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La Responsabilità sociale delle imprese Comunicazione di di Franco Tumino Presidente Ancst – Legacoop Palermo, 26 gennaio 2004 Slides predisposte per una illustrazione orale

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La Responsabilità socialedelle imprese

Comunicazione di di Franco TuminoPresidente Ancst – Legacoop

Palermo, 26 gennaio 2004Slides predisposte

per una illustrazione orale

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La responsabilità sociale delle imprese – una sfida per la cooperazione ad innovare

ulteriormenteteoria e prassi

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• Il nuovo orizzonte è posto:

– dalle organizzazioni internazionali

– e dagli orientamenti della Unione Europea: quello della Responsabilità sociale delle imprese (RSI, o Corporate Social Responsibility, CSR nell’acronimo inglese) verso tutti i portatori di interesse.

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• A livello europeo:

• dal Libro Verde (“Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” – com 366/2001);

• dalla conseguente Comunicazione della Commissione (“Responsabilità sociale delle imprese : un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile” – Com 347 def del 2 luglio 2002)

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La Responsabilità sociale delle imprese – cosa è

• Correttamente intesa, è un forte mutamento:

• L’azienda non deve agire tenendo conto solo degli interessi dei propri azionisti (shareholders), ma di tutti i portatori di interesse con i quali entra in contatto (stakeholders)

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CSR quindi

• E’ responsabilità

• Non è filantropia

• E’ l’assunzione di responsabilità delle conseguenze del proprio agire sul piano economico, ambientale e sociale lungo tutta la catena di creazione del valore

• Andando oltre gli standards di legge, cioè di quanto è comunque obbligata a fare

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Riconoscimenti alla cooperazione

• La cooperazione parte con qualche vantaggio:

• Questi documenti riconoscono la positività delle esperienze e prassi della cooperazione e le indicano a modello per le imprese private

• Si riconosce una differenza strutturale

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Riconoscimenti alla cooperazione (segue)

• Questa differenza strutturale ha non a caso determinato ad oggi una distinzione di comportamenti: le esperienze di responsabilità sociale della cooperazione (essenzialmente comunicate fin qui con il Bilancio sociale), e gli stessi atti prodotti sul versante della “mutualità esterna” hanno preso origine e ricevuto impulso da un reale approccio “a priori

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Riconoscimenti alla cooperazione (segue)

• Imprese private si sono avviate su questo percorso “a posteriori” (manifestarsi davanti all’opinione pubblica, ad esempio, di fenomeni di sfruttamento di lavoro minorile da parte di subfornitori)

• che hanno determinato gravi ripercussioni negative presso una ampia fascia di acquirenti dei beni da quelle imprese prodotti.

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Riconoscimenti alla cooperazione (segue)

• Per quanto concerne la cooperazione, è antico e consolidato l’interesse per gli stakeholder interni e per lo stakeholder comunità (non a caso l’interesse per quest’ultima è tra i principi fondamentali dell’Alleanza cooperativa internazionale)

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Riconoscimenti alla cooperazione (segue)

• Di più, si può dire che la cooperazione "incorpori" nella propria struttura proprietaria alcuni dei portatori di interesse: – per quanto concerne le cooperative di lavoro,

i lavoratori (ma ciò vale anche per quella parte di cooperative di supporto che associano micro-imprese, in senso tecnico).

– E per quanto concerne le cooperative sociali sappiamo che il vincolo alla "mutualità esterna" è addirittura formalizzato per legge.

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Riconoscimenti alla cooperazione (segue)

• Un caso peculiare su cui riflettere è poi dato da CIR – Cooperativa italiana di ristorazione (anch’essa una delle maggiori imprese italiane di ristorazione), che ha un carattere misto, di lavoro e utenza (sono quasi 5.000 i suoi soci utenti), “incorporando” così strutturalmente portatori di interesse del lavoro e dell’utenza.

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Anche la cooperazione di fronte al cambiamento

• Tuttavia, anche per il movimento cooperativo occorre l'esplicita assunzione della necessità di un passaggio cruciale: - dalla pur importante rendicontazione degli sforzi condotti nei confronti degli stakeholder interni ed in favore di parte degli interessi collettivi esterni alla compagine societaria…- alla esplicita assunzione di comportamenti socialmente responsabili verso tutti gli stakeholders.

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Anche la cooperazione di fronte al cambiamento (segue)

• Anche sul terreno degli strumenti di rendicontazione occorrerà aprire una “seconda fase” di riflessione strutturata

• Infatti il bilancio sociale è una prassi diffusa, ma altri strumenti, quali codici di condotta, bilanci ambientali, certificazioni etiche sono meno diffusi.

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Cerchiamo di mantenere il vantaggio….

• Certamente, il movimento cooperativo avvia un nuovo percorso su questo impegnativo lavoro con un notevole bagaglio di esperienze concrete avviate in modo ampio in genere fin dall’inizio degli anni ‘90, di elaborazioni teoriche e con qualche vantaggio strutturale

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Cerchiamo di mantenere il vantaggio…. (segue)

• Vi sono esperienze concrete significative già anticipatrici del nuovo:– cooperative che hanno introdotto anche il

Bilancio sociale preventivo (ad esempio Camst) con il quale formalizzano ad inizio d’anno gli impegni che assumono nei confronti degli interessi esterni all’azienda, sottoponendosi così ad un controllo di coerenza molto stringente

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Cerchiamo di mantenere il vantaggio…. (segue)

- Come anche l’esperienza di bilanci consolidati a livello di gruppo (cioè riguardanti l’intero insieme delle cooperative operanti) per interi territori, seppure talvolta per specifici settori (come è il caso della cooperazione sociale), da anni elaborati ad esempio a Bologna e Reggio Emilia.

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Cerchiamo di mantenere il vantaggio …. (segue)

– Infatti, un passaggio reale nel nuovo contesto richiede che l’impresa non definisca unilateralmente le proprie scelte in favore dei portatori di interessi esterni;

– ma ne coinvolga strutturalmente i rappresentanti;

– si tratta cioè di spostare fortemente l’attenzione dal “prodotto” (la rendicontazione, in particolare) al processo di cambiamento organizzativo sotteso a tali finalità (il che porta a toccare il tema delicatissimo della Governance).

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Cerchiamo di mantenere il vantaggio …. (segue)

• Vantaggi anche di elaborazione teorica:– ad es. è tuttora valida ed avanzata la elaborazione di

linee – guida, redatte e pubblicate (in “Fuori orario”, rivista del consorzio Lavorint di Milano, numeri 27 e 28, giugno 2001) scaturite da una approfondita ricerca condotta da alcuni consorzi sociali (Impresa Rete, Drom, Isola che non c’è, Lavorint), da un gruppo di cooperative sociali di tipo A, cioè di servizi socio-assistenziali (Alice, Arca, Itaca, La Testarda, Frassati, Progetto 5, Valdocco) e dalla Associazione Comunità Progetto Sud.

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Cosa fare nella nuova fase

• Si può anche affermare sinteticamente, sulla base di tali premesse, che emergano due principali direzioni di impegno per la cooperazione:

a) partecipare pienamente, con proprie idee, pratiche concrete e posizioni, al cambiamento in atto dell'approccio, un cambiamento che ha sempre più un contesto internazionale

b) identificare, diffondere e praticare uno specifico modello cooperativo, fondato sulla propria esperienza (da molti osservatori considerata quella di maggior rilievo) e sui propri tratti distintivi. Vi è qui un punto delicato di approfondimento teorico.

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La Responsabilità sociale delle imprese è un processo…

• Obiettivi molto ambiziosi, complessi a definirsi e ad attuarsi (si pensi all’obiettivo di garantire tali comportamenti non solo per sé, ma per tutta la catena del valore)

• e indubbiamente costosi per le aziende, almeno sul breve termine.

• Occorre perciò evitare scelte affrettate e superficiali, o ancor di più strumentali, da parte del Potere politico e delle Pubbliche amministrazioni in particolare.

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La Responsabilità sociale delle imprese è un processo…

• Ed emerge un tema peculiare, quelle di forme di rendicontazione semplificata per le PMI:– In Italia la media è 3,9 addetti ad impresa– Ma il problema è comunque generale:

• 6 nella UE• 8 in Germania• 7 in Francia• 6 in Gran Bretagna

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Non esattamente così processuale sembra la proposta elaborata dal Governo per il semestre

UE a Presidenza italiana (Milano – dicembre 2003; Venezia, 13 e 14 novembre 2004.

• Quello che può essere dirompente è l’idea di istituire un sistema di incentivi alle imprese ad investire nel sociale

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La proposta del Governo (segue)

• Punto fondamentale della proposta è lo affiancamento alla nozione di RSI di quella di Social Committment (ovvero il “coinvolgimento sociale”);

• collegando ad essa la concessione di una sorta di "bollino" di qualità e la concessione di sgravi fiscali ed altri vantaggi.

• l’Esecutivo, seppure con il supporto di una Piattaforma Multistakeholders, indicherebbe gli investimenti di Welfare su cui si richiede alle imprese di intervenire con liberalità, concedendo “marchio” e connessi vantaggi a chi li effettuasse.

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Le critiche alla proposta del Governo

• Così l’enfasi è messa sulla erogazione di fondi destinati a prestazioni di Welfare, piuttosto che sulla vera RSI;

• Tra l’altro, su quest’ultima è prevista l’autocertificazione, seppure sottoposta a controlli a campione;

(Ora la proposta è all’esame della UE)

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Le critiche alla proposta del Governo (segue)

• Molte anche le critiche di metodo e specifiche di merito presentate – quelle del Gruppo di Frascati:

• 1) Interpretazione riduttiva della RSI

• 2) Sovrapposizione tra legge e responsabilità sociale

• 3) Debole ruolo della "comunità".

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Le critiche alla proposta del Governo (segue)

• 4) sottovalutazione dei limiti del labelling. Il labelling (cioè l'attribuzione di un marchio) o la certificazione non garantiscono di per sé

• Voi qui ricorderete il caso ENICHEM – Priolo - diciotto arresti per smaltimento illegale di rifiuti tossici, nel gennaio 2003 - verificatosi malgrado due certificazioni ambientali dello stabilimento (EMAS e ISO 140001), e nonostante l’adesione immediata dell'ENI al Global Compact.

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Le critiche alla proposta del Governo (segue)

• 5) Non sufficiente garanzia della serietà della valutazione.

• 6) Assenza di un sistema di valutazione delle coerenze. . Occorre ad esempio comparare i comportamenti dell'impresa in quanto tale con quelli dei suoi manager (etica del management); e i comportamenti che l'impresa adotta nell'area di sede rispetto a quelli che adotta in altri luoghi o addirittura in altri Paesi.

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Processo anche per la difficoltà tecnica della misurabilità

• Il Parlamento Europeo: “L’ampia varietà dei codici di condotta rende problematico il raffronto delle prestazioni effettive…Si invita la Commissione a elaborare una definizione più ampia e più precisa di RS”

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E per il rischio di strumentalità…

• Quando si tratta di sostegno al Welfare, si può produrre indirettamente ed involontariamente un sostegno a idee di "welfare pubblico minimale", sollecitando un approccio filantropico a sostenere economicamente politiche che dovrebbero essere garantite dall’azione diretta dello Stato e dalla spesa pubblica.

• Perciò Ancst partecipa attentamente al lavoro in questa direzione di Cecop e di Legacoop

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La maggiore omogeneità degli indicatori: un “sacrificio” necessario

• Infatti, la volontarietà del bilancio sociale e degli altri strumenti di comunicazione delle proprie iniziative consente certamente una utile libertà alle imprese;

• utile soprattutto a consentire un adattamento ai diversi contesti ed esigenze.

• Ma essa è foriera anche di forti inconvenienti, ed in particolare non sempre consente una oggettiva confrontabilità tra imprese, e dunque una scelta reale del consumatore e dell’utente.

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Specificare la RSI nei diversi contesti

• Per esempio:– dove la committenza è privata, il committente

può coincidere con l'utilizzatore finale del servizio ed inoltre si è in presenza di una reale libertà di scelta da parte sua;

– analogo è il caso di libera scelta in capo agli utenti finali (es.: ristorazione commerciale, anziano detentore di un bonus rilasciatogli dalla Pubblica Amministrazione e che egli può utilizzare per "acquistare" servizi assistenziali da una delle imprese accreditate).

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Specificare la RSI nei diversi contesti…

Diverso il caso di Committente Pubblica Amministrazione, assoggettata alle normative in materia di appalto e concessione.

C’è poi differenza tra appalti con i quali la Pubblica Amministrazione provvede a sue proprie esigenze, e gli appalti, ben più delicati, con i quali l'Amministrazione sceglie, ad esempio, imprese le quali erogheranno poi servizi rivolti ai cittadini.

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… ed allargare i soggetti

In particolare in questi casi emerge la necessità di ampliare il novero dei soggetti responsabili socialmente.

Per questo sosteniamo la proposta dei territori responsabili.

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La RSI e gli appalti

• Non a caso, la Comunicazione in materia della Commissione UE dedica un intero paragrafo (il 7.5) alla “politica degli appalti pubblici”;

• Essa ricorda i propri precedenti atti nei quali ha indicato in quale modo le Pubbliche amministrazioni possono “integrare” aspetti sociali (la comunicazione 566/2001) ed ambientali (la comunicazione 274/2001) nelle procedure di appalto.

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La vera RSI si pone rispetto al cuore dell’attività del soggetto

• Infatti, è necessario che una corretta declinazione della RSI la ponga in direzione di tutti gli stakeholder, nessuno escluso;

• Ma è diversa l'incidenza di ciascuna tipologia di portatori di interesse in relazione al comparto di attività e, persino, alle modalità produttive della impresa.

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La vera RSI si pone rispetto al cuore dell’attività (segue)

• Perciò, lo stakeholder lavoratore sarà totalmente centrale per chi svolgesse interamente, o in gran parte, la produzione del servizio con propri addetti;

• al contrario, la responsabilità sociale di una impresa che subappaltasse in gran parte il proprio processo produttivo andrebbe misurata fortemente sulla base dell'adesione alla RSI anche di tali subfornitori.

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In conclusione

• In conclusione, questa ulteriore frontiera che sta di fronte a noi, del passaggio dall’integrazione parziale degli interessi esterni alla loro integrazione totale nell’attività delle imprese, è molto impegnativa e molto affascinante

• Non dobbiamo porci noi soli di fronte a questa sfida, ma porre anche ad altri di avviarsi lungo la stessa strada

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In conclusione (segue)

• A dare la misura dello sforzo necessario in questa direzione, basterà ricordare che ad esempio è veramente ristretto, (poco meno di 300 a livello mondiale!) il numero di aziende che, ad oggi, hanno ottenuto la certificazione etica SA 8000