Il Polietico 19

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Periodico di informazione Riservato ai medici e agli operatori sanitari Giugno 2010, Anno 7 - N 19 In questo numero: Amputazione virtuale per il piede diabetico 2 I tre anni del Pronto Soccorso 4 Pneumologia a Monza 6 Ortopedia a Novara 9 La dottoressa Alda Crippa nuova internista alla Santa Rita 11 Nutraceutica: quando il cibo fa rima con prevenzione 13 A Vercelli l’endoscopia è d’avanguardia 16 ISFAI: il calendario 18 L’INNOVAZIONE COME MISSIONE L ’innovazione come mission. L’ Eccellen- za come capacità. La Qualità come sicu- rezza. Tre valori di sintesi che il Gruppo Policlinico di Monza ha sempre coltiva- to nel tempo investendo sia sul fattore umano che su quello delle risorse. Obiettivi che sareb- be impensabile raggiungere senza la presenza di pro- fessionisti validi e motivati che nel tempo sono diven- tati un punto di riferimento per tutte quelle persone che, siano esse sane o bisognose di cure, necessitano di sentire la sicurezza di poter contare su metodologie al- l’avanguardia. Per questo tra le pagine di questa pub- blicazione trova spazio la scoperta dell’“amputazione virtuale” per il piede diabetico, realizzata dal dottor Emilio Calabrese della Clinica Salus di Alessandria e già pubblicata su prestigiose riviste scientifiche. In sin- tonia con la filosofia di questo numero gli studi del professor Alberto Gramaglia, responsabile del Servi- zio di Radioterapia del Policlinico di Monza, che sta portando avanti una ricerca assidua nel campo degli studi alimentari finalizzati alla prevenzione oncologica e in quella che viene definita “nutraceutica”. Così come di ricerca, questa volta in campo ortopedico, parliamo con gli specialisti del Goa (Gruppo ortopedici associa- ti) della Clinica San Gaudenzio di Novara. Infine, spa- zio alle novità, con la presentazione del rinnovato ser- vizio di Pneumologia a Monza e Verano e la nuova in- ternista della Clinica Santa Rita di Vercelli. Il Presidente Gian Paolo Vergani

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Inquestonumero: Amputazionevirtuale perilpiedediabetico 2 ItreannidelPronto Soccorso 4 PneumologiaaMonza 6 OrtopediaaNovara 9 LadottoressaAldaCrippa nuovainternista allaSantaRita 11 Nutraceutica:quandoilcibo farimaconprevenzione13 AVercellil’endoscopia èd’avanguardia 16 ISFAI:ilcalendario 18 Giugno2010,Anno7-N19 Periodicodiinformazione Riservatoaimedicieaglioperatorisanitari

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Periodico di informazioneRiservato ai medici e agli operatori sanitari

Giugno 2010, Anno 7 - N 19

In questo numero:Amputazione virtualeper il piede diabetico 2I tre anni del ProntoSoccorso 4Pneumologia a Monza 6

Ortopedia a Novara 9La dottoressa Alda Crippanuova internistaalla Santa Rita 11

Nutraceutica: quando il cibofa rima con prevenzione 13A Vercelli l’endoscopiaè d’avanguardia 16ISFAI: il calendario 18

L’INNOVAZIONECOME MISSIONE

L’innovazione come mission. L’ Eccellen-za come capacità. La Qualità come sicu-rezza.Tre valori di sintesi che il GruppoPoliclinico di Monza ha sempre coltiva-to nel tempo investendo sia sul fattore

umano che su quello delle risorse.Obiettivi che sareb-be impensabile raggiungere senza la presenza di pro-fessionisti validi e motivati che nel tempo sono diven-tati un punto di riferimento per tutte quelle personeche, siano esse sane o bisognose di cure, necessitano disentire la sicurezza di poter contare su metodologie al-l’avanguardia. Per questo tra le pagine di questa pub-blicazione trova spazio la scoperta dell’“amputazionevirtuale” per il piede diabetico, realizzata dal dottorEmilio Calabrese della Clinica Salus di Alessandria egià pubblicata su prestigiose riviste scientifiche. In sin-tonia con la filosofia di questo numero gli studi delprofessor Alberto Gramaglia, responsabile del Servi-zio di Radioterapia del Policlinico di Monza, che staportando avanti una ricerca assidua nel campo deglistudi alimentari finalizzati alla prevenzione oncologicae in quella che viene definita “nutraceutica”.Così comedi ricerca, questa volta in campo ortopedico, parliamocon gli specialisti del Goa (Gruppo ortopedici associa-ti) dellaClinica SanGaudenzio diNovara. Infine, spa-zio alle novità, con la presentazione del rinnovato ser-vizio di Pneumologia aMonza eVerano e la nuova in-ternista della Clinica Santa Rita diVercelli.

Il PresidenteGianPaoloVergani

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ECCO L’AMPUTAZIONE VIRTUALEPER SALVARE IL PIEDE DIABETICO

Ulcerazioni nella pianta delpiede sono frequenti nei dia-betici. Alcune guariscono conappropriato trattamento loca-le, altre utilizzando calzature

idonee, altre ancora diventano croniche e letecniche correntemente utilizzate appaionoinefficaci.A causa di ulcerazioni intrattabili o di infe-zioni che raggiungono l’osso (osteomielite)molti di questi pazienti vengono sottopostiad amputazioni delle dita o dell’intera metàanteriore del piede. Spesso la rimozione di unsingolo dito del piede è seguita dalla necrosidi uno o più dita contigue, così a volte ci si ri-trova ad amputare un dito dopo l’altro.Nei giovani, in particolare, la rimozione delledita del piede crea anche problemi psicologiciimportanti e in tutti i pazienti la distribuzio-ne dei pesi e delle pressioni nelle varie partidel piede residuo risulta così alterata che, do-po la rimozione dell’alluce, si è osservato unaumento dell’incidenza di nuove ulcere plan-tari e la necessità di re-amputazioni del 40%entro due anni dalla prima, almeno secondouno studio eseguito a San Antonio, inTexas.Nel tentativo di risolvere il problema esteticoe quello funzionale legato alle amputazioni alivello del piede l’equipe del Dottor EmilioCalabrese, del Gruppo Policlinico di Monza,ha sviluppato un nuovo intervento definitocome “Amputazione Virtuale dell’Avampie-de”. L’intervento è stato sviluppato in colla-borazione con il gruppo di lavoro del Centro

Nazionale per il Salvataggio d’Arto della Ge-néve Foundation for Medical Education andResearch, che collabora attivamente conl’Organizzazione Mondiale della Sanità(www.gfmer.ch).Con questa tecnica vengonorimosse tutte le ossa della metà anteriore delpiede, includendo i due terzi dei metatarsi,tutte le falangi prossimali e medie e mante-nendo parte delle falangi distali. Vengono ri-spettati e mantenuti i tendini, le arterie, venee nervi delle dita vengono escisse le aree in-torno alle ulcerazioni.La tecnica, piuttosto complessa, richiede unapproccio microchirurgico in quanto è a voltenecessaria la ricostruzione di piccole arteriedigitali o delle arterie dell’arcata plantare.Il piede, che a questo punto è de-strutturatoin quanto non ha più le ossa che lo sostengo-no viene stabilizzato con piccolissimi fissatoriesterni snodabili interposti fra le falangi un-gueali e le ossa prossimali del piede.Con appropriate tecniche di medicazione, leferite guariscono in oltre il 90% dei casi entro60 giorni e i fissatori vengono rimossi.Il piede si ritrova a questo punto senza le ossanella sua parte anteriore, ma è ugualmentesolido a causa della formazione di un tessutodi riparazione attentamente guidato. Le di-ta,hanno un aspetto pressoché normale, leunghie sono presenti e continuano a crescereregolarmente e le dita possono essere attiva-mente flesse perché la maggior parte dei ten-dini rimane pressoché intatta.Il paziente utilizza normali scarpe da ginna-stica, può camminare anche sulle punte deipiedi e, se non erano presenti alter alterazionisevere della struttura e funzionalità del piede,è anche in grado di camminare rapidamente,in alcuni casi di correre senza particolari diffi-coltà.Dal gennaio 2009 al gennaio 2010, presso laClinica Salus di Alessandria, sono stati ese-guiti ben 15 interventi di “Amputazione Vir-tuale” completa della metà anteriore del piedein altrettanti pazienti diabetici dal DottorCalabrese e dal Dottor Basel Yasin con la col-laborazione dell’anestesista Dottor Cotroneoe delle infermiere Mimoza Qarri e Lu Gatti.

IL DOTTOR EMILIO CALABRESEDELLA CLINICA SALUSDI ALESSANDRIA

LA NUOVATECNICA SVILUPPATA ALLA CLINICA SALUS

NEL TENTATIVO DI RISOLVERE IL PROBLEMAESTETICO LEGATO ALLE AMPUTAZIONI DEL PIEDEL’EQUIPE DEL DOTTOR CALABRESEHA SVILUPPATO UN NUOVO INTERVENTODEFINITO COME “AMPUTAZIONE VIRTUALE”.L’INTERVENTO NASCE NELL’AMBITO DELL’ATTIVITÀDEL CENTRO NAZIONALE PER IL SALVATAGGIOD’ARTO DELLA GENÉVE FOUNDATION FORMEDICAL EDUCATION AND RESEARCH

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Una delle procedure è fallita e non ha per-messo di evitare l’amputazione dell’avampie-de, un paziente ha perduto il 5° dito e partedel 2° dito, e un altro paziente ha perduto il 2°dito.Tutte le ulcere trattate sono guarite rapi-damente, eccetto in un paziente, che ha ri-chiesto addizionali procedure di chirurgia ri-costruttiva con l’esecuzione di un flap cuta-neo di copertura dell’ulcera.In seguito all’intervento ben 13 dei 15 pa-zienti sono stati in grado di camminare bre-vemente sulla punta dei piedi e comunque disollevarsi ritmicamente sulle punte dei piedi.La maggior parte dei pazienti hanno utiliz-zato scarpe da ginnastica rinforzate con plan-tari idonei per consentire loro di camminareagevolmente.Lo studio con il Tekscan®, cioè con una ap-parecchiatura computerizzata che registra si-multaneamente la pressione in centinaia dipiccoli punti della pianta dei piedi durante il

movimento, si è osservato come l’assetto delpiede non fosse pregiudicato dall’interventoin quanto la struttura funzionale (non quellaanatomica ovviamente) dell’arcata plantareappariva mantenuta nei pazienti che, primadell’intervento avevano una normale arcataplantare.I dati di questi interventi saranno presentatisia al Congresso Nazionale della Società Ita-liana di Diabetologia a Padova (Giugno2010) sia al Congresso Cardiovascolare In-ternazionale di Mosca l’8 Giugno 2010.I risultati incoraggianti di questa procedura,eseguita su pazienti che, altrimenti, sarebberostati sottoposti a completa amputazione dellametà anteriore del piede con perdita di tuttele dita e riduzione significativa della lunghez-za e della forma del piede ( e della funzionali-tà) suggeriscono che è possibile proporre aipazienti diabetici una nuova alternativa, ri-spetto alla cruda amputazione dell’avampiedee delle dita.Il problema è soprattutto sentito nei giovanie, considerando che uno studio svedese hamostrato che, su 30000 pazienti con diabetedi tipo I, l’11% delle donne e il 20.7% degliuomini subivano entro i 65 anni d’età ampu-tazioni sull’arto inferiore ( il 50% delle quali èa livello del piede) si può comprendere facil-mente quante di queste si potrebbero evitare.Certamente uno studio più esteso è necessa-rio per confermare i risultati di queste osser-vazioni, ma l’elevatissima percentuale di suc-cesso che supera il 90% indica apparente-mente una strada precisa e non offre giustifi-cazioni etiche a studi prospettivi randomizza-ti che propongano ai pazienti di essere sor-teggiati fra una procedura di amputazionestandard e una di amputazione virtuale: mo-ralmente tale scelta sarebbe oggi di difficilegiustificazione.Il limite della procedura risiede nel costo del-la attrezzatura necessaria per eseguirla, checon intelligente visione l’amministrazione delPoliclinico di Monza ha reso disponibile, edinoltre la complessità tecnica della procedurache richiede manualità e possibilità tecnicheben superiori a quelle richieste da una ele-mentare amputazione demolitiva. E’ adessonecessario procedere al successivo stadio disviluppo che consisterà nel semplificare le fasidell’intervento, schematizzandole e renden-dole accessibili a numerosi chirurghi, specifi-catamente addestrati, perché i milioni di dia-betici italiani possano usufruirne.

A SINISTRA UN PIEDEMOSTRANTE I SEGNIDI EVIDENTE OSTEOMIELITE

A DESTRA UNA RADIOGRAFIASUCCESSIVA ALLA RIMOZIONEDEI FISSATORIDOPO L’INTERVENTO

DAL GENNAIO 2009 AL GENNAIO 2010,ALLA CLINICA SALUS DI ALESSANDRIA,SONO STATI ESEGUITI 15 INTERVENTIDI “AMPUTAZIONE VIRTUALE” COMPLETADELLA METÀ ANTERIORE DEL PIEDE

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IL PRONTO SOCCORSO DI MONZASPEGNE LA TERZA CANDELINA

Le cifre sono tutte dalla parte delPronto soccorso. Nel giro di treanni la struttura del Policlinicodi Monza, non solo è andata apieno regime, ma ha superato

di gran lunga altre realtà presenti in zona. IlPronto soccorso dà i numeri. In questi 2 an-ni si è passati da 6.848 prestazioni del 2007alle 14.872 del 2008 per finire alle 16.000del 2009 con un afflusso medio di 1.325 ac-cessi mensili. Dati che confermano e raffor-zano la presenza della struttura sul territo-

rio monzese e centri vicini. Anche per il118 Monza e Brianza rimane punto di rife-rimento: il 18% dei pazienti ha accesso alPronto Soccorso tramite il loro servizio ed ilrestante ha accesso diretto confermando ilsempre più forte radicamento sul territoriodel servizio.La percentuale di ricovero in urgenza si at-testa sul 10 % degli accessi, rinviando al cu-rante oppure a controlli nei giorni successivinegli ambulatori della struttura i pazientedimessi.Uno dei punti sui quali l’equipe si mostrasicuramente di eccellenza è il tempo di atte-sa per il paziente che è veramente breve; ilpaziente a cui è stato assegnato un codiceverde attende mediamente prima della visi-ta 28 minuti e il paziente in codice bianco55 minuti con un permanenza completa al-l’interno del Pronto Soccorso fino alla di-missione di soli 97 minuti. I codici gialli erossi vengono visitati immediatamente sen-za alcun tempo di attesa; a questo punto diforza nonostante il numero sempre maggio-re di accessi si è arrivati grazie alla rivisita-zione dell’organizzazione e dell’organicodel Pronto Soccorso. L’organico infermieri-stico è stato implementato dal 2007 da 5 in-fermieri ed un coordinatore a 10 infermieripiù il coordinatore nel 2009, quindi al nu-cleo iniziale sono stati inseriti nuovi infer-mieri provenienti da altri pronto soccorsocon grande esperienza.Il personale medico che svolge turni inpronto soccorso è tutto interno alla struttu-ra senza ricorrere a medici gettonisti ester-ni; questo sistema è stato studiato per farein modo di avere una continuità assistenzia-le e procedurale tra il pronto soccorso ed ivari reparti della struttura oltre che di cre-scita individuale e di confronto tra i varimedici.Un altro punto di forza del servizio diPronto Soccorso del Policlinico di Monzarimane la collaborazione trasversale con glialtri servizi presenti all’interno della strut-tura. Servizi come la radiologia, il laborato-rio e l’ufficio ricoveri, che si rivelano sempre

IL DOTT. ENRICO ALFIERI,RESPONSABILEDEL PRONTO SOCCORSODEL POLICLINICO DI MONZA

IL LAVOROÈAUMENTATOQUALITATIVAMENTEE INQUANTITÀ

I NUMERI SONO ENTUSIASMANTI; IN QUESTI ULTIMIDUE ANNI SI È PASSATI DA 6.848 PRESTAZIONIDEL 2007 ALLE 14.872 DEL 2008ED ALLE 16.000 DEL 2009 CON UN AFFLUSSOMEDIO DI 1.325 ACCESSI MENSILI CONFERMANDOE RAFFORZANDO LA PRESENZASUL TERRITORIO MONZESE E NEI CENTRI VICINI

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molto celeri nell’evadere le richieste perve-nute dal pronto soccorso per fare in mododi arrivare ad una diagnosi ed all’eventualericovero in tempi brevi.A caratterizzare il servizio di Pronto Soc-corso del Policlinico sono però soprattuttole discipline di area medica, la chirurgia, lacardiochirurgia, la neurochirurgia, la chi-rurgia cardiovascolare l’urologia , la chirur-gia toracica e traumatologica. Specialità chesono caratteristiche di ospedali ad altacomplessità e sede di DEA/EAS. L’auspi-cabile sviluppo a Dipartimento di Emer-genza troverà il Policlinico già attrezzato epronto per affrontare la nuova fase.«Prima ancora che fosse operativo il ProntoSoccorso - spiega il responsabile del ProntoSoccorso del Policlinico, il dottor EnricoAlfieri - avevamo già una certa affluenza dimalati nell’area cardiologica, cardiovascola-re e cardiochirurgica; il Policlinico si è sem-pre identificato con un’attività di questo ti-po e ora questa vocazione si sta delineandoin modo sempre più marcato».Efficiente e strutturato è, nello specifico, ilpercorso nella cura del malato cardiologicoacuto. Il Policlinico offre infatti al pazientecardiovascolare la garanzia di prestazioni edi tempistica di assoluta efficienza: la pre-senza di un’unità coronarica, di una riani-mazione, di un laboratorio di emodinamicaendoscopia e sale operatorie attivabili 24ore su 24. In particolare i tempi “door toneedle time” (studio emodinamico ed even-tuale angioplastica primaria) sono in lineacon le recentissime linee guida della Regio-ne Lombardia sul trattamento dell’infartomiocardico acuto e dell’angina.

UN ALTRO PUNTO DI FORZADEL SERVIZIO DI PRONTO SOCCORSORIMANE LA COLLABORAZIONE TRASVERSALECON GLI ALTRI SERVIZI PRESENTI ALL’INTERNODELLA STRUTTURA: SERVIZI SEMPRE MOLTO CELERINELL’EVADERE LE RICHIESTEPER FARE IN MODO DI ARRIVARE AD UNA DIAGNOSIE ALL’EVENTUALE RICOVERO IN TEMPI BREVI

ACCESSI PRONTO SOCCORSO 2009 PERCENTUALE RICOVERI PER SPECIALITÀ

1600

1400

1200

1000

800

600

400

200

0

12821402

1390

1575

15111387

1057

1225

1455

1203

11541239

25% MEDICINAGENERALE

16% CARDIOLOGIA17% CHIRURGIA

GENERALE

12,6%ORTOPEDIA

17,5% ALTRI5,5%NEUROLOGIA

6,4%UTIC

GEN MAR MAG LUG SET NOV

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PNEUMOLOGIA: UN SERVIZIOPOTENZIATO A MONZA E VERANO

Il polmone è l'organo fondamentalenel processo della respirazione. Fun-zione che permette di trasportare l'os-sigeno dall'aria ambiente al sangue eviceversa di eliminare l'anidride car-

bonica prodotta dai tessuti. Tutto questo sirealizza con costanza e precisione a livello dipiccole sacche chiamate “alveoli”. Calcolan-do che ogni minuto effettuiamo circa 14-16atti respiratori, arriviamo a movimentare 6-7litri di aria minuto, circa 360 litri all'ora. E'facilmente intuibile come un tale meccani-

smo sia usurabile; sia nel normale utilizzo,ma soprattutto anche dall'aria che veicolia-mo dato che respiriamo quello che ci circon-da. L'inquinamento atmosferico, le esposi-zioni professionali, il fumo di sigaretta mina-no ogni giorno la perfezione di tale processo.In tale ottica si spiega il progressivo incre-mento della patologia cronica polmonare,asma e bronchite cronica, e non ultimo deitumori bronchiali stessi.L'asma è una patologia infiammatoria cronicadelle vie aeree associata ad ostruzione bron-chiale reversibile. Si tratta di una malattiamultifattoriale; può essere di origine allergolo-gica (estrinseca) o intrinseca/idiosincrasica. Sistima che circa il 5-7% della popolazione siaasmatica con varie manifestazioni cliniche:dalla tosse persistente, alla costrizione toracicafino al respiro sibilante.La broncopneumopatia cronico ostruttiva(BPCO) è anch'essa una condizione mor-bosa caratterizzata da limitazione al flussodelle vie aeree, parzialmente o totalmentenon reversibile associata ad infiammazionedelle vie aeree, causata dall'esposizione adinquinanti particolati o gassosi ed in parti-colare al fumo di sigaretta. Si stima che nel2020 potrebbe essere la terza causa di mor-te. È sempre stata, nell'immaginario medi-co e popolare, correlata all'età avanzata; tut-to questo non è vero perché il bronco si am-

I DOTTORI GIAN PAOLOMONZANI (A DESTRA)E GIULIO CAIAZZO(A SINISTRA)

INCOLLABORAZIONECONLOSTUDIOPOLIMEDICA

IL POLMONE È UN ORGANOFONDAMENTALENEL PROCESSODELLA RESPIRAZIONEE QYUBDUPER IL CORPO UMANO

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mala in età più giovane, mentre la manife-stazione clinica può comparire più tardiva-mente. Quest'ultima può andare da tosseproduttiva con espettorazione, alla mancan-za di respiro fino all'insufficienza respirato-ria. Entrambe le forme, asma e BPCO, ven-gono classificate in base ai sintomi ed aldanno spirometrico e caratterizzeranno lastoria clinica del paziente con progressiveriacutizzazioni più o meno invalidanti a se-conda della gravità della malattia.La diagnosi precoce e la rimozione dei fat-tori di rischio, obiettivo fondamentale ditutta la medicina, rappresenta nel polmonela parola d'ordine. Infondere nella popola-zione la necessità di non sottovalutare unsintomo respiratorio come la tosse persi-stente, la mancanza di respiro è un obiettivoprimario quanto la lotta contro il fumo di si-garetta. Può essere normale incontrare pa-zienti che hanno eseguito ecografie, tac o

quant'altro ma non una semplice spirome-tria, esame cardine della diagnostica respira-toria. Sempre più spesso assistiamo a dia-gnosi tardive ben sapendo che tutto quelloche si è perso in funzione respiratoria nellaBPCO è perlopiù irreversibile.In questa visione s’inserisce il potenziamentodell’ambulatorio di Pneumologia del Policli-nico di Monza e dell’Istituto Clinico Uni-versitario di Verano Brianza.Presso i nostri ambulatori sarà possibile sot-toporsi ai seguenti accertamenti:· Spirometria: il paziente esegue un’espira-zione forzata in uno strumento che misura ilflusso di aria. Esame fondamentale nelladiagnostica in pneumologia, di basso costo eripetibile. Tutti dovrebbero conoscere il pro-prio respiro.

· Spirometria dopo broncodilatatore: stessotest del precedente che viene poi ripetuto do-po inalazione di broncodilatatori. Verifica ilgrado di disostruzione dopo la terapia far-macologica.

·Misura della saturazione emoglobinica diossigeno: esame semplice eseguito con rilie-vo al dito tramite un saturimetro che misurala saturazione dell’emoglobina in ossigenonel sangue.

· Emogasanalisi: viene eseguita tramite unprelievo arterioso al polso che misura una se-rie di parametri utili per valutare la respira-zione (ossigeno, anidride carbonica e pH).

IL DOTTOR GIULIO CAIAZZOIMPEGNATO A VISITAREUN PAZIENTEDEL POLICLINICO DI MONZA

A LATO: LA SPIROMETRIAÈ UNO DEGLI ESAMIORA DISPONIBILIAI PAZIENTI DEL POLICLINICO

SEMPRE PIÙ SPESSO ASSISTIAMO A DIAGNOSITARDIVE BEN SAPENDO CHE TUTTO QUELLOCHE SI È PERSO IN FUNZIONE RESPIRATORIA NELLABPCO È PERLOPIÙ IRREVERSIBILE.IN QUESTA VISIONE S’INSERISCE IL POTENZIAMENTODELL’AMBULATORIO DI PNEUMOLOGIADEL POLICLINICO DI MONZAE DELL’ISTITUTO CLINICO UNIVERSITARIODI VERANO BRIANZA

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Nato il 21/11/1960, laureato inMedicina e Chirurgianell’ottobre 1986, specializzatoin Fisiopatologia efisiokinesiterapia respiratorianel novembre 1989. Assistentedal 1988 al 1991 presso ladivisione di Pneumologiadell’Ospedale di San DonatoMilanese e successivamentedal 1991 al 2000 presso laDivisione di Pneumologiadell’Ospedale di Ornago. Da

2001 al 2007 dirigente 1° livello presso l’U.O.C. di Pneumologiadel Presidio ospedaliero di Vimercate. Dal 2008 Direttore Sanitariodella struttura poliambulatoriale Polimedica Brianza. Campid’interesse: Fisiopatologia respiratoria ed endoscopia bronchiale.

Giulio Caiazzo

·Testdel cammino: si prefigge lo scopo di va-lutare l’eventuale comparsa di desaturazionidurante il cammino in piano per 6 minuti equindi la presenza d’insufficienza respiratoria.

· Polisonnografia: esame eseguito in caso dipatologie respiratorie correlate al sonno. Sieffettua utilizzando uno strumento che tra-mite vari sensori monitorizza vari parametridurante il sonno e permette di differenziare ilsolo russamento da patologie ad esso correla-te come la sindrome delle apnee notturne.

Verrà inoltre attivato l’ambulatorio di video-broncoscopia. La broncoscopia, o meglio lavideo-broncoscopia, è l’esame endoscopicoche permette di visualizzare le vie aeree ediagnosticare varie patologie respiratorie, daiprocessi infiammatori fino ai tumori. Vieneeseguito, previa anestesia delle corde vocalicon applicazioni di anestetico locale, conl’introduzione del video broncoscopio dalnaso e la visualizzazione delle principale vieaeree. Durante l’esame è possibile eseguirebiopsie, indolori per il paziente, raccoglierecatarro, spazzolati o lavaggi bronco alveolari.Si tratta di un esame ben tollerato e impor-tante nella diagnostica polmonare. Tutte leattività sopraelencate si propongono di ri-spondere in maniera esaustiva ai sempre cre-scenti bisogni del nostro territorio, avendosempre cura di porre il paziente al centro ditale progetto e assicurando sempre una cor-retta formazione/informazione.

Nato il 7/9/1960, laureato inMedicina e Chirurgianell’ottobre 1985, specializzatoin Tisiologia e malattiedell’apparato respiratorio nelluglio 1988, specializzato inChemioterapia nel 1991.Assistente dal 1988 al 1991presso la Divisione diPneumologia dell’Ospedale diOrnago e successivamente finoal 2000 in qualità di aiutoprimario. Dirigente 1° livello

presso l’U.O.C di Pneumologia del Presidio ospedaliero diVimercate dal 2000 al 2007. Dal 2008 responsabile della strutturapoliambulatoriale Polimedica Brianza. Campi d’interesse:Fisiopatologia respiratoria, polisonnografia.

Gian Paolo Monzani

A LATO,UN ESAMEREALIZZATO ALBRONCOSCOPIO

SOTTO, IL DOTTORGIULIO CAIAZZOAL LAVORO NEGLIAMBULATORIDEL POLICLINICO

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INNOVAZIONE IN ORTOPEDIA:IL PARERE DEI PROFESSIONISTI

Le articolazioni sono simili aingranaggi che, come in unamacchina, nel corso della vitavanno incontro a “consumo”.Causa principale di questa

usura, che riguarda in particolare la cartila-gine, è l’artrosi: il rivestimento cartilagineoinizia infatti a consumarsi e di conseguenzal’osso sottostante mette in atto meccanismidi compensamento, che portano al dolore ealla progressiva impotenza funzionale, conil proseguire dell’usura, le possibilità dimovimento si riducono. Oltre all’artrosi,che riguarda le persone più anziane, anchenei giovani che fanno attività sportiva mol-to intensa le articolazioni possono subiredanni. Oggi grazie alla chirurgia mininva-siva e alle protesi è possibile, a qualsiasi età,intervenire in modo personalizzato e “sumisura”.Superspecializzazione e un team di chirur-ghi di livello, con esperienze in Italia e all’e-stero, che agiscono in modo sinergico nellastessa direzione: offrire la cura migliore, piùaggiornata e meno invasiva possibile. È que-sto l’obiettivo del GOA,Gruppo OrtopediciAssociati, fondato dal Dottor Augusto Pa-lermo, a Novara presso la Clinica San Gau-denzio.La necessità è quella di aggregare chirurghispecializzati in diversi campi dell’ortopediain modo da offrire al paziente un tratta-mento di elezione. Cosa si intende per chi-rurgia mininvasiva? Quali sono le tecniche

più innovative? Ne abbiamo parlato con ildottor Augusto Palermo, il dottor Giusep-pe Calafiore, il dottor Mario Rossoni, ilDottor Roberto Simonetta, e la DottoressaAnnalisa Ascia, responsabili rispettiva-mente di chirurgia dell’anca, del ginocchio,della spalla e della patologia capsulolega-mentosa di ginocchio del GOA. «Una voltasi identificava la chirurgia mininvasiva conuna chirurgia che facesse tagli piccoli -spie-ga il dottor Palermo - Oggi questo concettoè stato rivisitato a favore di una chirurgiache risparmi il tessuto osseo e le strutturenobili. La qualità dell’accesso chirurgico oraè la priorità». Più che la dimensione dell’in-cisione è quindi importante il rispetto deimuscoli. E questo vale a tutti i livelli, sia perl’artroscopia sia per la chirurgia protesica.«Nel mio campo, quello della protesi all’an-ca, l’intervento si rende necessario nel 95%dei casi a causa dell’artrosi e quindi in sog-getti anziani. Dalla prima protesi di 40 annifa, abbiamo assistito a una grandissima evo-luzione più che nel design, nei materiali»continua Palermo. La protesi d’anca è co-stituita da alcuni elementi che sostituisco-no funzionalmente le due componenti ace-tabolare e femorale dell’articolazione fisio-logica: il cotile (o coppa) e lo stelo su cui èfissata una testina. «Il teflon inizialmenteusato nelle protesi è stato presto sostituitodal polietilene, un polimero più resistentedal punto di vista biomeccanico. La ricercainoltre si è concentrata sui migliori accop-piamenti di materiali tra testa e cotile, quellicioè che provocavano la minor produzionedi detriti. Una volta ridotto il problema deidetriti, si è poi potuto gradualmente au-mentare e modificare la testa, aumentando-ne il diametro in modo da garantire mag-giore stabilità e funzionalità articolare». Lapartita quindi si gioca sui materiali. Manon solo. «È importante selezionare il tipodi impianto in base al paziente, alla sua età ealle performance richieste, sempre però ese-guendo un accesso chirurgico accurato che,come detto, risparmi i tessuti il più possibi-le», conclude Palermo.

IL DOTTORAUGUSTO PALERMORESPONSABILEDELL’UNITÀ DI ORTOPEDIADELLA CLINICASAN GAUDENZIO A NOVARA

QUATTROCHIACCHIERECONL’EQUIPEDELLASANGAUDENZIO

SUPERSPECIALIZZAZIONE E UN TEAMDI CHIRURGHI DI LIVELLO,CON ESPERIENZE IN ITALIA E ALL’ESTERO,CHE AGISCONO IN MODO SINERGICOE NELLA STESSA DIREZIONE:OFFRIRE LA CURA MIGLIORE,PIÙ AGGIORNATA E MENO INVASIVA POSSIBILE.È QUESTO L’OBIETTIVO DEL GOA,GRUPPO ORTOPEDICI ASSOCIATI

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Il risparmio dei tessuti è una priorità anchequando si interviene sull’articolazione delginocchio. «Anche per il ginocchio oggi sicerca di conservare i tessuti il più possibile,scegliendo vie di accesso sempre meno inva-sive», spiega il dottor Calafiore. «Ad esem-pio, in alcuni casi passiamo al di sotto ditutto l’apparato estensore, un accesso pocoinvasivo. Questo è importante perché per-mette recuperi molto più veloci, anche senon bisogna dare false illusioni: per quantorisparmi i tessuti, la chirurgia protesica è co-munque invasiva.Dopo l’intervento infatti ilprocesso di adattamento biologico dell’arti-colazione ha bisogno di qualche mese». Co-me per le protesi d’anca, anche nel campodelle protesi del ginocchio, sperimentateper la prima volta negli Stati Uniti negli an-ni ‘60, si sono fatti passi da gigante. «Inizial-mente si trattava di protesi cosiddette a cer-niera, che sono state abbandonate perchèandavano incontro a scollamento e davanoscarsa mobilità al ginocchio. La rivoluzioneè arrivata con la protesi a scivolamento che è

caratterizzata da ottima funzionalità e dura-ta. Oggi si cerca di personalizzare l’impiantoil più possibile, scegliendo in base all’età delpaziente e alla collocazione e al grado del-l'artrosi, scegliendo protesi monocomparti-mentali, bicompartimentali o totali, cioè so-stituendo solo una parte, due elementi op-pure tutta l’articolazione. Quelle monocom-partimentali, in particolare, rivestendo soloil “settore” danneggiato, possono essere im-piantate attraverso incisioni di pochi centi-metri e sono quindi mininvasive».Interventi personalizzati sono anche quelliche oggi si eseguono per problemi alla spal-la. L’inserzione di protesi a causa di artrosi(primitiva o secondaria alla rottura di tendi-ni), è un’evenienza molto meno frequente(10%) nell’ambito delle patologie della spal-la. Come per il ginocchio, anche in questicasi, la chirurgia protesica si effettua contecniche di incisione cutanee (tecniche“open”), così come in casi di altre patologienon frequenti della spalla (ad esempio nel-l’effettuare transfer muscolari per sostituireunità muscolo tendinee lesionate e non piùriparabili). Lamaggior parte degli interven-ti viene invece svolta utilizzando tecnicheminiinvasive artroscopiche (80%). «Inter-veniamo su pazienti di tutte le fasce di età,da quella giovanile a quella pre senile - spie-ga il dottor Rossoni - I pazienti giovani ingenere presentano sindromi da sovraccaricoo dovute a traumi sportivi. Quando le lesionisono solo legamentose, come nel caso delportiere Gianluigi Buffon per esempio, siinterviene in artroscopia per riparare i lega-menti. Se alla lesione dei legamenti invece siassocia una lesione ossea, prima è necessariosintetizzare l’eventuale frattura o sostituirela quota mancante di osso con altro preleva-to dalla regione adiacente della spalla».«Nell’età centrale, cioe tra i 40 e i 50 anni,oltre alle patologie da sovraccarico, sonomolto frequenti le tendinopatie calcifiche.In questi casi hanno preso campo tecnichecome le onde d’urto e ’agoaspirazione eco-guidata. In questa fascia si cominciano a os-servare poi tendinopatie anche importantiin cui i tendini si assottigliano fino a rom-persi parzialmente o totalmente. Se si inter-viene per tempo si può rimediare in artro-scopia, “ricucendo” il tendine» concludeRossoni. Nuove tecniche, interventi minin-vasivi e sempre più personalizzati: è questoil futuro dell’ortopedia.

OGGI SI CERCA DI PERSONALIZZAREL’IMPIANTO IL PIÙ POSSIBILE, SCEGLIENDO IN BASEALL’ETÀ DEL PAZIENTE E ALLA COLLOCAZIONEE AL GRADO DELL'ARTROSI, SCEGLIENDOPROTESI MONOCOMPARTIMENTALI,BICOMPARTIMENTALI O TOTALI, CIOÈ SOSTITUENDOSOLO UNA PARTE, DUE ELEMENTI OPPURETUTTA L’ARTICOLAZIONE NEL COMPLESSO

L’EQUIPE DEL GOAAL COMPLETO:DA SINISTRA LA DOTTORESSAANNALISA ASCIA,IL DOTTOR AUGUSTO PALERMO,IL DOTTOR GIUSEPPECALAFIORE, IL DOTTORSALVATORE CANNIZZAROE IL DOTTORROBERTO SIMONETTA

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SANTA RITA: LA NUOVA INTERNISTARACCONTA LA SUA ESPERIENZA

La medicina interna nella suaprima collocazione si occupavadella prevenzione, diagnosi eterapia non chirurgica relativa-mente a tutti gli organi e appa-

rati, quali: l'apparato respiratorio, l'apparatocardiovascolare, l'apparato digerente, reni,organi formativi di sangue, sistema metabo-lico e organi a secrezione interna, e inoltre:malattie infettive, malattie allergiche e im-munologiche, malattie dell'apparato musco-lo scheletrico e del tessuto connettivo.Essa nacque con l'intenzione di introdurrenella pratica medica una connotazione di ti-po accademico con la formazione di unaclasse di medici che potesse fungere da con-sulenti di altri specialisti.La medicina interna nasce come contrappo-sizione alla chirurgia, come la medicina checura la malattia da dentro, dall'interno delcorpo, di solito con i farmaci, a differenzadella chirurgia che tratta le malattie da fuori,con interventi chirurgici.È stato il tronco da cui sono derivate, a par-tire dalla seconda metà del XX secolo, tuttele specializzazioni relative: Pneumologia,cardiologia, gastroenterologia, nefrologia,ematologia, endocrinologia, malattie infetti-ve e ancora immunologia clinica, reumato-logiaCon il definirsi delle varie specialità la me-dicina interna è entrata in crisi e la colpa puòessere equamente distribuita sia al territorioche ha confuso la medicina interna con lamedicina generale, sia agli organi compe-tenti che hanno favorito le specialità spesso

confondendo l'unicità con l'eccellenza, e an-che agli internisti stessi che non sono statiin grado di trasmettere sia ai pazienti sia alleammistrazioni sia agli organi di gestione ilruolo speciale di questa specialità sebbenerappresenti l'ideale del medico universalescientifico e umanista di cui la società ha bi-sogno.Purtroppo molti internisti lavorano in servi-zi di emergenza, guardie e in lavoro interi-nale e altri internisti, tra i più validi, hannotradito la propria formazione: si sono spe-cializzati di fatto con l'esperienza e si sonoper così dire orientati, spesso con eccellentirisultati.Se dal punto di vista pratico sembra svuotatala figura dell'internista, al contrario mantie-ne un ruolo importantissimo a livello del-l'insegnamento universitario, formando imedici di base che costituiscono la categoriamaggiormente rappresentata nel sistema sa-nitario. Altri paesi più pratici hanno cam-biato rotta e hanno saputo riconoscere ilruolo fondamentale della medicina internaper un professionista di qualità; in particola-re gli organi accademici degli Stati Unitihanno stabilito che tutti gli specialisti deb-bano passare due anni in un dipartimento dimedicina interna e solo dopo si superspecia-lizzano ritenendo che il seme dello studiocontinuo che viene instillata in medicina in-terna si trasferisca in tutti i professionisti.Diversamente il nascere delle varie specialitànon si trasforma in un vantaggio per il pa-ziente se gli esperti non si rendono respon-sabili dei casi che cadono al di fuori della zo-na della loro competenza particolare. Acca-de spesso che lo stesso paziente venga sotto-posto a visite di più specialisti da cui ricevecure, con approcci diversi e talvolta con-traddittori.L'internista è visto in molti ospedali come ilmedico dei pazienti "scartati" da altri spe-cialisti quando il quadro clinico è tale danon poter effettuare una scelta specialisticaelettiva. L'internista è diventato così lo spe-cialista del problema complesso ovvero delpaziente con molti problemi di pertinenza

LA DOTTORESSA ALDA CRIPPANUOVA INTERNISTADELLA CLINICA SANTA RITADI VERCELLI

UNAGRANDESFIDAAFFRONTATACONTANTAPASSIONE

«LA MEDICINA INTERNA NASCE COMECONTRAPPOSIZIONE ALLA CHIRURGIA,COME LA MEDICINA CHE CURA LA MALATTIADA DENTRO, DALL'INTERNO DEL CORPO,DI SOLITO CON I FARMACI, A DIFFERENZADELLA CHIRURGIA CHE TRATTA LE MALATTIEDA FUORI, CON INTERVENTI CHIRURGICI»

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specialistica diversa, esempi classici: il diabe-tico iperteso con insufficienza renale, il car-diopatico con problemi infettivi, il neopla-stico in fase aplastica, l'ictus con Tvp, l’iper-teso, il diabetico con problemi di nutrizionecon polmonite ab ingestis, e via di seguito;oppure dei pazienti con sintomi di oscuraorigine: proteinuria, artrite, rush cutanei,febbre ed edemi.È importante anche differenziare in modosia pure grossolano le età dei pazienti perchèdiversa è la presentazione del problemacomplesso.Anche le branche chirurgiche richiedono avolte l'assistenza internistica sia nella fasepreparatoria che in alcune complicanzapost-operatorie: nell'età avanzata una car-diopatia cronica fin allora tollerata può pre-sentare episodi di aritmia e/o sfociare inscompenso circolatorio; l'allettamento puòcomplicare una Broncopatia cronica con

comparsa di insufficienza respiratoria e cosìad ogni età si può avere un peggioramentodi una funzione renale ridotta, complicanzelegate al diabete, a coagulopatie, a patologieormonali preesistenti che determinano dis-ordini del metabolismo idro-elettrolitico edacido base che si traducono per lo più condisturbi cardiaci e aritmici«Un servizio di medicina interna - raccontala dottoressa Alda Crippa - utilizzato a pie-na capacità è in grado di gestire il 90% dellapatologia medica che raggiunge l'ospedale, econ il supporto dei servizi centrali del centroe di un gruppo minimo di superspecialisti(endoscopisti, radiologo interventista, etc)fino al 95% delle patologie mediche di unospedale generale. Sono gli specialisti quin-di più versatili, meglio addestrati e più effi-cienti in termini economici di tutte le spe-cialità». In qualsiasi ospedale, anche piccolo,possono mancare alcune specialità, ma devesempre esserci un servizio di medicina inter-na. «Alla Clinica Santa Rita - continua ladottoressa Crippa - ho trovato supporti tec-nici avanzati e competenze specialistiche diqualità che mi fanno ben sperare di raggiun-gere gli obiettivi che ogni internista si ponee che si possono riassumere in pochi punti :integrata e globale assistenza clinica dei pa-zienti in ospedale; guida del malato nel suopercorso diagnostico/terapeutico, dirigendoe coordinando gli strumenti e gli altri spe-cialisti necessari per una diagnosi e un trat-tamento adeguato e in ultimo luogo rappre-sentare l'esperto a cui il medico di base si ri-volge prima che ad altri specialisti per la cu-ra di pazienti complessi la cui diagnosi è dif-ficile o quando il paziente è affetto da variemalattie o presenta sintomi che fanno riferi-mento a più organi apparati o sistemi.Nel breve periodo ho potuto assistere pa-zienti con le malattie più comuni internisti-che ma anche malattie infettive, insufficien-za cardiaca congestizia, malattia venosatromboembolica, malattie reumatiche e au-toimmuni tra cui vasculiti con Glomerulo-friti, ittero, particolari presentazioni ormo-nali come un caso di SIADH associato apolmonite da Chlamydia oltre a indagini sualterazioni ematologiche e di decadimentoorganico con evidenza di patologie neopla-stiche spesso in stadio di scarso margine dimiglioramento. Rimango sempre convintache fare l'internista è il lavoro più bello del-l'intero campo medico».

«UN SERVIZIO DI MEDICINA INTERNA,UTILIZZATO A PIENA CAPACITÀ È IN GRADODI GESTIRE IL 90% DELLA PATOLOGIA MEDICADI UN OSPEDALE.ALLA CLINICA SANTA RITA HO TROVATOSUPPORTI TECNICI AVANZATI E COMPETENZESPECIALISTICHE DI QUALITÀ CHE MI FANNOBEN SPERARE DI RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVICHE OGNI INTERNISTA SI PONE»

LA STRUTTURADELLA CLINICA SANTA RITAÈ ALL’AVANGUARDIAPER TECNOLOGIE E KNOW HOW

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NUTRACEUTICA: QUANDO CIBOFA RIMA CON PREVENZIONE

Utilizzare i cibi come farmaci,ponendo l’alimentazione co-me punto cardine nella pre-venzione delle patologie piùgravi, come tumori, diabete e

disturbi cardiovascolari. È questa la missionedel professor Alberto Gramaglia, responsabiledel Servizio di Radioterapia del Policlinico diMonza. Una missione che trova il suo svilup-po nella nutraceutica, ovvero quella brancadegli studi sull’alimentazione che porta a sco-prire quali siano gli alimenti che possiedonoeffetti benefici sul corpo umano. Proprio que-sti argomenti sono stati al centro di un conve-gno organizzato dal Comune di Cesano Ma-derno lo scorso 22 maggio a Palazzo AreseBorromeo, al quale hanno partecipato, oltre alprofessor Gramaglia anche il dottor VincenzoCerreta, il dottor Dino Ceppodomo e il dot-tor Gianfranco Baronzio.Il termine nutraceutica fu utilizzato per laprima volta nel 1989 dal dottor Stephen DeFelice e contiene al suo interno la fusione trai termini “nutrizione” e “farmaceutica”. Unvocabolo che possiede quindi già dentro di sèil concetto che vuole esprimere. Gli studisull’alimentazione hanno però in realtà unastoria antichissima. Basti pensare che quan-do la medicina era ancora un’attività basatasull’osservazione in luogo della ricerca scien-tifica già esistevano studi sull’utilizzo deglialimenti come medicinali. Per esempio nellamedicina tradizionale cinese o indiana. Tra-dizioni che sono state oggi recuperate inqualità di “medicine alternative”, come quellaayurvedica o quella omeopatica. Questo tipo

di utilizzo degli alimenti nasceva dalla consi-derazione, derivata appunto dall’osservazio-ne, che gli alimenti sono delle sostanze chevengono inserite all’interno dell’organismo.Sempre l’osservazione dello sviluppo di alcu-ne particolari patologie nella storia dell’uma-nità ci porta ad osservare come l’alimenta-zione giochi un ruolo fondamentale nella sa-lute degli individui. Per esempio l’ampia dif-fusione della gotta tra le classi nobili ed agia-te dell’età moderna fu probabilmente causatadagli eccessi alimentari di quelle generazioni,così come, per contro, lo fu l’espansione dellapellagra tra le classi più disagiate. Un altroesempio lampante puuò essere rappresentatodalla bassa incidenza del carcinoma del colonin alcune popolazioni africane, là dove il con-sumo di carne rossa è più ridotto per motiviprevalentemente socioeconomici. Interes-sante è poi notare come i primi farmaci uti-lizzati nel cammino dell’umanità furonoproprio degli alimenti: le erbe. La nutraceu-tica attuale è però qualcosa di diverso: si trat-ta in sostanza di un’approccio di tipo scienti-fico nello studio delle problematiche alimen-tari, per individuare quali siano gli alimentiche possono rendere migliore la qualità (e leaspettative) di vita degli esseri umani, unascienza nuova che studia tutti quei compo-nenti nutrizionali attivi, accuratamente sele-zionati, che hanno proprietà curative. Uncampo di ricerca che negli ultimi anni ha fat-to passi da gigante.«Col passare del tempo – spiega il professorAlberto Gramaglia – si è sempre più eviden-ziato che a causare le peggiori patologie sonole cattive abitudini alimentari. Detto in ma-niera manichea si potrebbe così affermare chesono stati individuati alimenti buoni che aiu-tano a conservare un buono stato di salute ealimenti cattivi che provocano a lungo andaredisturbi e malattie. Se questo discorso consen-te di migliorare lo stato generale di salute dellapopolazione, andando a ridurre l’incidenza dicardiopatie, tumori e diabete, studiato con at-tenzione può portare ad impostare delle vere eproprie terapie di prevenzione utilizzando glialimenti come farmaci per diminuire il tasso

IL PROFESSORALBERTO GRAMAGLIARESPONSABILE DEL SERVIZIODI RADIOTERAPIADEL POLICLINICO DI MONZAE STUDIOSO DI NUTRACEUTICA:OVVERO COME UTILIZZAREL’ALIMENTAZIONE AL SERVIZIODELLA PREVENZIONEONCOLOGICA

COMEPREVENIRE ITUMORI SEMPLICEMENTEMANGIANDO

IL TERMINE NUTRACEUTICA FU UTILIZZATOPER LA PRIMA VOLTA NEL 1989 DAL DOTTORSTEPHEN DE FELICE E CONTIENE AL SUO INTERNOLA FUSIONE TRA I TERMINI «NUTRIZIONE»E «FARMACEUTICA». UN VOCABOLO CHE POSSIEDEQUINDI GIÀ DENTRO DI SÈ IL CONCETTOCHE VUOLE ESPRIMERE

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umani, prima della nascita di una società di ti-po moderno, prima di disporre delle sofistica-zioni alimentari di cui noi oggi disponiamo,vivevano sostanzialmente come cacciatori-raccoglitori. Quindi gli alimenti più facili dareperire in natura per i nostri antenati eranodeterminate tipologie di bacche, pesce, cheveniva consumato crudo, e verdure coltivatecon concimi assolutamente naturali”.Bisogna in sostanza tornare ad un alimenta-zionenaturale.«Esattamente - spiega Gramaglia – un con-cetto basilare per esempio è anche quello dellareperibilità degli alimenti. Una delle mode at-tuali è quella dell’importazione di cibi esotici,per lo più frutti come ananas, mango o papa-ya. Ma questi frutti non crescono in manieranaturale perché maturano in lunghi viaggi vianave. I nostri avi mangiavano quello che il lo-ro ambiente offriva loro. Non potevano per-mettersi ad esempio di mangiare carne rossauna volta ogni due giorni, di cuocere gli ali-menti di continuo o di conservarli. Dovrem-mo insomma essere un po’ più responsabili.Mangiare carboidrati integrali piuttosto chead assunzione rapida, perché più naturali eperchè il loro assorbimento più lento consentedi immagazzinare solopiccole quantità di zuc-cheri .Mangiare carne con moderazione, ma-gari quella bianca due volte a settimana equella rossa una volta ogni due-tre settimane,sempre e comunque con una cottura non esa-gerata, e possibilmente tanto pesce crudo, ov-viamente solo se fresco, proprio come faceva-no i nostri antenati».Negli ultimi tempi, soprattutto in camposportivo, è invece emersa con grande prepo-tenza la tendenza ad effettuare diete iperpro-teiche.«Ma in realtà – chiarisce il professore – nonesistono diete iperproteiche che abbiano effet-ti benefici, così come non esistono diete iper-vegetariane. Regimi alimentari di questo tipoportano solamente a degli squilibri e, solo percitare un esempio, a un aumento delle allergie.La scelta migliore è quella di restare nell’am-bito del polimorfismo alimentare. Si sentespesso parlare degli effetti benefici della ver-dura e sono considerazioni corrette anche senon si può basare una dieta solamente sullaverdura. La frutta invece va dosata con cautelaperché ricca di zuccheri. I frutti migliori sonole bacche scure, che venivano mangiate dainostri avi e che contengono sostanze benefi-che per i vasi sanguigni».

di patologie degenerative e la formazione ditumori».Ma la nutraceutica non è che il primo passoall’interno di un nuovo percorso di ricerca.“Sulla scia degli studi sulla nutraceutica – con-tinua infatti il professor Gramaglia – si è poiinserita quella che viene definita “nutrageno-mica”, ovvero lo studio dei geni di ciascun pa-ziente per osservare quali sono gli alimentistudiati su misura per il suo dna. Tuttavia lanutraceutica ha già ragione d’esistere di per sèin quanto, come già detto, sono già stati indi-viduati quali siano gli alimenti migliori manon solo. La ricerca ha infatti stabilito anchequale sia il miglior modo di cucinare questialimenti. In sostanza l’obiettivo di questi stu-di, detto in parole povere, è quello di insegna-re al paziente come mangiare».Ma qual’è dunque, alla luce di queste consi-derazioni, la dietamigliore da seguire?“Sicuramente – spiega Gramaglia – è una die-ta di tipo ancestrale. Questo perché gli esseri

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LE ALGHE ROSSEHANNO EFFETTI POSITIVISULLE ALLERGIE

MA QUAL’È DUNQUE,ALLA LUCE DI QUESTE CONSIDERAZIONI,LA DIETA MIGLIORE DA SEGUIRE?«SICURAMENTE – SPIEGA IL PROFESSORALBERTO GRAMAGLIA – È UNA DIETA DI TIPOANCESTRALE, BASATA SU VERDURE, PESCE CRUDO OCARNI APPENA SCOTTATE E BACCHE»

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Unaltro alimento estremamentebeneficoperil corpo umano e per la lotta alle allergie sonole alghe.«Si è studiato che alcune popolazioni che sicibavano di particolari tipologie di alghe rossee pesci pescati in mari freddi registravano unaminore incidenza di diversi tipi di allergie.Inoltre si è visto come queste alghe riuscisseroanche a migliorare le allergie stesse. E’ illumi-nante in questo senso il caso di alcune fami-glie che abitavano i villaggi sul canale dellamanica, che per ovvie ragioni negli anni delsecondo conflitto mondiale si trovarono adalimentarsi di alghe rosse. Si scoprì in seguitoche queste persone godevano di un migliorerendimento respiratorio rispetto ad altre.Maaltri esempi potrebbero essere alcune popola-zioni dell’India o del Giappone che, abituate aconsumare alghe e pesce crudo, hanno una vi-ta media molto più elevata rispetto a quella dipopolazioni occidentali. In quella parte dimondo non è infrequente incontrare individuicentenari. E quando parlo di centenari mi ri-ferisco a persone sì segnate dal peso degli annima nel pieno delle capacità mentali e fisiche».Negli ultimi anni anche in occidente è esplo-sa la moda del sushi, un alimento composto,oltre che dal riso, proprio da alghe e pescecrudo.«Il sushi – commenta il professore – può es-sere considerato sicuramente un alimentocompleto e salutare. Ma anche chi non gra-disse la cucina orientale può benissimo cuci-nare del pesce crudo o leggermente scottatocon del riso».Magli studi del professorGramaglia, non sifermano qui. In programma c’è infatti ancheun viaggio inEcuador.«Parliamo di popolazioni molto interessanti,che spesso hanno un’ottima longevità – con-clude il professore – Si tratta di individui chemangiano poco e bene e che lavorano poco eper tutta la vita. È chiaro che nella nostra so-cietà è ormai impossibile replicare quelle con-dizioni. Ma quello che noi cerchiamo di inse-gnare è semplicemente uno stile di vita piùsalutare. Anche gli strappi alla regola, comeuna carne rossa o un fritto, si possono fare,basta che siano pur sempre delle eccezioni.Anzi, mangiati in casi isolati questi ali-menti forniscono al fisico quella necessariacapacità di reazione che lo fortifica. In-somma dai pazienti non pretendiamo unavita monacale o di sacrifici, ma solo più re-sponsabile».

Gli zuccheri sono quindi un elemento cosìnegativo?«Lo zucchero – spiega il professore – è statouna pessima scoperta per la nostra società.An-zi, si può considerare tranquillamente comeuno dei peggiori nemici di una buona dieta».Dunque un’alimentazione sbagliata è corre-lata inmodo così stretto con patologie gravicome i tumori?«Sì. In sostanza la salute del nostro organismogira attorno a un meccanismo molto sempliceper cui abitudini alimentari errate, se protratteper un lungo periodo generano malattie gravicome appunto i tumori, le patologie cardiova-scolari e il diabete, ma non solo. Se queste so-no sicuramente malattie che distruggono laqualità della vita di una persona, o che addirit-tura possono portare alla morte, una cattivaalimentazione come quella dell’uomo moder-no può portare anche ad altre patologie mino-ri ma pur sempre distruttive come le allergie.Una persona allergica è sostanzialmenteun’individuo costretto a una patologia cronicaper quattro-cinque mesi ogni anno. In praticaqueste persone passano metà della loro esi-stenza damalati e purmagari non avendoma-li più gravi non possono certamente essere de-finite persone sane».

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IL SUSHI: UN ALIMENTOPERFETTO PER LA SALUTE

«LO ZUCCHERO – SPIEGA GRAMAGLIA – È STATOUNA PESSIMA SCOPERTA PER LA NOSTRA SOCIETÀ.ANZI, SI PUÒ CONSIDERARE TRANQUILLAMENTECOME UNO DEI PEGGIORI NEMICIDI UNA BUONA DIETA»

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LO SVILUPPO DI UN TUMOREDEL COLON È UN PROCESSOA PIÙ FASI CHE TRANSITAABITUALMENTE ATTRAVERSOLA FORMAZIONEE IL PROGRESSIVO AUMENTODI VOLUME DI UN POLIPO,CON EVOLUZIONE BIOLOGICASINO ALLA DISPLASIA SEVERAE POI AL CANCRO INVASIVOE DA ULTIMO ALLAMETASTATIZZAZIONE

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ALLA CLINICA SANTA RITAL’ENDOSCOPIA È D’AVANGUARDIA

L’Unità di Gastroenterologiaed Endoscopia Digestivaoperante presso la ClinicaSanta Rita di Vercelli, direttadal professor Attilio Giacosa,

ha attivato un ampio programma di diagno-stica e interventistica coloscopica per favorirela prevenzione e la riduzione della mortalitàper cancro del colon e retto (CRC).Il cancro del colon-retto (CRC) è una del-le neoplasie a più elevata morbosità emortalità nei Paesi occidentali; essa infattirappresenta la seconda causa di morte pertumore sia nell’uomo che nella donna nelNord America e nell’Europa occidentale.In Italia ogni anno vengono diagnosticati20.457 nuovi casi di tumore al colon retto frai maschi e 17.276 fra le femmine. Il rischio diavere una diagnosi di cancro al colon nel cor-so della vita (fra 0 e 74 anni) è di 50,9 ‰ fra imaschi (1 caso ogni 20 uomini) e di 31,3 ‰fra le femmine (1 caso ogni 32 donne), men-tre il rischio di morire è del 17,3 ‰ per i ma-schi e del 10,0 ‰ fra le femmine.Nonostantequesta sia anche una delle neoplasie con mag-giore possibilità di cura nel caso in cui la dia-gnosi venga fatta precocemente, purtroppol’adesione ai programmi di screening, è anco-ra limitata (negli USA, dove il problema è

stato studiato a fondo, solo il 39% dei tumoriviene riconosciuto allo stadio I e II quandosono ancora completamente asintomatici elocalizzati ed il tasso di sopravvivenza a cin-que anni è del 90%).Per l’anno 2010 sono previsti in Italia circa34.000 nuovi casi di cancro del colon e delretto, di cui il 50% saranno deceduti entro5 anni dal momento della diagnosi .La diagnosi del CCR non sempre avvienein stadio precoce, quando cioè l’interventochirurgico potrebbe portare a guarigione ilpaziente. È ormai ampiamente dimostratoche i metodi di screening, dalla ricerca delsangue occulto nelle feci ai metodi endo-scopici o alla combinazione di ambedue,permette di diagnosticare più del 50% diCCR in uno stadio più precoce, quindi su-scettibile di guarigione con conseguente ri-duzione della mortalità.La rimozione degli adenomi mediante poli-pectomia endoscopica riduce in maniera sta-tisticamente significativa l'incidenza delcarcinoma. La polipectomia ha manifestatonel corso degli anni evoluzioni tecnologichemolto significative che hanno condotto allaattuale possibilità di rimozione di lesioni po-lipoidi anche se di dimensioni molto volumi-nose o di lesioni neoplastiche in fase non

IL PROFESSOR ATTILIOGIACOSA, RESPONSABILE DELSERVIZIODI GASTROENTEROLOGIADELLA CLINICA SANTA RITADI VERCELLI

PREVENZIONEEDIAGNOSI PRECOCEDEITUMORIDELCOLON

PATOLOGIE CON RISCHIO AUMENTATO DI CRC

Malattie infiammatorie intestinaliMalattia di CrohnColite ulcerosaPoliposi adenomatosePoliposi familiare (FAP)Sindrome di GardnerCancro colo-rettale ereditario non-poliposi (HNPCC)Sindrome di Lynch ISindrome di Lynch IIAnamnesi familiare di:Carcinoma colo-rettaleAdenoma colo-rettale in età inferiore a 60 anniAnamnesi personale di:Adenoma colo-rettaleCarcinoma colo-rettaleCancro del seno, utero ed ovaio

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avanzata. Queste tecniche richiedono opera-tori particolarmente esperti, data la loro com-plessità operativa e sono caratterizzate dallamucosectomia endoscopica (EMR) e dalladissezione sottomucosa (ESR).Lo screening del carcinoma colo-rettale èquindi al momento l'unico mezzo chepermette di ridurre non solo la mortalitàma anche l'incidenza della neoplasia.La dimostrazione di una reale efficaciadello screening del carcinoma colo-rettaleè stata dimostrata già da 15 anni con la pub-blicazione di studi randomizzati e caso-controllo che hanno dimostrato una ridu-zione significativa della mortalità nella po-polazione sottoposta a ricerca di sangueocculto fecale annualmente o biennalmente

(e successiva colonscopia ) in una percentua-le variabile dal 33 % al 18 % a secondadelle metodiche impiegate.Nei soggetti a rischio intermedio (ovveroasintomatici con età uguale o superiore a 50anni), la strategia preventiva deve prevederela ricerca di sangue occulto fecale ogni annocon coloscopia nei positivi oppure l’effettua-zione di colonscopia ogni 10 anni a partiredai 50 anni. Invece, nei soggetti a rischio au-mentato la raccomandazione più accreditata èdi iniziare lo screening all’età di 40 anni e co-munque 10 anni prima rispetto all’età del pa-rente più giovane affetto e ripetere la colosco-pia ogni 3 -5 anni.Soltanto la crescita dell’informazione dellapopolazione, lo sviluppo di pragrammi discreening e la collaborazione fra medici dimedicina generale e gastroenterologi – endo-scopisti potrà rendere possibile la riduzionedella incidenza e mortalità per tumore del co-lon e retto.Il ruolo preventivo primario è correlato allaattuazione dell’indagine coloscopica, neitempi e nei modi sopracitati. I due fattori li-mitanti per l’effettuazione dell’indagine sonorappresentati dal timore che molti pazientihanno di sentir dolore e per la difficoltà in-contrata nella preparazione intestinale prece-dente all’indagine. Oggi tuttavia è possibileattivare programmi di pulizia intestinalemolto semplici e poco fastidiosi così come èpossibile evitare ogni tipo di dolore mediantel’impiego di tecniche di sedazione coscientegestibili in via ambulatoriale, senza ricorso al-l’anestesista e senza rischi.

LE INDAGINI BIOLOGICHE SU MATERIALE EMATICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CANCRODEL COLON SONO SCARSAMENTE EFFICACI: NUOVE IPOTESI STANNO NASCENDOPER L’UTILIZZO DI BIOMARKERS GENETICI IN FASE DI SPERIMENTAZIONE.L’UNICO DATO VALIDO È LEGATO ALLA RICERCA DI SANGUE OCCULTO FECALE OGNI ANNOIN TUTTI I SOGGETTI ASINTOMATICI DI ETÀ SUPERIORE AI 50 ANNI E SUCCESSIVACOLOSCOPIA NEI SOGGETTI POSITIVI AL TEST.

LA COLOSCOPIA E IDENTIFICAZIONEDI POLIPI E DI TUMORI IN STADIOPRECOCE COSTITUISCE LA METODICAESSENZIALE PER LA RIDUZIONEDELLA MORTALITÀ DA TUMOREDEL COLON

PER LA RIMOZIONEENDOSCOPICA DI POLIPIVOLUMINOSI E DI LESIONITUMORALI INIZIALI SONO OGGIDISPONIBILI TECNICHEDI MUCOSECTOMIAE ABLAZIONE DEL IN BLOCCOCON DISSEZIONESOTTOMUCOSA, CON IMPIEGODI TECNOLOGIE MOLTOINNOVATIVE (BALLOONOVERTUBE, FLEX KNIFE,DUAL KNIFE).A FIANCO LO SCHEMAESEMPLIFICA L’IMPIEGODEL PALLONE E DEL KNIFEOPERATIVE PER ENDOSCOPICO

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25 giugno 201001 ottobre 2010Accanimento terapeutico:cure di fine vita e rifiutodelle cure – aspetti medico-deontologiciApprofondire e distinguere iconcetti di accanimentoterapeutico, di testamentobiologico, di diritto al rifiuto dellecure e di eutanasianell’ordinamento legislativo,giuridico e deontologico italiano.8 crediti ECM

13-14 luglio 201026-27 ottobre 2010Prevenzione di malattiecardiovascolariIl corso è finalizzato ad introdurre ipartecipanti ai principaliargomenti di prevenzione incardiologia, con particolareriferimento agli aspettiepidemiologici ed ai principalifattori legati agli stili di vitapersonali modificabili e nonmodificabili. Inoltre ci si proponedi far acquisire ai partecipanticonoscenze specifiche suideterminanti di salute

cardiovascolare in modo dapianificare interventi di educazionesanitaria mirati su una stima delrischio cardiovascolare globale delsoggetto/paziente.16 crediti ECM

20-21 settembre 2010Prevenzionedi malattie infettiveIndividuare i determinanti di salutee di malattia e i fattori di rischio,sia in ambito comunitario(ospedale, case di riposo, RSA)che territoriale.Identificare gli aspetti chenell’esercizio della professionepossono costituire fattori dirischio per l’operatore stesso.Utilizzare strumenti teorici pervalutare il ruolo dell’ambiente edegli stili di vita sulla saluteumana.Descrivere le caratteristiche delruolo educativo per la prevenzionee diffusione delle malattie infettive.Conoscere gli strumenti diprevenzione più idonei per latutela della salute nelle diverserealtà operative assistenziali.16 crediti ECM

01-02-15-16-29-30 ottobre 2010Corso di drenaggio linfaticomanualeAcquisire competenze e tecnicheper la pratica del linfodrenaggio.48 crediti ECM

02 ottobre 2010Il sistema di qualità nellaboratorio analisiIl presente percorso formativo èfinalizzato all’acquisizione da partedei partecipanti delle seguenticompetenze:- Predisporre e soprattuttoapplicare con competenza leprocedure per la gestione dellaboratorio analisi in termini diprocesso (organizzazione)- Implementare e utilizzare unSistema Qualità nei laboratorianalisi- Attuare una valutazione criticadel dato analitico di performancedel laboratorio.

8 crediti ECM

09 ottobre 2010Linee guida per il buon usodel sangue e degli emoderivati:plasma, piastrine e albumina

Implementare le conoscenze delpersonale sanitario sulla correttagestione del sangue e degliemoderivati;Aggiornare gli operatori sullaresponsabilità penale/personalederivante dagli errori effettuatidurante le varie fasi del processodi gestione degli emoderivati.8 crediti ECM

12 ottobre 2010Metodiche di depurazioneextra renale(emodialisi, emofiltrazione,dialisi peritoneale)Accrescere nel personale sanitariole conoscenze circa le tecniche didepurazione extrarenale, e una piùadeguata gestione del pazienteaffetto da insufficienza renale.8 crediti ECM

14-15 ottobre 201015-16 ottobre 2010Triage in pronto soccorsoAssicurare immediata assistenzaal malato che giunge inemergenza;Indirizzare alla visita medica ipazienti secondo un codice dipriorità;Identificare le priorità e l’area piùappropriata di trattamento;Smistare i pazienti non urgenti;Ridurre i tempi di attesa per lavisita medica;Ridurre lo stato d’ansia;Migliorare la qualità delleprestazioni professionali delpersonale in Pronto Soccorso;Valutare periodicamente lecondizioni dei pazienti in attesa;Fornire informazioni sanitarie aipazienti e ai loro familiari.12 crediti ECM

Calendario Sede di Verano Brianza

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Tutti i corsi sono in fase di accreditamento presso il sistema ECM di Regione Lombardia

Per informazioni e iscrizioni: I.S.F.A.I. via Petrarca 51 – Verano Brianza (MB) – tel. 0362 824221 – fax 0362 824403 – [email protected]

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25 giugno 201001 ottobre 2010Accanimento terapeutico:cure di fine vita e rifiutodelle cure – aspetti medico-deontologiciApprofondire e distinguere iconcetti di accanimentoterapeutico, di testamentobiologico, di diritto al rifiuto dellecure e di eutanasianell’ordinamento legislativo,giuridico e deontologico italiano.8 crediti ECM

13-14 luglio 201026-27 ottobre 2010Prevenzione di malattiecardiovascolariIl corso è finalizzato ad introdurre ipartecipanti ai principaliargomenti di prevenzione incardiologia, con particolareriferimento agli aspettiepidemiologici ed ai principalifattori legati agli stili di vitapersonali modificabili e nonmodificabili. Inoltre ci si proponedi far acquisire ai partecipanticonoscenze specifiche suideterminanti di salutecardiovascolare in modo da

pianificare interventi di educazionesanitaria mirati su una stima delrischio cardiovascolare globale delsoggetto/paziente.16 crediti ECM

20-21 settembre 2010Prevenzione di malattie infettiveIndividuare i determinanti di salutee di malattia e i fattori di rischio,sia in ambito comunitario(ospedale, case di riposo, RSA)che territoriale.Identificare gli aspetti chenell’esercizio della professionepossono costituire fattori dirischio per l’operatore stesso.Utilizzare strumenti teorici pervalutare il ruolo dell’ambiente edegli stili di vita sulla saluteumana.Descrivere le caratteristiche delruolo educativo per la prevenzionee diffusione delle malattie infettive.Conoscere gli strumenti diprevenzione più idonei per latutela della salute nelle diverserealtà operative assistenziali.16 crediti ECM

24 settembre1 – 8 - 15 ottobre 2010Il Ben Essere e la dimensioneetica come leve e strumentiper il governo delle personeIl percorso formativo propostovuole condurre il discente apossedere le basi fondamentaliper poter agire nella progettazionee realizzazione di ambienti dilavoro dove ogni lavoratore sitrovi nella condizione di ottenere ilmeglio da se stesso e dagli altri,vivendo una vita professionalepiena e realizzata.32 crediti ECM

02 ottobre 2010Il sistema di qualitànel laboratorio analisiIl presente percorso formativo èfinalizzato all’acquisizione da partedei partecipanti delle seguenticompetenze:- Predisporre e soprattuttoapplicare con competenza leprocedure per la gestione dellaboratorio analisi in termini diprocesso (organizzazione)- Implementare e utilizzare unSistema Qualità nei laboratorianalisi

- Attuare una valutazione criticadel dato analitico di performancedel laboratorio.

8 crediti ECM

15 ottobre 2010Metodiche di depurazione extrarenale (emodialisi,emofiltrazione, dialisi peritoneale)Accrescere nel personale sanitariole conoscenze circa le tecniche didepurazione extrarenale, e una piùadeguata gestione del pazienteaffetto da insufficienza renale.8 crediti ECM

20 ottobre 2010Esposizione degli operatorisanitari a rischio biologicospecifico: HIV, HBV, AH1N1Comportamento post esposizioneFormare gli operatori sanitari circai rischi connessi all’esposizione arischio biologico; aumentare laconsapevolezza degli stessi circal’importanza della prevenzione delrischio di trasmissione del virus inambito sanitario; conoscere lenorme comportamentali daadottare in caso di esposizione.8 crediti ECM

23 ottobre 2010Il ruolo e la responsabilitàdel coordinatore delleprofessioni sanitarie alla lucedelle più recenti innovazioninormative e contrattualiApprofondire e contestualizzare lepiù recenti innovazioni contrattualie legislative delle professionisanitarie e definire il ruolo delcoordinatore. Definire laresponsabilità del coordinatore inalcuni aree specifiche.8 crediti ECM

Calendario Sede di Novarello

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Tutti i corsi sono in fase di accreditamento presso il sistema ECM nazionale

[email protected] – www.policlinicodimonza.it, sezione ECM

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