IPASVI Novembre 2011

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Rivista Collegio IPASVI numero 3 novembre 2011

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ANNO XVII Numero 3 - Novemmbre 2011ANNO XVII Numero 3 - Novemmbre 2011 PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE - SPEDIZIONE IN A.P. PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE - SPEDIZIONE IN A.P.

a Noi“La parola”“La parola”

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Questo periodico è as so cia to alla Unione StampaPeriodica Italiana

ommarioSEditoriale .................................................................... Pag. 3

10º Congresso ENDA: input dall’Europa ............................... » 4

La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro .................. » 7

Marta Nucchi: un esempio .......................................... » 13

L’accoglienza ospitale: risultati di un’indagine ................... » 16

Verso una diversa concezione

dell’assistenza sanitaria ................................................. » 20

Le trazioni transcheletriche in ortopedia ............................ » 22

Tubercolosi: mai abbassare la guardia ........................... » 31

Polizza dirigenti ............................................................ » 35

Verso la qualità dei servizi vaccinali .................................. » 37

Programma Scientifi co .................................................... » 41

Assicurazione obbligatoria .............................................. » 42

Presentazione libro ....................................................... » 43

AVVISOLa redazione si riserva la valutazione degli articoli inviati, il rimaneggiamento del testo, la pubblicazione secondo esigenze giornalistiche. Il materiale inviato non è restituito.

Fotocomposizione e stampaStampa Sud - Mottola (Ta)

www.stampa-sud.it

Reg. Trib. di Taranto n. 462/94decreto del 23/03/1994

Direttore ResponsabileBenedetta Mattiacci

Coordinamento editorialee redazionale

Emma Bellucci Conenna

Hanno collaborato:

Benedetta MattiacciMaria Carmela BruniAnnamaria SpennatoElena De SantisPatrizio MazzaAttilio GualanoEmma BellucciDonata LeoMariangela EvangelioRossella Lattarulo

Comitato di Redazione

A. SchiavoneR. Pollice

G. ArgeseN. Zicari

Collegio IPASVIVia Salinella, 15Tel. 099.4592699Fax 099.4520427

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orari di apertura al pubblico

lunedì - mercoledì - venerdì9,00- 12,00

martedì 15,00 - 17,30venerdì 17,00 - 19,00

ANNO XVII Numero 3 - Novemmbre 2011ANNO XVII Numero 3 - Novemmbre 2011 PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE - SPEDIZIONE IN A.P. PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE - SPEDIZIONE IN A.P.

a Noi“La parola”“La parola”

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Editoriale

Benedetta MattiacciPresidente Collegio IPASVI

L’editorialeIPASVI

Questo numero del nostro giornale cade in un momento di estrema diffi coltà e di grandi tensioni nel nostro ed in molti altri paesi, sconvolti da una crisi senza eguali, per contrastare la quale sono stati e sono messi in campo espedienti di manovre talvolta inadeguate e fuori bersaglio. Sempre più la società è pervasa da incer-tezze e disorientamento, capaci di far franare stereotipi collaudati, empiricamente modifi cati, fi nora adattati a modelli locali e nazionali che, spesso, non tengono ap-

pieno in conto vocazioni ed humus. E’ un divenire di sempre maggiori criticità, di assenza di punti di riferimento e di fattori di coesione socio-economico-culturale. Oggi, non esistono certezze. Il disfattismo è un dato di fatto. L’assenza di certezze è un elemento di destabilizzazione in tutti i settori della vita, welfare incluso, sanità inclusa. Ci sono poche risorse, pochi fondi, si chiedono sacrifi ci a tutti. La Sanità pugliese, per decenni pozzo senza fondo, deve fare i conti con i tagli che, in primis, hanno avuto come effetto chiusura degli ospedali sottoutilizzati, riduzione del personale con il mancato rinno-vo dei contratti a termine e con il licenziamento delle unità stabilizzate dalla Regione, stabilizzazioni dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale quindi annullate. Per la Asl Ta si prospettano scenari non rosei, diffi coltà di gestione dei reparti già in sofferenza per organici sottodimensionati, diffi coltà per gli infermieri che si troveranno con carichi di lavoro più pesanti e necessità di garantire standards dignitosi di assistenza. Non a caso il dott. Scattaglia, direttore generale della Asl Ta, in ottobre, nell’ audizione dinanzi alla Commissione regionale Sanità, aveva denunciato le numerose criticità, a cominciare dagli 81 posti letto non attivati per mancanza di personale, nonostante il pieno utilizzo dei due ospedali cittadini, per continuare con la deprivazione di 169 posti letto e con la denuncia che, dei 1044 p. l. previsti, attivi sono soltanto 963. Inoltre, problema non marginale, il D.G. aveva denunciato una carenza di personale, che, dichiarava, potrebbe“costituire un problema serio, se non verranno accolte le deroghe proposte (chiesti 133 posti in deroga n.d.r.), in considerazione delle necessità manifestate”. Ma, se gli ospedali piangono, non ride il territorio; non ridono le case di cura accreditate che si sono viste decurtare di 2-3 milioni il budget annuale; non ridono i cittadini costretti a ricerche este-nuanti per liste di attesa che rimandano al 2013 anche nei casi gravi. Restare immobili a guardare? No! Come Collegio abbiamo ritenuto doveroso, per il rispetto che si deve ai cittadini ed alla professione, individuare momenti di confronto e di ipotesi di fattibilità condivisa e, poiché è la politica a governare, a gestire la Sanità, abbiamo incontrato il dott. Patrizio Mazza, vice-presidente della Commissione Regionale Sanità, incontro nel corso del quale abbiamo parlato di alterna-tive reali all’ospedalizzazione (rammentiamo che sull’argomento abbiamo organizzato il grosso convegno di Massafra, del quale abbiamo parlato sul numero precedente del giornale). Dal dott. Mazza è venuta una serie di suggerimenti dettagliatamente trattati nell’articolo pubblicato all’interno del giornale. Di seguito, un nuovo incontro, sempre nella sede del nostro Collegio, del dott. Mazza con gli amministratori delle Case di cura accreditate, per dibattere la questione dei budgets la cui contrazione mette in forse la sopravvivenza della prestazioni di qualità e di occupazione per gli infermieri, per alcuni dei quali è scattata la cassa integrazione a rotazione. Allora, infermieri con contratti non rinnovati, o che hanno visto annullata la stabilizzazione, o a rischio licenziamento, ovvero professionalità sprecate, disperse, a meno che non vengano attuate alternative valide come ambulatori infer-mieristici, hospices, e, perché no, infermieri in farmacia. Ci siamo mossi, abbiamo avuto più incontri a livello provinciale con l’Ordine dei Farmacisti, dimostratisi ricettivi ai dettati del D.M. del 16/12/2010 “Erogazione da parte delle farmacie di specifi che prestazioni professionali”. Di fatto le farmacie sono entrate nella rete per la salute e gli infermieri in farmacia sono una realtà che, se gestita con appropriatezza, può portare indubbi vantaggi a cominciare dalla razionalizzazione degli accessi ai Pronto Soccorso. Infermieri in farmacia ed infermieri degli A.I. potrebbero anche rappresentare un valore aggiunto in tema di divulgazione della prevenzione, addirittura potrebbero essere porta di accesso per la prevenzione. Insomma, come Collegio in questo triennio abbiamo seminato idee e promosso il germogliare delle idee; abbiamo bat-tuto e ribattuto la strada della formazione con corsi di aggiornamento e Masters; abbiamo dato visibilità alla professione ed ai professionisti, rimuovendo caratterizzazioni obsolete, esaltando il bagaglio di conoscenze e capacità dei nostri colleghi che nulla hanno da invidiare agli omologhi delle realtà avanzate. Siamo orgogliosi di quanto fatto in questa fase ormai agli sgoccioli: nuove elezioni sono, infatti, previste per i giorni

25-26-27 novembre 1° convocazione02-03-04 dicembre 2° convocazione

Il dopo? Noi speriamo di esserci, ma sarete voi a decidere!

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Si è tenuto in Roma, per la prima volta, nell’incantevole cornice di Villa Pamphi-li, il 10° Congresso E.N.D.A. (European

Nurse Directors Association) dal 5 al 8 Ottobre 2011. Si sono incontrati tutti i rappresentanti dell’associazione, che rappresenta la dirigen-za infermieristica europea, per condividere le problematiche della nostra professione, le proposte organizzative per affrontare la crisi economica internazionale ed europea. Il Con-gresso dal titolo “ Cambiamenti assistenziali in Europa, possibilità di progresso per la leader-ship infermieristica” è stato organizzato in col-laborazione con il C.I.D. (Comitato Infermieri Dirigenti) e con il patrocinio della Federazione Nazionale Collegi IPASVI e Collegio Provincia-le dell’IPASVI di Roma. La cerimonia di apertura, presieduta dalla Pre-

sidente dell’ENDA Iris Meyenburg Altwarg, ha preceduto l’apertura della prima Sessione Plenaria dal titolo “Assistenza infermieristica e cambiamenti in Europa”, in cui la Presiden-te della F.E.P.I., Anne Carrigy, dall’Irlanda, ha evidenziato come il cambiamento economico in corso ha infl uenzato la professione infermie-ristica in Irlanda. “…Si sono ridotti numerosi servizi, si è cercato di centralizzare le attività, programmi per la gestione di pazienti cronici, creato i dipartimenti, cercando di conservare i posti di lavoro. Le nuove organizzazioni ten-dono a delegare agli infermieri la gestione dei servizi rispetto ai medici. In Irlanda ogni infer-miere laureato è iscritto ad un albo di infermieri laureati ed è abilitato alla prescrizione medica. La dirigenza infermieristica deve rifl ettere sul-la necessità di essere in grado di parlare il lin-guaggio economico della valutazione dei costi, delle differenze di costi tra possibili interventi professionali, per rispondere con effi cacia ed effi cienza in base alla disponibilità pubblica. Numerosi sono, purtroppo, gli infermieri che sono in attesa per ottenere il riconoscimento per svolgere la loro professione all’estero…La più grande sfi da che si pone alla professione infermieristica è imparare dal sistema economi-co per affrontare con competenza ed effi cacia la sfi da economica in corso…” La presidente della Federazione IPASVI, Annalisa Silvestro, ha introdotto i lavori parlando di come i cambia-menti demografi ci infl uenzano la professione infermieristica, “…i bisogni della collettività si modifi cano ed i nuovi assiomi risultano essere intensività – estensività - continuità assisten-ziale. I dirigenti devono essere più presenti e congruenti nel segnalare e rispondere al biso-gno del cittadino. I tempi ed i luoghi della rispo-sta sanitaria si devono modifi care e si devono ridefi nire. Occorre promuovere il cambiamento culturale per modifi care il concetto della cen-

Dott. Ssa Maria Carmela BruniCoordinatore nel Servizio di Assistenza P.O.C. ASL/TA

10º Congresso ENDA:input dall’Europa

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plasmate in staff al Coordinatore Dipartimen-tale, inquadrati come coordinatori, che hanno conseguito una formazione specifi ca clinica e manageriale, a cui sono state assegnati ambi-ti di competenza, responsabilità, autonomia, a cui sono state defi nite le interfacce funziona-li. Hanno condotto analisi dei bisogni formativi di tutto il personale e si sono interessati della formazione che è stata eseguita sul campo; hanno elaborato la documentazione infermieri-stica in base ai dati ottenuti dal monitoraggio di infezioni, cadute accidentali, dolore, attraverso indagini di tipo retrospettivo. Ha concluso la sessione plenaria, Greta Cum-mings, dal Canada, sul tema della “leadeship e l’integrazione”, parlando di utilizzo di Intelli-genza emotiva, attraverso la visione chiara di ciò che si vuole fare, affi ancando le persone che lavorano con noi e per noi, circondandosi di stakeholder giusti. Ha analizzato i fattori che hanno una buona infl uenza sui dirigenti infer-mieristici che vanno dai rapporti con i superiori, con gli altri dirigenti, all’importanza dell’auto-nomia organizzativa e all’infl uenza del sistema complesso in cui si opera. Gli approfondimenti di questi tre aspetti della leadership tenuti nella sessione plenaria sono stati approfonditi nelle tre sessioni parallele successive alla mattinata in diverse sale della sede del congresso. Dalla Finlandia, A Haggman, nella sessione parallela del management“…per il dirigente infermieristi-co occorre che i valori e le conoscenze siano espliciti, equilibrati e coerenti con il manage-ment generale…occorre destrutturate l’am-biente infermieristico per cercare di illuminare il processo infermieristico, migliorando con tutte le nostre potenzialità l’assistenza infermieristi-ca…”. Dall’Italia, L.Becattini et al., “…necessità di valutare le attività infermieristiche attraverso gli indicatori, attraverso la metodologia del bot-ton up,…gli infermieri supportati dalla dirigenza hanno deciso cosa iniziare a misurare…hanno dindividuato trenta indicatori…6 mesi di misu-razione sistematica…il 93% raggiunto di ciò che si erano proposti di fare…”.Nella sessione pomeridiana, la rifl essione sul “Nursing management” : Maristella Mengucci, dall’Italia, ha parlato di management visuale, il gruppo di performance della pratica infermieri-

tralità delle strutture ospedaliere, il cittadino va istruito ed ascoltato, occorre creare e dare la possibilità di esprimere il proprio pensiero. La società diventa committenza anche nella for-mazione infermieristica, gli elementi emergenti sono il valore delle performance, il tema della safety, la relazione tra esiti ed organizzazio-ne…”.Nelle sessioni parallele delle prima giornata si è discusso dei cambiamenti economici del nur-sing: è stata presentata l’esperienza di nursing management all’interno dell’Ospedale Campus Bio-Medico di Roma, attraverso lo sviluppo dei bed manager. La Direzione Infermieristica della AUSL 7 (L. Baragatti et al.) di Siena ha presen-tato, invece, la propria risposta riorganizzativa attraverso l’apprendimento organizzativo, coin-volgendo le linee operative (infermieri ed altre fi gure professionali) nel cambiamento. Percor-so che parte dal concetto dell’imparare dall’e-sperienza, che si rinnova continuamente e che arriva a cambiare la pratica. Riorganizzazione e reingenierizzazione con circolarità delle infor-mazioni. Percorsi innovativi inseriti in una map-pa strategica che prevede l’individuazione e l’u-tilizzo di indicatori per misurare le performance: ascolto degli assistiti e dei caregiver, monitoriz-zazione delle ore di assistenza, controllo indice di utilizzo del cittadino dei servizi di emergen-za, riprogettazione dell’assistenza attraverso la creazione di casemanager , formazione dei pazienti e dei caregiver. Nel pomeriggio della prima giornata sono stati presentati i poster nel management, nella formazione e nella pratica clinica, organizzato un tour dimostrativo, come da programma sociale, all’Ospedale Fatebe-nefratelli e l’Ospedale Santo Spirito di Roma e successivamente un tour turistico della città. La seconda giornata, nella sessione plenaria mattutina, è stata caratterizzata dalla rifl essio-ne “ Cambiamenti assistenziali in Europa, pos-sibilità di progresso per la leadership infermie-ristica”, presieduta da Mauro Petrangeli, mem-bro del Consiglio Direttivo del C.I.D.. Ha aperto i lavori il responsabile delle risorse umane del Policlinico Universitario “Tor Verga-ta” affrontando il tema della “leadership nella pratica clinica”: Nurse pratictionnaire, tutor cli-nico, infermiere specialista clinico, nuove fi gure

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stica, visibile sulla rete informatica dell’azienda. I pannelli di performance contengono la rappre-sentazione grafi ca del risultato di assistenza, sono a colori, formato A4, vengono aggiornati ogni quattro mesi. Esempio di pannello: livello di appropriatezza nell’uso dei presidi antidecu-bito: percentuale di pazienti che escono con lesioni da decubito.I dati vengono prodotti sui tavoli di coordina-mento, rispondono alla nuova organizzazione della leadership, permettono il passaggio dalla teoria alla pratica, mettendo in evidenza la pra-tica clinico-assistenziale e rendendola parteci-pe a tutte le linee assistenziali. Le azioni di mi-glioramento vengono di volta in volta portate al tavolo di coordinamento e votate, non vengono aggiunti più di tre punti nuovi alla volta, ven-

richi di lavoro, dati che permettono di richie-dere o ridurre i budget per il personale. Alla esperienza islandese, l’italiano Bruno Cavalie-re, propone il suo metodo di valutazione della complessità assistenziale, (ICA) a 10 anni del-lo sviluppo e progresso, contrapponendolo agli altri metodi di classifi cazione presenti in Italia, il MAP (metodo assistenziale professionalizzan-te) ed il SIPI (sistema informativo della perfor-mance infermieristica).Tra le proposte organizzative ed i lavori del congresso risulta rilevante la presentazione da parte della presidente onoraria dell’ENDA, J.Filkins, del proto-codice etico per i dirigen-ti infermieristici, un codice di condotta per in-fermieri ed infermieri dirigenti, documento di orientamento, base su cui lavorare in ogni pa-ese europeo per armonizzare i vari codici de-ontologici. La cerimonia di chiusura ha visto la presentazione dell’11 Congresso ENDA che si terrà in Svizzera dal 30 ottobre al 2 Novembre 2013. Tutti gli infermieri…sono invitati…!!!

gono riportati successivamente alle linee assi-stenziali e comincia la nuova pianifi cazione. Dall’Islanda l’esperienza per aumentare la fi -delizzazione degli infermieri, per cercare di far fronte alla sfi da della gestione del carico assi-stenziale e distribuire il personale infermieristi-co. Utilizzano il sistema di classifi cazione RAF-FAELA, creazione di una collega fi nlandese, che classifi ca i pazienti in sei ambiti e cinque categorie di assistenza, correlando il numero quotidiano di personale a disposizione, mi-surando la qualità dell’assistenza ed il livello ottimale di assistenza da ottenere, quindi il ca-rico di lavoro da produrre.Il rapporto viene prodotto ogni mese tra la qua-lità di assistenza, la classifi cazione delle varie categorie di pazienti e la distribuzione dei ca-

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La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro rappresenta una assoluta priorità per l’Italia, che, con l’approva-

zione defi nitiva nel luglio 2009 del decreto “correttivo” (D.lgs. 3 agosto 2009, n. 106) al Testo unico n. 81/2008, ha completato il disegno di riforma iniziato nel 2007, equipa-rando l’Italia agli standard normativi inter-nazionali ed europei.

In tal modo, il nostro Paese si è dotato di una legislazione moderna e uniforme sul territorio nazionale, elemento essenziale per perse-guire l’obiettivo posto dall’Unione Europea di ridurre del 25% gli infortuni sul lavoro entro il

La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro

2012. Tale obiettivo, pur ambizioso, assume una grande importanza, non solo per i costi sociali che il fenomeno infortunistico produce (oltre 45 miliardi di euro all’anno nel 2005 se-condo i dati INAIL, pari al 3,21% del PIL), ma principalmente per la sua dimensione sociale ed umana, in quanto tali costi costituiscono il ri-fl esso materiale di beni inestimabili quali la vita e la salute dei lavoratori. A fronte di tutto ciò, la Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro, valutando il ri-schio da stress lavoro-correlato, ha provveduto a dare indicazioni per rendere obbligatorio per le aziende, dal 1 gennaio 2011, la stesura di un “Documento di valutazione rischio stress” così come previsto dalla legge.

Annamaria SpennatoC.P.S. Infermiera

c/o Struttura Complessa Malattie Infettive Ospedale “S. Giuseppe Moscati” TARANTO

Una veduta del vecchio Pronto Soccorsodell’Ospedale “SS. Annunziata” di Taranto

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Il termine «stress» viene ampiamente usato ed abusato, ma il suo signifi cato non è sempre così chiaro, tanto che viene spesso confuso con i concetti di stanchezza, depressione, ed altre forme di disadattamento psichico.Stress, in inglese, signifi ca tra l’altro, pressio-ne, sollecitazione, ed il termine è stato introdot-to proprio per indicare questa spinta a reagire esercitata sull’organismo da diversi stimoli. Per stress si intende “un particolare tipo di rap-porto tra la persona e l’ambiente che viene valutato dalla persona stessa come gravo-so o superiore alle proprie risorse e minac-cioso per il proprio benessere”.Pertanto lo stress costituisce una interazione dinamica tra le persone e il loro ambiente e non soltanto una caratteristica nociva dell’ambiente stesso o un effetto fi siologico a stimoli avversi.Lo stress, quindi, non determina un effetto ne-cessariamente negativo sull’organismo. Gli effetti negativi si verifi cano quando esiste una discrepanza tra le richieste dell’ambiente e la capacità dell’individuo di mettere in atto una risposta per fronteggiarle. In questo caso

si parla di “distress”, che si contrappone alla condizione di ”eustress”. In altri termini, esiste un livello di stimolazione da parte dell’ambien-te, ottimale per il benessere dell’individuo. Tale livello genera una condizione di “eustress”.Livelli di stimolazione superiori o inferiori, ge-nerano condizioni di “distress” che possono condurre a vere e proprie patologie sia di natu-ra psichica che organica.La suscettibilità e la predisposizione individuali sono gli elementi determinanti per la progres-sione o l’arresto del processo.La suscettibilità individuale è data da un in-sieme di variabili strettamente individuali. Tra queste, il signifi cato che viene attribuito ad un evento (valutazione), rappresenta la tappa li-mitante per lo sviluppo dell’intero processo. Taluni studiosi hanno effi cacemente espresso questo concetto osservando che il problema di studiare lo stress risiede nel fatto che “ciò che è stressante per una persona può non esserlo per un’altra”.L’altra variabile individuale che rende i soggetti

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più o meno suscettibili allo stress, è la capaci-tà di instaurare effi caci meccanismi di “coping” (protezione - adattamento).Il “coping” rappresenta l’insieme di pensieri e azioni che vengono messe in atto dall’individuo per fronteggiare le situazioni di pericolo.

Dimensione del problemaIl termine «reazione neurotica da stress» viene utilizzato come sinonimo di «stress occupazio-nale», a sottolineare il concetto che sebbene per molti lavoratori lo stress sia una normale componente del loro lavoro alcuni di essi mani-festano livelli più elevati di stress fi no al punto di ammalarsi e di aver bisogno di allontanarsi dal lavoro.

Stress e lavoroAlcuni studiosi che si sono occupati del ruolo svolto dalle caratteristiche del lavoro nel deter-minare stress e conseguenti effetti sulla salute hanno proposto un modello che comprende ed integra quei fattori a cui di solito si attribuisce un elevato potere stressogeno cioè: l’elevato cari-co di lavoro, le scarse possibilità di decisione, il basso livello di capacità richieste e l’isolamento sociale dipende dall’autonomia decisionale e che lo stress origina da valutazioni di carichi eccessivi del lavoro.Vengono individuate così le variabili dell’orga-nizzazione del lavoro sulle quali agire per ridur-re lo stress e le patologie ad esso correlate ed aumentare la soddisfazione ed il benessere dei lavoratori.Queste variabili sono:

• il carico di lavoro, cioè la quantità e la qualità della domanda di operazioni da svolgere e la pressione dei compiti;

• l’autonomia decisionale sui comporta-menti da intraprendere per svolgere il proprio lavoro, e la varietà del lavoro, ovvero la possibilità di poter scegliere nel proprio lavoro tra un certo numero di abilità o conoscenze acquisite;

• il sostegno morale, cioè la qualità

dell’ambiente umano e relazionale nel contesto lavorativo, e soprattutto la possibilità di ricorrere ad altri per aiu-to e cooperazione nella soluzione dei problemi. In conclusione si può affer-mare che le caratteristiche fi siche e psicosociali del lavoro, interagendo con eventi stressogeni della vita ex-tralavorativa e dell’ambiente familiare, giocano un ruolo cruciale nel determi-nare lo stress e i disturbi psico-fi sici ad esso correlati.

Stress e salutePer studiare la relazione tra stress e patologie ad esso correlate è necessario riconoscere che lo stress non è di per sé una patologia, ma è la possibile causa di patologie psichiche e/o fi si-che. Ciononostante in una condizione di stress, acuto o cronico, pur in assenza di una vera e propria patologia, si possono riscontrare delle modifi cazioni psichiche e/o organiche, per lo più reversibili che, pur non assumendo ancora le connotazioni di una vera e propria patologia, diventano rilevanti in quanto possono compro-mettere lo stato di benessere psicofi sico del soggetto.Lo stress deve essere pertanto considerato come una risposta integrata dell’organismo a richieste dell’ambiente, risposta che diventa dannosa se troppo intensa, ripetuta o prolun-gata nel tempo. Soltanto in alcune circostanze ed in particolari condizioni, quindi, una espe-rienza di stress si può trasformare in una vera e propria malattia.In conseguenza a stress intensi, ripetuti o pro-lungati nel tempo, la risposta fi siologica, nor-male e transitoria, si può trasformare in una di signifi cato patologico, ciò può determinare vere e proprie malattie. I sistemi fi siologici coinvolti nella riposta da stress maggiormente vulnera-bili risultano essere:

• sistema cardiovascolare• sistema endocrino• sistema gastrointestinale• sistema immunitario

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Bisogna però ricordare che le modifi cazioni biologiche variamente associate a situazioni di stress (indicatori biologici di stress), nonché le patologie ritenute stress correlate, hanno una eziologia multifattoriale, rendendo pertanto assai diffi cile, nella pratica clinica, stabilire il nesso di causalità tra l’alterazione di un deter-minato parametro biologico o una patologia e lo stress. La progressiva evoluzione delle rela-zioni tra salute e mondo sanitario coinvolge e condiziona l’approccio al lavoro dei suoi ope-ratori, i quali devono confrontarsi con continui cambiamenti e modalità di intervento.Tali cambiamenti richiedono un impegno dina-mico e costante della Azienda Sanitaria per un continuo aggiornamento e mantenimento delle conoscenze (in particolare, necessita di cono-scere altre lingue, idonea comunicazione, stru-menti di lavoro, sicurezza, …), nonché nuove modalità di erogazione del servizio.L’aggiornamento, nonché la crescita profes-sionale di tutto il personale sanitario, dovreb-bero assicurare che il personale impegnato nelle attività, con ripercussione diretta sui livelli di qualità offerta, possieda e mantenga le co-noscenze e le competenze adeguate.Pertanto si pone il bisogno che il persona-le abbia sempre le competenze professionali idonee a garantire che il servizio erogato sod-disfi gli impegni assunti con il cliente interno e contribuisca a soddisfare i requisiti espressi ed impliciti del cliente esterno.A tal fi ne, si presuppone abbia luogo un attività di formazione attraverso la quale si possa ren-dere adeguatezza e consapevolezza a tutto il personale operativo nel settore. Considerando soprattutto essenziale l’importanza della pro-pria predisposizione e capacità verso un cor-retto approccio comunicazionale nel rapporto con l’utenza. Considerando che le categorie professionali che operano nel settore sanitario sono costan-temente a rischio di stress in ambito lavorativo, si ritiene necessaria un analisi delle principali fonti individuando le risorse che gli operatori hanno per fronteggiarlo e gestirlo.Lo stress occupazionale è il termine che indi-ca l’esperienza emozionale negativa percepita dalla persona sul luogo di lavoro, conseguente

alla diffi coltà di far fronte a richieste interne ed esterne considerate gravose.Ogni stimolo ambientale richiede una rispo-sta adattiva da parte dell’individuo quindi può essere una fonte di stress (stressor); il potere stressante di ogni stimolo è determinato dalla valutazione cognitiva che ogni singolo individuo da della situazione stessa e delle competenze che egli sente di possedere per affrontarla. La valutazione cognitiva determina lo strain, ossia l’impatto negativo che la situazione potenzial-mente stressante ha sull’individuo. La differen-zazione delle persone è in relazione a:

• grado e modalità di esposizione all’a-gente stressante

• percezione e valutazione dell’agente stressante

• abilità spontanee di fronteggiamen-teo dell’agente stressante (coping)

• vulnerabilità allo stress (legata a pre-cedenti o concomitanti esperienze stressanti)

Ancora il vecchio Pronto Soccorso dell’Ospedale “SS. Annunzi

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• risposta fi siologica allo stress (arou-sal fi siologico)

Il coping è importante perché è la combinazio-ne di strategie tattiche, risposte, modalità di pensiero e di comportamento che un individuo mette in atto nel tentativo di gestire situazioni interne ed esterne percepite come gravose ri-spetto alle proprie capacità per le quali gli abi-tuali meccanismi di reazione non bastano.Risulta chiaro che per le caratteristiche pro-prie delle professioni sanitarie il problema dello stress occupazionale è particolarmente evi-dente sia per il contatto con la sofferenza e la malattia sia per i ritmi e per l’organizzazione del lavoro. Per il personale infermieristico sono fonti di stress la mancanza di chiarezza rispetto al ruolo, la diffi coltà nella programmazione dei turni e del gruppo di lavoro, la scarso coinvol-gimento dei processi decisionali, basso status sociale e scarso supporto.

Un ambiente salubre per infermieri è complesso è multidimensionale, comprensi-vo di numerose componenti e delle relazioni tra le stesse. Un modello omnicomprensivo

é necessario per guidare lo sviluppo, l’imple-mentazione e la valutazione di un approccio sistematico per accrescere l’ambiente di lavoro degli infermieri.Gli ambienti di lavoro saluta-ri per infermieri sono defi niti come un ambito pratico che massimizza la salute ed il benes-sere dell’infermiere, la qualità degli esiti per il paziente/utente, la gestione organizzativa ed i risultati nella società. L’ambiente di lavoro sa-lubre dovrebbe essere il prodotto della interdi-pendenza tra i determinanti del sistema indivi-duale, organizzativo ed esterno. I benefi ciari attesi, quindi degli “ambienti di lavoro salutari per infermieri” sono: infermieri, pazienti, orga-nizzazioni/sistemi e società nel suo insieme, comprese le comunità sanitarie.Il modello suggerisce che il funzionamento in-dividuale è mediato ed infl uenzato dall’intera-zione tra l’individuo ed il suo ambiente. Così, gli interventi per promuovere gli ambienti di lavoro salutari devono essere portati ai molteplici livel-li e componenti del sistema.

Ugualmente, gli interventi devono infl uenzare non solo i fattori all’interno del sistema e le in-terazioni tra questi, ma anche il sistema stesso.

Le assunzioni che sottostanno al modello sono le seguenti:

• gli ambienti di lavoro salubre sono es-senziali per la qualità e la sicurezza della cura del paziente;

• il modello è applicabile a tutti gli ambiti pratici ed a tutti i domini infermieristici;

• i fattori del sistema a livello individuale, organizzativo ed esterno sono i determi-nanti degli ambienti di lavoro salutari per infermieri;

• i fattori a tutti e tre i livelli impattano con la salute ed il benessere degli infermieri, la qualità degli esiti dei pazienti, le pre-stazioni organizzative e di sistema, e i ri-sultati nella società considerata sia indi-vidualmente, sia attraverso le interazioni sinergiche;

unziata” di Taranto

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• ad ogni livello ci sono componenti politi-che fi sico-strutturali, componenti cogni-tivo-psico-socio-culturali e componenti professionali/occupazionali;

• i fattori professionali/occupazionali sono unici per ogni professione, mentre gli al-tri fattori sono generali per tutte le pro-fessioni/occupazioni.

Componenticognitivo/psico/socio/culturali.A Livello individuale, i “Requisiti cognitivi e psi-cosociali” includono i requisiti del lavoro che ri-chiedono al singolo individuo capacità e sforzo cognitivi, psicologici e sociali (p.e. conoscenze cliniche, capacità di negoziazione e comuni-cative/vi). Compresi in questi fattori ci sono la complessità clinica, la sicurezza del lavoro, le relazioni tra il team, il coinvolgimento emotivo, la chiarezza di ruolo e lo sforzo richiesto dal ruolo.A livello organizzativo i “Fattori Organizzativi Sociali” sono riferiti al clima organizzativo, alla cultura ed ai valori. Comprese in questi fatto-ri c’è la stabilità organizzativa, le pratiche e le strutture di comunicazione, le relazioni tra lavo-ro/gestione ed una cultura di apprendimento e supporto continui.A livello di sistema, i fattori socio-culturali ester-ni includono le tendenze dei consumatori, le preferenze di cure diversifi cate, cambiamento di ruoli in ambito familiare, diversità di popola-zione e modifi cazioni demografi che – tutti que-sti infl uenzano il modo di operare delle organiz-zazioni e degli individui.

Componentiprofessionali/occupazionali• A livello individuale i fattori soggettivi dell’in-fermiere comprendono le caratteristiche per-sonali e/o le abilità e le conoscenze acquisite dal singolo infermiere, che determinano come questi risponde alle richieste cognitive e psi-co/sociali del lavoro. Inclusi in questi fattori ci sono: l’impegno verso la cura del paziente, l’or-

ganizzazione e la professione; valori ed etica personale; pratica alla rifl essione; elasticità, adattabilità e la fi ducia in se stesso; equilibrio tra impegno familiare/vita. A livello organizzativo, i fattori organizzativi professionali/occupazionali sono caratteristici della natura e del ruolo della professione/oc-cupazione. Compresi in questi fattori ci sono: lo scopo del lavoro, il livello di autonomia ed il controllo sul lavoro, le relazioni intradisciplinari.A livello di sistema o livello esterno i fattori esterni professionali/occupazionali includono politiche e regolamenti a livello provinciale/territoriale, nazionale ed internazionale che in-fl uenzano la politica sanitaria e sociale e fanno progredire l’integrazione all’interno ed attraver-so le discipline ed i domini.Il fenomeno dello stress occupazionale è quin-di particolarmente insidioso perché mina selet-tivamente le capacità di sentire e relazionarsi con gli altri. Non può più essere considerato un problema occasionale e/o individuale perché và assumendo connotazioni di fenomeno glo-bale con costi sempre più elevati per le aziende e la società.Va affrontato con sistemi innovativi individuan-do ed eliminando le cause più che trattare le conseguenze. Non intervenire precocemente riduce la possibilità di gestire in modo adegua-to le risorse umane e le problematiche relative allo stress occupazionale.Il rischio è inoltre in una politica difensiva ten-dente alla negazione del problema e alla possi-bile marginalizzazione di coloro che presenta-no disagio o sono i portatori del disagio stesso.Fonti di ricerca ed approfondimento su docu-mentazioni e rete internet.

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Il 12 maggio 2011, Giornata Internazionale dell’Infermiere, è stato segnato da un evento in parte atteso ovvero la scomparsa di Marta Nucchi, cara amica del nostro Collegio, collaboratrice del nostro giornale con articoli di spessore che hanno dato la dimensione della valenza di chi si è spesa per la professione. Vogliamo, allora, con alcuni suoi lavori da noi pubblicati, trasmettere le sue lezioni ai colleghi più giovani, ai neo-laureati, che non hanno avuto la fortuna di conoscerla, perché possano comprendere appieno e andare fi eri di chi ha rappresentato la professione ai livelli più alti.

Marta Nucchi:un esempio

IL SUICIDIO: UNA LETTURA INTERDISCIPLI-NARE DEL FENOMENORIASSUNTOIl suicidio è un evento ubiquitario che individua una casualità “ in rete” e si addossa connota-zioni disuguali nella collettività. All’ interno di un contesto, caratterizzato da situazioni in cui le norme sociali risultano inadeguate o senza effetto, si dà a vedere una rimozione sociale del problema.Le direttrici di speranza dovrebbero instradare verso un rafforzamento delle relazione inter-personali all’ interno della famiglia; in rapporto ad una relazione di sostegno e un ri-appropriar-si/ricostruire valori e principi sociali partecipati, in cui lo strumento principale sia il dialogo ed il riconoscimento della persona come valore..KEYWORDS: SUICIDE -HOPE- HUMAN BE-COMININTRODUZIONEParlare di suicidio. Sembra un argomento rimasto tabù nella nostra società ma i dati registrati in merito sono allarmanti: nell’anno 2000a livello mondiale si stima un suicidio ogni 40 secondi.Come per altre situazioni “complicate “ la so-cietà effettua una scotomizzazione su parte della realtà, rifi utandosi di vederle, elaborarle a

livello verbale e sociale. E’ una questio social-mente diffuso, ma-non sempre- preso in carico socialmente; non sembra un problema di sa-lute pubblica, quanto piuttosto, una questione individuale. La mancanza di consapevolezza che il suicidio rappresenta uno dei problemi di maggiore rilevanza impedisce la sua presa in carico, in particolare con riferimento agli aspet-ti preventivi. Il diniego sociale, da un lato, e la stigmatizzazione delle persone che scelgono di suicidarsi, dall’altro,rappresentano in maniera chiara il modo di porsi rispetto a un insieme di comportamenti che, nella loro tragicità e nel loro esito fatale, riassumono le caratteristiche della devianza, elevando a potenza le rappre-sentazioni sociali del “senso del male” nella società. E il suicidio rappresenta un fallimento in senso sociale.La stigmatizzazione si riversa sui familiari: è un evento da elaborare in solitudine.Dal punto di vista della sensibilizzazione medi-atica, a fronte di notizie destinate a enfatizzare la negatività dell’evento, spesso non segue un dibattito più esteso. E’ stato, inoltre, consider-ato che “ medicalizzazione del mondo e riduzi-one dell’esistente solamente a ciò che appare sui massmedia sono volti diversi di una stessa violenza

a cura di Benedetta MattiacciPresidente Collegio IPASVI

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alla complessità del reale.L’attenzione sul suicidio è recente: dal 2004 l’organizzazione mondiale della sanità e l’ IASP (nternational association for suicide preven-tion) hanno identifi cato il 10 settembre come world suicide prevention day.Il suicidio si riveste di aspetti peculiari in relazi-one a elementi demografi ci, antropologici, reli-giosi, etnici, spirituali, culturali che nel mondo contemporaneo sono diversifi cati. E’ da ricordare, a semplice titolo esemplifi ca-tivo, che nella società cristiane non era am-messa la celebrazione della messa esequiale e vigeva il divieto della sepoltura ecclesiastica di persone suicidate, solo nel 1983 il Diritto Canonico ha annullato le pene per il suicidio.Le chiavi di lettura sono diversifi cate e affron-tano il fenomeno in modo parziale.

FATTORI DI RISCHIO DEL SUICIDIOIl suicidio è dovuto a una complessa intera-zione di fattori sociali, ambientali, biologici e culturali che sembrano che agiscano in modo cumulativo in una storia individuale. L’aumento dei tumulti economici, le inquietudini politiche ,gli sconvolgimenti sociali, un sentimento co-mune di disarmonia e il gap sempre più ampio tra l’avere e il non avere aggiungono una nuova dimensione a questo problema. Sem-bra che esista una disregolazione nel con-trollo degli impulsi oppure una propensione ad un intenso dolore sociale ( es. solitudine sociale, l’essenza senza speranza..) spesso in presenza di disturbi dell’umore e abuso di sostanze tossiche e/o stupefacenti. I disturbi mentali sono associati a più del 90% di casi di suicidio, anche se è rilevato che in alcuni casi le persone suicidate non avevano svelato in precedenza argomentazioni connesse alla salute mentale; per usare le parole di Borgna :” le forme di suicidio o tentato suicidio più fre-quenti nascono..all’interno di ogni nostra vita, di ogni nostra esistenza che si confronti con i problemi laceranti della vita”. Sembra lecito af-fermare che il suicidio è frutto di un complesso di fattori socio-culturali ed è di più frequente attuazione in periodi di situazioni di crisi socio-economiche, familiari ed individuali.

Secondo WHO (2006) sono ad alto rischio le persone che:vanno incontro a perdita del loro status, lavoro ed entrate economiche.affrontano in modo improvviso delle perdite dovute alla migrazione, a carestie, sconvolgi-menti economici perdita dei mezzi di sostenta-mento, disastri naturali.Sono stati recentemente dimessi da ospedali per A)disturbi mentali ( soprattutto depressio-ne, etilismo, schizofrenia, disturbi di person-alità) B) malattie terminali come cancro, HIV/AIDS, tubercolosi e problemi di salute con-geniti.Si sentono in trappola, senza via d’uscita, sperimentano sensazioni di vita senza valore, senza speranza e senza aiuto. Da “La Parola a Noi” n.1/ 2009

INDISPENSABILITA’ DI FORMAZIONECONTINUA PER IL PROFESSIONISTAINTRODUZIONELe pratiche che riguardano la promozione della salute e la cura delle malattie hanno comporta-to, a partire dalla esperienza ippocratica e del-la sinergia tra rifl essione fi losofi ca e medicina della Grecia antica, il ricorso ad una formazi-one continua e continuamente approfondita. La pratica medica ha sollecitato la nascita di una formazione in grado di coniugare armoni-camente tre ambiti del sapere; tra i numerosi autori che trattano l’argomento , fi n dal 1983 Quaglino distingue le conoscenze in :

• saperi dichiarativi;• saper fare;• saper essere;

Il recupero dell’integrità della persona umana, richiesto da una più attenta rifl essione episte-mologica ed etica, oggi è riscoperta grazie ad una rinnovata attenzione all’ambito della medi-cal humanities ed a una loro integrazione nel percorso formativo e del ruolo comunicativo-educativo degli operatori sanitari. Nel per-corso inverso, ovvero dalla formazione alla medicina , la ricchezza delle pratiche e delle esperienze di prevenzione e di cura hanno avuto percorsi di adattamento e di creazione. Proprio in ambito sanitario si sono sperimen-

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tate modalità di apprendimento /insegnamento destinate a diventare “guida”. A titolo esem-plifi cativo vale la pena ricordare, per quanto ri-guarda l’apprendimento pere la risoluzione dei problemi assistenziali/organizzativi, il “problem based learing l’evidence based learning”; per quanto riguarda l’insegnamento, il guidare si esplicita con attività di sostegno spiegabili at-traverso diverse metodiche come tutoring, coaching, mentoring, ed altre ancora.D’altro canto nelle istituzioni sanitarie in cui è stato implementato un Sistema Qualità, i prob-lemi legati all’inesperienza e all’insuffi ciente conoscenza sono divenuti maggiormente visi-bili a causa di un elevata defi nizione di compiti e di responsabilità, è evidente come la compe-tenza professionale e individuale sia diventata un pre-requisito per personale effi cace quando esplicita le sue molteplici funzioni.Sèe è vero che il sistema Sanitario va rifon-dato con radici nella centralità degli utenti, è altrettanto vero che va assicurata e valorizzata la cultura partecipativa nella quale conoscen-za, la buona pratica professionale e aggiorna-mento continuo siano riconosciuti, sostenuti e premiati.Da “La Parola a Noi” n.3 /2007

SALUTE E ADOLESCENTI Il diffi cile “momento “adolescenzialeTutte le agenzie formative, con in prima linea la famiglia e la scuola, si propongono nell’ottica di educare-convincere i bimbi in età scolare a mettere in pratica alcune regole importanti per la salute, nella certezza che ciò sia utile non solo per malattie e sofferenze duran-te lo sviluppo, ma soprattutto per preparare il benessere futuro . A questo scopo si sono sviluppati programmi per l’igiene alimenta-re in cui i maestri e gli infermieri , impegnati nell’ambito della medicina scolastica , inseg-nano ai bambini l’utilità di mangiare certi cibi. Questo compito non è facile , perché i bambini non si rendono conto degli effetti a lungo ter-mine di un comportamento , preferiscano cibi poco solubili , ma attraenti e pubblicizzati , ad altri si salutari, ad esempio per il futuro funzi-onamento dell’apparato cardiovascolare , ma

un po’ insipidi oppure con una presentazione troppo casalinga . Nonostante queste diffi coltà , in genere gli operatori della medicina sco-lastica , gli insegnanti, i genitori riescono a far mettere in pratica al bambino alcune norme igieniche ed alcuni comportamenti ritenuti utili. Ma è ben nota ai genitori, quando il ragazzo e la ragazza si affacciano alla preadolescenza e si inoltrano poi nell’adolescenza , non è facile convincerli a mettere in pratica certe norme salutari ed è ancora più diffi cile esercitare un controllo sul loro comportamento. Gli adoles-centi non accettano più i consigli degli adulti e anziani, mettono in discussione tanto i modelli comportamentali quanto le norme che aveva-no regolato la loro vita familiare , rivendicando autonomia di scelta e capacità di autocontrol-lo. Non è segreto che questa contestazione sia resa possibile dallo sviluppo delle capacità di ragionamento, similari alle capacità razionali delle persone adulte, nell’adolescenza però in maniera potenziale . I genitori sono il bersaglio più diretto di questa battaglia contro i modelli comportamentali acquisiti precedentemente , rappresentano l’infanzia e le regole di quel periodo, ma sono ritenute poco effi caci per la persona che si confronta con o negativo, per la salute immediata la maturazione della ca-pacità riproduttiva e con la relazione sessuale . E’ proprio la maturazione sessuale a far si che l’adolescenza sia considerata una tappa evolutiva critica per l’instaurarsi di abitudini di vita signifi cative, in senso positivo o negativo per la salute immediate e anche per quella fu-tura. Lo sviluppo sessuale attiva funzioni fi si-ologiche che rendono possibili comportamenti direttamente collegati con la salute dalle banali infezioni alle malattie veneree dall’AIDS alla gravidanza precoce.Da “La Parola a Noi” n.2 /1997

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INTRODUZIONE

L’accoglienza è una delle funzioni de-gli operatori sanitari, un’attività ne-cessaria per costruire un rapporto di

fi ducia e di collaborazione tra persona assistita e persona che assiste all’interno di una relazio-ne di aiuto, focalizzata sui bisogni dell’utente e sulla partecipazione alle decisioni assistenziali che lo riguardano. L’accoglienza è un processo complesso infl uenzato dai rapporti interperso-nali, dalle informazioni, dal comfort ambientale e dall’organizzazione del lavoro. La consape-volezza degli operatori sanitari sull’accoglien-za dell’utente è stata rafforzata dagli interventi legislativi in ambito sanitario, succedutisi a da-tare dal 1992, fi nalizzati a creare un sistema effi cace, effi ciente e soddisfacente sia per il cittadino-Utente che per le istituzioni, interventi che hanno introdotto il concetto di qualità delle prestazioni rese nell’ambito del Servizio Sani-tario Nazionale.L’accoglienza è un fattore di qualità percepita “customer satisfaction”. L’obiettivo dell’indagi-ne è stato quello di conoscere ed analizzare lo stato dell’arte relativo al processo di acco-glienza nelle strutture oncologiche sul territorio nazionale.

L’ACCOGLIENZA OSPITALE:L’ACCOGLIENZA OSPITALE:RISULTATI DI UN’INDAGINERISULTATI DI UN’INDAGINE

Dott.ssa Inf. De Santis Elena Struttura Semplice Oncologia; P.O. “Marianna Giannuzzi” Manduria; ASL TA

MATERIALI E METODIPer raggiungere tale scopo è stato elaborato un questionario, composto da 17 domande a risposta chiusa. Il Questionario elaborato si riferisce agli stan-dard della Joint Commission International ine-renti a:

• Access to care and continuity of care - (ACC)

• Patient and family rights - (PFR)• Assessment of patients – (AOP)• Patient and family education- (PFE)

Gli Indicatori individuati sono:• presenza del protocollo per l’accoglien-

za, conosciuto e applicato da tutti gli in-fermieri ;

• distribuzione in modo sistematico ai pa-zienti e/o familiari dell’opuscolo informa-tivo dell’U.O. al momento dell’accoglien-za;

• identifi cazione di un infermiere del tur-no referente per l’accoglienza secondo il modello organizzativo dell’assistenza personalizzata;

• tempo medio di attesa per l’accoglienza secondo quanto defi nito nel protocollo;

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• identifi cazione del luogo e delle modali-tà per garantire la privacy durante il col-loquio di prima accoglienza;

• presenza in cartella e corretta compila-zione delle schede di accoglienza/valu-tazione;

• interventi educativi/informativi;• soddisfazione del paziente (questiona-

rio).Sono stati somministrati 270 questionari sul territorio nazionale via e-mail. Inoltre il que-stionario è stato pubblicato sul sito www.aiio.it compilabile on line. Ne sono stati compilati 58.

Percentuale dei questionari inviati via e-mail sul territorio nazionale

Percentuale dei questionari compilatisul territorio nazionale

RISULTATII dati ottenuti dalla rilevazione, provengono dal-le seguenti strutture.

Per quanto concerne i dati riferiti al questio-nario, ovvero gli “elementi che indicano che la struttura è orientata a considerare l’accoglien-za quale componente fondamentale del pro-cesso assistenziale”, si possono rilevare alcuni aspetti signifi cativi:

• gli spazi riservati all’accoglienza (ove esistono) sono “non dedicati” ma utiliz-zati “anche” per tale attività (studio me-dico, sala d’aspetto);

• gli operatori prevalentemente coinvol-ti nel processo di accoglienza sono gli infermieri, i quali esplicano tale attività secondo il protocollo nel 39% delle strut-ture è tra i 10-20 m’, nel 31% tra i 20-30 m’ e nel 15% tra i 30-45 m’. Il tempo medio per l’accoglienza nei reparti sen-za protocollo nel 43% delle strutture è tra i 10-20 m’, nel 46% tra i 20-30 m’ e

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l’ 11% non ha risposto. Nonostante ciò l’accoglienza nelle U.O. prese in esame è un’attività formalizzata nel 46% delle strutture che hanno il protocollo di acco-glienza, nel 43% non è presente e l’11% non risponde a questo quesito. Nel 97% delle strutture in cui è presente il proto-collo è conosciuto ed applicato da tutti.

• l’accoglienza è percepita dagli operatori come un’attività prevalentemente di tipo burocratico-amministrativo, nell’84% delle strutture prevede un colloquio

• Viene identifi cato un infermiere del tur-no referente per l’accoglienza secondo il modello organizzativo dell’assistenza personalizzata solo nle 57% delle strut-ture in esame

• L’infermiere nel 91% comprende aspet-tative e bisogni dell’utente e ne facilita l’utilizzo dei servizi sanitari. Chiarisce dubbi ed incomprensioni sia sullo stato di salute che sulle procedure diagnosti-che e terapeutiche, fornendo adeguate informazioni al paziente e/o alla famiglia

• Nel 55% delle strutture esaminate è pre-sente una scheda di accoglienza/valuta-zione nella documentazione infermieri-stica.

• Nel 67% delle U.O, fra quelle esamina-te, è prevista la consegna al paziente e/o alla famiglia di un opuscolo infor-mativo al momento dell’ingresso. E’ previsto un questionario di valutazione dell’assistenza ricevuta, da compilare al momento della dimissione solo nel 37% delle strutture aderenti al questionario.

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Dai dati esaminati emerge una discreta sen-sibilità, da parte del personale infermieristi-co, al momento dell’accoglienza del paziente, anche se emerge che viene data più rilevanza agli aspetti burocratico-amministrativi e all’inse-rimento nella struttura, trascurando gli elementi più qualifi canti riferibili al processo assistenziale.

CONCLUSIONIL’accoglienza e la soddisfazione del paziente sono indicatori di qualità dell’assistenza sani-taria. Umanizzare il ricovero ospedaliero, sia esso breve o a lungo termine, accresce la qua-lità del processo assistenziale, che risulta pro-porzionale alla capacità dell’assistenza stessa di conseguire i desiderati miglioramenti di salu-te e benessere in condizioni e circostanze che siano gradite a chi li riceve e socialmente accet-tabili. L’Infermiere in questo processo è risulta-to essere l’attore principale e privilegiato che può e deve orientare i propri interventi, già dal momento della presa in carico, alla conserva-zione dell’identità del paziente, il quale non può essere spersonalizzato dalla asetticità e dalla burocratizzazione della routine ospedaliera. Certamente sono necessari, per garantire una assistenza qualifi cativamente valida, dei punti da migliorare emersi dall’ analisi di questa in-dagine incrementando:

• la presenza di un protocollo di acco-glienza

• l’individuazione di un luogo per garantire la privacy

• la presenza di un opuscolo informativo• l’assistenza personalizzata

• la presenza della scheda di accoglien-za/valutazione

• la consegna di un questionario di gradi-mento

Inoltre per fornire un’accoglienza appropriata, l’organizzazione delle attività deve garantire:

• maggiore integrazione nelle fasi di ac-coglienza ….. per tutto il percorso te-rapeutico (continuità assistenziale, ef-fi cacia delle prestazioni rese, i livelli di intensità delle prestazioni tenendo conto della natura dei bisogni del paziente) ;

• strumento condiviso della raccolta dati della persona;

• cartella clinica integrata.

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C’è più bisogno di tutela della sa-lute che di ospedale! E la teoria dell’ospedalocentrismo, che an-

cora oggi qualcuno difende, ha risposto più alle esigenze della politica che alle esigen-ze della gente.

Si è creata, nel corso del tempo, la forma mentis che l’ospedale sia la panacea di ogni esigenza o problema medico sanitario, rappre-sentando una vera fortuna se distante pochi chilometri da casa, pur con tutte le sue ineffi -cienze, pur con tutti gli sprechi in esso insiti. Eppure quanti reparti sono nati per compiacere la politica? E quanti sprechi, appalti, forniture o cure inappropriate hanno rappresentato fi no ai giorni nostri un fallimento di risposta sanitaria al cittadino? Il tutto in un’ evoluzione di sanità costruita non su dati di fatto epidemiologici ma purtroppo basata su “fi nti bisogni medico/sani-tari” al servizio della politica più bieca.

Ad esempio, prima si nasceva a casa e l’o-spedale era l’eccezione a differenza di quanto accade oggi. Se vogliamo, per questa esigen-za l’ospedale rappresenta un eccesso di sa-nità! E considerando, pertanto, i dati che l’Or-ganizzazione Mondiale della Sanità ci fornisce, abbiamo che il 18% è lecito siano parti cesarei, il resto che siano parti naturali, ma se in Italia la media nazionale di nascite in ospedale con parto cesareo è del 28%, nelle Puglia la media è del 39%, una percentuale decisamente ele-vata che rappresenta un “bisogno” infondato. La stessa considerazione vale per le protesi, per reparti di ortopedia, per cardiochirurgia e via di seguito. La “domanda di salute” resta uguale nel tempo, ma a questa non sempre è stata data risposta: l’ospedalocentrismo non è stato un risultato effi cace.

Effi cienza in sanità ed effi cacia sono due principi che si compenetrano e, proprio esa-minando il piano regionale della salute del

VERSO UNA DIVERSA CONCEZIONEDELL’ ASSISTENZA SANITARIA

Dott. Patrizio MazzaVice Presidente Commissione Sanitò - Regione Puglia

2008/2010, si legge che ci deve essere “ libero accesso del cittadino ai luoghi , e partecipa-zione alla scelta delle modalità di cura” ma io reputo tradito tale principio perché il cittadino è comunque vincolato ad una struttura ed al personale di quella struttura ove si reca, ragio-ne per cui viene da sé che non vi è libertà nel soddisfacimento di bisogno di sanità. Medesi-me conclusioni si traggono dall’esame di tutti i punti successivi del PRS, da quello della eco-nomicità alla liberazione delle risorse, della si-tuazione di organizzazione adeguata, etc. In pratica sono stati traditi tutti i principi da qua-lunque piano sanitario fatto in questa regione negli ultimi 20anni. Sento di dire che l’unico punto che, forse, ha funzionato è quello della cittadinanza attiva, cioè della possibilità di pro-testa dei cittadini che lamentano le loro proble-matiche nell’ambito medico sanitario.

Sto predisponendo una bozza di proposta di legge in cui reputo opportuno liberalizzare l’assistenza, che non deve assurgere a pro-blema di medicina privata o pubblica: l’assi-stenza deve essere appannaggio del cittadino, adeguata al sistema sanitario nazionale, quindi deve prevedere convenzioni con quest’ultimo rispondendo all’esigenza di medicina pubblica.

Reputo che bisogna liberalizzare il diritto

Collegio IPASVI:incontro Vice Presidente Comm. Reg. Sanità ed Amministratori case di cura accreditate

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di scelta del cittadino, supportato dal medico di famiglia, quindi il cittadino deve poter scegliere chi lo deve curare, in convenzione, sia fuori che dentro l’ospedale; solo così porteremmo il medico a ri-assumersi le responsabilità di cura del cittadino. Infatti il problema maggiore non è neanche politico ma risiede nella perdita di responsabilità dei soggetti che devono erogare l’assistenza ed erogare la sanità, l’ospeda-le non può più rappresentare una copertura nel bene come nel male.

Così, mentre da noi l’ospe-dale diventa un centro di co-pertura di ogni responsabilità medico-sanitaria, negli USA le cartelle cliniche indicano il nome del soggetto responsa-bile della salute del paziente in tutto l’iter di cura.

Auspico un sistema di que-sto tipo specie per la medicina specialistica, ragione per cui non sussisterebbe più per il pa-ziente la necessità di scegliere

tra un medico privato o un ospedaliero, per-ché basterebbe convenzionare tutti i medici col sistema sanitario e tutto ciò comportereb-be effi cienza e risparmio della spesa sanitaria, maggiore competizione tra i medici più bravi migliore servizio per il cittadino.

1. "La parola a noi" pubbli-ca - previa approvazione del Comitato di Redazione - ar-ticoli inerenti la professione infermieristica, la formazione, la legislazione sanitaria, non-ché tutto quanto concerne l'attività infermieristica.

2. Gli articoli dovranno essere inviati in duplice copia (carta-cea e su CD, oppure cartacea e tramite e-mail), corredati eventualmente da foto, alla redazione.

3. Gli articoli dovranno essere corredati dal nome dell'auto-re, dalla qualifi ca professio-nale, dal nome dell'Ente di appartenenza.

4. Gli articoli devono essere completi di bibliografi a.

Le citazioni devono essere virgolettate e con carattere diverso dal resto del testo.

5. Il materiale inviato, anche se non pubblicato, non viene re-stituito.

NORME EDITORIALI

Un momento dell’incontro del dott. Mazza con i consiglieri del Collegio IPASVI

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LE TRAZIONI TRANSCHELETRICHEIN ORTOPEDIA

letrico. Tra i reperi più comuni, l’olecrano, me-tafi si sovra condiloidea del femore e calcagno.Il fi lo, è ancorato ai morsetti di una staffa me-tallica collegata ad un peso che esercita la tra-zione per mezzo di un tirante e di un sistema idoneo di carrucole.

Ciò allo scopo di applicare per alcuni giorni, in attesa dell’intervento chirurgico, una forza traente sul moncone distale allo scopo di correggere per quanto possibile il normale asse

a n a t o m i c o perso a causa della frattura, aumentando lo spazio fra i monconi ossei.

A l t r o scopo del-la trazione è

quello di contenimento immobilizzazione e stabilizzazione della la frattura stessa, dimi-nuendo sia lo spasmo muscolare sia la defor-mità stessa del segmento scheletrico quindi il dolore in sede di frattura.

NOZIONI STORICHE

Va riconosciuto ad Alessandro Codivilla, chirurgo ortopedico bolognese, professore uni-versitario e titolare della cattedra di ortopedia dell’u-niversità di Torino, direttore nel 1899 dell’istituto orto-pedico Rizzoli di Bologna (1861-1912), il merito di aver applicato per primo nel 1902 la prima trazio-ne transcheletrica diretta con un chiodo fi ssato sul calcagno, per ri-durre la frattura dislocata delle ossa lunghe della gamba.Per ciò che attiene ai fi li di Kirschner, prendono il nome dal suo ideatore, Martin Kirschner chi-

ETIMOLOGIA: La parola trazione deriva dal latino, tractio-nem, da tractus participio passato di traere, ti-rar.

DEFINIZIONE

La trazione transcheletrica è una pra-tica di competenza medico-ortopedica, che trova applicazione nella riduzione incruenta e graduale delle fratture scomposte dei maggio-ri segmenti scheletrici, femore, tibia, omero, allorquando le imponenti masse muscolari non consentono una riduzione di tipo manuale.

Questo tipo di trazione si ottiene, in-fi ggendo trasversalmente, con un trapano elettrico, un fi lo di acciaio inossidabile (fi lo di Kirschner), in un particolare segmento sche-

Attilio GualanoCPS Infermiere Sala gessi - Presidio Osp. “SS.Annunziata”

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rurgo ortopedico nato a Breslau (oggi Wroclaw in Polonia) il 28 ot-tobre 1879 di na-zionalità tedesca in quanto all’e-poca la Polonia faceva parte del-la Germania.

Laureato a monaco nel 1904, Kirschner

si occupa di chirurgia durante la prima guerra mondiale a Koenigsberg.

Con lo sviluppo delle tecniche di radio-logia pensa ad un sistema per tenere rapida-mente ferme le fratture, da qui l’intuizione di usare chiodi in acciaio di piccole dimensioni.

Lo stesso kirschner si occuperà anche di anestesia, drenaggi cranici, chirurgia plasti-ca ed oncologica. Morirà il 30 agosto 1942 a 63 anni di cancro allo stomaco.

CAMPO DI APPLICAZIONE

Le trazioni transcheletriche trovano ap-plicazione, come citato in precedenza, princi-palmente nelle fratture scomposte delle ossa lunghe femore, omero, tibia, ma può trova-re impiego in fratture di altri distretti quali ad esempio le fratture vertebrali.

CONSIDERAZIONI GENERALI E VANTAGGI

� Le trazioni transcheletriche risultano un metodo sicuro per ripristinare il normale asse anatomico dei monconi di frattura in attesa dell’intervento chirurgico.

� Hanno un bassissimo rischio di infezioni e di emorragie. Contengono ed immobilizza-no la frattura diminuendo lo spasmo mu-scolare quindi il dolore.

� Sono indicate qualora le fratture siano complicate da notevoli danni tessutali (vo-

luminosi ematomi e fl itteni).

SVANTAGGI

� Risultano un metodo costoso per le risorse impiegate ed in termini di ospedalizzazio-ne.

� Possono causare decubiti-pneumopatie quindi prolungare l’allettamento.

� I Pazienti portatori di trazioni transcheletri-che sono ad elevato carico assistenziale.

� Possono provocare contratture muscolari.

RESPONSABILITA’

Responsabili della trazione transche-letrica sono l’ortopedico e l’infermiere in rapporto alle proprie competenze.

L’ortopedico decide, prescrive e si oc-cupa insieme all’infermiere dell’applicazione segnandola sulla cartella clinica.

L’infermiere di sala gessi, oltre che a ri-portare per iscritto la pratica nella cartella infer-mieristica, collabora con il medico preparando e controllando tutto il materiale occorrente pre-visto dalla procedura, nonché del corretto fun-zionamento delle necessarie apparecchiature.

Si rende responsabile, insieme allo stesso, della corretta applicazione della trazio-ne controllandone il corretto funzionamento.

RISORSE MATERIALI

• Lettino di trazione /zuppingher o telaio di Braun;

• Letto con piano rigido

• Trapano con relativi accessori

• (mandrino-chiavetta-carica-accessori di collegamento alla rete elettrica)

• Cannocchiale sterile

• Fili di kirschener sterili di varia misura (1mm.1,5 mm - 2 mm - 2,5 mm - 3 mm - 3,5 mm)

• Staffe metalliche di varia misura

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• Tronchese

• Forbici

• Pinze

• Clemmer

• Pinza meccanica

• Chiavi inglesi di varie misure (10-11-13)

• Cordina di collegamento per staffa e pesi

• Pesi (sacchetti di sabbia come previsto dalle attuali norme per la sicurezza)

• Garze sterili

• Telini sterili

• Disinfettante

• Anestetico locale (se richiesto)

• Siringhe sterili di varia capacità(10ml-20ml)

• Rasoio elettrico per eventuale tricotomia

• Maglia tubolare

• Carrello servente.

N.B. per gli arti superiori il materiale sarà il me-

desimo fatta eccezione dello zuppingher che sarà sostituito dall’impalcatura BALCANICA.

MODALITA’ OPERATIVA

Arto inferiore

La procedura, prevede:• L’informazione verbale da parte del me-

dico e dell’infermiere al paziente circa il trattamento cui lo stesso sarà sotto-posto, cercando per quanto possibile di tranquillizzarlo.

• Il Lavaggio antisettico delle mani;

• La sistemazione del letto facendo in modo di ottenere un piano rigido in cor-rispondenza dell’arto fratturato laddove si sistemerà al meglio lo zuppingher.

• Il Posizionamento sotto l’arto fratturato (precedentemente contrassegnato con un pennarello in corrispondenza della sede di frattura) dello zuppingher privo della parte superiore (castelletto) con regolazione del doppio piano di incli-nazione in base al tipo di frattura e se-condo l’indicazione medica. (Manovra effettuata a doppio e triplo operatore).

• L’esecuzione se necessario e se richie-sto della tricotomia in sede di inserzio-ne del fi lo di k, (meglio se ampia e com-pleta di tutto l’arto).

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• La preparazione del trapano ed i suoi accessori verifi candone la funzionalità (i moderni trapani sono provvisti di batte-ria ricaricabile).

• La Preparazione se richiesta, di una si-ringa con l’ anestetico locale indicato dal medico.

• La disposizione del materiale sterile sul carrello servitore;

• L’invito al medico a lavarsi le mani;

Si fanno indossare al medico i guanti sterili e gli si porge, aprendolo sempre sterilmente, il cannocchiale guida.

L’infermiere impugna il trapano permettendo al medico di avvitare all’estremità prossimale il cannocchiale guida, di seguito porge in manie-ra sterile il fi lo di kirschner con la punta del tra-pano rivolta verso l’alto e dà al medico la possi-bilità di alloggiare centrandolo il fi lo di kirschner nel cannocchiale guida ponendo attenzione ad allargare precedentemente l’alloggiamento in-terno accogli fi lo.

Fissa il fi lo al trapano chiudendo l’al-loggiamento accogli fi lo e stringendo il relativo morsetto di fi ssaggio mediante una chiavetta in dotazione al trapano stesso.

Passa il trapano al medico sterilmente ( avvolto in un telino ) disinfetta in maniera am-pia con iodio povidone al 10% il repere d’inser-zione del fi lo, laterale e mediale.

Il medico si posiziona sul repere prescel-to per “l’iniezione” e penetra la cute sentendo l’osso con la punta del trapano.

L’infermiere, posizionato contro laterale al medico, guida ed eventualmente corregge la direzione del fi lo dando il via alla manovra invasiva.

“Il medico quindi, penetra l’osso in tutto il suo spessore da mediale a laterale”.L’infermiere, verifi ca l’esito positivo della mano-vra controllando la tenuta del fi lo e la presenza di tessuto osseo sulla superfi cie appuntita dello stesso che indica l’avvenuta ed effettiva perfo-razione dell’osso, quindi afferrando il trapano libera il fi lo di k dallo stesso allentando il mor-setto di fi ssaggio con la chiavetta.N.B. il medico per la sua competenza clinica si assicura valutando il paziente che non siano avvenuti incidenti ossia la perforazione di nervi o vasi.

Sulle due superfi ci cutanee perforate dal fi lo saranno applicate due garzine sterili disin-fettate.

Si aggancia la staffa al fi lo, stringendo i dadi della stessa con la chiave inglese o con la pinza meccanica nel caso si usi una staffa con dadi di bloccaggio differenti, assicurando-si che il fi lo sia bloccato correttamene nell’ap-posito alloggiamento e si regola la staffa in modo tale da ottenere una corretta tensione dello stesso fi lo.

Il fi lo di kirschner in eccesso viene ta-

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gliato con la tronchese da entrambi i lati aven-do cura di lasciarne circa 2 cm per parte.

Nel tagliare il fi lo di Kirschner in ecces-so, (essendo gli stessi appuntiti) bisogna fare attenzione a non ferire alcuno (medico-pazien-te-se stessi), usando cautela e proteggendosi con l’ausilio di occhiali protettivi poiché i fi li in eccesso, durante il taglio, potrebbero saltare velocemente creando pericolo e ledere occhi e cute. Pertanto, eseguire la manovra in sicu-rezza: ancorare la porzione distale del fi lo con una pinza e tagliare a 2 cm con la tronchese la restante parte.Proteggere quindi con dei tappini, il fi lo restan-te in modo che nessuno possa ferirsi.

Viene montata la parte superiore dello zuppingher, il castelletto provvisto di carrucole.Si fi ssa adeguatamente (con nodo idoneo) una estremità della corda di trazione alla staffa, fa-cendola passare attraverso le carrucole, aven-

do cura che siano perfettamente alloggiate nel-la gola delle stesse. L’altra estremità della corda viene fi ssata ai “pesi” rappresentati da sacchetti di sabbia di vario peso (vengono evitati pesi di metallo (fer-ro) per ragioni di sicurezza e come indicato dal-le norme sulla sicurezza).

Il peso è stabilito dal medico, in rapporto al tipo di frattura ed al peso del paziente, di so-lito il 10% del peso del paziente.

Per un corretto funzionamento del si-stema trazionante, è di fondamentale impor-tanza che la corda di trazione nel momento in cui viene posta in tensione risulti in asse con il segmento osseo trazionato.

L’arto viene incalzato con una maglina tubolare fi no a raggiungere le due estremità del fi lo di kirschner per essere a questo fi ssata; la parte superiore viene ancorata al castellet-to dello zuppingher, ponendo attenzione a non intralciare la corda di trazione, tutto ciò al fi ne di evitare intra o extra rotazioni dell’arto quindi decubiti. Si depongono antidecubiti sotto il calcagno e sotto le staffe qualora quest’ultime, per il peso, dovessero decubitare sulla cute.

In fi ne si fi ssa lo zuppingher al letto con l’ausilio di bende o maglie tubolari.

ARTI SUPERIORI

La procedura di trazione degli arti su-periori come ad esempio quella qui riportata in

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fi gura è la stessa prevista per gli arti inferiori fatta eccezione per lo zuppingher che verrà so-stituito dalla impalcatura balcanica come nella fi gura.

PRINCIPALI PROBLEMI CON LE TRAZIONI: MAL FUNZIONAMENTO.

Numerosi possono essere i problemi che causano uno scorretto funzionamento delle trazioni transcheletriche e che devono essere evitati per assicurarne un buon funzionamento.

Sono di seguito riportati alcuni signifi ca-tivi esempi che nella pratica comune, possono verifi carsi:

• un peso poggia sull’altro annullandone la funzione;

• un peso poggia sulla sbarra annullandone la funzione;

• il peso per varie ragioni (perché il fi lo si è mollato,rotto) può trovarsi sul pavimento;

• la corda può dislocarsi e trovarsi fuori dal-la gola della carrucola;

• la corda poggia contro la sbarra del letto, perdendo il potere trazionante;

• la direzione della forza traente applica-ta alla corda di trazione non segue l’as-se anatomico del segmento fratturato.

Si possono osservare di seguito alcune immagini riferibili a quanto esposto sulle possibili causa del mal funzionamento.

Assistenza infermieristica al paziente portatore di trazione transcheletrica

Priorità assistenziali in un paziente con trazione transcheletrica

• Valutare e registrare lo stato neuromu-scolare (sensibilità e contrazione mu-scolare) dell’arto trazionato ad intervalli regolari e al bisogno

• Rilevare ed annotare su scala del dolore riportando su apposito spazio in cartella infermieristica il sintomo “dolore”

• Mantenere un adeguato allineamento del corpo

• Mantenere l’integrità cutanea nelle zone di compressione

• Usare tecniche sterili per curare le sedi di inserzione dei perni

• Prevenire le complicanze dovute all’im-mobilità

Assistenza infermieristica(in corsivo sono riportati gli atti secondo il MPI M.CANTARELLI):

Igiene: si manifesta con la parziale o totale di-pendenza del paziente, con il rischio di LDD, con la presenza di una cute disidratata ed ipo-

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tonica e con la presenza di edemi ed ematomi conseguenti al trauma.Assicurare l’igiene: fornire il materiale per l’igiene, fornire un aiuto parziale per l’igiene, eseguire l’igiene (fornire antisettici se doccia preoperatoria) togliere/mettere gli indumen-ti, eseguire medicazioni senza l’impiego di farmaci (prevenzioni); alcuni detergenti e so-stanze alcoliche seccano la cute, quindi indi-care i prodotti e i presidi con cui effettuare l’i-giene e la cura del corpo (detergenti neutri ed emollienti); indicare l’uso di particolari capi e presidi per l’abbigliamento, fornire il consueto abbigliamento ed indumenti particolari poiché è importante che gli indumenti siano comodi da indossare e da sfi lare, senza bottoni, senza maniche troppo strette, gli slip possono essere sconsigliati per facilitare le manovre infermie-ristiche, nel caso si utilizzino scucirli dal lato fratturato in trazione e sostituirlo con velcro.

Eliminazione urinaria e intestinale: si mani-festa con stipsi, litiasi urinaria per disidratazio-ne.Assicurare l’eliminazione urinaria e intesti-nale : fornire diete di vario tipo (scorie e liqui-di), eseguire clistere evacuativo, svuotamento manuale dell’ampolla rettale, far assumere so-stanze terapeutiche per via orale (blandi las-sativi).

Alimentazione e idratazione: rischio di disi-dratazione (in seguito alla frattura e per perdi-te intraoperatorie) e di inappetenza legata alla preoccupazione o alla posizione obbligata a letto, rischio di sovradistensione intestinale da allettamento.

Assicurare l’alimentazione l’idratazione : informare sull’effetto di abitudini/convinzioni, sugli effetti dello stato emotivo, sugli effetti di sostanze farmacologiche, sull’effetto dell’attivi-tà fi sica (e quindi dell’allettamento) sull’alimen-tazione e sull’idratazione, fornire diete di vario tipo (inizialmente leggera e povera di scorie, con cibi ricchi di ferro per favorire l’ematopoie-si); vista l’immobilità, la posizione obbligata, la costrizione ad alimentarsi nella stanza di de-genza, fornire i mezzi che consentono di por-

tare gli alimenti alla bocca, fornire gli alimenti appropriati in quantità, temperatura, consisten-za e condimento, imboccare e offrire da bere (se necessario); conoscere la quantità/qualità degli alimenti introdotti poiché sono frequenti episodi di diarrea da antibiotici o di stipsi, mi-surare le entrate per via enterale, per via pa-renterale, misurare le urine, controllare qualità e quantità delle feci.

Respirare: la persona allettata può avere pro-blemi di clearence delle vie aeree con possi-bili infezioni delle stesse, anche per eventuali traumi toracici associati che riducono l’espan-sione toracica, per intubazione intraoperatoria, per inibizione del rifl esso della tosse a scopo antalgico.Assicurare la respirazione : insegnare ad eseguire esercizi respiratori e di tosse, drenag-gio posturale, azioni: favorire l’esecuzione di esercizi respiratori (atti: respirazione diafram-matica, costale, respirazione a labbra socchiu-se, far utilizzare appositi dispositivi), effettuare percussioni e vibrazioni, far effettuare esercizi di tosse, effettuare il drenaggio posturale (per quanto è possibile visto il decubito obbligato); nel caso in cui si renda necessario : aspirare le secrezioni delle prime vie aeree; dato il rischio post traumatico di EPA, contusione polmona-re, PNX, versamento pleurico da trauma, vi è la necessità di rilevare i caratteri della respira-zione.

Mantenere la funzione cardiocircolatoria: si manifesta con LDD (porre attenzione ai gomiti e ai calcagni, che vengono usati per sostenersi quando è necessario cambiare posizione), con insuffi cienza circolatoria venosa o arteriosa del segmento in trazione, può comparire feb-bre per l’assorbimento di sostanze depositate in corrispondenza del focolaio di frattura o per infezione.Assicurare la funzione cardiocircolatoria : per le LDD svolgere un’accurata igiene, utiliz-zare idonei presidi antidecubito, far utilizzare ausili per prevenire la compressione in deter-minate aree (archetto, imbottiture, ..) che fa-voriscono la circolazione, controllare il corretto posizionamento dei lettini di Brown o Zuppinger

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(lettini a forma di parallelepipedo sul cui ango-lo viene posizionata la zona poplitea, di solito per trazioni transcheletriche al ginocchio); per evitare l’uso di gomiti e calcagno dell’arto sano fare utilizzare il trapezio; controllare il paziente per identifi care i sintomi ed i segni di una TVP: calore, rossore e gonfi ore al polpaccio, oltre al dolore ed un disagio al polpaccio durante la dorsofl essione forzata, perciò rilevare e sor-vegliare la temperatura dell’arto fratturato e la frequenza cardiaca periferica, per la presenza di eventuali segni di trombosi o compressione del circolo (arterioso e venoso); rilevare il colo-rito dell’arto fratturato per rilevare segni di com-pressione del circolo; rilevare lo stato di idra-tazione in seguito alla ridotta introduzione di liquidi e per le perdite intraoperatorie; possono presentarsi punti di esposizione della frattura, perciò rilevare l’integrità cutanea; in presenza di febbre applicare la borsa del ghiaccio, rile-vare ed annotare la temperatura corporea.

Movimento: si manifesta con dolore dovuto alla frattura, con danno nervoso da compres-sione per posizione errata, con sindrome da immobilizzazione, e rischio di posture antalgi-che scorrette ed edemi agli arti. Assicurare il movimento : controllo del cor-retto posizionamento della trazione e dell’ap-parato da trazione; : vigilare sulla motilità e sensibilità dell’arto, chiedendo al paziente di muovere le estremità più volte durante il gior-no; insegnare come mantenere la postura ap-propriata, far utilizzare ausili necessari a man-tenere la posizione di alcune parti del corpo (cuscini, schienali, docce, letti articolati) far sollevare gambe/braccia, sollevare gambe/braccia, trasferire la persona dal letto alla ba-rella e/o viceversa (si dovrà esercitare una tra-zione manuale anche in caso di trasbordo su lettino rigido per esami TAC RMN per evitare lo spostamento dei capi di frattura), prevenire il dolore attraverso l’uso di archetti alzacoperte e l’allineamento fi siologico.

Applicare le Procedure terapeutiche: il de-cubito obbligato può compromettere la ca-pacità di deglutizione della terapia orale, so-vente il paziente ortopedico-traumatologico

con trazione transcheletrica è anziano, con pluripatologie e terapie domiciliari che dovrà continuare ad assumere, con il consenso del medico di reparto : somministrare le sostan-ze terapeutiche per via orale; per la preven-zione delle complicanze circolatorie legate all’immobilità: somministrare le sostanze tera-peutiche per via sottocutanea (farmaci a base di eparina: eparina calcica e a basso peso molecolare, la prima praticata più volte duran-te la giornata, la seconda in un’unica soluzio-ne riducendo il disagio del paziente e il rischio di ematomi sottocutanei); la via di sommini-strazione intramuscolare è da evitarsi sia per il decubito obbligato della persona che rende diffi cile raggiungere il sito di iniezione, sia per la particolare predisposizione alla formazione di ematomi e ascessi che possono ulcerarsi, sia per il rischio che ascessi vadano poi ad in-fettare eventuali protesi, sia perché la scarsa attività muscolare rende lento l’assorbimento del farmaco; introdurre sostanze terapeutiche per via endovenosa è ampiamente usata per la terapia infusiva, per l’infusione di emoderivati e di antibiotici; effettuare l’ossigenoterapia va prescritta dal medico e sarebbe buona regola effettuarla ai pazienti con grande perdita ema-tica; introdurre e controllare catetere vescicale, viene spesso applicato al paziente portatore di trazione transcheletrica per valutare il bilancio idrico, per la posizione obbligata, per il dolore dato dal posizionamento di presidi quali la pa-della; introdurre e controllare i cateteri venosi periferici, controllare i cateteri venosi centrali (questi ultimi secondo il protocollo in uso), pre-ferire un CVP di grosso calibro nel caso sia necessario infondere grossi quantità di liquidi e/o emoderivati per evitare il rischio di emolisi; controllare la trazione transcheletrica, control-lare nel paziente la presenza di dolore, di polsi periferici distali e prossimali l’arto trazionato, il colore, la temperatura, la sensibilità e mobilità delle articolazioni e dei distretti distali la trazio-ne, la presenza di sanguinamento o ematomi nel punto di inserzione del fi lo di trazione, chie-dere al paziente se presenta prurito o bruciore lungo il percorso dell’adesivo di trazione con pericolo di fenomeno allergico o di ipersensibi-lità; rilevare inoltre i dati rispetto alla trazione:

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corretto peso in base alla prescrizione medica, corretto allineamento tra arto e direzione della forza traente, i pesi e la corda di trazione devo-no cadere liberi e non appoggiare su parti del letto o altri arredi come visto in precedenza.Medicare ferite senza drenaggio con l’impie-go di farmaci, se associato alla frattura vi sono anche lesioni o FLC.

Applicare su indicazione medica guanti, cal-ze, fasciature elastiche, come prevenzione di complicanze tromboemboliche.

Ambiente sicuro: si manifesta con la neces-sità di chiamare il personale, con infezione del punto di inserzione del fi lo di trazione o con infezioni delle vie urinarie per stasi delle urine in vescica a causa dell’allettamento.Assicurare un ambiente sicuro : medica-zione sterile giornaliera ed eventualmente al bisogno, monitoraggio dell’aspetto della cute, mantenere una bassa carica microbica negli ambienti confi nati ad alto rischio e mantenere l’asepsi nelle manovre che lo richiedono, illu-strare al paziente il funzionamento dei sistemi di chiamata.

Riposo e sonno: vi possono essere alterazio-ni dovute al dolore e al fatto che la persona è allettata durante tutta la giornata.Assicurare il riposo e sonno : prevenire il dolore attraverso l’uso di archetti alzacoperte e l’allineamento fi siologico, in relazione all’al-lettamento costante : indicare i comportamenti che favoriscono il riposo e il sonno, fornire il materiale lettereccio adatto alle esigenze/gu-sti, rilevare la durata e qualità del sonno.

Interazione nella comunicazione : può es-serci disagio, stato d’ansia, stato depressivo della persona assistita per le proprie condizioni di salute o per la perdita (se coinvolto in gravi incidenti stradali) di familiari o persone care e per la dipendenza da altri, In questo caso sarà opportunamente richiesta la presenza dello psicologo.Può esserci la necessità di sostenere i familiari preoccupati di non riuscire ad aiutare il pazien-te a domicilio.

Se si tratta di un paziente credente importan-te sarà assicurare il sostegno religioso con la presenza del cappellano opportunamente chiamato. Assicurare l’interazione nella comunicazio-ne : effettuare un colloquio con la persona as-sistita, instaurando una relazione d’aiuto con lo stesso e con le persone a lui vicine, regi-strare i dati raccolti; intraprendere/mantenere l’interazione con la persona, con le persone signifi cative, incoraggiare l’espressione orale di eventi o situazioni che preoccupano la per-sona assistita/le persone signifi cative.

Eseguire le Procedure diagnostiche: in previsione dell’intervento come ricordato in precedenza, devono essere eseguiti una se-rie di esami, dopo l’intervento il paziente può presentare drenaggi, soprattutto nella popo-lazione anziana che spesso presenta traumi può essere presente disorientamento, quin-di: rilevare, segnalare, comunicare lo stato di coscienza, sottoporre la persona a domande verbali,a stimolazioni tattili, dolorifi che ; racco-gliere le secrezioni e/o i liquidi di drenaggio, eseguire prelievo di sangue venoso.

Bibliografi aInternet; storia della medicina

AAVV “Assistenze infermieristiche” CEA, Milano 1994

Brunner Suddarth “Nursing Medico-Chirurgico” CEA, Milano, 2003

M. Cantarelli “Il modello delle prestazioni infer-mieristiche” Masson, Milano 1997

Coen, De Lara “Quaderni dell’infermiere - Apparato osteoarticolare” Masson, Milano 1992

Orthopaedic Traction By Robert Belding MD

Traction in Orthopedic care Gerald W. Rothacker, Jr., M.D.

Fracture Management Principles of treatment of fractures December 2008

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Una malattia che evoca scenari nefasti, che è sempre più vicina perché viaggia con gli immigrati che vengono dai paesi

dell’est europeo e dall’Africa-Asia, un istitu-to prestigioso- il Policlinico Gemelli-, i piccoli ospiti di un reparto-neonatologia- decisamente delicato, una infermiera a quanto pare affetta da TBC: gli elementi caratterizzanti di una vi-cenda che ha destato non poco scalpore. Non vogliamo tornare a parlarne sic et simpliciter, perché se ne è parlato fi n troppo, a puntate, quasi una telenovela di cattivo gusto che ha per protagonista assoluto “i danni da Sanità”. Eppure la malattia, anche se non in Italia, conti-nua ad imperversare; vero è che un terzo della popolazione mondiale risulta attualmente infet-ta dal bacillo della Tubercolosi, malattia che nel 2009 ha ucciso 1,8 milioni di persone. Inoltre, affi ora in misura preoccupante la MDR-TB: nel 2008, secondo il rapporto dell’OMS “Multidrug

TUBERCOLOSI:MAI ABBASSARE LA GUARDIA

Emma Conenna Bellucci

and Extensively Drug-Resistant Tuberculo-sis: 2010 Global Report on Surveillance and Response “circa 440.000 persone nel mondo hanno contratto questa forma di Tubercolosi e che un terzo di queste sono decedute. E’ l’Asia il paese che per numero di morti porta il peso dell’epidemia. Inoltre si stima che quasi il 50% dei casi di MDR-TB a livello mondiale si verifi -chino in Cina e in India; mentre in Africa, i casi emersi sono circa 69.000, la stragrande mag-gioranza dei quali non sono stati diagnosticati. Segnali incoraggianti per la lotta a questa epide-mia provengono dai governi dei paesi e dai part-ner, che vagliano nuovi Programmi per contra-stare la TBC. Ad esempio due regioni della Fe-derazione russa, Orel e Tomsk, in circa cinque anni, hanno raggiunto una notevole riduzione del numero di persone affette da MDR-TB, come pure Estonia e Lettonia. Gli Stati Uniti d’Ameri-ca e la Cina, Hong Kong (regione amministrati-va speciale della Repubblica Popolare Cinese), hanno ottenuto successi in materia di controllo e riduzione delle persone colpite da MDR-TB. Nonostante ciò i progressi sono lenti in molti altri paesi. Globalmente, dei pazienti che rice-vono cure e farmaci, solo il 60% viene segna-lato come “guarito”. Tuttavia, si stima che solo per il 7% di tutte le persone affette da MDT-TB viene fatta una giusta diagnosi. Ciò evi-denzia la necessità urgente di miglioramenti delle strutture di laboratorio, di nuove tecnolo-gie in grado di diagnosticare MDR-TB in due giorni, anziché quattro mesi, come avviene di solito, garantire quindi l’accesso alla diagno-si precoce e terapie con i farmaci più effi caci. L’OMS porta avanti un progetto di cinque anni per potenziare i laboratori di Tubercolosi con test rapidi in quasi 30 paesi. Questo garantirà benefi ci immediati a più persone grazie a delle terapie salva-vita. Tornando alla vicenda del “Gemelli”, da uno studio pubblicato il 6 ottobre sulla rivista inter-

Dott. Marco Arturo Rollo, Infettivologo, “Liverpo-ol Diploma in Tropical Medicine & Hygiene”.

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nazionale on line www.eurosurveillance.org, è emerso che, fra i 1.343 neo-nati, tra gennaio e luglio 201 al Policlinico Gemelli, in pericolo di contrarre l’infezione tubercolare - quindi sot-toposti al relativo test - 118 sono risultati po-sitivi (ovvero, l’8,8%). Inoltre, lo studio (primo fi rmatario Piero Borgia, dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio) spiega che il test mostra positività in bambini durante tutto l’arco dei sette mesi per cui è stata defi nita possibile l’esposizione, senza particolari concentrazioni di neonati positivi in certi periodi piuttosto che in altri. Si registra inoltre una discreta frequen-za di positivi a gennaio, quando il pericolo era defi nito come “estremamente basso”. Stando a questi dati, l’infermiera indicata in un primo momento come unica fonte di contagio sareb-be in qualche modo “scagionata”, perlomeno rispetto all’iniziale accanimento mediatico nei suoi confronti: appare, infatti, scientifi camente improbabile che sia stata cospicuamente bacil-lifera per così tanto tempo. Queste alcune delle notizie che si riferiscono alla vicenda, per cui abbiamo deciso di appro-fondire l’argomento con il dott. Marco Arturo Rollo, Infettivologo, “Liverpool Diploma in Tropical Medicine & Hygiene”, Responsabi-le dell’Ambulatorio per la Tubercolosi e le Malattie Parassitarie “Struttura Complessa di Malattie Infettive“-Presidio Ospedaliero Centrale- Stabilimento “San Giuseppe Mo-scati”, un plafond di 300 pazienti afferenti

all’ambulatorio.“Sicuramente la tubercolosi è la malattia uma-na più antica di cui si abbia notizia, malattia la cui progressiva riduzione di incidenza nel tem-po ha portato ad una perdita progressiva delle nozioni fondamentali riguardanti il suo ricono-scimento e la sua gestione. Di recente però, quella progressiva diminuzione,, che sembrava condurre la Tubercolosi ad una lenta ma ineso-rabile scomparsa, ha cambiato direzione ed in molte situazioni ha ripreso a crescere. Da qui il bisogno, ad esempio, di approfondi-mento e aggiornamento per tutte le fi gure pro-fessionali paramediche coinvolte nei processi diagnostici, terapeutici e gestionali in genere, di soggetti con tubercolosi. Tali esigenze van-no presentandosi sempre più frequentemen-te alla nostra attenzione, nella nostra Struttu-ra, non tanto per una maggiore incidenza della patologia tubercolare, pur presente, quanto per una centralizzazione della gestione del pazien-te con tubercolosi presso il nostro centro, che trova le sue ragioni nell’assenza di un reparto pneumologico in seno all’intera ASL, nella stori-ca gestione di questi pazienti presso la Struttura di Malattie Infettive e nello sforzo del personale ASL impegnato ad offrire assistenza su tutti i diversi fronti che questa patologia coinvolge.La lunga durata della malattia tubercolare, in-fatti, coinvolge nelle sue diverse fasi gran numero di operatori sanitari, a partire dalle peripezie diagnostiche che a volte comporta, per proseguire con la estrema variabilità de-gli apparati interessati oltre a quello respirato-rio, sicuramente il più frequente, con la lunga durata e complessità del periodo di cura, fi no alle sequele che spesso la malattia compor-ta con relative fi gure professionali coinvolte.Inoltre, la costante introduzione di nuove metodologie per la diagnostica, soprattutto sul piano laboratoristico, ha subito una recente accelerazione dal momento dell’introduzione dei test che sfruttano la produzione linfoci-taria di γ-Interferon, strumento ormai validato nella diagnosi di Infezione Tubercolare latente. Al momento non è ancora ben chiaro invece, neanche tra gli esperti, il ruolo di questi test nel-la diagnosi di malattia tubercolare. Il crescente ricorso a tali test necessita di una divulgazione

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sul loro signifi cato e sulla loro interpretazione al fi ne di un corretto utilizzo”..Il fl usso di immigrati “approdati” nelle strutture della provincia ha modifi cato lo scenario della situazione locale?“ Sì, ha portato alla nostra attenzione un au-mentato numero di soggetti.In un contesto di globale aumento delle patolo-gie infettivologiche registrate a carico degli im-migrati, particolare attenzione suscitano quelle trasmissibili per via aerea, per le potenzialità di innescare focolai epidemici e di essere tra-smesse ai residenti.In particolare, sono aumentate le diagnosi di Tubercolosi negli immigrati, superando per la prima volta nella nostra realtà i casi di tuber-colosi tra i residenti, mentre a livello nazionale questo si è già verifi cato nel 2009.Ma al di là del mero dato epidemiologico, in ri-ferimento alla tubercolosi, pare importante sot-tolineare alcuni punti:• L’immigrato con malattia tubercolare giunge

al ricovero c/o il reparto della Malattie In-fettive dopo lungo peregrinare tra i più sva-riati reparti, con un ritardo nella diagnosi, un aumento della spesa assistenziale, un aumento del potenziale contagio a carico di altri immigrati, personale dell’assistenza e residenti in genere. Questo lascia supporre l’assenza nei punti cruciali di personale con

competenze infettivologiche adeguate che operi da fi ltro.

• Proprio per questo ritardo nel sospetto diagnostico, oltre che per lo stress cui il migrante si sottopone nell’abbandonare il proprio Paese ed affrontare un viaggio disa-giato, giungono alla nostra attenzione casi di tubercolosi particolarmente gravi, come non se ne riscontrano più tra la popolazione Italiana da diversi decenni.

• La giustifi cata perdita di questo background culturale tra la classe medi-ca devia di conseguenza l’orientamento diagnostico verso patologie neoplasti-che, con ulteriore crescita della spesa assistenziale e ritardo nella diagnosi.

• Fortunatamente l’instaurare un adeguato regime terapeutico antitubercolare corri-sponde ad un drammatico miglioramento della clinica, sicché poche decine di euro per comprare vecchi farmaci mettono fi ne ad una storia clinica oltremodo onerosa. Dopo poche settimane (2 o 3) dall’inizio dell’assunzione dei farmaci i soggetti non sono più contagiosi e possono essere resti-tuiti a vita normale, fatta salva la prosecu-zione delle cure.

• A fronte dell’elevatissimo livello assi-stenziale sin qui illustrato, che viene offerto al migrante con tubercolosi in questa prima fase, segue però una fase

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in cui il migrante viene condotto in strut-ture residenziali e lì “abbandonato”! Dei diversi pazienti immigrati dimessi dal nostro reparto con diagnosi di Tubercolosi, pochis-simi tornano ai prescritti controlli ambulato-riali dove viene controllata l’assunzione dei medicinali. Gli altri presumibilmente inter-rompono controlli e cure.

• Questo crea due ordini di problemi: il primo prevedibile ordine riguarda la salute dello stesso immigrato, che presumibilmente ri-cade nella malattia e torna a cercare cure mediche, incrementando il costo sociale della sua assistenza. Il secondo ordine di problemi riguarda l’igiene pubblica, perché tornando la malattia, il migrante che non si cura torna contagioso, disseminando infe-zione al ritmo medio stimato di 1 contagio/mese, ma spesso molto di più. Che questi contagi coinvolgano altri immigrati o resi-denti, lo decide il caso. Proprio quel ‘caso’ a qui questa emergenza di ordine pubblico sembra affi data.

L’aumento della TB tra gli immigrati ha anche portato alla nostra attenzione una nuova emer-genza, da tempo descritta, ma fi nora incontrata di rado, che è quella della TB multiresistente, intendendo con questo una forma di tuberco-losi sostenuta da un batterio con resistenza a Rifampicina e Isoniazide, i due farmaci anti-TB più importanti. Negli anni passati, infatti, in alcuni Paesi dell’Est Europeo furono varati dei programmi contro la TB basati sulla somministrazione intermittente dei farmaci tre volte a settimana. Questo ha, però, portato allo sviluppo di ceppi di mico-batteri resistenti ai farmaci somministrati, con manifestazione di forme tubercolari particolar-mente aggressive, proprio perché scarsamen-te rispondenti alla terapia tradizionale, con la necessità di impiegare farmaci di seconda li-nea, ovviamente meno effi caci. Tali farmaci, sebbene poco costosi, anzi forse proprio per-ché ‘poco costosi’, non sono in commercio nel nostro Paese, quindi necessitano dell’acquisto all’Estero.Anche qui i risvolti epidemiologici hanno importanza fondamentale, nel senso che il contagio agli operatori sanitari in primis, ed

alla popolazione aperta poi, rischia di creare epidemie che altrove si sono rivelate dotate di altissima mortalità (prossima all’85%).Per la gestione di tubercolosi multiresisten-te si sono rivelati fondamentali i presidi per la creazione di pressione negativa (di cui è dotato il nostro reparto di degenza) sistemi che, creando una differenza di pressione at-mosferica tra i corridoi del reparto e le stan-ze di degenza, impediscono all’aria respira-ta dai pazienti contagiosi di essere dispersa nei corridoi. La protezione del personale con gli appositi strumenti di barriera ha incontrato nel persona-le del nostro reparto una inattesa preparazione e professionalità, che ha consentito di superare l’ancestrale paura collegata al contagio.Parimenti effi ciente si è dimostrata la ASL nel programmare la sorveglianza epidemiologica del personale in servizio con un programma di screening degli esposti che fortunatamente non ha ancora avuto bisogno di essere applica-to, proprio per l’accuratezza del personale ad osservare l’utilizzo degli strumenti di barriera.Si avverte d’altro canto nel personale la neces-sità di ulteriore informazione sull’argomento, che potrebbe essere raggiunta attraverso ap-positi corsi brevi, estesi soprattutto al persona-le di Pronto Soccorso, Radiologia, Laboratorio, Medicina ed altri reparti a rischio aumentato”. Allora, attenzione a 360 gradi per la formazione del personale che deve essere in grado di fron-teggiare le situazioni grazie ad un background all’avanguardia.

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La Federazione nazionale Ipasvi ha atti-vato una nuova Convenzione assicura-tiva volta a garantire la Responsabilità

patrimoniale per colpa grave: questa ga-ranzia è particolarmente utile per chi si trova in posizione apicali e, quindi, più soggetto a rischi patrimoniali (intendendosi per tali i pre-giudizi economici che si possono cagionare all’ente che non derivano da danni a persone o cose) piuttosto che materiali (i rischi garan-titi dalle normali polizze di RC Professionale).Le condizioni ottenute sono molto favorevo-li, sia in termini economici, sia per i vantag-gi che una Convenzione “IPASVI” può si-gnifi care in termini di difesa della categoria.In questo modo si ritiene di offrire un insie-me di garanzie completo a tutti gli iscritti.Le modalità di adesione e la documentazio-ne possono essere ottenute:

POLIZZA DIRIGENTI

• contattando il numero verde 800-637709• inviando una mail all’indirizzo it_affi nity@

willis.com• inviando un fax di “richiesta informazio-

ni” al numero 011-2443464

LA POLIZZA IPASVI A PROTEZIONE DEI DI-RIGENTI INFERMIERISTICI E DEI COORDI-NATORI INFERMIERISTICIA fronte delle necessità insorte a seguito della Legge F inanziaria 2008 la Federazione Na-zionale Ipasvi ha sviluppato insieme alla Willis Italia SpA una Convenzione assicurativa per coprire la Responsabilità Civile Patrimoniale dei Dirigenti Infermieristici e i Danni Eraria-li (Responsabilità Amministrativa ed Ammini-strativo-Contabile) da questi causati con colpa grave. Questa copertura assicurativa garanti-

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sce dall’azione di rivalsa esercitata da parte dell’Ente per eventuali danni pa-trimoniali cagionati all’Ente stesse da parte del dipendente. I danni patrimo-niali sono i danni economici che non siano conseguenza di danni a persone o danneggiamento di cose. Questa copertura assicurativa è rivolta a chi, con i suoi comportamenti, possa cagionare un pregiudizio economico all’ente di appartenenza che non derivi da un danno cagionato ai pazienti. E’ consigliata per i Dirigenti e i Coordina-toriInfermieristici.

Costo Euro 100Massimale singolo/aggregato: € 500.000

Euro 118Massimale singolo/aggregato: € 1.000.000

Massimale in aggregato:€ 5.000.000,00 per la convenzione

Massimale per corresponsabilità:€ 2.500.000,00 per la convenzione

Retroattività: 2 anni - Ultrattività: 2 anniAssicuratore: Lloyd’s

La convenzione assicurativa comprende:

• la responsabilità amministrativa e contabi-le per danni patrimoniali cagionati all’Ente di appartenenza, allo Stato, alla Pubblica Ammi-nistrazione in genere, in conseguenza di atti, fatti od omissioni di cui debba rispondere a norma di legge e per effetto di decisioni della Corte dei Conti, nell’esercizio delle sue man-sioni, incarichi, funzioni e/o cariche istituzionali, nonché in conseguenza dell’attività di gestione di valori e beni appartenenti alla Pubblica Am-ministrazione in qualità (giuridica o di fatto) di agenti contabili e/o consegnatari;

• le somme che l’Assicurato sia tenuto a pagare per effetto di decisioni di qualunque organo di giustizia civile e amministrativa dello Stato, e quindi le perdite patrimoniali cagionate a terzi in relazione a atti, fatti o omissioni commessi con colpa grave.

Gestione delle vertenze di danno – Spese le-gali:L’Assicuratore assume fi no a quando ne ha interesse la gestione delle vertenze a nome dell’Assicurato designando, ove occorra, legali o tecnici ed avvalendosi di tutti i diritti ed azio-ni spettanti all’Assicurato con l’assenso dello stesso.Sono a carico dell’Assicuratore le spese soste-nute per resistere all’azione promossa contro l’Assicurato, entro il limite pari al quarto del massimale di polizza.L’Assicuratore non riconosce spese incontrate dall’Assicurato per legali o tecnici che non sia-no da essa designati.Sono escluse le spese legali sostenute per i procedimenti dinnanzi al Tribunale Amministra-tivo Regionale, salvo che per la parte relativa alle pretese di risarcimento del danno.Rimangono comprese le spese sostenute dall’Assicurato per i procedimenti dinnanzi alla Corte dei Conti.Per aderire è suffi ciente compilare il questiona-rio (la copertura, come evidenziato nel modu-lo di adesione, è soggetta, in caso di disdetta di polizza precedente o in caso di presenza di sinistri, all’autorizzazione dell’assicuratore) ed effettuare il pagamento del premio indirizzando la documentazione a Willis.Le modalità di adesione e la documentazione sono scaricabili dal sito www.ipasvi.it o si pos-sono ottenere contattandoil n. verde 800-637709 oppure inviando una mail all’indirizzo it_affi [email protected] o un fax di richiesta informazioni al n. 011-2443464

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Le vaccinazioni, nel corso del XX secolo, si sono affermate come uno dei più im-portanti strumenti di prevenzione primaria

delle malattie infettive, raffi gurando un vero e proprio “investimento”per la popolazione italia-na che aveva adottato un piano vaccinale glo-bale.Infatti, risulta evidente come, congiuntamente al miglioramento delle condizioni igieniche in-dividuali e ambientali verifi catesi nel corso dei decenni, l’adozione di politiche vaccinali nella popolazione infantile ha portato alla riduzione, e in taluni casi all’eradicazione, di alcune ma-lattie infettive prevenibili tramite vaccino.La scoperta di vaccini sicuri ed effi caci e l’ado-zione di nuove strategie hanno portato ad una diffusione su vasta scala della vaccinazione, rappresentando uno dei contributi più consi-stenti e indiscussi della Medicina e della Sanità

VERSO LA QUALITÀVERSO LA QUALITÀDEI SERVIZI VACCINALI:DEI SERVIZI VACCINALI:

POSSIBILI STRUMENTI OPERATIVIPOSSIBILI STRUMENTI OPERATIVIDonata Leo,

Infermiera professionale Dip. di Prevenzione ASL TA

Mariangela Evangelio,Infermiera professionale Dip. di Prevenzione ASL TA

Rossella Lattarulo, Donata Leo Assistente sanitaria Dip. di Prevenzione ASL TA

Dal “Principio di benefi cenza e di non malefi cienza: il dovere di operare per il bene…l’obbligo di evitare il male”

Pubblica in termini di miglioramento dello stato di salute della popolazione. Un tale risultato tangibile deriva essenzialmen-te da una compartecipazione di elementi, che oggi mirano in ultima analisi al miglioramento della performance vaccinale.L’adozione di politiche vaccinali regionali e di strategie locali, con un occhio attento alla for-mazione del personale medico e di comparto deputato alle vaccinazioni – in particolare su-gli aspetti tecnico-scientifi ci dei vaccini, sul counselling e sulla gestione delle emergenze –, può rappresentare un valore aggiunto per la crescita professionale e culturale degli opera-tori sanitari del settore della prevenzione.L’evoluzione temporale del Calendario Vaccina-le della Regione Puglia, rivolta alla popolazione adolescenziale e adulta, ha portato l’Azienda Sanitaria Locale Taranto a favorire e diramare

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l’informazioni sulle nuove campagne vaccinali attraverso strategie di comunicazione, sempre più accurate e mirate, rivolte alla popolazione target dell’intervento preventivo. Sulla scorta di quanto esplicitato, il Diparti-mento di Prevenzione di Taranto ha ravvisato l’esigenza di approfondire i suddetti aspetti, ivi compreso il caposaldo della gestione delle emergenze in campo vaccinale, con l’obiettivo di condividerle tra i locali operatori del settore. L’ultimo evento formativo aziendale dal titolo

Nuove strategie vaccinali:operatori a confrontoha avuto luogo nei giorni 22 e il 23 settembre 2011. Il Corso di aggiorna-mento, obbligatorio per il personale dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della Azien-da Sanitaria Locale di Taranto, è stato organizzato dal Di-partimento di Pre-venzione e ha visto la partecipazione di circa 130 operatori sanitari tra infermieri, assistenti sanitari, medici igienisti, medici del lavoro e pediatri.Considerando il valore “sul campo” della fi gura infermieristica e dell’assistente sanitario, i la-vori teorico-pratici della prima giornata si sono tenuti nella nuova sede del collegio IPASVI di Taranto, in quanto la Presidente del Collegio, Benedetta Mattiacci ha accolto con rinnovato entusiasmo e attiva partecipazione l’iniziativa di ospitare l’evento. Il programma della prima giornata verteva sia sul miglioramento della qualità dei servizi vac-cinali quale obiettivo imprescindibile della pre-stazione medico-infermieristica negli ambulato-ri vaccinali, sia sulla necessità di adottare nuovi strumenti operativi, mirati, in ultima analisi, alla certifi cazione di qualità.In tale contesto, l’Assistente Sanitario assume

un ruolo di rilevante interesse nella prevenzio-ne primaria, nella informazione e promozione vaccinale, nella educazione “per la salute”della popolazione.

Strategie vaccinali: operatori a confrontoI lavori si sono aperti con il saluto del dott. Mi-chele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, che ha in-trodotto il Corso ponendo particolare attenzio-ne alla modalità di svolgimento teorico-pratico

delle giornate e alle principali fi nalità di confronto tra operatori sui temi

della gestione delle reazioni av-verse da vaccino, della pro-

fi lassi vaccinale internazio-nale e della valutazione

delle campagne vacci-nali tramite la gestione informatizzata dell’a-nagrafe vaccinale (ef-fettuata con il software GIAVA release 4.0 ) . Si sono susseguiti gli interventi della dottssa

Lucia Peccarisi e del dott Pasquale Ferrante,

entrambi Pediatri di libera scelta e Istruttori nazionali

di PBLS (Pediatric Basic Life Support,) sul tema della gestione

delle emergenze in ambito vaccinale - dalla sincope alla terapia in caso di anafi lassi - e sulle indicazioni e l’utilizzo pratico dei presidi di emergenza già in dotazione negli ambulatori vaccinali territoriali di Taranto.Nella seconda parte della giornata, moderata dalla dott.ssa Rosita Cipriani, medico igienista del Dipartimento di Prevenzione di Taranto, sono intervenuti il dott. Guido Cardella, Re-sponsabile del Centro di Medicina del Turismo dei viaggiatori internazionali e della migrazione della città di Taranto, e la dott.ssa Tatiana Batti-sta, medico igienista presso il Dipartimento di Prevenzione, che hanno trattato l’attuale tema dei nuovi fl ussi migratori e dei viaggi internazio-nali: dalle indicazioni sulla vaccinazione contro la febbre gialla - quando, come e a chi prati-

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carla – alla nuova gestione della profi lassi vaccinale nel territorio della ASL taranti-na.Questione scottante, quest’ultima, soprat-tutto dal punto di vista della Sanità Pubbli-ca, poiché la commistione tra emigrati e popolazione stanziale potrebbe provoca-re la nuova circolazione di agenti infettivi, quindi anche il riemergere di malattie pre-venibili tenute sotto controllo dalle vacci-nazioni nel Paese ospitante. Particolare attenzione è da porre, quando si intende intraprendere un viaggio, sia nei confronti dei vaccini tradizionali - difterite, tetano, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, vari-cella, meningite meningococcica, polmo-nite pneumococcica e infl uenza – sia nei riguardi della profi lassi antimalarica e di vaccini per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale (epatite A, tifo, colera). Al termine della giornata, al fi ne di raffor-zare i messaggi e di consolidare le nozio-ni sulla medicina dei viaggiatori, i corsisti hanno partecipato ad un lavoro interattivo conclusivo in aula sulla pratica vaccinale, da adottare in particolari casi di viaggia-tori in vari paesi del mondo; l’esercitazio-ne è stato coordinata dal Dott. Carlo Calamai, Medico igienista e dall’Infermiera Simona Inso-gna, entrambi del Dipartimento di Prevenzione.

La seconda giornata si è svolta nello splendi-do scenario del Castello Aragonese di Taranto, antica fortezza cittadina, oggi sede della Mari-na Militare. I lavori sono stati moderati dal prof. Salvator Barbuti, Professore Ordinario di Igiene presso l’Università degli Studi di Bari, che ha ricordato come la vaccinazione contro l’epatite A, intro-dotta nel Calendario Vaccinale Regionale dopo l’epidemia di epatite A del 1996/1997 – epide-mia responsabile di gravi ripercussioni sociali e economiche nella nostra Regione -, ha per-messo di portare il numero dei casi di malattia al minimo storico. Argomento cardine è stato l’evoluzione e le pro-spettive del “Calendario Vaccinale dell’infanzia e dell’adolescenza” della Regione Puglia e la

valutazione dei risultati raggiunti in termini di organizzazione del servizio, copertura vaccina-le e gestione del sistema informatizzato GIAVA.Dopo il saluto delle Autorità, nella prima parte dei lavori sono intervenuti: la prof.ssa Cinzia Germinario, Responsabile Scientifi co dell’Os-servatorio Epidemiologico della Regione Puglia, con una relazione sui nuovi obiettivi di copertura vaccinale per le vaccinazioni dell’a-dolescente e sui notevoli risultati raggiunti, e il dott. Antonio Pesare, Responsabile U.O. Epi-demiologia e Coordinamento delle attività di Educazione Sanitaria della ASL Taranto, che ha trattato il rilevante tema della valutazione delle campagne vaccinali verso Papillomavirus umano nel territorio della ASL tarantina.Anche in questa giornata, le relazioni sono sta-te intercalate da lavori a piccoli gruppi, tenuti dalla Dott.ssa Rosa Giuseppina Cofano, medi-co allergologo, e dall’Infermiera Maria Teresa Vinci, entrambe del Dipartimento di Preven-zione di Taranto, sulla questione del recupero

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degli inadempienti alle vaccinazioni attraverso la chiamata attiva condotta tramite l’anagrafe vaccinale GIAVA.In questa sessione è emerso con particolare enfasi l’attento e altamente qualifi cato lavoro svolto dell’Infermiere e dell’Assistente Sanitario che, con quotidiano impegno e particolare de-dizione verso la promozione vaccinale, permet-tono alla ASL di Taranto di essere in prima fi la nella prevenzione primaria a livello sia regiona-le che nazionale.L’infermiere e l’assistente sanitario che opera-no nei Servizi Vaccinali sono di fatto chiamati a perseguire l’obiettivo di salute rivolto alla perso-na, che in questo caso si confi gura come inter-vento di prevenzione della malattia. Il rilevante ruolo sanitario e sociale di queste fi gure profes-sionali si confi gura come tale anche al fi ne di evitare che il libero arbitrio del singolo cittadino nella decisione di “non vaccinarsi” si trasformi in un “sacrifi cio” della collettività - ovvero che continuino a perpetuarsi e a diffondersi malattie infettive prevenibili -, nonostante si abbiano a disposizione vaccini sicuri, effi caci e offerti gra-tuitamente dal Calendario Vaccinale Regionale. Nella seconda parte della giornata sono inter-venuti il dott. Alessandro Emanuele, Medico Militare, che ha evidenziato come la profi lassi vaccinale in ambito militare può variare in condizioni ordinarie e nelle missioni, con spunti di rifl essio-ne sugli aspetti medico-legali della profi lassi vaccinale del lavoratore-militare, e il dott. Vincenzo Nicosia, Presidente della SIMVIM (Società Italiana di Medicina dei viaggi e delle Migrazioni) con una relazione che ha esplorato la profi lassi internazionale in una speciale categoria di viaggia-tori: i lavoratori.L’ultimo intervento della giornata, di notevole interesse per le novità pro-poste per la Sanità Pubblica, è stato tenuto da Nehludoff Albano, Respon-sabile del Progetto EDOTTO della Regione Puglia, e dal Dott. Giovanni Caputi, Medico igienista del Dipar-timento di Prevenzione di Taranto, e ha riguardato l’argomento del mi-

glioramento della rete dei Servizi Vaccinali per mezzo del nuovo Sistema Informativo Sanitario della Regione “EDOTTO”. La giornata si è conclusa con un lavoro a piccoli gruppi, tenuto dalla Dott.ssa Grazia Maria Spon-selli e dal Dott. Cosimo Moccia, medici igieni-sti del Dipartimento di Prevenzione di Taranto, sull’applicazione del Calendario Vaccinale in particolari condizioni (es adozioni, epidemie), con presentazione e discussione fi nale dei la-vori in plenaria e sistematizzazione dei risultati.

Il Corso ha catalizzato l’attenzione degli ope-ratori sanitari sull’importanza della formazione continua relativamente alla qualità del servizio offerto, anche in termini di buona comunica-zione con gli utenti, gestione dell’ambulatorio vaccinale - comprese le emergenze -, governo degli archivi informatici.Questo evento formativo ha rappresentato, in particolare per Infermieri e Assistenti Sanitari dei Servizi Vaccinali, un momento di condivi-sione riguardo tematiche comuni nella vita la-vorativa, fornendo una spinta propulsiva e in-novativa anche riguardo le nuove competenze professionali richieste.

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1° Edizione GIORNATA DI STUDIO“COMPLESSITÀ ASSISTENZIALE E COMPLESSITÀ CLINICA NEI CARICHI DI LAVORO INFERMIERISTICO” in collaborazione scientifi ca con il Collegio Provinciale IPASVI di Roma

Giorno: venerdì 2 dicembreOrario: 8,30-17,30Destinatari:Riservato a infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici iscritti al Collegio IPASVI di TarantoNumero partecipanti: 80Costo: gratuitoCrediti ECM: 10Sede del Corso:Collegio IPASVI, via Salinella, 15, TAIscrizione: compilare il modulo on-line disponibile nell’home page del sito web uffi ciale del Collegio: http://www.ipasvitaranto.itentro il 30 novembre p.v.

2° Edizione GIORNATA DI STUDIO“COMPLESSITÀ ASSISTENZIALE E COMPLESSITÀ CLINICA NEI CARICHI DI LAVORO INFERMIERISTICO” in collaborazione scientifi ca con il Collegio Provinciale IPASVI di Roma

Giorno: lunedì 19 dicembreOrario: 8,30-17,30Destinatari:Riservato a infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici iscritti al Collegio IPASVI di Taranto

Numero partecipanti: 80Costo: gratuitoCrediti ECM: 10Sede del Corso:Collegio IPASVI, via Salinella, 15, TAIscrizione: compilare il modulo on-line disponibile nell’home page del sito web uffi ciale del Collegio: http://www.ipasvitaranto.itentro il 15 dicembre p.v.

GIORNATA DI STUDIO“APPROPRIATEZZA DEI PROFESSIONISTI, APPROPRIATEZZA DELLE PRESTAZIONI COME VALORE ETICO DEGLI INFERMIERI”in collaborazione scientifi ca con il Collegio Provinciale IPASVI di RomaGiorno: lunedì 23 gennaio 2012Orario: 8,30-17,30Destinatari:Riservato a infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici iscritti al Collegio IPASVI di TarantoNumero partecipanti: 80Costo: gratuitoNumero di accreditamento:Sede del Corso:Collegio IPASVI, via Salinella, 15, TAIscrizione: compilare il modulo on-line disponibile nell’home page del sito web uffi ciale del Collegio: http://www.ipasvitaranto.itentro il 19 gennaio p.v.

Programma Scientifico

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OBBLIGO DI ASSICURAZIONEPER L’INFERMIERE LIBERO PROFESSIONISTA

Da: Federazione Nazionale IPASVI

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Pio Lattarulo

LAUREA

INFERMIE

RISTICA

Pio Lattarulo

Bioetica

e deontologia

professionale

Bioetica e deontologia professionale

Marcello Antonazzo Maria Carmela Bruni

Roberto Bucci Rosalia Buttà Donatella D’Accolti

Vincenzo D’Addabbo Patrizia Di Giacomo

Francesco Germini Paola Gobbi Loreana Macale

Massimiliano Martorana Vito Masi Giovanni Muttillo

Fulvio Olivetti Francesca Parisi Luciana Pazzagli Gianrocco Rossi

Gennaro Scialò Alessandro Stievano Grazia Suma Angela Tramontano

Con la collaborazione di:

Testo di Etica e deontologia professionale per le profes-sioni sanitarie, presentato da S.Spinsanti ed introdotto da Pa-ola Di Giulio, ricco di approfondi-menti e frutto del lavoro di numerosi infermieri ed infermieri dirigenti italiani, offre spunti di ri-fl essione per studenti e professionisti, per ri-solvere alcuni dubbi e dilemmi che possono in-sorgere nello svolgimento del ruolo. L’analisi di “casi” utilizzando il metodo della scuola del Gia-no di Roma, aiuta a dirimere in maniera siste-

ma t i -ca e sem-

plice, a risolvere dilemmi morali nella pratica quotidiana.

Proposto il confronto tra l’attuale codice de-ontologico degli infermieri del 2009 e alcuni codici internazionali, interessante la proposta dell’etica del gesto e della responsabilità, sicu-ramente positivi nel processo di cura ed ancora approfondimenti e spunti di ricerca nel mana-gement, nella formazione, nella sicurezza delle cure e nella privacy.

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INFERMIERI PROFESSIONALI ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA Protocollo 13512011 A TUTTI GLI ISCRITTI Data 31 ottobre 2011 ALL’ALBO PROVINCIALE I.P.A.S.V.I. Rif. LORO SEDI Oggetto Convocazione ordinaria Assemblea Elettiva per Rinnovo del Consiglio Direttivo e Collegio Revisori dei Conti triennio 2012/2014

Collegio provinciale di Taranto

Gentile Collega,

A norma della legge istitutiva degli Ordini e Collegi Professionali e del relativo Regolamento (D.L. 13-09-46, n.233 – D.P.R. 5-4-1950, n.221), e con successive modifiche del 21-10-57, n.1027,

L’ASSEMBLEA ELETTIVA

per il rinnovo del Consiglio Direttivo e Revisori dei Conti è convocata nei giorni:

Venerdì 25 novembre 2011 - dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Sabato 26 novembre 2011 - dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Domenica 27 novembre 2011 - dalle ore 7.00 alle ore 12.30

Nella Sede del Collegio IPASVI via Salinella, 15 Taranto.

L’Assemblea sarà valida in prima convocazione se in detti giorni voteranno almeno un terzo degli iscritti all’Albo. Per conoscere la validità della prima convocazione, si pregano gli iscritti di telefonare al Collegio lunedì-mercoledì-venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 (ore ufficio)

Altresì l’Assemblea avrà luogo in seconda convocazione nei giorni:

Venerdì 02 dicembre 2011 - dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Sabato 03 dicembre 2011 - dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Domenica 04 dicembre 2011 - dalle ore 7.00 alle ore 12.30

L’Assemblea sarà valida in “seconda convocazione qualunque sia il numero dei votanti purché non inferiore al decimo degli iscritti.

Sono eleggibili tutti gli iscritti all’Albo.

Membri del Consiglio Direttivo uscente sono i seguenti: ARGESE Giovani – CASULA Giustina –GIANNONE Antonino Salvatore – MANFREDI Maria Teresa – MATTIACCI Benedetta – MECCA Gerardo – MINZERA Carla – PELLICANI Vincenza – PERRUCCI Filomena – POLLICE Roberto – PUCA Mauro – SCHIAVONE Alessandra – VICO Giambattista – VOLPE Pierpaolo – ZICARI Nicola.

Membri del Collegio Revisori dei Conti uscente sono i seguenti: CARDETTA Francesco – LAGIOIA Vito – TAGLIENTE Addolorata Membro supplente: LOMARTIRE Marinella.

Si voteranno quindici nominativi per il Consiglio Direttivo; tre per il Collegio dei Revisori dei Conti; uno per il Revisore dei Conti supplente.

Si ricorda di presentarsi per votare con un documento di identità valido presso la sede del Collegio IPASVI via Salinella, 15 – Taranto.

Il regolamento non prevede l’accettazione di deleghe. Entro trenta giorni dalla proclamazione dei risultati delle elezioni ogni iscritto nell’Albo può proporre ricorso avverso la validità delle operazioni elettorali alla Commissione Centrale per gli esercenti le professioni sanitari che decide nel termine di sei mesi. Art. 21 (Dpr 221/50)

LA PARTECIPAZIONE AL VOTO E’ UN DIRITTO – DOVERE DI TUTTI GLI ISCRITTI

Cordiali saluti. La Presidente Benedetta MATTIACCI

74121 Taranto – Via Salinella, 15 – Telefono 099/4592699 – fax 099/4520427 – Cod. Fisc. 90034520735