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LA PREVENZIONE DELLA RECIDIVA: TOOLKIT PER LA FORMAZIONE DEGLI ATTORI LOCALI European Forum for Urban Security

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LA PREVENZIONE DELLA RECIDIVA:TOOLKIT PER LA FORMAZIONE DEGLI ATTORI LOCALI

EuropeanForum for

UrbanSecurity

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La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

Questo kit di strumenti per la formazione è stato elaborato dal Forum europeo per la sicurezza urbana (Efus) e dai partner del progetto FALPREV, ed è stato finanziato dalla Commissione europea, Programma d’azione comunitaria nel campo dell’apprendimento permanente (“Lifelong Learning Programme”) e dal sottoprogramma GRUNDTVIG (formazione e istruzione degli adulti). I suoi principali autori sono Nils Pagels, ricercatore presso Zoom e.V, Göttingen, Germania, e Mark Burton-Page, project manager presso l’Efus.

La presente pubblicazione riflette unicamente le opinioni dell’Efus; la Commissione europea non potrà essere ritenuta responsabile per il suo contenuto, né per qualsiasi uso che potrebbe essere fatto delle informazioni ivi contenute.

La pubblicazione è disponibile on line in italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco e rumeno sul sito www.stop-reoffending.org . Potrà essere liberamente utilizzata e riprodotta per fini non commerciali, a condizione che sia citata la fonte.

Design www.databaz.com

Stampato presso Imprimerie Roques, Paris - February 2012

Traduzione a cura di G. Testore Gabbai

ISBN: 2-913181-39-2

EAN: 9782913181397

Deposito legale febbraio 2012

Pubblicato da European Forum for Urban Security - Efus10, rue des Montiboeufs, 75020, Parigi, Francia

Tel.: + 33 (0) 1 40 64 49 00Fax.: + 33 (0) 1 40 64 49 10

[email protected]

www.efus.eu

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5La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

Ringraziamenti Questo kit di strumenti per la formazione dei soggetti locali coinvolti nella prevenzione della recidiva è stato elaborato dall’Efus ed è co-finanziato dalla Commissione europea. Non avrebbe potuto essere realizzato senza il valido e indispensabile contributo dei partner del gruppo di lavoro del progetto FALPREV. A tutti loro vanno i nostri più vivi ringraziamenti per il tempo e le energie che hanno dedicato all’intero processo di attuazione del progetto. Desideriamo inoltre esprimere un ringraziamento particolare a: Desideriamo inoltre esprimere un ringraziamento particolare a: Urte Böhm per averci brillantemente stimolati a elaborare questo toolkit; Nathalie Bourgeois per il suo importante lavoro di riscrittura e di revisione .

NOTA AI LETTORI:

Il presente toolkit è stato concepito per essere utilizzato insieme alla piattaforma di e-learning www.efus.eu/stop-reoffending_module Tale piattaforma propone risorse complementari a quelle contenute nel presente toolkit: materiale di formazione, esempi e pratiche provenienti da vari contesti locali, che vi potranno aiutare a creare le vostre sessioni di formazione.

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SOMMARIO

Ringraziamenti

Introduzione

1. Diagnosi

2. Progettazione

3. Sviluppo

4. Implementazione

5. Valutazione

Conclusioni

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Prefazione / Una politica locale di prevenzione della recidiva

Nel corso degli ultimi 25 anni, le città socie del Forum europeo per la sicurezza urbana si sono impegnate a predisporre politiche olistiche e integrate di sicurezza, affrontando gli aspetti della prevenzione a tutti i livelli. In tale ottica, il reinserimento degli autori di reato e la prevenzione della recidiva sono parte integrante delle politiche di sicurezza a livello locale: se le decisioni in materia di sanzioni e di applicazione delle pene spettano essenzialmente ai sistemi di giustizia penale, che rientrano nell’ambito di competenza degli stati, le città hanno tuttavia un ruolo importante da svolgere nel fornire supporto e misure alternative a livello locale, sforzandosi di affrontare in maniera equilibrata i conflitti che oppongono le esigenze dell’individuo e quelle della collettività, le esigenze della vittima e quelle dell’autore del reato.

Le linee guida relative a tale questione sono state recentemente ribadite dal Forum europeo in una risoluzione del suo Comitato esecutivo1. Tra tali principi, è stato affermato che “deve essere riconosciuto il ruolo delle città come elemento essenziale per la ricerca di soluzioni alternative al carcere e per il reinserimento degli ex detenuti, in coordinamento con l’amministrazione della giustizia e le istituzioni penali. Per dare i suoi frutti, il processo di reinserimento del detenuto deve iniziare fin dal momento del suo arresto, e deve proseguire sia durante la detenzione, che dopo la scarcerazione.”

Per tradurre tale principio nelle realtà territoriali, occorre sviluppare partenariati specifici. Le distanze da colmare per avvicinare il carcere alla città sono certo significative, e si possono trovare risposte soltanto attraverso un approccio globale, che coinvolga un’ampia gamma di soggetti. Gli attori locali attivi nel processo di reinserimento e di riabilitazione, di fronte alle difficoltà rappresentate spesso dalla carenza di personale e dall’esiguità dei bilanci, tendono a limitarsi, come soluzione di ripiego, a svolgere unicamente i propri compiti essenziali, ma la cooperazione deve superare gli ostacoli dovuti non solo all’assenza di risorse, ma anche all’assenza di una reciproca comprensione tra soggetti appartenti a sistemi e ambiti organizzativi estremamente diversi.

Fedeli alla missione dell’Efus, finalizzata a sostenere l’azione locale, in particolare mediante lo sviluppo di strumenti e sistemi, gli enti locali e gli esperti che si sono mobilitati nell’ambito del progetto FALPREV hanno definito una metodologia specificamente rivolta alla prevenzione della recidiva, i cui risultati sono presentati nella presente pubblicazione e nella relativa piattaforma web. Predisporre sessioni di formazione per gli attori locali diventa in tal modo uno strumento destinato a favorire il funzionamento del partenariato, migliorare l’erogazione dei servizi, prevenire la recidiva. In effetti, l’organizzazione di sessioni specializzate di formazione sulla prevenzione della recidiva accrescerà l’acquisizione di conoscenze e competenze trasversali da parte dei partner locali e rafforzerà i meccanismi di cooperazione formali e informali.

Ci auguriamo che questa pubblicazione, insieme alla piattaforma web che l’accompagna e la completa, vi possa essere utile e attendiamo i vostri commenti e feedback, che ci consentiranno di proseguire il nostro lavoro comune sulla prevenzione della recidiva a livello locale.

Elizabeth Johnston Direttore esecutivo Efus

1. Risoluzione adottata dal Comitato Esecutivo del Forum europeo per la sicurezza urbana in occasione della sua riunione a Nantes (Francia), il 13 e 14 ottobre 2011.

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Introduzione Avvicinare il carcere al mondo esterno

L’idea di elaborare questo toolkit di formazione è nata dai bisogni espressi in tutta Europa dagli attori coinvolti nelle attività di prevenzione della recidiva, congiuntamente a coloro che devono affrontare la difficile sfida di sostenere il reinserimento degli ex detenuti nella vita della collettività e della società. La transizione tra l’esperienza della vita in carcere e la libertà pone invero numerose sfide. Al momento della scarcerazione, gli ex detenuti si trovano a dovere affrontare problemi che incidono negativamente sulla loro capacità di diventare cittadini rispettosi della legge, quali trovare un lavoro, un alloggio, ricostruire una rete di relazioni sociali e avere accesso alle cure sanitarie.

I tassi elevati di recidiva in Europa comportano costi significativi per la società. Una delle missioni principali del sistema di giustizia penale è quella di ridurre il rischio di recidiva, e pertanto anche i suoi costi. Tale questione preoccupa tuttavia anche gli attori locali, e in primo luogo le autorità locali che operano nel campo della sicurezza. È di fondamentale importanza che i servizi pubblici locali, le amministrazioni locali e i fornitori di servizi della società civile operino in modo concertato e trasversale, al fine di garantire il migliore recupero possibile degli ex detenuti. Gli amministratori locali che hanno il compito di preservare la coesione e la pace sociale nella collettività possono avviare e sostenere delle iniziative innovative tese a ridurre la recidiva. In cosa consistono tali strategie? Come possono essere attuate e valutate?

Individuare strategie innovative per la prevenzione della recidiva

Per rispondere a tali interrogativi, il Forum europeo per la sicurezza urbana (Efus) ha deciso di istituire, dal 2007 al 2009, un gruppo di lavoro composto da cinque città europee - Brasov (Romania), Göttingen (Germania), Le Havre (Francia), Opava (Repubblica ceca), e Valencia (Spagna)- e dalla SRF Società di Ricerca e Formazione di Torino (Italia). Tali entità hanno collaborato per realizzare il progetto SIPREV, che ha ottenuto un sostegno finanziario della Commissione europea, e che si proponeva di raccogliere, attuare e valutare “strategie innovative per la prevenzione della recidiva”. I settori nei quali il progetto ha individuato pratiche interessanti2 sono quelli che hanno un maggiore impatto sulla vita degli ex detenuti.

Si potranno ottenere maggiori informazioni su tali strategie consultando la piattaforma di e-learning.

Il percorso verso il reinserimento non inizia il giorno della scarcerazione del detenuto, bensì il giorno stesso in cui è arrestato. Un programma coordinato per la prevenzione della recidiva deve prendere in considerazione i bisogni individuali degli ex detenuti, includendo l’alloggio e l’occupazione, la formazione professionale, l’accesso alle cure mediche, soprattutto se esistono problemi inerenti all’uso di stupefacenti, le relazioni familiari e sociali e altri fattori che possono essere rilevanti, quali, ad esempio, la gestione delle finanze personali. Tali attività potranno essere messe in atto individualmente, adattandole alle esigenze e alle specificità del territorio interessato, oppure potranno essere incluse in un approccio integrato e globale. Si ottengono in tal modo i risultati più promettenti in termini di prevenzione della recidiva, ma sono indubbiamente necessarie significative risorse umane e finanziarie.

L’approccio che consiste nel prendere in considerazione i vari bisogni degli ex detenuti richiede che gli attori locali operino in modo concertato, nell’ambito di un partenariato locale. Come istituire tale partenariato e farlo funzionare efficacemente in modo duraturo fa parte delle sfide che si pongono, la cui soluzione dipende da una comprensione comune del problema e da un impegno congiunto per affrontarlo. È di pari importanza conoscere i vari operatori che intervengono nei diversi settori interessati e comprendere la logica e la cultura organizzativa esistente nell’ambiente nel quale operano i partner.

Formare gli attori locali sulle questioni legate alla prevenzione della recidiva

Sulla base di questa prima riflessione, l’Efus ha quindi deciso di realizzare un secondo progetto (2010-2012), che ha riunito praticamente gli stessi partner, ad eccezione della città di Opava, che è stata sostituita da un ente di Belfast, nell’Irlanda del Nord, responsabile della gestione degli alloggi sociali a livello locale (NIHE); questo progetto è stato intitolato FALPREV, acronimo del francese “Formation des acteurs locaux pour la prévention de la récidive“ (La formazione degli attori locali per la prevenzione della recidiva). Sono state organizzate ventiquattro sessioni di formazione, in funzione del contesto e delle esigenze locali, i cui risultati sono stati testati.

2. Si veda il Rapporto Strategie innovative per la prevenzione della recidiva, Pratiche e raccomandazioni per gli attori locali, pubblicato dall‘Efus - Novembre 2009 disponibile in francese e inglese.

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Questo toolkit è stato prodotto sulla base delle esperienze raccolte in occasione di tali sessioni di formazione, svoltesi a Belfast, Brasov, Göttingen, Le Havre, Torino e Valencia. Non si prefigge lo scopo di raccomandare un solo e unico tipo di formazione: non sarebbe d’altronde adeguato, considerate le numerose differenze esistenti nelle varie realtà locali.

− A titolo di esempio, alcuni territori hanno già istituito dei partenariati per la prevenzione della recidiva, e i diversi soggetti che vi operano sono ormai in grado di affrontare le sfide poste dal lavoro quotidiano della rete. La situazione non è la stessa in altre zone, dove deve ancora essere istituito tale partenariato.

− In alcune città, la cooperazione tra le autorità locali, il sistema giudiziario, l’amministrazione penitenziaria, le ONG e il settore associativo è ben strutturata e salda, mentre in altre deve ancora essere rafforzata.

− In alcuni enti territoriali esistono buone precondizioni per garantire agli ex detenuti l’accesso a un alloggio all’uscita dal carcere, mentre invece possono esserci scarse possibilità di accesso all’occupazione. In altre zone, può verificarsi esattamente il contrario. In altre ancora, non si sono intraprese iniziative per favorire il processo di reinserimento nella società.

− Le situazioni variano anche notevolmente per quanto riguarda i tipi di programmi destinati a fornire sostegno e orientamento agli ex detenuti dopo la scarcerazione: in alcune città, tali servizi di orientamento sono già forniti in carcere e sono normalmente proseguiti dopo la scarcerazione, mentre in altre, tale tipo di programma non è ancora stato implementato.

In ogni modo, un partenariato locale deve essere guidato da un ente o da un organismo in grado di accomunare e promuovere la partecipazione dei diversi soggetti coinvolti. Nel nostro progetto, i capofila sono stati tre città (Le Havre, la giunta comunale di Brasov e il comune di Göttingen), due istituzioni locali (la polizia municipale di Valencia e l’ente per la gestione degli alloggi sociali dell’Irlanda del Nord), e un Istituto di ricerca e di formazione (la SRF a Torino). Per diverse ragioni legate ai contesti locali, tali organismi si sono rivelati i più adeguati in quel momento per creare, rafforzare e sviluppare dei partenariati locali finalizzati alla prevenzione della recidiva, e maggiormente in grado di organizzare sessioni formative.

Predisporre un programma di formazione in cinque tappe – Il modello ADDIE

Nei capitoli seguenti, passeremo in rassegna le varie fasi della programmazione e della realizzazione delle sessioni di formazione. Questo toolkit per la formazione è strutturato intorno a un modello di sviluppo molto semplice, ma efficace, chiamato ADDIE, (acronimo per Assessment, Design, Development, Implementation and Evaluation) (diagnosi, progettazione, sviluppo, implementazione e valutazione).

Il modello ADDIE può essere facilmente applicato alla progettazione della struttura dei corsi di formazione in materia di prevenzione della recidiva, tramite dei partenariati locali. Le sue cinque fasi possono effettivamente essere utilizzate per pianificare, attuare e valutare i corsi di formazione. Tali tappe sono “sequenziali, ma anche iterative” 3. Il che significa che si deve iniziare con la prima fase e poi continuare con le tappe seguenti, ma che è anche possibile fare una pausa lungo il percorso formativo, per prendere in considerazione ogni eventuale nuova informazione che possa essere significativa per una fase precedente. In tal caso, si raccomanda il ritorno a tale fase. In altri termini, quando si predispone un programma di formazione che comprende un certo numero di sessioni, è importante prevedere il tempo necessario per verificare se gli obiettivi definiti in precedenza sono sempre validi, o se occorre modificare le proprie ipotesi iniziali sulla base di quanto emerso. Si troverà un’informazione più dettagliata nei capitoli seguenti su come utilizzare questo metodo.

3. Si veda Molenda, 2003.

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DIAGNOSI

La domanda essenziale che ci si deve porre nella fase di diagnosi dei fabbisogni formativi è la seguente:

t Chi sono i potenziali beneficiari della formazione?

t Che cosa devono sapere per svolgere al meglio i loro compiti quotidiani?

Nel nostro ambito specifico – la prevenzione della recidiva – è necessario che vi poniate un’altra domanda prima di pianificare il vostro programma di formazione:

t Quale è la situazione del vostro partenariato locale?

È in effetti necessario rispondere a questa domanda al fine di individuare il vostro pubblico target e fissare gli obiettivi della vostra formazione. Potrà rivelarsi necessario chiedervi:

t Esiste già nel vostro ente locale un partenariato attivo sulle questioni della prevenzione della recidiva?

t Comprende tutti i partner che dovrebbero essere coinvolti, secondo voi?

t Condividono tutti la stessa opinione sulle problematiche che devono essere affrontate con priorità o su quanto dovrebbe essere migliorato?

t Sono impegnati a dare il loro contributo per un approccio comune alla prevenzione?

Questa diagnosi può essere inclusa nel vostro programma di Audit sulla sicurezza locale, e potrete trovare alcune linee guida interessanti su come verificare la questione specifica riguardante gli autori di reato e la loro reintegrazione nella pubblicazione Guidance on Local Safety Audits – A compendium of International Practice4. Si trovano inoltre

consigli su come creare un partenariato locale nel rapporto Innovative Strategies for the Prevention of Reoffending5.

In alcune città partner del progetto FALPREV non esisteva un partenariato (nel senso descritto precedentemente) e per prima cosa hanno dovuto crearlo. Altre città hanno cercato di introdurre nuovi approcci nei partenariati esistenti, e altre ancora hanno dovuto formare gruppi target specifici. Per meglio illustrare questo punto, indichiamo qui appresso alcuni esempi della diagnosi per determinare i fabbisogni realizzata da due partner del progetto.

� Belfast

Nel corso degli ultimi decenni, delle organizzazioni quali la NIACRO (Associazione dell’Irlanda del Nord per l’assistenza e il reinserimento degli autori di reato) hanno maturato una buona esperienza nell’assistenza ad ex detenuti e nell’individuazione di programmi adeguati per rispondere ai bisogni specifici, ma, prima del progetto FALPREV, non esisteva a Belfast un vero partenariato esteso in questo campo. La prima fase del progetto ha consentito la creazione di un “partenariato per la reinserzione degli autori di reato” (RIO -Re-Integration of Offenders), che ha riunito tutti i soggetti interessati, compresi i rappresentanti dell’amministrazione penitenziaria e una vasta gamma di gruppi comunali e di volontariato che non erano stati precedentemente inclusi nelle riunioni ufficiali. Il team di Belfast, sulla base delle esperienze emerse a livello locale, è giunto alla conclusione che occorreva un impegno comune per favorire un approccio al case management (coordinamento e continuità dei servizi assistenziali), che avrebbe costituito il fulcro del programma RIO.

A tal fine, è parso necessario fornire a tutti i componenti del partenariato RIO una comprensione

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4. 2007, Guidance on Local Audits – A compendium of International Practice, pubblicata dall’Efus pp. 57-59, vedi estratto sulla piattaforma di e-learning.5. 2009, Strategie innovative per la prevenzione della recidiva, pubblicato dall’Efus pp. 17 - 26.

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più approfondita del modo di operare dei vari partner coinvolti. È stata realizzata una verifica dei bisogni collettivi, basata sulla comprensione e sulle esperienze dei soggetti che fornivano i servizi. Dopo di che, è stato predisposto un programma di formazione, con i seguenti obiettivi:

− Permettere a ciascun partner di disporre di una migliore comprensione dei ruoli e delle responsabilità degli altri partner in materia di reinserimento degli ex detenuti, compresi i rappresentanti di ogni settore, quali la giustizia penale, i lavori socialmente utili imposti o volontari per realizzare servizi a favore della collettività.

− Eliminare le barriere (essenzialmente le carenze in materia di comunicazione) tra gli organi della giustizia penale e gli enti e associazioni fornitori dei servizi, al fine di migliorarne le prestazioni. In modo particolare, dei magistrati con funzioni giudiziarie hanno fornito il loro contributo alle sessioni di formazione, allo scopo di trasmettere ai partner una conoscenza più approfondita del sistema giudiziario e di promuovere il dialogo.

− Organizzare visite del carcere minorile di Hydebank a Belfast per il gruppo target (non era mai stato fatto prima) e di altre istituzioni, quali il servizio di polizia e il servizio nazionale di libertà vigilata (Probation Board) dell’Irlanda del Nord. .

Si potranno ottenere maggiori informazioni sul programma RIO e l’esperienza di Belfast consultando la piattaforma di e-learning: modulo 2 “Lavorare con attori specifici”.

� Brasov

La città di Brasov ha cominciato a costituire un partenariato locale per la prevenzione della recidiva nel corso del progetto SIPREV (“Strategie innovative per la prevenzione della recidiva”), nel 2008, con l’obiettivo generale di migliorare la qualità dell’accoglienza dei neo detenuti, la loro integrazione nella vita carceraria e le condizioni di vita in carcere. Si perseguiva inoltre l’obiettivo di migliorare i rapporti tra i detenuti e la rete dei servizi sociali e gli altri attori. Si trattava di un insieme di misure miranti a combattere la recidiva e a preparare i detenuti al momento della scarcerazione.

Gli obiettivi specifici fissati per il periodo 2010 – 2011 erano tre:

− Estendere il partenariato con i servizi di libertà vigilata,

− Sviluppare e rafforzare la cultura del partenariato nel comune di Brasov,

− Trovare il modo di aiutare maggiormente i detenuti da poco rimessi in libertà a reinserirsi nella società, soprattutto sotto i seguenti aspetti: motivarli, rafforzare il loro senso di responsabilità, sostenerli in situazioni specifiche, quali ottenere un documento di identità, ricercare un alloggio, conseguire qualifiche e competenze professionali e trovare un lavoro.

Sulla base di tali obiettivi, la città di Brasov ha determinato i bisogni del suo partenariato in materia di formazione, giungendo alla conclusione che i futuri partecipanti alle formazioni avrebbero avuto bisogno di informazioni su come tali obiettivi erano affrontati da altri partenariati analoghi già operanti con buon esito in altre città europee. Il processo di verifica ha inoltre mostrato che la necessità per i partner di essere messi al corrente e di comprendere le attività svolte a Brasov, e di riflettere in comune sulle tappe future e sulle idee che potevano essere ipotizzate.

Tale diagnosi ha inoltre dato vita all’idea di creare imprese sociali nelle carceri, per offrire lavoro ai detenuti, e di conseguenza accrescere le loro possibilità occupazionali al momento della scarcerazione.

Altro risultato di tale diagnosi è stata la constatazione della necessità di conoscere maggiormente i metodi di valutazione utilizzati altrove, al fine di migliorare l’analisi delle pratiche seguite a Brasov, e di utilizzare tale valutazione per dimostrare l’importanza della cooperazione.

Si potranno ottenere maggiori informazioni sull’esperienza di Brasov consultando la piattaforma di e-learning: modulo 1 “Costruire partenariati”.

Se vi trovate in una situazione analoga, tali pratiche vi possono fornire una risposta alla domanda principale della prima “fase di diagnosi” del modello ADDIE. Per costituire un partenariato (come a Belfast), oppure rafforzarlo (come a Brasov), e per operare in maniera più efficace, dovete definire con precisione il pubblico target della vostra formazione e determinare quali sono i suoi bisogni per potere operare meglio e in modo più efficace.

Tale analisi dovrebbe essere effettuata nel modo più preciso possibile. Altrimenti, l’elaborazione/progettazione e

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l’implementazione dei programmi di formazione rischiano di non corrispondere alle esigenze e alla realtà delle situazioni dei partner locali, e di conseguenza non avere l’esito sperato.

Si potrà effettuare questa diagnosi in più modi, a seconda della situazione specifica della vostra città. Potrete per esempio organizzare delle riunioni con tutti i partner (come nella prima fase del gruppo di lavoro RIO a Belfast), o intervistare tutti i partner coinvolti per determinare le loro necessità. Nel progetto FALPREV, la maggior parte dei partner ha utilizzato un questionario comprendente domande riguardanti la situazione del carcere locale, i servizi disponibili per i detenuti e le attività già in atto per prepararli al momento della scarcerazione.

Il questionario è consultabile sulla piattaforma di e-learning.

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2PROGETTAZIONE

Dopo avere determinato il pubblico target, verificato i suoi fabbisogni e definito gli obiettivi del programma di formazione, la fase seguente consiste nella progettazione, ossia nello stabilire il percorso della formazione.

t Quale forma dare al vostro programma di formazione?

È questa la domanda strutturante della seconda fase. Un certo numero di decisioni generali devono essere prese prima di pianificare il programma dettagliato. Ad esempio, dovete decidere se le sessioni di formazione debbano essere impartite in una sola volta, o tramite più moduli in varie sessioni, e definire la durata media del modulo formativo.

Occorre prendere in considerazione due fattori:

− i bisogni dei vostri gruppi target (da voi precedentemente determinati),

− gli obiettivi che avete definito.

Il tempo necessario dipende dagli obiettivi della formazione. Se, ad esempio, il vostro obiettivo è quello di creare un nuovo partenariato, e per questo ritenete utile presentare vari modelli di partenariati e di approcci, avrete bisogno di maggior tempo rispetto al caso in cui il vostro obiettivo sia quello di passare in rassegna le informazioni sui vari membri del partenariato e sulle loro attività. Avrete anche bisogno di un certo tempo se il vostro obiettivo è quello di sviluppare nuovi approcci comuni nell’ambito di un partenariato già esistente, nel qual caso potrà essere necessaria una serie di sessioni di due giorni. Viceversa, se il vostro obiettivo è fornire un’informazione generale su un unico tema, potrà bastare una sola sessione, di durata compresa tra due e quattro ore.

� Torino

A Torino, è attiva una rete comprendente più soggetti che operano nel campo della prevenzione della recidiva ed esistono altresì vari approcci per sostenere gli ex detenuti e aiutarli a trovare un alloggio, ottenere

qualifiche professionali, trovare un lavoro, avere accesso ai servizi sanitari, ecc. Ciò nonostante, si avvertiva a Torino l’esigenza di comprendere meglio le attività di altre organizzazioni e di verificare in particolare come gli educatori che lavorano nelle carceri possano aiutare le organizzazioni che operano all’esterno, e viceversa. Inoltre, gli attori locali a Torino dovevano (e devono tuttora) affrontare una situazione difficile, determinata dalla drastica riduzione delle risorse finanziarie, dall’elevato tasso di detenzione e dal sovraffollamento delle carceri.

La SRF (Societá di Ricerca e Formazione ) ha intitolato il suo programma di formazione “Applicare le tecniche del triage (selezione) alle questioni sociali”. L’obiettivo era quello di insegnare ai partecipanti come utilizzare al meglio le risorse limitate, selezionando secondo i seguenti criteri i detenuti ammissibili ai programmi di sostegno: o perché ne hanno maggiormente bisogno, oppure perché presentano un potenziale maggiore, che favorirà la riuscita del loro reinserimento dopo la scarcerazione. La sessione di formazione si è concentrata sull’obiettivo di accrescere le competenze del personale penitenziario, in modo che sia maggiormente in grado, sulla base delle sue esperienze quotidiane, ma anche grazie all’intervento di partecipanti esterni, di gestire, applicare e verificare le procedure per la selezione dei detenuti ammissibili ai programmi di integrazione sociale, oltre che di assegnare adeguatamente le scarse risorse.

Le risorse erano assegnate in quattro ambiti distinti:

− Inserimento in programmi lavorativi all’interno del carcere,

− Inserimento in programmi che favoriscono l’accesso a misure alternative,

− Programmi di supporto al momento della scarcerazione per i detenuti che non hanno potuto usufruire delle misure alternative,

− Inserimento in un programma di rimpatrio assistito per gli immigrati irregolari.

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Al momento della definizione del loro programma di formazione, i partner italiani hanno constatato che numerosi partecipanti appartenenti a varie organizzazioni disponevano di tempo limitato, che occorrevano maggiori informazioni sui diversi settori di intervento, e che era inoltre necessario prevedere un certo tempo per discutere e sviluppare nuove idee.

Hanno deciso di organizzare un programma di otto sessioni della durata di 4 ore ciascuna. Il gruppo è stato diviso in due, per cui le sessioni sono state ripetute due volte, ad eccezione di quella introduttiva e della sessione conclusiva, che hanno riunito l’insieme dei componenti del gruppo.

Si potranno ottenere maggiori informazioni sull’esperienza di Torino consultando la piattaforma di e-learning: modulo 3 “L’implementazione di azioni specifiche”.

La struttura delle sessioni formative può essere adattata in funzione delle esigenze del gruppo target. Ad esempio, sarà probabilmente necessario prevedere delle sessioni più brevi, se i partecipanti ricoprono cariche più elevate nella loro istituzione o amministrazione. La concisione è particolarmente importante per garantire che i decisori con funzioni apicali siano coinvolti nel processo. In questo caso, potrebbe rivelarsi utile progettare una sessione nella quale, ad esempio, i dirigenti siano coinvolti unicamente all’inizio, mentre gli operatori che lavorano sul campo assisteranno poi fino alla fine della sessione.

� Valencia

La polizia locale di Valencia (PLV ) ha elaborato un programma formativo destinato a proporre soluzioni locali a problemi globali, in collaborazione con altri attori locali, quali l’amministrazione penitenziaria, i servizi della giustizia, dell’istruzione e sociali. Ha deciso di concentrarsi non tanto sui detenuti o sugli ex detenuti, ma sui giovani in generale, poiché si possono verificare episodi di recidiva anche nei casi in cui non ci sia stata condanna a pena detentiva, per esempio per reati connessi alla circolazione stradale o per altri reati minori.

Si sono tenute due serie di sessioni di formazione. La prima era rivolta unicamente agli agenti di polizia ed era destinata a “formare gli agenti di polizia al fine di prevenire la recidiva”. Sono stati invitati a partecipare

venticinque funzionari di grado elevato (la PLV è un’istituzione molto grande, con numerose funzioni e aree di competenza diverse e con un personale di circa 1.700 funzionari). La seconda sessione era rivolta ai poliziotti di quartiere, e mirava a formare dei futuri formatori. Un’altra sessione, dal titolo “Progettare programmi riusciti per la prevenzione della recidiva e della violenza tra i giovani” ha riunito un pubblico più numeroso (214 partecipanti). Era una sessione interdisciplinare, destinata a tutti gli attori locali coinvolti nella prevenzione della recidiva e si è concentrata sulla definizione e la progettazione di attività riuscite e sull’acquisizione di competenze per prevenire la recidiva.

La durata totale dell’intero programma di formazione è stata di 40 ore: 16 per gli agenti di polizia, e 24 ore per il pubblico più vasto, suddivise in quattro sessioni di due giornate ciascuna (con due sessioni per ogni pubblico target). I corsi di formazione sono stati impartiti da specialisti nei vari settori, esperti europei, operatori sociali, criminologi, ecc. Il programma comprendeva delle presentazioni dei programmi della PLV riguardanti gli interventi di prevenzione e di mediazione comunitaria da parte della polizia. Sono stati particolarmente posti in risalto i programmi “Il lavoro di pubblica utilità, a favore della collettività” (chiamato TBC in spagnolo “trabajos en beneficio de la comunidad”). Infine, è stato creato un corso interdisciplinare di e-learning per la piattaforma di e-learning Webpol della PLV.6

Si potranno ottenere maggiori informazioni sull’esperienza di Valencia consultando la piattaforma di e -learning: modulo 2 “Lavorare con attori specifici”.

6. WebPOL è lo strumento utilizzato come piattaforma di e-learning dalla polizia locale di Valenci.

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Partner Bisogni Progettazione/Struttura

Belfast

Intensificare l’impegno per l’approccio al modello di case management (coordinamento e continuità dei servizi assistenziali) del partenariato RIO

Coinvolgere i partner specifici

Comprendere maggiormente il ruolo e le responsabilità dei singoli partner

Quattro sessioni di formazione di mezza giornata ciascuna per introdurre l’approccio e fare conoscere meglio l’operato dei vari partner

Una sessione finale per riassumere le esperienze e discutere delle tappe successive

Brasov

Estendere il partenariato, sviluppare e rafforzare la “cultura” del partenariato a Brasov

Trovare il modo di aiutare gli ex detenuti da poco scarcerati a reinserirsi nella società, in particolare assistendoli a migliorare le loro competenze professionali (grazie ad attività lavorative all’interno del carcere)

Una serie di quattro sessioni di formazione di due giornate ciascuna

Göttingen

Fare conoscere i vari approcci seguiti e presentare nuove impostazioni

Individuare i problemi posti dalle attività di cooperazione

Quattro sessioni di formazione di una giornata rivolte a diversi gruppi target

Le Havre

Mantenere e rafforzare il partenariato locale già esistente

Sensibilizzare le istituzioni

Ottenere informazioni sugli approcci sviluppati in altre città

Migliorare l’assistenza in materia di alloggio, assistenza sanitaria e inserimento professionale

Una serie di quattro sessioni di formazione di due giornate ciascuna

Torino

Comprendere maggiormente come favorire la collaborazione tra le organizzazioni che lavorano all’interno e all’esterno del carcere

Migliorare la gestione delle risorse in un contesto di riduzioni dei finanziamenti, di alto tasso di detenzione e di sovraffollamento delle carceri

Una serie di otto sessioni di formazione di quattro ore, rivolte a due gruppi di partecipanti. I due gruppi sono stati riuniti per partecipare alla prima sessione introduttiva e alla sessione conclusiva.

Valencia

Sensibilizzare gli agenti di polizia sull’efficacia della prevenzione per evitare la recidiva

Formare gli agenti di polizia con altri soggetti interessati su come predisporre attività riuscite e acquisire competenze per prevenire la recidiva

Due programmi di formazione, basati sui bisogni di due pubblici target diversi

40 ore di formazione

Il programma era diviso in quattro sessioni di formazione di due giornate ciascuna, e ogni gruppo target ha partecipato a due sessioni.

La seguente tabella indica come i partner di FALPREV hanno predisposto la loro formazione in funzione dei bisogni precedentemente individuati.

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17La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

SVILUPPO

Dopo avere deciso gli obiettivi e la progettazione/struttura del programma di formazione, si potrà cominciare a pianificarlo in dettaglio. Secondo il modello ADDIE, la domanda da porsi a questo punto è:

t Quali sono i contenuti e i metodi di apprendimento adeguati per sviluppare il programma di formazione in funzione degli obiettivi e della progettazione?

Da tale domanda ne scaturiscono altre:

t Quali contenuti corrispondono agli scopi definiti nelle fasi precedenti?

t Quali metodi di insegnamento sono i più adatti al vostro gruppo target e agli obiettivi che vi siete posti?

− Sarà un metodo partecipativo, o saranno conferenze più tradizionali?

− Di quali materiali si avrà bisogno, in funzione del metodo scelto?

− Come presentare il contenuto? (presentazioni power point, visite sul sito internet, materiale su supporto cartaceo?)

t Occorre invitare degli esperti per affrontare certi temi?

− In caso affermativo, disponete di tali esperti nell’ambito del partenariato, o dovete contattare persone esterne?

− Disponete di un budget per pagare gli onorari degli esperti?

t Occorre un facilitatore?

Con ogni probabilità, i partecipanti dovrebbero provenire da:

− Città o ente locale: servizi di sicurezza e di prevenzione, servizi sociali

− Istituzioni: sistema giudiziario e amministrazione penitenziaria, polizia

− ONG, associazioni: operatori attivi nell’ambito della sanità, dell’alloggio, dei legami familiari …

Si tratta pertanto di un pubblico molto diversificato, con persone abituate a metodi di lavoro e di apprendimento diversi. È tanto più importante, quindi, predisporre un programma di formazione che corrisponda ai bisogni e alle aspettative di ciascun partecipante.

L’esperienza del progetto FALPREV ha dimostrato l’importanza di permettere a tutti i partecipanti di esporre il proprio approccio lavorativo e di discuterne insieme. Uno degli aspetti più positivi di tali sessioni è stata in effetti la possibilità di consentire a ogni partecipante di capire meglio la prospettiva degli altri, il che avrà a sua volta un effetto estremamente positivo sul partenariato. È un fattore da tenere presente per ogni sessione di formazione.

Se, come la città di Brasov, il vostro principale obiettivo è quello di estendere e consolidare un partenariato già esistente, avrete anzitutto bisogno di convincere i partecipanti che questa idea è veramente buona. Occorrerà quindi disporre di tempo sufficiente per introdurre l’idea principale e spiegare che cosa significa lavorare in partenariato, e quali vantaggi può procurare. In questo caso, è molto utile potere contare su esperti esterni che già lavorano in città dove i partenariati sono attivi da tempo. Saranno probabilmente più convincenti di voi, poiché possono rispondere alle domande grazie all’esperienza di casi concreti che hanno trattato. Rappresenteranno un costo supplementare per il budget delle vostre sessioni di formazione, ma ne varrà probabilmente la pena.

Quando l’insieme dei partecipanti è convinto della validità dell’obiettivo principale, avrete bisogno di tempo per discutere e sviluppare le idee su come conseguirlo. In questa fase, la persona che dirige la formazione deve prevedere tutte le domande che dovranno ricevere una risposta definitiva per potere procedere. (Tale persona potrà appartenere all’organizzazione che ha coordinato la formazione, oppure essere un facilitatore esterno). Inoltre, tale persona dovrà proporre un metodo per gestire le varie sessioni.

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� Le Havre

Come per la città di Brasov, l’istituzione di una rete locale per la prevenzione della recidiva a Le Havre era stata oggetto di un progetto precedente. Quando la città ha deciso di partecipare al progetto FALPREV, ha individuato i bisogni all’interno del partenariato, quali l’esigenza di continuare a lavorare in rete (stabilendo una cultura del partenariato), di sensibilizzare un certo numero di istituzioni e di migliorare l’erogazione di servizi nel campo dell’alloggio, dell’accesso all’assistenza sanitaria e dell’inserimento professionale. Per sostenere tale processo, sono state programmate quattro sessioni formative di due giornate ciascuna.

La prima sessione era dedicata a creare un clima favorevole al lavoro di rete: le varie organizzazioni si sono presentate, hanno esposto il loro approccio e le difficoltà affrontate. È stato proiettato un film e nel corso della sessione molto tempo è stato dedicato alle discussioni tra i partecipanti.

Nella seconda sessione, un esperto esterno, proveniente dall’estero, è stato invitato a presentare la sua esperienza su come risolvere i problemi connessi con l’alloggio, dopo la scarcerazione. Altri esperti sono intervenuti in questa seconda sessione, alcuni della regione di Le Havre, altri appartenenti ad enti che operano a livello nazionale in Francia. Le discussioni hanno permesso di confrontare la situazione di Le Havre con le esperienze di altre città e di discutere dei mezzi più adeguati per rafforzare il livello locale.

La terza sessione, che ha seguito la stessa struttura (esperto esterno, discussione della situazione nella città di Le Havre e ricerca di nuove idee e suggerimenti), si è concentrata sulla necessità di acquisire una conoscenza più precisa della popolazione carceraria, al fine di migliorare i servizi forniti, in particolare quelli legati alla salute.

Anche la quarta sessione è stata imperniata sull’intervento di esperti esterni e sulle discussioni tra i partecipanti. L’obiettivo era quello di fornire loro degli strumenti adeguati per aiutarli ad assistere maggiormente i vari soggetti (definire le tossicodipendenze e le loro conseguenze comportamentali, stabilire un rapporto che possa essere utile per l’assistito...). È stato anche affrontato il tema della violenza domestica. Infine, il gruppo ha definito una bozza di piano d’azione per trattare le questioni discusse nel corso della formazione.

Si potranno ottenere maggiori informazioni sull’esperienza di Le Havre consultando la piattaforma di e-learning: modulo 2 “Lavorare con attori specifici”.

Se il vostro obiettivo è quello di trattare un problema concreto, quale una maggiore assistenza agli ex detenuti nella loro ricerca di un alloggio, avrete varie opzioni possibili. Potete organizzare una sessione di formazione su questo argomento, se l’insieme dei partecipanti è d’accordo e se sono state suggerite delle idee su come migliorare la situazione. Il gruppo, utilizzando metodi didattici, potrà determinare quali cambiamenti devono essere realizzati con assoluta priorità e le soluzioni pratiche che si possono trovare. Non è necessario un esperto esterno in questo caso, purché ci sia una persona in grado di dirigere la sessione e di guidare i partecipanti verso la soluzione del problema.

Un’altra eventuale situazione, che si potrebbe presentare una volta effettuata la diagnosi , potrebbe essere l’assenza di un consenso tra i partner sulla necessità di migliorare l’accesso all’alloggio, anche se questa è l’intenzione dimostrata dall’ente locale. Alcuni partner possono non ritenerla una priorità, oppure possono non avere nemmeno preso in considerazione la questione. In tale caso, è necessario un altro tipo di formazione. Anzitutto, potete per esempio illustrare la diagnosi che ha condotto alla conclusione che “occorre migliorare l’accesso all’alloggio”, poi potete esporre le soluzioni adottate in altre città, facendo un confronto con la situazione locale e lanciare un dibattito che possa condurre a un consenso sui primi passi da intraprendere per migliorare le possibilità di alloggio al momento della scarcerazione.

Se l’obiettivo generale è il rafforzamento delle capacità, sono possibili altre opzioni, quali, ad esempio, una serie di sessioni di informazione, con la presenza o meno di esperti esterni, completate da sessioni pratiche, al fine di verificare i metodi o gli approcci che vorreste mettere in atto nel vostro partenariato locale.

A parte il contenuto della formazione e le domande metodologiche nel corso della fase di sviluppo, non si dovrebbero sottovalutare gli aspetti pratici basilari, quali la data, la sede, i locali e le attrezzature, poiché hanno conseguenze rilevanti sulla qualità delle sessioni.

Fissare una data

Per numerose città partner del progetto FALPREV ci sono voluti circa quattro mesi per fissare una data per le sessioni di formazione, dal momento che si dovevano contattare individualmente i partecipanti, per trovare una data che potesse andare bene per tutti. In realtà, è meglio designare un coordinatore con una certa esperienza, incaricato di stabilire una data, in modo da essere certi che tutti possano partecipare.

Se non si riesce a trovare una data adatta per tutti i partecipanti, una possibilità potrà essere quella di inserire una sessione di formazione nell’ambito di una riunione già programmata, alla quale partecipa regolarmente il vostro gruppo target.

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19La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

� Göttingen

A Göttingen, i responsabili del programma di formazione hanno deciso di realizzare quattro diverse sessioni di un giorno ciascuna.

La seconda sessione si è svolta nel giorno in cui si celebra la giornata annuale della giustizia minorile nello Stato della Bassa Sassonia, generalmente dedicata a scambi tra i servizi di protezione giuridica per i minori della regione. La sessione era imperniata sull’analisi del livello di cooperazione tra i servizi di protezione giuridica a tutela dei minori e le ONG, in particolare per i giovani condannati a lavori di interesse generale come alternativa alla detenzione. Obiettivo della sessione era inoltre quello di discutere di un nuovo modello di accompagnamento e di assistenza rivolto ai giovani che sono stati arrestati e da poco rilasciati. Fulcro della sessione era la risposta alla domanda: “A chi spetta intervenire?” Sembra una domanda facile, ma la risposta non lo è, poiché ci sono varie tappe nel percorso di un giovane delinquente, dall’interno del carcere, all’esterno. Tale domanda ha condotto i partecipanti a discutere su come potrebbero operare meglio in partenariato.

Si possono ottenere maggiori informazioni sull’esperienza di Göttingen consultando la piattaforma di e-learning: modulo 3 “L’implementazione di azioni specifiche”.

Locali e attrezzature per la formazione

È importante non dimenticare che la riuscita di una sessione di formazione dipende anche dal clima che si è stati capaci di creare. Le persone hanno maggiore voglia di esprimersi e di partecipare se si prendono in considerazione certi fattori “soft”, quali la qualità della sede dell’incontro, il numero di pause e la ristorazione.

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21La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

IMPLEMENTAZIONE

L’implementazione significa che si possono ora mettere in pratica tutti i programmi sviluppati nel corso delle prime tre fasi. Si tenga presente, tuttavia, che è raro che le cose avvengano esattamente come erano state programmate. È pertanto necessario un certo livello di flessibilità da parte delle persone che impartiscono la formazione, cioè gli oratori e i facilitatori, per accertarsi che siano raggiunti gli obiettivi globali. Per illustrare questa fase, il miglior modo è quello di esaminare alcuni esempi delle sessioni di formazione realizzate dai partner del progetto FALPREV, come Belfast (Irlanda del Nord), e Torino (Italia). Si possono altresì trovare altri esempi sulla piattaforma web.

� Belfast

Al momento dell’implementazione della formazione a Belfast, la rete coordinata dalla NIACRO (l’Associazione dell’Irlanda del Nord per l’assistenza e il reinserimento degli autori di reato) stava creando il progetto RIO (reinserimento degli autori di reato), mirante a prevenire la recidiva presso giovani delinquenti recidivisti che vengono scarcerati senza un supporto normativo. Il progetto RIO intende massimizzare le risorse esistenti nelle carceri e nella collettività e accrescere e migliorare la cooperazione, in modo che tali servizi offrano un’assistenza più integrata e olistica ai detenuti. La rete di Belfast comprende 29 partner.

Sono state progettate e implementate cinque sessioni di formazione: quattro di esse erano finalizzate a una presentazione dettagliata dell’approccio seguito dal progetto RIO, e miravano a favorire gli scambi tra i partecipanti sul loro lavoro. L’ultima sessione ha permesso di sintetizzare le esperienze e di discutere delle tappe successive.

Nella prima sessione, sono stati esposte l’impostazione del progetto RIO, le sue motivazioni e le sue finalità. Obiettivo della sessione era incoraggiare i partecipanti ad impegnarsi in tale approccio. Pertanto, sono stati informati sul contributo che ciascuno poteva fornire al progetto RIO.

Nella seconda sessione, quattro oratori sono intervenuti per spiegare vari settori di attività. Un giudice distrettuale ha presentato il sistema giudiziario, indicando i vari tribunali incaricati di trattare i vari tipi di reato, la loro giurisdizione e le problematiche principali affrontate dalla maggior parte degli autori di reato. Il direttore regionale del servizio di libertà vigilata dell’Irlanda del Nord ha illustrato il ruolo di tale istituto e i casi e le modalità secondo le quali la libertà vigilata può essere utilizzata efficacemente. Tra gli altri, ha presentato un esempio di un rapporto preliminare alla condanna, redatto dopo il verdetto di colpevolezza, o dopo che l’imputato si è dichiarato colpevole, contenente una sintesi delle informazioni sui precedenti dell’imputato, per assistere il tribunale a stabilire la condanna da infliggere. Una funzionaria del Youth Diversion Scheme (programma finalizzato all’allontanamento dei giovani dalla criminalità) ha illustrato questo sistema istituito in Irlanda del Nord per evitare anzitutto che i giovani siano coinvolti in atti criminali. Ha esposto i numerosi problemi che devono affrontare i giovani nella società odierna e le difficoltà che incontrano a causa della mancanza di opportunità. Il quarto oratore ha presentato il National Appropriate Adult Scheme, programma messo in atto nel Regno Unito, che prevede un sostegno per giovani di età inferiore ai 17 anni, o per adulti mentalmente vulnerabili, al momento del loro arresto, da parte di personale adeguato o di volontari, per spiegare loro il significato dei termini legali, fornire consigli, contattare le famiglie e garantire che ricevano tutta l’assistenza cui hanno diritto.

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Bisogni Progettazione/Struttura

Intensificare l’impegno per l’approccio al case management (coordinamento e continuità dei servizi assistenziali) del partenariato RIO

Coinvolgere partner specifici

Comprendere maggiormente il ruolo e le responsabilità dei singoli partner

Quattro sessioni di formazione di mezza giornata ciascuna per introdurre l’approccio e conoscere meglio le attività dei vari partner

Una sessione finale per riassumere le esperienze e discutere delle tappe successive

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La terza sessione di formazione ha consistito nella visita di un carcere, con la presentazione e la spiegazione in loco dei vari servizi offerti ai detenuti, quali i programmi di sviluppo della responsabilità sociale e di sostegno per favorire il loro reinserimento dopo la scarcerazione.

La quarta sessione di formazione si è svolta presso l’Associazione NIACRO e ha visto anche la partecipazione di 13 membri di organizzazioni della società civile, di volontariato e pubbliche. È stato proiettato un film, che illustrava le attività sociali condotte dalla NIACRO a favore di bambini, giovani, detenuti, le loro famiglie e autori di reato. Tutte le organizzazioni che hanno partecipato alla sessione hanno presentato le loro attività, e la sessione si è conclusa con una discussione dell’insieme delle presentazioni.

La quinta sessione di formazione era dedicata al progetto RIO e mirava a determinare quanto è stato realizzato fino ad ora, le questioni comuni e i risultati del lavoro condotto con il gruppo di assistiti, nonché gli obiettivi per il prossimo futuro.

La formazione si proponeva l’obiettivo principale di consentire ai membri del partenariato locale di conoscersi meglio, come pure di comprendere maggiormente le attività, gli obblighi, i limiti e le motivazioni reciproche.

Il coordinatore del progetto ha in effetti fatto osservare che uno dei vantaggi principali della formazione è stato il fatto di permettere ai partner di sentirsi più vicini, favorendo quindi una più stretta cooperazione tra le varie organizzazioni coinvolte nel progetto.

� Torino

La formazione a Torino era stata predisposta allo scopo di aiutare a razionalizzare le spese e a migliorare l’efficacia delle attività condotte a livello locale nel contesto di maggiore incertezza determinato dalla grave crisi economica e dalla netta crescita della popolazione carceraria.

Gli obiettivi e le strutture delle sessioni di formazione (si veda più sopra, Capitolo III) erano i seguenti:

Il programma di formazione era intitolato “Applicare le tecniche di triage alle questioni sociali”. L’obiettivo ricercato era insegnare ai partecipanti a utilizzare al meglio le limitate risorse disponibili, selezionando i detenuti ammissibili ai programmi di sostegno, o perché si ritiene che siano quelli che ne hanno maggiormente bisogno, oppure perché dimostrano di avere un maggiore potenziale, che faciliterà la riuscita del loro reinserimento dopo la scarcerazione.

Hanno partecipato alle sessioni di formazione 40 persone, suddivise in due gruppi di 20 partecipanti ciascuno. (In considerazione del fatto che non sarebbe stato possibile gestire un gruppo di 40 persone, si è deciso di suddividerlo in due gruppi, agevolando in tal modo gli scambi, e contribuendo inoltre a migliorare lo spirito di squadra).

I partecipanti erano:

a. Educatori di due carceri b. Operatori sociali esterni c. Psicologi, psichiatri e altre figure professionali specializzate d. Ispettori della polizia penitenziaria e. Responsabile di zona

Per ciascun gruppo, sono state organizzate otto sessioni di mezza giornata. I due gruppi sono stati riuniti per la prima e l’ultima sessione.

La prima sessione è stata dedicata a una descrizione del contesto globale della recidiva in Europa, delle riduzioni delle risorse, del sovraffollamento delle carceri e del profilo della popolazione carceraria, oltre che degli obiettivi e delle varie fasi del progetto FALPREV. Ha permesso a tutti i partecipanti di presentarsi in occasione di una tavola rotonda, seguita da una discussione generale più particolarmente concentrata sui loro bisogni.

La seconda sessione è stata dedicata alla discussione delle misure di prevenzione alternative, nel corso della quale sono stati analizzati gli strumenti e le funzioni del

Bisogni Progettazione/Struttura

Comprendere meglio come favorire la cooperazione tra le organizzazioni attive all’interno e all’esterno del carcere.

Migliorare la gestione delle risorse, in un contesto di riduzione dei finanziamenti, di alto tasso di incarcerazione e di sovraffollamento delle carceri.

Una serie di otto sessioni di formazione di quattro ore ciascuna, rivolte a due gruppi di partecipanti. I due gruppi sono stati riuniti per la prima sessione introduttiva e per l’ultima sessione (conclusioni, sessione nº8).

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23La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

tribunale di sorveglianza. La sessione è stata animata da un ex giudice di sorveglianza, che ha spiegato i presupposti sociali e giuridici per le misure alternative all’incarcerazione.

La terza sessione era concentrata sull’esame della legge sugli stranieri vigente in Italia e sulle sue implicazioni per i detenuti stranieri. La sessione, animata da un avvocato esperto in materia di questioni giuridiche inerenti l’immigrazione, ha permesso di esaminare e di rispondere a questioni connesse con la scarcerazione di detenuti stranieri e il loro reinserimento nella vita della collettività del paese di origine dopo l’espulsione.

La quarta sessione è stata dedicata all’esame di politiche incisive per l’occupazione; era diretta da un funzionario del comune di Torino e da due operatori sociali incaricati del coordinamento dei programmi di collocamento lavorativo per detenuti.

La quinta sessione si è concentrata sul tema dell’alloggio, ed è stata coordinata da due funzionari del comune di Torino e dall’Agenzia territoriale per la casa della provincia di Torino. Sono stati discussi i fabbisogni degli ex detenuti appena scarcerati e le loro possibilità di trovare un alloggio.

La sesta sessione ha esaminato il tema delle malattie mentali e delle dipendenze. La formazione è stata affidata al direttore dell’unità psichiatrica del carcere, che ha presentato in particolare uno studio sui detenuti tossicodipendenti.

La settima sessione si è concentrata sulla formazione e l’istruzione degli adulti in generale, oltre che dei detenuti. Ha diretto i lavori un funzionario del dipartimento dell’istruzione degli adulti dell’Istituto regionale di ricerca educativa.

Nel corso dell’ottava e ultima sessione di formazione si è proceduto alla sintesi e alla valutazione delle sessioni precedenti. I partecipanti hanno esaminato come utilizzare le conoscenze acquisite grazie alla formazione nel loro lavoro quotidiano presso i detenuti, e come migliorare la cooperazione tra i vari attori e istituzioni coinvolti. Hanno suggerito idee per un piano d’azione utilizzando il metodo del brainstorming.

Il Presidente della Società Ricerche e Formazione, partner del progetto FALPREV, ha dichiarato: “Diventa difficile parlare di una formazione riuscita, in considerazione del peggioramento della situazione. Gli operatori responsabili hanno l’impressione di avere sempre più compiti da svolgere, ma con meno risorse a loro disposizione. Ciò nonostante, i partecipanti hanno imparato come affrontare questa situazione e come garantire la qualità dell’assistenza che forniscono ai detenuti che usufruiscono del programma di prevenzione della recidiva.”

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25La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

VALUTAZIONE

La fase di valutazione è una parte essenziale dell’intero processo. È importante ottenere il feedback dei partecipanti sulle seguenti questioni:

t Che cosa hanno imparato dalla formazione? t Corrispondeva alle loro aspettative? t Che cosa si potrebbe migliorare?

Non è indispensabile ricorrere ai servizi di un consulente esterno, ma occorre definire un metodo strutturato per ottenere la restituzione da parte dei partecipanti, seguendo le diverse fasi precedenti del modello ADDIE. Sarete pertanto in grado di valutare se sono state prese buone decisioni a ciascuna tappa, e quali sono gli elementi da modificare per migliorare il programma di formazione.

Esistono numerosi metodi per procedere alla valutazione. Ve ne presentiamo brevemente quattro:

− Un questionario per il feedback − Il metodo lampo (“Flashlight”) − Il pannello della valutazione (“Evaluation

Gallery”) − Il poster delle aspettative (“Expectation

Poster”)

Il questionario per il feedback rappresenta uno dei metodi più diffusi e utilizzati. Alla fine della sessione di formazione, ogni partecipante risponde in maniera anonima a un questionario. Gli viene chiesto di dare la sua valutazione sui contenuti, gli elementi didattici, l’organizzazione e la gestione del tempo, utilizzando una classifica che va da “estremamente soddisfatto” a “per niente soddisfatto”. I partecipanti possono inoltre aggiungere brevi commenti e suggerimenti. Il metodo consente d’altra parte al coordinatore di disporre di un feedback scritto. Il vantaggio è costituito dal fatto che ogni partecipante risponde in modo individuale, senza conoscere quanto diranno gli altri. Lo svantaggio di questo metodo è però quello di non permettere di avere una discussione di gruppo.

Il metodo lampo (flashlight) cerca di ovviare a tale svantaggio, essendo un sistema di discussione aperta che consente a ciascuno di conoscere la restituzione degli altri. Ogni partecipante dispone di un minuto al massimo per indicare le proprie impressioni sulla sessione di formazione.

t Ha avuto l’impressione che valesse la pena di partecipare?

t Quale è stata la parte della sessione che ritiene la migliore?

t E quale la peggiore? t Che cosa potrebbe essere migliorato?

Il vantaggio di questo metodo è quello di consentire a tutti i partecipanti di fare conoscere la propria valutazione all’interno del gruppo. L’aspetto negativo è il fatto che vari partecipanti possono esprimere gli stessi commenti, per cui la sessione rischia di essere ripetitiva. Senza dimenticare che i primi a rispondere potrebbero influenzare gli altri. Per esempio, se i primi dicono di essere soddisfatti, gli altri potrebbero non avere più voglia di esprimere dei commenti negativi.

Il pannello della valutazione è un altro metodo aperto che permette a ciascun partecipante di conoscere il feedback degli altri. Il facilitatore o l’organismo che ha ospitato la sessione deve preparare un pannello o tabellone con alcune domande o simboli, del tipo:

t Che cosa porterò a casa da questa sessione? (esperienze, conoscenze, nuova rete di partner). Il simbolo è una valigia

t Che cosa voglio lasciare qui (cattive esperienze, aspettative non soddisfatte). Il simbolo è un cestino per la carta straccia

t Che cosa mi è piaciuto di più? t Che cosa mi è piaciuto di meno? t Che cosa altro desidero aggiungere?

Ogni partecipante scrive i propri commenti su dei cartellini che sono poi affissi con puntine sul tabellone e possono essere letti da tutto il gruppo. Occorre tenere presente che questo metodo molto valido richiede un poco più di tempo rispetto a quelli precedentemente citati.

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Il poster delle aspettative è il metodo più completo tra i quattro presentati. La valutazione comincia fin dall’inizio della formazione. Ogni partecipante deve scrivere su dei cartellini i propri commenti sui seguenti aspetti:

− Questa sessione di formazione sarà riuscita se... (parte A)

− Questa sessione di formazione non sarà riuscita se... (parte B)

I cartellini sono affissi su un tabellone nella sala di riunione dove si svolge la formazione. Alla fine della sessione, sono utilizzati come punto di partenza per il feedback e la valutazione. Il facilitatore passa in rassegna i cartellini e chiede al gruppo se le condizioni indicate nella parte A sono state soddisfatte oppure no. In funzione delle risposte, passa poi alla parte B. Se tutte le condizioni sono riunite nella parte A, non è evidentemente necessario esaminare la parte B.

Sono disponibili altri metodi di valutazione, e potrete scegliere quelli che preferite, sapendo che l’essenziale è ottenere una valutazione e un feedback. In considerazione del fatto che la formazione sui partenariati locali per prevenire la recidiva dovrebbe essere un processo continuo, dovrete sempre programmare nuove sessioni di formazione; ciò significa che avrete sempre bisogno di una valutazione, indipendentemente dal tema sul quale vi sarete concentrati e dalla programmazione o struttura che avrete scelto per il vostro programma, al fine di rispondere nel miglior modo possibile alle aspettative del vostro gruppo target.

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27La prevenzione della recidiva: toolkit per la formazione degli attori locali

Conclusioni

Dopo le tappe di diagnosi, sviluppo, progettazione, implementazione e valutazione, si potrebbero aggiungere altri due punti rilevanti, che sono la diffusione e la continuità, per rendere completo questo modello. La diffusione dei risultati è sempre un elemento importante delle politiche locali, poiché mostra ai cittadini, in quanto contribuenti ed elettori, gli sforzi intrapresi per ottenere una società più coesa e per migliorare la loro sicurezza. Il fatto di spiegare al vasto pubblico in che modo delle sessioni di formazione che stimolano il lavoro in partenariato e la realizzazione di attività mirate possono andare a vantaggio dell’intera collettività può tavolta rappresentare una sfida, soprattutto sul tema della riabilitazione degli ex detenuti, per il quale si devono ancora superare molti pregiudizi.

La diffusione dei risultati rappresenta inoltre il primo passo per garantire la continuità del vostro lavoro. Se i partner constatano che tale lavoro è promosso ed è considerato positivamente dai cittadini, saranno incoraggiati e motivati a proseguirlo.

La continuità potrà anche essere garantita se si troveranno mezzi diversificati per disporre di risorse finanziarie ed umane. Ecco alcuni esempi:

− A Belfast, grazie al sostegno dei promotori, il sistema di giustizia penale nell’Irlanda del Nord sta attualmente prendendo in esame la possibilità di stanziare un finanziamento ordinario per sostenere il futuro sviluppo del progetto RIO.

− A Brasov, con l’appoggio di un dirigente locale, che è anche un deputato, è in discussione una proposta di legge comunale che sottolinea la necessità del lavoro in partenariato per creare maggiori rapporti tra il carcere e le autorità locali.

− A Göttingen, il programma di formazione ha portato a un progetto di accompagnamento al reinserimento, che prevede la presenza di volontari, ossia di studenti universitari disposti a fornire un orientamento personalizzato ad ex detenuti scarcerati nei pressi della città. Dopo un’esperienza pilota riuscita di tale idea, l’iniziativa sarà proseguita e sviluppata nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

− A Le Havre, due attività sviluppate in occasione delle sessioni di formazione e riguardanti questioni sanitarie e relative all’alloggio si sono generalizzate e ricevono il sostegno finanziario del comune e di un programma gestito da un organismo nazionale francese.

− A Torino, dopo una fase pilota sperimentale, l’approccio secondo il modello del triage è diventato la pratica di selezione normale nel carcere. Il programma di formazione e l’approccio organizzativo innovativo utilizzato per la prima volta nel corso del progetto sono stati fatti conoscere e diffusi durante le sessioni nazionali di formazione svoltesi a Roma.

− A Valencia, il programma di formazione è stato comunicato alla stampa locale e in ambito universitario ed è stato adattato per essere inserito in una più vasta piattaforma di e-learning per le forze di polizia locali, che sarà a loro disposizione in un prossimo futuro.

Come lo si è potuto constatare in questa pubblicazione, esistono numerosi metodi per predisporre sessioni formative per gli attori locali sul tema della prevenzione della recidiva. Gli esempi che abbiamo raccolto a conclusione del nostro progetto si riferiscono ad ambiti, realtà, contesti locali diversi, ma ci hanno permesso di proporre un metodo comune, che ci auguriamo potrà essere utilizzato come quadro di riferimento. A parte questo metodo comune, speriamo inoltre che i decisori politici locali nelle città europee saranno convinti dell’efficacia del lavoro in partenariato e dell’importanza di istituire delle sessioni di formazione per gli attori locali nel campo del reinserimento e della riabilitazione degli ex detenuti, al fine di contribuire a prevenire la recidiva.

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