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Il programma dell’organizzazione «Plan International» per assicurare il diritto all’istruzione di milioni di giovani donne nei Paesi più poveri

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Il programma dell’organizzazione «Plan International» per assicurare il diritto all’istruzione di milioni di giovani donne nei Paesi più poveri

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Mappa online(fonte MINISTERO DEGLI ESTERI)

TanzaniaMaliVietnamPerùCambogiaThailandiaCamerunBoliviaPakistanFilippine

Un appello all’impegno per i figli dell’Occidente (di M. Farina)

Dalla Tanzania al Perù, quando la voglia di studiare è più forte dei pregiudizi e delle botte

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Un appello all’impegno per i figli dell’Occidente

di Michele Farina«Corriere della Sera» 13 -7-2013

I talebani (per fortuna) non ci sono in Tanzania, in Perù, in Cambogia, in quasi tutti i Paesi dove le storie di questa pagina sono ambientate. Paesi, certo, dove non si spara a qualcuno perché vuole studiare. Eppure, se oltre 50 milioni di ragazzine nel mondo sono fuori dalla scuola, la colpa non è soltanto di estremisti come quelli che nella valle di Swat hanno cercato di uccidere Malala.

Dovunque (anche nella nostra Europa, con le comunità Rom ai margini della società) ci sono tante Malala che lottano per un diritto che dovrebbe essere acquisito. Spesso, dall’Africa all’Asia, le bambine ce li hanno in casa i loro piccoli «talebani»: hanno il volto di un padre che vede come un peso economico una figlia che vuole andare avanti negli studi, diventare ostetrica o veterinaria o ministro degli Affari femminili.

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Un appello all’impegno per i figli dell’Occidente

di Michele Farina«Corriere della Sera» 13 -7-2013

A volte l’istruzione negata è una questione di insormontabili distanze e servizi pubblici assenti. A volte sono fattori ambientali (criminalità diffusa) a costringere migliaia di ragazze ad abbandonare i propri sogni sacrosanti. È anche una questione economica, naturalmente.

Anche se dicendo così si dimentica che il mancato accesso alla scuola (per una bambina ogni tre nel mondo) è un’aberrazione che comporta costi finanziari per la collettività, una perdita nel Prodotto interno lordo ancora più inaccettabile e «stupida» in tempi di crisi, come evidenzia Plan International (www.plan-italia.org) nella sua campagna «Because I am a girl» (perché sono una ragazza), un’iniziativa che ha l’obiettivo da qui al 2016 di raggiungere direttamente 4 milioni di minori aiutandole a conseguire un’istruzione di qualità. 2/3

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Un appello all’impegno per i figli dell’Occidente

di Michele Farina«Corriere della Sera» 13 -7-2013

Ragazze come quelle che incontrate in questa pagina non hanno il problema delle merendine che ingrassano, del traffico che costringe i genitori in Occidente a spendere minuti preziosi negli immancabili ingorghi per portare i figli a scuola. I problemi di Sylvia e delle sue sconosciute compagne di lotta sono altri. 

Forse ricordano quelli vissuti in anni non lontanissimi quando l’Italia non aveva ancora scoperto l’istruzione di massa. È interessante ricordare che Plan International (che oggi opera in oltre 50 nazioni e ha aperto una sede in Italia nel 2012) ha cominciato la sua missione proprio nel nostro Paese, nel 1947, con un programma di adozioni che ha aiutato 11.500 piccoli italiani orfani di guerra. Le bambine che lottano quotidianamente, oscuramente, per il loro diritto allo studio mostrano quella «sete» ottimistica di sapere che forse noi abbiamo un po’ perso lungo il cammino.

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Zaino in spallaa piedi nella savana

Sylvia è la bambina che camminaogni giorno per un’ora e mezzalungo la ferrovia e in mezzo allasavana per andare a scuola. Ha soloun paio di ciabatte, vive nelvillaggio di Videnge, Tanzania, doveil 45% della gente ha meno di 14anni. Sylvia ne ha 8: il padre è mortoe la madre Marium si è risposatacon un uomo che la considera unafiglia di serie B, un peso economicoperché vuole studiare. La mamma lasostiene, come l’amica Riziki (asinistra nella foto) che purtropponon va a scuola con lei.

Tanzania

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Diventare ostetricaIl sogno di Soumata

Non è stata la guerra a fermareil sogno di Soumata: aiutarele mamme di Sanankoroba in Mali.«Ho smesso di andare a scuola a 16anni: mio padre, che credevanell’istruzione, è morto e io sonorimasta incinta». Ostracizzata dallamadre e dal villaggio, lasciata dalfidanzato, con un bimbo e tresorelle da accudire. Un giorno habussato alla sua porta una ragazzadella Student MothersAssociation. Madri studentesseche per ora finanziano il suosogno: diventare ostetrica.

Mali

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La sposa bambina e le donne istruite

A 12 anni l’hanno rapita mentreandava a scuola. Hanno tenutoMay per tre giorni prigioniera,nella casa di un ragazzo destinato adiventare suo marito. La famigliaha portato alcolici e qualche soldoai fratelli di May, che hannoritenuto congruo il prezzo. Succede(non solo) nel Vietnam del Nord,provincia di Ha Giang (nel mondoci sono almeno 10 milioni di mogliminorenni). «Gli uomini — diceMay — non amano le donneistruite, preferiscono le sposebambine che lavorano nei campi».

Vietnam

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Quelle graniteper pagarsi i libri

Maryuri, 17 anni, fa granitein un bugigattolo vicinoalla scuola che vuole a tutti i costifrequentare alla periferia di Lima.La madre le dà una mano e irisparmi (in un anno ha messovia 60 euro) sono abbastanza perdare da mangiare alla famiglia ecomperare i libri. Il padre le avevaproibito di studiare, «perché leragazzine vanno a scuola,incontrano i ragazzi e rimangonoincinte». Maryuri ha disubbiditocon il sostegno della madre.Sogna di fare la stilista di moda..

Perù

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Sveglia alle 4.30e a scuola in bici

È la maggiore di otto fratelli equesto non le ha facilitato lavita. Racconta Chas, 15 anni:«Durante la stagione delle pioggemi alzo ogni giorno alle 4.30 epreparo il cibo per tutti. La stradaper la scuola è lunga 4 chilometri,ma con le inondazioni l’acquaarriva a mezzo metro d’altezza».Impossibile muoversi, anche se alposto di una bicicletta le avesseroregalato una barca. Nella stagionesecca, le molestie degli uomini:«Per questo molte mie amichehanno abbandonato gli studi».

Cambogia

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Sette km di colline(e niente ingorghi)

In Thailandia il 90% delle donnesa leggere e scrivere. Questonon vuol dire che Namee, 17anni, si accontenti dell’istruzionebasilare che hanno ricevuto i suoigenitori. Si sveglia alle 5 peraiutare la madre a rassettare lacasa. Alle 6 è in cammino epercorre i 7 chilometri di collineche la separano dalla scuola piùvicina. Arriva alle 10. Nelpomeriggio un’altra scarpinata.Altro che l’incubo occidentale digenitori spazientiti, in coda neltraffico per portare i figli a scuola.

Thailandia

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Le speranzedella liceale pigmea

«Il mio nome è Yié, ho 13 annie frequento il liceo classicodi Limako». Unica tra 800 bambinidell’etnia pigmea Baka ad averraggiunto la scuola secondaria,Yié sogna in grande: «Vogliodiventare ministro delle Donnedel Camerun, così combatterò ilfenomeno dei matrimoni precociche impediscono alle bambine distudiare». Mamma Natoume, 43anni: «Gli uomini vanno a caccia,le donne fanno tutto il resto.Siamo noi le decision maker. Ed èimportante essere istruite».

Camerun

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La veterinariae il salto del Pil

Se tutte le ragazzine della Boliviaarrivassero alla scuolasecondaria, il Pil del Paesecrescerebbe dello 0,2% (un guadagnodi 123 milioni di dollari). Ènell’interesse della società (e nonsolo nel piccolo Paese sudamericano)che le quattordicenni come Betzabépossano continuare a studiare. I suoigenitori la spronano, anche se lastrada è pericolosa. «A casa sonocresciuta aiutando i miei ad accudirele pecore. Voglio diventareveterinaria per aiutare tutto ilvillaggio».

Bolivia

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Un disonoreche vale il divorzio

A 12 anni il nonno di Faridahvide un ragazzo che lamolestava per strada: condusse acasa la nipote, la picchiò e le proibìdi andare a scuola. Il marito, che hadovuto sposare a 15 anni, non è dameno. Lui lavorava lontano, aKarachi, ma quando è tornato e hascoperto che lei aveva ripreso astudiare ha iniziato a picchiarla.Due mesi fa l’ha buttata fuori dicasa, Faridah ora vive con la madre.«Per lui il fatto che vada a scuola èun disonore: per la comunità unaragione valida per divorziare».

Pakistan

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Lemerendineche non ingrassano

Maria, 12 anni, non ha ilproblema delle merendineche fanno ingrassare. Anzi: spessonon fa colazione. Si alza alle 4 pervendere un po’ di verdura al mercatodel villaggio. «Mia madre è malata,mio padre ci ha abbandonatoquando stavo per nascere». Andarea scuola a stomaco vuoto, diceMaria, non aiuta la concentrazione.Andarci con i vestiti stracciati, senzala divisa di ordinanza , provoca lerisa dei miei compagni». EppureMaria va. E finite le lezioni torna almercato, il suo primo lavoro.

Filippine

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TanzaniaCapitale: DODOMAPopolazione: 46,5 milioni di abitantiSuperficie: 945.080 km2

Fuso orario: +2h rispetto all'Italia; +1h quando in Italia vige l’ora legaleLingue: kiswahili e ingleseReligioni: cristianesimo e islam (oltre il 90% a Zanzibar)

Fonte: Ministero degli Esteri

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MaliCapitale: BAMAKO Popolazione: 12.800.000Superficie: 1.248.574 km2

Fuso orario: -1h rispetto all'Italia, -2h quando in Italia vige l'ora legale.Lingue: francese, bambara e altre lingue locali.Religioni: musulmana 90%, cristiana 4%, animista 6%.

Fonte: Ministero degli Esteri

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VietnamCapitale: HANOIPopolazione: 86.000.000Superficie: 331.690 km2

Fuso orario: + 6h rispetto all'Italia. + 5 h quando in Italia vige l'ora legale.Lingue: Vietnamita.  E' diffusa, nelle principali città e nelle zone frequentate dai turisti, la conoscenza della lingua inglese. Tra le persone anziane prevale la conoscenza della lingua francese.Religioni: buddismo, cattolicesimo (circa sette milioni di fedeli)

Fonte: Ministero degli Esteri

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Torna alla storia di May

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PerùCapitale: LIMAPopolazione: 27.548.000 (stima) Superficie: 1.285.216 km²Fuso orario: -6h rispetto all'Italia; -7h quando in Italia vige l'ora legale.Lingua: spagnolo. Nelle regioni dell’entroterra le popolazioni parlano il quechua; nelle regioni del sud (fra cui il Dipartimento di Puno), si parla ancora l’aymara.Religione:  in prevalenza cattolica.

Fonte: Ministero degli Esteri

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CambogiaCapitale: BANGKOKPopolazione: 68.100.000Superficie: 514.000  km2

Fuso orario: +6h rispetto all'Italia; +5h quando in Italia è in vigore l'ora legale.Lingue: thailandese ed inglese, ma quest'ultima solo nella capitale Bangkok e nelle principali località turistiche.Religioni: buddista, minoranze musulmana e cristiana.

Fonte: Ministero degli Esteri

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Torna alla storia di Chas

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ThailandiaCapitale: BANGKOKPopolazione: 68.100.000Superficie: 514.000  km2

Fuso orario: +6h rispetto all'Italia; +5h quando in Italia è in vigore l'ora legale.Lingue: thailandese ed inglese, ma quest'ultima solo nella capitale Bangkok e nelle principali località turistiche.Religioni: buddista, minoranze musulmana e cristiana.

Fonte: Ministero degli Esteri

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Torna alla storia di Namee

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CamerunCapitale:Popolazione: 68.100.000Superficie: 514.000  km2

Fuso orario: +6h rispetto all'Italia; +5h quando in Italia è in vigore l'ora legale.Lingue: thailandese ed inglese, ma quest'ultima solo nella capitale Bangkok e nelle principali località turistiche.Religioni: buddista, minoranze musulmana e cristiana.

Fonte: Ministero degli Esteri

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Torna alla storia di Yié

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BoliviaCapitale:Popolazione: 68.100.000Superficie: 514.000  km2

Fuso orario: +6h rispetto all'Italia; +5h quando in Italia è in vigore l'ora legale.Lingue: thailandese ed inglese, ma quest'ultima solo nella capitale Bangkok e nelle principali località turistiche.Religioni: buddista, minoranze musulmana e cristiana.

Fonte: Ministero degli Esteri

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Torna alla storia di Betzabé

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PakistanCapitale:Popolazione: 68.100.000Superficie: 514.000  km2

Fuso orario: +6h rispetto all'Italia; +5h quando in Italia è in vigore l'ora legale.Lingue: thailandese ed inglese, ma quest'ultima solo nella capitale Bangkok e nelle principali località turistiche.Religioni: buddista, minoranze musulmana e cristiana.

Fonte: Ministero degli Esteri

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FilippineCapitale:Popolazione: 68.100.000Superficie: 514.000  km2

Fuso orario: +6h rispetto all'Italia; +5h quando in Italia è in vigore l'ora legale.Lingue: thailandese ed inglese, ma quest'ultima solo nella capitale Bangkok e nelle principali località turistiche.Religioni: buddista, minoranze musulmana e cristiana.

Fonte: Ministero degli Esteri

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