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Comunicato stampa GINNASTICAMENTE: MANTENERE IL CERVELLO IN FORMA Senato della Repubblica Sala degli Atti Parlamentari- Biblioteca G. Spadolini Piazza della Minerva 38 20 ottobre 2011- Ore 10.30 COMUNICAT O STAMPA STAMPA Roma,20 ottobre 2011. Come per tutto il resto del corpo umano, anche per il cervello lo scorrere del tempo produce modificazioni strutturali e funzionali che, tipicamente, influenzano progressivamente alcune manifestazioni comportamentali e caratteriali nell’età matura ed in quella avanzata. E’ fondamentale che il cervello, come tutto il resto dell’organismo, sia mantenuto sano ed efficiente così da permetterci una vita cognitivamente ed affettivamente ricca e stimolante. Il convegno che si svolge oggi presso la Biblioteca del Senato “G. Spadolini”. dal titolo “GinnasticaMente: mantenere il cervello in forma” promosso dall’Osservatorio Sanità e Salute di cui ricopre la carica di Presidente il Sen. Cesare Cursi, affronterà il tema dell’invecchiamento cerebrale e sulle pratiche della ginnastica mentale che aiutano a mantenere ad un livello costante e ottimale l’agilità, la flessibilità e le prestazioni del cervello. Il miglioramento della qualità dell’invecchiamento cerebrale fisiologico potrebbe avere nel prossimo futuro anche una importante ricaduta socio-assistenziale e sul S.S.N. Scopo dell’incontro è quello di discutere in modo divulgativo seppure critico con un panel di esperti, le principali problematiche correlate all’invecchiamento cerebrale normale, agli eventuali effetti di malattie concomitanti sulle funzioni cognitive, ai protocolli di ginnastica mentale e di attività fisica per mantenere “in forma” il cervello e l’effetto degli stili di vita e dell’alimentazione.

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Prof. Alberto Priori Università degli Studi di Milano

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Come e perché il cervello invecchia?

Alberto Priori Dipartimento di Scienze Neurologiche

Università degli Studi di Milano IRCCS Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico

Milano

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“Normale” modificazione delle capacità cognitive, di memoria e

motorie con l’età. • Riduzione di:

– Memoria episodica inizia dopo i 30 anni (è già evidente fra i 40 ed i 30 anni) +

– Attenzione per compiti multipli +

– Denominazione di oggetti +

– Capacità visuopercettive +

– Velocità di processamento (ragionamento) +++

– Velocità di movimento +++

– Equilibrio ++

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Il cervello con gli anni riduce il suo peso ed il suo volume (atrofia)

• Peso massimo (1100-1000g) intorno ai 20 anni, inizia a ridursi a 35-40 anni

• Peso minimo dopo gli 85 anni con una riduzione del 10-12% rispetto ai 20 anni

• Riduzione di volume del 0.1-0.2%/anno 30-50 anni

• Riduzione del 0.3-0.5%/anno oltre i 70 anni

• Riduzione di volume non omogenea: l’ippocampo è la regione con la massima riduzione di volume

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Invecchiamento cerebrale

Atrofia corticale, alterazioni della sostanza bianca, ampliamento dei solchi e dei ventricoli cerebrali

33 aa 87 aa

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Cause della riduzione di peso e volume (atrofia)

• Le cellule cerebrali non si dividono (postmitotiche)

• Perdita di neuroni limitata (-9.5%); aree cerebrali importanti per memoria, apprendimento (ippocampo, corteccia entorinale, CA1, CA2) e funzioni associative (corteccia temporale sup.) non presentano una significativa riduzione di neuroni nei 70-80enni sani

• Atrofia neuronale: le cellule nervose tendono a divenire più piccole

• Modificazioni dei prolungamenti dei neuroni (dendriti) e delle sinapsi

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Altri segni di invecchiamento cerebrale

• Accumulo cerebrale di: – Lipofuscine

– Corpora amilacea

– Neuromelanina

– Placche senili, corpi argirofili e tangles

• Modificazioni vascolari (infarti, leucoaraiosi, etc): il flusso di sangue al cervello si riduce del 0.5-0.6%/anno specialmente nelle aree limbiche ed associative

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Invecchiamento cerebrale patologico

Alterazioni Vascolari Demenza Vascolare

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Modificazioni chimiche del cervello

• Aumento di sostanze inibitorie (GABA)

• Riduzione di

– Dopamina

– Acetilcolina

– Noradrenalina

– Serotonina

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Meccanismi di invecchiamento cerebrale

• Stress ossidativo

• Alterazioni mitocondriali

• Alterazioni conformazionali ed accumulo di proteine dentro i neuroni (beta amiloide, tau)

• Ridotta stimolazione ormonale (estrogeni, androgeni)

• Infiammazione

• Genetica (gene per ApoE)

• Ridotta neurogenesi

• Fenomeni involutivi vascolari e metabolici sistemici

• Ambiente (stimoli, nutrizione, tossici)

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Invecchiamento cerebrale patologico Alterazioni Metaboliche demenza alcolica

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Fattori importanti

• Riserva cerebrale

• Plasticità cerebrale

• Neurogenesi: nel lobo frontale e nell’ippocampo vengono generati neuroni durante tutto l’arco della vita (??)

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“Manipolare” l’invecchiamento?

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Prof. Carlo Caltagirone Università di Roma “Tor Vergata”

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Sen. Cesare Cursi Osservatorio Sanità e Salute

Consulta Nazionale Politiche Sociali e Sanità del PDL

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Dott. Gianni Ascone Ministero della Salute

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Dott. Filippo Palumbo Ministero della Salute

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Prof. Alberto Priori Università degli studi di Milano

PERCHÉ E COME IL CERVELLO INVECCHIA?

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Prof. Alessandro Padovani Ospedale “Spedali Civili” di Brescia

MISURARE L’INVECCHIAMENTO CEREBRALE

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Misurare l’invecchiamento cerebrale

Alessandro Padovani

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Standard environment Enriched environment

Il Rapporto tra ambiente e biologia

Johansson & Belichenko, J Cereb Blood Flow Metab 2001

Ambiente arricchito e numero di sinapsi

AA da 2 mesi a 7 mesi di età riduce la

comparsa dei caratteristici danni

anatomici nei topi AD11

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Necessario per ottenere un quadro generale del funzionamento cognitivo e verificare la necessità di ulteriori approfondimenti su specifiche aree

MINI MENTAL STATE EXAMINATION Orientamento temporale e spaziale, MBT, calcolo mentale e memoria di lavoro, MLT, linguaggio e capacità prassico-costruttive Cut-off < 23,8 (corretto)

La Misura della Prestazione Cognitiva

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Variazioni cognitive

nell’invecchiamento: intelligenza

Intelligenza Fluida – Abilità al pensiero astratto e al ragonamento

Intelligenza Cristallizzata – Abilità ad applicare capacità e conoscenza

Aged-related change: Decline in fluid intelligence

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La misura delle modificazioni neuroistologiche

Savva et al., NEJM, 2009

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Evoluzione delle Neuroimmagini • TAC

• MRI

• MRI volumetrica

• MRI spettroscopia

• MRI funzionale

• FDG Glucose PET

• PiB PET

FDG Glucose PET

Lab of Neuro Imaging UCLA School of Medicine. www.loni.ucla.edu/~thompson/AD_4D/dynamic.html.

Helmuth L. Science. 2002;297:1260-1262.

Alzheimer Disease Forum.

http://www.alzforum.org/new/det

ail.asp?id=948.

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LA TAC: Misura e Limiti

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La Misura dell’ATROFIA Cerebrale

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La Misura del Lobo TEMPORALE medio Scheltens et al, JNNP 1992)

2 0 1

3 4

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La misura delle FIBRE e delle loro connessioni

Stadlblauer et al., Radiology 2008

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Fractional anisotropy (FA), mean diffusivity (MD), T1 weighted (SPGR) and T2 weighted

(late echo fast spinecho) images from a healthy 28-year-old woman and a healthy 78-year-

old woman. Note the lower FA, especially in the corpus callosum, and large regions of

posterior periventricular leukoaraiosis (arrow), in the older woman.

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Statistical parametric maps representing

significantly larger activation in the old

compared with the young group during the

NONISODIR coordination mode

Sofie Heuninckx, Nicole Wenderoth, and Stephan P. Swinnen. The Journal of Neuroscience, January 2, 2008 • 28(1):91–99 • 91

Statistical parametric maps representing brain regions

that were similarly activated by both age groups, resulting

from the following conjunction analysis: (NONISODIR

rest)old (NONISODIR rest)young.

La misura dell’Attività Cerebrale

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La Misura del flusso e del metabolismo: il

ruolo della PET

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Erixon-Lindroth N, et al. The role of the striatal dopamine transporter in cognitive aging. Psychiatry Res. 2005;138:1

La misura dei sistemi neurotrasmettitoriali

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PIB PET in AD e Controlli

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Heterogeneity of Amyloid Binding in

Asymptomatic Normal Elderly

Courtesy of Reisa Sperling, Harvard Univ.

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2 yrs

Longitudinal Change in PiB Retention in a

Questionably Positive Control over Two Years

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Prof.ssa Daniela Mari Università degli studi di Milano

Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

CERVELLO E RESTO DEL CORPO:

MENS SANA IN CORPORE SANO

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Daniela Mari

Docente di Geriatria e Gerontologia - Università degli Studi di Milano

Direttore U.O.C. Geriatria

Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

Cervello e resto del corpo:

mens sana in corpore sano

Roma, 20 Ottobre 2011

Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”

Sala degli Atti Parlamentari

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«Orandum est ut sit

mens sana in corpore sano»

Giovenale (Satire, X, 356)

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In Italia, gli over 75 sono 9.249.299 su

60.626.442 Maschi 3.747.268 Femmine

5.502.031 (ISTAT 2011)

La vita media in Italia (ISTAT 2011), ha

raggiunto i 79,1 anni per gli uomini (+ 0,3%

rispetto al 2009), e a 84,3 anni per le donne (+

0,6% rispetto al 2010)

La differenza di genere, che raggiunse il

massimo di 6,9 anni nel 1979, risulterebbe oggi

ridotta a soli 5,2 anni

Introduzione

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Particolarmente veloce la crescita della

popolazione di 85 anni e oltre. Nel 2001, i

cosiddetti “grandi vecchi” erano 1 milione 234 mila,

pari al 2,2% del totale. Oggi, sono 1 milione 675

mila, pari al 2,8% del totale. La stima delle persone

ultracentenarie si è addirittura triplicata dal 2001 al

2011, passando da circa 5 mila 400 individui a oltre

16 mila.

All’età di 65 anni la speranza di vita residua è nel

2010 di

18,3 anni per gli uomini (+ 0,2 sul 2009) e di 21,9

anni per le donne (+ 0,2)

Introduzione

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Invecchiamento e patologie

I malati di Alzheimer e di altre demenze sono

oggi stimati 36 milioni nel mondo, 4,6 milioni

di nuovi casi l’anno, un milione nel nostro

Paese.

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Invecchiamento della

popolazione e polipatologie

“The era is ending when cognitive aging

could be honestly studied without considering

the detailed medical history of each

individual”

Finch (2009), The neurobiology of middle-

age has arrived. Neurobiology of Aging,

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Invecchiamento della

popolazione e polipatologie

Quali patologie possono interferire con

il buon funzionamento del nostro

cervello?

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Obesità e demenza

Nella mezza età (50 aa) essere sottopeso,

sovrappeso ed essere obesi è un fattore

associato a un aumentato rischio per tutti i tipi di

demenza nelle età successive rispetto a chi ha un

BMI (Body Max Index) normale.

(Obesity reviews 2011: 12, e426-e437).

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Altre patologie e demenza

Alti livelli di colesterolo e livelli elevati della

pressione arteriosa nell’età media ( 50 aa) sono

non solo fattori di rischio cardiovascolare, ma anche

facilitano l’insorgenza precoce di disturbi cognitivi

(Mild Cognitive Impairment). (American Academy of

Neurology 63rd Annual Meeting, Honolulu 2011)

I disturbi cognitivi sono frequenti nei pazienti anziani

con fibrillazione atriale e nei pazienti con recente

storia di ictus

(Flaker et al, 2010 Circ Cardiovasc Qual Outcome)

Il diabete mellito di tipo II è associato a una maggior

incidenza di m. di Alzheimer e a demenza vascolare

(Takeda et al,2011 Mol Byosist)

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Che fare?

Studi randomizzati e controllati non hanno dimostrato nessun effetto

consistente delle statine sul decadimento cognitivo o sull’incidenza

della demenza.

(Lancet 2011).

Alcune classi di anti-ipertensivi, per es. i diuretici e gli ACE-inibitori, che

sono in grado di ridurre il grado di cerebroangiopatia amiloide,

potrebbero candidarsi come anti-ipertensivi di scelta, ma necessitano di

conferme su studi con ampio campione. (Miners et al 2008,

Neuropatology and Applied Neurobiology)

I pazienti con FA in terapia anticoagulante orale (TAO) ben controllata

hanno migliori performances cognitive di quelli non in range terapeutico.

(Flaker 2010, Circ Cardiovasc Qual Outcomes)

I pazienti in buon controllo terapeutico del diabete di tipo II hanno

minore incidenza di demenza (Carlsson, 2010 J Alzheimer Dis).

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Conclusioni

Molte patologie sono associate a un aumentato rischio di

m. di Alzheimer e altri tipi di demenza, quali obesità,

ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, diabete, ictus e

fibrillazione atriale.

I dati della letteratura ci indicano che questi fattori di rischio

rilevati soprattutto nella fascia di età 50 anni,

condizionano le nostre performance cognitive negli anni

successivi.

Quindi tutti gli interventi di controllo terapeutico e di

promozione della salute che incidano sullo stile di vita,

debbono iniziare precocemente per uma ottimale

prevenzione del decadimento cognitivo.

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Prof. Stefano Zago Università degli Studi di Milano

ALLENAMENTO COGNITIVO:

GINNASTICA _________

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John Beddington, Cary L. Cooper, John Field, Usha Goswami, Felicia A. Huppert, Rachel Jenkins, Hannah S. Jones, Tom B. L. Kirkwood, Barbara J. Sahakian and Sandy M. Thomas

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Metodi per conservare il proprio capitale mentale

Educazione

Esercizio fisico

Farmacologia (smart drugs)

Training cognitivo

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Nuova

frontiera

salutista?

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‘Il tetto va sistemato quando splende il sole’ John Fitzgerald Kennedy

Un’ampia evidenza epidemiologica suggerisce che una buona e regolare attività cognitiva nell’arco della vita previene il declino età-correlato e riduce - o quanto meno posticipa – il rischio di sviluppare un quadro dementigeno.

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• I ricercatori fanno notare come, nel gruppo degli individui sani, coloro

che praticavano un più alto numero di attività mentalmente stimolanti manifestavano un declino cognitivo più lento, analizzato tramite test condotti ogni 6 anni. • Al contrario, nel gruppo dei malati che avevano sviluppato nel corso dello studio una demenza di Alzheimer coloro che avevano praticato più passatempi cognitivamente stimolanti evidenziavano un più rapido declino rispetto a coloro che erano stati meno impegnati.

• Secondo Wilson e colleghi, i dati dimostrano come le attività mentalmente stimolanti praticate in tarda età possono ‘comprimere’ l'intervallo di tempo in cui il soggetto deve fare i conti con i sintomi della malattia di Alzheimer.

Soggetti impegnati cognitivamente ____________________________

Soggetti non impegnati cognitivamente ____________________________

demenza

demenza

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Una recente Cochrane Review ha analizzato 150 studi condotti tra il 1970 e il 2007 sottolineando la potenziale utilità del training cognitivo nell’anziano pur segnalando delle carenze metodologiche in gran parte degli studi effettuati.

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Aumento dell’attività cerebrale dopo training cognitivo

Corteccia

parietale Corteccia

prefrontale

Olesen , P.J., Westerberg, H., Klingberg, T. (2003). Nature Neuroscience, 7, 75-79.

McNab , F., Varrone, A., Farde, L., et al., (2009), Science, 323, 800-802.

Studio fMRI. Dopo un training della working memory della durata di 40 ore per 5 settimane era visibile un incremento dell’attività cerebrale unitamente a modificazioni nei recettori dopaminergici D1 nelle stesse aree.

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‘Alleniamo il cervello per crearne uno di scorta’

Progetto di comunità promosso da: Assessorato alla Salute e alle Politiche Sociali del Comune di Modena, Distretto di Modena, Cattedra di Gerontologia e Geriatria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Medici di Medicina Generale, Comitati Anziani • Corsi di Training Cognitivo • Manuale di Esercizi per l’auto-allenamento della memoria e funzioni ad esse correlate • Libero accesso a due percorsi in due parchi pubblici della città costituiti da dieci diversi esercizi ciascuno, esposti su pannelli fissati su paletti colorati. • Due programmi, uno televisivo e l’altro radiofonico, di 10 puntate ciascuna della durata di 5-10 minuti, con distribuzione di 5.000 copie di DVD di alcune delle puntate televisive; • ‘A-m descord – Amarcord’: un calendario che aiuta ad esercitare la memoria.

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Progetti che promuovano a basso costo e senza invasività un approccio olistico alla cognitività mediante training cognitivi fondati dal punto di vista neuropsicologico integrati con tutti quegli interventi che hanno dimostrato giocare un ruolo importante nei processi di neuroplasticità e riserva cognitiva: • attività ricreative e sociali; • esercizio fisico; • igiene del sonno;

solo così l’anziano potrà ricavare il massimo beneficio dai training cognitivi con un effetto generalizzabile alla vita quotidiana volto a migliorare la qualità della vita, alleviare gli effetti dell’invecchiamento cerebrale, promuovendo il mantenimento dell’autonomia personale.

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Prof.ssa Donatella Spinelli Università di Roma “Foro Italico”

L’ATTIVITÁ FISICA MIGLIORA LA MENTE?

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• Dati su relazione fra esercizio fisico e processi mentali

• cognitivi (attenzione, decisione, memoria)

• affettivi (umore, ansia, depressione)

• soggetti normali (anziani, bambini)

• patologici (danno cognitivo, depressione, ansia)

• Difficoltà e barriere alla pratica

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Cognitivo: risultati scolastici e fitness (scuola elementare) Castelli et al., 2007

Benessere mentale: metanalisi in bambini e adolescenti Biddle et al., 2011

- meno sintomi depressivi, meno ansia

- pochi studi ben fatti (limiti degli studi correlazionali) - importanza dell’esperienza di esercizio nel corso della vita

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Performance cognitive e esercizio aerobico Meta-analisi 1966-2009

Smith et al. (2010)

• 29 studi; 2049 partecipanti anziani

• Criteri per l’inclusione – assegnazione casuale al gruppo

– durata trattamento > 1 mese

– presenza di esercizi aerobici

– gruppo di controllo

• Migliorano – attenzione e velocità di processing

– funzioni esecutive

– memoria (effetto modesto)

– più marcato in anziani con lieve deterioramento cognitivo (M C I)

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Ansia, Depressione e Esercizio fisico

• Vulnerabilità nell’anziano (Deslandes et al., 2009)

• Metanalisi (Long & Stavel, 1995; Biddle & Mutrie, 2005)

- moderata riduzione dei sintomi

- riduzione temporanea

- durata minima esercizio (30 min)

- intensità adeguata

- non chiara la differenza fra aerobico vs. anaerobico

- più efficaci training più lunghi (settimane, mesi rispetto a ore/giorni)

• Studio epidemiologico (Harvey et al., 2010) – 40400 soggetti

– meno sintomi depressivi in soggetti che fanno attività fisica nel tempo libero

– non se attività lavorativa

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Middle-age e Anziani. Patologia depressiva (MDD) Blumenthal et al., 2007; Hoffman et al., 2011

• 202 sedentari con MDD, assegnazione casuale

• Trattamento (4 mesi) – esercizio a casa remissione 40%

– stesso esercizio guidato remissione 45%

– farmacologico remissione 47%

• dopo 4 mesi: esercizio cfr. farmacologico

• dopo 1 anno: esercizio nel follow-up produce benefici

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Perché l’esercizio fa bene alla mente?

• spiegazioni a livello biochimico/ neurofisiologico – risposta allo stress

– aumento di neurotrasmettitori

– produzione di endorfine

– neurogenesi

• spiegazioni a livello psicologico – accresce le interazioni sociali (esercizio in gruppo)

– distrae da pensieri negativi

– genera pensieri positivi • crescita del senso di controllo

• crescita di percezione di competenza e self-efficacy

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Ci riesco! Motivazione all’esercizio attraverso la sensazione di competenza

Percezione di efficacia fisica

Competenza fisica

AUTOSTIMA

Esercizio fisico

nell’anziano protegge dalla depressione favorisce comportamenti protettivi della salute

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• Anziani attivi – minor rischio di sviluppare disturbi dell’umore

– maggiore benessere mentale

– declino più lento nella funzionalità dei processi cognitivi

• Direzioni (di studio e applicative) – follow-up

– perché non viene scelto e mantenuto uno stile di vita che include l’esercizio

Quanto credo che l’esercizio fisico sia utile

Cosa ne pensano altri che sono importanti per me

Quanto sono in grado di controllare la mia attività (esperienza passata)

Esercizio fisico intenzione

Barriera economica 30%-40%

Svantaggi condizione socio- culturale

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invecchiare = ridotto funzionamento fisico = ridotto benessere mentale

• 1400 anziani (Thogersen et al., 2011)

• Inghilterra, Svezia, Finlandia, Estonia, Italia, Grecia

. Buona salute . Autostima alta

. Soddisfatti . Socio-culturale . Esercizio fisico

Moderata salute

Obesi

depressi

cattiva salute

38% 62%

? ? ?

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Prof. Paolo Barone Università “Federico II” di Napoli

IL RUOLO DELL’ALIMENTAZIONE

E DELLO STILE DI VITA

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Alimentazione e Stile di Vita 20-10-2011

Paolo Barone

Professore di Neurologia, Università di Salerno

Presidente della Società peri Disturbi del Movimento,

Società Italiana di Neurologia - DISMOV-SIN

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Aspettativa di vita mondiale 1950 - 2006 Aspettativa di vita

alla nascita (anni)

1950: mangiare per lavorare e combattere

2011: mangiare per invecchiare bene

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AGING: CAMBIAMENTI FISIOLOGICI con IMPATTO SULLA NUTRIZIONE

1

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AGING: CAMBIAMENTI FISIOLOGICI con IMPATTO SULLA NUTRIZIONE

2

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Alimentazione e cognitività

Declino delle funzioni cognitive

Peggioramento dell’alimentazione

Deficit nutrizionali e altre malattie

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INTERNATIONAL CLASSIFICATION OF DISEASE (ICD)

Marasma: deficit cronico e prolungato nel tempo di substrati energetici con arresto della crescita e

calo ponderale

LA MALNUTRIZIONE

Kwashiorkor: Carenza prevalentemente proteica in presenza di un introito energetico sufficiente

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Stadi di gravità

PARAMETRO MALNUTRIZIONE

LIEVE

MALNUTRIZIONE

MODERATA

MALNUTRIZIONE GRAVE

Calo Ponderale

(su peso abituale) 5-10% 11-20% > 20%

Calo Ponderale (su peso ideale) 10-20% 21-40% >40%

Linfociti/mm3 1500-1200 1199-800 <800

Albumina (g/dl) 3,5-3,0 2,9-2,5 <2,5

Transferrinemia (mg/dl) 200-150 149-100 <100

Prealbuminemia (mg/dl) 22-18 17-10 <10

Prot. legante il retinolo (mg/dl) 2,9-2,5 2,4-2,1 <2,1

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LARN 1996

ADULTO: 800 - 1000 mg/die

FABBISOGNO DI CALCIO

ANZIANO: 1200 – 1500 mg/die

FONTI DI CALCIO: latte, formaggio, yogurt

OSTEOPOROSI

DECALCIFICAZIONI

FRATTURE SPONTANEE

Ridotto assorbimento

Deficit di apporto

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LARN 1996

FABBISOGNO DI FERRO

ANZIANO: 10-12 mg/die

ANEMIE Ridotto assorbimento

Deficit di apporto

FONTI DI FERRO: carne, pesce, legumi…..

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LARN 1996

FABBISOGNO PROTEICO

ANZIANO: 0.8 – 1 g/Kg

Introiti analoghi a quelli dell’adulto

Modificazione composizione corporea

Minor capacità funzionale

Ridotta attività fisica

Minor consumo totale di alimenti ricchi in proteine

Patologie concomitanti

Ridotto assorbimento

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VITAMINE COMPLESSO B

FABBISOGNO VITAMINICO

VITAMINA D

Ridotta sintesi endogena

Ridotta esposizione solare

Utile integrazione

Ridotto apporto

NEUROPATIE ANEMIE

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FABBISOGNO IDRICO

FUNZIONALITÀ RENALE

8-10 BICCHIERI DI ACQUA AL GIORNO

IDRATAZIONE ORGANISMO

ELASTICITÀ DELLA PELLE

PREVENIRE LA STIPSI

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Rockenfeller and Mandeo

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2011: invecchiare bene

Cosa mangiare:

• Variare i cibi

• Almeno 3 pasti al giorno

• Preferire vegetali, legumi, frutta e cereali

• Cibi ricchi di calcio

Cosa fare

• Esercizio fisico

Cosa non mangiare:

• Cibi grassi

• Cibi troppo zuccherini

• Eccessivo consumo di alcolici

• Sale

Cosa Non fare:

• Fumare

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Metanalisi su 23 studi internazionali condotti da nurses e da medici

Gli studi avevano come oggetto l’efficacia dell’educazione elementare

Risultati

L’educazione alimentare influenza positivamente la dieta

Migliora la funzione fisica e alcuni parametri biologici

Migliora la depressione

Nessuna evidenza sulla qualità di vita, sull’ansia, sulla mortalità

Young et al, >Int J Nurs St, 2011

EFFICACIA DELL’EDUCAZIONE ALIMENTARE NELL’ANZIANO

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Nutre la mente ciò che la rallegra

Santo Agostino

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MUST

SCALE DI VALUTAZIONE STATO NUTRIZIONALE

• 0 = basso rischio

• 1 = medio rischio

• ≥2 = alto rischio

MUST (Malnutrition Universal Screening Tool)

Linee Guida della Società Europea di Nutrizione Parenterale ed Entrale (ESPEN)

SCREENING INIZIALE (NSR 2002)

Data: __________________

Cognome _________________________________ Nome ___

Data di nascita _____________________ Anni ______

Reparto ______________________

Diagnosi

______________________________________________________

__

Peso abituale Kg ……. Attuale Kg ……. Tre mesi fa Kg ……. Altezza m …….

a. BMI (kg/m²): 0 ≥ 20,0

1 = 18,5 – 20,0

2 ≤ 18,5

b. Perdita di peso in 3-6 mesi:

0 ≤ 5%

1 = 5 – 10%

2 ≥ 10%

c. Effetto di patologie acute:

Aggiungere uno score di 2 se vi è stato o è presumibile che possa

avere un introito alimentare molto ridotto per più di 5 gg.

Il paziente ha ridotto gli introiti alimentari nell’ultima settimana?

Sì No

Il paziente presenta una patologia acuta grave? Sì No

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Barichella et al. Mov Dis 2009 Review CME

Andamento peso corporeo

↑intake

calorico

↓spesa

energetica

↓intake calorico

↑ spesa energetica

(↑aumento discinesie)

↑sintomi non motori

> 8-10 anni

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Prof. Mario Zappia Policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania

RELAZIONI SOCIALI ED INVECCHIAMENTO

CEREBRALE

Page 103: 20 ottobre-2011

Relazioni sociali e invecchiamento cerebrale

(anche un cervello anziano può non invecchiare)

Mario Zappia

Università degli Studi di Catania

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Anche un cervello anziano può non invecchiare: come?

LA SOCIALIZZAZIONE

•avere relazioni con amici e parenti

•vivere con un coniuge

•frequentare nipoti e bambini

•viaggiare

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•maggiore tasso di mortalità (House et al, Science 1988)

•declino cognitivo (Zunzunegui et al, J Gerontol B Psychol Sci Soc Sci 2003)

•maggiore rischio di demenza (Fratiglioni et al, Lancet 2000)

Relazioni sociali scarse e di bassa qualità sono associate a:

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Nell’invecchiamento, i principali stili di vita in grado di

prevenire, o almeno rallentare, il decadimento

cognitivo risultano essere:

Giuseppe Verdi

(1813-1901)

Charles Sherrington

(1857-1952)

L’attività mentale

L’attività fisica

L’aggregazione sociale

Pablo Picasso

(1881-1973)

Page 107: 20 ottobre-2011

N° di studi che non

riportano associazione

4 2 0

N° di studi che riportano associazione

2 4 6 8

Abilità cognitive

Demenza

Malattia di Alzheimer

Attività fisica

Attività mentale

Relazioni sociali

Fratiglioni, 2004

Fattori protettivi

Page 108: 20 ottobre-2011

Stile di vita e rischio di sviluppare demenza

Il rischio diminuisce proporzionalmente alla presenza

contemporanea di più fattori (fisico, mentale o sociale)

Borg et al, Dement Geriatr Cogn Disord 2009

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0 20 40 60 80 Anni

Fattori di rischio

Fattori protettivi Dieta: pesce, verdure

Moderato consumo di alcool

Farmaci anti-ipertensivi, statine, FANS, terapia ormonale (?)

Relazioni Sociali

Attività mentale

Attività fisica

Farmaci anti-ipertensivi Alta scolarità

Fattori di

rischio

genetici

Fattori correlati

allo stato socio-

economico

Abitudini di vita (fumo)

Ipertensione e altri fattori

di rischio vascolare

Esposizione lavorativa

Abitudini di vita (fumo)

Fattori di rischio vascolare

Patologie vascolari

Depressione

Traumi cranici

Terapia ormonale sostituitva (?)

L. Fratiglioni, 2004

Page 110: 20 ottobre-2011

Valutare gli effetti della simultanea azione di stimolazione

cognitiva, attività motoria e aggregazione sociale sulla

qualità di vita del paziente con Alzheimer e gli effetti

indiretti sul caregiver

GRUPPO ALZHEIMER IN ATTIVITÀ

un’esperienza pilota per migliorare la qualità di vita

di pazienti e familiari

Page 111: 20 ottobre-2011

I pazienti, dalle loro abitazioni venivano

accompagnati con un pullman per 5 volte la

settimana dalle ore 8 alle ore 13, per un

periodo complessivo di 3 mesi.

GRUPPO ALZHEIMER IN ATTIVITÀ

Socializzazione

Stimolazione cognitiva

Attività fisica

Page 112: 20 ottobre-2011

GRUPPO ALZHEIMER IN ATTIVITÀ

-5,00

5,00

15,00

25,00

35,00

45,00

55,00

65,00

PAZIENTI

T0

T3

-5,00

5,00

15,00

25,00

35,00

45,00

55,00

65,00 CONTROLLI

T0

NEI PAZIENTI

• Riduzione della

depressione

• Riduzione dell’ansia

• Riduzione

dell’apatia

• Migliora la qualità

della vita

Page 113: 20 ottobre-2011

0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

CBI BECK QoL C

caregiver dei pazienti

T0

T3

0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

CBI BECK QoL C

caregiver dei controlli

T0

T3

GRUPPO ALZHEIMER IN ATTIVITÀ

NEI CAREGIVER

• Riduzione della

depressione

• Riduzione del carico

assistenziale

• Migliora la qualità di vita

percepita

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SENECTUS IPSA EST MORBUS Publio Terenzio Afro (185-159 a.C.)

INVECCHIARE È ANCORA IL

SOLO MEZZO CHE SI SIA

TROVATO PER VIVERE A

LUNGO Charles Augustin Sainte-Beuve (1804 –1869)

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