La Religione. Umanità in ricerca - SEI Editrice · Che cos’è la bioetica Avrai sentito parlare...

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1,24 1 F. PAJER, La Religione. Umanità in ricerca © SEI 2011 on line Pag. 162 vol. 3 LABORATORIO Che cos’è la bioetica Avrai sentito parlare spesso di bioetica: se la ricerca scientifica in campo biologico ha biso- gno di trovare un confronto nell’etica, cioè nella distinzione di valori per orientare la propria ri- cerca, allora la bio-etica è proprio l’unione di questi due saperi. È, cioè, etica per la biologia. Ma ascoltiamo meglio da una voce autorevole che cosa si intende per bioetica; leggi il testo di Aldo Mazzoni, Ordinario di microbiologia all’Università di Bologna e coordinatore del cen- tro di Bioetica «A. Degli Espositi»; rispondi poi alle domande che seguono. La bioetica è quella «specializzazione» dell’etica che si interessa degli interventi dell’uomo sull’uomo in medicina e in biologia. È nata nel dopoguerra dopo che il tumultuoso progresso della medicina e lo sviluppo delle biotecnologie hanno imposto problemi nuovi ed inaspettati. Chi avrebbe mai pensato di trapiantare un organo o di manipolare la sostanza vivente e la generazione, anche dell’uomo? Di fronte all’enorme potere che si è ritrovato fra le mani più di un uomo di scienza si è chiesto: ciò che si può fare sarà poi, solo per questo, anche moralmente lecito? Soccorrere qualcuno con nuove e potenti tecnologie non sarà causa di conseguenze catastrofiche per tutti? L’etica tradizionale si è tro- vata impreparata alla risposta. Non conosceva abbastanza gli elementi scientifici di base. La bioetica è sorta e si è sviluppata per rispondere a questa domanda. […] Qualunque sia il tema considerato: aborto, eutanasia, fecondazioni artificiali, trapianti d’organo non ci si può illudere che il sì o il no riguardi solo il caso singolo, più o meno pietoso e coinvolgente. Come le onde concentriche che un sasso, gettato nello stagno, provoca, le conseguenze delle decisioni andranno fatalmente lontano. Avventate ed inopportune soluzioni legislative potranno condizionare persino l’equi- librato futuro dell’umanità. Orientare le scelte è quindi compito e responsabilità della bioetica. A. MAZZONI, I perché della bioetica, www.bioetica-vssp.it

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F. PAJER, La Religione. Umanità in ricerca © SEI 2011

on line� Pag. 162 vol. 3

LABORATORIOChe cos’è la bioeticaAvrai sentito parlare spesso di bioetica: se la ricerca scientifica in campo biologico ha biso-gno di trovare un confronto nell’etica, cioè nella distinzione di valori per orientare la propria ri-cerca, allora la bio-etica è proprio l’unione di questi due saperi. È, cioè, etica per la biologia. Ma ascoltiamo meglio da una voce autorevole che cosa si intende per bioetica; leggi il testodi Aldo Mazzoni, Ordinario di microbiologia all’Università di Bologna e coordinatore del cen-tro di Bioetica «A. Degli Espositi»; rispondi poi alle domande che seguono.La bioetica è quella «specializzazione» dell’etica che si interessa degli interventi dell’uomo sull’uomo inmedicina e in biologia. È nata nel dopoguerra dopo che il tumultuoso progresso della medicina e losviluppo delle biotecnologie hanno imposto problemi nuovi ed inaspettati. Chi avrebbe mai pensatodi trapiantare un organo o di manipolare la sostanza vivente e la generazione, anche dell’uomo? Difronte all’enorme potere che si è ritrovato fra le mani più di un uomo di scienza si è chiesto: ciò chesi può fare sarà poi, solo per questo, anche moralmente lecito? Soccorrere qualcuno con nuove epotenti tecnologie non sarà causa di conseguenze catastrofiche per tutti? L’etica tradizionale si è tro-vata impreparata alla risposta. Non conosceva abbastanza gli elementi scientifici di base. La bioeticaè sorta e si è sviluppata per rispondere a questa domanda. […] Qualunque sia il tema considerato: aborto, eutanasia, fecondazioni artificiali, trapianti d’organo non cisi può illudere che il sì o il no riguardi solo il caso singolo, più o meno pietoso e coinvolgente. Come leonde concentriche che un sasso, gettato nello stagno, provoca, le conseguenze delle decisioni andrannofatalmente lontano. Avventate ed inopportune soluzioni legislative potranno condizionare persino l’equi-librato futuro dell’umanità. Orientare le scelte è quindi compito e responsabilità della bioetica.

A. MAZZONI, I perché della bioetica, www.bioetica-vssp.it

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a. Come si può definire la bioetica?b. Quando e perché è nata?c. Si può pensare che ogni caso sia da prendere come a se stante?

L’eutanasia è lecita?Padre Bartolomeo Sorge ha pubblicato qualche tempo fa un articolo che propone una ri-flessione sull’eutanasia. Ne proponiamo qui la parte iniziale: leggi il testo e rispondi alle do-mande che seguono.A smuovere le acque è stata una dichiarazione di Indro Montanelli: «Non ho paura della morte – hadetto l’anziano giornalista –. Ho paura di morire, di soffrire. Cerco un medico che si impegni con mea farmi morire come e quando gli chiederò di morire. Ma non ne trovo» («La Stampa», 3 dicembre1999). […] Sono bastate queste battute per riaccendere lo scontro tra contrari e favorevoli alla euta-nasia. Il clamore è stato tale che lo stesso Montanelli ha voluto spiegare meglio il senso della sua af-fermazione, prima in una lunga intervista a «La Stampa» (4 dicembre 1999), poi sinteticamente e a piùriprese nella sua rubrica quotidiana La stanza: «Io – ha scritto – non intendo l’eutanasia come la in-tendevano i nazisti di Auschwitz, e cioè come diritto-dovere della Scienza a dare la morte a chi venivaconsiderato inutile o dannoso all’umanità […]. No. Ho semplicemente enunciato e difeso il dirittodell’uomo, quando si trovi condannato da un male inesorabile alla perdita della propria autonomia ememoria, insomma della propria identità e decoro e dignità, a una morte che, senza sofferenze, pongafine a quel suo inutile calvario senza speranza» («Corriere della Sera», 9 dicembre 1999). […]La vita e la morte dell’uomo non si possono ridurre solamente al loro aspetto materiale. È questa laprima premessa di ogni discorso sull’eutanasia. Certo anche il corpo umano è soggetto al proprio ciclo

Pablo Picasso, Scienza e carità, 1897, Barcellona, Museu Picasso.

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biologico, come ogni altro essere vivente: viene alla luce, cresce, invecchia, muore. Tuttavia nell’uomoquesti eventi non sono esclusivamente biologici, ma essenzialmente spirituali, nel senso che solola persona umana (intelligente e libera) è in grado di assumere coscientemente e responsabilmente,senza subirle passivamente, sia la vita, sia la morte. Cosicché, propriamente parlando, solo dell’uomosi può dire che «vive» e che «muore». Sta in ciò la sua grandezza. […]La questione di una possibile legittimazione dell’eutanasia cominciò a farsi strada quando il progressoscientifico e tecnico giunse a fornire alla medicina strumenti in grado di contrastare il passo allamorte, riuscendo in taluni casi a ritardarla e in altri casi ad anticiparla in modo «dolce», evitando lesofferenze e le umiliazioni dell’agonia. Nacquero così gli interrogativi nuovi che tuttora ci interpel-lano: fino a che punto si può e si deve resistere alla morte? È moralmente lecito «accanirsi» nel com-batterla? Avendo la possibilità scientifica e tecnica di scegliere responsabilmente il momento più adattoe un modo «dolce» di morire, perché non farlo? Perché mai l’eutanasia dovrebbe essere un affrontoalla natura e a Dio? Infatti, se Dio stesso ha affidato all’uomo il compito di amministrare la natura ela sua stessa vita, perché egli non può disporne liberamente in modo che la morte avvenga in circo-stanze meno umilianti e più conformi alla «dignità» della persona? […]Perché invece la Chiesa insiste nel giudicare intrinsecamente immorale qualsiasi intervento ten-dente ad abbreviare o a troncare la vita di un infermo grave o di un morente (eutanasia attiva), qualiche siano le sofferenze a cui l’ammalato va incontro? «È necessario ribadire con tutta fermezza – af-ferma la Dichiarazione sull’eutanasia della Congregazione per la Dottrina della Fede (5 maggio 1980)– che niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o em-brione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, puòrichiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, népuò acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo népermetterlo. Si tratta, infatti, di una violazione della legge divina, di un’offesa alla dignità della per-sona umana, di un crimine contro la vita, di un attentato contro l’umanità» (Enchiridion Vaticanum,vol. 7, n. 356). […] Questa concezione etica della esistenza umana non è esclusiva della visione cristiana, non ècioè di natura confessionale, ma appartiene a qualsiasi altra visione del mondo che consideri l’uomoil valore supremo e lo ponga al centro della vita sociale e del cosmo.

B. SORGE, Eutanasia, atto d’amore o delitto?, in «Aggiornamenti sociali», 2000, nn. 7-8

a. Condividi il pensiero di Indro Montanelli, riportato all’inizio dell’articolo?b. Che cosa significa l’affermazione di padre Sorge che la vita e la morte non sono nel-

l’uomo eventi solamente biologici?c. Quando si è fatta strada nella società moderna l’idea che si possa anticipare la morte?d. Qual è la posizione della Chiesa nei confronti dell’eutanasia?

Fivet, cioè fecondazione artificiale: che cosa pensare?In un suo intervento pubblicato in un portale di Bioetica Mario Palmaro, docente all’Istitutodi Filosofia del Diritto all’Università degli studi di Milano, spiega per quali ragioni la fecon-dazione artificiale è criticabile, sia dal punto di vista biologico-medico, sia dal punto di vistaetico e religioso. Leggi il testo e rispondi alle domande che seguono.Cari laici, abbiate il coraggio di guardare nel microscopio. Abbiate il coraggio di comportarvi da veripaladini di Galileo Galilei, e servitevi dei mezzi della moderna scienza biologica per gettare unosguardo sull’embrione umano. […]Può essere d’aiuto il pensare che nessuno di noi può negare di essere stato, un giorno lontano, comequel giovanissimo essere umano che è il concepito. E allora, anche in materia di fecondazione artifi-ciale, ripartiamo dall’embrione. E ristabiliamo con molta semplicità dieci verità sulla Fivet. […]Primo: la Fivet provoca sempre la morte di un numero rilevante di embrioni umani. Per ottenere unbambino si rende necessario «sacrificare» molti suoi fratellini. Secondo: ciò accade sia nella Fivet omologa (all’interno della coppia), sia nella eterologa (con donatore

Silvio Boselli, Fecondazione assistita

sì o no?

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di gameti esterno), per cui, dal punto divista del bambino, non fa molta diffe-renza morire «all’interno della famiglia» oal di fuori. Terzo: la Fivet determina la «produzione»di embrioni in soprannumero che ven-gono congelati, usati per esperimenti o di-strutti. Quarto: se anche tutti gli embrioni prodottiin provetta vengono inseriti nel corpo delladonna, sappiamo già con certezza che, su100, solo 3-5 di loro nasceranno, perchél’artificiosità del processo non garantisce lanormale ospitalità al nascituro. Quinto: queste tecniche sono pesantissimeper il corpo della donna, sottoposta a iper-stimolazione ovarica. Sesto: in nessuna norma del nostro ordi-namento esiste un «diritto al figlio». Il lo-devole desiderio di averne non giustifical’uso di ogni mezzo. Settimo: esiste semmai un diritto di ognibimbo a una famiglia normale, per cui èfuori da ogni logica l’accesso alla Fivet dicoppie di fatto, omosessuali, single. Ottavo: uno Stato laico ha il dovere di di-fendere tutti i suoi cittadini, mentre la Fivetuccide migliaia di italiani. […]Nono: la Fivet è un business miliardario, ec’è una lobby di baroni che la vuole lega-lizzata per arricchirsi sempre più. C’è poi un’ultima verità, ma i laici pos-

sono fare a meno di leggerla, visto che riguarda i credenti, e visto che le altre nove dovrebbero for-nire a sufficienza materiale di riflessione. Ecco la decima verità: i cattolici ricordino che per la Chiesa,cui hanno scelto di appartenere, ogni atto che separa la procreazione dall’unione coniugale è grave-mente illecito.

M. PALMARO, Quale legge per la fecondazione artificiale, www.bioetica-vssp.it

a. Sai che cosa significa fecondazione artificiale omologa o eterologa? Se non ti è chiarochiedi all’insegnante.

b. Che cosa significa che non tutti gli embrioni vengono usati? Dove vanno gli embrioninon utilizzati per l’impianto?

c. Che cosa vuole dire il prof. Palmaro quando sostiene che nella costituzione non esistenessun «diritto al figlio»?

d. È vero, a tuo parere, che esiste un business miliardario intorno a questo intervento? Perché?e. Qual è la posizione della Chiesa cattolica?

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LABORATORIO 5

Clonazione: una scheda per conoscerlaIl testo che ti presentiamo è tratto da un portale informatico di Bioetica nel quale comparecome scheda di presentazione della clonazione. Leggi e rispondi alle domande che seguono.I primi animali clonati della storia sono state le rane. All’inizio degli anni Cinquanta, due ricercatoriinglesi, Robert Briggs e Thomas King riescono a trapiantare il nucleo di una cellula di embrione di ranain un ovulo. Nel 1962 John Gurdon fa ancora di più: trapianta un nucleo, prelevato da cellule di in-testino di girino, in un ovulo. La strada del trasferimento nucleare, che sta alla base delle tecniche diclonazione, è aperta.[…] Nel 1996 nasce Dolly (nella foto), il primo mammifero della storia clonato a partire da un indi-viduo adulto. I ricercatori del Roslin Institute di Edimburgo hanno prelevato il nucleo di una cellulamammaria di una pecora adulta e l’hanno trasferito in un ovulo privato del suo nucleo. Quest’ultimoè stato poi trapiantato nell’utero di una terza pecora che ha dato alla luce Dolly. […]

La clonazione di embrioni umani per creare organismi di ricambioLe polemiche scaturite dalla clonazione di Dolly sono culminate in una decisione del G7 che, nelmese di luglio 1997, ha vietato qualsiasi esperimento di clonazione umana. Nell’agosto 2000 la com-missione scientifica, nominata dal governo inglese e presieduta da L. Donaldson, ha dato parere fa-vorevole alla clonazione di embrioni umani per creare organi di ricambio. Qualche settimana più tardianche gli Stati Uniti hanno permesso la ricerca su embrioni umani per la cura di malattie gravi.Nel febbraio 2002, il Parlamento britannico ha concesso l’autorizzazione definitiva alla ricerca scien-tifica sulla clonazione di embrioni umani a scopo terapeutico e alla costituzione della prima bancamondiale di cellule embrionali.La comunità scientifica internazionale ha accolto con favore la svolta sottolineandone il «potenzialeenorme per creare nuove forme di trattamento per malattie at-tualmente incurabili». Il dibattito si è aperto anche in Italia, di-videndo scienziati e politici. È intervenuto in prima persona ilpapa illustrando la posizione della Chiesa cattolica: no alla clo-nazione, anche se lo scopo è buono.

La clonazione umana con finalità riproduttiva[…] La clonazione umana con finalità riproduttiva è vietataper legge negli Stati Uniti e in quelli dell’Unione Europea edè stata respinta da tutti gli organismi internazionali (Consigliod’Europa, Parlamento Europeo, OMS, UNESCO).All’interno dei singoli paesi, tuttavia, tranne pochi casi, nonesistono, allo stato attuale, normative che sanciscano precisesanzioni al divieto di clonazione.Per quanto attiene all’Italia, il Comitato Nazionale per la Bioe-tica si è sempre espresso sui limiti della brevettabilità dei viventi«parti del corpo umano e l’uomo nella sua interezza» (1993) esulla clonazione umana esprimendo una netta opposizione.

www.bioetica-vssp.it

a. Che cosa si intende per clonazione?b. Quali sono stati i primi esperimenti di clonazione?c. È stato accordato il permesso di clonazione di tessuti

a scopo terapeutico? In che consiste?d. Come si sono espressi gli organismi internazionali

circa la clonazione umana a scopi riproduttivi?e. Cerca informazioni e discuti con i compagni sui pro-

blemi etici più evidenti a riguardo della clonazione. Puoitrovare dati anche sul sito da cui è tratto il testo sopra.

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Un dibattito Costruisci un dibattito con i compagni di classe. Dividetevi in due gruppi ed eleggete unmoderatore del confronto. Una parte della classe (indipendentemente dal fatto che lo sia inrealtà) dovrà dimostrarsi d’accordo con la ricerca scientifica che non accetta limitazioni del-l’etica o della religione sulla base dell’importanza della libertà della ricerca. L’altro gruppo dovrà controbattere sulla base delle riflessioni che l’etica e la religione por-tano sulla ricerca scientifica. Al termine dell’esercizio riflettete:a. Quali argomentazioni ha portato ciascuna parte?b. Quali punti hanno creato maggiore difficoltà? Quali meriterebbero un approfondimento?c. Vi trovate d’accordo, al termine di questa prova, con la necessità di un dibattito etico e

religioso sui temi della ricerca scientifica?

Provare doloreL’esperienza del dolore, così importante per buddhismo e induismo, fa certamente parte anchedella tua storia personale. Ti proponiamo in questo e nel prossimo esercizio di riflettere sul do-lore per imparare, almeno in parte, a prendere contatto con questa dimensione della vita.

Tra le cause del dolore ci sono due esperienze par-ticolari: per incontrarle pensa prima a dieci situa-zioni che ti hanno fatto soffrire – poco o tanto – nelcorso dell’ultimo anno. Prendine nota brevemente.Ora, gli psicologi dicono che noi soffriamo soprat-tutto per due motivi: per la perdita di qualcuno o diqualcosa di importante per noi, oppure perché nonabbiamo potuto realizzare qualcosa a cui tenevamoin modo particolare (frustrazione).Prova a riflettere sulle dieci esperienze che hai elen-cato prima:

a. Quali inseriresti nel senso di perdita e quali inquello della mancata realizzazione?

b. Prevale in te il senso di perdita o quello della fru-strazione?

c. Nella tua storia personale, il motivo della soffe-renza è più legato alle cose o alle persone?

d. Qual è l’esperienza di dolore più forte che haiprovato? E quella meno intensa?

e. Secondo te, è importante provare dolore? Perché?Qual è il senso del dolore personale?

George Grosz,Giornata grigia, 1924,Berlino, Nationalegalerie Staatliche Museen zu Berlin.

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F. PAJER, La Religione. Umanità in ricerca © SEI 2011

Superare il doloreSe è vero che non si può evitare di soffrire, si può però cercare di superare il dolore che si èprovato. Come? Innanzitutto senza evitarlo. Il dolore non è mai più grande di noi; può esseremolto forte, ma è una parte di noi. In più, si può entrare in ciò che lo ha provocato e ciò chelo accompagna per trovare come uscirne. Prova a pensare a una situazione di sofferenza chehai vissuto e che puoi condividere con altri. Riunisciti ora con altri tre compagni:1. Ciascuno di voi racconterà a turno l’esperienza di sofferenza che ha deciso di condividere.2. Ognuno dei componenti del gruppo dirà se ha vissuto un’esperienza simile e può quindi

essere solidale («Capisco quello che dici perché…»).3. Ognuno dei componenti del gruppo dirà in che cosa chi ha raccontato è stato davvero

bravo nell’affrontare la situazione («Secondo me sei stato coraggioso/a a…»; «Hai avutoforza nel provare un sentimento di dolore quando…»; «È stato importante che tu di-cessi…»; «Credo che piangere sia stato importante perché…»).

4. Se qualcuno dei componenti del gruppo si sente di proporre qualcosa per migliorare lasituazione che è stata descritta può dirlo, rispettando chi ha parlato e senza sostituirsi alui («Credo che sarebbe importante pensare a…»).

5. Si può passare all’esperienza di unaltro componente del gruppo. Ogniintervento deve durare (racconto econfronto) non più di 12 minuti.

a. Come ti sei sentito durante questaesperienza di condivisione di una si-tuazione di dolore?

b. Hai provato difficoltà a parlarne conaltri?

c. Ha avuto un effetto positivo in tequello che gli altri hanno dimostratodi capire della tua sofferenza?

d. La solidarietà degli altri ti ha fatto pia-cere?

e. Hai trovato importante qualche spuntodi riflessione che ti hanno offerto glialtri?

f. Credi che sia positiva l’esperienza del- l’elaborazione di un dolore insiemeagli altri?

Giorgio de Chirico, Mistero e malinconia di una strada, 1914, New Canaan,

Connecticut (USA), Collezione Stanley R. Resor.