Newsletter novembre 2011

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In questo numero si parla di: In questo numero si parla di: In questo numero si parla di: L A V I A C E R T A A L L O S V I L U P P O E S O S T E N E R E S U B I T O L E N O S T R E E C C E L L E N Z E G L I A R E N I L I E L E R O S I O N E I L R I L A N C I O D E L S I S T E M A I T A L I A : D E M O C R A Z I A , P A R T E C I P A Z I O N E , T E R R I T O R I O P R E M I O E M A S 2

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Liberambiente - newsletter novembre 2011

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LA VIA CERTA ALLO SVILUPPO E’ SOSTENERE SUBITO LE NOSTRE ECCELLENZE

GLI ARENILI E L’EROSIONE

IL RILANCIO DEL SISTEMA ITALIA: DEMOCRAZIA, PARTECIPAZIONE, TERRITORIO

PREMIO EMAS 2

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Newsletter n.12 Novembre 2011 SOMMARIOSOMMARIOSOMMARIO

Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente

Roberto TortoliRoberto Tortoli

Direttore Responsabile Direttore Responsabile

Antonio GaspariAntonio Gaspari

Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile

Marcello InghilesiMarcello Inghilesi

Giorgio StracquadanioGiorgio Stracquadanio

Direttore Editoriale Direttore Editoriale

Fernando FracassiFernando Fracassi

RedazioneRedazione

Stefania ZoppoStefania Zoppo

Hanno collaboratoHanno collaborato

Federazione AnimaFederazione Anima

Roberto RussoRoberto Russo

Emilio OlziEmilio Olzi

Alessandro AvalloneAlessandro Avallone Giulia BezziGiulia Bezzi

Mario ApiceMario Apice

Fispmed OnlusFispmed Onlus

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LA VIA CERTA ALLO SVILUPPO E’ SOSTENERE SUBITO LE NOSTRE ECCELLENZE Federazione ANIMA

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LA BUONA NOTIZIA di Mario Apice 10

CURIOSITA’ E NEWS Notizie Ambientali da tutto il Mondo 12

www.liberambiente.com

Visitate anche il nostro sito web www.liberambiente.com

NEWS DAL MEDITERRANEO a cura di Fispmed Onlus 11

GLI ARENILI E L’EROSIONE di Emilio Olzi

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IL RILANCIO DEL SISTEMA ITALIA: DEMOCRAZIA, PARTECIPAZIONE, TERRITORIO di Roberto Russo

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PREMIO EMAS di Alessandro Avallone e Giulia Bezzi

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LA VIA LA VIA LA VIA CERTACERTACERTA ALLOALLOALLO SVILUPPOSVILUPPOSVILUPPO ÈÈÈ SOSTENERESOSTENERESOSTENERE SUBITOSUBITOSUBITO LELELE NOSTRENOSTRENOSTRE ECCELLENZEECCELLENZEECCELLENZE

La Federazione ANIMA: proposte concrete su rinnovabili termiche ed efficienza energetica.

N el pomeriggio dell'8 novembre a Roma, presso la Camera dei Deputati, la Federa-zione ANIMA e un parterre folto di politi-ci hanno messo a tema le scelte del Parla-

mento in merito alle fonti rinnovabili termiche ed efficienza energetica. Ha moderato il giornalista Die-go Gavagnin del Quotidiano Energia. A introdurre il convegno è l’-On. Tortoli, vice Presidente della VIII Commis-sione Ambiente, Territorio e La-vori pubblici e Presidente dell’-Associazione Liberambiente, che ha ringra-ziato le associa-zioni di catego-ria e soggetti come Enea per aver contribuito in modo sostanziale ad accendere l’interesse della politica verso questo com-parto eccellente dell’industria italiana. Tortoli ha anche rimarcato il ruolo molto importante del Parlamento e del lavoro del sottosegretario Stefano Saglia nell'evoluzione della normativa sull'efficienza energetica, sulla quale in passato erano stati compiuti evidenti errori di valutazione, non dando alle rinnova-bili termiche un ruolo centrale. A seguire si sono confrontati con gli imprenditori pre-senti l’On. Raffaello Vignali e l’On. Laura Froner, Vi-ce Presidenti della X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati, i quali si dichiarano soddisfatti per momenti di confron-to come questo utile a chiarire le idee ai politici stessi. In particolare, l'onorevole Raffaello Vignali (promotore tra l'altro della recentissima legge "Statuto delle imprese") ha rimarcato la necessità di fare il pun-to sui reali costi finanziari delle incentivazioni al ri-sparmio energetico, sottolineando come il rapporto tra costi e benefici, nel caso delle fonti rinnovabili termi-che, sia del tutto favorevole e coincidente con l'interes-se generale del Paese. Secondo l'onorevole Froner è rilevante la necessità di un maggiore impegno parlamentare congiunto a soste-gno dell'efficienza energetica, tenuto conto delle rile-vanti azioni che potrebbero essere effettuate sul patri-monio edilizio esistente, anche al fine del risparmio energetico.

Prendendo la parola, il Sen. Marco Stradiotto, VI Commissione Finanze e Tesoro, ha chiesto di promuo-vere il settore facendo diventare il solare termico, le rinnovabili termiche e l’efficienza energetica la “moda” dei prossimi anni. Lo strumento degli incentivi di lungo periodo è fondamentale per sostenere la no-stra industria, creare posti di lavoro e favorire l’emer-

sione dell’eva-sione fiscale. Il Sen. Andrea Fluttero, XIII Commissione Territorio, am-biente e beni ambientali, vi-sto il momento storico, sostiene con vigore che l’investimento in questo settore non deve essere influenzato dal-

l’andamento politico contingente,ma deve andare al di là delle legislature in forza dell’importanza delle rinno-vabili termiche nel contesto di un piano energetico na-zionale e degli impegni che l’Italia ha assunto in sede europea per il 2020. Il Sen. Paolo Giaretta, V Commis-sione Bilancio, già sottosegretario al Mise nello scorso Governo Prodi, comunica che è stato definito oggi il taglio del 46% sulle dotazioni del Ministero dello Svi-luppo economico e allo stesso tempo sottolinea che non si può uscire dalla crisi senza fare investimenti, senza politica industriale ed energetica. Approva quin-di l'iniziativa, ritenendo centrale un’adeguata e corretta "lobby" a favore delle nostre aziende. La Sen. Anna Rita Fioroni, Pd, X Commissione Indu-stria, Commercio e Turismo, considera necessaria una strategia mirata alle fonti rinnovabili soprattutto in al-ternativa al nucleare e con particolare riferimento alle rinnovabili termiche, ne mette in evidenza le potenzia-lità dal punto di vista dell’efficienza energetica e quin-di come riduzione dei consumi ed anche valorizzazio-ne di una filiera tecnologica italiana. Sandro Bonomi, Presidente ANIMA, nelle conclusio-ni, ha affermato: "Mi compiaccio del risultato di que-sto incontro, che politici di maggioranza e opposizio-ne, associazioni e industriali siano tutti d’accordo su ciò che è giusto fare, ma che purtroppo nessuno ancora è riuscito a realizzare. A questo proposito chiederò al sottosegretario Saglia di condividere con me e con tutti i presenti all’incontro di oggi, quando sarà firmato, il

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testo del nuovo decreto ministeriale, per chiudere il cer-chio del dialogo aperto con la nostra industria ormai me-si e mesi fa ed aprire una nuova epoca di comprensione reciproca e iniziative concrete. Le nostre aziende del settore in cinque anni hanno già investito 1,1 miliardi di euro in Italia. Siamo pronti a raddoppiare questa cifra, anche ad aumentarla, a condizione di avere un sistema di incentivazione stabile per le rinnovabili termiche per i prossimi dieci anni.. Da tempo abbiamo proposto misure di incentivazione allineate al contributo medio ricevuto in questi anni introducendo la variabile della stabilità temporale, fattore critico di successo per qualunque in-dustria. Incentivare le Rinnovabili Termiche con 1,2 miliardi di euro all’anno per 10 anni, come da nostra ipotesi già progettata a suo tempo, rappresenta un inve-stimento che può essere recuperato con un incremento vantaggioso per le casse dello Stato di circa 4 miliardi di euro nell’arco di 4 anni (Fonte: dati Cresme, Enea). Il tessuto imprenditoriale nazionale del settore dimostra già di avere caratteristiche ad alto valore aggiunto, ora ha bisogno non solo di creare nuovi occupati ma di man-tenere i suoi attuali addetti”. Regno Unito e Olanda in due anni hanno installato im-pianti ad alta efficienza come le caldaie a condensazione nel 95% delle abitazioni grazie a un sistema di incenti-vazione stabile con un conseguente vantaggio del singo-lo e del bene nazionale per i prossimi vent’anni. Anche Francia e Germania hanno triplicato il mercato delle pompe di calore dal 2005 al 2009 grazie ad analoghi schemi di incentivazione in vigore dal 2005. Solo nel 2010 c'è stata una flessione del trend di crescita dovuto alle note situazioni di crisi generale (Fonte: dati Statisti-che EHPA). La cogenerazione, invece, ha appena rice-vuto, dopo anni di grave ritardo, l’applicazione della Direttiva europea volta a promuovere questa tecnologia assai vantaggiosa agli Stati membri.

MANIFESTO DELLE RINNOVABILI TERMICHE E DELL’EFFICIENZA ENERGETICA.

1. Un paese con limitate fonti di energia come l’Italia può guadagnare con l’energia? Certamente. Produciamo le migliori tecnologie ad alta efficienza al mondo, favorendone l’intro- duzione possiamo ripagare gli investimenti in 4 anni ed ottenere vantaggi economici rilevanti entro i successivi 4 anni.* 2. E’ possibile sviluppare ulteriormente le tecno- logie da fonti rinnovabili senza pesare sul bi- lancio dello Stato? Sicuramente. Le Rinnovabili termiche possono

utilizzare sistemi di incentivi analoghi a quelli u-sati con successo per il fotovoltaico in questi

ultimi anni attraverso la creazione di un Conto Energia Termico che riconosca un bonus forfetta-rio annuo per 10 anni a chi si dota di tecnologie ad alta efficienza.

3. E’ possibile valutare l’efficacia delle Rinnova- bili termiche in termini immediatamente com-prensibili?

Sì, è semplice. Installare un impianto con tecnolo- gie Rinnovabili Termiche costa circa 8 volte meno di un analogo impianto fotovoltaico e non dà luogo a sovraccarichi di tensione sulla rete elet- trica, causa di ulteriori costi per la gestione del sistema elettrico nazionale 4. Le Rinnovabili Termiche possono contribuire al- la crescita del Paese? Assolutamente sì. Il settore impiega in Italia di rettamente 25 mila lavoratori e 100mila addetti in via indiretta. Ogni euro dedicato alle Rin- novabili Termiche è un euro destinato alla crea- zione di nuovi posti di lavoro oltre al manteni- mento degli attuali. 5. Incentivando l’uso di tecnologie ad alta effi- cienza non rischiamo di favorire i produttori di altri paesi che, a lungo andare, danneggeran- no l’industria nazionale?

Assolutamente no. L’Italia è uno dei Leader mon-diali nella produzione di tecnologie Rinnovabili Termiche. Per rafforzare ulteriormente la presenza delle nostre tecnologie nelle case degli italiani pro-poniamo di inserire un bonus del 10% a qualunque tipo di incentivo se le tecnologie installate risulta-no essere “Made in Europe”. Conclusioni: Le Rinnovabili termiche costano meno del foto-voltaico, importato al 90%, sono prodotte al 90% su territorio italiano e in 10 anni fanno risparmiare 29 Mega Tep di combustibili fossili, 75 Milioni di Tonnellate di CO2 oltre a creare più di 160mila nuovi posti di lavoro e, potenzialmente, ottenere un vantaggio economico stimato in almeno 4 mi-liardi di euro.** *fonte: Studi ENEA/CRESME su “Rinnovabili termiche ed Efficienza Energetica” prendendo come base un’ipotesi di investimenti pari all’incentivo medio erogato con il mecca-nismo del 55% tra il 2007 e il 2010. **fonti Proposte Confindustria per il “Piano Straordinario di efficienza energetica” e nel “Piano di Azione Nazionale delle rinnovabili

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L a crisi che sta travolgendo il nostro sistema economico e le nostre istituzioni accelerando la crisi della Politica, della nobile arte della mediazione, della responsabilità e delle scelte,

impone dei cambiamenti culturali, di visione e strategia non più rinviabili. I protagonisti del panorama sociale italiano devono con-tribuire a questo ricambio prima ancora che politico ed istituzionale. Occorre ri-flettere e poi agire decli-nando nuovi approcci e scelte per governare il territorio e lo sviluppo. In questo sforzo riela-borativo dob-biamo certa-mente supe-rare la visio-ne che il filosofo tedesco Ernst Friedrich Schumacher riassumeva in questo modo, la nostra è “una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani” che è diventata nel tempo quella adottata dalla maggioranza del movimento ambientalista italiano, sia quello che si è espresso in politica che quello che caratterizza le mag-giori associazioni. Si è sviluppata, nel tempo, nel nostro Paese una forte dicotomia tra chi, da un lato declina le problematiche ambientali con un approccio catastrofista, allarmista, privo di reali soluzioni e chi sostiene la convinzione che con la tecnologia si possa, ad esempio, sfamare 12 mi-liardi di persone e risolvere tutti i nostri problemi pre-senti e futuri. Ci può essere un’altra via, la via giusta, moderata, ragio-nevole, positiva e propositiva tra questi due estremismi? Si! una via c’è ed è quella che l’anima ambientalista del movimento liberale, liberista e riformatore dovrebbe adottare partecipando così in modo determinante al rin-novamento della Politica e basando la sua attività sulla scienza e sulla logica, rifiutando il sensazionalismo, la disinformazione e la paura, lo statalismo ambientale, la pianificazione centralistica del territorio, e quel bizanti-nismo legislativo, che ha contribuito a produrre l'illegali-tà ambientale diffusa. Il Prof. Biørn Lomborg ha ben dimostrato, infatti, come il messaggio ambientalista spesso è fondato su una falsi-ficazione sistematica della realtà, e Lomborg non è un

nemico della tutela dell’ambiente, è un ambientalista convinto e un esperto; le sue posizioni politiche sono quanto di più corretto si possa immaginare. Non nega i problemi ambientali, ma tenta di individuarne i termini reali; e lo fa sul terreno meno opinabile, quello della statistica, con un’analisi rigorosa basata sui dati ufficiali. Considerando che l'uomo è indiscutibilmente un animale razionale chiamato a prendersi cura, a migliorare, a tra-

sformare l'habitat in cui vive, la sua unica vera possi-bilità di ri-solvere la "questione ecologica" deve fon-darsi sulla fantasia cre-atrice e in-novatrice, sulla sua capacità di

farsi carico in prima persona della responsabilità di go-vernare il proprio ambiente attraverso scienza e coscien-za. Rilanciare un ambientalismo del fare, del fare bene e presto e ciò che occorre promuovere. Dovremmo muoverci verso un’economia basata sulle energie rinnovabili e sulle risorse materiali. Sostenibile non è sinonimo di rinnovabile, ma i due con-cetti sono fortemente connessi. Quando siamo costretti ad utilizzare risorse non rinnova-bili, dobbiamo farlo in maniera saggia e riciclando il più possibile. Dovremmo favorire una crescita della popolazione mon-diale consapevole. Il modo più efficace per determinare ciò passa attraverso il potenziamento della famiglia ove l’educazione sia centrale e il ruolo delle donne sia valorizzato assieme a quello dell’uomo, abolendo qualsiasi forma di patriarca-to, fondamentalismo e dittatura. Dovremmo sviluppare un’analisi globale delle relazioni tra uso del terreno, energia, sfruttamento delle risorse e popolazione. Le politiche locali che hanno conseguenze globali non possono essere in contrasto tra di loro, ma devono essere coordinate ad un livello più alto. Dovremmo imparare ad essere migliori “giardinieri” a livello locale e su scala globale. Avendo tra i 6 e gli 8 miliardi di bocche da sfamare è necessario ricorrere ad una agricoltura intensiva, usando

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di Roberto Russo - Fispmed Onlus

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fertilizzanti, pesticidi e biotecnologie. È un fatto aritme-tico che diminuendo il terreno necessario alle colture si possa salvare più terreno per le foreste e la natura. La crescita delle città deve essere tenuta sotto controllo. Abbiamo permesso alle automobili di determinare le forme degli agglomerati urbani attuali. Pensiamo che 300.000 ettari di foresta vengono distrutti ogni anno ne-gli Stati Uniti per lasciar spazio a 200 città. Dobbiamo pertanto sviluppare città più vivibili e ad alta densità di abitanti se la popolazione continua a crescere a questi ritmi. Dobbiamo mobilitare saperi e competenze, coin-volgendo in modo attivo le imprese. Le comunità locali spesso però sono state anche i laboratori più capaci di comportamenti innovativi, basati sulla responsabilità, la creatività e lo spirito d’iniziativa, sono riuscite, anche in condizioni avverse, a produrre e mantenere qualità ele-vate, sia ambientali, sia economiche e sociali. Dovremmo fondare le politiche pubbliche per l'ambiente sulla logica del calcolo costi-benefici. Ogni soluzione deve essere valutata non aprioristica-mente, ma in base all'analisi empirica dei benefici e dei costi attesi. Questo vale in particolare per i casi nei quali si presentano condizioni di rischio e incertezza. Le poli-tiche pubbliche devono essere improntate alla riduzione dei rischi, ma questa deve essere proporzionale ai bene-fici che da essa ci si possono ragionevolmente attendere. Non è, infatti, razionale ridurre i rischi arrivando al pun-to che le risorse necessarie per farlo potrebbero essere più efficacemente utilizzate per migliorare in altro modo la qualità della vita umana o dell'ambiente, o ancora per individuare, attraverso la ricerca scientifica, rimedi spe-cifici. Dovremmo conferire al principio di precauzione un si-gnificato circoscritto e non discordante con il metodo scientifico, identificando in via preliminare la natura degli effetti potenzialmente negativi e adottando misure di cautela soltanto laddove siano giustificabili sul piano logico. In alcun caso il principio di precauzione dovrà estender-si sino al punto di rappresentare un ostacolo insormonta-bile per la ricerca applicata. Dovremmo introdurre la logica dell'efficienza economi-ca nella gestione dell'ambiente e delle risorse naturali attraverso l'estensione dei diritti di proprietà attribuiti ai singoli e alle comunità locali, al fine di aumentare la responsabilizzazione di tutti i cittadini e di utilizzare pienamente le loro conoscenze e le loro capacità creati-ve. Privatizzare l'ambiente non significa ridurne il livello di protezione ma viceversa aumentarlo. Dovremmo, infine, ritenere inaccettabile che milioni di persone vivano con standard materiali che nei Paesi

industrializzati sono considerati insufficienti per una vita dignitosa. Si può, infatti, imparare una lezione molto importante dalla relazione tra ecologia e politica: in un certo senso la politica è l’ecologia della specie umana. Le due materie hanno sviluppato terminologie e discipli-ne totalmente differenti e risulta quindi difficile pensarle insieme. E’ quindi indispensabile impegnarci su questa strada, se vogliamo raggiungere una vera comprensione della rela-zione tra noi stessi, la nostra società e la Terra da cui dipendiamo. Lo sviluppo economico, la sostenibilità ecologica, la qualità sociale e culturale, la sicurezza dell’ambiente devono trovare la giusta valorizzazione all’interno di un “compromesso” virtuoso, ragionevole e durevole.

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E ’ un problema sempre più presente su buona parte dei più di 6000 Km di costa del nostro Paese: le spiagge si stanno gradatamente ridu-cendo. Questo fenomeno provoca una dimi-

nuzione della superficie delle spiagge e quindi uno spazio minore fruibile per la permanenza sulle stesse con conseguente diminu-zione del giro di affari, che è legato alle capacità ricet-tive di molti paesi riviera-schi. Cosa sta succedendo? Se-condo alcuni è il livello del mare che si sta alzan-do, ma, almeno fino ad ora, la causa è diversa: il livello del mare è almeno fino ad ora costante e sia Venezia che Manhattan sono ancora emerse. Ma allora perché molte spiagge si stanno riducendo? I motivi possono essere di natura diversa ed è impossibi-le nel presente articolo considerare tutti i casi possibili. Intanto si può dire che esistono due diversi tipi di areni-li: quelli stabili e quelli instabili. Quelli stabili devono la propria stabilità, appunto, alla formazione, durante i me-si invernali, di una barriera sottomarina di sabbia creata dal moto ondoso invernale che, durante l’estate viene eliminato naturalmente; molte spiagge, poi, devono la loro instabilità alla eccessiva pendenza della battigia che inibisce la formazione della barriera sottomarina e che provoca il trasporto della sabbia dall’arenile al mare a-perto.

Molti arenili, soprattutto nel Mare Tirreno (Toscana, Lazio ecc.) nel passato venivano alimentati dalla sabbia portata da fiumi, e in tal modo veniva compensata l’a-sportazione di sabbia da parte del mare, delle sue corren-ti, del moto ondoso e da altre cause. Il sempre più esteso

utilizzo delle sabbie fluviali per l’edilizia ha diminuito fortemente tale apporto e, di conseguenza, ha causato la riduzione degli arenili. Un caso eclatante in Egitto: dopo la regimentazione delle acque del Nilo mediante la diga

di Assuan non si sono più verificate le piene e gli allagamenti che produce-vano il limo fertile, portan-do però fino al mare anche le capanne, gli animali ed i pastori, ma neppure la sab-bia dei litorali; il litorale di Alessandria sta sempre più riducendosi e si teme che la città col tempo diventi sempre più lagunare. Altra causa: opere dell’uo-mo che hanno cambiato le condizioni al contorno del-le correnti marine; è, ad

esempio, il caso di Lavagna, in Liguria, dove la costru-zione di un porto turistico ha fatto praticamente sparire la spiaggia. In altri casi, la variazione delle correnti ha creato insabbiamenti di porti a spese di altre zone da cui la sabbia è sparita. Vi sono poi altri esempi: la costa li-gure di Levante ha pochissime spiagge e quasi tutte arti-ficiali, ossia originate da discariche di terra e di rocce che il mare ha gradatamente trasformato in una sorta di sabbia grossolana. Nella maggior parte di questa costa la battigia è molto scoscesa e l’erosione causata dal moto ondoso e dalle correnti indotte provoca una veloce ero-sione della superficie sabbiosa. In questa zona vengono ripetutamente eseguiti ripascimenti con materiale da cava, che però, nel giro di pochi mesi, viene “rimangiato” dal mare. Un fattore favorevole ai ripasci-menti, almeno nei casi di battigia scoscesa, è costituito dalla progressiva diminuzione della pendenza della bat-tigia dovuta all’apporto del materiale di ripascimento e, gradatamente, ad una sorta di stabilizzazione dell’areni-le, ma la cosa richiede tempi lunghissimi.

GLI ARENILI E L’EROSIONEGLI ARENILI E L’EROSIONEGLI ARENILI E L’EROSIONE di Emilio Olzi - CNR—IENI U.O. - Lecco

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Si può fare qualcosa per rimediare a questo fenomeno? Certamente sì, ma è necessario, prima di un qualsiasi intervento, uno studio approfonditissimo delle condizio-ni al contorno per non creare problemi anziché risolver-li. Purtroppo, in molti casi (come nel citato caso di La-vagna, ad es.) le opere sono state eseguite senza un ap-profondito studio delle condizioni al contorno: a quel tempo lo studio dell’erosione degli arenili non era cono-sciuto, e comunque, nel caso di Lavagna, si è passati da un’economia turistica da spiaggia ad una economia da porto (che, fra l’altro, forse, economicamente rende di più). I rimedi che si possono apportare sono, a nostro avviso, le barriere di massi. In molti casi sono state rea-lizzate barriere con massi giganti che hanno confinato zone di interesse turistico; queste barriere, però, spesso non sono esteticamente valide e, se realizzate a ridosso della costa, possono isolare dalle correnti marine zone balneabili provocando una sorta di ristagno dell’acqua di mare, normalmente malsano. La soluzione che proponia-mo sono le barre “soffolte”, ossia sottomarine. Si tratta di barriere che, dal fondo marino, si ergono fino a pochi metri al di sotto della superficie del mare. In questo caso l’asportazione della sabbia viene contrastata e le correnti superficiali seguitano a favorire il ricambio d’acqua nel-la zona balneabile. Ribadisco però che prima di un qual-siasi intervento del genere è necessario condurre uno studio molto accurato allo scopo di non provocare danni maggiori. Nel passato abbiamo realizzato un progetto che prevedeva la formazione delle barre soffolte senza l’uso di massi giganti, molto costosi e che prevedevano lo sventramento di montagne, ma con l’uso di massi gi-ganti “artificiali”, ossia gabbie di filo metallico riempite con pietrame, materiale di risulta delle cave; per rime-diare alla inevitabile corrosione del filo metallico si im-mette nel filo una corrente catodica che, oltre a proteg-gere dalla corrosione il filo, provoca una precipitazione di calcare e brucite sul filo metallico creando un habitat idoneo alla formazione di barriere coralline.

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A lcuni dei problemi con i quali ciascuno di noi si confronta quotidianamente: l’inquinamento dell’aria, del suolo, delle falde acquifere ed il progressivo esaurimento delle fonti energeti-

che tradizionali, che ha spinto al rialzo il prezzo dell’e-nergia, hanno fatto sì che il valore del termine “sostenibilità” abbia acquisito un valore concreto nella percezione della maggioranza della popolazione. In particolare la “sostenibilità” intesa quale approccio responsabile all’impiego delle risorse naturali per la conduzione delle proprie attività, e l’impatto che le stes-se hanno sull’ambiente circostante, rappresenta un ele-mento fondamentale per il recupero di competitività di imprese ed organizzazioni in un periodo particolarmente difficile quale quello attuale. La Comunità Europea, nell’ambito del V programma di azione “Per uno sviluppo durevole e sostenibile”, ha introdotto il regolamento EMAS, acronimo di Eniviron-mental Management and Audit Scheme, che fornisce ad imprese ed organizzazioni, siano esse pubbliche o priva-te, uno strumento volontario attraverso il quale persegui-re e comunicare, a livello europeo, il raggiungimento di risultati di eccellenza nel miglioramento ambientale. Allo scopo di facilitare lo scambio di esperienze e valo-rizzare le scelte delle organizzazioni che hanno conse-guito la Registrazione EMAS del proprio Sistema di gestione ambientale è stato costituito nel 2008, su inizia-tiva del prof. Pernigotti, il Club EMAS Veneto che rag-gruppa organizzazioni registrate ed alcuni organismi di Certificazione. Nell’evocativa cornice di Villa Emo, a Fanzolo di Vede-lago (TV), si è svolta, sabato 22 ottobre, la cerimonia di premiazione del primo “Premio Club EMAS Veneto” che ha attribuito riconoscimenti alle dichiarazioni am-bientali più meritevoli in termini di obiettivi e progetti di miglioramento continuo ed è stata patrocinata dal Comi-tato EMAS Italia. La giuria, composta da tutte le parti interessate nell’am-bito della registrazione EMAS, ha valutato molte dichia-razioni ambientali presentate da soggetti pubblici e pri-vati, tra i quali ha scelto i vincitori per le seguenti cate-gorie: “migliore obiettivo ambientale”, “dichiarazione ambientale efficace in termini di comunicazione”, “azione più efficace per far conoscere sul territorio si-gnificato e valenza della registrazione EMAS”. La cerimonia si è svolta contestualmente alla premiazio-ne della III edizione del “Premio per l’economia sosteni-bile”.

PREMIO EMAS 2PREMIO EMAS 2PREMIO EMAS 2 di Alessandro Avallone e Giulia Bezzi

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D opo la strabiliante impresa compiuta il 12 aprile 1961 dal primo cosmonauta sovietico Jurij Gagarin, centinaia sono state le missioni che hanno visto gli es-

seri umani impegnati nel controllo dello spazio, dal-la prima discesa sulla Luna alla costruzione della Stazione Spazia-le Internazionale, fino ad arrivare alla pro-grammazione del tra-guardo del futuro: il volo verso il pianeta Marte. Molte di que-ste missioni, ideate per lanciare in orbita intorno alla Terra sa-telliti invece che uo-mini, hanno svolto e continueranno a svolgere com-piti di monitoraggio assai utili nell’importantissimo settore della conservazione e della salvaguardia am-bientale, anche se non adeguatamente pubblicizzati dai mezzi di comunicazione di massa. La buona no-tizia di oggi riguarda proprio una missione senza uomini progettata per il 2013 dall’ESA (Agenzia Spa-ziale Europea) con il contributo determinante dell’I-stituto di Biometeorologia (IBIMET) del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Si tratta di FLEX (Fluorescence Explorer) che, per la prima volta, ef-fettuerà prolungate osservazioni dell’attività fotosin-tetica della vegetazione terrestre, dai Tropici alle aree boreali, utilizzando una tecnica assolutamente innovativa basata sulla misura del segnale di fluore-scenza emesso dalla clorofilla. E’ noto che la fluore-scenza rappresenta una frazione dell’energia lumi-nosa catturata dalla clorofilla che viene riemessa dalle piante sotto forma di luce. Non è facile da ri-levare, ma la sua importanza è fuori discussione in quanto fornisce un riscontro immediato e preciso sulle dinamiche della fotosintesi, da cui si possono

trarre informazioni preziose sullo stato di salute del-la vegetazione. Una pianta in buona salute, infatti, emette una fluorescenza maggiore rispetto ad una pianta sottoposta a stress ambientali. I satelliti im-piegati fino ad oggi per questo tipo di indagini han-

no prodotto una stima solo indiretta della fo-tosintesi clorofilliana, poiché hanno potuto prendere in esame gli indici di riflettenza, vale a dire la quota di radia-zione solare non assor-bita dalle piante, ma riflessa verso lo spazio: un indicatore molto meno puntuale rispetto alla fluorescenza. Cuore

della missione FLEX è un congegno estremamente sofisticato che verrà installato sul satellite: il sensore Floris (Fluorescence Imaging Spectometer) che uti-lizzerà specifiche lunghezze d’onda dello spettro luminoso in cui la radiazione emessa dal sole viene attenuata dall’assorbimento dell’atmosfera. Ed è proprio in queste lunghezze d’onda che sarà possi-bile misurare il segnale di fluorescenza. Sensori si-mili a quelli che saranno utilizzati sul nuovo satellite dell’ESA sono già stati impiegati di recente in una campagna sperimentale nel Sud-Ovest della Francia che ha visto il coinvolgimento di numerosi ricerca-tori provenienti da vari Paesi europei. I team hanno lavorato a terra, in aree campione, misurando le proprietà della vegetazione, mentre tre aerei messi a disposizione dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) italiano e dall’INTA (Instituto Nacional de Tècnica Aeroespacial) spagnolo hanno sorvolato le zone di studio, portando a bordo sensori in grado di realizzare le misure di FLEX e simulando oggi ciò che, fra due anni, il satellite ci farà osservare.

di Mario Apice

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Pagina 11 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n. 12 — Novembre 2011

A cura di

NEWS DAL MEDITERRANEO NEWS DAL MEDITERRANEO NEWS DAL MEDITERRANEO

I l recupero e la tutela del patrimonio architettonico tradizionale per riscattare l'identità storica e culturale del Mediterraneo, gra-zie al coinvolgimento delle comunità locali nella sua salvaguar-

dia: sono gli obiettivi del progetto Montada, che rientra nel pro-gramma Euromed Heritage 4 e che si sviluppa in continuità con altri progetti realizzati nello stesso ambito, come sono stati Corpus e Re-habimed. Montada è orientato ad avvicinare gli abitanti al proprio patrimonio locale, attraverso un processo partecipativo ed attività che li aiuntino a scoprirlo. Sono 6 le città del Maghreb coinvolte, re-altà urbane, economiche e culturali molto diverse: Salé e Marrakech per il Marocco, Sousse e Kairouan per la Tunisia; e Dellys e Ghardaï-

a per l'Algeria. Si tratta di promuovere strumenti che coinvolgano le società locali in un nuovo modello di gover-nance, basato sullo scambio di idee, di esperienze e conoscenze, perché il patrimonio diventi un motore di svilup-po sostenibile. Tali strumenti sono i piani di azione, definiti dai forum costituiti in ogni città e focalizzati su due direttrici, che individuano l'appoggio tecnico di esperti, esempi di buone pratiche nella riattazione, nelle attività di sensibilizzazione e partecipazione, attraverso visite guidate, volontariato, festival ed esposizioni, dirette a tutti i cittadini, seminari di formazione e dibattiti. Un esempio sono le visite guidate nella Medina che si stanno realiz-zando a Tunisi e le iniziative di volontariato nelle città algerine, ma, soprattutto, le attività in ambito educativo, con la creazione dei club di patrimonio nelle scuole e di seminari di architettura per bambini. Incontri nazionali, in ognuno dei Paesi che partecipano al progetto Montada, saranno organizzati a gennaio del 2012, per discutere temi che vanno dai rischi per il patrimonio esistente (Tunisi), alle problematiche della salvaguardia architettonica (Algeri), mentre a Barcellona è in agenda un incontro degli educatori coinvolti nel programma. Conservazione della memoria dei luoghi e trasferimento della conoscenza, per far sì che il patrimonio diventi uno strumento di sviluppo sostenibile. Riflettere sul modello di turismo e riorientare l'offerta, soprattutto nell'attuale situazione in cui, con la Primavera Araba, si sono attenuati i flussi turistici di massa, è uno dei criteri fondanti del progetto. Promuovere un turismo locale, al quale vanno rivolte le offerte culturali, che consentano di scoprire il patrimonio tradizionale. L'obiettivo è individuare, attraverso la partecipazione e il consenso, nuove forme di usare i beni ar-chitettonici, di salvaguardarli e valorizzarli, per porre le basi di una nuova dinamica di turismo sostenibile.

PROGETTO MONTADA PER RECUPERO PATRIMONIO MEDITERRANEO

UE LANCIA PIANO AMBIZIOSO: PESCE SPADA A RIUNIONE ICCAT

L 'Unione europea intende lanciare ''proposte ambiziose per la conservazione del pesce spada del Mediterraneo, del tonno tropicale e dello squalo'': lo ha annunciato in questi giorni la

Commissione Ue in occasione dell'inizio della riunione annuale della Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'At-lantico (Iccat), che si è tenuta ad Istanbul fino al 19 novem-bre .Nessuna novità, invece, per quanto riguarda le catture di tonno rosso ancora consentite. Lo scorso anno le quote per il 2012 sono state fissate a 12.900 tonnellate e ''dovrebbero mantenersi su questo livello''. Secondo le priorità illustrate dall'Esecutivo europeo, durante la riunione l'Ue si occuperà di verificare che tutte le parti contraenti

rispettino le norme di conservazione, in particolare, per quanto riguarda il tonno rosso e il tonno tropicale, per garantire parità di condizioni a tutte le parti e potenziare l'efficacia delle misure. Bruxelles, inoltre, continuerà a lavorare alla messa a punto di un sistema elettronico di documentazione delle catture per il tonno rosso (e-Bcd), destinato a sostituire l'attuale sistema cartaceo, e a promuovere l'adozione di programmi di documentazione del-le catture per altre specie gestite dall'Iccat

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Pagina 12 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n. 12 — Novembre 2011

CURIOSITA’ E NEWS LIBERAMBIENTECURIOSITA’ E NEWS LIBERAMBIENTECURIOSITA’ E NEWS LIBERAMBIENTE

U n team di ricercatori della National University of Singapore’s – (NUSNNI), coordinato dal Dott. Xie Xian Ning, ha sviluppato un innovativo sistema di accumulo energetico a membrana.

Come è noto, uno degli ostacoli maggiori per la diffusione delle fonti rinnovabili è la scarsa disponibilità di sistemi di accumulo energetico economici e a basso impatto ambientale. Il team della NUSNNI (Nanoscience and Nanotechnology Initiative) ha sviluppato a livello di laboratorio una membrana che non solo potrebbe rivelarsi una soluzio-ne particolarmente economica ed efficiente per lo stoccaggio energeti-co, ma presenta notevoli vantaggi in termini di impatto ambientale. Per realizzare questa membrana nanostrutturata, morbida ed elastica, i ricercatori hanno utilizzato un polimero polistirenico. La membrana, se

inserita tra due dischi metallici e caricata elettricamente, può stoccare fino a 0.2 farad per centimetro quadrato, un valore di capacità elettrica considerevole se comparato a quello tipico dei supercapacitori standard, che è di 1 microfarad per centime-tro quadrato. Un altro vantaggio è che il costo di questo dispositivo è notevolmente basso, oltre dieci volte inferiore a quello delle tecnologie di stoccaggio basate sull’impiego di fluidi elettrolitici, come le batterie agli ioni di litio e i supercapacitori. I ricercatori hanno dimostrato la validità del dispositivo a livello di laboratorio, e al momento stanno cercando finanziatori e-sterni in grado di avviare la fase di prima ingegnerizzazione. Tra i vari attori che stanno supportando la ricerca a livello econo-mico, è da segnalare la Singapore-MIT Alliance for Research & Technology (SMART). Superata la fase di ingegnerizzazione e sviluppo, la membrana potrebbe essere utilizzata in associazione a veicoli ibridi, pannelli solari e turbine eoliche, e in tutte quelle applicazioni in cui è necessario disporre di un dispositivo di accumulo energetico in grado di mitigare gli svantaggi e l’i-nefficienza causati dall’intermittenza delle fonti energetiche.

Nuove membrane efficienti ed economiche per l’accumulo energetico (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile)

Energia: Scozia, in arrivo i primi ferry boat ibridi al mondo (Ansa)

I n Scozia il trasporto si avvia a diventare più ecosostenibile: in arrivo per i collegamenti con l'arcipelago delle Ebridi la prima flotta al mondo di ferry boat ibridi. Secondo quanto riporta la

Press Association, i cantieri navali Ferguson hanno firmato un con-tratto da 22 milioni di sterline con il governo scozzese per la costru-zione di traghetti elettrici e diesel. Questi traghetti, che saranno in grado di trasportare fino a 150 pas-seggeri e 23 automobili, saranno alimentati da un piccolo generato-re diesel che ricaricherà a sua volta delle batterie elettriche: una novità assoluta in campo mondiale. Il progetto sarà completato entro il 2013 e vedrà i traghetti ibridi viaggiare per percorsi lungo il fiume Clyde (che attraversa Glasgow) e verso le isole Ebridi, a nord ovest della Scozia. "La tecnologia sarà più pulita, più silenziosa e meno costosa nella gestione e nella ma-

nutenzione rispetto al passato - ha detto Alex Neil, segretario del Scottish Infrastructure and Capital Investment -. Un passo avanti che aiuterà inoltre la Scozia a raggiungere gli ambiziosi obiettivi per contenere i cambiamenti climatici, dimostrando il vasto potenziale delle tecnologie per quanto riguarda la creazione di un'economia a basse emissioni''.

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Pagina 13 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n. 12 — Novembre 2011

Che cos’è LIBERAMBIENTEChe cos’è LIBERAMBIENTEChe cos’è LIBERAMBIENTE

“LIBER’AMBIENTE” è un’associa-zione politico/culturale/ambientale che nasce per in-terpretare e dare voce a tutti quei moderati che sono interessati ad affermare, nel Paese, una nuova ecolo-gia umanista, una nuova cultura ambientale che guar-di all’Uomo con più ottimismo. Un Uomo che non è maledizione ma benedizione del pianeta, un Uomo che è ricchezza e non impoverimen-to del mondo. Un Uomo che ha l’esaltante missione di rendere compatibile lo sviluppo economico e il pro-gresso umano con l’ambiente, la natura, gli animali, la vita su questa terra. La globalizzazione dei processi economici, sociali, culturali, religiosi, etici e politici ci pone tutti di fronte a nuove sfide e difficoltà e, come ogni cambiamento, ci offre dei rischi ma anche delle opportunità. Nel settore ambientale si può razionalmente intrave-dere la possibilità di un concreto governo dell’am-biente che sappia dare risposte efficienti al degrado ecologico di importanti aree del nostro pianeta; rispo-ste efficienti a fenomeni come la desertificazione, l’ef-fetto serra, la scarsità delle risorse idriche che coin-volgono tutta l’umanità. Noi siamo pronti ad accettare questa sfida lottando contro le culture catastrofiste e nichiliste che sono alla base dell’ideologia ambienta-lista dominante che ha teso a privilegiare o gli aspetti contemplativi e conservativi dell’Uomo sull’ambiente o a ricercare un’egemonia politica dei problemi, indi-rizzando la questione ambientale in un solco di prote-sta prima anti-capitalista e poi semplicemente anti-sistema. In antitesi ad una cultura di sostanziale conservazio-ne, di negazione di ogni ragionamento attorno allo sviluppo dell’ambiente e del vero rapporto tra Uomo e Natura, noi di Liber’ambiente, siamo per una cultura di sviluppo dell’ambiente in un continuo confronto tra esigenze della Natura ed esigenze dell’Uomo. Siamo per porre i problemi ma anche per limitarli e risolver-

li. L’associazione Liber’ambiente ha come scopo prio-ritario quello di riunire tutte le realtà associative e tutti quelli che nella società civile, a diverso titolo, si sono impegnati e s’impegnano per una più avanzata cultura ambientale, avvalendoci della collaborazione di un importante Comitato Scientifico che sarà il vero valore dell’iniziativa che si adopererà per fronteggia-re la cultura ambientale dominante. Siamo contro i catastrofismi a buon mercato e la no-stra attenzione è rivolta a tutti gli studi dei fenomeni naturali e artificiali, prodotti dalle attività umane. Siamo per non trasformare le tendenze verificabili, in destini fatali. Siamo per non attribuire, ai pareri di tutti quelli che studiano o parlano di ecologia e am-biente, la patente di scientificità obiettiva, perché la scienza è studio e confronto continuo e non dogma a piacimento. Nel concreto vogliamo approfondire tutti i temi oggi posti dal rapporto Uomo-Ambiente per cer-care di trovare sempre la migliore soluzione per la vita di questa terra. Questa impostazione del rapporto Uomo-Ambiente sarà sempre più fattore di sviluppo delle nostre civil-tà: sarà fonte di nuove attività umane, tese alla ricer-ca del benessere dell’umanità intera, sarà strumento di comprensione dei limiti dello sviluppo e del suo controllo affinché esso sia sempre al servizio dell’Uo-mo e non viceversa. “LIBER’AMBIENTE” sarà un laboratorio di proposte e di dibattito tra le varie esperienze. Si occuperà di formazione sui temi ambientali più scottanti per uni-formare i comportamenti degli amministratori del cen-tro-destra sul territorio. Le sfide e gli interrogativi in campo ambientale richie-dono un ampio e approfondito dibattito al quale inten-diamo dare il nostro contributo con impegno e con la forza delle idee.