IL PRIMO - Ottobre 2011

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Mensile a tiratura regionale Anno 6 - n. 8 ottobre 2011 20.000 copie - Distribuzione con La Gazzetta Free Press Hanno scritto: Gennaro Ventresca - Adalberto Cufari - Antonio Campa - Sergio Genovese Gegè Cerulli - Domenico Fratianni - Walter Cherubini - Daniela Martelli Hanno fotografato: Gino Calabrese - Mimmo Di Iorio - Paolo Parente e Gianluca Macchiarola Foto di copertina: Gino Calabrese Trombati di lusso L’unica donna è la Fusco Vitagliano campione d’incasso

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IL PRIMO - Ottobre 2011

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Mensile a tiratura regionaleAnno 6 - n. 8 ottobre 201120.000 copie - Distribuzione con La Gazzetta Free Press

Hanno scritto: Gennaro Ventresca - Adalberto Cufari - Antonio Campa - Sergio GenoveseGegè Cerulli - Domenico Fratianni - Walter Cherubini - Daniela Martelli

Hanno fotografato: Gino Calabrese - Mimmo Di Iorio - Paolo Parente e Gianluca Macchiarola

Foto di copertina: Gino Calabrese

Trombatidi lusso

L’unica donnaè la Fusco

Vitaglianocampione d’incasso

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sommario

Allegato

DIRETTORE RESPONSABILEAngelo Santagostino

DIRETTORE EDITORIALEGennaro Ventresca

Registrazione al Tribunale

di Campobasso

n°3/08 del 21/03/2008

A.I. COMMUNICATIONSEDE LEGALEvia Gorizia, 42

86100 CampobassoTel. 0874.481034 - Fax 0874.494752

E-mail: [email protected]

E-mail: Amministrazione-Pubblicità[email protected]

www.lagazzettadelmolise.itwww.gazzettadelmolise.com

STAMPA:A.I. CommunicationSessano del Molise (IS)

Hanno collaborato

Adalberto CufariAntonio Campa

Sergio GenoveseGegè Cerulli

Daniela MartelliDomenico Fratianni

Bernardo DonatiWalter CherubiniEugenio Percossi

Progetto grafico

Maria Assunta Tullo

In questo numero

EditorialiPiazza salotto di Adalberto Cufari pag. 5

Controcantodi Sergio Genovese pag. 6

Camera con vistadi Antonio Campa pag. 7

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Ladri di rame

Graffitari o sporcaccioni?

La felpa del Molise

Siravo puntal rilanciodel Savoia

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Mi sono immerso in senti-menti infiniti, teneri; sonostato cullato da immagini

vaporose, vaghe: mi sono sentitoallo stesso tempo felice e più fiero.Ho gioito.

Ho provato la gioia dell’insonnia,dopo essermi tormentato davantialla tv, facendo zapping tra le duereti “ammiraglie” locali nella spe-ranza di cogliere un segnale confor-tante, è arrivata la notizia a me cara:ha rivinto Michele Iorio e con lui lasquadra del centro-destra.

Mi sono sentito giovane e pienod’amore, ho avvertito nuovamentela natura e le sue armonie, mi sono sentito, insomma felice.

Credetemi: il primo pensiero più che a Michele Iorio che per la terzavolta si accomoda sul posto di comando della nostra regione, è andatodritto al valoroso Paolo Frattura. Sconfitto sul filo di lana, dopo una bat-taglia febbrile e corretta. Conosco Paolo da quando era ragazzo e seguivale partite del Campobasso accanto al padre Fernando che con Molinari èstato operoso e strategico vice-presidente. Qualche volta, insieme a lui s’èunita anche la giovane sorella Giuliana, oggi vice-questore, in qualchetrasferta del lupo. Stimo Frattura come professionista e come persona. Enel recente appuntamento elettorale ho aggiunto ammirazione anche peril magnifico lavoro che è riuscito a fare, stando a capo della coalizione delcentrosinistra che per un niente non ha portato alla vittoria.

Poi mi sono messo nei panni del vincitore che con mestiere ha ma-scherato l’emozione, ma che deve aver avuto paura nel corso del lungoe snervante spoglio, temendo d’aver perso. Seguendo i convulsi segnaliche arrivavano dalla Prefettura, dal Viminale e dal pallottoliere diqualche cronista s’è capita da subito la minaccia dello sfidante che haquasi accarezzato il successo, per spegnere il largo sorriso, solo quandola notte era già alta e le speranze del ribaltone si sono arenate.

L’isernino Michele Iorio che da vent’anni viene (quasi) ogni giornoa Campobasso aveva dato appuntamento al suoi elettori del capoluogo,in piazza Prefettura, per festeggiare insieme la vittoria. Alle 5 del mat-tino s’è celebrato l’incontro, in una notte fredda solo all’esterno, mache ha scaldato l’animo dei suoi sodali. I fedelissimi con gli occhi gonfiper la stanchezza hanno fatto festa e il governatore, dopo aver fattouna breve disamina del voto, riconoscendo anche sbagli propri e dellesue truppe, ha brindato con loro. Spiegando agli astanti che nei primicento giorni del suo terzo mandato darà seguito al lavoro sin qui svolto.Pensando soprattutto ai giovani e alle famiglie che per mancanza dellavoro di chi le sostiene si trovano in un momento delicato.

Appena 1.500 voti hanno separato il vincitore dallo sconfitto, ilquale tradito dall’ emozione, assieme ai suoi sostenitori, aveva iniziatoprima del tempo a festeggiare. C’è chi giura di aver sentito anchequalche fuoco d’artificio fuori dalla sua sede elettorale, ci sono inveceprove certe degli hurrà prematuri.

La vittoria del governatore è arrivata in extremis, quando la maggiorparte dei molisani erano già andati a letto, rinviando all’indomani lacuriosità di conoscere i dati della “sconfitta” dell’isernino.

Il risveglio ha certificato due diversi scenari: i sostenitori di Ioriohanno liberato un grido di sollievo; i fan di Frattura si sono messi lemani nei capelli.

Vita lunga a Iorio e ai suoi alleati. Dopo le bollicine è giunto già ilmomento di mettersi all’opera. Anche se il vincitore assieme ai suoipiù diretti collaboratori dovrà capire le ragioni dei tanti mal di panciadegli elettori del centro destra, molti dei quali si sono allontanati ealtri hanno lanciato un incisivo messaggio di disagio, attraverso il votoincrociato. Che stava configurandosi nel più clamoroso ribaltone.

L’EDITORIALE

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di Gennaro Ventresca

La vittoria di Iorio e la beffa di Frattura

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Di Bartolomeosempre più giùDi Bartolomeosempre più giù

La vignettadel cappellaio matto

nta

a

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Il fuoco amicoMi chiedo se i reprobi pagheranno il loro tradimento. Mi sto ancora in-

terrogando sul perché più di qualcuno, nel centrodestra, miseramenteha fatto il doppio gioco. Dimostrando di aver dato più d’un aiutino a

Frattura. Beneficiato dal voto incrociato che, per poco, stava per accedere nellastanza del tesoro, in via Genova.

Nel valutare con attenzione i numeri espressi dalle urne s’è capito che piùdi qualcuno ha fatto il furbo. Pensando prima a sé stesso e poi al presidente.Mettendo in crisi Iorio, che ha vinto solo per un esiguo vantaggio.

Facile capire il trucchetto: qualcuno, sottobanco, ha preso accordi con l’altroschieramento, mettendo così due piedi in una scarpa. Dicendo: se vince Ioriobene, in caso contrario io mi sposterò in casa dello sfidante. In modo da rima-nere ancora in maggioranza. Ma evidentemente ha fatto male i conti, perchéil governatore che ha traballato senza cadere, adesso sta valutando le mosseda adottare.

Conoscendo bene il governatore temo che difficilmente userà la mano pe-sante con chi ha cercato di disarcionarlo. Lui è un gran signore e forse perquesto c’è chi ne approfitta.

Un fatto però è certo: è stato troppo evidente il divario tra i voti di lista equelli del presidente per poter pensare a un comportamento spontaneo del-l’elettorato. Si è capito che qualcosa non quadrava esaminando i fac-simili didiversi candidati della maggio-ranza uscente, i quali si sono “di-menticati” di indicare sul foglio lacroce sul nome di Iorio. Lasciandocosì libertà all’elettore di andare adestra o sinistra, a suo piacere.

Tutto bene quel che finiscebene. Anche se non mi capacitosulla dabbenaggine di certi alleati,i quali pensando prima di tutto aloro stessi e poi alle alleanze nonhanno tenuto conto che senza lavittoria chiara di Iorio sarebberodiminuiti i posti nella maggio-ranza. Come puntualmente si èverificato. A scapito degli onesticoncorrenti che si ritrovano fuorigioco, per colpa dei furbetti.

Sulla Gazzetta del Molise hoavuto il coraggio di smascherare ifurbastri e di indicarli ai lettori. Inmodo che tutti sappiano che lagratitudine non è degli uomini.Specie di certi uomini che hannotrovato una pepita d’oro spostan-dosi da sinistra a destra e chehanno avuto un incarico profes-sionale che ti cambia la vita.

Ripeto: auspico di vedere Ioriocon la scopa in mano per fare pu-lizia di certi personaggi doppio-giochisti. Anche se temo che ciònon avverrà. Proprio perché Iorioha un temperamento mite e speradi ricucire lo sgarro con la diplo-mazia. Al contrario di chi firmaquesta nota e che ha parteggiatoper il vincitore, credendo sinoall’ultimo secondo nel suo suc-cesso, che la scopa l’avrebbe usatae come.

di Ignazio Annunziata

A bocce ferme

si è apertaun’aspra

discussione su chi ha tradito

il governatorecon il voto incrociato

La riuscita prima pagina della Gazzetta del Molise di venerdì 21 ottobre che immagina il governatore

nei panni di giustiziere dei traditori

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In ritardo, e per puracombinazione (la ri-strutturazione dell’area

della “Foce”), i gruppi diopposizione al comune diCampobasso si sono destatidal sonno e si sono accorti che il verde pubblico attrezzatoin città se la passa male. Ne hanno fatto motivo per unaconferenza stampa. Per la verità, è la città a passarselamale. Molto male. Una situazione sgradevole.

Traffico caotico; totale assenza di segnaletica (orizzon-tale e verticale); l’ignominia di decine di strisce pedonalirialzate fatte a capocchia (tutte irregolari stando al Co-dice della strada); nettezza urbana a dir poco approssi-mata; cassonetti dell’immondizia mezzo sfasciati esporchi; trasporto urbano insufficiente; strade sconnesse(hanno fatto passare l’estate e solo ora, a scuole e corsiuni versatori aperti, e traffico raddoppiato, è stata dispo-sta la bitumatura di alcune arterie). L’immagine di uncentro sostanzialmente decadente si accompagna adogni angolo, piazza o strada. Tutto ha carattere dellaprovvisorietà.

Figurasi se in questo marasma poteva salvarsi il verdepubblico attrezzato. Dove è stato messo mano con la falsaintenzione di migliorare le cose (ma era accaduto ancheprima con la gestione dei sindaci di sinistra Massa e DiFabio), decine di essenze arboree di grande pregio bota-nico (cedri del Libano, abeti bianchi e pini silvestri) se nesono andate all’altro mondo. Una vergogna passata sottosilenzio, cui la gente non ha badato né ha dato peso. Que-sta diffusa indifferenza è il dato più sconfortante di cui sideve prendere atto. Frutto, crediamo, dell’abitudine alpeggio, al sempre peggio, al lassismo civico, alla propen-sione di ciascuno ad arrangiarsi, a trovare nel caos e nellaconfusione delle regole e dei comportamenti ciò che me-glio gli conviene.

L’imbecillità delle strisce pedonali rialzate (peraltro,oltre che irregolari, anche non debitamente segnalate) ècertamente la nota distintiva di una città “raccogliticcia”che si adegua al peggio e non al meglio cui evidentementenon sa distinguere e guardare.

Isernia, l’altro capoluogo molisano, ha le strade levigate,la segnaletica perfettamente allestita e curata, le rotondespartitraffico sono opere d’arte, è pulita, e non ha una stri-scia pedonale rialzata a dimostrazione che in quella realtàl’insieme urbano e il senso civico sono di tutt’altro spessore.E il verde pubblico attrezzato è bello a vedersi e viverlo.

Probabilmente oltre ad un’amministrazione attiva, re-attiva, e concludente, v’è anche un’opposizione meno di-stratta e acquiescente che sa incalzare, denunciare,pretendere.

Campobasso non è da poco tempo, certo, in condizionedi precarietà. Il massacro edilizio da cui discendono i pro-blemi di gestione del territorio, di mobilità e, in sostanzadella qualità della vita (salubrità e vivibilità dell’am-biente), ha avuto il suo picco nel corso delle gestioni po-litiche capeggiate da Augusto Massa e Peppe Di Fabio.

In quel quindicennio sul suolo campobassano, al centro(con gli accordi di programma) e in periferia con le lottiz-zazioni (in zona agricola), sono calati centinaia di miglia,se non milioni, di metri cubi di cemento, irrispettosi delleregole elementari che governano e limitano gli interessispeculativi per evitare che vadano a stravolgere il delicatoequilibrio della convivenza sociale. Cemento in cambio dinulla, se non della progressiva riduzione di spazi vitali(sono gli stilemi architettonici e le pianificazioni urbani-stiche a stabilire la dignità degli aggregati urbani), dellostravolgimento del rapporto traincidenza demografica e solvibi-lità dei servizi sociali. A ciò si ag-giunga l’annullamento di ogniqualsivoglia attività culturale(niente cinema, niente musica,niente teatro, niente arti figura-tive - lo sono i murales? -) e ilquadro di una comunità rattrap-pita negli egoismi e obnubilatadalla sua apatia è completo.

Non rimangono che poche spe-ranze e pochi soggetti istituzio-nali a poter cambiare l’andazzo.La messa a regime della Fonda-zione Molise Cultura e la pienaagibilità dello stabile dell’ex Gil inVia Milano (“uno spazio museale,una Galleria d'Arte Moderna eContemporanea del Molise perraccontare la cultura artistica chenei secoli hanno prodotto i nostriartisti”, come si augura il consi-gliere della Fondazione DanteGentile Lorusso) possono sen-z’altro incidere positivamentenella proposta di un ruolo per lacittà e dare un servizio alla collet-tività. La città, vista e vissuta inversione direzionale (anche invirtù finalmente di una nuovasede della Regione Molise); la col-lettività sollecitata negli interessiculturali sopiti: arte, musica, tea-tro. I fondamenti della civiltà. Madi più, occorre fare di più, versouna città intelligente. Occorre unprogetto per ripensare il capo-luogo entro il decennio in corso:innovazione, tecnologia, ecologia,sostenibilità, cultura.

di Adalberto Cufari

Piazza salotto

Campobasso,la città che degrada

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di Sergio Genovese

Controcanto

Quanta gente riven-dica principi e valorisenza conoscerne il

primato, troppa, tanta.C’è un affannoso deside-

rio di mettere in risalto chemanca il rispetto per qualsiasi ver-sante del nostro vivere, mentre si af-ferma questo, però, è palese che intutti manca la forza, la voglia o la cul-tura di fare qualcosa.

Persiste una diffusa percezione cheil popolo del terzo millennio sia adusoall’egoismo e alle antiche leggi dellagiungla dove vince il più forte, il piùprepotente o il più potente, cioè colui ilquale è fondamentalmente fuori da uncontesto di regole sociali e soprattuttomorali. Una morale non bacchettona ebigotta ma social - cattolica, tanto perfare un esempio vicino al mio pensare.

Siccome mi sentirei offeso qualorail lettore mi volesse assegnare la pa-tente del moralista dell’ultima ora, mifermo qui, non vado oltre. Spero diessere riuscito nel tentativo di tenerea distanza la retorica a basso costo,alla cui rinuncia affido il mio orgoglio.

Per essere meglio compreso, rac-conto una giornata tipo indicando per-sino la data della rilevazione: “Sabato15 ottobre u.s.”. Esco di casa ben pre-sto e come al solito lungo la stradaPennino devo essere abile a schivarel’immondizia poiché l’operatore eco-logico da qualche settimana non si èfatto più vivo consegnando in talmodo, luoghi pregni di storia e di me-moria, al libero turpiloquio dei pas-santi. Con passo svelto, attraversandoFondaco della Farina violentata nellasua bellezza dalle auto in sosta, recu-pero via Ferrari. La strada della mo-vida notturna è stranamente pulitapoiché è sempre apparsa ai mieiocchi deturpata da bottiglie vuote orotte e da bicchieri di carta che vola-vano fin sotto al naso mentre i pochidepositi a disposizione apparivanodesolatamente vuoti.

In via Mazzini capita spesso di in-contrare giovani studenti ancora dor-mienti che ti finiscono addosso senzachiedere scusa e non riesci a stabilirese lo fanno per maleducazione o se ilpassaggio tra il letto e la strada sia av-venuto senza soluzione di continuità.

All’incrocio di Via Garibaldi, neipressi della Caserma dei Carabinieri,rischi sempre di finire all’ospedalepoiché gli automobilisti arrivano conil cellulare nelle orecchie e ad una ve-locità pericolosissima nonostante lestrisce pedonali che si intuiscono manon si vedono perché al Sindaco DiBartolomeo mancano i soldi per com-prare la vernice. A quel punto, se haiil coraggio di protestare (giusta-mente), devi essere pronto per fare apugni poiché i piloti, maschi o fem-mine che siano, ti coprono di paro-lacce o di minacce: il pedone non hadiritto di parola, anzi di protesta!Quando pensi di aver fatto il pieno dibile ti illudi perché non è cosi. Mentresei su via Mazzini, nei pressi dei Cap-puccini, un commerciante intento allepulizie del proprio locale, anzichéraccogliere l’immondizia, la spazzavia per strada buttandotela in parteaddosso e negli occhi.

Anche in questa occasione se pro-testi, ti senti mandato a quel paeseperché non ti puoi permettere di fareil maestro di cerimonie. Infine nel po-meriggio un passaggio al cimitero. Se

vuoi arrivare senza intralci sino al lo-culo dei tuoi cari, devi attrezzarti conla scopa per non finire con i piedisopra a rifiuti di vario genere floreale.

Come avete intuito c’è molto mate-riale per farsi venire il disgusto so-prattutto se poi, in alcuni frangenti, simuovono più del solito anche certinani e certe ballerine. Sono infattidentro il profilo del non senso civicoanche tutti quei professionisti che inclima di competizione elettorale, dopoaver fatto parte (fingendo) di tutti ipartiti dell’arco costituzionale, sonotornati alla casa madre. Alla facciadegli ideali, evviva gli interessi ditasca! Questa Società abbiamo contri-buito tutti a costruirla, con le nostrepresunzioni tracimanti, con i nostribeceri opportunismi. Eppure tutti cilamentiamo che non c’è più rispettoper nulla. Prima agire e poi parlaredice un vecchio adagio cinese. Dalmio Garzanti alla voce apologia leggo:“Esaltazione di una dottrina religiosao politica ecc. ecc.”

Agire e poi parlare. Chi rivendicaprincipi e valori senza conoscerne ilprimato è destinato a fallire.

Apologiadel senso civico

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di Antonio Campa

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Bruno Raschi, indi-menticato mentoredel giro d’Italia, di

cui raccolse le atmosfere re-condite nel volume “Rondadi notte”, coniò la celebrefrase del titolo in occasionedi uno sprint strepitoso diBeppe Saronni a Lanciano.

L’arrivo prevedeva duechilometri di leggera salita,poi una curva a gomitoprima del breve rettilineofinale; condizioni tecnicheavverse alle qualità del cor-ridore lombardo.

Saronni beffò tutti, insi-nuandosi nelle certezze deirivali, risalendo posizionifino allo scatto finale, unacoltellata vincente sullalinea del traguardo. Fru-gando tra le perline dellamemoria o nei libri (Allecinque della sera di GarciaLorça), il lettore avrà tro-vato immagini altrettantoefficaci per il sorpasso alfoto finish del Governatoresu Frattura. Michele Iorio,nella notte placida e caldadello spoglio, sarà saltatosulla poltrona del suo stu-dio, resa celebre da unospot elettorale, una chiccaartistica di alto valore comela sonata dei musicanti diPiero Ricci.

La classe non è acqua ePaolo Frattura, che ha sceltola deriva populista e l’invet-tiva sinistrorsa per strap-pare consensi e scranno aJ.R. Iorio, ha pagato dazioalla fine, non certo per il

boom dei grillini, che i votili hanno presi agli scontenti,non alla sinistra che, perquanto cambi nome spesso,nel cuore resta comunistadura e pura come nel pater-nalismo di Italo Di Sabatosui black blok, solo compa-gni che sbagliano, a voltecede alla lusinga dell’ambi-guità concettuale come hafatto Massa in tv quandoFrattura sembrava vincitoree l’Augusto si sentiva giàrientrato nel vecchio ruolodi “lotta e di governo”, di-chiarando “I cittadini hannodiritto ai migliori servizi sa-nitari, ma non si può pre-tendere l’Ospedale sottocasa”.

Il Presidente di certo nonsi aspettava di dover vin-cere da solo, nonostante illargo consenso alla sua coa-lizione. Non si aspettava lastrategia del voto disgiunto,che non è stata dettata solodal genio del pur bravis-simo duellante, ma anchedal “fuoco amico”, dallascaltrezza di quei candidatiche, nella competizioneserrata, hanno sacrificato ilbene comune al proprioparticulare.

Forse si aspettava l’han-dicap nel capoluogo e a

Termoli, le due città piùgrandi della regione dove leamministrazioni di centrodestra non stanno bril-lando, per ragioni com-plesse che costituisconovalide giustificazioni, macon remore che salgonoforti dai loro stessi elettori.Cari Di Bartolomeo e DiBrino, siate meno ragionierie più artisti, senza soldi nonsi cantano Messe ma congenio e lungimiranza si puòdare tuttavia dimensionemetropolitana alle città, su-scitando fiducia nella genteattraverso l’apparenza am-ministrativa, con giustomodo di comunicazionesulla vita pubblica.

Iorio, da gran signoredella politica ha minimiz-zato con eleganza le proble-matiche che nelle lungheore di attesa avrà invece ri-passato con rabbia, come loscarso impegno di qualchecandidato inserito nel li-stino, che s’è gustato il pri-vilegio invece di galoppare.L’eco del disagio sociale ve-niva inteso come fastidiosorumore dentro i giardini diVersailles, generando equi-voci pericolosi. Se il Molisecon forza ha confermato lavocazione moderata e la fi-

ducia nel centro destra, pre-occupa il modo in cui circail dieci per cento degli elet-tori ha barattato il voto aIorio per il profumo di unpiatto di lenticchie. Che sisia trattato di protesta au-tolesionista o rancorosainaffidabilità di chi con-ferma il pensiero di Flaiano(“Il nostro è un paese cheperdona tutto tranne il suc-cesso”), sta di fatto che al-l’una di notte, quando unimprovvido sostenitore diPaolo Frattura ha fattoesplodere i fuochi di artifi-cio in piazza, Michele Iorio(la sequenza è in chiavemetaforica) si è ritrovatosolo, ha tirato fuori gli arti-gli, ha spazzato via gufi eindugi, s’è tolto la bandanache copriva i capelli corti escomposti, e nonostante ilfisico appesantito ha af-frontato l’ inaspettato testaa testa con il longilineo av-versario, muscoli di seta edespressione snob da primodella classe, quando man-cavano solo due chilometridi leggera salita da percor-rere, prima della curva edel breve rettilineo che lohanno portato infine alloscatto vincente sulla lineadel traguardo.

Il lungo prologodi una coltellata

Camera con vista

La vittoria sofferta è la più bella, si erge a simbolo di volontàcaparbia ed efficace strategia vincente. La tensione si scaricain un urlo liberatorio, l’estasi pervade le membra sciogliendola maschera imposta dalla virtù della continenza.

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ELEZIONI

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Ha vinto ancora Michele Iorio.Ma siccome il successo è statoal fotofinish sono scoppiate

subito le polemiche. Per colmare ilgap dei 1.500 voti mancati il centrosi-nistra ha iniziato a ipotizzare presuntibrogli elettorali, auspicando attra-verso la verifica dei voti da parte dellaCorte d’Appello di Campobasso unclamoroso “ribaltone”.

Ricordate quando vinse Prodi per25 mila voti e Berlusconi pensò aqualche erroraccio in fase di con-teggi? Ebbene, la sinistra s’indignò,spiegando con la sua aria di chi nondeve chiedere mai che “bisogna saperperdere”.

Evidentemente perdere deve bru-ciare il fondo della schiena se qualcheanno più tardi, a parti invertite, si èverificata la stessa lamentela. Chequesta volta riguardi il Molise e non ilPaese poco importa. Ma il contenuto èlo stesso. Perdere è sempre duro, pertutti. A destra e sinistra la sconfitta èindigesta. Per questo si cercano tuttele occasioni per trasformarla in vitto-ria. In fondo non c’è niente di male.Qualche errore di calcolo potrebbeanche esserci stato, con certi presi-denti bisogna metterlo in conto. Perquesto rivedere le carte con la lented’ingrandimento è segno di alta de-mocrazia. In modo che una volta ispe-zionati i registri tutto possa rientrare

nell’alveo della correttezza e della go-vernabilità.

Certo: Iorio se l’è vista brutta. Ha ri-schiato di perdere, nonostante losquadrone che ha messo in campo e ilformidabile listino, composto da cin-que pezzi grossi.

Certo, Frattura stava per vincere. Lavittoria gli è sfuggita di mano per unsoffio, proprio mentre l’elettoratostrava per punire il capo dell’esecu-tivo, su cui sono stati indirizzati glistrali del Molise in ginocchio, per lacrisi del lavoro, dell’economia, dellasanità e d’altro ancora.

Alla fine il Governatore ha tenuto eora si accinge a governare per altricinque anni. Mettendo così insieme laterza elezione consecutiva che lopone al fianco del governatore dellaLombardia, Robero Formigoni, unfuoriclasse della politica.

Frattura entra così per la primavolta in Consiglio e con il giovane Ro-mano, gratificato dal doppio di votipresi 5 anni fa, spera di mettere piùvolte all’angolo il rivale, tra i banchidell’opposizione. Un’opposizione chesi annuncia dura e serrata e speriamoanche corretta e coerente. Che do-vrebbe servire alla coalizione di mag-gioranza a lavorare con zelo e conpulizia. In modo da far cambiarepasso alla nostra regione che ha biso-gno di un pronto rilancio. (ge.ve.)

Il commentoIl commento

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Camillo Di Pasquale (1.768)

Adelmo Berardo (1.099)Salvatore Muccilli (2.470)Massimiliano Scarabeo (2.364)

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La faccia triste dei “trombati”

Il termine è dei peggiori. Eppure nes-suno è riuscito a coniarne un altro piùelegante, meno aspro. Sarebbe stato

meglio trasformarlo in “esclusi”. Invece no,imperversa ancora l’antipaticissimo “trom-bati” che, per fortuna fa pensare anche auna delle gag più riuscite di Totò, quandose la vide con l’onorevole Trombetta, inuno scompartimento di un treno.

Veniamo al dunque: sono stati 12 gliesclusi dal nuovo consiglio regionale, ov-vero i “trombati”. Spiegando ai pochi chenon lo sapessero che “trombati” sta per nonrieletto. Certo, dispiace per chi, dopo im-mani sforzi è rimasto con le mani vuote. Ecapiamo anche chi, pur non facendo partedi questo elenco, ha perduto le elezioni perpochi voti (34), come nel caso di Mimi DeAngelis (IdV) che è stato preceduto da Car-melo Parpiglia. Certificando il caso più ecla-tante di queste elezioni, ben lontano diquello di 5 anni fa, quando la Fusco superòPallante di soli 8 voti, viaggiando appenasopra il tetto delle 3.000 preferenze.

Niente da fare per l’ottimo Michele Pic-ciano, già presidente del consiglio, stoppatoa 1.857 preferenze; disco rosso nello stessopartito (PdL) anche per Antonino Molinaro,bloccato a quota 1.706; nella provincia diIsernia il discreto Camillo Di Pasquale(1.768), sempre dello stesso partito, si è do-vuto inchinare all’elevata fatturazione fattaregistrare da Filoteo Di Sandro (3.235) eFranco Giorgio Marinelli (2.608). Altro “trom-bato” si è avuto nell’@lternativa MassimilianoScarabeo (2.364) deve rimanere a casa. AdAdelmo Berardo non sono stati sufficienti1.099 voti per tornare in via 4 Novembre;nella stessa lista si è fermato ai box ancheStefano Sabatini che pure ha fatto registrareun ottimo risultato, frutto di 1.407 preferenze.

Salvatore Muccilli (2.470), malgrado unmagnifico lavoro da assessore e a una in-

dovinata campagna elettorale, s’è arrestatoalle spalle di Nico Romagnuolo (2.882).Fabio Ottaviano (488) nella provincia diIsernia non è riuscito a farcela, stessa sorteha subito Francesco Di Falco (1.426) aCampobasso. Resta a casa anche Tony In-collingo (961), già del centrodestra, poi pas-sato all’altra sponda; brutto risveglio perl’agronomo Michele Pangia (1.077) prece-duto da Gennaro Chierchia (1.883), tra lesorprese più liete del voto e anche da Mon-tanaro (1.267) e Scarano (1.126), nonché daPerugini (1.092). Niente da fare neppureper Mauro Natalizi (3.73) di SEL, si chiudeanche la lunga parentesi consiliare perPardo D’Alete (1.503).

I grandi esclusi stanno meditando dovehanno sbagliato. E anche se può apparirepoco elegante già hanno iniziato a speraredi poter rimpiazzare i colleghi che li hannopreceduti, attraverso la surroga in itinere.

Sono 12 i non rieletti nel Palazzo Michele Picciano (1.857)

Pardo D’Alete (1.503)

Antonino Molinaro (1.706)

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L’uomo con il sole in tasca

Michele Iorio, 63 anni, medico chirurgo al Vene-ziale di Isernia, ha una capacità innata di farepolitica. Come conferma la sua fulgida carriera

che lo ha visto e ancora lo vede ai vertici della vita am-ministrativa molisana. Iniziò giovanissimo, ponendosi alfianco di Lelio Pallante che aveva cominciato a sgomi-tare nelle segreterie dei partiti qualche anno prima dilui. Da quel momento ha attraversato tutte le strade e isentieri, per arrivare sino alla sommità del monte.

Al pari di Formigoni ha ottenuto tre vittorie consecu-tive alla Regione. Unico caso nel Molise. Qualche meseprima delle elezioni Enzo Di Gaetano e Ignazio Annun-ziata hanno pubblicato un libro su di lui: “Michele Iorio,un presidente amico”.

Il sorriso perennemente congelato, la faccia paciosada buon padre di famiglia, l’ottimismo in tasca.

Governatore Iorio, molti amici le sono venuti menoalle recenti elezioni:

E già. Bisogna prenderne atto. La gente ha protestatonei miei confronti per certificare il disappunto della crisiche stiamo vivendo. E che penalizza soprattutto i giovani.

Intanto, però, la vittoria da certa s’è trasformata inmiracolosa.

Effettivamente c’è stato un momento in cui ho temuto diaver perso.

Quando, esattamente?Al rumore dei botti. A un certo punto mi è sembrato di

stare a Piedigrotta, fuochi d’artificio a volontà.E, invece?Le cose sono andate diversamente. Sia pur per un soffio.

Ma in passato c’è stato chi ha vinto con uno scarto ancorapiù esiguo del mio.

Che dice ai fuochisti fuori ordinanza?Che hanno sbagliato i calcoli. E credo che i ragionieri

non appartenessero alla sinistra: che non sbaglia i conti,queste cose non le fa. Uno scivolone del genere non faparte della sua storia.

Qualche rimpianto?Tanti. Se la gente ha protestato significa che il mio

gruppo ha sbagliato e io che ne sono a capo forse più ditutti. Anche in campagna elettorale c’è stata qualche

sbucciatura.Forse avete demonizzato troppo l’avversario, fa-cendolo apparire, con la faccia pulita e simpatica.

Una specie di antiberlusconismo al contrario.Non escludo che ci sia del vero nella sua osser-vazione. L’importante è che le cose, sia pure di

poco, siano andate come ce le aspettavamo.

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di Gennaro Ventresca

Ho temuto di aver perso davvero quando ho sentito

gli spari di mezzanotte“

Michele Iorio: tre volte Govern

ELEZIONI

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Fu proprio lei, dieci anni fa ad aprire una falla nel fortinodel centrosinistra e iniziare a scrivere una nuova paginanella storia della politica italiana. Oggi che le cose stannoandando maluccio per il suo partito pensa che possa ripar-tire dal Molise la rinascita del centro-destra?

Me lo auguro. Anzi, ne sono certo. Le crisi sono cicliche. Noiabbiamo forse terminato la tangente e ci accingiamo a risalire.

Ma basteranno le parole?In dieci anni abbiamo fatto tante cose. Dovendo confrontarci

ogni giorno con una realtà aspra e crudele che è dipesa dallacrisi mondiale dell’economia, della finanza, del lavoro.

Da dove ripartirà?Dal punto che avevo lasciato. Qui non si ricomincia da capo,

ma si prosegue.Magari innestando un’altra marcia.E’ quello che mi sono ripromesso. Questa sarà la legislatura

da destinare ai giovani.Molti dei quali hanno scelto di stare con Beppe Grillo.E li capisco. I giovani hanno bisogno di far sentire la loro

voce, di far arrivare in alto il dissenso. Per questo usanol’arma più micidiale che hanno: il voto.

Lei ha perduto molti punti anche per colpa dei guastidella sanità, che pensa di fare?

Innanzitutto di far capire alla gente come stanno veramentele cose. E poi di agire con maggiore attenzione. Cercando diprestare più accortezza non solo agli ospedali, ma alla salutedei molisani su tutto il territorio.

Il voto incrociato per poco l’inceneriva.E’ stato frutto di una debolezza della nostra campagna elet-

torale, ma anche una furbata dello sfidante.Ma è proprio vero che Frattura è stato un suo amico?Così l’ho sempre considerato. Poi mi ha girato le spalle.Ritrovarselo tra i banchi di via 4 Novembre che cosa

le fa pensare?Che finalmente ce l’ha fatta ad arrivare dove ha sempre so-

gnato di approdare.Lo immagina come un oppositore duro?Non lo so. Ma l’opposizione, purchè seria e non pretestuosa,

è il sale della democrazia. Potrà fare a me e ai miei amici dimaggioranza solo bene.

Se potesse tornare indietro cosa farebbe?Dedicherei maggior tempo a spiegare alla gente come stanno

le cose. Invece ho lasciato troppo spazio alle minoranze cheogni giorno, tutti i minuti, hanno sparato sul nostro esecutivo.Dicendo tante inesattezze.

Come quella che il miliardo e 340 milioni del Cipe nonci sono?

Purtroppo è così.

Ha attraversato tutti i sentieri della politica regionale prima di arrivare al top. La sua specialità è sorridere anche quando i denigratori lo attaccano senza ritegno. Punta a completare il programma già in atto, puntando a dedicare più attenzione ai giovani.

Frattura ha finalmente coronato il suo sogno di arrivare

in Consiglio

Il voto incrociato un modo per colpirmi

attraverso un trucchetto

Il Molise può segnare nuovamente la svolta

per la riscossa del centrodestra

rnatore di fila, come Formigoni

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ELEZIONI

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Le pagelle elettorali

Il governatore vinceanche con gli spot

IORIO 9. La suonata di Piero Ricciha rappresentato il livello più altodella campagna elettorale per quelche concerne gli spot televisivi. Ot-timo anche il messaggio che il Pre-sidente ha affidato ai giovani,rovesciando il luogo comune dellasuperiorità della sinistra e sul-l’orientamento mancino delle nuovegenerazioni. Quanto al manifesto(7), la posa scanzonata e ammic-cante era azzeccata ma il fotoritoccoha sformato le labbra rispetto al lif-ting facciale.

Nessun dorma.

Di Laura Frattura 7 1/2. Il voto è lasintesi degli spot insufficienti (5 perquello delle domande al manifesto diIorio), del murales del PD con la vali-gia (Bye Bye Miché, 5) e dell’ottimomanifesto personale (9). La perfor-mance elettorale vale il surplus.Abile e arruolato.

Cavaliere 7. Telemolise ha mostratoun divertente dietro le quinte, ma aparte ciò lo spot non era molto effi-cace. L’assessore sulle due ruote nonè apparso convincente, molto megliomanifesti e gigantografie in giacca ecravatta (8). Scanzonato.

Chieffo 8. Sceglie di nuovo il mes-saggio senza icona e vince la sfida.Un pizzico di retorica di troppo nelmanifesto con la mela, ottima la sim-bologia delle mani nelle altre propo-ste. Prende all’incirca gli stessi votidi cinque anni fa nonostante gli siastato negato un assessorato. Fuori-classe.

Di Pietro 6. Il manifesto con la sve-glia rossa è stata una trovata inade-guata e umoristica (4 ½, anche per loslogan “Svegliamo il Molise”). Meritala sufficienza per il risultato.

Figlio di Papà.

Romano 6 ½. Lo slogan “Lo dico elo faccio” sembrava la parodia del mi-tico “Ho detto tutto” di Peppino ne “Lamalafemmina”. Manifesto sobrio. Sa-rebbe stato meglio puntare sulle pro-poste che non sullo scandalismo.Martello pneumatico.

D’Aimmo 6 1/2. Gi spot televisivisono stati impostati troppo sulla no-stalgia e sull’ illustre papà Florindo, ilmessaggio che partiva era di votarloper meriti paterni. Il neo consigliereé invece un manager di gran livelloche arricchirà il Consiglio. Nel nomedel padre (e della Cattolica).

Vitagliano 7 1/2. Passi per i neofitiche in tv hanno letto la poesia di Natale,ma non ci si aspettava che un uomo dipersonalità e baldanza, sempre sicurodi sé, chiedesse il voto con toni dimessi.Il risultato elettorale è frutto del suooperato. Politico di sostanza. (an.ca.)

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E le donne? La mela

di Chieffo per la più bella

Telemolise canta Yuppy Du

e brinda con IorioLe tv locali hanno seguito con

rigore e competenza lo scru-tinio elettorale, dando una

buona informazione sulla tendenzadei risultati e offrendo con impegnoe abnegazione programmi di qualità.

Teleregione ancora una volta si èaffidata all’esperienza di PasqualinoDamiani, ottimo conduttore cheormai pesa al volo candidati e risul-tati. Accanto a lui un altro veteranoaduso ai fatti della politica comePino Saluppo. La squadra dell’emit-tente ha offerto nel complesso unabuona prestazione collettiva, certa-mente in linea con il target dellatrasmissione.

Telemolise ha scelto la formuladel mix tra rigore e disincanto, conManuela Petescia mai come questavolta perfetta padrona di casa e gliospiti compiti nei modi e argutinelle osservazioni.

Il tema conduttore è stato “YuppyDu”, la canzone di Celentano chedoveva ispirare i telespettatori a im-provvisare clip da mandare in onda.

La parte politica è stata la più se-guita ed interessante, la tensioneper il testa a testa e per l’ostracismo

iniziale di Frattura hanno ispirato ladirettrice e i suoi collaboratori, tuttipezzi da novanta, da Giovanni Mini-cozzi, Enzo Di Gaetano, Di Tota eLino Venditti, fino a Daniela Ricci eagli altri giovanotti che hanno of-ferto un contributo proprio delletrasmissioni di servizio. Simpatici ifrizzi tra l’ex ferroviere della CgilMinicozzi e il fido “Ioriano” Di Gae-tano. Elegante nel look quanto pre-ciso ed equilibrato l’ospite fissoAntonio D’Ambrosio.

Il momento clou, alle 4 e mezzacirca, quando in studio è giuntoIorio e per qualche secondo la diret-trice è rimasta in silenzio, così comeil governatore. L’emozione di un ri-sultato al foto finish, non ha impe-dito a Manuela di tenere la barradell’equilibrio ben ferma in trasmis-sione, ricordando che in quel mo-mento mezzo Molise pativa perIorio e l’altro per Frattura.

Allo sfidante sconfitto, con grandeeleganza e signorilità, la direttriceha fatto gli auguri e i complimentiper lo straordinario risultato eletto-rale ottenuto.

An.Ca.

Kermesse elettorali

Il giudizio complessivo è buono (7), tutte le can-didate si sono distinte per sobrietà, calandosi nel

ruolo senza eccessi. Nessuna ha puntato sui fotoritocchi, piuttosto sulla semplicità del proprio es-sere. Le nomination comunque vanno fatte e perquesto é stato adottato un criterio estetico, in sensoartistico.

Prima nomination per Angelina Fusco Perrella(9) sintesi di grazia, eleganza ed efficienza, avendoconquistato il record assoluto di preferenze cheapparteneva a Ruta.

Sul podio Nunzia Lattanzio (7), volto luminoso esguardo profondo, Erminia Gatti (7) più dimessa ealla mano, e Maria Bianchini (7), che ha scelto lascala dei grigi per dare risalto al viso sul manifesto.

La più bella di tutte? Il cronista cede volentieri ilcompito ad Antonio Chieffo, che nel suo primo ma-nifesto ha proposto una mela per cogliere l’occa-sione.

An.Ca.

Manuela Petescia

conduttrice

della maratona

televisiva elettorale:

è rimasta incollata

al televisore

dalle ore 15

alle 5 del mattino

seguente

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Bocciate tutte le signore c

Potere delle parole. Solo aria. Poi, quando si è andatia votare ognuno ha dimenticato i bei propositi.Ruta aveva auspicato tanti fiocchi rosa. Anche dal-

l’altra parte si era sentito, di tanto in tanto, un coro di invitia lasciar spazio alle signore. Sapete con quale risultato?Che in Consiglio ci torna una sola donna: la più tenace elongeva, Angiolina Fusco. Che chissà perché, adotta ancheil cognome del marito, Perrella. Dandosi così una spruz-zata di indesiderata nobiltà, essendo lei, professoressafatta da sé, una figlia del popolo, di Riccia per l’esattezza.

Cinque anni fa Angiolina Fusco era ancora in lista conAlleanza Nazionale, poi confluita nel Pdl. Fece un figu-rone, incassando 3.011 voti, otto in più di Quintino Pal-lante che rimase, almeno inizialmente fuori dai banchi, inquanto l’altro eletto arrivò da Isernia (Filoteo Di Sandro).

A tener compagnia alla tenace professoressa che avevagià ricoperto con abilità e garbo il ruolo di Presidente delConsiglio ci ha pensato la spigliata Sabrina De Camillis,terza nella lista degli eletti di Forza Italia (2.650 voti) con78 voti in più dello “squalo” Gianfranco Vitagliano, primodei non eletti, ma immediatamente chiamato da Iorionell’esecutivo.

Va detto che alla prima occasione utile la bella Sabrinaha lasciato Palazzo Moffa per andare a Roma, a fare l’ono-revole. Così la Fusco è rimasta sola. Unica donna tra tantiuomini. Ma non s’è sentita di certo a disagio, avendo agitocon puntiglioso impegno come assessore al Lavoro, uno deicompiti più ardui da assolvere in un momento in cui gior-nalmente le aziende portavano i libri contabili in tribunale.

Le altre donne che hanno provato a sconfiggere il ma-schilismo della politica sono rimaste al palo. Anche quelleche hanno preparato con scrupolo la competizione, av-viandosi per tempo. Come è il caso della sciccosa NunziaLattanzio che oltre ai boccoli biondi ha potuto mettere sulpiatto soprattutto capacità professionalità e contatto conla gente. Stesso dicasi per la signora Angela Crolla di Ve-nafro che ha cercato di far valere le sue capacità impren-ditoriali e il suo carisma di donna in carriera.

Non ha raggiunto neanche questa volta l’obiettivo lascintillante Erminia Gatti che nel basso Molise raccogliepiù simpatia e apprezzamenti per il suo modo di porgersiche voti. La Gatti, senza voler togliere nulla a nessuno,avrebbe meritato maggiore attenzione.

E’ la classica donna impegnata che affronta la politicaAngiolina Fusco Perrella

Una sola doal comandoAngiolina

ELEZIONI

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e che si sono coraggiosamente presentate al voto

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con ardore, senza tirarsi mai indie-tro. Insomma è una che a pieno ti-tolo potrebbe figurare nei posti dirilievo. Invece è lì, in attesa di tempimigliori.

Ci sono state tante altre donne chehanno tentato di appendere il lorofiocco rosa a un banco del Consiglio.Niente da fare. Eppure si sono pre-sentate coraggiosamente agli elettori,sorridendo nelle foto dei manifesti edei santini, utilizzando slogan appro-priati, tracciando anche ambiziosiprogrammi elettorali. Sono rimastequasi tutte inascoltate. Confermandoche nel Molise la politica è femminasolo di nome, mentre resta quasiesclusivamente appannaggio degliuomini.

(Sasà)

Angela Crolla Erminia GattiNunzia Lattanzio

Hanno bucato anche persone

carismatiche quali Nunzia Lattanzio,

Angela Crolla ed Erminia Gatti

donna do: a Fusco

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Il ritorno di Ruta

Cinque anni fa perse nettamente. Rischiando addi-rittura di essere asfaltato dal governatore. Si disse esi scrisse che fosse finito così presto il suo regno.

Cinque anni dopo Roberto Ruta è risorto. Si deve a lui a alsuo fresco movimento @lternativa la scoperta di PaoloFrattura, che sul principio è sembrata un azzardo.

Confermando di avere il bernoccolo per la politica Ruta,invece, ha saputo individuare il candidato ideale per ri-mettere in poco tempo ordine nel centro-sinistra, laceratoda guerre fratricide e da troppe polemiche. Attraverso leprimarie Frattura s’è guadagnato i galloni di capitano e,malgrado le critiche che gli sono arrivate anche dall’in-terno, è arrivato al traguardo bruciato solo sul finale dal-l’esperto Michele Iorio.

Chi conosce solo un po’ la storia politica molisana e cam-pobassana in modo particolare non può aver dimenticatoNunzio Ruta, padre di Roberto. E’ stato un politico di razza,un grande sindaco e un attento amministrare regionale.La sua mente raffinata ha avviato il capoluogo verso i piùimportanti obiettivi raggiunti negli ultimi 40 anni.

Deve evidentemente aver ereditato da tanto padre ilsenso della politica Roberto Ruta il quale, tra lo stuporegenerale, una decina d’anni fa s’inventò come candidatoalla Provincia nientemeno che Augusto Massa, già sindacodi Campobasso e segretario dei DS. La sua scelta apparveaudace e perdente ai più. Invece si rivelò vincente, anchese attraverso alcune straordinarie autoreti del centro-de-stra che dopo aver sprecato la vittoria al primo turno, per-dette due settimane più tardi, al ballottaggio, lasciandocon un palmo di naso Antonio Ventresca del centro-destra,“tradito” soprattutto da un certo personaggio termolese

che gli girò improvvisamente le spalle.Lo stellone dopo quel lampo geniale sembrava essersi

offuscato: Ruta era scaduto a personaggio minore. Anchese pieno di argento vivo. Ha fatto a lungo squadra conLeva, scegliendo per i frequenti colloqui l’angolo alto divia Mazzini, sotto il suo studio al primo piano, con unarampa di scale antiche, ripide come quelle di un filmgiallo.

Rieccolo in prima fila con @lternativa. Circondato dallafedele Macchiarola e da pochi amici che non lo lascereb-bero mai. Non è dato di sapere se l’idea di Frattura siastata sua o di suo padre Nunzio.

Corre invece voce che, inizialmente, l’altro padre impor-tante, Fernando Frattura, non fosse entusiasta della vo-lontà del proprio ragazzo di misurarsi contro MicheleIorio, tra l’altro suo amico personale. Evidentemente i duescafati papà si sono parlati, hanno disegnato la scena e, sidice, che abbiano chiesto l’autorevole parere di VittorioRizzi, un altro big della politica del passato.

Solo dopo intense consultazioni il triunvirato avrebbedato l’ok alla candidatura di Paolo.

Il risultato platonicamente è stato eccezionale: Paolo èriuscito a volare alto, sfiorando di toccare il sole. Per ca-duta Roberto Ruta esce moralmente vincente da questatornata elettorale. Anche se ancora una volta con le maninude. Certo, se avesse conquistato la stanza del comandodella regione con Frattura sarebbe stata tutta un’altra mu-sica. Per il momento gli resta la soddisfazione di averscelto bene. Avrà nel frattempo l’occasione di pensare acosa dovrà fare da grande. Anche se il suo chiodo fisso èquello di tornare in parlamento.

di Gegè Cerulli

E’ stato suo padreNunzio con Fernando Frattura e Vittorio Rizzi a benedire l’investitura dello sfidante

E’ stato Roberto a scoprire Paolo sperando di ripetere lo spunto che portò l’Augusto alla Provincia

Nunzio e Roberto Ruta

ELEZIONI

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Il tappo che vola prima della mezza-notte. Lo sparo che annuncia anzitempo

la vittoria. Che si trasforma, beffarda-mente, in sconfitta. All’ultimo minuto.Come in un giallo mozzafiato.

C’è stato chi, tra gli sconfitti, sentendosivincitore in pectore, è corso a comprare glispari. Man mano che nei quartieri gene-rali del centrosinistra arrivavano notizieconfortanti ha preso i petardi e li ha postiin posizione di sparo. Poi, non ce l’ha fattapiù. Sentendosi sicuro di avere il gatto nelsacco, si è messo a fare il fuochista. E, viacon Piredigrotta alla molisana. Che si è ri-velata un’atroce beffa. Quando i dati sonostati ufficializzati e il voto ha premiato perla terza volta il governatore uscente lefacce felici dei simpatizzanti della sinistrasi sono pietrificate, immalinconendosi. Aquel punto nel cielo della notte sono volatialtri razzi e rauti. Per festeggiare la vitto-ria di Michele Iorio.

Chi era a casa a dormire non ci ha capitoun’acca. Dandosi una spiegazione solo ilgiorno dopo, accendendo la tv che ha spie-gato la beffa di Frattura e la gioia di Iorio.

I fuochi d’artificio dei perdenti

La vignetta del Cappellaio mattoSarà stato un sogno. O

forse solo un cattivopensiero. Certo è che hafatto colpo la prima paginade La Gazzetta del Molisedi mercoledì 20 ottobre. Lavignetta che ha aperto ilgiornale, anche per meritodella rassegna stampa te-levisiva, ha strappato unsorriso e invitato alla ri-flessione. Sarà vero chepossa esserci, un domani(tra un anno?) il riavvici-namento tra Iorio e Frat-tura? La logica farebbepensare a un secco no. Main politica, si sa, le cosespesso sono fuori della lo-gica. Così pensare malesarà stato forse un peccatodi gioventù del nostro Cap-pellaio matto, ma ha col-pito al cuore. Facendodiscutere. Anche se i per-denti, al momento, hannoaltro da fare, cercando at-traverso qualche ricorso difar sovvertire l’esito del

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ELEZIONI REGIONALI 2011 nel MoliseELEZIONI

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Ecco come è formato il nuovo consiglio regionale:18 seggi alla maggioranza e 12 all’opposizione

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LA NUOVA MAGGIORANZA

Michele Iorio 89142Presidente

Luigi Velardi 2097Listino quota Udc

Mario Pietracupa 2094 Listino quota Adc

Fusco Perrella 4560Pdl

G.Vitagliano 4381Pdl

Nicola Cavaliere 4137Pdl

Filoteo Di Sandro 3235 Pdl

Franco G. Marinelli 2608 Pdl

Nico Romaguolo 2882Progetto Molise

Lucio De Bernardo 2829Progetto Molise

Giuseppe Sabusco 2746 Udc

Domenico Izzi 908Udc

Riccardo Tamburro 1344Adc

Vincenzo Bizzarro 699Adc

Antonio Chieffo 3993 Grande Sud

Antonio D’Aimmo 1162Grande Sud

Michele Scasserra 1694Molise Civile

Vincenzo Niro 1853Listino quota Udeur

L’OPPOSIZIONE

Paolo Frattura 87637

Michele Petraroia 2839Pd

Francesco Totaro 2117Pd

Danilo Leva 1556Pd

Cristiano Di Pietro 2512Idv

Carmelo Parpiglia 987Idv

Cosmo Tedeschi 1357Idv

Felice Di Donato 960Alternativ@

Gennaro Chierchia 1883Partito Socialista

Massimo Romano 3294Costruire Democrazia

Filippo Monaco 1657Sel

Salvatore Ciocca 592 Federazione della Sinstra

Gli eletti

Provincia di CAMPOBASSOAntonio CHIEFFO (DC) voti 3.814Angiolina FUSCO (AN) voti 3.011Nicola CAVALIERE (Margherita) voti 2965Antonino MOLINARO (FI) voti 2920Luigi VELARDI (UDC) voti 2801Michele PICCIANO (FI) voti 2740Sabrina DE CAMILLIS (FI) voti 2650Michele PETRAROIA (DS) voti 2634Francesco TOTARO (Margherita) voti 2561Salvatore MUCCILLI (Progetto Molise) voti 2261Vicenzo NIRO (Udeur) voti 2160Pardo D’ALETE (DS) voti 1922Massimo ROMANO (IdV) voti 1551 Michele PANGIA (SDI) voti 918Michelangelo BONOMOLO (Com. it.) voti 536Mauro NATALINI (Rif. com.) voti 547

Provincia di ISERNIAFranco Giorgio MARINELLI (FI) voti 3558Mario PIETRACUPA (Udc) voti 2818Tony INGOLLINGO (FI) voti 2244Filoteo DI SANDRO (AN) voti 2612Danilo LEVA (DS) voti 1294Nicandro OTTAVIANO (IdV) voti 1125Massimiliano SCARABEO (Margherita) voti 951

Così nel 2006Cinque anni fa, era il novembre del 2006, vin-

ceva Michele Iorio, in modo perentorio, su Ro-berto Ruta. E’ il caso di riportate i voti degli eletti,escludendo il “listino”, ponendo accanto anche ilpartito o movimento con il quale essi correvano.

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ELEZIONI

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Vitagliano campione di incasso

Dati Elezioni Regionali 2011

Listino

maggioritario

Candidato Presidente:

Michele IORIO (89.142 voti - 46,94%)

Liste collegate

Listino

maggioritario

Candidato Presidente:

Giovancarmine MANCINI (2.458 voti- 1,29%)

Lista collegata

Campobasso

Giuseppe Rossi 85

Giancarmine Santagapita 76

Gabriele Assogna 101

Elisa Aversano 1

Giovanni Bucciarelli 0

Raffaella Ciavarella 7

Patrizia, Bassina Di Giuseppe 25

Alfredo Di Lisa 6

Vera Felice 3

Fernando Forni 5

Vincenzo Valentino Glave 68

Nadia Iuliano 6

Daniele Marchesani 2

Samanta Mastrangelo 30

Italo Pucacco 38

Giovanni Salvatore 40

Roberto Salvatore Santone 28

Isernia

Giovancarmine Mancini 439

Maurizio D’Amico 26

Gino Di Ciocco 94

Pasquale Di Cristofaro 19

Agostino Di Giacomo 65

Giuseppe Petrecca 19

Annarita Venditti 14

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Romano se li mangia tutti

Dati Elezioni Regionali 2011

Listino

maggioritario

Candidato Presidente:

Paolo FRATTURA (87.637 voti - 46,15%)

Liste collegate

Listino

maggioritario

Candidato Presidente:

Antonio FEDERICO (10.650 voti - 5,60%)

Lista collegata

Campobasso

Antonio Federico 775

Fabio De Chirico 218

Riccardo Dell’Orco 203

Mario Montanaro 194

Gennaro Pellecchia 24

Vincenzo Mugnano 156

Lorenzo Sallustio 152

Simone Cretella 401

Giuseppe Baranello 136

Danilo Simeone 101

Gennaro Chierchia

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ELEZIONI

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Così hanno votato le due province

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Così hanno votato le due province

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ELEZIONI

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Così hanno votato le due province

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Così hanno votato le due province

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La festa dopo la pa

Iorio con i figli Raffaele e Davide

Foto di gruppo con dedica allo sconfitto

Il governatore Iorio

ELEZIONI

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Rispettato l’appuntamentodel vincitore

in Piazza Prefettura

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paura

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Il canto di GianfrancoELEZIONI

Vitagliano, confidenziale

come Aznavour

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Festa con i fans a Termoli per la vittoria dell’assessore alle Finanze

La danza della vittoria

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La sfera di cristallo de Il PRIMO

Le profezie de Il PRIMO si sono avverate. In appenacinque mesi il N. 3 e il N. 7 della nostra rivista hannoannunciato in prima pagina come sarebbero andate

a finire le elezioni. Stesso titolo, con il sole nome cambiato.A maggio, per la sfida alla Provincia, scrivemmo “Il favo-rito è Rosario De Matteis”; nel numero scorso ci siamo ri-petuti, azzardando: “Il favorito è Michele Iorio”.

Pur sapendo che i favoriti non sempre vincono ci ab-biamo provato a vestirci da maghi. E nella sfera di cristalloabbiamo intravisto le vittorie dei due esponenti del cen-tro-destra.

De Matteis se l’è dovuta vedere con Micaela Fanelli, sin-daco di Riccia e astro nascente della sfera politica locale.Sempre vicina al centro-destra e in modo particolare al-

l’assessore Vitagliano si è lasciata affascinare dalla pro-posta del centrosinistra, battendosi in modo orgoglioso eleonino per avere la meglio sul concorrente. Alla fine havinto l’ex consigliere e assessore regionale, espugnandoun palazzo che per lustri era stato governato dallo schie-ramento opposto.

La storia di Iorio contro Frattura è freschissima. Anchein questo caso la sinistra ha pescato tra le fila del centro-destra. Individuando proprio nel figlio dell’ex DC Fer-nando Frattura l’elemento nuovo, in grado didestabilizzare l’egemonia di Iorio.

Sia pur di pochi voti (1.500) alla fine ha vinto ancora ilgovernatore uscente. Facendo fare così ancora una voltauna bella figura al nostro giornale.

di Ignazio AnnunziataELEZIONI

Facile il pronostico con l’ex consigliere regionale, abbiamo rischiato la figuraccia con il governatore

Il nostro giornale ha portato fortuna prima a De Matteis e poi a Iorio prevedendo il risultato

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Ci sono tanti modi di comunicarecon la gente. Gino che sembravaavere l’oro in tasca per quel che

riguarda il rapporto con i cittadini èdiventato improvvisamente una speciedi Re Mida al contrario. Tutto ciò chetocca lo trasforma in dissenso.

Lo testimonia l’ultima ricerca di Mo-nitorcittà che lo spinge sempre più giù.Attribuendogli una posizione di asso-luta mediocrità, ben lontana da quellache lo aveva posto, all’inizio del suomandato, al 12° posto tra i sindaci ita-liani. Il primo del centrosud.

Da quando il pessimismo si è impa-dronito del sindaco di Campobasso lacittà sta andando a rotoli ed è accre-sciuto il dissenso. Non a caso alcunicomponenti di spicco dell’esecutivoche avevano deciso di candidarsi alleregionali hanno desistito, sicuri di tro-vare disco rosso nell’elettorato delcentrodestra che, a quanto pare, sem-bra già essersi pentito di certe scelte.

Il sindaco più amato è Piero Fassino,lo spilungone ex segretario del PD, cheha conquistato di recente Torino, Losegue a ruota il collega di Verona, Fla-vio Tosi, seguito da Matteo Renzi di Fi-renze, indicato come il purosanguedella sinistra per il prossimo futuro.Semaforo verde anche per De Magi-stris (Napoli), Alemanno (Roma) e peril sindaco di Isernia Melogli che sfiorail 59 per cento di gradimento.

Di Bartolomeo non trova posto ne-anche nei primi 50 sindaci, infatti afine 2010 era scivolato al 70° posto edera ancora fuori dalle zone alte a giu-gno del 2011. Come dire: Gino non cipiaci più.

Facile capire le ragioni della sua tan-gente: eccesso di pessimismo, scarsacapacità di dialogare con la stessamaggioranza, disattenzione per i pro-blemi veri della città. I suoi lamentisono diventati un disco che suona lostesso refrain ogni volta che qualcuno

gli porge un microfono e qualchealtro gli formula una domanda.Identica la risposta: “I miei prede-cessori mi hanno lasciato sul la-strico”. Sarà pure vero che le cassesono asciutte, ma la gente non nepuò più.

Di Gino non è piaciuto quasinulla: la città di recente è tornataad essere sporca come ai tempiandati. Svolazzano carte, buste,giornali e, soprattutto, volantini.Per frenare questa emorragianon ci vogliono certo i soldi:basta solo fare un’ordinanza evietare che il disordine imperi atutti i livelli.

Prendete il traffico: per il corso,malgrado i divieti, si passa con leauto a tutte le ore. Anche i mezzi co-munali di servizio si sentono autoriz-zati a farlo. Raramente si vede unvigile pronto a fronteggiare il malco-stume. In piazza Prefettura c’è addirit-tura il peggio. Pur di accontentare inqualche modo quattro-commercianti-quattro il sindaco ha chiuso spesso unocchio, trasformando una dei pochiluoghi destinati ai pedoni in zona dipassaggio (e di parcheggio abusivo).

Sono questi i motivi principali deldissenso. Perché Campobasso, infondo, è un grande paese che si ritrovaogni giorno in piazza e lì che si creanoconsensi e dissensi.

Per colpa di tale sciatteria è passatosotto silenzio anche uno degli aspettipiù positivi della gestione Di Bartolo-meo: la voglia di dare alle famigliemeno abbienti una casa. Ma siccome ibeneficiari delle case popolari sonopochi e i cittadini tanti, emerge cheprevalga la sporcizia stradale e il caosdel traffico. Per questo quando i cam-pobassani si sono sentiti porre la do-manda sul gradimento sul sindacodagli addetti di Monitorcittà hanno ri-sposto in termini negativi.

In due anni e mezzo il gradimento è precipitato ai minimi per colpa del suo pessimismo che hanno portato alle continue lamentele che non piacciono alla gente

Gino sempre più giùdi Alberto Tagliaferri

La gente non si fida più del primo cittadino che scivola sempre più in basso per Monitorcittà

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Chi sono i ladri di “oro rosso”

Una volta c’era un rigattiere che abordo di uno scassatissimo Ape gi-rava per le strade della città in

cerca di metalli vecchi. Lo chiamavano“Fierreviecchie”. E tale è rimasto anchedopo che ha fermato l’attività, con la qualeha portato avanti una numerosa famigliadel centro storico.

Raccoglieva soprattutto materiale fer-roso, ma comprava anche ottone e rame.Vecchie tine che un tempo servivano perportare acqua nelle case sono state quasitutte ritirate da lui negli appartamentinuovi del Cep e delle cooperative con gliintonaci freschi. La gente liberava soffittee cantine ricavando una piccola somma elui, “Fierreviecchie” ci campava, riven-dendo il materiale.

Poi i tempi sono cambiati. I metallivecchi sono spariti e anche il mestiere èfinito.

Da qualche tempo il rame è tornato digran moda. Come confermano le cronacheche regalano spazi sempre più ravvicinatiai ladri di rame. Vengono presi di mira so-prattutto i cantieri, dove “l’oro rosso” serveper gli impianti termici e quelli elettrici.

Sono del resto piccole tessere che val-gono poco o nulla. Storie in genere di pococonto, quasi marginali. Piccole ferite ignote.Come restano sempre ignoti i ladri di ca-nali di gronda del centro storico, ma anchedi qualche condominio che si è appena ri-fatto il look. Facile additare gli stranieri cheabitano nel borgo antico. Ma siamo certiche siano proprio loro i ladri di oro rosso?

Agiscono di notte, accontentandosi dibottini quasi sempre magri. Ma a volte sal-

gono quota e agiscono in grande. All’exconservificio di Guglionesi quest’annonon hanno lavorato, per colpa del furto dirame. Bottino, a dire dell’azienda che nonha trovato i soldi per ricomprare i cavi ru-bati, 150 mila euro.

Il rame costa 10 euro al chilo, 1000 alquintale, 10.000 a tonnellata. Ma qui stiamoparlando di rame nuovo. Sul mercato del-l’usato il prezzo precipita. A Napoli lo riti-rano a 4 euro, mentre a Campobasso a uneuro in meno.

E’ l’oro dei poveri, a volte di autentici di-sgraziati. Se il pensiero va a chi ruba il ter-minale del canale di gronda, facile daportare via senza dover fare molti sforzi,da terra.

Rischiano molto di più, non solo in ter-mini di pericolo, i ladri che si avventuranonelle cabine elettriche, nel tentativo di ru-bare una matassa e di venderla ai “metal-lari”.

Molte aziende restano a secco d’energia:chilometri di cavi tagliati. Per l’Enel ildanno è enorme, perché ogni volta chesalta una linea tocca ripartire dalla pro-gettazione, con tempi di lavoro lunghis-simi. E costi insostenibili.

E’ lungo le linee ferrate che i ladri di ororosso preferiscono agire, facendo spessorazzie del metallo. I ladri non si fermanodavanti a nulla. Neppure al cimitero doveportano via portafiori e portaritratti.Danni ingenti per miseri ricavi. Tempicupi per una società che mostra attraversomille facce la sua crisi. Tempi cupi, rameda lupi.

(da.ma.)

E’ tornato di moda il commercio

di rame vecchio,frutto di furti

di canali di gronda e di cavi elettrici

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Cantieri, linee ferroviarie,

centrali Enel e persino portafiori al cimitero nel mirino

dei cacciatori di oro-povero

I metallari comprano il prodotto

a 3 euro al chiloper rivenderlo

a Napoli a un euro in piùIl metallo nuovo

costa invece 10 euro al chilo,10.000 euro la

tonnellata, perciòè tanto ambito

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arissimo,vengo subito al sodo:noi molisani siamo

autentici fregnoni. Abituatipiù a parlare che a fare.Aspettando sempre qual-cuno che ci dia un aiutino,un contributo pubblico, laraccomandazione anchesolo per non fare la filaall’agenzia delle entrate.

Lapo Elkann ha fatto su-bito tendenza indossandola felpa con la scritta Fiat,della casa madre; ho ap-pena visto una foto diGalan con una maglia grif-fata Veneto; mio figlio neimesi freddi preferisce ve-stirsi con un giubbino conParis sul petto. E il Molise,dov’è il Molise?

Si, però: noi siamo quat-tro gatti. Dove ci vogliamopresentare?

Sono stufo di sentirmi ri-petere il ritornello dei nu-meri che sono risibili.Dimenticando che “piccoloè bello e che nella bottepiccola c’è il miglior vino”.

Per la rinascita molisana,se mi prometti di non met-terti a ridere e di darmi delfolle, inizierei proprio dalprodurre una linea di felpecon la scritta Molise. Eproverei a lanciarle primadi tutto nella nostra re-gione, nella speranza dipoter allargare la produ-zione per vestire anche ipochi turisti che ogni annovengono a visitare la no-stra terra e che, a quel chene so, restano favorevol-

mente colpiti dalla nostrapace, dai monti, dal marepulito, dalla cucina sapo-rita e a anche dalla sempli-cità della nostra gente.

Dirai che di questo passodovremmo campare al-meno altri 100 anni peravere un ritorno promo-zionale per la nostra re-gione. Ma è già qualcosa.“Da qualche parte bisognapure cominciare” dissequel tale all’amico che glichiese perché mai ba-ciasse le mani alle signore.

Aggiungo: pretendiamoche i turisti vengano a tro-varci senza fare molto perintercettarli.

In questi giorni, sfo-gliando il supplemento delCorriere della sera non hopotuto fare a meno di sof-fermarmi su una pubbli-cità a tutta pagina sullafesta della cioccolata adAosta. E sono stato puntoun po’ dalla rabbia, ripen-sando che negli anni pas-sati anche a Campobassol’amministrazione comu-nale ha promosso unasimpatica festa della cioc-colata, scegliendo come lo-cation prima PiazzettaPalombo e l’anno dopo ilCorso. L’iniziativa ha ri-scosso anche un discretosuccesso, ma non s’è vistoun forestiero. Noi ce lasiamo suonata e noi ce lasiamo cantata.

Della nostra festa nes-suno sapeva niente. Così èpassata come un avveni-

mento secondario o giù dilì. Andando presto fuoricorso. Infatti non s’è vistapiù traccia.

Sono consapevole che ilMolise non ha l’appealdella Val d’Aosta i cui ca-stelli sono famosi in tuttaEuropa e le sue piste daneve fanno invidia anchealla spocchiosa Francia.Ma il Molise, almeno coicastelli, non è proprio dabuttare. Se vuoi render-tene conto ti basta sfo-gliare il libro della signoraCavaliere che, aiutata dalmarito Guido, ha dato allestampe uno dei più beilibri pubblicati nella no-stra regione. Un libro suicastelli molisani. Che nonsaranno formidabili comequelli francesi e dei Mala-testa o degli Sforza, maracchiudono le loro storieche poi sono le nostre.

Durante l’estate ho visi-tato il sito archeologico diPestum, in Campania, fa-

moso in tutto il mondo. Eb-bene: non vale un’unghiadi quello di Altilia. Ma a chilo vai a dire? Se Altilia nontrova la spinta pubblicita-ria giusta è destinato a ri-manere lì, chino nella suamediocrità, mentre muc-che passeggiano sul sito,lasciando le ore incancel-labili orme organolettiche.

Qui nel Molise, specienegli uffici che contano,tutti nascono “imparati”:non hanno bisogno diascoltare il suggerimentoche arriva dalla base.

Insomma fanno spalluccedi fronte all’idea (neppuretanto originale) del vecchioartigiano della scrittura.Eppure se si mettesseroinsieme un po’ di teste ve-ramente pensanti sonoconvinto che si aiuterebbea crescere questo nostroMolise, smettendo di farlosentire emarginato da unmondo cui si potrebbe en-trare a pieno titolo.

C

Lettera a me stesso

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di Gennaro Ventresca

Le felpacon la scritta Molise

Le felpacon la scritta Molise

ATTUALITA’

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Altra cosa il festival Draw The Line d

Quanto più la notte è cupa e la luna è pallida l’am-biente diventa ideale per i graffitari. Sono armati dibombolette di vernici, sono in genere giovanissimi,

come bersaglio hanno i muri da colpire che sono stati sceltiattraverso un giro veloce in città. Più il posto è arduo e piùci provano gusto, una sfida al sistema. Alla faccia di chi.Degli stessi carabinieri di Campobasso, di fronte alla ca-serma hanno scalato il tetto di una casa per “griffare” amodo loro una parete di un palazzo a cinque piani. Ri-schiando di rompersi l’osso del collo.

Hanno zainetti sulle spalle, gli stessi che usano per andarea scuola, ma non contengono libri: solo costosi spray. Scel-gono muri freschi, frutto di laboriose e costose ristruttura-zione, ma non disdegnano neppure quelli un po’ scortecciati.Spesso si muovono per “crossare” (coprire con un tag un’al-tra già esistente) i muri del territorio di un’altra crew.

Dialogano su facebook, sono i writes della porta accanto.Difficile prenderli sul fatto, la loro azione dura pochi minuti.Lo spray corre veloce nelle loro mani e disegna strani per-sonaggi, sigle, slogan che solo in apparenza non hanno unsignificato.

La legge ha codificato il reato (ha introdotto la compe-tenza del giudice monocratico) per punire i “vandals”, manon si hanno notizie né di fermi, né di denunce. Forse ce nesaranno anche, ma l’opinione pubblica non è stata infor-mata a dovere.

Altra cosa sono gli “artisti” dei murales che lavorano in“chiaro” senza sperare nel favore delle tenebre. Cercanomuri “puliti”, in tutti i sensi. Cioè che vengono assegnati lorodalle autorità. In modo da sfoggiare la loro “arte”. Di cui sidiscute, anche se è innegabile che alla base ci sia una formaartistica.

di Daniela Martelli

Palazzi appena rifatti imbrattati di notte

ATTUALITA’

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e dedicato alla street art

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Di recente a Campobasso si è tenuto il Festival Draw TheLinea, dedicato alla street art. L’ultima parete che è stata “af-frescata” è stata nientemeno che la facciata principale delmercato coperto di via Monforte. Un “mega vento” è statorappresentato da Ericailcane. Un trabattello altissimo è ser-vito all’artista per produrre il suo bel murales. Aiutato dauna lunga asta alla cui punta è stato posto un pennello Eri-cailcane ha dipinto l’opera nello spazio di qualche giorno,tra la curiosità dei passanti. I quali non hanno potuto fare ameno di interrogarsi se fosse il caso di far utilizzare il peri-metro esterno del mercato per un uso così discutibile.

Va bene che il mercato sta morendo in un fiume di parole,ma veder oltraggiare la sua facciata principale dai pennelliè stata una sfida al buon gusto. Mentre tra i banchi comunalisi continua a discutere che farne del mercato, dopo che laditta Di Biase ha fatto sapere di non essere più interessata

alla sua riqualificazione, attraverso un progetto che avrebbeprevisto la costruzione di un cinema multisala, una batteriadi negozi, la parte destinata all’ortofrutta e un ampio par-cheggio sotterraneo. Questione di soldi, ma anche di incom-prensione con i nuovi inquilini del Palazzo. Di Biase avevatrovato accordi con la giunta Di Fabio, con l’arrivo di Di Bar-tolomeo sono sorte controversie. Così l’impresa ha deciso dirinunciare all’incarico.

Perdurando lo stato di abbandono del sito, sembra che di-versi commercianti abbiano chiesto di poter tornare nellevecchie botteghe del mercato. Purchè venga ridata dignità alluogo, dando mano almeno ai lavori più urgenti, quali l’in-tervento alla copertura ove i canali di gronda zampillano datutte le parti, la sistemazione delle lastre di porfido del piaz-zale e della scalinata che porta in via Benevento, una manodi vernice nell’androne.

ATTUALITA’

Il discutibile murales del mercato coperto di Campobasso

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Edoardo Siravo è unbravo attore, con san-

gue molisano nelle vene.Lo abbiamo visto più voltenella nostra regione du-rante la campagna eletto-rale di Rosario De Matteisalla Provincia. Con corag-gio l’uomo di palcoscenicosi è schierato al fiancodell’ex giocatore rossoblue con lui ha condiviso lavittoria. A bocce ferme ilneo presidente gli ha rico-

nosciuto la fedeltà e lo hanominato direttore arti-stico del teatro Savoia. Ov-viamente la nomina èscattata soprattutto per lequalità professionali di Si-ravo, non certo perché hafatto sponda a De Matteisdurante le sue uscite pub-bliche pre-elettorali.

L’attore si è messo a lavo-rare senza cercare troppiriflettori. Prima di dire vor-rebbe fare, in mondo da nonfar cadere nel vuoto le pa-role. Chi lo conosce da vi-cino ha spiegato che Siravo

miri a ottenere degli utilidalla gestione del TeatroSavoia, smarcandosi dallalogica assistenziale che ca-ratterizza il settore, a causadelle difficoltà sofferte dalmondo della cultura.

Va ricordato che il mondodell’arte fa una enorme fa-tica a emanciparsi dall’ero-gazione dei fondi pubblici,ci sono anche esempivirtuosi di gestione im-prontata all’efficienza eal risparmio.

La Fondazione Savoia èorientata in questa dire-

zione. Per la prima volta ilTeatro sarà anche uncentro di produzione chedarà opportunità allemaestranze locali, che cisono e sono anche qualifi-cate, di farsi conoscereanche fuori dal recinto re-gionale, con spettacoli chepotranno essere prodottianche per altri teatri.

Il cartellone di stagionestudiato e voluto da Siravotiene conto anche dei costiche quest’anno sono statiabbassati, senza però farscadere lo standard qua-litativo. Un punto fermodel direttore è di affittareil teatro alle compagnieper le loro rappresenta-zioni, assicurandosi nuoveentrate.

Mentre da una parte Si-ravo predica il risparmio,dall’altro è già pronto achiedere allo stato l’inter-vento finanziario per lamanutenzione straordina-rio del Savoia che ha biso-gno di nuovi macchinari.

Il Mix di D’Artagnan

Da anni alcuni ricercatori stannocercando di stabilire quale ef-

fetto hanno gli odori sullo statod’animo e sui comportamenti degliuomini. Nel mondo animale l’ol-fatto è importantissimo: il “quintosenso” aiuta a riconoscere i mem-bri del branco, a ritrovare la tana, ascegliere il partner per l’accoppia-mento. Anche gli uomini possonotrarre benessere mentale ed emo-tivo dai profumi.

Pare che la menta e il rosmarinostimolino l’attenzione, che il gelso-mino generi calma e serenità, chela vaniglia attenui la tensione psi-chica e muscolare.

Ci sono aromi particolari: per ne-gozi (fa aumentare la predisposi-zione a fare acquisti) un aroma perospedali (con effetto tranquillante),un aroma per uffici (stimolante), epoi un aroma per vincere lo stress,per cancellare l’ansia, per dare unappagamento molto vicino alla fe-licità. Così facendo il mondo saràsalvato dai profumi.

Il direttore artistico Siravo

Siravo punta al rilancio del Savoia

Piazza della Vittoria di Campobasso in una foto d’epoca, con il monu-mentale palazzo De Penta, uno dei capolavori architettonici di inizio

900, segnalato sui principali libri di urbanistica; a sinistra il monumento aicaduti prima del suo abbattimento per la costruzione della stele esistenteal momento. Sul fondo, un pò sgangherato il vecchio ospedale Cardarelli.

Amarcord

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Un poeta dolce e ap-passionato, dalla sen-sibilità rara a trovarsi;

questo è per me CorradoGizzi, molisano nato a Gu-glionesi e trapiantato daanni a Pescara, in Abruzzo.Il suo è un canto delicato earmonioso e, come giusta-mente osserva GiovanniPischedda nella presenta-zione alla sua raccolta dipoesie titolata: “Il filo d’erba”(Mazzotta, 1987), è un cantoche fa pensare a quello diGoethe, che sosteneva es-sere simile a un usignolo.Un desiderio che per Cor-rado Gizzi diventa, anche,una sfida particolarissimaal suo essere scienziato echimico.

Ascoltiamo Gizzi: “….unusignolo io sono, gaio cantore/ della foresta immensa; / e ilcanto e solo il canto del miocuore / è la mia ricompensa”.Questa voce continua a vi-brare anche dopo, nelleraccolte “Omaggio a Saffo”(Electa, 1991) e “Omaggio aSaffo – variazioni” (Edi-zione Tracce, 2003), in cuitroviamo un Gizzi straordi-nariamente musicale edelegante, oserei dire dallavena squisitamente pitto-rica, figurativa.

Ma c’è un altro volume digrande bellezza titolato“Come un verde Abete”(Bastogi, 2002), nel quale ilNostro dà prova di grandis-sima penetrazione psicolo-gica, oltre che di unparticolarissimo linguaggiomusicale, che penetranonei segreti dell’Arte, scio-gliendosi nelle sublimi vocidella natura, per ritrovarsinel suo Sant’Adamo, (Pa-trono della sua Guglionesiin provincia di Campo-basso), in grembo all’animadel suo Molise e nella lucefresca della poesia. Eccoperché conoscere CorradoGizzi è stato, per me, una

grande consolazione. C’è inlui, autentico gentiluomodai modi gentili e delicati,pronto a donarti il cuore, ilsacro furore dell’Arte.

Gizzi ha anche coronatoil suo grande sogno, spin-gendosi più avanti, moltopiù avanti di ogni animasensibile, creando quell’au-tentico Cenacolo culturaleche è la “Casa di Dante” inAbruzzo, nel suo castello diTorre dè Passeri. Oggi, nelmondo di Internet, la Casadi Dante è in testa ai Museivirtuali d’Abruzzo, con sedea L’Aquila.

Il suo sogno di diffonderel’opera e il pensiero diDante Alighieri in tutto ilmondo, è stato costante evitale, tanto da diventare ilmassimo studioso di astro-nomia dantesca. Ed è avve-nuto il miracolo, sottoforma, fin dal 1980, di stra-ordinari allestimenti di mo-stre, dedicate ai più grandiinterpreti figurativi delpensiero del Sommo poeta.Gizzi diventa così, il vero,autentico motore di cono-scenza e d’amore, riu-scendo ad ottenere prestitiprestigiosi dai più impor-tanti Musei del mondo,oltre che da collezionistiprivati, diventando, a ra-gione, uno dei maggioriesperti di iconografia dan-tesca. Accanto a lui (e allasua inseparabile e amataLina, realizzatrice, come alui piace dire, di tutti i suoisogni), vediamo susseguirsii più grandi artisti italiani estranieri che liberamente,in una nobile gara, anda-vano a confrontarsi con ilpensiero di Dante, l’inven-tore della nostra lingua ita-liana, al pari del grandeGiotto di Bondone, inven-tore, a sua volta, della

nuova pittura, dopo l’af-francamento di un bizanti-nismo già smunto.Vediamocosì grandi rassegne figu-rative di Manzù, Greco,Fazzini, Crocetti e, a se-guire, l’Arte romanica eDante, in cui aleggial’anima di D.G. Rossetti, ilpreraffaellita. In un conti-nuo mozzafiato, poi, le ras-segne di Guttuso, Blake,Rossetti, Fussli, Flaxman,Sassu, Koch, A.Martini,Botticelli, Signorelli, Raffa-ello, Zuccari, Stradano, Mi-chelangelo, Scaramuzza,Dalì, Nattini, Dante Istriato,l’Arte nuova e Dante,Giotto, Sughi, La VitaNuova, Le Rime, La Monar-chia, Dante e Ovidio, Dantee il Purgatorio, Dante e SanFrancesco, Dante e France-sca da Rimini,Dante e l’Anti-purgatorio.

Un crescendodi grande bel-lezza, avvaloratoanche da straor-dinari cataloghiche, in realtà,sono vere e pro-prie pubblica-zioni d’Arte,curate dallo stessoGizzi, che vanno ad ar-ricchire la cultura ita-liana. Basti pensare chequeste pubblicazionisono state diffuse intutto il mondo.

A Corrado Gizzi, na-turalmente, devo il mioinnamoramento perDante, tanto da farmiavvicinare alla “VitaNuova”, con una inter-pretazione pittorica, in-cisoria e disegnativa,presentata a Campo-basso presso il ConvittoNazionale “ M. Pagano”;in quella felice occa-

sione mi furono accanto(oltre a Corrado, spiritual-mente), i miei amici di sem-pre: Giose Rimanelli, giuntoespressamente dall’Ame-rica e autore anche del vo-lume “Fratianni e la VitaNuova”(Palladino Editor,2008), Francesco D’Epi-scopo, Antonio Mucciaccio ePier Paolo Giannubilo.

A Corrado Gizzi devol’iniziale spinta per intra-prendere questo straordi-nario percorso, allariscoperta della bellezza edell’amore; una storia an-tica e nuova al contempo,che mi apriva le porte dellaconoscenza verso un viag-gio figurativo nuovo.

Un fratello in amore,questo è per me CorradoGizzi, figlio straordinario

del nostro Mo-lise; un usignolodal canto melo-dioso e dagli“occhi chiari”.

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di Domenico Fratianni

Corrado Gizzi poeta, l’usignolo del Molise

Il poeta Corrado Gizzi

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RUBRICHETTA

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Molise 2020, cronache dal futuro

di Walter Cherubini

13 febbraio 2020Terminal,

svolta con polemiche

E’ giunta finalmente l’oradel rilancio del terminal diCampobasso. La giunta co-munale ne ha assegnato lagestione alla società Sola-ris, che fa capo all’impren-ditore Dante Di Dario. Nelconsiglio di amministra-zione, come rappresentantedel Comune ci sarà l’archi-tetto Di Laura Frattura. Ilconsigliere Massimo Ro-mano, ha preannunciato unesposto in Procura, per ir-regolarità nell’assegnazionedella gestione alla Solaris.Del caso si è occupato ieri intrentaseiesima pagina ilCorriere della Sera.

21 giugno 2020Isernia,

Damiani si dimette

L’assessore allo sport Pa-squale Damiani, ha annun-

ciato le dimissioni dopo lepolemiche e le contesta-zioni per il contenuto delsuo ultimo libro, dedicatoall’ Aesernia calcio, “Quellieran giorni, quando ad Iser-nia si giocava come in Para-diso”. Secondo i suoicensori, è da considerarsiun falso storico che siastato Pontarelli e non DiPucchio l’artefice del primoapprodo della squadrapentra in C2.

2° luglio 2020Termoli,

ristoratori in rivolta

L’autorità per la concor-renza e il libero mercato hasanzionato oltre trenta ri-storanti della città adriaticaper aver uniformato iprezzi nel giorno di lunediin albis, con menu a 45euro. Gli esercenti sanzio-nati, ricorreranno al Tarper bloccare un provvedi-mento ritenuto iniquo e pe-

nalizzante. Qualora il tribu-nale rigettasse la richiestadi sospensiva, tutti i risto-ranti termolesi attuerannouna serrata di protesta inoccasione della festività diOgnissanti.

30 settembre 2020Università, inaugurata la nuova aula magna

Un evento artistico dispessore, quello vissuto ieria Campobasso. Alla pre-senza del Ministro Gelminie con la benedizione diMons. Bregantini, é statainaugurata la nuova AulaMagna, arricchita dagli af-freschi del maestro D’At-tellis.

Molto apprezzata la rap-presentazione dell’incontrotra Vincenzo Cuoco ed ilgiovane Manzoni a Milano.D’Attelis ha dato all’intel-lettuale molisano il voltodel Presidente Iorio, men-tre il viso del giovane Man-

zoni è quello dell’artista a20 anni. Suggestiva “La le-zione di Socrate”, in cui ilfilosofo greco ha le sem-bianze del Rettore Can-nata, Platone quelle diRemo Di Giandomenicomentre il volto del vicemi-nistro Di Giacomo rappre-senta Acumeno, il medicopiù famoso di Atene.

24 dicembre 2020Campobasso calcio,

fissato il prezzo

Dopo la brillante vittoriadel Campobasso sull’Avel-lino per 3-1, il PresidenteGaudiano Capone, in pro-cinto di assumere la guidadi un club dilettantisticoabruzzese con Nicolucci inpanchina, ha rassegnato ledimissioni e messo in ven-dita la società. Dopo unconsulto con papà Ferruc-cio, il costo del Campo-basso è stato fissato a duemilioni di euro, compresa lagestione corrente, ma chenon comprende gli appan-naggi dovuti al DirettoreRomano Amoroso e al se-gretario Mario Colalillo,esonerati il mese scorso.Ha rinunciato ad ogni spet-tanza invece Anna Favi, cheandrà a dirigere l’ufficiostampa del Casoli.

Succede che alla periferia di Campobasso ci sia chi ha fattoerigere due robusti pilastri su cui poggiare un mastodonticocancello per proteggere... il nulla.C’è solo campagna e infinite possibilità di accesso.

La foto curiosa

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AFossalto, in contrada Faralle, a un tiro di sassodal paese c’è un posticino dove si mangia come

una volta. Il Ristorante Val Fiorita unisce la buonatavola con il garbo di chi lo gestisce.

Il locale è accogliente e pur trovandosi in campa-gna ha un tono anche discretamente elegante. Lo ge-stisce Domenico, un signore pacioso e gentile che timette subito a proprio agio. Specie quando ti invita altavolo degli antipasti, munendoti di coltelli e coltel-lacci per affettare saporiti affettati e prelibati for-maggi. La cucina è tipica e genuina, neppure tantopesante: il cuoco ha saputo sapientemente allegge-rirla, per evitare attentati al fegato. Stando a pochichilometri da Campobasso e poco più dentro rispettoalla Bifernina la location si presenta comoda e,quindi, facilmente raggiungibile.

Se volete trascorrere una giornata diversa fuoricittà allungatevi pure a Fossalto. A Val Fiorita si man-gia bene e si respira aria di campagna.

Zibaldone di Eugenio Percossi

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Stesso berretto, uguale anche l’occhiale e pure icapelli a treccine grigie. Anche l’aria sembra la

stessa. Esteticamente non si deve dar fondo alla fan-tasia per riscontrarne la spiccata somiglianza.

Vasco Rossi e Piero Perrino sembrano simili. En-trambi sono estrosi. Il cantante sul palco, il nostroconterraneo con i pennelli. Vasco ha milioni di so-stenitori che lo seguono e sono in ansia per le suerecenti condizioni di salute. Piero si accontenta deisuoi estimatori e somma mostre su mostre, che con-fermano la sua fertile produzione.

Vasco è Vasco; Piero è Piero. Si somigliano tanto,eppure sono totalmente diversi.

Vasco Rossi Piero Perrino

Val Fiorita PaparazziConosco due posticini

C’è un baretto ele-gante e raffinato

che si trova in CorsoNazionale a Termoli,di fronte a PiazzaMonumento.

L’hanno aperto daun anno e funzionache è un piacere.

Il suo nome è unpo’ naif, Paparazzi, econferma l’amoreper la fotografia diChistian Lanzone, il

proprietario che ha creato delle teche entro cui haesposto alcune preziose macchine fotografiche.

Il locale dispone di una sala da thè veramente fa-volosa, con poltrone e divani di alto design; il servizioè attento e la sera i giovani trovano l’ambiente idealeper ascoltare musica e socializzare. Paparazzi èanche un ritrovo con particolare appeal per i turistiche, durante la bella stagione, si godono Termoli dinotte, stando seduti ai tavoli all’aperto.

Il chiodo fisso di ogni cittadino èdi sognare di poter cambiare il

mondo. Più riduttivamente al-meno la propria città, dove abita,vive e lavora. Per questo neanchetanto velatamente esprime i suoidesideri attraverso discorsi salot-tieri e da bar. O, come nel caso delnostro Franco D.C. che ci scrive,attraverso una lettera. Il nostrolettore se fosse sindaco punte-rebbe su questo programma, sem-plice semplice. Che incontrerebbecertamente il consenso dei più.

Vorrebbe un apposito assessorato per il Bello, seguendo leorme di Vittorio Sgarbi che propose, senza essere corrispo-sto, il partito del Bello; gradirebbe vedere all’opera tutti igiorni e a tutte le ore una squadra di netturbini per portarvia tutte le cartacce che svolazzano per la città, anche inpieno centro; sogna di ritrovarsi con un plotone di vigilipronti a multare negozianti che depositano fuori orario i car-toni, lasciandoli alla mercè del vento; auspica un trattamentoaccurato e radicale contro gli insetti (zanzare in particolare);si aspetta una riqualificazione dei due bagni pubblici esi-stenti e l’apertura, ben mascherata, di altri, in tutti i postidella città; andando controcorrente non disdegnerebbe divedere all’opera i vigili pronti sanzionare gli automobilistipiù indisciplinati che parcheggiano in seconda (e terza) fila.

Cristian Lanzone di Termoli

Se fossi sindaco Vasco Rossi ePiero Perrino

separati dalla nascita

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