Il Serrano n.127

36
Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.127 Settembre 2012 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa Per sostenere le vocazioni sacerdotali Fede e vocazioni per la nuova evangelizzazione

description

IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

Transcript of Il Serrano n.127

Page 1: Il Serrano n.127

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.127Settembre 2012

Poste

Italiane-Spedizioneinabbonamentopostaleart.2com

ma20/cL.662/96-

DCBS

icilia2003

Incasodim

ancatoreca

pitorinviareall’U

fficioPoste

eTelecom

unicazionidiPalermo

C.M.P.detentoredelcon

toperrestituire

almittente

ches’im

pegnaa

pagarelarelativatassa

Per

sost

ener

ele

voca

zion

isac

erdo

tali

Fede e vocazioniper la nuova

evangelizzazione

Page 2: Il Serrano n.127

PERIODICO TRIMESTRALE N. 127ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

III trimestre - settembre 2012 (XXXVI)sommario

In copertina: Messa di apertura dell’Anno della Fede ((ffoottoo RRoommaannoo SSiicciilliiaannii))

Registrato presso il Tribunale di Palermon. 1/2005 del 14 gennaio 2005

Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneAntonio Ciacci, Presidente del CNISGiampiero Camurati, V. Presidente del C.N.I.S.Giuliano Faralli, V. Presidente del C.N.I.S.Gino Cappellozza, V. Presidente del C.N.I.S.Renato Vadalà, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:Marco Creatini Oldrado PoggioAntonino Baldini De Metrio MorettiMaria Montemaggi Maria Luisa CoppolaFrancesco Baratta

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 30 Novembre 2012.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-drati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.127Settembre 2012

PosteItaliane-Spedizioneinabbonamentopostaleart.2comma20/cL.662/96-DCBSicilia2003

Incasodimancatorecapitorinviareall’UfficioPosteeTelecomunicazionidiPalermoC.M.P.detentoredelcontoperrestituirealmittenteches’impegnaapagarelarelativatassa

Per

sost

ener

ele

voca

zion

isa

cerd

otal

i

Fede e vocazioniper la nuova

evangelizzazione

Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Fidarsi di un sognodi Antonio Ciacci

editoriale

® 28 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 34 Lettere al Direttorein dialogo

® 4 La ragionevolezza della Fededi Maria Luisa Coppola

® 6 Il Sinodo e l’evangelizzazionedi Stefania Careddu

® 8 Concilio, bussola del terzo millenniodi Giuseppe Savagnone

vita della chiesa

® 10 Vincenzo Cerami: Vocazione è bellezzadi Mimmo Muolo

le interviste

® 12 La Chiesa nel mondo? In crescita ma con qualche ombradi Vittorio Formenti

® 14 La CEI ha costituito l’Ufficio nazionale per la pastorale delle Vocazionidi Nico Dal Molin

® 16 Anche il tempo libero risponde ad una chiamatadi Benito Piovesan

® 18 Il celibato sacerdotaledi Cosimo Lasorsa

vocazioni

® 20 La ministerialità del serranodi Carlo Varvaro

® 22 Il Congresso nazionale di Bari: propulsore serrano dell’Annus Fideidi Viviana Normando

vita del serra

® 24 Immoralità e amoralità?di Domenico delle Foglie

® 26 Le feste scippatedi Rino Fisichella

cultura

Page 3: Il Serrano n.127

editoriale

Fidarsi di un sognoIl saluto che voglio fare ai lettori, all’inizio del mio mandato, parte da

una riflessione, doverosa, sull’anno della Fede, indetto dal Santo Padre,tema oggetto di riflessione proposto dal Consiglio Nazionale a tutti iClub.

Per capire cosa sia la Fede cristiana, al di là delle definizioni teori-che, basta guardare alla vita dei Santi e, per primo, mi viene in menteSan Giuseppe, lo sposo di Maria, invocato proprio nella Preghiera delSerrano.

Ebbene le Scritture ci dicono che Giuseppe, saputo che Maria eraincinta, si era risolto a ripudiarla, senza scandalo, perché uomo mite,potremmo dire cauto e prudente; il ripudio, in quelle condizioni e a quel-l’epoca era, diremmo oggi, un atto dovuto: come si poteva prendere inmoglie una ragazza incinta di qualcun altro?

Ma accadde qualcosa di prodigioso: un Angelo apparve in sognoa Giuseppe e tutti sappiamo come andò a finire. Giuseppe non rimaseincredulo, stordito, confuso, non ritenne irragionevole o folle quanto gliera stato detto, sopratutto non considerò il sogno un qualcosa di fanta-stico, collegato all’inconscio, suggestivo ma irreale: si fidò del sogno più

di Antonio Ciacci - Presidente del Consiglio Nazionale del Serra

ancora che dell’apparizione e fece la volontà di Dio.Fidarsi di un sogno: questa la sfida che l’anno della Fede ci propo-

ne, un sogno non effimero, fondato su una suggestione, ma un sognoscaturito dalla incarnazione, dalla morte in Croce, dalla resurrezione di un uomo, vivo e vero, Gesù Cristo.

Nella fiaba Cenerentola canta “I sogni son desideri”; ebbene il nostro sogno da cristiani non è una dolce fan-tasia, un auspicio indolente, ma è un impegno reale, da costruirsi nel concreto di ogni giorno, attraverso solitudi-ni, indifferenze, delusioni, sofferenze, a volte attraverso il martirio, ma anche con gioia, per conseguire il Regnodi Dio, la vera giustizia sulla terra, la pace fra gli uomini. Un sogno escatologico, se mi si passa l’espressione, lacui realizzazione rappresenta il destino ultimo dell’uomo e dell’universo.

Il Serra, il nostro movimento spesso avviluppato in problemi e incertezze di vario genere, è uno dei poveri stru-menti perché il dono della Fede si realizzi: vuole suscitare persone che si fidino, offrendosi totalmente al Signorenella vita sacerdotale e religiosa. Abbiamo il compito di operare, in parole, opere e con il coraggio della testi-monianza, affinché il mondo non ostacoli i chiamati ed anzi si creino ambienti culturali ed esistenziali che faciliti-no le risposte di chi ha in dono la Vocazione.

E dobbiamo anche valorizzarle e sostenerle le Vocazioni, offrendo in ogni modo, secondo le varie sensibilità epossibilità, amicizia e supporti ai Vescovi, ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle Religiose, spesso stanchi, soli, talvolta dis-orientati, affogati in un quotidiano che li emargina e li comprime, inascoltati, trascurati, marginalizzati.

La nostra missione è, dunque, allo stesso tempo grande e complicata, ma il Signore ci darà i mezzi per adem-pierla se, con Fede, sapremo affidarci alla Sua volontà.

Sento dire tutti i giorni, la parola è di moda, che il Serra è in crisi; è vero, siamo in diminuzione, non abbiamomolti giovani fra noi, talvolta siamo un po’ divisi da meschine questioni, tendiamo a parlare molto e operiamopochino, ma, fermi tutti, siamo vivi! Lo dico perché vedo in moltissimi clubs persone fantasiose, generose, intra-prendenti, determinate che, con iniziative semplici ed efficacissime, rendono il Serra caro ai Vescovi, ai Rettori deiSeminari, ai Preti, ai Frati, alle Suore.

Offriamo, allora, coraggiose testimonianze nella vita civile, in quella economica, nella scuola, nelle professio-ni, nell’imprenditoria, diffondendo, con comportamenti eticamente corretti, una cultura vocazionale diretta a libe-rare gli uomini e le donne dai condizionamenti che fanno dell’”io” di ciascuno il “dio” che si vorrebbe imporre atutti, mentre il nostro mondo, fatuo, arido e violento, ha bisogno, per sopravvivere, di riscoprire l’infinito che è inogni persona.

Sia il Serra Italia, lo specchio di questi impegni; il Signore benedirà i nostri sforzi.

Page 4: Il Serrano n.127

il serrano n. 1274

vita della chiesa

Il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un“Anno della Fede” per la Chiesa Universale: “Perdare rinnovato impulso alla missione di tutta la

Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cuispesso si trovano verso il luogo della vita, verso l’amici-zia con Cristo che ci dona la vita in pienezza. Questo“Anno della Fede” dall’ 11 ottobre 2012, 50° anni-versario dell’apertura del Concilio Vaticano II al 24novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Universo,sarà un momento di grazia e di impegno per una sem-pre più piena conversione a Dio, per rafforzare lanostra Fede in Lui e per annunciarlo con gioia all’uomodel nostro tempo». Nella lettera apostolica “Porta fidei”,il Santo Padre afferma: «la “porta della Fede” che intro-duce alla vita di comunione con Dio e permette l’in-gresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È pos-sibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dioviene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla gra-zia che trasforma. Attraversare quella porta comportaimmettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso ini-zia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante il quale pos-siamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclu-de con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna,frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con ildono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nellasua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22)».Oggigiorno, constata il Pontefice, «capita ormai non dirado che i cristiani si diano maggior preoccupazioneper le conseguenze sociali, culturali e politiche del loroimpegno, continuando a pensare alla fede come ad unpresupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questopresupposto non solo non è più tale, ma spesso vieneperfino negato».

Benedetto XVI, facendo coincidere l’inizio di que-sto anno di riflessione sulla Fede con l’anniversariodell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II edella pubblicazione del Catechismo della ChiesaCattolica promulgato dal suo predecessore il BeatoGiovanni Paolo II, addita anche nel Motu Propriocome testi fondamentali che prepareranno e guide-ranno la riflessione del Popolo Santo di Dio sul tema,quelli «lasciati in eredità dai Padri conciliari» ossia i

16 Documenti approvati in seno al Concilio (4Costituzioni, 9 decreti e 3 dichiarazioni), da cui attin-gere rinnovata forza per il continuo e necessario rin-novamento della Chiesa ed il Catechismo. Alla carità,dalla quale non si può prescindere nella vita di fede,il Papa rivolge la sua particolare attenzione: «La fedesenza la carità non porta frutto e la carità senza lafede sarebbe un sentimento in balia costante del dub-bio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’unapermette all’altra di attuare il suo cammino». Un cam-mino questo, che spinge l’uomo di fede di tutti i tempia farsi concretamente “prossimo” di ogni fratello,soprattutto nei più deboli ed esclusi, perché è proprioin loro che si riflette il volto stesso di Cristo.

Il Serra International Italia ha accolto il fervido invi-to del S. Padre a riflettere sul dono ricevuto e a con-dividerlo, testimoniando l’esperienza della Grazia invirtù della quale noi Serrani abbiamo pronunciatol’Eccomi all’altare di Cristo, per sostenere in spirito diservizio e di umiltà la nobile causa delle vocazioni. Iltema proposto per il prossimo anno sociale “LLaa ffeeddee::ddaall ddoonnoo aallllaa rriicceerrccaa” si attiene alle esortazioni del S.Padre sulla necessità di riscoprire il dono della fede.

La società di oggi è in una «crisi profonda», che è«economica, finanziaria, antropologica», prima di tuttoperchè l’uomo «ha messo Dio in disparte». Lo ha affer-mato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente delPontificio Consiglio per la promozione della nuova evan-gelizzazione, nel corso dell’omelia pronunciata aPompei in occasione della supplica alla Madonna delRosario. Viviamo «in una profonda e grave crisi di fede»,ha ribadito mons. Fisichella, e «se il mondo non crede,probabilmente, è anche perchè la nostra testimonianzanon è così forte, convinta, come dovrebbe essere. Siamocaduti nella trappola della cultura di questo mondo», haaggiunto, sostenendo la necessità di una «nuova evan-gelizzazione per recuperare la nostra fede e convincer-ci che vivere senza Dio è vivere un dramma».

«Nessuno di noi ha vissuto una crisi così profonda –ha detto ancora il capo del dicastero vaticano –, una crisieconomica, finanziaria, antropologica. L’uomo è in crisi,ha paura proprio perchè abbiamo messo Dio in dispar-

Laragionevolezzadella Fede

Page 5: Il Serrano n.127

vita della chiesa

te». Ad ognuno di noi oggi è richiesto di dover rifletteresulla propria personale condivisione del messaggio evan-gelico; il cammino interiore necessita di un surplus dibuona volontà, di preghiera, di accettazione dell’altro,ma quanto è difficile! Desta sconcerto il crollo in picchia-ta dell’onestà, del bene comune: è sufficiente leggere iquotidiani per apprendere come è sperperato il denaropubblico, ad opera di malfattori “sedicenti politici” e adanno dei buoni cittadini. “Uomo del mio tempo, sei sem-pre quello della pietra e della fionda” – cantava il poetaQuasimodo – nel rappresentare la malvagità umana che,nei secoli, ha solo mutato le armi, giammai i fini distrutti-vi. E Gesù dov’è? Abita ancora nel nostro cuore? “Nellanostra società secolarizzata e multiculturale, il prete sisente messo al margine; quando è rispettato, lo è piùcome uomo che come sacerdote. Si vede ridotto a fun-zionario, a dispensatore di riti sacri con relative praticheburocratiche” (B. Sorge “Oltre le mura del tempio).L’amicizia che noi serrani nutriamo per i sacerdoti potràricompensarli dell’isolamento popolare (…..i deserti par-rocchiali di alcune città) e dell’infamante campagnamediatica, quando alcuni casi negativi (gravissimi e maicondivisibili) infangano sommariamente tutti i sacerdoti,

indistintamente? La Chiesa, in questo tempo di grazia del-l’anno della fede, chiede il ricordo dei primi martiri che,con il loro sacrificio, hanno resa preziosa all’altare diCristo l’umanità: sul loro sangue versato nelleCatacombe, faremo atto di penitenza delle nostre dimen-ticanze, della nostra dubbiosa appartenenza e pronun-ceremo più convinti “Io credo la Chiesa una, santa, apo-stolica, romana”. E se Dio è assente nel cuore di quantilo emarginano dalla loro vita, disertando le chiese didomenica a favore dei centri commerciali e riducendo lefeste liturgiche ad occasioni di svago, proprio quel Diovorrei che parlasse ai cuori aridi, aprendosi un varco frafilari di pietra e si facesse largo tra le comitive dei giova-ni, orfani di grandi Maestri, assiepati nei pub e nellediscoteche! Una fede “praticata” e non predicata, perchéc’è tanto, tantissimo da fare! “Dio perdona tante cose perun’opera di misericordia”! (A. Manzoni). Quest’annodedicato alla riflessione sulla nostra fede, da alimentareseguendo le indicazioni del S. Padre, costituisca per tuttinoi Serrani un’occasione irrinunciabile per rinnovare lanostra fedeltà di laici e per confermare “con la mente econ il cuore” la Bellezza della nostra missione.

MMaarriiaa LLuuiissaa CCooppppoollaa

Foto tempo.it

Page 6: Il Serrano n.127

Del resto, come ha sottolineato il cardinale DonaldWuerl, arcivescovo di Washington, a cui è stata affi-data la “relazione prima della discussione”, “la nuovaevangelizzazione non è un programma: si tratta di unnuovo modo di pensare, di vedere e di agire; è comeuna lente attraverso cui vediamo le opportunità di pro-clamare di nuovo il Vangelo”. Con “una nuova fidu-cia”. Per i cristiani è arrivato cioè il momento di “supe-rare la sindrome dell’imbarazzo” e annunciare “il teso-ro semplice, genuino e tangibile dell’amicizia conGesù”. E questo annuncio, sostenuto dalla testimo-nianza, deve rivolgersi “principalmente – ha ricordatoil Papa nell’omelia della messa di inaugurazione - allepersone che, pur essendo battezzate, si sono allonta-nate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento allaprassi cristiana”. Tutto ciò, ovviamente, senza sminuire“né lo slancio missionario in senso proprio, né l’attivi-tà ordinaria di evangelizzazione nelle nostre comuni-tà cristiane”.

L’analisi lucida della situazione attuale e la presa dicoscienza della necessità di tornare ad infiammare ilmondo con la gioia di una fede incarnata, con corag-gio e superando le divisioni interne, hanno contraddi-

“Dio ha parlato, ha veramente rotto il gran-de silenzio, si è mostrato, ma come possiamofar arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affin-

ché diventi salvezza?”. Affonda le radici in questointerrogativo posto da Benedetto XVI il senso della XIIIAssemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi che, dal7 al 28 ottobre, vede riuniti in Vaticano 262 Padrisinodali e 94 invitati, tra uditori ed esperti, per affron-tare insieme il tema “La nuova evangelizzazione perla trasmissione della fede cristiana”. Un argomentoche – nel contesto odierno che risente dello “tsunami”della secolarizzazione – non è semplicemente ogget-to di studio, ma una vera e propria sfida. Che chiedeai cristiani di non essere “tiepidi”. “Il più grande peri-colo del cristiano è che non dica di no, ma un sì moltotiepido: questa tiepidezza discredita il cristianesimo”,ha detto il Papa nella meditazione pronunciata a brac-cio all’apertura dei lavori del Sinodo. Nei credenti,infatti, la fede “deve divenire fiamma dell’amore” che“realmente accende il mio essere, che diventa la gran-de passione del mio essere e così accende il prossi-mo”. È questa, secondo Benedetto XVI, “l’essenza del-l’evangelizzazione” che “in ogni tempo e luogo, hasempre come punto centrale e terminale Gesù, ilCristo, il Figlio di Dio; e il Crocifisso è per eccellenzail segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno diamore e di pace, appello alla conversione e allariconciliazione”.

il serrano n. 127

vita della chiesa

di Stefania Careddu

Il Sinodoe l’evangelizzazione

Page 7: Il Serrano n.127

stinto i primi giorni dei lavori del Sinodo (mentre que-sto numero va in stampa è ancora in pieno svolgi-mento) durante i quali è già emersa la varietà di spun-ti, riflessioni e implicazioni che il tema può suggerire.Si è parlato delle donne, che pur non potendo acce-dere al sacerdozio, hanno un ruolo fondamentale per-ché, ha ricordato l’arcivescovo di Bruxelles-Malines,monsignor Andre’ Leonard, “senza donne felici, rico-nosciute nella loro essenza, e fiere di appartenere allaChiesa, non ci sarà la nuova evangelizzazione”. Ci siè soffermati, grazie all’input lanciato dall’arcivescovoClaudio Maria Celli, presidente del PontificioConsiglio delle Comunicazioni Sociali, sull’importan-za del linguaggio più appropriato per “annunciare ilVangelo in un contesto caratterizzato dalle nuove tec-nologie” e per “essere accanto all’uomo con atteg-giamento di grande simpatia, con audacia e saggez-za, senza lasciare nulla d’intentato, anche dinanzialla tecnologia a nostra disposizione”. E si è dibattu-to della nuova evangelizzazione in ambito ecologicoe del dialogo tra fede e cultura, alla ricerca di puntidi incontro con coloro che sono aperti alla verità edimpegnati nella ricerca del bene comune. Senza

dimenticare “la tragica situazione in cui versa il popo-lo siriano” e i migranti che la Chiesa deve tutelare “dacerte discriminazioni della società, aiutandone l’inte-grazione e la conservazione della loro identità”. Negli interventi dei padri sinodali non sono mancati i“mea culpa”. Prima di tutto quello per gli abusi ses-suali perpetrati da ecclesiastici: “i peccati di pochihanno alimentato la sfiducia nelle strutture dellaChiesa”, ha denunciato il cardinale Wuerl. E poi varieautocritiche. “L’ignoranza dei contenuti basilari dellafede si coniuga con una forma di presunzione che nonha precedenti”, ha osservato il presidente delPontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione,monsignor Salvatore Fisichella, secondo il quale trop-po spesso “abbiamo burocratizzato la vita di fede esacramentale”. Per il cardinale Stanislaw Rylko, presi-dente del Pontificio Consiglio per i laici, infine “ movi-menti e nuove comunità purtroppo rimangono ancorauna risorsa non pienamente valorizzata nella Chiesa,un dono dello Spirito e un tesoro di grazie ancoranascosti agli occhi di molti Pastori, forse intimoriti dallanovità che apportano alla vita delle diocesi e delleparrocchie”.

settembre 2012 7

Foto Siciliani

Page 8: Il Serrano n.127

il serrano n. 1278

vita della chiesa

Nell’accanito dibattito tra i sostenitoridella perfetta continuità dell’insegna-mento del Concilio Vaticano II rispetto al

passato e coloro che invece ne sottolineano, in manie-ra altrettanto unilaterale, la totale discontinuità, quelloche è rimasto spesso oscurato è il concetto di “tradi-zione”. Perché la tradizione non si identifica con ciòche è stato, ma è il rapporto tra passato, presente efuturo. Come tale, essa comporta una essenziale con-tinuità, senza cui ciò che è nuovo non sarebbe nep-pure tale, ma al tempo stesso una altrettanto essen-ziale discontinuità, che permette alla novità del pre-sente di differenziarsi e di proiettarsi ulteriormenteverso ciò che ancora non è. Ogni sviluppo della tra-dizione scaturisce da ciò che era prima e ne costitui-sce un’interpretazione creativa, che lo prolunga trasfi-gurandolo e attualizzandolo in forme sempre diverse.

Questo punto è di decisiva importanza per com-prendere la storia della Fede. Il deposito del Vangeloè ormai interamente racchiuso nella Sacra Scrittura,ma la Chiesa cattolica, in opposizione a quelle dellaRiforma, non ha mai accettato il principio del «solaScriptura» e ha sempre attribuito alla tradizione il com-pito di rendere vivo e operante il testo sacro nellediverse epoche.

Un caso in cui la dialettica continuità/discontinuitàappare evidente è l’idea del rapporto tra i laici e lagerarchia ecclesiastica quando sono in gioco que-stioni che riguardano il loro impegno nella società civi-le e politica. A chi enfatizza la continuità, proponia-mo di confrontare due testi. Uno, l’enciclicaVehementer nos, del 1906, in cui Pio X, ricorda – inlinea con una posizione largamente condivisa al suotempo - che «la Chiesa è per sua natura una societàineguale, cioè una società formata da due categoriedi persone: i Pastori e il Gregge, coloro che occupa-no un grado fra quelli della gerarchia, e la folla deifedeli. E queste categorie sono così nettamente distin-te fra loro, che solo nel corpo pastorale risiedono ildiritto e l’autorità necessari per promuovere e indiriz-zare tutti i membri verso le finalità sociali; e che la mol-titudine non ha altro dovere che lasciarsi guidare eseguire, come un docile gregge, i suoi Pastori».

L’altro testo è il n.43 della Gaudium et Spes: «Daisacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale.Non pensino però che i loro pastori siano sempreesperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema chesorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pron-ta una soluzione concreta, o che proprio a questo lichiami la loro missione; assumano invece essi, piutto-sto, la propria responsabilità, alla luce della sapienzacristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrinadel magistero».

Sono passati meno di sessant’anni. Ma quale abis-so tra i due testi! La continuità non è venuta meno e sivede chiaramente nel richiamo alla fedeltà all’inse-gnamento del magistero. Il ruolo fondamentale deiPastori è ribadito con fermezza dal Concilio. Ma orasi distingue accuratamente tra il rapporto che essidevono avere con i laici all’interno della vita ecclesia-le e quello che deve vigere al di fuori di essa. Comedice ancora la Gaudium et Spes al n.76: «È di gran-de importanza, soprattutto in una società pluralista,che si abbia una giusta visione dei rapporti tra lacomunità politica e la Chiesa e che si faccia una chia-ra distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmen-te o in gruppo, compiono in proprio nome, come cit-tadini, guidati dalla loro coscienza cristiana, e le azio-ni che essi compiono in nome della Chiesa in comu-nione con i loro pastori».

Da questo punto di vista, si può considerareun’autorevole interpretazione dell’insegnamento con-ciliare ciò che scrive Benedetto XVI nella Deus cari-

Concilio,bussola del te

Page 9: Il Serrano n.127

settembre 2012 9

vita della chiesa

tas est, quando osserva che «la Chiesa non può enon deve prendere nelle sue mani la battaglia politi-ca per realizzare la società più giusta possibile»(n.28). Il punto è, spiega il Papa, che «la formazio-ne di strutture giuste non è immediatamente compitodella Chiesa, ma appartiene alla sfera della politi-ca, cioè all’ambito della ragione autoresponsabile.In questo, il compito della Chiesa è mediato, inquanto le spetta di contribuire alla purificazionedella ragione e al risveglio delle forze morali, senzale quali non vengono costruite strutture giuste, néqueste possono essere operative a lungo. Il compitoimmediato di operare per un giusto ordine nellasocietà è invece proprio dei fedeli laici. Come citta-dini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare inprima persona alla vita pubblica (…) rispettandonela legittima autonomia e cooperando con gli altri cit-tadini secondo le rispettive competenze e sotto lapropria responsabilità» (n.29).

«Resta tuttavia vero», conclude il Pontefice, «che la

carità deve animare l’intera esistenza dei fedeli laici equindi anche la loro attività politica, vissuta come“carità sociale”» (ivi). Non viene meno l’identità delcredente, ma cambia il modo di esprimerla, che orapassa attraverso un’autonomia di giudizio e di sceltaprima impensabili.

L’innovazione non riguarda solo la sfera politica,ma si può allargare a tutto l’ambito delle questionimondane. È ai laici, secondo la Lumen Gentium, che«particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte lecose temporali» (n.31). Da qui il pressante invito:«Con la loro competenza quindi nelle profane disci-pline e con la loro attività, elevata intrinsecamentedalla grazia di Cristo, portino efficacemente l’operaloro perché i beni creati, secondo l’ordine delCreatore, siano fatti progredire dal lavoro umano»(n.36).

Nelle questioni della sfera mondana i laici sono piùcompetenti dei loro pastori e devono godere di unasana autonomia di valutazione e di scelta, fondatasulla loro coscienza cristiana (che implica, peraltro, ilriferimento al magistero). Questa loro autorità nelle que-stioni temporali consente loro di dare un apporto signi-ficativo anche alla vita ecclesiale come tale. È su que-sta linea ancora la Lumen Gentium quando insegnache i laici «secondo la scienza, competenza e presti-gio di cui godono, hanno la facoltà, anzi talora ancheil dovere, di far conoscere il loro parere su cose con-cernenti il bene della Chiesa» (n.37).

A loro volta, «i Pastori riconoscano e promuovanola dignità e responsabilità dei laici nella Chiesa; si ser-vano volentieri del loro prudente consiglio, con fiduciaaffidino loro degli uffici in servizio della Chiesa elascino loro libertà e campo di agire, anzi li incorag-gino perché intraprendano delle opere anche di pro-pria iniziativa» (n.38). Siamo lontanissimi dalla logicadella cieca sottomissione alla gerarchia.

È appena il caso di sottolineare che su questamaturità del laicato e su questa prospettiva di colla-borazione all’interno della vita ecclesiale si fonda ilcarisma del «Serra Club». Nell’unico popolo di Dio,con vocazioni e missioni diverse, si può e si devecooperare in vista della crescita comune, nella consa-pevolezza che «se nella Chiesa non tutti camminiamoper la stessa via, tutti però sono chiamati alla santitàe hanno ugualmente la bella sorte della fede» e che«quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costi-tuiti dottori e dispensatori dei misteri e pastori per glialtri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguar-do alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli nel-l’edificare il corpo di Cristo» (n.32).

GGiiuusseeppppee SSaavvaaggnnoonnee

Concilio,rzo millennio

Page 10: Il Serrano n.127

il serrano n. 12710

«Vocazione». Piace a Vincenzo Cerami, scrittore e sceneggiatore difama mondiale, questa parola antica che rimanda al rapporto dell’uomocon Dio. E gli piace perché – confida ai lettori de “Il Serrano” - ha molto

a che fare non solo con le scelte di vita di chi si consacra a Dio, ma anche conquella di chi (magari fin da piccolo, come è successo a lui) si incammina sulle viedell’arte. Del resto, nota, <la ricerca dell’artista assomiglia tantissimo al percorsodell’uomo di Fede>. Abbiamo avvicinato lo sceneggiatore de “La vita è bella” (ilfamoso film di Roberto Benigni vincitore di tre Oscar) e di tante altre pellicole, oltreche autore di e pièce teatrali e numerosi romanzi (tra gli altri “Un borghese piccolopiccolo”, poi divenuto anche un film con uno straordinario Alberto Sordi), a marginedella tappa di Assisi de “Il Cortile dei gentili”. E ne è venuta fuori una chiacchierataa tutto campo sul suo rapporto con la fede.

CCeerraammii,, llaa vviittaa,, oollttrree cchhee bbeellllaa,, èè aanncchhee vvooccaazziioonnee,, sseeccoonnddoo lleeii??Certamente. Anzi nella vocazione c’è grande intensità e un concentrato di

bellezza che fa persino un po’ spavento. Decidere di seguire la propria vocazione(penso naturalmente a quella di carattere religioso, ma non solo) è una scelta moltocoraggiosa. Ma proprio per questo quando è fatta con sincerità, produce molti frutti.

Vincenzo Cerami:

di Mimmo Muolo

Vocazioneè bellezza

Page 11: Il Serrano n.127

settembre 2012 11

le interviste

SSii ppuuòò ppaarrllaarree ddii vvooccaazziioonnee aanncchhee ppeerr uunn aarrttiissttaa?? EE lleeii,, eevveennttuuaallmmeennttee,, qquuaannddoo hhaasseennttiittoo qquueessttaa vvooccaazziioonnee??

Sono convinto che anche quella dell’artista sia una vocazione. Ricordo che findalle elementari, scrivevo dei temi liberi in classe con i quali tutti i miei compagni sidivertivano. Allora il mio insegnante, che era Pier Paolo Pasolini, si accorse cheavevo una propensione a inventare delle storie e mi incoraggiò a continuare. Così,pian piano ho cominciato a capire che non potevo fare a meno di scrivere. Ed è inpratica da quando avevo 11 o 12 anni che racconto storie. Penso di averneraccontate a migliaia, tra racconti, film, romanzi, teatro. E questa è stata e continuaad essere contemporaneamente la mia vocazione e la mia “condanna”.

LLaa vvooccaazziioonnee vvaa ccoollttiivvaattaa??Tutte le vocazioni vanno coltivate, perché non sono date una volta per sempre.

Tutto cambia intorno a noi e cambiamo anche noi. Siamo diversi da un annoall’altro. A volte, nel passaggio da adolescenti ad adulti diventiamo completamentealtre persone. Quindi non possiamo fossilizzarci sulla stessa idea di fede cheavevamo da ragazzi anche quando diventiamo adulti o anziani. Dobbiamoaggiornarci continuamente. E poi, guai se la fede fosse qualcosa di cristallizzato,di fermo, di morto. E’ qualcosa che va nutrita, va aggiornata e anche, direi forsesoprattutto, va dubitata. Più si dubita la fede, più la fede stessa si rinforza. Se nonsi dubita più, significa che non c’è tanta fede. Nel senso che la fede non escludela ricerca e l’interrogazione su Dio.

LLeeii hhaa aaffffeerrmmaattoo cchhee ««llaa rriicceerrccaa ddeellll’’aarrttiissttaa aassssoommiigglliiaa ttaannttiissssiimmoo aall ppeerrccoorrssooddeellll’’uuoommoo ddii ffeeddee»».. IInn cchhee sseennssoo??

Perché l’artista si pone le stesse domande del credente. Nell’opera d’arte, siaessa una pittura, una musica, una scultura, una poesia o un film, è sempre presentel’idea del mistero, della rivelazione, il problema della vita e della morte, del peccatoe dell’espiazione, della verità e della menzogna. Queste cose sono innate nel cuoredell’uomo. E l’artista è colui che riesce ad esprimerle a nome di tutti. Noi artisti, insostanza, abbiamo a che fare con la metafisica.

EEppppuurree ttaannttii aarrttiissttii ooggggii ssii ddiicchhiiaarraannoo aatteeii……Io non credo che questo sia possibile, al di là delle dichiarazioni di

appartenenza o meno a una fede. Ogni artista ha per forza di cose un suo Dio.Che invochi Gesù Cristo o le Muse, egli si rivolge all’altrove e quindi indica unatrascendenza.

VViinncceennzzoo CCeerraammii èè uunn uuoommoo ddii ffeeddee??Io chiamo Dio una realtà molto precisa che mi sta vicino tutti giorni. E mi sta

vicino soprattutto in questa mia attività di creazione di storie, di guardarmi intorno,di capire dove viviamo e dov’è l’altrove, cioè alla fine dei conti dove possiamoandare. Tutta questa ricerca è una parte oscura, affascinante, misteriosa, perché lìc’è l’idea di perfezione. E il riferimento di ogni artista è quella di un’idea che stafuori dal testo, ma che è la perfezione. Per me perfezione è Dio.

IIll DDiioo ddii GGeessùù CCrriissttoo??Io sono quello che sono perché sono profondamente impregnato di cultura

cristiana. Conosco il Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ma soprattutto, ciòche mi ispira quotidianamente è la figura di Cristo. Quindi in questo senso mi sentosinceramente cristiano.

Vincenzo Cerami

Page 12: Il Serrano n.127

tando tra il 1978 e il 2010 di oltre il 37%, passandoda 3.714 a 5.104, con un incremento assai marcatoin Africa (+61,3%), in Asia (+46,1%) e in Oceania(+37%), mentre in America (+35,2%) e in Europa(+28,2%) i valori si collocano sotto la media. A frontedi tali dinamiche differenziate, tuttavia, la di- stribuzionedei vescovi per continente è rimasta sostanzialmente sta-bile nell’arco temporale considerato, con una maggioreconcentrazione sul totale in America e in Europa. Anchein Africa, dove la presenza del corpo vescovile è anda-ta aumentando in modo più considerevole, la quota deivescovi sul totale mondiale si limita a lievitaredall’11,6% del 1978 al 13,7% nel 2010.

4. A fronte dell’espansione del numero dei vescovinel mondo nel periodo 1978-2010, la dinamica delleconsistenze sacerdotali è stata globalmente piuttostodeludente, mostrando una contrazione di oltre il 2,1%(da circa 421mila a più 412mila). Il numero dei sacer-doti, infatti, si è complessivamente ridotto di oltre14,5mila unità nel 2005, per poi stabilizzarsi succes-sivamente e mostrarsi in crescita nel corso degli ultimicinque anni. In controtendenza rispetto alla media mon-diale, l’evoluzione delle consistenze sacerdotali inAfrica e in Asia risulta alquanto confortante, con un+121,7% e un +106,3%, rispettivamente (e con unincremento di oltre 12mila unità soltanto dal 2005),mentre l’America si mantiene stazionaria attorno aduna media di circa 122mila unità. Europa edOceania, infine, responsabili della contrazione osser-vata a livello planetario, mostrano nel 2010 una dimi-

1.Come sta cambiando, numeri alla mano, ilvolto della Chiesa cattolica nel mondo, conspeciale riguardo alle vocazioni? Forse non è

esagerato parlare di una mini rivoluzione.Se nel 1978 il cattolicesimo rimaneva un fenome-

no ancora sostanzialmente europeo ed americano, lestatistiche relative ai successivi trentadue anni esibi-scono una diffusione più omogenea dei fedeli cattoli-ci nel mondo – soprattutto nel continente africano –accompagnata da una più ampia dispersione territo-riale delle diverse categorie di operatori pastorali.

Nelle pagine che seguono, le informazioni statisti-che riportate si propongono di fornire un quadro sin-tetico dei fenomeni che hanno riguardato la ChiesaCattolica dal 1978 al 2010.

2. Nel periodo che va dal 1978 al 2010 i cattoli-ci battezzati nel mondo hanno registrato una rapida cre-scita, con un incremento percentuale di oltre il 58%.Nello stesso arco temporale essi sono complessivamen-te passati da quasi 757 milioni a 1,196 miliardi, conun incremento assoluto di circa 440 milioni di fedeli. Ildato, tuttavia, appare di gran lunga meno entusia-smante se letto alla luce dell’evoluzione della popola-zione mondiale nello stesso periodo, passata da 4,2 a6,8 miliardi. Ne risulta, infatti, l’incidenza dei cattolicia livello planetario in lieve diminuzione, da quasi il 18%a poco oltre il 17%. Questi valori, però, esprimono lasintesi di situazioni molto diverse tra i vari continenti.

3. Il numero dei vescovi nel mondo è andato aumen-

il serrano n. 12712

La Chiesa nel mondo?In crescita,ma con qualche ombra

di Vittorio Formenti

Page 13: Il Serrano n.127

e di Asia che rappresentano complessivamente nel2010 una percentuale di 84,7 del totale mondiale(22,6%, 30,6% e 28,5%, rispettivamente).

5. Gli anni trascorsi dal 1978 al 2010 sono statispettatori attenti e partecipi dei profondi mutamenti chehanno interessato l’evoluzione storica, sociale, culturale,economica del nostro pianeta, a partire da quelli chehanno riguardato più direttamente la Chiesa Cattolica.Il fenomeno religioso, d’altra parte, nonostante i suoielementi di immutabilità, risente chiaramente dei cam-biamenti che intervengono nell’assetto sociale, negliandamenti demografici, nelle tradizioni storiche.

In breve, nei trentadue anni dal 1978 al 2010, ilnumero dei cattolici nel mondo è andato aumentando inmaniera considerevole, accompagnato dalla maggiorediffusione delle circoscrizioni ecclesiastiche e dei centripastorali. Si sviluppa in questi anni una crescente dico-tomia tra le dinamiche dei continenti emergenti, Africa eAsia, e quelle dell’Europa, che sta progressivamente per-dendo centralità quale modello di riferimento, coerente-mente con gli sviluppi demografici di fondo. L’America,complessivamente, mantiene una posizione intermedia,mentre l’Oceania, demograficamente meno rilevante,sembra costituire una realtà a sé stante.

Altri sforzi sono richiesti per far fronte alle sfide postealla Chiesa Cattolica nei prossimi decenni. Innanzitutto,è necessario confrontarsi e sostenere l’inevitabile pro-cesso in corso di affermazione dei territori emergenti,che chiameremo “africanizzazione” della ChiesaCattolica. Tale fenomeno va accolto con entusiasmo, inquanto portatore di nuova e indispensabile linfa vitalenella Chiesa e va favorito tramite maggiore mobilità edinamismo delle risorse pastorali esistenti. In una visionestrategica ed articolata, si suggerisce di affrontare lanuova prova fortificando la presenza ecclesiastica sulterritorio, tramite la creazione di ulteriori seminari cheformino gli operatori in loco e diffondendo una mentali-tà di apertura e di consapevole fiducia.

nuzione di oltre il 24% e di quasi il 14%, rispettivamente.Tornando, tuttavia, al dato globale delle consisten-

ze sacerdotali e disaggregandolo viceversa tra dio-cesani e religiosi, si osservano tendenze molto diver-se. Mentre nel mondo il numero dei primi, dopo avertoccato un minimo di 257mila unità nel 1988 rispettoa 262mila nel 1978, manifestava nel 2010 unasignificativa ripresa (risalendo oltre le 277mila unità),quello dei secondi mostra un andamento sempredecrescente lungo la totalità del periodo di osserva-zione (con una contrazione complessiva del 14% pariad oltre 23mila unità in meno).

Invece i diaconi permanenti, diocesani e religiosi,sono in forte espansione sia a livello mondiale sia neisingoli continenti, passando complessivamente dacirca 5.500 nel 1978 a 39.004 unità trentadue annidopo, con una variazione superiore al 601%. Tuttaviale potenzialità di rinnovo dell’attività pastorale sonofunzione di una serie di fattori, primo tra i quali ilnumero di vocazioni sacerdotali, ovvero la consisten-za dei candidati al sacerdozio, approssimato daglistudenti di filosofia e di teologia presenti nei seminaridiocesani e in quelli religiosi.

Guardando all’evoluzione annuale del numero deicandidati al sacerdozio, diocesani e religiosi, si osser-va un andamento complessivamente crescente per tuttoil periodo. I candidati nel mondo sono passati da quasi64mila unità nel 1978 a circa 119mila nel 2010, conun incremento dell’86% circa. L’evoluzione è statamolto differente nei vari continenti. Mentre, infatti,Africa, America e Asia hanno mostrato dinamiche evo-lutive estremamente vivaci, l’Europa registra una con-trazione del 14% circa nello stesso periodo. Di conse-guenza, si osserva un ridimensionamento del ruolo delcontinente europeo alla crescita potenziale del rinnovodelle compagini sacerdotali, con una quota che passadal 37% al 17,3%, a fronte di un’espansione di quel-lo di Africa (la cui consistenza è andata quasi quintu-plicandosi nei trentadue anni considerati), di America

settembre 2012 13

vocazioni

Indicatori dell’attività pastorale nella Chiesa Cattolica nel 1978, nel 2005 e nel 2010

Page 14: Il Serrano n.127

Permanente del 16-18 marzo 1998; contestualmenteil CNV venne configurato come un Organismo pasto-rale.

L’evoluzione delle esigenze pastorali e l’esperienzamaturata nel tempo, hanno richiesto un’ulteriore revi-sione e il passaggio dell’originario Centro NazionaleVocazioni da Organismo a Ufficio della SegreteriaGenerale della CEI.

QQuuaallee llee mmoottiivvaazziioonnii ddii qquueessttoo ppaassssaaggggiioo??

Queste motivazioni intercettano quanto espresso ematurato negli incontri dei vari convegni regionali ediocesani con i direttori CDV e CRV e con le loro équi-pe vocazionali.

aa)) EEsssseerree ““vvooccee”” aauuttoorreevvoollee ee ddiirreettttaa ddeellllaa CCoonnffeerreennzzaaEEppiissccooppaallee IIttaalliiaannaa..

A partire dalla sua storia peculiare che risale imme-diatamente agli anni del Post-Concilio, L’Ufficio (exCNV) sta svolgendo con impegno e sistematicità unattento e mirato servizio di “studio, coordinamento epromozione” della pastorale vocazionale nella chiesaitaliana.

Oggi, di fronte alle nuove esigenze socio-pastoralie soprattutto di fronte ad una reale e sofferta faticache la pastorale per le vocazioni sta vivendo nellaChiesa italiana, sembra opportuno che la questionevocazionale torni al centro della sollecitudine di tuttala Chiesa e il servizio del nuovo “Ufficio Nazionale”

Il nome è nuovo: “Ufficio nazionale per la pastora-le delle vocazioni”; le radici sono alquanto antiche.

I primi inizi del Centro Nazionale Vocazioni (CNV)sono da ricondurre all’esperienza postconciliare dialcuni religiosi italiani, che costituirono un gruppo distudio sulla tematica vocazionale. Successivamente ilgruppo fu integrato con la presenza di sacerdoti dio-cesani e membri di Istituti secolari, impegnati nell’ani-mazione vocazionale.

Già nella prima Assemblea generale della CEI (21-23 giugno 1966), “tra i problemi emersi ha avutospecifica attenzione quello delle vocazioni ecclesiasti-che e religiose. A seguito dell’intesa tra la CEI, laConferenza Italiana Superiori Maggiori, l’UnioneSuperiore Maggiori d’Italia, la Conferenza ItalianaIstituti Secolari e la Conferenza Istituti MissionariItaliani, il Consiglio di Presidenza in data 23 febbraio1967, approvò la costituzione del Centro Nazionaleper le vocazioni ecclesiastiche e religiose.

Il Consiglio di Presidenza del 20-22 giugno 1967,esaminò e approvò “ ad experimentum” il primo rego-lamento del Centro Nazionale Vocazioni. LaPresidenza della CEI, per mandato del ConsiglioPermanente, il 6 febbraio 1975, approvò ad experi-mentum e per un triennio lo Statuto che regolamenta-va il servizio del CNV, configurandolo quale “organi-smo collegato” della CEI. Nella sessione delConsiglio Episcopale Permanente del 26-29 marzo1979, la Presidenza approvò in forma definitiva loStatuto del CNV.

Successive modifiche statutarie del CNV furonoapprovate nella sessione del Consiglio Episcopale

il serrano n. 12714

vocazioni

La CEI ha costituitol’Ufficio nazionale per lapastorale delle Vocazioni

Nella sessione di settembre il Consiglio Permanente della Cei ha approvato la trasformazionedel Centro Nazionale Vocazioni (Cnv) in Ufficio Nazionale della pastorale per le vocazioni, affidandone la direzione

a Monsignor Nico Dal Molin, fino ad allora direttore anche del CXnv.Lo stesso Dal Molin ci spiega il perché di questa scelta dei vescovi e le loro implicazioni pastorali.

di Nico Dal Molin

Page 15: Il Serrano n.127

– In questo senso è importante conservare e valo-rizzare il patrimonio acquisito in questi anni, legato inparticolare alla produzione editoriale del CNV, perrendere sempre più capillare la sensibilizzazione e lapromozione di una “nuova cultura vocazionale”,attraverso l’esperienza della Rivista “Vocazioni” edella Sussidiazione ogni anno proposta.

IInn ppaarrttiiccoollaarree::

– La rivista “Vocazioni” è divenuta, nel panoramaeditoriale vocazionale, unpunto di riferimento formativoe di riflessione molto apprez-zato, per i contenuti di studioe riflessione, oltre che per lamodalità della proposta.

– I Sussidi vocazionali, sisono sempre più qualificaticome itinerari offerti agli edu-catori/animatori per camminiecclesiali e vocazionali deigruppi ragazzi, adolescenti egiovani, oltre che come aiutosignificativo per promuovereuna attenzione diretta e speci-fica alla preghiera vocaziona-le nelle comunità cristiane.

L’Anno della Fede che ciapprestiamo a vivere diverrà,così, una sorgente feconda diriflessione, di elaborazione,di proposte, ma soprattutto dipreghiera e di rinnovamento

interiore e spirituale.Un tempo santo che porterà tanti più frutti, quanto

più saprà divenire un cammino personale e comunita-rio, per riscoprire le radici del nostro essere discepolidi Gesù e delle nostre scelte di vita, perché affascina-ti da Lui. Come scrive il presidente della Cei, cardi-nale Angelo Bagnasco: «Non c’è dubbio che dobbiamo imprimere una

decisa accelerazione alla pastorale vocazionale, attra-verso anche una dedizione specifica dei Vescovi e unamobilitazione affettiva e orante del popolo di Dio. Mail fatto che vi siano diocesi e regioni che risentonoassai meno della crisi dice che vi sono possibilità damettere in campo e risorse da esplorare. Anche nei ter-ritori più ispidi si possono avere risultati consolanti».

può essere una espressione più chiara e una vocediretta dell’Episcopato Italiano.

In questo modo verrebbe pure raggiunta la finalitàdi essere ancor meglio presenti nelle Chiese partico-lari, attraverso il Vescovo, con il ricco patrimonio diidee, di esperienze ed itinerari maturati in questi anni,a livello nazionale, insieme a quanto lo Spirito verràin futuro suggerendo.

bb)) UUnnaa ppiiùù aaddeegguuaattaa ccoollllooccaazziioonnee ddeellllaa ““ddiimmeennssiioonneevvooccaazziioonnaallee”” nneellllaa ppaassttoorraallee ddeellllaa CChhiieessaa iittaalliiaannaa..

L’inserimento istituzionaledell’Ufficio all’interno del coordi-namento degli altri Uffici dellaSegreteria Generale CEI - oltre afavorire a livello nazionale unapastorale integrata più profondae armonica tra i diversi settoripastorali e la dimensione voca-zionale - può gradualmente favo-rire, quasi con “effetto ricaduta”,una attenzione pastorale piùadeguata degli attuali “CentriDiocesani Vocazioni” nel quadrodegli Uffici delle CurieDiocesane e nella pastorale ordi-naria delle Chiese locali, dovetalvolta, il rischio sempre latenteè quello che esso venga consi-derato o funzionale ad un sup-porto di altri settori pastorali orelegato in un ruolo marginaledella proposta pastorale dioce-sana.

cc)) UUnnaa mmaaggggiioorree cchhiiaarreezzzzaa ee ccooeerreennzzaa ddii ““iiddeennttiittàà””

L’integrazione del CNV tra gli Uffici Nazionalidella CEI, resa utile e urgente dai motivi suddetti, noncomporta la perdita del ricco patrimonio di esperien-za pastorale mirata e presente nel territorio, accumu-lato negli anni e che non prescinde da alcune atten-zioni specifiche, pastoralmente rilevanti:

– Il nuovo Ufficio conserva la sua peculiare carat-teristica di esperienza di comunione tra le varie dimen-sioni vocazionali della Chiesa.

– Ciò significa proseguire nell’ambito di una meto-dologia di lavoro comunionale apprezzato e signifi-cativo che meglio consente un coinvolgimento dellaVita consacrata (CISM, USMI, CIMI, CIIS).

settembre 2012 15

vocazioni

MonsignorNico Dal Molin

Page 16: Il Serrano n.127

il serrano n. 12716

La vita dell’uomo è distesa lungo il passaredel tempo, fatto di lavoro, di tempo libero, diaffetti, di riposo, ecc.. Quando si vivono

momenti di gioia particolarmente intensa, si teme cheprima o poi questo momento abbia fine: “È troppobello perchè possa durare”. Il fatto che la vita sia di-stesa lungo il tempo, impedisce di vivere la gioia nellasua pienezza, perchè sussiste la minaccia che ilmomento di gioia abbia termine.

L’uomo ha sempre sentito la maledizione deltempo. Tutte le religioni, ebraismo e cristianesimoesclusi, hanno cercato di liberarsi da questa minaccia,hanno cioè cercato di evadere dal tempo. Ciò puòavvenire in due modi. Il primo modo è quello delle reli-gioni orientali, cioè perdere se stessi, scomparire inuna unità senza forma: il mistico indù e la beatitudinedel buddista raggiungono tale stadio; l’uomo è liberoda tutto perchè nel nirvana viene collocato in unmondo astratto che non esiste. Il secondo modo è unprogetto di liberazione molto diffuso, quasi una pesti-lenza: vivendo l’istante presente, senza farmi problemisul futuro e cercando di dimenticare il passato, costrui-sco l’eternità, ma a mia misura, e vivo quell’istante.

Quest’ultimo è lo stile di vita vissuto soprattutto daigiovani, ma non solo: il tempo libero lo vivono nel pre-sente, perchè non riescono a vivere la propria esistenzacome una storia. Un racconto ha una trama, una seriedi episodi che conducono i lettori verso una conclusio-ne. La stessa cosa accade nella vita. Se la vita è unasomma di istanti slegati tra loro in assenza di un filo con-duttore, la vita della persona è sconclusionata, e così èsconclusionato anche il tempo libero, che viene vissutosolo come un istante della vita. Il segno di questa con-dizione è il bisogno di evadere e su questo bisogno èstata costruita una grande industria dell’evasione.

Consideriamo due prodotti dell’industria dell’eva-sione. Il primo di questi prodotti è stata la trasforma-zione del riposo festivo. Il tempo del sabato e delladomenica è l’atteso momento in cui finalmente sidimentica la vita di ogni giorno, è il momento di eva-dere, di togliersi di dosso tutto il tempo della settima-na. Non è importante che si arrivi alla domenica seramolto stanchi, l’essenziale è evadere, cioè dimentica-re quello che si è vissuto durante la settimana. Il secon-do prodotto dell’industria dell’evasione è la commer-cializzazione del sesso, è la riduzione della sessualitàumana ad un bene di consumo. È l’espressione di unprocesso culturale molto complesso, un processo ditante separazioni: la separazione del corpo dalla per-sona, la separazione della sessualità dall’amore, laseparazione dell’amore dal dono della vita. Il risultatoè la sessualità come divertimento. È un concetto oggidiffuso nelle nostre generazioni giovani. La distruzionedel senso della sessualità è indice della consapevo-lezza della maledizione del tempo perchè, attraversoil dono della vita, l’uomo ha sempre cercato, in qual-che modo, un’eternità. Un uomo che è privo di futuro,un uomo che perde il senso del futuro, perde anche ilsenso vero del significato della sessualità.

Sono fin qui emersi due concetti fondamentali. Ilprimo, l’essere nel tempo è un peso insopportabile perl’uomo. Il seconda, l’unica redenzione dal tempo, chel’uomo abbia saputo progettare e vivere, è stata lafuga, cioè l’evasione; una fuga ed una evasione checosta un prezzo molto alto, cioè la perdita di se stes-si, la perdita della propria vita.

Dopo questa premessa, don Roberto Donadoni,Direttore del Marcianum Press di Venezia, così proseguenella relazione tenuta al locale Serra Club. È possibilespezzare questa logica di vivere il tempo libero come

Page 17: Il Serrano n.127

settembre 2012 17

evasione e viverlo in maniera totalmente diversa? È pos-sibile essere dentro al tempo senza diventarne prigionie-ri? San Paolo nella Lettera ai Galati dice: “Quandovenne la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio,nato da donna, perchè ricevessimo l’adozione a figli”.La “pienezza del tempo”. Questa è un’espressione cari-ca di significato. Il tempo corre, raggiunge il suo fine ela sua fine. Il tempo è come un’attesa, vocazione di unapresenza, di qualcosa, di qualcuno che verrà e, se que-sta presenza è arrivata, il tempo è compiuto. È l’attesadi una donna che vive il tempo della sua gravidanza:vedere il volto di colui che vive dentro di lei. Le settima-ne e i mesi sono contati a partire da quel momento.

“Quando venne la pienezza del tempo”. È la sto-ria, cioè Dio che diventa uomo, che viene concepitonel grembo di una donna, nasce, si sviluppa, lavora,muore e risorge. La presenza di questo bimbo che sichiama Gesù diventa, come ha detto San Paolo, lafollia e lo scandalo. La follia per i razionalisti, per ifilosofi, per i liberali, per il quali l’eterno non può pre-sentarsi e stare dentro un punto del tempo. Lo scan-dalo per i moralisti di tutti i tempi, perchè Dio non puòessere toccato, mentre Cristo fu crocifisso dall’uomo.

Ma che cosa significa veramente per ciascuno dinoi: “Quando venne la pienezza del tempo, Diomandò suo figlio“? Nel Vangelo, gli incontri di Zaccheoe della donna Samaritana con Gesù hanno una cosa incomune. Non è che essi avessero capito realmente cheGesù fosse Dio-uomo, ma hanno percepito che quel-l’uomo meritava una fiducia illimitata e che apriva lapossibilità di una vita nuova. Zaccheo, la cui vita erapossedere, da quel momento dice: “Per me vivere èdonare“. La Samaritana viveva ricercando la felicitànella sessualità, in un amore che si consuma nel momen-to stesso in cui lo vivi. Ma nell’incontro con Gesù la

donna si è vista guardata, capita come non le era maicapitato prima e allora intuisce che Egli non la ingan-nava quando le aveva detto di poterle dare un’acquache aveva un sapore di una vita finale. Zaccheo e lasamaritana in quel momento hanno capito che l’unicaalternativa a quell’uomo è il nulla, la fine del tutto. Lodice anche Pietro ad un certo punto: “Ma Signore, dachi andremo, tu solo hai parole di vita eterna“.Zaccheo, la Samaritana e Pietro, hanno capito che lavita ha un senso perchè si sono sentiti chiamati da Lui.

Questo è il senso del tempo. Quando il tempodella nostra vita ha un compito, perchè la nostra vitaè stata chiamata da una Presenza a realizzarlo, allo-ra il passare del tempo ha un senso. Quindi anche iltempo libero diventa un cammino verso la perfezione,cioè la pienezza del proprio essere, del proprio esi-stere. Si ha bisogno anche del tempo di riposo, manon è un evadere nell’attesa del prossimo sabato. Iltempo libero diventa la costruzione della completezzadella vita, una vita piena che è fatta di tempo di ripo-so, di lavoro, di studio, di preghiera, ecc..Nell’incontro con Gesù l’uomo scopre di essere chia-mato: la risposta alla vocazione dà senso al passaredel tempo. L’istante presente non è più la misura ristret-ta del desiderio limitato del mio cuore, perchè dentroal tempo io costruisco quello che accadrà poi. Iltempo libero non è tempo di evasione, ma tempo dicostruzione continua della mia eternità, della mia bea-titudine, dello sguardo continuo verso Cristo. Questapossibilità è offerta a ciascuno di noi, perchè ciascu-no di noi ha incontrato Cristo dentro la Chiesa e inquesto incontro ha scoperto il senso da dare alla pro-pria esistenza e al proprio tempo di ogni giorno, diogni momento e di ogni istante.

BBeenniittoo PPiioovveessaann

Page 18: Il Serrano n.127

il serrano n. 12718

vocazioni

Il celibatosacerdotale

visto da nessuna disciplina della Chiesa nei secoli pre-cedenti il Concilio di Trento e che i Vescovi e iSacerdoti erano liberi di sposarsi o di essere già spo-sati: Tertulliano di Cartagine (155-230) prese gli ordi-ni sacerdotali quando era già unito in matrimonio.

Per potere interpretare più compiutamente questoperiodo storico della Chiesa antica, occorre dappri-ma soffermarsi sulla stretta connessione, ai fini dell’as-sunzione del sacerdozio, tra celibato e castità: ilprimo (il celibato) è la promessa solenne a non unirsiin matrimonio, la seconda (la castità) è la promessa,altrettanto solenne, da parte di chi è sposato, a nonfare più uso del matrimonio e a mantenersi casto sericeve uno degli ordini maggiori.

Cercare nei primi secoli un vero e proprio atto nor-mativo che imponeva l’obbligo del celibato ai sacer-doti è vana impresa perché non approderebbe adalcun risultato. Per contro è possibile trovare riscontriinconfutabili che, chiunque voleva essere ordinatosacerdote, celibe o sposato che fosse, era obbligatoalla continenza e, quindi, alla castità. Questo princi-pio della continenza, comune alle Chiese Orientali ea quelle Occidentali, era presente anche presso gliApostoli all’interno della loro disciplina generale.

Ricerche storiche ci confortano nel confermare che,in tempi molto anteriori al Concilio di Trento, la con-

1l celibato sacerdotale è stato uno dei temimaggiormente discussi nell’ultimo secolosul quale si sono confrontati la Chiesa cattolica,

anche al suo interno, e il mondo laico. Lo stesso PapaPaolo VI, in apertura della sua Enciclica “SacerdotalisCaelibatus” del 24 giugno 1967, dopo avere affer-mato che la Chiesa custodisce da secoli il celibatosacerdotale come fulgida gemma che conserva il suovalore, fa un esplicito riferimento al nostro tempo,caratterizzato da una profonda trasformazione dimentalità e di strutture: “Ma nel clima dei nuovi fer-menti si è manifestata anche la tendenza, anzi l’e-spressa volontà di sollecitare la Chiesa a riesaminarequesto istituto caratteristico, la cui osservanza, secon-do alcuni, sarebbe resa ormai problematica e quasiimpossibile nel nostro tempo e nel nostro mondo”.

L’Enciclica di Paolo VI è una vibrante testimonianza difede e una strenua difesa del celibato, quale valoreimprescindibile in ogni sacerdote, nel segno della miglio-re tradizione della Chiesa latina e di quanto sancito, informa inequivocabile, dal Concilio di Trento (1545-1563), che, al canone IX della XXIV sessione “Dottrinasul sacramento del matrimonio”, così recita: “Se qualcu-no dirà che i chierici costituiti negli ordini sacri e i reli-giosi che hanno emesso solennemente il voto di castitàpossono contrarre matrimonio, è anatema”.

L’obiezione che viene principalmente avanzata dachi si oppone alle disposizioni del Concilio di Trentoè che il celibato del clero non è un comandamento diDio e che, ai tempi di Cristo, tale imposizione nonvigeva nei confronti degli Apostoli: lo stesso Pietro erasposato, come si evince dalle sacre scritture quandoleggiamo della miracolosa guarigione della suocerada parte di Gesù. L’apostolo Paolo, inoltre, consiglia-va il celibato a chi voleva essere seguace di Cristo,ma non come condizione vincolante per diventare unsuo ministro. Sempre l’apostolo Paolo, nella letterainviata a Tito, accennava all’anziano (e cioè il vesco-vo) che oltre che marito di una sola moglie, deve esse-re anche giusto, santo e temperante.

Un’altra affermazione è che il celibato non era pre-

di Cosimo Lasorsa

Page 19: Il Serrano n.127

settembre 2012 19

vocazioni

casti e che a coloro che praticano la continenza siaaffidato il ministero” e, infine, il Codice Teodosianodel 438: “Tutti coloro che sono rivestiti del sacerdozio,a qualsiasi livello, devono sapere che la vita in comu-ne con donne di fuori è loro proibito”.

Dai riferimenti storici sopra riportati non si può farea meno di riconoscere che, prima del Concilio diTrento, il rapporto tra celibato e castità assume un signi-ficato e un indirizzo assai rilevante ai fini dell’eserciziodel sacerdozio. E poiché la castità è la costante essen-ziale del celibato sacerdotale, e come tale deve esse-re rigorosamente rispettata da chi accetta di dedicarsial ministero di Cristo, il concetto di celibato-castitàdeve essere inteso come un principio dottrinale unico,al quale il sacerdote non si può sottrarre.

È errato, quindi, sostenere che, nei primi secoli, ilcelibato non era regolamentato dalla Chiesa, perchéproprio quel concetto unificato di celibato-castità ciconsente di interpretare i dettati della Chiesa dell’e-poca come un ritorno al celibato per quei Vescovi,Presbiteri o Diaconi, che pur essendo in regime dimatrimonio, rientravano nella castità per poter eserci-tare il loro ministero.

Il sacerdote per eccellenza che, per primo, harispettato il principio del celibato e della castità è statoGesù Cristo. Il casto celibato di Cristo, che non sisposò mai per dedicarsi totalmente e infinitamente alservizio e alla gloria di Dio, è l’esempio più luminosoper chi si accinge a vestire o già veste l’abito sacer-dotale per realizzare quella unione sacra che è la per-fezione stessa della vita spirituale.

Il vero sacerdote deve somigliare quanto più possi-bile a Gesù se vuole essere suo discepolo su questaterra. Un sacerdote casto è l’immagine della purezzadel Cristo, al quale si unisce ogni qualvolta celebra ilsacramento dell’Eucaristia.

Il sacerdote è, in sintesi, un altro Cristo, che deveoperare nella persona di Cristo e vivere la sua vitacon Cristo.

Con l’amore esclusivo per Cristo, il sacerdote ècapace di un amore senza confini: la sua famiglia èl’universo.

Illuminanti sono, a questo proposito, le parole pro-nunciate da Papa Benedetto XVI in occasione dell’u-dienza alla Curia Romana del 23 dicembre 2006: “Ilvero fondamento del celibato può essere racchiusonella frase: Dominus pars mea (Tu Signore sei la miaterra). Il celibato deve essere una testimonianza diFede: la Fede in Dio diventa concreta in quella formadi vita che solo a partire da Dio ha un senso.Poggiare la vita su di Lui, rinunciando al matrimonio ealla famiglia, significa che io accolgo e sperimentoDio come realtà e perciò posso portarlo agli uomini”

dizione della castità era alla base di ogni eserciziosacerdotale.

Seguendo un ordine temporale, uno dei più antichidocumenti è quello delle Costituzioni Siriache-Disascalia (210-250), che recita: “Bisogna che ilVescovo sia un uomo che ha avuto una sola moglieche ha guidato bene la sua casa. Per questo quandoriceve l’imposizione delle mani e siede nell’ufficio epi-scopale ci si deve accertare che è casto”.

Altre fonti di diritto dei primi secoli della Chiesache possono essere citate a ratifica della condizionedella castità sacerdotale sono il Concilio di Elvira del306: “Abbiamo decretato una proibizione generale ariguardo dei Vescovi, Presbiteri e Diaconi sposati: nondevono stare assieme alle loro mogli e non devonogenerare figli. Chi si renderà responsabile di ciò saràespulso dai ranghi ecclesiastici”; il Concilio di Niceadel 325: “Il grande sinodo ha proibito con rigore atutti i Vescovi, Presbiteri, Diaconi di tenere con sé qual-siasi donna che non sia al di sopra di ogni sospetto,come la madre, la sorella, la zia”; il Concilio diCartagine del 390: “I Vescovi dichiarano unanime-mente: sembra giusto a tutti noi che i Vescovi, iPresbiteri e i Diaconi si astengano dalle relazioniconiugali con le loro mogli”; il Concilio di Toledo del400: “Noi ordiniamo che i Diaconi siano o vergini o

Page 20: Il Serrano n.127

il serrano n. 12720

vita del serra

a contribuire con tutte le proprie forze alla costruzionedi una società civile più giusta e più degna.Alimentate la vostra Fede con la preghiera assidua euna catechesi approfondita. Adoperatevi affinché levostre famiglie abbiano i requisiti per poter diventareluogo privilegiato per la nascita e la crescita di unavocazione sacra. Cercate di avere una conoscenzaadeguata della situazione vocazionale delle vostreDiocesi, per essere in grado, precisata la diagnosi, dicontribuire, secondo le vostre possibilità, alla conse-guente terapia. Siate accanto ai sacerdoti, comin-ciando dal vostro parroco e procurate di diventareamici, fedeli e sinceri, soprattutto di quei sacerdoti cheper la loro situazione, maggiormente abbisognano diappoggio morale o di aiuto materiale. Dimostrate, infi-ne, in tutto il vostro comportamento che, con la graziadi Dio, è possibile vivere nel mondo contemporaneo ildiscorso della montagna e le Beatitudini con tutto ilradicalismo che comportano, ma anche con il fascinoche suscitano”.

Grande ricchezza ogni serrano trova contenuta inqueste parole per potere realmente essere sale e luceper le vocazioni.

Anche i Vescovi italiani già nel documento“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, alnumero n. 51 chiedono per gli anni a venire un’atten-zione particolare ai giovani ed alla famiglia.

A quei giovani ai quali va riconosciuto un talen-to che il Signore loro ha messo nelle mani perché lofacciamo fruttificare, il nostro movimento non puòche guardare con grande attenzione e con grandeamore; a loro deve essere insegnato e trasmesso ilgusto della preghiera e della liturgia, l’attenzionealla vita interiore e la capacità di leggere il mondoattraverso la riflessione e il dialogo con ogni perso-na che incontrano.

Le giornate mondiali che il Santo Padre ha forte-mente voluto per fare riflettere i giovani sui temiessenziali della vita ci danno grande conforto, per-chè molti sono stati i giovani, in quelle particolarioccasioni, attirati da Gesù e dal suo Vangelo; ma

11 Serra, movimento laicale al serviziodella Chiesa cattolica ritengo che possa edebba definirsi come una comunità cristiana

ministeriale, che si colloca nella Chiesa per colla-borare in campo vocazionale; il suo carisma, infat-ti, è rivolto in modo particolare verso i seminaristi ei sacerdoti.

Del Beato J. Serra il Serra Club ha conservato duesalienti caratteristiche: l’amore per le vocazioni sacer-dotali e religiose, e l’impegno costante per una testi-monianza di fede cristiana nell’ambiente lì dove il ser-rano svolge la sua attività, e ciò in obbedienza alcomando del Signore: pregate dunque il Padronedella messe perché mandi operai nella sua messe (Lc10,2).

Da quanto detto ne consegue che obiettivi primariper gli aderenti al Serra Club sono innanzi tutto quel-lo di sostenere ed accompagnare i giovani a com-prendere l’importanza della vocazione sacerdotale edi rivolgere attenzione verso ogni vocazione, special-mente per quelle consacrate: impegni, questi, chenecessitano della preghiera insistente al Padrone dellamesse.

Necessario ed urgente impostare una vasta ecapillare opera per le vocazioni che raggiunga leparrocchie, i centri educativi, le famiglie al fine disuscitare una più attenta riflessione sui valori essen-ziali della vita che trovino la loro sintesi nella rispo-sta che ciascuno deve dare alla chiamata di Dio,specialmente quando questa chiamata sollecita ladonazione totale di sé e delle proprie energie allacausa del Regno.

Il Cardinale J. Saraiva, consulente episcopale delSerra italiano, rivolgendosi ai serrani in un incontroloro dedicato, così diceva:

“Cari serrani, dimostrate a tutti, con limpidezza esenza compromessi, la vostra sincera adesione aCristo, alla Chiesa; dimostrate in famiglia, nel lavoro,nelle associazioni, che il messaggio di Gesù è capa-ce di formare veri uomini, pronti ad affrontare conserenità, la durezza della vita quotidiana; disponibile

La ministerialità del serranodi Carlo Varvaro

Page 21: Il Serrano n.127

settembre 2012 21

vita del serra

no in mente le seguenti iniziative: fareconoscere il Serra Club usando a talfine tutti i mezzi di informazione;fare conoscere nelle parrocchie leattività del Serra ; creare nelle fami-glie dei momenti nei quali si possadiscutere dell’importan-za della vocazione inparticolare di quellaconsacrata; promuove-re nelle scuole medieun concorso al fine difamiliarizzare con igiovani sulla proble-matica della vocazio-ne, fare parte attiva epropositiva dei CentriDiocesani vocazionali,ecc

Il Cardinale SalvatorePappalardo in occasionedi un Congresso serrano aS.Giovanni Rotondo, disseche tra i compiti che ilSerra deve svolgere isti-tuzionalmente “mi pareche si possano indicarecome primari quelli diinformare e formare spi-ritualmente e cultural-mente i suoi aderenti, ditenere vivo all’interno dellacomunità ecclesiale il temadelle scelte vocazionalisia di quelle che si proiet-tano sull’orizzonte piùcomune di ogni vitacristiana, sia di quelleche si realizzanomediante una specia-le consacrazione reli-giosa o secolare o di quelle ancora che impegnanonel ministero sacerdotale diocesano... la prima testi-monianza che il serrano è chiamato a rendere è quel-la della sua fede personale nella trascendenza deldestino umano.

Siano pertanto questi i propositi dei membri delSerra all’inizio di un nuovo anno sociale, e sono certoche il nostro lavoro, sorretto dall’azione dello SpiritoSanto, potrà diffondere e testimoniare la bellezza, ilvalore e la dignità della vocazione sacerdotale nel-l’ambito del popolo di Dio per attirare i giovani a rag-giungere il sacerdozio.

ritengo che ciò non possa essere sufficiente in quan-to necessita una consapevole responsabilità educa-tiva nei loro confronti nella trasmissione dell’amoreper la vita interiore, per l’ascolto perseverante dellaParola di Dio, per l’assiduità con il Signore nellapreghiera, per un’ordinata vita sacramentale nutritadi Eucaristia e riconciliazione.

Se non sapremo trasmettere questi valori, unita-mente a un’attenzione verso tutto ciò che è umano, (lastoria, le tradizioni culturali, religiose e artistiche delpassato e del presente), saremo, così come ci ha dettoMons. L.Bonari, Direttore emerito del CentroNazionale Vocazioni, in un incontro di formazioneper i responsabili del Serra Italiano, “corresponsabilidello smarrirsi del loro entusiasmo, dell’isterilirsi dellaloro ricerca di autenticità, dello svuotarsi del loro ane-lito alla libertà”.

Un Serra Club che funziona deve quindi coinvol-gere tutti i suoi membri ad una collaborazione attivaaffinché si adottino delle scelte e delle decisioni cheportino avanti gli obiettivi suddetti in piena comunionee con l’impegno di tutti i suoi membri.

A tale scopo diventa importante l’incontro di pre-ghiera mensile che deve essere uno dei tratti distintividi ogni serrano, e deve quindi rivestire una straordi-naria importanza per la nostra formazione, per la vitae per il conseguimento degli obiettivi del nostro movi-mento.

Non vi può essere infatti una cultura della voca-zione senza un coinvolgimento nella nostra missione esenza essere sorretti da uno spirito di preghiera che ciaiuterà indubbiamente per testimoniare l’impegno checome serrani siamo chiamati a svolgere.

Si comprende bene che il nostro non è un club diopinione, bensì di servizio che non può limitarsi all’in-contro di preghiera, o agli altri incontri mensili; è infat-ti necessario che sia il club che i singoli membri, lavo-rino nell’ambito del territorio nel quale si trovanodando la propria disponibilità al Vescovo, ai parroci,ai sacerdoti ed ai seminaristi per collaborare alle loronecessità.

Il Papa nella lettera apostolica Novo millennioineunte ci invita a prendere il largo. Questo invito nonci deve lasciare indifferenti, anzi ci deve dare un ulte-riore impulso affinché comprendiamo ancor meglio ilnostro compito, e la nostra responsabilità sia di avereaccettato la chiamata ad essere figli di Dio, sia diessere soci del Serra Club.

Non potremo che essere allora missionari, cosìcome il nostro Beato Junipero Serra che della missio-narietà ha fatto la sua esistenza.

Le vie di azione da perseguire potrebbero esseretante; in modo esemplificativo e sommario mi vengo-

Page 22: Il Serrano n.127

dopo, il Vaticano abbia deciso dinominare un esperto di connettività,consolidando la comunicazionedell’Annus Fidei (www.annusfidei.va)che verrà sostenuto sempre ecomunque con forza dal portale diSerra Italia. Non può essere uncaso che il Direttore della SalaStampa della Santa Sede, PadreFederico Lombardi, si sia pronun-ciato, nella conferenza stampa,presieduta dal Cardinale ZenonGrocholewski Prefetto Congrega-zione per l’Educazione Cattolica ePresidente della POVS, per la pre-sentazione del nuovo documento“Orientamenti pastorali per la pro-mozione delle Vocazioni alMinistero Sacerdotale“ che il Serraed i suoi canali hanno condiviso intoto, “su come sia determinante perla crescita di vocazioni in alcunipaesi l’uso di internet, ove la chia-mata in noviziati religiosi non èavvenuta per via di contatto ma permezzo della rete, ciò testimonia dicome i giovani d’oggi abbianouna visione diversa, di come sianecessario considerare questanuova forma mentis e di come infi-ne grazie al mondo della rete usatocorrettamente le vocazioni nasconoanche in contesti di non credenti”.

Ricordiamo che mons. VittorioFormenti, Direttore dell’UfficioStatistico Vaticano, Cappellano diSerra Italia Distretto 72 Lazio eCampania, già in occasione delCongresso nazionale abbia affidatoagli strumenti di rete di Serra Italiasostenuti dalla “Paolo di Tarso”, l’av-vio della diffusione di quei numeriinediti dell’Annuario Pontificio chenon erano mai stati svelati, un donotempestivo e moderno per l’eco delmessaggio pro vocazioni.

“Ci sono dati che non abbiamopubblicato nell’Annuario Pontificio –dichiara mons. Vittorio Formenti,Officiale della Segreteria di Stato –ma che fanno parte delle statisticheche ogni anno presentiamo in esclu-siva al Pontefice. I numeri che arriva-no da tutta la Chiesa danno con

La convention serrana hasuperato ogni aspettati-va ponendosi con essenzia-

lità, contenuti, proposte, discussio-ni, sensibilità e modernità al centrodel dibattito per la crescita ed ilsupporto delle vocazioni sacerdo-tali. Sostenere coloro che sono statichiamati a rispondere “Eccomi” èla mission del Serra aggregato allaPontificia Opera per le VocazioniSacerdotali ma stavolta in partico-lare sono stati gettati i semi chematureranno in quest’Annus Fidei enel biennio 2012-14, sotto laguida e le novità avviate dal neo-presidente Antonio Ciacci.

La modernità di Serra Italia è con-sistita, nel caso del Congresso, nel-l’avere riunito relatori di grande spes-sore per fornire gli spunti necessariad una formazione e ad un’attivitàpiù pregnante, veicolata anche daimassimi esperti di intelligenza con-nettiva in Italia nell’avere previsto ciòche sarebbe accaduto dopo, per iltramite dell’innovazione e della tec-nologia di cui il Serra si è dotato. Laprogettualità nella comunicazione haposto in evidenza la centralità dellaconnettività grazie agli articoli, allefotogallery, alle interviste in internet,su serraclubitalia.it e su vaticanese.itdel Gruppo Comunicare Italia.Considerazione che è emersa duran-te il prezioso dibattito moderato daMimmo Muolo, Direttore de “IlSerrano” con il Direttore di“Avvenire”, Marco Tarquinio e il filo-sofo e scrittore Marcello Veneziani.Dall’autorevole tavola rotonda si èevinto come nell’informazione,sostanziale è il ruolo dell’informazio-ne corretta che può educare alla vitaed essere fonte di vocazioni. “Si puòfare una scelta diversa per il tramitedi buone notizie”, ha detto MarcoTarquinio, discutendo sulla responsa-bilità e sul delicato compito del gior-nalismo nel riportare correttamente imessaggi della Chiesa e del SantoPadre alla società tutta, nel ruolo fon-damentale”.

Non è un caso che solo poco

il serrano n. 127

Congressonazionaledi Bari:propulsoreserranodell’AnnusFideiIl XIII Congressonazionale di SerraInternational Italiaorganizzatodall’attualePast PresidenteDonato Vitiha rappresentatoun momentoimportante non solodi riflessionesul tema“Un Partnercome Dio, educaalla vita?”ma propriodi preparazioneall’Anno della Fedeindetto dal Papa

Page 23: Il Serrano n.127

immediatezza di comunicazione ilsenso della lenta e costante crescitaannuale. Ci sono dati che teniamoper noi e che in questo momentospeciale dedicato alle vocazionisacerdotali credo sia arrivata l’ora disvelare. Dopo quasi 50 anni il nume-ro dei sacerdoti che avevano lascia-to il ministero era sceso a meno di1000 unità nel mondo, grazie alsistema di monitoraggio di Paolo VIche consente un continuo aggiorna-mento. Ma c’è anche un numero disacerdoti che domandano di tornaredopo la rinuncia ai voti, sono pochedecine che di per sè non fanno testo,eppure l’anno scorso 460 sacerdotihanno chiesto il rientro, dato che hofatto notare a Benedetto XVI: il rega-lo dell’Anno Sacerdotale. L’ispirazio-ne viene dall’alto e la preghiera hadato i suoi frutti”.

È stato S. Em. il Cardinale JosèSaraiva Martins, ConsulenteEpiscopale di Serra Italia, a darel’approvazione sull’argomentodella Convention serrana 2012,tratto dalle indicazioni della C.E.I.sull’educazione alla fede, ulterioretestimonianza di unità di obiettivianche nella fattispecie con il CNV,tanto che il congresso si è rivelatouna tappa significativa di prepara-zione all’Anno della Fede.

“Ho trovato il Serra InternationalItalia – ha detto il Presidente di SerraInternational Thomas Wong – moltounito ed è stato un onore intervenireal meeting che anticipa il congressointernazionale di Boston e che civede tutti uniti, in Italia e nel mondoa sostegno delle vocazioni sacerdo-tali. È la terza volta che sono in Italiae sono lieto di essere qui con voi inun incontro ben organizzato e diaccogliere le notizie su distretti eclub locali che vorrete fornirmi persottoporle nell’internazionale. Che ilavori congressuali siano sotto laprotezione della Vergine Maria”.

Quattro sono stati i temi fondantidel Congresso: il lavoro, la famiglia,la crisi economica, la ricerca delsenso di Dio. Dalla testimonianza

delle vocazioni alla vita sacerdotalee alla vita consacrata affidate a FraFrancesco Neri ed a suor GemmaCarone, all’interpretazione dellaSacra Scrittura della biblista RosannaVirgili a Lucio Romano, presidente di‘Scienza e vita’ sul valore della vita,a Giuseppe Savagnone, ‘Il coraggiodi educare alla vita’, sul rilievo dellafamiglia nell’educazione dei figli,della società nei riguardi dei giova-ni, della scuola nei confronti degliallievi, al tema della crisi economicacon Antonio Incampo, dell’Universitàdi Bari, alle testimonianze dei semi-naristi tra cui Giuseppe Loizzo.Sostanziali, dopo la cerimoniadell’VIII Concorso Scolastico nazio-nale e la consegna della Borsa diStudio “Amm. Brauzzi” da partedella Fondazione Junipero Serra edel Premio “Penna dello Spirito”, letracce di S. Emin. ZenonGrocholewski, nella sua relazionedel 16 giugno: “Novità delSacerdozio di Cristo“ e nella omeliadel 17 giugno 2012 nella solenneConcelebrazione Eucaristica nellaBasilica di San Nicola di Bari, “laFede è come una notte buia dissemi-nata di stelle come dice S. Giovannidella Croce. Non è vero che nellanotte buia si vede di meno anzi dipiù. Di giorno vediamo ciò che ci cir-conda ed il nostro campo visivo èlimitato. Durante la notte vediamomolto più lontano, le stelle sono lon-tane migliaia di anni luce, ci rendia-mo conto di far parte dell’universo edella totalità della creazione, in unanuova logica, prospettiva più ampiadi libertà e di fede eterna. Auguro avoi tutti serrani che l’Eucarestia siafonte di luce, di forza per rinnovarel’impegno nell’apostolato laico per-ché il regno di Dio si accresca”.

Tra i gesti concreti del Congressouna borsa di studio che l’Arcivesco-vo Metropolita di Leopoli ha indica-to nel seminarista ucraino AndriiZyma di Chorostkiv”.

VViivviiaannaa NNoorrmmaannddoo

settembre 2012 23

vita del serra

Page 24: Il Serrano n.127

24

Mentre scriviamo queste righe, leagenzie di stampa continuano a lanciarenotizie sullo “tsunami giudiziario” che si è

abbattuto sul mondo politico italiano. Oramai sicontano decine di inchieste giudiziarie aperte, in ogniangolo d’Italia, sui soldi facili che assessori,capigruppo e singoli consiglieri si sono attribuiti conuna disinvoltura che rasenta l’irresponsabilità. Il tutto inanni recentissimi, mentre già la crisi economicofinanziaria del Paese svuotava le tasche degli italiani,spingendo tante famiglie sull’orlo della povertà. Ementre il governo Monti veniva chiamato a manovre“lacrime e sangue” per salvare l’euro e la presenzaitaliana nel consesso continentale.

Arresti, indagini a tappeto, sospetti e veleni.Qualcuno sostiene che sia una costante nell’anno cheprecede l’elezione del Capo dello Stato. Questavolta, però, sembra che ci sia un qualcosa in più. Ilgiudizio dell’opinione pubblica è durissimo neiconfronti dell’intero sistema politico, accusato diessere tutto marcio. E sì che le classi politiche nonhanno fatto nulla per migliorarsi, anzi hanno persinopeggiorato le cose. L’affermazione in base alla quale

di Domenico delle Foglie

Immoralitàe amoralità?

Page 25: Il Serrano n.127

25

cultura

“ieri rubavano per il partito ed oggi rubano per sé”, licondanna definitivamente.

In questo pericolosissimo contesto, nel qualel’antipolitica sembra vincente, la Chiesa italiana nonha fatto mancare la sua voce. Ricordiamo le paroleurticanti del cardinale Angelo Bagnasco alparlamentino della Cei: “ Che l’immoralità e ilmalaffare siano al centro come in periferia, non è unaconsolazione, ma un motivo di rafforzataindignazione, che la classe politica continua asottovalutare. Ed è motivo di disagio e di rabbia pergli onesti. Possibile che l’arruolamento nelle file dellapolitica sia ormai così degradato?”. Sì, Eminenza,purtroppo la realtà non ci lascia scampo. Cosa diredel capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, FrancoFiorito, che affronta l’arresto sorridendo beffardo alletelecamere, quasi che un passaggio in carcere siauna nota di merito politico? Un prezzo da pagare? Unrischio già messo in conto?

E ritornano anche le parole severe pronunciate dalcardinale Gianfranco Ravasi ad Assisi, alla presenzadel presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano:“Al giorno d’oggi, a prevalere, più che l’immoralità, èsoprattutto una malattia peggiore, quella dellaamoralità, della totale indifferenza, superficialità ebanalità. È per questo che si ha anche l’arroganza nelmostrarsi immorali”.

Noi sappiamo che come cittadini abbiamo l’armadel voto per cancellare gli errori del passato e tentaredi costruire un orizzonte di giustizia sociale. Masappiamo anche che si pone drammaticamente il temadell’offerta politica e cioè del chi votare e per quali fini.Non possiamo rispondere a questo quesito perché nonci spetta, però sappiamo che l’offerta politica langue eche non vediamo stagliarsi, sulla scena politica,persone in grado di restituire la speranza. Didemolitori, in proprio e conto terzi, ce ne sono abizzeffe e di ogni colore; di solidi costruttori, per ora,non avvertiamo ancora la presenza. Speriamo che citocchi soltanto avere un po’ di pazienza.

Diversa è invece la questione morale che investe lasocietà nel suo complesso. Sarebbe troppo facileaffermare che le classi dirigenti hanno fatto tutto da sé,all’oscuro del Paese e senza rapporti strettissimi con iterritori, i gruppi di potere e di interesse, le lobby e lecorporazioni. Qui si pone la vera sfida per i credenti,nella loro veste di abitanti della città terrestre. Se tantaparte della classe dirigente, anche di marcata originecattolica ha fallito miseramente, naufragando nei soldi“rubati” e “dissipati”, possiamo tirarci fuori dal giocodelle responsabilità? Se non altro, dobbiamo chiedercidove abbiamo sbagliato nei nostri processi educativi. Selo scout divenuto tesoriere di un medio partito ruba i soldidel finanziamento pubblico, qualcosa è accaduto. Sidirà che è sempre responsabilità personale. Tutto vero,ma sino a un certo punto. Perché un sistema di potere edel malaffare può prosperare indisturbato, per anni, inuna Regione dove regna un governatore di indiscutibilematrice cattolica? Quando abbiamo smesso di educareal bene comune e alla moralità pubblica?

Eppure, noi sappiamo che non c’è alternativaall’educazione. Vale per tutto il nostro mondo, per inostri parroci come per i nostri vescovi, per le nostreassociazioni come per i movimenti ecclesiali, per icredenti in ogni espressione della vita pubblica eprivata. Ma la morale pubblica deve tornare dentro laprospettiva educativa. Il che vuol dire, per ognuno dinoi, dismettere i panni di chi fa le analisi più raffinatee passare alla verifica e al rigore dei comportamenti.Applicando, anche dal pulpito e nelle nostrecatechesi, dove forse diamo troppe cose per scontate,la buona regola del sì sì, no no. Già sarebbe un buoninizio. Esempio: si può rubare il denaro pubblico, cioèdi tutti? No. Semplicemente no. Si può evadere ilfisco? No. Si può incassare una tangente? Ancora no.Si possono comprare i voti? Certo che no. Si puòentrare in politica per arricchirsi? Assolutamente no.Così, tanto per cominciare.

Page 26: Il Serrano n.127

per consentire che vada perduta l’originalità dellacultura.

Quanto Mimmo Muolo descrive non è fantasia.Purtroppo, è la vicenda di questi ultimi decenni. Iostesso ne ho fatta esperienza. Alcuni anni fa, nel mese

Non è senza una vena di amarezza che sileggono le belle pagine di quest’ultimolibro di Mimmo Muolo. Essa sorge,

lentamente ma inesorabilmente, dall’analisi checompie. Le Feste scippate pone dinanzi unasituazione culturale che provoca a prendere unadecisione e fare una scelta. Non si può affrontarequesto tema senza fare qualcosa per restituire allafesta il suo valore originario. Non è questione dinostalgia per il passato. Al contrario. È condizione perpoter avere un futuro. Ciò che emerge da questepagine è un lento ma inesorabile movimento chetende all’oblio del sacro per imporre una visioneneopagana. Non si sa cosa emergerà seguendoquesta onda. Ciò che è certo, invece, è ladisintegrazione di un’identità personale e sociale,radicata su un fondamento culturale che è statoplasmato dalla fede. Chi vuole seguire questomovimento di estraneazione è libero di farlo, ma devesapere a cosa va incontro. L’oblio per il valore sacrodella festa, viene sostituito solo dal puro divertimentoimposto dal consumo. La sproporzione è troppa perpoter essere accettata in maniera passiva e indolore.Alla memoria di eventi che hanno segnato la vita diintere generazioni, creando storia, si contrappone oral’arroganza e la furbizia di chi sa vendere meglio ilprodotto per il proprio guadagno. Poco, troppo poco

il serrano n. 12726

Cosa sta succedendo alle feste cristiane? Da questo interrogativo prende il via il nuovo libro di Mimmo Muolo,intitolato “Le feste scippate”, edito da Ancora e in libreria da qualche settimana. L’indagine di Muolo si con-centra infatti su quello che, provocatoriamente, definisce lo “scippo” delle più importanti feste cristiane.Così sull’onda di una sempre più invadente cultura dominante, molto spesso alimentata dal consumismo, il 25dicembre è diventato il compleanno di Babbo Natale, Pasqua è stata trasformata in una “festa di primavera”,Ognissanti indossa le maschere di Halloween.In questo libro l’autore offre la sua chiave di interpretazione del fenomeno, accompagnando il lettore in unariflessione sul tentativo di “espropriare” le feste cristiane della loro vera identità, e lancia un invito a riscoprirneil senso profondo per impedire che il loro tramonto impoverisca irrimediabilmente non solo i cristiani, ma lasocietà nel suo complesso.Pubblichiamo qui di seguito la prefazione al volume di monsignor Rino Fisichella, presidente del PontificioConsiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che è anche intervenuto alla presentazione del libroa Roma, il 12 novembre, insieme con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio e la vaticanista del GiornaleRadio Rai, Francesca Paltracca.

Le scippate

Page 27: Il Serrano n.127

di dicembre, mi trovavo a New York. Durante una sosta dagli impegni, passeggiai fino a Washington Square.Incuriosito da un vasetto di miele bianco, entrai nel negozio. Pagando alla cassa, la signora con moltagentilezza mi chiese se volevo fare un’offerta per un’iniziativa che veniva da loro sponsorizzata. Le chiesi se ildenaro sarebbe andato realmente a buon fine e, ricevuta la sua assicurazione, lasciai il resto. Nel salutarla ledissi volutamente: “Merry Christmas”. Lei mi rispose: “Happy holidays”. La guardai con un sorriso e rincarai ladose: “Sa, io sono italiano, Merry Christmas”. Di nuovo con sempre tanta gentilezza mi rispose: “Happyholidays”. Allora, le chiesi per quale motivo ci fossero le vacanze. La risposta fu: “Perché è Natale”. “Bene,allora perché non dice anche lei Merry Christmas?” ripresi io con un accenno polemico. La signora, allora, miprese le mani e tenendole strette mi sussurrò a bassa voce: “Non possiamo più dirlo”. Un caso isolato? Noncredo. Sfido a trovare in New York biglietti natalizi augurali con la scritta Merry Christmas!

Leggere queste pagine mi ha riportato alla mente questo fatto che mi ha coinvolto direttamente. Eppure,anche Benedetto XVI, parlando alla autorità civili del Regno Unito nella Westminster Hall il 17 settembre 2010,ha detto testualmente: “Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, otutt’al più relegata alla sferapuramente privata. Vi sono alcuni chesostengono che la celebrazionepubblica di festività come il Nataleandrebbe scoraggiata, secondo ladiscutibile convinzione che essapotrebbe in qualche modo offenderecoloro che appartengono ad altrereligioni o a nessuna… Questi sonosegni preoccupanti dell’incapacità ditenere nel giusto conto non solo idiritti dei credenti alla libertà dicoscienza e di religione, ma anche ilruolo legittimo della religione nellasfera pubblica”. Parole moltoeloquenti. Mentre, da una parte,descrivono il fenomeno come un fattomolto più vasto di quello che si possapensare, dall’altra, indicano la stradache siamo chiamati a percorrere,perché non vinca il senso di oblio chesi vuole imporre sulla memoria.

Abbiamo una grande respon-sabilità: trasmettere a quantiverranno dopo di noi il grandepatrimonio di cultura che abbiamoricevuto. Privarli di questo tesoronon può essere il frutto di una sceltasubita o di un agire inconsapevole.Il senso della festa e il valoreimpresso dalla fede appartengonoa questo patrimonio. Trasmetterlocon coscienza arricchendolodell’esperienza personale, puòessere un modo per sentirsi ancoracoinvolti nell’uscire dal tunnel di unacrisi profonda e creare di nuovogenuina cultura.

RRiinnoo FFiissiicchheellllaa

settembre 2012 27

cultura

Page 28: Il Serrano n.127

il serrano n. 12628

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

LLiivvoorrnnoo 448866

La chiusura dell’anno sociale da parte del Club di Livorno, si è tenuta alla presenza del Vescovo Mons. Simone Giusti, del GovernatoreAvv. Riccardo Bastianelli e delle Autorità cittadine, tra le quali presenti il Sindaco Dr. Alessandro Cosimi e il Presidente della Provincia Dr.Giorgio Kutufà.

In tale occasione si è proceduto all’incorporazione di due nuovi Soci e alla consegna di un regalo al Cappellano Mons. Ezio Morosi, a ricor-do della Sua recente nomina a Protonotario Apostolico. Sono seguiti gli interventi del Governatore di Distretto, del Sindaco di Livorno e delnostro Vescovo. La cerimonia della campana, suggellante il passaggio di consegne tra Marco Creatini e Emanuele Tattanelli è stata prece-duta dal discorso del Presidente uscente Creatini, che qui riportiamo:

«L’anno sociale appena trascorso aveva come tema: “La vita sacerdotale, il mondo laicale. Due diverse santità, un unico spirito”. Quellodella santità è un tema che ci coinvolge tutti. Più che un tema, è un principio ispiratore, la speranza di completamento di un percorso, affa-scinante e temuto, alla conquista, sovente affannosa, del premio di questa avventura terrena.

Ricordiamo quindi il nostro operato nell’anno trascorso. Il Club ha svolto la primaria e consueta attività istituzionale a sostegno dellevocazioni sacerdotali, completata poi da incontri esterni, che hanno costituito un giro di orizzonte su situazioni concrete e i diversi modidi viverle.

Per la parte laicale abbiamo conosciuto più da vicino l’operato di Istituzioni fondamentali, come l’Arma dei Carabinieri, per ciò che riguar-da la sicurezza del territorio. È seguito un incontro illustrativo della figura del Prefetto, alla conoscenza di un ruolo di crescente complessi-tà ed articolazione, spesso non conosciuto appieno. Questi due interventi sono stati possibili grazie alla generosa disponibilità delComandante Provinciale dell’Arma Col. Giampiero Saverio Nuzzi e del precedente Prefetto di Livorno, Dr. Domenico Mannino. Li ringraziamoancora.

Per la parte sacerdotale abbiamo posto l’accento sulle situazioni complesse, dove il rapporto tra ministri del clero e società si svolgesu campi difficili, terreno di grazia per crescite autentiche.

Sono stati con noi per parlarci delle loro esperienze, i Cappellani che operano ed hanno operato nell’ambiente militare e nel sistema car-cerario; rispettivamente Padre Bezzi, attuale Cappellano della Guardia di Finanza e Padre Bleve, storico Cappellano della Casa Circondariale.

Padre Bezzi ci ha fatto conoscere la condizione di Cappellano militare, un incarico che comprende assistenze e coinvolgimenti, in teatridifficili e diversamente complessi.

Padre Bleve, nel descriverci l’esperienza carceraria, ha tratteggiato la condizione del sacerdote in luoghi di frontiera dell’anima, un’ani-ma che si nasconde spesso alla pietà.

Ha fatto seguito l’incontro con il noto giornalista e vaticanista Dr. Andrea Tornielli, che ha approfondito gli eventi di un periodo storicoancora discusso, quello dell’ Olocausto del popolo ebraico. Lo studioso del Concilio Don Poggiali ci ha poi introdotto, col commento ad unlibro di Don Cantoni, “Riforma nella continuità”, all’approfondimento di ciò che ha significato per la Chiesa l’eredità del Vaticano II, avveni-mento complesso e vivo che ha prodotto un difficile e delicato bagaglio di controverse interpretazioni, che un tempo chiarificatore sta con-ducendo verso la reale, sapiente, positiva verità. Perché, citando Don Cantoni “…è nei momenti difficili, che particolarmente e silenziosa-mente, lo Spirito Santo è all’opera”.

È nostra speranza che ciò che abbiamo fatto, abbia gettato un seme o lasciato un’impronta. La nostra costante tensione è stata quel-la di porre al centro di tutto l’uomo, illuminato sempre da una luce di vera fraternità.

In quest’ottica e in questo tempo ci è corso inoltre l’obbligo di rammentare, ogni volta, ciò che preme da sempre al nostro cuore: lacarità, fatta viva nella disposizione cristiana di traguardare tutti gli uomini, senza distinzione, tramite l’antico e vigilante spirito di soccorso.Mai come in quest’epoca si è mostrata la necessità dell’aiuto ai bisognosi, chiunque essi siano e da dovunque essi vengano e la necessitàdi provvedere ad antichi e nuovi disagi, a vecchie e inedite disperazioni.

Sentiamo quindi il dovere di rendere onore a chi, a livello individuale e associativo, contribuisce ad accogliere, sostenere e aiutare, chisi trova in queste condizioni difficili. Benedetto XVI ha scritto recentemente: ”Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola”.

Concludiamo ora il mandato di questo anno con il nostro commiato. Il nuovo Presidente del Club per l’anno sociale 2012-2013 sarà ilDr. Emanuele Tattanelli, che affidiamo, per il compito che lo attende, al nostro Cappellano, Mons. Ezio Morosi, la nostra guida e il nostropadre di sempre. Per il nuovo eletto i nostri auguri di buon lavoro, nella costante consapevolezza che il Presidente è il depositario tempo-raneo dei valori permanenti che il Club gli affida, per rappresentarli con la forza che i Soci gli trasmettono.

Ringrazio fraternamente i Soci che hanno vissuto con me l’anno che si conclude. Ringrazio ancora il nostro Cappellano. Ringrazio il nostroGovernatore. Ringrazio il nostro Vescovo per la sua vicinanza, ma soprattutto perché ci ricorda ogni volta la necessità di amare, irresisti-bile salvaguardia del nostro procedere.

In modo particolare ringrazio le Autorità e gli ospiti, per le occasioni che hanno deciso di trascorrere con noi. Con questo gruppo, conquesta Presidenza.

Che Maria, Madre delle vocazioni, ci protegga tutti.»

Marco Creatini

Il Sacerdote ed il laico:due diverse santità un unico spirito

Page 29: Il Serrano n.127

giugno 2012 29

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

CCaassaallee MMoonnffeerrrraattoo 557799

“Sono grato al nostro Vescovo e agli amici del Serra Club per l’onore che questa sera mi hanno fatto. La mia vita da prete l’ho vissutaa Mombaruzzo. Ho cercato di fare quello che potevo per la gente: tutti quelli che hanno bussato alla porta, a qualsiasi ora, li ho invitati adentrare e li ho ascoltati cercando di aiutarli per quanto potevo”. Con queste parole don Fausto Pesce, a novembre 90 anni, dei quali 67 pas-sati come parroco a Borgo Cervino di Mombaruzzo, dove era arrivato pochesettimane dopo la sua ordinazione sacerdotale del 29 giugno del 1945. Emercoledì 20 giugno, per la consegna dell’ambito riconoscimento, sono arri-vati in tanti. Oltre al vescovo Pier Giorgio Micchiardi, i due amici degli annidel seminario don Stefano Minetti, attuale parroco di Calamandrana, donTommaso Ferrari parroco di Melazzo e mons. Renzo Gatti, i sacerdoti:mons. Giovanni Pistone, don Carlo Cresta, don Pietro Bellati, don FilippoLodi, gli ultimi due presbiteri ordinati don Lorenzo Mozzone e don Gian PaoloPastorini, il diacono Gian Franco Ferrando. Erano presenti, inoltre, i sindacidi Mombaruzzo Giovanni Spandonaro, con l’intera giunta comunale, e diQuaranti, Alessandro Gabutto. Al termine della concelebrazione eucaristica,nella chiesa dedicata al Cuore Immacolato di Maria affollata dai “suoi”parrocchiani e dai soci del Serra Club, è toccato al presidente del SerraOldrado Poggio illustrare brevemente le tante iniziative che hanno caratte-rizzato l’impegno pastorale di don Fausto Pesce, mentre il Vescovo ha volu-to rileggere le motivazioni che hanno portato all’assegnazione del premio S.Guido. “Don Fausto Pesce, durante 67 anni di vita sacerdotale, ha mostratozelo pastorale, dedizione nel costruire la nuova chiesa, impegno nel formareuna nuova comunità parrocchiale, con attività catechistica, culturali, di pre-ghiera, di incontro, di carità. Da 67 anni è fedele testimone di Gesù sacer-dote nel territorio di Mombaruzzo! A lui il grazie della Chiesa diocesana e delVescovo. Ad Deum qui laetificat iuventutem meam!”.

Un lungo applauso ha accompagnato la consegna del premio S. Guido daparte del Vescovo. Della gratitudine dei mombaruzzesi si è fatto interprete il sindaco Giovanni Spandonaro: “Dopo tanti anni passati a lavo-rare per la nostra gente, noi giustamente vogliamo considerare don Fausto come uno di noi: è il nostro concittadino più illustre! A lui tutti

dobbiamo gratitudine”. Il Vescovo nel suo intervento ha rin-graziato il Serra Club per la disponibilità sempre dimostrata asostenere le iniziativa a favore delle vocazioni e dei sacerdoti.Ha ricordato come la nostra Diocesi, a giorni, si arricchiràdella presenza di un giovane sacerdote proveniente dall’Indiache, oltre a prestare il suo servizio in alcuni paesi, frequente-rà l’Università Salesiana a Torino per perfezionare i suoi studi,sollecitando i Serrani ad impegnarsi per favorire il suo rapidoinserimento nella nostra realtà. La serata si è conclusa con ilpassaggio delle consegne tra il presidente e il dott. MicheleGiugliano, presidente eletto. Nel suo breve intervento il nuovopresidente ha delineato il programma di attività per il prossi-mo anno sociale che si aprirà il 26 settembre a CairoMontenotte. Ma un’altra bella notizia per i Serrani e per lanostra Diocesi è arrivata da Casale Monferrato, dove si èsvolto il Consiglio del Distretto 69 che raggruppa il Piemontee la Valle d’Aosta. Su proposta di Gian Pietro Cellerino, appro-vata all’unanimità, Gian Carlo Callegaro di Cairo Montenotteed attuale segretario del Club è stato eletto Governatore delDistretto per l’anno sociale 2013/2014.

Oldrado Poggio

Consegnato a Don Fausto Pesce il Premio S. Guido

«La mia vita da prete l’ho vissutaa Mombaruzzo»

Page 30: Il Serrano n.127

il serrano n. 12630

CCaattaanniiaa 771177 Giubileo sacerdotaleLa comunità ecclesiale del Seminario arcivescovile dei chierici di Catania – superiori, educatori, direttori spirituali, sacerdoti ospiti, seminari-

sti, personale – unita alla grande Famiglia dei fedeli amici del seminario maggiore e minore – Opera Vocazioni Sacerdotali, Serra Club, IstitutoCatechistico Annunciazione di Maria, Ginestra Bianca, benefattori, ecc. – ha festeggiato con gioia il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale delreverendo padre rettore mons. Giuseppe Schillaci, nell’accogliente chiesa “Regina degli Apostoli” con una solenne concelebrazione eucaristicavespertina di ringraziamento, presieduta dall’arcivescovo metropolita di Catania, mons. Salvatore Gristina, con il nunzio apostolico emerito, arci-vescovo mons. Alfio Rapisarda, e 45 sacerdoti in rappresentanza di tante comunità ecclesiali dell’arcidiocesi metropolitana catanese, con la par-tecipazione anche del vicario generale della diocesi di Noto, don Angelo Giurdanella, e del vicepreside dello Studio Teologico interdiocesano S. Paolo,prof. don Rosario Gisana.

Il servizio liturgico è stato curato dai diaconi permanenti don Gino Licitra e don Alessandro Mirone e dai chierici del seminario, con l’animazio-ne e il sostegno dei canti della Corale “Santa Teresa” del santuario diocesano “Madonna della Ravanusa” di San Giovanni La Punta. All’inizio della s.messa giubilare, il vicerettore del seminario, sac. Vincenzo Savio Nicolosi, ha rivolto un grato indirizzo di saluto e di augurio a mons. Schillaci, ilquale ha scelto per le letture della Liturgia della Parola quelle stesse proclamate nel giorno della sua ordinazione presbiterale: 1a lettura, la stes-sa della Messa Crismale del Giovedì santo, dal libro del profeta Isaia (61, 1-3) “Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri”; ilsalmo 88 “Canterò per sempre la bontà del Signore”; dalla lettera di s. Paolo apostolo agli Efesini (4, 1-13) “comportatevi in maniera degna dellachiamata che avete ricevuto”; alleluia (Gv 17, 9) “vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché ciò che ho avuto dal Padre mio l’ho fatto conoscerea voi”; dal Vangelo secondo s. Giovanni (15. 9-17) “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amatovoi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore… Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi ela vostra gioia sia piena… Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando….”. L’arcivescovo mons. Gristina, nel commentare le letture pro-clamate e nel sottolineare la corale partecipazione all’Eucaristìa di lode, nella particolare e lieta circostanza della festa del 25° di vita sacerdotaledi padre Giuseppe, ha esaltato la centralità del dono della celebrazione eucaristica resa possibile dal Signore grazie al dono specifico del ministe-ro dei sacerdoti.

La comunità del seminario ha voluto offrire a padre Giuseppe come significativo dono-ricordo del giubileo d’argento sacerdotale un calice perla celebrazione del Divino Sacrificio.

Alla proclamazione delle letture, alla preghiera dei fedeli e alla processione offertoriale sono intervenuti familiari ed amici di mons. Schillaci, ilquale prima della benedizione finale impartita dai due arcivescovi ha rivolto all’eccellentissimo metropolita e a tutti i presenti commosse parole di

LL’’AAqquuiillaa 444444Tre giorni di meditazione e ristoro dell’anima, poi l’incontro con gli studenti coinvolti nel Concorso scolastico che ha segnato la conclu-

sione dell’anno sociale del Serra Club di L’Aquila. I soci hanno vissuto con grande consapevolezza due appuntamenti davvero coinvolgenti. Ilritiro spirituale è avvenuto nel Monastero di San Silvestro del Padri Benedettini Silvestrini sulla collina di Montefano di Fabriano, con un finesettimana dedicato alla preghiera, all’approfondimento spirituale ed anche a quello cuturale. I monaci hanno accolto con vero spirito frater-no i componenti dell gruppo serrano, coinvolgendoli pienamente nella loro giornata, dalle Lodi mattutine alla Messa Conventuale, prima delpranzo, dai Vespri alla Lectio divina nel pomeriggio, tenuta dal Padre Priore don Lorenzo Sena, per finire con la Compieta. E non sono man-cate le visite alla Biblioteca storica e al ricco Archivio. L’amore del monaci per le lettere si esprime anche attraverso il restauro di libri epergamene antiche nel laboratorio del Monastero.

Ritemprati nell’anima ma anche fisicamente, i serrani aquilani hanno quindi ripreso le loro attività lavorative e familiari, lasciandosi peròpiacevolmente coinvolgere nella giornata conclusiva dell’anno sociale, vissuta nella sede dell’Istituto di Scienze Religiose. È stato particolar-mente piacevole l’approccio con gli alunni e gli studenti che hanno partecipato al Concorso scolastico del Serra Club International, apparte-nenti alle scuole Elementari e Medie Superiori, ma anche ad una scuola dell’Infanzia. Alcuni di essi hanno ricevuto premi in denaro, possibi-li anche grazie alla collaborazione ed al contributo della Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila. Alla premiazione ha partecipatol’Arcivescovo Metropolita Mons. Giuseppe Molinari, che è Cappellano del Club Serra di L’Aquila, accompagnato dal vice Cappellano donAlessandro Benzi.

Nella giornata di chiusura dell’attività annuale non poteva mancare un momenti di riflessione, che è stato offerto dalla conferenza tenu-ta da Padre Luigi Mezzadri, sacerdote della Congregazione delle Missioni, professore emerito di Storia della Chiesa presso la PontificiaUniversità Gregoriana, sul tema “Dio non paga il sabato: la gratuità, ricompensa del fare, disarmo nel chiedere”. Padre Mezzadri è statoquest’anno a fianco dal Serra Club aquilano, essendo stato relatore già in un’altra conferenza. La serata si è conclusa con una conviviale,alla quale ha partecipato il Vescovo Ausiliare Mons. Giovanni D’Ercole, nel corso della quale è stato comunicato a tutti i soci che sono statiinviati i fondi raccolti a favore della Missione gestita dalle monache Benedettine Celestine nella Repubblica del Centro Africa, a Bangui, ancheper aiutare un bambino con gravi lesioni alla colonna vertebrale.

La serata ha segnato infine il passaggio delle consegne quale Presidente del Club dalla dott. Paola Poli, direttrice dell’Archivio Diocesano,designata Governatrice Distrettuale, alla prof. Dina Di Giampietro, docente dell’Istituto di Scienze Religiose.

Demetrio Moretti

Approfondimento culturale e spirituale

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

Page 31: Il Serrano n.127

giugno 2012 31

gratitudine e un profondo pensiero teologico sul sacerdozioministeriale imperniato sull’invocazione contenuta nel versetto8° del salmo 27 “Il tuo volto, Signore, io cerco; non nasconder-mi il tuo volto”: la ricerca, il desiderio di Dio non finisce mai. “Ilprete è colui che è stato preso, è stato scelto”, ha sottolineatoil giubilato, “per essere spezzato e donato per tutti… senzaaspettare nulla in cambio. Non basta una vita intera per com-prendere questo mistero che siamo chiamati a celebrare e avivere. ‘Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che miha fatto?’ In questi giorni ho ripetuto tante volte il salmo 115.‘Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore’.Invocare quel nome che è al disopra di ogni altro nome: GesùCristo, il Signore”. Padre Giuseppe ha ricordato e ringraziato inmodo particolare i vescovi dei suoi 25 di sacerdozio, 18 tra-scorsi in seminario come docente e 5 di rettorato: mons.Picchinenna, mons. Bommarito, mons. Gristina, i suoi formato-ri durante gli studi romani, la mamma, il papà che lo segue dalcielo, i familiari. Ha concluso raccomandando ai sacerdoti e aiseminaristi di oggi e di ieri, ora preti, la comunione con il vesco-vo, ricordando i carissimi alunni passati prematuramente allaCasa del Padre.

L’agape fraterna nel refettorio del seminario ha concluso ifesteggiamenti giubilari di padre Giuseppe, circondato dall’af-fetto dei familiari, dei confratelli, dei seminaristi e degli amici.

Mons. Schillaci, nato il 1 gennaio 1958 ad Adrano (CT) dove è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987 per l’imposizione delle mani dell’arci-vescovo metropolita mons. Domenico Picchinenna, canonico della cattedrale, dottore in filosofia, docente presso lo Studio Teologico S. Paolo, daquasi 5 anni ha il delicato e formidabile compito di reggere l’istituzione diocesana preposta all’educazione e alla formazione dei giovani che si pre-parano a ricevere l’ordinazione diaconale e sacerdotale.

Antonino Blandini

Approfondimento culturale e spirituale

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

In occasione della festa di chiusura dell’anno serrano2011/2012, presso il Seminario Vescovile di Grosseto, abbiamoavuto come gradita ospite la giornalista e conduttrice radiofoni-ca, Silvia Mobili del gruppo “Repubblica-Espresso” che ha pre-sentato il suo libro dal titolo “Soldo di cacio”, scritto per rac-contare l’esperienza del figlio nato dopo solo 27 settimane. Lapresentazione di questo libro non è stata certamente casuale,dal momento che il corso di formazione tenuto dal nostro cap-pellano, don Gian Paolo Marchetti, aveva avuto proprio la fami-glia come tema centrale. Numerosi i soci che sono intervenutiraccontando le proprie esperienze personali destando una visibi-le commozione.

Durante la cena l’avvocato Antonio Senatore è stato accla-mato come nuovo Presidente del Serra Club di Grosseto per l’an-no sociale 2012/2013. M. Montemaggi

GGrroosssseettoo 448833

Antonio Senatoreacclamatonuovo presidente

Page 32: Il Serrano n.127

il serrano n. 12632

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

AAvveerrssaa -- LL’’AAqquuiillaa

Il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata è meta di pellegrinaggi moltoconosciuta, per la particolarità della vita di un santo giovane, potente interces-sore presso Dio di miracoli, sulla cui tomba continuano ad accadere numerosegrazie e guarigioni. San Gabriele, al secolo Francesco Possenti, nato ad Assisida famiglia aristocratica, fu un religioso della Congregazione della Passione diCristo, proclamato santo dal S. Padre Benedetto XV nel 1920, oggi patronodell’Abruzzo e della Gioventù cattolica italiana. In seguito all’aumento dei visita-tori, negli anni ‘70 è stata costruita una nuova chiesa, d’ispirazione ecumenica,che richiama la sagoma di una grande nave con la sua stiva (la cripta del santo),la tolda (l’altare delle celebrazioni) e le quattro vele pandirezionali, come sim-bolo della Chiesa in cammino nel mondo. Alle falde del Gran Sasso, nella sug-gestiva basilica del XVI sec, il 6 ottobre c.a.,è avvenuto l’incontro dei clubs diAversa e de L’Aquila, per un momento di preghiera comunitario a sostegno dellavocazione sacerdotale, una sorta di gemellaggio fra due realtà distanti geogra-ficamente ma nel contempo unite dal nobile obiettivo del carisma serrano. Gliamici di Aversa, guidati dalla presidente Rosanna Martino, accompagnati dalCappellano Mons. Stefano Rega e dal sacerdote messicano Arturo AlcantaraArcos (studioso della vita di Junipero Serra) , hanno piacevolmente visitato i luo-

ghi del Santo, accolti dalla presidente del club di L’Aquila, Dina di Giampietro e dal Governatore del distretto 68 Paola Poli, in compagniadi alcuni soci. Esperienze a confronto, programmi in condivisione, scambi di prospettive utili a far conoscere meglio il nostro Movimento eda vivificarlo con una testimonianza di fede sentita e “praticata”, come amorevolmente suggerisce il S. Padre Benedetto XVI, che ha indet-to l’Anno della fede per riscaldare i cuori tiepidi e stanarli dal deserto del relativismo, sono stati gli argomenti discussi. Durante la convi-viale, la consegna del gagliardetto del club di Aversa alla Presidente de L’Aquila , che ha promesso di consegnare il loro, durante una futu-ra visita ad Aversa. Il significato degli scambi culturali tra i clubs, iniziato anni fa dagli amici di Aversa ad Arezzo, ad Altamura e a Matera,si fonda sul valore dell’amicizia e della fratellanza: tutti i Serrani, ovunque si trovino, hanno in comune lo stesso impegno nel diffondere gliideali della scelta di senso della vita dei nostri giovani, con cammini comuni e strategie programmatiche simili, ma che tutti si rapportanoal territorio in cui si opera, per sensibilizzare la società civile sui temi della chiamata al sacerdozio ministeriale. Il pellegrinaggio degli amiciaversani nei luoghi della fede è poi proseguito alla volta di Loreto, per un ritiro spirituale nella splendida basilica mariana, per affidare allaprotezione della Madonna la cura delle nostre anime e del nostro apostolato laico.

Maria Luisa Coppola

Santuario di San Gabriele dell’Addolorata

Page 33: Il Serrano n.127

giugno 2012 33

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

TTiigguulllliioo 552266

È nell’intento di questo scritto ripercorrere la vita di un prete che, in oltre sessant’anni di ministero sacerdotale, ha mirato sempre eincessantemente a due traguardi esclusivi e privilegiati: Eucarestia e Carità e ha amato intensamente il Serra.

In un libro che racconta la storia del prete sono state raccolte le testimonianze di tanti che lo hanno conosciuto in vita e ne hannoammirato la dedizione, al servizio dell’uomo nella prospettiva di Dio, con particolare attenzione ai giovani, realizzando per loro meravi-gliose opere.

Non tutti sanno però come sia nata quest’invocazione Madonna dei bambini. Nel 1951 fu necessario dare una veste giuridica all’istitu-zione sorta qualche anno prima; don Nando pensò di legare quella giovane struttura al nome della Madonna, veramente madre per tantiragazzi bisognosi, ed invocarne perennemente la protezione. Fu così che il fondatore decise d’intitolarla, in sintonia con il proprio vescovomons. Francesco Marchesani, “Opera Diocesana Madonna dei Bambini Villaggio del Ragazzo”. Tutt’oggi, dopo oltre sessant’anni è gelosa-mente custodita la fedeltà alle origini, non solo nel richiamo mariano ma anche nel ricordo a quella designazione “Madonna dei bambini” chevuole significare continuità sulla strada intrapresa.

Una fanciullezza offesa dai disastri della Seconda guerra mondiale, ferita nel corpo e nello spirito, non poteva trovare salvezza che all’om-bra di Maria Immacolata.

Nella prima sede del Villaggio a Chiavari, nella casa delle Gianelline in riva al mare, chi entrava dalla porta di via Colombo, alzando losguardo scorgeva la statua della Vergine con le braccia aperte come ad accogliere. La statua fu poi portata in trionfo in tutte le colonie esti-ve della diocesi, motto spesso accompagnata dallo stesso vescovo monsignor Marchesani.

Nella stesura di un libro dedicato a don Nando c’è capitato d’incontrare giovani e meno giovani, tutti orgogliosi nel dichiarare di esserestati allievi e/o operatori del Centro di formazione professionale. Sono state raccolte testimonianze che riportano note di vivacità, d’affetto,di simpatia.

Così come le testimonianze dei più anziani che sono stati al Villaggio nella sede di villa Parma, a Lavagna o nel conservatorio delleGianelline a Chiavari.

Basta una piccola scintilla,un accenno a San Salvatore, al Villaggio, perché emerga questo “tesoro sommerso” che rivela come l’operacompiuta da don Nando nell’arco di oltre sessant’anni abbia lasciato un’impronta in loro.

Sono certamente svariate migliaia questi ex-allievi e quelli che sono stati in contatto con noi ne rappresentano una parte significativa.La testimonianza dei “villaggini” intervistati sarà una gioia per quanti, per ragioni di lavoro o di distanza, sono rimasti nell’anonimato per

lunghi anni.D’altra parte ci a stato possibile parlare di don Nando con un gruppo ridotto di “antichi” allievi ancora impegnati in varie mansioni delle

strutture dell’Opera; ci sono, tra loro, e al di fuori, splendidi esempi di collaboratori volontari che sono stati vicini al fondatore e gli sonostati accanto in tanti anni della sua lunga, intensa e proficua attività.

Concludendo, ci pare significativo cogliere nelle testimonianze raccolte un denominatore comune: lo spiccato valore acquisito negli annidi formazione “villaggina” del senso della libertà, inculcato giorno dopo giorno. Don Nando proponeva, innanzi tutto, la libertà; desiderava chei giovani comprendessero fin da ragazzi che la libertà è rispetto, impegno, amore. Che aprissero gli occhi davanti alla natura, prima rivela-zione di Dio all’uomo. Che si ponessero di fronte alla realtà umana con mente pura: con ammirazione, non con cupidigia che avvilisce e dis-sacra. Che guardassero al lavoro come ad uno strumento per realizzare le proprie potenzialità e per costruire il proprio futuro d’onestà eprogresso. Queste cose il Villaggio le ha sempre portate nell’anima e ha lasciato che emanassero spontaneamente: dall’esempio vissuto,più ancora che dalla parola proclamata.

II Villaggio oggi, dopo questo percorso voluto da don Nando, non è una serra di fiori rari da custodire e proteggere; è costituito da gio-vani di diversa origine, mentalità, tendenze ed esperienze. Tutti debbono realizzarsi secondo una linea improntata a franchezza, a lenta rico-struzione dei valori da apprezzare poco alla volta, a rifondazione disé, sempre attraverso un’adesione consapevole. Da una similebase di libertà interiore nascono i progetti concreti per ciascuno:basta spesso la testimonianza vissuta. In altri casi si può instau-rare un dialogo che possa far emergere valori obliati ma non spen-ti del tutto.

Non di rado la società oggi si trova davanti a soggetti che sem-brano ribelli. Perché? Forse non hanno conosciuto la dolcezza delfocolare: conoscano, intanto, la dolcezza del Villaggio, cosi comedon Nando ha lavorato una vita per realizzarlo.

II fondatore del Villaggio del Ragazzo ha speso tutta la sua vitanell’intento di favorire e sviluppare il senso della libertà, insegnan-do a spogliarsi il più possibile delle dipendenze, per favorire il sensocritico della vita, tendendo sempre a promuovere la persona umananel rispetto delle idee dei singoli individui.

II senso religioso impresso in tutta la sua vita è stato l’amore,e il Serra Club lo intende testimoniare.

Francesco Baratta

Don Nando un prete che ha amato il Serra

Page 34: Il Serrano n.127

il serrano n. 12734

in dialogo

Lettere al Direttore • Lettere al DirettoreUn Partner come Dio educa alla vita?

Gentile Direttore,premesso che il Congresso di Bari ha lasciato in me, e penso in tutti i partecipanti, profondi stimoli ed emozioni, desi-dero condividere alcuni pensieri sul tema stesso del Congresso: “Un partner come Dio educa alla vita”.Confesso il mio iniziale stupore per questo titolo al momento del lancio del congresso stesso, ma poi, riflettendo, l’ave-vo apprezzato e trovato molto stimolante, anche se all’apparenza un poco provocatorio.Tale apprezzamento tuttavia ha lasciato nuovamente posto ad un certo stupore nel constatare che il concetto “Dio part-ner” non è mai stato menzionato né approfondito nel corso dei lavori, ed allora mi sono domandato perché e mi rivol-go a lei per conoscere il suo pensiero.Forse il termine “partner” non è molto conosciuto, o meglio è spesso usato in termini impropri o superficiali, spesso perindicare una relazione affettuosa. Ho avuto la fortuna di avere un partner di lavoro per lunghissimi anni, e questo mi hapermesso di capire in profondità cosa significa essere partner. Anche nei momenti più difficili la fiducia non viene maimeno, non cede di un millimetro, resta sempre al 100x1000, è sempre reciproca. E tra marito e moglie non dovrebbesempre essere la stessa cosa?Avere Dio come partner è una cosa straordinaria e quasi impensabile, ma Lui ci offre questa possibilità, lasciando a noila piena libertà di accettarla o meno! Lui ha sempre piena fiducia in noi, e ce lo dimostra con l’essere sempre pronto acomprendere e a perdonare. E noi come rispondiamo? Siamo capaci di essere Suoi partners? E con quale finalità?Credo che noi laici abbiamo, insieme alla Chiesa, una responsabilità enorme, e cioè quella di portare Dio nella socie-tà civile. È attraverso la Chiesa e i laici di buona volontà che Dio si manifesta nella società. Ed è per questo che ancheil laico cristiano è sacerdote e profeta, per essere portavoce della parola di Dio, mediatore tra Dio e l’uomo. E per farebene questo, non è forse necessario essere dei buoni partners?E il Serrano? laico, partner di Dio, ha una responsabilità ancora maggiore. Egli conosce bene il sacerdote e il consa-crato, lo capisce, lo ascolta, lo ama; è idealmente posizionato per fare da ponte, per dialogare e agire insieme, anchequi da partner, per rendere visibile la presenza di Dio nella società.

(Emanuele Costa)

Caro Costa, sono totalmente d'accordo con Lei. Forse al convegno la parola partner non è stata menzionata, ma penso chei lavori, nel loro complesso, abbiano espresso bene il concetto da Lei sottolineato.

Destina il 5x1000 delle tue imposte allaFondazione Beato Junipero Serranon ti costa nulla ed è semplice

Nell’apposita casella(sostegno delle organizzazioni non lucrative)

scrivi il codice fiscale

95018870105della Fondazione

e aggiungi la tua firma

Il tuo dono contribuirà a costituire interventia sostegno delle Vocazioni

VISITATE

IL PORTA

LE:

www.serr

aclubitalia

.it

•• nnoottiizziiee,,

•• rriifflleessssiioonnii,,

•• aapppprrooffoonnddiimmeennttii

Page 35: Il Serrano n.127

settembre 2012 35

in dialogo

Lettere al Direttore • Lettere al Direttore Lettere al Direttore • Lettere al DirettoreCorretta comunicazione

e valori non negoziabiliEgregio Direttore,sul numero 126 de “Il serrano” ho letto con interesse, tra l’altro, gli interventi di due cari e stimati amici, Benito Piovesane Aurelio Verger. Sulle loro affermazioni e sul commento alla nota che il secondo ha inviato alla rivista desidererei espri-mere brevi considerazioni.Piovesan nel suo pezzo sul congresso si intrattiene sul fondamentale impegno di una corretta comunicazione dei mes-saggi che il nostro movimento è in dovere di far conoscere con la maggior efficienza possibile. Tale impegno egli sostie-ne che debba mirare “a raggiungere soprattutto ambienti ai quali il mondo cattolico non arriva o arriva in modo margi-nale”. Condivido appieno l’invito ad avere una particolare sensibilità nei confronti della comunicazione del messaggioserrano, non ritengo invece che i serrani, pur procurando di comportarsi in modo da far conoscere palesemente a tutti illoro particolare impegno di credenti, debbano adoperarsi a far valere quasi esclusivamente nell’ambito della ChiesaCattolica i principi del loro specifico impegno associativo di fedeli, come è chiaramente indicato nell’articolo 3 (Scopie Finalità) dell’Associazione “Serra International Italia”. Il servizio che i serrani sono chiamati a svolgere nella comunitàecclesiale (locale e universale), “nella Chiesa”, deve essere infatti - a mio giudizio - principalmente volto, per i richia-mati principali motivi fondanti del movimento cui appartengono, a tener concretamente desto, vivo, seguito nella comu-nità dei credenti l’impegno all’ascolto della parola che chiama al servizio sacerdotale e alla vita consacrata, nonchéall’aiuto nei confronti di chi tale invito generosamente accoglie. Mi pare infatti che proprio la comunità ecclesiale nellasua interezza abbisogna di particolare doveroso aiuto per essere efficacemente sensibilizzata come tale nei confrontidelle problematiche vocazionali, che la riguardano in modo stretto e che sono invece sicuramente estranee al laico con-sorzio della società civile, costituzionalmente indifferente in proposito.Verger pone invece un problema d’interesse più generale. E di grandissima attualità. I suoi pareri al riguardo dei “valori nonnegoziabili” sostanzialmente li condivido: mi differenzio infatti solo sul suo giudizio praticamente favorevole sulla degaspe-riana distinzione tra partito dei cattolici da quello di cattolici. Il cattolico (che non è un vocabolo “politico”!) per me non hapartito cui “più opportunamente” appartenere. Il suo credo religioso riguarda solo Dio e non Cesare: e cosa sia da darea Cesare per un siffatto credente che fa politica (o anche che è solamente un cittadino che vota) è un problema della suacoscienza educata agli insegnamenti della Chiesa. Pertanto non mi convince la risposta data a Verger: alle sue precisedomande e argomentazioni in merito alla complessa problematica dei “valori non negoziabili”; viene infatti risposto tropposemplicemente che “noi dobbiamo fare di tutto perché la maggioranza dei cittadini (e quindi anche dei partiti) si convincache questi valori possono guidare le scelte economiche, politiche e sociali. È in fondo quello che San Pietro chiede ai cri-stiani di ogni tempo, quando scrive che bisogna essere sempre pronti a dare testimonianza della propria fede”. Non sem-pre ciò si rivela efficace (specialmente nell’immediato, “quando serve”); addirittura, spesso – purtroppo – tale testimonian-za da parte di non pochi credenti è impossibile se non addirittura negativa: vedasi a proposito del matrimonio (pur fonda-mentale “mistero grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!”, Ef 5,32) l’ampissima adesione al proibitissimo divor-zio da parte dei cattolici, anche di quelli “in vista” e addirittura pure “formalmente accreditati” come tali! Spero di non aver arrecato troppo disturbo e grazie dell’eventuale ospitalità concessami.

Tullio Campostrini

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

Caro Campostrini, mi chiedo e le chiedo: il fatto che molti cattolici si comportino male (siamo uomini e il peccato è sempre inagguato, ma per merito del sacrificio di Cristo, la grazia è più grande) deve indurci a fare a meno dei principi? Questo sìsarebbe veramente grave. Dunque, cominciamo con il riaffermare i principi (anche nel dibattito politico) e naturalmente ognunocerchi di essere coerente con essi, offrendo con la sua testimonianza la prova che ciò che predichiamo non solo è possibile,ma è bello da vivere e costruisce una società migliore.

Page 36: Il Serrano n.127

CEI_ilserrano_210x280_exe.pdf 1 24/10/12 10.40