INMETEO MAGAZINE 4

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Il Regolamento tecnico è un insieme di norme approvate dal Consiglio Direttivo e previsto nello Statuto dell’Associazio- ne. Com3 Il C.D. rende pubblica ai soci la possibilità di interagire con esso in occasione di determinate riunioni dello stesso; l’interazione è attiva in termine di opionioni e consulenze tecniche e le decisioni restano a carico del C.D. La sua utilità sta nel disciplinare attraversò regole le si- tuazioni di ordine pratico che non vengono riportate nello Statuto.

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Finalità Associazione “INMETEO”

Dall’Art. 2 (Finalità dell’Associazione) dello Statuto dell’associazione NO PROFIT InMeteoLe specifi che fi nalità dell’Associazione di promozione sociale InMeteo sono:

1) Effettuare e pubblicare Bollettini Meteo e Previsioni del Tempo sul sito www.inmeteo.it (e relativi siti affi liati) e tramite i mass-media, fornendo un servizio di informazione e di divulgazione scientifi ca 2) Effettuare e favorire la ricerca e lo studio scientifi co, organizzare convegni, seminari, conferenze e corsi di forma zione professionale; pubblicare il risultato di quanto suddetto sul web o tramite pubblicazioni particolari. a) Pubblicare la Rivista “InMeteo Magazine” con cadenza trimestrale per i soci e chi ne fa richiesta (a secon da delle modalità decise in comune accordo dal consiglio direttivo) b) Creare un sussidio per la pubblicazione di Libri di natura meteorologica e scientifi ca, soprattutto all’inter- no dell’associazione 3) Facilitare la riunione di appassionati di meteorologia attraverso il web, convegni e incontri. 4) L’installazione e la gestione, nell’osservanza delle relative norme legislative e regolamentari, di stazioni meteoro logiche e quant’altro utile allo studio dei specifi ci fenomeni, nonché di eventuali sistemi informatici ed informativi di collegamento. 5) Stipulare delle convenzioni con negozi e rivenditori autorizzati di materiale meteorologico e affi ne. 6) Fornire ai soci materiale informatico per migliorare il monitoraggio e l’attività meteorologica sul web. 7) Stipulare convenzioni con importanti centri di raccolta dati. 8) Elaborare strutture informatiche complesse ed utili alla meteorologia nell’ambito associativo ed esterno, mediante la costruzione di piattaforme adatte e la possibilità di offrire servizi di supporto. 9) La promozione di corsi di formazione e di aggiornamento per alunni ed insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado.

REGOLAMENTO TECNICO Art 1Com 1Le attività dell’associazione vengono rese note attraverso il portale, le newsletter e gli annunci via forum. Le attività più importanti, invece, riceveranno attenzione più particolare e di conseguenza si invieranno gli avvisi via posta.

Com2Le entrate e le uscite dalla cassa associativa verranno annotate sempre nel registro amministrativo, il quale è conservato nella sede legale. Tutti i dettagli verranno inseriti contemporaneamente via web nella sezione privata del forum

Com3Il C.D. rende pubblica ai soci la possibilità di interagire con esso in occasione di determinate riunioni dello stesso; l’interazione è attiva in termine di opionioni e consulenze tecniche e le decisioni restano a carico del C.D.

Com4I soci possono essere chiamati a votare per sondaggi e/o proposte di attività presentate dal C.D. e allo stesso modo possono presenta-re proposte al C.D.

Art 2

Il Consiglio Direttivo può riunirsi attraverso sistemi di telecomu-nicazione e prendere decisioni durante questi incontri. Valgono le stesse regole qualora vi sia impedimento o assenza (delega per votazioni verso un membro del C.D.)Viene nominato un segretario che ha il compito di stendere un ver-bale; lo stesso verrà stampato e allegato al registro dei verbali.

Il Regolamento tecnico è un insieme di norme approvate dal Consiglio Direttivo e previsto nello Statuto dell’Associazio-ne.

La sua utilità sta nel disciplinare attraversò regole le si-tuazioni di ordine pratico che non vengono riportate nello Statuto.

Tutta l’associazione concorre nella realizzazione delle norme di codesto regolamento; la discussione delle norme avviene sul forum (precisamente nella sezione riservata ai soci inmeteo).

Sono stati approvati i seguenti primi due articoli.

Per ulteriori informazioni scriveteci a [email protected]

La nostra associazione è convenzionatacon la ditta Barotherm di Orsini Aldo(sconti su stazioni meteo Oregon e La Crosse)

Per le informazioni visita www.inmeteo.it

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sommario numero 1/2008sommario numero 1/2008

InMeteo Magazine Periodico trimestrale di InMeteo Associazione NO - PROFIT di Meteorologia

Anno 2 - Gennaio 2008 - Numero 4

Direttore Responsabile

Domenico Papandrea

Capo Redattore

Giancarlo Modugno

Vice Capo Redattore

Paolo De Luca

Comitato di Redazione

Giancarlo ModugnoVittorio VillasmuntaPasquale AbbatistaAnnalisa Muschitiello

Redazione

E mail: [email protected]

http://www.inmeteo.it

Progetto Grafi co e Composizione

Giancarlo Modugno

Stampa

“Pubblicittà” - Roma

Autorizzazione del Tribu-nale di Bari con decreto numero 8 del 28/02/2007

2 L’associazione InMeteo compie un anno di Giancarlo Modugno

2 Andamento climatico mondiale nel 2007 di Giuseppe Conteduca

3 Intervista ad Antonello Pasini di Gancarlo Modugno

4 Infl uenza delle temp superfi ciali marine... di Paolo De Luca

7 Concetto di Predicibilità di Giancarlo Modugno

8 La Modellistica del Ten.Francesco Montanaro

12 Focus Puglia: qualche dato per il 2007 di Giuseppe Conteduca

13 Il Buran del 14-15 Dicembre in Puglia di Giancarlo Modugno

16 Storico di San Giovanni Rotondo di Sante Barbano

19 News Associazione InMeteo di Giancarlo Modugno

InMeteo Magazine e www.inmeteo.it sono due mezzi d’informazione che nascono con lo scopo di divulgare la scienza e la cultura meteorologica. Chiunque volesse contribuire con articoli e commenti agli articoli pubbli-cati può scriverci al seguente indirizzo mail: [email protected]

Finalità Associazione “INMETEO”

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sono da ricordare le stazioni sul Garga-no, dove alcuni soci si sono impegnati molto nelle attività creando addirittura una sezione distaccata, di cui Sante Barbano è il Presidente.

Una delle attività più riuscite è senza dubbio il magazine: la rivista è arrivata al suo quarto numero pubblicando molto materiale didattico e di ricerca, a volte anche inedito.

Grazie alle importantissime collabo-razioni con altri enti e associazioni (vedasi l’associazione MeteoNetwork e l’Osservatorio Newton) si punterà a migliorare nel prossimo anno associati-vo proprio alcune delle attività su

Restringendo il nostro campo d’analisi alle terre emerse, dopo Gennaio , Apri-le risulta il mese più caldo con +1,52°, sempre considerando l’area nord del Globo.

I dati citati sono stati elaborati dal-l’NCDC( Global Surface Temperature Anomalies) facente parte del NOAA (www.noaa.gov ) .

citate e senza dubbio si proverà a migliorare ancora di più il “pacchetto” di servizi che l’associazione rende disponbilie ai soci e ad eventuali enti.

L’Associazione ha raggiunto i 40 soci e la cosa sorprendente è che provengono da tutta Italia e non solo dalla Puglia, regione in cui è “viva” l’associazione stessa. Auguriamo quindi tanti auguri a tutti i soci e a tutti i collaboratori degli enti con cui siamo in collaborazione sia per questa occasione.

In un anno di vita l’associazione è stata molto attiva e può dire di aver seguito tutte le sue fi nalità nel percorso ancora lungo che la caratterizza.

Sono da ricordare assolutamente i due convegni organizzati in Puglia (Biton-to, 26-27 Aprile; Vico del Gargano 1 Settembre) in cui i nostri soci si sono confrontati con le cittadinanze seguiti dai militari dell’Aeronautica di Gioia del Colle. Tutto ciò sempre con l’intento di cercare di portare la cultura meteorologi-ca tra la gente.

Alcuni soci hanno persino installato le prime stazioni meteorologiche grazie alle convenzioni attuate con l’associazione:

Il 2007 si è classifi cato fra gli anni più caldi di sempre. Basti solo mensionare Gennaio che si è rivelato il mese con lo scarto d’anomalia positiva più ampio di tutti i tempi. Rimanendo in tema, Gen-naio chiude con uno scarto dalla media di +0,82° considerando terre emerse e oceani.Focalizzando l’attenzione sull’andamen-to termico dell’emisfero boreale ( sempre considerando terre emerse e oceani) , notiamo quanto la situazione sia peggiore con un anomalia di +1,14°; la situazione termica scalza nettamente il febbraio 2002 ( +1,03°).L’emisfero sud si ferma a +0,49° bilan-ciando solo in parte la forte anomalia positiva registrata sulle Terre emerse dell’emisfero Nord ( +1,72°).Le temperature miti registrate durante la prima parte dell’anno, specie in sede boreale, sono da ricollegare al Nino par-ticolarmente forte.Per una panoramica generale ecco le anomalie mensili dell’emisfero boreale fi no al mese di Novembre; inutile dire che passati in regime di Nina le anomalie si sono ridimensionate:

sono da ricordare le stazioni sul Garga- citate e senza dubbio si proverà a In un anno di vita l’associazione è stata

L’ASSOCIAZIONE INMETEO COMPIE UN ANNOdi Giancarlo Modugno - Vice Presidente “InMeteo”, Fondatore del portale www.inmeteo.it

L’ANDAMENTO CLIMATICO MONDIALE NEL 2007 di Giuseppe Conteduca, Socio, Redattore e Consigliere “InMeteo”

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precise per l’infl uenza dei vari contri-buti.

Nel sistema clima nulla è lineare (ci sono ad esempio effetti di saturazione) e dunque non possiamo attribuire alle singole cause percentuali di infl uenza che vadano a sommarsi linearmente per riottenere alla fi ne il 100%. To-gliendo però dal sistema che simulia-mo sul calcolatore una causa alla volta possiamo vedere l’infl uenza della sua non considerazione e dunque capirne l’importanza.

L’aumento della temperatura registrata in varie zone del nostro sistema solare può avere una con-nessione logica con il nostro Global Warming ?

Pur non essendo un esperto di plane-tologia, ho cercato di documentarmi, perché questo effetto potrebbe essere di interesse. Anche parlando con una planetologa, ho tuttavia scoperto che queste informazioni non compaiono su riviste internazionali importanti (dunque non sono state fortemente validate dalla comunità scientifi ca internazionale) e non c’è alcun indizio che gli effetti che si vedono, a volte in pianeti senza atmosfera, possano essere riscontrati sulla nostra Terra.

Inoltre i dati relativi a queste rileva-zioni sono tutti molto recenti, con una serie temporale piuttosto corta. Infi ne, dati pubblicati recentemente su PNAS mostrano in maniera molto evidente come nell’ultimo ventennio la forzan-te solare sia fortemente anticorrelata con la temperatura globale del nostro pianeta: in altre parole, se l’infl uenza del Sole fosse fondamentale, avremmo dovuto assistere ad un raffreddamento nell’ultimo ventennio…

Come giudica le disposizioni del trat-tato di Kyoto? E i risultati di quanto applicato, secondo lei, stanno dando e/o daranno un contributo signifi ca-tivo a breve-medio termine oppure come scrive nel suo blog le strategie di adattamento e mitigazione hanno i “minuti contati” e bisogna attivarsi

al più presto?

Kyoto è stato fondamentalmente un atto di buona volontà dei Paesi svi-luppati che si sono incaricati di dare il buon esempio, limitando per primi le emissioni di gas ad effetto serra. Ovviamente USA e Australia non hanno ratifi cato e dunque anche questo piccolo obiettivo è fallito. Ciò che serve è in realtà molto di più! Ci vuole un accordo internazionale in cui entri-no anche i Paesi a sviluppo frenetico come Cina e India e che consenta di ottenere un taglio ben più signifi cativo di quello previsto da Kyoto (che forse neanche si raggiungerà).

Credo che nel prossimo futuro sarà necessario un mixing di mitigazione ed adattamento. Teniamo presente, però, che la mitigazione rimane prioritaria perché, se i cambiamenti dovessero risultare drastici e se si avverassero gli scenari peggiori, sarebbe diffi cile anche difendersi più o meno passiva-mente con azioni di adattamento.

Qual è la validità dei modelli stagio-nali basati sugli indici teleconnettivi e cosa sono? Sono in atto studi che puntano ad altri tipi di approcci numerici per le previsioni a lungo termine?

Come noto le classiche previsioni del tempo non possono andare oltre i 10 giorni per il limite della sensibilità dei nostri modelli ad errori nella determi-nazione dello stato iniziale dell’atmo-sfera. Con i modelli stagionali basati su indici teleconnettivi si cerca di superare questo approccio puramente deterministico, andando ad individuare variabili signifi cative (come la NAO per le zone europee) che siano correla-te al tempo in un futuro più lontano.

Esiste qualche tentativo di approcci di-versi, ma è ancora allo stato nascente. Posso citare il fatto che un mio studio teorico recente (disponibile in rete in un volume edito dal CNR: vedi www.dta.cnr.it) porta ad identifi care qualche vantaggio per la previsione meteorolo-gica in scenari climatici mutati,

Egregio Dott.Pasini,il clima terrestre è mosso da una mol-titudine tale di variabili che studiarne l’evoluzione a lungo termine diventa molto complicato e per questo l’analisi dei vari contributi diventa importan-tissima. Tra questi è possibile quan-tifi care le percentuali dei contributi (almeno i più importanti) che portano all’evoluzione climatica oggi?

In linea di massima, sì. Sia con i modelli climatici standard (i cosiddetti GCMs: Global Climate Models) che con modelli a rete neurale sviluppati da me e applicati allo studio del clima passato si posso-no fare analisi di “attribution”, cioè si possono valutare quali siano le cause principali del cambiamento climatico degli ultimi 150 anni.

I risultati sono molto chiari e indicano che le forzanti antropogeniche, essen-zialmente quantità di gas ad effetto serra e di solfati, oltre che i fenomeni di deforestazione ed uso antropico del suolo (ad esempio a scopi agricoli), sono indispensabili per ricostruire la tempera-tura media globale dell’ultimo secolo e mezzo. Viceversa, partendo dai dati delle forzanti naturali (ad esempio radiazione solare ed emissioni di polveri da eruzioni vulcaniche) non si riesce a ricostruire questa temperatura.

Gli esperimenti numerici di cui ho appena detto sono l’unico modo per quantifi care gli effetti dei vari contributi. Infatti, come spesso ripeto, il clima è il tipico esempio di un sistema dove 2 + 2 non fa 4, cioè gli effetti di determinate cause non si sommano linearmente. Ecco perché non si possono dare percentuali

precise per l’infl uenza dei vari contri- al più presto?

INTERVISTA AL DOTT. ANTONELLO PASINIdi Giancarlo Modugno - Vice Presidente “InMeteo”, Fondatore del portale www.inmeteo.it

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INFLUENZA DELLE TEMPERATURE SUPERFICIALI MARINE (SST) DELL’ATLANTICO

SULLA NAO INVERNALEdi Paolo De Luca - Socio e Redattore “InMeteo”

in quanto si intravede un aumento di predicibilità atmosfe-rica e dunque una maggiore facilità di prevedere in maniera affi dabile il tempo futuro entro un determinato orizzonte temporale.

Secondo Lei, quanta differenza c’è tra i fondi investiti nella ricerca nell’ambito climatico e nel monitoraggio e sicurezza ambientale in Italia e quelli investiti nel resto dell’Europa e del Mondo?

Nella fi gura in alto (FIG. 2) si vedono le associate SSTA (anomalie termiche superfi ciali marine) in fasi positive del pattern, le quali mostrano una struttura delle SST tripolare nel Nord Atlantico con SSTs più calde alle medie latitudi-ni e più fredde verso nord e verso sud, come visto in importanti studi (Rod-well e altri 1999). Un segnale più forte con un simile pattern è stato trovato nelle SST atlantiche seguenti anomalie positive nella circolazione NAO, che porta alla possibilità di feedback

positivi (Frankignoul, 1985). Sebbene troviamo poche indicazioni di SST che modifi cano la NAO nei mesi imme-diatamente precedenti le sopraggiunte anomalie atmosferiche, c’è una appa-rente connessione tra il pattern positivo della NAO e la distribuzione delle SST nella primavera precedente:

Il clima europeo si pensa sia infl uen-zato da variazioni delle condizioni delle acque superfi ciali oceaniche che si verifi cano su scale temporali interannuali o più lunghe e questi collegamenti offrono la potenzialità predittiva temporale più lunga rispet-to alle convenzionali previsioni del tempo. In aggiunta, l’oceano risponde anche a stati atmosferici, integrando alte frequenze di anomalie atmosferi-che, proprie di grandi inerzie termiche e relativamente lunghe circolazioni a scala temporale. Ciò crea la potenziali-tà per feedbacks su scale temporali più lunghe che avvengono solo in atmosfe-ra e dà luogo a importanti modi di va-riabilità accoppiata oceano-atmosfera, specialmente nei tropici, come El Nino Southern Oscillation (ENSO).

Il ruolo degli oceani nel determinare le variabilità extratropicali atmosfe-riche è poco chiaro e uno degli effetti dell’Atlantico sulle regioni europee è l’obiettivo del presente articolo, dove si mette in evidenza l’interazione tra le temperature superfi ciali del Nord Atlantico con il segno della NAO invernale, pattern molto importante al fi ne di interpretare il tipo di tempo su scala europea .

NAO INVERNALE

Pressione superfi ciale

L’inverno NAO è il principale pattern di variabilità del Nord Atlantico su scale temporali che va da giorni a più decadi. Il pattern tipico di un dipolo barico meridionale con centri di azione vicino l’Islanda e le Azzorre è facil-mente descritto in fi gura 1.

Sicuramente in Italia non si investe quanto in altri Paesi europei, ma credo che la sensibilità ambientale ormai diffusa tra i nostri connazionali possa riuscire a far invertire questa tendenza. Penso inoltre che sia necessario trovare un indice che riesca a quantifi care il benessere della popolazione in maniera non solo economica, perché, a mio parere, nel concetto di benessere entra anche il diritto ad un ambiente vivibile e il diritto alla salute.

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La fi gura 3 mostra il campo delle SST nel Maggio precedente ad ogni inverno (DJF) con anomalie NAO. Si nota in maniera signifi cativa il Triopolo Nord Atlantico delle SST (caldo il medio nordatlantico e freddo più a nord e più a sud) nel periodo 1951-2000 e non nel 1901-1950. Ciò in accordo con gli studi di Rodwell e Folland (2002, 2003) e suggerisce che i patterns nelle SST di Maggio possono contenere elementi di previsione della NAO del successivo inverno. Questo risultato supporta la solidità della tecnica di previsioni

FIGURA3. Corrispondenti campi di SST nei periodi 1901-1950 (lag negativi) e 1951-2000 (lag positivi)

stagionali per la NAO invernale basata sulle precedenti SST di Maggio del Nord Atlantico.

Temperature

La simultanea relazione tra l’estesa stagione invernale (DJFM) delle SST e la temperatura dell’aria sul continente europeo (ET) è stata anche spiegata usando le analisi di correlazione nello spazio delle Funzioni Empiriche Orto-gonali (EOF). E’ stato scoperto che c’è una forte connessione tra i due dati.

Il caratteristico pattern del tripolo delle SST è stato trovato essere connesso con un grande unico polo di anomalie nelle ET.

In fi gura 4 vengono mostrate le anali-si delle ET negli inverni estremi. Gli inverni freddi (caldi) europei sono as-sociati con simultanee SSTs più fredde (più calde) intorno all’Europa e debole (forte) NAO.

Figura 4

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Figura 4 (pagina precedente). a) SSTA eccezionalmente negative vicino l’Europa, b) SSTA eccezionalmente positive vicino l’Europa, c) anomalie ET negative, d) anomalie ET positive, e) anomalie di pressione (SLP) al suolo negative in Europa, f) anomalie SLP positive in Europa.

Precipitazioni

La fi gura 5 mostra la relazione tra le SSTs in Atlantico, le precipitazioni (EP) e la pressione al suolo (SLP) in Europa.

Come si nota in fi gura 5, colonna di sinistra, con SSTA positive nel Mar del Nord, intorno alle coste europee e sulla east coast americana, anomalie nega-tive nella zona subtropicale e a sud della Groenlandia (lettera c), si hanno precipitazioni superiori alla norma o in media sull’Europa settentrionale

e precipitazioni inferiori alla media sull’Europa centro-meridionale (lettera a ) con tipica NAO positiva (lettera e). Viceversa con anomalie negative sul medio Atlantico (zona east coast) intorno alle coste europee e anomalie positive a sud della groenlandia e nella zona subtropicale (lettera d), si hanno precipitazioni oltre la media e SLP inferiori alla norma sull’Europa cen-tromeridionale come da NAO negativa (lettere b, f, rispettivamente) viceversa invece sull’Europa settentrionale.

Questo studio è tratto dal progetto EMULATE dei centri Hadley Centre, Met Offi ce, UK; Università di Aug-sburg, Germania; Università di Berna, Svizzera. Autori: Chris Folland, Adam Scaife, David Fereday, Jeff Knight, Thomas Toniazzo, Jucundus Jacobeit, Andreas Philipp e Paul Della-Marta.

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Uno degli aspetti fondamentali da tenere presente nella previsione meteo-rologica oggi è il limite di predicibilità atmosferica. Riprendendo le argomentazioni trattate nell’articolo “Quello che i modelli non dicono” (InMeteo Magazine, nr 3), vogliamo introdurre l’aspetto fi sico – matematico del concetto di stabilità.

In fi sica classica la stabilità viene attribuita ad un sistema in cui l’ener-gia potenziale è al minimo, in modo tale che una qualsiasi “perturbazione” tenderebbe ad estinguersi in ogni occa-sione. Per parlare di stabilità (diversa da quella atmosferica relativa ai moti verticali) entra in gioco la fl uidodina-mica.

I fl uidi vengono bene descritti at-traverso i campi vettoriali per cui, diversamente dalla fi sica di Newton applicata ai punti materiali, si devono risolvere equazioni complesse relati-ve a infi niti punti (le leggi di Navier Stokes). La caratteristica principale di queste leggi che balza agli occhi è la presenza di termini non lineari che rendono complicata la risoluzione delle equazioni e se osserviamo il sistema preso in considerazione (un fl uido) troveremo infi niti gradi di libertà in quanto esistono miliardi e miliardi di punti materiali.

Si osserva sperimentalmente che aumentando il numero di Reynolds (un parametro dipendente dalla velocità del fl usso, dalle caratteristiche geome-triche dell’ostacolo e dalla viscosità del fl uido) si crea della turbolenza nei pressi dell’ostacolo circondato dal fl uido. Si pensi ai vortici che si formano dietro l’alta di un aeroplano. Si osserva, inoltre, che aumentando a dismisura questo parametro, presente talaltro nelle leggi di Navier Stokes, il fl uido sembra acquisire un comporta-mento “caotico” o meglio “irregolare” (il concetto di caotico verrà spiegato meglio più in là) e quindi il suo com-portamento diventa imprevedibile a oc-chio. Questo esempio è utile per capire che la modifi ca di un solo parametro in queste equazioni rende incontrollabile

dal punto di vista analitico la risoluzio-ne delle equazioni di Navier Stokes, in quanto non lineari.Le leggi di Navier Stokes spiegano che se è conosciuto il campo di velocità del fl uido in un certo istante allora sarà possibile conoscere lo stato fi sico del sistema negli istanti successivi e nello spazio (quindi sto cercando le solu-zioni negli istanti successivi); questo concetto è fondamentale in quanto ci permette di capire i limiti di predicibi-lità del sistema nel caso in cui il siste-ma dipende dall’istante precedente.

Xn+1 = F (Xn) (1)

A questo punto è interessante studiare quando le soluzioni diventano stazio-narie, ovvero partendo da una qualsiasi condizione iniziale si arriva sempre alla stessa soluzione se il sistema è stabile. Facendo un paragone in meteo-rologia, potremmo pensare al fatto che qualunque “farfalla” vada a disturbare il sistema fi niremo comunque a calco-lare la previsione esatta.Imponiamo di partire da una soluzione stazionaria e inseriamo una piccola “perturbazione”. Per defi nizione

Xs = F (Xs) (2) X0 = Xs + dX0 (3)

La seconda equazione ci dice che l’equazione è stazionaria (la X dipende infatti sempre da quel valore), la terza indica che abbiamo una soluzione che dipende dalla soluzione stazionaria più la perturbazione che assumiamo infi ni-tesima (piccolissima). Cerchiamo ora i punti successivi utilizzando la (1).

X1 = F ( Xs + dX0 ) (4)

Attraverso lo sviluppo in serie si arriva

X1 = F ( Xs ) + D’( dX0 ) (5)

(con D’ indichiamo l’operatore di deri-vazione della funzione F nel punto X0)

Ciò è riscrivibile però anche come

X1 = Xs + dX1 (6)

Allora l’errore dX1 ci indica di quanto è distante la soluzione da quella sta-zionaria (in pratica la precisione della “previsione”). Iterando più volte queste equazioni ci si accorge che l’errore al tempo ennesimo dipende dall’errore iniziale e dalla derivata iniziale elevata all’istante ennesimo.

È facile intuire che se questa derivata è minore di 1 allora l’esponenziale tenderà a decrescere e di conseguenza al tempo ennesimo sapremo di essere rimasti nella soluzione stazionaria (sta-bilità), altrimenti l’errore si amplifi -cherà esponenzialmente e non sapremo più cosa …prevedere (instabilità).

Esistono due possibilità in caso di instabilità: debole e forte dipendenza dalle condizioni iniziali (come già ac-cennato nello scorso numero da Silvio Villa). Questo discorso si attua nel caso di leggerissime modifi che allo stato iniziale. Nel primo caso è possibile che la differenza tra i passi ennesimi delle due possibili soluzioni sia dell’ordine dell’errore iniziale, quindi resto sem-pre vicino alla condizione di partenza. Nel secondo caso questa differenza di-pende sia dall’errore iniziale sia da un sponenziale e se si scopre che questo esponenziale tende a divergere allora si fi nisce nei sistemi caotici., dove le descrizioni del sistema diventano probabilistiche.

Il coeffi ciente dell’esponenziale che permette di capire se esiste l’instabilità si chiama “numero di Lyapunov” ed ha un signifi cato “temporale”: il suo in-verso è proprio il tempo di predicibilità . Questo numero non è determinabile, in genere non si calcola: le sue caratte-ristiche principali sono l’indipendenza dalle condizioni iniziali del sistema e la stretta dipendenza dal sistema fi sico. È per questo motivo che l’atmosfera, avendo il suo sistema ben preciso, possiede un limite di predicibilità che non va oltre i 15 giorni. Per questo motivo, anche se un giorno avremo i migliori calcolatori e una distribuzione molto omogenea di stazioni meteorolo-giche (magari una per molecola!), non riusciremo mai ad andare oltre le due settimane di previsione.

Uno degli aspetti fondamentali da dal punto di vista analitico la risoluzio- Allora l’errore dX1 ci indica di quanto

CONCETTO DI PREDICIBILITÀdi Giancarlo Modugno - Vice Presidente “InMeteo”, Fondatore del portale www.inmeteo.it

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VERIFICA DELLA CAPACITÀ DEI MODELLI NUMERICI DI IDENTIFICARE I SOGGETTI METEOROLOGICI DE-FINITI DAI MODELLI CONCETTUALI E PREVEDERNE

L’EVOLUZIONE NELLE SUCCESSIVE 48 OREParte 1

di S.Ten. G.A.r.s. Francesco MONTANARO, Consigliere “InMeteo”

INTRODUZIONE

L’obiettivo del presente lavoro consiste nello studio della capacità diagnostica (Detection Capability) dei model-li di previsione numerica in uso al CNMCA, identifi cando le caratteri-stiche fi siche (features) di soggetti sia a scala subsinottica che a mesoscala classifi cabili come modelli concettuali e seguirne l’evoluzione sino al limite delle successive 48 ore (short range forecast).

La Detection Capability (DC) non rap-presenta la verifi ca dell’affi dabilità dei modelli numerici, aspetto che peraltro esula dagli obiettivi della seguente tesi; essa è la capacità dei modelli di previsione numerica di rappresentare il maggior numero di parametri fi sici riconducibili a modelli concettuali; infatti solo una corretta detection dei soggetti sinottici rappresentati nelle postelaborazioni dei modelli numerici può condurre ad un’affi dabile short range forecast.

L’impostazione del lavoro si basa sulla interpretazione del pattern delle precipitazioni previste; tramite inda-gine sinottica verranno individuati i soggetti originanti la fenomenologia suddetta e suddivisi in due categorie in base alla scala spaziale concernenti i modelli concettuali a scala subsinottica (dell’ordine del migliaio di Km) ed i modelli concettuali (MC) a mesoscala (dell’ordine del centinaio di Km).In questo lavoro di tesi si focalizzerà l’attenzione sui modelli idrostatici a grande scala utilizzati in Sala Previsio-ne, cioè il modello del Centro Europeo ECMWF12 ed il modello numerico EUROHRM del CNMCA; oltre ad essi si è considerato anche il modello non idrostatico a scala locale LAMI00 per valutarne la detection capability di modelli concettuali a mesoscala. L’impostazione iniziale differirà nel trattare le classi suddette; in particolare

detection capability si procederà in maniera differente nel trattare le diverse classi di modelli concettuali.

Per modelli concettuali a scala subsinot-tica si studieranno i diversi tipi di Warm Conveyor Belt (wcb) e le eventuali interazioni con altri soggetti sinottici. Per studiare la DC delle wcb si focaliz-zerà l’attenzione sulle carte previste in quota ed al suolo dei modelli a grande scala ECMWF, EUROHRM e successi-vamente, una volta individuati i soggetti, si analizzerà il pattern delle precipita-zioni previste al fi ne di giustifi carne la presenza. In questa fase si conside-reranno anche i prodotti di output del LAMI00 con l’intento, in virtù della maggiore risoluzione spaziale di esso, d’individuare particolari strutture a scala minore presenti nei modelli concettuali subsinottici.

Per i modelli a mesoscala, si procede-rà dapprima alla interpretazione dei prodotti di output del modello LAMI e successivamente si cercherà riscontro dei suddetti MC sulle carte previste dei modelli idrostatici (ECMWF, EU-ROHRM) al fi ne di trovarne conferma dando valore aggiunto alla previsione del modello non idrostatico.Si analizzeranno alcuni tipi di wcb come modelli concettuali subsinottici mentre le linee di confl uenza, le wake low, e poli di convergenza saranno oggetto di indagine tramite il LAMI proponendo una schematizzazione sulla loro genesi e successiva evoluzione.

Nel primo capitolo si riporteranno le caratteristiche generali dei tre modelli di previsione numerica (ECMWF12, EUROHRM00, LAMI00) in uso presso la Sala Previsione del CNMCA.Nel secondo capitolo si farà un sunto dei modelli concettuali trattati in questo lavoro richiamando gli elementi diagno-stici che ci permettono d’individuarli sui prodotti di previsione dei modelli numerici.

Nel terzo capitolo si studierà la DC dei modelli numerici a riguardo dei modelli concettuali a scala subsinottica partendo da un’ indagine sinottica delle carte previste dai modelli a grande scala e successiva interpretazione del pattern delle precipitazioni prodotte dalle due classi di modelli numerici.Il quarto capitolo sarà dedicato alla schematizzazione dei MC a mesoscala e allo studio della detection capabili-ty considerando le carte previste dal modello LAMI e successivamente dei due modelli a scala globale.

Lo studio condotto con il presente lavoro ha quindi cercato di fornire al personale coinvolto nell’attività pre-visionistica elementi di conoscenza su come i modelli di previsione numerica riescano ad individuare le caratteristi-che di un soggetto a scala subsinottica e a mesoscala esulando, come già anticipato, dal controllo oggettivo del modello che viene condotto in altri ambiti.

CAPITOLO 1

CARATTERISTICHE GENERALI DEI MODELLI DI PREVISIONE NUMERICA

In questo capitolo saranno illustrate le principali caratteristiche dei modelli di previsione numerica i cui prodotti di output sono adoperati in Sala Previ-sioni del CNMCA per le previsioni a breve scadenza ( short range forecast).Focalizzeremo l’attenzione sul mo-dello di previsione a scala atmosferica globale del centro europeo per le pre-visioni a medio termine (ECMWF) con risoluzione spaziale di 56 Km.Altro modello a grande scala che sarà oggetto di studio sarà il modello EU-ROHRM del CNMCA e con passo di griglia di 28 Km.Il modello numerico considerato per le previsioni di dettaglio sarà il LAMI00,

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VERIFICA DELLA CAPACITÀ DEI MODELLI NUMERICI DI IDENTIFICARE I SOGGETTI METEOROLOGICI DE-FINITI DAI MODELLI CONCETTUALI E PREVEDERNE

L’EVOLUZIONE NELLE SUCCESSIVE 48 OREParte 1

di S.Ten. G.A.r.s. Francesco MONTANARO, Consigliere “InMeteo”

con risoluzione spaziale di 7 Km, gestito dal CNMCA in collaborazione con il Servizio meteorologico regiona-le dell’ARPA Emilia Romagna.

1.1 LE SCALE DI MOTO

Prima di descrivere le caratteristiche principali dei modelli matematici si dà un breve cenno alle diverse scale di moto a cui vengono studiati i fenomeni atmosferici.Infatti la circolazione atmosferica è caratterizzata dalla sovrapposizione di moti a scale differenti, dai picco-li vortici del boundary layer fi no ai cicloni extratropicali e alla corrente a getto. I fenomeni che si sviluppano in atmosfera sono proprio legati all’inte-razione tra questi moti e con il traspor-to di energia a scale diverse. Le scale dei moti orizzontali sono riportate in tabella 1.Fenomeni atmosferici di dimensioni inferiori a 2 chilometri sono frequente-mente isotropici, cioè le loro dimen-sioni orizzontali e verticali sono quasi simili.

In questo lavoro ci occuperemo di quei fenomeni che hanno estensione da sca-la sinottica (macro – β), la cui evolu-zione è vista dai modelli a grande scala (ECMWF, EUROHRM), a fenomeni a mesoscala ( meso-γ) rilevabili da modelli di previsione numerica ad alta risoluzione spaziale (LAMI00).

1.2 LE CARATTERISTICHE DEL MODELLO ATMOSFERICO GLO-BALE ECMWF

Il modello dell’ ECMWF denominato TL 511L60 è composto da una com-ponente dinamica ed una componente fi sica.Il modello matematico è costituito da sei equazioni fi siche principali. Delle sei equazioni che governano il modello dell’ECMWF due sono diagnostiche e chiamate cosi perché la relazione tra i differenti parametri fi sici non è legata alla funzione tempo. Esse sono:

• La LEGGE DEI GAS che in-dica la relazione tra pressione , densità e temperatura• L’EQUAZIONE FONDA-MENTALE DELL’IDROSTATICA che mostra la relazione tra la densità dell’aria e la variazione della pressione con l’altezza.Le altre quattro equazioni sono pro-gnostiche e descrivono le variazioni

nel tempo delle componenti orizzontali del vento, la temperatura e il contenuto di vapor acqueo di una particella ed infi -ne la pressione atmosferica in superfi cie. Le equazioni sono:• L’EQUAZIONE DI CONTI-NUITA’ che esprime la conservazione della massa e determina la velocità verticale e la variazione della pressione atmosferica in superfi cie.• L’EQUAZIONE DEL MOTO che descrive come il moto di una parti-cella d’aria cambia per effetto della forza di gradiente di pressione e della forza di Coriolis considerando anche gli effetti della turbolenza.• LA 1° EQUAZIONE DELLA TERMODINAMICA che lega la varia-zione della temperatura di una particella d’aria con il raffreddamento o riscalda-mento adiabatico dovuto a spostamenti verticali considerando anche fenomeni quali la condensazione, l’evaporazione il trasporto turbolento ed effetti radiativi.• L’EQUAZIONE DI CON-SERVAZIONE DELL’UMIDITA’ che considera l’umidità contenuta in una par-ticella costante ad eccezione di fenomeni di precipitazione e condensazione o per evaporazione da nubi e pioggia oppure per evaporazione dagli oceani o conti-nenti.

In aggiunta a queste equazioni ci sono anche equazioni prognostiche per il calcolo della frazione di acqua o di ghiaccio contenuti nella nube mista ed una equazione legata alla concentrazione di ozono.

Altre grandezze fi siche come la rela-zione del calore latente, la radiazione solare e terrestre, processi diffusivi turbolenti o di attrito, a causa della piccola scala a cui questi ultimi si manifestano, sono descritti mediante valori statistici e quindi parametrizzati.

1.2.1 La risoluzione spaziale e tem-porale del modello ECMWF

Questo modello numerico ha una risoluzione temporale di 15 minuti. Lo step del tempo di calcolo è stato scelto in maniera da evitare instabilità nume-riche ed assicurare ampia accuratezza.La risoluzione verticale, misurata in altezza geometrica, è più alta nello strato limite planetario (PBL) mentre è più bassa nella stratosfera e bassa mesosfera.

Verticalmente l’atmosfera è divisa at-tualmente in 60 livelli, dalla superfi cie terrestre alla 0.1 hPa posta a circa 64 km. Questi cosiddetti σ-livelli che se-guono la superfi cie terrestre nella bassa troposfera sono usate come coordinate verticali ma sono superfi ci isobariche nell’alta stratosfera e mesosfera.Per la risoluzione orizzontale il model-lo ECMWF usa due differenti rappre-sentazioni numeriche.

Un metodo spettrale, basato su una espansione armonica sferica, troncata a un numero d’onda totale di 511, per la rappresentazione dei campi in quota e il calcolo delle derivate orizzontali. A prescindere dal modello operativo

Tabella. 1 Scala delle dimensioni orizzontali dei moti atmosferici ( in grassetto le scale dei fenomeni oggetto di studio in questa tesi) (Stull 2000)

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TL511L60 (511 componenti spettra-li e 60 livelli), ed un modello per la 4DVAR assimilation detto TL159L40.

L’altro metodo è la rappresentazione per punti di griglia usato per calcolare le tendenze dinamiche e la parametriz-zazione fi sica diabatica. Questa è chia-mata griglia Gaussiana ed è regolare in longitudine e pressocchè regolare in la-titudine ( Hortal and Simmons,1991). Al convergere dei meridiani verso i poli, la distanza est – ovest tra i punti di griglia decresce. In realtà nel 1991, fu apportata una modifi ca alla griglia gaussiana proprio per mantenere co-stante la distanza tra punti della griglia posti alla stessa latitudine, man mano ci si avvicina al Polo. Con l’attuale risoluzione la griglia è identica a una regolare griglia gaussia-na solo tra 24°Lat N e 24° Lat S. Que-sto accorgimento è stato adottato per ridurre i tempi di calcolo del modello operativo.Il modello della superfi cie terrestre è diviso in punti di griglia di terra e di mare, usando una maschera terra mare. Un punto di griglia è defi nito come punto di terra se più del 50% della superfi cie della griglia considerata è terra.

1.2.2 La formulazione numerica del modello

La scelta di un modello con schema numerico semi-lagrangiano invece di uno schema euleriano è dovuto alla ne-cessità di velocizzare i tempi di calcolo per la previsione.Con uno schema semi –lagrangiano i punti di griglia sono stazionari e a ciascun step temporale lo schema calcola una traiettoria all’indietro da ogni punto di griglia. Il punto trovato defi nisce dove era la particella d’aria all’inizio dell’intervallo di tempo. Il valore interpolato della variabile in questo punto è allora trasportato verso il punto di griglia applicando ora i vari processi fi sici.Dato che tutti gli schemi euleriani ri-chiedono piccoli intervalli di tempo per evitare instabilità numerica, lo schema semi-lagrangiano permette intervalli di tempo più lunghi con stabilità di cal-colo. La limitazione per la stabilità è che le traiettorie non si incrociano, una particella non può superare un’altra. Si è dimostrato che il tempo di stabilità numerica in uno schema semi lagran-giano è cinquanta volte più lungo che in uno schema euleriano.

1.2.3 La parametrizzazione dei processi fi sici

La principale funzione della previsio-ne dei parametri meteo nel modello ECMWF è data dallo stabilire il loro impatto sull’intero fl usso atmosferico. Una previsione a dieci giorni rende assolutamente necessario includere questi fenomeni, come ad esempio l’evaporazione dalla vegetazione, per defi nire in maniera accurata il fl usso atmosferico. Le differenti scale tem-porali e i meccanismi di feedback tra i vari processi rendono i calcoli piutto-sto complessi e lunghi.Questi processi sono dovuti princi-palmente e disturbi a piccola scala di spazio e tempo, con scala più piccola rispetto a quella esplicitamente risolta dal modello, come per esempio dalle nubi convettive a processi molecolari. Gli effetti che questi processi a sub griglia hanno su quelli a più larga scala possono essere calcolati solo con la parametrizzazione, formulando indirettamente i loro effetti in termini di conoscenza delle variabili a scala di griglia.

1.2.4 Il modello orografi co

La rappresentazione della topografi a usa la principale orografi a e quattro altri campi descrivendo la deviazione standard, l’orientazione, anisotropia e inclinazione dell’orografi a a sub gri-glia. In effetti si comincia a tener conto della variabilità orografi ca anche se il modello è ancora signifi cativamente più liscio che nella realtà infl uenzan-do ancora le previsioni. Comunque la parametrizzazione permette una realistica rappresentazione della catena montuosa, importante per la previsione di vortici a grande scala.

1.2.5 Lo strato limite planetario (Planetary Boundary Layer)

L’analisi del Planetary Boundary Layer (PBL), riveste un fondamentale ruolo per l’intero sistema Terra-atmosfera. In esso avvengono gli scambi di quantità di moto, di calore ed umidità tra atmo-sfera e superfi cie terrestre o marina.

Attualmente nel PBL si contano 13 livelli compresi tra 10 e 1400 metri sopra la superfi cie terrestre rappresen-tata nel modello. Questa pur alta riso-luzione del PBL comunque non riesce a descrivere molto accuratamente i gradienti verticali di temperatura,

vento, umidità ma permette solo di stu-diare i trasporti turbolenti di quantità di moto, calore ed umidità.

Sulla superfi cie terrestre il trasporto di quantità di moto, calore ed umidità sono calcolati come una funzione dif-ferente aria- superfi cie. Sulla super-fi cie terrestre, lo spessore di neve, la temperatura ed umidità del suolo sono variabili previste, calcolate da un mo-dello del suolo con quattro livelli posti a diverse profondità: 7,21,72,189 cm.Le temperature della superfi cie marina (SST) sono ricevute giornalmente dal NCEP di Washington, mediante i dati rilevati da navi, boe ed osservazioni da satellite.

La frazione di mare ghiacciato è valutato mediante le osservazioni da satellite. La temperatura della super-fi cie del ghiaccio è variabile e calco-lata mediante lo schema del bilancio energetico del calore scambiato con l’atmosfera. La SST sopra il mare non ghiacciato e la distribuzione di mare e mare con ghiaccio è tenuto costante durante il ciclo di previsione, quindi il modello non vede eventuali processi di formazione e scioglimento del ghiac-cio.

Per l’albedo dei continenti è adoperato un archivio climatico mensile. L’umidità del suolo è divisa in super-fi ciale e in riserva del suolo. L’umidità superfi ciale è dovuta principalmente alla vegetazione varia per l’azione dell’evaporazione e della rugiada o precipitazione intercettata dalla vege-tazione. L’acqua di riserva del suolo tiene conto dell’acqua delle precipita-zioni e della neve sciolta che si infi ltra per drenaggio o capillarità, evaporazio-ne dell’acqua assorbito dalle radici e disperse dalle foglie.

Lo schema dell’orografi a serve per indicare il trasporto della quantità di moto ad onde di gravità a livello di sub-griglia e per valutare gli effetti dell’orografi a in condizioni relativa-mente stabili. Quando un fl usso d’aria stabilmente stratifi cata attraversa una catena montuosa , nel fl usso sono prodotte delle onde di gravità. Queste onde , in funzione della stabilità statica e del wind shear verticale, possono propagarsi verticalmente e se sono suf-fi cientemente ampie possono rompersi. Lo schema ha una certa importanza sul fl usso a grande scala in quanto lo rende leggermente meno zonale e

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contribuisce alla formazione di alte pressioni di blocco e basse pressioni di cut-off.

1.2.6 La radiazione

A causa dell’importanza dell’interazio-ne nube-radiazione nei processi a breve e lungo termine, ECMWF ha dato molta enfasi al trattamento dell’assor-bimento e diffusione delle nubi della radiazione solare e terrestre. Infatti circa il 15% del tempo di calcolo del modello è dedicato allo schema della radiazione.Il modello numerico permette una copertura nuvolosa parziale in alcuni strati. Per punti di griglia nuvolosi, il calcolo della radiazione è fatto sia per cielo sereno e coperto e il valore totale è pesato in accordo con la copertura nuvolosa prevista nel punto di griglia. Per la previsione della radiazione si prende in considerazione anche la natura degli aerosols (oceanici, continentali, urbani, desertici, ecc.). l’anidride carbonica ha una massa costante sull’intero globo con valore di 353 parti per milione.

1.2.7 Le nubi

Il principale obiettivo dello schema delle nubi è fornire degli input al cal-colo della radiazione e delle precipita-zioni. Le nubi sono generate da moti ascendenti a larga scala, moti convet-tivi, turbolenza nello strato limite, e raffreddamento radiativo. Al contrario la nuvolosità è dissipata attraverso l’evaporazione, moti discendenti a grande scala, subsidenza nelle nubi cu-muliformi, riscaldamento radiativo al top e alla base delle nubi ed attraverso i processi di precipitazione.Lo schema delle nubi tratta i princi-pali processi quale la previsione della frazione nuvolosa e del contenuto acqua/ ghiaccio nella nube attraverso equazioni prognostiche. Nello schema suddetto i processi di formazione delle nubi sono accoppiati con altri processi parametrizzati.

Le nubi convettive sono calcolate con il seguente schema convettivo il quale soddisfa cinque obiettivi:• calcola la copertura nuvolosa e il contenuto di acqua/ghiaccio e lo passa allo schema delle nubi presente nel modello;• calcola le precipitazioni con-vettive;

• calcola il trasporto verticale dell’umidità;• calcola il fl usso verticale della quantità di moto;• calcola le variazioni di tempe-ratura nell’atmosfera dovute al calore latente o raffreddamento in relazione con l’evaporazione.

1.2.8 Il ciclo idrologico

I processi di precipitazione non solo tengono conto del contenuto di ghiaccio e acqua nella nube, ma anche differenti processi di precipitazione. È incluso anche l’effetto dell’eva-porazione della precipitazione. Due meccanismi per generare precipitazioni sono presenti nel modello ECMWF, per piogge convettive o stratiformi (frontali).

1.3 SISTEMA DI ANALISI E ASSI-MILAZIONE DATI DEL ECMWF

L’analisi meteorologica è una fase im-portante nella procedura da seguire per le previsioni meteorologiche. Essa pre-cede la fase prognostica vera e propria ed ha come scopo quello di defi nire lo stato termodinamico dell’atmosfera ad un determinato momento che diventa l’istante da cui far iniziare la previsio-ne. L’analisi delle condizioni iniziali dell’atmosfera è preceduto anche da un controllo di qualità dei dati osservati sia di superfi cie che in quota e sia se provengono da stazioni di osservazio-ne tradizionali o da sensori remoti( satelliti, boe marine, dcp, ecc.). Qui di seguito riporteremo le principali ca-ratteristiche del sistema di analisi e di assimilazione dati fatto dall’ ECMWF.

1.3.1 Ciclo di analisi dell’ ECMWF

Al centro europeo sono prodotte quat-tro analisi giornaliere a scala globale alle 00, 06, 12, 18 UTC. Queste sono ottenute da due corse di cicli di assi-milazione 4DVAR operative dalle 03 UTC alle 15 UTC e dalle 15 UTC alle 03 UTC. Le analisi sono fatte compa-rando le osservazioni direttamente con una previsione a brevissimo termine, usando lo stesso modello operativo per le previsioni a medio termine. Le differenze tra i valori osservati e gli equivalenti valori previsti dalla previsione a breve termine sono usati per fare una correzione al campo della fi rst-guess proprio per produrre l’ana-lisi atmosferica (Courtier et al, 1998). Per le misure fatte da sensori remoti,

come ad esempio da satellite, la com-parazione è fatta attraverso complessi calcoli di radiazione (Andersson et al. 1998). L’analisi in quota è allora combinata con l’analisi in superfi cie di neve, ghiaccio, SST, suolo bagnato, umidità e temperatura misurata a due metri, e tutto questo per produrre lo stato iniziale per la successiva previ-sione a breve termine.

1.3.2 Disponibilità dei dati

Essendo l’ECMWF un centro me-teorologico per le previsioni a medio termine, esso opera con una fi nestra di raccolta dati ampia 12 ore ed un tempo di cut-off superiore a 4 ore permet-tendo agli ultimi dati di entrare nel sistema di analisi.Preliminarmente le analisi 3DVAR sono fatte per tutte le 4 analisi gior-naliere , basati su una ridotta fi nestra di raccolta dati di 6 ore e un tempo di cut-off di solo 1 ora. Questo permette alla corsa di previsione di fornire le condizioni al contorno (boundary con-dition) ai modelli di previsione ad area limitata (BC-project).Il modello operativo può usare il dato osservato se ricevuto in tempo per l’analisi.

1.3.3 Preselezione dei dati

Una ampia quantità di dati osservati è disponibile per l’uso fatto da parte del sistema di assimilazione e previsione. In un periodo di 12 ore ci sono più di 500000 dati utilizzati. Tutti i dati disponibili sono utilizzati per l’ana-lisi. Per i dati osservati da satellite e dati osservati da aerei provenienti da un’area piuttosto ristretta è applicato un assottigliamento dei dati. Alcuni dati sono monitorati per un uso futuro, altri possono apparire in molti modi differenti ed alcuni possono essere ridondanti. Per alcuni tipi di dati c’è una trasfor-mazione dei dati ricevuti in variabili fi siche che meglio soddisfano le procedure di analisi. Per esempio nella Qscat c’è una tecnica per rimuovere l’ambiguità sulla direzione del vento. Anche l’umidità osservata, originaria-mente relativa o assoluta, è trasformata in temperatura. Altri tipi di dati sono usati per analizzare neve, ghiaccio, SST, suolo bagnato, onde oceaniche.

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FOCUS PUGLIA:Qualche numero sul 2007di Giuseppe Conteduca , Socio, Redattore e Consigliere “InMeteo”

Specie sulla nostra regione il 2007 si è rivelato particolarmente estremo dal punto di vista termico e climatico allo stesso tempo. Partendo dal fatidico Gennaio 2007, che fece registrare valo-ri termici vicino i 20° anche sui nostri rilievi al di sopra dei 400 m (San Gio-vanni Rotondo, 18,2° il 19), e fi nendo all’ultimo mese dell’anno, rivelatosi particolarmente sottomedia, con un episodio nevoso abbastanza signifi ca-tivo nelle aree Centro- Settentrionali della regione. Innanzitutto bisogna dire che il “non inverno” 2006-2007 ha colpito in maniera invalidante anche la nostra regione, con neve che non ha mai interessato neanche le alture oltre i 600 metri.

Dopo una primavera sopramedia, ma non ai livelli della stagione invernale, l’estate si è rivelata rovente per tutti i 3 mesi consecutivi; basti pensare che molte aree pugliesi non hanno ricevu-to una goccia d’acqua nel giro di 80 giorni

( da metà giugno fi n verso la fi ne di Agosto). Da ricordare i già citati record assoluti di Amendola, con 47° il 25 Giugno, di Marina di Ginosa con 43,6° sempre il 25. Un mese dopo, il 24 Luglio, vengono invece stabiliti i record assoluti di Bari Palese, 45,6°, Brindisi, 44,4°, e Gioia del Colle con 43,2°. Lo stesso giorno si registrano valori over 44° su tutta la Puglia; San Giovanni Rotondo invece, stabilisce il suo record annuale con 39,2° il 22 Luglio. L’Autunno fi nisce interamente sottomedia, e localmente sopramedia dal punto di vista precipitativo, dopo un anno disastroso.

Castel del Monte (Alta Murgia) accumula in questi tre mesi 217 mm, mentre San Giovanni Rotondo rag-giunge 278,4 mm. Accumuli notevol-mente superiori a Vico del Gargano, la quale riceve 240 mm solo nel mese di Ottobre.

Dicembre sarà ricordato a lungo nella memoria comune: il 15 quasi mezza Puglia viene paralizzata da forti nevi-cate, e blizzard anche lungo la costa Adriatica.

Non sono gli accumuli delle aree mon-tuose a rendersi eccezionali, ma quelli inerenti alle aree della bassa collina Murgiana e alla costa Adriatica. Ruvo riceve 30 cm, Corato 28 cm, Barletta 18 cm, Giovinazzo 20 cm, Foggia 12 cm, Bari Nord 8 cm, Bitonto 25 cm, Andria 20-25 cm. Dal punto di vista termico i valori durante questa giornata si sono scostati di quasi 9-10° dalle medie mensili. Un ultimo dato: Foggia Amendola rag-giunge un escursione termica annuale nel 2007 pari a 52,0°, passando dagli storici 47° di Giugno, ai -5,0° del 16 dicembre.

1.3.4 Controllo di qualità delle osser-vazioni È applicata una laboriosa procedura di controllo di qualità per assicurare che solo dati di buona qualità siano usati nell’analisi. Il dato è inserito perma-nentemente nella lista nera se:• Non può essere confrontato con lo stato del modello, perché il modello non è abbastanza realistico o non si conosce la natura fi sica del dato.• La sua qualità non è stata accertata. Tutti i dati sono attentamente monitorati prima di entrare nel model-lo.• Potrebbe essere decodifi cato senza seguire le specifi che del WMO.Una particolare forma di lista nera è l’assottigliamento applicato ad una stazione che effettua osservazioni ravvicinate nel tempo. È il caso di osservazioni da satellite e da aerei.I dati che non sono nella lista nera possono ancora essere rifi utati dal controllo di qualità:• Se non c’è un realistico ac-cordo derivante dai test fatti secondo le seguenti raccomandazioni date WMO.

• Se c’è molta differenza tra il dato osservato e la previsione a brevissi-ma scadenza. • Quando il dato misurato è in evidente disaccordo con i dati circostan-ti.

1.3.5 La procedura di analisi 4DVAR

Col sistema dell’analisi varazionale a quattro dimensioni , introdotta nel Novembre 1997, l’infl uenza di una osservazione nello spazio e nel tempo è controllato dal modello dinamico il quale incrementa il suo realismo dello spreading out dell’informazione (Bout-tier e Rabier,1998, Sauders et al, 1998, Rabier et al,2000, Clinker et al 2000, Mahfouf et al, 2000). Questo è archivia-to avendo il background degli errori che viene modifi cato dal modello dinamico durante il periodo di assimilazione. Alle osservazioni sarà dato maggiore peso per una più precisa valutazione del mo-vimento o approfondimento dei cicloni dove la previsione è molto incerta.La procedura di analisi atmosferica è un’assimilazione dati a quattro dimen-sioni su una fi nestra temporale da 9 ore

prima a 3 ore dopo il tempo d’analisi nominale.Le correzioni dei campi di fi rst-guess sono fatti con un modello T159L60. L’algoritmo deve trovare un compro-messo tra le previsioni fatte all’inizio del tempo di fi nestra, le osservazioni, e le variazioni previste durante la fi nestra temporale.Il risultato può essere visto come una sequenza di analisi, oppure una pre-visione a breve termine T511L60. Per esempio l’analisi delle 12 UTC attual-mente è una ottima previsione a 9 ore, iniziata alle 3 UTC ed usando osserva-zioni tra le 3 e le 15 UTC. Studi teorici indicano che il migliore modello realistico è ottenuto a circa metà del tempo di fi nestra.

FINE PRIMA PARTEContinua nel prossimo Numero

FOCUS PUGLIA:Qualche numero sul 2007FOCUS PUGLIA:Qualche numero sul 2007

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L’evento nevoso scatenatosi tra il 14 e il 15 dicembre 2007 sulle regioni adriatiche è stato classifi cato come Bu-ran o Burian, una tipologia di pertur-bazione che si presenta salturariamente con questa intensità.

La tipica confi gurazione barica da Bu-ran prevede il trasporto di una massa d’aria continentale e gelida direttamen-te dal continente russo, precisamente dalla pianura sarmatica (a ovest dei monti Urali) verso la penisola italiana.

La particolarità di questa perturbazio-ne, in genere molto intensa e fredda, è che interagendo con il crinale appen-ninico si effettua il fenomeno dello stau e del fohn, causando sì la maggior parte delle perturbazioni nevose sul lato adriatico (con cielo limpido e aria secca sul tirreno) ma anche uno sfondamento dei rilievi tanto che il fohn diventa quasi impercettibile e l’aria gelida prevale anche sul versante tirrenico.

Nel caso del 14-15 Dicembre 2007 l’analisi sinottica delle mappe for-nite dal sito www.wetterzentrale.de raffi gura il 13 Dicembre la presenza di una profonda depressione a ovest della Groenlandia con geopotenziali molto bassi, indice della presenza di aria molto fredda sull’America settentrionale (in quel periodo si sono registrati parecchi disagi in quella parte del continente a causa delle temperature “rigide” e delle continue nevicate). Allo stesso tempo (fi gura 1) un forte anticiclone si estendeva in senso meridiano tra la penisola iberica e la penisola scandinava bloccando la perturbazione atlantica.

Sull’Italia era già presente un campo barico depressionario in via di fuga verso oriente e mostrava una saccatura che aveva il suo asse già in posizione avanzata.

(A lato, in successione 13, 14 e 15 dicembre 2007. Linee bianche: isobare al suolo; settori co-lorati: geopotenziali a500 hPa; linee tratteggiate: isoterme a 500 hPa)

L’evento nevoso scatenatosi tra il 14

IL BURAN DEL 14-15 DICEMBRE 2007di Giancarlo Modugno - Vice Presidente “InMeteo”, Fondatore del portale www.inmeteo.it

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(A lato, in successione 13, 14 e 15 dicembre 2007. Linee bianche: isoipse a 850 hPa; settori colorati: temperature)

Da notare come le correnti a getto al limite della troposfera (le intravediamo in queste mappe lì dove i geopotenziali sono molto ravvicinati e le relative isoipse sono parallele alle isoterme) abbiano giocato un ruolo fondamen-tale: è chiaro l’intenso scambio di correnti d’aria tra il medio Atlantico (in direzione sud-ovest > nord-est) e sulla Russia settentrionale a confi ne con la penisola scandinava (direzione nord > sud).

Gli effetti del primo (convergenza sull’Europa settentrionale) sono stati principalmente il mantenimento del muro anticiclonico e il blocco della profonda depressione atlantica. In questo modo le infi ltrazioni instabili sono state possibili in direzione nord-est > sud-ovest verso la nostra penisola mantenendo il regime depressionario (almeno al sud).

L’attenzione va in particolare, però, alla depressione in quota (il cui mini-mo si aggirava intorno ai 5020 m di geopotenziale) che è partita diretta-mente da dove abbiamo già intravisto il getto polare. Si noti quanto questa “goccia fredda” o cut - off segua con una precisione abbastanza grande l’andamento delle isobare al suolo. Osservando ancora meglio si analizza che le isobare seguite dalla depressione dal 13 al 15 non sono casuali, bensì il contorno dell’intenso anticiclone europeo.

Un altro particolare degno di essere analizzato è l’aumento di “potenza” del getto polare in occasione del raggiun-gimento del cut off verso geopotenziali più alti (5200 m): questo aumento, tra il 13 e il 14 dicembre, ha fatto diminui-re le temperature in maniera impres-sionante su gran parte dell’Europa orientale (vedasi le temperature a 8500 hPa qui a lato). Inoltre era facilmente prevedibile che questa gelida discesa d’aria non avrebbe tardato ad arrivare in Italia vista sia la vicinanza (e l’alta velocità dei fronti freddi) sia la capa-cità di accogliere depressioni come abbiamo accennato all’inizio.

Si noti l’abbassamento di circa 10°C delle temperature a 850 hPa sulla Pu-glia in soli due giorni. Si noti, inoltre, quanto le isobare al suolo siano vicine

e di conseguenza quanto intensi siano stati i venti di grecale, tramontana e maestrale.

La presenza dell’anticiclone in Europa, però, ha spinto la cella depressionaria

leggermente verso oriente: si è in-staurato così un fronte occluso che ha mantenuto variabile il tempo e fredda l’aria per alcuni giorni.

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Gli accumuli nevosi registrati dagli ap-passionati di vari forum meteorologici sul web hanno riportato quanto segue per le varie località pugliesi.

Ruvo (BA 30 cm Corato (BA) 27,8 cm 15/12Bitonto (Ba) ca 25 cm Ostuni(BR) 24 cm Conversano (BA) 20 cm Molfetta mare(BA) 18 cm Barletta(BA) mare 17 cm Terlizzi (BA) 16 cm Carovigno (BR) 12 cm Foggia 12 cm San Vito dei Normanni(BR) 10 cm Bari Nord 8 cm Triggiano (BA) 7 cm Locorotondo (BA) 6 cmMartina Franca (TA) 5 cmLucera (FG) 3 cm

In varie zone interne e centrali della regione sono stati anche superati i 35 cm di accumulo nevoso.

Ecco alcuni dei valori termici più inte-ressanti riscontrati

(Valori termici registrati alle 01:30 del 15/12)

-Mass.S.Chiara: 0,0°

-S.Samuele-Ofanto: -0,3°

-Castel del Monte: -3,4°

-Bosco Umbra: -5,1°

-Lecce idr.: 0,2°

(Temperature dell’Aereonautica Mili-tare, registrate all’01:00 del 15/12)

Monte Sant’Angelo: -6°

S.Maria di Leuca: 0°

Marina di Ginosa: -1°

Brindisi: 2°

(Stazioni Amatoriali)

Bitonto: -2,5°C

Corato: -3,3°C

Dall’alto verso il basso, da sinistra verso destra:Bitonto, Lucera, Corato, Locorotondo.In basso: immagine dal satellite, notare la confi gura-zione a street cloud

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STORICO SAN GIOVANNI ROTONGOdi Sante Barbano, Consigliere InMeteo, Sede Staccata “Gargano”

Il seguente articolo è il frutto di una ricerca, manuale, molto accurata riguardo la serie storica climatica di San Giovanni Rotondo, il paese del sottoscritto redattore non peraltro si prende in considerazione suddetta cittadina. L’analisi dei dati è riferita a una determinata zona della Puglia ma a grandi linee può essere estesa a una zona molto più vasta dato che le dina-miche atmosferiche infl uenzano territo-ri molto maggiori di un singolo paese. Infatti si noteranno molte congruenze di record e di mesi tipicamente famosi per le loro vicende meteorologiche non solo a livello locale ma anche a livello regionale o addirittura a livello nazionale perchè la situazione meteo-climatica di San Giovanni Rotondo è solo fi glia di confi gurazioni più ampie.

Le statistiche sono state pazientemente raccolte dagli annali idrologici (com-partimento: Bari, periodo: 1932-1996) ma non è stato possibile conoscere la modalità dei rilevamenti e conseguen-temente la loro bontà. Inoltre è oscura l’esatta ubicazione della stazione me-teorologica gestita dall’ormai destituito servizio idrografi co. Infatti sorgono grossi dubbi riguardo alcuni valori riportati dagli annali.

Effettivamente gli indici telecon-nettivi erano favorevoli a un tipo di schema atmosferico che producesse le conseguenze appena citate: sia l’AO che la NAO avevano segno negativo associato anche a un EA-, quindi tutto ciò produce nell’area mediterranea ripetute fasi di maltempo ulteriormente accentuate anche dalla facilità dell’aria fredda di immettersi nel nostro bacino.

Grande infl uenza assunse la ENSO che in quel periodo aveva prevalenza di fasi con acque fredde nel Pacifi co equatoriale quindi era in fase di Niña che risultava più intensa e lunga rispet-to a episodi di Niño. La causa delle estati piuttosto calde è da ricercare nel-l’oscillazione delle SSTAs atlantiche (AMO) che era in territorio positivo e quindi in tale stadio favorisce blocchi atlantici che se da un lato inibiscono il respiro mite atlantico in inverno dall’altro impediscono alle stesse di mitigare le estati italiane che invece così sono più esposte a risalite calde dal nordafrica. Ma l’ago della bilancia tra seconda parte del ‘50 e anni 60 è il pattern EA/WR- che accentuò le fasi calde proprio nel periodo indicato.

Il seguente articolo è il frutto di una Effettivamente gli indici telecon-Dopo questa doverosa premessa andia-mo ad analizzare, sia a livello termico che pluviometrico, il periodo che va dal 1953 al 1996 completo di quasi tutti i dati.

A partire dal 1953 fi no al 1970 si sono avuti inverni in gran parte freddi con-trapposti ad alcune estati calde causate da periodi molto lunghi con tempera-ture sopra la norma ma senza picchi eccessivi come ad esempio accaduto nell’estate 2007. Tuttavia bisogna sfa-tare un tabù perchè nella seconda parte degli anni 50 gli inverni sono stati relativamente miti ma caratterizzati da almeno un mese particolarmente freddo come dimostra il famoso inverno ‘55-’56 che fu termicamente normale date le temperature molto elevate di dicembre e gennaio seguiti dal mese più freddo di sempre, il Febbraio ‘56.

Anche le estati furono molto calde solo in un periodo limitato degli anni 50, infatti nel decennio successivo assun-sero connotati normali o addirittura più freschi.

Da sinistra: Giovinazzo (Ba), Vieste (Fg)

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Negli anni settanta si è avuta una fase climatica totalmente opposta a quella del periodo precedente: inverni molto miti senza eccessi di freddo. Estati meno calde, tra le più fresche di sem-pre. Primavere più fresche e prolunga-te. Da ricordare il Marzo più freddo: 1971. I principali attori di questo cambiamento sembrano essere proprio l’AMO divenuta negativa e quindi in grado di dare il via libera alle correnti atlantiche e la NAO+.

Dagli anni ottanta si è aperta una delle fasi più contraddittorie e calde del ventesimo secolo: si assiste a una maggiore variabilità climatica con molti inverni miti (il 1989-90 simile al 2006-07), pochi episodi di gran freddo (vedi gennaio ‘81 e ‘85).

Estati a tratti molto calde (1982 se-guita anche dall’autunno più caldo di sempre). Primavere con alcuni episodi di freddo intenso tardivo, come marzo ‘84 e ‘87. Autunni più miti, specie nella parte inoltrata. Qualcosa che ha inciso in maniera determinante è l’in-sorgenza di molte fasi di Niño suppor-tate oltretutto dal pattern NAO+ e da un getto atlantico “alto” EA+, tuttavia si pensa che tali pattern siano proprio delle conseguenze dovute alle anoma-lie positive delle temperature superfi -ciali dell’oceanico Pacifi co equatoriale. Sono da ricordare, per il freddo, anche Aprile ‘80 e ‘84, Maggio ‘80 e, per il gran caldo, Giugno ‘82, Luglio ‘82, ‘84 e ‘88. Tuttavia, pur privati di parecchi dati, si può ipotizzare che il 1984 è l’anno più freddo degli annali con tutte le stagioni sottonorma.

Prendendo in esame l’andamento delle precipitazioni si nota che nel periodo

1953-1970 le estati sono state a volte molto secche ma certo non mancano le eccezioni che sono anche piuttosto signifi cative, come il 1959 tra le estati più piovose e invece, incredibilmente, quella successiva risulta essere la più secca. Molto prolifi che le estati anni 70, mentre dagli anni 80 forte e persi-stente riduzione di piogge.Primavere particolarmente piovose fi no all’80, mentre a seguire si sono ridotti, moderatamente, i quantitativi oltre ai picchi di maggiore precipitazione.Autunni generalmente molto piovosi, specie nel periodo 1954-1964, media-mente piovosi anche negli anni 70-80 (prima parte), dal 90 brusco calo delle precipitazioni medie.

Inverni alternati a una piovosità intensa o moderatamente inferiore alla media fi no alla metà degli anni 60, aumento delle precipitazioni tra il 1964 e il 1972, poi progressivamente la situazione è andata via via peggio-rando: evidente la mancanza di inverni piovosi che sono stati soppiantanti da stagioni fredde secche o, molto spesso, quasi siccitose tra la fi ne degli anni 80 e l’inizi del 90 (vedasi 88-89, 89-90, 91-92).

La tendenza degli ultimi anni vede il perseverare di condizioni votate al riscaldamento delle acque del Paci-fi co equatoriale, quindi maggioranza di episodi di El Niño. Si ripresenta il pattern AMO+ ma questa volta affi an-cato da un’oscillazione artica positiva in simbiosi con una NAO+. Tuttavia la NAO si appresta a entrare in fase negativa visto il suo ciclo trentennale, a bassa frequenza, ormai giunto quasi al termine.

Tra la fi ne degli anni 90, dal ‘98 circa, e nel nuovo millennio si sono sussegui-te estati molo calde; un allungamento degli autunni, spesso poco piovosi, che tuttavia rimangono la stagione meno anomala. Pochi gli inverni veramente freddi anche se non mancano episodi importanti, ma brevi, causati da fattori climatici con ciclicità cadenzata (si veda QBO, ciclo solare di Schwabe).

Anche le primavere stanno subendo una tendenza all’aumento termico sem-pre dal 1998 in cui si verifi cò il Niño più intenso di sempre. Infi ne l’ITCZ che tende sempre più a spostarsi verso latitudini settentrionali fa presuppor-re che potrebbe essere avvenuta una modifi ca di posizione della cella di Hadley la quale spostandosi, o meglio espandendosi, maggiormente verso nord provoca un’invadenza di situazio-ni tipiche del sistema tropicale.

Durante la lunga ricerca ho ritrovato anche dati antecedenti il secondo dopo-guerra pur notando anomalie veramen-te assurde nei rilevamenti. Il periodo 1932-1944 è stato generalmente piovoso grazie soprattutto alla stagione autunnale-invernale, infatti calcolando la media pluviometrica annuale di San Giovanni Rotondo si scopre che rispet-to alle medie attuali cadevano circa 200mm in più! Nella stagione fredda si verifi cavano assurde e furiose ondate di gelo con periodi di ritorno piuttosto brevi ma si notano anche picchi caldi non solo in stagioni estive.

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Alcuni valori termici evidenziano ondate di freddo in periodi non usuali nell’epoca odierna, anche se il reso-conto annuale non discosta un granchè dalle medie in uso oggi. Come detto, analizzando i dati archiviati dal Servi-zio Idrografi co si notano a volte delle disparità, sia termiche che pluviome-triche, tra località molto vicine che fanno pensare a errori di trascrizione oppure dovuti alla qualità strumentale, non escludendo problemi connessi alla manutenzione delle stazioni e alla ubicazione (ho notato parecchie disposizioni che oggi non sarebbero assolutamente a norma OMM). Tali problemi si riscontrano ancora attual-mente anche in enti che dovrebbero avere una certa cura scientifi ca delle norme internazionali.

Le statistiche 1997-2006 sono rica-vate empiricamente con strumenti di reanalisi NOAA, quindi si potrebbero riscontrare errori che tuttavia ritengo piuttosto tollerabili; nel caso in cui pervenissero i dati reali e l’articolo ve-nisse in parte modifi cato sarà mia cura divulgare informazioni più precise. Dal Novembre 2006 i dati appartengono alla stazione amatoriale di San Giovan-ni Rotondo gestita dal sottoscritto.

Alcuni valori termici evidenziano Le statistiche 1997-2006 sono rica-

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NEWS ASSOCIAZIONE INMETEOdi Giancarlo Modugno - Vice Presidente “InMeteo”, Fondatore del portale www.inmeteo.it

CONVEGNI IN VISTA

Anche quest’anno l’associazione cercherà di essere presente tra la gente nelle città come è stato già fatto nel 2007.

Sono in programma degli incontri cul-turali già per questa primavera e sono in via di organizzazione iniziale. Tra le varie proposte sono in lavorazione de-gli incontri nella provincia di Bari, tra Bisceglie, Corato, Bitonto. La prima opzione è già in preparazione e sono stati già avviati i primi contatti con enti e scuole per l’evento che viene stimato per il 19 aprile 2008.

Questi incontri saranno ancora una volta mirati alla divulgazione della cultura e scienza meteorologica tra la gente e soprattutto tra i giovani. Allo stesso tempo verranno illustrati i più recenti progetti associativi, riportati in queste pagine.

Tempo fa si iniziò a discutere inoltre anche la parte della Puglia in cui si potrebbe tenere il prossimo raduno estivo: tra le opzioni più “in” ci sono la zona di Taranto, dove è presente anche l’osservatorio Newton con cui l’associazione è gemellata, e la zona di Lecce, dove ci sarebbero anche altri contatti “logistici”. Tutti i soci sono invitati a discuterne sul forum.

Cassa associativa al 18 gennaio 2008

Entrate: 2558,66 €

Uscite: 1496,75 €

Utile: 1061,96 €

Cassa Virtuale*: 461,91 €

* utile detratte le spese minime che verranno affrontate:

SERVIZIO SMS

In attesa di fi nanziamenti per quanto concerne il progetto “Stazioni Meteo”, al momento seguito dai singoli soci con le stazioni personali e la progetta-zione della struttura multimediale sul web per l’uso dei dati, l’associazione ha pensato bene di presentarsi al gran-de pubblico e soprattutto ai soci con questo progetto innovativo.

Esiste la possibilità di acquistare dei “pacchetti sms” sul web con i quali un team dell’associazione provvederà ad interagire con i soci inviando previsio-ni personalizzate sui cellulari.

In particolare ai soci arriverà un servi-zio di allerta meteo e non un servizio “continuo” (il quale però viene rinviato ad un prossimo futuro), a livello nazio-nale e a livello più dettagliato per i soci della regione Puglia.

Il servizio sarà diviso in allerte meteo a breve scadenza e in avvisi a lungo termine.

La prima parte sarà dedicata a tutti i soci, la seconda invece sarà indirizzata anche a gruppi di soci o persone fi siche e /o enti vari con i quali sarà affrontato un certo discorso di prevenzione, nel limite delle responsabilità della nostra associazione.

L’esempio per questa categoria descrit-ta è il comune e un gruppo di agricol-tori di Corato che tramite un nostro so-cio avrebbero avanzato delle proposte che si rispecchiano tralaltro nel nostro servizio di previsione e allerta sms.

Il progetto potrebbe estendersi anche ad altri comuni e verrà pubblicizzato a dovere. Insieme alla rivista e alle ottime convenzioni già in atto, questo servizio sarà un’altra esclusiva della nostra associazione.

AVVISO QUOTA ASSOCIATIVA

Come scritto nell’ultimo verbale (Riu-nione 9 Gennaio 2008), da quest’anno il Consiglio Direttivo ha deciso di ricevere i rinnovi delle quote associa-tive tutte nello stesso periodo (il mese di gennaio) in modo da facilitare il raccoglimento e la gestione fi nanziaria del bilancio annuale.

Di conseguenza è stato deciso quanto segue:

- i soci che si sono iscritti tra il 1° gennaio e il 30 Giugno del 2007 sono invitati a rinnovare al più presto (quo-ta 20 euro)

- i soci che si sono iscritti tra il 1° Luglio e il 31 Dicembre 2007 sono invitati a rinnovare la tessera al prezzo scontato di 12 euro (per bilanciare la spesa già affrontata l’anno scorso).

In entrambi i casi la nuova tessera scadrà il 31 dicembre 2008.

CONVEGNO NAZIONALE DI FISICA DELLA TERRA FLUIDA E PROBLEMATICHE AFFINI

11-15 GIUGNO, ISCHIA

Tratto dal sito www.congressofai.org

“Presentazione

La motivazioneSono trascorsi ormai quasi venti anni dall’ultimo convegno del Gruppo Nazionale di Fisica dell’Atmosfera e dell’Oceano (GNFAO) che svolgeva l’importante ruolo di proporre una ras-segna sistematica dell’attività naziona-le nelle nostre tematiche disciplinari.

Per rassegna intendiamo non una gra-duatoria di merito o, tanto meno, una raccolta di “amici”, ma una veritiera esibizione di luci ed ombre, parteci-pazioni qualifi cate e non, nella realtà quotidiana delle nostre attività.

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Dai tempi degli ultimi meeting GN-FAO, ad onta delle molte rilevanti iniziative nazionali ed internazionali, nulla è stato proposto che abbia svolto le funzioni di rassegna indicate sopra con la necessaria sistematicità.

E non vale il criterio, a volte proposto, che la manifestazione possa avvenire nei convegni di settore internaziona-li – in particolare la EGU - perché i principi ordinatori e gli elementi di confronto devono essere quelli propri della collettività nazionale.

L’iniziativaIn vista di tutto quanto sopra, dopo una lunga fase di dibattito, CINFAI ha deciso di promuovere un Convegno Nazionale dei settori di Fisica dell’At-mosfera, Meteorologia, Oceanografi a, Idrologia e materie affi ni, mirato ad una nuova aggregazione della col-lettività Italiana attorno ai problemi nazionali che emergono da un giusto bilanciamento della tradizione e delle esigenze nazionali con le problemati-che che si impongono a livello inter-nazionale, soprattutto europeo. Una particolare attenzione sarà dedicata ai giovani e, comunque, a tutti coloro che, pur essendo attivi nei settori in questione, non sono stati mai partecipi delle attività sistematiche che ne hanno determinato l’evoluzione.

Hanno aderito all’iniziativa i maggiori enti scientifi ci ed accademici nazionali: CNR, ASI, INGV, CMCC, CNMCA, ENEA, APAT, ICRAM, UCEA e CoNISMa.

Il Comitato Organizzatore è composto da numerosi esperti di rilevanza nazio-nale quali: Prof. Francesco Bella, Prof. Roberto Benzi, Prof. Giorgio Budillon , Prof. Mario Ceschia, Prof. Vincenzo Cuomo, Prof. Roberto Deidda, Prof. Umberto Giostra, Prof. Mauro Giudi-ci, Dott. Rodolfo Guzzi, Prof. Piero Lionello, Prof. Arnaldo Longhetto, Prof. Maurizio Maugeri, Dott. Andrea Mazzino, Ing. Giuseppina Monacelli, Dott. Antonio Navarra, Prof. Giovan-ni Perona, Prof. Franco Prodi, Prof. Corrado Ratto, Prof. Rolando Rizzi, Prof. Renato Santangelo, Prof. Antonio Speranza, Prof. Brunello Tirozzi, Prof. Dino Zardi. Prof. Antonio Speranza”

CONVENZIONI DELL’ASSOCIA-ZIONE: SCONTI DA INFOWEB

Prezzo ai soci inmeteo riguardante una splendida offerta. Case: First da 500Watt eccovi una foto:

Processore: Intel Dual Core (Core Duo) 2180 2 Ghz

Scheda Madre: Asus P5LD2 SE / C:SOCKET 775 - INTEL 945P - 1066MHz - 4DDR2 667 - SATA2x4 - PCIeX - GBLAN - 8USBProcessore Socket 775 per Intel Pentium D / Pentium 4 / CeleronIntel® EM64T / EIST / Hyper-Threading Technology- Nuovo design per l’alimentazione che supporta processori di ultima generazione 04B/04A & 05B/05AChipset Intel 945PIntel ICH7FSB 1066/800/533 MHzMemoria 4 x DIMM, max. 4GB, DDR2 667/533/400, Non-ECC, un-buffered memoryDual Channel ArchitectureSlot di Espansione 1 xPCI-E x162 xPCI-E x13 xPCIUnità Archiviazione di Massa Intel ICH7 Southbridge:1 x UltraDMA 100/66/334 x Serial ATA (3Gb/s)Audio ADI1986A 6-ch Audio CODECJack Sensing and EnumerationS/PDIF out interfaceLAN RTL8111B PCI-E Gb LAN controllerBios 4 Mb Flash ROM, AMI BIOS, PnP, DMI2.0, WfM2.0, SM BIOS 2.3, ASUS EZ Flash, ASUS CrashFree BIOS 2, ASUS MyLogo2USB Integrated 6 USB2.0 portsCaratteristiche Speciali ASUS Q-FanCaratteristiche Overclock SFS (Stepless Frequency Selection): from 100MHz up to 450MHz at 1MHz incrementASUS PEG Link

vCore: Adjustable CPU voltage at 0.025 V incrementASUS EZFlashAdjustable FSB/DDR ratio. Fixed PCI/PCIe frequencies.4-step DRAM voltage controlASUS C.P.R.(CPU Parameter Recall)Porte I/O Pannello Posteriore 1 x Parallel1 x Serial1 x PS/2 Keyboard1 x PS/2 Mouse1 x Audio I/O1 x RJ451 x S/PDIF Out (Coaxial+Optical)4 x USBConnettori I/O Interni 2 x USB connector supports additional 4 USB portsCPU / Chassisx2 / Power FAN connectors24-pin ATX Power connector4-pin ATX 12V Power connectorIDE LED connector, power LED connectorChassis IntrusionCD audio inGAME/MIDI connectorFront panel audio connectorGestibilità WOL by PME,WOR by PME, Chassis IntrusionCD di SupportoDriversASUS PC Probe IIASUS LiveUpdateAnti-Virus Software

Ram: 2 GB di DDR 2 V-Data o Kingston a scelta, Memorie a 677/800mhz

[b]HardDisk Maxtor da 250Gb Sata 2

Scheda Video: GeFerce 8400GS da 512mb[/b]

Masterizzatore Dvd Incluso

Floppy Disc Incluso

Tastiera Trust Slim Piatta e Mouse Tea Inclusi

TOTALE 580 EURO IVA INCLUSA. MACCHINA CON PRESTAZIONI OTTIME.

Per info rivolgersi sul forum nel-l’area Informatica

www.inmeteo.it/forum

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ASSOCIAZIONE CULTURALE di METEOROLOGIAVia Generale Cantore, 73 - Bitonto (Ba)E - mail: [email protected]: [email protected]: http://www.inmeteo.itForum: http://www.inmeteo.it/forum

DOMANDA DI AMMISSIONE A “INMETEO” - da inviare tramite Casella Postale o Mail (copia scanneriz-zata e firmata). Inviare la quota associativa di 20 € al numero di Postepay 4023 6004 5160 9764 intestata a Giancarlo Modugno) allegando alla domanda di ammissione la ricevuta di pagamento.

_l_ sottoscritt_ (cognome)________________________________nome_________________________

nat_ a __________________________________________________ il __________________________

laurea/diploma in _____________________________________________________________________

professione ___________________________________________________________________________

residente in (1)_______________________________________________________________________

telefono ________________________________________ fax__________________________________

e mail __________________________________________ sito web ____________________________

chiede di essere ammess_ in qualità di socio ordinario a InMeteo.

Le mie esperienze principali nel campo della Meteorologia sono :

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_______________________________________________________________________________________

_______________________________________________________________________________________

I mieii interessi principali nel campo della Meteorologia sono :

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________________________ _________________________________ (data) (firma leggibile)

(1) Indicare Via/Piazza, numero civico, CAP, città, sigla Provincia; a questo indirizzo vi verrà inviata la rivista “InMeteo Magazine”.(2) La qualità di socio si acquisisce su domanda del candidato e per approvazione del Consiglio Direttivo.

La quota associativa annuale [ 20 euro ] è unica, ai sensi del nostro Statuto e ha scadenza il 31 Dicembre dell’anno. Il versamento deve essere effettuato via POSTEPAY al numero 4023 6004 5160 9764 allegando ricevuta di pagamento a questa domanda di iscrizione. [ Il numero di carta è intestato a Giancarlo Modugno ]-------------------------------------------------------------------------------------------------------------Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/2003 (Codice in materia di trattamento dei dati personali), Le fornia-mo le seguenti informazioni. I dati da Lei forniti verranno utilizzati da InMeteo nel pieno rispetto della normativa citata. I dati saranno oggetto di trattamento in forma scritta e/o supporto cartaceo, elettronico e telematico; i dati, previo Suo consenso, verranno utilizzati per le future informazioni delle attività di InMeteo tramite supporti cartacei e/o pubblicazione e della distribuzione della rivista “InMeteo Magazine”; l’eventuale diniego a fornire tali dati comporterà l’impossibilità di ottenere il servizio richiesto; i dati non saranno soggetti a diffusione presso terzi.FORMULA DI ACQUISIZIONE DEL CONSENSO DELL’INTERESSATOIl/La sottoscritto/a, acquisite le informazioni fornite dal titolare del trattamento, ai sensi dell’art.13 del D.Lgs.196/2003, dichiara di prestare il mio consenso al trattamento dei dati personali per i fini indicati nella suddetta normativa.

LUOGO E DATA _________________________________________; FIRMA _______________________________________________ (Firma di un genitore in caso di minorenni)

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STRUTTURA INMETEO

Fondatore Portale: Giancarlo Modugno

Presidente: Vittorio Villasmunta

Vice Presidente: Giancarlo Modugno

Consiglio Direttivo: Giuseppe Conteduca, Francesco Montanaro, Pasquale Abbattista, Francesco Ladisa, Sante Barbano

Revisori dei Conti: Marilena Viola, Nicola Galliani

Collegio dei Probiviri: Nicola Galliani, Rocco Luisi, Tommaso Intini

Redattori: Giancarlo Modugno, Francesco Ladisa, Nicola Galliani, Rocco Luisi, Giuseppe Conteduca, Matteo Minardi, Simone Lecco, Tommaso Intini, Paolo De Luca, Gaetano Proietto, Davide Gallicchio, Luca Lotito, Pasquale Abbattista

Tecnici Ufficiale: Francesco Galella, Pasquale Abbattista, Filippo Gorguglione

Grafico: Pasquale Abbattista

Comitato Magazine: Giancarlo Modugno, Vittorio Villasmunta, Pasquale Abbattista, Giuseppe Conteduca, Paolo De Luca

Comitato Gargano: Sante Barbano, Giuseppe d’Altilia, Filippo Gurgoglione, Vincenzo Mastromatteo

Soci Onorari InMeteo: Domenico Papandrea, Gabriele Ladisa

Comitato Rete di Rilevamento: Pasquale Abbattista, Filippo Gorguglione ___________________________________________

L’Associazione InMeteo è presente anche sui portali:

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