Bioetica e diritto: presentazione

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Bioetica e Diritto: perché bioetica e diritto? Emanuele Florindi

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Bioetica e Diritto:perché bioetica e diritto?

Emanuele Florindi

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Cosa é l'etica?ETICA \=\ MORALE e RELIGIONE

Il termine viene dal greco ethos (= "costume, comportamento"), ed è stato introdotto da Aristotele per indicare quella parte della filosofia che si occupa del comportamento generale dell'uomo e dei criteri in base ai quali giudicare le sue azioni e le sue scelte. In questa prospettiva generale, si può distinguere tra:

1. Etica descrittiva: si limita appunto a descrivere la condotta morale e le regole che orientano tale condotta;

2. Etica normativa: mira a stabilire i valori e a fornire indicazioni e regole a cui attenersi.

Per tale ragione l'etica, avendo una vocazione universale, si colloca al di sopra di morale e religione in quanto, spesso, ne costituisce il presupposto. Per esempio, Hegel distingueva tra moralità (come sfera della condotta individuale) e eticità (come valori morali incarnati nella storia).

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L'etica nasce con l'uomo, fin dal primo momento in cui questi si è domandato «Quando un'azione è giusta?», «Quando è sbagliata?» e, soprattutto «Qual'è il principio che decide del bene e del male?».

Da quando gli esseri umani vivono insieme in gruppi, la legittimazione morale del comportamento è divenuta necessaria per la sopravvivenza di ogni comunità. Sebbene i sistemi di valori venissero via via formalizzati in modelli sistematici di condotta (norme\diritto), i principi dell'etica ebbero origine, talvolta irrazionalmente, da fonti eterogenee: determinanti furono sia azioni fortuite che, una volta divenute di uso comune, si consolidarono dando origine a tradizioni e costumi, sia le leggi imposte dai governanti per evitare i conflitti fra i loro sudditi.

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La civiltà egizia e quella sumera non svilupparono etiche sistematiche mentre nell'antica Cina, dal VI secolo a.C. circa, vennero codificate ed accettate come un codice morale le massime di Confucio.Questi era ministro della giustizia del feudatario di Lu e, non accettando questi i suoi consigli, scelse la via dell'esilio ed andò errando per tutta la Cina nell'inutile ricerca di un principe che applicasse i suoi principi etico-politici. Confucio ipotizzò un antico periodo aureo in cui saggi sovrani governavano la Cina e cercò di ristabilire tale modello mediante lo studio ed il miglioramento etico dell'individuo. Nello stesso periodo, in Grecia, i primi filosofi elaborarono teorie del comportamento morale, sollevando problemi e interrogativi che ancora oggi sono alla base della riflessione filosofica dell'Occidente.

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Nel V secolo a.C. i sofisti, che insegnavano retorica, logica e teoria della politica, negarono la possibilità di individuare valori morali universali e immutabili; emblematica, a questo proposito, è la celebre affermazione di Protagora, secondo cui «l’uomo è la misura di tutte le cose». Nei suoi dialoghi Platone, rielaborando il pensiero di Socrate, si oppose al relativismo dei sofisti, sostenendo che la virtù è conoscenza e che gli uomini sarebbero virtuosi se sapessero cos'è il bene; pertanto, il male è semplicemente frutto dell'ignoranza. Aristotele, allievo di Platone, identificò nella "buona vita" (eudaimōnía) lo scopo dell'etica. Nell'Etica nicomachea, definendo la felicità come un'attività in armonia con la natura essenziale dell'uomo, ossia con la ragione, Aristotele afferma che la virtù nasce dall’abitudine al retto agire e che, per conseguire la felicità, una persona deve coltivare la conoscenza. Le virtù morali sono consuetudini di azioni che si conformano al "giusto mezzo", inteso come principio di moderazione. In generale, Aristotele definisce il giusto mezzo come lo stato virtuoso tra i due estremi dell'eccesso e dell'insufficienza.

Epicuro elaborò un sistema di pensiero che identificava il sommo bene con il piacere, inteso come una condizione di serenità intellettuale e di assenza di turbamento; come lo stoicismo, esso proponeva una vita quasi ascetica, consacrata alle attività contemplative. Il principale esponente latino dell'epicureismo fu Lucrezio, il cui poema De rerum natura, scritto verso la metà del I secolo a.C., combinava idee tratte dalla fisica atomistica di Democrito con i principi dell'etica e della cosmologia di Epicuro

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Le scoperte scientifiche dell'età moderna ebbero notevoli effetti sull'etica. Le teorie di Isaac Newton offrono uno dei primi e più evidenti esempi di tale tendenza. Le leggi di Newton vennero generalmente assunte come prova del fatto che l'ordine del cosmo è razionale. Le sue scoperte indussero i filosofi, in particolare gli illuministi, ad accrescere la fiducia in un sistema etico fondato esclusivamente sulla razionalità.

Jean-Jacques Rousseau, nell'Emilio (1762), attribuì invece il male al disadattamento sociale reputando gli esseri umani buoni per natura. La sua opera fu assai importante per la formazione dell'atteggiamento etico e ideologico dei principali esponenti europei della letteratura romantica.

In Italia, l'etica si è confrontata con il tradizionalismo cattolico, sfociando da un lato nell‘“idealismo trascendente” di Piero Martinetti e dall'altro nella critica dell'ateismo di Augusto del Noce. Altri pensatori, muovendosi nella linea dell'idealismo e del marxismo, hanno invece elaborato una teoria “laica” dell'etica. Secondo Benedetto Croce la morale è una categoria dell'attività pratica dello spirito e quindi, in quanto si rivolge alla volizione dell'universale, è una ricerca del bene, inteso come valore non distinto dall'utile. Antonio Gramsci e altri filosofi marxisti, come Antonio Banfi e Galvano della Volpe, hanno invece risolto l'etica nella prassi politica, individuando nella trasformazione radicale della cultura e della morale la via d'accesso per una nuova società civile.

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In breve, l'etica, è ancor oggi al centro del discorso filosofico, e per gli scenari che si vanno profilando o si sono già realizzati (globalizzazione, società multirazziali, divario tra ricchezza e povertà, questioni bioetiche, terrorismo, e guerra come soluzione al problema del terrorismo) è facile prevedere che lo resterà a lungo.

Ma al di là di un mondo in costante e inarrestabile mutamento, l'etica si mantiene in vita per la problematicità dei suoi interrogativi, anche di quelli più banali e quotidiani. Basti pensare a quanto spesso due princìpi «etici» possano confliggere tra loro in una determinata situazione.Si prenda il seguente caso:Un principio ampiamente condivisibile potrebbe essere: "bisogna sempre dire la verità"; ed un altro, non meno irrefutabile: "non è giusto uccidere". Immaginiamo che io veda un uomo fuggire, invocando aiuto a squarciagola, e dopo alcuni minuti ne veda un altro che lo sta inseguendo, come dovrei comportarmi? Dovrei rivelare all'inseguitore la via imboccata dal fuggitivo, procurando così, forse, la morte di un uomo, o dovrei mentirgli per evitare l'omicidio? La risposta più immediata sarebbe essere: mentire, senza dubbio! Ma se l'uomo in fuga fosse un pluriomicida che ha sterminato la famiglia del suo inseguitore? Potrei allora pensare: devo dire la verità! Ma, in tal caso, non finirei per confondere la vendetta con la giustizia? Già, ma allora un terribile reato resterebbe forse impunito...

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Verrebbe da pensare che l'etica limiti la libertà dell'individuo, ma, in realtà, l'esigenza di chiedersi «SE» e «perché» nasce, nell'uomo soltanto nel momento in cui questi, consapevole della sua libertà, si chiede la ragione, il significato del suo essere libero e pondera attentamente le conseguenze delle proprie scelte agendo di conseguenza... proprio per tale ragione laddove l'individuo non sia libero molto difficilmente potrà esservi un'etica.

L'etica, dunque costituisce il fondamento di interessi umani, oggi tutelati anche da norme dell'ordinamento, nonché per valori «nuovi» frutto di una maggiore consapevolezza degli altrui diritti.

ETICA e DIRITTO sono, quindi, spesso strettamente legati con il secondo in posizione di soggezione rispetto alla prima. Per esempio l'articolo 51c.p. prevede che l'esimente dell'aver eseguito un ordine non possa essere fatta valere in presenza di un «ordine illegittimo», l'articolo 62 riconosce l'attenuante per aver “agito per motivi di particolare valore morale...”, viene comunque riconosciuto il diritto di ascolto dei minori, la tutela della maternità e la tutela del concepito per non parlare del riconoscimento giuridico al diritto all'obiezione di coscienza in moltissimi campi in cui non è facile fare una scelta eticamente univoca.

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Uno dei campi in cui è più forte il conflitto tra giusto e possibile è il campo scientifico; non vi è dubbio, infatti, che l'evoluzione scientifica faccia arretrare sempre di più il limite dell'impossibilità lasciando al suo posto il limite, ben meno vincolante, della coscienza individuale. Nel momento in cui l'ETICA si pone come freno al delirio di onnipotenza dell'uomo in campo scientifico parliamo di BIOETICA.

La bioetica è, dunque, «un'area di ricerca che, avvalendosi di una metodologia interdisciplinare, ha per oggetto l'esame sistematico della condotta umana nel campo delle scienze della vita e della salute, in quanto questa condotta è esaminata alla luce di valori e principi morali», secondo l'accettata definizione dell'Encyclopedia of Bioethics (1978).

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In quanto etica applicata al «regno del biologo» la bioetica abbraccia l'etica medica tradizionale e spazia oltre includendo: a) i problemi etici di tutte le professioni sanitarie; b) le ricerche comportamentali, indipendentemente dalle loro applicazioni terapeutiche; c) i problemi sociali associati con le politiche sanitarie, la medicina del lavoro, la sanità internazionale, le politiche di controllo demografico; d) i problemi della vita animale e vegetale in relazione con la vita dell'uomo.

Le finalità della bioetica consistono nell'analisi razionale dei problemi morali legati alla biomedicina e della loro connessione con gli ambiti del diritto e delle scienze umane. Esse implicano la elaborazione di linee etiche fondate sui valori della persona e sui diritti dell'uomo, rispettose di tutte le confessioni religiose, con fondazione razionale e metodologica scientificamente adeguata. Tali linee etiche hanno anche finalità applicativa, per l'orientamento che potrà essere impresso, oltre che alla condotta personale, anche al diritto condendo e ai codici deontologici professionali attuali e futuri.

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Gli strumenti di studio della bioetica risultano dalla specifica metodologia interdisciplinare che si propone di:- esaminate in modo approfondito e aggiornato la natura del fatto bio-medico (momento epistemologico); - rilevarne le implicazioni sul piano antropologico (momento antropologico);- individuare le "soluzioni" etiche e le giustificazioni di ordine razionale che sostengono tali soluzioni (momento applicativo).

La natura delle competenze è multidisciplinare, per cui è richiesta la formazione di base in una delle aree considerate (bio-medicina, antropologia, filosofia, giurisprudenza, teologia) associata ad un qualificato approfondimento delle altre.

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e il diritto?

La bioetica ha una ricaduta diretta e decisiva sul mondo del diritto: la fecondazione artificiale, l’aborto, l’eutanasia, l’ingegneria genetica, hanno una dimensione giuridica.

Proprio per tale ragione i temi di bioetica sono spesso laceranti, dividono, accendono discussioni e polemiche. Le scelte bioetiche incidono sulla vita pubblica, e dunque politica e giuridica, della nostra società, andando, spesso, ad incidere pesantemente sulla sfera privata dell'individuo.

La bioetica costringe la nostra civiltà a tornare a riflettere sulle «regole del gioco», cioè sul modo con cui si intende delimitare la libertà individuale, tutelare le persone, imporre doveri, garantire la giustizia.

Sul modo in cui, in una parola, si vogliono scrivere le leggi.

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Il diritto ha, infatti, il compito specifico e insostituibile di difendere i più deboli dalla prepotenza dei più forti. Il diritto sostituisce alla "legge del più forte" la "forza della legge".

Se lo Stato, che ha il compito di redigere la leggi di un popolo, dovesse disinteressarsi completamente delle questioni che riguardano la bioetica, abbandonerebbe una fetta dei suoi cittadini in balia della volontà dei più forti: un embrione, un anziano, un malato, un prigioniero raramente possono difendersi da soli!

Oppure queste categorie dovranno essere abbandonate al loro destino? La vita umana in certe condizioni non vale più nulla per il diritto? Oppure è un valore indisponibile, sempre? Che rapporto esiste tra la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e il mondo della bioetica? Queste sono solo alcune delle molte questioni che bioetica e diritto sono chiamate ad affrontare, in un’avventura difficile ma appassionante. Questa sezione offre alcuni strumenti utili per seguire un dibattito dagli esiti incerti, ma che segnerà in maniera decisiva il concetto stesso di Stato e di diritto nel terzo millennio [Prof. Mario Palmaro in http://www.portaledibioetica.it]

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La bioetica, comunque, non nasce per porre limiti aprioristici alla Scienza, ma per indurre la Scienza a individuare in sé stessa i propri limiti interrogandosi sulle conseguenze delle proprie azioni e sulla correttezza del suo modus operandi in relazione ai diritti dell'uomo.

Il suo «matrimonio» con il diritto nasce dall'esigenza di tutelare, con regole certe e rispettate da tutti, l'uomo nella sua debolezza, tipicamente all'inizio ed alla fine della sua vita nonché ogni qualvolta si trovi in una situazione di soggezione alla volontà altrui.

Alcuni sostengono che in uno stato laico la bioetica non deve avere spazio nel dibattito politico, perché produce troppe polemiche. Quindi, meglio non parlarne, quasi a conferma del detto secondo cui una morte è un dolore, mille morti sono una notizia ed un milione soltanto statistica.

Si sostiene che si tratta di «questioni di coscienza», che possono stare a cuore a cattolici, ebrei, musulmani, ma che non riguardano la collettività nel suo insieme quasi che lo Stato fosse altro dai suoi cittadini. Eppure, esistono ragioni ben fondate per contrastare questo punto di vista, apparentemente così sensato: la politica è, per definizione, il buon governo della città, la promozione del bene comune, la tutela degli interessi di tutti i cittadini e, prima ancora, la difesa organica dei diritti fondamentali.

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Potrebbe mai attuarsi questa azione intimamente laica ed umana, qualora dal quadro dei soggetti meritevoli di tutela ve ne fossero alcuni arbitrariamente esclusi?

Può l’uomo stabilire CHI è una persona?Se attribuiamo questo potere all'uomo ed accettiamo che l'uomo possa stabilire che un altro

essere umano NON è una persona e NON ha diritti potremmo nuovamente trovarci in questa situazione: il 6 marzo del 1857 la Corte Suprema americana pronunciò una sentenza secondo cui «i neri, a norma delle leggi civili, non sono persone».

Ci vollero undici anni perché, con l’introduzione del 14° emendamento, quella decisione vergognosa venisse cancellata.

Una volta attribuito questo potere al legislatore, bisogna solo sperare che questi non ne abusi, arrogandosi il diritto di trasformare la realtà, di disseminare il codice di fictio iuris, escludendo alcuni soggetti dal consesso degli esseri umani.

Di seguito una rapida panoramica dei casi giudiziari in cui questa “valutazione” risulta con maggiore evidenza [testi estrapolati da jfklibrary.org]:

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…[The US] Court facilitated the legal institutionalization of slavery through a succession of cases in the early nineteenth century that continued to confirm the status of blacks as mere property, and thus inherently inferior to whites. See, e.g., Groves v. Slaughter, 40 U.S. (15 Pet) 449 (1841); The Antelope, 23 U.S. (10 Wheat.) 66 (1825); Prigg v. Pennsylvania, 41 U.S. (16 Pet.) 539, 540 (1842). Perhaps one of the most notorious cases was Dred Scott v. Sandford, 60 U.S. (19 How.) 393 (1857). In Dred Scott, this Court concluded that blacks were not intended to be included as citizens but were “regarded as beings of an inferior order…altogether unfit to associate with the white race, either in social or political relations; and so far inferior, that they had no rights which the white man was bound to respect….” Id. At 407.

In 1868, Congress ratified the Fourteenth Amendment. In The Slaughter House Cases, 83 U.S. 36, 71-72 (1873), this Court recognized that the “pervading spirit” and purpose of the Fourteenth Amendment was to remedy the evil of slavery.

Similarly, early decisions of this Court recognized that the “one pervading purpose” of the Reconstruction Amendments was “the freedom of the slave race, the security and firm establishment of that freedom and the protection of the newlymade freeman and citizen from the oppressions of those who had formerly exercised unlimited dominion over him.” The Slaughter House Cases, 83 U.S. at 71; see also Bakke, 438 U.S. at 398 (Marshall, J. dissenting); Railway Mail Ass’n v. Corsi, 326 U.S. 88, 94 (1945); Nixon v. Herndon, 273 U.S. 536, 541(1927).

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The Dred Scott Decision [fonte: jfklibrary.org]The precarious legal status of black Americans was confirmed as a result of a court case brought

by Dred Scott, a Missouri slave, who had been brought into a free territory. With the aid of abolitionists, Scott sued for his freedom on the grounds that residence in a free territory had terminated his status as a slave. The Missouri Supreme Court ruled against Scott and the case was appealed to the Supreme Court. In March 1857, Chief Justice Roger B. Taney, speaking for a 6 to 3 majority, made two historic judgments: 1) he ruled that any attempt to restrict slavery was illegal since it deprived citizens of property – that is, slaves – without due process of law; and 2) he ruled that Scott could not sue at all because he was not a citizen and had no rights. The black race, the Chief Justice wrote,

were separated from the white by indelible marks and... were never thought of or spoken of except as property... They had for more than a century before been regarded as beings of an inferior order, and altogether unfit to associate with the white race, either in social or political relations; and so far inferior, that they had no rights which the white man was bound to respect; and that the negro might justly and lawfully be reduced to slavery for his benefit.[2]

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... e in Italia?

Nel 1848 era stato promulgato lo Statuto Albertino:Art. 24. - Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o

grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili alle cariche civili, e militari, salve le eccezioni determinate dalle Leggi.

Art. 25. - Essi contribuiscono indistintamente, nella proporzione dei loro averi, ai carichi dello Stato.

Art. 26. - La libertà individuale è guarentita. Niuno può essere arrestato, o tradotto in giudizio, se

non nei casi previsti dalla legge, e nelle forme ch'essa prescrive.

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Nel 1868 viene ratificato il XIV emendamento della Costituzione americana:

Section 1.All persons born or naturalized in the United States, and subject to the

jurisdiction thereof, are citizens of the United States and of the State wherein they reside. No State shall make or enforce any law which shall abridge the privileges or immunities of citizens of the United States; nor shall any State deprive any person of life, liberty, or property, without due process of law; nor deny to any person within its jurisdiction the equal protection of the laws.

Sembrerebbe tutto a posto, ma...

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Sembrerebbe tutto a posto, ma...In 1890, the Louisiana legislature enacted a law which provided for the separation of the races on

railways. Separate cars would be provided for blacks, or, if only one car were available, blacks would be confined to a clearly marked and separate section. Louisiana blacks challenged the constitutionality of this segregation statute and in 1896 the case reached the Supreme Court. In Plessy v. Ferguson, the Court (with only one dissenting vote) upheld the legality of segregation, arguing that the goal of equality before the law could not abolish distinctions based on color and that laws requiring separation in places where the races are liable to be brought into contact do not necessarily imply the inferiority of either race to the other.

In short, racially separate facilities were legal as long as the separate facilities were equal. Over the years, the separate side of the equation would be strengthened and the equal side largely forgotten. It was as if a dam had broken. Over the next decade "White Only" and "Coloured Only" signs seemed to appear everywhere as the southern states enacted a bewildering variety of laws creating segregation in almost every conceivable situation in which whites and blacks might come into daily contact. Jim Crow became firmly established on trains and streetcars, in waiting rooms in public places, in entrances and exits to public buildings, in rest rooms and drinking fountains, in parks, theaters, restaurants, baseball fields, pool halls, circuses, hospitals, churches and schools.

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In North Carolina, not only were schools segregated, but the law required that textbooks from the segregated schools had to be stored during the summer months in segregated warehouses. Most states required that taxicabs clearly indicate which race could be carried. In Georgia, baseball teams of different races were prohibited by law from playing within two blocks of each other. In Alabama, it was declared "unlawful for a Negro and a white person to play together" at dominoes or checkers.

The rapid spread of Jim Crow legislation was also accompanied by the systematic disenfranchisement of blacks. Black people had limited voting rights in the South from Reconstruction into the 1890's. But a series of legal devices: the white primary, the grandfather clause and the poll tax, effectively ended black participation in southern politics. In 1896, for example, 130,000 black people had voted in Louisiana; by 1904 that number had dropped to 1,300.

Segregation and the loss of the vote were accompanied by literature and "scientific studies" in which blacks were viciously stereotyped and depicted as unfit for any rights at all. The titles of two popular and influential books of the period make the point clearly: "The Negro: A Menace to American Civilization" and "The Negro: A Beast." Inevitably, this repressive atmosphere fueled an upsurge in race riots and lynchings. And, in 1913, President Woodrow Wilson ordered the segregation of federal departments and offices in Washington.

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For decades, civil rights organizations such as the National Association for the Advancement of Colored People, founded in 1909, worked tirelessly attacking segregation in the courts. There were some victories: in 1947, the South Carolina Democratic primary was opened to blacks; the courts ordered new trials in cases where blacks had been systematically excluded from juries; in 1950, the Supreme Court ordered the admission of two black students to universities in Texas and Oklahoma when it was demonstrated that separate facilities were grossly unequal. In the Oklahoma case, the university was forced to dismantle the special cubicles, marked "reserved for colored," which had been constructed in the corner of each classroom for the exclusive use of the university's one black student. But the principle of separate but equal remained; these black students would not have been admitted if their separate facilities had been judged equal by the courts.

In 1954, the Supreme Court ruled unanimously in Brown v. Board of Education that racial segregation in public schools was unconstitutional because it was "inherently unequal" in quality and therefore a violation of the rights of black children to equal protection of the law as guaranteed by the 14th Amendment. This decision effectively overturned the Supreme Court’s earlier opinion in Plessy v. Ferguson. The Court required the desegregation of public education "with all deliberate speed." Most southern political leaders claimed that the desegregation decision violated the rights of the states to manage their systems of public education and responded with defiance, legal challenges, delays or token compliance. As a result, school desegregation proceeded very slowly. By the end of the 1950’s less than 10% of black children in the South were attending integrated schools.

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The pace of civil rights protests rose sharply in response to the Supreme Court decision. The Montgomery (Alabama) bus boycott of 1955, led by twenty‑six year old Martin Luther King, Jr., ended segregated seating in Montgomery and won national attention. Throughout this period, President Eisenhower never publicly endorsed the Supreme Court ruling or made any statement supporting the principle of integration. A crisis erupted in 1957 when the governor of Arkansas promised to resist the desegregation of Little Rock High School. The Eisenhower administration was finally compelled to federalize the National Guard and escort the nine black students into the school.

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But, even after Little Rock, school integration was painfully slow—mostly token in nature. And, segregation in general remained largely untouched. In February 1960, four black students from segregated Agricultural and Technical College in Greensboro, N.C. sat down in a local Woolworth's and asked to be served lunch. (Segregation laws allowed them to purchase items in the store but did not allow them to sit at the lunch counter.) They were refused service. Within days, more than 50 students had volunteered and within weeks the movement had spread across college campuses. Sit-ins, stand-ins, wade-ins, pray-ins, swept the South, with more than 65 cities in 12 states affected in the first two months and more than 50,000 young people participating during the first year. Pictures of white crowds spilling sugar and mustard on the demonstrators or putting cigarettes out on their necks only increased the numbers of volunteers–many of them white.

In May 1961, the Congress of Racial Equality (CORE), led by James Farmer, organized integrated "Freedom Rides" to defy segregation in interstate transportation (seating on buses and waiting rooms, rest rooms, and restaurants in bus stations). Freedom Riders were arrested in North Carolina and there were beatings in South Carolina. But, in Alabama, a bus was burned and the riders attacked with baseball bats and tire irons. Attorney General Robert Kennedy sent 400 federal marshals to protect the freedom riders and urged the Interstate Commerce Commission to order the desegregation of interstate travel (which became effective in September); Mississippi defied the courts and the administration in 1962 by refusing to desegregate the state university. James H. Meredith, Jr., a black Air Force veteran, was denied admission to "Ole Miss" with the full support of Governor Ross Barnett. JFK mobilized the National Guard and sent federal marshals to the campus. After a riot in which two died and dozens were injured, Meredith registered and segregation ended at the University of Mississippi.

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The defiant Governor George Wallace, who had vowed at his inauguration to defend “segregation now, segregation tomorrow, and segregation forever,” carried out his promise to "stand in the schoolhouse door" in June to prevent two black students from enrolling at the University of Alabama. After federalizing the Alabama National Guard in order to protect the students and secure their admission, the president addressed the nation that evening about civil rights. Kennedy defined the crisis as moral, as well as constitutional and legal, and announced that major civil rights legislation would be submitted to the Congress to guarantee equal access to public facilities, to end segregation in education and to provide federal protection of the right to vote.

In August 1964, more than 200,000 Americans of all races celebrated the centennial of the Emancipation Proclamation by participating in the March on Washington. The most memorable moment came when Martin Luther King, Jr. delivered his "I Have a Dream Speech."

It was not passed, however, before November 22, 1963 when President Kennedy was assassinated. The bill was left in the hands of Lyndon B. Johnson who, before coming Vice President, had served as a U. S. Senator for Texas. Johnson used his connections with Southern white Congressional leaders and the outpouring of emotion from the country in response to the death of President Kennedy to urge the Congress to pass the Civil Rights Bill as a way to honor President Kennedy.

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Oggi vi dico, amici, non indugiamo nella valle della disperazione, anche di fronte alle difficoltà dell'oggi e di domani, ho ancora un sogno. È un sogno fortemente radicato nel sogno americano. Ho un sogno, che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali". [...] Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza. Ho un sogno, che un giorno persino lo stato del Mississippi, uno stato che soffoca per l'afa dell'ingiustizia, che soffoca per l'afa dell'oppressione, sia trasformato in un'oasi di libertà e di giustizia. Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non siano giudicati in base al colore della loro pelle, ma in base al contenuto del loro carattere. (M.L. King dal discorso al Lincoln Memorial di Washington, 28 agosto 1963)

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Provision of the bill included: (1) protecting African Americans against discrimination in voter qualification tests;

(2) outlawing discrimination in hotels, motels, restaurants, theaters, and all other public accommodations engaged in interstate commerce (private clubs were exempted);

(3) authorizing the U.S. Attorney General’s office to file legal suits to force desegregation in public schools;

(4) authorizing the withdrawal of federal funds from programs practicing discrimination;

(5) outlawing discrimination in employment in any business exceeding twenty five people and creating an Equal Employment Opportunities Commission to review complaints.

This bill was passed on July 2, 1964 and was a crucial step in the civil rights movement’s goal of full legal equality. [tratto da jfklibrary.org]

In the 1980s the federal government's role in affirmative action was considerably diluted, and in 1989 the Supreme Court gave greater standing to claims of reverse discrimination. The Civil Rights Act of 1991 reaffirmed a government commitment to affirmative action, but a 1995 Supreme Court decision placed limits on the use of race in awarding government contracts. In the late 1990s, California and other states banned the use of race- and sex-based preferences.

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Oggi il bambino non ancora nato, il malato o il vecchio “inutile” sono, o stanno per diventare, le «non persone» del XXI secolo.

Sorprende che, a più di cinquant’anni dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, qualcuno possa ancora teorizzare la sostenibilità, logica prima ancora che morale, di tesi che presuppongono la negazione del primo principio di diritto naturale: l’uguaglianza fra gli uomini.

Qualsiasi legge che ammette l’uccisione dell’innocente, fosse anche per motivi pietosi, presuppone infatti la negazione di quell’assioma pre-filosofico e intuitivo che è alla base non solo della Dichiarazione del ‘48, ma anche della costituzione americana del 1787: l’uguaglianza INCONDIZIONATA fra tutti gli uomini. Se si ammettono eccezioni a questa regola, tutta l’impalcatura dello Stato di diritto crolla di schianto. Non v’è nulla di più politico che il tema della difesa della vita umana nelle fasi in cui essa è più debole ed indifesa oppure sembra non essere, ancora o più, vita umana.

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[email protected]

Grazie per l'attenzione!

2012 by Emanuele Florindi [email protected]. Il presente materiale è soggetto a licenza CC Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia (CC BY-SA 3.0).La comunicazione all’autore non è obbligatoria, ma è gradita.

When we let freedom ring, when we let it ring from every village and every hamlet, from every state and every city, we will be able to speed up that day when all of God's children, black men and white men, Jews and Gentiles, Protestants and Catholics, will be able to join hands and sing in the words of the old Negro spiritual, "Free at last! Free at last! Thank God Almighty, we are free at last!" - M.L. King I have a dream