La fame nel mondo petrarota silvia 3a

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La fame nel mondo

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La fame nel

mondo

• La fame continua ad essere un problema in tutto il mondo. Secondo l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite, "850 milioni di persone nel mondo erano denutrite fra il 1999 e il 2005" ed il numero è in continuo aumento.

• Nell'anno 2000 tutte le nazioni del mondo nel quadro delle Nazioni Unite (2000-Obiettivi del Millennio) si sono impegnate a ridurre la povertà della metà entro l'anno 2015. Ma sembra sempre più difficile che si arrivi a raggiungere questo obiettivo. In effetti, la fame nel mondo sembra, soprattutto in alcune regioni africane, tendere all'aumento.

• Sul problema della fame del mondo si scontrano due teorie opposte:

• La prima ritiene che non sia dovuta alla carenza della produzione alimentare mondiale, e il problema fondamentale sarebbe solo la ripartizione del potere di acquisto a livello mondiale che resta fortemente asimmetrica.

• La seconda vede, dopo un periodo di relativa abbondanza dei mezzi di produzione, scenari sempre più apocalittici.

• L'equilibrio tra la produzione di alimenti e il loro consumo ha sempre costituito uno degli obiettivi più ardui delle società umane. Ragioni plurime hanno congiurato, nel corso della storia, per rendere le disponibilità inferiori al fabbisogno. A chi la osservi dal punto di vista della disponibilità di cibo la storia umana è una lunga serie di carestie interrotte da rari periodi di prosperità. Tra le ragioni delle carestie un ruolo peculiare svolge la guerra, siccome i popoli in guerra hanno sempre cercato di distruggere, reciprocamente, le messi dei nemici, e la guerra è stata indissolubilmente legata, per millenni, alla carestia.

• Cause di carestie erano anche gli eventi climatici e i parassiti dei vegetali. Gli storici del climahanno provato le conseguenze catastrofiche, sui raccolti, di lunghi periodi freddi, le piccoleglaciazioni. Le cronache del passato sono ricolme, peraltro, di notizie sulla distruzione totale dei raccolti a causa di insetti, cavallette, coccinella, coleotteri (ad esempio la dorifora), e a causa di infezioni di alcuni microrganismi, le "crittogame", causa di grandi carestie, che si sono potute controllare solo dopo la diffusione degli insetticidi e degli anticrittogamici di sintesi, anche se le relative problematiche hanno aperto questioni molto complesse. Le cronache italiane del Settecento ci propongono il quadro più inquietante della più grave carestia del secolo, quella che si protrasse tra il 1765 e il 1766, causata da giornate fredde e umide all'inizio dell'estate, che crearono le condizioni ideali per il pullulare della ruggine del frumento, uno dei funghi microscopi più dannosi, che i contadini dell’epoca non poterono combattere con alcun formulato antiparassitario. Come conseguenza ci furono decine di migliaia di morti

Perché si muore ancora di

fame?

• Secondo il rapporto FAO del 2005 oltre 800 milioni di persone sono affette da malnutrizione cronica, sia nel sud sia nel nord del mondo (20 milioni negli Stati Uniti). A questi 800 milioni, di cui 200 sono bambini,vanno aggiunti 9 milioni di persone che muoiono di fame ogni anno, cioè 24000 ogni giorno, il 75% dei quali è costituito da bambi­ni che hanno meno di cinque anni. Ma perché alle soglie del terzo millennio, quando ormai l’uomo è in grado di andare sulla Luna, costruire aerei velocissimi, guardare i programmi della televisione giapponese comodamente seduto in un salotto a Napoli, comunicare in tempo reale con tutto il mondo, sconfiggere tutte le malattie, garantirsi l’eterna giovinezza, si muore ancora di fame? C’è chi ritiene che la causa principale sia la mancanza di cibo ma ciò non è assolutamente vero: le risorse della Terra possono nutrire tutti, e il cibo disponibile è addirittura cresciuto del 18% negli ultimi anni. Nonostante l’incremento della popola­zione dunque, c’è cibo a sufficienza per tutti: ogni essere umano avrebbe a disposizione 2800 calorie, mentre il minimo necessario è 1900. Questo significa che si potrebbero nutrire senza problemi 12 miliardi di persone, il doppio della popola­zione mondiale.

• Così si esprimeva Jeremy Rifkin, economista e filosofo, fondatore e presidente della Foundation on Economic Trends di Washington: “Oltre quindici anni fa la FAO (Food and Agricolture Organization), aveva già presentato un rapporto confortante: il mondo, in base all’attuale stato della capacità pro­duttiva agricola, potrebbe nutrire senza alcun problema più di dodici miliardi di esseri umani. Nutrire significa assicurare a ogni bambino, uomo o donna della Terra una razione quotidiana di cibo che oscilla fra le 2400 e le 2700 calorie, a seconda del suo lavoro e del clima in cui vive”. (In Karibu, n. 1, febbraio 2005).

• È evidente dunque che non è la Terra, ma il sistema degli uomini che non funziona.

Cosa dice la legge

• CHE COSA DICE LA LEGGE 1. Ogni uomo donna e bambino ha il diritto inalie­nabile di essere liberato dalla fame e dalla denutrizione al fine di potersi pienamente sviluppare e conservare le proprie facoltà fisiche e mentali. La società di oggi possiede già risorse, capacità organizzative e tecnologiche sufficienti e pertanto, i mezzi per realizzare tale obiettivo. Di conseguenza l’eliminazione definitiva della fame costituisce un obiettivo comune a tutti i Paesi sviluppati e degli altri Stati in grado di fornire un aiuto. 2. Spetta ai governi il compito fondamentale di collaborare all’incremento della produzione alimentare e al conseguimento di una più equa ed efficace ripartizione dei prodotti alimentari tra i diversi Paesi e in seno ad essi.I governi dovrebbero sferrare immediatamente un attacco concertato di più vaste proporzioni contro la denutrizione cronica e le malattie ad essa con­nesse che colpiscono i gruppi vulnerabili e a basso reddito [ } Dichiarazione universale per I’eliminazione definitiva della fame e della denutrizione 1974 .

• Il diritto all’alimentazione è uno dei principi proclamati dalla Dichiarazione Universale dei diritti del’uomo dal 1948, che nell’art. 25 afferma che “ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione …”Tuttavia la fame, la denutrizione e l’insicurezza alimentare affliggono ancora oggi l’umanità.

PROBLEMI ETICI

• Il problema della fame nel mondo è di ordine economico, politico e etico. La divergenza fra la retorica politica e l’impegno autentico; la miopia dei governi che per salvaguardare il benessere e i privilegi di una minoranza, riducono in povertà i loro Paesi, compromettendo il futuro di tutti; la malafede dei governi occidentali che perseguono solo i loro interessi economici; un modo perverso di intendere la globalizzazione che riduce gran parte del mondo in terreno di conquista, dove non valgono i diritti umani; una produzione e un consumo sfrenati da parte dell’Occidente che richiedono un grande sfruttamento delle risorse per mantenere il sistema capitalistico a scapito degli interventi di sostegno nei confronti dei Paesi poveri; l’indifferenza della maggior parte della popolazione occidentale, sono le vere cause di questa tragedia planetaria.

• È agghiacciante vedere come sono distribuite le risorse economiche sul pianeta: l’80% della popolazione mondiale vive con il 20% circa delle risorse della Terra. È ora che i Paesi ricchi, governi e singoli cittadini, recuperino il senso di responsabilità e si facciano carico delle iniziative necessarie a risolvere il problema della fame e più in generale della povertà:

Come risolvere il problema?

• ►sostenere i Paesi poveri con programmi di sviluppo delle economie locali, unica via per emanciparsi dal giogo delle economie occidentali e costruire un benessere duraturo; eliminare la corruzione che vede protagonisti il corruttore Occidente (Banche e multinazionali) e i corrotti del Terzo Mondo, in larga parte coincidente con le classi dirigenti locali; promuovere l’istruzione, necessaria per costruire professionalità e indipendenza; cancellare i debiti contratti con l’Occidente (vedi p. 202);

• ►combattere pregiudizi come l’idea che i popoli in via di sviluppo facciano troppi figli e siano quindi loro stessi responsabili delle scarse risorse o che non ci sia abbastanza cibo per tutti sulla Terra;

• ►scegliere investimenti in quelle banche sulla cui trasparenza etico-giuridica non esistano dubbi e in imprese che svolgono attività corrette: questi investimenti oculati impediscono il finanziamento a banche coinvolte in operazioni moralmente scorrette e a imprese collegate a multinazionali responsabili dello sfruttamento dei Paesi poveri;

• ►escludere dal carrello della spesa i prodotti dei grandi gruppi economici che attraverso lo sfruttamento del lavoro, anche infantile, la distruzione dell’ambiente, il rifornimento di armi, contribuiscono a mantenere e aggravare le condizioni di povertà;

• ►scegliere i prodotti del commercio solidale, il cui scopo è sostenere le economie dei Paesi poveri, facendo in modo che i guadagni vadano nelle tasche di chi lavora.

Infine non bisogna fingere che

il problema non esista o che

non ci riguardi. Josué de

Castro, medico e intellettuale

brasiliano che ha dedicato la

vita alla lotta contro la fame, nel

suo celebre libro del 1952

Geopolitica della fame

osservava:”Gli individui si

vergognano così’ tanto di

sapere che un gran numero dei

loro simili muore a causa della

mancanza di cibo che coprono

questo scandalo col silenzio

totale.Questa vergogna

continua a essere condivisa

dalla scuola dai governi e dalla

maggioranza di tutti noi”.

Forse a causa della povertà endemica della società indiana, l’induismo accetta la

condizione di povertà come un evento inevitabile. Non esistono organizzazioni umanitarie

induiste.

Posizione delle diverse

religioni

L’attenzione e la compassione nei confronti degli altri sono tipiche della cultura

buddhi­sta, perciò la povertà e la fame sono ritenute uno scandalo. Nei monasteri

buddisti trova­no rifugio i poveri.

Tra i cinque capisaldi dell’islam indicati nel Corano c’è la Zakkat, cioè la “pu­rificazione”

della propria ricchezza attraverso la donazione di parte di essa. L’uso giuridico islamico

distingue tra sadaqa (donazione volontaria) e Zakkat (tassa vera e propria regola­ta dalla

legge).

Nella surah IX della conversione al versetto 60 si specificano con dettaglio minuzioso, le

categorie di persone alle quali si deve dare l’elemosina rituale: primi di tutti sono i poveri

e i bisognosi.

Nella Dichiarazione sui diritti umani nell’islam si afferma che l’uomo va protetto da ogni

sfrut­tamento perché grande è la sua dignità (art. 1), perché la sua vita è un dono di Dio e

va ga­rantita (art. 2), perché nessuno ha il diritto di rendere schiavo, di umiliare, di

opprimere e di sfruttare un essere umano (art. 11). Lo Stato stesso deve as­sicurare il

diritto dell’individuo a una vita dignitosa, che gli consenta di soddisfare tutte le sue

esigenze, compresa l’alimentazione (art. 17).

L’ebraismo si radica nell’esperienza di amore partecipata da Dio al suo po­polo

esperienza che e stata fissata nella Torah , la Legge per eccellenza. Dalla Torah

derivano numerose appli­cazioni che possono essere riassunte nel comandamento

dell’amore: “Amerai il prossimo tuo come te stesso, io so­no il Signore” (Lv 19,18).

L’amore per il prossimo deve tra­dursi in azioni concrete: ciascuno deve

impegnarsi per­ché tragedie come quelle della fame non esistano più

Nel discorso sul giudizio finale riportato nel Vangelo di Matteo (Mt 25,35), Gesù afferma il

dovere per il discepo­lo di occuparsi di chi ha necessità di mangiare; e al versetto 40 di­ce

espressamente: “Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico:ogni volta che avete fatto

queste cose a uno solo di questi miei fra­telli più piccoli, l’avete fatto a me”. Nella parabola del

ricco e del povero Lazzaro, nel Vangelo di Luca (Lc 16,19-21), al ricco viene impedito l’accesso

al paradiso perché “tutti i giorni banchettava lau­tamente” mentre il povero mendicante

“giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla

mensa del ricco”.

Il motivo è chiaro, come indica Matteo al capitolo 25,42: “Perché ho avuto fame e non mi avete

dato da mangiare [...]“.

Il prossimo è da considerarsi come un altro se stesso e quindi bisogna aiutarlo a vivere con i

mezzi necessari. L’apostolo Giacomo così si esprime nella sua lettera al capitolo 2,15-16: “Se

un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice

loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi’, ma non date loro il necessario per il corpo,

che gio­va?”. Lo stesso apostolo usa parole di fuoco contro i ricchi che hanno vissuto senza

ricordar­si dei poveri: “Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete

ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può

opporre resistenza” (Gc 5,5-6).

La Chiesa, riprendendo il messaggio evangelico, afferma, nella Gaudium et Spes, che

l’esisten­za di persone che muoiono di fame è un’offesa nei confronti di Dio creatore; sempre

la Gaudium et Spes al n. 69 indica ai cristiani il dovere di sovvenire alle necessità di chi ha

fame e ammonisce con le parole dei Padri: “Dà da mangiare a colui che è moribondo per fame,

per­ché se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso”.

Lo scandalo denunciato dalla Chiesa oggi consiste nel fatto che alcuni vivono

nell’abbondanza e sprecano i loro beni mentre i governi spendono enormi ricchezze per

costruire armi.

PAROLE CHIAVE

Cancellazione del debito

• L’iniziativa per la cancellazione del debito estero (il debito contratto da un Paese verso creditori privati, governi ed enti pubblici di altri Paesi) dei Paesi più poveri e indebitati, lanciata da FMI e Banca Mondiale, adottata dai Paesi del G7 nel 1996 e “rafforzata” dal G7/G8 nel 1999, includeva inizialmente 41 Paesi, successivamente ridottisi a 38. Attualmente dei 27 Paesi dichiarati effettivamente eleggibili all’iniziativa, solo 18 hanno beneficiato della cancellazione del proprio debito estero.

• Le ragioni a favore della cancellazione del debito sono il fatto che l’indebitamento è da molti ritenuto una delle maggiori cause della povertà e del sottosviluppo in questi Paesi; il fatto che gran parte del debito di molte nazioni povere (per esempio in Africa) è stato accumulato da regimi dittatoriali militari che furono poi destituiti; il fatto che la povertà e il debito di molti Paesi del Terzo Mondo, nonché i loro drammi politici, sono spesso riconducibili a responsabilità, dirette o indirette, da parte delle stesse nazioni indu­strializzate che vantano i maggiori crediti nei confronti di questi Paesi. In questo senso, l’annullamento del debito viene percepito non come un atto di bontà, bensì come un atto di giustizia.

Papa: alla Fao, e' uno scandalo che ci sia

ancora la fame nel mondo

• Città del Vaticano, 16 ott. (Adnkronos) - "E' uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo!". Papa Francesco lo grida nel messaggio inviato a José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione che, sottolinea il pontefice, "ci pone davanti a una delle sfide più serie per l'umanità: quella della tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini“.