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08 2011 ottobre “CON UNO SGUARDO DIVERSO” 03 editoriale Ognuno faccia la propria parte Giacomo Notari 04 politica La Marcia della Pace 2011 Silvia Prodi 15 Primavera silenziosa Quando il Crostolo scorreva per Reggio Massimo Becchi 19 Cittadini- democrazia-diritti Ubriachezza nei luoghi pubblici Claudio Ghiretti Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLII - N. 8 di ottobre 2011 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia notiziario

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08 2011 ottobre 03 l© editoriale Ognuno faccia la propria parte Giacomo Notari 04 l© politica La Marcia della Pace 2011 Silvia Prodi 15 l© Primavera silenziosa Quando il Crostolo scorreva per Reggio Massimo Becchi 19 l© Cittadini- democrazia-diritti Ubriachezza nei luoghi pubblici Claudio Ghiretti PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

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082011ottobre

“CON UNO SGUARDO DIVERSO”

03 l© editorialeOgnuno faccia la propria parteGiacomo Notari

04 l© politicaLa Marcia della Pace 2011Silvia Prodi

15 l© Primavera silenziosaQuando il Crostolo scorreva per ReggioMassimo Becchi

19 l© Cittadini-democrazia-dirittiUbriachezza nei luoghi pubbliciClaudio Ghiretti

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLII - N. 8 di ottobre 2011 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70%Periodico del Comitato ProvincialeAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio EmiliaVia Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991e-mail: [email protected]; [email protected] web: www.anpireggioemilia.itProprietario: Giacomo NotariDirettore: Antonio ZambonelliCaporedattore: Glauco BertaniComitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo LusuardiCollaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Massimo Becchi,

Riccardo Bertani, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, prof. Enzo Iori, Enrico Lelli, Saverio Mor-selli, Fabrizio TavernelliRegistrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970Stampa: Centroffset - Fabbrico (RE)Questo numero è stato chiuso in tipografia il 10-10-2011 Per sostenere il “Notiziario”:UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840CCP N. 3482109 intestato a:Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI

notiziario

082011ottobre

Marcia della Pace Perugia-Assisi 2011(Foto di Alessandro Frignoli)

LA C

OPER

TINA

Link a Sentieri partigiani pag. 24

sommario

Editoriale- Se questa è l’ora, ognuno faccia la propria parte, di Giacomo Notari ...............................................3

Politica- Marcia della Pace 2011, di Silvia Prodi .............4- “Sono stato costretto a fare delle ‘spese’ discrezionali”. Intervista a Filippo Ferrari assessore alla Cultura del comune di Poviglio, a cura di Anna Fava ............................................6

Estero- Vietnam: il ritorno, di Bruno Bertolaso ...............7

Cultura- “Be part of the solution!”, di Fiorella Ferrarini ...9- La terra infuocata del Nord Africa e la grande lezione per l’Occidente, di Sara Germani ........10- Isola della Maddalena. Tre giorni “garibaldini” con l’ANPI ......................................................12

Memoria- 67° anniversario della battaglia dello Sparavalle, di Maria Laura Messori ...................................18- Ricordate Gladio?, di Antonio Zambonelli ........20- L’ANPI reggiana al sacrario di Redipuglia, di Riccardo Braglia .........................................21- I combattenti partigiani italiani all’estero, Umberto Corradini, a cura di Gaetano Davolio ...............................22

- Mario Fontanesi. Mio nonno era partigiano, di Alessandro Fontanesi ..................................23Avvenimenti- Sentieri partigiani 2011, di Gemma Bigi ............4- Ventoso di Scandiano. L’opera di Vasco Montecchi in memoria dei caduti della seconda guerra mondiale, di Bruno Vivi ...................................................25

Lutti .................................................................26Anniversari ......................................................28I Sostenitori .....................................................34

Le rubriche- Cittadini-democrazia-potere, di Claudio Ghiretti ...........................................13- Segnali di pace, di Saverio Morselli ................14- Primavera silenziosa, di Massimo Becchi ........15- Opinion leder, di Fabrizio “Taver” Tavernelli .....16- Conoscere gli altri, di Riccardo Bertani ...........17- Reggio che parla, di Glauco Bertani ................30- La finestra sul cortile, di Nicoletta Gemmi .......31

- Strage di Cervarolo al Tribunale dell’Aia: diritti umani o ragion di Stato? I famigliari delle vittime scrivono ai giudici della Corte internazionale ............................35

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di Giacomo Notarieditoriale

Per fortuna non siamo mai stati soli, tanti sono gli anticorpi presenti nel-la nostra società. Basta ricordare la caccia ai partigiani nei lontani anni Cinquanta; la legge truffa scongiu-rata con le elezioni del 1953, grazie anche al contributo di due milioni di giovani elettori; l’uccisione di cinque reggiani il 7 luglio ’60 e sono ancora i partigiani a morire assieme ai giovani antifacisti.Ed è cronaca di poche settimane fa l’ennesimo tentativo di dare cittadi-nanza ai militi di Salò, che combat-terono al fianco dei soldati di Hitler contro il nuovo esercito italiano e le formazioni partigiane nelle regioni del nord Italia, macchiandosi di terri-bili stragi nelle città e nei luoghi più sperduti come Cervarolo e Legorec-cio. Così come l’ulteriore tentativo di colpire la nostra Memoria storica, spostando, e quindi svilendo, il signi-ficato delle date delle feste storiche del nostro calendario civile, come il 25 Aprile, il 1° Maggio e il 2 Giu-gno, feste che sono entrate nella no-stra tradizione e che sono diventate

un modo di vivere della nostra gen-te; feste che appartengono non solo all’Italia repubblicana ma all’intera storia dell’Italia unita. Buona è stata la reazione dell’ANPI, dal presidente nazionale avvocato Carlo Smuraglia alle sezioni di base. La raccolta di ol-tre quattromila firme in pochi giorni a Reggio è stato un grande risultato e la conferma di quanto detto poco sopra.Ricordiamo, poi, la nostra convinta adesione alle lotte per il lavoro svol-tesi a maggio e a settembre, il nostro sostegno ai lavoratori della GFE e la partecipazione alla grande marcia per la pace Perugia-Assisi, sforzi che hanno premiato il nostro impegno.Con altrettanto impegno, dobbiamo rintuzzare quel volgare tentativo di destinare risorse delle Stato a tutte le associazioni d’arma, delegando il ministro della Difesa a ripartire e de-stinare i fondi senza precisare a quali associazioni, secondo la sua più totale discrezionalità. Insomma una forma diversa per equiparare l’associazione dei militi di Salò a chi ha combattuto per la libertà e la democrazia.L’altra proposta infame è quella di

abolire il dettato costituzionale e la legge Scelba che vietano la ricostitu-zione del partito fascista. E si aggiunga a tutto questo la fan-tasiosa proposta del deputato Fabio Garagnani di proclamare festa nazio-nale il 18 aprile 1948 in sostituzione del 25 aprile 1945. Vogliamo ricor-dare che sono le dittature quelle che festeggiano le proprie vittorie eletto-rali...Noi non ci arrendiamo, aumenteremo i nostri sforzi e la nostra intelligenza, nella consapevolezza che vinceremo ancora una volta se sapremo coinvol-gere tutte le persone e i partiti che nutrono sentimenti democratici e an-tifascisti.Sappiamo che il paese sta attraver-sando un momento difficile, ma proprio per questo bisogna uscirne con un indirizzo unitario delle forze politiche sane che fortunatamente sono tante come avvenne nel lontano 1943.Se questa è l’ora, ognuno faccia la propria parte.

Giacomo Notari

E’ proprio vero che per i partigiani la Resistenza non finisce mai. Sono più di sessant’anni che questa nostra Associazione resiste con tutte le sue forze alla restaurazione di metodi e leggi che “sanno” di fascismo.

Se questa è l’ora, ognuno faccia la propria parte...

3ottobre 2011notiziario anpi

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politica

“Il bus dell’ANPI il più intergenerazionale del piazzale; bimbi, ragazzi, adulti, un mix casuale, con un impatto confortevolmente eccentrico”.

Marcia della Pace Perugia-Assisi 2011

CRONACA di una giornata di partecipazione “sociale mite ed incondizionata…”

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Perché andare alla marcia della pace? Perché proprio in questo momento? Perché sbattersi partendo alle 4.30 del mattino, fare 24 chilometri a piedi? For-tunatamente dopo lungo meditare sono arrivata alla conclusione che queste sono domande mal poste; l’adesione alla marcia avviene su un piano emotivo, che per definizione si allontana da eccessive razionalizzazioni. E’ un atto pre-politico di partecipazione sociale mite ed incon-dizionata. Così per lo meno è stato. Per un giorno (lungo lunghissimo giorno) abbiamo sospeso belligeranze usuali (che come sempre partono da sfumatu-re politiche) e ci siamo ritrovati in un flusso calmo e responsabile di persone timidamente contente.Partiamo nel buio; la prima piacevole sorpresa, il bus ANPI, che sfatando le aspettative si trova ad essere il più in-tergenerazionale del piazzale; bimbi, ragazzi, adulti, un mix casuale, con un impatto confortevolmente eccentrico. Non ero mai stata alla marcia della pace prima d’ora, il mio ultimo viaggio ad Assisi risaliva circa trent’anni fa (ovvia-mente gita scolastica), quindi non avevo reali riferimenti, a parte l’aspettativa im-plicita di sfogarmi in una manifestazio-ne collettiva comunque intrinsecamente antireazionaria e quindi antigovernativa (al bando i timori, io aderisco ad ogni petizione, ogni richiesta di referendum, ogni causa che possa contrastare la tra-cimazione del regime media-fascio-cra-tico). Mi ha invece un po’ stupito la compo-stezza del tutto, senza slogan, pochissi-mi cartelli, in grandissima maggioranza gruppi di persone insieme nel cammino, calme, silenziose nello sconfinato pas-saggio. Forse la grandezza della manifestazio-ne sta nel riuscire a erigersi attraverso l’enorme quantità di persone e la de-terminazione nella loro calma, creando una sensazione fortemente alternativa allo stereotipo attuale della società del nostro paese.

Ci sono gruppi di esperantisti (mio bi-snonno era esperantista!), federalisti europei (?), frammenti disarmantemente parrocchiali, scouts, scolaresche (anche da Gallipoli); una concretizzazione della pacificità senza compromessi. Nel nostro gruppo si trova anche un collettivo di studenti che autogestisco-no progetti di informazione alternativa, un’esperienza interessantissima di auto-convocazione politica, nata dalla neces-sità di bypassare i media convenzionali e trovare modi di comunicazione critici e complementari. Non è poco in questo periodo storico; il loro portabandiera (letteralmente) è un ragazzo originario del sud, iper-reggiano nell’approccio; per tutta la giornata riserverà momenti di surrealismo alternati ad intuizioni so-ciali molto interessanti.Il caldo comincia a farsi serio, siamo sotto un solleone tremendo, abbastanza provati, quando attacca la salita verso Assisi; tutti ci troviamo evidentemente in difficoltà, molti boccheggiano; mi viene il dubbio che questo sacrificio fisi-co non sia che un pellegrinaggio laico di espiazione di peccati altrui, dalle sem-pre ingiustissime guerre, fino alle con-tingenti tristezze dai nostri governanti. Forse questa nostra sofferenza può col-lettivamente generare redenzione? E’ un pensiero evidentemente frutto del solle-one stesso, perché con una buona sosta sotto frasche generose, qualche sorso d’acqua, l’umore torna battagliero, e si trova addirittura la forza per entrare in paese cantando bella ciao (tutti quelle che incontriamo si uni-scono nel canto). Adesso tutto passa in secondo piano, il ritro-varsi tutti in Assisi è liberatorio e piace-vole, si ha qui vera-mente la sensazio-ne di un compi-mento collettivo. Possiamo rientra-re, soddisfatti.

Nel viaggio ci s’inoltra in discussioni incrociate politico-personali, quando nel mezzo di considerazioni geopoliti-che tangenziali il giovane del gruppo ci folgora facendoci notare che l’urgenza attuale è contrastare il narcisismo indi-vidualista stile facebook, dove moltis-simi suoi coetanei sono individui forte-mente slegati dalla ricerca di possibilità di aggregazione e unione sociale (reale, non virtuale). Forse è stato anche questa, la marcia della pace: un enorme atto antinarcisi-stico, per affermare con una disinteres-sata azione collettiva un impegno sen-za compromessi verso una coesistenza umana.

Silvia Prodi

(foto di Alessandro Frignoli)

politica

5ottobre 2011notiziario anpi

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politica

Intervista a Filippo Ferrari

assessore alla Cultura del

comune di Poviglio

“Con la cultura non si mangia” aveva detto il ministro Tremonti qualche mese addietro. Detto fatto! E con le manovre che sono state varate per affrontare la lunga crisi economica (per altro inesistente fino a poco tempo fa per la classe politica che ci governa) la cultura ha pagato il prezzo più elevato.

SONO STATO COSTRETTOa fare delle “spese” discrezionali

Cultura e crisi economica

A poco sono valsi gli appelli di intellet-tuali, artisti, e tanti amministratori locali che, in un convegno organizzato il mese scorso all’Auditorium di Roma da Feder-culture. In quell’occasione il presidente Roberto Grossi, ha ribadito che la produ-zione di beni e servizi culturali in Italia è quasi il 3 percento del PIL nazionale, e afferma amaramente che “se la cultura non è il pane (affermazione tutta da veri-ficare, dico io), dà però lavoro ad oltre un milione e mezzo di persone”.Di tutta questa situazione, chi ne fa le spese più grosse sono la stragrande mag-gioranza degli enti culturali, tutti quelli cioè che dipendono dai comuni: “In Italia sono pochissime le strutture finanziate e gestite direttamente dallo Stato, come la Pinacoteca di Brera o gli Uffizi. Perché il resto del patrimonio grava direttamente sui comuni. Lasciare inalterata la spesa statale per i FUS, ma tagliare i bilancio dei comuni significa lanciare il sasso e nascondere la mano. L’effetto è lo stesso: mettere i comuni nelle condizioni non po-ter mantenere l’offerta culturale dell’anno prima” afferma Andrea Ranieri, assessore

alla cultura della città di Genova.Ne ho parlato con Filippo Ferrari, al suo secondo mandato da assessore alla cultu-ra del Comune di Poviglio: “Nella fase attuale si cercano di salvaguardare prima di tutto i servizi alla persona, e, per rispet-tare il patto di stabilità non solo si devono ridurre le spese, ma è necessaria una vera e propria riduzione dei capitoli di spesa”. Un calo delle risorse che, solo nell’ultimo anno, corrisponde ad un terzo in meno dello scorso, e la situazione non può che peggiorare.“Sono stato costretto a fare delle scelte, quelle che io chiamo spese discreziona-li. Ci sono dei finanziamenti fissi, per intenderci, quelli legati ad associazioni territoriali che, oltre al loro valore cultu-rale, hanno un alto valore sociale, come, ad esempio la scuola di danza o quella di musica, e ci sono le celebrazioni che rite-niamo irrinunciabili, cioè il 27 gennaio, giornata della memoria, ed il 25 aprile… e quest’anno si è cercato anche di dare ri-salto al 150° dell’Unità d’Italia: scrivi che il Governo non ha stanziato nulla per le celebrazioni a livello locale! Quello che abbiamo fatto lo abbiamo finanziato con fondi interni…”.Quasi uno sfogo, quello di Ferrari, ed un grande sforzo per mantenere il livello di proposte culturali dignitoso: “Natural-mente tutte quelle voci legate alla ricerca ed alla promozione storica, letteraria ed artistica dei talenti locali sono state taglia-te, oggi c’è la necessità assoluta di ridare impulso alla socialità e questo fa si che fare cultura debba tradursi in un momento ricreativo”.

La soluzione che ha adottato il comune di Poviglio è quella di rivolgersi alle spon-sorizzazioni dei privati, non così scontate in tempo di crisi: “Il 2 giugno, per esem-pio, iniziato con la consegna della Carta Costituzionale ai neodiciottenni (inizia-tiva consolidata da molti anni nel nostro comune, NdR) e terminata con la Notte della Repubblica, la notte bianca alla sua seconda edizione, che ha portato, nel no-stro comune davvero tanta gente, un otti-mo risultato insomma, una lunga giornata di festa ottenuta grazie all’aiuto finanzia-rio di tanti privati che ancora credono che fare cultura sia un buon investimento…”.E poi, un doveroso grazie alle singole persone, “I creatori di cultura, quelle per-sone, cioè, che con una grande disponi-bilità, mettono in piedi percorsi culturali per la cittadinanza, una per tutte, Marian-gela Dosi con i suoi laboratori teatrali mantiene vive relazioni tra le istituzioni ed i singoli cittadini, e lo fa con grande passione…”.Se i giovani costituenti, nell’immediato dopoguerra, hanno inserito nei principi fondamentali della neonata Costituzione un articolo (il 9°) interamente dedicato alla promozione ed alla tutela del patri-monio culturale, proprio perché fare cul-tura significava il riscatto di un popolo dall’ignoranza e dalla dittatura, oggi è inascoltato anche l’appello del Nobel della Letteratura, Dario Fo “La cultura non è un optional, e senza cultura non c’è popolo”: forse, questo cambiamento, una riflessione, la merita!

a cura di Anna Fava

6 ottobre 2011notiziario anpi

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estero

Nello scorso anno il numero dei turisti americani in visita al Paese dello zio Ho, sono stati ben 403.930, accolti come invi-tati d’onore, come se gli anni della guerra fossero scomparsi dalla memoria dei vie-tnamiti.Quei vent’anni di rabbia ed orrore, termi-nati nell’aprile del 1975 con la presa di Saigon, sembrano dimenticati come di-menticato, e del quale non si parla più, il duro embargo commerciale, attuato come rivalsa dal gigante USA, battuto dal pic-colo nano, mantenuto attivo fino al 1994.Il costante riavvicinamento con l’America è visto da Hanoi come una normale logica economica, dal momento che dall’accordo commerciale siglato nel 2001, gli scambi hanno avuto forti e costanti incrementi. Dal miliardo di dollari del 2000 si è pas-sati dopo dieci anni a 18,3 miliardi con la bilancia commerciale di Hanoi largamente in attivo.Da non dimenticare, inoltre, che gli stretti legami con Washington hanno consentito l’integrazione del Vietnam nel sistema in-ternazionale, il quale nel 2007 è divenuto così il 150° membro dell’organizzazione mondiale del commercio. Con i raggiunti 1.174 dollari di PIL per abitante, il paese asiatico è entrato a fare parte degli Stati a reddito intermedio. Oggi metà della popolazione vietnamita ha meno di 26 anni. La guerra che ha pro-vocato tre milioni di morti e la devastazio-ne di molte regioni del Sud sembra lon-tana, il sogno americano avanza veloce e vede oggi ben 13.000 studenti frequentanti una università dall’altra parte del Pacifico.Su un blog del sito della INTEL, che sta insediando nella periferia della Ho Chi Minh city, una enorme fabbrica per l’as-

semblaggio di microprocessori, del valore stimato di un miliardo di dollari, si poteva leggere a grandi lettere “Siamo tornati a Saigon!”.L’idillio, peraltro, non elimina qualche forma di risentimento fra i due Paesi, da collegare al ruolo che gli USA vogliono sempre giocare, a difesa dei diritti umani in ogni parte del mondo. Nel corso del 2010 in Vietnam sono state arrestate 24 persone e 14 condannate per avere espres-so opinioni contrarie alla linea del parti-to comunista, situazione questa criticata pubblicamente dall’ambasciatore ameri-cano Michael Michalak al quale, peraltro, è stato fatto ricordare polemicamente, come gli americani siano stati parte attiva nelle “rivoluzioni colorate” dell’Europa dell’Est. La diffidenza tuttavia non osta-cola l’operazione che sta prendendo corpo in un accordo di cooperazione in materia di energia nucleare a scopi civili.Il mercato vietnamita diverrà in tal modo, un mercato estremamente promettente per le imprese americane, che si troveranno a fornire grandi quantità di attrezzature e tecnologie per la costruzioni delle 13 cen-trali previste, con una capacità di 16.000 MW, in base ad accordi molto promettenti anche per il Vietnam, che si vedrà inseri-to in una posizione assai preminente tra i “paesi nucleari emergenti”, che rinunciano a realizzare, al loro interno, impianti per l’arricchimento dell’uranio.A livello strategico, inoltre, il Vietnam è visto dalla potenza statunitense come una pedina importante nel campo della sicu-rezza e del valore strategico contro lo stra-potere esercitato della Cina nella specifica area.Al fine di emanciparsi da Pechino, la di-plomazia vietnamita cerca di stipulare ac-cordi con il maggior numero di Paesi pos-sibile, mentre, peraltro ed al tempo stesso, mantenere una relazione privilegiata con il potente vicino. Da parte cinese le reazioni contro la ricerca di Hanoi di stringere al-leanze sfavorevoli al vicino, sono talvolta assai dure, tanto che in un editoriale ap-

parso il 17 agosto 2010 sul “Quotidiano del Popolo” organo del partito comunista cinese si dichiarava “Se Cina e Vietnam dovessero arrivare ad uno scontro arma-to, nessuna portaerei, da qualsiasi Paese provenga, potrebbe garantire la sua sicu-rezza”.La dura presa di posizione del partito co-munista cinese si riferiva evidentemente al contenzioso territoriale, riguardante gli arcipelaghi Paracels e Spratleys occupati nel 1974 dalla Cina, ma rivendicati dal Vietnam, il quale non avendo la forza ne-cessaria per controbattere l’occupazione cinese cerca, l’appoggio di altri Paesi in-teressati ad un eventuale intervento riso-lutore.Potrebbe, nel caso specifico, risultare re-alistico un intervento degli Stati Uniti in appoggio alle rivendicazioni vietnamite? Oggi un tale intervento è da considerarsi decisamente fuori da ogni logica politi-ca, specie se si ricorda che la Cina fu il primo paese a riconoscere l’indipendenza del Vietnam nel gennaio del 1950 e che i rapporti di amicizia e collaborazione nel-la guerra del Nord di Ho Chi Minh contro gli USA, hanno prodotto 25 anni di per-fetto equilibrio strategico tra i due Paesi comunisti. Il 1970, peraltro, ha segnato un momento tragicamente nero fra i due Paesi, momento che ha rotto i rispettivi amichevoli rapporti, con lo scatenarsi di una guerra fratricida. che, facendo deci-ne di migliaia di morti, ha segnato la più profonda crisi nella politica estera dei due Stati vicini. Oggi a trent’anni di distanza, della vicenda non se ne parla più, nè sui giornali, nè sui libri scolastici, nè in nes-sun documento ufficiale. La classica pietra è calata sulla brutta vicenda, mentre uffi-cialmente per Pechino tutto va bene così.Gli auspici derivanti dai recenti negozia-ti tra le due diplomazie appaiono decisa-mente favorevoli. Può essere possibile, peraltro, che la “tirannia della geografia” continui a condizionare il destino della giovane nazione vietnamita.

Bruno Bertolaso

VIETNAM: il ritorno

HoChiMinhCity. Bitexco financial tower

7ottobre 2011notiziario anpi

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cultura

Alla vigilia della Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli, do-vevano essere mille i ragazzi provenien-ti da tutta l’Italia che si prevedeva arri-vassero a Bastia Umbra per confrontarsi in una specie di grande Università della Pace, un mega-laboratorio politico della società civile dove incontrarsi, condivi-dere le proprie idee, le proprie paure e le proprie speranze di pace. Invece quando sono arrivata a Bastia, rappresentando l’ANPI, insieme a Mirco e Mariangela dell’Istituto Cervi e a una delegazione di alunne del Liceo magistrale “Matilde di Canossa” accompagnate dal prof. Aicardi (che sono ormai diventate un riferimento prezioso per la Tavola della Pace, attra-verso l’esperienza di numerosi e fecondi progetti di educazione alla cittadinanza realizzati a scuola, cui anche la nostra associazione ha contribuito) mi sono tro-vata in un variopinto rumoroso e straor-dinario via-vai di quattromila ragazzi, che si stavano iscrivendo e cominciavano ad orientarsi nella miriade di proposte di laboratori, seminari, lezioni, animazioni, spettacoli, mostre, docufilm.Mescolati a loro, in un clima di sponta-neità e disponibilità, si potevano incontra-re nella due giorni Flavio Lotti, Giuseppe Giulietti di Art. 21, Ennio Remondino, don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, Marco Pannella, Corradino Mineo, Iaco-po Fo, Filippo Grande (Commissario ge-nerale Unrwa), ecc. E tanti giornalisti che

intervistavano ragazzi e ragazze come se fossero capi di stato. Il clima di relazione viva e di confronto aperto e gioioso era arricchito da una presenza numerosissi-ma di partecipanti internazionali: dalla Tunisia, dall’Egitto, dalla Palestina, dalla Siria, da Israele, dalla Turchia, dal Ke-nia, dal Sahara occidentale, dal Marocco, dall’Iraq… Insomma era troppo evidente che non si può costruire pace se non attra-verso mente e cuore aperti alla relazione e al dialogo autentici!La mia presenza in quel mondo rumoro-so ed elettrizzante era giustificata dal fat-to che, dopo due anni di partecipazione come ANPI nazionale alle iniziative della Tavola della Pace, dovevo coordinare in-sieme al Cervi il laboratorio “Memoria e legalità”, correlato all’adesione dell’AN-PI reggiana al gemellaggio di cultura antifascista e antimafia “Radici nel futu-ro”, firmato il 25 aprile scorso presso il Museo Cervi tra l’Istituto e Libera. Le cinque radici che dovevamo fare indivi-duare ai partecipanti attraverso modalità interattive di conduzione, sono state rap-presentate attraverso linguaggi incredi-bilmente creativi e una atmosfera direi quasi com-movente; erano e sono libertà, legalità, lavoro, memoria e responsabili-tà. E su questi valori l’ANPI da sempre, dalla sua nascita nel ’44 ad oggi, a partire dai partigiani arrivando agli antifascisti che sempre più spesso si rivolgono a noi come soggetto autorevole, tiene la barra

dritta come “coscienza critica della de-mocrazia”.Accanto a noi il laboratorio sulla non-vio-lenza, definita “una verità innamorata”, quello sulla costruzione della Comunità del Mediterraneo, sul diritto al lavoro, su “Come imparare a insegnare e fare pace a scuola”, sulla necessità di tagliare le spe-se militari, e poi la lezione su Aldo Capi-tini che nel ’52 diceva: ”La non-violenza è una persuasione che pervade mente, cuore ed agire, ed è un centro aperto”, e tantissime altre occasioni di confronto.Mi auguro che il prossimo anno parteci-pino al Meeting e ai Forum che la Tavola organizza molti ragazzi iscritti all’ANPI da tutta l’Italia, per portare il loro impe-gno in nome della giustizia e della dignità umana, per la necessità di una dimensione etica della politica, da realizzare a partire da noi stessi ma anche da pretendere con forza!Don Ciotti nell’incontro finale ha affer-mato che la “pace va percorsa, non solo invocata”e che la responsabilità “è la spi-na dorsale della Costituzione italiana”. L’ANPI applica da sempre la pedagogia della responsabilità, e i ragazzi che prima e durante la guerra hanno lottato contro la dittatura anche attraverso il dono della propria vita ce lo ricordano con una esem-plarità che ha la forza del diamante!

Fiorella Ferrarini

MEETING 1000 GIOVANI PER LA PACE.

PACE-LAVORO-FUTURO 23-24 settembre2011,

Tavola della Pace, Bastia Umbra (Perugia)

Alcune foto del Meeting

9ottobre 2011notiziario anpi

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La terra infuocata del Nord Africa e la grande lezione per l’Occidente

Uguali_Diversi 2011

cultura

Giovani di seconda generazione che han-no vissuto in Italia le rivolte nel nord Africa a confronto con una giovane ita-liana che era presente in piazza Tahrir du-rante i giorni dei tumultiTre giorni di confronto, dibattito e ap-profondimento importante a Novellara, Correggio e Bagnolo in Piano grazie alla quarta edizione del festival Uguali_Di-versi. Quest’anno il tema complesso, ricco e coinvolgente su cui si concentra-vano le voci dei 27 relatori riguardava la “Terra”: dal filosofo Salvatore Natoli con la sua lettura sul “buon uso del mondo”, al giornalista Davide Paolini e la sua bat-taglia per le tipicità locali, dalla guerra per le risorse primarie a livello mondiale del prof. Romano Prodi, alla lotta con-to la mafia di Tonio dell’Olio di Libera. Parlando di Terra, non poteva inoltre non trovare spazio un congruo dibattito su ciò che sta avvenendo nell’altra sponda del Mediterraneo, ovvero le insurrezioni nei paesi del Nord Africa. “La terra infuocata del nord Africa” era il titolo della tavola rotonda che ha visto confrontarsi Rania

Ibrahim, giovane giornalista di origine egiziana, redattrice per www.yallaitalia.it (blog sulle seconde generazioni), Afef Hagi, psicologa tunisina, anch’essa nel gruppo di Yalla, Abdallah Kabakebbji nato in Siria e fondatore dell’associazio-ne Giovani mussulmani italiani e Azzurra Meringolo, autrice dei Ragazzi di Piazza Tahrir (Clueb 2011), tutti moderati dal prof. Brunetto Salvarani.Dopo la scriteriata campagna militare in Iraq, il Nord Africa ha fatto capire al mondo che la democrazia non si esporta, ma che l’iniziativa per cambiare le cose poteva e doveva essere presa da giovani, istruiti ma senza prospettive, che non ave-vano nulla da perdere se non la promessa di una vera libertà e democrazia. Rania, che ha seguito dall’Italia gli scontri iniziati il 25 gennaio in Egitto, è ottimista perché in Egitto il 70 percento della popo-lazione è composta da giovani con meno di trent’anni e che, essendo cresciuti solo nel regime di Moubarak hanno avuto pie-na consapevolezza di cosa voleva dire fare la fila per il pane, tapparsi la bocca,

organizzarsi nel silenzio o conoscere il carcere. Nelle sue parole c’è una grande carica di speranza per il suo popolo che ora è chiamato alla sfida d’assimilare in poco tempo valori fino ad oggi mai speri-mentati e conosciuti come la democrazia e la libertà.Anche Afef non era in Tunisia nei 23 giorni di rivolte che hanno spodestato il regime ventennale di Ben Ali, ma grazie alla diffusione fulminante di ciò che stava accadendo attraverso i social network e telefonini si è resa partecipe nel condivi-dere e divulgare nel mondo quelle imma-gini. Ora Afef attende con entusiasmo il primo passo verso una vera democrazia. A ottobre tutti i tunisini saranno chiamati a votare i rappresentanti per la costituente che andrà a riscrivere le pagine della nuo-va Costituzione.Azzurra compie un balzo al 2004 quan-do internet ha iniziato ad acquisire il suo peso nel dissenso sociale e politico. Du-rante le sue ricerche universitarie sull’an-ti-americanismo egiziano si era, infatti, resa conto che era inutile cercare docu-

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cultura

Uguali_Diversi 2011menti sui giornali, negli archivi e nell’ar-te, ma doveva navigare su internet dove giovani protetti dietro a nickname porta-vano avanti le loro battaglie per la libertà. Nel tempo questi giovani si sono organiz-zati nel movimento Kifaja (letteralmente Basta! Ne ho abbastanza) sono cresciuti e sono stati i veri e positivi protagonisti di questa ribellione: dissidenti che hanno voluto resistere al potete dittatoriale e in-giusto e donne coraggiose, organizzate e capaci di un pensiero politico molto più complesso di tanti uomini.Ed infine la riflessione di Abdallah che spinge il pubblico a riflettere sul necessa-rio rapporto tra Occidente e questi paesi in fase di rinnovamento. Troppo spesso, infatti, si dice che questi paesi sono inca-paci di dividere la politica dalla religione e quindi non in grado di sviluppare una vera democrazia. L’esempio dei siriani in rivolta e degli slogan utilizzati hanno dimostrato invece il loro grido laico nelle piazze e l’attuale volontà di creare movi-menti di rivolta civile popolare per mani-festare in modo pacifico, non violento e disarmare così il potere militare.La lezione che ci arriva dalle piazze di Tunisi e del Cairo, di Tripoli e di Dama-sco è quella di pretendere un futuro mi-gliore per tutti, ridefinire le agende politi-che internazionali per ottenere condizioni di vita migliori per tutti. In questo i gio-vani hanno avuto il coraggio di avviare

un nuovo modo di fare politica basato sul libero scambio di opinioni e sulla condi-visione di obiettivi comuni, il che certo non è da poco, soprattutto da quelle parti. Tutti gli interventi saranno a breve scari-cabili sul sito www.ugualidiversi.org

Sara Germani

Nella pagina a fianco: Il pubblico durante l’inaugu-razione del festival (foto di Monica Benassi)Sopra: Da sinistra Kabakebbji, Meringolo, Hagi, Ibrahim e Brunetto Salvarani, coordinatore scien-tifico del festival (foto di Rita Bedogni)

Incontro con il filosofo Salvatore Natoli in Rocca dei Gonzaga (foto di Monica Benassi)

11ottobre 2011notiziario anpi

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cultura

Sull’Isola della Maddalena, nei giorni 23-24-25 settembre, si è svolta un’iniziativa organizzata dall’ANPI nazionale in colla-borazione con l’ANPI della Sardegna.Una quarantina di ragazzi, provenienti da diver-se regioni e province italiane, si sono in-contrati per la prima volta per conoscere ed approfondire la storia d’Italia attraverso la figura dell’Eroe dei due mondi, Garibaldi.Tre i ragazzi reggiani presenti all’iniziativa, grazie al contributo delle rispettive sezioni ANPI e dell’ANPI provinciale di Reggio Emilia. “L’isola della Maddalena, di Caprera – scrive Ramzi Ben Romdhane, uno dei ra-gazzi reggiani – sono le terre che intorno al 1860 hanno ospitato Giuseppe Garibaldi l’uomo che ha voluto di più di tutti l’Unità d’Italia. Il Generale, l’uomo che ha dedica-to tutta la sua vita a perseguire il suo ob-biettivo, unire l’Italia…”.Pubblichiamo le riflessioni di Enrico Or-landini (ANPI Campegine), Luca Lugli (ANPI Guastalla) e Ramzi Ben Romdhane, (ANPI Montecavolo).

Enrico OrlandiniPerché Garibaldi e l’ANPI? Il motivo è semplice: la storia di Garibaldi è la storia di tutti, anche e soprattutto di questa asso-ciazione che nella sua importante storia ha sempre portato avanti gli stessi principi che hanno animato l’eroe di Nizza. Uno su tutti l’amore per la libertà: libertà di tutti i popoli oppressi, contro tutti i regimi e le dittature. Chi è antifascista non può non sentirsi atti-rato da questa figura che con grande corag-gio ha dato all’Italia un futuro diverso, così come hanno fatto i nostri partigiani.Questo aspetto, noi ragazzi, lo abbiamo

sentito e capito bene: l’importanza dell’ini-ziativa era grande, tanto quanto il nostro en-tusiasmo per esserne partecipi. Negli occhi e nelle parole di tutti noi c’era la voglia di realizzare ciò per cui Giuseppe Garibaldi e i partigiani hanno dedicato la loro vita: cam-biare le sorti di questo paese. Oggi l’Italia ne ha come allora bisogno.Sono sicuro che noi giovani dell’ANPI sapremo affrontare le sfide dell’oggi e del domani se teniamo ben saldi i principi e i valori che l’eroe dei due mondi aveva nel cuore. La speranza, ma anche la certezza, è che questa bellissima iniziativa sia solo l’inizio di un percorso che ci porterà a dare vita e forza a quella nuova generazione di cui l’ANPI ha bisogno.

Luca LugliLa “Garibaldeide” è stata un’esperienza altamente formativa. Mi ha dato l’opportunità di approfondire le mie conoscenze su di un personaggio che, a mio parere, è un pilastro della società italiana dell’epoca e, fatto ancor più importante, ho avuto il piacere di incontrare e scambiare opinioni con ragazzi e ragazze provenienti da quasi tutto lo Stivale. Esperienze del genere, bellissime esperienze, le apprezzo molto per il semplice motivo che forniscono un ottimo fulcro su cui appoggiare giovani idee al piano della società. In tre giorni, tra un convegno e una visita, abbiamo avuto molti momenti per esprimerci liberamente e confrontarci su svariati temi d’attualità e non solo. Sono emerse fantastiche idee e ottime opinioni sull’Italia contemporanea; idee e opinioni che porteremo avanti con i vari incontri futuri.

Ramzi Ben RomdhaneL’esperienza delle tre giornate organizzate dall’ANPI Nazionale e ANPI Sardegna, all’isola della Maddalena, di Caprera, ci ha permesso di rivivere e toccare con mano la vita di Garibaldi. Abbiamo visto con i nostri occhi, ricalcato con i nostri piedi e toccato con le nostre mani la vita e gli obbiettivi del generale Garibaldi. L’isola di Caprera dove è tuttora presente il luogo dove ha vissuto il generale con la sua famiglia, perfettamente conservato. […] Non voglio stare qui a spiegarvi la sua vita, perché molti di voi la conoscono e queste cose le sanno. Ma per noi e in particolare per me: il mio paese nativo non è l’Italia ma la Tunisia che tra l’altro intorno al 1830 ha avuto a che fare con Garibaldi.Queste tre giornate ci hanno fatto valorizza-re e discutere sul passato e il futuro dell’Ita-lia. L’importanza e la forza di un Paese unito, un popolo unito nella vita sociale e nel mondo lavorativo. Unione che ci per-mette di affrontare con dignità le difficoltà di questo mondo. Noi giovani, per i quali il diritto all’istruzione pubblica viene sem-pre a meno. Per i quali l’educazione civica è sparita dalla materie d’istruzione. E’ stata un occasione unica e fondamentale, sicura-mente da ripetere su tutti gli aspetti storici dell’Italia.La nostra generazione, che un giorno po-trà diventare la classe dirigente dell’Italia, deve e ha l’obbligo di conoscere appieno la storia di questo straordinario Paese. Questo compito, è affidato anche all’Associazione nazionale partigiani d’Italia.Viva l’Italia Unita, Viva la Resistenza!

23-24-25 settembre

Tre giorni con l’ANPI sull’Isola della Maddalena “garibaldini”

12 ottobre 2011notiziario anpi

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cultura

www.governareggio.it

Sembrava una piaga sociale risanata, un fenomeno esaurito e confinato nell’angolo del disagio personale,

invece, purtroppo, non è così. L’alcolismo è tornato. E’ tornato nel privato, ma si ma-nifesta ancor più sotto forma di ubriachez-za in pubblico. E’ tornato ad essere una piaga sociale ed umana come prima, forse più di prima, che devasta e spegne, giorno dopo giorno, la vita di centinaia di ragaz-zi e giovani adulti che si lasciano irretire dall’inganno dell’ebbrezza, da pessime tradizioni e, talvolta, anche da cattivi miti.Da alcuni anni, vi sono luoghi della città che si popolano di ubriachi e si compor-tano come orde incivili incuranti di ogni regola e obbligo di rispetto nei confronti di chi, in quei luoghi, vive e lavora. Nei luoghi della Movida “l’orda” sono i nostri giovani, mai sazi di alcool e di vita not-turna. Una vita notturna che non si svolge più dentro i locali, ma fuori dai locali, sul-la strada, in luogo pubblico, in un luogo, cioè, che richiede il rispetto di tutti per le esigenze di tutti, a partire da chi in quella strada abita. Si concede di disturbare fino all’una dopo la mezzanotte? Non basta meglio fino alle due. Si concede fino alle due? No meglio fino alle quattro. Per molti di questi giovani, non è mai il momento di abbandonare la strada e andare a letto e, per la verità nemmeno per i gestori di questi dispensatori illimitati di bevande alcoliche.Ma la città, soprattutto quella storica, pul-lula di finti bar che vendono alcool. Sono i nuovi negozi di generi alimentari, i kebab, i negozi etnici. Un problema particolar-mente visibile è costituito negozi che ven-dono birra e vodka frequentato da immi-grati dell’est Europa. Fatto cento i livello di degrado presente nelle strade di Reggio, il 50 percento è causato dallo staziona-mento degli avventori di questi negozi che passano ore e ore a bere quantità inusitate di birra e superalcolici. Tralasciando, in questa sede, le conseguen-ze sulla salute delle persone e sui costi che

si scaricano sul nostro sistema sanitario e sociale, sono questi comportamenti e que-ste nuove abitudini le cause degli episodi di violenza, d’insudiciamento delle strade e dei portoni, di pubblica indecenza e an-che di tensione nelle relazioni sociali e di deterioramento della qualità della convi-venza urbana. E’ evidente che come tutti i fenomeni che assumono una dimensione sociale occorre prendere coscienza che bisogna approntare azioni, anche di lungo respiro, in grado di far prevalere non solo la cultura del rispet-to per gli altri, ma anche di far capire che l’abuso di sostanze alcoliche, al pari delle sostanze stupefacenti, è prima di tutto una forma di mancanza di rispetto per sé stessi. Tuttavia, i cittadini hanno diritto anche ad una protezione, più immediata e quindi le autorità cittadine, dal Sindaco alle forze di polizia, non possono esimersi dal contra-stare questo fenomeno anche con azioni repressive e quindi sanzionatorie.Le ordinanze del Sindaco di divieto di ven-dita di alcolici dopo le ore 17 adottato per la zona stazione e più recentemente per via Fabio Filzi, vanno in questa direzione. Gli eccessi verificatisi nel Parco Cervi e zona Piazzale Fiume hanno indotto il Sindaco a ordinare non solo il divieto di vendita, ma anche quello di consumare bevande alcoliche per tutte le 24 ore e fino al 31 dicembre prossimo. Se saranno seguiti da azioni di controllo da parte di vigili e forze dell’ordine, sono provvedimenti che pos-sono dare un po’ di sollievo ai residenti e ai fruitori del parco pubblico.Ma, dal punto di vista dell’ordine pubblico e della polizia urbana la questione “ubria-chi” richiama l’art. 688 del codice penale

che è pienamente in vigore, ma, da molti anni, sembra essere del tutto dimenticato. Dice l’art. 688 “Chiunque, in luogo pub-blico o aperto al pubblico è colto in sta-to di manifesta ubriachezza è punito con la sanzione amministrativa pecunianiare da 51 a 309 euro. ...”. Si evince, pertanto che il reato è stato ridotto a illecito am-ministrativo, ma rimane pur sempre un comportamento illecito, punibile con una “multa” come il divieto di sosta o la vio-lazione di un accesso. Per giurisprudenza consolidata non è necessario che lo stato di ubriachezza sia accertato mediante esa-me alcoolometrico del sangue, ma basta che si manifesti esteriormente in modo da rivelare il diminuito stato di controllo del soggetto (come barcollare, dire frasi scon-nesse, ecc.) Tale stato può essere eviden-ziato anche da semplici cittadini. Il fatto deve essere commesso in luogo pubblico o aperto al pubblico. Insomma, un precetto di facile e semplice applicazione.Gli articoli 690 e 691 sanzionano anche il comportamento scorretto da parte dei ven-ditori o gestori dei negozi. Finora, di fron-te a cittadini esasperati dai bivacchi, poli-zia municipale e forze dell’ordine, hanno teso ad alzare gli occhi al cielo e conclu-dere che ben poco potevano fare. Invece, no. Certamente, la sanzione amministrati-va non è un modo per sconfiggere il vizio dell’alcool. Ma, in attesa di azioni più ef-ficaci sul fronte culturale e sociale, al fine di salvaguardare il decoro delle strade e la qualità della convivenza urbana, togliere dal cassetto e cominciare ad applicare uno strumento come l’illecito di ubriachezza, potrebbe essere assai utile.

ALCOLISMO IN PRIVATO E UBRIACHEZZA IN PUBBLICO

Anche a Reggio è tornata la vecchia piaga

13ottobre 2011notiziario anpi

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PALESTINA ARMI ED ECOLOGIA TEMI SEMPRE CALDI...Di fronte alla deprimente assenza di risul-tati dell’azione negoziale, di fronte alla ripresa della politica di occupazione isra-eliana (1.100 nuovi insediamenti previsti a Gerusalemme est), di fronte al patetico immobilismo diplomatico del CD (USA, ONU, UE e Russia), di fronte alle perio-diche azioni di guerra (Israele) e di guer-riglia (Hamas), per quale motivo non si dovrebbe essere favorevoli alla richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina e alla sua conseguente ammissione quale 194° membro dell’Assemblea delle Nazio-ni Unite? “E’ giunto il nostro tempo, – ha esclamato innanzi al mondo Abu Mazen – sono qui a nome del mio popolo che chiede solo il diritto a una vita normale”. Una vita normale: troppo per le certe diplomazie occidentali, una inaccettabile che viola il diritto alla sicurezza di Israele che, da parte sua, ha già bollato come irricevibi-le la richiesta. Per arrivare a – ci dicono all’unisono la portavoce dell’UE Catherine Ashton e un Obama che ha perso per stra-da antiche convinzioni (appena nel maggio scorso aveva ribadito la necessità di ritorno ai confini del 1967) – la strada è la ripresa del negoziato, il rilancio delle trattative. Ma sì, la vita normale attesa da oltre e 50 anni può aspettare ancora, tra insediamenti nuovi (israeliani) e demolizione di vecchi (palestinesi), tra una occupazione militare e un muro di 760 chilometri, tra 500.000 coloni e più di 500 check points militari, tra centinaia di Risoluzioni ONU inascol-tate, tra migliaia di prigionieri politici, vit-time e profughi.La richiesta di Abu Mazen, che ha inizia-to il proprio iter con l’esame da parte del Consiglio di Sicurezza, troverà sicuramen-te il veto degli Stati Uniti e probabilmente anche quello di Francia e Gran Bretagna. Resta il coraggio di un gesto con il qua-le non si intende rinunciare al dialogo, ma piuttosto rilanciarlo partendo da una irrinunciabile esigenza di identità, negata da sempre in nome di una nozione di si-curezza che continua ad essere una scatola vuota.La richiesta di riconoscimento della Pale-stina come Stato sovrano è la più clamo-rosa denuncia del fallimento della politica internazionale nell’area: sarà interessante

vedere se – in caso di diniego del Consi-glio di Sicurezza – Abu Mazen tenterà la carta della sua riproposizione presso la As-semblea Generale ove è sicuro goda di una maggioranza schiacciante.

– Ci voleva la crisi economica globale per riportare alla attenzione della politica e quindi dell’opinione pubblica il tema delle spese militari, arrivate nel 2010 a 23 miliardi di euro. Fulminati sulla via di Da-masco Niki Vendola, Ignazio Marino e ora anche la CGIL (vedi rispettivi siti web) si sono accorti in particolare dell’esistenza del più grande progetto aeronautico della storia, vale a dire quello dei 131 caccia-bombardieri Joint Strike Fighter F-35, og-gettini da 130 milioni di dollari l’uno. Un investimento che andrà a conclusione nel 2026 e che di conseguenza condizionerà il bilancio della Difesa anche per gli esercizi precedenti con una previsione complessiva di spesa di circa 20 miliardi di euro (preve-dibili aumenti in corso d’opera esclusi). In molti hanno evidenziato quanti e quali in-vestimenti di carattere sociale ed assisten-ziale, ma ciò che è importante sottolineare è che all’immoralità della guerra e degli strumenti che la rendono possibile viene concesso l’ennesimo sberleffo ai feroci ta-gli alla spesa pubblica e agli enti locali.C’è chi dice no: “Taglia le ali alle armi”, su www.disarmo.org/nof35 “L’impegno nonviolento per la sicurezza delle donne e il loro diritto a partecipare in pieno al lavoro di costruzione della pace”. Con questa motivazione, il premio Nobel per la pace 2011 è stato assegnato a tre donne: Ellen Johnson Sirleaf, Presidente della Liberia, Leyman Roberta Gbowee, operatrice sociale liberiana già protagoni-sta nella fine della guerra civile nel suo Pa-ese e impegnata nel recupero dei bambini soldato, Tawwakkol Karman, giornalista yemenita e attivista per i diritti civili. Nomi sconosciuti ai più, e che tuttavia per la loro storia ben identificano il bisogno di dare definizione alle terribili contraddizioni del terzo mondo senza il consueto e desolan-te riscorso alla guerra. Un premio al ruo-lo delle donne, si è detto, e certamente di questo si tratta. Ed è alle donne va quindi riconosciuto questo purtroppo raro punto a

favore della nonviolenza in mezzo alle de-cine di conflitti armati attualmente in corso nel mondo.“Questa è la storia di un esercito di don-ne e di come abbia trovato la limpidezza morale, la perseveranza e il coraggio di al-zare la voce contro la guerra e riportare la sicurezza nel Paese“ (dall’autobiografia di Leyman R. Gbowee).

– Sconosciuta ai più ma sicuramente anti-cipatrice dei riconoscimenti del 2011 era anche Wangari Muta Maathai, ambientali-sta e biologa keniota, prima donna centra-fricana a laurearsi nel 1966 e Premio Nobel per la pace 2004 per il suo contributo alle cause “dello sviluppo sostenibile, della de-mocrazia e della pace”.Fondatrice del “Green Belt Movement” (Movimento della Cintura verde), la Ma-athai intraprese già negli anni ’90 una clamorosa campagna di sensibilizzazione verso i problemi connessi al disboscamen-to e alla desertificazione ed è possibile af-fermare che grazie al suo contributo sono state piantate in Kenya oltre 40 milioni di piante per combattere l’erosione favoren-do, contestualmente, l’accesso al lavoro di migliaia di donne quali “guardaboschi sen-za diploma”. La crescita del suo movimen-to fu rapidissima e dal 1986 le iniziative a favore dell’ambiente si allargarono a Tan-zania, Uganda, Lalawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe. Più recentemente, il lavoro di Wangari Maathai si era focalizzato sulla situazione dei diritti umani nel suo Paese e per questo era stata diffamata, perseguita, arrestata e picchiata, ma alla fine il suo impegno le aveva consentito di entrare nel Parlamen-to kenyiota. Critica nei confronti della politica che non decide, non smetteva di sollecitare la responsabilità individuale: “Proteggete la natura con le vostre azioni, il mondo non appartiene a chi possiede il potere politico: chi pratica la raccolta dif-ferenziata o decide di piantare un albero ha un’influenza maggiore sulla salute del pia-neta di coloro che vengono eletti”.Wangari Maathai è scomparsa il 25 settem-bre scorso, all’età di 71 anni.

14 ottobre 2011notiziario anpi

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di Massimo Becchi

Negli anni ’70 e ’80 si fece la scelta di fare convergere nel Crostolo non solo gli scari-chi cittadini, depurati dall’impianto di Man-casale, scelta peraltro ovvia e obbligata, an-che quelli che da Ciano d’Enza raccolgono buona parte della Val d’Enza, con Bibbiano, Canossa, Montecchio, Quattro Castella, San Polo e Sant’Ilario, oltre a Cavriago fino a giungere all’impianto di Roncocesi dove il depuratore li fa arrivare attraverso la rete scolante al Crostolo. Questo fa sì che la por-tata del torrente, da Cadelbosco Sopra in poi sia in pratica la somma delle portate scarica-te dai due depuratori, acque che non si mi-scelano se non con una portata ridicola alle acque del torrente, obbligando la Bonifica quasi tutti gli anni ad immetterne nei mesi estivi attraverso il Canale di Secchia, per diluire la concentrazione degli inquinanti e rendere l’aria più respirabile per quelle abi-tazioni che a Gualtieri e Guastalla si trovano troppo vicino agli argini.I dati di “operazione Po” di Legambiente del 2010 confermano il Crostolo fra gli af-fluenti più inquinati del Po, al pari del tor-rente Parma e del fiume Lambro.Dal confronto dei valori rilevati nel periodo 1995-2010, comprensivo delle sei “campa-gne Po Legambiente”, in generale emergo-no dei picchi con le maggiori concentrazio-ni per il Crostolo e l’Enza (forme azotate). I campioni per gli affluenti sono stati fatti in prossimità delle foci, prima comunque dell’immissione in Po. Questi dati non han-no la pretesa di essere esaustivi, e comun-que non si possono sostituire alle campagne di monitoraggio di ARPA, ma tuttavia sono molto indicativi dello stato ambientale del Crostolo.

E se l’uomo non se ne occupa ecco che la natura trova rimedio: in molti tratti manca del tutto la pulizia degli argini, per cui sono cresciute delle vere e propri selve inestri-

cabili, con alberi nell’alveo, sulle sponde e sulle sommità arginali. Pochi anni fa si gridò alla scandalo in città quando l’AIPO (Autorità interregionale Po) responsabile del torrente fino alla Cassa di espansione di Rivaltella, si mise a pulire il tratto cittadino: come sempre operò senza preallertare gli enti locali e senza pensare che dopo dieci anni di incuria il corso d’acqua era diventa-to un’area di nidificazione e rifugio di molte specie di mammiferi e uccelli, un’oasi nella città. Così sta accadendo nei tratti della bas-sa, con la sommità arginale impercorribile, proprio laddove si dovrebbe passare in caso di piena. O non si fanno i lavori o si fanno male e al risparmio. Il risultato è che l’argi-ne che dovrebbe restare pulito per necessità idrauliche in molti tratti è completamente riforestato, mentre non esistono zone rifu-gio per la fauna selvatica o gli uccelli e il corso d’acqua nella bassa scorre incassato fra due argini altissimi, pensile e rettilineo.La scarsità d’acqua fa il resto: intendiamoci è naturale che un torrente una parte dell’an-no sia con poca o senza acqua, ma nel nostro caso è anche dovuto al prelievo che viene fatto nel bacino. Prelievo con regolare au-torizzazione, ad uso irriguo, o “spontaneo” per campi da calcio, orti, giardini o piccoli appezzamenti, con il risultato che con pic-coli sbarramenti e pompe molti affluenti del Crostolo vengono prosciugati. Non va meglio al Crostolo stesso, con baracche abusive lungo le sponde, orti e abbandoni di rifiuti, che lo punteggiano di pneumatici,

autovetture abbandonate, materiali edili ed eternit, cosicché spesso chi lo percorre per amore della natura non può fare a meno di imbattersi in questi elementi che di naturale hanno ben poco.In città addirittura, per favorire il deflusso – accelerando la velocità dell’acqua – si è scelto di cementificarlo per chilometri, ope-re ora senza manutenzione e ricoperte da una discreta coltre di sedimenti, che hanno fatto diminuire la capienza del letto del fiu-me, ridotto ad una larghezza di poche deci-ne di metri. Basta andare nella vicina Parma per vedere come il loro torrente abbia un’al-veo ben più largo e funga da importante ele-mento ambientale all’interno della città.Dopo trent’anni di oblio è ora che si torni a parlare del torrente che dava vita alla città.

Il torrente per eccellenza di Reggio, il Crostolo, scorre ormai per pochi mesi all’anno nella parte cittadina, gli altri mesi o è secco o è un rigagnolo. Se una volta passava per il centro storico, da cui il percorso tortuoso di Corso Garibaldi, dando vita alla città, oggi è stato relegato ad un canale di scolo, cementificato nel tratto cittadino e ridotto a una fogna nel tratto che da Cadelbosco porta alla foce. Ma soprattutto dimenticato dai reggiani.

QUANDO IL CROSTOLO SCORREVA PER REGGIO

In alto: Una costruzione abusiva su un greto del Crostolo (12/10/2011)Sotto: Lavori nella Cassa di espansione di Rival-tella (12/10/2011)(foto di Massimo Becchi)

Località Fosforo totale µg/L Azoto totale µg/LFiume Enza 61,01 4553,95Torrente Crostolo 763,58 7638,23Po a Guastalla 92,59 2316,20Fiume Secchia 127,30 1821,37

Valori espressi in microgrammi/litro

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In particolare il tratto finale della tre giorni ha avuto come punto di par-

tenza Bagnolo e come punto di arrivo il Parco della Memoria di Correggio. A pie-di si è percorso il tracciato della vecchia ferrovia, linea che attraversava le frazioni di Fosdondo, San Prospero luoghi che an-cora oggi hanno un forte valore simbolico nella Resistenza locale. Infatti, il territo-rio è contrassegnato da cippi, riporta alla memoria battaglie, episodi, agguati, fatti. D’accordo con Matthias e Steffen di Isto-reco, che hanno curato l’organizzazione, abbiano a nostra volta radunato una dele-gazione di giovani dell’ANPI correggese che, in forma simbolica, accogliesse i tan-ti giovani antifascisti tedeschi, austriaci e svizzeri. Ci siamo dunque incamminati a nostra volta percorrendo gli stradelli, i viottoli, per non dire i campi, per incon-trare a metà cammino la carovana umana. La nostra sorpresa e l’emozione è stata

tanta nel vedere tantissimi ragazzi e ra-gazze stanchi ma decisamente curiosi di vedere i luoghi di una storia che non han-no vissuto ma che ancora segna una ferita nella storia di due popoli. Quello tedesco e quello italiano. Affamati di cibo per il lungo viaggio, ma altrettanto affamati di sentire le te-stimonianze dirette dei protagonisti, dei partigiani e delle partigiane. Già, perché una volta arrivati al parco, dove ci si è rifocillati con il menu del bio-bar, a te-nere viva l’attenzione dei giovani euro-pei sono state le parole e le memorie di donne, staffette o impegnate nelle brigate, come Giacomina Castagnetti e Giovanna Quadreri che hanno raccontato del ruolo delle donne nella Liberazione. Lucide pa-role, vive visioni, dignità e coerenza che non possono che fare breccia nei cuori dei giovani antifascisti ancora assettati degli stessi valori di chi allora combatté il nazi-fascismo: libertà, diritti, ribellione.

A seguire l’intervento del nostro Presi-dente onorario Avio Pinotti, che è entra-to in modo più specifico sugli eventi e le vicende della lotta di liberazione che lo hanno coinvolto. L’attenzione dei presenti è stata costante e questo grazie all’ottimo lavoro di tradu-zione di Steffen e Matthias e nonostante il caldo, la partecipazione ha avuto come epilogo un ringraziamento sentito da par-te dei rappresentanti dei giovani parteci-panti a questo vero e proprio viaggio tra i sentieri della memoria. Ultima nota di apprezzamento infine per la capace Banda di Quartiere diretta da Emanuele Reverberi che ci ha accom-pagnato lungo la strada ed ha allietato il convivio con un repertorio di canzoni par-tigiane in versione acustico-bandistica. Ora non resta che esplorare il prossimo sentiero.

Sentieri

Partigiani2011

I “SENTIERI PARTIGIANI” APPRODANO A CORREGGIO

Un momento dell’incontro a Correggio

Quest’anno l’ultima tappa della lodevole iniziativa di Istoreco “Sentieri Partigiani”, organizzata in collabo-razione con l’ANPI, ha avuto come ultima tappa Correg-gio (in altra parte del Notiziario la cronaca dei Sentieri in montagna).

16 ottobre 2011notiziario anpi

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di Riccardo Bertani

Nel secolo scorso il poeta avàro Rasul Gamzatov (1923-2003), figlio di Zada-sa Gamzat, anch’egli noto poeta di lin-gua avàra, ha rappresentato la massima espressione della moderna poesia del suo popolo. Cresciuto nel fulgore del periodo sovietico, nel 1943, pubblica la sua prima raccolta di versi, dal titolo Ardente amore e bruciante odio ben accolta dalla critica, per le ferventi espressioni di amor patrio e per l’esaltazione del sistema sovietico. Nel 1944 si iscrive al partito comunista, qualche anno dopo, nel 1952, riceve il Premio Stalin per la poesia. A sua volta, nel 1966, Gamzatov fu insignito del pre-mio Lenin, per la sua raccolta di versi Alte stelle pubblicata nel 1962. Nel 1969, a seguito dell’uscita di Il mio cuore sta sui monti una raccolta di versi dove si esalta la vita del nuovo Daghestan sovietico, Rasul Gamzatov riceve il titolo onorario di “Po-eta del Daghestan”.Nel 1974, fece seguito anche l’onorificen-za di “Eroe del lavoro socialista”, intesa ad onorare la sua grande produzione po-etica. Negli anni che segnarono il declino del propagandistico “Realismo socialista”, Gamzatov si dedicò essenzialmente alla letteratura infantile ed alla critica lettera-ria. Egli, ormai, si era accorto della vacuità apologetica che stava alla base del “Reali-smo Socialista” e a tal proposito scriveva: “Non conciliarti mai con l’indulgenza e la

pigrizia, sii sempre attivo”. “La lotta tra i sensi e la ragione dura anche negli anni del comunismo…”.Rasul Gamzatov è, tra l’altro, l’autore del-la poesia che divenne poi il testo di una delle canzoni più famose in Russia Zhura-vli (cicogne), il cui testo parla della secon-da guerra mondiale, dove i soldati morti in battaglia non restano sepolti sotto terra, ma come bianche cicogne volano verso le loro case.

Aforismi ed epigrammi sulla poesia

Ciò che racconta la vecchia madre di un mio amico poetaQuando era piccolo e ancora non era ca-pace di parlare, io lo capivo in tutto, ma ora che si è messo a declamare sonetti, lo capisco solo quando la smette.

Al poeta plagiatoreNel tuo gregge si trovano spesso buoni agnelli, solo che i loro belati mi sembra di averli già sentiti in altre greggi.

Ecco di nuovo una richiesta di compenso adeguato al merito. Già lo sappiamo, si tratta della solita richiesta esposta da parte di un mediocre poeta. Solo che i suoi bam-bini non conoscono i brutti versi scritti dal padre, quindi chiedono ignari quanto i figli di Tolstoj.

L’aiuto importunoHo lodato Omar, ho elogiato Alì, ma io sbaglio a far così, perché non è con gli elo-gi che si possono aiutare i poeti.

La strada della poesiaCercavo di trovare la strada della poesia che mi aveva indicato mio padre, ma per quanto la cercassi stentavo a trovarla, fin-chè un giorno incontrai un vecchio amico di mio padre, che mi disse: “ Se ti senti poeta, non seguire la via di tuo padre, ma cercati una tua propria strada, perché quel-la non assomiglia a nessun altra via”. Ciò detto il vecchio sparì nel nulla.

Fiumi e parole… Più d’una notte in riva al Caspio ho sen-tito il Kajal [fiume del Daghestan, N.d.R.]mormorare alle lontane stelle parole a loro impossibili potessero giungere.I miei versi sono tali e quali quei ruscelli:

qualcuno s’arrabbia appena fuori dalla sor-gente, senza mai raggiungere il fiume che porta al grande mare…

Oh, la gioia di essere poetaSe parlo con la burka / quella subito mi risponde, / se parlo con la zurna / quella non tarda a rispondermi / con il suo suono armonioso. / Se parlo con i monti / quel-li sull’attimo mi rispondono / e così fa se parlo con il mare. / Se parlo, loro tutti sono pronti / a rispondermi: la brocca dell’ac-qua, / il bricco del vino e la pentola/ che bolle sul focolare. / Oh, la gioia d’esser poeta!/ Che si può parlare liberamente / con tutti e di tutto!

(Burka, mantello di feltro tipico dei cava-lieri caucasici; Zurna, strumento musicale a fiato, molto comune tra i popoli cauca-sici).

Il poeta canta della moglieTu sei la mia luce, la mia stella / Sol che ti veda, tutto mi splende intorno! / Ma ecco apparire sulla soglia la sua luce, la sua stella: / “Sei ancora qui! – grida allora il poeta – Vattene per carità, / che la tua vista mi toglie l’ispirazione”. / Quando talvolta vado dai miei amici orefici,ammiro la loro maestria / nel saper di-scernere l’oro dal rame. Magari sapessi anch’io / come loro, distinguere l’oro dal rame, / che stanno alla base dell’intricata matassa delle mie strofe. / Non sarò certo io ad esaltare i miei versi, perché so che la penna è traditrice, / tanto che al posto dei vili / può creare degli eroi.Infatti anche se ho aspirato / a scrivere cose divine, spesso / i miei versi appaiono mendaci / e miseramente arruffati.

AFORISMI ED EPIGRAMMI SULLA POESIA DEL POETA AVÀRO RASUL GAMZATOV

Rasul Gamzatov all’età di 43 anni. Fotografia tratta dal settimanale Literaturnaja Rossija, n. 28, 1966

Gli Avàri, da non confondere con gli antichi Àvari di origine turca, che chiamano se stessi Maarulal, sono un popolo di stirpe ibero-caucasica di re-ligione islamica. Nel 2002 contavano oltre 700.000 individui, di cui la mag-gior parte vive nelle regioni montuose della repubblica del Daghestan, ex ter-ritorio sovietico, di cui costituiscono il gruppo etnico principale.

17ottobre 2011notiziario anpi

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Il 5 giugno è stata commemorato il 67° anniversario della battaglia dello Spara-valle, avvenuta il 10 giugno 1944. L’ap-puntamento era nello spiazzo antistante la “Baita d’Oro”, nel territorio a cavallo tra i Comuni di Busana e Castelnuovo ne’ Monti. Il benvenuto ai presenti è stato dato dal presidente dell’ANPI provincia-le, Giacomo Notari, che ha ricordato la fi-gura di Camillo Marmiroli Mirko che, re-centemente scomparso, ai tempi, diede il suo forte contributo alla battaglia stessa, in qualità di mitragliere. La celebrazione è stata aperta dall’inno nazionale, suona-to con grazia e delicatezza dagli alunni della terza media dell’Istituto Compren-sivo di Busana. Presenti i rappresentanti di molte amministrazioni comunali della montagna, con i propri gonfaloni, il tutto impreziosito dalla presenza del deputato Maino MarchiIl discorso di apertura quest’anno è stato affidato ad Alessandro Govi, sindaco di Busana, in rappresentanza dei quattro Co-muni del Crinale; come ben si sa, questo onore spetta, ad anni alterni, al Sindaco di Busana e di Castelnuovo né Monti. In questo modo sono state così introdotti le presentazioni ed i commenti che gli alun-ni delle terze classi delle Scuole medie di Busana e Felina avevano preparato in funzione di questo appuntamento.Sono state lette commoventi lettere di Condannati a morte della Resistenza Italiana ed Europea, una poesia di Sal-vatore Quasimodo Alle fronde dei Salici

e le parole profonde di Pietro Calaman-drei. I ragazzi hanno ribadito che, soprat-tutto quest’anno in occasione del 150° dell’Unità, è avvertito ancora più forte il filo rosso che unisce l’Unità d’Italia alla Lotta di Liberazione, al 25 Aprile, al 2 Giugno e alla nostra Costituzione e che rende le figure di Garibaldi e Mazzini quanto mai attuali e significative.Questi stessi ideali sono stati poi ripresi dall’on. Maino Marchi che ha invitato i presenti a concretizzare i principi della li-bertà, della partecipazione alla vita civile e politica, della difesa della Costituzione e della parità uomo-donna.Al vicesindaco di Castelnuovo ne’ Monti il compito di concludere la manifestazio-ne con l’ulteriore affermazione della ne-cessità di promuovere e difendere il patri-monio democratico che abbiamo ricevuto in eredità dai nostri padri.Con un gradito e simpatico rinfresco pres-so i locali della Baita, è stato dato il saluto ai presenti con un arrivederci al prossimo anno.Chi scrive auspica davvero che la presen-za di giovani leve a questa e a tutte le altre manifestazioni, possa essere un segnale per mantenere alti e vivi ideali profondi, che il ricordo tenga unite le generazioni grazie ad un denominatore comune e che quanto è stato non sia mai dimenticato, perché, solo conoscendo e rispettando ciò che è avvenuto prima, si può costruire un presente e un domani migliore.Queste non vogliono essere parole retori-

che, fini a se stesse, ma chi scrive, un po’ da idealista e forse sognatrice, continua ancora a credere che in un mondo così vacuo, come quello odierno, dove vige il particolarismo, l’arrivismo e la diffusa non conoscenza, sia fondamentale sensi-bilizzare le giovani generazioni trasmet-tendo loro il testimone della memoria e del ricordo. E’ doveroso far riflettere che la vita è fatta non solo di luci, colori o di effimere soddisfazioni, bensì di valori veri, in nome dei quali si può anche im-molare la propria vita.Alla società, ma anche tanto alla scuola, è demandato questo gravoso e delicato compito. Qualcuno dei ragazzi che oggi erano presenti, forse un domani potrà ri-cordare e dire… anch’io c’ero.

Maria Laura Messori

10 giugno 1944memoria

con la partecipazione degli alunni delle terze classi delle Scuole medie di Busana e Felina

COMMEMORATAla BATTAGLIA dello SPARAVALLE

18 ottobre 2011notiziario anpi

18 settembre 2011notiziario anpi

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Pagina a fianco: Giacomo Notari e Nello OrlandiIn alto: Un momento della commemorazioneAl centro: L’on. Maino MarchiIn basso: Il monumento

memoria

Una poesia di Ildo Cigarini dedicata alla ResistenzaIl valore della vitaSiedi, ti racconto / di una cantina buia / e di un uomo / con il volto straziato / schiacciato contro un muro. / Siedi / e ascolta le mie paro-le, / io c’ero. / Io c’ero / con il cuore stanco / dopo una guerra / durata una vita / che ancora bruciava / l’anima della gente. / Sii paziente, / ascolta / il mio racconto./ Lo presero sui tetti, / nelle mani / il fucile ancora caldo / e negli occhi la paura / di chi non ha via di fuga. / Ascolta, / non distrarti, / io l’ho visto il sangue / ancora caldo / bagnare le strade. / Per ogni pugno / al suo viso / la memoria di un amico, / padre, madre, sorella, fratello, / torturati e uccisi. / Ascolta, / io c’ero, / e ad ogni colpo / il suo sguardo / domandava / quando sarebbe finita / la sua breve corsa / dentro la vita. / Non è finita, / si diceva, / non è finita. / Ascolta, / io c’ero / e nei suoi occhi / vidi l’immagi-ne / di anime nere. / Ascolta / Io c’ero. / Non c’è un tempo / che mi possa trattenere, / non c’è luogo / che mi possa contenere, / non c’è storia / che possa dimenticare. / Io c’ero, / ci sono, / ci sarò sempre, / io coscienza inquieta / a ricordare il valore / della vita. (Ildo Cigarini, Tracce. Sotto la cenere ardono vite mai sopite, Gruppo Albatros Il Filo, 2011)

19settembre 2011notiziario anpi

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GianniA pag. 219 della sua travolgente narra-zione imperniata sull’assalto al comando germanico di Botteghe di Albinea (marzo 1945), Matteo Incerti inserisce un’appen-dice post-liberazione relativa ad uno dei protagonisti, Giovanni Farri, Gianni, co-mandante dei garibaldini che parteciparo-no a quell’evento.Si tratta di un episodio capitato a Farri nel febbraio 1957, nella drammatica temperie della repressione sovietica in Ungheria e dei conseguenti gravi problemi di coscien-za per tanti militanti comunisti, Farri com-preso.Con una misteriosa telefonata da Roma un sedicente “dirigente di un’associazione di reduci antifascisti” fissa un appuntamento con Farri alla stazione ferroviaria di Reg-gio.Il colloquio tra i due diventa ben presto un’esplicita proposta a Farri, in quanto da poco estromesso dal PCI per il suo dissen-so verso la repressione sovietica, di fornire ad una non meglio precisata “organizza-zione” informazioni “sulla resistenza e sulla politica di ieri e di oggi”.“Temo che il suo viaggio sia stato vano – rispose Farri –. Soffro molto per l’espul-sione dal Pci […] Ma al di là di tutto, al di là della mia ingiusta estromissione, io mi sento un uomo di sinistra e non posso tradire i miei ideali”.

VelenoOra, l’episodio sopra assai sintetizzato da una testimonianza che Incerti ha raccolto da un familiare del compianto Farri, trova una quasi perfetta somiglianza con ciò che accadde, nello stesso periodo, ad Alberto Vanicelli, Veleno, all’epoca segretario pro-vinciale dell’ANPI.Vanicelli è deceduto nel 2006 ma tra alcu-ne carte lasciate figura un dattiloscritto di due cartelle in cui egli stesso racconta una vicenda assai simile.Diverso soltanto l’approccio. L’inviato della “organizzazione” non telefona ma si presenta direttamente a casa di Vanicelli, e dichiara le proprie generalità esibendo un tesserino del ministero della Difesa, Ser-vizio informazioni: Casini Guido, classe 1915, residente a Montefiorino di Mode-na, maresciallo capo dei carabinieri. Dice di essere in servizio a Reggio da due anni

e di esser stato Comandante della Polizia partigiana a Modena.Fa presente a Vanicelli di essere bene in-formato sul suo conto, anche per via di un fascicolo personale fornitogli dal dott. Caffarri della questura di Reggio.Venendo al dunque gli dice fra l’altro quanto segue: “Il Ministero ha bisogno di avere informazioni precise su quanto av-viene negli organismi di destra e di sini-stra, ma particolarmente di sinistra. Perciò ha bisogno di una rete di collaboratori” che verrebbero “retribuiti a seconda del rendimento e dovrebbero fornire notizie richieste di volta in volta secondo un ap-posito formulario”.Promette lauti compensi, prospetta garan-zie di sicurezza, se scoperti:l’ambasciata americana provvederebbe all’espatrio dell’informatore e della sua famiglia negli Stati uniti d’America.Dopo qualche altro scambio di battute l’in-contro si conclude con una risposta inter-locutoria da parte di Vanicelli: “Ci penserò ma non voglio più vederla né qui né fuori di qui. Come posso comunicarle le mie de-cisioni?”. “A dire di no ero in tempo anche il giorno dopo – commenta in un inciso Vanicelli – intanto avrei avuto il tempo di parlarne al Partito”.E a quanto pare tutto finì là.

SirioEbbe invece un seguito un analogo ap-proccio avuto da Paride Allegri, Sirio, ex comandante della 76.a Brigata SAP, il qua-le, avendone “parlato al Partito”, finse di accettare il ruolo di informatore per infil-trarsi in quella rete che anni dopo sarà resa nota come “Gladio”.E’ lo stesso Allegri a scriverne nel suo libro autobiografico Il viaggio di un resi-stente, a partire da pag. 166. Ad avvicinar-lo fu un amico d’infanzia, Faieti Dante, Grillo […] ex partigiano che durante la lotta di liberazione era stato messo nella Questura “come informatore nostro e che era passato, si vede, al servizio segreto di informazione del SIM”, scrive Sirio, che così continua “mi disse che sapeva che io ero in contrasto col Pci” […] mi ha invita-to a fare l’informatore”.Finse di doverci pensare qualche giorno. In realtà, d’accordo col segretario della Federazione Onder Boni e con Fausto Pat-

tacini, Sintoni, accettò l’incarico di infor-matore “per capire quali sono gli infiltrati che ci sono da noi”. Ebbe così il compito di formare una rete di “comunisti ad indirizzo nazionalista all’in-terno del PCI, tipo quella di Magnani”. Dopo alcuni mesi di avventurosi contatti (dal 1954 alla primavera del 1955) la situa-zione per Allegri si fece pericolosa, anche perché se i servizi segreti - come venne a sapere – avevano già “piazzato alla Dire-zione [del PCI nazionale] dei loro uomini e noi mandavamo delle notizie là, poteva-no ben capire cosa stessi facendo, cioè il doppio gioco […]. Se fossi stato scoperto mi potevano eliminare... Con l’agente dei servizi dissi che non me la sentivo più per-ché temevo di essere stato individuato dai dirigenti [comunisti] di Reggio”.

Erano tempi duriSono vicende lontane, di tempi duri e ca-ratterizzati da gravi lacerazioni in un mon-do spaccato in due blocchi contrapposti. Tempi nei quali la Questura di Reggio, in data 27.06.1956, diramava con Riservata Raccomandata, in doppia busta, un Elenco persone pericolose per l’ordinamento de-mocratico dello Stato iscritte nel C.P.C., residenti nella provincia di Reggio e sot-toposte a misure di vigilanza da parte di questo ufficio. L’elenco in questione comprende i nomi di 293 persone, tutte qualificate come “co-muniste” e in maggioranza stragrande, ag-giungiamo noi, ex partigiani e partigiane. Come Clarice Boni Burini di Cavriago, medaglia d’argento al VM, torturata lungo 4 mesi (gennaio aprile 1945) dai nazisti a Busana e Ciano d’Enza poi a Villa Cucchi dagli sgherri dell’UPI della GNR. O Diano Francescotti (nipote di quel Primo ucciso dai fascisti nel 1921) sapista a fianco di Sirio. Curioso il fatto che esponenti comuni-sti di primo piano, come Didimo Ferrari Eros, o Walter Sacchetti, non compaiano nell’elenco. Come non vi compaiono del resto quelli di Farri, Vanicelli e Allegri.Da capire anche quale fosse stato il criterio con cui quei 293 nomi vennero scelti tra gli oltre 60.000 iscritti al PCI reggiano.

Antonio Zambonelli

memoriaRICORDATE LA GLADIO? ECCO COME CERCO’, A REGGIO, DI AGGANCIARE TRE PARTIGIANI COMUNISTI (1954-1957)

20 ottobre 2011notiziario anpi

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memoria

PARTIGIANI ITINERANTI… viaggiando per memorie

Alcuni esponenti dell’ANPI reggiana si sono recati in Friuli Venezia Giulia per visitare i luoghi del Carso, testimoni silenziosi della prima guerra mondiale.Sulla scorta del precedente viaggio al cimitero americano della seconda guer-ra mondiale di Colleville-sur-Mer in Francia del Nord, anche in questa occa-sione è stato reso commovente omaggio agli eroi italiani che hanno combattuto, e che sono caduti, per garantire un fu-turo di libertà e democrazia a tutti noi.Impresso indelebilmente nella memoria rimarrà il ricordo della giornata passata al sacrario militare nel Comune di Fo-gliano Redipuglia, dallo sloveno “sredij polije” ovvero “terra di mezzo”, in pro-vincia di Gorizia, nella regione etnico-culturale detta Bisiacaria.Tale sacrario è il più grande costruito in Italia ed uno dei più grandi costru-iti al mondo. Esso venne realizzato su progetto di Giovanni Greppi (architetto di fama internazionale a cui si devono anche i sacrari del Monte Grappa e di Bezzecca), e dello scultore Giannino Castiglioni.Il complesso, inaugurato nel 1938, si sviluppa sulle pendici del monte Sei Busi, cima aspramente contesa nella prima fase della Grande Guerra. Dal punto di vista costruttivo si presenta alla stregua di uno schieramento mili-tare, alla cui base è stata posta la tomba di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta,

comandante della 3ªArmata, cui fanno ala quelle dei suoi generali. Alle loro spalle sono custodite le salme di cento-mila valorosi caduti italiani.Ai piedi della scala monumentale, una grossa catena d’ancora, che apparten-ne alla torpediniera “Grado”, recinge simbolicamente l’ingresso allo stesso sacrario.Subito oltre si distende, in leggero de-clivio, un ampio piazzale lastricato in pietra del Carso, attraversato sulla sua linea mediana dalla via Eroica, che corre tra due file di lastre di bronzo, 19 per lato, di cui ciascuna porta inciso il nome delle località dove le battaglie fu-rono più aspre e sanguinose.Impressionante ed allo stesso modo commovente è l’immagine del maesto-so complesso, che sembra avvolgere ed abbracciare in un ultimo saluto i propri caduti in una guerra che costò all’Italia seicentomila morti.In fondo alla via Eroica si eleva la gra-dinata che custodisce, in ordine alfabe-tico dal basso verso l’alto, le spoglie di 40.000 caduti noti ed i cui nomi figu-rano incisi in singole lapidi di bronzo.La maestosa scalinata, formata da 22 gradoni su cui sono allineate le tombe dei caduti, sul davanti ed alla base della quale sorge, è simile al poderoso e per-fetto schieramento d’una intera grande unità di centomila soldati.Il duca d’Aosta, morto nel 1931, chie-

se di avere l’onore di poter essere qui deposto tra le migliaia di soldati che persero la vita sul campo di battaglia. La tomba è ricavata in un monolito in porfido del peso di 75 tonnellate.Nell’ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella vo-tiva, riposano le salme di 60.330 caduti ignoti. Nella cappella e nelle due sale adiacenti sono custoditi oggetti perso-nali dei soldati italiani e austro-ungari-ci.Alla sommità dominano tre grandi cro-ci di bronzo.Il grande mausoleo è stato realizzato di fronte al primo cimitero di guerra della 3ª armata sul colle Sant’Elia, che oggi è una sorta di museo all’aperto noto come parco della Rimembranza. Lungo il via-le adornato da alti cipressi, segnano il cammino cippi in pietra carsica con riproduzioni dei cimeli e delle epigrafi che adornavano le tombe del primo sa-crario. Sulla sommità del colle un fram-mento di colonna romana, proveniente dagli scavi di Aquileia, celebra la me-moria dei caduti di tutte le guerre, “sen-za distinzione di tempi e di fortune”.L’unica donna seppellita nel sacrario è una crocerossina morta a 21 anni di nome Margherita Orlando. La sua tom-ba si trova nella prima fila e si distingue perché nella facciata è stata scolpita una grande croce.

Riccardo Braglia

L’ANPI reggiana al sacrario di Redipuglia

21ottobre 2011notiziario anpi

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ALL'ESTEROI COMBATTENTI PARTIGIANI ITALIANI ANPI Campagnola Emilia

Pubblichiamo la seconda testimonianza, curata da Gaetano Davolio, del novellarese Umberto Corradini (deceduto il 25 novembre 2002) prima partigiano in Jugoslavia poi in Italia e per questo decorato al valor militare sia dal ministero della Difesa della Repubblica socialista federativa Jugoslava sia dal ministero della Difesa della Repubblica italianaRicordiamo che nel numero di luglio del Notizia-rio abbiamo pubblicato la testimonianza di Roberto Zanfi.

Nel 1942 ero militare a Verona nel se-condo Genio militare, corpo specializza-to in esplosivi e mine di ogni genere. La mia compagnia, composta da 180 soldati, equipaggiata di tutto punto, fu mandata in Jugoslavia, e precisamente a Spalato, per sminare strade e ponti. L’8 settembre 1943, mentre eravamo al lavoro in montagna, ar-rivò un corriere portaordini, con l’ordine di rientrare in caserma: egli ci informò quindi che il comando italiano delle forze arma-te, di stanza in Jugoslavia, aveva firmato l’armistizio con il comando dell’esercito jugoslavo. Fu un capovolgimento di amici e nemici da combattere, difficile da capire. Colti di sorpresa parecchi tacquero, alcuni gioirono, altri gridavano “tutti a casa”. Ci trovammo di fronte ad un caos indescrivi-bile, dove nessuno comandava e tutti era-no presi dalla grande novità; si è poi sa-puto che il comandante era fuggito la sera prima, mentre gli altri ufficiali si erano ritirati in camera per consultarsi e comu-nicarci la conferma dell’armistizio con la Jugoslavia e gli alleati anglo-americani, in accordo con il Comitato di Liberazione na-zionale italiano. Ci informarono pure che i tedeschi erano a Knin (località a trenta

chilometri da Spalato): non potevamo pre-vedere quando avrebbero occupato la cit-tà, ma si sapeva di sicuro che ciò sarebbe avvenuto molto presto. Il tempo stringeva, il precipitare degli eventi ci costringeva ad una scelta, in ogni caso impegnativa e dif-ficile. La domanda che ci arrovellava nel cervello era evidente: “Cosa facciamo? Dove andiamo e con chi? Andiamo a casa, ma come? Via mare? Via terra?”. La scelta era comunque difficile. La di-scussione era vivace, interessante ma in-concludente, perché raggiungere l’Italia era impossibile, sia via mare come pure via terra. Mai la scelta mi avrebbe portato a stare con i nazifascisti, tradendo gli ide-ali antifascisti miei e dei miei famigliari. Nella notte ci spostammo verso la monta-gna, nella zona che era frequentata anche dai partigiani di Tito. Infatti, un commis-sario partigiano che capiva l’italiano ci aveva seguito nella discussione e ci aveva chiesto se eravamo disposti a sentire la sua opinione; avendo noi acconsentito, ci prospettò tre soluzioni: la prima prevede-va che, chi voleva continuare a combattere con i nazifascisti, avrebbe dovuto fare un suo gruppo; la seconda che, chi voleva an-

dare con i partigiani, si collocasse vicino a lui; la terza che, chi voleva nascondersi, avrebbe rischiato molto poiché non avreb-be saputo dove e come nascondersi. Era-vamo consapevoli che andare con i par-tigiani avrebbe significato non avere più una casa né pasti regolari, nutrirsi quan-do e come era possibile, dormire sotto le stelle, con continuo rischio e tanta paura. Nonostante questo, nel mio intimo, dopo una profonda riflessione e senza mai di-menticare chi mi aspettava a casa, decisi di stare con la Resistenza. Poche ore dopo, il 10 settembre 1943, ero già in prima linea, col terzo Battaglione Dalmato, per ferma-re i tedeschi e dare il tempo ai partigiani di Spalato di vuotare i magazzini delle armi, degli alimenti, del vestiario ed altro materiale bellico prezioso per sostenere la guerriglia partigiana. Mentre l’esercito tedesco occupava la costa adriatica, noi ci sganciammo a marcia forzata verso l’in-terno, in Bosnia, nella città di Livno, in-contrando spesso anche i gruppi (Estasia) dei fascisti collaboratori, come pure dei cetnici, nazionalisti serbi che ci attacca-vano da tutte le parti. In questa città, con il consenso di Tito (comandante generale

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TESTIMONIANZA DI UMBERTO CORRADINI (Comandante partigiano in Jugoslavia)

Il comandante partigiano Umberto Corradini, protagonista della mobilita-zione dei militari al servizio della Todt ed organizzatore delle strutture mili-tari italiane nel 1943/45, è stato decorato conMedaglia di bronzo al valor militare, consegnata dal Ministero della Difesa della Repubblica socialista federativa Jugoslava.

Umberto Corradini

22 ottobre 2011notiziario anpi

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Mario FontanesiMio nonno era partigiano

Non ho mai conosciuto mio nonno, morto prematuramente nel 1970, quattro anni pri-ma della mia nascita. Si chiamava Mario. Ho imparato a conoscerlo dalle fotografie che la nonna mi mostrava e dai suoi raccon-ti di quand’ero bambino. Non tante cose a dir la verità: la sua bontà, la sua mitezza, la dignità in ogni sua scelta, in anni sofferti durante e dopo la guerra. Ancora bambino sarebbe stata tanta la vo-glia di averlo con me, poi col tempo i sen-timenti impari a metabolizzarli e quel che più mi è rimasto di lui è forse quell’indole un po’ ribelle, quel non volersi mai uni-formare, quel volersi sentire liberi anche quando qualcuno vorrebbe metterti i piedi in testa. Mio nonno era Partigiano, uno dei tanti, fece una scelta non facile, ma la fece, mentre altri, quando tutto pareva andare in malora, preferirono nascondersi o starsene zitti. Altri ancora scelsero la tirannia e il ser-vire gli invasori. Nessuno lo obbligò, come tutti gli altri suoi compagni di lotta. Il loro era un obbligo morale di fronte al sentimen-to che provavano per la loro terra, per i loro

cari. Era la consapevolezza che scegliere è il mezzo per essere liberi. Fu tra i primi a partire per le nostre monta-gne e già ai primi di luglio del 1944 era in-quadrato nella 144a Brigata Garibaldi. Poi, dopo il grande rastrellamento del 20-22 no-vembre 1944 sul Monte Caio, quando perse tanti cari amici, dal dicembre 1944, tornò in pianura, lui nativo di Cavazzoli, nella 76a Brigata SAP. A guerra finita, a Liberazione raggiunta, tor-nò a casa come tutti i partigiani, senza biso-gno di medaglie, di riconoscimenti.Il 25 settembre scorso mio nonno avrebbe compiuto 87 anni, classe 1925 la sua. Non ho mai parlato di lui, né scritto, sento però in anni come questi di ricordarlo, senza troppa enfasi, d’altronde è questo che più mi hanno insegnato di lui, l’umiltà delle cose semplici. Non ebbe bisogno di cartoline precetto per partire e con lui tutta quella generosa gene-razione di donne e uomini che non aspetta-rono che la libertà piovesse dal cielo. Se la sono andata a riprendere.

Oggi lo si dimentica. Oggi vogliono far di-ventare eroi i fascisti, quelli che come mio nonno hanno combattuto. Quanta amarez-za… e se la provo io, che sono nato tanto tempo dopo, provo ad immaginare mio non-no, se ancora ci fosse, cosa direbbe di tutto questo e provo ad immaginare cosa possono sentire nel cuore quelli che invece sono an-cora qui con noi. Ecco, mio nonno è stato questo, forse tanti altri leggendo si riconosceranno nelle mie parole, d’altronde quelli come mio nonno erano persone semplici e una volta finita la guerra tornarono a casa per ricostruire, per ricominciare, a volte persino a doversi ver-gognare per quella cosa grande che aveva-no fatto, non perché avessero sbagliato, ma perchè il mondo non era cambiato come si sarebbero aspettati. Lo guardo in una foto, sempre la solita che ho di lui, vorrei ringraziarlo per tutto, ma so benissimo che non vorrebbe sentirselo dire. Ciao nonno, la tua idea vive con me.

Alessandro Fontanesi

“Non ebbe bisogno di cartoline precetto per partire e con lui tutta quella generosa generazione di donne e uomini che non aspettarono che la libertà piovesse dal cielo, se la sono andata a riprendere…”

dell’esercito partigiano) formammo il bat-taglione “Matteotti”, il primo di soli italia-ni, incorporato nella terza Bgt.“Graisca”, all’interno del quale eleggemmo democra-ticamente i nostri comandanti, a seconda delle capacità espresse dai soggetti e non tenendo conto dei gradi militari italiani. A seguito delle vittoriose avanzate dell’Ar-mata Rossa in terre orientali, i tedeschi si ritirarono verso Belgrado, incalzati dai lanciamissili Katiuscia, opponendo un’ul-tima disperata resistenza: per otto giorni fu una guerra infernale, alla quale parte-cipammo e vincemmo, ma il momento di grandissima emozione è avvenuto quando incontrammo i “tavaris” dell’Armata Ros-sa il 24 ottobre 1944 a Belgrado liberata. Con la liberazione di Belgrado eravamo giunti all’epilogo di un modo di combat-

tere e la guerriglia partigiana era finita: da quel momento ci aspettava una guerra di-versa, frontale, di movimento, di posizioni in trincee, di tipo tradizionale.

a cura di Gaetano Davolio

memoria

Partigiani reggiani all’estero(Guerrino Franzini, Dati sull’apporto reggiano alla guerra di Liberazione, “Ricerche Storiche”, 1975/26-27, pp. 5-14)

Albania combattenti 16 caduti 1Francia combattenti 6 caduti 1Grecia combattenti 52 caduti 21 1

Jugoslavia combattenti 85 caduti 12Montenegro combattenti 2 caduti ––

1 In questa cifra sono compresi nove reggiani caduti a Cefalonia nel settembre 1943, a cui è stata riconosciuta la qualifica di "Partigiano all’estero". Non si conosce il numero effettivo degli altri caduti della "Acqui". I dati sono stati elaborati sulla scorta di documenti esistenti all’ANPl.

23ottobre 2011notiziario anpi

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Dopo anni, gli organizzatori hanno de-ciso di aumentare il numero dei parteci-panti, per riuscire a soddisfare le sempre numerose richieste. Così ben cento per-sone, provenienti soprattutto da Germa-nia, Austria e Svizzera, hanno scoperto e camminato dall’otto all’undici settembre 2011 sull’Appennino che fu teatro della Resistenza locale. Sempre particolarmen-te ricco il programma, impreziosito dai racconti dell’immancabile guida CAI Da-niele Canossini, che sa indicare i luoghi di appostamenti partigiani, di cippi, e spie-gare come fosse la montagna nel 1943-45. L’otto settembre, anniversario della firma dell’armistizio, la numerosa ed eterogenea comitiva ha visitato i luoghi significativi del ventennio fascista e della Resistenza in città, dopo un’introduzione storica di Massimo Storchi. Dal venerdì 9 invece il gruppo si è spostato in montagna dove ha ascoltato la testimonianza di Fernando Cavazzini Toni sulla sua squadra volante di sabotatori, la Demonio, per poi dirigersi a Cervarolo.Il paese che fu teatro della strage del mar-zo ‘44 è stata una tappa particolarmente sentita dei Sentieri 2011, data la recente sentenza di condanna di alcuni nazisti re-sponsabili del massacro. L’aia di Cervaro-

lo ha ospitato per l’occasione le donne del paese, testimoni di quel lontano giorno, e ha visto nuovamente suonare il violi-no, grazie a Emanuele Reverberi e Paolo Simonazzi, quel violino sopravvissuto alla strage con una storia tutta sua di re-sistenza. Sabato 10 settembre, il gruppo è partito da Busana, salito alla cima del Ventasso per poi raggiungere il mulino di Montemiscoso e qui ascoltare la testimo-nianza di Volpe Francesco Bertacchini e del distaccamento “Cervi”. Da Montemi-scoso ha poi raggiunto Cervarezza dove Giacomo Notari Willi ha raccontato, oltre alla propria personale vicenda partigiana, la storia di quei paesi negli anni di guer-ra, delle loro genti, facendo quasi toccare con mano il sacrificio e la solidarietà che animava le montagne reggiane nei venti-mesi mesi di Resistenza. Altro momento particolarmente toccante, non solo per gli organizzatori dell’iniziativa, Matthias e Steffen, ma per quanti – e sono molti – che da anni vivono i Sentieri Partigiani, è stata la visita alla tomba del comandante Mir-co. Camillo Marmiroli Mirco, scomparso l’aprile scorso, era una presenza fissa dei Sentieri, che erano cresciuti con lui. In tanti ragazzi, infatti, provenienti da paesi diversi, quel giorno hanno portato dei fiori

avvenimenti

Giovani europeiSUI SENTIERI DELLA MEMORIA DELLA LIBERAZIONE

Sentieri partigiani 2011

Al mulino di Montemiscoso

Alle spalle dei camminatori l’Alpe di Vallestrina

L’edizione 2011 dei Sentieri Partigiani, organizzati da Istoreco in collaborazione con l’ANPI, si conferma come uno degli appunta-menti di memoria vissuta più riusciti del panorama reggiano.

I Sentieri a Correggio

24 ottobre 2011notiziario anpi

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avvenimenti

Al posto della vecchia lapide, rimossa durante lavori di ristrut-turazione di un edificio, dal 25 aprile scorso è stato collocato il nuovo monumento, un’opera realizzata gratuitamente dallo scultore Vasco Montecchi. La cerimonia ha visto la staffetta partigiana Giuseppina Vezzosi scoprire il monumento avvolto nel Tricolore, successivamente i partigiani Viscardo Campani e Nando Torelli hanno deposto una corona di fiori, mentre il par-rocco don Rino ha impartito la benedizione. Il monumento è un

manufatto importante non solo per le dimensioni che lo rendo-no fortemente visibile e riconoscibile, ma anche perché, per la sua realizzazione, ha visto il coinvolgimento di tanti cittadini di Ventoso e di Scandiano. Infatti, all’inaugurazione, organizzata dall’Anpi di Scandiano, hanno partecipato, in un clima di festa, insieme al sindaco di Scandiano Alessio Mammi e al vice pre-sidente dell’ANPI Alessandro Frignoli, oltre trecento cittadini.

Bruno Vivi

A destra: La staffetta partigiana Giuseppina Vezzosi mentre scopre il mo-numento. Al centro: Il partigiano Marino Bondi, insieme a Vasco Montecchi, mentre legge una poesia dialettale di Giuseppe Campioli. A sinistra: Alessan-dro Frignoli al microfono, il sindaco Alessio Mammi, Bruno Vivi dell’ANPI di Scandiano, e Vasco Montecchi (Foto Walter Franceschini)

Nei mesi scorsi è stato inaugurato nella frazione di Vento-so (Scandiano) il nuovo monumento ai caduti della secon-da guerra mondiale.

VENTOSO DI SCANDIANO

di campo sulla sua tomba, dopo che per anni lui li aveva raggiunti per raccontargli le osce-nità della guerra. Oggi a ripercorrere quelle montagne con Istoreco e tanti altri antifascisti europei ci sono il figlio di Mirco, Carlo, con le due nipoti, esempio di quella memoria che rimane viva. Il programma 2011 si è poi con-cluso a Correggio dove Avio Pinotti Atos ha raccontato la Resistenza in pianura, e Giaco-

mina Castagnetti assieme a Giovanna Quadre-ri il ruolo che hanno avuto le donne – madri, staffette, combattenti – nella Liberazione. E mentre si mangiava e ci si riposava, la Banda di Quartiere suonava Bella ciao, canticchiata in tutte le lingue. In altra parte del giornale, segnaliamo, si parla più diffusamente della tappa correggese.

Gemma Bigi

Sentieri partigiani 2011

L’OPERA DI VASCO MONTECCHI IN MEMORIA DEI CADUTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Davanti all’ex carcere di San Tommaso a Reggio Emilia, in Via delle carceri

Nell’aia di Cervarolo. Insieme ai famigliari delle vittime della strage del 20 marzo 1944 e ai musicisti, in piedi si riconoscono l’avvocato Italo Rovali e Matthias Durchfeld di Istoreco

I Partigiani Francesco Bertacchini Volpe, a si-nistra, e Giacomo Notari Willi a destra, mentre raccontano a Cervarezza

25ottobre 2011notiziario anpi

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NINO BATTISTA FERRARINI (DAVIDE)11/03/1925-3/10/2011

Il 3 ottobre 2011 è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Nino Battista Ferrarini Davide, partigiano combat-tente nella 26a Bgt Garibaldi. Dei tanti episodi, sacrifici sopportati e che rac-contava ne fanno testimonianza due attestati e, incorniciata, la Croce al me-rito di guerra per l’attività partigiana, consegnatagli dall’ANPI di Modena in occasione del 30° della Resistenza. Da Toano, era venuto ad abitare a Iano di Scandiano nel 1960 avendo acquistato qui un podere. Da allora sempre iscritto alla nostra ANPI. Assieme alla moglie, per decenni, ha partecipato a tutte le ce-rimonie in collina e in montagna svolte ai Cippi partigiani. Era un uomo, sempli-ce, gran lavoratore, dedito alla famiglia e amato e stimato da quanti lo conobbero. Al funerale, tanta gente, con la musica e la bandiera dell’ANPI. Alla moglie Ma-ria e ai figli Luisa e Giuseppe vanno le fraterne condoglianze dell’ANPI scan-dianese.

ANPI Scandiano

ARTURO PASQUALI26/01/1916-06/08/2011

Il 6 agosto scorso ci ha lasciati Arturo Pa-squali, persona retta, dedita alla famiglia, al lavoro e alla giustzia. Per sua espressa volontà noi familiari sottoscriviamo per l’ANPI, associazione che stimava e non mancava di seguire i vari sviluppi tramite il suo giornale al quale era abbonato.La moglie Arduina, la figlia Mara e il ge-nero Nuber lo ricordano sempre.

ELSO CONCONI26/06/1921-19/08/2011

Il 19 agosto scorso, dopo breve malattia, è deceduto, all’ospedale Sant’Anna di Ca-stelnovo ne’ Monti, l’amico e compagno Elso Conconi. Aveva 90 anni. Conconi, persona molto conosciuta e stimata, an-che per il suo carattere aperto, socievole e molto tollerante, sapeva conversare e ri-spettare le idee contarie alle sue. Conconi era il penultimo alpino ancora in vita che, fortunosamente, era riuscito a uscire in-colume dalla disfatta subita dall’ARMIR sul fronte russo. Dopo l’otto settembre 1943, era tornato nella divisione Tridenti-na nuovamente ricostituita, dopo la trage-dia del fronte russo, a Vipiteno. Le truppe corazzate tedesche, comandate dal gene-rale Rommel, però li catturarono. Con una fuga roccambolesca, Conconi riuscì a scappare e raggiungere Pieve di Panta-no, località di residenza della sua fami-glia. La serenità ebbe vita breve, perché con l’estate 1944, Pantano fu scelto come sede di un forte raggruppamento compo-sto da 60 SS e 25 fascisti con il preciso compito di lotta antipartigiana. In quel luogo furono trucidati ben nove patrioti e dei civili furono torturati e seviziati e tanti altri deportati in Germania. Conco-ni, che abitava a dieci metri di distanza dal comando tedesco, non ebbe vita fa-cile anche perché era già membro della 285a Bgt. SAP Montagna. Il comando tedesco-fascista smobilitò soltanto il 23 aprile 1945 con sollievo della popolazio-ne locale che per oltre dieci mesi aveva vissuto nel terrore. Ricordiamo Conconi come persona buona d’animo, onesta e molto stimata. Rinnoviamo alla moglie

Savina e ai due figli le nostre sentite con-doglianze e la fraterna solidarietà. In suo ricordo offriamo pro Notiziario.

Bruno Valcavi

MARISA REVERBERI in Veneziani14/01/1931-15/05/2011 Il giorno 15 maggio scorso è mancata all’affetto della famiglia e di tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscerla e frequentarla Marisa Reverberi in Vene-ziani.Con la certezza che “chi vive nel cuore di chi resta non muore”, il marito Sergio insieme ai figli Antonio e Roberto, con le rispettive famiglie, per onorarne la me-moria offrono a sostegno del Notiziario.

26 ottobre 2011notiziario anpi

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UGO CANTARELLI04/07/1925-24/08/2011

Il 24 agosto scorso è deceduto a Carpine-ti, all’età di 86 anni, Ugo Cantarelli, Par-tigiano combattente nella 76a Bgt. SAP, nel distaccamento di San Maurizio (RE) insieme alla defunta moglie, staffetta partigiana, Deletta Daolio scomparsa nel 2008. Cantarelli lascia un buon ricordo di sé, essendosi distinto come artista-artigia-no nella lavorazione del rame e del legno. Dal suo lavoro ha ricavato preziose scul-ture e quadri di indubbio valore artistico che ha lasciato in donazione a enti diversi per realizzare a proprio ricordo e della moglie un museo a Carpineti. I funerali si sono svolti in forma civile, il mattino del 26 agosto scorso nella piazza anti-stante la casa protetta, alla presenza del Sindaco e di esponenti delle associazioni ANPI, CGIL, Pensionati. Lo ricorderemo come amico dei carpinetani, poiché nato a Reggio Emilia da circa trent’anni aveva scelto Carpineti come propria residenza assieme alla sua Deletta. Non lascia fi-gli ma solo parenti. L’ANPI, del quale era militante attivo, rinnova agli amici e parenti le condoglianze e ringrazia il rag. Argo Zini, economo della casa protetta di Poiago, per l’impegno profuso e per l’or-ganizzazione della cerimonia funebre.

Nunzio FerrariBruno Valcavi

EGIDIO BARALDI, (WALTER )18/02/1920-01/10/2011Un uomo libero, un partigianoIl 1° ottobre u.s. si è spento, all'età di 91 anni e 7 mesi, il partigiano Egidio Baraldi, la cui vicenda drammatica di perseguitato innocente, come quella di Germano Nicolini e di altri ex partigia-ni, è stata per molti anni oggetto di po-lemiche e di un'attenzione che ha di gran lunga oltrepassato i confini della nostra provincia. Nato a Cavezzo di Modena l'otto febbraio 1920 in una famiglia con-tadina poi trasferitasi in area reggiana, a Cognento di Campagnola, ha ben presto iniziato a lavorare la terra coi familiari fino al servizio militare che lo ha visto artigliere su vari fronti. A casa in licenza nell'agosto ’43 per i funerali della madre, con l'armistizio dell'otto settembre fini-va per Egidio la “guerra del duce” e di lì a poco ne cominciava un'altra, quella contro il fascismo repubblichino rispun-tato all'ombra ed al servizio dei nazisti occupanti. Impegnato già dal dicembre '43 nei primi di quei gruppi partigiani che poi si chiameranno SAP (Squadre d'azio-ne patriottica) diventerà comandante di un battaglione e infine vice commissario della 77a Brigata operante nella pianura reggiana tra la Via Emilia e il Po. Nel 1947 fu arrestato, e poi condannato con altri, quale responsabile dell'uccisione del capitano Mirotti, già fascista volonta-rio nella guerra di Spagna, avvenuta nella notte del 20 agosto 1946 a Campagnola,

dove il Mirotti, prigioniero degli Alleati al Sud, era ritornato dopo avere con loro risalito la Penisola. Condannato a 22 anni di reclusione, ridotti poi a 16 in appel-lo, ne scontò sette proclamando sempre la propria innocenza, quella innocenza che gli verrà riconosciuta con la senten-za di revisione della Corte d'Appello di Perugia soltanto nel marzo 1998, e per la quale si era fieramente e instancabil-mente battuto invano (anche perché non supportato da chi avrebbe potuto) per decenni , indicando fin da subito i veri colpevoli, dunque “ben prima del Chi sa parli! apparso il 29/08/1990”, come ha scritto l'avv.Dino Felisetti (“Gazzetta di Reggio”, 2/10/2011) con riferimento al ben noto appello di Otello Montanari. Drammatico e amaro, al riguardo, il terzo suo libro autobiografico, pubblicato nel 1989, Ho pagato innocente. Vi si coglie fra l'altro che una delle più dure soffe-renze, per Baraldi, fu la pesante plurien-nale ostilità di suoi compagni comunisti che lo trattarono da “traditore” per aver fatto quei nomi. Ma ciononostante non defletté mai dalla sua fedeltà agli ideali di giustizia della sua giovinezza, sempre da uomo libero scevro da fanatismo. Così come fu costante il suo impegno nelle file della Resistenza. Vicino sempre all'ANPI e, per anni, da pensionato, appassionato collaboratore volontario dell'Istituto sto-rico resistenza: tra i frutti di questa col-laborazione la registrazione dell'enorme mole di dati relativi agli oltre 1000 reg-giani deportati civili e gli oltre 8000 in-ternati militari nei lager nazisti. Quei dati ora reperibili su internet negli Albi della Memoria curati con grande competenza da Amos Conti per Istoreco. In tanti era-vamo al suo funerale laico, il 3 ottobre, in un caldo e assolato pomeriggio di inizio autunno, con le bandiere dell'ANPI, del-la Camera del Lavoro e della 77a Brigata SAP.

Antonio Zambonelli

27ottobre 2011notiziario anpi

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GIUSEPPE CARRETTI (DARIO)

6° ANNIVERSARIOIl 2 ottobre scorso ricorreva il 6° anni-versario della scomparsa del Partigiano Giuseppe Carretti Dario, vice comandante della 145a BGT Garibaldi, ex sindaco di Cadelbosco Sopra e presidente dell’ANPI reggiana per oltre 25 anni. Lo ricordano

con profondo rimpianto le famiglie Carretti e Pioppi offrendo al suo Notiziario.Tra le tante cose che il bracciante di Villa Seta, come amava autodefinirsi, ci ha lasciato in eredità – dal suo lavoro di sinda-co all’impegno per l’Africa australe e per la Palestina, ricordia-mo la scuola di Seilat a lui intitolata – c’è proprio anche questo Notiziario, che ha trasformato da modesto bollettino ciclostilato nella rivista che avete fra le mani. Un luogo d’incontro e di con-fronto per la politica e la cultura reggiane, un luogo di memoria. Ma con un’attenzione particolare alle giovani generazioni, che oggi, sottolineiamo, possono appartenere a pieno titolo all’AN-PI. Sono poche righe ma crediamo rispettino l’essenzialità dell’uomo e Partigiano Carretti.

REMO BONAZZI (ANDREA)5° ANNIVERSARIOIl 22 settembre ricorre il 5° anniversa-rio della morte di Remo Bonazzi Andrea, Partigiano della 76a Bgt. SAP ed ex presi-dente della sezione ANPI di Bibbiano. La moglie Enore, le figlie Tita e Catia, i nipoti Davide, Elena ed Elia e il genero Giovanni

lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

SETTIMO BALLABENI1° ANNIVERSARIOIl 1° novembre ricorre il primo anniversario della scomparsa di Settimo Ballabeni.La moglie Teresa Cigarini e i famigliari tutti, nel ricordarlo con immutato affetto, sottoscrivono, in suo onore, pro Notiziario.

ARTURO IOTTI (SPARTO)

6° ANNIVERSARIOIn occasione del 6° anniversario della scomparsa del marito Partigiano Arturo Iotti Sparto, la moglie Amelia Albarelli, il figlio Dante, la nuora e la cognata lo ricor-dano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

OVIDIO MANFREDI1° ANNIVERSARIOA te che hai costruito la tua intera vita sulla forza e suoi valori più sani, a te che corag-giosamente hai sempre lottato per ciò in cui credevi, a te dichiariamo ancora una volta il nostro amore, ricordandoti ogni istante.Edda, Caterina e Giacomo

IGINIA MASONI (LOTTA)IN MEMORIAIn ricordo della Partigiana Iginia Masoni Lotta, appartenente alla 77a Bgt. SAP, che operò in particolare nei Gruppi di di-fesa della donna di Cogneto. Lotta, nata a Castelnovo Sotto nel 1913, è deceduta nel 1999.

L’amica Paola Iotti Giovanelli in sua memoria sottoscrive pro Notiziario.

FEDERICO FRANZONI (PRIMAVERA)

5° ANNIVERSARIOIl 21 settembre di 5 anni fa è mancato all’affetto dei suoi Cari il maestro Federico Franzoni Primavera. Aveva 89 anni. Un uomo schivo, stimato, modesto, di poche parole, dedito con passione al lavoro e alla famiglia.

Sin dal settembre 1943, lo vediamo impegnato con i giovani di San Ruffino di Scandiano a organizzare la Resistenza e ospitare in casa sua i militari sbandati dopo l’8 settembre. Primavera, poi, deve salire in montagna e lo ritroviamo nella 26a Brg. Garibaldi, come intendente di Divisione con il grado di tenente. La moglie Palma, il figlio Luciano con la moglie Carmen e il ni-pote Daniel lo ricordano con immutato affetto, insieme all’AN-PI di Scandiano, e offrono pro Notiziario.

WERTHER SPAGGIARI (LEMBO)5° ANNIVERSARIOIl 27 ottobre ricorre il 5° anniversario del-la scomparsa, a 83 anni, del Partigiano Werther Spaggiari Lembo, responsabile del-la Sezione ANPI di Gavassa. Werther aveva lavorato per lunghi anni presso il mulino “Masone”, poi “Progeo”, e aveva sempre dimostrato attaccamento alla famiglia e ai

suoi ideali ispirati ai valori della Resistenza. L’Amministrazione comunale di Correggio, in occasione del 38° anniversario della battaglia di Fosdondo, gli aveva conferito il diploma e la meda-glia quale protagonista generoso ed eroico di una delle pagine più belle della storia della Resistenza a Correggio e provincia. E’ tanto triste averti perduto, ma è tanto bello ricordarti. La moglie Dilva, i figli Ivano e Marisa in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

28 settembre 2011notiziario anpi

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di Glauco Bertani

Graziano l’Emiliano

“Ringrazio Michele Emiliano per il con-

fronto democratico che ci ha coinvolto

e per l’amicizia che mi ha dimostrato

firmando per primo la mia candidatura”

(san Graziano Delrio, presidente ANCI)

Per chi suona la campana?

“Al tavolo politico-letterario Ernest He-

mingway sono indulgenti nei confronti

delle (rare) esternazioni di Filomena De

Sciscio, vice sindaco di Reggio Emilia ...

Al tavolo sono curiosi e si chiedono cosa

intendesse dire Filomena De Sciscio con

l’affermazione ‘Bisognerebbe puntare

su tematiche più importanti dei gettoni

di presenza ai consiglieri’. Gentile Sig.

ra, si incammini sulla via di Damasco,

scenda le scale del Palazzo e ascolti i

commenti delle massaie che frequentano

il mercato” (Ninuccio Masoni)

“Visto il disastro ACT mi aspettavo che

Malagoli si presentasse qui da presidente

dimissionario” (Alberto Ferrigno PRC)

“Si sono poi superati quando hanno di-

feso le politiche di ACT, parlando di un

sistema che va addirittura verso l’otti-

mizzazione” (Alberto Ferrigno PRC)

“Il rischio era di non riuscire a coprire

tutto il territorio: per questo io sono sod-

disfatto del servizio ACT” (Angelo Ma-

lagoli, presidente ACT)

“Abbattere il despota e il suo erede deve

essere l’obiettivo primario” (Donato

Vena, PDCI)

Michelangelo“Perché non parlate? Capisco l’ostraci-

smo nei confronti di questa terra ma non

voglio credere che siate complici di un

genocidio” (v.m.)

Giunte“Il primo tipo di spreco è determinato

dalla rindondanza delle Giunte (fino a 12

assessori)” (Mauro Bonaretti, direttore

generale Comune di Reggio Emilia)

Parole non fatti“Come il Presidente della Circoscrizione

Città storica, anche il nostro Gruppo, in

coerenza con quanto sostenuto in Consi-

glio comunale, si rende quindi disponibi-

le a dare seguito al contenuto della mo-

zione bocciata lunedì dal PD, decurtando

volontariamente del 50 percento i nostri

gettoni di presenza” (Lega Nord)

Casa mia, casa mia per piccina

che tu sia...“Ci chiediamo però perché ai ragazzi di

Aq 16, che godono anche di convenzio-

ni rilasciate dal Comune, è permesso di

imbrattare i muri (è successo circa due

anni fa anche a casa mia) di bivaccare e

passare la notte assieme ai loro cani sotto

i portici di un supermercato (li ho visto

con i miei occhi nei pressi di casa mia) di

occupare edifici pubblici sotto il nome di

Senzatetto, ecc.” (Nadia Borghi, comita-

to Santa Croce)

Soluzione finale“Io faccio quella strada tutti i santi giorni

e queste zingare sono perennemente lì a

chiedere l’elemosina e soprattutto a cre-

are problemi alla circolazione e ultima-

mente sono diventate anche aggressive”

(Marica)

Don Raaaaaaaaaannnzzzzzza

nel Tempio“Don Ranza ha sì il possesso delle chia-

vi, potrebbe sempre impedire a chiunque

di visitare il presepe, ma non potrebbe

mai farlo a pezzi” (Benedetta Fiorini,

PDL)

Rivedersi a Filippi?

“Non è degno di rappresentare il popolo

chi ha paura di affrontare l’elezioni at-

traverso un voto di preferenza” (Fabio

Filippi, PDL)

GA(S)P“Mentre stavamo andando a pranzo con

Marco Benati e altri iscritti, siamo stati

avvicinati da un anziano in bici che mi

ha detto ‘Voi siete i discendenti di quei

criminali che governano [sic] l’Italia fa-

scista’” (Marco Eboli, PDL)

“Dobbiamo ricostruire il Partito Comu-

nista” (Donato Vena, PDCI)

Andare a Patrasso

“Ho 52 anni, faccio l’assessore alla cul-

tura da sette e mezzo, grazie a Dio ho

anche una professione e quindi... se il

sindaco dovesse ravvisare l’esigenza di

un cambio, magari individuando qualcu-

no più giovane di me, che sappia anche

innovare, ovvero trovare ad esempio

nuove e maggiori fonti di finanziamento

per le politiche culturali, io sono dispo-

nibile a lasciare, rimettendo il mio man-

dato nelle mani del sindaco” (Giovanni

Catellani)

Giù al Sud“Al Nord come al Sud l’Italia soffre di

problemi enormi, ma noi ci faremo ca-

rico di tutto il Paese” (san Graziano

l’Emiliano Delrio)

30 ottobre 2011notiziario anpi

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ROSEBUDdi Sandra Campanini

Durante l’anteprima regionale del film Il Ribelle, avvenuta a Reggio Emilia lo scorso 26 settembre, il regista Giancarlo Bocchi, nella sala stracolma di pubbli-co del cinema Rosebud, riaffermava la sua decisione di non proiettare il film a Parma: “Ho dovuto rispondere negativa-mente ad alcune proposte di esercenti e di circoli culturali che mi chiedevano di pre-sentare il film a Parma. Con grande dolo-re ho deciso di non fare proiezioni nella città di Guido Picelli, che è anche la mia, per protesta contro la situazione di degra-do etico, culturale, sociale ed economico che vive Parma da oltre dieci anni a causa dell’amministrazione di centrodestra”. Due giorni dopo la proiezione al Rosebud la giunta di Parma è caduta e Bocchi ha potuto organizzare una proiezione specia-le de Il ribelle al cinema Aurora di Lan-ghirano. Ci ha messo tre anni il regista parmigia-no d’Oltretorrente Giancarlo Bocchi nel recuperare materiale d’archivio e testi-monianze d’epoca per comporre Il Ri-belle. Documentario indipendente sulla dimenticata e importante figura storica dell’altrettanto parmigiano Guido Picel-li, oppositore del fascismo, del franchi-smo e dello stalinismo. Un’avventura libertaria, quella di Picelli che attraversa vent’anni di totalitarismi europei. Antesi-gnano di Che Guevara, Picelli con i suoi

quattrocento Arditi del popolo sconfisse diecimila fascisti durante i cinque giorni della Battaglia di Parma nell’agosto del ’22, sostenne l’idea del Fronte popolare contro il fascismo in Europa, compì gesti eroici e clamorosi ridicolizzando il regi-me e scampando ad attentati dell’OVRA. Giunse infine in URSS, venne emarginato dagli stalinisti e finì leader dei battaglio-ni del POUM (Partido obrero de unifi-cación marxista) nella guerra di Spagna, fino a quando una pallottola vigliacca lo fulminò, colpendolo alle spalle. Il ribelle di Bocchi, con voce narrante di Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino a in-terpretare in voce over lo stesso Picelli, è prima di tutto, lavoro di recupero di materiali inediti tra cineteche di mezzo mondo: “una tecnica mista fatta di testi-monianze orali, filmati d’archivio e intui-to”, spiega Bocchi al “fattoquotidiano.it”, “Ho scovato l’unico film in cui Picelli re-cita assieme ad Ermete Zacconi nel 1914, una sequenza di Caporetto censurata da-gli archivi italiani e una della cavalleria del POUM”.Ma torniamo alla biografia di Picelli men-tre preparava un attacco contro il nemico franchista, il 5 gennaio 1937, una pallot-tola lo fulminò, colpendolo alle spalle, all’altezza del cuore. Attraverso docu-menti segreti e filmati inediti, questo film racconta, per la prima volta, la storia di

un eroe scomodo, dimenticato, ma attua-lissimo per le sue idee sociali e politiche, di un “ribelle” la cui morte è rimasta fino ad ora avvolta nel mistero.Il Ribelle è il risultato di oltre tre anni di lavoro, di intense ricerche negli archivi russi, italiani, francesi, spagnoli, statuni-tensi. E’ un film indipendente, che vuo-le riaffermare l’assoluta necessità di una “democrazia delle immagini” contro i “format” preconfezionati di storia, attual-mente nelle mani delle multinazionali o dei gruppi televisivi. Questo lavoro di produzione indipendente ha portato al ri-trovamento di un filmato, unico al mon-do, del 1914, che ritrae Guido Picelli e di molte altre pellicole rare o inedite, non-ché d’importati documenti segreti degli archivi russi e spagnoli.

Documentario indipendente sulla figura storica del rivoluzionario parmigiano.

Un film di Giancarlo Bocchi

Il regista Giancarlo Bocchi, a sinistra, e Mario Vighi durante l’incontro con l’autore svoltosi lunedì 26 settembre al cinema RosebudSotto: Il pubblico del Rosebud

GUIDO PICELLI, “IL RIBELLE”

31ottobre 2011notiziario anpi

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Associazione Provinciale di Reggio Emiliavia Maiella, 4 - Tel. 0522 3561

www.cnare.it

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Il “Notiziario ANPI” è una voce della Resistenza e della democrazia. PER VIVERE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO

notiziario

Il 28 ottobre, Maria Montanari compie novant’anni: coraggiosa staffetta partigiana nella zona della pianura, operando tra Cadelbosco Sopra e i comuni limitrofi, giovanissima è stata mon-dina, poi ha lavorato al Calzificio Riva e successivamente alla Calza Bloch, dove è stata re-sponsabile di reparto e della commissione interna e negli anni settanta tra le protagoniste della storica lotta contro i licenziamenti. Dopo la Liberazione è stata tra le costruttrici dell’UDI a Cadelbosco Sopra e ora fa parte del Consiglio Provinciale dell’ANPI. Maria è stata tra le protagoniste del difficile ed esaltante cammino delle donne lavoratrici per l‘emancipazione e per i diritti. Sposata a Giuseppe Carretti (amato Sindaco di Cadelbosco Sopra e Presidente dell’ANPI per lunghi anni ) ha condiviso con lui l’impegno per difendere e trasmettere ai giovani i valori dell’antifascismo e della Resistenza .Tante sono le sue testimonianza sull’esperienza vissuta (nel Notiziario ANPI, in altre pub-blicazioni, in alcuni video ) e costante è stata la sua presenza in tutte le iniziative a difesa

della democrazia .Le donne del Coordinamento femminile, la Presidenza dell’ANPI, la Redazione del Notiziario augurano con

affetto a Maria: BUON COMPLEANNO E ANCORA LUNGHI ANNI SERENI!

- CIRCOLO ANZIANI “La Rocca di Scandiano – a sostegno Notiziario ............................................................euro 25,00- PALMA FRANZONI in ricordo di Federico Franzoni “Palma” ........ " 50,00- PIER ANTONIO CERVI – sostegno Notiziario ............................... " 50,00- LORIS GILLI e nipoti – in memoria di Tea Gilli ............................ " 210,00- TITA BONAZZI – a ricordo di Remo Bonazzi .............................. " 100,00- WILLIAM BRANCHETTI – a sostegno ......................................... " 70,00- AMELIA ALBARELLI – a ricordo di Arturo Iotti ............................ " 25,00- TERESA CIGARINI in Ballabeni – in memoria del marito Settimo " 25,00- REMIGIO BAGNACANI – a sostegno Notiziario .......................... " 25,00- BRUNO RONTARUOLI – a sostegno Notiziario ............................ " 20,00- PAOLA IOTTI GIOVANELLI – in ricordo di Iginia Masoni “Lotta” ... " 50,00- EDDA MANFREDI e FAM. – in ricordo di Ovidio .......................... " 50,00- FAM. CORGINI – in memoria di Isidoro Corgini .......................... " 50,00

- FAM. CARRETTI-PIOPPI – in ricordo di Giuseppe Carretti ............ " 100,00- FRANCESCO GRASSELLI – a sostegno Notiziario ........................ " 20,00- BRENNO VALCAVI – a sostegno Notiziario ................................. " 30,00- ENNIO PISTONI – a sostegno Notiziario ..................................... " 30,00- MARA PASQUALI – in memoria di Arturo Pasquali ...................... " 100,00- Sez. ANPI CARPINETI – in ricordo di Elso Conconi ..................... " 30,00- IVANO FICARELLI – a sostegno Notiziario .................................. " 40,00- Sez.ANPI CITTADINA – in ricordo di Ugo Benassi ed Egidio Baraldi ...................................................................... " 100,00- GIUSEPPE FRANCESCHINI – a sostegno Notiziario ..................... " 10,00- FRANCESCO MARCONI – a sostegno Notiziario ......................... " 50,00- VALERIA VALERIANI e TILDE VERONA – a sostegno Notiziario .... " 100,00- SERGIO VENEZIANI e FAM. – in memoria della moglie Marisa Reverberi .................................................. " 500,00

i sostenitori

Francesco Bertacchini, il Partigiano Volpe, e Luciana Davoli hanno festeggiato l’8 ottobre scorso, sessant’anni di vita insieme. Sessant’anni che hanno percorso tra mille difficoltà e anche molte gioie. E ora possono ripercorrerli, questi ses-sant’anni, non senza un pizzico di soddisfazioni, per il fatto di averne passate – insieme, sempre insieme – davvero tante.Lui, ex partigiano della 144a Bgt. Garibaldi decise la data del matrimonio: 8

ottobre 1951. “Non si trattava di una data presa a caso – racconta Volpe – per quel gior-no di sette anni prima avevo rischiato la vita, in un accerchiamento di nazifascisti. Eravamo sulle

rive dell’Enza e, per fuggire alle mitragliatrci, decidemmo di guadare il fiume. Finché c’era la nebbia eravamo al sicuro, sia pure con l’acqua alla gola. Poi sia alzò e il nemico riprese a sparare. Qualcuno dei miei compagni…”. Ecco cosa

significa questa data per Francesco, il Partigiano Volpe.

I 90 anni di Maria Montanari

Francesco Bertacchini Volpe e Luciana DavoliSposi l’otto ottobre 1951 Lo stesso giorno del ’44 Volpe sfuggì a un rastrellamento nazista a Buvolo, sull’Enza.

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60NOZZE DI DIAMANTE

34 ottobre 2011notiziario anpi

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Siamo un gruppo di familiari delle vittime della strage nazista di Cervarolo (Italia), compiuta il 20 marzo 1944. Quel giorno sono stati uccisi i nostri nonni, nostri padri, i nostri fratelli, i nostri amici.

Chi tra noi è rimasto in vita, ha portato con sé fino ad oggi un dolore ed un vuoto indescrivibili. Ac-canto ad essi, per decenni, il grande rammarico di non poter far luce su quegli eventi per ottenere giustizia

Come voi sapete, in Italia, per decenni non si sono infatti voluti processare gli assassini e non si sono volute risarcire le vittime. Solo negli ultimi anni, sono stati finalmente svolti alcuni processi, arrivando a sentenze definitive, fino alla Corte italiana d Cassazione. Nel caso di Cervarolo si è concluso I primo grado l’estate scorsa, il 6 luglio 2011. Ora siamo con-tenti che Vi esprimiate Voi sul contenzioso fra la Germania e l’Italia e che si faccia chiarezza sul aspetti della corresponsabilità civile. Con la presente vogliamo ribadire quanto sia per noi importante questa attività giudiziaria e quanto riteniamo onorevole intervenire contro i crimini di guerra d tutti i tempi, perché dietro a tutti que-sti giorni nei tribunali, dietro a tutti i fascicoli e dietro a tutti i paragrafi vediamo ancora i nostri nonni, i nostri padri, nostri fratelli, i nostri amici. E perché crediamo che la giustizia futura si fondi

sul riconoscimento della verità e dell’equità oggi.Cordiali saluti

Cervarolo, provincia di Reggio Emilia, Italia, 18 settembre 2011

SEGUONO FIRME.

Dal 12 al 16 settembre 2011 si è svolto, presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, il dibattimento pubblico inerente al ri-corso presentato dalla Germania contro l’Italia per le sentenze della nostra Corte di Cassazione che aveva ribadito che gli stati non possono pretendere la validità del principio di immunità, al quale si vuole invece rifare lo stato tedesco. Per questo motivo, dopo un incontro fra Merkel e Berlusconi, nel 2008, la Germania ha presentato azione legale presso la Corte internazionale dell’Aia contro le decisioni dei tribunali italiani, di cui ancora si sta aspettettando l’esito.La sentenza del 6 luglio scorso, emessa dal Tribunale militare di Verona che ha condannato all’ergastolo sette sottufficiali e uffi-ciali nazisti, fra questi i responsabili della strage di Cervarolo (Villa Minozzo) del 20 marzo 1944, infatti, è un verdetto non solo da ricordare per la condanna dei militari tedeschi ma anche per la condanna al risarcimento della Germania come responsabile civile dei fatti. Infatti, se passasse la linea che i diritti umani sono da considerare più importanti dell’immunità dello Stato, si creerebbe un precedente positivo e un riconsocimento che i diritti umani valgono di più della ragion di Stato.In attesa della sentenza, e con questo spirito, che i famigliari delle vittime di Cervarolo hanno scritto ai giudici della Corte inter-nazionale che ha sede all'Aia, Olanda.

Egregio Presidente della Corte internazionale, egregi Signori Giudici,

STRAGE DI CERVAROLO

AL TRIBUNALE DELL’AIA:

diritti umani o ragion di Stato?

I famigliari delle vittime di Cervarolo scrivono ai giudici della Corte internazionale dell'Aia

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