to be core elements essentialto the success of any project managementprocess. Project Environment and back-ground: All projects exist within a contextor a social environment that influences theanagement decisions of the project team. Intruth, the project’s ultimate purpose, in mostcases, is to serve this context by providingdesign, construction or manufacturing ser-vices that improve upon the condition ofthe environment. The Kuwait recovery wasno exception and we will, therefore, beginwith a description of the situation and con-ditions that underlay the need for the KEROproject and the desired outcomes. Duringthe Iraqi occupation and the resulting GulfWar, more than ninety percent of the Kuwaitipopulation of 1.2 million fled to Egypt,England and other safe havens. Anticipatingextensive devastation from the Iraqi occupa-tion and the resulting Gulf War, the Emir ofKuwait needed to rebuild the country asquickly as possible to reestablish normal gover-nment operations and to guarantee the safe-ty and security of his citizens. Consequently,the Emir formed a government committeeknown as the Kuwait Emergency RecoveryProgram (KERP) to manage reconstruction

operations. With functions similar to theFederal Emergency Management Agency(FEMA) in the United States, this commit-tee was headed by Dr. Ibrahim Al Shaheen,who was later named a national minister. Dr.Shaheen’s task was to restore the civil infra-structure of Kuwait, that is, the municipalservices and government functions, to acondition that would support the returningpopulation of Kuwait in peace and safetyafter the war. After considering several pri-vate contractual options, Dr. Shaheen advi-sed the Emir of Kuwait to ask PresidentBush for recovery assistance from the U.S.Army Corps of Engineers, with all costs tobe reimbursed by the government ofKuwait. The Corps had extensive experien-ce in natural disaster recovery operationsand recent experience with several major disa-sters, such as Hurricane Hugo and the SanFrancisco earthquake. Additionally, the Corpshad a thorough working knowledge of theMiddle East and the region’s constructionenvironment and business culture. Dr. Shaheenand his advisors assumed that this experience,and the Corps professionals who hadaccomplished those recovery operations,could just as successfully apply their exper-tise to the devastation wrought by a militarydisaster in Kuwait. They were correct. OnJanuary 14, 1991, as the air attack beganand plans for the ground attack to liberateKuwait were being finalized, the Corpssigned a $46.3 million Foreign MilitarySales (FMS) case with Kuwait to begin theprocess of assistance. The Corps launchedthe recovery operation from its TransatlanticDivision Office in Winchester, VA, formerlyknown as the Middle East/Africa ProjectsOffice, which was to provide command,control and logistical support throughoutthe operation. The recovery task force,dubbed the Kuwait Emergency RecoveryOffice (KERO), was organized in theVirginia office of the Corps’ TransatlanticDivision and later moved into Kuwait froma staging area in Dhahran, Saudi Arabia fol-lowing the liberation of Kuwait inFebruary 1991. Once in Kuwait, KERO ope-rated under the local direction of the DefenseReconstruction Assistance Office (DRAO),which, in turn, reported to the Departmentof Defense and the U.S. Ambassador toKuwait for guidance, and direction. TheKERO team entered Kuwait on March 4,1991 and began operations almost imme-

diately. In the 300 days following liberation,this team, which averaged 140 U.S. and 60Kuwaiti professionals, placed over $550million in repair work through contractswith major U.S. and foreign constructionfirms. Working seven days a week and anaverage of 12-14 hours per day, they surve-yed, repaired, and restored major infra-structure systems and facilities. The scopeof operations, shown in Figure 1, includedrepair of the national network of 5000kmof 300KV electrical distribution lines, sub-stations, water mains and pumping units, thehighway network, sanitary mains, two sea-ports, the international airport, more than150 public schools and over 850 publicbuildings, including police, fire, medicalservice facilities, ministerial headquartersand some defense facilities. The details ofthe scope and magnitude of this operationhave been reported in several accounts ofthe national and international media andwill not be repeated here. A complete historicalaccount of the Kuwait Recovery is provi-ded in the “After Desert Storm, The U.S.Army and the Reconstruction of Kuwait,” byDr. Janet McDonald, published by theDepartment of the Army in 1999. Planningfor the Recovery Operation: Planning isone of the most important steps in con-ducting a successful project, no matter howlarge or small. A well-defined plan can savetime, money and team morale. No projectcan really succeed without a comprehensiveplan to outline the key milestones and eventsthat guide the day-to-day operations of theproject team. In our daily lives, none of uswould begin an expedition into unknownterritory without a road map. That wouldbe a foolish and costly adventure. Similarly,a project, by definition, is a journey into theunknown and the project manager is theleader of that expedition. Therefore, it isthe project manager’s most fundamentalresponsibility to define the vision, or desti-nation, for the project and to clearly identi-fy the route the team must take to achievesuccess. Once underway, he must thenmake decisions to adjust the plan for unfo-reseen problems that arise along the way.This is a leadership rather than an enginee-ring function, and although a project mana-ger must be competent in the technicalaspects of his project, his most importantrole is as the leader of the project team.

PROJECT MANAGEMENT DURING THERECONSTRUTION OF KUWAITby Prof. Ralph V. Locurcio, P.E. Brigadier General, U.S. Army (Ret),

SPECIALE

The US Ambassador to Kuwait and Kuwaiti Ministers,to the centerGeneral Locurcio 1991

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In popoli orgogliosi come quello italiano etedesco subentrò un senso di frustrazione cheabbinato alla difficile situazione economicapost guerra portò dapprima alla nascita di dit-tature assolutistiche anche se tra loro moltodiverse (giova ricordare che mentre Hitlerebbe un potere assoluto, Mussolini era invececomunque condizionato da altre due grandiistituzioni che si trovavano nella penisola ita-lica (la monarchia sabauda e la ChiesaCattolica) e poi conseguentemente alla secon-da guerra mondiale. A livello geopolitico unanaloga situazione a quella europea si creò neiconfronti di un’altra grande potenza extraeu-ropea : Il Giappone. Anch’essa potenza indu-striale aveva il problema di reperire le risorseenergetiche necessarie ad alimentare la pro-pria industria ed anche in questo caso dappri-ma la Gran Bretagna e successivamente gliUSA non favorirono l’accesso alle materieprime “provocando” quindi la guerra. Ilmondo era di nuovo in fiamme.Tre erano i grandi blocchi mondiali:1. il mondo anglo-sassone con l’appendicefrancese;2. il mondo comunista sovietico;3. il mondo del “patto d’acciaio”.Era inevitabile che se due di questi blocchi sifossero uniti il terzo sarebbe stato gioco forzasconfitto. Ritengo che il più grande errore fuquello di una mancata coordinazione tra lepotenze dell’Asse. La priorità era quella dinon far entrare a qualunque costo gli USA inguerra perché la preponderanza industrial-logistica degli americani sarebbe stata a lungoandare preponderante. Ma ne la Germania neil Giappone riuscirono a coordinare i lorosforzi bellici contro l’”anello debole” mon-diale e cioè l’URSS. Immenso territorio, gran-di risorse naturali ed umane, definita da Hitlernel suo Mein Kampf naturale riserva per laGermania, l’URSS difficilmente avrebbe retto l’ur-to occidentale scevro da impegni sul fronteoccidentale (la Gran Bretagna era ormai in ginoc-chio e la Francia era stata polverizzata ) ed ilcontemporaneo urto orientale giapponese prove-niente dalla repubblica fantoccio del Manciukuo, edin Kamchakta dalle isole Curili. Inoltre l’even-tuale sforzo bellico italiano in Africa orienta-le nei confronti di due potenze di cui unadebole (Gran Bretagna) ed una distrutta (Francia)avrebbe permesso di acquisire all’Italia ed all’Asseil Sudan ma soprattutto l’Egitto bloccandoquella importante via di comunicazione cheera il canale di Suez e potendosi poi dedicaread assorbire i territori africani francesi e lasua flotta di stanza ad Algeri dopo la cadutadel regime fantoccio di Petain a Vichy. Ma ilGiappone considerò prioritario il sud est asia-

tico e lo scacchiere del pacifico e mutuandouna frase dell’ammiraglio Yamamoto a PearlHarbour “ svegliò il gigante che dormiva”. Aquel punto due blocchi tra loro incompatibili(lo storia lo dimostrerà successivamente con45 anni di guerra fredda) si unirono e giocoforza le potenze dell’Asse unitamente al loroterrore ideologico (shoah e violazione deidiritti dell’uomo) furono sconfitte (Italia) edannientate (Germania e Giappone). Durantela guerra ci fu un momento in cui soprattuttol’Inghilterra di Wiston Churchill cercò di riavvi-cinarsi alla Germania nazista. Questo momento vifu quando ormai erano chiare le sorti dellaguerra nel 1944 subito dopo lo sbarco inNormandia e la sconfitta di Stalingrado e lapriorità geo-strategica degli inglesi era cam-biata. Non più il problema nazista ma il cre-scente potere sovietico in Europa che avrebbecreato una situazione inaccettabile per la GranBretagna. La lungimiranza di Churchill lo faoggi ricordare come uno dei padri dellamoderna Europa, lo stesso capì il problemache poi si sarebbe rilevato tale nel post guer-ra in modo virulento e cioè l’URSS di Stalin,dittatore al pari di Hitler, ma vincitore anch’es-so della guerra; probabilmente Roosvelt non capìa fondo la necessità di fermare Stalin o se neaccorse troppo tardi o ancora confidava nell’im-menso potere deterrente dell’arma nuclearemonopolizzata dagli USA, ormai pronta adessere utilizzata su Hiroshima e Nagasaki. Fattosta che l’Europa ed il mondo furono divisi indue blocchi ideologici. Da una parte il mondocosiddetto liberale guidato dagli USA e da unlato il mondo socialista con a capo l’URSS. Ilvecchio mondo coloniale trovò il suo funera-le con il caso Suez del 1956 che segnò anchela definitiva fine dell’egemonia europea nelmondo. Inoltre durante la formulazione della pacepartorì dalla mente dei vincitori la nascita diun focolaio ebraico che porterà ad uno deipiù grandi problemi se non al più grande delXX e XXI secolo: il conflitto arabo-palestine-se- israeliano prodromo di quegli eventi ter-roristici che insanguineranno il mondo e chelo faranno precipitare in una nuova “Era”dall’ 11.09.2001 derivante da un ostracismofanatico fondamentalista arabo nei confrontidella neonata nazione ebraica ed ad una rea-zione fortissima applicata dallo stato sionistaappoggiato dagli USA. I rapporti americani nelloscacchiere mediorientali saranno inevitabilmentecompromessi da questa situazioni e porteran-no alla rivoluzione iraniana del 1979 e ed unaemarginazione sempre più marcata di Israelenei confronti dei suoi vicini arabi oltre che anotevoli problemi interni di gestione delpopolo palestinese che ambisce ancor’oggi ad

avere un proprio stato autonomo. Varie saranno leguerre locali che faranno da cornice a quella chesarà considerato storicamente il periodo della“Guerra Fredda” (Corea, Vietnam, Afghanistan…). L’unico aspetto di rilevanza geopoliticasarà l’ingresso temporaneo della Cina comu-nista nel blocco sovietico che andrà a bilan-ciare la presenza schiacciante delle potenzeoccidentali nel Consiglio di Sicurezza dell’al-lora nascente ONU figlia della defunta“Società delle Nazioni” voluta dal PresidenteWilson. È stato solo con gli avvenimenti inter-nazionali seguiti al 1989, in particolare con la guer-ra del Golfo, che si è tornati a parlare diffusa-mente di “geopolitica”. Negli anni Novanta iltermine torna di moda nella stampa quotidia-na e tra i geografi (senza che questi, in fondo,si interroghino sulle cause e sulle finalità diquesto ritorno) e subisce un’inflazione semantica:viene usato in tutti i contesti, soprattutto daimedia, e si assiste ad un suo uso ed abuso, nelsenso che spesso viene usato a sproposito."Geopolitica" diventa un termine alla moda,utile per infiorare il titolo di testi che spessonulla hanno di geopolitico. Oggi si parla di unanuova frontiera della geopolitica legatasoprattutto all’economia (geoeconomia) ed alterrorismo di matrice fondamentalista islami-ca come precedentemente accennato. Glieventi che viviamo in questi giorni (e che,presumibilmente, sono destinati a perpetuarsianche nel medio e lungo periodo) devonoindurre ad un approccio “pentitista” all’anali-si delle relazioni internazionali. Se, infatti, tra-dizionalmente l’attenzione era focalizzatasulle relazioni tra gli Stati (e tra Organizzazioni distati), da almeno un decennio gli sforzi diindagine si sono progressivamente spostatiallo studio delle relazioni interculturali.

GEOPOLITICA STORICARubrica del Dott. Fedele Verzola

GHEOPOLIS

Il dott. Verzola Ufficiale dell’Armadei Carabinieri, laureato in Lettere ein Scienze dell’Amministrazione con110 e lode presso l’Università “LaSapienza” di Roma, master in“Geopolitica e Sicurezza globale,cultore della materia di Geopolitica,avendo inoltre frequentato il corsodi formazione sul “Terrorismo” pressoil Centro Studi Difesa e Sicurezza;Assistente del Prof.Francesco Gui di Storiad’Europa e collabora con il profes-sor Vittorfranco Pisano presso la catte-dra di “Intelligence and security;”nel 2005 è stato insignito della “Crocecon Spade” del Sovrano Militare Ordinedi Malta.

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Di Dio ci fidiamo; tutti gli altri ci devono pre-sentare dei dati.(Anonimo)Nessuna valutazione che si rispetti,relativa ad un essere umano, potrà esse-re la stessa se la persona oggetto di stu-dio la si presenta a più esaminatori, intempi differenti ed anche in contestidifferenti. Ecco il motivo per il quale,nel corso degli anni, si è sempre piùricorso a quella che oggi rappresentauna branca della psicologia e che prendeil nome di Psicometria, anche se già a partiredagli antichi Greci essa esisteva (Boncori,1993). Espressione di questa vera è propriadisciplina, che si propone di misurare ifenomeni psichici attraverso procedi-menti scientifici, sono i questionari e itest: essi si stanno sempre più diffon-dendo, oramai non solo più nella prati-ca clinica, ma anche nel mondo dellavoro in generale (vedi i test di selezio-ne per accedere ad un posto o nei con-corsi pubblici). Purtroppo, in molticasi, soprattutto i mass media, hannodisseminato il terreno proponendo econsiderando i test e la psicometriacome quasi fosse un gioco o per passa-re il tempo, alla stessa stregua della let-tura di un oroscopo. Occorre invecefortemente affermare che “un test psi-cologico è una misurazione oggettiva estandardizzata di un campione compor-tamentale”. Con questa illuminante frase,Anastasi (1976), sicuramente sottoli-neava l’importanza dell’utilizzo di unostrumento diagnostico, ma focalizzan-do l’attenzione sul caratteristica dioggettività e di standardizzazione dellostesso. Come recita la frase di questoAutore, occorre che il metro da utiliz-zare sia dotato di una oggettività che siallontani dal rischio interpretativo cuiqualsiasi essere umano potrebbe cade-re. Lo psicologo, è sicuramente la figu-ra professionale in assoluto che mag-giormente organizza e sceglie i test psi-cometrici più idonei al tipo di situazio-

ne che andrà ad analizzare. Qui ci sivuole soffermare sull’estrema delicatezzada adottare nella gestione di tali strumen-ti, poiché attraverso essi spesso si deci-de anche della possibilità o meno che unindividuo possa affrontare un lavoro arischio. E’ innegabile, per esempio, che leforze di polizia, di qualsiasi tipo essesiano ed in qualsiasi settore esse operino,quotidianamente sono sottoposte a stress,pressioni, dispendio di energia e come ilrisultato che ne deriva possa inficiare più omeno pesantemente le prestazioni lavorati-ve. Ma è altrettanto innegabile che,allorquando si decida di analizzare minu-ziosamente e scientificamente lo stato psi-cologico e di personalità di un indivi-duo, non si possa e ne si debba agirecolpevolmente con superficialità.Innanzitutto, lo psicologo, che èchiamato a valutare la performance di unsoggetto, attraverso l’utilizzo di un test, nondovrà mai trascurare l’opportunità di uncolloquio che spesso, poiché meno “freddo”e “sterile” rispetto ad un “pezzo di carta”,permetterà il veicolarsi di una serie diemozioni che possono dissipare tantidubbi ed incertezze. Ma altresì lo psico-logo, cosciente di essere lui stesso un esse-re umano, dovrà valutare nella piùcompleta imparzialità ed obiettivitàogni singolo soggetto, indipendentementedal sesso, dall’età e da qualsiasi altro fattoreche possa destabilizzarlo nel processodiagnostico. Ancora. Uno psicologo,chiamato, possiamo dirlo, a decidere deldestino lavorativo (e non solo) di unapersona, deve scegliere strumenti dota-ti di quelli che tecnicamente rappresen-tano gli elementi fondamentali per rag-giungere l’obiettività di un risultato.Sono 6, a tal proposito, le principalicaratteristiche che deve avere un testper poter garantire una certa attendibi-lità (Bozza, 2006). Nello specifico, untest deve essere fedele, valido, standar-dizzato ed obiettivo, calibrato; deveessere stato sottoposto ad un processo

di campionamento su una popolazioneche sarà risultata statisticamente signifi-cativa per quel dato ambito di indagine.Per esempio, prendere 5 persone comecampione in un ‘universo’ di 50 perso-ne permetterà di ottenere risultatimeno attendibili, in termini di sicurez-za valutativa, se lo stesso campione lo siprenderà da un ‘universo’ di 10 perso-ne. Per l’operatore psicologo, l’affasci-nante mondo della testistica rappresen-ta oggi (ma lo sarà anche in futuro) unagrande sfida. Sicuramente legata allacomponente etica del lavoro che svol-ge. Ma, così come un esaminatore, adun certo punto, dopo aver interrogatonumerose persone, perde verosimil-mente l’obiettività nel dare giudizi aicandidati che si susseguono, lo psicolo-go può farsi aiutare dallo strumentotest che non dovrà mai perdere la con-notazione stessa per cui nasce: quella dimisurare. Lo strumento, insomma, dovràessere gestito e non diventare il finedell’indagine sul soggetto X quasi cometutto dipendesse da esso.Bibliografia essenzialeAnastasi A., (1976), I test psicologici, Angeli, MilanoBoncori L., (1993), Teorie e Tecniche dei Test, BollatiBoringhieri, TorinoBozza D.G., (2006), L’orientamento. Cervelli umani a con-fronto tra psicologia e servizi, La Sapienza, Roma

PSICOLOGIA

La Psicometria e le valutazioni psicodiagnostiche: obiettività e ogget-tività nell’utilizzo dei test e necessità di evitare una disumanizzazionedell’individuo.Dott. Domenico Giuseppe Bozza

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Il fenomeno della devianza nell’età dello svi-luppo, esaminata in termini sociologici, èriconducibile, principalmente, alla famiglia eall’ambiente di vita del minore. La realtàsociale condiziona in maniera preponderanteil sorgere di fenomeni delinquenziali chevedono protagonisti individui minorenni;oggi, infatti, le più preoccupanti principaliforme di criminalità minorile si riscontranonelle aree maggiormente urbanizzate del ter-ritorio e, in particolare, nelle periferie piùdegradate delle grandi città ove frequente è ilrischio di esposizione dei minori all’influsso di sot-toculture criminali, anticamera per lo sviluppodi forme delinquenziali. Analizzando la realtàgeografica del paese, tuttora il meridione si con-ferma la zona più favorevole per il contatto frail minore e la criminalità organizzata radicatasul territorio; si spiegano, così, le forme sem-pre in crescita di utilizzo di minori per scopidi mera manovalanza criminale sino allo sta-bile inserimento con funzioni operative all’in-terno dei sodalizi. Nelle realtà urbane noncontaminate dalla criminalità organizzata, ladevianza minorile si è tradotta sovente nelfenomeno delle baby gangs manifestatosi,talora, all’interno di sette dedite a praticheocculte (a conferma che l’aggregazione fra mino-ri associata all’adozione di modelli di riferimen-to errati può generare aggressività). In altri casi,l’aggregazione ha reso protagonisti, nellevesti di autori di reato e di vittime, altrettantiminori: i primi capaci di portare a compimen-to reati di gruppo contro la persona come neicasi di violenza sessuale di gruppo posta in esseresu minori ad opera di soggetti anch’essiminori di età. La famiglia, ad ogni latitudine,si conferma, al contempo, sia come luogo pri-vilegiato per l’istruzione e l’educazione deifigli sia - ove il complesso di valori al suointerno sia deterioriato - come sito idoneoall’induzione di fattori di devianza; l’assenzadi validi modelli all’interno del nucleo familia-re, infatti, rappresenta il principale stimoloper il minore a ricercarne all’esterno. Ciò puòdeterminare il contatto con modelli compor-tamentali (e quindi criminali) di maggiorennidediti a traffici illeciti capaci di attrarre il consen-so anche mediante la semplice emulazione.Parimenti, l’esistenza di modelli deviantiall’interno delle mura domestiche - a sua volta- si presenta quale fattore scatenante di ulte-riori episodi di devianza. Basti, in proposito,

far riferimento ai minori autori di reati c.d. “abase violenta”: risulta acclarato che la violen-za dentro le mura domestiche si presentaquale stimolo alla trasgressione per gli indivi-dui cresciuti in un simile ambiente, ovvero ogget-to di atti coercitivi. Costoro da soggetti passi-vi, finiscono per tramutarsi, quasi inesorabil-mente, in autori di reato. L’assenza o la caren-za di formazione del minore (per non parlaredelle ipotesi di vera e propria istigazione oavviamento alla criminalità) all’interno dellafamiglia è da considerarsi, infine, la causa sca-tenante della devianza caratteristica dei mino-ri nomadi. A tale fenomeno - ormai da conside-

rarsi generalizzato in ogni rilevante centrourbano - si è aggiunta, da nemmeno tantotempo, la crescita esponenziale di reati com-messi da minori stranieri utilizzati qualemanodopera di maggiorenni o talora di pic-cole e grandi bande criminali operative sulterritorio nazionale. La risposta dell’ordina-mento in presenza di casi di devianza delminore è, da tempo quella - profondamente civi-le - di incentivare e, talora, imporre al minoreautore di reati un idoneo e personalizzato tratta-mento rieducativo e risocializzante. L’incentivo alricorso di metodiche differenziate rispetto alla cri-minalità dei maggiorenni è derivata, in primabattuta dalle principali Carte internazionali lequali hanno fornito idonea copertura norma-tiva alle problematiche afferenti l’età dellosviluppo, alla sottoposizione del minore aprocesso e soprattutto alle garanzie di que-st’ultimo come previsto, in particolare, dallec.d. “Regole minime di Pechino”. Nondimeno,la Costituzione italiana, dopo aver fissato ingenerale all’art. 27 comma 3 le finalità riedu-cative della pena, all’art. 31 comma 2 finiscecol garantire la protezione incondizionata del-l’infanzia e della gioventù. Dello sforzo teso a con-ciliare tali canoni risulta impregnato il sistemarieducativo e non-repressivo caratteristico del

processo penale minorile attuato mediante la leggeordinaria. Il sistema processuale penale haaddirittura “partorito” un sottosistema sussi-diario (con il D.p.r. 22 settembre 1988, n. 448)ed al contempo, autonomo rispetto a quellovalevole per gli imputati maggiorenni. Nelprocesso penale minorile vigono, infatti,regole di deflazione del rito, di composizionedell’illecito penale e, infine, di irrogazione dellasanzione associata alla rieducazione “nel pro-cesso” del tutto sconosciute al sistema princi-pale. L’accessorietà del sistema minorile rive-la, dunque, una moderna forma di composi-zione delle liti all’interno del processo: sipensi – ad esempio - all’istituto della sospen-sione del processo e della messa alla provaprevisto dagli artt. 28 e 29 c.p.p. min. Tale mec-canismo, applicabile anche ai reati più gravipunti con la pena dell’ergastolo, autorizza ilgiudice ad affidare l’imputato ai servizi minoriliper l’espletamento di una valutazione dellapersonalità per un lasso di tempo non supe-riore a tre anni durante i quali il procedimen-to resta sospeso. Il minore, soltanto all’esitopositivo della messa alla prova, ottiene la fuoriu-scita definitiva dal processo destinato a riprendere in casodi inosservanza del progetto elaborato ad hoc. Taleprocedura comporta, a monte, il “non ingresso”più che la “fuoriuscita” del soggetto dal sistema penale(ed in particolare dal circuito detentivo). Lo statusdi soggetti processuali assegnato ai servizi mino-rili ed ai familiari del minore - assenti nel proce-dimento ordinario - oltre a rappresentare unanota di originalità, finisce col caratterizzare, ingenerale, la struttura del rito penale minorile. Irimanenti soggetti dal pubblico ministero, aldifensore sino al giudice (chiamato espressa-mente ad illustrare il significato delle attività chevengono a compiersi nel corso del procedi-mento) espletano, nel processo a carico diminori, funzioni sui generis o aggiuntiverispetto al rito ordinario. Si pensi, infine,all’impraticabilità di riti alternativi come l’ap-plicazione di pena su richiesta o il procedi-mento per decreto il cui utilizzo non garanti-rebbe adeguatamente la piena presa di cono-scenza del minore della propria esperienza.La rapidità dei tempi del procedimento, deri-vante dal minor carico di lavoro degli ufficigiudiziari minorili gioca un ruolo determinan-te nella riuscita del progetto di recupero delminore alla parte attiva della società.

IL MINORE FRA RIEDUCAZIONE E SANZIONEA cura dell’Avv. Armando MacrillòDocente master in diritto minorile Università LUMSA di Roma

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La scelta normativa adottata tramite il pro-movimento della personalità del minoren-ne, è assodato, ambisce ad una composizio-ne (dai tempi contenuti) delle controversiepenali concernenti i minori fuori dal pro-cesso; ciò, si consenta, è ancora piùcivile.In presenza di fatti di reato partico-larmente gravi commessi da minori siodono ciclicamente voci sdegnate specieladdove si prende atto dell’operatività neiconfronti del condannato di misure alter-native alla detenzione anche a distanza diun breve lasso di tempo dalla commissionee dall’accertamento in sede processuale delfatto. E si finisce inesorabilmente per noncogliere che quell’esito altro non è se nonl’effetto di una pre cisa volontà del legisla-tore. Ma il progresso del diritto si scorgeanche e soprattutto nell’utilizzo di schemiche attuano il reinserimento del reo in unottica rieducativa ed al contempo non mera-mente punitiva, essendo acclarato che lasanzione pura potrebbe nuocere alla perso-nalità di un individuo ancora in formazio-

ne. Il ricorso alla mediazione applicata alconte-sto familiare, addirittura, colloca il momen-to rieducativo fuori dal processo, prima delprocesso e ancor più “a prescindere” dalprocesso penale. In sostanza, si è in presen-za di un modello di giustizia atto a coinvol-gere “attiva mente” sia la vittima, che il reo.La comunità, da parte sua, è abilitata apromuovere la ricerca di soluzioni al con-flitto generato dal delitto tenendo comefine la riparazione del danno, la riconcilia-zione tra le parti e il rafforza mento delsenso di sicurezza sociale. La sfida lanciatadalla cosiddetta “giustizia riparativa” èquella di tentare il superamento della logicadella punizione muovendo da una lettura rela-zionale del fenomeno criminoso, intesoprima riamente come un conflitto che pro-voca la rottura di aspettative sociali simbo-licamente condivise. Il reato non dovrebbe piùessere considerato soltanto un illecito com-messo contro la società, o come un com-portamento che mina l'ordine costituito - eche richiede una pena da espiare - bensì

come una con dotta intrinsecamente dan-nosa e offensiva, che può provoca re allevittime privazioni, sofferenze, dolore e per-sino la morte, e che richiede, da parte delreo, principalmente l'attivazione di formedi riparazione del danno provocato. Il sor-gere e l’affermarsi di una cultura di rispettodell’uomo in crescita relega le tradizionalisanzioni del processo penale, pur indispen-sabili nei casi di maggiore allarme sociale, alruolo di extrema ratio. Un processo chenon applichi solo sanzioni ma che forniscaun aiuto al minore e che lo responsabilizzinell’affrontare il futuro. La realizzazionedella volontà della legge non può e nondeve comportare più oscillazioni della posi-zione del reo minorenne fra i due poli rap-presentati dalla rieducazione e dalla sanzio-ne; né dovremo e potremo giammai infuturo meravigliarci nel dover constatareun netto sbilanciamento in favore dellaprima.

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Agipress - Notizia n.5802 del 26/02/2006 - 16.37.36

In uscita il N. 3 del periodico ATLASORBIS. Nel numero in distri-buzione gratuita su tutto il territorio nazionale, tra le varie tematicheaffrontate, si segnala l’intervista esclusiva con il Prefetto Luigi De Sena econ la Dott.ssa Ilva Sapora,Direttore dell’Ufficio Onoirificenza Araldicapresso la Presidenza del Consiglio dei Ministri

Hanno scritto di noi

Se si semina amore è l’amore che ci sorprenderà, comeun meraviglioso castello incantato.Come un tesoro di ricchezze senza uguali è un dono allavita

****************************Tu sei in ogni mio pensiero, sogno, speranza, desiderio.Nulla e nessuno mi ha mai riempito gli occhi con tantatenerezza.

Francesca Vanacore

L’angolo della poesia

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MOBBING: A PROPOSITO DI… Dott. Giovanni Iaquinta, Psicologo del lavoro e Dott.ssa Rita Staccone, Dir. Tecn. PrincipalePsicologo della Polizia di Stato

Il conflitto, inteso come tensione, osti-lità, competizione, dissenso è un ele-mento costante e possiamo dire neces-sario, della vita professionale. Di per sénon è una forza distruttiva, anzi puòportare spesso a risultati positivi. Macosì come il conflitto può portare acambiamenti positivi, al miglioramento,alla crescita, all’arricchimento, allo stes-so modo può provocare involuzione edistruzione. La degenerazione, di un con-flitto che si protrae da tempo nell’am-biente lavorativo, modificando pro-gressivamente i suoi contenuti: da que-stioni puramente oggettive e professio-nali si passa ad attaccare i comporta-menti di un soggetto, per poi arrivare acolpire la persona in toto è dettaMobbing. Il termine “mobbing” derivadal verbo inglese “to mob” che signifi-ca “aggredire, accerchiare Nell’ambitodella Psicologia del Lavoro, il mobbingfa riferimento all’insieme delle azioni edei sintomi derivanti da una situazionedi “terrore psicologico sul posto di lavoro”,situazione protratta nel tempo che vedecoinvolti due protagonisti principali: il“mobber”, ossia chi esercita il mob-bing, che può essere un superiore, uncollega o un gruppo di persone, e il“mobbizzato”,ossia la vittima che subisce ilmobbing, considerata una persona sco-moda da eliminare. In sostanza, il mob-bing si concretizza in un’aggressione alivello relazionale nei confronti di unmembro del sistema lavorativo vissutoo ritenuto minaccioso. Le forme cheesso può assumere sono molteplici: dalla sem-plice emarginazione alla diffusione dimaldicenze, dalle continue critiche allasistematica persecuzione, dall'assegna-zione di compiti dequalificanti allacompromissione dell'immagine socialenei confronti di clienti e superiori. Quelloche è importante sottolineare, è che ilmobbing non può essere consideratosolo una malattia della persona, ma unmalessere dell’ambiente lavorativo diquesta persona, in particolare unadegenerazione delle relazioni interper-sonali con colleghi e superiori, che fini-

sce per compromettere l’esito delleprestazioni lavorative fino a minare lasalute psicofisica del lavoratore. Il Dr.Harald Ege, psicologo del lavoro edesperto delle persecuzioni sul luogo dellavoro, descrive 6 fasi del mobbing par-tendo da una pre-fase, che lui chiama la“condizione zero”, che non è ancoramobbing ma ne rappresenta l’indispen-sabile presupposto. Si tratta del conflit-to fisiologico e generalizzato, che vedetutti contro tutti e che si manifesta condiscussioni, diverbi d’opinioni, piccoleaccuse e ripicche. Caratteristica fonda-mentale di questa pre-fase è l’assenzadella volontà di distruggere l’altro inquanto l’obiettivo che si vuole raggiun-gere è solo quello di elevarsi sugli altri.Si passa poi al conflitto mirato con ilconseguente inizio del mobbing in cuigli attacchi del mobber cominciano asuscitare un senso di disagio e di fasti-dio nella vittima, che percepisce unpeggioramento delle relazioni con i col-leghi senza capirne il motivo, “primocampanello d’allarme” la comparsa disintomi psicosomatici. L’ufficio perso-nale viste le continue assenze per malattia eil conseguente abbassamento della qua-lità del lavoro prende i relativi provve-dimenti nei confronti del dipendenti ,tutto ciò lede la dignità del lavoratore ilquale, ha un aggravamento della salutepsicofisica. In questa fase, in genere, ilmobbizzato comincia a sviluppare formedepressive più o meno gravi e ricorre apsicofarmaci e terapie. La fase conclu-siva porta alla esclusione dal mondo dellavoro, tramite dimissioni volontarie, licen-ziamento, ricorso al pre-pensionamen-to, lo sviluppo di gravi psicopatologie(ad es. manie ossessive), l’omicidio o lavendetta sul mobber o anche il suicidio.Per prevenire e risolvere il problema delmobbing, l’ideale sarebbe ridurre laconflittualità dai luoghi di lavoro, ren-dendoli luoghi in cui si comunica, sicollabora, si intrattengono relazioniinterpersonali e si svolgono mansionigratificanti. Importante sarebbe, allora,un lavoro di sensibilizzazione dei diri-

genti, che potrebbero svolgere unmonitoraggio all’interno della propriaazienda per verificare la presenza di unclima conflittuale, precursore del mob-bing ed eventualmente, intervenire pergestire gli effetti con professionalità appron-tando misure di prevenzione.Dal puntodi vista clinico, infine, dare al mobbingl’autorevolezza di sindrome autonomapuò essere utile in quanto consentireb-be di agire a livello preventivo e di uti-lizzare strumenti di terapia più idonei.Come dice il prof. E.Spaltro bisogna salva-guardare il benessere e la dignità dellapersona, combattere il mobbing significa:difendere questo benessere ed il dirittoalla salute, diritto costituzionalmente protet-to, quindi bene supremo.Il fenomeno è ancora, in gran partesommerso, in linea generale: Fascia di etàcolpita 55/60 ( prepensionamento)Fascia di età denunciante 40/45 Settori colpiti: 38% beni e servizi; 22%Pubbl. Ammni.ne; 12% scuole e uni-versità: 13% altri.4000 casi individuati nelle forze dell’ordine.

(fonte Internet www..italymedia.it in il mobbingAspetti psicologici e giuridici di Corradini /Piccied Europolis Eding)

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Al momento nel Regno Unito gliagenti di Polizia non vengono sotto-posti ai test psicologici di screeeningsu base regolare. Sospetto che laragione sia dovuta ai costi enormi chequesti monitoraggi comporterebbe-ro per l’amministrazione dell’inter-no del Regno Unito e al timore diottenere risultati negativi. Un altromotivo per cui attualmente gli agen-ti di polizia del Regno Unito nonvengono sottoposti allo screening di

test psicologici può essere indivi-duato nell’enorme quantità di giornilavorativi persi a causa delle assenzematurate dagli agenti di polizia permotivi legati allo stress. Oggigiornoperò, anche in considerazione dellaminaccialegata alle cause legali pro-mosse dagli agenti contro i lorodatori di lavoro, le autorità di poliziadovrebbero seguire delle procedurea protezione propria e degli stessiagenti.

CONSIDERAZIONI DEL DOTT. CHRISTOPHER LOCKE Psicoterapeuta ed ex funzionario di Scotland Yard, Direttore di Constabulary Magazine UK

A cura di Nicola Zichella

Il Presidente dell’associazionedegli operatori di polizia del RegnoUnito risponde al quesito di NicolaZichella in merito alla proposta avan-zata dalle autorità del Ministerodell’Interno di sottoporre gli agenti dipolizia a test psicologici di routi-ne.

Ci sono probabilmente differenze trale forze di polizia nelle diverse partidel Regno Unito, per esempio iDipartimenti di polizia della Scozianon ricadono sotto la giurisdizione delMinistero dell’Interno di Inghilterra eGalles. Nelle valutazioni di rischio peresempio alcuni agenti di polizia che svol-gono degli incarichi particolari di ser-vizio, per esempio attività di investi-gazioni sotto copertura o materiali osceniavrebbero la necessità di essere sotto-posti a degli screening psicologici subase regolare per assicurare che il soste-gno sia disponibile. Attualmente però nonesiste una procedura di routine per sot-toporre tutti gli agenti di polizia adeitest psicologici su base regolare.

I problemi relazionati allo stressdovrebbero essere valutati all’internodelle forze di polizia alla stregua dellapratica e dell’addestramento degli impie-gati nel rispetto del principio dibuona amministrazione.

Cosa è L'APHSA?

L’Associazione dei Consulenti per lasalute e la sicurezza degli operatori dipolizia del Regno Unito APHSA(ASSOCIATON POLICE HEALTHSAFETY ADVISORS), è un organoistituzionale creato recentemente dalgoverno del Regno Unito, dal momentoche le forze di polizia del RegnoUnito non dispongono di un ServizioSanitario Medico di Polizia, per moni-torare le condizioni di salute degli ope-ratori di polizia. L’Istituzione di taleorgano rientra nella nuova riforma dipolizia varata dal Governo Britannico, alfine di ridurre i giorni di malattia deglioperatori di polizia, che sono un benedella società, dal momento che un poliziot-to che si ammala per motivi diversigrava sulle finanze del Governo del

Regno Unito e per questo fine si pre-vede di poter ridurre da quì negli annia venire la percentualità di assenza permalattia con investimenti nella tecno-logia applicazione rigorosa della DirettivaEuropea sulla Salute e la Sicurezza neiluoghi di lavoro e monitoraggio dellestazioni di polizia dove è stato creatoappositamente un ufficio aphsa. Glioperatori di polizia del Regno Unitoricevono assistenza medica da centriconvenzionati dove pagano la sommadi 75 sterline inglesi annue.

INTERVISTA A MR. FRED CULLUM, PRESIDENTE DELL’ASSOCIATION

POLICE HEALTH SAFETY ADVISOR, APHSA

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WWW.POLIZIAINEUROPA.COM

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L’uomo generalmente è portato a sperare,ad esempio nella fortuna. Ciò vale ancheper il consumatore. Non appena il consuma-tore ha pagato, dopo, in molti casi una lungafila alla cassa è visto con diffidenza, addirittu-ra con sospetto, come se la cosa appenaacquistata l’avesse nascosta addosso. Insommarimane un soggetto passivo, sia che abbia onon abbia speso dei soldi, come un elettorenon appena ha posto la croce sulla scheda,senza più rispetto della dignità. Può solosperare e poi magari rassegnarsi. Entrambisaranno di lì a poco oggetto di conteggio. Ese malauguratamente qualcosa non funzio-na? E se non trovo lo scontrino? Avrà poitale documento, tutto questo valore decisi-vo? E se non sono stato bene informato ese il bene non corrisponde alle mie attese?se avessi saputo, non avrei comprato oavrei fatto un’altra scelta, sì è vero il reces-so ad nutum (o come si dice con un sem-plice cenno del capo), senza rimetterci unsoldo, ma intanto ho comprato e devo pro-vare la mancanza di informazione e nonsarà facile. E se addirittura sono stato con-vinto all’acquisto o a tale operazione negoziale(c.d. causam dans)? Chissà che qualità misono state promesse, poi però scopro l’in-ganno, ho i miei mezzi, la legittimazione,forse…Con chi me la prenderò, chi citerò,di chi sarà la responsabilità? sempre che visia una responsabilità, del produttore, di chiha assemblato i pezzi, di chi li ha forniti, dichi li ha venduti, del cd produttore-vendi-tore? Sicuramente, per legge sarà del vendi-tore, in qualità di garante, davanti al qualefar valere il malfunzionamento, e il qualenon potrà dirottarmi, se si tratta di un elet-trodomestico, al centro assistenza, magarimolto lontano. Dovrebbe essere lui a prov-vedere a mandare il pezzo nei relativi cen-tri, per le riparazioni, senza ulteriori esbor-si e in tempi ragionevoli, oppure a scelta delconsumatore, provvedere alla sostituzione.Al più in caso di giudizio, sarà il venditorea chiamare in garanzia gli intermediari dicui sopra. In teoria, il consumatore divienequi un soggetto attivo, dotato di poteri, poichétali obblighi a carico del venditore, in parti-colare quello di garanzia per cattivo funzio-namento, non sono una cortesia. Vi è amonte un titolo, un contratto, fonte diobbligazioni e pertanto di responsabilitàcontrattuale. Caso diverso se intendo cam-biare un bene perché non mi piace più ilcolore o perché la taglia non va bene. Intale circostanza, per poter effettuare il cam-

bio, ci devono essere precedenti e precisiaccordi col venditore, oppure confidare nellasua cortesia. Qui ha un senso parlare di cor-tesia. Nonostante ciò, appare strano che possagodere di supremazia o di un potere giuri-dico maggiore la cd parte debole dell’attivi-tà commerciale, anche se strumentale nellacircolazione e negli scambi. Inoltre a pre-scindere dal caso di cui sopra, se, anche pergiusti motivi, il consumatore decide di rece-dere, ecco che il danno ricevuto non è sol-tanto questo, perché a questo si aggiungo-no altri danni, ossia altre spese (cd caparrapenitenziale), per liberarsi dall’impegnoassunto e forse, dall’altra parte non c’è statonemmeno inadempimento, né presunzioni dicolpa. La “colpa”, probabilmente è del consu-

matore che in buona fede ha accettato un’of-ferta ed ha stipulato un contratto, forse èstato poco attento e così l’impresa ne haapprofittato. Sicuramente avrebbe dovutoessere più diligente, specialmente di frontea clausole vessatorie inserite nelle condizio-ni generali di contratto. L’imprenditore ovvia-mente è spinto ad agire da interessi oppo-sti, ovvero dalla tutela dei propri interessieconomici. Il consumatore come l’ammini-strato deve sottostare alle decisioni dell’im-prenditore-produttore-amministratore.Pare che un dato normativo di base, laCostituzione dica qualcosa di diverso e cioèche il profitto non deve essere l’interesseesclusivo dell’imprenditore, ma seppuremediatamente, deve essere l’interesse col-lettivo, l’utilità sociale, a salvaguardia del-l’integrità, dell’incolumità, della sicurezza,

della libertà e della dignità umana. E anchese si vanno ad analizzare i c.d. diritti delconsumatore nelle varie fasi, quella prene-goziale del contatto o dove ancora non c’ènessun contratto, dei negoziati e del con-tratto, costui resta un soggetto passivo,titolare di vecchi o nuovi diritti, codificati omeno, di cui è solo portatore, allora il con-sumatore-individuo scompare. Rimane ilvecchio portatore di esigenze, sempre lestesse, di eterne aspettative, i diritti, quelliveramente perfetti, (potestativi?), sono unqualcosa di troppo grande. Lo stessopotrebbe dirsi per i danni, molto spesso chigiudica, per cognizioni superficiali, non lipuò rinvenire e dice, ma quali danni! se cifosse il diritto ci sarebbe l’azione o forse ilcontrario, di sicuro c’è la speranza di acqui-stare un diritto. Il consumatore vive nellasua realtà, fatta di incertezze e di aspettati-ve, si aspetta un bene funzionale, un buonservizio, mentre l’altro lo guarda con indifferen-za, a volte anche con diffidenza. Figuriamoci sepoi si presenta a reclamare. Eppure anchenella grande distribuzione commerciale, c’èuna volontà di un autore di un atto giuridi-co, c’è la sua buona fede, c’è anche la causadi tale atto che è il suo interesse, già almomento del c.d. contatto sociale, sicura-mente in conflitto con quello dell’altra parte, allatempestività e alla sicurezza dello scambio.Il consumatore non è un produttore, è unacquirente di beni di consumo, in un mer-cato già spartito tra imprese. Chi fa l’affare?Chi può dare le dovute ed esaustive infor-mazioni sul prodotto, che siano pienamen-te rispondenti alla richiesta di informazioni,forse solo un informatore, il farmacista peresempio. Per il resto prendere o lasciare enel primo caso, sperare. Ci si potrà difende-re arrabbiandosi, per esempio nel caso delbombardamento martellante della pubblicitàdelle grandi imprese, a chi non è capitato diandare solo per curiosità a verificare il prez-zo di un digitale terrestre, così tanto pub-blicizzato e sentirsi dire che la pubblicitàdel giorno prima non solo era vecchia, mache quel prezzo si poteva trovare in Sardegna eche se uno voleva poteva andarsi a fare unapasseggiata in Sardegna, sic. Ebbene siamosicuri che questo è solo un dolus-bonus? Sideve essere sempre pronti a valutare con ladovuta attenzione, perché questa esaltazio-ne commerciale è del tutto irrilevante conriguardo alla validità di contratti eventualmenteposti in essere. Qui sì che è d’obbligo unaefficace tutela inibitoria. Si può inibire una

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L’AVVOCATO

MAGGIORE TUTELA PER IL CONSUMATORE…A cura dell’Avv. Fabio Locurcio

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lesione? Ciò che è fatto è fatto, è da inibirel’uso indiscriminato di clausole vessatorie oabusive, si pensi a quelle di un contratto diconto corrente bancario. Sarebbe moltomeglio prevenire il fenomeno, ad esempiocon un linguaggio chiaro e sintetico, cheentri in tempi rapidi nella mente del consu-matore. Sul diritto alla salute, (integrità fisi-ca), all’educazione del consumatore, allasua informazione abbiamo altre 146 dispo-sizioni “nuove”, c.d. codice del consumatore.

Nell’ordinamento non esistevano lacune inmateria, la fattispecie era già positivamentee ampiamente regolamentata. Anche per-ché non vi sono in tale “codice” sostanzia-li novità. Circa il danno alla salute, vannoconsiderati anche i danni alle cose, qualorasi possa creare un pericolo estensibile allepersone, come le cronache ci insegnano. Ecomunque sussiste un interesse della collet-tività alla salubrità dei prodotti destinatiall’alimentazione. Per assurdo sarebbe

meglio che ci fosse con tali diritti un rap-porto patrimoniale reale, tipico di un ordi-namento liberale, visto che la proprietàriceve una tutela veramente assoluta, adetrimento di quei diritti fondamentalidella personalità. Il consumatore ne escecome un suddito-soccombente? Al più, ilprimato spetta alle associazioni dei rappre-sentanti dei consumatori, il primo speranella loro utilità.

L’AVVOCATO

IL MEZZOGIORNO FRA MEDITERRANEO E EUROPA: ALCUNE RIFLESSIONISULLA PROGRAMMAZIONE 2007-2013 DEI FONDI STRUTTURALI DELL’UE

Dott. Antonio Bonetti, Assistente alla Cattedra di Cooperazione allo sviluppo della Facoltà di Economia de “La Sapienza”

Nel corso del 2006 i decisori pubblici – aqualsiasi livello di governo – sono chiamatia operare scelte di politica economica checondizioneranno per diversi anni la strate-gia di sviluppo del Mezzogiorno. Nel corsodell’anno, infatti, devono essere formulati alivello centrale e a livello regionale i pro-grammi pluriennali che definiscono linee diintervento, strumenti e tassi di contribuzio-ne comunitaria alle spese per lo sviluppoper il nuovo ciclo 2007-2013 dei Fondi struttu-rali. A seguito dell’accordo fra gli Statimembri del 15 e 16 dicembre 2005 sul bilanciocomunitario per il periodo in questione,infatti, ha ripreso nuovo slancio il processodi programmazione per i Fondi destinatialle regioni più arretrate dell’Unione Europeache era già stato avviato all’inizio del 2005.Negli ultimi dieci anni anche in Italia iFondi strutturali dell’UE hanno acquisitouna grande rilevanza nella realizzazione diinterventi di sostegno dello sviluppo eco-nomico, di tutela territoriale e ambientale edi valorizzazione del capitale umano. Questosoprattutto nelle regioni del Mezzogiornostorico, proprio per il fatto che l’interventodei Fondi strutturali si concentra sulle areein maggiore ritardo di sviluppo dell’Unione.Diversamente dal passato, tuttavia, le regio-ni meridionali che ricadranno a pieno titolonel nuovo “Obiettivo 1” (definito “ObiettivoConvergenza” per il ciclo 2007-2013) sonoin numero inferiore: solo 4, quando invecefino al 31.12.1996 erano 8, ossia tutte leregioni del Mezzogiorno “storico” e anco-ra nel ciclo 2000-2006 sono state 6 (più ilMolise a titolo transitorio). Il Mezzogiorno,quindi, sia nel complesso che a livello disingole regioni, riceverà un ammontare dirisorse molto più contenuto che nel passa-to. Questo a causa di diversi fattori, tra cuispiccano la riduzione delle risorse finanzia-

rie dell’UE destinate ai Fondi strutturali el’ingresso il 1 maggio 2004 di nuovi Statimembri con livelli di sviluppo socio-econo-mico inferiori. Nel ciclo 2007-2013, pertan-to, saranno le regioni dei nuovi Stati mem-bri a ricevere le quote più consistenti dirisorse attraverso i Fondi strutturali.Questa situazione impone ai decisori pub-blici scelte non facili da prendere rapida-mente: nel corso del 2006 verranno adotta-ti dei programmi regionali di sviluppo chevincoleranno le politiche pubbliche a soste-gno della crescita per il settennio successi-vo. Tali programmi, infatti, condizioneran-no anche le scelte strategiche di utilizzazio-ne delle risorse del Fondo per le AreeSottoutilizzate (FAS) che finanzia gli inter-venti di sviluppo nelle aree più arretrate delPaese. In questa prospettiva di ridimensio-namento del contributo finanziario dell’Unioneallo sviluppo del Meridione, per questa areadel Paese vanno operate poche ben defini-te scelte, anche puntando su interventi digrande spessore strategico circoscritti terri-torialmente, ma che al contempo richiedo-no uno sforzo di programmazione che interessil’intero Mezzogiorno storico. Si sta facendoriferimento alla necessità di un processo diprogrammazione dei Fondi strutturali chepunti in primo luogo a rilanciare ilMezzogiorno come “perno” del traffico com-merciale su scala internazionale e quindi arilanciarne anche la centralità geopoliticanell’ambito dello stesso partenariato euro-mediterraneo. Il boom economico di Cinae India, infatti, ha comportato negli annirecenti un forte incremento del flusso dinavi fullcontainer “round the world” che,risalite il Canale di Suez, proseguono il per-corso per l’Atlantico passando per gli scalidel Mediterraneo. Il Mezzogiorno, quindi,come sottolineato in studi recenti dal

CNEL, dalla SVIMEZ e dall’economistaRossi (si veda “Mediterraneo del Nord”,2005) avrebbe la concreta possibilità didiventare un autentico “hub” sia dei flussicommerciali che dall’Asia transitano versol’Atlantico sia di quelli che, a partire daiporti meridionali, proseguono via terra peri mercati nord-europei. Alla luce delle notecondizioni di arretratezza del sistema tra-sportistico del Mezzogiorno, tuttavia, que-sta possibilità quasi unica potrebbe essereperduta. Gli studi richiamati in precedenza,infatti, segnalano come la forte crescita dellemerci movimentati dai porti del Mediterraneointeressa soprattutto quelli della Spagna,mentre per il nostro Paese continuano aregistrare risultati positivi solo Taranto eGioia Tauro. Anche Cipro e Malta, recente-mente entrate nell’UE, per motivi diversiquali maggiori efficienza nel transhipmente presenza di compagnie di armatori, sem-brano maggiormente in grado di intercetta-re tali flussi commerciali. Nei prossimimesi, quindi, appare necessario puntare suun grande disegno strategico di rafforza-mento non solo della operatività dei porticommerciali meridionali, ma anche e soprattut-to dell’intera rete trasportistica, quale pernodella strategia di sviluppo delle regioni delSud che dovrà essere attuata nel periodo2007-2013. In primo luogo, infatti, dovran-no essere adeguatamente rafforzati e resiefficienti gli spazi di movimentazione dellemerci retrostanti, ma poi dovranno essereanche garantiti ben altri livelli di efficienzadell’intera rete trasportistica e la creazionedi autentici sistemi multimodali. Infine,dovrà essere fortemente rafforzato l’interosistema integrato della logistica e dei servi-zi di connettività. In termini sintetici, persfruttare le opportunità economiche (anchein termini di flussi finanziari connessi alla

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crescita di quelli commerciali) dischiuse daquella che è stata definita l’apertura di “unanuova via della seta del XXI secolo” ai finidel rilancio del Mezzogiorno, è necessarionel 2006 un coraggioso sforzo di “proget-tazione politica” condiviso da Governocentrale e Regioni che sappia andare oltrequei localismi che nel passato sono staticoncausa del deleterio fenomeno dei finan-ziamenti “a pioggia”. Tale sforzo di proget-tazione, peraltro, deve andare oltre quelleforme di competizione “politica” traCentro (Governo nazionale) e Regioni che,dopo la riforma del Titolo V della Costituzione,

hanno in più di qualche caso comportatodei negativi fenomeni di cortocircuito isti-tuzionale nei processi decisionali. Su questitemi della necessità di un adeguato bilancia-mento della distribuzione delle funzioni dipolitica economica e dei poteri tra Centro eRegioni non è possibile soffermarsi in que-sta sede, ma va sicuramente sottolineatoche una scommessa così importante perl’intera politica economica nazionale,richiede necessariamente la definizione diun programma fortemente indirizzato dalCentro, proprio per il fatto che, interessan-do l’intera rete trasportistica e servizi logi-

stici su ampia scala, necessita di un forteindirizzo strategico del Governo centrale.Anche sulla capacità delle Regioni di rico-noscere questa necessità si misura concre-tamente il grado di maturità del processo diriforma federalistico che ha interessatonegli anni recenti il nostro Paese. Questoanche nella consapevolezza che il rilancioeconomico del Paese, più che mai passaoggi per il rilancio del Mezzogiorno, dove èancora elevatissimo il grado di sottoutiliz-zazione delle risorse produttive.

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GRAFOLOGIACari lettori, spero di condividere con voi, inquesta serie di incontri, la mia grande passio-ne: la grafoanalisi, ma soprattutto lo studio ela ricerca nel campo della grafologia crimi-nale. Tracceremo un filo conduttore che ciporti dalla scrittura all’uomo, cercando dicogliere, nel prodotto scrittorio, i suoi affanni ole sue gioie, cosa lo spegne o lo riaccende, eancora, tutto ciò che può trasformarlo in unmostro spietato, in uno dei più terribili e san-guinari che la storia dell’uomo possa ricor-dare. Queste faticose ricerche sono riuscitaa coltivarle, come un ladro di notte, rubandoun po’ di tempo, quando tutti finalmentesono andati a letto. E allora che finalmente,riesco a dare vita al flusso dei miei pensieri,cercando di decodificare quei segni scrittoricontenuti nel messaggio grafico, dove vieneespresso, il vissuto unico e irripetibile diognuno di noi, in un’incessante e mutevole chi-mica umana. La grafologia o psicologiadella scrittura, nobilmente si immette tra isistemi che studiano la personalità dell’indi-viduo. Ciò che vi andrò ad illustrare, sem-brerà un discorso accademico e barboso,ma è necessario che vi fornisca per sommicapi, le informazioni necessarie per poter deco-dificare il messaggio scrittorio. Certamentenon si può parlare di prodotto umanosenza considerare la vera sorgente di esso,ovvero l’uomo, il grande mistero dei misteri, ilbianco ed il nero, la luce e le tenebre, ilniente e il tutto. Queste profonde e costan-ti contraddizioni, che animano da semprel’uomo, hanno un lontano sapore di nor-malità, in un’incessante danza fatta di pre-gnanti sensazioni che sanno un po’ di vita eun po’ di morte, su quella linea di confine,che da un senso alle nostre vite. “La scrit-tura è un testimone della struttura intimadell’individuo, registra, capisce, traduce, permezzo di segni-simboli, la dinamica e laforza del proprio vissuto, della propriamisteriosa e appassionante storia. Essa èl’immagine più fedele della natura dell’uo-mo nella propria interezza”. “La scrittura

che si irradia sul foglio bianco in armonia odisarmonia di ritmi, di forme, di colori, cimette in contatto con il conoscibile e l’in-conoscibile dell’individuo: mente-corpo-spirito.” Ania Teillard (Dorpat, Estonia1889 – Parigi 1978), L’anima e la scrittura. Nelcorso dei tempi si è realizzato che noi, esseriumani. siamo i peggiori aguzzini di noi stes-si, non ci diamo tregua nelle sofferenze checi infliggiamo. Vi è una sostanziale differenzafra le pene autentiche e quelle inflitte. Le primearrivano come un’amara sorpresa, da uncinico destino. Le seconde, numericamentemaggiori rispetto alle prime, sono quelleche ci auto infliggiamo, distruggendoci len-tamente, in un inesorabile processo di accu-sa dove non esistono difensori.In questa comples-sa chiave di lettura, i momenti di ascolto, permeglio comprendere gli altri e stessi, sonodi ardua realizzazione. Com’è difficileintrattenere una valida e autentica conversa-zione con noi stessi, con ciò che noi siamo, conciò che saremo, ahimè, diventati! “Ascoltami”dice la mia interiorità sommersa (ES, subcon-scio), relegata in un profondo abisso, di untumultuoso oceano di perché. “Ebbene” - dicela voce dell’inconscio -“ troverò un’altrastrada, busserò ad un'altra porta, dove final-mente sarò ascoltata dal mio Io, dalla miarazionalità. Spero, solamente domani, di averancora voce, o di potermi ricordare ciò che diimportante ho da dirti”. E in questa diffici-le risalita, quando il mio istinto sommerso(ES) sarà arrabbiato e stanco, lascerò unpo’ del mio pathos, qua e là, in una serie diinterminabili disturbi psicosomatici (il corpoche si ammala, come prezzo per aver datopoco ascolto o quasi per nulla, alle pulsionidell’istinto). Ma alla fine il mio profondo,sempre più provato e stanco, potrà, final-mente, affiorare, incontrando la mia ragio-ne, nella magica sintesi del nostro Sé (operal’unificazione della personalità, è il centro,l’equilibrio) in una sorta di terra di nessuno.In questa impellente necessità di capire, permeglio comprendere se stessi e gli altri, arriva la

grafoanalisi. In questo bisogno di chiarez-za, di luce, di illuminanti percorsi, il mes-saggio grafico riuscirà a fornirci delleimmediate risposte, in un’espressione grafi-ca codificata del passato, del presente e diun potenziale futuro. Nel nostro cervelloavviene un’ incessante e continua conversa-zione fra neuroni (cellule nervose che tra-smettono impulsi nervosi, informazioni),in miliardi di sinapsi (paragonabili ad unarete autostradale, su cui viaggiano i neuro-ni; essa è la chiave del sistema nervoso, è ilpunto o il luogo dove i neuroni interagisco-no fra loro, in uno scambio di informazio-ni). Tanto maggiori e significativi sarannogli scambi sinaptici, tanto migliori sarannoi traguardi che riusciremo a raggiungere,toccando come diceva Beethoven “magi-strali altezze”. Alla luce di tali scopertescientifiche, si realizza un grande parallelofra l’elettroencefalogramma e la scrittura.Queste due realtà hanno in comune ununico elemento fondamentale: il cervello, omeglio l’attività elettrica del cervello, regi-strata da un pennino sulla carta, mentrenella scrittura la punta è rappresentata dalfinale della penna.Nell’elettroencefalogramma viene interpostaun’apparecchiatura elettrica tra cervello edelaborato, mentre nella scrittura è il cervel-lo stesso che, per mezzo del braccio e dellamano, traduce simultaneamente la comuni-cazione scritta del pensiero, registrando,nella scrittura, una serie di preziose infor-mazioni, come ad esempio il biotipo dibase o dominante (Ippocrate).

Dott.ssa Luciana Crucitti

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BiliosoLinfatico Sanguigno Nervoso

BiliosoNervoso

SanguignoLinfatico

“Grafologia del Linfatico: Ritmo lento,pesante, uguale, soggetto statico, passivo,abitudinarietà. Grafologia del Sanguigno:potenza muscolare e scheletrica, ricchezzadi tessuto connettivo e muscolare, potenzacardiaca, renale, respiratoria, vivo senso delreale e sociale; grafia pienezza vitale ritmointenso, pressione intensa, dimensione gra-fica che tende al grande. Grafologia delNervoso: mobilità psicofisica; grafia dalritmo irrequieto instabile a scosse.Grafologia del Bilioso: equilibrio e ordine,grafia ordinata, controllata nell’espansionegrafica, forme letterali sobrie”.Tratto dall’Indagine grafologica e il metodomorettiano di Nazzareno Palaferri, Ed.

Messaggero Padova pag. 490. Concedetemiuna riflessione ad alta voce: in un tempo semprepresente, ci sarà un onnisciente “potente” qual-cuno che effonderà i profumi del propriomale, a malcapitati viandanti, i quali acco-glieranno con profonda riluttanza ma conatteggiamento stoico, quanto gli verrà elar-gito, a futura memoria.Mi accingo a conclu-dere questo nostro primo incontro,ripro-mettendomi anche in seguito, di farcirequesto flusso di informazioni scientifiche,con la forza ed il calore che permea costan-temente l’opera dell’uomo.

Luciana Crucitti, nata a Thun (Svizzera) il29.12.1964, Assistente Capo della Polizia diStato, attualmente in servizio presso ilCommissariato Di Cassino (Fr), coniuga-ta con un Ufficiale dell’Arma deiCarabinieri, instancabile nomade dadiversi anni con due figli al seguito, lau-reata in Pedagogia presso l’ateneo diParma, specialista nella rilevazione delmaltrattamento e dell’abuso sessuale neiconfronti di minori, esperta di Grafoanalisi estudiosa di Grafologia Criminale, peritografico presso Il Tribunale di Locri,docente di psicologia della scrittura pres-so l’Università delle Tre Età di Pontecorvo(FR) e iscritta alla Facoltà di Psicologiapresso l’Università di Chieti.

Page 28: Thhee GGuullff WWaarr:: RReebbuuiillddiinngg ooff ...Atlasorbis periodico mensile di geopolitica, sicurezza e informa-zione - anno II nr. 3 febbraio - marzo 2006; registrazione del

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