Jules Verne - I Fratelli Kip

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Racconto

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  • JULES VERNE

    I FRATELLI KIP

    Disegni di George Roux incisi da Yroment e Gurelle

    Copertina di Carlo Alberto Michelini

    MURSIA Titolo originale dell'opera

    LES FRRES KIP (1902)

    Traduzione integrale dal francese di

    Vincenzo Brinzi

    Propriet letteraria e artistica riservata Printed in Italy Copyright 1983 U. Mursia editore S.p.A.

    2563/AC U. Mursia editore Milano Via Tadino, 29

  • INDICE PRESENTAZIONE ________________________________________5

    I FRATELLI KIP_______________________________________________________________________________________________________________ 8 PARTE PRIMA __________________________________________________________________________________________________________________________ 9

    Capitolo I ________________________________________________9 La taverna three magpies ___________________________ 9

    Capitolo II_______________________________________________23 Il brick james cook________________________________ 23

    Capitolo III ______________________________________________32 Vin mod all'opera___________________________________ 32

    Capitolo IV ______________________________________________46 A wellington_______________________________________ 46

    Capitolo V _______________________________________________59 Alcuni giorni di navigazione __________________________ 59

    Capitolo VI ______________________________________________71 Si avvista l'isola di norfolk____________________________ 71

    Capitolo VII _____________________________________________82 I due fratelli _______________________________________ 82

    Capitolo VIII ____________________________________________96 Il mar dei coralli____________________________________ 96

    Capitolo IX _____________________________________________108 Attraverso la luisiade _______________________________ 108

    Capitolo X ______________________________________________123 Si va a nord ______________________________________ 123

    Capitolo XI _____________________________________________134 Port praslin _______________________________________ 134

    Capitolo XII ____________________________________________146 Tre settimane nell'arcipelago _________________________ 146

    Capitolo XIII ___________________________________________159 L'assassinio ______________________________________ 159

    Capitolo XIV____________________________________________169 Incidenti _________________________________________ 169

  • PARTE SECONDA _______________________________________________________________________________________________________________ 183

    Capitolo I ______________________________________________183 Hobart town ______________________________________ 183

    Capitolo II______________________________________________193 Progetti per il futuro________________________________ 193

    Capitolo III _____________________________________________204 Ultima manovra ___________________________________ 204

    Capitolo IV _____________________________________________215 Dinanzi al tribunale marittimo ________________________ 215

    Capitolo V ______________________________________________228 Il seguito del processo ______________________________ 228

    Capitolo VI _____________________________________________240 Il verdetto ________________________________________ 240

    Capitolo VII ____________________________________________251 In attesa dell'esecuzione_____________________________ 251

    Capitolo VIII ___________________________________________261 Port arthur _______________________________________ 261

    Capitolo IX _____________________________________________274 Insieme__________________________________________ 274

    Capitolo X ______________________________________________285 I feniani _________________________________________ 285

    Capitolo XI _____________________________________________297 Il biglietto________________________________________ 297

    Capitolo XII ____________________________________________307 Punta saint james __________________________________ 307

    Capitolo XIII ___________________________________________317 L'evasione _______________________________________ 317

    Capitolo XIV____________________________________________325 Gli sviluppi del caso kip_____________________________ 325

    Capitolo XV ____________________________________________336 Il fatto nuovo _____________________________________ 336

    Capitolo XVI____________________________________________345 Conclusione ______________________________________ 345

  • PRESENTAZIONE

    Pu il volto di un uomo ucciso, fotografato subito dopo il delitto, fornire la chiave per la soluzione del crimine stesso?

    A leggere Verne sembrerebbe di s, in quanto egli fa propria la convinzione scientifica dell'epoca che la retina del morto conserva per un certo tempo come una lastra fotografica le ultime immagini da cui stata colpita. Anzi, a leggere attentamente questo romanzo, non sembra da escludere che proprio tale convinzione scientifica cui del resto sono ricorsi in seguito anche noti scrittori di romanzi polizieschi stia all'origine della macchina narrativa di questo viaggio straordinario. Che non soltanto un avventurosissimo viaggio lungo le coste della Nuova Zelanda, ma anche un viaggio misterioso dentro le zone tenebrose di un delitto, di una accusa ingiusta e infamante, fino alla soluzione finale, affidata a un colpo di scena in tutto degno di un romanzo poliziesco.

    Ma c' un altro fatto molto importante da tenere presente. Nel 1897 era morto il fratello amatissimo di Verne, Paul. Lo

    scrittore aveva annotato tristemente: Non avrei mai creduto di poter sopravvivere a mio fratello. E qualche anno dopo, precisamente nel 1902, egli dava alle stampe questo romanzo, I fratelli Kip, che sotto un altro verso, di contenuti morali e di sentimento, pub definirsi il romanzo dell'amore fraterno.

    Ecco come lo scrittore delinea il ritratto dei due fratelli olandesi, protagonisti dell'opera: Karl e Pieter erano uniti da una stretta amicizia che nessun disaccordo aveva mai turbato: erano ancor pi legati dalla simpatia che dal sangue. Tra di essi non c'era mai stata un'ombra, mai una nuvola di gelosia o di rivalit. Un ritratto che potrebbe benissimo definire anche i rapporti che intercorsero sempre tra Jules e Paul.

    Un romanzo avventuroso, dunque, drammatico, che a tratti sfiora l'impianto poliziesco, ma che anche e soprattutto il romanzo dell'amore di due fratelli, destinato a trionfare contro prove terribili, contro le trame pi sottili e i pi loschi intrighi dei malvagi.

  • Il tema di un simile amore non certo nuovo per Verne. Esso compare ad esempio nel romanzo La sfinge dei ghiacci e domina quella sconcertante novella che si intitola Il destino di Jean Mornas, inclusa nel volume Ieri e domani; ma mai, come in questo romanzo, esso ha trovato la sua pi piena e completa celebrazione.

    Naturalmente come spesso accade in Verne non mancano gli aspetti spettacolari ed esotici, come quella sua Nuova Zelanda in preda alla febbre dell'oro, di cui l'autore ci fornisce notizie storiche e geografiche curiose, con quella sua minuziosa e pittoresca precisione. N manca, anche in questo romanzo, il respiro del mare. Anzi, all'inizio, si quasi tentati di pensare che il vero protagonista del libro sia il mare, o quel brick inglese, il James Cook, che dal porto di Dunedin muove verso un ignoto destino.

    Ma questi non sono che gli espedienti di cornice, che preparano la comparsa dei veri protagonisti, due poveri naufraghi, i fratelli Kip Da questo istante il romanzo prende un andamento diverso. L'attenzione dello scrittore si accentra su di essi, sulle prove e le ingiustizie di cui sono vittime (l'accusa d'aver commesso un orrendo crimine, l'infame processo, la condanna al bagno penale) e appunto su quella fraterna solidariet che non viene mai meno e che anzi si rafforza sotto i colpi della sventura.

  • JULES VERNE nacque a Nantes, l'8 febbraio 1828. A undici anni, tentato dallo spirito d'avventura, cerc di imbarcarsi clandestinamente sulla nave La Coralie, ma fu scoperto per tempo e ricondotto dal padre. A vent'anni si trasfer a Parigi per studiare legge, e nella capitale entr in contatto con il miglior mondo intellettuale dell'epoca. Frequent soprattutto la casa di Dumas padre, dal quale venne incoraggiato nei suoi primi tentativi letterari. Intraprese dapprima la carriera teatrale, scrivendo commedie e libretti d'opera; ma lo scarso successo lo costrinse nel 1856 a cercare un'occupazione pi redditizia presso un agente di cambio a Parigi. Un anno dopo sposava Honorine Morel. Nel frattempo entrava in contatto con l'editore Hetzel di Parigi e, nel 1863, pubblicava il romanzo Cinque settimane in pallone. La fama e il successo giunsero fulminei. Lasciato l'impiego, si dedic esclusivamente alla letteratura e un anno dopo l'altro in base a un contratto stipulato con l'editore Hetzel venne via via pubblicando i romanzi che compongono l'imponente collana dei Viaggi straordinari I mondi conosciuti e sconosciuti e che costituiscono il filone pi avventuroso della sua narrativa. Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i mari, Lisola misteriosa, Il giro del mondo in 80 giorni, Michele Strogoff sono i titoli di alcuni fra i suoi libri pi famosi. La sua opera completa comprende un'ottantina di romanzi o racconti lunghi, e numerose altre opere di divulgazione storica e scientifica. Con il successo era giunta anche l'agiatezza economica, e Verne, nel 1872, si stabil definitivamente ad Amiens, dove continu il suo lavoro di scrittore, conducendo, nonostante la celebrit acquistata, una vita semplice e metodica. La sua produzione letteraria ebbe termine solo poco prima della morte, sopravvenuta a settantasette anni, il 24 marzo 1905.

  • I FRATELLI KIP

  • PARTE PRIMA

    CAPITOLO I

    LA TAVERNA THREE MAGPIES 1

    NEL 1885, quarantasei anni dopo essere stata occupata dalla Gran Bretagna (che ne aveva fatto una dipendenza della Nuova Galles del Sud) e trentadue anni dopo essere divenuta colonia staccata dalla Corona e con governo autonomo, la Nuova Zelanda era ancora divorata dalla febbre endemica dell'oro. I disordini prodotti da quella febbre non furono per cos gravi come lo erano stati in talune province del continente australiano. Ne conseguirono tuttavia agitazioni spiacevoli, che influirono sull'animo della popolazione delle due isole. La provincia di Otago, la quale comprende la parte meridionale di Tawa-Pounamou,2 fu invasa dai cercatori d'oro. I giacimenti della Clutha attrassero molti avventurieri: facile rendersene conto dal fatto che i giacimenti auriferi della Nuova Zelanda resero, tra il 1864 e il 1889, milleduecento milioni di franchi.

    Australiani e cinesi non furono i soli ad abbattersi, come rapaci, su quei ricchi territori: americani ed europei vi affluirono anch'essi. Ci si stupir, dunque, se gli equipaggi delle navi mercantili dirette ad Auckland, Wellington, Christchurch, Napier, Invercargill e a Dunedin, non fossero in grado di resistere a quell'attrazione non

    1 Three Magpies : Tre gazze. (N.d.T.) 2 Tawa-Pounamou: nome in lingua indigena dell'isola del Sud. La grafia francese stata mantenuta perch la traslitterazione del nome originario stata fatta dall'esploratore francese Dumont d'Urville (o d'Orville). (N.d.T.)

  • appena raggiunto il porto? I capitani cercavano inutilmente di trattenere i loro uomini, inutilmente le autorit marittime prestavano loro aiuto! La diserzione infieriva e le rade erano ingombre di bastimenti che non potevano ripartire, per mancanza di marinai.

    Tra questi bastimenti si notava a Dunedin il brick inglese James Cook.

    Degli otto marinai che facevano parte dell'equipaggio, solo quattro non avevano abbandonato la nave; gli altri quattro se ne erano andati con il fermo proposito di non imbarcarsi mai pi.

    Dodici ore dopo la loro scomparsa, essi erano certamente gi lontani da Dunedin, diretti verso i giacimenti della provincia. In sosta da una quindicina di giorni, a carico ultimato e con la nave pronta a prendere il mare, il capitano non era ancora riuscito a sostituire il personale mancante. N l'allettamento di salari pi alti, n la prospettiva di un viaggio di soli pochi mesi gli avevano fruttato nuove reclute, ed ora egli temeva, per di pi, che altri suoi uomini fossero tentati di raggiungere i loro compagni. In tal modo, mentre egli cercava per conto suo, il nostromo della nave, Flig Balt, cercava nelle taverne, presso gli affittacamere e nelle bettole di completare l'equipaggio.

    La citt di Dunedin posta sulla costa sud-orientale dell'isola meridionale, che lo stretto di Cook separa da quella settentrionale: in lingua indigena, Tawa-Pounamou e Ika-na-Maoui. Le due isole costituiscono la Nuova Zelanda. Nel 1839, l dove ora sorge la citt, Dumont d'Urville3 aveva trovato poche capanne maore, invece di palazzi, alberghi, piazze, squares verdeggianti, vie solcate da tram, stazioni, depositi, mercati, banche, chiese, collegi, ospedali, quartieri indaffarati e sobborghi che crescono continuamente. Oggi una citt industriale e commerciale, ricca e lussuosa, dalla quale si diramano molte linee ferroviarie in ogni direzione. Conta quasi cinquantamila abitanti e pertanto meno popolosa della citt di Auckland, la capitale dell'isola settentrionale, ma pi popolosa della stessa citt

    3 Navigatore ed esploratore francese (1790-1842). Tra le altre imprese, contribu al successo del viaggio scientifico di circumnavigazione destinato ad esplorare, fra il 1822 e il 1825, le coste della Nuova Guinea e della Nuova Zelanda, gli stretti di Torres e di Cook. (N.d.T.)

  • di Wellington, ove ha sede il governo neozelandese. Ai piedi della citt, disposta ad anfiteatro sulla collina, si allarga

    in semicerchio il porto, nel quale hanno accesso navi di ogni tonnellaggio, da quando stato aperto un canale che parte da Port Chalmers.

    Fra le taverne che abbondano in questo miserabile quartiere, la Three Magpies, di propriet di Adam Fry, era fra le pi rumorose e frequentate. Adam Fry, corpulento, acceso in volto, non valeva pi delle bevande che mesceva; valeva si e no quanto i suoi clienti abituali, tutti beoni e furfanti.

    Quella sera, due consumatori se ne stavano seduti in un angolo della sala, dinanzi a due bicchieri e a una pinta di gin in parte gi bevuto, e che avrebbero asciugato fino all'ultima goccia prima d'andarsene. Facevano parte dell'equipaggio del James Cook ed erano per l'esattezza il nostromo Flig Balt e un marinaio di nome Vin Mod.

    Hai sempre sete, dunque? chiese Flig Balt riempiendo il bicchiere dell'invitato.

    Sempre, quando non mangio, signor Balt rispose il marinaio. Il gin dopo l'whisky, l'whisky dopo il gin! Ma ci non impedisce di chiacchierare, di ascoltare e di guardare! Gli occhi vedono meglio, l'udito si affina e la lingua si fa pi sciolta!

    Possiamo essere certi che nel marinaio Vin Mod quegli organi funzionavano con meravigliosa scioltezza, nel frastuono della taverna.

    Sui trentacinque anni, di piccola statura, era magro, flessibile e muscoloso; aveva un viso da furetto, naso affilato, occhi vivi, nei quali sembrava splendere una luce d'alcolizzato, muso aguzzo, si potrebbe dire, denti di topo, fisionomia astuta e intelligente. Perfettamente in grado di mettere a segno un bel colpo, come il suo compagno, che lo sapeva benissimo, essi si equivalevano e potevano ben contare l'uno sull'altro.

    Eppure, bisogna pur farla finita disse Flig Balt con voce aspra, battendo il pugno sulla tavola.

    Non c' che da scegliere nel mucchio! rispose Vin Mod. E accenn ai crocchi di gente che beveva e cantava,

  • bestemmiando tra i fumi dell'alcool e del tabacco che appestavano l'aria della sala: c'era da diventare brilli soltanto a respirare!

    Flig Balt aveva trentotto o trentanove anni; era di statura media, con spalle larghe, testa grossa e membra vigorose. Visto una volta, sarebbe stato impossibile dimenticare il suo viso: aveva una grossa verruca sulla guancia sinistra, occhi che facevano paura per la loro crudelt, sopracciglia spesse e ricciolute, barbetta rossastra all'americana, senza baffi: in breve, aveva la fisionomia di un uomo astioso, geloso e vendicativo. Era al suo primo viaggio sul James Cook, dov'era stato imbarcato come nostromo alcuni mesi prima. Originario di Queenstown, porto del Regno Unito, nei suoi documenti era dichiarato irlandese di nascita. Percorreva i mari da una ventina d'anni e non si sapeva che avesse parenti. Ma quanti marinai non hanno altra famiglia che i compagni di bordo e altro paese che il bastimento su cui navigano! Sembra che la loro nazionalit muti con quella della nave. Per ci che riguardava il suo lavoro, Flig Balt lo faceva con scrupolo, puntualmente, e pur non essendo che nostromo esercitava in realt a bordo le funzioni di secondo. Il capitano Gibson, in questo modo, riteneva di poter contare su di lui per le piccole cose, riservando a se stesso il comando del brick.

    Flig Balt, a dire il vero, era un farabutto che cercava di fare qualche buon colpo, a ci continuamente sollecitato da Vin Mod di cui subiva il pessimo ascendente e l'incontestabile superiorit. Chiss se avrebbe avuto l'occasione di porre in atto i suoi progetti criminosi!

    Vi ripeto disse il marinaio che nella taverna Three Magpies non c' che da prendere a occhi chiusi Qui ci sono gli uomini che ci occorrono, sempre pronti a esercitare il commercio per conto proprio

    Bisognerebbe sapere, tuttavia, da dove provengono disse Flig Balt.

    inutile saperlo, considerato che andranno dove noi vorremo! Dal momento che li reclutiamo tra i clienti di Adam Fry, non c' che da fidarsene.

    Tutto sommato, la fama di questa taverna di infimo ordine era fuori discussione. La polizia avrebbe potuto gettarvi le reti senza

  • correre il rischio di incappare in un galantuomo o in qualcuno che non avesse gi avuto da fare con la giustizia. Sebbene il capitano Gibson si trovasse nella necessit di completare in qualsiasi modo l'equipaggio, egli non si sarebbe mai rivolto ai clienti della Three Magpies. Flig Balt si era ben guardato perci dal dirgli che egli sarebbe andato a cercare reclute in quella taverna.

    La sala, con tavole, panche e sgabelli, oltre al bancone dietro cui stava l'oste e alle mensole ingombre di bicchieri e bottiglie, riceveva luce da due finestre chiuse da inferriata che davano su una stretta viuzza terminante sulla banchina. Vi si entrava da una porta munita d'una grossa serratura e di chiavistelli, al di sopra della quale penzolava l'insegna, in tutto degna della taverna: tre gazze dipinte vivacemente che si dilaniavano a colpi di becco. In ottobre, alle otto e mezzo di sera, gi notte, al 45 grado di latitudine sud, anche agli inizi della bella stagione. Alcune lampade di metallo, riempite di petrolio puzzolente, erano accese, sospese al disopra del bancone e delle tavole. Quelle che fumigavano venivano lasciate filare; quelle in cui lo stoppino era quasi completamente consumato sfrigolavano e venivano lasciate sfrigolare. Ma quella poca luce bastava. Quando si tratta di bere non necessario vederci chiaro. Il bicchiere trova senza difficolt la strada della bocca.

    Una ventina di marinai occupavano le panche e gli sgabelli: era gente di tutti i paesi: americani, inglesi, irlandesi, olandesi, per la maggior parte disertori, alcuni pronti a raggiungere i giacimenti auriferi, altri che ne erano tornati e che spendevano senza lesinare le loro ultime pepite. Essi declamavano, cantavano e urlavano a tal punto che, nel chiasso tumultuoso e assordante, non si sarebbero uditi neppure dei colpi di rivoltella. La met di loro era in quello stato di ubriachezza triste procurata dagli alcolici adulterati che ingozzavano macchinalmente e dei quali essi non sentivano pi l'acre bruciore. Alcuni si alzavano in piedi, barcollavano, ricadevano. Aiutato dal garzone un indigeno vigoroso Adam Fry li risollevava, trascinandoli via per buttarli in un canto alla rinfusa, come si direbbe in gergo marinaresco. La porta che dava sulla via cigolava sui cardini; c'erano quelli che uscivano sbattendo contro i muri, urtando contro i paracarri, cadendo lunghi distesi nel rigagnolo,

  • e c'erano quelli che entravano e andavano a sedersi sulle panche libere. Certe conoscenze venivano rinnovate e ci si scambiavano convenevoli grossolani con strette di mano da spezzare le ossa. Si rivedeva qualche vecchio compagno, dopo una lunga avventura attraverso i giacimenti d'oro dell'Otago. A volte, da un tavolo all'altro, venivano scambiate parole scurrili, facezie volgari, ingiurie e provocazioni. Probabilmente la serata sarebbe finita con qualche rissa privata destinata a degenerare in una battaglia generale. Ma ci non sarebbe stata una novit per il padrone e per i frequentatori delle Three Magpies.

    Flig Balt e Vin Mod non cessavano d'osservare con curiosit quella gente, prima d'avanzare proposte a seconda delle circostanze.

    Alla fin fine, di che cosa si tratta? disse il marinaio, appoggiando il gomito sulla tavola per accostarsi un po' di pi al nostromo. Si tratta di sostituire con altri i quattro uomini che ci hanno lasciato. Ebbene, quelli non dobbiamo rimpiangerli Non ci avrebbero seguiti! Ve lo ripeto, troveremo qui quello che occorre E che io sia impiccato, se uno solo di questi lascari4 si rifiuter mai di impadronirsi di una buona nave per scorrazzare nel Pacifico, invece di far ritorno a Hobart Town Perch siamo sempre d'accordo, non vero?

    Certamente rispose Flig Balt. Facciamo il conto, allora disse Vin Mod. Quattro di

    questi bravi ragazzi, il cuoco Koa, voi ed io, contro il capitano, gli altri tre e il mozzo; siamo in pi di quanto occorra per avere partita vinta! Una mattina, entriamo nella cabina del signor Gibson Non c'! Si fa l'appello dell'equipaggio: mancano tre uomini! Li avr portati via un'ondata improvvisa, nella notte, durante il turno di guardia. Capita, qualche volta, anche quando il tempo calmo E poi il James Cook non riappare pi scomparso in pieno Pacifico. E mentre di esso non si parla pi, eccolo, sotto altro nome un nome grazioso, il Pretty Girl,5 ad esempio andare da un'isola all'altra, facendo il suo bravo lavoro, con a capo il capitano Flig Balt e il

    4 Parola con cui si designavano i marinai dell'India imbarcati su navi europee che battevano l'Oceano Indiano. (N.d.T.) 5 Bella ragazza. (N.d.T.)

  • nostromo Vin Mod Completa il suo equipaggio con due o tre robusti ragazzi, come non ne mancano mai nei porti di sosta dell'est o dell'ovest E ognuno vi fa il suo piccolo gruzzolo invece della magra paga che di solito gi stata bevuta prima d'essere riscossa! Che il chiasso impedisse a volte alle parole di Vin Mod di giungere all'orecchio di Flig Balt, importava poco. Non c'era bisogno che egli le udisse. Ci che il suo compagno diceva, egli se lo diceva da s. Presa una decisione, egli non cercava altro che di assicurarne la realizzazione. La sola osservazione che fece fu perci la seguente:

    I quattro nuovi uomini, tu e io, saremmo in sei contro cinque, mozzo compreso Ma tu dimentichi che a Wellington dobbiamo imbarcare l'armatore Hawkins e il figlio del capitano!

    vero Ma se si va a Wellington, appena lasciata Dunedin. Se invece non ci andiamo

    E una faccenda di quarantott'ore, con vento favorevole disse mastro Balt. E non siamo neppure sicuri di riuscire a fare il colpo durante la traversata

    E che importa? esclam Vin Mod. Non preoccupatevi se anche il signor Hawkins e il figlio di Gibson saranno a bordo! Avranno fatto un salto sopra il parapetto ancora prima di sapere dove sono! Ci che importa di reclutare dei compagni che non tengano conto della vita di un uomo pi di quanto non facciano di una vecchia pipa che non si adopera pi Ci vogliono dei coraggiosi che non abbiano paura della corda E noi dobbiamo trovarli qui!

    Troviamoli allora rispose mastro Balt. Entrambi si misero a esaminare con maggiore attenzione i clienti

    di Adam Fry, alcuni dei quali gi li osservavano a loro volta con qualche insistenza.

    Guardate quello! disse Vin Mod. un giovanotto che ha la corporatura di un pugile con quella testa enorme Se non ha gi fatto dieci volte pi del necessario per meritare d'essere impiccato

    S, mi piace abbastanza rispose mastro Balt. E quell'altro, quello con un solo occhio E che occhio! L'altro

    non lo ha perduto in una battaglia combattuta perch aveva ragione! Parola mia, se accetta

  • Accetter! Tuttavia fece notare Flig Balt non possibile dirglielo

    prima. Non glielo diremo. Quando sar venuto il momento, vedrete

    che non se ne staranno con le mani in mano! Guardate quello che sta entrando! Dal modo in cui ha fatto sbattere la porta, si direbbe che abbia la polizia alle calcagna.

    Offriamogli da bere disse mastro Balt. Scommetto la testa contro una bottiglia di gin che non

    rifiuter! E poi, laggi Guardate quella specie d'orso che porta il berretto di traverso. Mi fa pensare che abbia navigato pi spesso in fondo alla stiva che non sul castello di prua, e che abbia avuto pi spesso i piedi nei ceppi che non le mani libere!

    Il fatto che le quattro persone indicate da Vin Mod avevano l'aspetto di furfanti senza scrupoli. Ecco perch, nel caso che Flig Balt le avesse reclutate, sarebbe stato lecito chiedersi se il capitano Gibson avrebbe consentito a imbarcare marinai di quella fatta! Era inutile, del resto, pretendere di voler esaminare i loro documenti: non li avrebbero mostrati, e non senza motivo.

    Rimaneva da sapere se quegli uomini erano disposti a contrarre un impegno, o se non avevano proprio allora disertato la loro nave per prepararsi a barattare il camiciotto del marinaio con il giubbetto del cercatore d'oro. Dopo tutto, essi, che non si sarebbero mai offerti spontaneamente, quale accoglienza avrebbero fatto alla proposta d'imbarcarsi sul James Cook? Lo si sarebbe appreso dopo averne parlato e innaffiato il discorso con gin o whisky a loro scelta.

    Amico un bicchiere? disse Vin Mod chiamando alla sua tavola il nuovo venuto.

    Due, se volete rispose il marinaio, schioccando la lingua. Tre, quattro, mezza dozzina, e anche una dozzina intera, se ha

    la gola asciutta! Len Cannon questo era il suo nome o il nome che si era dato

    prese posto senza cerimonie, dimostrando cos che sarebbe andato con facilit sino alla dozzina. Poi, avendo capito che nessuno gli avrebbe cavato la sete ammettendo che ci fosse stato possibile per i suoi begli occhi e il suo bell'aspetto, chiese con voce fatta rauca

  • dall'abuso d'alcolici: Bene, di che si tratta? Vin Mod spieg: il brick James Cook doveva partire buona

    paga, soltanto pochi mesi di navigazione di cabotaggio da un'isola all'altra, vitto buono; vino abbondante e di buona qualit Il capitano faceva assegnamento sul nostromo Flig Balt, qui presente, per tutto ci che riguardava il benessere dell'equipaggio Porto di attracco Hobart Town Insomma nulla mancava di ci che pu allettare il marinaio che vuol divertirsi durante le soste, e non c'era da esibire alcun documento al commissario di marina. Si sarebbero spiegate le vele il giorno dopo, all'alba, se l'equipaggio fosse stato al completo. Che se poi qualche amico nei pasticci avesse cercato un imbarco, sarebbe bastato indicarlo, se si trovava a quell'ora nella taverna delle Three Magpies

    Len Cannon guard mastro Flig Balt e poi Vin Mod aggrottando le ciglia. Che significava con esattezza quella proposta? Che cosa nascondeva? Poi, per quanto essa sembrasse vantaggiosa, Len Cannon rispose con una sola parola:

    No. Hai torto disse Vin Mod. possibile, ma non posso imbarcarmi. Perch? Sto per sposarmi. Ma no! cos: sposo Kate Verdax una vedova Amico, se ti dovessi sposare rispose Vin Mod, battendogli

    sulla spalla non sar con una vedova, ma con una forca! Len Cannon si mise a ridere e vuot in un sorso il suo bicchiere;

    ma nonostante le sollecitazioni di mastro Balt insistette nel suo rifiuto. Poi si alz e raggiunse un gruppetto di persone rumorose che si scambiavano violente provocazioni.

    Proviamo con un altro disse Vin Mod, nient'affatto scoraggiato dal primo scacco.

    Lasci mastro Balt e and a prender posto in un angolo della sala, accanto a un marinaio il cui aspetto non appariva migliore di quello di Cannon; sembrava persino meno comunicativo, quasi che gli

  • piacesse chiacchierare solo con la bottiglia: conversazione interminabile, ma che pareva bastargli.

    Vin Mod entr subito in argomento: Si pu sapere come ti chiami? Come mi chiamo? rispose il marinaio, con qualche

    esitazione. S, come ti chiami. E tu come ti chiami? Vin Mod. Che nome ? il nome di un marinaio del brick James Cook, in sosta a

    Dunedin. E perch Vin Mod vuol sapere come mi chiamo? Per il caso in cui si dovesse iscrivere il tuo nome tra quelli

    dell'equipaggio. Il mio nome Kyle rispose il marinaio ma me lo tengo

    per un'occasione migliore. Se ci sar, amico mio Non ne mancano mai! E Kyle gli volt le spalle. Quel secondo rifiuto rese Vin Mod un

    po' meno fiducioso. La taverna di Adam Fry era come la Borsa: le richieste erano sempre superiori alle offerte e ci lasciava poche speranze di riuscita.

    Anche con altri due clienti, che disputavano da lungo tempo per il pagamento dell'ultima pinta con il loro ultimo scellino, il risultato fu identico: l'irlandese Sexton e l'americano Bryce sarebbero andati a piedi in America e in Irlanda piuttosto che imbarcarsi, fosse pure sullo yacht di Sua Graziosa Maest o sul migliore incrociatore degli Stati Uniti.

    Altri tentativi, fatti con l'appoggio di Adam Fry, sortirono eguale esito. Vin Mod, scornato, fece ritorno alla tavola di Flig Balt.

    Non sei riuscito a nulla? chiese quest'ultimo. Non c' nulla da fare, mastro Balt. Non vi sono altre taverne, qui vicino? Ce ne sono rispose Vin Mod. Ma se non siamo riusciti

    qui, non riusciremo da nessun'altra parte.

  • Flig Balt non pot trattenere una bestemmia e volle anche accompagnarla con un forte pugno sulla tavola che fece traballare bottiglie e bicchieri. Il suo progetto sarebbe dunque andato in fumo? Non sarebbe riuscito a reclutare per l'equipaggio del James Cook quattro uomini di sua scelta? Sarebbe stato costretto a completarlo con bravi marinai, che poi si sarebbero schierati dalla parte del capitano Gibson? vero, i marinai buoni mancavano non meno che i cattivi, e perci sarebbero certo trascorse alcune settimane prima che il brick potesse riprendere il mare.

    Bisognava cercare altrove, dunque. Le bettole per marinai non mancano nel quartiere; come diceva Vin Mod, abbondano molto pi delle chiese e delle banche. Flig Balt si preparava a pagare le consumazioni, quando un grosso litigio scoppi a un'estremit della sala.

    La discussione tra Sexton e Bryce, riguardo al pagamento del conto, assumeva una svolta inquietante. Entrambi avevano certamente bevuto pi di quanto la borsa avrebbe loro consentito. Adam Fry non era uomo da far credito neppure di pochi pence. Essi ne avevano per due scellini e avrebbero dovuto pagarli, se non volevano che la polizia intervenisse e li arrestasse, come gi altre volte, per percosse, ingiurie e reati di vario genere.

    Avvertito dal garzone, l'oste stava reclamando ci che gli era dovuto, ma che Sexton e Bryce non avrebbero potuto pagare, neppure a cercar bene in fondo alle loro tasche, tanto vuote quanto essi erano pieni di whisky e di gin. In un'occasione del genere, l'intervento di Vin Mod, con il denaro in mano, sarebbe forse stato efficace e i due marinai avrebbero finito con l'accettare alcune piastre quale anticipo sulla futura paga Egli tent il colpo, ma fu mandato al diavolo. Incerto tra il desiderio di farsi pagare e la prospettiva di perdere due clienti, se essi si fossero imbarcati il giorno dopo sul James Cook, Adam Fry non gli venne in aiuto come egli aveva sperato.

    Fu allora che mastro Balt comprese che bisognava farla finita e disse a Vin Mod:

    Andiamocene! Non sono neppure le nove rispose Vin Mod. Andiamo

  • all'Old Brothers oppure al Good Seaman. Sono a due passi e voglio che mi si impicchi se torneremo a bordo a mani vuote!

    Come si vede, l'impiccagione come metafora o come termine di paragone ricorreva spesso nella conversazione dell'onesto Vin Mod; forse egli riteneva che quella fosse la fine naturale dell'esistenza umana, in questo basso mondo!

    Nel frattempo, Adam Fry era passato dalle richieste violente alle minacce. Sexton e Bryce avrebbero dovuto pagare, se non volevano andare a dormire in guardina! Il garzone ebbe l'ordine di andare a chiamare gli agenti, che non scarseggiavano mai in quel quartiere del porto. Flig Balt e Vin Mod erano dunque in procinto di andarsene insieme con il garzone, quando tre o quattro robusti giovanotti si posero dinanzi alla porta per impedirne l'entrata e l'uscita.

    Apparve chiaro che quei marinai avevano sposato la causa dei loro compagni. La faccenda non avrebbe tardato a ingarbugliarsi e la serata sarebbe finita con la violenza, come tante altre.

    Adam Fry e il garzone per non la pensavano cos; essi volevano soltanto ricorrere alla forza pubblica, com'erano soliti fare in quelle circostanze. Nel vedere la porta sbarrata cercarono di raggiungere il vicolo che rasentava il cortile.

    Ma non ne ebbero il tempo. Tutto il gruppo si schier contro di loro; Kyle e Sexton, Len Cannon e Bryce intervennero. Soltanto una mezza dozzina d'ubriachi fradici, incapaci di reggersi in piedi, non prese parte alla zuffa.

    Ne segu che a mastro Balt e a Vin Mod non fu permesso di lasciare la sala.

    Eppure bisogna andar via disse il primo. Qui non c' che da prendere dei pugni.

    Chi lo sa? rispose l'altro. Lasciamoli fare. Forse da questa battaglia uscir qualcosa di buono per noi!

    E poich entrambi volevano trarne i profitti, ma non dividerne le perdite, si tennero in disparte, dietro il bancone.

    La lotta si svolgeva all'arma bianca, se l'espressione pu adattarsi ai piedi e ai pugni dei combattenti. I coltelli senza dubbio non avrebbero tardato a comparire, e non sarebbe stata n la prima volta n l'ultima, quella di veder scorrere il sangue nella sala delle Three

  • Magpies. Si sarebbe detto che Adam Fry e il garzone dovessero essere schiacciati dal numero; e sarebbero stati ridotti certamente all'impotenza se alcuni clienti non avessero preso le loro parti. Cinque o sei irlandesi, infatti, nella speranza di assicurarsi un futuro credito, li aiutarono a respingere gli assalitori.

    Ne venne fuori un baccano infernale. Mastro Balt e Vin Mod, riparandosi alla meglio, fecero fatica a evitare d'essere colpiti quando cominciarono a volare d'ogni parte bicchieri e bottiglie. Si picchiava vociando e urlando. Le lampade, rovesciate, si spensero e la sala rimase rischiarata soltanto dalla luce della lanterna incastrata nell'imposta dell'ingresso.

    Alla fine i quattro uomini pi accaniti Len Cannon, Kyle, Sexton e Bryce dopo aver attaccato, dovettero difendersi. L'oste e il garzone non erano alle prime armi nell'esercizio della boxe. Alcuni formidabili pugni avevano abbattuto Kyle e Bryce, con la mascella quasi fracassata; ma essi si rialzarono per soccorrere i compagni che gli irlandesi avevano sospinto in un angolo.

    La meglio era un po' per gli uni e un po' per gli altri; la vittoria non sarebbe potuta dipendere che da un intervento esterno. Le urla: Aiuto! aiuto! dominavano il tumulto, ma i vicini non si preoccupavano di ci che accadeva nella taverna delle Three Magpies: le zuffe tra marinai erano ormai all'ordine del giorno. Era inutile correre dei rischi per intervenire in quelle baruffe; ci riguardava la polizia, era pagata per questo!

    Il tafferuglio proseguiva con maggiore accanimento a mano a mano che la collera si tramutava in rabbia.

    Le tavole erano state rovesciate e ci si picchiava con gli sgabelli. Poi spuntarono dalle tasche i coltelli, le rivoltelle uscirono dalle cinture e, nel fracasso, si udirono alcuni spari.

    L'oste cercava sempre di raggiungere la porta di strada o quella del cortile, quando una dozzina di agenti fecero irruzione dalla porta posteriore. Non era stato necessario andare a cercarli; non appena informati dai passanti che nella taverna di Adam Fry ci si rompeva la testa, essi vi erano accorsi in buon numero senza troppa fretta, con il passo d'ordinanza che contraddistingue il poliziotto inglese, quando chiamato ad assicurare l'ordine pubblico. probabile, del resto, che

  • tra quelli che attaccavano e quelli che resistevano, essi non avrebbero fatto differenze. Sapevano che gli uni valevano gli altri e che, arrestando tutti, sarebbero stati certi di non sbagliare.

    Bench la sala fosse quasi al buio, i poliziotti riconobbero subito, tra i pi violenti, Len Cannon, Sexton, Kyle e Bryce, per averli altre volte cacciati in prigione. Questi quattro farabutti, prevedendo ci che li attendeva, cercarono di svignarsela attraverso il cortile. Ma dove sarebbero andati? Sarebbero stati certamente ripresi il giorno seguente

    Vin Mod intervenne nel momento migliore: mentre gli altri si accanivano contro i poliziotti nell'intento di favorire la fuga dei pi compromessi, egli raggiunse Len Cannon e gli disse:

    Al James Cook tutti e quattro! Sexton, Bryce e Kyle lo avevano udito.

    Quando parte? chiese Len Cannon. Domattina, all'alba. E nonostante l'intervento degli agenti, contro i quali, per comune

    intesa, tutti si erano scagliati, nonostante l'intervento di Adam Fry, che teneva soprattutto a farli arrestare, Len Cannon e i suoi tre compagni, seguiti da Flig Balt e da Vin Mod, riuscirono a fuggire.

    Un quarto d'ora dopo, la lancia del brick li trasportava a bordo, al sicuro nell'alloggio dell'equipaggio.

  • CAPITOLO II

    IL BRICK JAMES COOK

    IL BRICK James Cook era una nave robusta e ad ampia velatura che stazzava duecentocinquanta tonnellate. Lo scafo ampio ne assicurava la stabilit; la poppa svelta, la prua elevata e l'alberatura poco inclinata gli facevano tenere magnificamente il mare con qualsiasi velocit. Vascello orziero, sottraendosi presto all'onda e sfuggendo cos ai colpi di mare, filava con vento favorevole i suoi undici nodi senza intoppi.

    Come sappiamo dalla conversazione gi riferita, il suo equipaggio era composto dal capitano, un nostromo, otto marinai, un cuoco e un mozzo. Batteva bandiera britannica e aveva per porto d'attracco Hobart Town, capitale della Tasmania, la quale, com' noto, dipende dal continente australiano, una delle pi importanti colonie della Gran Bretagna.

    Gi da una decina d'anni, il James Cook esercitava il gran cabotaggio nel Pacifico occidentale, tra l'Australia, la Nuova Zelanda e le Filippine: viaggi fortunati e lucrosi per l'abilit manovriera e commerciale del suo capitano, buon marinaio e buon mercante.

    Il capitano Harry Gibson, che a quel tempo aveva cinquant'anni, non aveva mai lasciato il brick da quando era uscito dai cantieri di Brisbane. Vi era interessato per un quarto, gli altri tre quarti appartenendo al signor Hawkins, armatore in Hobart Town. I loro affari prosperavano e gli inizi di quel viaggio lasciavano sperare larghi utili.

    La famiglia del capitano era strettamente unita a quella dell'armatore da lunga data, Harry Gibson avendo sempre navigato per conto della ditta Hawkins. Abitavano entrambi a Hobart Town nello stesso rione. Gli Hawkins non avevano figli; i Gibson avevano un solo figlio di ventun anni che intendeva dedicarsi al commercio.

  • Le due donne si vedevano ogni giorno e ci rendeva loro meno penosa la separazione dai rispettivi mariti, perch l'armatore si trovava allora a Wellington dove aveva aperto un ufficio insieme con Nat Gibson, figlio del capitano. Di l, il James Cook avrebbe dovuto riportarli entrambi a Hobart Town, dopo aver completato il carico negli arcipelaghi vicini alla Nuova Guinea, al nord dell'Australia, nei paraggi dell'equatore.

    inutile dire ora che cosa fosse e ci che valesse il nostromo Flig Balt, e quali progetti lo scellerato nutrisse. Agli istinti che lo spingevano al delitto, e alla gelosia per il suo capitano, egli univa un'ipocrisia che aveva ingannato quest'ultimo sin dall'inizio del viaggio. In virt di alcuni certificati apparentemente autentici, era stato accettato come nostromo a bordo del brick proprio quando Vin Mod vi prendeva imbarco come marinaio. I due uomini si conoscevano da lunga data, avevano corso insieme i mari passando da una nave all'altra, disertando quando non si trovavano nella possibilit di tentare qualche buon colpo; ora speravano di raggiungere il loro scopo nel corso dell'ultima traversata del James Cook, prima di fare ritorno a Hobart Town.

    Flig Balt ispirava assoluta fiducia al capitano Gibson, ingannato dalle sue dimostrazioni di zelo e dalla sua pretesa devozione. Poich era in continui rapporti con l'equipaggio, egli aveva cercato di acquistare ascendente sul personale di bordo. Per tutto ci che riguardava la navigazione e la parte commerciale, Harry Gibson si fidava, invece, solo di se stesso. Peraltro, non avendo mai avuto occasione di dar prova di ci che valeva, forse Flig Balt non era quel buon marinaio che pretendeva di essere, sebbene dicesse di aver gi navigato in qualit di secondo. Si pu anche credere che il capitano Gibson nutrisse qualche dubbio al riguardo; dopo tutto, poich il servizio non lasciava nulla a desiderare, egli non aveva mai avuto motivo di muovere rimproveri al suo nostromo. Il viaggio del brick si sarebbe perci probabilmente effettuato nelle migliori condizioni se la diserzione di quattro marinai non lo avesse trattenuto a Dunedin da una quindicina di giorni.

    Gli uomini che non avevano seguito l'esempio dei compagni, e cio Hobbes, Wickley e Burnes, facevano parte di quella categoria di

  • brava gente, disciplinata e coraggiosa, sulla quale un capitano pu far sempre completo assegnamento. Non ci sarebbe stato motivo di rimpiangere i disertori, se essi non fossero stati sostituiti con i quattro farabutti che Vin Mod aveva reclutato alla taverna delle Three Magpies. Sappiamo gi che gente fosse e li vedremo presto all'opera.

    L'equipaggio comprendeva ancora, come sappiamo, un mozzo e un cuoco.

    Il mozzo, di nome Jim, aveva quattordici anni e apparteneva a una famiglia di onesti operai di Hobart Town, la quale lo aveva affidato al capitano Gibson. Era un bravo ragazzo, svelto e servizievole, che amava il mestiere e prometteva di diventare un eccellente marinaio. Il signor Gibson lo trattava come un figlio, ma senza lasciargliene passare mai una, e Jim gli si dimostrava molto affezionato. Quasi per istinto, invece, il ragazzo nutriva una specie di ripugnanza per il nostromo. Flig Balt, che se n'era accorto, cercava sempre di coglierlo in fallo provocando pi d'una volta l'intervento del signor Gibson.

    Il cuoco Koa apparteneva al tipo indigeno che deriva dalla seconda razza dei neo-zelandesi: uomini di statura media, del colore dei mulatti, robusti, muscolosi, agili e con i capelli crespi, dei quali si compone in genere la classe popolana dei maori. Harry Gibson si proponeva di congedare, alla fine di quel primo viaggio che egli faceva a bordo del brick, quest'uomo subdolo, vendicativo e cattivo, oltre che sporco, sul quale rimproveri e punizioni non avevano pi efficacia. Flig Balt aveva ragione di collocarlo tra coloro che non avrebbero esitato a ribellarsi contro il capitano. Vin Mod e lui andavano perfettamente d'accordo. Il nostromo lo trattava bene, lo scusava, punendolo soltanto quando non poteva farne a meno. Koa sapeva, da parte sua, che sarebbe stato sbarcato appena il brick fosse giunto a Hobart Town e pi d'una volta aveva minacciato di vendicarsi. Flig Balt, Vin Mod e lui, aiutati dai quattro nuovi marinai venuti a bordo, sarebbero stati, quindi, in sette di fronte a Gibson, agli altri tre marinai e al mozzo. vero che l'armatore e Nat Gibson dovevano imbarcarsi sul brick, a Wellington, e che la partita sarebbe stata allora meno diseguale; ma era sempre possibile che Flig Balt si impadronisse della nave tra Dunedin e Wellington, nel corso della

  • breve traversata. Se l'occasione si fosse presentata, Vin Mod non se la sarebbe lasciata scappare.

    Il James Cook, in corso di cabotaggio da quattro mesi, aveva carichi per vari porti, dove aveva sbarcato e imbarcato varie merci, con noli vantaggiosi. Dopo aver toccato successivamente Malikolo, Merena ed Eromanga nelle Nuove Ebridi, e poi Vanua Linon nelle Figi, avrebbe raggiunto nuovamente Wellington, dove il signor Hawkins e Nat Gibson lo aspettavano. Poi avrebbe fatto vela per gli arcipelaghi della Nuova Guinea, ben fornito di roba scadente destinata agli indigeni, per riportarne madreperla e copra per un valore di circa dieci o dodicimila piastre. Di l, avrebbe fatto ritorno poi a Hobart Town, sostando a Brisbane o a Sydney, se le circostanze lo avessero richiesto. Ancora un paio di mesi, dunque, e poi il brick sarebbe stato di ritorno al suo porto di attracco.

    Si comprende dunque quanto il ritardo subito dalla nave a Dunedin avesse contrariato il signor Gibson. Il signor Hawkins sapeva quel che doveva pensare a tale riguardo, essendone stato informato dalle lettere e dai telegrammi scambiati tra Dunedin e Wellington e aveva sollecitato il capitano a completare nuovamente l'equipaggio. Egli parlava anche di fare una scappata a Dunedin, se necessario, anche se gli affari richiedevano la sua presenza a Wellington. Abbiamo visto che il signor Gibson, premurosamente, non aveva trascurato nulla per accontentarlo e ricordiamoci delle difficolt incontrate anche per il motivo che molti altri capitani si trovavano nell'identica, imbarazzante situazione. Flig Balt era riuscito alla fine nel suo intento. Quando i quattro marinai della taverna delle Three Magpies furono a bordo, egli fece issare prudentemente le imbarcazioni affinch i nuovi venuti non potessero svignarsela durante la notte.

    La sera stessa, Flig Balt narr al capitano com'erano andate le cose e come avesse approfittato della rissa per sottrarre Len Cannon e gli altri tre uomini alle ricerche della polizia. Quel che valessero lo si sarebbe visto presto. Il pi delle volte, le teste calde si calmano non appena la nave in alto mare; gli attaccabrighe riescono spesso eccellenti marinai. Il nostromo, insomma, credeva di aver agito per il meglio.

  • Li vedr domani disse il signor Gibson. Come volete rispose mastro Balt. molto meglio

    lasciarli smaltire il loro gin fino a domattina. D'accordo. Del resto, le imbarcazioni sono sui paranchi e, a

    meno che non si gettino in mare, scavalcando la falchetta Non possibile, capitano. Li ho cacciati nella stiva e non ne

    usciranno che al momento della partenza. Ma quando sar giorno, Balt? Quando sar giorno, la paura di cadere nelle mani della polizia

    li terr a bordo. A domani allora disse il signor Gibson. Sarebbe stato inutile, senza dubbio, chiudere a chiave Len Cannon

    e i suoi compagni: essi non pensavano affatto di fuggire e perci dormirono rumorosamente tutta la notte il sonno dell'ubriaco.

    Il giorno dopo, all'alba, il capitano dispose i preparativi per la partenza. Le sue carte erano in regola ed egli non ebbe necessit di tornare a terra. Si rese allora necessario chiamare le nuove reclute sul ponte.

    Vin Mod apr il grande boccaporto e i quattro marinai salirono per la manovra. I fumi dell'alcool erano svaniti ed essi non manifestarono nessuna intenzione di abbandonare la nave.

    Quando gli furono dinanzi, il capitano ne ebbe un'impressione spiacevolissima; solo la padronanza che aveva di se stesso gli permise di celarla. Li osserv attentamente e poi chiese i loro nomi per annotarli tra i membri dell'equipaggio.

    Nel dare il proprio nome, i nuovi venuti indicarono anche la propria nazionalit: due erano inglesi, uno irlandese, l'altro americano. Non avevano altro domicilio che le taverne del porto, i cui proprietari sono anche affittacamere. Per ci che riguarda i capi di vestiario e quello che di solito contiene il sacco del marinaio, essi non avevano potuto portare nulla. Del resto, Flig Balt avrebbe messo a loro disposizione gli abiti, la biancheria e gli utensili dei disertori, che certamente non sarebbero pi tornati a reclamarli. Non vi era motivo perci di mandarli a cercare il proprio sacco, n essi lo richiesero.

    Quando Len Cannon, Sexton, Kyle e Bryce raggiunsero la prua, il

  • signor Gibson disse a Balt crollando il capo: Non credo che abbiate avuto la mano felice, Balt. Mi sembrano

    dei cattivi soggetti. Si vedr, capitano vedremo sul lavoro Bisogner sorvegliarli da vicino! Certamente, signor Gibson. Ma non sono marinai inesperti, da

    quanto ha detto un ufficiale del West Pound, qui in sosta. Li avevate gi sott'occhio, dunque? Gi da qualche giorno L'ufficiale li conosceva? Hanno navigato insieme e, a sentir lui, sono buoni marinai. Il nostromo mentiva sfrontatamente. Nessun ufficiale gli aveva

    parlato di quei quattro marinai, ma ci che diceva non poteva pi essere verificato. N il signor Gibson aveva motivo di sospettare.

    Bisogna evitare di metterli di quarto insieme disse il capitano. I due inglesi con Hobbes e Wickley, l'irlandese e l'americano con Burnes e Vin Mod. Sar meglio

    Ho capito, capitano; vi ripeto, una volta in mare, lavoreranno di buona lena. Soltanto durante le soste, soprattutto a Wellington, sar necessario sorvegliarli. Se date retta a me, niente permessi: potrebbero non tornare pi a bordo.

    Comunque, Balt, non mi ispirano nessuna fiducia; a Wellington, se potr sostituirli con altri

    Li sostituiremo rispose il nostromo. Flig Balt non volle insistere pi del necessario, n aver l'aria di

    tener troppo a quei marinai d'occasione. Dopo tutto, capitano, ho fatto del mio meglio aggiunse.

    Non c'era molto da scegliere! Il signor Gibson torn a poppa, accanto al timoniere, mentre Flig

    Balt andava a prua per fare issare l'ancora e rizzarla al suo posto, non appena orientate le vele.

    Il capitano guard la bussola, nell'abitacolo posto dinanzi alla ruota del timone, poi il segnavento in testa d'albero di maestra, e poi la bandiera britannica, che il vento spiegava sul picco.

    Il James Cook si dondolava sulla catena in mezzo al porto. Il vento, soffiando da nord-ovest, ne avrebbe favorito l'uscita. Dopo

  • aver disceso il canale fino a Port Chalmers, avrebbe trovato vento favorevole per risalire la costa orientale della Nuova Zelanda fino allo stretto che separa le due isole. Gli sarebbe convenuto, tuttavia, prendere un po' di largo per evitare alcune navi ancorate all'ingresso del canale e avvicinarsi alla riva destra.

    Il signor Gibson impart gli ordini. Furono spiegate la gabbia fissa e la volante, la vela di trinchetto, i fiocchi e la randa di cappa di maestra. Durante la manovra parve proprio che Len Cannon e i suoi compagni conoscessero il mestiere; e anche quando dovettero salire fino al braccio del pennone dei velacci, lo fecero da uomini che non hanno nulla da imparare del servizio dei gabbieri.

    Poich era a picco, l'ancora fu issata nel momento in cui le scotte erano tese per mettere il brick nella giusta direzione.

    Flig Balt e Vin Mod riuscirono a scambiare qualche parola durante la manovra.

    Le nostre reclute conoscono il mestiere. Molto bene, Mod. Altri tre manigoldi come questi e avremmo l'equipaggio che ci

    occorre. E la nave di cui avremmo bisogno! aggiunse Flig Balt,

    sottovoce. E anche il capitano che ci occorre! disse Vin Mod, portando

    la mano al berretto, come se fosse dinanzi al suo capo. Flig Balt lo ferm con un gesto, nel dubbio che quelle parole

    imprudenti potessero essere state udite dal mozzo, intento a dar volta la scotta della trinchettina. Poi, mentre si dirigeva verso la tuga, Vin Mod gli chiese come Gibson avesse giudicato i quattro avventori della taverna delle Three Magpies.

    parso poco soddisfatto rispose Flig Balt. Le nostre reclute non hanno un aspetto rassicurante, infatti

    rispose Vin Mod. Non mi sorprenderebbe se egli volesse sbarcarli a Wellington

    disse Flig Balt. Per sbarcare a Wellington aggiunse Vin Mod, scrollando le

    spalle bisogna prima arrivarci. Io spero di non dover andare a Wellington e di non sbarcarvi nessuno.

  • Non commettiamo imprudenze, Mod! Insomma, il capitano non contento? No. Cosa importa? Lo siamo noi. Il nostromo torn a poppa. Tutto pronto? gli chiese il signor Gibson. Tutto, capitano. Il James Cook manovrava in quel momento per accostarsi a riva e

    fare il giro della punta a meno di mezza gomena. Sulla punta si era formato un gruppetto di marinai e di oziosi, per i

    quali non mai priva di interesse la vista di una nave sottovela. Da pi settimane, peraltro, quello spettacolo era venuto meno perch i bastimenti non avevano potuto lasciare l'ancoraggio.

    Ora nel gruppo si distinguevano alcuni poliziotti la cui attenzione pareva rivolta verso il James Cook. Ci si capiva perfettamente dai gesti e dal loro atteggiamento. Due o tre agenti, anzi, staccatisi dal gruppo, corsero verso l'estremit della riva che il brick non avrebbe tardato a rasentare.

    N Flig Balt n Vin Mod si sbagliarono: quei poliziotti facevano parte del gruppo che la sera precedente era intervenuto nella taverna di Adam Fry. Len Cannon e i suoi compagni rischiavano dunque di essere riconosciuti; e forse se il James Cook avesse ricevuto l'ordine di fermarsi sarebbe stato costretto a consegnare i marinai della Three Magpies.

    Dopo tutto, il capitano Gibson, soddisfatto di aver deciso d'esercitare un'attenta sorveglianza, aveva il proprio tornaconto nel conservare quei quattro uomini che gli permettevano di riprendere il mare: sarebbe stato in grave imbarazzo se avesse dovuto consegnarli alla polizia. Dopo poche parole dettegli da Flig Balt, egli acconsenti a che Vin Mod facesse scendere sotto coperta Len Cannon, Sexton, Kyle e Bryce prima che fossero scorti dagli agenti.

    Gi gi! disse loro Vin Mod. Essi lanciarono una rapida occhiata alla riva, compresero tutto e

    disparvero attraverso il boccaporto. La loro presenza sul ponte, del resto, non era pi necessaria e sarebbe bastato il timoniere a dirigere il James Cook verso l'ingresso del canale senza che fosse necessario serrare le vele.

  • Il brick continu ad accostarsi alla punta pi di quanto non fanno di solito le navi; e ci per evitare uno steamer americano le cui sirene vigorose squarciavano l'aria.

    I poliziotti ebbero allora ogni agio di osservare i marinai della nave: certamente, se Len Cannon e gli altri non si fossero nascosti, sarebbero stati riconosciuti e fatti sbarcare immediatamente. Ma gli agenti non li videro e il brick pot inoltrarsi nel canale non appena lo steamer ne ebbe lasciato libero l'accesso.

    Non c'era pi nulla da temere; i quattro marinai risalirono allora sul ponte.

    La loro opera era ora necessaria; il canale, che va da sud-ovest a nordest, molto sinuoso e a ogni svolta bisogna allentare o tendere le scotte.

    Favorito dal vento, il James Cook navig senza difficolt tra due rive verdeggianti, cosparse di ville e di cottages, una delle quali percorsa dalla ferrovia che unisce Dunedin a Port Chalmers.

    Erano appena le otto quando il brick pass dinanzi al porto per entrare subito in mare aperto. Poi, con le mura a sinistra, risal lungo costa, lasciandosi a sud il faro di Otago e il capo Saunders.

  • CAPITOLO III

    VIN MOD ALL'OPERA

    LA DISTANZA tra Dunedin e Wellington, attraverso lo stretto che separa le due grandi isole, inferiore alle quattrocento miglia. Se il vento di nord-ovest fosse durato e il mare si fosse mantenuto calmo lungo costa, il James Cook sarebbe giunto a Wellington due giorni dopo alla media di dieci nodi.

    Durante questa breve traversata, Flig Balt sarebbe riuscito a realizzare i suoi progetti, a impadronirsi del brick e, dopo essersi sbarazzato del capitano e dei suoi compagni, sarebbe riuscito a portarlo verso quei lontani paraggi del Pacifico dove gli sarebbero state offerte sicurezza e impunit?

    Sappiamo gi come Vin Mod intendesse procedere: il signor Gibson e gli uomini a lui devoti sarebbero stati colti di sorpresa e gettati in mare prima di potersi difendere. Ma prima di tutto bisognava far partecipare Len Cannon e i suoi compagni al complotto (cosa certamente non difficile), tastare il terreno in anticipo e assicurarsi il loro appoggio. Era ci che Vin Mod contava di fare nel corso di quel primo giorno di navigazione per agire poi la notte seguente. Non c'era tempo da perdere: nel giro di quarantott'ore il brick avrebbe preso a bordo, a Wellington, come passeggeri, il signor Hawkins e Nat Gibson. La notte stessa, dunque, oppure la successiva, era necessario che il brick cadesse nelle mani di Flig Balt e dei suoi complici, altrimenti le probabilit di riuscita sarebbero notevolmente scemate e un'occasione come quella forse non si sarebbe pi presentata.

    A Vin Mod non passava neppure per il capo che individui senza fede e senza legge, privi di coscienza e di scrupoli, come Len Cannon, Sexton, Kyle e Bryce, potessero non essere dalla loro parte, allettati com'erano dalla prospettiva di lucrose campagne in quelle

  • regioni del Pacifico dove la giustizia non li avrebbe mai raggiunti. L'isola meridionale della Nuova Zelanda, Tawa-Pounamou, ha la

    forma di un lungo rettangolo, pi largo nella parte inferiore, e si estende un po' obliquamente da sud-ovest a nord-est. L'isola settentrionale, Ika-na-Maoui, si presenta, invece, sotto forma di un triangolo irregolare, terminato da una stretta lingua di terra che si spinge sino alla punta di Capo Nord.

    La costa che il brick seguiva era molto frastagliata, con rocce enormi dai profili strani, che da lontano sembravano giganteschi mastodonti arenati sulla battigia. Qua e l una successione di archi suggerisce l'idea del colonnato di un chiostro, dove l'onda lunga si avventa furiosamente, anche quando il tempo bello, con grandissimo frastuono. Una nave che si mettesse di fronte al litorale sarebbe irrimediabilmente perduta: basterebbero tre o quattro ondate per demolirla. Per fortuna, se la nave sospinta dalla tempesta, sia che venga dall'est o sia che provenga dall'ovest, essa ha molte probabilit di poter doppiare gli estremi promontori della Nuova Zelanda.

    Vi sono due stretti, comunque, dove possibile trovare riparo se non si riesce a entrare nei porti: quello di Cook, che separa le due isole, e quello di Foveaux, aperto tra Tawa-Pounamou e l'isola di Stewart, alla sua estremit meridionale. Bisogna per fare attenzione alle pericolose scogliere delle isole Snares, dove battono le onde dell'oceano Indiano e quelle dell'oceano Pacifico: paraggi troppo fecondi di sinistri marittimi.

    Di l dalla costa si sviluppa un possente sistema orografico, disseminato di crateri, solcato da cascate che alimentano considerevoli fiumi nonostante la loro breve estensione. Sul versante delle montagne si arrampicano le foreste, i cui alberi sono a volte smisurati: pini alti cento piedi,6 con un diametro di venti; cedri dalle foglie di ulivo, il kudy resinoso, il kaikatea dalle foglie resistenti e dalle bacche rosse, i cui tronchi sono sprovvisti di rami dal piede alla cima.

    Se Ika-na-Maoui pu andare orgogliosa della ricchezza del suolo, della sua possente fertilit, della vegetazione che gareggia in certe 6 Un piede corrisponde a cm 30,480.

  • zone con le pi belle produzioni della flora tropicale, Tawa-Pounamou deve nutrire meno riconoscenza per la natura. Appena la decima parte del suo territorio pu essere coltivata, ma in tali luoghi privilegiati gli indigeni possono ancora raccogliere un po' di mais, varie piante erbacee, patate in abbondanza e, a profusione, quelle radici di pteris esculenta la felce di cui essi fanno il loro principale nutrimento.

    Il James Cook a volte si avvicinava tanto alla costa, della quale Harry Gibson conosceva bene gli scandagli, che il canto degli uccelli risultava chiaramente percepibile dalla nave; fra gli altri, quello dell'esotico pu, uno dei pi melodiosi. Vi si mescolava anche il grido gutturale di pappagalli delle varie specie, delle procellarie dal becco giallo e dalle zampe rosso-scarlatte, per non parlare di altre numerose specie acquatiche, i cui rappresentanti pi arditi svolazzavano attraverso le sartie della nave. E quando la ruota di prua disturbava i loro giochi, con quale rapidit si disperdevano gli elefanti e i leoni marini, e quelle moltitudini di foche ricercate per il loro grasso oleoso, per la loro pelliccia spessa, duecento delle quali bastano per produrre quasi cento barili di olio!

    Il tempo si manteneva al bello. Se il vento fosse caduto, ci non sarebbe avvenuto prima di sera perch, giungendo da terra, nell'abbassarsi avrebbe incontrato l'ostacolo della catena montuosa interna.

    Sotto l'efficacia di un bel sole, la brezza percorreva le zone alte dell'atmosfera e spingeva rapidamente il brick, il quale aveva issato gli stragli di maestra, di velaccio e controvelaccio e le altre vele di taglio. Era gi tanto se capitava di mollare le scotte o correggere la rotta. I nuovi membri dell'equipaggio potevano apprezzare cos, da marinai, le qualit nautiche del James Cook.

    Verso le undici, il monte Herbert, un po' prima del porto di Oamar, mostr la cima tondeggiante, alta cinquemila piedi sul livello del mare.

    Nella mattinata, Vin Mod cerc inutilmente di parlare con Len Cannon, che egli riteneva giustamente la pi intelligente e la pi autorevole delle quattro reclute di Dunedin. Il signor Gibson aveva ordinato, come si sa, che questi marinai non fossero mai insieme di

  • quarto; ed era meglio, certamente, tenerli separati gli uni dagli altri. Per il resto, non dovendo disporre manovre, il capitano aveva lasciato al nostromo la sorveglianza della nave ed era andato nella sua cabina ad aggiornare la contabilit di bordo.

    In quel momento Hobbes era al timone. Flig Balt passeggiava dall'albero maestro a poppa, da ogni lato della tuga. Altri due marinai, Burnes e Bryce, andavano e venivano lungo l'impavesata senza scambiar parola. Vin Mod e Len Cannon chiacchieravano insieme sottovento, in modo che la loro conversazione non potesse essere ascoltata da nessuno.

    Quando si accostava ad essi, il mozzo veniva allontanato sgarbatamente; per prudenza, anzi, mastro Balt lo mand a lucidare le parti in rame dell'abitacolo.

    Gli altri due compagni di Len Cannon, Sexton e Kyle, che non erano di quarto, preferivano l'aria aperta all'atmosfera soffocante del posto. Il cuoco Koa, sul castello di prua, li faceva ridere con i suoi scherzi grossolani e le sue smorfie orribili. Bisognava vedere come quell'indigeno andasse fiero dei tatuaggi che aveva sul viso, sul torso e sulle membra, di quei moko neo-zelandesi i quali solcano profondamente la pelle invece di scalfirla come d'uso presso le altre popolazioni del Pacifico. L'operazione del moko non si pratica su tutti gli indigeni: i kukis, e cio gli schiavi, non ne sono degni, n le persone di basso ceto, a meno che non si siano distinte in guerra con qualche atto di valore.

    Koa, perci, ne era vanitosamente superbo. Ma ci che pareva interessare moltissimo Sexton e Kyle erano le

    spiegazioni che egli intendeva dar loro del suo tatuaggio e raccontava in quali circostanze il suo petto era stato decorato di questo o di quel disegno, indicando quello della fronte, che rappresentava il suo nome inciso in caratteri indelebili e che per nulla al mondo egli avrebbe voluto cancellare.

    Del resto, presso gli indigeni, la cute, in seguito a queste operazioni che si estendono a tutta la superficie del corpo, guadagna molto in solidit e spessore. Ne deriva una maggiore resistenza al clima freddo dell'inverno e alle punture delle zanzare: quanti europei non sarebbero felici, a tal prezzo, di poter sfidare gli attacchi di

  • quegli insetti maledetti! Mentre Koa, sentendosi istintivamente spinto da simpatia verso

    Sexton e il suo compagno, gettava le basi di una stretta amicizia, Vin Mod lavorava Len Cannon, il quale, da parte sua, non chiedeva di meglio.

    Amico Cannon, eccoti a bordo del James Cook disse Vin Mod. -Una buona nave, non vero? fila i suoi undici nodi senza che sia necessario darle una mano.

    proprio cos, Mod. E con un bel carico nella pancia, vale molto Tanto meglio per l'armatore. Per l'armatore o per un altro! Frattanto, non c' che da

    incrociare le braccia mentre essa cammina. Oggi tutto questo va bene, ma domani? rispose Len

    Cannon. Nessuno lo sa Domani dopodomani sempre! esclam Vin Mod,

    battendo sulla spalla di Len Cannon. Non forse meglio esser qui che a terra? Dove sareste tu e i tuoi compagni oggi, se non foste qui?

    Alla Three Magpies, Mod. No. Adam Fry vi avrebbe messo alla porta, per il modo in cui

    lo avete trattato E poi, i poliziotti vi avrebbero acciuffati tutti e quattro! E poich non la prima volta, immagino, che vi capiti di andare dinanzi al tribunale di polizia, vi avrebbero fatto il favore di mandarvi a riposare per uno o due mesi nella prigione di Dunedin.

    La prigione in citt o la nave in mare sono la stessa cosa rispose Len Cannon che non sembrava rassegnato al suo destino.

    Possibile? esclam Vin Mod. un marinaio quello che parla in questo modo?

    Non avevamo l'intenzione di navigare disse Len Cannon. Se non fosse stato per la rissa di ieri, noi saremmo gi sulla strada di Otago.

    A stentare ad ammazzarvi di fatica a crepare di fame e di sete, amico mio; e per che cosa?

    Per fare fortuna! rispose Len Cannon. Fare fortuna nei giacimenti auriferi? rispose Vin Mod.

    Ma non c' nulla da pescare laggi. Non hai visto quelli che ne

  • tornano? Ciottoli, finch ne vuoi, e puoi riempirtene le tasche, per non dire che sono vuote! La raccolta delle pepite finita ed esse non spuntano pi dall'oggi al domani e neppure da un anno all'altro!

    Conosco gente che non rimpiange di aver lasciato la propria nave per i giacimenti della Clutha

    E io ne conosco quattro che non rimpiangeranno di essersi imbarcati sul James Cook invece di essere fuggiti verso l'interno!

    Dici questo per noi? Per te e per altri due o tre del tuo stesso stampo Vuoi farmi credere che un marinaio guadagni di che divertirsi,

    mangiare e bere per il resto della sua vita, facendo il cabotaggio per conto del capitano e dell'armatore?

    Certamente no rispose Vin Mod. A meno che non lo faccia per conto suo!

    E in qual modo, se non si proprietari della nave? Qualche volta si pu diventarlo Credi che i miei compagni ed io abbiamo denaro in banca a

    Dunedin, per comprarne una? No, amico mio. E se mai avete avuto qualche soldo, esso

    passato certamente nelle mani di Adam Fry o di altri banchieri della sua specie!

    E allora, Mod, niente denaro, niente nave! E io non credo che il signor Gibson ci voglia fare dono della sua

    No, certamente; ma una disgrazia pu sempre capitare. Se il signor Gibson sparisse un accidente una caduta in mare capita anche ai capitani pi bravi un'ondata, non ci vuole molto di pi per essere portati via. E di notte senza che nessuno se ne accorga Poi, al mattino, non c' pi

    Len Cannon guardava Vin Mod con gli occhi negli occhi, chiedendosi se aveva capito bene quel linguaggio. L'altro prosegu:

    E allora, che accade? Si sostituisce il capitano; e in questi casi il secondo che prende il comando della nave. E se il secondo non c', il luogotenente

    E se non c' il luogotenente aggiunse Len Cannon, abbassando la voce, dopo aver spinto lievemente con il gomito il suo interlocutore se non c' il luogotenente, c' il nostromo

  • Proprio cos, amico e con un nostromo come Flig Balt, si va lontano.

    Non dove bisognava andare? insinu Len Cannon, con uno sguardo di sfuggita.

    No ma dove si vuole andare rispose Vin Mod. Dove si fanno buoni affari, buoni carichi madreperla, copra, spezie e tutto ci nella stiva della Little Girl.

    La Little Girl! Sarebbe il nuovo nome del James Cook. Un bel nome, non ti

    pare? Un nome che dovrebbe portare fortuna! Dopo tutto, quel nome o un altro, anche se a esso Vin Mod

    sembrava tenerci moltissimo, il fatto era che un affare era in vista. Len Cannon era sufficientemente intelligente per capire d'acchito che la proposta era avanzata a lui e ai suoi compagni della taverna delle Three Magpies. Non erano certamente gli scrupoli a trattenerlo. Tuttavia, prima di impegnarsi, meglio conoscere le cose a fondo e da che parte stanno le probabilit. Dopo alcuni attimi di riflessione, Len Cannon volse perci lo sguardo intorno, per essere certo che nessuno potesse udirlo, e disse a Vin Mod:

    Parla! Vin Mod lo mise allora al corrente della faccenda concordata con

    Flig Balt. Disponibilissimo per proposte del genere, Len Cannon non mostr nessuna meraviglia nel sentirsele fare, n ripugnanza a discuterle, n esitazione ad accettarle. Sbarazzarsi del capitano Gibson e dei marinai che avessero rifiutato di partecipare alla ribellione contro di lui, impadronirsi del brick, cambiarne il nome e, se necessario, la nazionalit, trafficare nel Pacifico, dividendone in parti uguali i profitti, era proprio quel che ci voleva per sedurre quel furfante. Nondimeno, egli voleva qualche garanzia; voleva avere la certezza che il nostromo fosse d'accordo con Vin Mod.

    Stasera, dopo il quarto delle otto, mentre sarai al timone, Flig Balt verr a parlarti. Tu, Len, apri bene le orecchie

    Sar lui a comandare il James Cooki chiese Len Cannon, che senza dubbio avrebbe preferito non essere agli ordini di nessuno.

    Certamente. Per mille diavoli, un capitano bisogna pure che ci sia! rispose Vin Mod. Tu, i tuoi compagni e noi tutti saremo gli

  • armatori D'accordo, Mod. Non appena sar solo con Sexton, Bryce e

    Kyle accenner loro qualcosa della faccenda. Il fatto che la cosa urge Urge tanto? Sarebbe per stanotte. Non appena padroni della nave,

    prenderemmo il largo. E Vin Mod spieg perch il colpo doveva essere mandato ad

    effetto prima dell'arrivo della nave a Wellington, dove avrebbero preso imbarco il signor Hawkins e il figlio del capitano.

    Con due uomini in pi, l'esito sarebbe stato meno certo. In ogni caso, se non si poteva fare quella notte, bisognava che fosse fatto in quella successiva. Pi tardi, vi sarebbero state meno probabilit di riuscita.

    Len Cannon ne comprese il motivo. Quella sera stessa egli avrebbe informato i compagni di cui rispondeva come di se stesso. Avrebbero obbedito subito agli ordini del nostromo ma, prima, Flig Balt doveva confermare ci che Vin Mod aveva detto. Sarebbero bastate due parole e una stretta di mano per sigillare l'accordo. Per San Patrizio! Len Cannon non chiedeva una firma! Quel che si promette si mantiene!

    In breve, verso le otto, cos come Vin Mod aveva detto, mentre Len Cannon era al timone, Flig Balt usci dalla tuga e si diresse a poppa. Poich vi si trovava ancora il capitano, bisognava aspettare che egli fosse tornato nella sua cabina dopo aver dato gli ordini per la notte.

    Il vento di nord-ovest soffiava ancora, sebbene al tramonto fosse un po' scemato. Il mare prometteva di essere buono fino al mattino e perci non sarebbe stato necessario mutare la velatura; forse ci sarebbe stato da ammainare solo la vela di straglio dell'albero di velaccio di maestra e il velaccio di trinchetto. Il brick sarebbe rimasto allora con le vele di gabbia, le vele basse e i fiocchi. In ogni caso avrebbe stretto il vento meno da vicino, in attesa di mettere la prua a nord-est.

    Al largo del porto di Timaru, il James Cook avrebbe attraversato, infatti, l'ampia baia che si apre sulla costa, nota con il nome di

  • Canterbury-Bight. Per doppiare la penisola di Banks che la chiude, la nave sarebbe dovuta giungervi di due quarti e navigare sotto l'andatura a vento largo.

    Il signor Gibson fece dunque bracciare i pennoni e filare le scotte in modo da seguire quella direzione. Se il vento non fosse caduto del tutto, egli contava di essersi lasciato dietro, appena fatto giorno, i Pompey's Pillars e di trovarsi dinanzi a Christchurch.

    Quando i suoi ordini furono eseguiti, Harry Gibson, con gran fastidio di Flig Balt, rimase sul ponte fino alle dieci, ora scambiando qualche parola con lui, ora seduto sul coronamento. Pur essendo stato avvisato da Vin Mod il nostromo si vedeva nella impossibilit di avvicinare Len Cannon.

    A bordo, comunque, ogni cosa andava bene; il brick non doveva mutare rotta che alle tre o alle quattro del mattino, quando sarebbe giunto in vista del porto di Akaroa. Il signor Gibson diede, allora, un'ultima occhiata all'orizzonte e alla velatura e se ne torn alla sua cabina che prendeva luce sul davanti della tuga.

    Non ci fu molto da dire tra Flig Balt e Len Cannon. Il nostromo conferm le proposte di Vin Mod. Niente mezze misure: si butterebbe in mare il capitano, dopo averlo sorpreso nella sua cabina, e poich non si poteva fare assegnamento su Hobbes, Wickley e Burnes, sarebbero andati anch'essi a raggiungerlo in mare. Len Cannon non doveva, perci, che assicurarsi la collaborazione dei suoi tre compagni, o per meglio dire, avvertirli: da parte loro non sarebbe venuta certamente nessuna obiezione.

    E quando? chiese Len Cannon. Questa notte rispose Vin Mod, che aveva preso parte al

    colloquio, A che ora? Tra le undici e mezzanotte rispose Flig Balt. A quell'ora,

    Hobbes sar di quarto con Sexton, e Wickley sar al timone. Non ci sar bisogno, perci, di tirarlo fuori dal posto; e quando ci saremo sbarazzati di questi marinai

    D'accordo rispose, senza scrupoli e senza esitazioni, Len Cannon. Poi, lasciato il timone a Vin Mod, and verso la prua per mettere al corrente della faccenda Sexton, Bryce e Kyle.

  • Giunto ai piedi dell'albero di trinchetto, cerc inutilmente Sexton e Bryce Sarebbero dovuti essere di quarto, ma n l'uno n l'altro erano l.

    Chiese di loro a Wickley, ma questi si limit ad alzare le spalle. Dove sono? chiese Len Cannon. Nell'alloggio ubriachi fradici tutti e due! Brutte bestie! mormor Len Cannon. Eccoli ubriachi per

    tutta la notte! Non si pu farne nulla! Appena sceso, trov i suoi compagni avvoltolati nel loro quadro.

    Li scosse: erano proprio delle bestie! Avevano sottratto una bottiglia di gin dalla cambusa e l'avevano vuotata fino all'ultima goccia. Era impossibile far passare loro la sbornia, prima dell'indomani. Impossibile informarli dei progetti di Vin Mod! Impossibile contare su di essi per la realizzazione di quel progetto, prima dell'alba: senza di loro la partita sarebbe stata troppo diseguale!

    Quando Flig Balt seppe del contrattempo, ci si pu immaginare facilmente quale fu la sua reazione. Vin Mod fece molta fatica a calmarlo, votando anche lui alla forca i miserabili ubriaconi. Ma, dopo tutto, nulla era perduto. Ci che non si poteva fare quella notte, sarebbe stato fatto la notte seguente. Avrebbero sorvegliato Sexton e Bryce per impedir loro di bere. In ogni caso, Flig Balt non avrebbe denunciato al capitano n il furto della bottiglia n l'ubriacatura seguitane. Il signor Gibson li avrebbe spediti certamente in fondo alla stiva fino all'arrivo del brick a Wellington, li avrebbe consegnati alle autorit marittime e forse avrebbe fatto per di pi sbarcare, come aveva fatto notare Vin Mod, Len Cannon e Kyle. E il suo era parlare da saggio. Peraltro, i marinai non si denunciano mai l'un l'altro. N Hobbes, n Wickley, n Burnes, e neppure il mozzo avrebbero parlato e il capitano non avrebbe avuto motivo di intervenire.

    La notte trascorse tranquillamente a bordo del James Cook. Quando Harry Gibson mont di buon mattino sul ponte not che

    gli uomini di quarto erano al loro posto, e che il brick filava nella giusta direzione per trovarsi dinanzi a Christchurch dopo aver doppiato la penisola di Banks.

    La giornata del 27 prometteva bene. Il sole si lev all'orizzonte dissipando velocemente le brume. Per un istante parve che il vento

  • dovesse soffiare dal largo, ma alle sette gir da terra: senza dubbio si sarebbe mantenuto da nord-ovest, come il giorno precedente. Stringendo il vento la nave avrebbe potuto raggiungere il porto di Wellington senza mutare di mura.

    Nulla di nuovo? chiese il signor Gibson a Flig Balt, quando il nostromo usc dalla cabina, dove aveva trascorso le ultime ore della notte.

    Nulla di nuovo, signor Gibson rispose. Chi al timone? Il marinaio Cannon. Non avete avuto motivo di riprendere le nuove reclute per il

    servizio? Nessun motivo; credo che quella gente sia migliore di quanto

    non abbia dato a vedere. Tanto meglio, Balt, perch ritengo che a Wellington, come a

    Dunedin, i capitani siano a corto di equipaggio. probabile, signor Gibson. Tutto sommato potrei accontentarmi di questi. Sarebbe tanto di guadagnato rispose Flig Balt. Risalendo verso il nord, il James Cook rasent la costa a tre o

    quattro miglia di distanza. Sotto i raggi infocati del sole, tutti i particolari apparivano nitidi. Le alte catene del Kaikura, che solcano la provincia di Malborough, rivelavano le loro creste capricciose all'altezza di diecimila piedi. Sui loro fianchi s'ergevano fitte foreste, dorate dalla luce del sole, mentre i corsi d'acqua correvano verso il litorale.

    Ma il vento tendeva a calare e il brick, quel giorno, avrebbe fatto meno strada del giorno prima; con ogni probabilit, quindi, essi non sarebbero giunti quella notte a Wellington.

    Verso le cinque del pomeriggio erano state avvistate soltanto le alture del Ben More, a sud del porticciuolo di Flaxburne. Ci sarebbero volute ancora cinque o sei ore prima di trovarsi al largo dello stretto di Cook. E poich questo passaggio orientato dal sud al nord, non sarebbe stato necessario cambiare la velocit della nave.

    Flig Balt e Vin Mod erano dunque certi di poter disporre dell'intera notte per realizzare i loro progetti.

  • superfluo dire che l'aiuto di Len Cannon e dei suoi compagni era assicurato. Dissipati i fumi del gin, Sexton e Bryce non avevano mosso obiezioni, come Kyle non appena informato. E poich Vin Mod era gi d'accordo con Len Cannon, non restava pi che aspettare il momento dell'azione. Ecco in quale modo si voleva procedere.

    Tra la mezzanotte e l'una del mattino, mentre il capitano sarebbe stato addormentato, Vin Mod e Len Cannon sarebbero entrati nella cabina per imbavagliarlo, caricarselo sulle spalle e gettarlo in mare, prima che avesse il tempo di gridare. In quello stesso momento, Hobbes e Burnes, di quarto, sarebbero stati afferrati da Kyle, Sexton e Bryce e avrebbero subito la stessa sorte. Koa e Flig Balt, da parte loro, avrebbero avuto facilmente ragione di Wickley e del mozzo. Compiuta l'operazione, non sarebbero rimasti a bordo che i soli autori del delitto, senza un solo testimone; e il James Cook, allentando le scotte, avrebbe raggiunto a vele spiegate le acque del Pacifico, a oriente della Nuova Zelanda.

    Tutte le probabilit erano dunque in favore della riuscita di questo odioso complotto. Prima di giorno, agli ordini di Flig Balt, il brick sarebbe stato gi lontano da quei paraggi.

    Erano circa le sette quando fu segnalato a nord-est il capo Campbell. Questo capo , per essere precisi, la punta estrema che limita lo stretto di Cook a sud e ha per riscontro, alla distanza di circa cinquanta miglia, il capo Palliser, estremit dell'isola Ika-na-Maoui.

    Il brick seguiva allora il litorale a meno di due miglia, con tutte le vele spiegate, perch il vento era diminuito con la sera. La costa era netta, orlata di rocce basaltiche, prime propaggini delle montagne dell'interno. La cima del monte Weld spiccava come una punta di fuoco sotto i raggi del sole morente. Sebbene le maree del Pacifico siano poco notevoli, una corrente da terra portava verso il nord e favoriva il cammino del James Cook in direzione dello stretto.

    Il capitano doveva rientrare nella sua cabina alle otto, dopo aver lasciato il quarto al nostromo. Non c'era che da sorvegliare il passaggio delle navi all'ingresso dello stretto. Per il resto, la notte sarebbe stata chiara; nessuna vela si mostrava all'orizzonte.

    Prima delle otto, tuttavia, fu segnalato del fumo a destra, a poppa, e non si tard a vedere uno steamer che doppiava il capo Campbell.

  • Vin Mod e Flig Balt non se ne preoccuparono; sapevano con certezza che presto avrebbe sorpassato il brick.

    Era un avviso dello stato che non aveva ancora ammainato la bandiera. Ora, proprio in quell'istante, si ud un colpo di fucile e la bandiera britannica discese dal picco della randa.

    Harry Gibson era rimasto sul ponte. Vi sarebbe rimasto finch fosse in vista di quell'avviso che faceva la stessa strada del James Cook, sia che fosse sua intenzione attraversare lo stretto, sia che fosse diretto a Wellington?

    Ecco quello che si chiedevano Flig Balt e Vin Mod, non senza qualche apprensione e anche con qualche impazienza, non vedendo l'ora di restare soli sul ponte.

    Trascorse un'ora. Seduto vicino alla tuga, il signor Gibson non sembrava che avesse l'intenzione di chiudersi in cabina. Scambiava qualche parola con il timoniere Hobbes, e guardava l'avviso che era a meno di un miglio dal brick.

    Si pensi alla delusione di Flig Balt e dei suoi complici: una delusione che quasi diventava rabbia. La nave inglese non marciava pi che a modesta velocit e il suo vapore sfuggiva dal tubo di scappamento. Si dondolava, cullata dall'onda lunga, turbando appena l'acqua con lo sbattere dell'elica e non lasciando dietro a s pi scia del James Cook.

    Perch l'avviso aveva rallentato la marcia? Era sopraggiunta qualche avaria alle macchine? Voleva forse evitare di entrare di notte nel porto di Wellington, i cui passaggi sono difficili?

    Era certamente per una di queste ragioni che lo steamer sembrava volesse avanzare lentamente, fino all'alba, restando quindi in vista del brick.

    Ci non poteva non deludere e inquietare Flig Balt, Vin Mod e gli altri.

    Per dire la verit, Len Cannon, Sexton, Kyle e Bryce ebbero l'idea, in un primo momento, che quell'avviso fosse stato mandato da Dunedin per inseguirli; e che la polizia, avendo saputo del loro imbarco e della loro partenza sul brick, cercasse di riacciuffarli. Timori esagerati e inutili, certamente. Sarebbe stato pi semplice, in questo caso, mandare telegraficamente l'ordine di arrestarli al loro

  • arrivo a Wellington. Non si manda una nave dello stato per arrestare alcuni marinai fracassoni, quando risulti semplice arrestarli all'arrivo in porto.

    Len Cannon e i suoi compagni non tardarono a tranquillizzarsi. L'avviso non lanci nessun segnale per mettersi in comunicazione con il brick e non mise imbarcazioni in mare. Il James Cook non sarebbe stato perquisito e gli arruolati alle Three Magpies potevano restarsene tranquilli a bordo.

    Ma se da questo lato fu bandito ogni timore, facile immaginare la collera del nostromo e di Vin Mod, vedendo l'impossibilit di agire quella notte e sapendo che il giorno dopo il brick sarebbe stato all'ancoraggio di Wellington. Aver ragione del capitano Gibson e dei tre marinai avrebbe comportato un certo chiasso; si sarebbero difesi, avrebbero resistito, e gridato, e le loro grida sarebbero state udite dall'avviso, che si trovava a non pi di due o tre gomene da loro. La rivolta non poteva scoppiare in quelle condizioni Sarebbe stata subito soffocata dalla nave inglese, che con pochi giri di elica avrebbe accostato il brick.

    Maledizione! borbott Vin Mod. Non c' nulla da fare! Ri-schieremmo di essere mandati a penzolare dai pennoni di quel dannato battello

    E domani aggiunse Flig Balt l'armatore e Nat Gibson saranno a bordo!

    Sarebbe stato necessario allontanarsi dall'avviso; probabilmente il nostromo avrebbe cercato di farlo, se il capitano, invece di tornare in cabina, non fosse rimasto sul ponte durante la maggior parte della notte. Era impossibile prendere il largo Bisognava rinunciare, perci, al progetto di impadronirsi del brick, quella notte.

    L'alba giunse di buon'ora. Il James Cook era passato al largo di Blenheim, posta sul litorale di Tawa-Pounamou, sulla parte occidentale dello stretto; poi si era accostato alla punta Nicholson, che si proietta all'ingresso della baia di Wellington. Finalmente, alle sei del mattino, entrava nella baia insieme con l'avviso e si ancorava in mezzo al porto.

  • CAPITOLO IV

    A WELLINGTON

    LA CITT di Wellington sorge sulla punta sud-occidentale dell'isola del Nord, in fondo a una baia a forma di ferro di cavallo. Ben riparata dai venti del largo, essa offre eccellenti ancoraggi. Il brick era stato favorito dal tempo, ma ci non capita sempre. La navigazione nello stretto di Cook presenta assai spesso non poche difficolt, a causa delle correnti che talora raggiungono la velocit di una decina di nodi anche se le maree del Pacifico non sono mai forti. Il marinaio Tasman al quale dobbiamo la prima scoperta della Nuova Zelanda dicembre 1642 vi corse gravissimi pericoli: rischi di incagliarsi e anche di essere attaccato dagli indigeni: da ci deriva il nome di Baia del Massacro che appare nella nomenclatura geografica dello stretto. Il navigatore olandese vi perdette quattro uomini, divorati dai cannibali del litorale; cento anni dopo di lui, il navigatore inglese James Cook lasciava tra le loro mani l'equipaggio di un canotto di scorta comandato dal capitano Furneaux. Due anni dopo, infine, il navigatore francese Marion du Frne e sedici dei suoi uomini vi trovavano la morte in un'aggressione spaventosamente selvaggia.

    Nel marzo del 1840, Dumont d'Urville, con lAstrolabe e la Zle, penetra nella baia d'Otago dell'isola del Sud, visita le isole Snares e l'isola Stewart, all'estremit meridionale di Tawa-Pounamou; poi soggiorna nel porto di Akaroa senza doversi lamentare dei suoi rapporti con gli indigeni. Il ricordo del passaggio di questo illustre marinaio tramandato dall'isola che porta il suo nome. Abitata esclusivamente da trib di pinguini e di albatri,, essa separata dalla grande terra del Sud dal French pass, dove il mare cos violento che le navi non si avventurano volentieri all'uscita dello stretto.

    Oggi, sotto la protezione della bandiera britannica, almeno per ci

  • che riguarda i maori, assicurata ogni sicurezza nei paraggi della Nuova Zelanda. I pericoli che provenivano dagli uomini sono stati scongiurati; rimangono solo quelli del mare, resi meno insidiosi dai lavori idrografici e dal gigantesco faro eretto sopra una roccia isolata dinanzi alla baia Nicholson, in fondo alla quale appare Wellington.

    Nel gennaio del 1849 la New-Zealand Land Company mand l'Aurora. a sbarcare i primi coloni sul litorale di quelle terre lontane. La popolazione delle due isole non conta meno di ottocentomila abitanti, e Wellington, capitale della colonia, ne possiede da parte sua circa trentamila.

    La citt sorge in un sito ameno ed costruita con regolarit; le vie sono ampie e pulite. La maggior parte delle case sono di legno per paura dei terremoti, frequenti nella provincia meridionale. Sono di legno anche gli edifici pubblici, tra i quali il palazzo del governo, posto in mezzo a un bel parco, e la cattedrale, che a dispetto della sua natura religiosa non al riparo dei cataclismi terrestri. Questa citt, meno importante e meno industriale e commerciale delle due o tre sue rivali nella Nuova Zelanda, un giorno certamente le eguaglier grazie all'impulso colonizzatore della Gran Bretagna. In ogni caso, con la sua universit, la sua Camera legislativa, composta da cinquantaquattro membri, di cui quattro maori nominati dal governatore, la sua Camera dei deputati nominati direttamente dal suffragio popolare, i collegi, le scuole, il museo, le officine per le carni refrigerate, la prigione modello, le piazze, i giardini pubblici dove l'elettricit si sostituir al gas, Wellington gode di comodit eccezionali che potrebbero suscitare l'invidia di molte citt del vecchio e del nuovo mondo.

    Se il James Cook non aveva portato i suoi ormeggi sino alla riva era per il motivo che il capitano Gibson