Il numero di Novembre 2009

16
anno XV - n 11 Novembre 2009 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma di Lucio Toth (segue a pagina 2) La Redazione risponde Perequazioni della pensione, la Corte Costituzionale dà ragione all’INPS A cura dellAvv. Vipsania Andreicich A pagina 5 A Reflection on Methods “The Julian Question”, Pursuing Historical Research In english language to page 14 Una reflexión sobre el método «Cuestión giuliana», perseguir la investigación histórica En lengua española en la página 15 ANTICHI NEMICI, RINNOVATE INDIFFERENZE Parenzo sulla linea dell’orizzonte Segue a pagina 9 Nessun precedente governo si era impegnato formalmente nei confronti delle associazioni degli esuli giuliano-dalmati come quel- lo attuale. Nelle due riunioni del Tavolo di coordinamento Governo- Associazioni del 5 febbraio e dell’11 giugno scorsi, presieduti dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e con la pre- senza di cinque Sottosegretari e di più di venti direttori generali e alti funzionari dei rispettivi ministeri, sono stati presi impegni precisi sui vari problemi: dalla restituzione dei beni al loro definitivo indennizzo, dall’edilizia popolare all’anagrafe, ecc. Si sono succeduti durante la primavera e l’estate incontri tecnici interni alle ammini- strazioni per trovare le soluzioni più appropriate a soddisfare le nostre aspet- tative. Eppure a fronte di questi impegni ufficiali c’è un’atmosfera generale sul piano politico che lascia perplessi. Il primo interrogativo riguarda lo stato dei rapporti italo-sloveni e italo-croati. Quanto ai primi, dietro il linguaggio felpato della diplomazia si avverte chiaramente uno scontro a muso duro. Appena raggiunto l’accordo con Zagabria – grazie anche ai buoni uffici ita- liani –sulla lunga controversia confinaria in Istria, Lubiana, con il consueto stile, ha aperto le ostilità con Roma sul rigassificatore di Zaule. Non cede di un millimetro sulla tutela della minoranza italiana in Istria, dichiarandosi pienamente adempiente agli accordi stipulati malgrado non sia affatto vero e accusando l’Italia di non fare altrettanto con la minoranza slovena nel nostro Paese. Sulle restituzioni ritiene il problema chiuso. Quanto alla Croazia, si legge sui giornali che l’Italia è la grande mallevatrice dell’ingresso di quel paese nella Ue. L’ultima visita del Ministro al Commercio estero Adolfo Urso viene descritta in termini trionfali. Zagabria lamenta addirittura che malgra- do la presenza in Croazia di banche italiane in posizione dominante e mal- grado l’Italia sia il suo primo partner commerciale, i nostri investimenti sono solo al sesto posto e ne vogliono di più! Gullotta legge Mori Raccolta la somma da destinare agli Esuli colpiti dal sisma Segue a pagina 11 Roma, Teatro San Marco, 22 settembre. I tre protagonisti della serata dedicata all’Istria nelle pagine di Anna Maria Mori lette da Leo Gullotta. Da sin., Gullotta, Mori e l’attrice Mirella Mazzeranghi Si apre venerdì 27 novembre, presso Villa Recalcati a Varese, il XIX Congresso nazionale dell’Anvgd. L’appun- tamento più importante della vita associativa, sul quale converge l’attenzione degli associati, dei delegati e dei dirigenti chiamati a delineare il futuro e i programma del- la più vasta rappresentanza di esuli giuliani e dalmati in Italia, quell’Associazione costituitasi nell’immediato do- poguerra e soggetto primario nei decenni nel rapporto, difficile ma essenziale, con le istituzioni e i governi. La prima giornata avrà inizio alle 15.30 con il se- guente Ordine del Giorno: relazione del Presidente del- l’Associazione; relazione del Segretario nazionale; rela- zione del Delegato all’Amministrazione; ratifica dei bi- lanci dell’ultimo triennio; nomina dei 3 Revisori dei Conti più 2 supplenti; dibattito; elezioni per il rinnovo del Con- siglio Nazionale. Certamente nel dibattito, che si annuncia intenso, sa- ranno affrontati i diversi problemi aperti sul fronte del dialogo con il Governo, tra i quali la restituzione di beni espropriati agli Esuli giuliano-dalmati dal cessato regime jugoslavo; gli indennizzi dovuti dallo Stato italiano per i beni perduti dagli Esuli; il riscatto degli immobili di edili- zia popolare in favore degli Esuli. Tre punti già nell’agen- da consegnata dalla FederEsuli al tavolo di coordinamento con l’Esecutivo nazionale. Si parlerà inoltre di nuove strategie per la valorizzazione della Legge 92/2004, istitutiva del Giorno del Ricordo; dei rapporti con il Governo e il Parlamento; dei criteri generali per l’applicazione della Legge n. 193/ 2004 (Tutela del patrimonio culturale delle terre d’origi- ne degli Esuli giuliano-dalmati), di cui si è chiesto il rin- novo triennale; dei rapporti con le Comunità Italiane nel- le terre d’origine. Si apre il XIX Congresso nazionale L’Anvgd e le sfide del futuro Si apre a Varese, nella cornice di Villa Recalcati, il XIX Congresso nazionale dell’Anvgd. Nelle foto, lo splendido cortile e (qui affianco) la sala che ospita i delegati Un nuovo, semplice strumento è offerto agli esuli e agli eventuali eredi per accedere al Catasto e ai Libri fondiari della Slovenia e della Croazia relativamente ai beni posseduti in Istria, Dalmazia e area di Fiume. Il tutto è ora rintracciabile on-line. Un ruolo decisivo, in questo progetto, lo ha svolto il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata di Trieste (Cdm), del quale è presidente Renzo Codarin. Nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo servizio, questi ha spiegato: «Slovenia e Croazia hanno dovuto adeguare i propri sistemi amministrativi alla nuova cittadinanza europea, che punta sulla traspa- renza e la massima visibilità dei servizi rivolti al pubbli- co. I siti che riguardano il Catasto e i Libri fondiari sono in lingua croata e slovena, con la traduzione in inglese. Ac- cedendovi i motori di ricerca più utilizzati offrono una traduzione di massima, che ha però bisogno di precise indicazioni e di istruzioni d’uso contenute in un vademecum, messo in distribuzione nei Paesi di riferi- mento. Noi lo abbiamo tradotto in lingua italiana – ha preci- sato Codarin – per favorirne l’uso da parte dei cittadini italiani e reso accessibile on-line attraverso il nostro sito www.arcipelagoadriatico.it». Prosegue Codarin che «l’operazione è stata fatta pen- sando alla nostra gente, agli esuli in Italia e nel mondo, che potranno così prendere visione dello stato catastale delle loro proprietà ottenendo tante altre utili informazio- ni». Il sito della Slovenia è stato attivato su quello ufficiale della Repubblica, all’indirizzo http://e-uprava.gov.si. Quello della Croazia è on-line all’indirizzo www .katastar .hr. Il vademecum pubblicato dal Cdm si riferisce a que- st’ultimo sito «ma a breve – ha assicurato Codarin – sa- ranno fornite indicazioni anche sull’uso di quello sloveno». Sul sito croato si trova anche un appello del- l’Ufficio catastale che consiglia di controllare i dati on- line, per riferire le eventuali inesattezze, in quanto s’in- tende «raggiungere la massima trasparenza e correttezza nel servizio al pubblico». On line i catasti di Slovenia e Croazia Un progetto europeo guidato dal Cdm di Trieste per agevolare le ricerche sulle proprietà

Transcript of Il numero di Novembre 2009

Page 1: Il numero di Novembre 2009

anno XV - n° 11Novembre 2009

periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e DalmaziaCentro Studi padre Flaminio Rocchi

Poste Italiane SpA - Spedizione inAbbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in

L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma

di Lucio Toth (segue a pagina 2)

La Redazione risponde

Perequazioni

della pensione,

la Corte Costituzionale

dà ragione all’INPS

A cura dell�Avv.Vipsania Andreicich

A pagina 5

A Reflection on Methods“The Julian Question”, Pursuing Historical Research

In english language to page 14

Una reflexión sobre el método«Cuestión giuliana», perseguir la investigación histórica

En lengua española en la página 15

ANTICHI NEMICI,RINNOVATE INDIFFERENZE

Parenzo sulla linea dell’orizzonte

Segue a pagina 9

Nessun precedente governo siera impegnato formalmente neiconfronti delle associazioni degliesuli giuliano-dalmati come quel-lo attuale. Nelle due riunioni delTavolo di coordinamento Governo-Associazioni del 5 febbraio edell’11 giugno scorsi, presieduti dalSottosegretario alla Presidenza delConsiglio Gianni Letta e con la pre-senza di cinque Sottosegretari e dipiù di venti direttori generali e alti funzionari dei rispettivi ministeri, sono statipresi impegni precisi sui vari problemi: dalla restituzione dei beni al lorodefinitivo indennizzo, dall’edilizia popolare all’anagrafe, ecc. Si sonosucceduti durante la primavera e l’estate incontri tecnici interni alle ammini-strazioni per trovare le soluzioni più appropriate a soddisfare le nostre aspet-tative. Eppure a fronte di questi impegni ufficiali c’è un’atmosfera generalesul piano politico che lascia perplessi. Il primo interrogativo riguarda lo statodei rapporti italo-sloveni e italo-croati. Quanto ai primi, dietro il linguaggiofelpato della diplomazia si avverte chiaramente uno scontro a muso duro.Appena raggiunto l’accordo con Zagabria – grazie anche ai buoni uffici ita-liani –sulla lunga controversia confinaria in Istria, Lubiana, con il consuetostile, ha aperto le ostilità con Roma sul rigassificatore di Zaule. Non cede diun millimetro sulla tutela della minoranza italiana in Istria, dichiarandosipienamente adempiente agli accordi stipulati malgrado non sia affatto vero eaccusando l’Italia di non fare altrettanto con la minoranza slovena nel nostroPaese. Sulle restituzioni ritiene il problema chiuso. Quanto alla Croazia, silegge sui giornali che l’Italia è la grande mallevatrice dell’ingresso di quelpaese nella Ue. L’ultima visita del Ministro al Commercio estero Adolfo Ursoviene descritta in termini trionfali. Zagabria lamenta addirittura che malgra-do la presenza in Croazia di banche italiane in posizione dominante e mal-grado l’Italia sia il suo primo partner commerciale, i nostri investimenti sonosolo al sesto posto e ne vogliono di più!

Gullotta legge MoriRaccolta la somma da destinare

agli Esuli colpiti dal sisma

Segue a pagina 11

Roma, Teatro San Marco, 22 settembre. I tre protagonisti della seratadedicata all’Istria nelle pagine di Anna Maria Mori lette da Leo Gullotta.

Da sin., Gullotta, Mori e l’attrice Mirella Mazzeranghi

Si apre venerdì 27 novembre, presso Villa Recalcati aVarese, il XIX Congresso nazionale dell’Anvgd. L’appun-tamento più importante della vita associativa, sul qualeconverge l’attenzione degli associati, dei delegati e deidirigenti chiamati a delineare il futuro e i programma del-la più vasta rappresentanza di esuli giuliani e dalmati inItalia, quell’Associazione costituitasi nell’immediato do-poguerra e soggetto primario nei decenni nel rapporto,difficile ma essenziale, con le istituzioni e i governi.

La prima giornata avrà inizio alle 15.30 con il se-guente Ordine del Giorno: relazione del Presidente del-l’Associazione; relazione del Segretario nazionale; rela-zione del Delegato all’Amministrazione; ratifica dei bi-lanci dell’ultimo triennio; nomina dei 3 Revisori dei Contipiù 2 supplenti; dibattito; elezioni per il rinnovo del Con-siglio Nazionale.

Certamente nel dibattito, che si annuncia intenso, sa-ranno affrontati i diversi problemi aperti sul fronte deldialogo con il Governo, tra i quali la restituzione di beniespropriati agli Esuli giuliano-dalmati dal cessato regimejugoslavo; gli indennizzi dovuti dallo Stato italiano per ibeni perduti dagli Esuli; il riscatto degli immobili di edili-zia popolare in favore degli Esuli. Tre punti già nell’agen-da consegnata dalla FederEsuli al tavolo di coordinamentocon l’Esecutivo nazionale.

Si parlerà inoltre di nuove strategie per lavalorizzazione della Legge 92/2004, istitutiva del Giornodel Ricordo; dei rapporti con il Governo e il Parlamento;dei criteri generali per l’applicazione della Legge n. 193/2004 (Tutela del patrimonio culturale delle terre d’origi-ne degli Esuli giuliano-dalmati), di cui si è chiesto il rin-novo triennale; dei rapporti con le Comunità Italiane nel-le terre d’origine.

Si apre il XIX Congresso nazionaleL’Anvgd e le sfide del futuro

Si aprea Varese,

nella cornicedi Villa Recalcati,il XIX Congresso

nazionaledell’Anvgd.Nelle foto,

lo splendidocortile

e (qui affianco)la sala

che ospitai delegati

Un nuovo, semplice strumento è offerto agli esuli eagli eventuali eredi per accedere al Catasto e ai Librifondiari della Slovenia e della Croazia relativamente aibeni posseduti in Istria, Dalmazia e area di Fiume. Il tuttoè ora rintracciabile on-line. Un ruolo decisivo, in questoprogetto, lo ha svolto il Centro di DocumentazioneMultimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana edalmata di Trieste (Cdm), del quale è presidente RenzoCodarin.

Nel corso della conferenza stampa di presentazionedel nuovo servizio, questi ha spiegato: «Slovenia e Croaziahanno dovuto adeguare i propri sistemi amministrativialla nuova cittadinanza europea, che punta sulla traspa-renza e la massima visibilità dei servizi rivolti al pubbli-co. I siti che riguardano il Catasto e i Libri fondiari sono inlingua croata e slovena, con la traduzione in inglese. Ac-cedendovi i motori di ricerca più utilizzati offrono unatraduzione di massima, che ha però bisogno di preciseindicazioni e di istruzioni d’uso contenute in unvademecum, messo in distribuzione nei Paesi di riferi-mento.

Noi lo abbiamo tradotto in lingua italiana – ha preci-sato Codarin – per favorirne l’uso da parte dei cittadiniitaliani e reso accessibile on-line attraverso il nostro sitowww.arcipelagoadriatico.it».

Prosegue Codarin che «l’operazione è stata fatta pen-sando alla nostra gente, agli esuli in Italia e nel mondo,che potranno così prendere visione dello stato catastaledelle loro proprietà ottenendo tante altre utili informazio-ni».

Il sito della Slovenia è stato attivato su quello ufficialedella Repubblica, all’indirizzo http://e-uprava.gov.si.Quello della Croazia è on-line all’indirizzowww.katastar.hr.

Il vademecum pubblicato dal Cdm si riferisce a que-st’ultimo sito «ma a breve – ha assicurato Codarin – sa-ranno fornite indicazioni anche sull’uso di quellosloveno». Sul sito croato si trova anche un appello del-l’Ufficio catastale che consiglia di controllare i dati on-line, per riferire le eventuali inesattezze, in quanto s’in-tende «raggiungere la massima trasparenza e correttezzanel servizio al pubblico».

On line i catasti di Slovenia e CroaziaUn progetto europeo guidato dal Cdm di Trieste

per agevolare le ricerche sulle proprietà

Page 2: Il numero di Novembre 2009

2 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

continua dalla prima pagina

fatti e commenti

ANTICHI NEMICI,RINNOVATE INDIFFERENZE

Sulle zone ittiche l’accordo è stato raggiunto e anche sulle ricerche diidrocarburi va tutto liscio, con una stretta collaborazione tra la nostra Eni e lacorrispondente società di Stato croata. Si deve supporre che il patrimoniotecnologico sia quello italiano. Tanto più che l’ Eni sta realizzando in questimesi accordi giganteschi, dall’Asia centrale all’Irak, alla Libia.

Ecco, appunto, la Libia! Nell’ambito del mega-accordo Berlusconi-Gheddafi sotto le tende il nostro governo è riuscito a farci entrare il problemadegli indennizzi ai profughi italiani dalla Libia: 150 milioni di euro distribuitiin tre anni. Non che li paghi Gheddafi naturalmente, che ha voluto le scuseper il nostro dominio coloniale. Li tira fuori il governo italiano.

I diritti degli EsuliAllora la domanda che l’Anvgd ha posto nell’ultimo incontro alla Farnesina

del 13 ottobre è come mai un governo capace di tali successi trovi invececosì enormi difficoltà nel trattare con la Croazia e con la Slovenia sul proble-ma delle restituzioni e non sappia come reperire le risorse necessarie per inostri indennizzi, che sono meritevoli di almeno uguale considerazione. Èvero che la Legge 137 del 2001 riguardava solo noi. Ma è pur vero che tuttii governi hanno riconosciuto che il problema è aperto e che il nostro dirittoall’indennizzo equo e definitivo è giuridicamente ineccepibile.

Abbiamo rivolto la domanda al Sottosegretario agli Esteri Alfredo Manticaperché è l’uomo politico a noi più vicino in questo momento e perché è statoproprio lui ad avere la sensibilità di accostare il nostro problema a quello deiprofughi dalla Libia.

La controffensiva sul Giorno del RicordoDall’altro lato a nessuno sfugge che si sia aperta una controffensiva cultu-

rale da parte slovena contro il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo,con tesi vittimistiche come quelle di Boris Pahor o negazioniste come quelledi Joze Pirjevec.

Alle prime questa associazione ha risposto in tono fermo e pacato, comesi conviene con un ultranovantenne reduce da tante traversie, ma rintuzzan-do il suo vittimismo del tutto unilaterale, cieco e sordo a ogni argomentazio-ne contraria.

Alle seconde hanno risposto efficacemente gli storici Giuseppe Parlato su«Libero» e Roberto Spazzali su «Il Piccolo». Sul piano dell’obiettività scienti-fica non c’è molto da aggiungere. Il riduzionismo di Pirjevec è un passoindietro di cinquant’anni. Il professore dell’università del Litorale torna aitempi della propaganda titina degli anni Cinquanta. «Trst je na+» o giù di lì.

C’è solo da osservare che Pirjevec attribuisce agli ispiratori della legge sulGiorno del Ricordo – e quindi sostanzialmente a noi e ai nostri predecessorinelle associazioni giuliano-dalmate – una capacità diabolica di inventarescenari inesistenti; di raccogliere prove, per lui fasulle, dai servizi segreti in-glesi e americani (che sarebbero stati infiltrati da nostri agenti); di raggirarestorici e giornalisti di vaglia (da Montanelli a Oliva, da Pupo a Salimbeni, daPansa a Melograni, da Rodotà a Mieli, da Valiani a Canfora, da Galli dellaLoggia a Sergio Romano) fino a tre Presidenti della Repubblica, per indurli ariconoscere un quadro della realtà del tutto fantastico.

Se fosse vero quello che dice Pirjevec saremmo stati proprio bravi ! A farefessa tanta gente importante.

Il fatto è che all’appello dei nostri morti troviamo migliaia di nomi dipersone prelevate dai vari tentacoli dell’armata di liberazione iugoslava chenon abbiamo più rivisto. E di questi – ormai è acclarato – i fascisti erano unaminoranza. E comunque non si uccidono così neanche i cavalli! A meno cheper i partigiani comunisti di Tito massacrare a guerra finita i propri nemici ealleati, militari e civili, fosse cosa lodevole di cui ancora vantarsi.

Di fronte a questi ritorni di fiamma per noi esuli e per i tanti amici che sisono uniti a noi in questi anni c’è un dovere solo: tenere duro sia verso inemici esterni che verso le tergiversazioni dei nostri governi. Riunire le forzee non abbassare la guardia, perché il lavoro da fare è ancora tanto e la lottaper i nostri diritti e la difesa della nostra memoria è ancora lunga ed habisogno di energie nuove.

Lucio Toth

Il 56.mo Raduno dei dalmati ita-liani nel mondo, svoltosi in settembrea Trieste, ha visto tenersi un dibattito“caldo” nella sede del Museo dellaCiviltà istriana, fiumana e dalmata daltema «Chi ha interesse a contrapporreesuli e rimasti?» coordinato da Renzode’ Vidovich. Vi hanno preso parteLucio Toth, presidente dell’Anvgd, Pa-olo Sardos Albertini presidente dellaLega Nazionale, Rossana Turcinovich(Cdm Trieste) Silvio Delbello dell’Uni-versità Popolare di Trieste, PieroDelbello, direttore dell’Irci, e l’on. FurioRadin, deputato degli italiani al Sabordi Zagabria.

Nell’aprire i lavori Renzo deVidovich ha posto l’accento sull’armadella cultura, l’unica plausibile e pos-sibile: «Gli Stati cambiano, i confinicadono, la cultura resta – ha sostenu-to de’ Vidovich –. È questo lo sforzoda fare». E rappresentantidell’associazionismo si sono cimentatinell’impegno di dare inizio ad una di-scussione costruttiva pur nella delica-tezza del tema. Paolo Sardos Albertiniha posto l’accento sulla necessità di«un giro di volta della storia, che do-vrebbe liberare gli uni e gli altri dairesidui del passato» nonostante lapersistenza di atteggiamenti vittimisticidell’una e dell’altra parte.

Dal canto suo Lucio Toth ha attri-buito ad alcuni fattori riconoscibili ledifficoltà di dialogo tra i due fronti: ilpeso delle ideologie contrapposte, iltornaconto elettorale, la matrice nega-tiva dei problemi in questione, deri-vante dalla tragicità degli eventi evo-cati. Il suo invito a considerare, in sededi pacata riflessione storica, la durez-za delle condizioni di sopravvivenzadella comunità nazionale italiana sot-to il regime jugoslavo (posto che di-

Raduno dalmati italiani nel mondoStorie a confronto:

esuli e «rimasti» alla prova del futuro

versi furono i motivi per i quali tantinon poterono optare) è stato interpre-tato da qualcuno del pubblico comeun affievolimento del sacrificio e del-le sofferenze degli esuli: un’interpre-tazione errata, che mediantel’estrapolazione di alcune frasi dal con-testo del discorso ha dato motivo ataluni di criticare aspramente le con-siderazioni del presidente Anvgd.

Un progetto comune tra le duecomunità è stato invocato da RosannaTurcinovich, che ha fatto riferimentoad «un progetto culturale d’eccellen-za per raccogliere il meglio di entram-bi e veicolarlo alle rispettive nazioni.Non siamo ancora andati oltre all’ap-porto dei singoli, ma il nostro patri-monio culturale, fatto delle stesse usan-ze, feste, abitudini, fondato sulla stes-

sa lingua e sulle stesse tradizioni, nonha ancora approcciato ad un’unifica-zione d’intenti. Gli ebrei lo fanno, adesempio, è il risultato è sotto gli occhidi tutti».

Silvio Forza, direttore dell’Edit, lacasa editrice della Comunità italiana,si è richiamato ad una nuovaprogettualità che, da un alto, metta inluce l’«esodo d’eccellenza» e, dall’al-tra, consegua un rafforzamento eco-nomico-produttivo della Cni. PaoloSardos Albertini non ha mancato digettare una luce sulle prospettive futu-re: «Eppure intravedo più luci cheombre – ha detto tra l’altro –. Rispettoa venti anni fa i dati oggettivi sono piùchiari e accettati. Temo solo ci sianodelle speculazioni, è l’unico rischio».

Red.

Trieste, Raduno dalmati italiani nel mondo. I relatori al dibattito«Chi ha interesse a contrapporre esuli e rimasti?»

(foto www.arcipelagoadriatico.it)

Primavera 2010,voli Innsbruck-Lussino

Presentata a Lussinpiccolola nuova linea aerea stagiona-le che dalla primavera prossi-ma collegherà direttamenteInnsbruck al piccolo aeropor-to isolano. A gestire la lineasarà l’austriaca Idealtours, convelivoli adatti alle tratte brevie con un massimo di una qua-rantina di posti.

Il piccoloaeroporto di Lussino

visto da alta quota

Ennesima performance contro ilpatrimonio di memorie raccolto nelGiorno del Ricordo, quella che si ètenuta il 18 settembre nella sala delConsiglio provinciale di Gorizia inoccasione della presentazione del vo-lume Foibe: revisionismo di Stato eamnesie della Repubblica (edizioniKappa Vu). Secondo il relatore, SandiVolk, la gran parte delle vittime com-memorate il 10 febbraio al Quirinalefurono collaborazionisti deinazifascisti; al punto che, è il concettoespresso da Volk, il Giorno del Ricor-do dovrebbe diventare piuttosto «lagiornata dell’orgoglio fascista».

Il libro in questione contiene lerelazioni del “convegno” dello scorso9 febbraio a Sesto San Giovanni, nelcorso del quale, sottolinea l’editore«sono state sbugiardate le menzogneche vengono propagandate», sulle vi-cende del confine orientale. «Non èstato facile promuovere quell’appun-tamento – ha ricordato Volk – perchéabbiamo subito un vero boicottaggioda parte dell’Associazione VeneziaGiulia e Dalmazia». Sono seguiti gliinterventi di Claudia Cernigoj e Ales-sandra Kersevan, le due pasionarie diquella che definiscono «Resistenza sto-rica».

Gorizia, offese le vittime delle FoibeZiberna (Anvgd):«nessuno si deve permettere

di negare la memoria dei crimini»Dura e immediata la presa di posi-

zione del Comitato Anvgd gorizianonella persona del suo presidente,Rodolfo Ziberna: questi ha bollato l’ini-ziativa come «provocazione» e«sciacallaggio partitico», ricordandoche «chiunque si sia avvicinato a que-sta pagina di storia ha potuto appren-dere quale sia stata la verità dei fatti».Ziberna ha ammonito: «nessuno si

deve permettere di negare la memo-ria dei crimini, perche questo significacondannare di nuovo le vittime al ruo-lo di reietti, di colpevoli da seppellirenell’indifferenza e nell’inesistenza».Una condizione, quest’ultima, ha fat-to notare sempre Ziberna, che «haconnotato per decenni questo dram-ma».

Red.

Il presidente del Comitato Anvgd di Gorizia, Ziberna(a destra nella foto, qui con il prof. Fulvio Salimbeni)

Page 3: Il numero di Novembre 2009

3DIFESA ADRIATICANovembre 2009

fatti e commenti

Amor di PatriaManzoni e altra letteratura del RisorgimentoL’idea unitaria nella narrativa dell’Ottocento

Cos’hanno in comune un bersagliere piemontese e un picciotto sicilia-no? L’Italia è soltanto un’espressione geografica, o possiamo attribuire agliitaliani, con qualche fondamento, un’identità nazionale? E in ogni caso:perché al Risorgimento d’Italia si volle dare una soluzione unitaria? Nonbastavano la libertà e l’indipendenza? E perché si pretese a tutti i costi Romacapitale?

L’autore di questo libro ha cercato le risposte direttamente nei testi deiletterati che hanno accompagnato il processo risorgimentale fissandone latavola dei valori, senza disdegnare, all’occorrenza, di assumere un ruolo diprimo piano sul palcoscenico della storia, come padri della Patria o martiridella sua redenzione. Il libro, scritto da Giuseppe Langella, ordinario diLetteratura Italiana Moderna e Contemporanea nell’Università Cattolica diMilano, è edito da Interlinea di Novara.

Il libro, introdotto dal presidente del Comitato Anvgd e della Lega Na-zionale di Gorizia, Rodolfo Ziberna, è stato presentato il 20 ottobre al Ridot-to del Teatro Verdi dallo storico prof. Fulvio Salimbeni. Alcuni dei brani piùsignificativi sono stati interpretati dall’attrice goriziana Maia Monzani.

R. Z.

Sebastiano De Albertis, Garibaldi visita Manzoni, 1863,olio su tela. Milano, Museo del Risorgimento

Una donazione di oltre5.000 volumi alla FondazioneCassa di Risparmio di Ravenna.Così ha deciso Enzo Bettiza: «Ilibri e le carte – ha dichiarato –sono il frutto di una vita di la-voro luogo itinerari che mi han-no portato in giro per il mondoa raccontare i grandi cambia-menti: dalla Cina alla Russia,alla Jugoslavia. Materiali utiliper gli appassionati di storia maanche per gli studenti universi-tari».

La raccolta di volumi e scrit-ti sarà ospitata nei Chiostri Francescani.«Con la nascita della FondazioneBettiza — commenta il presidente dellaCassa, Antonio Patuelli — si arricchi-sce il patrimonio della città, candidataa capitale europea della Cultura per il

A Ravenna il Fondo documentario di Enzo BettizaLo scrittore e giornalista dalmato dona oltre 5.000 volumi

2019. Bettiza, nato in Dalmazia, hauna spiccata sensibilità che riversa intutti i suoi scritti che riguardano in unqualche modo le vicende delle duesponde dell’Adriatico». Soddisfazioneper la nascita della Fondazione Bettiza

è stata espressa dal sindaco Fa-brizio Matteucci. Del cospicuopatrimonio librario fa parte an-che un carteggio comprenden-te una numerosa raccolta di let-tere autografe di molti tra i mag-giori letterati della secondametà del Novecento, tra i qualiNobel britannico Eliot, Monta-le, Montanelli, Piovene,Buzzati, Sciascia, nonché i ma-noscritti dei più noti romanzidi Bettiza. Nato nel 1927 a Spa-lato da nota famiglia di impren-ditori, è stato corrispondente

dall’estero e inviato per il “Corriere del-la Sera”; ha fondato con IndroMontanelli “Il Giornale Nuovo” ed èstato direttore editoriale del “Carlino”e della “Nazione”. Oggi è editorialistadella “Stampa”.

Ravenna. Negli splendidi Chiostri francescani (nella foto)

avrà sede la Fondazione Bettiza

Società Dalmata di Storia Patria,un convegno su Giuseppe Praga

«Giuseppe Praga storico dalmata, da Zara a Venezia»,questo il titolo del convegno di studi promosso dalla Socie-tà Dalmata di Storia Patria di Roma e dalla Biblioteca Na-zionale Marciana di Venezia, in concorso con il Comitatoveneziano della Società Dante Alighieri, svoltosi il 2 otto-bre nella sede dell’Ufficio Unesco.

Qualificati studiosi sono stati invitati a delineare la figu-ra e l’opera dell’intellettuale dalmata alla cui generosità laBiblioteca Marciana deve l’importante donazione dell’omo-nimo fondo relativo alla storia e alla civiltà dalmatica. Giu-seppe Praga (1893-1958) nacque a Sant’Eufemia di Ugliano,di fronte a Zara. Laureatosi in Lettere, si specializzò inpaleografia e diplomatica a Vienna e a Padova. A Zara,italiana dal 1918, fondò nel 1926, assieme ad altri studiosi,la Società Dalmata di Storia Patria, di cui fu il primo presi-dente. Ancora a Zara fu direttore della Biblioteca Paravia edell’Archivio di Stato. Esule a Venezia, prestò la sua operanella Biblioteca Nazionale Marciana.

La sua opera più nota è laStoria di Dalmazia, pubblica-ta nel 1941 e nel 1954. Dopola sua morte, la vedova donòalla Biblioteca NazionaleMarciana questo cospicuo ar-chivio.Impresa di Fiume,

tre convegni al VittorialeNel 90.mo dell’Impresa di D’Annunzio, la Fon-

dazione Vittoriale degli Italiani, presieduta daGiordano Bruno Guerri, cura un ciclo di tre con-vegni, il primo dei quali dal titolo «Fiume, 90 annidopo» si è svolto nel mese di settembre; gli altri siterranno nel marzo e nel settembre del 2010.

Aperto dal saluto del presidente, questo primoincontro di studio ha visto susseguirsi le relazionidi Giuseppina Caldera (Gli archivi fiumani delVittoriale: una nuova base per la ricerca storica); diMaurizio Serra, Ambasciatore italiano pressol’Unesco (“Le sang d’un poete”. L’impresa fiuma-na nella stampa francese e inglese); di GiuseppeParlato (Nitti, Giolitti e la questione di Fiume); diLucio Villari (Orditure e trame politiche a Fiume).Al termine delle relazioni, tutte basate su nuovadocumentazione, un intenso dibattito, con la par-tecipazione di Ernesto Galli della Loggia, membrodel Comitato scientifico del Vittoriale. È seguita,nell’Auditorium, la proiezione di un raro filmato sull’impresa di Fiume.

In concomitanza con il convegno, l’Ambasciatore Antonio Benedetto Spa-da, in rappresentanza della Fondazione Cab, ha deposto presso gli archivi delVittoriale due importanti lotti di documenti inediti provenienti dall’eredità di

Luisa Baccara, messi all’asta e pre-servati dalla dispersione. Nella corri-spondenza fra Gabriele d’Annunzioe Luisa Baccara, sono compresi te-stamenti inediti del poeta stesi al-l’epoca dell’impresa di Fiume, non-ché numerose fotografie.

Cambia la Direzione della rivista “la Battana” diFiume, storica testata letteraria dell’Edit. CorinnaGerbaz Giuliano subentra a Laura Marchig. Il “nuo-vo corso” è stato presentato dal di-rettore dell’ Edit, Silvio Forza, e dal-la nuova caporedattrice, durante unaconferenza stampa nella sede dellacasa giornalistico-editoriale fiuma-na.

«È come trovarsi davanti a unnuovo progetto che fino a questomomento era solo pensato e che orasta iniziando a prendere forma», hadetto Forza, ribadendo pieno soste-gno alla caporedattrice e l’impegnoa garantire le risorse necessarie perla realizzazione «di numeri cheavranno più pagine rispetto alle at-tuali 128». Del Comitato di redazio-ne fanno parte Elvio Baccarini, ElisDeghenghi Olujic, Gianna MazzieriSankovic, Fabio Polidori e NivesZudic Antonic; Annamaria Picco èil redattore grafico, segretaria di re-dazione Doris Ottaviani.

È mancata la scrittrice polesanaAddio a Gianna Dallemulle Ausenak

Una grave perdita,la scomparsa dopo gra-ve malattia, della scrit-trice polesana GiannaDallemulle Ausenak,per la Comunità nazio-nale italiana e per le let-tere italiane. Avevaesordito nel 1982 con ilracconto Prima piovade agosto, per il qualeaveva ricevuto il Premio«Istria Nobilissima».

Si è cimentata sianella prosa che nellapoesia, nel dialetto istro-veneto come nella lin-gua italiana, trovandoispirazione nella suaamatissima Pola. Si è confrontata anche con la saggistica,la critica letteraria e la traduzione. La sua opera più nota èforse il volume di racconti Con voce minima, pubblicatonel 2005. La sua poetica è stata dall’autrice stessa ben rias-sunta nella convinzione che «la geografia della memoriache muove ed entra in noi, non converge nella comme-morazione del tempo perduto, ma piuttosto nella sua ri-conferma, nella sua ri-costruzione».

Gianna Dallemulle Ausenak era nata a Pola nel 1938,ha lavorato fino al pensionamento come capo infermermieraal Reparto pediatrico dell’ospedale cittadino, meritandosila stima e l’apprezzamento di dirigenti e degenti.

«È un dato di fatto che, da quarantacinque lunghianni di pubblicazione ininterrotta “la Battana” rap-presenta il luogo storico nel campo culturale,

specificatamente letterario, dell’uni-verso della Comunità nazionale ita-liana. “La Battana” si è fatta porta-voce diretta dell’esigenza della con-servazione della propria identità na-zionale e culturale, manifestata da-gli italiani dell’istro-quarnerino», hasottolineato Gerbaz Giuliano.

Una nuova fase dunque, per ri-dare rilievo centrale al discorso let-terario e filosofico, che permetta diinserire collaboratori giovani, ai qua-li offrire una sede di confronto. Al-tro obiettivo, il ritorno all’organiz-zazione di convegni scientifici, oc-casioni di dibattito con studiosi ascandenza almeno annuale.

Il primo numero edito a cura delrinnovato Comitato di redazione èquasi interamente dedicato al pitto-re e scultore fiumano RomoloVenucci.

Gabriele D’Annunzionella Piccionaia della Capponcina,ritratto da Nuñes Vais(foto www.vittoriale.it)

La rivista francese“Excelsior” dedicava

la copertina del 23 agosto1918 al volo su Vienna

di D’Annunzio

Venezia, Palazzo Zorzi,sede dell’Ufficio Unesco.

Qui si è svolto il convegnodedicato allo storico

Giuseppe Praga

La nuova “Battana”. Cambia direzionela storica testata letteraria fiumana

La copertina del n. 172della rivista, dedicata all’artista

Romolo Venucci

Page 4: Il numero di Novembre 2009

4 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

L’intervista di Boris Pahor sul “Cor-riere della Sera” del 30 settembre nonsi può leggere che con grande rispet-to: per l’uomo in sé, per l’età e le espe-rienze storiche e personali che ha vis-suto, per la sua sensibilità e la sua di-screzione di narratore. Lo capisce beneuno come me, con vent’anni di menoed esperienze personali meno dram-matiche, proprio grazie a quella diffe-renza di venti anni. Perché gli italianidell’Istria e della Dalmazia che sonoarrivati a novant’anni hanno vissutoesperienze analoghe, ma con esiti fi-nali ancora più tragici.

È vero che lo Stato italiano ha ten-tato di snazionalizzare tra il Venti e ilQuaranta del secolo scorso le popo-lazioni slovene e croate della VeneziaGiulia, oltre un terzo della popolazio-ne di allora, cancellando le loro lin-gue come lingue ufficiali dell’ammi-nistrazione e della scuola pubblica.

A differenza di quanto aveva fattol’“oppressore” impero austriaco chenel Litorale, a Fiume e in Dalmaziaaveva rispettato il plurilinguismo dellepopolazioni: italiane, slovene, croatee serbe. Ma, a parte i metodi violentidel fascismo, quell’atteggiamento eracomune a tutti gli Stati nazionali del-l’epoca, dalla Francia che impose ilfrancese a catalani e corsi, nizzardi aalsaziani alla Iugoslavia deiKarageorgevi che chiuse tutte le scuo-le italiane della Dalmazia, spingendoall’esodo quasi ventimila dalmati, adeccezione della mia Zara, che lo stes-so Wilson aveva lasciato all’Italia peril suo carattere italiano.

Ma l’ondata di violenza rivoluzio-naria di Stato che investì le nostre re-gioni tra il 1943 e il 1954 ci è costatamigliaia di morti nelle foibe e nel gulagiugoslavo: padri, sorelle, parenti stret-ti; molti passati dal lager nazista allafoiba iugoslava.

Se c’è una coscienza scomoda perl’Italia degli ultimi cinquanta anni sia-mo proprio noi, italiani dell’Istria, diFiume, della Dalmazia, cui per con-venienze politiche e ideologiche è stata

Sulla testata on line «osservato-riobalcani» si legge un interessantecontributo di Stefano Lusa dal titoloCordialmente freddi (inserito il 25 set-tembre 2009), che analizza daCapodistria lo stato delle relazioniAustria-Slovenia, alquanto gelidecome si ricava dal servizio, del qualeriproduciamo alcuni passaggi. Dallaricostruzione di Lusa emergono le dif-ferenze di atteggiamento tra Austria eItalia in merito al riconoscimento del-la Slovenia nel 1991 e di approccio aiproblemi bilaterali aperti.

La recente visita del cancelliereaustriaco Werner Fayemann allaSlovenia ha fatto emergere il contra-sto tra Lubiana e Vienna sul Trattato distato austriaco, sottoscritto nel 1955da Austria e Jugoslavia e che, in parti-colare, tutela la minoranza slovena inStiria e Carinzia. Lubiana si considerala legittima erede di quel documento.In Austria dicono che non è così. In-tanto i ministri degli Esteri dei due Pa-esi, Samuel Zbogar e MichaelSpindelegger, hanno precisato che sul-la questione «sono d’accordo di nonessere d’accordo». I rapporti tra i duepaesi non tesi, ma sono oramai “cor-dialmente freddi”. Al centro della vi-cenda soprattutto la mancata posadelle tabelle bilingui in Carinzia, cheavvelena le relazioni tra Lubiana eVienna da qualche decennio. […]

Sin dal primo incontro bilaterale,

avvenuto subito dopo il riconoscimen-to, Lubiana pose l’accento sulla ne-cessità di discutere degli accordi inter-nazionali firmati «in nome dellaSlovenia» dalla Jugoslavia. In quel pe-riodo la Slovenia si stava prodigandoper ottenere la successione dei trattatifirmati da Belgrado. Subito iniziò unrapidissimo negoziato con l’Italia, cheportò già nell’estate del 1992, al rico-noscimento della successione slovenaad una cinquantina di trattati firmatitra Italia e Jugoslavia. Tra di essi c’era-no anche l’accordo di Osimo, chechiudeva definitivamente ilcontenzioso confinario, e quello diRoma, che regolava la questione del-

l’indennizzo agli esuli per i beni ab-bandonati nell’ex Zona B. Qualcuno,in Italia, considerò tutta quella frettaun errore, perché dopo quel ricono-scimento sarebbe stato difficile otte-nere da Lubiana qualcosa per gli esu-li; altri, invece, salutarono l’intesa pre-cisando che dai rapporti bilaterali erastato tolto un notevole peso. In ognimodo negli anni successivi la vicendadei cosiddetti “beni abbandonati” pesòsulle relazioni tra Lubiana e Roma ebloccò per un certo periodo il proces-so di avvicinamento della Slovenia al-l’Unione europea. […]

Nel 1972, grazie ad una legge fe-derale, vennero piazzate in regione letabelle bilingui. Non passò molto tem-po che la popolazione le distrusse. Nel1976 il governo emanò un nuovo de-creto che riduceva le località bilingui,ma le tabelle non vennero mai posi-zionate. Nel 2001 la Corte costituzio-nale stabilì che si sarebbero dovute si-stemare oltre 300 tabelle. Ad un certopunto sembrò che ci fosse un accordoper metterne la metà, ma poi non sene fece nulla e intanto la Corte costi-tuzionale ed i tribunali continuaronoad emettere sentenze. Per i politiciaustriaci però la questione non è giu-ridica, bensì politica. […]

Va detto comunque che i politicisloveni non hanno dovuto fare i contisoltanto contro l’ostilità delle autoritàcarinziane, ma anche con la riottositàdella loro minoranza. I rappresentantidelle organizzazioni slovene in Austria,infatti, hanno pensato bene di litigarefuriosamente tra loro per questioni in-terne. In ogni modo in tutti questi annii politici austriaci e sloveni non hannomancato di spendere immani energie

per risolvere la contesa senza mai ve-nirne a capo. […]

In questi anni l’Austria non hamancato di avanzare precise richiestealla Slovenia. […] Ben più rilievo in-vece ha avuto la messa in discussionedei decreti che, nell’immediato dopo-guerra, nazionalizzavano le proprietàdei cittadini austriaci nell’allora Jugo-slavia. L’Austria avrebbe voluto che laSlovenia non discriminasse i suoi cit-tadini, ma in pratica non è riuscita adottenere nulla. Vienna poi ha comin-ciato a porre anche la questione dellatutela della minoranza tedesca.

Per Lubiana quest’ultima richiestaera delicatissima. La Slovenia garanti-sce la tutela costituzionale e collettivaa quelle che considera le sue mino-ranze “autoctone”, cioè a ungheresi,italiani e rom, ma è assolutamente re-frattaria ad estendere questi diritti adaltri. La presenza tedesca non era sta-ta marginale sul territorio dell’attualeSlovenia ed aveva profonde radici sto-

chiusa la bocca per “non disturbare” irapporti internazionali con l’URSS, conTito, con gli alleati occidentali. Costrettia un esodo di massa che ha privatoquelle province di metà della loro po-polazione autoctona. Cosa che aglisloveni della Venezia Giulia non è suc-cesso.

Conosco bene le sofferenze de-scritte da Pahor nei suoi romanzi, cosìsimili a quelle degli italiani narrate daFulvio Tomizza, da Nelida Milani eAnna Maria Mori, da Marisa Madieri,da Claudio Magris, da Leo Valiani. Leconosco perché ho vissuto nell’infan-zia tra Aidussina, Trieste e Zara e ricor-do mio padre, ufficiale di carriera del-l’esercito italiano, che difendeva con-tro l’ottusità delle nostre amministra-zioni il diritto degli sloveni e dei croatidelle province italiane a parlare nellaloro lingua, come a noi italiani dellaDalmazia era stato consentito dal go-

GLI OPPRESSI SONO TUTTI UGUALIUn commento a Boris Pahor

verno austriaco, sia pure a costo dipersecuzioni poliziesche e perdite diimpieghi statali. Quanti impiegati,magistrati, insegnanti italiani delle no-stre regioni abbandonarono le lorooccupazioni e le loro città prima del1915 perché la tollerante Austria nonli sopportava più per la loro propagan-da filoitaliana!

E dopo il 1943 altro che trasferi-menti e confino politico! Chi si oppo-

neva alla Iugoslavia comunista ha avu-to una sorte assai peggiore.

Gli oppressi sono tutti uguali e pen-so che meritino la stessa comprensio-ne. Essere privati del proprio luogonatale non è cosa da poco. E noi sia-mo tra quei milioni di europei, daSmirne a Könisberg, cui questo è suc-cesso.

Roma, 5 ottobre 2009Lucio Toth

Il porticciolo di Abbazia in una cartolina a colori del 1910,in epoca austro-ungarica. La didascalia, in alto a sinistra,

riporta il toponimo italiano e la descrizione in tedesco

Un’immagine propagandisticadel regime jugoslavo

«L’ondata di violenza rivoluzionaria di Stato che investì le nostre regionitra il 1943 e il 1954 ci è costata migliaia di morti nelle foibe

e nel gulag iugoslavo». Nella foto, partigiani jugoslavi

Leo Valiani, storico ed esponentedi punta dell’antifascismo,

protagonista della vita politicaitaliana del secondo dopoguerra,

intervenne in varie occasionie sedi sull’esodo degli italiani,ricordandone le motivazioni

Tradotta anche in lingua lituanaVerde Acqua di Marisa Madieri,edito nel 1997 per Einaudi, nelquale la scrittrice fiumana narra

dell’esodo dalla Venezia Giulia e ladisagiata vita nel campo profughi

Cordialmente freddiIn un servizio di Stefano Lusa lo stato

delle relazioni Austria-Slovenia (e le differenze con l’Italia)

Una mostrina militare della poliziapenitenziaria jugoslava ante 1991, inuso alle guardie di custodia slovene

Un cartello segnaleticoindica il confine tra la Stiria

(Austria) e la Slovenia

riche, ma questa comunità, conside-rata legata al nazismo, era stata espul-sa nell’immediato dopoguerra. Allafine qualcosa è stato concesso attra-verso un accordo di collaborazioneculturale. Lubiana e Vienna per trova-re l’intesa ci hanno messo degli anni.

Stefano Lusa(www.osservatoriobalcani.org/

area/slovenia)

Segnaleticastradale

a Capodistria(oggi Slovenia).

Pola (oggiCroazia)

è indicatain sloveno,

croato e italianomentre gli altricentri dell’Istria

slovenasono riportate

in slovenoe italiano

Page 5: Il numero di Novembre 2009

5DIFESA ADRIATICANovembre 2009

La Redazione rispondePerequazione della pensione,

la Corte Costituzionale dà ragione all’Inps

La Consulta riunita in seduta

Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e DalmaziaCentro studi padre Flaminio Rocchi

Abbonamenti:Annuo 30 euro

Sostenitore 50 euroSolidarietà a piacere

Estero omaggio

Una copia 2 euro - Arretrati 3 euroC/c postale n° 32888000

Intestato a “Difesa Adriatica”

Autorizzazione del Tribunale di Roman° 91/94 dell’11 marzo 1994

Spedizione in abbonamento Postale di ROMA

Stampa:Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM)

Finito di stampare il 20 novembre 2009

DIRETTORE RESPONSABILEPatrizia C. Hansen

Editrice:ASSOCIAZIONE NAZIONALE

VENEZIA GIULIA E DALMAZIAVia Leopoldo Serra, 32

00153 Roma - 06.5816852Con il contributo della legge 72/2001

Redazione e amministrazioneVia Leopoldo Serra, 32

00153 RomaTel./Fax 06.5816852

Grafica e impianti:CATERINI EDITORE (Roma)

Servizi Integrati per l’Editoria e la ComunicazioneTel. 06.58332424 Fax 06.97255609E-mail: [email protected]

A cura dell’Avv.Vipsania Andreicich

Alcuni anni fa ho iniziato una causa con-tro l’Inps per ottenere la perequazione dellamaggiorazione prevista dalla Legge 140/85,con decorrenza dalla data di emanazione del-la legge stessa. Nel corso del procedimento fuintrodotta dalla Finanziaria del 2008 la normadi interpretazione autentica, la quale ha affer-mato che la perequazione deve iniziare dalladata della domanda della maggiorazione.

So che avverso tale norma è stata sollevatala questione di legittimità Costituzionale. De-sideravo sapere se la Corte Costituzionale siera già pronunciata su tale questione.

Lettera firmata

L’art. 2, comma 505, della Legge Finanzia-ria del 2008 ha introdotto la seguente normadi interpretazione autentica: «L’art. 6, comma3, della legge 15 aprile 1985, n. 140, si inter-preta nel senso che la maggiorazione previstadal comma 1 del medesimo articolo si perequaa partire dal momento della concessione dellamaggiorazione medesima agli aventi diritto».

Contro tale norma, che tra l’altro contrastacon la costante giurisprudenza di merito e dilegittimità, fu subito sollevata la questione diillegittimità Costituzionale.

Gli articoli della Costituzione, che si erano

ritenuti violati, furono il primo luogo l’articolo3, a causa dell’irragionevole disparità di tratta-mento che si sarebbe venuto a creare tra sog-getti aventi gli stessi diritti, ma che raggiunge-vano l’età pensionabile in anni diversi.

L’articolo 38, in quanto, mirando il tratta-mento pensionistico, del quale lamaggiorazione in questione è parte, a conferi-re mezzi adeguati alle persone che la percepi-scono, con l’introduzione della norma in que-stione i mezzi sarebbero stati non conformi percoloro che hanno raggiunto e raggiungerannol’età pensionabile successivamente all’anno1985.

Sarebbe infine violato l’art. 24, primo e se-condo comma, Cost., in quanto la norma in-

trodotta con la Finanziaria 2008 avrebbe com-presso il diritto degli interessati ad ottenere laperequazione anche per il passato.

La Corte Costituzionale con la sentenza n.401/2008 ha ritenuto infondata la questione diillegittimità costituzionale sollevata in meritoalla norma in questione.

Per quanto concerne la denuncia di viola-zione dell’art. 3 Cost., la Corte ha affermatoche, fino al momento della maturazione dellapensione nessun diritto nasce in capo al sog-getto, anche se egli appartiene a una delle ca-tegorie che il legislatore, in considerazione dipregresse vicende, ha voluto beneficiare.

Afferma inoltre la Corte che se il legislatoreavesse voluto riconoscere un autonomo dirit-to, avrebbe disposto l’immediata attribuzioneperiodica delle relative somme a tutti coloroche rientravano nelle categorie previste, in ag-giunta alla retribuzione, indipendentementedalla posizione previdenziale; né avrebbe sta-bilito la “perequazione” di detto beneficio,espressione che normalmente si riferisce ai trat-tamenti di quiescenza.

La subordinazione dell’acquisizione deldiritto di cui si tratta alla maturazione del dirit-to a pensione e la sua inclusione in quest’ulti-ma a tutti gli effetti fa sì che non sia irragione-vole la disposizione censurata là dove stabili-sce la decorrenza della perequazione dalla datadella effettiva e concreta attribuzione del be-

neficio. A tal proposito, occorre ribadire i prin-cipi secondo i quali lo scorrere del tempo e lacollocazione in esso dei fatti giuridici possonolegittimare una diversa modulazione dei rap-porti che ne scaturiscono.

Secondo la Corte, parimenti non fondata èla questione relativa all’art. 38, secondocomma, Cost.

La Corte afferma infatti che il beneficio og-getto della normativa in scrutinio non è predi-sposto al fine di rendere congrua la prestazio-ne previdenziale in relazione alle necessitàdegli aventi diritto alla medesima, bensì a for-nire agli appartenenti a determinate categorie,ritenuti meritevoli di una gratificazione, unaelargizione dimostrativa della gratitudine dellaNazione.

La Corte Costituzionale ha infine ritenutonon fondata la questione sollevata in riferimentoall’asserita violazione del diritto di difesa. Se-condo la Corte la disposizione dell’art. 24 del-la Costituzione attribuisce diritti processuali chepresuppongono la posizione sostanziale allacui soddisfazione essi sono finalizzati, con laconseguenza che la disciplina sostanziale nonattiene alla garanzia del suddetto parametrocostituzionale.

Questa è, per così dire, la descrizione og-gettiva e “tecnica” del pronunciamento dellaCorte Costituzionale. Sul prossimo numero tor-neremo sull’argomento con i nostri rilievi.

Sono riprese in settembre, pressoil Ministero dell’Economia e delle Fi-nanze, le sedute della “Commissionesugli indennizzi dei beni perduti”, chetratta sia i beni degli italiani di Istria eDalmazia che quelli di altre zone giàsotto la sovranità italiana o comunquedetenuti da cittadini italiani all’estero.

Diamo di seguito una sintesi delledelibere. La sintesi delle sedute di ot-tobre sarà pubblicata sul prossimonumero di “Difesa”.

Seduta del 10 settembre 2009Pos. n. 18670/TCZupcichrinviata

Pos. n. 18617/TCBasiliscorinviata

Pos. n. 19285/TCRampasrinviata

Pos. n. 20788/TCVelenichrinviata per ulteriore istruttoria

Pos. n. 493/TCBernabeorinviata per ulteriore istruttoria

Pos. n. 1119/TCNacinovichrinviataper ulteriore istruttoria

Pos. n. 21327/TCPoropatrinviata

Pos. n. 8317/TCTravanconcessi indennizzoe avviamento commerciale

Pos. n. 3926/TCZuranichconcesso indennizzo

Pos. n. 6348/TCTognonconcessi indennizzoe avviamento commerciale

Pos. n. 18266/TCClariconcesso indennizzo

Pos. n. 22386/TCSgagliardichrinviata per ulteriore istruttoria

Pos. n. 7707/TCGorenjscekrinviata

Pos. n. 11310/TCDessantirinviata

Commissione per gli indennizzi,la sintesi delle sedute di settembre 2009

Pos. n. 8140/TCRossirinviata

Seduta del 17 settembre 2009

Pos. n. 48/ZBPetronio Luigie Fragiacomo Ernesta (eredi)rinviata

Pos. n. 9129/ZBFifaco Franco (eredi)rinviata

Pos. n. 9712/ZBOrsini Albinoconcesso indennizzo

Pos. n. 9703/ZBGlavina Antonioconcesso indennizzo

Pos. n. 9736/ZBSalich Caterina ved. Trani (eredi)rinviata

Pos. n. 4833/ZBMorgan Giustina(eredi)rinviata

Pos. n. 7544/ZBDe Bernardi Giuseppee Roiaz Antonia(eredi)istruttoria

Pos. n. 6466/ZBCalcina Giovanna(eredi)concesso indennizzo

Pos. n. 1083/ZBDelise Luigi(eredi)concesso indennizzo

Pos. n. 2555/ZBFonda Mariano(eredi)concesso indennizzo

Questa rubrica riporta:- le elargizioni a “Difesa Adriati-ca” di importo superiore all’abbo-namento ordinario;- le elargizioni dirette alla Sede na-zionale Anvgd;- gli abbonamenti ordinari sotto-scritti a “Difesa Adriatica”;All’interno di ogni gruppo, i nomi-

nativi sono elencati in ordinealfabetico. In rispetto della normativasulla privacy non vengono citate lelocalità di residenza degli offerenti.Ringraziamo da queste pagine tutticoloro che, con il loro riconoscimen-to, ci inviano il segno del loro apprez-zamento e del loro sostegno. Le offer-te qui indicate non comprendono leelargizioni ricevute dai singoli Comi-tati provinciali dell’Anvgd.

ABBONAMENTI ORDINARIA “DIFESA ADRIATICA”(ccp 32888000)

MARZO 2009 (continua dal nu-

ELARGIZIONI E ABBONAMENTImero precedente) Nacinovich Mario,Nesi Giuseppe, Ostrogovich FlaviaMaria, Pace Tullia, Persich Carlo,Peteani Luigi, Petronio Licia,Pintacrona Calogero, Pizzuti Elio, PolitiGiuseppe, Polo Silvana, PremudaMarson Maria Pia, Quaglia Fam.,Qualich Stella, Rocchi Marcello,Romagnoli Roberto, Roman Bruno,Rossi Imperia, Rossi Nidia, RottaCaterina, Sablich Romano, SauleLombardi Fiorella, Schurzel Giorgio,Schurzel Sergio, Scotto Lachianca Giu-liana, Scrobogna Adriana e Diego,Scuola Dalmata Ss. Giorgio e Trifone,Serrentino Cecconi Melina, SolariAttilio, Sorich Ziliotto Lupo, SpadaPaolo, Stanziola Bonfanti Marialuisa,Sticotti Mario, Traina Leopolda, Urba-no Michele, Veceralo Massari Maria,Vegetti Angela, Ventin Luigi, VeronaIlse, Verzini Maria Lauretana, Viale UgoNevio, Vidotto Maria Pia, VodopiaMarzia, Zambiasi Gino, Zanella Sil-vio, Zanini Marcella, Zorco Maria,

Zuccheri Marino, Zupanic Anna,Zuppin Lucchese Rita, ZustovichAnnamaria, Zustovich Sergio.

APRILE Adrario Amato Riccardo,Asta Benito, Barich Guido, BellasichScarpa Silvana, Beltrame Piergiuliano,Bertossa Rosanna, Bianchi Nereo,Bilucaglia Luigi, Buzzi Alfredo,Calochira Lionello, Calucci Gianluigi,Canaletti Maria e Tina, Candelari Ste-fano, Ceppi Fabio, Cernich Enzo, CerriZappelli Ippolita, Cestaro Ottorino,Ciriminna Giuseppe, Cobai Ornella,Cova G. Fulvio, Covacev Aldo,D’Augusta Perna Umberto, DeCristofaro Enrico, Della Gaspera Ce-sare, Di Corato Simone, Dottori Vezio,Dussich Renato, Ferri Giuliana, FillaAglietta Bianca, Gasparini Giuseppe,Janni Luciano, Kotlar Bruno, KucichMario, Liubicich Sergio, LovrinovichRita, Lovrinovich Sergio, Lucich Clau-dio, Maja Walter, Matassi M. RosaRoccabella, Mazzon Marisa, MerniAda, Milinovich Nerina, OssoinackBianca, Pallavicini Marino, PasqualiSergio, Pemberton Bruna, PerastiGiulio, Pernetti Licia, Persicalli Enzo.

Segue nel prossimo numero

Page 6: Il numero di Novembre 2009

6 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

Il 56.mo Raduno nazionale deiDalmati italiani è stato aperto dallaprolusione di Lucio Toth, zaratino, pre-sidente dell’Anvgd. Ne riproduciamoun ampio stralcio.

Molti in Dalmazia pensano anco-ra oggi che la nazionalità sia un fattodi sangue, facendo una strana identifi-cazione razziale tra antichi illiri e croatiarrivati nel VII secolo d.C. Da questaimpostazione nasce la versione secon-do la quale la Roma antica e la Vene-zia medievale sarebbero potenze oc-cupanti e colonialiste, come l’Italiafascista del 1941! E che noi, italiani diDalmazia, saremmo soltanto dei“croati italofoni”, traditori e collabo-razionisti, come si legge nelle senten-ze iugoslave pronunciate per fucilarcio mandarci nel gulag.

Perché alla luce dei documentidegli archivi, delle biblioteche, dellecurie ecclesiastiche, risulta innegabileche nelle nostre città si sia usata persecoli la lingua italiana, ben da primache la Repubblica di Venezia vi siinsediasse definitivamente nel 1409.E allora bisogna tirar fuori la tesi chenon siamo italiani – visti tanti nostricognomi che italiani non sono – masoltanto “italofoni”. È la stessa distin-zione che il fascismo adottò per i co-siddetti “alloglotti” dell’Alto Adige edella Venezia Giulia. Gente che par-lava tedesco, sloveno o croato men-tre avrebbe dovuto parlare italiano. Èla premessa pseudo-scientifica delladiscriminazione e della negazione diidentità.

Più un popolo è avanzato più ri-conosce il valore della romaniz-zazione, come gli inglesi, i belgi, gliolandesi, anche quando non parlanouna lingua neolatina. Perché è su quel-la base comune che si è costruita l’uni-tà del continente, il bacino di diffusio-ne del cristianesimo, con i suoi valoridi uguaglianza, di fraternità, di libertàpersonale. Perché è da quella sorgen-te che nasce l’umanesimo giuridicoche fa della persona il fine e il centrodella società organizzata e pone a suatutela una legge oggettiva, da tutti ri-conoscibile, non per vincoli di etnia,ma per scelta di civiltà. Negare la ra-dice greco-romana della civiltà occi-dentale significa negarne l’esistenza.E di questa eredità, noi dalmati italia-ni, siamo la testimonianza viva e nonlasceremo che si disperda.

La nostra vicenda e l’insegnamen-to che se ne trae non rappresentanoun angolo marginale della storia eu-ropea, una storia locale tra le tante chehanno segnato il Novecento. Sono alcontrario un crocevia di problemi at-tualissimi come: la definizione di unaidentità nazionale italiana in rapporto

a una comune identità europea, pas-saggio essenziale per costruire un’Eu-ropa unita e cosciente della sua unitàe del suo ruolo; la possibilità di inte-grare le patrie nazionali in una patriacomunitaria, da amare con lo stessoamore e lo stesso senso del dovere; lacapacità di integrazione nelle nazionieuropee dei crescenti flussi di immi-grazione, che vanno regolati per nonesserne sommersi, ma che vanno as-similati con coraggio e strategie cultu-rali tempestive.

Una comune culturadalmato-veneta

Noi siamo stati un esempio straor-dinario di integrazione e dicondivisione di valori comuni. Unacomune cultura secolare dalmato-veneta ha creato una Koiné caratteri-stica e unica, che non era meticciatomulticulturale, perché aveva una iden-tità precisa, una variante originale del-l’identità italiana. E il nostro mare, coni suoi promontori e le sue isole, i suoiventi e i suoi fortunali, ha dato aidalmati quell’agilità dell’ingegno equella versatilità creativa che hannoprodotto la grande architettura del-l’epoca romana, le basiliche bizantine,le cattedrali romaniche del medio evo,la trasmutazione degli stili dal tardogotico veneziano al Rinascimento.

E da questo mare e dalla pluralitàdelle componenti etniche, unificate daldiritto e dalla cittadinanza, ci è venu-to quel culto della libertà personale ecittadina che ha caratterizzato la no-stra storia. Non bene pro toto libertasvenditur auro era il motto della Repub-blica di Ragusa. E l’insegna scolpitasulle porte della città di Veglia era Au-rea Venetorum Libertas. Tale era l’iden-tificazione con la Serenissima.

Un’identificazione non imposta dal-l’esterno. Ma voluta e sentita dai citta-dini. Durata nei secoli decisivi dellaformazione dell’Europa moderna.

Anche come esuli lo abbiamo di-mostrato, conquistando posizioni diprestigio in un’Italia che non ci capivae non ha fatto in tempo a metterci inun angolo solo perché siamo stati piùrapidi noi, a imporci e farci rispettarecon le nostre qualità. Noi non siamovittime degli eventi. Siamo testimonidel nostro coraggio e del nostro idea-lismo. Abbiamo dimostrato di saperbuttare a mare interessi e beni, di sa-per gettare l’anima oltre l’ostacolo, di-fendendo la nostre città e la nostraitalianità fino in fondo. Per questo nontemiamo il futuro. Sarà un compitoarduo ricreare un clima di concilia-zione nell’Adriatico orientale. Ma sipuò fare!

Il rapporto sangue-terramatrice dei genocidie delle pulizie etniche

I dalmati croati di oggi debbonoimparare a rispettarci come un fattoreessenziale della loro storia e della loroidentità nazionale. Non c’è fratellan-za senza riconoscimento reciproco.Siamo stanchi di barriere psicologichee di contrapposizioni costruite sullesovrastrutture di ideologie totalitarie escioviniste. Dobbiamo abbattere ognisteccato con la forza del nostro entu-siasmo, della nostra preparazione cul-turale, della nostra voglia di riconqui-stare quello spazio nella vita dellaDalmazia che ci spetta in quanto ere-di diretti della latinità che ha datoun’impronta indelebile alla nostra ter-ra.

A leggere i libri di scuola e certacultura ufficiale di Stato, in Slovenia ein Croazia, non si fa che alimentareuna disconoscenza della realtà plura-le dei territori tolti all’Italia e acquisitidopo la seconda guerra mondiale. LoStato italiano viene dipinto con i colo-ri più foschi e identificato tout courtcon il regime fascista. Si confondevolutamente e maliziosamente la si-tuazione di diritto derivante dai Tratta-ti di Rapallo e di Roma del 1920-’24con l’occupazione militare della Iugo-slavia nel 1941. Secoli di appartenen-za dell’Istria e della Dalmazia alla Re-pubblica veneta vengono omessi ogiudicati come una forma di oppres-sione colonialista sulle popolazioniautoctone slave.

Vedere i rapporti tra i popoli comeoccupazione e violazione di spazi èconcezione primitiva, che coglie unaspetto della verità ma non la sua to-talità. L’insistenza ossessiva sul rapportosangue-terra è la matrice dei genocidie delle pulizie etniche del Novecen-

to. Sarà ben difficile costruire una co-mune identità europea su nazionalismifomentati da teorie genetiche e fissa-zione di confini etnici, sempre e co-munque arbitrari.

Ma non è un buon motivo perscoraggiarci. In questa nostra missio-ne adriatica c’è anche l’inveramentodello slancio più nobile del Risorgi-mento italiano e dell’unità della Na-zione. Uno slancio che non si chiude-va in un nazionalismo egoistico a ag-gressivo, ma si apriva ai popoli del-l’Europa centrale e orientale in unaprospettiva di libertà e di progressodemocratico. Quando nel 2011 si ce-lebreranno i 150 anni dell’unità d’Ita-lia dobbiamo essere in prima fila, nonper esercitazioni retoriche ma per aiu-tare tutti gli italiani a ritrovare il filo delnostro comune processo di unificazio-ne nell’orgoglio di saper ricollegare lastoria spesso gloriosa degli Statipreunitari al cammino difficile e nonsempre fortunato dello Stato naziona-le del 1861.

Una fondazioneche unifichi tutte le energie

Le associazioni della diasporagiuliano-dalmata stanno attraversandoun momento di espansione e di attivi-smo che genera fratture e incrinature.Occorre rinnovare le strategie associa-tive per non esaurire questa carica esfruttarla al massimo. Quanto si è fat-to fino ad oggi non basta. L’Europa ècambiata, l’Italia è cambiata, il mon-do è cambiato. Dobbiamo cambiareanche noi! Se vogliamo farci capire daigiovani e dagli “altri” dobbiamo ela-borare nuove direttrici di approccioculturale. La collaborazione con i «ri-masti» diventa imprescindibile, perchésono loro ad essere rimasti sul posto, a

DALMAZIA: IL REGNO IMMAGINARIODALLA VOLONTÀ ALLA RAPPRESENTAZIONE

presidiare le posizioni, con tutti i limi-ti che conosciamo.

Le ricerche sociologiche ci dico-no che ben pochi dei nostri figli e ni-poti seguono attivamente la vita asso-ciativa. Non è colpa di nessuno. Maci dicono anche che i più non dimen-ticano le loro origini. Bisogna alloralavorare con chi di lavorare ha voglia:siano o non siano figli e nipoti dizaratini, di dalmati, di fiumani, diistriani.

La strada di una fondazione cheunifichi tutte le energie di ricerca sto-rica e culturale nei vari campi può es-sere la più indicata. Ci affrancherebbeanche da forme striscianti diassistenzialismo, sempre in agguatonelle italiche cose. Alle associazionitradizionali rimane il compito di tute-lare i diritti degli esuli alle restituzioni,agli indennizzi, all’acquisto delle casepopolari, alle tutele previdenziali cheattendiamo da sessant’anni.

Ma non ci possiamo fermare lì. Lequestioni economiche si risolverannose sapremo portare avanti la nostrabattaglia culturale, quella che ci haportato a far istituire il Giorno del Ri-cordo. Ne sono una parte. Chi vuoleriavere la sua casa in Istria o inDalmazia, dove la sua famiglia ha vis-suto per secoli, non chiede soltanto unriconoscimento economico. Chiedeuna presenza reale nella terra cui hadiritto. E che nessuno aveva il poteremorale e giuridico di negoziare per lui.

Ma l’obiettivo culturale si rivelaprimario. Essere parte viva di un’Italiache sappia capire se stessa e abbia sti-ma di sé. Essere strumento di concilia-zione nell’Adriatico e nell’Europa chesi va unificando, adoperando il pro-cesso di allargamento della Ue nonper arroccarci su battaglie di retroguar-dia – che sono la vocazione dei per-denti – ma per inserirci attivamente inquesto processo, pretendendo il no-stro spazio di italiani e di dalmati nel-la Dalmazia di domani.

Lucio Toth

Salona fu la capitale della provincia romana della Dalmazia.Nella foto, una delle sue basiliche

Castelnuovo, arroccata su uno sperone della costa dalmata,in una cartolina dell’ultimo decennio dell’Ottocento

Ragusa

di Dalmazia

«È daquesto mare

e dalla pluralitàdelle componentietniche, unificatedal diritto e dalla

cittadinanza,ci è venuto quel

culto della libertàpersonale

e cittadina che hacaratterizzato

la nostra storia.Non bene

pro toto libertas

venditur auro

era il mottodella Repubblica

di Ragusa»

Page 7: Il numero di Novembre 2009

7DIFESA ADRIATICANovembre 2009

DELEGAZIONE

DI BARLETTA

Alla figura di Vittorio Emanuele IIIed alle sue visite in Istria è dedicato unarticolo del presidente della Delega-zione, Giuseppe Dicuonzo, apparsosul periodico delle Guardie d’Onoredel Pantheon. Nel suo contributo, l’au-tore ricorda quando il soggiorno delRe a Trieste, il 10 novembre 1918, e lasua visita a Pola il 3 febbraio 1919.Qui, scrive Dicuonzo, il sovrano «re-stò colpito dal fascino che le conferi-vano i bei palazzi del centro, le sedi dicompagnie marittime, le compagnieassicurative, gli alberghi, i circoli e imonumenti storici romani. Si soffermòall’Arena, anfiteatro voluto da Claudioe ampliato da Vespasiano a due passidal mare.

[…] Il 22 maggio del 1922 – pro-segue – ritornò a Pola con la reginaElena e con la figlia Jolanda soggior-nando volentieri in quella che fu laporta verso il mare caldo del mediter-raneo. La Famiglia reale completò lasua visita recandosi nell’italianissimaZara […]. Entrati a Zara, i Reali furonocolpiti dall’antico nucleo compatto[…]. Di rilievo – conclude Dicuonzo– fu anche la visita del re nel 1935 aCapodistria, in occasione della qualeegli inaugurò il monumento a NazarioSauro […]».

COMITATO DI FERRARA

Rinnovate le caricheIl Comitato ferrarese ha voluto

commemorare anche quest’anno ladata del 15 settembre 1947, quandoentrò in vigore il trattato di pace, conuna S. Messa presso il Seminario arci-vescovile, a ricordo dei lutti e dellesofferenze patite dagli istriani, fiumanie dalmati e, inoltre, per ricordare pureil T. Col. dei Carabinieri AntonioVarisco, assassinato a Roma dalle bri-gate rosse trent’anni orsono, il 13 lu-glio 1979. Presenti al rito una delega-zione dell’Associazione NazionaleCarabinieri di Ferrara con il segretarioprovinciale Carmelo Perez ed il co-mandate provinciale dei CarabinieriCol. Antonio Labianco, con una signi-ficativa rappresentanza dell’Arma: uncarabiniere semplice, un brigadiere edun maresciallo. La «Preghiera del Ca-rabiniere» ha concluso la cerimoniareligiosa.

I presenti si sono poi trasferiti nellasala riunioni dove Flavio Rabar, presi-dente del Comitato di Ferrara, ha ri-cordato il sacrificio del T. Col. CC An-tonio Varisco e di come gli Esuligiuliano-dalmati si siano pienamenteinseriti nella società in cui si sono tro-vati a vivere dando il loro apporto peril progresso dell’Italia. Proprio in que-sto contesto il T. Col. Varisco ha paga-to con la propria vita la difesa dellalibertà e della democrazia.

Il segretario dell’Associazione ca-rabinieri Carmelo Perez ha evidenziatocome Antonio Varisco sia rimasto col-pito a Zara dall’eroismo del Ten. deiCC Terranova che il 31 ottobre 1944,mentre le milizie titine entravano incittà, issava un grande Tricolore sulcampanile della cattedrale; ritornatosulla strada veniva fucilato dagli jugo-slavi. Quel gesto segnerà il futuro cam-mino dell’allora sedicenne AntonioVarisco.

Il Col. Antonio Labianco, chequando venne assassinato Varisco fre-quentava l’Accademia, ha ricordato losgomento e la commozione per il vileassassinio che ha avuto lo scopo dicolpire unicamente un Servitore delloStato. Ha poi ripercorso la carriera di

Antonio Varisco nell’Arma, e inoltre siè soffermato sull’attività ed il sacrificiodei Carabinieri nelle nostre terre; altermine ha consegnato al presidentedel Comitato una dispensa in cui sonostati raccolti scritti ed articoli sulT.Col.Varisco e lo stemma dei Carabi-nieri.

Il presidente Rabar ha ringraziatoconsiderando un onore sia la presen-za del Comandante provinciale, deiCarabinieri in servizio e di quelli incongedo e sia i doni ricevuti e nel sa-lutare i graditissimo ospiti ha messo inrisalto un indiscutibile motto contenutoin una rivista dell’Arma «Carabinieri,patrimonio delle comunità». Al Col.Antonio Labianco è stato consegnatoil nostro libro di testimonianze di Esulied una dispensa con la riproduzionedei pannelli della Mostra del febbraio2009 sulle isole di Cherso, Lussino ela città di Zara.

Confermata la dirigenzaIl 12 settembre il Comitato ferrarese

ha rinnovato le cariche interne, nellacornice di una giornata che ha vistosvolgersi altri incontri sociali. La sedu-ta è stata aperta dall’esauriente reso-conto delle soddisfacenti attività svol-te negli ultimi tre anni. Le votazionihanno riconfermato sia l’Esecutivo (chesi è immediatamente riunito per l’ele-zione del presidente e delvicepresidente) e sia il Collegio sinda-cale. La composizione degli organi-smi del Comitato provinciale di Ferrararisulta dunque la seguente:

Flavio Rabar, presidente; MarisaAntollovich, vicepresidente; consiglie-ri: Gianfranco Forlani, Claudia Rabare Alceo Ranzato. Il Collegio sindacalerisulta composto da: MassimoGherardi, Giuliana Dinelli e MicheleRizzoni.

COMITATO DI GORIZIA

Foibe rosse,il calvario di Norma Cossettoin un dramma teatrale

Sabato 3 ottobre, alle 20.30, sulpalco del Teatro del Kulturni Dom diGorizia è approdato in prima regio-nale, nell’ambito del 19.mo Festivalteatrale «Castello di Gorizia», organiz-zato dal «Terzo Teatro» del vulcanicoMauro Fontanini, l’ultima produzionedella storica Accademia TeatraleCampogalliani: Foibe rosse. Vita diNorma Cossetto uccisa in Istria nel1943. Lo spettacolo è tratto dal saggiobiografico di Frediano Sessi sulla tra-gica vicenda dell’istriana NormaCossetto, pubblicato da Marsilio Edi-tore nel 2007. Il regista Aldo Signorettiè autore dell’adattamento per il tea-tro. Lo spettacolo Foibe rosse è realiz-zato in collaborazione con il Comu-ne di Gorizia, con il Comitato provin-ciale Anvgd goriziano e con la Lega

Nazionale Gorizia.Studentessa al quarto anno di Let-

tere e Filosofia dell’Università di Pa-dova, Norma Cossetto fu gettata an-cora viva nella foiba di Villa Suraninella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.Aveva 23 anni ed era una ragazzanormale con una vita tranquilla, manonostante la sua innocenza non furisparmiata dalla furia dei partigianititini che, prima di assassinarla, la vio-lentarono brutalmente. Quella di Nor-ma diventa, quindi, una storia simbo-lo delle migliaia di vittime delle Foibecui solo recentemente la storia ha re-stituito la dignità della memoria.

Torturata, stuprata e gettata nellafoiba perché italiana ma, e questo èl’elemento che forse fa ancor più ri-flettere, perché donna, una donna gio-vane, bella, colta, raffinata e – perl’epoca – emancipata. Simbolo, dun-que, di ogni nemico possibile. Ha avu-

to un impatto emotivo fortissimo sulfolto e attento pubblico presente alKulturni dom di Gorizia – molti i con-giunti dei deportati – la rappresenta-zione di Foibe rosse. Un impatto forte,specie nel secondo atto dell’opera,quando l’autore – attento e meticolo-so ricercatore storico su tutte le aber-razioni del ‘900 senza distinzione al-cuna – affida a Norma un diario suisuoi ultimi giorni di vita spesi tra ladisperazione, la terribile violenza maanche la fermezza nel rivendicare lasua italianità, mai venuta a vacillaredavanti alle offerte di “passare dall’al-tra parte” ripetutamente avanzatele daisuoi carcerieri.

Foibe rosse è stato magistralmenteproposto dall’Accademia teatraleCampogalliani di Mantova nell’ambi-to del Festival teatrale Castello diGorizia organizzato dal Terzo teatro econ la collaborazione dell’Anvgd. Ilprologo si era svolto alla libreriaAntonini dove Ferdinando Sessi, intro-dotto dal presidente del ComitatoAnvgd isontino, Rodolfo Ziberna, e daldirettore del Terzo Teatro MauroFontanini, aveva fornito le tracce stori-che, umane e psicologiche del propriolavoro alla cui base c’è la confermache un progetto politico violento fa lesue vittime innocenti ma è destinato afallire e a essere condannato dalla Sto-ria.

(fonte “Il Piccolo”, 5 ottobre 2009)

Le altre iniziativeNon poteva mancare la tradizio-

nale Tartufata di ottobre organizzatadal Comitato Anvgd e dalla Lega Na-zionale di Gorizia. I partecipanti al tourgastronomico hanno dedicato tempoanche alla visita alle città di San Vin-centi (parrocchiale, Palazzo Grimani

e Loggia), di Canfanaro (chiesa e restidi due castelli), Gimino. Di seguito sisono recati anche a Gallignana eVermo, nella cui piccola chiesa è raf-figurata la famosa “danza macabra”.

Il primo Torneo Alpe AdriaCittà di Gorizia di bridge

Il «Primo torneo di bridge AlpeAdria Città di Gorizia», organizzato dalComitato Anvgd isontino e dal Circo-lo bridge di Gorizia, è stato decisamen-te coronato da successo. Nella sugge-stiva cornice della tenuta delle baro-nesse Taccò di San Floriano del Collio,si è superata la lusinghiera soglia deicento partecipanti, provenienti da tut-ta la Regione, dal vicino Veneto e dal-la Slovenia.

Undici le formazioni nel torneo asquadre di quattro persone (la squa-dra friulana De Leo sul filo di lana habattuto quella triestina Colonna, segui-ta dalla pordenonese e con laMarchetti che ha vinto un premio spe-ciale) e ben 47 le coppie. I due tempidel torneo mitchell di 11 boards sonostati vinti dalla coppia Baldassin-Del-la Mea, seguita dai friulani Armellini-Perrod, dai triestini Colonna- Ligambie dalla Marchetti-Planera. Prima cop-pia vincente del Circolo BridgeIsontina: Laura Lapini-Donald Spratt.

Nelle foto alcuni momenti dellegare e delle premiazioni alle qualihanno presenziato la Presidente delCircolo organizzatore, Didi Pasqualie quello del Comitato RegionaleF.I.G.B., il Presidente dell’ ANVGDRodolfo Ziberna, l’Assessore allo sportdel Comune di Gorizia SergioCosma,il rappresentante della BancaGenerali Moreno Sfiligoi, la rappresen-tante del CONI Provinciale Alessan-dra Piacentini.

dai comitati

Capodistria, il monumento a Nazario Sauro,inaugurato da Vittorio Emanuele III

I vincitori

del Primo torneo

Alpe AdriaCittà di Gorizia.

Al centro

il presidente

del Comitato

Anvgd, Ziberna

Page 8: Il numero di Novembre 2009

8 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

COMITATO

DI MONZA - BRIANZA

Il 10 febbraio 2004, a PalazzoMarino di Milano, Ottavio Missonivolle ricordare la «Foiba blu» di Zara,il suo mare, nella quale vennero get-tati molte vittime della violenza jugo-slava. Il Comitato Anvgd MonzaBrianza, nel fare proprio quel ricordo,ha voluto commemorare i numerosiZaratini, uccisi barbaramente dai par-tigiani jugoslavi, che hanno come tom-ba il mare di Dalmazia.

E dunque la mattina del 21 agostoscorso, davanti alla Riva Nova di Zara,a bordo della barca a vela “Folgore”del presidente Cerlienco, una rappre-sentanza del Comitato (PietroCerlienco, avv. Massimiliano Dipaola,Lorenzo Pesoli e Stefano Devicenzi),ha lanciato in mare un mazzo di fioricon il nastro Tricolore a ricordo di que-sti nostri sventurati fratelli. Questa Ce-rimonia, piccola ma significativa, saràripetuta ogni anno.

In precedenza, il giorno 20, il pre-sidente Cerlienco ha incontrato la pre-sidente della Comunità Italianazaratina, prof.ssa Rina Villani; oltre adaffrontare tematiche di attualità (asiloitaliano “Sunce”, questioni europeeetc.), si è parlato del neo costituitoComitato, della cerimonia che ha te-nuto alla Foiba di Basovizza nel mesedi giugno e delle numerose iniziativein programma.

I rappresentanti del Comitato de-siderano salutare e ringraziare tutta laComunità italiana zaratina per la di-sponibilità dimostrata e del dono di unquadro realizzato dalla prof.ssa Villa-ni.

COMITATO DI NOVARA

Gli esuli residenti nel capoluogopiemontese si sono ritrovati per la Fe-sta del Villaggio promossa dal Comi-tato presieduto da Antonio Sardi. Lamanifestazione, durata dal 25 al 27settembre, si è articolata in tre seratedi intrattenimento musicale. Di con-torno, una ricca lotteria, un banco dibeneficenza e, soprattutto, unaprelibata vetrina gastronomica che havisto insieme piatti tipici piemontesi eistriani.

COMITATO DI PADOVA

Viaggio a Veglia, Arbe, FiumeAnche quest’anno il Comitato di

Padova ha organizzato, come di con-sueto, un viaggio di quattro giorni nel-le nostre terre dal 25 al 28 settembre eprecisamente a Veglia, ad Arbe e aFiume.

Pochi di noi conoscevano Arbe, neavevamo sentito spesso decantare lebellezze, ma la realtà supera ogni im-maginazione. Si tratta di una cittadinastupenda inserita nell’isola omonimacome una perla che brilla immersa inuna natura incontaminata ricca dimacchia mediterranea e con un par-co dove i pini, i lecci e i pioppisembrano toccare il cielo di un azzur-ro cristallino; ma il gioiello di Arbe è ilcentro storico con le numerose testi-monianze di arte e architettura dei varisecoli in stile romanico, gotico, vene-ziano fiorito, rinascimentale. Romalascia un’impronta indelebile nellemura e nella struttura urbanistica conquelle tre vie longitudinali e parallelelungo la penisola che si protende nelmare e sembra una nave pronta a sal-pare con quei quattro alberi in fila rap-presentati dai campanili di S. Maria,di S. Andrea, di S. Giustina e di S. Gio-

vanni. Su tutto, però, domina Vene-zia, che qui rimase praticamente dalMille al 1797, lasciando meravigliosee infinite testimonianze di una culturaindelebile nel tempo con le vie strettedal selciato lucido per l’usura, con lecase caratteristiche dai balconi ricca-mente decorati, con i meravigliosi

dai comitati

palazzi rinascimentali e gotici dai por-tali di alto valore storico, con le nu-merose chiese.

Mentre percorriamo le strade del-la via di mezzo e di quella superioresotto la guida attenta e appassionatadel Gen. Elio Ricciardi, zaratino, maanche profondo conoscitore della re-

altà di questa isola, sentimenti di or-goglio, di ammirazione, di rimpiantosi mescolano indistintamente nei no-stri cuori, ma anche di ringraziamen-to verso coloro che oggi occupanoquesta terra, per come hanno saputoe continuano a mantenere e curare leopere antiche che hanno ereditato. Lepietre chiare, non annerite dal tempo,le piante di capperi che spuntano daibalconi, dalle terrazze, le rigogliosebouganville, dall’intenso colore fucsia,danno a queste testimonianze un chedi freschezza e di attualità, facendolequasi rivivere sotto i nostri occhi in-cantati da tanta bellezza.

Tra le tantissime chiese di Arbeabbiamo avuto l’opportunità di cono-scerne una in particolare, quella del-l’Assunzione, situata alla fine della viaSuperiore, vicino al Monastero costru-ito sulla viva roccia a picco sul mare.Iniziata nel 1118 e consacrata da PapaAlessandro III è una sfarzosa basilicain stile romanico con il campanile se-parato in stile tardo romanico, mentreall’interno interessanti sono il ciboriodell’VIII secolo e i sedili del coro instile tardo gotico. Qui abbiamo assi-stito alla S. Messa in croato in un cli-ma di forte emozione e in una atmo-sfera coinvolgente, raccolta e intensa,perché il sacerdote ci ha fatti sentireprotagonisti assieme ai suoi fedeli, in-vitando la nostra presidente, ItaliaGiacca, a leggere il Vangelo in italia-no ed Elio Ricciardi a recitare le pre-ghiere dei fedeli; alla fine della S. Messal’aria del canto “Mira il tuo popolo”ha riempito la chiesa e , dulcis in fundo,su invito del sacerdote che ce ne chie-deva un altro a noi è venuto sponta-neo il “Salve Regina” in latino cantatoassieme ai fedeli croati.

Ad Arbe si arriva prendendo il tra-ghetto dalla costa dalmata, oppureanche dall’isola di Veglia, prima tap-pa del nostro viaggio dove ci siamofermati per un giorno il 25 settembre,per ripartire il giorno dopo da Ponte(Punat) verso il porto di Loparo, nel-l’isola di Arbe.

L’incontro con la Comunità Italianadi Veglia e di Fiume

A Veglia abbiamo incontrato laComunità Italiana in un clima di gran-de cordialità e di reciproco piacere. Èbello inserire in queste gite, che rap-presentano per noi itinerari di memo-ria, l’attualità attraverso queste visiteche ci offrono l’opportunità di cono-scere l’operato e il senso della presen-za dei nostri connazionali in questeterre perdute nelle quali essi sono ri-masti. La Comunità di Veglia ha unasede piccola, ma accogliente, compo-sta da 120 iscritti, di cui 6 simpatiz-

Pietro Cerlienco, presidente del Comitato Anvgd monzese,con la presidente della Comunità degli Italiani di zara, Rina Villani

Due momenti dell’omaggio ai zaratiniannegati dai partigiani jugoslavi

zanti. La presidente, Silvana Pavacic,tiene a dire che, nonostante l’esiguitàdel numero di partecipanti e la scarsi-tà di mezzi, la comunità è molto attivae impegnata in corsi di italiano, a cuipartecipano anche persone di etniaslava, di ceramica, ma soprattutto di“batik” di cui presto allestiranno unabella mostra in centro per far cono-scere le qualità della loro arte. Ognianno fanno una gita sociale in un Pae-se estero e l’anno corso sono venuti avisitare la Toscana.

Lunedì, 28 settembre, dopo averpreso il traghetto a Portosorci in Arbeverso la costa dalmata, ci siamo direttia Fiume dove avevamo appuntamen-to con la Comunità Italiana.

È stato un incontro breve, ma in-tenso e significativo di un interesse re-ciproco. Dalla presentazione dellavicepresidente, Rosi Gasparini, è emer-so che la Comunità è importante nonsolo per il numero dei soci (6000 dicui 3500 italiani dichiarati, con un’As-semblea di 28 membri e una giuntaesecutiva di 7), ma soprattutto per l’im-pegno che si esplica in una ricchissi-ma attività di iniziative artistico-cultu-rali, ricreative, sociali e sportive pro-mosse dalla società artistico-culturalela Sac Fratellanza, di cui fa fede la rivi-sta annuale “La Tore”, nella quale vie-ne evidenziato soprattutto l’impegnoprofuso dai singoli e le attestazioni dibenemerenza nei loro confronti peraver saputo coniugare il presente aduna continua ricerca della tradizionee della cultura che coinvolgeegualmente chi è rimasto e chi vivealtrove.

A Fiume ci sono varie sezioni d’asi-lo italiane, quattro scuole elementariitaliane, una scuola media superiore,la compagnia teatrale “Il Dramma Ita-liano”, la redazione italiana di RadioFiume e la Casa Editrice Edit che pub-blica ”La Voce del Popolo”. Per quan-to riguarda l’Università, Fiume fa rife-rimento a quella di Pola dove c’è undipartimento per lo studio in lingua ita-liana. Nell’ambito del sodalizio operaanche una sezione della Società “Dan-te Alighieri” la cui attività presentataalla presidente, Melita Sciucca, consi-ste nel collaborare con la Ci per quan-to riguarda la diffusione della culturae della lingua italiana e in particolarenel rilasciare le certificazioni , cioè gliattestati di frequenza che permettonoai candidati di aderire agli esami inter-nazionali Plida (Progetto Lingua Italia-na Dante Alighieri).

È stata una gita bella dal punto divista ricreativo, culturale e sentimen-tale che auguro a tutti di poter realiz-zare.

Franca Dapas

La folta delegazione del Comitato Anvgd di Padova ad ArbeFiume, Palazzo Modello, sede della Comunità italiana.

Un momento dell’incontro con le rappresentanti della Ci

Page 9: Il numero di Novembre 2009

9DIFESA ADRIATICANovembre 2009

COMITATO DI ROMA

Prende avvio il 2 novembre, e pro-segue sino al 7, la prima fase del pro-gramma di scambio culturale tra il Li-ceo “Blaise Pascal” di Pomezia (Roma),curato dalla prof.ssa DonatellaSchürzel per l’Istituto pontino, e laSmsir di Rovigno, della quale è presi-de f.f. la prof.ssa Ines Venier. Il proget-to, denominato «Storia e cultura dellafrontiera giuliana», si articola in unaserie di incontri che avranno la duratadi tutto l’anno scolastico in corso. Inquesta prima parte saranno gli alunnidel Liceo a recarsi in visita a Rovignoe alle istituzioni della Comunità italia-na.

La seconda fase, prevista nel mesedi maggio 2010, vedrà invece ospiti aPomezia gli studenti rovignesi.

COMITATO DI TRIESTE

Nel pomeriggio del 5 ottobre, invia Norma Cossetto, si è svolta unacerimonia di commemorazione conla deposizione di una corona di alloroin ricordo del martirio della giovaneistriana.

L’evento, organizzato dal Comi-tato Anvgd e dal Comune del capo-luogo giuliano, ha avuto luogo nellladata del 66.mo anniversario della Suamorte, brutalmente assassinata dai titini

dai comitati

a soli 24 anni.Un folto pubblico, composto e

commosso ha accompagnato la ceri-monia.

Davanti al monumento dedicatoalla giovane di Santa Domenica diVisignano, si sono schierati il gonfalo-ne della Città, i labari e le insegne del-le associazioni e delle rappresentanzed’arma. Inaugurato nel 2009 alla pre-senza dell’on. Gianfranco Fini, a curadel Comune di Trieste, il cippo sorge

Codarin, presidente del Comitato Anvgde della FederEsuli (primo a sin.), interviene alla cerimonia

in memoria di Norma Cossetto

Trieste, 21 febbraio 2009. Il Presidente della CameraGianfranco Fini alla cerimonia di scoprimento della stele dedicata

alla martire istriana Norma Cossetto insieme alla sorella,signora Licia Cossetto (foto Para / Camera dei Deputati)

nel quartiere di Baiamonti, rione co-struito negli anni Sessanta per dare unacasa agli esuli dalle terre dell’Adriati-co orientale.

Nel saluto di Renzo Codarin, pre-sidente del Comitato Anvgd nonchédella FederEsuli, è stata espressa la spe-ranza che nel ricordo di Norma siricompatti una realtà, che il suo nomediventi un monito qui ed in Istria affin-ché tali orrori non s’abbiano mai a ri-petersi. Sulla sua tomba a Santa Do-

menica durante tutto l’anno si svolgeun mesto pellegrinaggio, a volte di fa-miliari, a volte di istriani che indivi-dualmente o in gruppo vanno arenderLe omaggio.

Al saluto di Codarin si è aggiuntoanche quello dell’assessore PaoloRovis, a nome del Comune di Triesteche dell’impegno a riconoscere il ruolodella città nel dialogo su questetematiche, ha fatto una bandiera: eri-gendo monumenti, dedicando vie e

piazze a personaggi eccellenti delmondo istriano, fiumano e dalmato masoprattutto riconoscendo il ruolo chequeste genti hanno avuto nello svilup-po della città stessa. A sottolineare lasolennità del momento alcune poesieinterpretate da Alma Petrigna e l’inter-vento, sempre convinto e partecipe,della banda dell’Anvgd diretta dalmaestro Ernesto Beacovich.

(fonte www.arcipelagoadriatico.it)

continua dalla prima pagina

Si apre il XIX Congresso nazionaleL’Anvgd e le sfide del futuro

E ancora, dei rapporti all’internodella Federazione delle Associazionidegli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati edella riforma delle struttureorganizzative della stessa Anvgd.

Nel corso del Congresso i delegatidei Comitati provinciali, i presidenti deiComitati provinciali, i presidenti delleConsulte regionali e i Consiglieri na-zionali uscenti voteranno il nuovoConsiglio nazionale.

E alla sua prima riunione dopo ilCongresso, il Consiglio dovrà nominareil Presidente nazionale, i Vicepresidentinazionali (fino ad un massimo di 4, dicui uno vicario), 6 Consiglieri per l’Ese-cutivo nazionale; il Delegato all’Am-ministrazione, i 3 membri del Colle-gio dei Probiviri (e i 2 supplenti) ed in-fine 3 membri della Commissione na-zionale di Disciplina. Alla sua primaconvocazione dopo il Congresso, l’Ese-cutivo nazionale dovrà nominare il Se-

gretario nazionale.La segreteria congressuale, di sup-

porto ai partecipanti, sarà presente conben tre unità operative, fornite dallaSede nazionale, dal Comitato di Trie-ste e dal Comitato di Varese. Einoltre alcuni soci del Comitato diVarese saranno a disposizione per l’ac-coglienza e per tutte le attività di assi-stenza ai delegati presenti.

Buon lavoro dunque, che sia profi-cuo per gli interessi degli Esuli giuliano-dalmati e per l’elaborazione di nuovestrategie utili alla divulgazione e allatrasmissione della storia e del patrimo-nio di cultura e di civiltà espresso dagliitaliani dell’Adriatico orientale. I rapi-di mutamenti storico-politici e comu-ni-cazionali impongono scelte impor-tanti al passo con i tempi: è questa, cre-diamo, la sfida concreta da raccoglie-re.

p. c. h.

Si sono ritrovati a Treviso dome-nica scorsa esuli e rimasti di Albonaper partecipare al 37.esimo Radu-no degli Albonesi, organizzato e pro-mosso pure quest’anno dalla Socie-tà operaia di mutuo soccorso “Ono-revole Zustovi” con sede a Trieste,in collaborazione con la Comunitàdegli Italiani “GiuseppinaMartinuzzi” di Albona.

A partecipare al tradizionale in-contro è stata una comitiva di circa40 soci del sodalizio albonese,capeggiata da Tullio Vorano, presi-dente della Giunta esecutiva dellaCI di Albona nonché del Comitatoalbonese della “Dante Alighieri”.

Al centro dell’incontro di que-st’anno la compilazione diun libro sulla Società ope-raia di mutuo soccorso inquestione, fondata nel1871, per essere attiva finoall’inizio della Grandeguerra, poi di nuovo nel1919, e per vedere neglianni dopo la Seconda guer-ra mondiale, a metà deglianni ’50, la propriaricostituzione a Trieste, avu-ta luogo su iniziativadell’albonese MarcoMacillis. Durante il pranzodopo la Santa Messa cele-brata alla chiesa di SanNicolò Vorano ha invitatotutti i presenti a contribuirealla redazione del libro,promossa dal Museo civi-co di Albona, la locale CI e la Dantealbonese nonché dalla società triesti-na.

“Ci serve l’aiuto di tutti voi”, ha sot-tolineato Vorano, che vorrebbe averedocumentazioni e fotografie per poterricostruire quanto più fedelmente l’at-tività e la storia della Società operaia.Come detto all’incontro, in accordocon quanto concordato all’inizio del2009 a Trieste, a una riunione fra i rap-presentanti della Società operaia dimutuo soccorso, alla quale sono statidefiniti i contenuti del libro e a cui ha

preso parte pure Vorano, oltre a que-st’ultimo, sul libro lavorano MarioViscovi e Giuseppe Clean, della so-cietà triestina. Finora sono stati prepa-rati certi riassunti dei verbali trovati,come dice Vorano, per caso presso lasignora Chiara Antonich, vedovaMillevoi, il cui padre era negli anni ‘30cassiere e segretario della Società (aquel periodo attiva ad Albona). Il ma-teriale scoperto e fotocopiato al mu-seo albonese risale al periodo tra il1913/1914 e il 1936, mentre al radu-no è stato consegnato agli esponenti

della Società operaia.A riceverli a nome dell’associa-

zione Alberto Lenuzzi. “Preparato,inoltre, l’elenco dei soci”, ha con-fermato Vorano, nel ribadire la ne-cessità della collaborazione di tutti ipartecipanti al raduno, che potreb-bero, come detto, contribuire conmateriale fotografico che testimonial’attività della Società in tutti i perio-di, ma specialmente negli anni neldopoguerra, quando la Società cona capo Macillis si è fatta promotricedi vari raduni, convegni, iniziativesociali a favore degli albonesi. Nelsottolineare l’importanza dei verba-li, Mario Viscovi ha detto che da essitraspare la “bella mentalità laicale”

della società operaiaalbonese, che ha sempreconservato gelosamente lasua autonomia, una men-talità praticata pure sotto lapresidenza di Macillis, cheha presieduto la societàdalla metà degli anni ’50alla sua morte avvenuta nel1975.

Messa in rilievo daViscovi, che ha invitato aconsultare i verbali tutti ipresenti, pure l’italianitàdella società operaia“Onorevole Zustovi”, ac-centuata anche sotto l’Au-stria.

Un altro invito ai pre-senti lanciato all’incontroda Vorano riguarda l’alle-

stimento della chiesa di San Antonioad Albona, un’iniziativa che vede lapartecipazione del pittore alboneseEugen Kokot. In accordo con l’ideaesposta da Vorano, gli albonesi in Ita-lia potrebbero tornare ad Albona in unmodo affettivo ma concreto con unadonazione al comune per far appre-stare la chiesa situata nei pressi dellasede dell’amministrazione albonese erinnovata, parzialmente, alcuni annifa. “In una targa scriverebbe che è unavostra iniziativa, un vostro ritorno adAlbona”, ha concluso Vorano.

Gli albonesi al 37.mo raduno

Due immagini d’epoca di Arsia. L’ingresso alla miniera ela Chiesa, opera dell’architetto triestino Gustavo Pulitzer,

che curò anche il piano regolatore

«L’Adriatico un mare che unisce»Un convegno in provincia di Roma

Lunedì 12 ottobre si è tenuta, pres-so l’Aula magna della Scuola mediadi Montecompatri (Roma), il Conve-gno «L’Adriatico un mare che unisce»organizzato dall’Associazione per laCultura Fiumana, Istriana e Dalmatanel Lazio e dall’Archivio Museo Sto-rico di Fiume, in collaborazione conil Comune di Monte Compatri e del-la stessa Scuola media.

Erano presenti, oltre a MarinoMicich, direttore del Museo Storicodi Fiume, che ha coordinato gli interventi, il rappresentante del Comune di MonteCompatri Patrizio Ciuffa, che ha riferito sul suo ultimo viaggio a Salona in Dalmazia,città con la quale è in corso un rapporto di gemellaggio ; la prof.ssa maria LuisaBotteri ha trattato di «Salona romana», la prof.ssa Tribioli di «Fiume a novant´annidall´impresa di D´Annunzio», e la prof.ssa Pezzini su «400 anni di rapporti tra lecittà di Ragusa (oggi Dubrovnik) e Livorno».

Nell’occasione è stato anche illustrato il progetto dell’Associazione per laCultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio rivolto alle classi seconde dellaScuola Media di Monte Compatri, con lo scopo di approfondire gli aspetti cultu-rali della sponda orientale dell’Adriatico .

Ragusa dal marein una cartolina del 1897

Page 10: Il numero di Novembre 2009

10 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

Ci scrive un nostro abbonato(«non ancora per molto», precisa)la lettera che riproduciamo in buo-na parte.

«[…] Mi chiamo Leopoldo Sottee sono figlio di Antonio Sotte ed Eli-sabetta Marinoni Profughi da Pola epurtroppo deceduti da tempo. Essen-do abbonato (non ancora per molto)alla Rivista Difesa Adriatica, prendospunto dalla polemica con l’Unionedegli Istriani riportata nell’ultimonumero della suddetta Rivista.

Parole e toni utilizzati che certa-mente non fanno onore al grande nu-mero dei lettori che certamente pre-ferirebbero ascoltare voci di unità econcordia su argomenti (leggi Esodoe conseguenze dello stesso) ancoratanto vivi, intensi e dolorosi. Ma tan-t’è.

Fatta questa doverosa premessa,desidero esprimere il mio punta divista sulla predetta polemica. Perso-nalmente mi sono stancato di legge-re da tanti anni su Difesa Adriaticasempre le stesse notizie riportate in

Il Comitato Anvgd di Latina, guidato da BenitoPavazza, ci ricorda il conferimento, al consigliereAlberto Musco, componente del Direttivo provin-ciale di Latina, in occasione del Giorno del Ricor-do 2009, della onorificenza in memoria del cugi-no, Giuseppe Musco, barbaramente trucidato.

L’onorificenza, al pari delle altre riconosciuteai congiunti degli infoibati, è decretata dal Capodello Stato ed è stata consegnata al consigliereMusco dal Prefetto di Latina, Bruno Frattasi.

†Il 21 maggio 2009 è deceduta serenamente a Roma, all’età di 96 anni

Emma Sidrovichvedova di Roberto Sidroni.Era nata a Ossero il 13 marzo 1913. Aveva lasciato la Sua amata terra nel

momento dell’esodo e si era sistemata con i propri cari a Venezia e successiva-mente a Roma nel Quartiere Giuliano-Dalmata, benvoluta da tutti.

La rimpiangono con tanto affetto la figlia Giuliana, il genero Alberto e inipoti Francesca e Massimo.

†Il 18 settembre 2009 a Savigliano (Cuneo), dopo una lunga e dolorosa ma-

lattia, è scomparso all’età di 89 anni il carissimo amico

Matteo VidottoNato il 26 gennaio 1920 a Valle d’Istria, impiegato per oltre 40 anni presso il

Municipio di Carmagnola (Torino), risiedeva a Savigliano con la moglie SignoraRenata Giraudo e i figli Livia, Pier Giorgio e Anna Maria.

Uomo di grandi virtù, visse nel rispetto asso-luto del prossimo; fortemente innamorato dellaSua incantevole Valle d’Istria, ha sempre difesocon tenacia e coraggio la sua luminosa istrianità,preoccupato che non andasse dispersa la me-moria storica delle terre abbandonate con l’Eso-do.

Da decenni impegnato, in virtù della Suacomprovata esperienza della burocrazia ammi-nistrativa dei nostri Ministeri, nell’assistenza de-gli Esuli residenti nella provincia dei quali gode-va molta stima e grande affetto, come Segretariodel Comitato Provinciale di Cuneo dell’Associa-zione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

I membri dello stesso Comitato partecipano commossi al grande dolore,esprimendo il più sincero cordoglio alla moglie, ai figli con le rispettive famiglie,al fratello e parenti tutti.

†Il 15 settembre 2009 è mancato a Trieste il

Maggior GeneraleIginio Celligoi

Nato a Fiume nel 1920, di antica famiglia pertinente a Fiume sino dal 1729.Appassionato della vela e del volo a vela, era stato consigliere del Libero

Comune di Fiume in esilio e vicepresidente della sezione di Fiume della Leganazionale.

Lo annunciano addolorate la moglie Giuliana, le figlie Sandra e Georgia, irispettivi mariti e i nipoti Andrea e Stefania.

†Il 10 agosto è deceduta in Roma, lontana dalla Sua Fiume, la

ContessaFiore Maria di Spilimbergo

Ne danno il triste annuncio, la cognata Simonella di Spilimbergo con i figliLuigi e Federica, il cugino Adalberto di Spilimbergo con la moglie Maria Luisa,la cugina Aannamaria Carloni col marito Fergus Flood e i figli e la fedele Nor-ma.

* * *Errata corrige

Sul precedente numero abbiamo pubblicato il necrologio della Sig.ra AnitaHunger, profuga da Zara, deceduta a Conegliano (Treviso). Per uno spiacevolerefuso il cognome del consorte, dott. Antonio Stipanovich, è stato erroneamenteprovato della ‘h’ finale. Ce ne scusiamo con i famigliari e con i lettori.

Che fare?Scrive un lettore deluso

molti articoli diversi nella forma, maconcettualmente simili.

Ad esempio: “afferrare le occa-sioni dell’attuale fase politica” ... “ilGoverno sembra deciso a risolvere inostri problemi”... e “quindi coglie-re senza esitazioni questa occasio-ne” ... “ricevuta al Quirinale unadelegazione dell’Associazione degliEsuli” ... “l’Anvgd incontra il Mini-stro degli Esteri [non metto il nomeper quanti ce ne sono stati] che si èdimostrato attento ai nostri proble-mi” … “a Giugno [anche qui nonmetto l’anno per lo stesso motivo] ilSottosegretario alla Presidenza delConsiglio ha convocato la FederEsuliper preparare un Tavolo tra Governoed Esuli...”.

Potrei andare avanti all’infinito.Tanti Tavoli ma pochi Piatti. […]

Non vado oltre, ma deploro chea distanza di tanti anni (più di mez-zo secolo) si è cosi tanto orgogliosi esoddisfatti di ricevere da questo Sta-to medaglie di tutte le forge per uo-mini, donne e bambini che sono sta-ti massacrati senza pietà e nelle ma-

niere più barbare da vigliacchi As-sassini che tutti conoscono. Assassi-ni che in realtà in passato hanno ri-cevuto aiuti materiali ed ideologicida Persone e da Partiti ben definitiche, per i loro interessi personali epolitici, parlano solo ora dipacificazione e fratellanza Europea(da che pulpito!).

Per questo motivo hanno inven-tato il Giorno del Ricordo.

Altro che Giorno del Ricordo. Lochiamerei Giorno della Dimentican-za e dell’Oblio. In verità, come si puònon portare nel nostro Cuore, nellanostra Anima più profonda le soffe-renze, i patimenti, le violenze, le in-giustizie subite dai nostri genitori edai nostri parenti in quei drammaticie terribili momenti. […] Queste sonole vere vittime che chiedono giusti-zia. Non vuote parole, ma fatti con-creti.

In buona sostanza, ho la sensa-zione che ci siano molte Persone inquesta Paese che si approfittano (fin-ché dura) della situazione, montan-do l’onda dei sentimenti, delle spe-ranze e delle attese di quanti in pas-sato hanno perso tutto. Il loro giocosi sta scoprendo. Si facciano da par-te».

Leopoldo Sotte

Rispettiamo naturalmente le opi-nioni del Signor Sotte, ma è nostraconvinzione che abbia sbagliato in-dirizzo. Sembrerebbe che egli rim-proveri all’Anvgd la sua attività pre-cipua, quella di interloquire – comesuo dovere – con le istituzioni e igoverni sui temi di interesse econo-mico, sociale e culturale a beneficiodegli Esuli. Attività che l’Anvgd per-segue da diversi decenni a questaparte, nel susseguirsi di presidenti edirigenti alternatisi alla guida delnostro sodalizio. Non avrebbe dovu-to, non dovrebbe farlo? E cosa avreb-be dovuto, cosa dovrebbe fare? Dal-la sua costituzione, nell’immediatodopoguerra, questa Associazione hadenunciato puntualmente ledisattenzioni e le carenze della poli-tica nazionale nei confronti dei tantiproblemi dei profughi. Basta sfoglia-re le annate di “Difesa”.

L’impressione, anzi la nostra con-vinzione è che il Signor Sotte espri-ma – a tratti confusamente – un ri-sentimento aprioristico, confermatodalla opinione negativa che egli haanche del Giorno del Ricordo. Indefinitiva, nulla va bene: né le com-memorazioni ufficiali, né la conse-gna delle onorificenze, né gli incon-tri con governi ed amministrazioni.A questo punto, molto facile e piùcomodo coltivare in perfetta solitu-dine una sterile acredine, piuttostoche esporsi ai rischi della trattativa.O campare di slogan, qualche ap-plauso a comando si strappa sempre.Non risulta che altri abbiano trovatosoluzioni geniali e immediate inmerito ai problemi in agenda.

E, infine, ci sia permesso – unavolta! – di difendere la posizione conun intervento su “Difesa”. Quello chetanto ha scandalizzato il nostro let-tore. Speriamo lo scandalizzino al-trettanto l’arroganza e la volgarità dialtri, espressasi all’infinito.

Patrizia C. Hansen

Sicilia, una targaper ricordare il sacrificio

del CarabiniereDomenico Bruno

Il 30 settembre scorso, nel Co-mune di Mandanici (Messina), suiniziativa della Amministrazionemunicipale è tenuta la cerimoniadi intitolazione di una piazza alcarabiniere Domenico Bruno, ori-ginario del piccolo centro sicilia-no, infoibato dopo l’armistizio del1943 per essersi rifiutato di conse-gnare le armi e la divisa al nemi-co. Prelevato con la forza il 17 set-tembre 1943 da uno dei tanti «co-mitati rivoluzionari», venne pochigiorni dopo giustiziato.

Numerose le autorità politiche, civili, militari e religiose che, con la loropresenza, hanno inteso dare particolare significato alla manifestazione.

Nella prima parte della cerimonia, svoltasi nel museo etnoantropoligico,sono state lette alcune toccanti testimonianze storiche, cui sono seguiti gliinterventi di Enza Interdonato (dirigente scolastico dell’istituto comprensivodi Roccalumera), Giorgio Rustia (presidente nazionale dell’Ancdj), dellasignora Grazia Bruno (figlia del car. Bruno) e del col. Maurizio DetalmoMezzavilla, comandante provinciale dei carabinieri di Messina.Quest’ultimo ha ricordato il tributo di sangue pagato dall’Arma dei Carabi-nieri nell’area nord-orientale in seguito all’armistizio del 1943, allorquandooltre 250 carabinieri morirono nelle foibe, e le repressioni jugoslave nellearee a forte presenza italiana in Istria. Il comandante provinciale, originariodi Udine, ha inoltre ricordato che il 5 giugno scorso il Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano ha insignito la Bandiera dell’Arma dellamedaglia d’oro al merito civile proprio per la meritoria opera di sostegnoalla popolazione nel confine nord-orientale.

La seconda parte della cerimonia si è svolta nella piazza di Mandanici,ove alla presenza delle autorità, delle scolaresche e di tutto il paese, la figliadel martire ha provveduto alla scopertura della targa, con successiva resadegli onori militari.

(fonte www.parcodeinebrodi.com)

Il Carabiniere Domenico Bruno, al quale la cittadina natale

ha voluto dedicare una piazza(foto www.melitoonline.it)

Note dolorose

Notizie liete Ti sei iscritto all’ANVGD?Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo

Rivolgiti ai nostri Comitati Provincialio contatta la nostra Sede nazionale

(tel. 06 5816852)

L’abbonamento a Difesa Adriaticanon equivale alla quota associativa

Page 11: Il numero di Novembre 2009

11DIFESA ADRIATICANovembre 2009

Gullotta legge MoriRaccolta la somma da destinare

agli Esuli colpiti dal sisma

continua dalla prima pagina

È ancora viva l’immagine dellaserata dedicata alle famiglie di Esuligiuliano-dalmati colpite dal sisma inAbruzzo e promossa dalla Sede na-zionale Anvgd al Teatro San Marcodi Roma, con l’attore Leo Gullottaimpegnato nella lettura di testi nar-rativi di Anna Maria Mori.

L’iniziativa, alla quale Gullotta –insignito nel mese di febbraio delPremio internazionale Giorno delRicordo istituito dall’AssociazioneNazionale Venezia Giulia eDalmazia per la sua interpretazio-ne nella fiction Il cuore nel pozzo –ha aderito generosamente, sostene-

va un progetto a favore degli Esuliresidenti nel territorio colpito dalterremoto.

La somma raccolta verrà messaa disposizione del Comitato Anvgdde L’Aquila appena gli Esuli, oraospitati dalla Protezione Civile indiverse località abruzzesi, sarannoposti in grado di rientrare nelle pro-prie abitazioni. Soltanto a quel puntoi dirigenti del Comitato saranno po-sti nelle condizioni di valutare lenecessità urgenti dei singoli profu-ghi o dei loro nuclei famigliari.

Naturalemente ne daremo pun-tuale conto su “Difesa”.

Gullotta e Mori a fine spettacolo (foto Simone Onofri)

Foto di scena con Mirella Mazzeranghi e Gullotta(foto Simone Onofri)

Anna Maria Mori si accinge aconsegnare all’attore il PremioGiorno del Ricordo, conferitogliil 9 febbraio scorso dall’Anvgde non ritirato essendo in tournéecon la sua compagnia teatrale(foto Simone Onofri)

L’attore con alcuni giovani delTeatro San Marco, ai quali hatenuto una breve ma intensalezione prima dello spettacolo

(un’ampia scelta di immagini dellalettura teatrale sono disponibili

all’indirizzo http://www.flickr.com/photos/43145842@N08/)

È considerato il miglior velista ita-liano del Novecento, AgostinoStraulino: un’autentica leggenda: cam-pione olimpico, quattro volte campio-ne del mondo, dieci volte campioneeuropeo, tredici volte campione ita-liano. Un percorso di successi intra-preso in realtà da bambino, quando ilpadre e lo zio gli costruirono una pic-cola barca, che chiamò “Sogliola”.Allievo dell’Accademia navale, duran-te la guerra si arruolò con gli uominiGamma della Decima Mas, fu cattu-rato dai partigiani di Tito prima e deitedeschi poi. Dopo il conflitto, tornòovviamente in Marina, al comandodella Vespucci.

Al lussignano Straulino il Comunedi Trieste ha voluto rendere omaggiocon la mostra allestita al Civico Mu-seo del Mare «Straulino, la vela olim-pica» (da sabato 3 ottobre e fino al 10gennaio, da martedì a domenica dal-le 8.30 alle 19.00 e con orario conti-nuato 8.30-22.00 i giorni 8, il 9 e il 10ottobre in occasione della Barcolana).«Un uomo nato con le medaglie, lacui vicenda umana e sportiva rappre-senta una tipica storia adriatica»,chiosa Massimo Greco, assessore allaCultura di Trieste. La rassegna si avvaledi fotografie, documenti, medaglie, tro-fei, diari di bordo, rassegne stampa

dell’epoca, filmati inediti, provenientiin cospicua parte dall’archvio della fi-glia dell’ammiraglio, Marzia Straulino.Una mostra che segue le precedentisu Sciarrelli e sui Cosulich.

Agostino Straulino nacque aLussinpiccolo il 10 ottobre 1914. Nel

Straulino, a vele spiegatenella storia della marineriaUna mostra a Trieste rende omaggio al grande lussignano

1882 il nonno, in società con Nicoliche Gerolimich, acquista il veliero “Alfa”,ed ha così inizio l’attività commercia-le della famiglia. Diplomatosi all’Isti-tuto Nautico di Lussino, fucina di gran-di marinai e capitani di lungo corso, avent’anni Straulino entrò all’Accade-mia di Livorno, corso ufficiali di com-plemento. Riconosciute la sua parti-colare destrezza e confidenza con ilmare, l’Accademia gli affidò il ruolodi timoniere nelle regate; tante le vit-torie conseguite, che consentirono aStraulino di qualificarsi nella rosa de-gli atleti destinati alle Olimpiadi diBerlino del 1936.

Nel 1938 Straulino vinse il cam-pionato europeo di Kiel, e il campio-nato nazionale, in coppia con NicoRode quale prodiere. Fu l’inizio di unsodalizio e di un’amicizia di lungadurata. Il conflitto lo colse sull’incro-ciatore Garibaldi, dove rimase fino al1942, quando venne a far parte deigruppi Gamma, gli incursori subac-quei di Junio Valerio Borghese adde-strati ad attaccare navi nemiche allafonda fuori e dentro i porti. Nel 1943,lasciata la Decima Mas, tentò di farritorno a Lussino, ma cadde prigionie-ro dei partigiani jugoslavi. Riuscì a fug-gire, ma venne catturato dai tedeschiche lo condannarono a morte. Perun’incredibile caso, fu riconosciuto daun ufficiale nazista, già suo avversarioalla regata di Kiel, che non potendonaturalmente liberarlo commutò lapena capitale in lavori forzati. Termi-nata la guerra, e tornato in Marina,Starulino venne destinato alle difficilioperazioni di sminamento dei portinazionali. Nel 1965 gli fu assegnato ilcomando della prestigiosa nave-scuola“Amerigo Vespucci”.

Nell’ottobre 1972 Straulino lasciòil servizio con il grado di ammiragliodi divisione. Ancora nel 1973 Straulinovinse la One Ton Cup di Porto Cervo.È mancato a Roma, presso l’Ospedalemilitare del Celio, il 14 dicembre 2004.Riposa nella sua Lussino.

Red.

La “Amerigo Vespucci”, comandata da Straulino,esce dal porto di Taranto a vele spiegate nel 1965.

Per questo azzardo gli fu comminata una pena(foto www.straulino.it)

Straulinosi accertadel funzionamentodi ogni componentedell’imbarcazione

Page 12: Il numero di Novembre 2009

12 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

L’Anvgd ha una grande responsa-bilità verso il mondo degli Esuli istriani,fiumani e dalmati, perché è l’Associa-zione più antica, più estesa sul territo-rio nazionale, probabilmente la piùnumerosa per iscritti, la più rappresen-tativa delle diverse realtà dell’esodo,dai primi profughi dalla Dalmazia del1944 a quelli dalla Zona B del 1954fino agli ultimi alla fine degli anni Cin-quanta, la più conosciuta negli am-bienti politici e della comunicazione.

I suoi Comitati sono nati nei primianni dell’Esodo, tra gente che vivevanei campi profughi o aveva trovatoospitalità presso parenti o amici nellevarie province della Penisola. Assiste-vano la gente nelle necessità più im-mediate, ne rappresentavano la rab-bia, la disperazione, le aspettative da-vanti alle autorità politiche italiane ealleate in un periodo in cui l’Italia eramessa male: affamata, vinta, umiliata,divisa, con gli scontri di piazza all’or-dine del giorno. Scontri ai quali anchei nostri profughi, più o meno giovani,prendevano parte con le nostre ban-diere e gli striscioni che ricordavanole nostre città perdute «sotto il tallonestraniero». Allora ancora si poteva dire,anche rischiando i manganelli dellaCelere.

Con gli anni e la sedimentazionepolitica interna e internazionale sononate altre associazioni: qualcuna inpolemica con l’ Anvgd, altre per esi-genze di rappresentatività più direttadi interessi meno generali di quelli chela nostra Associazione doveva tutela-re. Nacquero così i Liberi Comuni,l’Associazione delle Comunità Istriane– erede del Cln giuliano e quindi conun’identità piuttosto definita –, l’Unio-ne degli Istriani.

Differenziazioni politiche non era-no estranee, perché gran parte dellanostra base associativa era orientata adestra mentre molti dirigenti apparte-nevano a partiti di centro: democristia-ni, liberali, repubblicani. Né manca-vano simpatizzanti di sinistra, cosicchéper definizione le nostre associazionidovevano essere tutte apartitiche. Ten-

sioni e critiche non potevano manca-re. Il tormentone dei rapporti con i tantigoverni, tutti «attenti» ma nessuno ve-ramente «amico», era il ring sul qualesi scontravano le associazioni delladiaspora giuliano-dalmata. E l’ Anvgddoveva poi raccogliere i pezzi, per ti-rarne fuori qualcosa di utile per la no-stra gente.

Sappiamo tutti che non esiste prov-vedimento legislativo o decretoministeriale che non sia stato ottenutoattraverso il lavoro dei presidenti e deidirigenti della nostra Associazione. Esoprattutto di quel frate tenace e com-battivo, prudente e tempista, che eraPadre Flaminio Rocchi. Nei decennitutti i dirigenti della nostra Associazio-ne, Padre Rocchi compreso, furonooggetto di attacchi velenosi per quelloche riuscivano, o non riuscivano, adottenere dall’Italia matrigna.

Per superare le divisioni e dare unavoce possibilmente unica alle nostreistanze fu inventata la Federazione, cheriuniva le sei associazioni più impor-tanti, che ben conoscete. Ne fu primopresidente quell’Aldo Clemente, cheaveva diretto per decenni l’Opera diAssistenza Profughi e ci conosceva tuttiper nome e cognome. Quando, dopola dissoluzione della ex Iugoslavia, siaprì per noi una stagione nuova di at-tenzione da parte dei media e delmondo politico, di destra e di sinistra,la Federazione riuscì a compiere pa-

recchi passi avanti con le numeroseleggi intervenute dal 2001 in poi, finoalla legge sul Giorno del Ricordo.

L’ Anvgd continuò a fare il suo do-vere prendendone a turno la presiden-za e accompagnando con i suoi uo-mini e le sue donne presenti sul terri-torio la pressione sui politici locali enazionali. Fu un buon lavoro di squa-dra che nessuno può disconoscere.Nel 2006 questa collaborazione è ve-nuta a mancare per la nuova dirigen-za che aveva vinto all’interno del-l’Unione degli Istriani, tirandosi dietroil Libero Comune di Pola in Esilio. Lafrattura fra le associazioni e la succes-siva uscita delle due ultime dalla Fe-derazione hanno prodotto inevitabil-mente divisioni anche all’interno de-gli altri sodalizi, data la comunicabilitàinterna dei dirigenti e degli iscritti, chepossono appartenere contemporane-amente all’una e all’altra organizza-zione.

Lealtà e correttezza avrebbero do-vuto imporre a ciascuno una scelta dicampo netta e definita, quando non sisentivano più di seguire la linea dellapropria Associazione, come decisa –per quanto riguarda l’ Anvgd – neicongressi e nelle frequenti riunioni delConsiglio Nazionale, dove giungonodirigenti eletti in regioni anche lonta-ne sacrificando tempo, denaro ed ener-gie.

Il nostro precedente CongressoNazionale di Roma del novembre2006 fu il risultato di queste tensioniesterne, che si sono riverberate al no-stro interno, come è ormai palese atutti. Malgrado tutto ciò e il disagiopsicologico e organizzativo che que-ste divisioni hanno provocato, il cam-mino della Anvgd e della Federazionenon si è fermato e non ha segnato ral-lentamenti. Ne sono testimonianza lecelebrazioni del Giorno del Ricordo,che hanno visto l’Anvgd presente intutta Italia e all’estero, animando mo-stre, dibattiti, convegni, zuffe con inegazionisti, da Trento a Gorizia, daVarese a Bari, da Napoli a Livorno, daGenova ad Ancona, a Pescara, aRoma, a Torino.

Siamo riusciti a ottenere sia dalGoverno Prodi nel 2007, sia dall’at-tuale Governo Berlusconi la istituzio-ne di un Tavolo di coordinamento pres-so la Presidenza del Consiglio, perportare avanti le nostre richieste sui varitemi che gli iscritti ci indicavano e chela Federazione aveva riassunto quan-do era ancora unita. Abbiamo fattoprorogare di tre anni in tre anni la leg-ge che finanzia i nostri progetti cultu-rali, iniziative che sono state prezioseper preparare la pubblica opinione eil Parlamento al Giorno del Ricordodelle Foibe e dell’Esodo, fino a tre annifa ignorati da tutti.

Certamente le divisioni non ci fa-voriscono, dando il pretesto ai mini-stri che più recalcitrano di fronte allenostre istanze di tirarsi indietro, comeè avvenuto con l’ultimo governo dicentro-sinistra. Vediamo di non fareanche adesso – che abbiamo ottenutoun’attenzione particolare in alcuniuomini di governo e della maggioran-za – il gioco dei nostri nemici. Perchéquello che molti, se non tutti, si chie-dono, è a chi giovino l’irrigidimento ele sparate propagandistiche che crea-no ostacoli alle trattative con il gover-no, condannandoci a impasse sterili,buone solo a tener viva la rabbia dipochi con il danno di molti.

Il realismo delle esperienze passa-

I numeri di un triennio, in brevePresenti sul territorio,

consolidati nella «rete»Giorno del Ricordo, sono ben 800 le località censite nel triennio, in 500

delle quali le rappresentanze dell’Anvgd sono state presenti ed attive. E perquanto riguarda la comunicazione – strumento strategico del presente e delfuturo – ci siamo affidati più di chiunque altro agli strumenti più innovativi:il nostro sito internet è il più completo veicolo informativo esistente sulla«rete», con un bilancio annuale di oltre 3.000 notizie pubblicate e 300.000pagine visitate.

Sul fronte dell’informazione tradizionale, il nostro storico mensile “Di-fesa Adriatica” continua a mantenere la leadership dell’autorevolezza nelpanorama dell’esodo: dal Congresso2006 ad oggi conta oltre 750 articolipubblicati, firmati da 200 illustri pen-ne, a cui si aggiungono 400 cronachelocali, 600 articoli tratti dalla stampa edalla rete; il tutto per 2.200.000 pagi-ne stampate.

L’affidabilità del nostro lavoro è con-fermata anche dalla mole di contattiricevuti dalla nostra Sede nazionale neltriennio che si chiude con il Congres-so di Varese: 20.000 telefonate, 2.000fax, 50.000 messaggi di posta elettro-nica, sono le cifre – indicate per difetto– dei rapporti con i nostri associati, conle istituzioni, con la stampa e l’opinio-ne pubblica.

Abbonarsi a “Difesa”e concorrere all’estrazione

di due week endalle Terme di Abano…

Per il 2010 abbiamo volutodare un segnale di attenzioneai nostri abbonati: un premioconsistente in due week endper due persone ciascuno pres-so l’Hotel Tritone Terme**** diAbano (Padova), comprensivodi viaggio, soggiorno 3 giorni/2 notti in pensione completa etrattamenti termali.

Un week end sarà assegna-to fra tutti coloro che nel corsodel 2009 (fino al 31 dicembre)avranno sottoscritto un nuovo abbonamento al nostro giornale mensile (esclu-si gli abbonamenti omaggio).

Un secondo week end sarà assegnato fra gli abbonati (sia nuovi chevecchi) “sostenitori” e “solidarietà”, ovvero quelli che nel corso del 2009avranno versato una quota di abbonamento pari o superiore a 50 +.

L’assegnazione avverrà nel corso del mese di gennaio 2010, appenasaranno completate le registrazioni dei versamenti effettuati dagli abbonatinel 2009.

L’Hotel Tritone Terme**** di Abano Terme è un luogo in cui prendersicura del corpo e rinfrancare lo spirito: è la promessa di ospitalità che lafamiglia Poli (originaria di Capodistria) da quarant’anni alla guida dell’Ho-tel, sa mantenere offrendo alla clientela un ambiente raffinato, confortevolee curato nei minimi particolari. Inserito nel cuore verde del comprensoriodei Colli Euganei e avvolto nella tranquillità di un parco privato, l’HotelTritone riserva ai suoi clienti un’armonica combinazione di eleganza e co-modità ed un’atmosfera di accogliente familiarità.

L’Hotel è tra i pochi a disporre di due sorgenti termali private a 87° C,che alimentano un centro di cure esclusivo, situato proprio all’interno del-l’edificio cui si accede direttamente dalle camere. Un servizio davvero al-l’insegna della comodità, reso ancora più allettante dalla premurosa profes-

sionalità del personale che, sottoun’attenta sorveglianza medica,può offrire le più svariate tipologiedi trattamenti curativi e estetici.

Vanto dell’Hotel Tritone è la tra-dizionale attenzione che la fami-glia Poli pone per il servizio diristorazione dell’ospite e proprioper questo i collaboratori sonoesclusivamente degli esperti pro-fessionisti del settore e tutti i pro-dotti sono di primissima qualità.

…o di altri 25 premi così suddivisi:

- 5 kit di prodotti dalle Monache Benedettine del Monastero di SanRocco a Fiume, ora residenti presso il Monastero di San Daniele ad AbanoTerme (www.monasterosandaniele.eu).

- 20 folder del francobollo commemorativo di Giovanni Palatucci (ul-timo questore di Fiume italiana) emesso quest’anno da Poste Italiane. Ognifolder contiene: un francobollo da 0,60 +, una tessera filatelica con franco-bollo incastonato, una cartolina affrancata primo giorno di emissione, unabusta affrancata primo giorno di emissione.

I premi verranno assegnati entro gennaio 2010 e i titolari verranno avvi-sati via posta.

Prosegue dunque la campagna abbonamenti 2010 del nostro mensile“Difesa Adriatica”. Questi sono gli importi degli abbonamenti, rimasti inva-riati: 30 +: ordinario10 +: via e-mail 50 +: sostenitore oltre 50 +: solidarietàestero: gratuito.

Le quote di abbonamento vanno versate con bollettino sul conto cor-rente postale 32888000 intestato “Difesa Adriatica – Roma”. Se siete giàabbonati, riceverete il bollettino direttamente con il giornale.

XIX Congresso Nazionale

La responsabilità dell’Anvgdriflessioni sul triennio

te ci insegna che il tempo per conclu-dere qualcosa di buono per i nostridiritti patrimoniali è prossimo a sca-dere. O adesso o mai più. Vediamoallora di ricomporre le file. E chi noncondivide l’orientamento delle mag-gioranze, democraticamente espresso,ne tragga le conseguenze.

Resta fermo un punto. L’avveniredell’Anvgd e della Federazione non siesaurisce certo con le richieste di ca-rattere patrimoniale. La battaglia cul-turale è in pieno svolgimento, anzi èappena iniziata ed avrà tempi lunghi.Ogni settimana ci dà conferma diquanto sia necessaria in Italia la no-

stra presenza per difendere l’onore deinostri caduti, il patriottismo della no-stra gente, la presenza di una culturaitaliana nelle terre che ci sono statetolte. Una presenza che ha avuto neisecoli momenti di grande splendore,che le tragedie del Novecento nonhanno cancellato e che costituisconoun patrimonio culturale inalienabile dichi oggi vi abita e le governa.

Confidiamo che il Congresso diVarese, nel cuore della Lombardia la-boriosa, ci aiuti a venirne fuori a testaalta con una Anvgd più forte ed unita,anche nella diversità delle opinioni.

Lucio Toth

Page 13: Il numero di Novembre 2009

13DIFESA ADRIATICANovembre 2009

RASSEGNARASSEGNA“Il Piccolo”17 settembre 2009Celebratoil ritorno di Goriziaall’Italia

Si sono rivissute ieri mattina leemozioni del ritorno definito diGorizia all’Italia, avvenuto il 16settembre di 62 anni fa, con unadoppia cerimonia commemorativapromossa dal Comune.

La prima parte si è svolta aCampagnuzza, sul piazzale intito-lato al 114° reggimento di fanteriadella divisione Mantova, il primoreparto militare italiano che entròin città, ponendo fine a untrentennio che vide alternarsi, sulpennone del Castello, un turbinìodi bandiere diverse.

Successivamente, il sindaco,accompagnato dalle massime au-torità cittadine, tra le quali il pre-fetto Marrosu, si sono recati al par-co della Rimembranza, dove è sta-ta deposta una corona d’alloro siaal lapidario che ricorda i deportatie gli infoibati, sia al monumentocentrale, devastato da un attenta-to dinamitardo nel 1944. […]

Due anni fa, in occasione delsessantennale della ricorrenza, ilComune organizzò una densa tregiorni di celebrazioni, festeg-giamenti e rievocazioni storicheanche attraverso la preziosa colla-borazione di diverse associazionilocali.

Tra queste, va citata l’associa-zione Isonzo, da sempre impegna-ta ad approfondire e studiare i nonpochi eventi bellici, più e menorecenti, che hanno caratterizzatola storia goriziana: nel 2007, l’as-sociazione Isonzo, diede vita al-l’evento clou del calendario diappuntamenti messo a punto dalComune, mettendo in scena unaparata di automezzi militari d’epo-ca che fece rivivere quelle intensegiornate del settembre ‘47.

Vennero battuti i percorsi cheallora, usualmente, questi mezzibatteva in città e che avevanocome punto di riferimento l’odier-na Camera di commercio, che inquegli anni ospitava la sede delGoverno militare alleato. […]

(n.c.)

“La Voce del Popolo”21 settembre 2009Viaggio fotograficonel passato veneziano di Cittanova

Immagini di altri tempi, per le viedi Cittanova, un ritorno nel passato,quando a dominare in queste regioniera la Serenissima. E Venezia, oltre allabellezze naturali del territorio, è statoil tema portante della quinta edizionedell’Ex Tempore fotografica diCittanova, che ha preso il via giovedìscorso, concludendosi sabato con l’as-segnazione dei premi ai vincitori. Or-ganizzata dalla Comunità degli Italia-ni, la manifestazione si è confermataanche quest’anno come un eventoculturale e turistico unico nel suo ge-nere, che valorizza la visione artisticadelle fotografie. […]

Il tema portante dell’Ex Temporedi quest’anno è stato «I legamidell’Istria con Venezia» […] ma gliappassionati dello scatto hanno potu-to immortalare anche due delle piùbelle grotte carsiche della zona: laGrotta del Marmo, detta ancheMarmorizza, di Verteneglio e quelladi Baredine, a Villanova, nei pressi diParenzo. […]

Iniziata giovedì con l’arrivo deipartecipanti e le tappe nelle due grot-te istriane, la giornata di venerdì è sta-ta dedicata tutta all’epoca della Repub-blica di San Marco. Cittanova è stata“occupata” da patrizi veneziani, dabelle damigelle e signore in costumipopolari istriani, suscitando la curiosi-tà e l’entusiasmo dei numerosi visita-tori presenti nella cittadina istriana. Gliattori, artisti e gente comune, hannofatto rinascere, per un giorno, la storiae la cultura veneziane […].

Ricorderemo che anche questaquinta edizione è stata organizzatadalla Comunità degli Italiani diCittanova, dall’Associazione dei foto-grafi dell’Istria e dal locale Ente per ilturismo […].

Lorena Oplanic

“Il Gazzettino”21 setttembre 2009Luxardo e Missoni: grandi famigliesopravvissute alla diaspora

[…] Dalla Dalmazia, per varie ra-

gioni, e in vari frangenti, erano riuscitia scampare al genocidio alcuni per-sonaggi che avrebbero poi onoratol’Italia in campi diversi: Nicolò LuxardoDe Franchi e Ottavio (Tai) Missoni,appartenenti a famiglie illustri […]. ILuxardo erano a Zara fin dal 1821 conGirolamo, la cui immagine è affidataa un quadro di Hayez. […] Nicolò(classe 1927), abitante a Padova, […]ricostruì quanto distrutto dai bombar-damenti alleati del 1944 su Zara, met-tendo a coltura le piante di maraschesui Colli Euganei e aprendo la fabbri-ca a Torreglia. Proseguendo in tal

modo la produzione di liquori famosiai quattro angoli della Terra […].

Si deve a Nicolò peraltro un’attivi-tà culturale meritoria con la pubblica-zione della “Rivista Dalmatica di Sto-ria Patria” (da lui diretta) e di alcunilibri, fra i quali […] Dietro gli scogli diZara (Editrice Goriziana) sulla vicen-da del padre e dello zio fatti scompa-rire dai titini, nonché la storia della fa-miglia.

[…] Ottavio Missoni, meraviglio-so ottantottenne, da Ragusa (oggiDubrovnik), già atleta di valore nei 400metri piani e nei 400 ostacoli, otto voltecampione italiano e nel 1939 campio-ne mondiale studentesco. […] La gran-de impresa nel campo dei tessuti ven-ne propiziata nel 1953 quando sposòRosita Jelmini, la cui famiglia posse-deva una fabbrica di scialli nelVaresotto, mentre lui aveva aperto aTrieste un laboratorio di maglieria insocietà col discobolo GiorgioOberwerger […].

Giovanni Lugaresi

Ansa23 settembre 2009Tondo: con Lubianarapporti non facili

«I rapporti con gli sloveni non sonofacilissimi»: lo ha detto oggi a Trieste ilpresidente del Friuli Venezia, GiuliaRenzo Tondo (Pdl). Illustrando pro-grammi comunitari e attività interna-zionali della Regione alla Quinta com-missione del Consiglio regionale, Ton-do ha parlato della costituendaEuroregione e delle relazioni conLubiana, senza dimenticare i rapportisul versante energetico, che vannodalla centrale nucleare di Krsko(Slovenia) al rigassificatore di Trieste.

“L’Unione Sarda”28 settembre 2009Carbonia si gemellacon Arsia e Albona

Domani arrivano a Carbonia i sin-daci di Arsia e di Albona, due grossicentri che con la città hanno origini estoria comuni. La ragione di questodoppio gemellaggio sta nel fatto che idue centri carboniferi istriani, ubicatinel bacino dell’Arsa, hanno le stessecaratteristiche architettoniche e urba-

Gorizia, 1947. Militari innalzano bandiera italianasul tetto di un edificio (foto www.lombardiabeniculturali.it)

Dalle marasche trapiantatein quel di Torreglia (Padova)

si rinnova il gustodel distillato Luxardo

Veduta aerea di Cittanova

Nelle foto, la famiglia Missonial completo, ed un raffinato setda bagno della Casa di moda

nistiche del capoluogo del Sulcis. Inrealtà condividono anche le motiva-zioni che stavano all’origine della lorofondazione: sfruttare le vicine minie-re, incrementare le produzioni, dareun tetto alla valanga di operai e mina-tori che lavoravano nel sottosuolo. Peroltre sessant’anni Carbonia, Arsia eAlbona sapevano dell’esistenza di re-altà gemelle separate alle nascita. Oggie domani le città cugine sirincontreranno per riannodare, ancheai fini culturali e turistici, i fili del pas-sato.

“Il Piccolo”2 ottobre 2009A Fasana riapriràla materna italiana

Entro un anno […] verrà aperta –anzi riaperta – un’istituzione prescolareitaliana. L’iniziativa lanciata qualchetempo fa dalla Comunità degli Italianivede pienamente favorevole il nuovosindaco Ada Damjanac […]. Durantela visita a Fasana del console generaled’Italia a Fiume Fulvio Rustico, il sin-daco ha promesso che in tempi moltobrevi verrà individuato l’immobile cheospiterà la scuola materna italiana, lacui inaugurazione viene fissata inconcomitanza con l’inizio dell’annoscolastico 2010/2011. […]

Ricordiamo che nell’ attuale asilodi Fasana opera una sezione italianacon 25 bambini che rappresentano lacapienza massima, mentre l’interessedei genitori è molto più elevato. Sonouna quarantina infatti i nuclei familia-ri che vorrebbero un’istituzioneprescolare autonoma tutta italiana consezioni che vadano dall’asilo nido aigruppi prescolari. Il sindaco AdaDamjanac si è spinto oltre, manifestan-do la sua disponibilità a intavolare unaltro discorso molto caro agli italianidel posto. Vale a dire la riapertura del-la scuola elementare italiana, che ne-gli anni ’50 venne soppressa dal regi-me comunista. […] Bisogna infine ren-dere merito al presidente della comu-nità Giancarlo Moscarda del rilanciodell’italianità a Fasana dagli anni ’90in poi, da quando cioè i connazionalidel posto hanno ripreso a usare la lorolingua anche nei luoghi pubblici dopoche per decenni il precedente regimenon tollerava altri idiomi oltre alserbocroato lungo il cammino che ilmaresciallo Tito percorreva per rag-giungere la sua residenza a Brioni.

p. r.

Albona, la cava di bauxitein una foto d’epoca

Fasana, l’amministrazione comunalesi è detta disponibile a riaprire la scuola materna italiana

Page 14: Il numero di Novembre 2009

14 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

Istria Quarnero Dalmazia. Historyof a Region Disputed from 1796 to theTwentieth Century, by Marco Cuzzi,Guido Rumici and Roberto Spazzali,was recently released by the GorizianaPublishing House (www.leg.it). Thethree experts tackle the complexhistory of those territories,characterized by a strong and indelibleLatin-Venetian base, and by havingbeen a border region contested by di-verse powers and peoples. The textbegins with an introduction byProfessor Giuseppe Parlato, a famoushistorian of contemporary Italy. Wepublish a significant part of the texthere.

The historiography on the matterof Istria and, more generally, on Easternborder matters, has been enriched inthe past few years with new material.This is a sign that, finally, after years ofsilence, these matters are coming tolight and receiving much deservedattention.

In truth, these matters have alwaysbeen a main problem among scholarsfrom Trieste and Venezia-Giulia.Institutions such as Exiles associations,or cultural centers for studies relatedto these regions have long decided tofocus on historical matters, as theyretain, and rightly so, that only by aserious and in-depth analysis of thereasons that produced the tragediesthat occurred in these regions can anykind of shared co-existence ever takeplace in the aftermath, and, above all,allow people to come as close aspossible to uncovering the truth; a truthwhich was always felt as distant andforeign.

The problem, in the long post-warperiod, has been two-fold. On the onehand, historiography has inevitably felt(but, perhaps, more than it should) thenecessities and the conditioning ofpolitics and ideologies (…): we omitremembering how many people, untilthe Seventies and Eighties, maintainedthat the foibe were only the fruit ofnationalism gone overboard, and thatthe Exodus was only a reaction on thepart of fascists who refused to acceptthe new order in the Eastern Adriaticregions as the best solution: thisviewpoint forgets that, for Tito’sgovernment, those who fled wereFascists, but so were those whoremained.

On the other hand, historicalresearch was conditioned also by thepolitical authorities in Rome –particularly by the leaders of theChristian Democrats – who assisted theExiles in being placed in new areas (adifficult and sometimes humiliating

process) within Italy and Italian society,but there was a condition: the exilegroups, so distributed, would remaineda local problem only, and neverinfluence the post-war nationalconscience. (…) It has beenmaintained that both ChristianDemocrats and Communists, withtheir internationalist, or socio-ecumenical, outlook, were lacking intheir sensitivity towards the nationalissue of the Eastern border regions: asa significant example, the “Partitod’Azione” newspaper, the officialorgan of a party born in the Risorgi-mento, advised its writers, in 1945, tospeak as little as possible about Vene-zia-Giulia, so as not to give any spaceto nationalists and reactionaries (…).

The fall of the Berlin Wall and theend of real socialism contributed in away to the liberalization ofhistoriography – among other areas –and rendered historians less pawns ofthe various factions. Moreover, in Italy,the end of the political parties of the“First Republic” allowed scholars toanalyse these matters with moreserenity, with interesting results, bothpolitically and historically: if, before,the divisions of historiography wereclean and radical, now, in these pasttwenty years, the climate is more sere-ne, and even though there are, ofcourse, differences of opinion andinterpretation, as is naturally to beexpected, it is now true that there isdialogue between different politicalcultures and schools of historiography,and this dialogue is convicting andconstructive.

There are three reasons that thisnew book is to be considered the mostcomplete of its kind, on the history of

A Reflection on Methods

“The Julian Question”,Pursuing Historical Research

Istria from the end of the seventeenhundreds. (…) The decision of theauthors to begin with the end of theVenetian Republic was spot on, aschoices go (…) as this allowed thenarration plenty of room to clarify thebirth of the modern history of Istria. Infact, one of the shortcomings ofmodern historiography is its loss ofdesire to reconstruct history in largeperiods, as it tends to analyse smallersegments of history. Another problemof Istrian, and Julian, history, is thatauthors tend to see the beginnings ofany trouble as starting in 1943, or, atmost, 1919, and this, of course, throwsopen the doors and letsmisinterpretation waltz right in andtake over.

When we in Italy complain thathistorical texts often lack properinformation, or omit huge pieces ofhistory, we forget that texts often,except in rare cases, use already-consolidated information that hascome to be seen as the correct,standard interpretation: innovationsand new twists on old stories rarelyare received well by the communityof established scholars.(…)

The role of the organizations withties to the Exodus and memories of theSecond World War is, nearly sixty yearslater, starting to fade. The change ofgeneration is strong, and it is almostmiraculous to see the organizations ofExiles, and others dedicated toconserving the memory of Italy’s rolein the Eastern Adriatic regions after thePeace Treaty that lost these areas,“holding on”, in Trieste and elsewhere.The choice to give priority to culturalinitiatives that divulge research andother programs used to be

praiseworthy, but has now beenelevated to extremely high importance.Opening to culture means opening todialogue and serene debates ofposition. All of this is only possible ifthe reflections produced are of a highlevel, and able to bring about effectivecontributions to knowledge of facts,without fear of telling the story as ittruly happened, in its complexity andcompleteness. In this sense, this volu-

me constitutes not only a very valuablecontribution to a deeper knowledgeof Istrian history, but also an ulteriormoment of reflection on the role thatthe institutions that collect memoriesof the Exodus can play in the newEuropean context.

Giuseppe Parlato

(traduzionidi Lorie Simicich Ballarin)

Sanvincenti (Istria), the splendid Venetian castle of the Grimani counts.The history of Istria is intimately intertwined with the centuries-long

presence of the Venetian Republic, which left its mark in myriad ways

This illustrations shows an assault by the “Bersaglieri” (“Marksmen”)in the First World War. Italy’s eastern territories were the backdrop

of innumerable cruel battles to liberate Trieste and Istria from Austria-Hungary

New Zealand infantrymen in Trieste in May, 1945 (photo from http://kiwiveterans.co.nz). Even though the Allies were present, Tito YugoslavPartisans – occupying the city for 40 days – imposed a climate of terroron the Italian urban population as well as that of nearby Istria, carryingout deportations and violence on citizens in an attempt to eliminate, or

significantly reduce, the Italian presence in Venezia-Giulia

“The decisionto convergeon cultural initiatives,on programsthat plan researchand wide distribution,is, today,of fundamentalimportance.”

Pola, February-March 1947. Following the city’s being ceded, along withthe whole of Istria, to Yugoslavia, the Italian population fled en masse.

This photo shows some refugees with their possessions amassed, as theywait to board the “Toscana”. Two Allied military policemen can be seen

Page 15: Il numero di Novembre 2009

15DIFESA ADRIATICANovembre 2009

Ha editado recientemente la Libre-ria Editora Goriziana el volumen deMarco Cuzzi, Guido Rumici y Rober-to Spazzali Istria Quarnero Dalmazia.Storia di una regione contesa dal 1796al Ventesimo secolo. Tres estudiososafrontan la compleja evoluciónhistórica de aquellos territorios,caracterizados por una fortísima eindeleble huella latino-veneta y porhaber sido durante siglos lugar deconfín entre poderes y pueblosdiversos. El texto se sirve de un prefaciodel Prof. Giuseppe Parlato, apreciadohistoriador de la Italia contemporánea,del que reproducimos una parte signi-ficativa.

La historiografía sobre la cuestiónistriana y, más en general, sobre lacuestión oriental, se ha enriquecido denumerosas obras en los últimos años.Signo, esto, de que la atención se estadesplazando finalmente hacia estostemas después de años de olvido y desilencio.

En realidad, entre los historiadorestriestinos y giulianos este problema hasido siempre el problema de nuestrahistoria moderna y contemporánea: nosolo ahora, realidades institucionalescomo las asociaciones de losDesterrados, o centros de la culturagiuliana, istriana, fiumana y dalmatahan decidido apostar por el análisishistórico sosteniendo, justamente, quesolo una seria profundización de lasrazones que han producido lastragedias de las que estas tierras hansido inconscientemente protagonistashabría podido determinar condicionesde convivencia más aceptables y, sobretodo, acercarse a una verdad que sesentía lejana y extraña.

EI problema, en esta larguísimaposguerra, ha sido doble. Por un lado,la historiografía inevitablemente (peroquizás más de lo debido) ha resentidola necesidad y los condicionamientosde la política y de la ideología […]:omitimos recordar cuantos hasta losaños Setenta y Ochenta han sostenidocon convencida seguridad que lasfoibe eran solo el fruto marchito de unpícaro nacionalismo y que el Éxodono era nada más que una irritantereacción de fondo para fascista dequien se obstinaba en no considerarel nuevo orden del Adriático orientalcomo el mejor posible, olvidandoculpablemente el notar que lasautoridades de Belgrado considerabanfascistas no solo aquellos que sehabían marchado sino también los quese habían quedado.

Por otra parte, la investigaciónhistoriográfica también estuvocondicionada por la línea seguida porlas autoridades políticas de Roma – y,en particular, por la clase dirigentedemocristiana – que ayudaron a losDesterrados desde el punto de vistade la inserción (fatigosa y a veceshumillante) en la sociedad italiana, acondición de que tal cuestión quedasecircunscrita en los confines locales, esdecir, que no se convirtiera en un pro-blema estrictamente conectado con ladefinición de la identidad nacional enla segunda posguerra. […] Se hasostenido que comunistas ydemocristianos, portadores deideologías internacionalistas o de unpensamiento social ecuménico, hayansido poco sensibles al dato nacional,en particular por lo que se refiere a lafrontera oriental; pero si se piensa, solopor dar un ejemplo significativo, a lasrecomendaciones del diario del Partidod’Azione (entre otras cosas, un partidode rigurosa derivación renacentista)para que en el 1945 de Venecia Giulia

se hablara lo menos posible para nodar espacio a nacionalistas y areaccionarios […].

La caída del Muro de Berlín y elfin de los socialismos reales hancontribuido de algún modo aliberalizar – sobre este como sobreotros temas – la historiografía y a rendira los historiadores menos súcubes aórdenes de escudería. Además, en Ita-lia, el fin de los partidos de la «primeraRepública» ha permitido analizar conmayor serenidad la cuestión, y no hanfaltado los resultados, ya sea a nivelhistoriográfico, como a nivel político:si antes de las divisiones de la

historiografía eran radicales y netas, enlos últimos veinte años el clima es mássereno y, si bien están todavía, comoes absolutamente natural y necesario,visiones e interpretaciones diferentes,el dialogo entre las culturas políticas yentre las escuelas historiográficas sobreeste tema es más constructivo y con-vincente. La obra que aquí se presen-ta tiene por lo menos tres motivos paraser señalada como el más completotrabajo sobre la historia de Istria desdefinales del Setecientos. […] Pareceabsolutamente positiva la elección,bien motivada por los Autores […] enla densa introducción, de iniciar for-malmente el relato con el fin de laSerenissima, […] donde consentir unanarración de largo periodo en gradode aclarar mejor el nacimiento de lahistoria moderna istriana. En efectouno de los defectos de la historiografíamoderna es el de haber perdido unpoco el gusto por las reconstruccionesde largos periodos, a favor de análisiscada vez más sectoriales y parcelados.Además, propio la historia istriana – ymás en general el acontecimiento dela dicha «cuestión giuliana» – han sidoa menudo afrontadas como si losproblemas fueran iniciados en el 1943o, al máximo, en el 1919, con el riesgoreal de una interpretación carente ohasta desviada. […]

Cuando nos lamentamos, en Ita-lia, de ciertas carencias o de ciertosolvidos de los libros de texto de

historia, se olvida que, salvo rarasexcepciones, los libros de texto dehistoria tienden a repetir tesis yaconsolidadas y las innovaciones quela investigación trae a la comunidadde los estudiosos raramente llegan arecibirlas los manuales. […]

El papel de las organizaciones dealguna manera legadas al Éxodo y a lamemoria de los sucesos de la SegundaGuerra Mundial, casi sesenta y cincoaños después de los acontecimientos,esta por cambiar. La separacióngeneracional es fuerte y parece casimilagroso el “sostenimiento” de lasorganizaciones de los Desterrados yde aquellas dedicadas a la memoriade la italianidad de las tierras perdidascon el Tratado de paz, en Trieste comoen otros lugares. La elección dedirigirse con coraje y prioridad ainiciativas de tipo cultural, a programasque prevén la investigación y la altadivulgación, si ayer constituía meritoy honor para las instituciones queadoptaron esta estrategia, hoy resultaindispensable. La apertura a la culturadetermina la apertura al diálogo y a laconfrontación serena de lasposiciones. Esto es posible solo si seproducen reflexiones de alto nivel engrado de dar contribuciones efectivasal conocimiento de los hechos y si nose tiene miedo de contarlos en sucomplejidad y es su totalidad. En estesentido, este volumen constituye nosolo una indispensable contribuciónal mayor conocimiento de los sucesoshistóricos relativos a Istria sino tambiénun ulterior momento de reflexión sobreel papel que las instituciones querecogen las memorias del Éxodopueden desarrollar en el nuevocontexto europeo.

Giuseppe Parlato

(traduzionidi Marta Cobian)

Una reflexión sobre el método

«Cuestión giuliana»,perseguir la investigación histórica

La esplendida ábside de la Basílica eufrasiana de Parenzo, en Istria.Su primera fundación se remonta al siglo IV d. C., mientras que

el actual arreglo se remonta al siglo VI. Es uno de los más preciadosejemplos de la arquitectura y del arte musiva ravvenate-bizantina

en Istria, de la cual se encuentran análogas obras maestras enRavenna, ciudad a la que la basílica de Eufrasio esta unida

estrechamente por el común lenguaje figurativo y arquitectónico

El 22 de marzo de 1848, en la ola de los movimientos renacentistasque agitaban Italia y Europa, el veneciano Daniele Manin y el grande

escritor dalmato de Sebenico Nicolò Tommaseo, expulsados losaustriacos de Venecia, proclamaron la República de San Marco,

con el intento de promover un movimiento insurreccional más vastoque pudiera conducir a la independencia y a la unidad de Italia

Años 1915-1918,Primera Guerra Mundial.Una postal italianadedicada al ejército

Pola (Istria), febrero-marzo 1947. Se cargan en los camiones losenseres de los habitantes italianos, después de que el tratado

de paz de Paris decretó la cesión de la ciudad y de la región enteraa la Yugoslavia comunista. Pola se vació casi completamente

Una seria investigaciónhistoriográfica, una producciónensayista de alto nivel pararecuperar correctamente de lamemoria paginas olvidadas. «Laelección de dirigirse a iniciativasde tipo cultural, a programas queprevean la investigación y la altadivulgación, hoy resultaindispensable»

Page 16: Il numero di Novembre 2009

16 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009

Dalla Scuola di RelazioniInteradriatiche costituitasi in seno allaFacoltà di Scienze Politiche dell’Uni-versità di Bari ci perviene questa pre-sentazione a cura del dott. FedericoImperato – che ringraziamo – , colla-boratore del prof. Luciano Monzali cuisi devono diversi recenti volumi sullastoria della Dalmazia tra Otto e No-vecento, che abbiamo segnalato e re-censito su questo mensile.

Negli ultimi anni, l’Università diBari, grazie anche al sostegno da par-te di altre realtà locali istituzionali eculturali, quali la Regione Puglia e laFondazione Cassa di Risparmio diPuglia, ha promosso un’intensa stagio-ne di studi, ricerche e dibattiti dedicatialla «questione adriatica», vale a direa quel complesso di problemi sorti, nelcorso dei secoli, dalle relazioni politi-che, economiche e culturali tra le po-polazioni e gli Stati che si affaccianosulle due sponde dell’Adriatico. Que-sto lavoro ha prodotto numerose pub-blicazioni, settoriali edinterdisciplinari, ed ha fatto della Fa-coltà di Scienze Politiche dell’Ateneobarese una delle realtà più attente allostudio dei rapporti tra le due spondedell’Adriatico e più coraggiose nellarichiesta di creare nuovi e più solidilegami tra l’Italia ed i Paesi della peni-sola balcanica.

A questo riguardo, ricordo, tra iprotagonisti di questa rinnovata atten-zione, da parte della Facoltà di Scien-ze Politiche dell’Università di Bari,verso il mondo balcanico ed adriati-co, gli economisti Franco Botta, Mi-chele Capriati, Giulio Cainelli,Gianfranco Viesti, Nicola Coniglio,Fabio Del Prete e Paola Papa; gli stori-ci Italo Garzia, Luciano Monzali, AnnaMillo e Massimo Bucarelli; i sociologiFranco Chiarello, Daniele Petrosino eOnofrio Romano.

Tra i lavori pubblicati negli ultimianni da questo gruppo di studiosi se-gnalo i seguenti: Gianfranco Viesti, Ivicini sono tornati. Italia, Adriatico,Balcani, Roma-Bari, Laterza, 2002;Franco Botta, Michele Capriati (a curadi), Transizione nei Balcani e retitransadriatiche. Il valore della prossi-mità, Bari, Cacucci, 2003; LucianoMonzali, Italiani di Dalmazia. Dal Ri-sorgimento alla Grande Guerra, Firen-ze, Le Lettere, 2004; Franco Botta,Italo Garzia (a cura di), Europa adria-tica. Storia, relazioni, economia,Roma-Bari, Laterza, 2005; MassimoBucarelli, Mussolini e la Jugoslavia(1922-1939), Bari, B.A. Graphis, 2006;Fabio Del Prete (a cura di), Prossimitàe sviluppo. Spazi e relazioni econo-miche tra il Mezzogiorno e i paesidell’Europa balcanica, Milano, Fran-co Angeli, 2006; Franco Botta, ItaloGarzia, Pasquale Guaragnella (a curadi), La questione adriatica e l’allarga-mento dell’Unione Europea, Milano,Franco Angeli, 2007 Luciano Monzali,Italiani di Dalmazia 1914-1924, Firen-ze, Le Lettere, 2007; MassimoBucarelli, La “questione jugoslava”nella politica estera dell’Italia repub-blicana (1945-1999), Roma, Aracne,2008; Massimo Bucarelli, LucianoMonzali (a cura di), Italia e Sloveniafra passato presente e futuro, Roma,Studium, 2009.

Questa grande attenzione verso iBalcani, che ha caratterizzato, negliultimi anni, la politica dell’Universitàdi Bari ha dato, come ulteriore frutto,

la nascita della Scuola internazionaledi Relazioni Interadriatiche, promos-sa dalle Facoltà di Scienze Politiche edi Lingue e Letterature Straniere edaperta alla partecipazione di studentiprovenienti dalle diverse realtà deiBalcani meridionali. L’obiettivo dellaScuola consiste nel creare un signifi-cativo punto d’incontro fra la culturaitaliana e le culture della sponda orien-tale dell’Adriatico, in modo da cerca-re di giungere ad una visione più uni-taria, da un punto di vista culturale,economico e sociale, dello spaziogeopolitico adriatico. L’attenuazionedella contrapposizione ideologica fragli Stati adriatici, viva fino alla dissolu-zione dei regimi comunisti dell’Euro-pa orientale, insieme ad unaintensificazione delle relazioniinteradriatiche, ha determinato, infat-ti, come risultato di maggior valorepolitico, il sorgere del concetto di Eu-ropa adriatica, intesa come idea di unacomunità di valori e di interessi fra lenazioni dell’Adriatico, fondata sui prin-cipi dell’autodeterminazione naziona-le, dell’indipendenza, del pluralismopolitico, nazionale e religioso e dellalibertà individuale e collettiva. Da que-sto punto di vista, l’ingresso nell’Unio-ne Europea di tutti i Paesi che gravita-no intorno all’area di Balcani meridio-nali e dell’Adriatico orientale potràcostituire un fattore centrale nel pro-cesso di liberalizzazione e di aperturaverso l’esterno di quelle società e ver-so la creazione, quindi, di una veraEuropa adriatica.

La Scuola di RelazioniInteradriatiche, giunta quest’anno allasua terza edizione, accoglie studenti

provenienti dalla Croazia, dalla Serbia,dal Montenegro, dalla Macedonia edall’Albania e propone, in due setti-mane, uno sguardo il più possibileampio sull’area geopolitica che gravi-ta intorno al Mare Adriatico. Quest’an-no, le giornate di studio sono, infatti,dedicate alla città di Trieste ed alla suastoria e cultura letteraria, alla Croazia,con particolare attenzione alle sue

Adriatico orientale,lo spazio geopolitico tra passato e futuro

Terza edizione della Scuola di Relazioni Interadriaticheistituita dall’Università di Bari

Lesina, vista sul mare

Dallo studio delle fonti nuove prospettive di ricerca

Pola, Contrada dell’Arsenale in una cartolina del 1890-1900 circa

identità ed alle relazioni politiche, let-terarie e culturali italo-croate, all’Istria,al Montenegro, alla storia ed all’attua-lità politica dell’Albania, al ruolo diBari e della Puglia nella costruzionedelle identità ed al ruolo avuto dall’Ita-lia nelle questioni nazionali dei Balcanitra il XIX ed il XX secolo e nella crisidelle nazionalità jugoslave alla fine delNovecento.

Tra gli esponenti del mondo acca-demico e culturale italiano e dei Paesibalcanici che interverranno, ricordo idocenti dell’Università di Bari FrancoBotta, Franco Cassano, Italo Garzia,Pasquale Guaragnella, Luigi Masella,Anna Millo, Luciano Monzali, FrancaPapa, Onofrio Romano, EnnioTriggiani, Elvio Guagnini dell’Univer-sità di Trieste, Marilena Giammarcodell’Università “Gabriele D’Annun-zio” di Chieti-Pescara, Inoslav Besker,giornalista della testata croata JutarnijList, Nedjelika Balic-Nizic dell’Univer-sità di Zara, Robert Matijasic, FulvioSuran, Elis Deghenghi-Olujic, RitaScotti Juric ed Andrei Matosevic del-l’Università “Juraj Dobrilla” di Pola,Vesna Kilibarda dell’Università del

Montenegro, Giovanna Scianatico edIside Gjergj dell’Università del Salento,Nicola D’Antuono dell’Università diPescara, Petrit Nathanaili e KlodetaDibra dell’Università di Tirana, lo scrit-tore albanese Fatos Lubonja, MassimoBucarelli dell’Università di Roma “LaSapienza”, Lorenzo Medici dell’Uni-versità di Perugina, FrancescoCaccamo dell’Università di Chieti edi giornalisti Luca Quaranta del “Cor-riere del Mezzogiorno”, MicheleMarolla della “Gazzetta del Mezzo-giorno” e Pino Bruno della redazioneLevante Rai.

Federico Imperato

Relazioni interadriatiche, ruolo dell’Italia e proiezione europea deiBalcani tra gli argomenti della Scuola istituita dall’Università di Bari

(nella foto, Bruxelles, la sede del Parlamento europeo)

In alto: navi austroungarichein un porto dalmato non identificato

(foto Life)