I.P Via Orti - Fondazione Moscati · 2012. 10. 31. · Anno europeo del disabile A cura della...
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Anno europeo del disabile
A cura della Fondazione S. Giuseppe Moscati - Onlus • Allegato a Tempi n. 34/35 del 21 agosto 2003
Via OrtiVia OrtiE S P E R I E N Z E D I S A L U T E
I.P.
La vertigine
Mani di Annetta, 2002
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Via Orti Editoriale
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Appunto IconograficoLetizia Fornasieri, una delle più sorprendenti presenze
dell’ arte figurativa nel panorama milanese, nelle
immagini di questo numero di Via Orti ci regala la gioia
e la profonda riflessione della sua più recente produ-
zione programmaticamente titolata in mostra
“Dentro/fuori/lontano”. Il dentro che è nelle sue stan-
ze, chiuse agli altri e dunque apparentemente rassicu-
ranti in angoli e oggetti familiari, è certo bellissimo;
quanto il fuori nella rappresentazione dei suoi ormai
famosi sgargianti e arancioni tram e bus di una Milano
trafficata e “rumorosa”; quanto il lontano, nella medi-
tazione figurativa di altri bus squarciati dal tragico
confronto israelo-palestinese. Ma qui facciamo la
nostra scelta per l’ incontro con le cose, i muri, le persone che li vivono e che,
entrambi, abitualmente accostiamo e apparentemente ignoriamo, Sono vice-
versa il richiamo al senso delle stesse, le “ore” della vita delle stesse, gli
“angoli” della casa ove giriamo tutti i giorni “pietra che i costruttori hanno
scartato, vera testata d’ angolo”. E, soprattutto, il gesto che cerca significato
ed ha significato : soffermiamoci, in copertina, sulle “Mani di Annetta” che
mostrano un ‘ abilità segreta nel fare e nel far danzare il piatto che crea o su
“Annetta con la palla rossa”, quasi un mondo nelle nostre mani. Spiegano, le
parole della stessa Letizia Fornasieri : “Non decido io gli aspetti del reale da
cui essere colpita; le cose, le situazioni, così come si dispongono nella giorna-
ta sono l’ invito quotidiano cui rispondere. Così nell’ ottobre 2001 mentre mi
trovavo in una sala d’ attesa, ad un tratto, mi colpirono le mani, ferme, delle
persone che aspettavano il proprio turno… Quel momento segna l’ inizio del
mio più recente lavoro, costituito da figure, persone, colte nell’ istante dello
svolgimento di un’ azione, la più banale, la più quotidiana”.
(G.B.A.)
Il fatto che spiega la ragione dell’impegno cristiano per i disabili, è accaduto circa duemila anni fa. Non è
stato un fatto ordinario, di quelli che accadono o possono accadere tutti i giorni. Anche se Colui che l’ha
compiuto, ha agito con naturalezza e spontaneità. Si capisce, è stato Gesù il Cristo a compierlo, il quale
era Dio e uomo. Quindi, per Lui, l’atto d’amore infinito per un altro uomo, è naturale, nel senso che è
espressione della sua natura umano-divina.
Avvenne così, semplicemente. Era un giorno di grande festa a Gerusalemme. Anche il Tem-
pio della città santa aveva una piscina. La piscina di Siloe. E lì avvenne il “fatto” (Lc 13,4;
Gv 9,7). Davvero fortunato quel paralitico. Quello che Gesù il Cristo fece per lui è noto da duemila anni.
di Giancarlo Tettamanti
Ore
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00,
2002
Handicap:segno di contraddizione
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Editoriale Via Orti
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La gente, a differenza dei critici di Gesù, rilevava con soddisfazione che Egli non si limitava ad insegnare
l’amore per Dio e per il prossimo con le parole, ma amava il Padre e ogni uomo con i fatti.
Il Vangelo può essere letto anche e soprattutto dal punto di vista dell’amore di Gesù per l’uomo che soffre
a causa di deficienze fisiche, malattie gravi, tare morali, e quindi constatare come alla prima vista di questi
casi, Lui si muove con immediatezza e semplicità. Di fronte al caso del paralitico sdraiato sull’orlo della
piscina, Gesù ha soltanto chiesto a quell’uomo: “Vuoi guarire?”, poi, ha espresso la sua volontà di Figlio
di Dio in perfetta comunione con la volontà e la potenza del Padre, rivolte alla vita e alla salvezza dell’uo-
mo “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”.
Gesù ha chiesto agli ammalati, ai ciechi, ed a chiunque altro ch’era in stato di necessità, soltanto un atto
di fede in Dio Padre, e in Lui, Figlio di Dio.
Oggi, 2003, l’avvenimento di duemila anni fa ci ritorna alla mente, e, in occasione dell’Anno Europeo dei
Disabili, la pubblicazione “ViaOrti” della Fondazione San Giuseppe Moscati vuole evidenziare il problema
del disagio e dello svantaggio dato dall’handicap guardandolo alla luce, non soltanto dei bisogni che cia-
scun disabile porta con sé, non soltanto dal punto di vista della necessità di un'attenzione forte verso il
portatore di handicap, attenzione che resta ancora incompiuta, ma soprattutto alla luce della dignità
umana che il limite fisico e psicologico, il limite umano che l’handicap comporta, non possono né ridurre,
né scalfire.
L’handicappato ci sollecita più che mai ad una riflessione sul valore della persona e delle sue relazioni in
una dimensione in cui il sociale, lo specialistico, il tecnico devono essere percepiti e vissuti in un orizzonte
di impegno civile ed etico.
L’handicappato non è un disadattato: lo diventa se ciò che lo circonda (famiglia, ambiente, comunità) non
gli consentono di sviluppare al massimo le sue potenzialità. Egli è una persona e in quanto tale, ha una
sua dignità, è portatore di diritti e di doveri, è un valore in sé e non per concessione altrui. Purtroppo,
nella realtà, incontra ancora non pochi ostacoli, in parte dovuti a condizioni oggettive, in parte riducibili a
insufficienti possibilità personali e strutturali.
Ogni persona, ognuno di noi, anela ad un bene sempre più grande: in quest’ottica occorre operare. Il
portatore di handicap ha il diritto di percepire il suo presente e il suo futuro attraverso dinamiche personali
e sociali che gli garantiscano un’esistenza impegnata e costantemente orientata. Ha il diritto di sentirsi
accolto, sostenuto, di trovare motivi concreti di speranza. E’ quindi necessario trovare tutti gli strumenti
necessari per aiutare al meglio le persone soggette a svantaggio fisico, psicologico e sociale. Si tratta di
identificare obiettivi al fine di sostanziare e articolare ulteriormente non solo la rete dei servizi, ma anche
l’azione formativa e informativa sul contesto culturale e socio-politico.
Ecco: è in quest’ottica che si muove la Fondazione San Giuseppe Moscati. Accanto all’impegno per lenire
lo svantaggio nell’indipendenza fisica e per migliorare l’autonomia nella cura delle persone anziane e nelle
attività quotidiane, vuole contribuire, con la testimonianza ideale e operativa, a promuovere uno sforzo
senza riserve anche di carattere culturale per scardinare con la logica evangelica i parametri dell’egoismo,
dell’utilitarismo, dell’edonismo che sorreggono l’emarginazione, la delega deresponsabilizzante e la retori-
ca pietistica caratterizzanti ancora l’attuale contesto sociale.
Sono trascorsi venti secoli da quando Gesù ha compiuto ogni giorno interventi per ridare salute ed effi-
cienza agli uomini che non ne avevano. In questi duemila anni di storia del cristianesimo, l’iniziativa per le
persone in difficoltà è come un filone ininterrotto formato da tanti fili quante sono le forme, le modalità,
le iniziative d’intervento: la Fondazione e l’Ambulatorio Polispecialistico “San Giuseppe Moscati” sono
parti integranti di questo filone.
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Via Orti Approfondimenti
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La sfidadella cronicità
La sfidadella cronicità
Venerdì 13 giugno presso l’Università
degli Studi di Milano, nell’ambito del Con-
vegno Nazionale di Medicina e Persona, si è svolta
una sessione dal titolo “la sfida della cronicità”.
Tale incontro è stato da me moderato con estremo
coinvolgimento e soddisfazione.
Tra gli altri interventi ho potuto
apprezzare quello del nostro
Direttore Sanitario, il Dott. Luciano Lazzaroni. Vor-
rei di seguito esprimere alcune considerazioni sul
tema svolto che possano essere utile spunto per un
dibattito tra tutti gli operatori sanitari.
Chi è il malato cronico?
di Andrea FranzettiPresidente della Fondazione Moscati
V diventa una palpabile nuova condizione di vita.Perché?!Non è rispondendo noi a questo quesito che cam-
biamo la storia di chi soffre ( non ne saremmo
neanche capaci), ma permettendo che questo grido
sia sempre condiviso e rivolto alla vita possiamo
riconoscerne timidamente il senso.
Quindi il principale problema da porsi, il compito di
chi assiste, è quello di una accoglienza, di una com-
pagnia, di un farsi carico condividendo questa
domanda: perché?!
Se saremo seri rispetto a questo potremmo allora
cercar di trovare soluzioni adeguate alla sofferenza
Accoglienza e condivisione sono
il compito e la responsabilità degli
operatori sanitari che si occupano
di chi non può guarire
E’ una persona che non può più guarire!
Così in un momento della propria vita, qualunque
età uno abbia, qualunque esperienza abbia fatto,
uno si rende conto di non guarire più, che la sua
vita e quella di chi gli sta insieme è e resterà segna-
ta da un limite fisico inesorabile, fino alla fine.
Quasi un preludio della fine.
Questa esperienza diventa per l’uomo possibile
disperazione, sconforto, non senso, abbandono di
tutto e di tutti… oppure , per alcuni, pur dentro la
contraddizione, perché nessuno desidera essere
malato, occasione per un senso da scoprire per la
propria vita. È una sfida che viene rinnovata con
l’approfondirsi delle nostre domande.
La domanda aperta su tutto e di fronte a tutti
ed all’esistenza handicappata di chi è affetto da
potologie croniche perché intuiremo ciò che l’uomo
chiede e cerca veramente dietro ogni richiesta,
anche quella più banale o noiosa.
Il titolo del convegno era : “Limiti, risorse e nuove
opportunità in sanità.”
Penso che chi ha a cuore l’assistere un malato cro-
nico si rende anche conto che nella cura di queste
patologie difficilmente si guadagna, anzi spesso
economicamente si perde. La responsabilità rispetto
alle risorse da impiegare ed i costi relativi è ormai
condizione, certo da non esasperare, ma da consi-
derare come parte della consistenza professionale
di ogni operatore sanitario. È necessario quindi che
inizi una cultura di opere grandi e piccole dentro il
mondo sanitario ed assistenziale, pubblico e priva-
to, che inizi ad esprimere l’amore alla persona come
attenzione a tutti i fattori in gioco nella sua cura,
anche quelli economici. Rispetto a noi stessi ed agli
altri abbiamo proprio una responsabilità infinita!
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Approfondimenti Via Orti
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l perché si invecchia resta sempre una domanda
senza risposta. Occorre un modo di pensare ed
operare che ridoni agli operatori la centralità nell'e-
voluzione culturale e pratica del-l'assistenza all'an-
ziano. La risposta del Servizio Sanitario Nazionale,
all'invecchiamento della popolazione dovrebbe
essere guidato, dalle conoscenze acquisite in campo
biologico e clinico dell'"Human aging", che risente
dell'interazione tra fattori genetici e ambientali.
I bisogni dell'anziano, soprattutto dell'ultraottan-
tenne, non sono gli stessi del giovane.
Secondo l' O.M.S. la prevenzione e la riduzione
della disabilità dovrebbero rappresentare gli obbiet-
tivi fondamentali della Geriatria. La produzione di
una buona assistenza sanitaria richiede:
1) Risorse economiche, umane e culturali.
2) Procedure idonee per realizzare gli obbiettivi
3) Risultati misurabili.
Per quanto riguarda le risorse, la spesa destinata
alle strutture ospedaliere, continua a prevalere. La
popolazione ultranovantenne è aumentata però di
sette volte negli ultimi 40 anni, e aumenterà anco-
ra; essa ha esigenze particolari.
I farmaci rappresentano il 12% circa del totale della
spesa pubblica sanitaria (15% circa in Francia e Ger-
mania). Sicuramente si potrebbe risparmiare appli-
cando correttamente linee guida e le esistenti valu-
tazioni del rapporto costo-beneficio dei farmaci uti-
lizzati: gli anziani sono infatti grandi consumatori di
pillole. Molti problemi medici dell'anziano continua-
no ad essere affrontati con i soli farmaci; la terapia
non farmacologia non è ancora molto conosciuta, e
pertanto poco applicata, soprattutto nelle Residen-
ze per Anziani. Il settore sociale dovrebbe svolgere
con più proprietà le sue funzioni, evitando soprat-
tutto l'abbandono sociale e la solitudine, indicatori
dell'efficienza dei servizi con tale tipologia.
La spesa assistenziale, al contrario di quella sanitaria
grava pesantemente sulle famiglie: sarà probabil-
mente necessario per il futuro un'integrazione assi-
curativa contro i rischi della disabilità e della non
autosufficienza, come è già successo in altre nazioni
europee. L'assistenza domiciliare (solo il 9% degli
anziani la riceve, mentre il 2% risiede in strutture di
ricovero) attualmente è gestita prevalentemente dal
settore pubblico; non è sempre soddisfacente, tanto
da spingere le famiglie a soluzioni estemporanee,
ricorrendo all'aiuto di lavoratori extracomunitari.
L'assistenza extraospedaliera, rimane da definire nei
metodi e nelle risorse per adeguarla alle esigenze
dei più vecchi. La prevenzione è un punto cruciale,
ancora ignorato nella pratica geriatria; richiede l'in-
dividuazione dell'anziano fragile,
che è il target primario dell'impe-
gno geriatrico; l'applicazione di
metodologie basate su tecnologie, informatizzazio-
ne, organizzazione e cultura specifica, è indispensa-
bile per ottenere risultati positivi. Anche il vigente
Ordinamento Universitario del Corso di Laurea in
Medicina e Chirurgia, non ha previsto tra obbiettivi
formativi, il problema dell'anziano fragile e del disa-
bile.
Il numero degli anziani fragili, ospiti di strutture e
residenze è destinato ad aumentare in Italia, così
come la spesa conseguente, creando la necessità di
disporre di procedure clinico-terapeutiche adatte
alla "long terme care", orfana di cultura e di inte-
resse.
Le proiezioni consentono di stimare i disabili
1.200.000 nel 2000, ed 1.900.000 nel 2020; è faci-
le pertanto prevedere problemi gestionali, se non si
ricorrerà a soluzioni nazionali e tecnicamente avan-
zate, ma anche economicamente plausibili, in grado
di gestire con equità le risorse disponibili.
E' dimostrato che la prevalenza della disabilità può
ridursi e che è possibile conservare le funzioni e la
salute nell'anziano ricorrendo ad adeguati aggiusta-
menti ambientali, sociali, economici e culturali.
Cronicità e disabilitàCronicità e disabilità
I
di Luciano LazzaroniDirettore Sanitario della Fondazione Moscati
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Via Orti Approfondimenti
uando si parla di disabilità una serie di
parole chiave si sovrappongono, si intrec-
ciano: malattia, terapia, azioni professio-
nali, formazione professionale degli operatori che
con la disabilità lavorano, vivono, convivono,
sopravvivono. La condizione di disabi-
lità ha trovato da sempre nella società
dei sentimenti contrastanti che con
essa si sono modificati, evoluti; un tempo la
società allontanava l'idea del disabile, lo nascon-
deva a sè e agli altri quasi fosse una vergogna,
ora alla persona disabile sono riconosciuti diritti e
assistenza. Le politiche sociali riconoscono la con-
dizione di disabilità, promuovono l'integrazione
della persona disabile e il riconoscimento dei suoi
diritti: la legge n. 68/1999 definisce le norme per
il diritto al lavoro dei disabili. Finalità del legislato-
re è quella di promuovere l'inserimento e l'inte-
grazione lavorativa della persona disabile nel
mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e
Q
di Nadia Simonelli
La disabilità:esperienza di dono
La disabilità:esperienza di dono
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Approfondimenti Via Orti
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di collocamento mirato.
La condizione di disabilità si presenta in modo
dirompente nella vita del soggetto e, soprattutto,
di coloro che lo hanno caro, poichè pone le perso-
ne in una condizione di impotenza di fronte ad
una situazione che stravolge tutta la vita delle per-
sone coinvolte. Disabilità quindi non implica
"solamente" la sfera medica, ma riguarda anche e
soprattutto le relazioni dell'individuo, i suoi rap-
porti, la sua rete sociale e la sua memoria; è pro-
prio su questi punti, spesso trascurati sui quali si
concentra questa riflessione.
La condizione di disabilità coinvolge e sconvolge
le persone che fanno parte della vita dell'indivi-
duo: richiede una partecipazione al soddisfaci-
mento di bisogni che eccedono la cura quotidia-
na; il concetto di rete denota una metafora, cioè
un'immagine della struttura delle relazioni facenti
capo ad un soggetto; le reti sociali sono qualcosa
di diverso da un semplice insieme di rapporti. Esse
rappresentano un sistema di rapporti in cui i lega-
mi fra due o fra tutti i membri si ritiene influenzi-
no il comportamento dell'individuo; in una situa-
zione di disabilità le reti divengono spesso sistemi
di aiuto reciproco per lo scambio di risorse; dal
punto di vista affettivo, esse forniscono nutrimen-
to emozionale, contribuiscono a dar corpo alla
stima di sè e a sentimenti di valore e si mettono a
disposizione per quanto riguarda un interessa-
mento reciproco. Il lavoro dell'operatore si esplica
quindi all'interno del concetto di rete: costruire
legami significativi, aiutare la persona a mantene-
re le proprie relazioni, in una parola, "aver cura
dell'altro"; la famiglia, gli amici, le reti primarie
diventano luogo del dono, l'ambito in cui ci si
prende cura dell'altro. Tuttavia accade che alcuni
bisogni sono troppo gravosi e la famiglia si rivolge
a istituzioni che possono assolvere in parte o in
toto la funzione di cura. Lia Sanicola parla di cure
di comunità nell'esperienza del lavoro sociale
intendendo un intervento che esprime qualcosa di
più e si riferisce al sostegno relazionale che le reti
sociali posono offrire ad un soggetto in difficoltà
non solo quando egli vive nel suo ambiente natu-
rale, ma anche quando egli, per necessità, è
costretto in un altro ambiente, ad esempio l'ospe-
dale o la casa di riposo.
Sempre Lia Sanicola propone l'offerta di cure
comunitarie fin dal momento della presa in carico
in diversi momenti:
- contrattando con le famiglie il mantenimento di
spazi di vita;
- attivando spazi di vita comunitaria che vadano
oltre l'ambito familiare come ad esempio il volon-
tariato, le associazioni che operano all'esterno
dell'istituzione;
- chiedendo agli enti che propongono l'istituzio-
nalizzazione di farsi essi stessi garanti del fatto
che il legame comunitario venga mantenuto;
- valorizzando la specificità delle opere non-profit;
Concludendo, vogliamo evidenziare ulteriormente
quanto il rapporto con l'altro, l'attenzione, sia un
desiderio innato in ogni uomo e come questo
possa rappresentare una cura nel rapporto con la
persona disabile.
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Via Orti Fondazione
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l 23 marzo ci ha lasciato un nostro grande
amico e un operoso artefice della Fondazio-
ne: Gianni Giannattasio.
La nostra è stata una allegra compagnia trenten-
nale, che si è fatta quasi quotidiana dal 1987 con
l’avvio del progetto di realizzazione della Fonda-
zione San Giuseppe
Moscati – costituitasi il
29 marzo del 1988 – e
con la sua successiva personale partecipazione
come consigliere di amministrazione e, dal 1994,
come vice-presidente operativo al mio fianco fino
al 2000. Non intendo fare un panegirico di Gian-
ni, ma dire semplicemente di lui quello che in
lunghi anni di convivenza ci ha testimoniato: era
una persona retta, aperta a qualsiasi ragionato
confronto, fedele al “dovere” inteso non come
esito e, quindi, affermazione di un’autosufficien-
za, ma come coscienza del fine ultimo e quindi di
una dipendenza. Amico generoso, era tipicamen-
te sua una espressione che mi rivolgeva negli ulti-
mi anni, quando, dopo i primi tempi difficili, la
Fondazione prosperava, grazie al suo instancabile
contributo: “che fortuna che hai!”, volendomi
burlescamente attribuire i meriti di un successo
che condividevamo. Amico sincero, di un’amicizia
non sentimentale, ma profondamente convinto
che la compagnia era indispensabile per un ade-
guato cammino morale. Anche dopo aver lasciato
insieme la guida della Fondazione ad amici più
giovani, ma già esperti dell’opera, ha continuato
a seguirne le vicende, spesso richiamato a contri-
buire, con la sua esperienza, alle decisioni più
importanti.
La malattia ha dato i suoi primi segnali nel mag-
gio-giugno dello scorso anno: al progressivo
aggravamento dei sintomi si sono poi aggiunti i
disagi delle terapie e dei ripetuti ricoveri, soppor-
tati da Gianni con il suo spiccato umorismo, ma
anche con una serena disponibilità ad affidarsi a
ciò che gli capitava come cammino al vero signifi-
cato della vita. Il tutto, voglio aggiungere, aiutato
anche dalla affettuosa attenzione di medici amici
che lo hanno curato fino alla fine. Nei nostri
periodici incontri in questi ultimi tempi, quando
eravamo soli, spesso mi diceva, sorridente “…ma
sai, ….io sono pronto….”, ritenendosi completa-
mente appagato dal regalo di una vita compiuta-
mente vissuta.
di Angiolino BigoniPresidente Onorario della Fondazione Moscati
I
Ricordo di GianniGiannattasio
Ricordo di GianniGiannattasio
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30,
2001
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TUTTI NE PARLANO: LA MUTUA SANITARIATempo fa si diceva “è della mutua” per indicare un servizio sanitario dibassa efficienza ed efficacia.Oggi invece le mutue sanitarie rappresentano lapiù importante via d’uscita da una situazione sanitaria nazionale ormaiarenata a causa di risorse economiche dedicate sempre più ridotte.Così quando diciamo “è della mutua” dobbiamo iniziare a capire di cosa sitratta realmente.Una mutua nasce da un gruppo di persone (soci) che decidono di intrapren-dere insieme un’azione di mutuo soccorso partendo dall’esigenza di soddisfa-re il loro bisogno di “sanità” e allargando poi questa possibilità a tutti.I soci sottoscrivono ogni anno le quote associative permettendo all’attività diassistenza della mutua di crescere e di migliorarsi.La mutua sanitaria nasce e cresce basandosi sui valori di solidarietà e sussi-diarietà. Infatti, al contrario delle assicurazioni sanitarie, quando un socio èaccettato non può più essere abbandonato, qualunque malattia lo colpisca oqualunque bisogno abbia; solo il socio può decidere di uscire dalla mutua,mentre con le polizze assicurative anche la società assicuratrice al terminedell’anno può recedere dal contratto e questo avviene di solito quando l’assi-stito “costa troppo”.La mutua risponde, innanzitutto, ad un bisogno sociale: per questo è favoritadal punto di vista fiscale con la possibilità di detrazioni.La mutua decide poi di convenzionarsi per i suoi soci con realtà sanitarie osocio assistenziali che ritiene adeguate alle prestazioni richieste.Gli assistiti della mutua essendo soci possono loro stessi giudicare le conven-zioni ed i servizi offerti per confermarli, migliorarli o cambiarli quando nonvengono più ritenuti idonei. È possibile anche verificare il livello di prestazio-ni che la mutua propone anche prima di aderirvi, controllando la qualità deicentri e dei professionisti con cui è convenzionata ed anche proponendo diattivare convenzioni con chi si ritiene opportuno, secondo l’esperienza perso-nale di ciascuno.Anche le quote annuali associative sono sottoposte al giudizio del consigliodella mutua che, ogni anno, le dove ritenere adeguate al livello di assistenzapercepito.La mutua sanitaria è quindi un’opera in cui tutti sono protagonisti nellasolidarietà e nella sussidiarietà.È proprio “roba della mutua” quella che oggi riteniamo essere un passoimportante nella ricerca di “buone risorse” in ambito sanitario e socio assi-stenziale.
Andrea FranzettiPresidente
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SPECIALE FONDAZIONE MOASCATI
Obiettivo Salute, Società di Mutuo Soccorso che opera nel campo dell’assistenza sanitariaintegrativa, in seguito alla convenzione con la Fondazione Moscati, ha individuato, pertutti gli utenti dei servizi sanitari della Fondazione, un efficace strumento di tutela sanita-ria, a condizioni particolarmente vantaggiose, denominato “SPECIALE MOSCATI”.Il pacchetto prevede il rimborso delle spese per ricoveri dovuti a Grandi Interventi Chirur-gici e il rimborso per gli esami di laboratorio, la diagnostica strumentale e le visite speciali-stiche. Le prestazioni di diagnostica e specialistica ambulatoriale, comprendono gli esamistrumentali (radiografie, ecografie, doppler, esami cardiologici, tac, risonanza magnetica,ecc.), tutti gli esami di laboratorio, ogni tipo di visita specialistica ed altre prestazionimediche ambulatoriali come piccoli interventi chirurgici e medicazioni.
Grazie alla convenzione con la Fondazione Moscati e associandosi ad ObiettivoSalute, Lei e i suoi familiari potrete ottenere il rimborso delle spese effettivamentesostenute secondo quanto previsto dal pacchetto “Speciale Moscati”.
I principali vantaggi offerti da una Mutua rispetto ad un’analoga polizza sanitaria sono:- Risparmio fiscale: può detrarre il contributo alla mutua nella misura del 19%, fino a € 1.291,00, in aggiunta alla eventuale detrazione delle polizze vita.- Diritto alla continuità di assistenza: il sottoscrittore delle prestazioni è più che uncliente, un socio: non c’è infatti possibilità per la Mutua di recedere dal contratto in essere,mentre il socio può decidere ogni anno se rinnovare la sua quota associativa;- Libertà di scegliere dove farsi curare grazie anche alle numerose convenzioni con realtàospedaliere, case di cura, centri diagnostici e laboratori.
Attivare direttamente la copertura è facile!Compila e sottoscrivi il Coupon di Attivazione in allegato, il Regolamento e il modulo Privacyscaricandoli dal sito Internet cliccando su “Speciale MOSCATI” ed effettua il pagamento del-l’importo relativo al pacchetto prescelto tramite bonifico sulle seguenti coordinate bancarie:
C/C 3189 – ABI 1025 – CAB 20201 intestato ad OBIETTIVO SALUTESAN PAOLO IMI - AG. 1 LEGNANO
CAUSALE: PACCHETTO “SPECIALE MOSCATI”
Rispedisci i documenti firmati in originale e copia del bonifico effettuato direttamentead Obiettivo Salute – Via Venegoni, 94 – 20025 Legnano (MI).
Per maggiori informazioni chiama subito il numero verde 800.990.290 (orario ufficidalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.30) oppure scrivici all’indirizzo [email protected]
ATTENZIONE- Le malattie pregresse non sono coperte;- L’iscrizione è consentita a chi ha meno di 60 anni di età;- L’elenco delle strutture convenzionate e dei Grandi Interventi Chirurgici ammessi sonovisibili sul sito www.obiettivosalute.org
Obiettivo Salute
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Pacchetto baseInclude la copertura spese per Grandi Interventi Chirurgici ed i servizi offerti dal pacchetto "Pronto Assistence".
Pacchetto medioInclude il Pacchetto Base ed, in aggiunta, la copertura delle spese per Visite Specialistiche, Analisi di Laboratorio ed Indagine Dagnostiche.
Pacchetto ampioInclude il Pacchetto Medio ed, in aggiunta, la copertura delle spese per RicoveriGenerici.
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Da spedire a: OBIETTIVO SALUTE, SOCIETA' DI MUTUO SOCCORSOVia Venegoni 94 - 20025 Legnano (MI)
Desidero ricevere maggiori informazioni su:
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OBIETTIVO SALUTESocietà di Mutuo Soccorso
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CHIEDEdi attivare la Protezione “Speciale Moscati” e di essere ammesso quale socio della Società di Mutuo Soccorso«Obiettivo Salute» con sede a Milano in Via Melchiorre Gioia 181, insieme al proprio nucleo familiare sotto
elencato, i cui componenti maggiorenni sottoscrivono la presente ai medesimi effetti. Il sottoscritto dichiaraaltresì di esercitare la potestà genitoriale /tutela sui componenti minorenni della propria famiglia. Nel caso di
non ammissione le quote anticipate, così come sono state versate, verranno retrocesse al sottoscritto.
NUCLEO FAMILIARE
2) Cognome ___________________________________________________ Nome __________________________________________________
Residente in via ________________________________________________ Telefono________________________________________________
Cap ____________ Città __________________________________________________________________________________ Provincia ________
Data di nascita ________________________________________________ Luogo di nascita ___________________________________________
Professione ___________________________________________________ Codice Fiscale ____________________________________________
E-Mail _______________________________________________________ Firma _____________________________________
3) Cognome ___________________________________________________ Nome __________________________________________________
Residente in via ________________________________________________ Telefono________________________________________________
Cap ____________ Città __________________________________________________________________________________ Provincia ________
Data di nascita ________________________________________________ Luogo di nascita ___________________________________________
Professione ___________________________________________________ Codice Fiscale ____________________________________________
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4) Cognome ___________________________________________________ Nome __________________________________________________
Residente in via ________________________________________________ Telefono________________________________________________
Cap ____________ Città __________________________________________________________________________________ Provincia ________
Data di nascita ________________________________________________ Luogo di nascita ___________________________________________
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News Via Orti
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Il ritorno delle malattie infettive
Il ritorno delle malattie infettive
epidemia di polmonite atipica da coro-
navirus sembra essere quasi risolta gra-
zie ad un grande sforzo internazionale di rileva-
zione e di contenimento. Certamente almeno due
casi sono giunti in Italia, sono stati ricoverati pres-
so l’Ospedale “L.Sacco” di Milano ed in essi gli
esami hanno mostrato senza dubbio la presenza
del virus.
Questo ha riportato l’attenzione, come periodica-
mente accade, sulle malattie infettive. Il nuovo
virus (SARS CoV), come Ebola ed altri germi, è
contenuto ma non scomparso, e potrebbe causa-
re, dice l’OMS, epidemie in futuro anche in Paesi
diversi da quelli da cui è partito. Inoltre la SARS
ha distolto l’attenzione da due piccole epidemie,
L’ per certi versi preoccupanti, di influenza aviaria,verificatesi in quei giorni ad Hong Kong ed inOlanda. La Fondazione San Giuseppe Moscati ha
scelto di avvalersi della consulenza del Dr. Ame-
deo Capetti, specialista infettivologo in ruolo
presso la 1° Divisione di Malattie Infettive dell’O-
spedale “L.Sacco”, che ha seguito personalmente
i casi di SARS italiana citati. La consulenza spa-
zierà dalle malattie tropicali e relative vaccinazioni
alle epatiti, alle malattie infettive italiane (morsi di
zecca, mononucleosi acuta e cronica, toxopla-
smosi, broncopolmoniti, infezioni complicate o
ricorrenti dei vari organi, ecc.), alle infezioni inte-
stinali ed alle febbri di natura non identificata.
AGUS Giovanni Battista Chirurgia vascolare
ALETTI Leandro Ginecologia
ANCONA Teresa Psicologia
BALLARDINI Giovanni Gastroenterologia
BIGONI Angiolino Otorinolaringoiatria
BIGONI Antonio Giudo Otorinolaringoiatria
BIGONI Marco Ortopedia
BOZZANI Alberto Gastroenterologia
BOZZO Gabriella Ginecologia
BUTTARO Anna Dietologia
CARUGO Stefano Cardiologia
CASALICCHIO Emanuela Logopedia
CASATI Luca Otorinolaringoiatria
CENTEMERI Roberto Posturologia
CIPOLLINI Tito Chirurgia plastica
CROCI Simonetta Dermatologia
DE MARTINI Mario Cardiologia
DE SIMONI Mario Ecotomografia
DI GENNARO Salvatore Ecotomografia
DRAGONETTI Alberto Otorinolaringoiatria
FABBRI Annamaria Fisiatria
FERRARI Alberto Cardiologia
FERRARIO Laura Virginia Medicina Interna
FORCELLINI PIerantonio Odontoiatria
FOSCHI Diego Chirurgia
FRANZETTI Andrea Otorinolaringoiatria
GARBETTA Francesca Romana Endocrinologia
GRIECO Antonio Cardiologia
IMBASCIATI Enrico Nefrologia
LA PLACA Giacomo Otorinolaringoiatria
LAZZARONI Luciano Gerontologia
MALTAGLIATI Angela Allergologia
MANDRESSI Alberto Urologia
MAPELLI Sergio Ortopedia
MARTINA Elisabetta Oculistica
MELOTTI Emanuela Dermatologia
MONTEMERLO Massimo Cardiologia
MONTI Luca Otorinolaringoiatria
NASSIVERA Cristina Oculistica
NUCCI Raoul Giuseppe Otorinolaringoiatria
ORMELLESE Giorgio Otorinolaringoiatria
PAGNACCO Elena Posturologia
PARONZINI Alberto Ortopedia
PATERLINI Giuseppe Pediatria
PUGLIESE Raffaele Chirurgia
RANDELLI Pietro Ortopedia
RICCI Pietro Oculistica
RIGHINI Paolo Carlo Maria Chirirgia Vascolare
ROSSI Alessandro Luigi Odontoiatria
SABBADINI Maria Grazia Reumatologia
SARCINA Antonio Chirurgia vascolare
SCARABELLI Gabriele Dermatologia
SCARFONE Giovanna Ginecologia
SCHWEIZER Fiammetta Oculistica
SONATO Augusta Dietologia
TEL Aldo Gastroenterologia
VALLI Giorgio Neurologia
VIGNALI Giorgio Neurologia
ZAGRA Luigi Ortopedia
ZANASI Giulio Gastroenterologia
ZORZOLI Cesare Chirurgia vascolare
Collaborano con la Fondazione Moscati
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Via Orti Scienza Medica
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Vertigine: il primo
affrontovolta cause patogenetiche differenti.
Importante per la diagnostica ORL se si sospetta
una vertigine di origine periferica ( labirintosi,
malattia di Menière, vertigine posizionale, …)
risultano essere gli esami audiologici e l’esame
otovestibolare (OTV).
Il nistagmo può essere registrato anche con mag-
gior precisione mediante una Elettronistagmogra-
fia (ENG).
Un esame ABR ( potenziali evocati del tronco
encefalico) è invece importante per evidenziare
patologie del nervo acustico e vestibolare come
neurinomi, neutiti, ecc…
Solo molto raramente è necessario eseguire una
TAC o una RM della regione encefalica e della
fossa cranica posteriore.
Bisogna saper poi differenziare una vertigine da
una pseudovertigine che è invece una sensazione
di mente confusa, di vuoto, di instabilità, fre-
quente in disturbi di origine neurologica. Impor-
tanti sono anche tutte le sensazioni di disequili-
brio associate alle cefalee o emicranie, spesso
dovute a problematiche di origine microcircolato-
ria. Tutti i medici che affrontano il problema del-
l’equilibrio devono anche tener presente nella
diagnosi differenziale patologie sistemiche come:
sclerosi multipla, epilessia, disturbi endocrini
come diabete o ipotiroidismo, ecc…
E’ a volte importante considerare tutti i farmaci
che il paziente assume perché il disturbo vertigi-
noso potrebbe essere un effetto collaterale di tali
terapie. Nell’anziano spesso lo sbilanciamento è
invece dovuto a problemi di natura articolare-pro-
priocettiva , cataratta, ipoacusia, neuropatie
Vertigine: il primo
affrontol sintomo vertiginoso non definisce che un
insieme di sensazioni allucinatorie che devo-
no essere decifrate per poter stabilire un corretto
iter diagnostico e quindi terapeutico.
Dopo il medico di medicina genera-
le, solitamente il paziente vertigino-
so viene visitato dallo specialista
otorinolaringoiatra o dal neurologo.
Infatti la maggior parte delle cause della vertigine
deriva da patologie dell’apparato vestibolare peri-
ferico e centrale.
Non dobbiamo però dimenticare che l’equilibrio
dipende anche da numerosi sensori periferici
(occhi, propriocettori del collo e del rachide, …) e
da un sistema di “decodificazione centrale, il
tronco encefalico ed il cervello, che può essere
influenzato anche da fattori di tipo circolatorio.
La sinergia tra gli specialisti che seguiranno l’iter
diagnostico è allora decisiva, anche per non ese-
guire o ripetere esami inutilmente e per arrivare
ad una diagnosi certa nel minor tempo possibile.
Esistono dei segni semeiologici che possono esse-
re importanti nell’indirizzare alla diagnosi.
Il nistagmo (movimento orizzontale, rotatorio o
verticale degli occhi) è fondamentale per sospet-
tare un danno centrale o periferico del vestibolo,
oppure in sua assenza durante le crisi, una cupo-
lolitiasi del labirinto (Vertigine Parossistica Posizio-
nale Benigna) che è facilmente risolvibile con
delle “manovre liberatorie “ che esegue l’otorino.
L’associazione ad altri segni come la deviazione
degli indici all’indicazione o la deviazione della
marcia, esprime delle sindromi vertiginose dette
armoniche o disarmoniche che indicano a loro
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di Giovanni B. Agus
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distali, ecc… Infine non dobbiamo dimenticare la
sintomatologia vertiginosa associata a stati di
depressione, stress, o a disturbi psichici anche più
gravi. Appare quindi chiaro come il problema
terapeutico sia direttamente legato ad una accu-
rata e corretta diagnosi che diventa un punto
decisivo nell’affronto della patologia vertiginosa.
Possiamo anzi sostenere che terapie sintomatiche
eseguite prima di giungere ad una diagnosi spes-
so la rendono difficile o impossibile e che terapie
somministrate senza un razionale in modo empiri-
co spesso si rivelano dannose.
Andrea Franzetti, Antonio Bigoni, Raul Nucci,
Giacomo La Placca (L’ equipe specialistica ORL
della Fondazione per la vestibologia);
Giorgio Valli , neurologo;
Pietro Ricci, oculista.
Vertigini Vertigo: la parola latina – che peraltro anche in
inglese indica la vertigine – rappresenta in assolu-
to il sintomo medico più comune nella popolazio-
ne sopra i settanta anni. La vertigine è in realtà
comune anche sotto questa età.
Un celebre film di Hitchcock, Vertigo appunto,
mostra più volte con precisione la sintomatologia
vertiginosa del suo protagonista James Stewart
alle prese con la bellissima Kim Novak, la donna
che visse due volte (questo fu il titolo dell’ edizio-
ne italiana del film). Con lo straordinario “effetto
di distorsione”, quando Stewart guarda nella
tromba delle scale di un campanile (“effetto
zoom” : tutto prima si allontana e poi si ha la
repentina proiezione in avanti), la crisi vertiginosa
del protagonista gli impedisce di salvare la donna
dall’ atto di buttarsi dall’ alto del campanile.
Vertigine dunque, condizione comune ed anche
spesso considerata “malattia” per se stessa assai
diffusa. Ma quali cause possono provocare que-
sta vera e propria disabilità ? Quali i medici spe-
cialisti in gioco per diagnosi e terapie altrettanto
numerose quanto differenti caso per caso?
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L’insufficienza cerebro-vascola-re “Vertebro-basilare”Di G. B. Agus, chirurgo vascolare e angiologo
Un terzo circa di tutti i 200.000 EcoColorDoppler
eseguiti in un anno negli ambulatori pubblici
della Lombardia per studiare la circolazione arte-
riosa del nostro cervello sono effettuati per il
sospetto di insufficiente irrorazione sanguigna
della parte posteriore del cervello (definita
appunto “vertebro-basilare”). E’ ormai noto il
principio di studiare la circolazione con l’ effetto
Doppler unito alla visione ecografica dei vasi san-
guigni, meglio se a colori.
Questo imprescindibile esame diagnostico non
invasivo caratterizza la specializzazione angiologi-
ca, ma lo specialista rimane protagonista nell’
ascoltare e visitare il paziente per comprendere i
sintomi ed i segni della possibile malattia.
La vertigine è spesso il sintomo di un insufficien-
te arrivo di sangue alla base del cranio e del cer-
vello. Può essere causata dalla malattia più diffu-
sa del mondo occidentale, l’ aterosclerosi, che
restringe, chiude o embolizza i nostri vasi sangui-
gni; o può essere determinata da una compres-
sione dall’ esterno delle arterie vertebrali che
decorrono nel nostro collo, in parte dentro le
vertebre cervicali . Così si comprende come la
comune artrosi, un’ improvvisa rotazione del
capo, una improvvida manipolazione, possono
anch’ esse generare un’ insufficiente irrorazione
della parte posteriore del cervello deputata a
importanti funzioni intellettive, uditive, visive e
motorie. Fatta la diagnosi , in prospettiva multi-
disciplinare, l’ angiologo ha diverse armi farmaco-
logiche a disposizione ed il chirurgo vascolare,
selettivamente, può ripristinare la circolazione
compromessa mediante disostruzione del vaso
colpito o bypass dello stesso.
Una nuova opportunità diagnostica : la stabilometriaDi R. Centemeri, posturologo
La stabilometria é un esame strumentale con il
quale é possibile studiare la funzione, fisiologica
o patologica, dei meccanismi che presiedono
all'attivazione-inibizione dei muscoli fasici. Per
capire ciò bisogna cercare di focalizzare la propria
attenzione sulle oscillazioni del nostro corpo
allorché restiamo fermi, in piedi, ad occhi chiusi.
attraverso questa esperienza è infatti possibile
rendersi conto che in una simile circostanza non
siamo immobili ma oscilliamo. L'oscillazione è la
tendenza, per effetto della forza di gravità del-
l'ambiente in cui viviamo, del nostro corpo a
cadere verso terra e la reazione, per contrazione
dei muscoli scheletrici, a non cadere. Pertanto è
possibile, studiando la proiezione del centro di
gravità del corpo sul suolo, valutare l'efficacia di
questo meccanismo antigravitazionale ed anche
l'influenza dei recettori che ci permettono di
orientarci nell'ambiente di vita: occhio, orecchio,
piede, sulla facilitazione-inibizione dei muscoli
scheletrici. La stabilometria permette inoltre di
monitorare andamento del quadro clinico in
modo non invasivo e di verificare se le strategie
terapeutiche consigliate, dall'applicazione di
plantari propriocettivi al trattamento manipolati-
vo osteopatico o all'applicazione di diottri sferici
o piani, sono favorevoli o meno al miglioramento
del disturbo principali.
Presso la Fondazione Moscati più Specialisti e
Medici di Medicina Generale che trattano la
problematica vertiginosa si sono paragonati a
fondo per definire delle strategie diagnostiche e
terapeutiche comuni ed indirizzate in modo per-
sonalizzato ad ogni singolo Paziente.
Riteniamo indispensabile che il primo livello
dello studio diagnostico sia eseguito dallo spe-
cialista Otorinolaringoiatra che una volta inqua-
drato il problema indirizzerà il Paziente ad altri
specialisti o ad altri esami più approfonditi ese-
guibili sempre presso il Poliambulatorio della
Fondazione S. G. Moscati.
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Via Orti Testimonianze
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Ci sono stati raccontati vari episodi della sua vita
dai quali è emersa la figura di un uomo, un medi-
co, un santo che ha incontrato Cristo, che si è
lasciato afferrare e abbandonandosi a lui è riusci-
to a permeare di questa presenza tutta la realtà
che ha incontrato.
Ha curato i malati guardando a loro
non come a delle creature che aveva-
no solo bisogno di medicine ma li ha
abbracciati con uno sguardo più gran-
de che arrivava al bisogno delle anime
con loro pregava e spesso consigliava
loro la confessione.
Un viaggio per recuperare Un viaggio per recuperare Nel mese di aprile ci è stata data l’occa-
sione di fare un pellegrinaggio a Napoli
per conoscere meglio, visitando i posti
dove ha vissuto e operato il santo di cui
la nostra casa di riposo porta il nome
“San Giuseppe Moscati”.
La gita a Napoli è stata un’esperienza positiva in piùaspetti, iniziando dai preparativi -per il viaggio fino
ai saluti finali. Siamo riusciti ad organizzare unviaggio in treno molto simpatico, dove ognuno ha
portato qualcosa, come cibarie e bibite, da dividerecon tutti, creando uno spirito di gruppo che a volte,nell’ambito lavorativo, è difficile da creare e mante-nere. Ho avuto modo di approfondire i rapporti con i
miei colleghi e non solo; tutte le figure lavorativeerano rimaste a casa e tutti ridevano, scherzavanoe parlavano liberamente. Mi ricordo l’allegria e la
spontaneità di alcuni dottori nel fare delle simpati-che scenette che hanno movimentato le nostre sera-te; tutto ciò mi ha permesso di rivalutare e stimaremaggiormente alcune persone. La vacanza non è
stata solo svago e divertimento, ma anche cultura;ho avuto la possibilità di visitare chiese e monumen-ti di una bella città italiana, ma in particolare, hoavuto l’occasione di potermi avvicinare alla figura
di San Giuseppe Moscati, vedendo il luogo in cuisono state riposte le sue reliquie, il suo studio e sen-tendo il racconto della sua storia di Santo che cono-scevo marginalmente. Al ritorno a Milano ero stan-ca, ma felice di aver passato dei giorni insieme ai
“miei amici della Fondazione Moscati”; quindi possoconcludere dicendo che questa vacanza napoletana
rimarrà sempre tra i miei ricordi più belli.
Cioffi Rita Aurelia
Siamo grati alla Fondazione che ciha regalato la possibilità di conosce-re i luoghi dove S. G. Moscati ha vis-suto e dove ha largamente donato achiunque si rivolgesse a Lui, la sua
notevole preparazione professionalee la carità di un cuore innamoratodi Dio.Visitando la cappella a Luidedicata nella Chiesa del Gesù, sitocca con mano quanto sia amatodal popolo napoletano che lo ha
visto chinarsi sui più poveri con lastessa cura con la quale seguiva ipiù illustri personaggi che a Lui si
erano rivolti.Non si può lasciare Napoli senzainterrogarci sul nostro modo di
accostare i nostri ospiti.
Marcella
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Testimonianze Via Orti
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l’origine del nostro operatol’origine del nostro operatoAi suoi allievi insegnava con la vita come vivere di
fronte alla sofferenza e al mistero dell’esistenza,
credeva che Cristo può trasformare una realtà
negativa come la sofferenza, la malattia e persino
la morte in un’occasione di bene.
Abbiamo ripercorso i suoi passi ci siamo tuffati
nella sua opera, con lui ci siamo inginocchiati
davanti a Dio, abbiamo chiesto perdono per la
nostra fragilità e inadeguatezza al compito grande
che ci ha chiamato a compiere e toccando le sue
mani abbiamo chiesto il suo aiuto per ricominciare
il nostro lavoro con rinnovato entusiasmo.
Mi piace terminare citando le parole di San Gio-
vanni Moscati tratte da una lettera scritta al Dott.
A. Guerricchio suo assistente medico:
“Non la scienza, ma la carità ha trasformato il
mondo in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini
sono passati alla storia per la scienza, ma tutti
potranno rimanere imperituri; simbolo dell’eter-
nità della vita, in cui la morte non è che una
tappa, una metamorfosi per un più ascenso, se si
dedicheranno al bene.” E questo è per ognuno di
noi in qualsiasi ruolo siamo.
Testimonianza di Maria Teresa Volpi
L’esperienza del viaggio a Napoli in visita al medico San Giuseppe Moscati,sicuramente è stata un’occasione per conoscerci tra di noi, al di fuori del-l’ambito lavorativo oltre che il desiderio personale di vedere la Persona, latomba, la statua, le stanze, lo studio, e tutti i ringraziamenti delle persone
miracolate. È stata una crescita interiore unita allo svago.Sarebbe stato un dono conoscere personalmente una Persona così, per
coglierne suggerimenti, umiltà, pazienza, solidarietà e a seguito di autocri-tica, cercare di migliorare alcuni atteggiamenti che sul lavoro o nella quo-tidianità non si attuano. Personalmente questo Santo mi ha portato tanta
fortuna e ha fatto sì che, dopo sei anni di disoccupazione, e tanta preoccu-pazione e sfiducia nel futuro, io abbia potuto vedere la luce.
Non vuole essere retorica, ma vi assicuro che sono esperienze che vannovissute. Questo viaggio è stato interessante anche per altre visite come: lecattedrali, S. Gennaro, i quadri del Caravaggio e la stessa città di Napoli,
con i suoi pro e i suoi contro, ma pur sempre solare.
Angela Scarlino
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Annetta con la palla rossa, 2002
VIA ORTI - ESPERIENZE DI SALUTE • A CURA DELLA FONDAZIONE S. GIUSEPPE MOSCATI-ONLUS Allegato a TEMPI n. 34/35
del 21 agosto 2001 • Fondazione San Giuseppe Moscati - Onlus • Via Orti, 27 - 20122 Milano • tel. 02/55187239 - fax 02/5517754. Hanno collabora-
to: Coordinamento redazionale: Giancarlo Tettamanti Coordinamento scientifico: Giovanni Battista Agus Coordinamento editoriale:
Giuseppe Costa Comitato di redazione: Giovanni Battista Agus, Angiolino Bigoni, Giancarlo Cesana, Giuseppe Costa, Andrea Franzetti, Luciano
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