Camaleo Novembre 2011

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novembre 2011 DI AMEDEO DE CHIARA Crollo: questo è ciò che stiamo vedendo. Crollano i regimi negli stati arabi; crollano i muri a Pompei (l’ultimo è del 27 ottobre scor- so: è ceduta la parete di un antico pozzo in- terno all'edificio 41 della via Consolare); crol- la la Grecia; crolla la fiducia nell’euro (che non supera l’1,45 al cambio col dollaro); crolla la stima della comunità europea nei confronti dell’Italia e della sua classe politica; crolla il gradimento della classe politica italiana da parte degli italiani stessi. E crolla il quarto go- verno Berlusconi. Sembra che sia accaduto tutto all’improvvi- so. Quasi fosse stato un inciampo nel vuoto. Un improvviso tuffo a capofitto nel baratro. In realtà è tutto collegato. È dalla rivoluzione in Libia che abbiamo visto i primi sintomi. Un’incertezza sul da farsi, nata da una cattiva politica estera, che ci ha mes- so in difficoltà con gli alleati occidentali. Poi Pompei, pessima vetrina internazionale. Con l’Europa che deve intervenire per aver affida- to un patrimonio dell’umanità a degli incapaci. E poi la Grecia, l’anticamera della nostra crisi. E degli altri GIPSI (gli stati europei con i più gravi problemi economici, tra cui l’Italia). Za- patero ha rassegnato le dimissioni da tem- po. Anche il primo Ministro greco Papandreu ha poi ratificato le sue dimissioni. Noi, come sempre, in ritardo. Come se fossimo a scuo- la, il governo italiano si ricorda di giustificarsi quando il prof sta per interrogare, ma il prof in questione, l’Europa, non accetta altre giusti- fiche. E altre lettere di intenti. Perché poi se lo studente in questione non si è dimostrato serio, chi gli darebbe fidu- cia? Non c’è bisogno di comunicati ufficiali, commissariamenti o altro: basta un sorriso appena abbozzato sulle facce dei due più influenti capi di stato europei, per capire cosa si pensava del governo. Certo, l’atteg- giamento del Presidente francese è stato quantomeno discutibile. Ma tutti i giornali e tutti i media che si sono lanciati all’attac- co di Sarko (con servizi a dir poco ingenui e provinciali su mozzarelle e altri prodot- ti che contraddistinguono il “Belpaese”) GIORNALE D'ISTITUTO DEL LICEO VICO FONDATO NEL 2003 segue a pagina 2 EDITORIALE ANNO 8 - NUMERO 1 - NOVEMBRE 2011 CROLLI ESTERI LA PRIMAVERA ARABA DI CASTRESE PIO DE ROSA Chi di noi non si è sentito coinvolto emotiva- mente nei grandi conflitti nati nel Nord Afri- ca tra la fine del 2010 e l’inizio di quest’anno ? Chi di noi è rimasto impassibile all’onda di entusiasmo che ha segnato questa Prima- vera Araba ? Chi di noi, leggendo le notizie, è rimasto indifferente ai bombardamenti con- dotti dagli stati Europei e dagli USA? E chi di noi non ha dedicato un sorriso alle vittorie dei rivoltosi? Sono davvero in pochi a poter rispondere a quest’appello. Le Rivoluzioni at- tuate a pochi kilometri dalla nostra Italia hanno segue a pagina 19 POLITICA SCUOLA FORUM pagina 10

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Il giornale di novembre 2011 dedicato alla crisi di Governo ed alle proteste studentesche autunnali.

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novembre 2011

DI AMEDEO DE CHIARA

Crollo: questo è ciò che stiamo vedendo. Crollano i regimi negli stati arabi; crollano i muri a Pompei (l’ultimo è del 27 ottobre scor-so: è ceduta la parete di un antico pozzo in-terno all'edificio 41 della via Consolare); crol-la la Grecia; crolla la fiducia nell’euro (che non supera l’1,45 al cambio col dollaro); crolla la stima della comunità europea nei confronti dell’Italia e della sua classe politica; crolla il gradimento della classe politica italiana da parte degli italiani stessi. E crolla il quarto go-verno Berlusconi.Sembra che sia accaduto tutto all’improvvi-so. Quasi fosse stato un inciampo nel vuoto. Un improvviso tuffo a capofitto nel baratro. In realtà è tutto collegato.È dalla rivoluzione in Libia che abbiamo visto i primi sintomi. Un’incertezza sul da farsi, nata da una cattiva politica estera, che ci ha mes-so in difficoltà con gli alleati occidentali. Poi Pompei, pessima vetrina internazionale. Con l’Europa che deve intervenire per aver affida-to un patrimonio dell’umanità a degli incapaci. E poi la Grecia, l’anticamera della nostra crisi. E degli altri GIPSI (gli stati europei con i più gravi problemi economici, tra cui l’Italia). Za-patero ha rassegnato le dimissioni da tem-po. Anche il primo Ministro greco Papandreu ha poi ratificato le sue dimissioni. Noi, come sempre, in ritardo. Come se fossimo a scuo-la, il governo italiano si ricorda di giustificarsi quando il prof sta per interrogare, ma il prof in questione, l’Europa, non accetta altre giusti-fiche. E altre lettere di intenti.Perché poi se lo studente in questione non si è dimostrato serio, chi gli darebbe fidu-cia? Non c’è bisogno di comunicati ufficiali, commissariamenti o altro: basta un sorriso appena abbozzato sulle facce dei due più influenti capi di stato europei, per capire cosa si pensava del governo. Certo, l’atteg-giamento del Presidente francese è stato quantomeno discutibile. Ma tutti i giornali e tutti i media che si sono lanciati all’attac-co di Sarko (con servizi a dir poco ingenui e provinciali su mozzarelle e altri prodot-ti che contraddistinguono il “Belpaese”)

GIORNALE D'ISTITUTO DEL LICEO VICO FONDATO NEL 2003

segue a pagina 2

EDITORIALE

ANNO 8 - NUMERO 1 - NOVEMBRE 2011

CROLLI

ESTERI

LA PRIMAVERAARABA

DI CASTRESE PIO DE ROSA

Chi di noi non si è sentito coinvolto emotiva-mente nei grandi conflitti nati nel Nord Afri-ca tra la fine del 2010 e l’inizio di quest’anno ? Chi di noi è rimasto impassibile all’onda di entusiasmo che ha segnato questa Prima-

vera Araba ? Chi di noi, leggendo le notizie, è rimasto indifferente ai bombardamenti con-dotti dagli stati Europei e dagli USA? E chi di noi non ha dedicato un sorriso alle vittorie dei rivoltosi? Sono davvero in pochi a poter rispondere a quest’appello. Le Rivoluzioni at-tuate a pochi kilometri dalla nostra Italia hanno

segue a pagina 19

POLITICA

SCUOLA

FORUM pagina 10

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dimenticano le “carinerie” all’estero portate dal nostro Premier (vedi corna e apprezza-menti sul Presidente finlandese Tarjia Halo-nen o quelli più recenti sulla Merkel): come dire, il nostro export più pregiato.Le dimissioni di Berlusconi sono un atto sen-sato. Il suo inguaribile ottimismo, ormai, non rassicurava neanche più Letta. Figurarsi gli altri. Lo stesso Pdl è il partito della maggio-ranza ad aver dato fiducia al nuovo esecuti-vo di Monti. E anche l’unico, visto che la Lega non vuole “l’ammucchiata” con le opposizioni. Meno male che l’Idv ha dato, invece, il suo ap-poggio a Monti. Con Bossi e Di Pietro, chissà che opposizione sarebbe stata (e che con-ferenze stampa: un italiano più simile al gram-melot di Dario Fo che a qualunque altra lingua

esistente sulla terra).Che dire delle polemiche sulla data delle ele-zioni? Monti dice di voler portare a termine la legislatura, ma il Pdl non ci sta. “Elezioni” è il grido che si leva dalle loro file e dalle confe-renze di Giuliano Ferrara. Bisogna dire, però, che la volontà di andare alle urne nasce da una legge elettorale (per la quale il candidato premier è sul logo del partito) che tutti dicono di voler cambiare. Poi, è la stessa maggio-ranza ad aver dato l’ok a Monti, assieme alla maggioranza dei partiti al parlamento. Infine, siamo sicuri che, in un momento così delica-to, in cui sì si è arrivati al pareggio di bilancio, ma non sappiamo a quale prezzo per lo svi-luppo, la priorità siano nuove elezioni?

3 GOOD NIGHT AND GOOD LUCK di D. LIPPI

4 RIMONTIAMO di D. LIPPI

5 CADDE di G. GALIANO ed E. MARCHITTO

6 GUIDA AI RAPPRESENTANTI di C. SORGIACOMO ed A. DE MASCELLIS

8 CONSULTA PROVINCIALE di D. CESTARO

9 FARE I CONTI SENZA L'OSTE di AM. DE CHIARA e F. DI LUCREZIA

10 IL FORUM DELLA DISCORDIA di C. P. DE ROSA

11 LA BALLATE DEGLI ZOPPI di AM. DE CHIARA e F. DI LUCREZIA

12 BRITISH VICO di S. MERAVIGLIA

13 MARINAI SENZA BUSSOLA di V. GIGANTE

14 IL VICO METTE LE AAALI! di G. BONITO

15 CAMBRIDGE di R. P. ESPINDOLA

16 ESPLODE LA PIAZZA di L. SORRENTINO, M. OSTINATO, L.CAFASSO

18 LO SHOW DELLE TRAGEDIE di A. MONTINI e R. CATALANO

19 LA PRIMAVERA ARABA di C. P. DE ROSA

20 TIME TO SAY STOP di M. R. BARBARACI

21 ALLONDRA DEL VESUVIO di G. PASTORE

22 LA RISPOSTA DEL CUORE di U.N.OWEN

23 MATTI & OSTINATI di M. OSTINATO

24 LA BÂS di C. AMITRANO

26 THE HUMAN CENTIPEDE di C. UCCELLO

27 CINEMA IN USCITA di AL. DE CHIARA e C. OSTINATO

28 NATI PER SUBIRE di A. DIOUF

29 MUSICA di C. UCCELLO

30 BUONGIORNO LOS ANGELES di C. SATURNO

31 LIBRI IN USCITA di G. GALIANO

32 UNTITLED di L. CAFASSO

33 PIOGGIA - GOD di A. SANNINO

34 VENTO PASSEGGERO di M. C. GATTO

35 HELL di A. SANNINO

36 CONOSCI I MANGA di N. BARRA

37 LA VERITÀ SU CALCIOPOLI di D. MAGLIO

38 TESTE DI CA...LCIO di D. MAGLIO

39 LET’S GO… SI PARTE! di F. CIOFFI

39 GRAN DERBY di D. MAGLIO

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Direttore Amedeo De Chiara

Vicedirettore EditorialeFrancesco Di Lucrezia

Vicedirettore OrganizzativoMattia Ostinato

VignetteAlberto De Mascellis

WebmasterEnrico Discetti

MOSAICO

DI MATTIA OSTNATO

È rassicurante sapere che ogni anno, dopo le vacanze estive, rientrando a scuola o entran-dovi per la prima volta (nel caso delle matri-cole), si trovano in classe sempre le stesse cose che ci aspettano: le (brutte) facce dei compagni, le isterie ossessivo-compulsive di alcuni professori (ogni riferimento a fatti o persone puramente esistenti è casua-le), le copie del Camaleo sui banchi. Anche quest’anno, come avrete potuto notare ,vi-sto che lo state leggendo, il Giornale d’Istitu-to del Vico è tornato alla carica, affamato dei vostri cervelli, come uno zombie (purtroppo consapevole di essere sul punto di morire di fame) in un’edizione che non ha preceden-ti nella storia della scuola: ben 40 pagine! Questa volta ci siamo messi d’impegno, e incatenata la nostra mastodontica redazione (ben 39 elementi!) ai computer e costretta-la a scrivere a suon di frustate elargite dal Director Maximo Amedeo De Chiara, abbia-

mo prodotto un numero davvero traboccante di contenuti, che copre approfonditamente quasi due mesi di avvenimenti di importanza globale, tranne purtroppo, l’ultimo tour di Pino Giordano. Parleremo infatti della caduta del Governo Berlusconi, della morte di Gheddafi e degli avvenimenti del 15 ottobre, ma anche di fatti più vicini a noi studenti come le azioni di protesta portate avanti in questa scuola e l’intrigante caso bouvette. Troverete, inoltre, le interviste ai rappresentanti di istituto e alla grande novità di quest’anno, Ms Lily Johnson, e poi sport, poesie, recensioni di film, cd, libri e chi più ne ha più ne metta. Infine, chi di voi sia sopravvissuto a questa prima infornata di materiale e non ne abbia ancora abba-stanza può trovarne altro, multimediale, sulla pagina Facebook Camaleo Vico o sul canale youtube camaleoweb, in costante aggiorna-mento. Concludendo, buon inizio anno da parte della Redazione del Camaleo.

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EDITORIALEdalla prima

CROLLI

Attività di consulenzaStefano Scarpa

Docenti referentiMarina BruzzeseMaria Rosaria Iorio

StampaGiuseppe Sepe

progetto grafico

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novembre 2011

DI DARIO LIPPI

Silvio Berlusconi si è dimesso. Ha lascia-to l’incarico sabato scorso come aveva

promesso dopo l’approvazione del Ddl stabi-lità, ultimo atto del suo Governo. Alle 21 di sabato il Premier è salito al Colle e la notizia è stata accolta con una grande festa in piaz-za del Quirinale. È la fine del quarto governo Berlusconi, caduto al termine di una settima-na caldissima, che ha sancito la perdita della maggioranza.

BERLUSCONI PERDE LA MAGGIORANZA Lo scor-so lunedì mattina Il Foglio sembrava già ufficia-lizzare le dimissioni di Berlusconi. “È questione di ore” secondo la testata di Ferrara. Sempre in mattinata anche il vicedirettore di Libero an-nunciava le imminenti dimissioni del Premier. Ma non è tardata ad arrivare la smentita del presidente del Consiglio che su Facebook an-nuncia: “Le voci di mie dimissioni sono desti-tuite di fondamento”. Ed anzi in una chiamata proprio alla testata di Belpietro sfida chi aveva avanzato ipotesi sull’imminente caduta del go-verno e annuncia: “Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi”. Le reazioni degli altri espo-nenti politici non sono tardate ad arrivare: dalla Lega arriva la rottura e l’invito a non continuare ad oltranza. Visto che non c’è maggioranza , bi-sogna anzi puntare sulle elezioni. “Berlusconi si faccia di lato” ha affermato Bossi.Ma la giornata successiva si preannunciava

ancora più calda: in Camera si sarebbe votato il rendiconto generale dello Stato. Berlusconi crede in una maggioranza che l’opposizione nega che esista.È verso le 17 che prendono il via le votazioni, il contatore sale, ma si ferma a 308 voti favore-voli, contro i 316 che avrebbero confermato la maggioranza. Le opposizioni si mostrano unite: 321 le astensioni. Il rendiconto passa , Silvio no. “La maggioranza non c’è più, Berlusconi si dimetta” esordisce Bersani dopo la votazione.Berlusconi lo afferma di nuovo: “Mi sento tradi-to”. Lo scrive pure alla Camera su di un foglio, fotografato dai giornalisti: “8 traditori”. Il Pre-mier sale al Colle ed è qui che dopo 45 minuti di dialogo col Presidente della Repubblica arri-

va l’ufficialità: Silvio Berlusconi si dimetterà, ma solo dopo la legge di stabilità.Non è la prima volta che Silvio Berlusconi per-de la maggioranza alle Camere. Era il lontano 1994, l’anno del primo governo Berlusconi: in quel caso ci fu un duro scontro fra Forza Ita-lia, l’allora partito del Cavaliere, e la Lega. An-che allora la maggioranza si dissolse, proprio a causa della Lega, e Berlusconi si dimise accusando il partito di Bossi di tradimento. La misura adottata dall’allora Presidente della Re-pubblica Scalfaro fu l’istaurazione dell’unico e solo ‘governo tecnico’ completamente compo-sto da persone al di fuori del Parlamento, con Lamberto Dini Primo Ministro.

LA CADUTA 3

MARINAI SENZA BUSSOLA

GOOD NIGHTAND GOOD LUCK!

Fiducia - Sfi duciaDopo quanto accaduto va comunque fatta una precisazione essenziale. Nel corso degli ultimi anni abbiamo sentito parlare più volte le parole “fiducia” e “sfiducia”. Ma cosa vogliono dire? Quando si parla di questione di fiducia si intende generalmente quando il governo stesso pone fiducia alle Camere su un emen-damento di legge. Invece, si parla di mozione di sfiducia se almeno un decimo dei compo-nenti della Camera presentano richiesta di sfi-duciare il governo. In entrambi i casi si ricorre alla votazione del Parlamento. Nell’ipotesi che al governo non venga riconosciuta la fiducia dalla maggioranza assoluta delle Camere il governo entra in crisi parlamentare e il

primo ministro deve presentare le dimissioni al Capo di Stato. Nel nostro caso alla Camera si è discusso del rendiconto, che ha sancito la perdita della maggioranza, ma non di un formale voto di sfiducia Siamo quindi di fronte ad una crisi extraparlamentare.Solo in due occasioni nella storia della Repub-blica il governo è caduto per una crisi parla-mentare: è il caso dei due governi Prodi. Du-rante il primo si è avuta la successione con un governo di centro-sinistra, nel secondo caso si ritornò alle urne. tutte gli altri casi si è trattato di dimissioni effettuate volontariamente.

darlip

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DI DARIO LIPPI

Fra mercoledì e sabato c’è stato un aspro dibattito sulla tipologia del governo del

dopo-Berlusconi. Si è parlato in un primo mo-mento di ritorno alle urne, volute dallo stesso Berlusconi. La Lega, che, secondo ciò che dice Calderoli, “è assolutamente contraria a governi che non siano quelli usciti dalle urne”, ha spinto sulla formazione di un nuovo gover-no di centrodestra, guidato, però, da Lamber-to Dini. Il Terzo polo ha appoggiato un governo di transizione, il governo di unità nazionale, che per Casini vuol dire Pd e Pdl insieme. Un governo di “larghe intese” quindi, secondo il le-ader dell’Udc che ha affermato: “Serve un go-verno di emergenza che ci porti alla scadenza della legislatura”.Alla fine ha prevalso la soluzione del governo tecnico (il governo tecnico è un governo ret-to da un rappresentante con esperienza nel campo delle istituzioni, che sta al di fuori della vita politica), fortemente voluta da Bersani e tutto il Pd e successivamente anche Italia dei valori, che inizialmente era scettica su questa possibilità. Di Pietro, infatti, ha affermato a proposito di volere chiarezza sul governo: “Vo-gliamo sapere qual è la squadra, il programma, la coalizione”.

LA SOLUZIONE

RIMONTIAMO?

ORA TOCCA A MONTI L’incarico è stato dato a Mario Monti, accademico e economista italia-no, il quale dapprima è stato nominato senato-re a vita da Napolitano nella giornata di merco-ledì; poi, nel corso della settimana, ha avuto il sostegno di un numero sempre più numeroso di esponenti politici. Finché sabato non è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica insie-me a Gianni Letta. L’ex-Segretario del Consi-glio dei Ministri è stato proposto dal Pdl come vicepremier nel governo Monti, ma si è tirato indietro, vista l’ostilità nei suoi confronti dimo-strata da Pd e Idv. “Non voglio rappresentare un problema” ha affermato. Persino lo stesso Pdl alla fine, in seguito ad una consultazione, quasi a malincuore, ha dato via libera al gover-no Monti.Il Governo è stato ufficialmente affidato a Monti domenica. Nelle prime dichiarazioni egli ha espresso la volontà di far tornare il Paese un punto di riferimento dell’Ue; l’obbiettivo del neopremier sarà quello di “risanare la situa-zione finanziaria e riprendere il cammino della crescita in un quadro di accresciuta attenzio-

ne all'equità sociale” lavorando “con profondo rispetto delle forze politiche”. Nonostante ciò, la Lega conferma la sfiducia nei confronti del nuovo esecutivo.

UN CAMBIAMENTO? L’avvenimento ha fatto tanto clamore che le testate giornalistiche straniere hanno commentato l’evento defi-nendo ”The end of an era” la caduta del go-verno italiano. Alcuni collocano questo avve-nimento come fine della Seconda Repubblica; cosa non del tutto inappropriata. Soprattutto, non avremmo nulla da obbiettare se l’inizio di questa nuova epoca, che per accezione è un periodo storico contrassegnato da particolari avvenimenti culturali, politici e sociali, avesse come peculiarità proprio un cambiamento. For-se gli inglesi intendevano dire che non sentire-mo più parlare di Ruby, di processi da portare avanti e di bunga-bunga: in questo senso, for-se Silvio ci mancherà un po’. Ma gettando un occhio avanti ed uno indietro con la massima oggettività possibile, il futuro non può apparirci poi tanto diverso da come attualmente è. Fra

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gli italiani non sembra registrarsi, o almeno, non si avverte sicuramente un clima di cam-biamento. Molti hanno festeggiato la caduta di Silvio Berlusconi come uomo politico, certo. Ma in pochi, quando si darà la fiducia al nuo-vo governo che si insedierà a Palazzo Chigi , gioiranno, consapevoli che questo li porterà ad uscire dalla crisi. Essi si chiederanno piut-tosto: “Il nuovo Premier sarà in grado guidare l’Italia di fronte all’attuale precaria situazione politico-economica italiana? Questo governo sarà capace di fare meglio del precedente?” Ci si metterà di fronte all’esigenza primaria di uscire dalla crisi (capacità che la popolazione attualmente non riconosce proprio a nessuno). Quello di cui la popolazione avrebbe bisogno forse è proprio un’ ideale politico da seguire e in cui sperare . Credere che le cose cambino. Un’ idea, insomma, con cui confrontarci e di-scutere, piuttosto che una persona da imputa-re o con cui essere d’accordo. Un’ ideale che, per essere seguito, dovrebbe almeno esserci.

Monti, chi?Mario Monti, il salvatore della Patria, nasce addì 19 marzo 1943 a Varese. Compie i suoi studi all’Istituto Leone XIII di Milano, e si laurea all’Università Commerciale Lui-gi Bocconi. Della serie “cervelli in fuga”, si specializza all’Università di Yale, allievo di James Tobin, Premio Nobel nel ’81. Inizia la carriera di professore di all’Univer-sità degli Studi di Trento, per poi diventare professore ordinario alla Bocconi suddet-ta, rettore, e poi presidente (1994). Nel ’94 incominciano i suoi incarichi a livello nazionale (membro della commissione su risparmi finanziario contro l’inflazione) ed europeo (commissario europeo al merca-

to interno, servizi finanziari e integrazione finanziaria, fiscalità e unità doganali). E’ in questo periodo che collabora come advi-sor per la Coca-Cola Company, e come In-ternational advisor per la Goldman Sachs. Nel 2010 è nominato da Barroso come commissario europeo incaricato di redige-re il “libro bianco” (Rapporto sul futuro del mercato unico). Per l’Italia, come ultima fatica, è Presi-dente del Consiglio incaricato dal 13 no-vembre 2011, a seguito delle agognate e quanto mai tempestive dimissioni del pre-decessore.

DI GIUSEPPE GALIANOE EMANUELE MARCHITTO

Ei fu. Trecentootto voti lo estinsero, alla Camera. E parla. Parla domeni-

ca tredici in un video discorso nella sala stampa di Palazzo Chigi, gridando ad una strenua vendetta, che forse non arriverà mai. Eppure cadde. Dai 335 di inizio legislatura (addì 7 maggio 2008) ai 308 di martedì 8 novembre 2011. Nessuno l’avrebbe mai detto, né mai sperato. Neanche l’opposi-zione sbigottita, a cui adesso tocca go-vernare, forse. Otto tradirono. Ma di più ne furono a par-tire dai ‘futuristi’ di Fini, che si separarono dall’Ovile nell’estate di un anno fa. Dopo un anno di difficile convivenza, i reduci della Fiamma Tricolore indossarono le nefaste vesti degli scissionisti, infliggendo un duro colpo alla maggioranza (-30). Epoca di crolli, di crisi. La Grecia aprì la strada ad una violenta recessione di sta-to, a cui farà seguito quella spagnola, e poi, dulcis in fundo, quella italiana. L’Euro-gruppo tentò invano di risanare il debito ellenico con il fondo salva stati, ma vide il suo intento fallire quando alla Grecia si aggiunse lo spread altissimo tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi. Il divario fu talmente ampio da sfiorare di un soffio la soglia definita ‘del non-ritorno’ (alias 6% di distacco spread bond-bot).

“Panzane! La crisi non esiste in Italia, i voli aerei sono tutti prenotati, i ristoranti sono tutti pieni!” disse. Sordo il debito pubblico continuò a salire. “La maggioranza è so-lida!” disse ancora. Molti nel suo gruppo tossicchiarono un possibile ‘passo indie-tro’. Parole al vento, al cerone. “Mi dimetto”, disse lunedì 7 novembre. In mattinata la smentita. “Le voci di mie di-missione sono destituite di fondamento”. La fortuna non tardò a colpirlo, per l’ultima volta. Quattro volte a Palazzo Chigi, un sogno infranto al seggio del Quirinale. Si chiude, forse, così la storia di un imprenditore che scese in politica più per sé che per interes-se del Paese. Tre volte nella polvere, quat-tro sugli altar. Se è un uomo a finire, non lo è il suo mo-dello. Molti ancora guardano a lui come un eroe, un Achille senza tallone. Il berlusconi-smo è ben lungi dal finire. Ma egli si lascia dietro troppi tagli alla spesa pubblica, tre leggi distruttive per uno Stato: la riforma per la ricerca e l’istruzione pubblica, la leg-ge elettorale, l’impunità parlamentare. Si dimise. Questa volta per davvero, alle 21 di un freddo sabato novembrino. L’au-to blu portava la salma diretta al Quirinale, mentre il pubblico festante intonava l’Alle-luia di Händel. “Viva l’Italia!”si sente gridare per le vie. Sentirsi italiani senza più pensa-re alle figuracce rimediate all’estero.Ma mai abbandonarsi a facili previsioni. L’araba fenice può ancora rinascere dalle ceneri, che lei stessa ha prodotto.

Cadde

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DI CLAUDIA SORGIACOMOE ALBERTO DE MASCELLIS

Come mai la scelta di una lista unica?BELLOMO (B): La lista unica non è stata una no-stra scelta. Molta gente ci ha detto che siamo anti democratici, ma noi non lo siamo: infatti, ci siamo presentati solo noi, regolarmente. Ci siamo presentati come lista del collettivo, ma anche un’altra lista voleva presentarsi, solo che non è riuscita a portare le 20 firme richie-ste in tempo, perciò non è stata colpa nostra

se non si sono potuti presentare.

Ti aspettavi di essere eletto e perché?DI STASIO (D): No, non me lo aspettavo perché c’erano tanti altri candidati.FUSI (F): Un po’ me l’aspettavo, non so dire bene il perché ma logicamente mi ha fatto piacere.RUSSO (R): Mi aspettavo di essere eletto per-ché, diciamo, sono una delle persone che più ci "mette la faccia" quando si discute con la Preside. Quindi sì, mi aspettavo di essere elet-to.

GUIDA AI RAPPRESENTANTI

ELEZIONI

ALESSANDRO BELLOMOETÀ 18

CLASSE 5^E

Qual è il punto fondamentale del vo-stro programma e come pensate di at-tuarlo?D: Il punto fondamentale del nostro programma penso che sia principalmente portare il movi-mento studentesco a tutti gli studenti. Inoltre, da parte mia, penso si debba togliere la rota-zione per il biennio già per l’anno prossimo e, tramite gli organi competenti e i Rappresentan-ti d’Istituto, coinvolgere più persone per esse-re molto più attivi e concreti.F: Il punto fondamentale è sensibilizzare il più possibile gli studenti verso tutte le tematiche della scuola; quindi, cerchiamo di far loro capi-re anche i nostri valori e di portare quest’ultimi con dibattiti e dialoghi.R: Il punto fondamentale è riportare un discorso politico all'interno della scuola, coinvolgendo tutti gli studenti, in modo da riuscire ad attuare una mobilitazione, anche più seria, per quanto riguarda tutti i discorsi che interessano a tutti gli organi scolastici ma anche al sociale in ge-nerale.

Spesso l’assemblea è stata usata come escamotage per evitare le lezioni. Come avete intenzione di riavvicinare gli studenti alle Assemblee d’Istituto?B: Ho risposto in parte a questa domanda an-che prima, le proposte di assemblea e mani-festazioni pomeridiane sono giuste ma credo che le dinamiche della scuola siano le stesse da parecchi anni e non si possano cambiare da un momento all’altro. Le persone che criticano dovrebbero capire che certe cose non si cam-biano; evitare le assenze alle assemblee è uno dei nostri obbiettivi, perché vogliamo far loro capire che sono cose che li riguardano e avere la loro opinione è importante, anche per non avere lamentele su cose dove loro non hanno detto la loro.D: Una domanda sull'escamotage: intendi un'e-scamotage ideato da parte dei rappresentati che l’hanno convocata o dagli altri che non vengono perché non vogliono studiare o non anno studiato e la vedono come una giornata di festa?Diciamo entrambe.L’Assemblea d’Istituto è sempre stata convo-cata per cose importanti; che poi sia coincisa con giornate più o meno pesanti, non penso in-fluisca sull’importanza della stessa. Il problema è sempre uguale: nonostante la maggior parte degli studenti la veda come una giornata di fe-sta, sarà nostro compito coinvolgere quanta più gente possibile. Già con le primi iniziative di quest’anno, come le due giornate di semi-autogestione, i ragazzi sono stati coinvolti maggiormente.F: Non condivido molto questa cosa; tuttavia, noi cerchiamo di avvicinare gli studenti come

STEFANO DI STASIOETÀ 18

CLASSE 5^E

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FRANCESCO FUSIETÀ 18

CLASSE 5^M

MATTIA RUSSOETÀ 19

CLASSE 5^D

abbiamo sempre fatto ovvero, parlando loro di problemi reali che colpiscono prima di tutto loro.R: Secondo me gli studenti dovrebbero prende-re anche un po' da soli la coscienza di dover partecipare all'Assemblea di Istituto, anche perché è un'occasione molto importante per confrontarci e per prendere decisioni impor-tanti. Ed è anche uno dei passi fondamentali per riprendere il discorso politico di cui parlavo prima.

Quest'anno, come quello precedente, non è stata eletta nessuna ragazza, avete un'opinione in proposito?B: Sinceramente non ci vedo niente di parti-colare, uomo o donna è indifferente. Chi vota vede l’immagine e non fa caso al sesso, penso che si guardi al carisma.E se facessimo un discorso di quote rosa?Ecco perché non sapevo se sarei stato eletto: molte ragazze votano per solidarietà, perché avere una rappresentante donna è importante. Credevo che Michela avrebbe potuto prendere più voti.D: Credo che sia una casualità, quest’anno c’era un solo candidato donna. È una casualità, non che le donne valgano di meno o gli uomini di più, o viceversa.F: Michela ha combattuto per il 4 posto.Perché non vi siete impegnati a propor-re più ragazze nella vostra lista?La candidatura è una scelta personale.Però se si incita una ragazza a candi-darsi, magari per darle una spinta in più.Infatti ci avrebbe fatto piacere se Michela fos-se stata eletta.R: No. E se parlassimo di quote rosa?Che sono le quote rosa? Non penso che ci sia bisogno di avere per forza una rappresentanza femminile, anche perché se siamo stati votati noi vuol dire che noi rappresentiamo l'istituto.

A cosa è dovuto il distacco di voti, Francesco ne ha avuti più del doppio del suo più prossimo "collega"?B: Innanzi tutto essendo stato Rappresentante l’anno scorso, era già abbastanza conosciuto. Ha fatto un buon lavoro per quanto riguarda la sua cultura personale, la politica, l’attività per le manifestazioni. Poi è un ragazzo carismati-co, quindi salta all’occhio ed "attira". Comun-que, anche se si fosse candidato per la prima volta quest’anno sarebbe stato eletto. Gli 802 voti si possono spiegare cosi, aveva già ruba-to i cuori di tutta la scuola.D: Fusi è quello che riesce ad esporsi di più, che riesce a gestire meglio un’assemblea, che è più coinvolgente, Ma alla fine credo che die-tro i voti di Fusi ci sia tutto il lavoro del colletti-vo di questi 3 anni.Quindi lui non ha nulla di più di tutti gli altri?Ci sono diversi tipi di personalità: chi è più taci-turno, chi, invece, è più diretto, come Fusi.R: Fusi non a caso ha avuto 802 voti; le moti-vazioni sono semplici: l'anno scorso ha lavora-to in modo eccellente, "ha messo la faccia" e anche all'inizio di quest'anno ha fatto vedere

il suo grande impegno. Oggettivamente è lui quello che mette più “pathos” nelle questioni della scuola e quindi è giusto che ci sia stato questo risultato.

Come si pone il G.B. Vico nei con-fronti dei movimenti studenteschi di quest’anno?B: Il G.B.Vico è sempre stato attivo ma quest’anno nel coordinamento delle scuole di Napoli è un punto di riferimento, perché è sem-pre stato tra le scuole più attive. Per La nostra reputazione di scuola attiva, ovviamente, sen-za perdere tempo, dove ci sarà bisogno di noi ci saremo.D: Quest’anno, il G.B. Vico è sempre stato un centro importantissimo. Penso sia uno degli elementi più importanti a Napoli, e siamo mo-tivati a tenere questa linea. Coinvolgeremo gli studenti il più possibile e saremo molto attivi.F: Alla grande, come gli altri anni! Del resto par-tecipiamo al movimento studentesco napole-tano e nella nostra scuola abbiamo tenuto un incontro con i rappresentanti degli altri istituti.

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DI DARIO CESTARO

Perché hai deciso di candidarti?LUIGI IACOPO DE BLASI (B): Ho deciso di candi-darmi perché questa esperienza potrebbe es-sere una cosa molto interessante: la Consulta è un organo importante, nel quale si riuniscono tutti i Rappresentanti delle scuole, che deve tendere ad alti obiettivi. Ad esempio, quando il Ministero dovrà destinare dei fondi per dei progetti potrà rivolgersi alla Consulta per chie-dere agli studenti un consiglio su come meglio spendere questi fondi.AMEDEO DE CHIARA (C): Ho deciso di candidar-mi perché avevo già vissuto un’esperienza simile, rappresentando la mia scuola, alle me-die, al Consiglio Juniores della V Municipalità Vomero-Arenella. E quando ho incontrato Luigi, che voleva intraprendere questa nuova espe-rienza, non ho avuto dubbi e mi sono candidato assieme a lui.

Quali sono i tuoi obiettivi ideali?B: Io mi propongo di organizzare dei progetti con i quali portare nuovi fondi e idee innovative nella nostra scuola.C: Il mio obiettivo ideale sarebbe quello di riu-nire la città di Napoli e la sua Provincia attra-verso le scuole, in una serie di progetti che più coinvolgere gli istituti, si rivolgessero a quanti più studenti possibili.

Questa esperienza offre un confronto diretto con le altre scuole, come vorre-sti sfruttare questo scambio di idee per

portare avanti le tue proposte?B: Oltre a collaborare con gli altri istituti di Na-poli e della Provincia, vorrei collaborare in una commissione tematica, come ad esempio una sulla legalità e sui diritti del cittadino, che po-trebbe sicuramente offrire ottime possibilità per dei progetti interessanti.C: Ho già potuto apprendere che tra le varie commissioni tematiche della Consulta c’è quella del giornalismo, campo in cui mi cimen-terei volentieri. Io ritengo che ogni scuola si sia specializzata in determinati progetti e attività, così come ho potuto apprendere dai contatti che ho con le altre scuole; è nostro compito, dunque, esportare ed importare le migliori esperienze di ogni scuola.

Credi in una collaborazione con i rap-presentanti d'istituto? E con la Presi-de?B: Sì, credo che si possa sicuramente creare una collaborazione con i Rappresentanti d’Isti-tuto e anche con la Preside.C: Certamente sì, senza dimenticare il Consi-glio d’Istituto. Il lavoro di queste parti sarà di grande aiuto per le nostre attività.

Perché nella scuola c’è così disinte-resse verso la Consulta Provinciale (si sono presentati, infatti, solo 2 candi-dati)?B: Partiamo dal presupposto che neanche per la Rappresentanza d’Istituto ci sono state del-le vere e proprie elezioni poiché si è presen-tata, infatti, una sola lista. Questo dimostra

quanto i ragazzi della nostra età siano disin-teressati alla partecipazione attiva nella vita della scuola.C: Perché c’è scarsa propensione da parte de-gli studenti a informarsi su quello che la scuo-la offre e propone. Ho constatato spesso che gli studenti lamentano la mancanza di spazi e progetti che in realtà esistono, ma che non vengono adeguatamente sfruttati.

CONSULTAPROVINCIALE

ELEZIONI

AMEDEO DE CHIARAETÀ 17

CLASSE 4^B

LUIGI IACOPO DE BLASIETÀ 17

CLASSE 4^E

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novembre 2011

DI AMEDEO DE CHIARAE FRANCESCO DI LUCREZIA

Molto si è discusso in queste 2 giorna-te sulla libertà degli studenti di recarsi

alla buvette durante l’intervallo; poco forse si è parlato della possibilità di non trovare più al pian terreno la buvette stessa.È da questo gennaio che si discute su buvet-te e distributori; nel Consiglio d’Istituto di quel mese si deliberò di passare per l’anno scola-stico venturo ai distributori automatici, scelta poi abbandonata per numerose proteste. In-tanto siamo ai nostri giorni, senza fare i conti con l’oste.Infatti, il 31 agosto di quest’anno il contratto con l’azienda Mario Morra è scaduto. Dalla fir-ma del contratto, il 29 giugno del 2005, sono passati 6 anni. Allo scadere di questo ormai noto termine, il Signor Morra ha proposto il rinnovo del suo contratto, secondo la formula 6+6. Richiesta respinta: secondo l’articolo 23 delle nuove direttive europee gli istituti sono tenuti a indire un nuovo bando di gara ogni 6 anni. Rientra dunque nelle nuove normative an-che il contratto in questione, essendo stato firmato dopo l’aprile di quello stesso anno, mo-mento in cui le direttive europee entravano in vigore. Si deve, dunque, procedere a un nuovo bando. Cosa che la scuola non ha ancora fatto. Ed è qui che sorge la questione.

La scuola, ricevuta un’esplicita richiesta dalla Provincia (una diffida al gestore della buvette a liberare i locali entro il 30 settembre) richie-de alla ditta Morra lo sgombero dei locali. Ed effettivamente il Signor Morra aveva iniziato tale sgombero, a partire, però, dall'11 ottobre. Poi interrotto. Il Signor Morra dichiara di essere obbligato a prestare servizio e a non abban-donare i locali, fino al passaggio dei locali ad un nuovo titolare. Il Signor Morra fa riferimento, infatti, all’articolo 2 del bando di gara del 2003 che, a detta del suo legale, ha valore di con-tratto.La questione, dunque, altro non è che un cavil-lo burocratico. Resta ora da chiarire se l’artico-lo 2 del suddetto bando vincola effettivamen-te il titolare dei locali e se il bando costituisce un contratto. Non resta che attendere che le parti giungano a un accordo. Nel frattempo, vi va un caffè?

scuola 9

FARE I CONTIQUESTIONE BUVETTE

SENZA L'OSTE

AVVERBALE!

Ecco la nuova rubrica del Camaleo che vi ag-giorna sui punti salienti e sulle decisioni prese in seno al nostro Consiglio d’Istituto.

Il Consiglio preso ad esame in questo numero è quello del 13 ottobre; più recente sarebbe stato quello chiamata ad horas per l’8 novem-bre, ma non si è tenuto per mancanza del nu-mero legale dei partecipanti.

Ecco gli o.d.g.:1. Criteri per le iscrizioni e formazione delle classi;2. Protocollo d’intesa IMEPS per accogliere mediazione familiare;3. Protocollo con Associazione “Medici senza Frontiere”;4. Assunzione e inserimento nel Programma annuale per l’esercizio finanziario 2011 POR (Programmi Operativi Regionali) FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) Campania con codifica A-2 FESR 06 POR Campania 2011-148 e B2-A-FESR 06 POR Campania 2011-130;5. Attività negoziale del D.S. (il prospetto delle spese effettuate per l’acquisto di beni quali attrezzi per la palestra, registri di classi e dei prof, materiali di pulizia e, non ultimi, per gli ac-conti per gli steges a Nizza e a Cambridge);6. Chiusura prefestivi;7. Proposta prof. Stelluto viaggio studio Lon-dra con stage teatro;8. Comunicazione DS in merito alla buvette (vedi l’articolo in pagina);da 9 in poi: Varie ed eventuali.

Analizzeremo i punti 3, 6, 10.

3: la proposta, pervenuta dalla Prof.ssa Sal-via, consiste in attività di informazione e formazione con la partecipazione della nota associazione, che collabora con la scuola già dall’anno scorso. Approvata all’unanimità;

6: il Consiglio ha approvato all’unanimità i se-guenti giorni prefestivi, secondo la proposta del DSGA (Direttore dei Servizi Generali e Am-ministrativi), il Ragionier Antonio Varriale: per l’appunto, la vigilia di Natale, l’ultimo dell’anno, il 7 gennaio, il 7 aprile (Sabato santo) e il 30 aprile;

10: il Consiglio ha deciso che bagni e punto di ristoro rimangano chiusi durante l’intervallo.

Alla domanda del Presidente di Commissione, la DS (la Preside) informa che “al momento la scala antincendio risulta al III piano disanco-rata dalla parete” e quindi inutilizzabile; per-tanto, il piano di evacuazione prevede l’utilizzo della sola scala interna, la scala delle ragazze.

Letto, approvato e sottoscritto (e pubblica-to!).

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DI CASTRESE PIO DE ROSA

Da quando, in risposta alla politica dei tagli alla scuola attuati dall’ex-Governo

Berlusconi mediante il DDL Gelmini e l’ultima Finanziaria, il movimento studentesco si è messo in moto, gli studenti stessi si sono uni-ti sotto varie sigle (F.U.C.K, C.A.U., U.D.S. ecc.) frammentando la protesta in gruppi organizza-ti. Successivamente si è sentita l’esigenza di riunire tutti gli studenti medi in un unico movi-mento al dilà delle sigle e delle fazioni. Per que-sto motivo è stata organizzata l’assemblea tenutasi all’esterno del nostro Giambattista Vico il 9 Novembre. Ad essa hanno partecipato studenti aderenti ad alcune delle sigle studen-tesche sopracitate e provenienti da vari licei di Napoli e provincia fra cui l’Artistico Santissimi Apostoli, il Margherita di Savoia, Genovesi, Pansini, Porzio, Sbordone, Tito Lucrezio Caro, Vittorini e Vittorio Emanuele. In queste condi-zioni sono stati discussi i punti all’ordine del giorno ovvero l’organizzazione delle manife-stazioni del 17 (Giornata Mondiale degli Stu-denti) e del 26 Novembre (giornata in cui con ogni probabilità si terrà un corteo contempo-raneamente e in risposta a quello del gruppo neo-Fascista “Casapuond”). Grazie all’inter-vento dei molti partecipanti si è arrivati ad un punto d’accordo sulle tematiche giornaliere e sulle modalità d’azione del corteo antifascista così da creare un’intesa sulle prossime azioni del movimento studentesco napoletano. Ma se da un lato l’obbiettivo della giornata è stato raggiunto dall’altro sono sorti attriti tra gli stu-denti e la Dirigenza del nostro liceo. Infatti l’as-semblea si sarebbe dovuta svolgere all’interno della nostra aula Magna, ma cosi non e’ stato e allora procediamo con ordine.Le premesse: Circa otto giorni prima dell’as-

scuola

IL FORUM

semblea i rappresentati d’istituto hanno chie-sto al Dirigente Scolastico l’autorizzazione af-finché questa si tenesse in orario pomeridiano. E il Dirigente in quella sede (secondo quanto riferitoci dai rappresentati) avrebbe dato solo un consenso verbale senza rilasciare alcun documento scritto, documento che comunque i rappresentanti allora non richiesero. Qualche giorno dopo la discussione sull’assemblea del nove compare tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio D’Istituto che si sarebbe dovuto tenere l’otto. In questa data, però, il consiglio (di cui fanno parte i professori Blenx, De Vico, Esposito, Guida, Iaccarino, Iorio, Mercogliano, Migliardi e Stelluto, la Preside, tre rappresen-tanti dei genitori, i quattro Rappresentati d’I-stituto ed il Presidente del Consiglio d’Istituto) non si è riunito data l’assenza di tutte le com-ponenti meno che Rappresentanti d’Istituto e Presidente del Consiglio. A questo punto, ad un giorno dall’assemblea, il Vico si è trovato senza un’autorizzazione formale per ospitare il meeting degli studenti medi.Il nove: All’indomani del consiglio i rappresenta-ti hanno chiesto al Dirigente chiarimenti sulle assenze del giorno precedente e l’autorizza-zione a procedere comunque con l’organizza-zione per il meeting. Dal confronto è emerso che il motivo dell’annullamento del Consiglio fosse del tutto casuale e che fosse impos-sibile organizzare l’assemblea perché per un evento del genere è necessaria una delibera del consiglio. E nonostante i Rappresentanti ri-chiedessero la convalida del solo Dirigente, la Preside ha negato la possibilità di agire sen-

za il consenso del Consiglio d’Istituto. Dopo il confronto, nelle due ore che hanno preceduto l’assemblea, che si sarebbe dovuta tenere alle 16:30, si è pensato a varie soluzioni: in un pri-mo momento parte degli studenti rimasti nei pressi del liceo erano propensi ad occupare l’Aula Magna con la forza, tuttavia grazie alla mediazione del personale scolastico presente in quegli istanti si è convenuto di attendere l’ar-rivo degli altri studenti ospiti per prendere una decisione. Verso le ore 17 attraverso una vota-zione a cui hanno partecipato i soli studenti del Vico presenti si è deciso di tenere l’assemblea nel cortile antistante l’istituto. Seppur con qual-che problema tecnico (rumori dalla strada, e lo spegnimento delle luci del cortile) l’assemblea si è conclusa nel migliore dei modi e alle 19 tutti gli studenti avevano già lasciato il posto dopo aver ricollocato all’interno le sedie prese e aver ripulito il cortile; si è poi tenuta una riu-nione straordinaria del collettivo.Il dieci: Così il giorno dopo gli studenti hanno chiesto al Dirigente di autorizzare un assem-blea per le prime tre ore di lezione che e’ stata concessa senza riserve anche se poi sono comparse sulla scena le forze dell’ordine. Allo-ra l’assemblea si e’ tenuta nella palestra ester-na e poi (trasgredendo alle norme di sicurezza) trasferita nell’aula magna occupandola simbo-licamente per le tre ore. In quest’assemblea si è avanzata la proposta di istituire un’aula auto-gestita dagli studenti. Al termine delle tre ore gli studenti sono tornati nelle proprie aule ed hanno concluso la giornata seguendo regolar-mente le lezioni.

DELLA DISCORDIA

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novembre 2011

DI AMEDEO DE CHIARAE FRANCESCO DI LUCREZIA

C'è fermento al G.B. Vico. Come nello yogurt della Marcuzzi.

È il freddo mattino di lunedì 10 ottobre, quan-do un pessimo orario, un intervallo (pardon, pausa didattica) a “piani stagni” e un para-dossale accompagnamento per i maggio-renni fanno la loro mossa e smuovono gli studenti. Ce li troviamo tutti nel cortile, seduti sul pavimento umido e gelido, ad ascoltare i Rappresentanti ancora in carica che spiega-vano le ragioni della mobilitazione. La Preside non si intravede più dalle sbarre del balcone, ora chiuso; la Dirigente si preserva dal chias-so proveniente dal cortile, di certo lasciando così maggior libertà di espressione agli stu-denti.L’indomani, invece, la troviamo giù all’entrata, megafono alla mano, telefono nell’altra, con le forze dell’ordine all’ascolto. Ma non vale a fer-mare gli studenti, che prendono nuovamente posto nel cortile. La svolta in mattinata, quan-do i Rappresentanti salgono in Presidenza a conferire con Preside e corpo docenti. I toni scendono, come la preside nel cortile per placare gli animi. Il tutto si conclude con que-ste promesse: agli studenti un orario miglio-re, l’entrata alla seconda ora senza accom-pagnamento per i maggiorenni e una pausa didattica in linea con le loro richieste; dagli studenti, maggiore serietà e attenzione alla sicurezza.A distanza di un mese, due di queste pro-messe sono state disattese: l’orario non è migliorato, se non per le seste ore in meno, e la pausa didattica è rimasta sostanzial-mente invariata, con tutte le irresponsabilità del caso. Gli studenti continuano a recarsi alla buvette come ai saldi di fine stagione e i professori non hanno certo intenzione di fare

ordine in questa bolgia dantesca. Che gli ani-mi si siano sopiti? Nient’affatto: il fuoco del dibattito, non spentosi del tutto dopo aver accantonato le vecchie questioni, si riaccen-de con la miccia delle nuove incomprensioni tra Rappresentanti e Consiglio di’Istituto.Le due giornate d’ottobre e quelle di novem-bre trovano origine, infatti, in tre problemi di fondo, imputabili ad un atteggiamento condi-viso indistintamente da tutte le componenti del nostro ambiente scolastico.

C’è troppo amore per i bei discorsi e i procla-mi e poco coraggio nell’affrontare in maniera costruttiva la reale complessità dei fatti, e questo porta a poca chiarezza nel confronto e, dunque, alle agitazioni osservate in que-sti giorni. Le due giornate d’ottobre guarda-no a quelle di novembre attraverso una lente opaca, cosparsa di loquacità inconcludente, di poca chiarezza nel confronto e di tensioni mai sanate.

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degli zoppiLa ballata

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DI SARAH MERAVIGLIA

Alta e slanciata, bionda, acqua e sapo-ne; l’avrete sicuramente intravista nei

corridoi o sulle scale della scuola da un mese a questa parte e vi sarete chiesti: ma chi sarà mai? Troppo alta per essere una liceale, trop-po bionda per essere napoletana. Beh, ecco svelato il mistero: è Lily! È così che si fa chia-mare Olivia, la nuova madrelingua inglese della scuola. E per farvela conoscere meglio l’abbia-mo intervistata! Ha 21 anni ed è nata a Londra. Ha vissuto a Plymouth, dove risiede la sua famiglia, ma è a Bristol che frequenta l’università, presso la facoltà di storia dell’arte.

Come mai si trova qui? Prima dell’inizio del terzo e ultimo anno del mio “bachelor” (ovvero programma di studi triennale), ho deciso di prender parte all'“E-RASMUS” (progetto europeo che promuove lo studio all’estero dei laureandi) e, dato che nel suo programma compare anche lo studio della vostra lingua, sono stata mandata qui da voi proprio per perfezionare il mio italiano. Ha scelto lei proprio Napoli come meta? No, sono stata mandata a Napoli dal ministero dell’istruzione inglese.

Qual è stata la sua prima impressione?Ho trovato la vostra cittadina profondamente diversa dalla mia patria: più chiassosa e rumo-rosa; ma mi ha colpita positivamente l’energia propria del popolo partenopeo e ovviamente il clima mediterraneo che tanto vi invidiano gli inglesi.

Dove alloggia? Sono ospite a casa di studenti o insegnanti della scuola e cambio famiglia ogni mese cir-ca.

In cosa consiste il suo lavoro presso il nostro liceo? Il mio ruolo in quanto madrelingua è quello di aiutare i ragazzi dell’indirizzo scientifico e dell’indirizzo classico nella loro conoscenza dell’inglese, visto che non hanno una madre-lingua per l’inglese, come invece il linguistico. Copro in tutto 12 ore settimanali.

Come ha trovato il livello d’inglese dei ragazzi?Sono rimasta sorpresa, poiché ho riscontrato negli alunni un notevole livello di conoscenza della lingua inglese. (Riteniamoci soddisfatti! Almeno per una volta siamo riusciti a smonta-re lo stereotipo di “unica popolazione europea non in grado di spiccicare due parole in ingle-se”!). All’inizio è stato un po’ difficile per me

ingranare nella metodologia d’insegnamento, visto che non avevo mai insegnato prima; ora, invece, sto iniziando a comprendere le neces-sità degli studenti e a capire come soddisfarle.

Che cosa ha pensato delle nostre “agi-tazioni studentesche”? Beh, sono meravigliata di questo fenomeno, soprattutto del fatto che la protesta sia so-stenuta dagli alunni. In Inghilterra, infatti, gli insegnanti protestano raramente, invece quei pochi studenti temerari che provano a metter su una manifestazione di protesta vedono le proprie idee morire ancor prima di nascere, poiché non trovano mai dei sostenitori.

Qual è stato il primo pensiero quando ha saputo che la sua destinazione era proprio Napoli? Ero eccitata all’idea di venire in una così bella metropoli. Non ero affatto preoccupato riguar-do ai problemi napoletani, famosi in tutto il mondo, quali spazzatura e criminalità organiz-zata. L’unica cosa che mi dava da pensare era l’eventualità d’incontrare persone che parlano unicamente in dialetto; temevo di non essere compresa e di non riuscire a migliorare il mio italiano. Fortunatamente i miei timori sono sta-ti vani. Anche i miei genitori erano molto felici per la meta che era stata scelta per me, poi-ché hanno sempre voluto visitare la città di Napoli.

scuola

BRITISH VICO

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DI VALERIO GIGANTE

Immaginate, potete farlo, l'incredibile ansia giovanile di decidere il proprio cammino. Ag-

giungeteci il fatto che siete all'ultimo anno di un percorso scolastico che vi ha fatto senza dubbio soffrire, gioire, ma sopratutto cresce-re. Ecco, in balia dell'oceano universitario, non avete la più pallida idea di quale dovrebbe es-sere la vostra prossima strada: vorreste pro-vare gli astri del cielo, le leggi della terra, il pro-fondo inconscio umano, le lettere ammaliatrici. A questo punto siete veramente come marinai senza bussola. Improvvisamente, come un deus ex machina, scende a voi l'ancora del ma-turando, la patria delle matricole: l'Orientamen-to! O almeno quello che era fino a pochi anni fa. Nel corrente anno scolastico 2011/2012, il Liceo Giambattista Vico ha partecipato all'ini-ziativa dell'Università Federico II, dell'Orientale, della II Università degli Studi di Napoli. Ciò con-sisteva nella possibilità per i maturandi di as-sistere, nelle date 22-23 ottobre, a massimo due lezioni orientative in uno stesso giorno, durante le quali lo studente liceale poteva capi-re come si svolgeva la facoltà, cosa trattava, quanto impegno o passione fosse necessaria per conseguire piacevolmente la laurea. L'intento era senz'altro lodevole, quanto logi-co, ma le cose non sono andate esattamente così. Al di là delle complicanze organizzative

– che non mancano mai nel Vico – e al di là del fatto che l'arrivo era su mezzi propri, men-tre fino a pochi anni fa i professori universitari venivano da sé nel Vico, l'Università di Monte Sant'Angelo, luogo predisposto all'orientamen-to, ha mostrato il suo vero volto: la confusio-ne. Le prenotazioni per le lezioni erano di fatto inutili, in quanto ognuno alla fine si comportava nel modo che gli era più congeniale. Al primo turno d'orientamento ogni professore arriva-va almeno 2 ore in ritardo. Per non parlare di scienze naturali, incominciata dopo 3 ore. An-che i contenuti delle lezioni non erano per nulla interessanti. Chiunque si aspetterebbe, infatti, una discussione appassionata, per quanto apparente, almeno per cercare di trarre acqua al proprio mulino e di far iscrivere più perso-ne possibili. Invece no, l'università si sfiducia anche in se stessa: professori che esordi-scono con “non iscrivetevi se volete lavorare” (Lettere antiche), o “anche se studiate senza raccomandazione non passate” (Medicina), o ancora provocano incredibilmente un esodo generale (Agraria), parlano solo di burocrazia (Psicologia), non parlano delle loro facoltà ma di libri scritti dai professori stessi (Lingue Orientali). Gli esempi sono tantissimi e forse molti sono sfuggiti, passati sotto banco. Cosa allora dovrebbe fare un maturando di fronte a tutte questi buchi universitari, alcuni noti altri no, mentre fuori il mondo lavorativo non tiene in grande considerazione la laurea?

Molti abbandoneranno, è matematicamente certo, ma, nonostante tutto questo, l'Orien-tamento s'ha da fare. Esso è al contempo capace di far sognare chi ci crede ancora e chi è pronto a sudare sette camice, spinge chi è titubante a fare chiarezza per il mondo al di fuori di sé e a cercare nuove strade, eli-mina quelli che nolenti hanno studiato al liceo e che sperano nel miracolo del lavoro come i soldi scesi dalle tasche di papà. Non c'è, for-se, d'aver paura dell'Università, piuttosto di non farsi trascinare da essa. L'originalità è ciò che distingue il tutto, ciò che spinge a prendere il 100 e lode. L'Orientamento s'ha da fare pro-prio per questo, per scoprire cosa odiamo e cosa vorremmo amare.

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SENZA BUSSOLAMARINAI

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DI GIORGIA BONITO

Scoprire un mondo nuovo, eppure tanto vicino. È stata l’esperienza di quindici

alunne di indirizzo linguistico del G.B.Vico.La regione Campania, con i fondi europei de-stinati alle scuole, ha dato a noi, componen-te alunni del G.B. Vico (come a quella di altre scuole), la possibilità di migliorare le nostre ca-pacità linguistiche finanziando uno stage di tre settimane a Nizza e pagando quelli che erano i costi del viaggio, dell’alloggio in famiglia e del corso di lingua francese. L’organizzazione delle “giornate-tipo” che le studentesse hanno intrapreso nel paese stra-niero erano mirate a migliorare le loro capacità conoscitive della lingua francese, e imposta-te secondo il modello scolastico standard: la mattina ci si svegliava presto per frequentare i corsi dalle 9.00 fino alle 13.00 del primo po-meriggio, impiegato poi nella visita della città o di musei e luoghi che la caratterizzavano. In seguito, di sera, le alunne potevano uscire au-tonomamente o insieme ai docenti. Ovviamen-te non è stato escluso l’apprendimento diretto tramite attività pomeridiane ed escursioni in altre città della Cote d’Azur come Cannes, An-tibes, Monaco e Ville-franche-sur-mer. Vivere per periodi lunghi in un paese straniero è davvero difficile e mette a dura prova la fles-sibilità psicologica e mentale della persona. Inoltre il contatto diretto con abitudini diverse, culture e tradizioni di derivazioni e ceti sociali differenti hanno stimolato la curiosità e la na-scita di alcuni legami d’amicizia o pura simpa-tia facendo sviluppare contemporaneamente anche la scioltezza dell’esposizione orale.

Ascoltiamo ora l’opinione di un partecipante (Sara Caiazza):

Che ne pensi di questa esperienza?Credi ti abbia aiutato a raggiungere gli obiet-tivi? È stata davvero molto bella, ma credo male organizzata.

Che cosa intendi con “male organizza-to”? Quali difficoltà hai incontrato?No, nessuna in particolare, però abbiamo avu-to dei problemi con i corsi: semplicemente ci hanno dato una preparazione troppo generica e non specifica per il livello di lingua dell’esa-me che avremmo dovuto poi sostenere qui a Napoli.

Spesso è difficile adattarsi alle nuovi abitudini, come ad esempio il cibo. Tu hai avuto problemi?Per quanto mi riguarda, ho avuto molti problemi; la prima famiglia presso la quale ho alloggiato era molto cordiale, ma poco attenta ai gusti miei e della mia coinquilina. La loro dieta era poco varia: per quasi una settimana ho man-giato a pranzo solo baguettes! La sera, fortu-natamente, uscendo con le altre compagne ho avuto la possibilità di gustare anche delle spe-cialità del luogo come la Socca (una piadina di farina di ceci con contorno a scelta) e crepes al cioccolato squisite. Altre ragazze, invece, non hanno incontrato difficoltà ad adattarsi ai ritmi o all’alimentazione nonostante dei malori generali per l’improvviso cambio di dieta.

Invece l’ambiente, la città, come vi sono sembrati?Nei primi giorni era rimasta ancora quell’ec-citazione di quando si va in un luogo nuovo e straniero. Tutto sembra bello e suonava come straordinario. Poi è diventata una routine: le strade erano ben tenute, il centro era, come qui in città, una zona a traffico limitato dove potevano accedervi solo tram e autobus o le macchine autorizzate dei residenti. La piazza centrale gremiva sempre di giovani e turisti di tutte le età e di tutte le nazioni. Nella vielle (villa), infine, venivano ogni mattina allestiti gli stand del mercato, mentre la sera le banca-relle facevano posto ai tavoli dei ristoranti per turisti che offrivano un menu di sole specialità locali a basso costo (o quello che loro intende-vano come “basso costo”). La piazza principa-le, place Masséna, invece, era il punto di ritrovo dei residenti e turisti di tutte le nazionalità ed età: da lì potevi arrivare alla vielle ville, al por-

to, tornare alla fermata dei tram o sederti sulle panchine e ascoltare la musica degli artisti di strada; la sera era sempre tutta illuminata e la fontana, situata nel centro, sembrava anco-ra più imponente con i fari a illuminare i giochi d’acqua.

Cosa ci puoi dire delle abitudini locali?Nessun incontro particolare; siamo riuscite a socializzare con altri gruppi di nazionalità diver-se o anche con ragazzi e ragazze del luogo, ma non siamo comunque arrivate a inserirci per-fettamente nelle abitudini francesi: siamo na-poletani, più o meno ce l’abbiamo nel sangue!

Come sappiamo, avete fatto visita an-che ad altre città della Cote D’Azur. Quale ti ha colpito in particolare?Sono tutte splendide ma Cannes in particola-re è davvero sorprendente! Sapere che star di tutto il mondo hanno camminato sul quel famoso tappeto rosso e guardare da vicino il suntuoso edificio in cui si tiene il festival è emozionante. Il mare che la costeggia con la spiaggia dalla sabbia gialla, poi, è davvero spettacolare! Insomma, una città portuale ma che ha anche i suoi lati mondani.Antibes, invece, è molto più caratteristica: si-tuata vicino al mare, si sviluppava tutta ver-ticalmente e il centro è circondato da mura di cinta con una porta con un arco altissimo. Le piccole spiagge sono delle insenature lunghe poco più di un chilometro (o la maggior parte sono tutte così); lì inoltre abbiamo visitato anche il “Musée de Picasso” davvero affasci-nante e, anche se molto piccolo, d’inestimabile valore.Quella che però mi ha colpito maggiormente è stata Monaco: la città si estende in poco più di due chilometri quadrati di costa e il centro abi-tato è concentrato in un unico blocco di case ed edifici addossati l’uno all’altro. Del Princi-pato di Monaco questa, però, non è l’unica cosa che ti colpisce: la maestosità, il lusso e lo splendore del quartiere di Monte Carlo, sono davvero impareggiabili!

VIAGGI

IL VICO TIMETTE LE AAALI!

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novembre 2011

DI RAISSA PASSOS ESPINDOLA

Apartire dal giorno 11 settembre del 2011, la scuola Giambattista Vico ha

dato l’opportunità a 15 alunni di viaggiare gra-tuitamente, senza spese per il biglietto aereo, per l’alloggio e per il corso formativo. Gli alunni hanno vissuto per quattro settimane a Cam-brigde, in Gran Bretagna, ed hanno avuto l’oc-casione di conoscere la cultura, le abitudini del posto, di fare nuove amicizie, ma soprattutto di migliorare il loro livello di conoscenza della lingua. La partecipazione al viaggio è stato ot-tenuta grazie alla frequentazione dei corsi di lingua PET e anche grazie alla loro buona con-dotta a scuola.Il programma giornaliero prevedeva che gli studenti dovessero frequentare una scuola per stranieri; il che ha permesso ai ragazzi di

migliorare la propria conoscenza della lingua inglese. Durante il pomeriggio, invece, essi avevano la libertà d’uscire e visitare il posto. I maggiorenni potevano conoscere le abitudi-ni serali di Cambrigde. Per tutta la durata della vacanza-studio, gli studenti sono stati accolti da famiglie che hanno dato la loro disponibilità ad ospitarli. Abbiamo intervistato cinque ra-gazze che hanno partecipato al viaggio (Lucre-zia Firpo, Tullia Ciotola, Marianna Ricca, Giorgia Volpe e Giada Volpe) ed abbiamo fatto loro tre domande, che ci hanno permesso di compren-dere meglio la loro esperienza. Ecco qui una piccola sintesi delle loro risposte.

Com’è stato il viaggio?È stato bellissimo! Una grandissima esperien-za sotto tutti i punti di vista, sia scolastica che di vita. Le famiglie erano stupende, molti pregiudizi sono stati abbattuti e quest'espe-

rienza ha portato ad una grande maturazione.

A livello linguistico, ritenete di essere migliorate?Certo, perché, avendo vissuto in una famiglia, abbiamo appreso molto la lingua, cultura e lo stile di vita. I corsi erano buonissimi e, ascol-tando e capendo la lingua, s’impara molto. Ab-biamo parlato inglese per tutto il tempo e que-sto è già una grandissima cosa.

Consigliereste questa esperienza a qualcuno?Assolutamente sì! Però bisogna essere con-vinti di ciò che si fa, perché l’insicurezza non permette di andare avanti. È bello e formativo farlo quando si è giovane. È un ricordo ,che resterà per sempre nella nostra mente, ed è un’esperienza che servirà anche in futuro.

VIAGGI 15

I SPEAK ENGLISH:CAMBRIDGE

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novembre 201116

DI LORENZO SORRENTINO

15ottobre 2011, giornata internazio-nale di mobilitazione degli indigna-

dos. Manifestazioni in moltissime città d’Europa e del mondo. Migliaia di cittadini scendono in piazza per rivendicare il proprio diritto al lavoro e ad una democrazia reale. In Italia la manife-stazione principale è ovviamente a Roma: nel-la capitale arrivano decine e decine di pullman da ogni regione della penisola. Sono almeno 200mila le persone che formano il lungo corteo, che intorno alle ore 14, parte da piazza della Re-pubblica con destinazione Piazza San Giovanni. La testa del corteo non ha bandiere di partiti: è una manifestazione plurale, a cui aderiscono indistintamente studenti, operai, precari, movi-menti e associazioni. La manifestazione parte, tutto sembra tranquillo, migliaia di persone avan-zano mostrando pacificamente il loro dissenso verso la classe politica. Ad un certo punto, però, nella testa del corteo qualcosa inizia ad anda-re come non dovrebbe. Gruppi di autonomi, uniti agli ormai celeberrimi “Black Bloc”, (la cui reale presenza alla manifestazione è stata per molto tempo oggetto di discussione), iniziano la loro opera. Vengono distrutte le vetrine delle banche,

simbolo del capitalismo, e le telecamere di vi-deosorveglianza. Moltissime automobili, anche semplici utilitarie, sono distrutte e addirittura incendiate. Una sede del ministero della Difesa è in fiamme e solo l'intervento dei vigili del fuo-co evita esiti drammatici. Si assiste a lanci di oggetti contro le forze dell’ordine, che in alcuni casi reagiscono con delle cariche. Diversi “ma-nifestanti” vengono arrestati. Il tutto compiuto da una piccolissima minoranza, rispetto alla folla pacifica che voleva soltanto manifestare la pro-pria indignazione. Il day after è caratterizzato da pareri contrastan-ti: le televisioni si limitano a ripetere che queste piccole frange di facinorosi hanno rovinato la manifestazione. Molte persone che hanno par-tecipato in prima persona, per contro, si oppon-gono a questa versione dei fatti, e affermano che i Black bloc non c’erano affatto e che la vio-lenza è figlia della rabbia e della disperazione. L’analisi su questa giornata non è facile, i pa-reri sono discordanti e una verità assoluta non esiste. Di certo, questa violenza gratuita non ha molto senso, provoca danni e non porta a risul-tati. Sarebbero invece un esempio da seguire gli indignados spagnoli, che con la loro protesta pacifica e prolungata, hanno fatto parlare di sé in tutta Europa.

ATTUALITA'

ROMA 15.10

infuocataUna protesta

ESPLODE LA PIAZZA

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ESPLODE LA PIAZZA

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DI LAURA CAFASSO

Fumo, urla, fuoco, pietre e caos, il caos più totale attorno a me. Paralizzato dal-

la paura reagisco in ritardo, vengo travolto dalle folle sconvolte che scappano per cer-care rifugio. Ed io? Io sono lì nel bel mezzo del caos: Che cosa ci faccio lì? Cosa sono venuto a fare qui? Credevo forse di diventa-re un eroe, di cambiare qualcosa?! Illusioni, fottutissime illusioni! Mi sono riempito la te-sta di idee defunte, che giorno dopo giorno, si decompongono sempre di più lasciando al loro posto dell'orribile marciume; chi dis-sotterrerà gli ideali in cui credo? Chi vi darà di nuovo vita? Queste folle urlanti, forse? Saranno loro che, prendendo coscienza, si uniranno ai miei ideali? Chissà, c'è lì qual-cuno che ci crede? Chissà se veramente lì ci sta qualcuno che sarebbe disposto a morire per queste idee. Ed io? Io sarei disposto a morire per le mie idee? No, dubito che sarei disposto a morire: amo le mie idee, ma ho paura del-la morte. Quindi che cosa sono? Un vile! Un vigliacco! O forse un uomo? Sì, sono un

uomo, anzi un ragazzo, un ragazzo comune che non riesce a superare le sue paure, un "uomo" limitato dalla sua mortalità. Fossi immortale cambierei le cose, ma sono mor-tale, ed in quanto tale ho paura della morte. Perché in fondo dovrei morire? Cosa cam-bia se muoio o vivo? Qualcuno se ne curerà nel mondo?I l mondo prosegue anche senza di me ed i miei cari continueranno con la loro vita solo con un fardello in più, il dolore per la mia morte. Quindi che senso ha morire? Se nulla cambia a cosa sarà servita la mia morte? O la mia vita? Che razza di pensieri sono?! Credo fermamente in questo movi-mento, è giusto sperare in un governo mi-gliore, è giusto sperare nella parità di diritti ed opportunità, è giusto sperare di trovare lavoro restando vicino alla propria famiglia; ma se è giusto perché tutto ciò è ostacola-to? Perché ora c'è il caos? E mentre consumo i miei pensieri, il mio cor-po ha reagito per me, non sono riuscito ad evitare la prima ondata di folle, ma mi sono rialzato e sono corso al riparo anch'io, pri-ma di ritornare nell'occhio del ciclone. Corro in piazza, è mio dovere! Ho la mente come staccata dal corpo, che agisce d'istinto mentre i pensieri corrono più veloci delle mie reazioni. Ed è proprio questo stato di paura e smarrimento che mi condanna. Una

pietra veloce, scagliata chissà da dove, mi arriva sul volto, un dolore lancinante mi as-sale, vengo sorretto dai miei compagni. Io non volevo questo! Io non l'ho mai voluto! Vorrei piangere, ma invece di lacrime, il san-gue bagna la mia uniforme.

IL RACCONTO

DI MATTIA OSTINATO

Il Il 15 ottobre a Roma la giornata era inizia-ta abbastanza tranquillamente, in un atmo-

sfera festosa, e a vedere la marea colorata che da Termini si riversava per le strade della capitale, niente lasciava presagire quello che sarebbe successo. Il corteo era partito da Piazza della Repub-blica verso le 12 e aveva cominciato a sfi-lare senza incidenti lungo via Cavour, quan-do dopo poche centinaia di metri si sono incominciate a vedere macchine sfasciate

ai lati della strada, poche in realtà, ma che erano comunque un preavviso di quello che sarebbe accaduto di lì a breve. Infatti, verso l’1, dalla testa del corteo, stranamente silen-zioso, si è incominciato a levare un denso fumo nero ed è bastata qualche telefonata ad amici o parenti che seguivano la mani-festazione da casa per sapere del rogo di due macchine prima ancora di arrivare alla fine di via Cavour e vederne le carcasse carbonizzate, accanto ad alcune vetrine di banche sfondate. Da quel momento la ten-sione è andata aumentando a mano a mano che si avanzava per la città, tra le bombe carta che esplodevano in lontananza, e che colonne di fumo nero cominciavano a salire da vari punti del percorso stabilito per la ma-nifestazione. Il momento culmine di questa escalation è stato quando il corpo principa-le del corteo, composto da studenti, precari e vari movimenti politici e non, ha raggiunto via Labicana e si è ritrovato davanti i vigili del fuoco che spegnevano l’incendio di una

casa vicino ad una ex caserma, che aveva preso fuoco a causa delle bombe carta lan-ciate dai violenti Il servizio d’ordine dei Co-bas, intanto, invitava la gente a non fermarsi a guardare la scena o scattare fotografie e a defluire verso piazza San Giovanni, dove la manifestazione sarebbe finita. Quello che è successo poco dopo, dalle cariche in via Merulana fino agli scontri in piazza san Gio-vanni, è ormai di dominio pubblico ed è inutile stare a ripetere cose già sentite e viste più e più volte tra telegiornali e reportage web, anche perché ognuno dei presenti ha la sua esperienza da raccontare in merito a quei momenti di caos e disordine. Comune a tutti, invece è la sensazione provata mentre pas-savano tra le strade della città, tra i sanpie-trini divelti e i segni della devastazione che imperversava fino a poco prima, avviando-si verso i pullman,i treni o le macchine che li avrebbero riportati verso le loro città, sen-tendo anche loro dolore per le ferite subite dalla città eterna.

devastazioneCronache dalla

DEMATIVATIONAL

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LO SHOW DELLE

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DI AMALIA MONTINIE RITA CATALANO

Ad una nauseante spettacolarizzazio-ne dei crimini. Ecco a cosa si arriva a

causa dell'interessamento morboso dell'opi-nione pubblica italiana circa fatti di cronaca nera. Non ci si limita alla semplice e sana in-formazione, ma si scade in una ripetitività di immagini e pensieri esclusivamente a scopo di lucro. Si tratta di vicende o di delitti che invece di essere analizzati e tenuti distanti dal mon-do dello show business, “magari” per rispetto del dolore delle persone coinvolte, vengono commercializzati, quasi come in un centro di stockaggio, etichettati come ''notizia utile'' a furor di popolo, e riproposti fin quando un altro omicidio o quel che sia ne prenda il posto. In-somma, un vero e proprio reality, in cui si pas-sa da una notizia all'altra con la facilità dello zapping. In effetti il paragone è perfetto. la televisione è un mezzo di comunicazione ancor più, se vo-

gliamo, importante dei giornali, in campo d'in-formazione. Con i telegiornali e i talk più vari riesce a trasmettere in maniera più rapida le varie notizie. Purtroppo a volte si esagera.Nello girare i canali, come detto prima, ci si im-batte spesso, troppo spesso, nelle ripetizioni delle stesse notizie, già sentite e digerite. Casi come quello di Sarah o Yara, ormai famose, sono protagonisti di ciò che sui social network vengono definiti veri e propri reality show, su cui i ragazzi scherzano nonostante gli accadu-ti. A causa della commercializzazione delle di-sgrazie altrui, i giovanissimi che crescono a pane e Pomeriggio cinque (e affini), non riusci-ranno a distinguere la reale tragedia da quella squallidamente spettacolarizzata; non riusci-ranno a cogliere la gravità della vicenda, poi-ché i sentimenti più sottili vengono in questo modo soffocati dall'interesse dei media. Vitti-ma e colpevole o presunto tale si confondo-no. Protagonisti di tristi vicende vengono oggi idolatrati dalle nuove generazioni, e considerati degli eroi a tutti gli effetti.

Un esempio eclatante è quello di Amanda Knox: appena uscita dal carcere è stata accla-mata e compatita. Si parla dell' Amanda Knox ”Idolo d'America”, dimenticando chi è la vera vittima e il dolore delle famiglie.In questa società, per buona parte, siamo quello che è la nostra opinione pubblica, ma quest'ultima nel nostro paese appare profon-damente malata, quasi sempre fuori luogo, tremendamente e colpevolmente antigiornali-stica. L'informazione mediatica ha purtroppo lasciato il posto al terrorismo mediatico.

ESTERI

TRAGEDIE

LO ZIO MICHELEIl costume di carnevale modellato su Michele Misseri, zio di Sara Scazzi

NEW DIVAAmanda Knox paparazzata con la sua nuova fiamma

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coinvolto ben diciotto paesi e in tre di questi (Tunisia,Egitto e Libia) la rivolta ha destituito i leader delle rispettive dittature dittature (Zine el-Abidine Ben Ali, Hosni Mubarak e Mu'ammar Gheddafi) e dunque non possono che lasciare in noi quanto meno un moto di speranza e so-lidarietà verso dei popoli che hanno lottato ed hanno vinto. Ma ad oggi, com’è la situazione nei paesi che hanno abbattuto i reggimi a cui si sono ribellati?In Tunisia: Dopo la fuga di Ben Alì e aspet-tando le elezioni generali, venne varato un governo provvisorio presieduto da Mohamed Ghannouchi, che tuttavia non fu ben voluto dal popolo(per essere stato alquanto vicino a Ben Alì) che proseguì con la rivolta. Il neo pre-sidente non potette fare altro che dimettersi. Al suo posto è stato scelto come premier Béji Caïd Essebsi. Ad Ottobre il partito di stampo islamico An-Nahda vince le elezioni con il 40% dei voti.

In Egitto: Il Governo militare provviso-rio sciolse il Parlamento e congelò la costituzione,costituendo un corpo speciale che ha il compito di varare una nuova Carta Costituzionali. Il 19 Marzo la popolazione è chiamata a votare per un referendum finalizza-to a stabilire il voto per le elezioni entro la fine dell’anno. Il 77% della popolazione vota per il sì fissando le elezioni per questo Novembre.

In Libia: Qui, dove la controffensiva del dittato-re Gheddafi è stata molto più dura ricorrendo a truppe mercenarie e a raid aerei le Nazioni

Unite hanno deciso di intervenire nella guerra civile,bombardando a loro volta le roccaforti le-aliste fedeli al rais libico. Con l’abbattimento de-gli ultimi baluardi del regime e la morte di Ghed-dafi avvenuta il 20 Ottobre a Sirte,i ribelli hanno effettuato esecuzioni di massa uccidendo tutti i sostenitori dell’ormai ex-leader libico (incluse donne e bambini).Ancora oggi non si sa quanto alto sia il prezzo dell’intervento della NATO che i vincitori devono pagare. Dietro tutto ciò aleg-gia tuttavia lo spettro di al-Qa'ida. Ora, come venivano spontanee le domande su quanto avesse coinvolto la Rivoluzione,sorgono al-trettanto naturalmente altre questioni. Come mai un ambulante tunisino (l’incipit delle rivolte tunisine purtroppo è stato proprio il suicidio di Mohamed Bouazizi) che per disperazione, fru-strato dalla grande repressione e dalla fame, si è dato fuoco, ha ispirato un movimento che ha portato alla caduta di dittature che durava-no da svariati decenni? Come mai dopo una Rivoluzione laica Tunisia e Libia si avvicinano a alternative politiche di forte stampo religio-so se non estremista? Come mai Gheddafi è stato ucciso senza un regolare processo ap-pena catturato? La sua morte non potrebbe nascondere qualcosa, ad esempio sui rapporti internazionali con Italia, Francia, Germania, In-ghilterra e Stati Uniti?

ESTERI 19

LA PRIMAVERAARABA

DE ROSA dalla prima

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DI MARIA ROSARIA BARBARACI

Oggigiorno guardandosi intorno ci si ren-de conto che è difficile sentire qual-

cuno affrontare un discorso intelligente o co-munque utilizzare un linguaggio corretto. Certo, se tutti si esprimessero in un certo modo o affrontassero temi di un certo rilievo sarebbe strano e probabilmente anche noioso, ma più si va avanti, di giorno in giorno, più sembra che l’ignoranza stia dilagando intorno a noi. La colpa può essere quasi del tutto attribuita all’influenza negativa della televisione che pro-muove nei suoi programmi modelli che rallenta-no estremamente l’evoluzione dell’uomo, anzi lo portano ad una regressione. Con ciò non si vuole accusare la televisione in generale ma la strumentalizzazione che essa sta suben-do negli ultimi anni. Ormai bisogna sviluppare un senso critico e non lasciarsi influenzare. Lo scandalo è scoprire che c’è un gran numero di persone che lasciandosi persuadere promuo-vono e alimentano in continuazione il fenome-

no di omologazione e censura promosso dai mass media. Ora è tempo di dire basta alla tv spazzatura e ad inutili reality show che ten-dono a trascinare gli ascoltatori in un mondo finto per far sì che si distraggano e non diano importanza a ciò che li circonda. C’è bisogno di un intrattenimento che sappia far ridere e divertire ma anche che sappia dare degli in-segnamenti, c’è bisogno di novità. Inutile poi parlare della scarsità d’informazione di cui di-sponiamo. Infatti in generale i ragazzi preferi-scono utilizzare il web, nel quale ci sono meno limiti ed attraverso il quale si può accedere ad una rete globale e quindi anche ad una serie di informazioni provenienti da tutto il mondo affidandosi a siti più o meno neutrali. Certo il web proprio per la libertà che offre ha dei pro e dei contro: anche qui vengono promossi quei modelli di cui si fa già portatrice la televisione e le informazioni non sono sempre veritiere. Il web,proprio come dice la parola, è una rete, una rete mondiale e molto vasta e nella qua-le c’è veramente di tutto e ci si può informare su qualsiasi tipo d’argomento, ma in più è uno

strumento attraverso cui si sceglie cosa cer-care, su cosa informarsi, in che modo trascor-rere del tempo, anche divertendosi. La scelta è in mano a chi sta al dilà dello schermo. Si può scegliere di sfruttare tale risorsa in modo negativo assecondando la tendenza all’igno-ranza e “sottostare” al sistema, ma la si può usare anche in modo positivo scegliendo chi vogliamo essere e a cosa vogliamo credere. È bello pensare che esiste un mezzo attraver-so il quale si può essere liberi di informarsi su quel che preferiamo, ma quest’utopia dovrà purtroppo essere già distrutta perché nono-stante tutto ciò che è stato detto anche in internet si stanno ponendo dei limiti attraverso la censura di molti siti e il controllo di altri. Ma allora che scelta rimane?

TIME TO SAY STOP

CULTURE

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novembre 2011

DI GIULIO PASTORE

E gregio Assessore, la scorsa estate mi sono recato per mo-

tivi turistici a Londra e ho potuto constatare come la capitale inglese sia, dal punto di vista culturale, una città estremamente innovativa che attira un'utenza giovanile esperta ed at-tenta alle novità. A Londra, infatti, recarsi a teatro costa pochis-simo (alcuni spettacoli di indiscussa qualità possono anche esigere solo £2.40 equivalen-ti a circa €3.50); a Napoli, purtroppo per noi giovani, è proibitivo potersi godere uno spetta-colo teatrale qualsiasi.A Londra, inoltre, nelle maggiori piazze vi sono frequentissimi concerti di ogni genere, ai quali ognuno può partecipare gratis, tenuti non solo da artisti famosi e affermati, ma anche da mu-sicisti e cantanti emergenti che quindi posso-no farsi conoscere e apprezzare.Tutto ciò senza considerare i mille generi mu-sicali che invadono i lunghi corridoi dell'Un-derground: qui vi sono, per i musicisti, zone organizzate dal Comune che dispone di una commissione specifica con il compito di pro-muovere e disciplinare il lavoro degli artisti di strada. I “buskers” o “street artists” suonano in luoghi circoscritti dell'Underground, prenotati attraverso un “pass” fornito loro dopo un'audi-zione gestita dall'apposita commissione co-munale, che li conferma idonei a questo tipo

di attività. All'ingresso della metropolitana vi sono infatti appositi tabelloni ove l'artista pre-nota la sua performance per un tempo limitato: in questo modo tutti gli artisti hanno la possi-bilità di esibirsi anche nelle stazioni più ambite come Notting Hill.Il comune di Londra si è attivato, però, anche nel settore cinematografico tramite due inizia-tive intelligenti e lungimiranti: la prima consiste nel finanziare la costruzione di pubs e bar all'in-terno dei cinema e di organizzarvi meeting di discussione sui film in programma. Parte del ricavato andrà nelle casse del Comune che potrà reinvestire i soldi guadagnati. La secon-da iniziativa è quella di permettere ai cittadini londinesi di investire una somma variabile per finanziare un film a scelta in fase di realizza-zione: se il film sarà di successo e quindi gli incassi supereranno di gran lunga le spese necessarie a realizzarlo, i cittadini che hanno “scommesso” riavranno i propri soldi con un tasso di interesse proporzionale ai guadagni del nuovo film. In tal modo vi è la possibilità di promuovere nuovi attori e giovani registi che, seppure abbiano qualcosa da comunicare non hanno i mezzi per poterlo diffondere. Ebbene, a Napoli, piazze sufficientemente grandi da ospi-tare concerti gratis come a Londra ci sono, musicisti e artisti emergenti non mancano. Ciò di cui invece si avverte l’assenza e’ la volontà di fare e di organizzare. Non credo sia necessario ricordare, a tal pro-posito, che la nostra città ha visto nascere

uno dei conservatori più importanti d'Europa (San Pietro a Majella) frequentato in passato da geni quali Cimarosa, Accardo o Pergolesi. Napoli, inoltre, è stata, insieme a Torino, Roma e Venezia una delle prime città ad utilizzare il cinema all'inizio del 1900, prima con la Par-tenope Film (1906), successivamente con la Polifilms (1915) e infine con la Lombardo Film (1919), la futura Titanus. Il San Carlo è uno dei teatri più importanti del nostro continente, in quanto può vantare di aver ospitato artisti del calibro di Rossini, Mercadante, Bellini e più recentemente il grande maestro Riccardo Muti. Il Teatro Nuovo, infine, è stato il cantiere ove sono sorti gli indiscussi padroni del teatro: Vi-viani, Totò e la famiglia De Filippo.Lei stessa, Assessore, ha trasformato il quar-tiere Ponticelli in uno dei centri attrattivi cultu-rali più importanti a livello nazionale, grazie agli ospiti delle prime edizioni del “Napoli Film Festi-val” come Spike Lee e Ralph Fiennes.Mai come ora, quindi, egregio Assessore, cre-do che, con una nuova e validissima Giunta comunale ed un Sindaco che ha a cuore il fu-turo della nostra città, Napoli debba, seguendo l'esempio di Londra, aspirare a tornare, come una volta, una delle città di rilievo a livello eu-ropeo.Rivolgendole dunque i miei più sinceri auguri per un sereno e proficuo lavoro le mando i miei più distinti saluti.

CULTURE 21

CAMBRIDGE

ALLONDRADEL VESUVIOLettera all'assessore alla cultura e al turismodel Comune di Napoli Antonella Di Nocera

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DI Una Nacy Owen

Che faccio? È chiaro, che questa sia la sola ed unica domanda che ci si pone.

Che faccio? In realtà il problema non è -cosa faccio- ma -come faccio- a non pensare che possa esse-re accaduta una cosa del genere. Sì, perché il tradimento è semplicemente il modo più evi-dente per non ammettere che non si ama più. L'amore è strettamente legato al desiderio di voler dare qualcosa di sé all'altro. Ma quando si tradisce quel desiderio,allora cosa è giusto? Anzi, cosa è giusto e cosa è facile? È giusto ammettere di non essere più innamorati,è faci-le non tentare nemmeno di risolvere i problemi. È normale avere problemi, tutti ne hanno, ma arrivati ai problemi bisogna chiedersi se si è in grado di affrontarli, e soprattutto se si ha la volontà. Tradire una persona, è una cosa che si sceglie di fare, amare una persona, non sempre. Non sempre si sceglie di innamorarsi. Spesso capita. Capita di vedere un ragazzo nei corridoi, scambiarsi uno sguardo e ren-dersi conto di quanto si può essere felici con persone che nemmeno si conoscono,se solo si conoscessero, se solo si avesse il corag-gio di avvicinarsi, se solo si avesse il corag-gio di parlarci, se solo si avesse il coraggio di ammettere che ci si è innamorati,così,senza un perché. Senza giochetti, senza strategie,e congetture e se solo si avesse il coraggio di amare, amare e basta. E quando tutto questo, dopo tanto tempo si trasforma nell'amore che avevi sempre desiderato, ti auguri che possa non finire mai. Eppure, c'è qualcosa che lo fa finire. Personalmente non ho ancora capito cosa, ma il fatto che io scriva un articolo non vuol dire che io sappia tutto sull'argomento. Ne vogliamo parlare psicologicamente come si farebbe in un libro? Non credo che funzio-ni. Non credo che parole scientifiche sulla na-turalità del tradimento possano rincuorare, e tantomeno placare quel dolore che ti parte da dentro e ti divora, ti lacera, ti consuma. Non c'è niente di male se non si ama più, ma in nome di quell'amore che uno ha provato,è giusto la-sciarsi. È d'altronde molto semplice chiedersi: preferisco essere lasciato, magari ricomincia-re da capo e continuare a vivere o essere tra-dito, elemosinare quell'amore che non c'è più? In questi casi assimilare un tradimento è tut-ta capacità del carattere di una persona. Io, a dirla tutta, non me la sentirei di continuare ad illudermi,continuare a stare con una persona che non prova per me ciò che io provo per lui, continuare a stare con una persona che pale-semente, non mi ama.L'amore,è un'altra cosa. Se vi ha tradito, è finito l'amore. Almeno da parte sua. È triste, fa male. Ma è meglio così.

LA RISPOSTA DEL CUORE

TRADIMENTOistruzioni per l'uso

Spesso mi capita di chiedermi come sia possibile tra-

dire una persona che hai amato e continuare a stare

con lei come se non fosse successo nulla...voglio dire

un senso di colpa lacerante dovrebbe impossessarsi

del "traditore" che almeno per rispetto nei confronti

dell'altra persona dovrebbe farla finita. Ma poi, non

si fa molto prima a lasciare invece di tradire? Che

senso ha? in una società come la nostra non si è

obbligati a restare con una persona...ed è comunque

una questione morale e se vogliamo anche un po' di

rispetto di se stessi. Sono d’accordo con quello che

è stato scritto sul tradimento,non è giusto essere

traditi,punto.

V.

Credo che una persona possa scegliere liberamente cosa fare della sua vita. Ognuno è libero di fare le pro-prie scelte, di pentirsene o di gioirne. Tradire è come amare,sono fasi. Fasi dell’amore. Dopotutto, tutto è già stato detto, e ridetto,e riscritto nei numerosi libri di psicologia. Il tradimento è necessario dal momento in cui ti senti oppresso, schiacciato dall’altra persona, sopraffatto, comandato. Allora scegli di modificare le carte in tavola e di essere tu quello che comanda. Non ci vedo nulla di sbagliato, anzi, tradimento è come cam-biamento. Solo gli stupidi non cambiano. Alessandro

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novembre 2011

DI MATTIA OSTINATO

Ancora una volta, dopo la morte del Dit-tatore di turno, noi occidentali comin-

ciamo a pensare di esserci liberati del Nemico, del Male, dell’uomo nero che entra nelle case di notte e porta via i bambini per mangiarseli grigliati con un po’ di salsa barbecue per insa-porirli, di avere finalmente sradicato la fonte di tutte le nostre paranoie, che ci inducono a guardare con sospetto perfino la peperonata di nostra nonna nel timore che possa scop-piare mentre la mangiamo, a causa di uno “scherzetto” della badante somala (quasi si-curamente iscritta ad Al Qaeda) della suddet-ta nonna. Ma ne siamo proprio sicuri? Dopo la morte di Gheddafi, in televisione, sui giornali o nelle dichiarazioni dei politici stiamo assisten-do alla stessa macabra musica sentita dopo l’uccisone di altri feroci “demoni col turbante” quali Bin Laden, beccato in una casa di riposo per la terza età in Pakistan o Saddam, cattu-rato e giustiziato dai suoi ex alleati americani senza neanche avere il tempo di trovare lui per primo le famose armi di distruzione di massa che avrebbero dovuto essere nascoste in Iraq. Apparentemente queste reazioni euforiche, come quelle che hanno portato migliaia di cittadini statunitensi a scendere in strada fe-stanti per la morte dello “Sceicco del Terrore” possono sembrare giustificate, naturali, irra-zionali, forse, ma comunque comprensibili da parte di chi si è sentito minacciato da un ne-mico pronto a colpire la sua vita pur di minare il suo paese. Peccato che tutti questi villains degni di un film di 007 non siano stati trovati in un covo ipertecnologico sulle montagne, guar-dato a vista da centinaia di guardie armate fino ai denti, ma siano stati catturati mentre si nascondevano, nella migliore delle ipotesi, in un buco scavato alla bell’e meglio, protetti dai pochi fedeli rimastigli, giusto per sottoline-are il loro reale livello di pericolosità, e la loro morte non rappresenta esattamente, a diffe-renza di quella di Lord Voldemort, la fine degli sconvolgimenti mondiali. Si tratta, invece nella maggior parte dei casi, dell’esecuzione, diret-ta o indiretta, di personaggi, magari un tempo alleati, divenuti poi, per varie ragioni di natura economica politica, scomodi. Sia d’esempio il succitato Colonnello Gheddafi, giustiziato da una folla (giustamente, almeno loro) furiosa

dopo essere stato martellato militarmente da una coalizione Nato creata ad Hoc, per impe-dirgli di reprimere militarmente il dissenso in Libia, e quindi assurto su tutti i media a “Dit-tatore malvagio e mostruoso”. Ovviamente lo era, nessuno lo mette in dubbio, ma è curioso come mai le potenze occidentali siano inter-venute solo adesso così radicalmente, visto che la repressione del dissenso nel regime di Gheddafi avveniva ormai da quarant’anni e, nonostante ciò, lo si trattava alla stregua di qualunque capo di stato, gli si baciavano le mani gli si permetteva di delirare in piazza e si stringevano con lui accordi per arginare il flus-so dei migranti dal centrafrica. Che finivano in appositi campi di concentramento nel deserto libico (sempre meglio che finire nelle mani dei leghisti). Ma con questo non bisogna pensare che i nostri governanti non avessero a cuore la sorte del popolo libico. Non appena è scoppia-ta una rivoluzione in Libia, gli stati occidentali sono subito intervenuti, anzitutto stipulando con il governo rivoluzionario nuovi accordi per lo sfruttamento delle ricchezze libiche, visto che molti di questi stati non erano stati invitati da Gheddafi ai precedenti accordi. Che male-ducato. E così il suddetto Gheddafi è diventato su tutti i mezzi di comunicazione e in tutto l’oc-cidente il signore del male, il nuovo nemico pub-blico numero uno del mondo libero, da elimina-re immantinente per garantire al popolo libico democrazia e libertà. Proposito molto nobile, peccato che non si sia applicato anche ad altri paesi arabi, dove i dittatori sono stati cacciati senza aiuto esterno (vedi Egitto e Algeria); o non sono stati cacciati affatto, come in Siria, dove le truppe del regime di Assad continuano a massacrare manifestanti e ribelli senza che nessuna potenza straniera sia intervenuta in maniera concreta (visto che le sanzioni inter-nazionali, da che Cuba è Cuba non hanno mai sortito effetto). Come mai? Forse che Assad non è cattivo come sembra? Forse i siriani in fondo se lo meritano? No, solo che nessuno stato trarrebbe vantaggi economici da un in-tervento militare in Siria e quindi il povero As-sad, non si merita neanche il titolo di “nemico dell’Occidente”. Rimane solo un misero dittato-rucolo di serie B, neanche minimamente degno di essere invaso dalla Nato. Così impara a non aver ancora trovato il petrolio nel suo paese.

MATTI & OSTINATI 23

PIAZZALE LORETORELOADED

Page 24: Camaleo Novembre 2011

novembre 201124 CINEMA

DI CIRO AMITRANO

Castelvolturno, 18 settembre 2008: ven-gono uccise sette persone, di cui sei

immigrati. A circa tre anni dall’episodio di Castelvolturno un film che tratta della strage vince il “Premio Opera Prima Luigi de Laurentiis” al “Festival del-le Arti Cinematografiche della Biennale di Vene-zia”. Si tratta di “Là-Bas, educazione criminale” scritto e diretto da Guido Lombardi, prodotto da “Figli del Bronx”, “Minerva” ed “Eskimo”. Eccoci con il protagonista di “La-bas, educa-zione criminale” Alassane Kader, originario della Repubblica del Benin. Come ha conosciuto il regista, Guido Lombardi?L’ ho conosciuto 10 anni fa sul set di un corto-metraggio di Luca Martusciello. Guido faceva il camera-man, ci siamo conosciuti e ci siamo scambiati i contatti.

Come si sono svolti i casting per il film?Sette anni fa mi venne l'idea di fare un film su un immigrato che viene dall'Africa pensando che qui sia “tutto oro”, ma poi scopre che la vita in Italia non è così semplice come crede-va.Allora ho chiamato Moses Mone (mio zio nel film) ed insieme a lui, non avendo le capacità

materiali per rendere possibile la realizzazione di questo film, ho chiesto aiuto a Guido Lom-bardi. Da allora abbiamo iniziato a lavorare sulla prima sceneggiatura.

Si, ma i casting?Scusa, sono avvenuti due anni fa con i cittadi-ni africani di Castelvolturno.

Racconti brevemente la trama, senza rivelare il finale.C'è questo ragazzo, Yussouf, che arriva dall'A-frica per aiutare lo zio a “lavorare”. Yussouf, non sapendo di cosa si occupasse lo zio, va ad aiutarlo, ma quando si accorge che egli è in affari con la camorra è già troppo tardi. Yus-souf è in Italia anche perché deve acquistare un macchinario per le sue opere d'arte, che co-sta 30mila euro e farà di tutto per procurarseli.

Nel film é citata la “maison bugie”: di cosa si tratta. Lei ha mai vissuto un esperienza del genere?In italiano “maison bugie” significa “casa can-dela”, perché lì ogni tanto va via la luce o me-glio lì non c'è proprio la luce. Una persona che viene dall'Africa pensa che in Italia almeno ci sia la corrente elettrica nelle case. Arrivando in un'abitazione dove non trova niente di tutto questo, per vedere di notte usano le cande-le. Da qui “maison bugie”. Io non ho vissuto lì, ma in una casa simile che si chiama “chaolin”,

LA BÂSEDUCAZIONE CRIMINALE

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novembre 2011

dove almeno c'è la luce.

Lei, oltre ad essere un attore, è anche compositore. Secondo lei l'esperienza di “La-bas” potrebbe offrirle qualche maggiore opportunità d’inserimento in questa società?Io lo spero, soprattutto in questa società dove i neri africani non hanno possibilità di inserirsi. Noi siamo i primi ad augurarci che vada tutto bene. Per quanto riguarda la mia attività di compositore, in Italia faccio musica da otto anni, la mia etichetta si chiama “See Record” e siamo in tre ad occuparcene.Noi aiutiamo i ragazzi napoletani e sud-ame-ricani ad esprimersi e, poiché loro non hanno voce nelle grandi case discografiche, gli diamo noi un'opportunità. Il progetto si chiama “Chi sono?”.

Secondo lei lo Stato italiano tutela suf-ficientemente i diritti degli immigrati?No. Un immigrato è come un cittadino italiano, solo che proviene da un altro paese. Io penso che in Italia i doveri li rispettino tutti, anche noi africani, però purtroppo i diritti per noi non esi-

stono.

È stato mai sfruttato dalla camorra?Io no. Posso dire che non conosco nemmeno cosa sia la camorra.

Secondo lei sui media italiani si dà il giusto peso alla condizione degli immi-grati?No, poiché se ne parla solo quando arriva il barcone a Lampedusa oppure quando muore qualcuno annegato. Il problema non lo si risolve mai, lo usano solo come dibattito politico per vincere le elezioni.

Secondo lei questo film cambierà qual-cosa nell'opinione pubblica italiana?Si, credo di si. Non era mai successo che un film che parla d’ immigrazione vincesse quat-tro premi importanti, di cui due al Festival di Venezia e uno in Corea. Nel nostro film il 99% degli attori sono africani ed abbiamo già avu-to tutto questo successo. Qui in Italia sembra che sia la prima volta che la gente veda un im-migrato, per questo tutto ciò è già un gran bel traguardo.

Qual' è stata la sua personale esperien-za al Festival di Venezia?Ero in Africa quando mi hanno detto che dove-vo andare a Venezia. Io aspettavo una cosa del genere, ma non così importante. Venezia per me è un po’ come Sanremo, un sogno. Al festival ho visto tanti attori importanti ai quali non avevo mai immaginato nemmeno di avvici-narmi. È stata una emozione grandissima!

Convinca chi segue il Camaleo a vedere il vostro film.“La-bas” non è un film qualunque! Il nostro è un film che dà consigli ai giovani immigrati che vengono qui e pensano che sia tutto facile, non è vero.“La-bas” dice anche, agli italiani, che noi afri-cani non siamo venuti qua per rubare loro il la-voro, ma che siamo qui poiché l'Italia è un po’ come se fosse per noi la vostra America.

Grazie.Grazie a te.

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PAESE ItaliaANNO 2011

DURATA -GENERE drammatico

REGIA Guido Lombardi

CAST Yssouf Abdou Karer, Salvatore Ruocco

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DI CHIARA UCCELLO

Un uomo con tanto d’impermeabile (in stile maniaco ossessivo-compulsivo) e

fucile che insegue un camionista decisamente in salute apre la scena, ma l’attenzione passa subito dopo su due turiste americane (Lindsay e Jenny) che saranno le co-protagoniste della vicenda. Le due ragazze si stanno godendo le loro vacanze girovagando per l’Europa, preci-samente in Germania, finché una ruota forata non le blocca nelle vicinanze di un tetro bosco e le costringe a chiedere aiuto. Ovviamente il segnale del cellulare è assente e le due ame-ricane cominciano a girovagare (di notte) alla ricerca di una casa o un ricovero di fortuna. Dopo aver tanto camminato trovano una casa che sembra molto ospitale, ma sarà proprio l’uomo della prima scena ad aprire loro la por-ta e ad invitarle ad entrare. Non si sa nulla del “maniaco” (che assomiglia molto all’italiano Massimo Ranieri) finché le due ragazze non vengono drogate e trascinate nella cantina. Il suo laboratorio. L’uomo si scopre essere Dr. Heiter, un chirurgo di fama internazionale spe-cializzato nella separazione dei gemelli siame-si , che vuole tentare un’impresa da “Dio”, ov-vero creare un human centipede, connettendo tre corpi di tre persone e dando così vita ad una particolare tripletta di gemelli. Dopo il folle discorso che tiene alle sue vittime (le ragaz-ze più un ragazzo asiatico) si mette all’opera. L’operazione ha buon esito e la tripletta pren-de vita. Fato vuole che Jenny si ammali gra-

vemente e dr. Heiter sia costretto a cercare dei sostituti. Questa volta le sue vittime (due poliziotti) che riusciranno a liberarsi di lui (ma a che prezzo!). Il finale non è molto chiaro e la-scia tutto all’immaginazione dello spettatore. Molto interessante come siano assenti inutili giri di parole e si passi subito al sodo. Il Dr. Hei-ter si rivela quasi fin da subito per quello che è: un pazzo. Non differentemente dagli scienziati nazisti, che conducevano i loro esperimenti nei campi di sterminio. Il regista Tom Six, con le sue inquadrature, tende e svelarci anticipa-tamente le caratteristiche dell’uomo. Le inqua-drature della casa (di un bianco immacolato tipico della maggior parte dei serial killer del grande schermo), le immagini altamente chia-re ed esplicite dell’operazione e gli scatti d’i-ra del personaggio danno l’idea dell’assurdità e della perversità che regnano nella testa del maniaco. Non si possono esprimere giudizi sul doppiag-gio poiché non è ancora uscito nelle sale italia-ne, ma nella versione originale è apprezzabile l’alternarsi dell’inglese, tedesco e cinese. Il film ha vinto diversi premi come quello per miglior film e miglior attore (per Dieter Laser) nella categoria horror dell’ Austin Fantastic Fest, mi-glior film al Screamfest L.A., miglior film al Sain-te Maxime International Film Festival, miglior film al Ravenna Nightmare Film Fest e miglior cast al South African Horror Film Festival. Tom Six ha già annunciato che ci sarà un sequel (“The human centipede: the full sequence”) e che è in programma la trilogia dedicata al Cen-topiedi Umano.

THE HUMAN CENTIPEDEfirst sequence

CINEMA

PAESE Paesi BassiANNO 2010

DURATA 90 minGENERE horrorREGIA Tom Six

CAST Dieter Laser, Akihiro Kitamura, Andreas Leupold

Page 27: Camaleo Novembre 2011

novembre 2011

PAESE ItaliaANNO 2011

DURATA 103 minGENERE commedia

REGIA Alessio Maria Federici

CAST Luca Argentero, Has-san Shapi, Vincenzo Salem-

me, Angela Finocchiaro

DI ALESSANDRO DE CHIARA

Il film comico Lezioni di cioccolato 2 ,sequel del 1° film Lezioni di cioccolato (2.576.000

€ di incasso) uscirà in tutte le sale dei cinema italiani l'11 novembre.Il film ha per protagonisti sempre Mattia (Luca Argentero) e Kamal (Hassani Shapi, Senza né arte né parte), le cui vite si sono separate nel tempo: il primo per continuare ad occuparsi dell'edilizia, il secondo per aprire la tanto desi-derata pasticceria che, però, non ha mai visto neanche un cliente.Per rilanciare, allora, la pasticceria Kamal deci-de di lanciare un nuovo tipo di cioccolata; Mat-tia, stanco dell'edilizia, dopo aver rincontrato

IN USCITA 27

LEZIONI DI CIOCCOLATO 2

PAESE USAANNO 2011

DURATA 117 minutiGENERE drammatico, fantastico, romantico

REGIA Bill Condon

CAST Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner

BREAKING DAWN

Kamal decide di aiutare l'amico, anche a costo di doversi fingere musulmano.Mattia nel frattempo perde la testa per una bel-la ragazza musulmana e lo racconta a Kamal, che tenta in tutti i modi di non far avvicinare Mattia alla pasticceria poiché è da poco torna-ta dagli studi all'estero la figlia, Nawal (Nabiha Akkari, protagonista nel film Che bella giornata di Checco Zalone), e non vuole che s'innamori

di uno sciupa-femmine come Mattia.Da segnalare nel cast la partecipazione di An-gela Finocchiaro e Vincenzo Salemme.Esordio alla regia per Alessio Maria Federici che ha realizzato il sequel di un film esilarante e pungente allo stesso tempo, che affronta i problemi moderni come l'immigrazione, il lavoro nero e la difficile integrazione degl'immigrati in Italia.

DI CAMILLA OSTINATO

Uscirà a breve il nuovo, fortunatamente ultimo, capitolo cinematografico della

nota saga Twilight. I protagonisti Bella Swan ed Edward Cullen, interpretati rispettivamente da Kristen Stewart e Robert Pattinson, vedranno crescere una piccola creatura metà umana e metà vampira nel corpo già contuso di Bella durante la loro luna di miele all’isola Esme.Bella si troverà in conflitto con se stessa, con il neomarito e con il suo migliore amico Jacob Black, interpretato da Taylor Lautner. Lei avrà il compito di decidere il destino della piccola creatura e dovrà confrontarsi con la

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I SOLITIIDIOTI

IMMORTALS3D

IL RELEONE

LA PEGGIORSETTIMANA DELLAMIA VITA

PAESE ItaliaANNO 2011DURATA 98 minGENERE comico, commediaREGIA Enrico LandoINCASSO 8.493.367 CAST Fabrizio Biggio, Francesco Man-delli, Madalina Diana Ghenea

PAESE USAANNO 1994 . 2001 (3D)DURATA 85 minGENERE animazioneREGIA Roger Allers, Rob MinkoffINCASSO 1.439.363 CAST Matthew Broderick, Joseph Wil-liams, Jonathan Taylor Thomas

PAESE USAANNO 2011DURATA 110 minGENERE mitologico, fantastico, azioneREGIA Tarsem SinghINCASSO 1.788.434 CAST Henry Cavill, Freida Pinto, Mickey Rourke, John Hurt, Luke Evans

PAESE ItaliaANNO 2011DURATA 93 minGENERE commediaREGIA Alessandro GenovesiINCASSO 8.236.146 CAST Fabio De Luigi, Cristiana Capoton-di, Alessandro Siani, Antonio Catania

perenne guerra fra i vampiri e licantropi. Questo ultimo capitolo intitolato Breaking Dawn sarà diviso in due parti. Il regista Bill Condon è molto emozionato a mettere le mani su un romanzo dove: "Succede tutto quello che uno può sperare, oltre alle cose più incredibili che possa mai immaginare".Il noto regista ha anche ammesso di trovare al-

cune parti parecchio difficili per quanto riguar-da la sceneggiatura; infatti, come possono sapere coloro che hanno letto il libro, la scena del parto di Bella è alquanto cruda ed estrema. In molti aspettano questo evento dall’uscita di Eclipse, terzo capitolo della saga, quindi non re-sta che presentarci il 16 novembre al cinema, attrezzati di popcorn e coca cola.

ITALY TOP 4

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DI ABABACAR DIOUF

Ragazzo A: Hey, ma lo hai sentito il nuovo album degli Zen Circus?

Ragazzo B: E chi sono questi idioti? Piuttosto ascoltati "Legalize the Premier" che dice trop-po la verità!Ragazzo A: Sono un gruppo italiano che suona un misto tra punk, folk, pop con argomenti a carattere sociale.Ragazzo B: Ah-ah, che schifo la musica italia-na!

In questo periodo, in cui sembra che l'unico modo per fare fan sia parlare male di qualcu-no, gli Zen Circus, con questo “Nati per Subire” e con il precedente “Andate tutti Affanculo” si schierano con i Qualunquisti.Nelle undici tracce che compongono questa piccola perla cantata completamente in italia-no vengono raccontate varie storie, che trat-tano di precariato, di persone lontane dal loro paese, di routine ossessiva: storie che prima o poi rischiano di divenire le nostre.

Nel Paese che sembra una scarpa:Brano che sembra raccontare la vita quotidia-na di molte persone; disprezzo per gli altri, di-sprezzo per se stessi e incapacità di uscire da questa situazione.“Il lavoro è disprezzare gli altri per ventiquattro oree ci spezziamo ancora le ossa per amoreun amore disperato per tutta questa farsainsieme nel paese che sembra una scarpa.”

L'amorale:Pezzo molto controverso, che, a detta degli autori, non si interroga tanto sull'esistenza di Dio, ma sulla nostra esistenza e il modo in cui viene condotta.

Nati per subire:La title track è una provocazione che vorrebbe farci riflettere sulla nostra vita, sul motivo per cui esistiamo, e sugli obiettivi che dobbiamo cercare di raggiungere.“La curiosità è donna, il potere degli eroila curiosità è di tutti, affanculo gli eroi”

Atto Secondo:Una sorta di lode a coloro che dimostrano intol-leranza verso l'idiozia.

Da notare l'assenza di chitarra elettrica, sosti-tuita da una acustica, cosa che rende la sono-rità di questa canzone molto vicina a quella del precedente album. “Gommone, portami via da questa città che era mia ora è degli idioti, che Democrazia”

I Qualunquisti: Un pezzo spiccatamente punk che descrive alla perfezione quello che 100 anni fa avreb-bero chiamato “proletariato urbano”, ma che noi oggi preferiamo chiamare “gioventù” “L'ultimo dei tuoi problemi è trovare da mangia-rel'ultimo dei tuoi pensieri è che qualcuno ti pos-sa odiare “ “Pensa poco e ridi scemo che la vita è un ba-leno / ridi scemo e bacia tutti, prima o poi son tutti morti / ridi scemo e di gusto che sei nel paese giusto”

La Democrazia semplicemente non funziona Ballata melodica che ritorna al problema “De-mocrazia”, passando attraverso le rivendica-zioni giovanili, gli attentati, la violenza e arri-vando già nel solo titolo ad un pensiero molto più che scontato. “Col dito al cielo urli tutta la tua rabbia ma non ti accorgi che hai la testa nella sabbia” “Lo stadio è pieno di ragazzi coraggiosi l'amico morto è il santino dei tifosi ragazzi tutti in coro "non ti scorderemo!"” Il Mattino ha l'oro in bocca “Come centomila api dentro gli alveari gente in ogni dove, ma siamo tutti soli ti alzi dalla tomba, che ti ostini a chiamar letto con l'amaro in bocca ed un dolore al petto scadente è la giornata, scadente è il tuo vino la tua libertà è tirare a far mattino”

"Racconto di una triste ,archetipica esistenza."

Franco:Storia di un immigrato romeno che si guadagna da vivere e cerca di mandare avanti a distanza la sua famiglia. Un racconto pieno di rabbia e realismo, filtrato attraverso gli occhi di un suo collega italiano. “Lui pensa forte all'amante in Romania, moglie mia lui pensa forte alla moglie figlia mia, sei in Romania”

Milanesi al Mare: Racconto ironico di una vacanza tipica Milane-se, nella quale le persone sono imprigionate dalla loro città, ma la vedono come una spiag-gia assolata.

Ragazzo Eroe: Ennesimo tentativo riuscito di raccontare la gioventù italiana.

Cattivo Pagatore:Ultimo lento pezzo acustico che si sofferma di nuovo sulla povertà, raccontando non la storia di un senzatetto, ma di una persona qualun-que, che lentamente si è visto cadere nell'o-blio, con l'aiuto di banche, SNAI e Stato.“Il futuro te l'han pignorato”

Un album non adatto a tutti, che analizza la no-stra società senza cinismo, ma con brutale re-alismo e che affronta pacatamente argomenti sui quali altri “artisti” discorrono con cattiveria ed inutile volgarità.

MUSICA

ARTISTA Zen CircusANNO 2011TRACCE 11

GENERE Indie rock, Folk punk, Alternative rock

ETICHETTA La Tempesta Dischi

NATI PERSUBIRE

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ARTISTI VariANNO 2011TRACCE 14

ETICHETTA Epic

DI CHIARA UCCELLO

Dopo il terzo Grammy, i Train ne vorranno un altro? Probabile, dato che si stanno

dando da fare. Non c'è dubbio nel dire che i loro ultimi singoli siano diventati dei successi internazionali, come ad esempio il tormentone dell'estate 2010 “Hey, Soul Sister” e "Shake Up Christmas" sentita e risentita su MTV. Il bra-no "To Be Loved" è tratto dalla soundtrack, alla quale hanno lavorato anche artisti del calibro

MUSICA

TRAINTO BE LOVED

di Lenny Kravitz e i Black Stone Cherry,del pub-blicizzatissimo film d'azione "Abduction". Il sin-golo ha uno stile che si rifà all'alternative rock moderno e con tratti, soprattutto nell'accom-pagnamento, alla U2 che ricordano gli anni "80. Il ritmo, tipico della band, è altamente scandito

e alterna parti dove la melodia si fa più calma con esplosioni di energia (soprattutto tra le strofe ed il ritornello) che rendono la canzone decisamente orecchiabile. 3minuti e 43secon-di spesi bene; meglio se riascoltata.

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ADELESomeone Like You

MIKAHappy Ending

RIHANNAWe Found Love

ARTISTA AdelePUBBLICAZIONE 15 febbraio 2011DALL'ALBUM 21GENERE Pop, Soul, Blues rockDURATA 445ETICHETTA L Recordings

ARTISTA Rihanna ft. Calvin HarrisPUBBLICAZIONE 22 settembre 2011DALL'ALBUM Talk That TalkGENERE Dance pop, Electro houseDURATA 335ETICHETTA Def Jam

ARTISTA MikaPUBBLICAZIONE 14 dicembre 2007 DALL'ALBUM Life in Cartoon MotionGENERE PopDURATA 433ETICHETTA Casablanca Records

ARTISTA LAura ft. ekPUBBLICAZIONE ottobre 2011DALL'ALBUM Sei come meGENERE PopDURATA 402ETICHETTA Sony

TAG TOP 4

ARTISTI The FrayANNO 2011

DALL'ALBUM Scars and StoriesGENERE Rock, pop rock, alternative rock

DURATA 338ETICHETTA Epic

Nuntio vobis magno cum gaudio che ci siamo quasi, ladies and gentlemen. I

"The Fray" stanno per ritornare con il loro terzo album: "Scars and Stories". L'uscita è prevista per il 7 febbraio 2012 e il sound sarà (a det-ta della band) più deciso, drammatico e quasi aggressivo. Ultimamente è stato presentato in anteprima "Heartbeat", il primo singolo noto estratto dell'album. Il sound è davvero diver-so da quello che caratterizzava il primo album (How To Save A Life del 2005) ed il secondo

THE FRAYHEARTBEAT

(The Fray del 2007). Il singolo parla ,in maniera più rockeggiante, di una fuga nel bel mezzo del-la notte ("Rain is coming down and we’re on the run") che dovrebbe portare ad una vita miglio-re ( "We gotta keep on running until we see the sun") e segna probabilmente la "raggiunta" ma-

turità della band di Denver. Non resta altro che aspettare l'uscita dell'album e delle restanti canzoni per avere un'idea più precisa del loro "nuovo" stile. Chissà, forse tra i nuovi singoli ci scappa un'altra hit.

chiucc

SHAZAM

ITALY

L'AURAEclissi del cuore

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DI CHIARA SATURNO

"Niente in questo libro va considerato esatto o affidabile.’’

Inizia così il libro di James Frey Buongiorno Los Angeles.Una raccolta di storie non reali ma vere, ricche di umanità e voglia di far riflettere.La Los Angeles del libro è una Los Angeles mai conosciuta; è la patria dei tradimenti e dell’a-more (non solo per lo spettacolo); è la patria delle illusioni e dei sogni infranti; è la patria del-le umiliazioni e della rivincita personale.Ancora una volta Frey dimostra di saper susci-tare interesse con uno stile di scrittura pieno di significato ma di facile lettura.Un libro che raccoglie storie tutte diverse, ognuna con un finale anch’esso diverso e ina-spettato. Un libro che mostra il vero lato di Los Angeles, quello che nessuno vuole conoscere, quello pieno di contraddizioni. Accompagnano il libro aneddoti della città e curiosità: sapevate che è illegale leccare un rospo entro i confini del centro abitato? Questa ed altre sono le stravaganze della cit-tà californiana di cui tutti hanno un’idea, come dire sbagliata.Buongiorno Los Angeles offre la possibilità di smontare facili stereotipi attraverso quattro vicende.

Abbiamo un senzatetto che si ritrova ad esse-re un uomo di mezz’età che ha come migliore amica una bottiglia di Barbon e che ogni giorno aspetta. Aspetta un segnale, un cambiamen-to, qualcosa che possa farlo sentire davvero vivo; e quel qualcosa arriva: ha un occhio nero e le braccia coperte di lividi. Ma qualcosa per cui lui è pronto a mettersi in gioco e a rischiare tutto, perfino la sua vita.C’è poi una giovane coppia di innamorati che scappa da realtà familiari incapaci di compren-derli ed amarli. Inseguono un sogno: essere felici. Cercano serenità in una città in cui si re-alizzeranno i loro più grandi sogni e le loro paure più profonde.Esperanza, invece, è una ragazza, americana perché nata a pochi metri dal confine con il Messico e cresciuta vergognandosi del suo corpo, fino a quando il lavoro che la umilia e la fa sentire inferiore le permetterà di incontrare il suo grande amore.Amberton e sua moglie, infine, sono famosi, belli, ricchi, invidiati ed ammirati, eppure qual-cosa minaccia di far crollare l’immagine che si sono sempre impegnati a creare e a mante-nere davanti alle telecamere e ai figli. Abituati ad avere tutto dalla vita e a far finta che quel-lo che hanno basti loro per essere felici, non possono trascurare quella nota stonata nella loro vita, una delle tante bugie che li porterà a provare quello che non avevano mai creduto (e

sperato) di poter vivere, mentre il mondo li os-serva con attenzione, convinto di sapere tutto di loro e illudendosi di conoscerli davvero.Con queste quattro storie, e tante altre, si esplora un mondo che si credeva di conosce-re, ma che è tutto da scoprire e, soprattutto, da leggere.

LIBRI

BUONGIORNOLOS ANGELES

AUTORE James FreyANNO 2009

PREZZO €16,60EDITORE TEA

Page 31: Camaleo Novembre 2011

novembre 2011

AUTORE Christopher PaoliniANNO 2011PREZZO €24,00EDITORE Rizzoli

AUTORE Alessandro BariccoANNO 2011

PREZZO €14,00EDITORE Feltrinelli

DI GIUSEPPE GALIANO

Ritorna sul proscenio nazionale Alessan-dro Baricco con un nuovo romanzo dal

taglio platonico all’insegna della distruzione dell’arte narrativa. L’intreccio si svolge oltre-manica, e il protagonista è uno scrittore af-fermato, Jasper Gwyn, che ad un certo punto della sua vita decide di smettere di scrivere, per darsi completamente alla pittura, ossia la

IN USICTA 31

MR. GWYNALESSANDRO BARICCO

sua arte da un punto di vista diverso. In questo passaggio lo assiste la sua segretaria, che lo aiuterà a ricomporre i tasselli del mistero, della magia dello scrittore. Baricco compone un duetto tra personaggi,

uno scrittore e la sua segretaria, che aiuterà l’uomo a rivelare l’evidenza luminosa dell’Arte stessa. Italia.

INHERITANCE CHRISTOPHER PAOLINI

Dopo i successi di “Eragon”, “Eldest” e “Brisinger”, di cui già il titolo indurrebbe

il lettore ad altre amene letture, torna il genio

creativo di Paolini nell’ultimo romanzo del “Ciclo delle Eredità”. Sembrano appartenere a un’al-tra vita i giorni in cui Eragon era solo un ragaz-zo nella fattoria dello zio, e Saphira una pietra azzurra in una radura della foresta. Da allora,

Cavaliere e dragonessa hanno festeggiato in-sperate vittorie nel Farthen Dûr, assistito ad antiche cerimonie a Ellesméra, pianto terribili perdite a Feinster. Una sola cosa è rimasta identica: il legame indissolubile che li unisce, e la speranza di deporre Galbatorix. E ora per la prima volta nella storia umani, elfi, nani e Urgali marciano uniti verso Urû’baen, la fortezza del re traditore. Nell’ultima, terribile battaglia che li attende rischiano di perdere ciò che hanno di più caro, ma poco importa: in gioco c’è una nuova Alagaësia, e l'occasione di lasciare in eredità un futuro in cui i giorni della tirannia del re nero sembreranno appartenere a un'altra vita. Ed anche ad un’altra saga, visto che l’i-dea fa il verso un po’ ad un Signore degli Anelli contemporaneo.

AUTORE Margaret MazzantiniANNO 2011PREZZO €12,00EDITORE Einaudi

AUTORE Philip RothANNO 2011

PREZZO €20,00EDITORE Einaudi

Romanzo dentro il romanzo, labirinto di meditazioni comiche, luttuose e stra-

zianti sulla fatale impasse fra un uomo e una donna, Peter e Maureen Tarnopol, marito e moglie. “La mia vita di uomo”, pubblicato ori-ginariamente nel 1974 e ora riproposto in una nuova traduzione, è il più impietoso fra i libri di Philip Roth. Per mezzo di invenzioni disperate e

LA MIA VITA DI UOMOPHILIP ROTH

verità non proprio catartiche, atti di debolez-za, di tenerezza e di scioccante crudeltà, Philip Roth crea un'opera di feroce cecità e bisogno sessuale.

MARE AL MATTINOMARGARET MAZZANTINI

Farid è un bambino libico. La sua casa è circondata dal deserto, il suo migliore

amico è una gazzella che lo guarda teneramen-te. Quando tutto sembra perduto, la madre gio-vane e bella, Jamila, cerca di fuggire via mare su una piccola barca, insieme a molti altri, in

cerca di libertà da una dittatura feroce. Farid non aveva mai visto il mare, questa grande, superficie blu che non mantiene la promes-sa di una nuova vita, diventando invece il loro carcere. Vito è un ragazzo siciliano che è cre-sciuto ascoltando le storie raccontate da sua madre e sua nonna, appartenenti alla comu-

nità italiana che Gheddafi ha cacciato da Tri-poli negli anni Settanta. Vito sta guardando lo stesso tratto di mare tra Italia e Libia, ma dalla spiaggia di un'isola sul lato opposto. Un raccon-to di toccante intensità, “Mare al mattino” af-fronta il tema universale della migrazione delle persone, il destino di coloro che diventano esi-liati dalla loro case, dai parenti e dalle radici, la violenza della guerra e della natura, la forza delle donne, quando si deve difendere il futuro dei loro figli, la speranza del genere umano per una vita migliore. Un'opera che conferma il ta-lento di Margaret Mazzantini come scrittrice vi-cino al cuore dei lettori, che sa descrivere con l'impegno di difendere il diritto di tutti gli esseri umani alla dignità e di rispettare e valorizzare il dovere di tutte le persone adulte di far cresce-re figli che siano felici.

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Veloce, soave, magnifica,quasi benefica all'apparenza,volteggia nel cielo nel suo vestito di seta,scende implacabile e terribile,rapida o lenta come meglio crede,come più le aggrada,ti sfiora

Ti rubalo decide lei quando e come; può salvarti o condannarti ma noi non lo capiremo mai, non riusciremo mai a cogliere le sue intenzioni,i suoi intenti

Ella tesse le sue trame e ti coglie improvvisa o dopo esser stata a lungo agognata,desiderata, invocata.È bianca, quasi vitrea,pare fragile come la porcellana, docile come il viso gaio e infantile di una bambolache può mutare in duro e mostruoso.

Ha labbra morbide, rosse e carnose che ti invitano a baciarla,ma ha occhi neri come l'abisso degli Inferi,glaciali ed imperscrutabili:terrorizzano e paralizzano,impedendoti di fuggire,seguendo il tuo primo impulso.

Cala su di te, sensuale e letale,una volta che ti sceglie non hai più via d'uscita,ghermito nel suo dolce abbraccio seppure ti dimeni sei suo.Stretto al suo corpo candido e morbido come la neve,esile eppur possente, lei è la tua signora e nulla potrai contro di lei.

Un solo consiglio posso offrirti:non avere rimpianti.Potrà reclamare il suo diritto su di tein ogni momento.Allora sii felice o almenocerca di essere sempre felice così che avrai vissuto tanto beneda poterti concedere a lei quasi senza rancori. Oppure dormi affinchè ti culli con il suo canto e ti ipnotizzi portandoti con sé.O ancora soffri,soffri fino ad abbandonarti a lei con gioiae Morte ti porterà in salvo nel suo grembopoggia la testa sul suo morbido seno ove troverai il sonno eterno.

UNTITLED

SCRITTURA CREATIVA

di Laura Cafasso

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RAINdi Assunta SanninoCanta pioggia, piangi: ti ascolto.Narrami la tua storia, il tuo passato senza volto.Cadi dalle nuvole fredde e calanti.Liberati di quelle gocce abbondanti.

Sfogati con me, grida: io ti sento.Posso immaginare quale sia il tuo tormento.Non ti trattenere, sfoga la tua ira.Sulla mia pelle il tuo grido spira.

Infuria tempesta, ferisci: sei perdonata.E’ il disagio, il rancore di non sentirsi amata.Resta qui ancora, aspettiamo il sereno:ammirerò quel sorriso che io chiamo arcobaleno.

GODdi Assunta SanninoTi donai la vitaE ora subiscila, devi soffrire.Loda la mia potenza infinitaFino all’istante in cui dovrai morire.

Implora, se vuoi, pietàPotrai anche piangere, lacrimare.Ma tutto scorre per via volontà:Non ti verrò a salvare.

E ora piangi ancora, silenziosamenteNella solitudine delle tue lenzuola.Ti senti solo, ma non serve a niente:Il mio spirito nel guardarti non si consola.

Prega Dio, amalo nel profondo.Ma ho già deciso di condannare questo mondo.

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DI MARIA CLAUDIA GATTO

Ancora una volta era lì, ferma a gambe incrociate sul pavimen-

to umido, Immobile. Gli occhi rivolti verso il basso, l’aria malinconica e i riccioli scuri che le ricadevano sulle spalle.Non viveva il presente, non sognava il futuro, pensava a quella terraz-za buia, riviveva quella notte che un tempo amava ricordare con armonia, come un incubo, il peggiore di tutti, il più reale.Quel ricordo la ossessionava e ogni volta, tutte le volte che le veniva in mente, pensava come tutto quello che era successo fosse così distante da lei, da quella che era e che forse, ora, non era più.Non sapeva perché era successo, per-ché aveva permesso che accadesse, tradendo i propri principi, tradendo se stessa.Forse l’aveva fatto perché si sentiva sola, terribilmente sola, abbandonata da tutti e tutto.Forse perché aveva chiesto disperata-mente aiuto e nessuno aveva voluto aiutarla, nessuno era stato in grado di afferrarla per i capelli, guardar-la negli occhi e dirle “Cosa stai fa-cendo?”. Nessuno. Anzi, la cosa più terribile non era questa; no, c’era di peggio. Era stata assecondata: le era stato detto di fare quel che voleva, di “divertirsi” senza limiti, senza pensa-re a chi avrebbe fatto del male, senza pensare che avrebbe finito per odiare tutto questo, senza considerare che non avrebbe mai avuto più il coraggio di guardarsi allo specchio.Per i mesi successivi non ebbe il co-raggio di farlo, evitava di osservare il suo volto, di vedere il suo riflesso ipo-crita e viscido.Era così che si considerava: un ver-me, qualcosa di strisciante che di-strugge se stessa e gli altri, anche ciò e chi ha di più caro. Odiava quello che era diventata, un mostro.Cercava di guardarsi dentro, di capire il perché ma ogni volta che ci provava lo stomaco le faceva male, si stringe-va e una sensazione di malessere, di

dolore, le risaliva su per la gola. Cer-cava di uscire fuori, di trovare sfogo, ma non ci riusciva; neanche tutte le lacrime del mondo sarebbero riuscite a spazzarla via. Era per questo che la maggior parte del tempo cercava di non pensarci, fa-ceva finta che niente fosse successo, cancellava quella notte facendo finta che non fosse mai esistita. Eppure c’era sempre qualcosa, qualcuno che le ricordava quei momenti, che riaf-fiorava in lei quei ricordi, che la face-vano sentire più sola di prima, che le facevano sentire freddo, che di colpo facevano scomparire anche quei po-chi raggi di sole che erano comparsi.Non sapeva cosa fare, era bloccata, come le sue emozioni. Niente era più come prima, neanche ciò che amava di più al mondo riusciva a darle sere-nità, anche solo per un attimo.Aveva bisogno di qualcuno che l’aiu-tasse, ma aveva il terrore che gli altri la giudicassero per quello che aveva fatto, per ciò che aveva permesso che accadesse e già il proprio giudizio la uccideva.Pensava che quel bacio potesse esse-re di più, che non fosse solo un vento passeggero che arriva, ti sconvolge la vita e poi va via lasciandoti solo una sensazione di freddo sul viso.Pensava che potesse portare di più o forse semplicemente sperava che le cose nella sua vita si sarebbero ag-giustate da sole, che sarebbe tornato tutto come prima, come niente fosse successo.Ma non era così, era tutto inutile. La cosa peggiore era che non sapeva come uscirne, si vergognava di quel bacio, di quello che era successo e sapeva che se avesse chiesto aiuto all’unica persona di cui si fidava le avrebbe fatto male, l’avrebbe delusa.Era di nuovo al punto di partenza, o meglio sempre ferma nello stesso punto, sulla stessa casella.Nel raggio di un’ora il suo sguardo non si era spostato di un millimetro dal pavimento, quanto la sua mente da quel pensiero.Tutto ad un tratto si alzò di scatto tanto velocemente che le sue gambe, per un istante, barcollarono ma poi

riuscirono a reggerla perfettamente.Forse aveva capito a chi chiedere aiu-to, forse doveva chiederlo a lui, alla persona a cui aveva dato quel bacio, forse anche lui adesso si sentiva così vuoto e confuso come lei. Forse anche lui aveva bisogno di lei.

SCRITTURA CREATIVA'

VENTOPASSEGGERO

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DI ASSUNTA SANNINO

Poteva essere già sorto il sole, ma in quello schifo di buco in cui

aveva deciso di abitare non filtrava la luce, quindi non era certo di che ore fossero esattamente. Poco importava, d’altronde. In fin dei conti doveva co-munque alzarsi, quindi tanto valeva sbrigarsi. Da lì a breve sarebbe do-vuto tornare al lavoro, ma con la vo-glia che aveva, a malapena riusciva a muovere le gambe. Un vero strazio, si ritrovò a pensare, mentre si stirac-chiava. In realtà da lì ad un bel po’ di tempo sentiva che nemmeno il sonno gli serviva: semplicemente, era un ot-timo diversivo per il suo lavoro. Duro, stancante, deprimente lavoro.Era già pronto ad uscire dalla sua di-mora, dieci minuti erano più che suf-ficienti a farlo riprendere. Il mondo girava veloce, c’era del lavoro da sbri-gare, parecchio anche, e lui di certo non poteva rimanere indietro.Arrivare alla postazione nemmeno fu così complicato, il vero problema è che non si rese neppure conto di dove andava, come e perché: i suoi gesti erano diventati automatici. Efficien-te, come al solito, ma a che prezzo? A cosa lo stava conducendo tutta quel-la monotonia? Sbuffò, mentre si spa-lancarono le porte del mondo, il suo mondo, quello in cui lui era il padro-ne supremo, il pezzo grosso, il “boss”. Venerato e rispettato. Odiato e temu-to. Ma comunque il fulcro di tutta la sua impresa.Iniziò a scendere, il suo ufficio pa-radossalmente era quello in basso, al piano più inferiore. Aveva scelto lui così, un ottimo rifugio verso quel mondo che sembrava odiarlo, a volte. E a dirla tutta, quella situazione non gli piaceva. Aveva vissuto decisamen-te momenti migliori in cui lui, fulgi-do e splendente, era stato l’invidia di molti. E adesso?Primo piano. Gente in attesa. Persone noncuranti, che stavano lì, apparen-temente, senza interessi né particola-ri motivi. Anime perdute, insomma. Scrollò le spalle e non le considerò più di tanto. Sembrava un vero e pro-prio limbo.Scese, secondo piano verso terra. Un vento pazzesco, come se nessuno avesse chiuso le finestre. Noncuran-

ti, capricciosi, volteggiavano a destra e a sinistra affannati. Iniziò a sentire le chiacchiere, o per meglio dire i la-menti, di quelli che gironzolavano in quella sezione. Chi si vantava delle proprie imprese mirabolanti a letto, chi le rimpiangeva e chi invece si pen-tiva di aver corteggiato quella tipa, ma era così bella, insomma, una bella seduta di coccole ci stava pure, no? E mica solo quelle, anche di meglio…C’era chi si vantava di aver provato di tutto, dalle fruste alle catene, ogni tipo di sesso esistente in quel mondo. “Che schifo” pensò, disapprovando con una smorfia. Decise semplice-mente di ignorare quelle porcherie. Andò oltre.Terzo piano. Un sudiciume inaudito. Grasse bocche avide già ambivano a succulenti pasti che non avrebbero avuto. Non quel giorno. Severo, in-flessibile. Non avrebbe concesso loro alcuna grazia. E anche se avesse vo-luto, non tutte le decisioni spettavano a lui.Quarto piano. A quanto pare ancora stavano facendo dei lavori, lì. Gente che spostava mobili pesantissimi a destra e manca. E quando avevano l’occasione, si assalivano l’un l’altro cercando di accavallare sulle spalle di qualcuno quella fatica che le loro esili braccine non riuscivano a sostenere. Pensiamo a scendere, và, si disse, e riprese le scale.Quinto piano. Man mano che scen-deva le cose sembravano andare peg-gio. Le persone lì annaspavano, il loro lavoro sembrava accollarsi su loro come fango viscido. Sesto piano, mai limite al peggio. Donne iraconde, quasi delle furie, si scagliavano contro i poveracci che avevano avuto la sventura di capitare in quel settore. Gli venne da ridere, ma lo stimolo era così lieve che lasciò perdere.Il settimo piano non volle neppure guardarlo. Risse, urla, gente che si azzuffava, e all’angolo eterni depressi, che se non seguiti con attenzione, si sarebbero potuti buttare da un mo-mento all’altro. Avrebbe dovuto porre un freno? Lui, e perché? Un bestem-mione assurdo lo fece rinsavire. Sta-volta non potè fare a meno di liberare una grassa risata. Ma proseguì.Ottavo piano, c’era quasi, il suo uffi-cio era dannatamente lontano. Nell’e-

lenco mentale delle cose da fare inse-rì anche un ipotetico trasloco. Non si soffermò però. Lì, lo sapeva per certo, c’era solo gentaglia. Esseri viscidi ed ingannevoli, verso loro stessi e ver-so gli altri. Le belve più temute dagli allocchi. Gli ipocriti, quelli che sape-vano di sbagliare eppure sbagliavano comunque. C’era stata per loro una via per la redenzione, e avevano pre-ferito ignorarla. Affaracci loro.Il nono piano era il suo preferito. C’erano storie interessanti lì, sto-rie di traditori e traditi, che avevano comunque ottenuto la loro gloria, se così si poteva definire. E difatti, il loro posto era vicino al boss. Spettava loro di diritto. Indimenticabili, per tutti. L’immaginario collettivo li avrebbe in-cisi a fuoco nella memoria.E finalmente eccolo, il suo ufficio. Ghiaccio gelido ricopriva le pareti. Il freddo avrebbe penetrato anche i me-andri più nascosti del cuore. Non c’e-ra posto per nessuno lì: solo per lui e per il suo grande, grandissimo scon-forto. Si guardò intorno, e vide lì, il suo fedele collega. Già pronto per un nuovo, straziante arco di sofferenze.-‘Giorno Minosse…-Ehilà Satana…- rispose l’altro, cer-cando di apparire vagamente gioviale. –Come va la vita?Il demone lo guardò dritto negli occhi. Un profondo sospiro lo scosse. Nem-meno l’ossigeno riempì il vuoto.-Un vero inferno…

SCRITTURA CREATIVA 35

HELL

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DI NICOLE BARRA

Cosa sono i manga? Per chi non ne ha mai sentito parlare : “MANGA” è una pa-

rola giapponese con cui si identificano i fumet-ti provenienti dal Giappone, tradotti in italiano, con una sola particolarità: si leggono al contra-rio. Sì al contrario ma non è assolutamente dif-ficile come pensano tutti. In realtà cambia solo l’ordine dei baloon e delle vignette.I manga si suddividono in varie categorie con nomi diversi, come i manga sentimentali chiamati shojo. La prossima uscita mensile è quella di ENMA, q 6° volume delle avventure della bambolina di carta Emma, incaricata dal Re degli inferi Enma di assassinare chi provoca stragi inutili, tramite l’estrazione delle ossa dal-la vittima prescelta. Però il re Enma compie un atto di pietà: non si possono togliere le ossa pari al numero di coloro che hanno voluto bene alla vittima. Grazie ai suoi poteri Emma può viaggiare attraverso i secoli passati e futuri. Tuttavia la bambolina inizia ad interessarsi ai sentimenti umani e alle loro reazioni, perden-do la sua freddezza e insensibilità che aveva quando ha iniziato a compiere il suo compito. Chi ha già letto i numeri precedenti non dovreb-be farsi sfuggire il numero uscito questo mese ad € 3,90; se siete dei giovani lettori di manga e vi interessa la storia, con un poco di fortuna e molta pazienza dovreste trovare anche i 5 numeri precedenti. Nel mese di ottobre è uscito il 12° volume di Card Capture Sakura. Il manga narra le avven-ture di Sakura in cerca delle carte magiche contenute nel libro chiamato “The clow”, che lei stessa, rompendone il sigillo per pura curiosità , ha sparso in tutta la città ; è affiancata dal piccolo Kerberus che dice di essere il guardia-no del THE CLOW. Il manga inoltre è dedicato ad

un pubblico giovane, se non proprio ai bambini, essendo una serie che parla di una avventu-rosa ed emozionante ricerca delle carte magi-che. Tuttavia non è solo un manga d’avventura, ma piuttosto uno shojo che tratta questi argo-menti in un modo molto delicato e innocente, a differenza di alcuni manga assai espliciti. In questi mesi sono state pubblicate le ristampe del manga di Card Capture Sakura Perfect Edi-tion che costano € 5,30 , un costo maggiore rispetto ai soliti € 3,90 ma per un valido mo-tivo: le prime tavole sono a colori e la qualità della carta e dell’inchiostro è migliore degli altri manga. Vale veramente la pena d’acquistarlo se siete dei veri appassionati. Il manga che leggo con piacere, in uscita que-sto mese, è Switch girl, shojo molto diver-tente e interessante. La protagonista,Nika, è una liceale come tante che a scuola cerca di essere sempre alla moda e carismatica,la più ammirata del liceo che frequenta,lo Shuei. Però ha un gigantesco difetto a casa è in realtà sciatta, pigra e priva di buone maniere. Suc-cessivamente incontra Arata ,un ragazzo che all’apparenza sembra un secchione ma, sotto i suoi finti occhiali, si cela un bellissimo ragaz-zo, che grazie a Nika diventerà una persona ben voluta e non più uno scontroso e apatico. Dopo alcuni equivoci ed un naufragio, Nika ed Arata si fidanzeranno e questo creerà altri pro-blemi. Ad ottobre verrà pubblicato il numero 10 dove vedremo cosa ha trasformato Nika da giovane donna ad anziana signora, al costo, come sempre, di euro 3.90. Naturalmente non sono solo questi i manga in uscita questo mese , ma ci sono molti altri tra cui : Naruto ,da cui è tratto l’omonimo anime, Bleach, Bloody Monday e tanti altri quindi af-frettatevi a recarvi in fumetteria dove potete trovare sia le ultime uscite che i manga dei mesi passati.

COMIX

CONOSCII MANGA?

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DI DARIO MAGLIO

8Novembre 2011, ore 20.00: a più di cin-que anni dai fatti, il Tribunale di Napoli

emette finalmente la sentenza di primo grado del processo più atteso della storia dello sport italiano, Calciopoli. 5 anni e quattro mesi per il guru Luciano Moggi, seguito a ruota dai de-signatori Bergamo e Pairetto (rispettivamente 3 anni e 8 mesi e 1 anno e 4 mesi) e dai vari Lotito, i fratelli Della Valle, l’arbitro De Santis e il massaggiatore rossonero Meani che si spartiscono un annetto a testa di reclusio-ne. Potremmo parlare con soddisfazione di “stangatona” per i colpevoli, eppure sembra che attorno a questa sentenza aleggi un clima da farsa. Si condanna Moggi, ma la Juventus viene dichiarata “estranea ai fatti” ed anzi, è già pronta a dar battaglia alla FIGC per essere risarcita dei danni subiti in 5 anni. Da colpevoli a vittime, potremmo dire, tanto che a questo punto perde di credibilità anche la revoca dello scudetto 2005 e l’assegnazione del tricolore 2006 all’Inter, fatta a suo tempo dalla giusti-zia sportiva. Al grande Luciano non è bastato

gridare che anche gli altri rubavano, credendo quindi che la somma di due ladri fosse zero e non due. Non gli è bastata l’invocazione conti-nua della “madre di tutte le intercettazioni” e le continue calunnie verso un monumento del calcio mondiale, Giacinto Facchetti. Insomma i giudici hanno confermato l’esistenza della “cu-pola” e Moggi ne era il capo, e così con la radia-zione sua e dei suoi finalmente il calcio italiano può dirsi pulito dopo il 2006. Peccato però che non abbiamo tenuto conto delle scommesse di Beppe Signori & Co o che ci siamo esaltati al pensiero di un campionato pulito ed equilibrato sebbene da allora lo scudetto sia solo affare delle milanesi. E allora, forse, questa non è la sola verità, ma una delle tante. Proviamo a guardare una buona volta le cose con obiettività e sincerità. Si, l’Inter fino al 2006 può dirsi colpevole, ma solo di non aver effettuato una campagna ac-quisti all’altezza dei miliardi invece spesi per l’incompetenza di allenatori e dirigenti. Poi, gra-zie al cartello “Vendesi” applicato ai big della Juve dell’epoca sono iniziate ad arrivare le vit-torie, e le basi per i trionfi “mourinhani”. La stessa Juventus di Moggi, sicuramente fra i

maggiori esperti di calcio della storia del cam-pionato italiano, ha la sua dose di responsabi-lità, ma solo nell’aver costruito una corazzata che macinava gioco e avversari in Italia e in Europa. Non si può negare che i vari Canna-varo, Del Piero, Ibrahimovic e Buffon avevano ben pochi rivali nel 2006 e di sicuro i loro ge-sti tecnici non erano telecomandati da arbitri e guardialinee come in un videogioco. Perché allora creare un sistema di schede telefoniche e pressioni arbitrali per favorire uno squadrone come la Juventus? E’ probabile che a quel pun-to siano entrati in gioco cash ed interessi di ogni genere capaci di spingere alla distruzione sua e della sua Juve anche un uomo compe-tente quale Luciano Moggi.La sentenza emessa, a nostro parere, è ade-guata e necessaria perché la frode sportiva e l’associazione a delinquere vanno severamen-te punite. Ma a chi si illude che solo questa sia stata la causa dei successi juventini dell’epo-ca consigliamo di riguardarsi qualche partita o semplicemente di rivivere il trionfo mondiale del 2006 per capire che alla fine è il campo, quello sì, a dire la verità.

SPORT 37

AMICI COMEPRIMA

LA VERITÀSU CALCIOPOLI

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DI DARIO MAGLIO

Come promesso, dedico il mio primo edi-toriale ad Andrea Sforza, storico

direttore della sezione sportiva del Camaleo, che è stato per me un esempio ed un fratello maggiore.

Si ricomincia, anche con il triennio (…classi-co)!Eccoci ai nastri di partenza della nuova stagio-ne sportiva. A giugno ci siamo lasciati con le finali di calcetto del torneo fem-minile e con il torneo del biennio, che ha visto trionfare i ragazzi di 1F sulla 5A (da quest’anno 3A).Ricordiamo inoltre le premiazioni finali di Bruno Bencivenga (miglior giocatore), Lorenzo Aiese (capocannoniere) e Gabriele Schiattarella (premio fair-play). Ma a giugno ci siamo lasciati soprat-tutto con la richiesta unanime, di cui il Camaleo si è orgogliosamen-te fatto portavoce, di ridare al G.B. Vico il grande torneo del triennio.Anche per il nuovo anno la questione sembra-va risolversi in un nulla di fatto, tanto che in estate ha preso forma l’idea di un torneo esterno all’istituto, la Vico Cup, iniziata proprio qualche giorno fa. Ma l’inaspettata comparsa degli avvisi nelle palestre ha sancito la fine dell’at-tesa! Dopo due anni finalmente ricomincia il torneo del triennio. Attenzione, però, solo per i ragazzi del classico! Polemiche e le discussioni dei ragazzi dello scientifico, vittime di un’esclusio-

ne ingiusta a parer loro e di molti altri studenti. Ma il prof. Lalla, che da anni organizza la com-petizione, sembra inamovibile nella decisione. Sulla questione il prof ricorda le scene di rissa che portarono alla sospensione di due anni fa. Dunque, la motivazione di questa esclusione dello scientifico, ritenuto l’indirizzo che tradizionalmente com-prende le “teste calde” dell’istituto, è di carat-tere disciplinare. Così, dinanzi ai nomi ed alle classi “off-limits”, ogni tentativo di mediazione fallisce. La decisione ha raccolto ben pochi consensi all’interno dell’istituto, apparen-do anche una dimostrazione di scarsa autori-tà: perché, infatti, privare tanti ragazzi di un divertimento per i soliti pochi che rischierebbero di rovinare il tutto? Dobbiamo rassegnarci ( per ora): quest’anno il torneo del triennio parlerà solo latino e greco, con buona pace della matema-tica! Meglio di niente: saremo curiosi di assi-stere ai primi match per giudicare gioco e con-dotta delle squadre.Ma di certo non dobbiamo dimenticare le altre manifestazioni sportive che animano la nostra scuola; innanzitutto il torneo di calcetto del biennio che ogni anno ci riserva grandi sorprese con i nuovi talenti che entrano nel liceo.

Siamo sicuri infatti che i campioni uscenti dello scorso anno (l’attuale 2F) con i vari Festa, Ciccarelli e Schiattarella, che hanno impressionato tutti lo scorso anno a suon di gol e gioco catalano, non avranno vita facile con i nuovi arrivati che si aggirano per i corridoi del Vico. È probabile poi che sarà riproposta la scissione tra il torneo del biennio classico e linguistico e quello dello scientifico, come avvenuto lo scorso anno su iniziativa del prof. Bordoni.Un gran numero di iscrizioni sta riscuotendo anche il torneo di pallavolo, tradizionalmente gestito dai prof. Bordoni e Menna, che spesso ha visto mettersi in luce giocatori, ma soprattutto gio-catrici, di buon livello, sia nella competizione del biennio che del triennio.Insomma da sportivi non ci resta che augurare un grande “in bocca al lupo” a tutti per la stagione sportiva che inizia e che sarà mol-to ricca di gol e di schiacciate. Intanto le polemiche, quelle sì, sono già iniziate!

EDITORIALE

teste di ca...lcio

TORNEI

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DI FAUSTO CIOFFI

Come ogni anno, al liceo GB Vico nei mesi di Novembre – Dicembre parto-

no i tornei tanto attesi. Perché in fondo a tutti piace mettersi alla prova, il gioco di squadra, il divertimento, la voglia di far bene e soprat-tutto di dare il massimo per ottenere grandi risultati. Il torneo di calcetto è ovviamente il più acclamato, poiché chiunque preso dalla passione sin da bambino, segue la propria squadra del cuore e desidera – anche solo per un giorno – giocare allo stadio davanti a migliaia di spettatori che invocano a gran

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LET’S GO…SI PARTE!

voce il proprio nome e magari segnare an-che un gol che entri nella storia di questo sport.L’atmosfera certo, non è la stessa di quel-la che ognuno ha sempre sognato, ma non si può negare o nascondere che la propria passione per il calcio che nasce sin da pic-coli e che continua fino a quando non ci si stanca di “stoppare” un pallone davvero complicato, o di creare una grande azione da gol. Le protagoniste di questo rientrante torneo del triennio (5A – 5B – 4A – 4C – 4G – 3A – 3C) comprenderanno principalmente il classico con una sola eccezione del lingui-stico (4G). La classe favorita sulla carta sembra essere la 3A di Bruno Bencivenga & Co., vicecampione del biennio, che lo scor-so hanno ha perso il titolo ai rigori contro la

1F. In lizza per il titolo c’è anche la 4C, vin-citrice l’anno scorso del torneo disputatosi in occasione dell’Open Day del nostro Liceo. Occhi puntati sul bomber Stefano Amoroso. Da non dimenticare la 3C, che lo scorso anno ha raggiunto il terzo posto nel biennio, giocando un torneo con tanta forza e spirito di sacrifico. Il migliore elemento: Antonio De Martino. Qualche altro nome? Alessandro Salzano (3A), Alessandro Di Gennaro (4A), Antonio De Felice e Gennaro Cerullo (5B), altra compagine da non sottovalutare. Sarà un torneo da seguire partita dopo partita, con tante novità e voglia di dare finalmen-te spettacolo, e saremo curiosi di scoprire quale classe trionferà a fine torneo.

Ricomincia con un derby il triennio, così come si era bruscamente concluso nel 2009. Allora era 5D - 3D, oggi 5A - 4A. Nelle fila della 5A non ci sono più quei protagonisti (Fusi e Mereu su tutti) che la portarono a due finali consecutive ai tempi del biennio. Nella 4A i pericoli sono Di Gennaro e Marotta.Partita di grande spettacolo con la 4 subito padrona del gioco, con Di Gennaro. Ma è la 5A a portarsi in vantaggio con un gol di Sapo-ra e a raddoppiare con Tufano, autore di una grande prestazione. Sul fronte opposto Pasto-re riesce a divorarsi occasioni su occasioni, fino al gol di Marotta che accorcia le distanze, firmando il 2 – 1. Diviene una partita quasi a senso unico con l’assedio della 4 alla ricerca del pareggio che arriva con un eurogol di Di Gennaro che da centrocampo insacca nel set-te battendo Prodomo. Si conclude così il primo tempo sul risultato di 2-2.Nella ripresa la 5A si riporta subito in vantag-gio con il gol di Tarantino, complice anche una deviazione. La 5 sembra avere il controllo del match tanto da colpire un doppio palo con Rizzuti, vero metronomo di gioco della sua squadra, e con lo stesso Tarantino. Ma il cal-cio è strano, e così nel momento migliore de-

gli avversari arriva il pareggio di Marotta che scavalca il portiere con un grande pallonetto e appoggia di testa in rete. Nel finale entram-be le squadre cercano la vittoria, ma è la 5 a evitare più volte la capitolazione decisiva gra-zie ai grandi salvataggi di Tufano, ritornato nel vecchio ruolo di portiere. Finisce con un giusto 3–3 una bella partita, degno inizio di questo triennio, che però non ha visto la partecipazio-ne del grande pubblico come accadeva sem-pre negli anni precedenti.

darmag

4A vs 5AGRAN DERBY: 3 - 3 Pagelle

4ADe Rosa 6Marotta 6.5Ronca 6Pastore 5Di Gennaro 7

5AProdomo 6De Mascellis 5.5Sapora 6Tarantino 6.5Rizzuti 7.5

MVP: Tufano 7.5Grande prestazione di Michele che firma un gol, colpisce una traversa con un grande stacco di testa e salva diverse volte la sua squadra dal 4-3 con grandi parate. Tutto normale per lui fino a che si parla di gironi, saranno poi le semifinali e finali a dimostra-re se riuscirà finalmente a condurre la sua squadra al trionfo o se commetterà qualche altro memorabile errore.

FLASH BIENNIO

2B – 2C 0 – 2 (a tavolino)Causa assenza quinto giocatore della 2B.

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BERLUSCONFITTOLE IDI DI NOVEMBRE

DEMATIVATIONAL