Cottolengo sotto la Torre - ottobre/novembre 2015

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PERIODICO DELLA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DI PISA ANNO 4 N° 17 Ottobre 2015 CON ALCUNI CONTRIBUTI DELLA CASA COTTOLENGO DI FIRENZE Proprio dall’amicizia fra il santo e Carlo Alberto nasce nella Piccola Casa unopera più nuova di carità per quei tempi: l’accoglienza, l’assistenza e la sussistenza a quelli che il Cottolengo chiamerà i “Buoni Figli e Buone Figlie”. In una s ocietà operosa, i minorati mentali vengono considerati un peso, ma il nostro Santo pensa che essi siano particolarmente cari a Dio. A Torino c’è il Regio manicomio, destinato ai veri e propri malati di mente, ma nessuno sembra sappia cosa fare per loro. Lo Spirito dona al Cottolengo un altra intuizione; fondare un istituto per le minorate psichiche, ed è un progetto che riesce a realizzare con l’aiuto del Re. Così più di 60 minorate trovano rifugio nella Piccola Casa. Questo dona al Cottolengo una grandissima gioia. Il nome stesso di “buoni” specifica la tenerezza di Dio e del Santo verso queste creature. Il Santo si sente a suo agio in mezzo a loro, anzi vive questo rapporto con allegria. Questa allegria si comunica a queste persone che non si sentono degne solo di commiserazione. Un esempio dell’importanza che hanno per il Santo queste persone, ci è fornita dalla visita dell’Arcivescovo di Vercelli, il quale rimane in attesa che il Santo finisca la sua partita a bocce con un ricoverato, nonostante la presenza di un visitatore così importante. La tenerezza di Dio per queste creature si esprime attraverso l’opera del nostro Santo. (Tratto dal libro G. Cottolengo di Piera Paltro) La vendemmia si faceva ai primi di ottobre, secondo la stagione; se la stagione era asciutta allora si vendemmiava qualche giorno prima.Si mescolava l’uva e si faceva un taglio di vino; quello per la messa si ricavava dalle uve dolci, trebbiana e colombana, e l’altro diventava da tavola.C’era il vino ciliegiolo che aveva più gradi e quello comune si vendeva a qualcosa meno. Siccome si faceva un vino buono, c’era un Signore di Massa che veniva a comprarlo, sia quello del Cottolengo sia quello dei contadini. Prima venivano a sentirlo e, se dicevano “E’ fatto!”, allora venivano con due barrocci, che si chiamavano “cestanti”, a ritirarlo. Caricavano da 25 a 30 damigiane. Ad aiutare c’erano anche delle operaie, le suore, e degli uomini, per far si che al momento della svina, si svinava tutti insieme. All’ultimo le vinacce venivano date alla distilleria per produrre la grappa. (Castellacci Sirio Ospite) Don Luigi: Io sono contento di stare con Danilo. Sono contento di averlo aiutato. La nostra amicizia è nata al Cottolengo perché siamo vicini di stanza. Danilo: Quando Don Luigi stava bene (non che ora stia male, però.. ), mi portava a passeggio nel pomeriggio. Don Luigi è qui da trenta anni e tra noi sbocciò subito una grande amicizia e in tutti questi anni mi ha aiutato portandomi nel parco e nel giardino. Abbiamo passato tanto tempo insieme, ci vogliamo bene e la sera ci diamo la buonanotte. Ora purtroppo anche Don Luigi si è aggravato, speriamo che il Padre Eterno gli dia la forza di tornare come una volta e gli dia la forza di portarmi in giro e passare tanto tempo insieme. E speriamo che il Padre Eterno ci dia ancora tanti anni da passare insieme. Ringraziamo anche le operatrici si San Giuseppe che fanno quello che possono per farci stare bene. CAPITOLO XVIII “Giocare con l’uomo”

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Periodico della Piccola Casa di Pisa e Firenze

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PERIODICO DELLA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DI PISA ANNO 4 N° 17 – Ottobre 2015

CON ALCUNI CONTRIBUTI DELLA CASA COTTOLENGO DI FIRENZE

Proprio dall’amicizia fra il santo e Carlo Alberto nasce nella Piccola Casa un’opera più nuova di carità per quei tempi: l’accoglienza, l’assistenza e la sussistenza a quelli che il Cottolengo chiamerà i “Buoni Figli e Buone Figlie”. In una società operosa, i minorati mentali vengono considerati un peso, ma il nostro Santo pensa che essi siano particolarmente cari a Dio. A Torino c’è il Regio manicomio, destinato ai veri e propri malati di mente, ma nessuno sembra sappia cosa fare per loro. Lo Spirito dona al Cottolengo un altra intuizione; fondare un istituto per le minorate psichiche, ed è un progetto che riesce a realizzare con l’aiuto del Re. Così più di 60 minorate trovano rifugio nella Piccola Casa. Questo dona al Cottolengo una grandissima gioia. Il nome stesso di “buoni” specifica la tenerezza di Dio e del Santo verso queste creature. Il Santo si sente a suo agio in mezzo a loro, anzi vive questo rapporto con allegria. Questa allegria si comunica a queste persone che non si sentono degne solo di commiserazione. Un esempio dell’importanza che hanno per il Santo queste persone, ci è fornita dalla visita dell’Arcivescovo di Vercelli, il quale rimane in attesa che il Santo finisca la sua partita a bocce con un ricoverato, nonostante la presenza di un visitatore così importante. La tenerezza di Dio per queste creature si esprime attraverso l’opera del nostro Santo. (Tratto dal libro G. Cottolengo di Piera Paltro)

La vendemmia si faceva ai primi di ottobre, secondo la stagione; se la stagione era asciutta allora si vendemmiava

qualche giorno prima.Si mescolava l’uva e si faceva un taglio di vino; quello

per la messa si ricavava dalle uve dolci, trebbiana e colombana, e l’altro

diventava da tavola.C’era il vino ciliegiolo che aveva più gradi e quello

comune si vendeva a qualcosa meno. Siccome si faceva un vino buono, c’era

un Signore di Massa che veniva a comprarlo, sia quello del Cottolengo sia

quello dei contadini. Prima venivano a sentirlo e, se dicevano “E’ fatto!”,

allora venivano con due barrocci, che si chiamavano “cestanti”, a ritirarlo.

Caricavano da 25 a 30 damigiane. Ad aiutare c’erano anche delle operaie, le

suore, e degli uomini, per far si che al momento della svina, si svinava tutti insieme. All’ultimo le vinacce venivano date

alla distilleria per produrre la grappa.

(Castellacci Sirio – Ospite)

Don Luigi: Io sono contento di stare con Danilo. Sono contento di averlo aiutato. La nostra amicizia è nata al Cottolengo perché siamo vicini di stanza. Danilo: Quando Don Luigi stava bene (non che ora stia male, però.. ), mi portava a passeggio nel pomeriggio. Don Luigi è qui da trenta anni e tra noi sbocciò subito una grande amicizia e in tutti questi anni mi ha aiutato portandomi nel parco e nel giardino. Abbiamo passato tanto tempo insieme, ci vogliamo bene e la sera ci diamo la buonanotte. Ora purtroppo anche Don Luigi si è aggravato, speriamo che il Padre Eterno

gli dia la forza di tornare come una volta e gli dia la forza di portarmi in giro e passare tanto tempo insieme. E speriamo che il Padre Eterno ci dia ancora tanti anni da passare insieme. Ringraziamo anche le operatrici si San Giuseppe che fanno quello che possono per farci stare bene.

CAPITOLO XVIII “Giocare con l’uomo”

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Il 19 settembre, al Cottolengo di Pisa, abbiamo festeggiato come negli anni precedenti la fine dell’estate e l’inizio delle attività di animazione. E’ stato organizzato un pranzo, condiviso con gli ospiti e i loro parenti, il personale e volontari. Ma lasciamo che siano gli ospiti a raccontarci di quella piacevole giornata:

Lidania: è stata una bella festa, ero contenta di avere sorella e cognato. Don Giovanni ha cantato bene, soprattutto

“Campagnola bella”. Non c’è ninte che non mi è piaciuto.

Lina: festa ben organizzata, non mancava niente. Cannelloni squisiti. Vino molto buono, secondo me era un tredici gradi. Il dolce era eccezionale, con abbinato il gelato alla panna. Vicino a me c’era mia figlia, e al tavolo ero insieme a Suor Elena, che appena mi ha visto mi ha salutata e abbracciata e abbiamo iniziato a parlare del passato: delle canzoni e delle poesie. Dopo aver finito il dolce hanno iniziato a cantare, anche Don Giovanni, che è stato molto bravo. Ed è a lui che volevo fare una richiesta: Caro direttore, lei è molto bravo, ma siamo in Toscana, e quindi la prima

canzone che doveva cantare doveva essere una canzone della nostra regione!

Paola: Abbiamo mangiato troppo. Era tutto buono, ma più di tutto mi è piaciuta la carne. E’ stata una bella festa

Giusy: Alla festa sono venuti i miei fratelli di comunità, Patrizia e Giuseppe, e ne sono rimasta molto contenta. La festa è stata organizzata molto bene, e da mangiare mi è piaciuto tutto, anche il dolce.

Teresa: siamo stati bene, ho mangiato bene. Al tavolo c’era il figlio di Licia, Alberto. Abbiamo chiacchierato. Cristiano ha suonato delle belle canzoni con la chitarra, e Don Giovanni le ha cantate.

Maria Rita: alla festa è venuta mia cugina, a cui voglio tanto bene come una sorella, mio fratello e mia cognata. Ho mangiato bene.

Benita: mi è piaciuta tanto, mi piacerebbe stare più spesso tutti insieme in compagnia.

Maria Luisa, la nostra portavoce, finalmente è tornata fra noi dopo un lungo periodo di grandi sofferenze e di grande apprensione da parte nostra. E’ ancora convalescente, ma vediamo che giorno dopo giorno sta pian pianino recuperando le forze. Le auguriamo di ristabilirsi presto e recuperare quell’energia necessaria per riportare quanto prima il suo prezioso ed illuminato contributo in alcune attività che si svolgono all’interno del gruppo degli ospiti della Piccola Casa. Deo Gratias ! Un abbraccio “virtuale” ma di cuore da tutti noi. (Gli Ospiti e il Personale della Piccola Casa di Pisa)

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CIAO! BENVENUTI AL “COTTOLENGO’S BAR”, tutti i giorni noi “BARISTE” ci occupiamo di dare da bere ai nostri ospiti. E’ un momento utile per socializzare e stare insieme. Nella foto accanto vi presentiamo Gabriella Ferri (servizio civile ) e gli ospiti: Ida Pepe, Angela Batavia e Gina Parigi. Possiamo offrire diversi drink: coca-cola, thè e acqua. Ovviamente è tutto gratis e chi vuole può bere due volte. Dove lo trovate un bar così? Di solito ci organizziamo in questo modo: Gabriella riempie i bicchieri, Angela li porta agli ospiti, Ida e Gina raccolgono i vuoti. Vi salutiamo e vi aspettiamo per una bevuta! Ciao! (Cottolengo di Firenze) Maria Teresa e Paola ci raccontano di un venerdì pomeriggio al Teatro: “Abbiamo mangiato. Siamo partiti alle due. Siamo arrivati alle quattro a Firenze e siamo arrivati al teatro. Abbiamo visto “La Romanza”. Parlava di due sposi , era tutta bella, gli sposi si bisticciavano ma si volevano bene. E’ durata due ore. Eravamo: io, Giulio, Loriana, Paola, Danilo, Lia e Don Giovanni. Appena ci siamo messi a sedere D. Giovanni era accanto a me ed io ero felice. Ero il numero 27. Fino a che non ho visto D. Giovanni alzarsi non mi sono alzata nemmeno io. Poi siamo saliti sul pulmino e guidava D. Giovanni, sono stata molto contenta. Abbiamo cenato con semolino, finocchi e ricotta alle 20.00. Parlava di sposi ed era divertente.” M. Teresa “C’era molto chiasso e abbiamo mangiato le caramelle senza zucchero. Era bello. La moglie non si voleva sposare. Mi ha fatto ridere. Con me c’era Lia, Danilo e il prete (che cantava sul pulmino). Ero molto stanca, era tardi. Era freschino, meno male avevo il giacchetto. Non so di cosa parlava non me lo ricordo. Quando sono tornata a casa ho mangiato i finocchi, il semolino e il fruttino, era tutto buono. Ho mangiato bene. Ero stanca e avevo fame.” Paola

Al 7 ottobre si celebra la festa della Madonna del Santo Rosario. Tutti lo conoscono, anche se non lo praticano. La devozione del Rosario che in Italia ha a Pompei il santuario di straordinaria popolarità. La preghiera del Rosario è nata per gli umili e per le persone che non sono in grado di pregare l’ufficio della Madonna. Ha un valore mistico; pregata da grandi santi, non stanca se viene da un cuore innamorato della Madonna. E’ una preghiera che la Madonna stessa ha esortato a fare nelle sue apparizioni di Lourdes e di Fatima. San Giuseppe Cottolengo la faceva recitare ogni giorno alle Suore e agli Ospiti della Piccola Casa.

(Suor Giuseppina – Piccola Casa di Pisa)

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Caro Don Manogar, o meglio per noi, più confidenzialmente, Manù! Non è passato molto tempo da quando sei arrivato tra noi, col tuo sorriso, con la delicatezza che riservi a ciascuno di noi, con la tua dolcezza. E ora ci dispiace che tu vada via da qui. Ti facciamo tanti cari auguri per i tuoi studi e ti seguiremo con il pensiero. Ci sei sembrato tanto giovane quando ti abbiamo conosciuto, e lo sei ancora, ci facevi tanta tenerezza. Ora ti seguiremo con il pensiero e la preghiera. Con affetto, Gli Ospiti della Piccola Casa di Pisa.

STOCCAFISSO alla TOSCANA di LINA

Ingredienti: - 1kg di stoccafisso - 1kg di cipolle di tropea - 1kg di pomodori pelati - Sale, pepe e zenzero. Affettare le cipolle in un tegame, aggiungere olio extravergine di oliva e far soffriggere. Quando le cipolle sono appassite, aggiungere lo stoccafisso, già sfilettato e pulito precedentemente. Mescolare tutto insieme. Aggiungere sale, pepe, zenzero e peperoncino. Aggiungere un kg di pomodori pelati e amalgamare. Lasciar cuocere per 1 ora, girando in continuazione. All’ultimo aggiungere una patata a testa. Servirlo senza l’aggiunta di niente, in alternativa usare la trippa. I genovesi aggiungono anche acciughe, capperi e olive.

PENSIERO RELIGIOSO

“4 ottobre, il transito di San Francesco”

Questa festa ci fa pensare a due grandi

valori proposti dal Santo: l’amore per la

povertà e il senso di fraternità con tutto il

creato.

- 9 ottobre: Uscita in città - 10 ottobre: Castagne nel bosco - 13 ottobre: 102 anni di Edelweiss! - 14 ottobre: Castagnata - 29 ottobre: Festa dei compleanni dei nati nel mese di ottobre - 15 novembre: Madre Nasi - Ogni mercoledì (tempo permettendo) uscite in città e dintorni.

Pro manoscritto – circolare interna

Redazione: Via Mazzini 61, 56125 Pisa

Tel. 050 23709 – Fax 050 20354

Email: [email protected]

http://assistenza.cottolengo.org/index.php

Il giornalino è consultabile nella pagina di Pisa

L’aquila volò senza le penne e la

roba tornò di dove venne!