La Gazzetta - Il Giornalino della Scuola elementare e media del Cottolengo - Giugno 2014

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la Gazzetta NOTIZIE DALLA REDAZIONE Sponsor la G azzetta IL GIORNALINO della SCUOLA ELEMENTARE E MEDIA DEL COTTOLENGO Anno V - N. 4 - giugno 2014 - COPIA OMAGGIO Scuola S. Giuseppe Cottolengo Primaria Paritaria e Secondaria di I grado Via Cottolengo 14 -10152 Torino Con il patrocinio della La scuola che NON fa la differenza Ho un amico autista. Quale linea segue? Quella della vita! Ho un amico autista. Quale linea segue? Quella della vita!

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laGazzettaNOTIZIE DALLA REDAZIONE

Sponsor

laGazzettaIL GIORNALINO della SCUOLA ELEMENTARE E MEDIA DEL COTTOLENGO

Anno V - N. 4 - giugno 2014 - COPIA OMAGGIO

Scuola S. Giuseppe CottolengoPrimaria Paritaria e

Secondaria di I gradoVia Cottolengo 14 -10152 Torino

Con il patrocinio della

La scuola che NON fa la differenza

Ho un amico autista. Qualelinea segue?Quella della vita!

Ho un amico autista. Qualelinea segue?Quella della vita!

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l’editoriale

laGazzetta

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DALLA REDAZIONE

Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questamagnifica esperienza di piccoli giornali-sti. Il treno è arrivato al capolinea e noi

dobbiamo scendere per prendere una coinci-denza, un altro treno, carico di esperienze(speriamo entusiasmanti come quelle vissutefinora) che ci porterà in altre stazioni, lontanoverso una nuova scuola, verso il futuro, versola vita. Noi saliremo su quel treno un po’ tristiper tutte le persone care che lasciamo, ma conle valige cariche di ricordi belli e tra questi unposto speciale lo occuperà il nostro giornalino“La Gazzetta” che sarà anche un magnificoportafortuna. E chissà, qualcuno di noi po-trebbe diventare da grande un famoso giorna-lista e ricordando, in una intervista, la suaprima esperienza di scrittore potrebbe dire:

“La prima volta nella mia vita che ho scrittoper un giornale è stato per “La Gazzetta”, ilgiornalino della scuola Cottolengo. Noi ce loauguriamo. Pertanto vogliamo ringraziaretutte le persone care che ci hanno aiutato nelnostro bellissimo cammino scolastico: il no-stro Direttore, i nostri insegnanti che ci hannoguidato con affetto per la realizzazione della“La Gazzetta”, il personale della scuola cheha sopportato con pazienza le nostre mara-chelle senza delle quali non avremmo potutofare tante magnifiche esperienze didattiche.GRAZIE A TUTTI!!

Buone Vacanze!

Siamo arrivati…Grazie Scuola Cottolengo!

Ormai è ora, ci siamo! Anche que-st’anno la scuola va a terminare. Cer-tamente il pensiero va a tutte le

sorprese che le vacanze ci possono portare,al meritato riposo, ai tanti giochi che po-tranno essere di compagnia in questi mesima anche alle prime emozioni e simpatie chesi rincorreranno sotto il sole estivo. E lascuola? Beh la scuola non vuole essere soloun ricordo ma un modo di affrontare la vita,un pensiero, uno stile che certamente tuttivoi saprete portare avanti facendo atten-zione non solo a riposare e divertirvi ma

avendo il vostro occhio attento magari allasignora attempata che porta una borsa pe-sante o al bimbo meno fortunato che sullaspiaggia gioca da solo e che con due minutidi nostra compagnia sarà il più felice delmondo. Insomma W le vacanze e W tuttinoi perché dopo un anno davvero positivopossiamo avere meritato riposo e di uno stiledi vita che giorno dopo giorno anche se di-mentichiamo qualche frazione o qualchefrase di storia non ci fa dimenticare di esseregenerosi con chi ha avuto meno di. Noi!Buone vacanze!

Billyspaccaossa

Buone Vacanze!

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laGazzettaDALLA REDAZIONE

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Quando entri in classe, non sei da sola, ti accompagnal’aria frizzante della primavera.

Suor Claudia è la nostra maestra, ma èanche una suora che come tutte le suoreha deciso di dedicare la sua vita a Gesù,

ai poveri e ai bambini. È l’unica maestra cheabbiamo dal nostro primo giorno di scuola,mentre gli altri maestri sono cambiati. Si vedesubito dal suo carattere che è molto vicino aGesù, ci parla di lui in modo simpatico e al-legro e nello stesso modo lei cerca di inse-gnarci le sue materie: italiano, storia, arte eimmagine. Quando ci comportiamo male, cisgrida, ma poi le torna il sorriso e, di solito,dice che quando ci comportiamo male ècome se piantassimo un seme del male chepoi cresce, cresce, cresce finché non crescepure il male; la stessa cosa però accadequando ci comportiamo bene e per questonoi cerchiamo sempre di piantare “un semedel bene”. Mi ricordo anche che quando era-vamo in prima e in seconda ci spiegava sem-pre tutto in modo divertente per farci capiremeglio le cose.

di Edrin Rokaj

Esercitate la carità, esercitatela con entusiasmo: non fatevi chiamare

due volte, siate solleciti. Interrompete qualsiasi occupazione,

anche santissima e volate in aiutodei poveri.

Cos’è la carità? Quando parliamo di ca-rità, intendiamo aiutare gli altri, soprat-tutto i più bisognosi. Se troviamo

qual cuno che ha bisogno di mangiare, dibere, ha bisogno di soldi, noi gli diamo cibo,gli diamo acqua, gli diamo dei soldi. In con-creto ci prendiamo cura di lui come il Cotto-lengo ha fatto con i più poveri. Credo chetutti sappiamo la sua storia: Giuseppe Cotto-lengo vide la morte di Maria Gonnè e il fi-glio che stava per partorire e da allora decisedi occuparsi dei bisognosi. Ora il Cottolengoè un esempio per tutti noi di carità e impegnocostante nell’aiutare il prossimo. La carità èvolontariato e misericordia, per i Cristiani èuna delle tre virtù con la quale gli uominisi uniscono a Dio e tra di loro attraverso Dio,è un sentimento umano di amore incondizio-nato per qualcun altro verso il quale por-giamo la nostra mano. “Caritas Christi urgetnos “: l’amore di Cristo ci sprona!

di Giulia Piana

SUOR CLAUDIALA NOSTRA MAESTRASUOR CLAUDIALA NOSTRA MAESTRA

LA CARITÀLA CARITÀ

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DALLA REDAZIONElaGazzetta

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VISITAal Salone del

LIBROdelle Classi Quinte

Il Salone del Libro di Torino è tornato adaprire i battenti per l’edizione 2014. Ancorauna volta l’ambiente è quella del Lingotto,

che per 5 giorni è centro in ter nazionale delmondo della lettura. Il Salone del Libro è anchee soprattutto questo: un piacevole sguardo alpassato, un interessato sguardo al presente e unprofetico sguardo al futuro: un ponte necessa-rio, in una fase di transizione, per capire dovestia andando la lettura e dove stiano andando,soprattutto, i lettori.

VISITAal Salone del

LIBRO

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La Scuola Cottolengo non cambia solo le macchinette del caffè, il progetto Cot-tolengo-Lavazza cambia il modo di concepire la distribuzione automatica al-l’interno della Piccola Casa. Acquistando i prodotti dai nostri distributori

automatici, partecipi direttamente alla realizzazione di una scuola-lavoro che coin-volge i ragazzi disabili. L’obiettivo è quello di formarli per dar loro la possibilitàd’inserirsi nel mondo lavorativo del Vending con professionalità ed esperienza,individuando e mettendo a frutto le loro abilità. La qualità dei prodotti Lavazza,la preparazione dei tecnici Generai Vending e il nostro impegno possono offrireun’opportunità lavorativa ai ragazzi che abbiamo avuto la fortuna di accoglierenella nostra scuola.

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DALLA REDAZIONElaGazzetta

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La disabilità non è una coraggiosa lottao “il coraggio di affrontare le avversità”. La disabilità è un’arte.È un modo ingegnoso di vivere.

Solo una piccola parte di ciò che viviamo è vita; tutto il resto è tempo.

Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.Insegnerai a sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.Insegnerai a vivere, ma non vivranno la Tua Vita.Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita, rimarrà per semprel’impronta dell’insegnamento ricevuto.

La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia ilmondo.

Il tuo atteggiamento può superare ogni singolo ostacolo.

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GRAZIEper il vostroSORRISO

GRAZIEper il vostroSORRISO

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Non è meraviglioso pensare a tutte le cose che ci sono da scoprire? Mi fa sentire felice di essere vivo, il mondo è così interessante. Non lo sarebbe altrettanto se conoscessimo tutto, non ci sarebbe più spazio per la fantasia.

Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi, è da sempre così e così sarà per sempre.

La regola d’oro del comportamento è la tolleranza reciproca, perché noi non penseremo mai tutti allo stessomodo ma non vederemo altro che una parte della verità, e da differenti punti di vista.

Ho un amico autista. Quale linea segue? Quella della vita!

La grandezza dei tuoi pensieri determina la grandezza dei tuoi risultati.

La parola segreta che ogni vincitore conosce si chiama A-V-A-N-T-I. Ogni volta che qualcuno ti disprezza o dice qualcosa che non vuoi sentire basta dire: “Avanti”.

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Ogni persona nasce con il potenziale necessario a fare della propria vita una grande Opera. Eppure solo poche persone ci riescono. Perché?

““

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L’unico modo per fare un ottimolavoro è amare quello che fai. Se non hai ancora trovato ciòche fa per te, continua a cercare.

Quando ero bambino, venivo a scuolaqui al Cottolengo e devo dire, per quelche mi ricordo, che all’epoca l’am-

biente della scuola era assai diverso dallascuola di oggi, infatti devo ammettere chevivere la scuola Cottolengo oggi è comple-tamente diverso rispetto a tanti fa quantoero io l’allievo. Quando ero allievo della scuola Cottolengo,ormai quindici anni fa, la scuola era moltopiù piccola, c’erano solo cinque classi alle ele-mentari, non c’erano i laboratori, c’eranomolti meno bambini con disabilità rispetto aoggi e c’erano già don Lele e don Andreaanche se non erano ancora diventati “don” efacevano gli educatori, quello che faccio iooggi. Quando tre anni fa ritornai qui allascuola Cottolengo per l’anno di servizio ci-vile, trovai un ambiente completamentenuovo, riformato, più colorato, più vivace epiù gioioso, senza contare il numero di al-

lievi aumentato, accompagnato da una lungaserie di attività, laboratori e attrezzature inpiù ma ciò che ho percepito maggiormenteè stata la sensibilità di vivere l’ambiente e laquotidianità della scuola, tra i bambini maanche tra gli insegnanti e gli educatori, cosache quindici anni fa non è che non ci fossema si sentiva molto meno... forse anche peril fatto che i compagni di classe con disabi-lità erano molto pochi rispetto ad oggi.Quando venivo a scuola qui al Cottolengo,ero un bambino vivace e spesso mi capitavadi essere sgridato dalla mia maestra, suorGiuseppina, e anche di finire nell’ufficio delpreside, don Carmine... poi un giorno, sceglidi andare a fare il servizio civile alla scuolaCottolengo e ritrovi un ambiente, lasciatoanni fa, completamente diverso da come telo ricordavi, al punto che non vorresti piùandartene via. Strana la vita!

Ario Corapi

La Scuola Cottolengo

IERI E OGGI...Da Allievo a Educatore

La Scuola Cottolengo

IERI E OGGI...Da Allievo a Educatore

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“I più grandi ballerini non sonograndi per il loro livello tecnico,sono grandi per la loro passione.”

Martedì scorso, subito dopo finita lascuola, si è tenuto presso il teatro dellascuola Cottolengo il saggio annuale dei

bambini e delle bambine della compagnia diballo GiuCo della scuola a cui compagni diclasse, insegnanti, genitori e amici hannoavuto il piacere di assistere. È stata un’occa-sione unica ed emozionante, per i bambinima soprattutto per il pubblico in platea cheha avuto modo di apprezzare questo spetta-colo e di vedere i giovani ballerini della com-pagnia raccogliere e mettere in mostra

quanto seminato nel corso dell’anno scola-stico durante il laboratorio pomeridiano,tutto ovviamente grazie all’aiuto e alla dedi-zione della maestra di ballo della compagnia:Elisa e tanti volontari.Il tema del saggio di quest’anno è stato il“viaggio in giro per il mondo” e il gruppo diballerini è stato diviso in gruppi, l’underotto per i bimbi di prima e seconda elemen-tare e gli over otto per i ragazzini dalla terzaelementare in poi. Ogni gruppo si è esibitopiù volte e per ogni esibizione una danza perogni nazione diversa, dai balli caraibici al la-tino-americano fino all’electro-pop svedesepassando per il sirtaki greco, un’occasioneanche per conoscere i vari angoli del mondoin tutte le sue caratteristiche e le sue diver-sità, specialmente per chi non ha l’opportu-nità di viaggiare.Una delle tante occasioni della scuola Cot-tolengo e della sua comunità per poter fareaggregazione e stare insieme condividendomomenti, gioie, fatiche, diversità e diverti-menti.... tutti insieme nel segno dello spiritocottolenghino!

La Redazione

Piccoli ballerini CRESCONOal Cottolengo

Piccoli ballerini CRESCONOal Cottolengo

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di Stefano Casafina

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Questo è il mio quartiere,questa è la mia strada,

questa è la mia vita.

I l quartiere in cui vivo si chiama Aurora,si trova tra Porta Palazzo e Barriera diMilano. È un quartiere molto vivo, in

cui ci sono scuole, piscine, biblioteche e par-chi in cui poter giocare. Uno degli aspettipiù belli è che il mio quartiere è multi- etnico, cioè ci abitano persone di diversenazionalità. Io trovo molto divertente impa-rare giochi e parole nuove, e spesso vado acasa dei miei amici stranieri e le loro mammemi offrono per merenda dolci tipici dei loropaesi lontani. Spero di vivere per tutta la vitain questo quartiere!

C aro albero, mi affaccio alla finesMi affaccio alla finestra della mia aulae ti vedo solo e triste e allora penso:

“Ah, se potessi parlarmi chissà quante cose midiresti, come ti senti, se sei felice di stare inquel posto tra tante macchine, se ti senti soloe se qualcuno ti maltratta, chissà forse ti potreiaiutare, soprattutto mi piacerebbe sentire comeè cambiato il mondo, la gente, durante la tualunga vita. Hai visto passare tantissimi bam-bini che sono cresciuti e diventati genitori cheora accompagnano i loro figli a scuola. Chissàquanti uccellini hanno fatto il loro nido fra latua chioma maestosa. Non potrò mai saperequanti anni hai perché non vorrei mai che ta-gliassero il tuo tronco rugoso. Vedo sempre letue foglie per terra che danno l’impressione dilacrime cadute e vorrei starti un poco vicino econsolarti per questo. Ti guardo sempre dallafinestra e mi piacerebbe che accanto a te ci fos-sero tanti alberi e un prato verde, pieno di fio-rellini colorati. Ciao.

IL MIO QUARTIEREIL MIO QUARTIERE

CARO ALBEROCARO ALBEROdi Alexandra Chiribau

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laGazzetta

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DALLA REDAZIONE

Impara tutto sulla musicae sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona ciò che la tua anima detta.

Cari amici, oggi sono qui per parlarvi diquella che ormai è diventata la mia pas-sione, cioè suonare la batteria. Si, è di-

ventata la mia passione e tutte le volte cheposso vado nella mia cameretta e la suono,la mia è una batteria elettronica dove si puòcontrollare il suono in modo da non distur-bare i vicini. Ora sto anche frequentando uncorso per imparare a suonare la batteria. Ilgruppo musicale che mi piace di più sono iQueen e la mia canzone preferita è We willrock you perchè mi permette di caricarmi edi essere allegro per tutta la giornata. Con-siglio a tutti i miei amici di imparare a suo-nare uno strumento musicale perchè lamusica è molto importante e mi aiuta ad es-sere forte. Ciao a tutti!

Oggi vi voglio parlare delle lingue delmondo, io personalmente so parlaredue lingue, lo spagnolo e l’italiano.

Quando ero piccola mio papà mi parlava soloin spagnolo e ascoltandolo l’ho imparato,anche quando sono stata in Ecuador per unpo’ di tempo con il mio papà ricordo che sa-pevo parlare lo spagnolo ma non lo sapevoscrivere. È bello saper parlare altre lingueperché penso che sia qualcosa in più nellavita e se un giorno dovessi andare a studiarein un altro paese questa seconda lingua po-trebbe tornarmi molto utile. Penso che oggisia molto utile saper parlare tante lingue per-ché in ogni parte del mondo ci possono es-sere persone provenienti da tanti paesidi versi. Per esempio, nel mio palazzo ci sonotante famiglie che parlano lingue diverse... gliindiani che parlano indù, i nigeriani che par-lano inglese, i marocchini che parlano inarabo, i cinesi, i romeni... e quando sentoqueste persone parlare nelle loro lingue hocome l’impressione di viaggiare e conoscerei loro paesi di origine, insomma di girare peril mondo.

di Giorgia Torres Espinoza

CHE BELLA LA MUSICA, CHE BELLO SUONARE!

CHE BELLA LA MUSICA, CHE BELLO SUONARE!

IL BELLO del parlare

due LINGUE

IL BELLO del parlare

due LINGUE

di Stefano Strabone

alunno di 2a elementare sez. B

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DALLA REDAZIONElaGazzetta

di Stefania Chiribau

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Mi era stato detto che l’addomesticamento con i gatti

è molto difficile. Non è vero. Il mio mi ha addomesticato

in un paio di giorni.

Eccoci di nuovo, vi racconto un po’ delmio nuovo gattino Capuccino. Qualchemese fa mio papà, passeggiando per

strada, vide un piccolo gattino abbandonatoe così decise di portarlo a casa nostra. Al-l’inizio era spaventato ma ormai si è già abi-tuato a noi e noi a lui.Sembra un piccolo batuffolo di cotone, ètutto bianco ma le sue orecchie e la sua codasono di color marroncino e proprio per que-sto lo abbiamo chiamato Cappuccino. Lasua coda ha anche delle strisce, i suoi occhisono blu, lui è molto tenero e anche gioche-rellone. Certe volte si nasconde sotto i lettie si diverte a farsi rincorrere. Mi diverto unsacco con lui e per me è una bellissima com-pagnia anche perché non mi era mai capi-tato di avere un gatto.

Se non studio un giorno la matematica, me ne accorgo io.Se non la studio due giorni, se ne accorge il professore.

Vi sembrerà strano come titolo, ma ècosì. Un giorno tornai a casa dicendoalla mia mamma che avevo preso un’in-

sufficienza di matematica, mamma non eraarrabbiata ma aveva tutte le intenzioni difarmi recuperare l’insufficienza ed io anche.Proprio la stessa sera avevo voglia di unafetta di pane e nutella, lo stavo pensando adalta voce e così la mia mamma intervenne di-cendomi: “Senti un po’, sbaglio o hai presoun brutto voto di matematica? Vieni qua,altro che pane e nutella.... ti do pane e mate-matica!”. Così, giorno per giorno, la miamedia di matematica iniziò a salire, le mieconoscenze anche e così recuperai l’insuffi-cienza. Questa è la mia storia di pane e ma-tematica. Alla prossima.

PANE E MATEMATICAPANE E MATEMATICA

CAPPUCCINOCAPPUCCINO

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laGazzettaDALLA REDAZIONE

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delle classi prime e seconde, che hanno vinto un premio organizzato dal Museo Nazionaledella pasta, fondazione Agnesi

“La pasta è un dono”

All’inizio di quest’anno scolastico, in-sieme alle “classi prima”, abbiamopreparato dei lavori per partecipare a

un concorso sul cibo. Il nostro lavoro èpiaciuto tanto e siamo arrivati secondi, tratutte le scuole d’Italia! Benedetto ed io siamo stati scelti per rap-presentare la scuola alla premiazione, chesi è svolta a Roma il 21 marzo. Abbiamoviaggiato in aereo, accompagnati dallamaestra Stefania e dal maestro Giuseppe.Io ero molto emozionata perché non avevomai viaggiato in aereo. A Roma ci aspet-tava Don Andrea, che ci ha accompagnatia ritirare il premio e dopo abbiamo fattouna lunghissima passeggiata per Roma, eho avuto la possibilità di vedere tutti queibei posti e monumenti che avevo visto soloin TV. La giornata è stata lunga e intensa,ma molto bella. Durante il viaggio di ri-torno guardavo sempre fuori dal finestrinoe le luci, al buio, sembravano dei disegni.

Marta Rampin, classe II

2) premio: Trofeo in argentoI Classe Sez. B e II Classe Sez. A

Disegno: “La pasta è un dono”Scuola Primaria Paritaria “Cottolengo”TorinoReferenti:Rettore: Don Andrea Bonsignori,Ins. Giacomo Giuseppe Grosso,Ins. Stefania Pedrotto, Ins. Teresa MancinoAlunno Benedetto Salanitro, Alunna Marta Rampin

Viaggio a RomaViaggio a Roma

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lengo invitava asvolgere questamissione conentu siasmo: af-fermò un testi-mone che “il servodi Dio soleva rac-

comandare alle suore di esercitare la carità con en-tusiasmo”. Per il santo Cottolengo i ricoverati“formavano la sua delizia” e “faceva festa” quandosi presentavano a bussare alla sua carità “i cenciosie i deformi” ed esigeva che nella Piccola Casa airicoverati si portassero “stima e rispetto”; per luiogni persona era preziosa. Egli invitava a servirei poveri anche con dolcezza, diceva: “La nostracarità deve essere condita con tanta buona grazia,e di belle maniere”. Inoltre è importante notarecome a san Giuseppe Cottolengo stessero a cuoreil curare non solo i bisogni del corpo ma anchequelli dell’anima; egli diceva: “La Piccola casa èstata stabilita e si mantiene non solamente per sov-venire i bisogni del corpo, ma più particolarmentequelli dell’anima”, “Non basta servire i poveri neimali del corpo, bisogna ancora e specialmente ser-virli in quelli dell’anima, perché molte volte le af-flizioni che essi provano nel cuore, sono più gravidi quelle che provano nel corpo”. Queste ultimeaffermazioni indicano la specificità cristiana delservizio cottolenghino, che mira alla cura globaledella persona, in tutte le sue dimensioni (umanee spirituali). Per questo il Cottolengo da subitoistituì un’attività di catechesi, che continua ancheai nostri giorni. Grande era quindi la carità di sanGiuseppe Cottolengo, una carità alimentata dallafede che lo spinse a creare la Piccola Casa dellaDivina Provvidenza per soccorrere tutte le situa-zioni di bisogno che il Signore gli metteva sul suocammino. Sia questo “campione della carità” (cosìlo chiamò Papa Benedetto XVI durante la sua vi-sita alla Piccola Casa) un esempio e uno sproneper ognuno di noi.

Don Emanuele Lampugnani

DALLA REDAZIONElaGazzetta

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Quando si pensa a San Giuseppe Cotto-lengo, la mente è inevitabilmente por-tata a immaginare la sua grande carità

verso le persone bisognose (ammalati, po-veri, disabili ecc.). Per cogliere la fonte dacui egli trovava forza e motivazioni per vi-vere questo valore, è fondamentale partireda una frase di san Paolo: “Caritas Chistiurget nos” (la carità di Cristo ci spinge): era,infatti, l’amore di Dio l’origine e il sostegnodell’amore che il Santo Cottolengo avevaverso i poveri; per questo si deve affermareche ciò che maggiormente lo spingeva a ser-vire le persone bisognose era la convinzioneche “nella persona dei poveri c’è Gesù”. Per-ciò a sé e alle suore, ricordando la frase diGesù “ogni volta che fate queste cose a uno diquesti miei fratelli più piccoli, l’avete fatta ame”, ripeteva spesso: “I poveri sono Gesù”,“nella persona degli ammalati bisogna scor-gere Gesù”. Talmente forte era nel Cotto-lengo questa convinzione, che invitavacoloro che assistevano i bisognosi, ad avereverso di loro un vero e proprio atteggia-mento religioso, come dimostra questo suobellissimo detto: “Se voi pensaste e compren-deste bene qual personaggio rappresentano ipoveri, di continuo li servireste in ginocchio”.Inoltre il santo poneva l’accento spesso cheessere inviati a servire i poveri era un privi-legio particolare di Dio; egli, infatti, dicevache “ognuno doveva sentirsi come onorato efavorito di grazie speciali della Divina Provvi-denza”. Ed è anche per questo che il Cotto-

L’ANGOLO DEL

SANTO COTTOLENGO

La carità di san GiuseppeCOTTOLENGO

La carità disan GiuseppeCOTTOLENGO

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laGazzettaDALLA REDAZIONE

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Piccola Casa della Divina Provvidenza, monastero cottolenghino San Giuseppe

Le suore di clausura sono delle suore che hanno scelto di dedicare la loro vita alla pre-ghiera. Vivono dentro un convento e non possono uscire, possono parlare e vedere altrepersone ma solo da dietro la grata del convento. La giornata della comunità di via Cot-

tolengo 14 è semplice: alterna la preghiera all’umile lavoro quotidiano. «Nel silenzio e nellasolitudine – spiegano le monache – desideriamo tenere vivo, nella famiglia cottolenghina, l’inin-terrotto dialogo con Dio che il Cottolengo chiamava ‘lode perenne’. Aperte ai dolori e alle fatichedell’uomo e della società, siamo voce di ogni fratello e sorella, soprattutto dei più poveri, presso

il Signore mettendo in questo la nostra vita a totale servizio degli altri.La lode è il nostro principale lavoro... a Dio vogliamo offrirlo nella gioiae nel totale abbandono alla Divina Provvidenza, come voleva il Cotto-lengo, nostro padre fondatore». Nella piccola foresteria del monasterosi dà ospitalità a chi desidera vivere giorni di ritiro. In parlatorio ven-gono accolti i gruppi che, visitando la Piccola Casa, desiderano un in-contro con le religiose. La cappella è sempre aperta a chi desiderapregare. Alle giovani che desiderano compiere un cammino di sceltavocazionale, si offre la possibilità di un accompagnamento, e l’even-tuale ospitalità per esperienze di vita e di preghiera. Grazie per le vo-stre preghiere.

L’ultimo giorno di scuola per la maggior partedei bambini è un giorno bellissimo, unodei più belli forse dopo il Natale e il com-

pleanno! Per altri è un giorno triste, perché cisi separa dagli amici, specie dopo la quinta.Per me è un po’ triste, ma sono anche con-tento perché poi vado dai miei nonni in Al-bania e ritrovo lì tutti i miei amici albanesi.Vado in un posto molto tranquillo, dove hola possibilità di giocare per strada fino atardi. I giochi che facciamo alla fine sonoquasi uguali a quelli che facciamo in Italia,quindi il divertimento è lo stesso in tutto ilmondo. Mi mancano un po’ i genitori, per-ché loro restano in Italia a lavorare e vengono sol-tanto in Albania per tre settimane. Cerco di pensare positivo!

di Francesca Nizzi

di Edrin Rokaj FINE DELLA SCUOLAFINE DELLA SCUOLA

Le SUORE di CLAUSURALe SUORE di CLAUSURA

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di Fabio Aquino

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DALLA REDAZIONElaGazzetta

LA REDAZIONE: Fabio Aquino - Stefano Casafina - Alexandra Chiribau - Stefania Chiribau - Francesca Nizzi - Giorgio Pari - Giulia Piana - Edrin Rokaj - Marta Rampin - Stefano Strabone - Giorgia Torres Espinoza - Marco Visentin - Don Emanuele LampugnaniCOMITATO DI REDAZIONEDIRETTORE: Andrea Bonsignori COLLABORATORI: Salvatore Acquas, Daniele Delcarmine e Ario Corapi PROGETTO GRAFICO: Salvatore Acquas - STAMPA: Tipografia Gravinese, Torino

Questo giornalino è ad uso interno della Scuola Primaria e Secondaria del Cottolengo

“La Gazzetta” è consultabile sul sito www.cottolengo.org, entrate a cuore aperto; http://chaariahospital.blogspot.com/

Mercoledì 9 aprile siamo andati insiemealle seconde medie “Al Parco avventura”ed è stato bellissimo. Appena arrivati, ab-

biamo subito giocato tra di noi, e abbiamo fattomerenda così io ne ho approfittato sgranoc-chiando un pacco di patatine. Poi abbiamo ini-ziato subito le attività, dividendoci in duegruppi: il primo è andato a fare l’arrampicata eil secondo, di cui facevo parte anch’io, siamoandati a camminare nel bosco. Poi è toccato ilnostro turno e abbiamo fatto l’arrampicata.Quando io ho fatto le prove per l’ar rampicata,non riuscivo a salire e nemmeno a scendere, ri-manevo fermamente attaccato alla corda antipanico! Poi però mi sono fatto coraggio e c’èl’ho fatta! È stato bellissimo, un’esperienza darifare e spero che i miei genitori un giorno miportino a fare una bella arrampicata. Ah, di-menticavo, anche quel giorno ne ho combinatauna delle mie: mi sono portato la mia bella mac-china fotografica, peccato che al momento discattare le foto non ci riuscivo perché dentro mimancava la scheda della memoria!

Voglio arrivare in cima non solo per me stesso ma per tutti i giovani, per chi non ha senso nella vita, per chi noncrede in nulla, per chi vuole amare, per chi vuole vivere in semplicità e purezza. Voglio farcela per chi miaspetta a casa. Per chi mi ama.

GITA AL PARCO AVVENTURAGITA AL PARCO AVVENTURA

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