IL MENANTE N. 2 - FEBBRAIO 2012

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Per invertire la rotta Per invertire la rotta UNA PROPOSTA UNA PROPOSTA CREDIBILE CREDIBILE ANNO IX, NUMERO 2 FEBBRAIO 2012 € 1,00

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Mensile Fasano

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Per invertire la rottaPer invertire la rottaPer invertire la rotta

UNA PROPOSTA UNA PROPOSTA UNA PROPOSTA CREDIBILECREDIBILECREDIBILE

ANNO IX, NUMERO 2FEBBRAIO 2012

€ 1,00

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pag. 2 febbraio 2012

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pag. 3febbraio 2012

A maggio prossimo si vota per il rinnovo dei consigli comunali in oltre mille Comuni italiani. Al Nord la Lega si prepara a cor-rere da sola per provare a recu-perare il terreno perso negli anni della disastrosa esperien-za al governo nazionale. Al Cen-tro- sud si organizzano, invece, le altre forze che per un lungo periodo hanno fatto parte della stessa esperienza. Que-ste ultime, guidate dal Presi-dente della Camera, Fini, con-tano di riconquistare il consen-so consegnato nelle passate competizioni al Popolo delle libertà. In uno scenario così costruito, ad avere la peggio è il vecchio Pdl che sta vivendo una profonda crisi d'identità; infatti Berlusconi lancia l'idea di costruire liste civiche nel ten-tativo di fermare la prevedibi-le emorragia di consenso. Nelle città governate dal Cen-trodestra e dalla Lega si pre-senta facile la possibilità di un cambiamento radicale. Anche Fasano, guidata per un decen-nio da “valorosi” berlusconia-ni, chiede il cambiamento. Anche a Fasano il Pdl incontra forti difficoltà nella composi-zione di uno schieramento cre-dibile. Il Sindaco uscente, del resto, ha vinto le scorse elezio-ni con solo un migliaio di voti di scarto sul candidato del cen-trosinistra e pur disponendo a quel tempo di una serie di con-

giunture favorevoli. Oggi che il vento è cambiato rischia di viaggiare da solo, fatta ecce-zione per il fedelissimo ex con-sigliere Clarizio e per un grup-petto di assessori, alcuni di questi nominati solo per evita-re che prendessero altri lidi. Quindi, anche a Fasano, del vec-chio schieramento di forze che ruotava attorno all'esuberan-te Pdl, rimane davvero poco. Ma questo appare il male mino-re; quel che è grave è l'assenza di una proposta credibile di cambiamento o ravvedimento da parte del Sindaco in carica sulle scelte sbagliate fatte in quest'ultimo decennio. E se nella trascorsa campagna elet-torale, l'attuale sindaco non faceva che rimarcare le diffe-renze rispetto all'ex sindaco Vito Ammirabile, quasi a scon-fessare la propria appartenen-za alla sua Giunta con una dele-ga importante, quella all'urba-nistica, non ci si può oggi non interrogare sui conigli che si appresta a tirare fuori dal cilin-dro. Oppure sul valore di certi atti prodotti che richiamano alla mente le gesta del suo pre-decessore: se Ammirabile nominava un direttore gene-rale strapagandolo, salvo poi rigettarlo a fine mandato, Di Bari trasformava per magia l'incarico temporaneo dell'at-tuale Comandante della Poli-zia municipale in un posto a

tempo indeterminato, senza neppure l'ombra di un concor-so pubblico. Se Ammirabile trascinava i tributi comunali nella voragine della Tricom, che appare più che altro un vuoto carrozzone mangiasol-di, Di Bari perseverava nell'er-rore e, unico Sindaco in tutta Italia, manteneva in essere un rapporto inconsistente e forie-ro solo di danni per le trabal-lanti casse comunali. Se Ammi-rabile consegnava alla Città una montagna di debiti dalle sembianze di una colossale rac-colta di rifiuti, Di Bari fingeva di salvare il Comune dal disse-sto finanziario aumentando le tasse e costringendo i cittadini a onorare presunti debiti da altri contratti. Le magagne dell'ultimo quinquennio sono, per parte, dirette discendenti di un modo di governare improntato alla salvaguardia di interessi personalissimi e, per altra parte, frutto dell'im-provvisazione all'insegna del mito del “tutto è possibile”. Prova ne sia anche il triste epi-sodio dell'arrivo a Palazzo di Città di un sedicente russo, carico di profferte peccamino-se, che precipitò Fasano nella più indimenticabile delle ver-gogne. Difficile, pertanto, immaginare che tipo di cam-pagna elettorale potrà guida-re il Sindaco Di Bari, se non quella fondata sui suoi legami personali. Non mancano nel panorama locale iniziative “originali”, miranti a coprire lo spazio lasciato scoperto dalla politica; tra queste, la scesa in campo della cosiddet-ta società civile, con l'indica-zione di candidature di un certo spessore, come quella dello scrittore Vito Bianchi e di Marialuce Giannaccari. Appare fin troppo chiaro che, anche

Per invertire la rotta

UNA PROPOSTA CREDIBILEper la grave crisi che attanaglia il paese, la sola buona volontà non possa rivelarsi sufficiente. Occorre altro. Bisogna costrui-re uno schieramento forte nelle idee e nella presenza di persone capaci per definire sin da subito quali politiche si met-teranno in campo nei prossimi anni. L'idea delle primarie - L u a n a A m a t i . L o r e d a n a Legrottaglie, Vito Loparco e Pino Sabatelli ci avevano messo faccia e cuore - come momento di partecipazione racchiudeva in sè queste carat-teristiche; accantonato que-sto percorso, quello prescelto non deve mutare i principi car-dine per il rinnovamento della Città. Il confronto a tutto ton-do, a partire da chi ha già affer-mato di correre da solo, deve rappresentare il primo seme del cambiamento.L'indicazione della candidatu-ra a sindaco della dirigente sco-lastica Stella Carparelli a guida di un ampio schieramento di forze, rappresenta il primo tas-sello per la costruzione della vera alternativa. Non si è alter-nativi se non si cambia musica, se non si costruisce un percor-so partendo dal basso e fon-dandolo su canoni di traspa-renza e sana gestione, spesso dispersi dalla attuale compagi-ne amministrativa. I candidati alla guida politico amministra-tiva dei prossimi anni, real-mente protesi al bene pubbli-co, dovranno in primo luogo dimostrare, nei prossimi gior-ni, di aver preso coscienza della situazione in cui versa la Città di Fasano e offrire agli elettori una proposta credibile di inversione della rotta, a par-tire dal rispetto verso il prossi-mo. Non vi è più tempo da per-dere.

Aldo Carbonaro

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UN SILENZIO POCO TRASPARENTE

Nell'ultimo anno le iniziative ispettive della Guardia di Finan-za e della Procura della Repub-blica riguardo l'attività ammini-strativa del Comune di Fasano si sono intensificate. Numero-se le visite delle Fiamme Gialle nell'ultimo anno fino alle ulti-me indagini che la Procura brin-disina ha avviato quanto all'ipotesi di “inadempimento di contratti di pubbliche forni-ture”. È infatti delle ultime set-timane la notizia che è stato notificato a quattro tecnici comunali il relativo avviso di garanzia, ossia l'informativa del pubblico ministero in cui si avverte la persona destinataria che si sta procedendo ad inda-gini nei suoi confronti per un determinato titolo di reato. Lo stesso avviso è stato notificato anche nei confronti dei due imprenditori che nel 2008 si

sono aggiudicati le gare di appalto per la sistemazione della viabilità esterna del Comu-ne di Fasano. La Guardia di Finanza della compagnia locale ha cominciato le indagini nel 2009, coordinata dal pubblico ministero della Procura di Brin-disi Valeria Farina Valaori. Lo stesso pm che nell'ottobre scorso ha chiesto il rinvio a giu-dizio per abuso d'ufficio e viola-zione della disciplina urbanisti-ca del dirigente dell'Ufficio Tec-nico Comunale e del responsa-bile del procedimento ammini-strativo per cui si è provveduto alle indagini. La vicenda riguar-dava un permesso illegittimo, concernente la ristrutturazio-ne e l'ampliamento di un immo-bile, che aveva procurato ad un imprenditore fasanese un “in-giusto vantaggio patrimonia-le”. Non interessa urlare alla

responsabilità dei singoli. Le indagini della Procura avranno il loro corso. È interessante notare però come sul Comune d i Fasano s i s ia acceso l'interesse dei palazzi della giu-stizia e di come l'amministra-zione comunale stia in assoluto silenzio. L'ultimo episodio riguarda quattro tecnici comu-nali che, secondo ciò che è stato reso noto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza, avrebbero omesso di effettuare le dovute verifiche nell'esecuzione dei contratti di sistemazione della viabilità esterna del Comune stipulati tra lo stesso e due ditte, una leccese ed una tarantina. Le stesse, sempre secondo le inda-gini effettuate, non eseguiva-no esattamente i lavori previsti nel capitolato ed utilizzavano materiali diversi da quelli previ-sti nel progetto esecutivo. Oltre 150 mila euro, secondo la Guardia di Finanza che ha segnalato il tutto alla Corte dei Conti, è il danno subito dal Comune di Fasano per l'ina-dempimento dei contratti sti-pulati con le due ditte. La Pro-cura della Repubblica seguirà l'iter procedurale più adatto e gli indagati si difenderanno come è loro diritto. Ma è fonda-mentale fermarsi a pensare. Molte sono state le visite della Guardia di Finanza ultimamen-te al Comune di Fasano. Negli ultimi sei mesi si ricordano almeno tre visite. Nel mese di gennaio le Fiamme Gialle

hanno acquisito due delibere di giunta concernenti sinistri stra-dali e i faldoni del famoso “Lodo Monteco” che avevano precedentemente acquisito. Lo scorso novembre, invece, su sollecitazione della Corte dei Conti ed a margine della rela-zione del 2007 degli ispettori del Ministero dell'Economia e d e l l a F i n a n z a , l e f o r z e dell'ordine hanno acquisito atti concernenti le progressioni verticali dei dipendenti comu-nali e copie dei contratti di col-laborazione stipulati tra il Comune ed alcuni professioni-sti nel 2006. Non finisce qui. A settembre la visita dei finanzie-ri si è concentrata sulla lettura di atti amministrativi riguar-danti il ciclo dei rifiuti e il servi-zio di nettezza urbana. Insom-ma, il Comune di Fasano, fuor da ogni imputazione od accusa mediatica, sembrerebbe alme-no poco trasparente tanto da sollecitare l'interesse e l'inter-vento della Procura della Repubblica. Censurabile è sicu-ramente il silenzio di chi gover-na la città da dieci anni e che invece inneggia quotidiana-mente a grandiosi successi. Se da un lato si deve lasciare che le indagini giudiziarie facciano il loro corso, si può dall'altro almeno constatare che quanto a concretezza amministrativa, trasparenza, imparzial ità gestionale e sviluppo economi-co della città non c'è alcuna grandiosa vittoria.

Francesca Radesco

febbraio 2012

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LE INSIDIE STRADALI

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A volte ci si lamenta dell'immobi-lismo della macchina comunale. Giunte comunali che non decido-no nulla, che si scontrano per spartire piccoli appalti o che regolano solo conti interni. Politi-camente non si è deliberato nulla di importante in questi anni. Ci voleva l'inizio della campagna elettorale per posare prime pie-tre, far volare parole e promesse. E tanta è la voglia di deliberare “last minute” che si delibera anche il nulla e l'ovvio. Che secca-tura, direte a ragione, ci si lamen-ta sempre! Non si delibera e ci si lamenta, si delibera e ci si lamen-ta.Una delle delibere più inutili che la giunta comunale abbia mai partorito è la 260 del 22 dicembre 2011, in materia di richieste risar-citorie da cosiddette insidie stra-dali, un regalo di Natale sembre-rebbe. Il risarcimento di sinistri causati dalle insidie delle strade non manutenute poteva riscatta-re una serie di magre figure fatte dalla macchina comunale. Auto-mobilisti risarciti con assegni che superavano il valore delle auto-vetture coinvolte nei sinistri. Strade che sembrano aver subito bombardamenti per le tante buche che vi si possono osserva-re e tecnici comunali nei guai per

lavori di manutenzione stradale sotto la lente della magistratura. Si credeva di poter osservare in questa delibera un iter da seguire chiaro in base al tipo di sinistro o in base al valore del danno da risarcire. Nella delibera ci si pre-occupa per le tante richieste di risarcimento presentate, circa 80 nel biennio 2010-2011. Parte di queste sono realmente causate dalle buche delle strade, ma spesso l'automobilista fasanese ci prova, inventando sinistri e testimoni, sperando di raccoglie-re… per strada… soldi imprevi-sti. A volte, gli automobilisti, realmente danneggiati dal catti-vo stato delle strade, sono così delusi da non adire le vie legali. E ci si lamenta, sempre nella deli-bera, che il contenzioso costitui-sce un profilo patologico dell'at-tività amministrativa. Di patolo-gico, invero, c'è solo lo stato delle strade!Cos’ha partorito la giunta comu-nale? Un vero topolino. Il Comu-ne continuerà a valutare caso per caso la possibilità di addivenire a soluzioni bonarie e/o transattive delle singole richieste, prima che la parte danneggiata abbia intra-preso l'azione giudiziaria. Ma non avveniva già questo?Pone delle condizioni, questa è la

novità: testimoni ed effettiva presenza della buca. Ci devono poi essere spese sostenute o lesioni subite. La rilevazione del sinistro deve essere fatta dalle forze dell'ordine. Prima non si procedeva in questo modo?Ma se queste condizioni non ci sono? Il Comune propone ancora soluzioni alternative. Seppure il sinistro non venga rilevato dalle forze dell'ordine e l'utente dan-neggiato vada ugualmente in giudizio, si può addivenire lo stesso a soluzioni bonarie e/o transattive. A che serve il primo punto, allora?E se l'autorità giudiziaria ordina al Comune di pagare danni, il Comune può impugnare la sen-

tenza.Allora, che cosa si è deliberato di tanto importante? Cosa è stato semplificato? Forse il pagamento ai coraggiosi automobilisti che minacciano la nostra avvocatura comunale di citazione in giudizio. Ci sono tariffe, limiti di pagamen-to o tipologie di sinistri da rim-borsare, tabelle per tipologie di sinistri, modalità di certificazione dei sinistri? Nulla di tutto questo. Una delibera per non deliberare nulla di nuovo e per non semplifi-care niente. Se solo si deliberasse una reale manutenzione delle strade e la si mettesse in pratica seriamente!

Gianluca Monopoli

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LA PROTEZIONE CIVILE A FASANOCOM’È STATA GESTITA L'EMERGENZA NEVE

febbraio 2012

Non è stata una nevicata memora-bile, ne abbiamo avute di più lun-ghe e copiose. Non abbiamo avuto i disagi riscontrati a Roma, per fortuna qui non c'è Alemanno! A Fasano, un po' per fortuna, un po' per l'efficienza della protezio-ne civile, l'ondata di gelo è passa-ta senza provocar danni. Ma com’è strutturata la Protezione Civile di Fasano che ha monitorato il territorio durante l'emergenza?Intervistiamo Angelo Decarolis, disaster manager della Protezio-ne civile fasanese.

Signor Decarolis, com'è struttu-rata la macchina della Protezione Civile a Fasano?Il Sindaco è il capo della Protezione Civile. Indipendentemente dal tipo di evento, deve assumere la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso ed assistenza alla popolazione avvalendosi della struttura comunale. Al di sopra, c'è la struttura regionale, con a capo l'assessore Amati. Ancora più su c'è la struttura nazionale. In ordine gerarchico, a Fasano, al di sotto del sindaco c'è politicamente l'assessore Napoleta-no. A gestire praticamente le operazioni c'è la dirigente del settore, l'ingegnere Rosa Belfiore e l'ufficio incastonato nel settore, ufficio da me diretto. A livello comunale, ci avvaliamo della collaborazione dell'associazione “Il Quadrifoglio” di Montalbano, con la quale abbia-mo stipulato una convenzione. La Monteco, la ditta che si occupa della nettezza urbana, ha l'obbligo di fornirci i mezzi (compresi nel contrat-to stipulato con il Comune, senza un esborso aggiuntivo) per liberare le strade. Mette a disposizione le attrezzature sul cantiere. Poi abbia-mo un tavolo a 4 per gestire gli eventi. Il sindaco impartisce ordini al dirigente e al disaster manager, al presidente del “Quadrifoglio”, al comandante dei vigili urbani, tutte figure che possono prendere deci-sioni e impartire ordini e dipendono dalla figura apicale del sindaco. In casi più importanti abbiamo 9 figure di supporto(funzioni) comunali e 14 regionali. Tra le funzioni abbiamo quella uomini e mezzi, la viabilità, la sanità (quando è più grave l'evento),i responsabili delle linee telefo-niche, della luce e del gas, le forze dell'ordine. Ogni funzione dirige il proprio settore e tutti comunque sono coordinati dal sindaco.

A che tipi di allerta siete preparati?Ci sono tre tipi di emergenza, quella di tipo A, quella di tipo B e quella di tipo C. Noi le abbiamo vissute tutte e le abbiamo superate di slancio. Nel 2005 abbiamo vissuto l'alluvione classificata come disastro, il massimo grado di emergenza. Che tipo di allerta abbiamo avuto con questa nevicata e a cosa cor-rispondono i tre livelli?Con questa nevicata abbiamo avuto una emergenza di tipo A. Per questa emergenza, il Sindaco deve far fronte alla straordinarietà dell'evento con i propri fondi e attivare la squadra per gestire la critici-tà. Se ci fosse stata una emergenza di tipo B, il comando della macchi-na protezione civile sarebbe passato alla sala operativa regionale. Questo livello corrisponde ad una emergenza più complessa. In que-sto caso le spese sostenute dal Comune sono rifuse dalla Regione. L'emergenza di tipo C, la catastrofe, passa per una gestione nazionale.

Le spese sostenute sul campo dai sindaci vengono girate al Presidente del Consiglio dei Ministri e si avvia un iter abbastanza complesso per il risarcimento. Emergenza di tipo A, quindi. Ci sono stati problemi per la cittadi-nanza e quali costi sono stati sostenuti?In realtà abbiamo avuto pochi centimetri di neve. La nevicata prevista nel pomeriggio del 14 è terminata, rispettando le previsioni, nella serata. Le strade provinciali e statali erano già state cosparse di sale. Noi abbiamo preferito non trattare quelle comunali, aspettando la mattina del 15. Per tutta la mattinata abbiamo, utilizzando i mezzi messi a disposizione dalla Monteco, ripulito le strade di nostra compe-tenza. Qualcuna è stata spalata a mano. Alle 12 la situazione era torna-ta alla normalità. Le spese sostenute sono state irrisorie, solo 500 euro. In altri casi, in emergenze con più neve, abbiamo assistito anzia-ni in zone rimaste isolate, abbiamo fornito viveri, assicurato le cure mediche. In questa emergenza ci ha però sorpreso il comportamento di alcuni cittadini delle zone collinari come la Selva e Cocolicchio. Abbiamo trovato automobilisti non attrezzati, senza catene o pneu-matici invernali. Per una lieve nevicata non sono andati a lavoro, cre-ando disagi. Tanti si giustificavano affermando che, non sapendo montare le catene, non le hanno neppure comprate. Eppure, chi vive nelle zone collinari dovrebbe attrezzarsi, poiché la neve può arrivare ogni inverno. Per pochi centimetri, non si può rimanere isolati. Calco-liamo che per rimanere isolati in zone come la Selva, Cocolicchio, il Canale o Laureto ci vogliono almeno 20 centimetri di neve.

Esaustivo e rassicurante, il dipendente comunale responsabile della Protezione Civile. Ricordiamo che il comune di Fasano è uno dei pochi comuni nella zona che usufruisce del servizio “fax virtuale”. I responsabili della protezione civile e il presidente dell'associazione Quadrifoglio ricevono un sms ogniqualvolta c'è un'emergenza meteo. Ovunque si trovino, possono accedere tramite internet al fax inviato, in tempo reale, e valutare le notizie riportate. Una Protezione Civile pronta a qualsiasi evenienza, anche a suppor-tare una popolazione che non è in grado di far fronte a pochi centi-metri di neve.

Gianluca Monopoli

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pag. 7febbraio 2012

Quando è inverno, secondo la maggior parte dei giornali, il freddo è una notizia straordi-naria. Si spande un timor pani-co che spinge le famiglie a fare incetta di provvigioni nei supermercati. Negli schermi televisivi infuria il fortunale, la bolletta del gas ormai equivale a uno scontrino di una gioielle-ria, quindi il calore emesso gra-tuitamente all'interno degli ipermercati dovrebbe essere una soluzione berlusconiana per salvaguardare la vita di alcu-ni pensionati. Costoro sono notoriamente definiti sfigati dall'onorevole Stracquadanio poiché percepiscono una busta paga che si aggira, in media, sui cinquecento euro il mese. Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei. Passeggiando tra gli scaffali odorosi di candeggi-na profumata come un Kinder Delice, è semplice individuare gli sfigati: camminano come anime del purgatorio, lenta-mente e con sguardo assente. I

loro carrelli sono ricettacolo di pacchi di pasta, rigorosamente di una sottomarca e accompa-gnati dalla promozione del tre per due. Qualche barattolo di pelati, tristi come i loro crani. Alcune testimonianze di un pollo tarpato in offerta votiva per il centocinquantesimo dell'unità d'Italia. Il pesce è un tabù e per lui si vive dei ricordi suscitati da una scatoletta di tonno e un vasetto di alici sott'olio. Certo è, che il freddo quest'anno si è fatto sentire, io meno. Lo ammetto, avendo trascorso tre mesi in simbiosi con un pigiama di pile odoroso di carbonella. Mi decido ed esco per conformismo, per rag-giungere l'Emmezeta. A Fasa-no ci si abitua più ai nomi che a chi li porta o li sopporta. Se chie-dete al primo che vi passa davanti chi fosse Sante Alfara-no, vi guarderà con vibrante disprezzo come se si offendes-se la memoria di mest'Achille, così succede se da turista chie-

IL GRANDE FREDDOdete lumi sulla strada per rag-giungere Conforama. “Come? Ah, l'Emmezeta!”. E la pizzeria “La Caccavella”, potrà per secoli cambiare nome del loca-le e gestione, ma per il fasane-se doc quella rimarrà l'imperi-tura Caccavella, non ci sono santi, né elfi, né rane.Nell'ipermercato tutto è rima-sto uguale all'ultima volta che l'ho visitato, il grande freddo che con la neve ha bloccato mezza Europa, pare non abbia intaccato la nostra città, ma è risaputo che a Fasano non suc-cede mai niente di eclatante, a me invece sì e incontro la com-mara. “Sesella, da quanto tem-po! Mi sa tanto che l'ultima volta che ci siamo viste in que-sto supermercato si pagava ancora in lire”. “Ricordati bene: erano sesterzi. Ma hai visto che freddo che c'è stato? Io mi sono sbrinata solo ora, volevo che nevicasse per fare un pupazzo sul balcone, per farmi compagnia, ma niente.

Stavo pensando che quando è ferragosto si parla del surriscal-damento del paese e ora nes-suno si azzarda a ricordare la notizia, nemmeno gli ambien-talisti mentre stendono i panni sulle pale eoliche”. “Madò, hai ragione, ma ho sentito da qual-che parte che pure questo gran-de freddo sia dovuto al surri-scaldamento della Terra”. “Dimmi la verità, quando hai sentito questa cosa, avevi man-giato a pranzo funghi allucino-geni?”. “Non ricordo neanche cosa ho mangiato ieri, figurati se mi riesce dopo una pietanza simile. Comunque pare che a livello climatico, bisogna abi-tuarsi a eventi sempre più stra-ordinari: grandi alluvioni, afa fetente estiva, metri di neve e venti dai nomi strani come il Burian”. “Commara, e ti credo che lo trovi strano questo nome, perché sbagliano a dirlo pure al telegiornale. Vedi che il vento è sempre quello, in russo si chiama Buran, in sloveno: Burja, in sanscrito: Bhuràti e a

Trieste lo chiamano B o r a , m a i l

nome che ini-zia con bù fa

spaventare meglio pu-re i bambi-ni mentre g i o c a n o con la Play-station a

killzone 2”. La mia comma-

ra sa tante cose e si fa i fatti suoi, detesta chi giudi-

ca e adora la giustizia, legge molti libri e le piacciono i film d'autore, odia i razzisti e ama l'olio di vann nost. A Fasano non succede mai niente, per-ché gente come me e Sesella, per colpa del grande freddo, s'iberna e lascia che altri esca-no per andare in piazza o girino tra le stanze del palazzo di cit-tà.

Angela Rubino

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QUANDO UNA ZONA E’ IN

Le prospettive di riqualificazione urbana della Zona Industriale Nord di Fasano sono state al cen-tro dell'incontro pubblico tenu-tosi presso il Laboratorio Urbano venerdì 24 febbraio. Abbiamo già riferito riguardo alla neonata Associazione Zona IN, sodalizio costituito da residenti e operato-ri del quartiere più settentrionale della città. In quella che è stata la sua prima uscita ufficiale, l'asso-ciazione ha avuto l'ambizione di mettere insieme tecnici e politici per analizzare le possibili miglio-rie da apportare alla zona per renderla più vivibile. Il fatto che alla base delle caren-ze infrastrutturali del vasto rione ci sia stata una mancata pro-grammazione amministrativa è ormai patrimonio comune. Quel quartiere non doveva essere fatto in quel modo, molte (trop-pe) cose sono state concesse anche quando non si doveva. Resta il fatto che, una volta con-cessa la possibilità di abitarvi, non è concepibile che la popola-zione residente debba restare senza i servizi basilari. Continua il rimpallo di responsabilità tra Comune e Consorzio ASI (Area Sviluppo Industriale), entrambe variamente competenti in mate-ria e nel frattempo la zona resta priva di acqua, fogna, illumina-zione e con strade dissestate e pressoché prive di marciapiede. Durante l'affollato incontro, cui

saggiamente gli organizzatori avevano invitato anche gli espo-nenti politici, si è fatta la solita incetta di promesse. Con la parti-colarità che questa volta i cittadi-ni non sono affatto apparsi disposti ad abboccare all'amo del primo pescatore di voti di pas-saggio. Al contrario, ci è sembra-to che i membri dell'associazione abbiano incartato l'interesse di tutti (da Di Bari ad Amati, da Ammirabile a Scianaro, da Carpa-relli a Bianchi) e che chiunque vinca le prossime amministrative dovrà confrontarsi con questa gente e con la sua determinazio-ne. Tra le cose dette in maniera pale-se e quelle dette nei corridoi, ven-gono fuori vicende poco edifi-canti di tronchi fognari iniziati e non terminati, di quelli finiti ma non collaudati, di aziende fallite che non si capisce se abbiano uti-lizzato materiali idonei oppure scadenti, di aziende che suben-trando a quella fallita avrebbero poco da guadagnarci visto che la ciccia è stata già mangiata.Più di qualcuno ha notato l'imbarazzo dell'attuale Sindaco, il quale, sia in veste di primo citta-dino che, in precedenza, da assessore al ramo, qualche responsabilità deve pur sentirse-la. Amministrare per dieci anni e non render conto del proprio operato è troppo per chiunque.Intanto un territorio di 57 ettari,

febbraio 2012

Cinque operai licenziati dai proprietari cegliesi di Monna De'Lizia. Altre cinque famiglie che restano senza stipendio. C'è da dire che queste cinque famiglie c'erano già abituate, così come quelle degli altri dipendenti. Ai primi di gennaio i lavoratori del pastificio fasanese avevano scioperato a causa del mancato pagamento di svariati stipendi. Il sospetto è che questi licenziamenti siano legati a quello sciopero, dal momento che uno dei cinque è, guarda caso, un rappresentante sindacale della FLAI CGIL. Lo stesso sindacato del quadrato rosso ha prontamente impugnato i cinque licenziamenti. Sarà vero che questi provvedimenti si collocano a metà strada tra la ritorsione padronale contro lo sciopero e l'intimidazione nei confronti del resto dei dipendenti? L'Amministrazione Comunale, nel frattempo, continua ad assistere impassibile alle prepotenze subite dai lavoratori fasanesi ad opera degli imprenditori forestieri. Lo stipendio di novembre, per dirne una, non risulta ancora pagato e figuriamoci i successivi. A questo punto, licenziati o in servizio, cambia poco.

IN CINQUE SENZA STIPENDIO, E PURE GLI ALTRI

Il Patronato INCA CGIL di Fasano informa che a partire da novembre 2011, le revisioni degli accertamenti di invalidità civile e handicap (legge 104), non vengono più gestite dalla ASL BR1. Di conseguenza, nel mese di scadenza, è necessario recarsi presso un patronato per richiedere la visita di controllo. Inoltre si informano i disoccupati e quanti abbiano avuto periodi di disoccupazione nel corso del 2011, che entro il 31 marzo, previa verifica del diritto, va presentata domanda di indennità di disoccupazione con requisiti ridotti. Per ulteriori informazioni e per l'assistenza alla presentazione delle domande, ci si può rivolgere al patronato INCA, presso la Camera del Lavoro CGIL, in via Verdi 19 a Fasano. Si rammenta che le prestazioni dei patronati sono gratuite per espressa disposizione di legge.

COMUNICATO STAMPA INCA-CGIL

in cui abitano 360 famiglie e ope-rano aziende tra le più attive della città, aspetta che si faccia quanto necessario. Ma la novità è che, nell'attesa, la comunità si attiva, presenta proposte, vigila, si informa e informa gli altri. Gli

atti dell'incontro pubblico del 24 febbraio, ad esempio, saranno presto disponibili sul sito inter-net dell'associazione: www.as-sociazionezonain.it.

Franco Vergine

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pag. 9febbraio 2012

UN VERO ESEMPIO DI PREVENZIONENonostante febbraio sia il mese di San Valentino, la questione di cuore di cui si parla è di gran lunga più mirabile. Tanto si sente parlare di prevenzione, tanto si dice su quelli che sono i compor-tamenti e le abitudini alimentari più appropriati per la salute del nostro apparato cardiovascolare, ma poche volte, in realtà, si effettuano vere campagne di sensibilizzazione. E' per questo che un grande ringraziamento va posto all'unità operativa della Cardiologia della nostra città: nello scorso mese è stato concluso un serio e scrupoloso screening di circa duecento bambini fasanesi di quinta elementare. Nonostante l'età possa sembrare eccessivamente precoce, è proprio alla base che va fatta partire un'analisi attenta, ancor più perché il lavoro svolto dal reparto retto dal Dottor Loliva non si è limitato esclusivamente ad esaminare parametri di base come frequenza e pressione arteriosa, o ad effettuare un elettrocardiogramma, a prendere altezza, peso e BMI. E' stato, infatti, somministrato un questiona-rio mirato a tutti i bambini interessati dallo screening per vagliare le abitudini nella dieta, nella vita sociale, nello sport o nell'utilizzo di computer e televisione. Un lavoro encomiabile, ancor più perché alla seconda edizione: l'esigenza di uno screening fatto in questo modo ha senso solo se si seguono i bambini anno per anno, per verificare eventuali cambiamenti, per seguire l'andamento generale e per poter porre le giuste condizioni per un possibile intervento mirato e più specifico. Tra l'altro, fanno notare i responsabili della Cardiologia, sensibilizzare i bambini ai problemi connessi con l'obesità serve anche a fare leva sulle famiglie, responsabili direttamente e indirettamente delle cattivi abitudini che hanno fatto aumentare notevolmente l'incidenza delle malattie cardiovascolari. Per questo, quanto fatto dal team del Dottor Loliva acquisisce ancora più importanza. Assieme a lui, da ricordare, hanno partecipato alla screening il Dottor Contegiacomo, la Dottoressa Turchiarulo e le infermiere professionali Maria Cassone, Maria Sabatelli, Paola Pera, Lia Loliva e Teresa Pignatelli.

Fabio Cofano

IN ITALIA E’ COSI’Sarebbe facile cedere al luogo comune “in Italia è così”. Ma il malessere che i luoghi comuni causano non risiede tanto nella loro effettività, quanto più nell'utilizzo che la pubblica opinione (ossia, tutti) ne fa per giustificare comportamenti privati del tutto illegali. Non si cederà stavolta al luogo comu-ne, ma si vuole censurare con fermezza una pratica che viola la legge ed ogni buona e corretta convivenza tra individui. È recen-te la notizia che la compagnia locale della Guardia di Finanza abbia scoperto un allaccio abusi-vo all'Acquedotto Pugliese da parte di una nota struttura ricet-tiva extralusso in località Pozzo Faceto. Per anni, la struttura ha beneficiato del rifornimento idrico a costo zero. Trecento

milioni di litri di acqua, pari ad un valore di mezzo milione di euro, è il quantitativo di risorsa idrica di cui la struttura ha usufruito a spese delle altrui bollette. Il Sostituto Procuratore Pierpaolo Montinaro ha assunto la direzio-ne delle indagini e pare abbia già iscritto sul registro degli indagati i nomi di alcune persone. La Guardia di Finanza avrebbe scoperto l'allaccio abusivo durante le indagini per alcune anomalie ad una vasca che rac-coglieva acqua destinata all'agri-coltura. L'allaccio, un vecchio scavo, era nascosto dietro un muretto a secco. I tecnici dell'Acquedotto Pugliese, chia-mati dai finanzieri, hanno certifi-cato la provenienze delle acque “abusive” dall'ac que dot to stesso. Nell'era della tecnologia

più avanzata, sembra fuori da ogni logica l'idea che per anni una struttura ricettiva di tale grandezza e ricchezza abbia potuto sopravvivere a spese dei contribuenti. La Puglia non ha risorse idriche naturali di tale portata da soddisfare la necessi-tà giornaliera di acqua.L'Acquedotto Pugliese, il più grande d i Europa, nasce dall'opera di visionari ed operai agli inizi del secolo scorso per dissetare la terra pugliese e colmare le lacune naturali. L'acqua è condotta dalle altre regioni confinanti fino al rubinet-to di casa. La bolletta che mensil-mente ogni famiglia pugliese paga è proporzionata al consu-mo di acqua ed il pagamento serve per mantenere la grande opera pugliese. Un imprenditore che non paga il servizio a fronte di una struttura extralusso è un affronto a chi muore di sete o di malattia per mancanza di acqua. Un'esagerazione voluta questa? No. Pura constatazione della realtà. L'acqua è un bene comu-ne prezioso che purtroppo ha un

costo perché bene scarso. Per un verso, il parassitismo di chi non avrebbe bisogno di vivere alle spalle degli altri, perché ben può contribuire alla collettività, spaventa e inorridisce. Dall'al-tro, c'è lo stupore, non più tale, a cui l'inefficienza della pubblica amministrazione ha abituato. Come può ancora accadere che simili furti vengano protratti per anni senza che ci sia un sistema di controllo adeguato? È possibi-le che per anni non ci sia mai stata un'iniziativa di indagine, un indizio, un sospetto e che invece tutto potesse essere scoperto solo dal caso? Non si può sempre ricorrere al comune “in Italia va così”: esistono i furbacchioni ed esiste una inefficiente ed inade-guate macchina amministrativa. In Italia non può continuare ad andare così. Vogliamo pensare che queste pratiche siano sem-pre l'eccezione. Ma l'eccezione è tale se resta confinata nel numero delle unità. Ci auguria-mo che sia così.

F. R.

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pag. 10 febbraio 2012

FASANO SI ISOLA

Secondo la mia interpretazione, il posto fisso può diventare monotono perché si svolgono sempre le stesse mansioni , come avviene per l'insegnante che deve prepa-rare la sua lezione per l'indomani agli alunni, per il trattorista che deve arare il terreno tante volte. Quasi tutti i lavori di concetto, invece, causano stress. Credo che servirebbero corsi o lavori diversi per poter spaziare con la mente. Credo che si possa abbandonare il mito del posto fisso, solo se si è disponibi-li ad aprire le nostre menti a lavori nuovi, inventati da noi stessi.

Pino Carrone

MONTI CE L'HA CON IL POSTO FISSO

impianti elettrici ed elettronicicivili e industriali

manutenzione

Via Monsignore, 10 FASANO (BR) Cell. 368.7798642

PENTAIMPIANTIdi Vito Pentassuglia

Si è tenuta a Milano tra il 16 e il 19 febbraio la Bit, la Borsa Internazio-nale del Turismo, la fiera per eccel-lenza del turismo in Italia. Si tratta di una grande occasione per regio-ni e comuni italiani per far conosce-re le bellezze naturalistiche, stori-che ed artistiche nonché le proprie tradizioni enogastronomiche, gli eventi sportivi, culturali e musicali ad operatori turistici e giornalisti specializzati italiani e stranieri. Una vetrina che, ospitando tutti gli specializzati del settore in una sola occasione, offre grandi possibilità in termini di pubblicità e sponsoriz-zazione turistica dei luoghi più belli d'Italia. “Puglia, terra di racconti” è lo slogan con cui la Regione Puglia ha partecipato alla fiera, mentre l'azione di marketing territoriale è stata affidata a due turisti della Puglia di eccellenza: Giorgio Forat-tini, disegnatore e vignettista, e Roberto Vecchioni, musicista e cantautore. I dati del Pil della Puglia vedono in aumento il turismo nella regione: + 7.7%. Il territorio regiona-le è stato suddiviso per la promo-zione turistica non più rispettando i rigidi confini provinciali ma attra-verso macroaree, brand omogenei internamente dal punto di vista dell'offerta turistica e differenti gli uni dagli altri. I Comuni della Pro-vincia di Brindisi rientrano in due Brand: “Salento” e “Valle d'Itria”. Anche il Comune di Fasano ha par-tecipato alla Bit, quest'anno orga-nizzando un proprio stand, con una superficie di 14 mq, nella sede uffi-ciale della fiera. Rappresentato dall'assessore comunale al turi-smo, Bebè Anglani, e dal responsa-bile dell'Ufficio comunale del Turi-smo Margherita Latorre, sembre-

rebbe dalle parole dello stesso assessore che lo stand fasanese abbia riscosso grande successo ed entusiasmato gli animi degli opera-tori turistici. “Veniamo fuori dalla Bit avendo già stretto contatti con alcuni giornalisti stranieri di riviste enogastronomiche – spiega Angla-ni – che giungeranno nel nostro territorio per visitare alcune tra le aziende di prodotti tipici locali che producono la pasta fresca e l'olio extra-vergine d'oliva. Del resto, a Milano abbiamo portato con noi alcune specialità delle eccellenze imprenditoriali locali, alcune confe-zioni di pasta fresca e di olio extra-vergine d'oliva che sono andate letteralmente a ruba. L'essere stati lo scorso anno città della Bandiera blu – continua l'assessore Anglani - ha calamitato sul nostro territorio maggiori attenzioni da parte degli addetti ai lavori nel campo turisti-co. Pensiamo, inoltre, ai “dati-boom dello scorso anno”,sia in termini di presenze che di arrivi: Fasano è stata la prima città dell'intera provincia brindisina, ma anche una delle prime della Puglia. Siamo all'ottavo posto, un risultato eccellente per aumento del nume-ro di presenze e di arrivi con + 7.045 arrivi rispetto al 2010 e con + 38.157 presenze rispetto al 2010: un risul-tato straordinario, se si pensa che prima di Fasano sono giunte realtà turistiche del calibro di Ugento, Manfredonia, Bari, Alberobello, Peschici, Lecce e Vieste. Dunque, Fasano è la regina turistica della Valle d'Itria, grazie agli sforzi fatti dall'Amministrazione comunale in materia di promozione turistica. Su questa strada dobbiamo continua-re a lavorare sodo anche perché se

i l tur ismo sale, s i svi luppa l'occupazione, soprattutto giova-nile, e ne trae giovamento l'intera economia fasanese”. È vero: la presenza di uno stand proprio del Comune di Fasano non può che aver catalizzato maggiori attenzio-ni da parte degli operatori turistici. Il territorio fasanese offre molto dal punto di vista naturalistico, storico-archeologico ed enoga-stronomico. C'è una tipicità territo-riale quasi unica che però, è questo il dato negativo, poco viene posta al centro di un rilancio economico collettivo. L'aver puntato sul turi-smo extralusso e trasformato conseguentemente le tipiche mas-serie in luoghi di ritrovo di vip e ricchi imprenditori o politici non ha portato ricchezza alla città. La ricchezza è stata dei singoli. Ben venga. Ma è mancato il raccordo politico-amministrativo in grado di trasformare quella ricchezza di singoli in ricchezza per la città. Accade sempre durante la stagio-ne turistica che il centro cittadino venga visitato da pochi e solitari turisti stranieri. Si vedono girova-

gare per il centro storico senza una guida e senza alcun riferimento. Sperduti e disorientati, ma meravi-gliati dalle piccole perle storiche del centro e dalla grande piazza, nonostante imperversi l'incuria. Si spera che in futuro l'amministra-zione comunale, di qualsiasi colore possa essere, comprenda piena-mente la necessità, per lo sviluppo economico della città di rilanciare un turismo medio e di portare i visitatori e gli ospiti dei centri extralusso tra le meraviglie del paese. Per farlo, è prioritario dare centralità alla tradizione enoga-stronomica ed artigianale del terri-torio e creare un circuito di interes-se storico: con un parco archeolo-gico come quello di Egnazia e testi-monianze antiche come il Dolmen di Montalbano, il Tempietto di Seppannibale, le masserie, le lamie, per non parlare degli ulivi secolari, Fasano può diventare centro studi e centro di interesse storico internazionale. Così, potrà essere città vivace economicamen-te e culturalmente.

Francesca Radesco

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pag. 11febbraio 2012

Via Roma, 115FASANO (BR)

Tel./Fax 080.442.71.63Cell. 334.590.05.23

[email protected]

A PROPOSITO DI ARTICOLO 18, E DEGLI ALTRI 40Dopo aver approvato, piangen-do, la riforma delle pensioni, la Ministra Fornero si prepara a riformare anche il mercato del lavoro. Speriamo che non debba piangere di nuovo. Le questioni sul tappeto sono tante, innanzi-tutto un eccessivo numero di tipologie contrattuali: ben 46 e qualcuno chiede ancora maggio-re flessibilità. La seconda que-stione riguarda la formazione e l'apprendistato. Vengono poi la riforma degli ammortizzatori sociali e i servizi per il lavoro, ovvero il collocamento. Infine c'è il tema della flessibilità. Come detto, con 46 tipologie contrat-tuali che vanno dal vituperato contratto a tempo indetermina-to (definito monotono dal Presi-dente del Consiglio) a quelli a tempo determinato, parziale, in somministrazione, di inserimen-to, reinserimento, apprendista-to, a chiamata, ripartito, a domi-cilio, a progetto, in collaborazio-ne, accessorio e via andando fino a giungere a quelli che per defi-nirli si è dovuto ricorrere a termi-ni stranieri (stage, job sharing, staff leasing), non sarà la flessibi-lità in entrata il punto della que-stione, bensì la flessibilità in usci-ta. Si scrive flessibilità in uscita ma si può leggere anche licenzia-menti. A dire la verità e a giudica-re dall'enorme numero di lavora-tori disoccupati, non sembra proprio che alle aziende manchi la possibilità di ridurre il persona-le, quando necessario. Al contra-rio, sarebbe il caso di verificare quanti lavoratori licenziati conti-nuino a lavorare in nero presso la stessa azienda, talvolta conni-venti, spesso costretti col solito

monito: “Se ti conviene è così”.La richiesta proveniente dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e che non trova indifferente la Ministra Fornero, è quella di abolire il fami-gerato articolo 18. L'articolo 18 in questione è quello della legge 300 approvata nel 1970, al termi-ne di un biennio di lotte sindacali iniziate nel celebre '68. La legge 300, chiamata anche Statuto dei Lavoratori, è la prima organica legge italiana a sancire i diritti dei lavoratori sul posto di lavoro. L'articolo 18, in particolare, è quello che prevede il reintegro sul posto di lavoro del dipenden-te che abbia subito un licenzia-mento ritenuto senza giusta causa (o giustificato motivo) dalla magistratura competente. Questa norma, tuttavia, si appli-ca solo alle aziende con più di 15 dipendenti. L'articolo 18 nasce per proteggere i lavoratori vitti-me di licenziamenti discriminato-ri, innanzitutto quelli per motivi sindacali. Ed è proprio questa norma che, secondo Marcega-glia, disincentiva gli investimenti perché le aziende non possono licenziare i lavoratori inefficienti e quelle piccole evitano d'ingran-dirsi per non superare i 15 dipen-denti e quindi dover applicare questo terribile articolo. La tesi per cui, per investire e creare occupazione, si debba licenziare di più, può essere definita, in ter-mini tecnici, una solenne cazzata. Dunque, passi per Marcegaglia che vorrebbe togliersi dalle sca-tole qualche sindacalista troppo attivo, ma come mai anche una studiosa del calibro di Elsa Forne-ro, casca nell'equivoco? Probabil-

mente al governo dei tecnici (non a tutti i ministri, a essere sinceri), non sembra vero di poter sban-dierare ai vertici europei di aver scoperto la causa dei mali dell'economia italiana. Non la carenza d'infrastrutture, non la difficoltà di accesso al credito, non la burocrazia inefficiente e una politica corrotta e nemmeno le estorsioni della criminalità organizzata o la lentezza della giustizia civile, nossignore, ecco qui il problema che si va a risolve-re: la presenza dell'articolo 18. Per togliere alibi, la Regione Puglia, ancora una volta orgo-gliosamente in direzione ostina-ta e contraria, sceglie un'altra strada e concede incentivi alle aziende che scelgono di oltrepas-sare la soglia dei 15 dipendenti e applicare, di conseguenza, l'articolo 18. Sommessamente, si potrebbe ricordare che oltre al 18 ci sono altri 40 articoli, a comin-ciare dal primo: “I lavoratori, senza distinzione di opinioni poli-tiche, sindacali e di fede religiosa,

hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manife-stare liberamente il proprio pen-siero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge”. Proprio per questo, nel 1970, quando lo Statuto entrò in vigore, si disse che finalmente la Costituzione oltrepassava i cancelli delle fab-briche. Oggi qualcuno vorrebbe mandarla di nuovo fuori dai can-celli. I lavoratori metalmeccanici, nelle fabbriche di tutta Italia, dopo lo strappo voluto dall'AD della FIAT, Marchionne, vengono costretti dai padroni a disdire le deleghe alla FIOM CGIL, altro che libertà di pensiero. In pieno deli-rio, la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, giunge a dire che i sindacati difendono i ladri. Il padre di Emma, Steno, è indaga-to dal 2010 nell'ambito di un'in-chiesta su un maxi traffico di rifiu-ti tossici. E non risulta essere iscritto alla CGIL.

F. V.

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La campagna elettorale di un candidato sindaco trasuda di promesse. Tradizione vuole che, sparandola più grossa, qualche voto si aggiunga al bottino racimolato nelle urne. “Non sono un tipo da promes-se”, tuonò il candidato sindaco, ”e il mio Comitato dei Saggi mi darà linee programmatiche, dato che non sono un tuttolo-go”. Ma come tutti i suoi prede-cessori cadde in fallo, promet-tendo al paese tanto e creando davvero poco. Forse il suo fumo di promesse si perse tra quello delle salsicce arrostite durante il tour elettorale, forse la colpa è del Comitato dei Saggi che mai ha funzionato e non ha potuto dare le idee che al Primo Cittadi-no mancavano. Un esempio su una promessa disattesa è il palazzetto dello sport: l'enne-simo Sindaco che scivola sulla stessa buccia di banana.Costruire un palazzetto dello sport con le leggi attuali è dav-vero un bel casino! Più facile, costruire un Casinò o una Casi-na. Il palazzetto dello sport porta costi di gestione onerosi e nel 2012 è difficile per un comu-ne gestirlo, pur se esso sia virtu-oso. La costruzione di un Palaz-zetto si associa spesso alla costruzione di una piscina comu-nale e di campi polivalenti all'aperto (tennis e calcio a 5). Queste strutture portano gua-dagni che potrebbero, poi, esse-re utilizzati per coprire le spese di gestione del palazzetto. Ma a Fasano la piscina comunale c'è, di fronte allo scheletro di quella che doveva essere la casa dello sport fasanese. Stranamente, la piscina comunale fasanese porta via denari alla comunità fasanese, un bell' assegno annuale da più di 60.000 euro. Parte di questi soldi sono utiliz-zati per abbonamenti gratuiti a utenze svantaggiate, altri non si sa come vengano utilizzati, ma questa è un'altra storia. La prima ipotesi è quindi da scarta-re. Il palazzetto spesso viene costruito in vista di un evento,

con fondi spesso stanziati da altri enti. Per i Giochi del Medi-terraneo, per esempio, sono sorte case dello sport in comuni limitrofi come Locorotondo e in tanti altri comuni pugliesi. A Fasano, i soldi sono arrivati per il tiro al piattello di Signora Pulita. Al momento, non sono previste altre manifestazioni internazio-nali nel nostro territorio e quin-di anche questa è stata un'occa-sione persa.Spesso un palazzetto dello sport è compreso in un'area commerciale. Anche il nostro poteva essere compreso nell'area dell'allora Emmezeta (la zona individuata era la stes-sa). Ma a chi è stato dato il per-messo di costruire il centro commerciale, pare che questa richiesta non sia mai pervenuta. Si sono chiesti posti di lavoro e sponsorizzazioni per il calcio, ma di duraturo come un palaz-zetto, niente.Nel frattempo, il fantasma di Vigna Marina è invecchiato. Chi ha chiesto di poterlo gestire, ampliando le gradinate, crean-do una foresteria e un mini cen-tro commerciale ha ricevuto un no categorico. Di sicuro, il Primo Cittadino avrà avuto le sue ragioni, ma a noi sembra l'ennesima occasione persa.Nel frattempo, sono stati stan-ziati soldi per rimodernare le inferriate di protezione. Soldi stanziati, ma i lavori non sembra che siano stati effettuati. Le inferriate sono sempre più arrugginite, come arrugginita è la voglia dei fasanesi di sedersi in un vero palazzetto e tifare per i biancoazzurri di pallama-no, basket, calcio a 5, pallavolo. Risultato è che il rudere di Vigna Marina non è più utile. A parte i problemi strutturali, è già vec-chio per gli sport che dovrebbe ospitare e per le norme dei cam-pionati degli sport indoor che nel frattempo si sono evolute. Oggi, quindi, i candidati alla poltrona di sindaco dovrebbero promettere un nuovo palazzet-to. E dovrebbero trovare i fondi.

Il terreno c'è, già destinato per l'uso. È il terreno di fronte al complesso sportivo già esisten-te. I costi? Facilmente superabili i 2 milioni di euro. E si trattereb-be di una struttura minima, che potrebbe ospitare il campo di pallamano (il più grande per gli sport indoor locali) e un minimo di posti a sedere utili per l'omologazione ai campionati professionistici che oggi vedo-no partecipare le compagini locali. Si dovrebbero però espropriare i terreni e un bell'uliveto dovrebbe scompari-re nel nostro agro. Anche questi sono costi che vanno messi in conto, ma che non risultano in nessuna nota spese. E lo schele-tro del palazzetto di Vigna Mari-na rimarrebbe lì, come un pugno dell'occhio o potrebbe essere messo a nuovo e diven-tare una casa per tutte le giova-nili, non edificando alcuna tribu-na interna. Un costo per la col-lettività, un costo per l'ambien-te, altro cemento. Un costo per le casse comunali in tempo di crisi. Ma perché non calcolare che Fasano cementifica in porti o strutture imponenti a cinque stelle lusso, su canaloni e scavi archeologici? Se si cementifica per i privati, perché non cemen-tificare per la comunità? I fondi, poi, potrebbero essere “raccol-

ti” vendendo gioielli come Tavernese o chiedendo all'ac-quirente della stessa masseria la costruzione del palazzetto scontando il costo di vendita. La sensazione, purtroppo, è che non ci sarà mai un palazzetto a Fasano. Se a gestire lo sport comunale non ci sarà uno spor-tivo, qualcuno che capisca l'importanza per i ragazzi, il palazzetto rimarrà una chimera, un'idea su cui confrontarsi, discutere e crear fumo. L'attuale Sindaco di Fasa-no è un pilota e si prodiga per la Fasano Selva. Se fosse stato un ciclista avremmo avuto una bella pista ciclabile. Se avesse praticato basket, pallamano o pallavolo... Ma una casa dello s p o r t s e r v e , è u n f i o r e all'occhiello per il paese, è un modo per sviluppare lo sport a Fasano e togliere ragazzi dalla strada. Lo sport dà le regole e le regole servono ai nostri ragazzi. La “fracina” che serve per costruirlo non è però digeribile, non produce denari, non inte-ressa. E che seccatura risentire in campagna elettorale, da una classe politica che amministra da anni, la promessa della costruzione del palazzetto. Almeno non prendeteci in giro!

G.M.

di fare sport

CHI PROMETTE IL PALAZZETTO?

ANTICIPIAMO LE PROMESSE ELETTORALI: FASANO AVRÀ UN PALAZZETTO!

febbraio 2012

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IL SOLITO FESTIVALE' sempre il solito Festival, sempre a Sanremo: i soliti cantanti, i soliti ospiti, la solita musica, i soliti imbrogli. E con altrettanti i soliti commenti pre-post Festival. Più attenti alle polemiche e agli scandali rispetto alle potenzialità di ciascun cantante. Considera-zioni più interessate alle ampie scollature degli abiti delle vallette, sempre le solite don-ne, tra l'altro: altissime, bellis-sime, giovanissime (quella di turno quest'anno, aveva la mia stessa età, N.B.) ma lei ha pro-blemi di logopedia. Che dire? Anche questa volta i vincitori del Festival sono ex-vincitori di talent show. Tutto nella nor-ma, come da copione. È più che normale, se si pensa che la maggior parte dei partecipanti fossero tutti molto giovani (provenienti dalle trasmissioni televisive di “Amici” e “X-Factor”), notoriamente seguiti da un target giovanile. La prio-rità è stata, quindi, attirare l'attenzione dei ragazzi, poi-ché la maggioranza dello sha-re, di consueto, è data da una

fascia di ascolto ultraottanten-ne. Sul palco dell'Ariston si sono esibiti cantanti già noti, anche tra le nuove proposte: Alessandro Casillo, tanto per fare un esempio. Proclamato il vincitore di questa edizione, ma già conosciuto grazie al programma televisivo “Io canto” di Canale 5, durante il quale si aggiudicò il secondo posto. Il tale, appena quindi-cenne, con una pettinatura alla Justin Bieber, stile High School Musical; è diventato l'idolo delle ragazzine ancor prima di cominciare a cantare, la sua carta vincente è stata il televo-to. Altra favorita era la puglie-se Erica Mou, una graziosa fanciulla protetta di Caterina Caselli, quotata dalle radio e dalla critica, sottovalutata invece dal pubblico. I due sono stati scelti tramite una selezio-ne su Facebook “Sanremo Social”, una cernita molto discussa in questi ultimi giorni. A dare l'allarme è stato Enzo Iacchetti, il quale ha scatenato polemiche verso gli organizza-tori del Festival, accusando in

primis Gianmarco Mazzi, in secundis Gianni Morandi. Il casus belli pare sia stata l'esclusione del figlio Martino dal concorso, dovuta non per motivi tecnici, ma a causa di un “cognome che lo limitava”. Indignato, Iacchetti si è fatto riprendere in un video, dove ha denunciato la questione, che andò in onda di domenica su Rai1. Ma il video è stato taglia-to e le sue dichiarazioni sono state distorte al punto da sem-brare minacce. A dare al comi-co lombardo una seconda chance per controbattere, è stato Chiambretti durante il suo programma in prima sera-ta su Italia 1. Allora è partito al contrattacco “non è giusto dare false speranze ai giovani artisti che per partecipare a Sanremo e realizzare un video-clip obbligatorio hanno speso più di 1000€ a testa”. Sembra, infatti, che non sia stata rispet-tata la scelta dei votanti del web in merito ai cantanti pre-feriti, mentre sono stati favori-

ti coloro i quali possedessero già delle case discografiche major che alle spalle li appog-giavano. Per concludere, Iac-chetti ha invitato esplicitamen-te tutti a non pagare il canone Rai, come forma di protesta.Ora vi chiederete quali siano state le reazioni dei telespetta-tori. Abbastanza disparate e contrastanti, direi. In sostanza, sappiamo tutti benissimo come funziona il Festival di Sanremo. Siamo tutti a cono-scenza degli imbrogli e delle r a c c o m a n d a z i o n i . P r i m a destava incredibile scalpore un/una minorenne tra i cantan-ti in gara (tanto per citarne una: Anna Tatangelo), adesso non ci facciamo semplicemen-te caso. Perché Sanremo è Sanremo. Anche se l'Italia è in crisi, non si è badato a spese. Non a caso, la canzone vincitri-ce “Non è l'inferno”di Emma Marrone è dedicata alla crisi. Ma guarda che casualità.

Alessandra Rubino

febbraio 2012

RedazioneVia Bosi, 19 - Fasanotel./fax 080.4427696

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mensile

Direttore responsabileAldo Carbonaro

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iscritto col n. 3/04nel Registro della Stampa

presso il Tribunaledi Brindisi

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Anno IX - n. 2Chiuso il 26 febbraio 2012

Grafica: [email protected]: Martano Editrice srl - Lecce

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pag. 14 febbraio 2012

DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

ASSEGNATI, CON DELIBERA CIPE, I 5 MILIONI DI EURO AL CIASU (CENTRO INTERNAZIONALE ALTI STUDI UNIVERSITARI) DI FASANO. IL SINDACO: “IERI A ROMA, AL MIUR, ABBIAMO FISSATO GLI STEP DA SEGUIRE PER IL COMPLETAMENTO DELLA STRUTTURA”.Il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione econo-mica), con apposita delibera, ha definitivamente assegnato cinque milioni di euro al Ciasu (Centro internazionale alti studi universita-ri) di Fasano. Il sindaco Lello Di Bari lo ha appreso ieri a Roma dove, nella sede del Miur (ministero dell'Università e della Ricerca scientifica), ha partecipato ad un incontro proprio sulla definizione delle problematiche inerenti il Ciasu. Al summit, presieduto dal direttore generale del Miur Antonio Agostini, oltre al sindaco Di Bari, hanno preso parte l'assessore ai Lavori pubblici della Provincia di Brindisi, Maurizio Bruno, il prof. Gianluca Selicato (per l'Università di Bari), il presidente del Ciasu, prof. Carlo Mongelli, i rappresentanti della “Opere Pubbliche, spa” (ditta costruttrice della struttura del Ciasu) e i legali della ditta e dello stesso Ciasu. Il Centro, infatti, ha come soci il Comune di Fasano, la Provincia di Brindisi ed il Consorzio per l'Università di Bari. «L'approvazione della delibera-Cipe – afferma il sindaco Lello Di Bari – rappresenta il coronamento di tutto il lavoro che ho portato avanti, in diverse riunioni romane e con il rettore dell'Ateneo barese, Corrado Petrocelli, l'assessore regionale Fabiano Amati e l'ex ministro Raffaele Fitto, in direzione della nascita concreta del Ciasu. Sono, quindi, particolarmente soddisfatto dell'esito della riunione di ieri che mette un punto fermo sull'intricata materia e fissa gli step da seguire per risolvere completamente la situazione: abbiamo cinque milioni di euro da utilizzare su due direttrici, la prima si riferisce alla chiusura del contenzioso con la ditta costrut-trice; ebbene, a questo proposito – specifica il sindaco – siamo d'accordo che tre, dei 5 milioni, serviranno proprio a questo ed anche a completare i lavori relativi agli stabili del Ciasu ed agli oneri di guardianìa; la seconda direttrice di marcia si riferisce all'avvio delle attività del Ciasu ed a questo destineremo i restanti due milioni di euro. Ovviamente – precisa Di Bari – dovremo sottoscri-vere un atto transattivo con la ditta costruttrice per chiudere definitivamente il contenzioso apertosi; a tal proposito, posso annunciare che per l'esame della bozza e dell'accordo di program-ma che metteranno a punto la “Opere Pubbliche spa” da un lato, ed il Miur, dall'altro, torneremo a riunirci a Roma, nella sede del ministero, il prossimo 29 febbraio. Questa tempistica ci porterà, e me lo auguro vivamente – sottolinea Di Bari – a riaprire i cantieri del Ciasu entro la fine del mese di marzo. In queste settimane, inoltre, il settore comunale Lavori pubblici sta revisionando, come da mio mandato, il quadro economico ed il progetto per la realizzazione della rete fognante che servirà l'intero complesso del Centro. Insomma, sono fiducioso ed anzi – tiene a puntualizzare il sindaco – con questi passi appena compiuti, posso dire che la realtà del Ciasu è sempre più vicina.

Delle due, l'una: o il Sindaco considera i cittadini del tutto fessi o prova a prenderli in giro in maniera alquanto maldestra. Si propende per la seconda, anche perché è ben nota la sua capacità di usare la comunicazione pubblica per annunci davvero inconsistenti. La realtà del Ciasu è ben risalente nel tempo, l'idea di realizzare un Centro universitario a Fasano sta per spegnere circa quaranta candeline e ben note sono le difficoltà che ne hanno caratterizzato la sua

realizzazione e soprattutto il mal funzionamento. Infatti, il Ciasu è stato, soprattutto durante l'Amministrazione Ammirabile, fulcro per il “pronto collocamento lavorativo” di parenti e amici degli amministratori. Che sia proprio il finanziamento del Cipe l'occasione per la svolta? Dalle parole del Sindaco, si apprende che, dei cinque milioni concessi, tre serviranno per la risoluzione di controversie con la ditta che ha realizzato parte dei lavori e per il completamento degli stessi, mentre due saranno utilizzati per l'avvio delle attività.Certo è solo che il Ciasu ha funto per troppo tempo da inutile carroz-zone.

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DARÀ IN GESTIONE IL PARCO RUPESTRE “LAMA D'ANTICO” ATTRAVERSO LA PROCEDURA DELLA GARA PUBBLICA. L'Amministrazione comunale di Fasano ha deciso di affidare i n gestione il Parco rupestre “Lama d'Antico”, non più prorogando-ne il servizio al sodalizio attualmente gestore, bensì attraverso la procedura della gara pubblica. «Vogliamo ancor più valorizzare l'antico e suggestivo sito rupestre – afferma l'assessore al Patrimonio Alfredo Manfredi – e quale migliore occasione se non indire un'apposita gara capace di far partecipare quei sodalizi culturali interessati a gestire il Parco? Il nostro antico sito costitui-sce un vero e proprio gioiello del nostro patrimonio storico-architettonico – sottolinea Manfredi – e deve poter diventare uno dei fulcri, assieme al parco archeologico di Egnazia, del turismo culturale. Dobbiamo ancor di più intercettare fasce settoriali di turismo e, certamente, il settore della fruizione di beni culturali, oltre che storici, va incentivato, così da potenziare la nostra offerta turistica e proporre il nostro territorio a tutto tondo, ossia con tutte le sue peculiarità, nessuna esclusa. Il turismo culturale è certamente di nicchia – puntualizza Manfredi – e proprio per questo ha bisogno di essere maggiormente incoraggiato: come? Indicendo una gara pubblica per la gestione di uno dei nostri beni culturali più importanti com'è il Parco rupestre “Lama d'Antico”. A questo proposito – specifica l'assessore – abbiamo dato mandato al settore comunale Servizi generali di predisporre un'apposita procedura ad evidenza pubblica che definisca e chiarisca i criteri per la partecipazione dei sodalizi interessati. Il nostro scopo è quello di selezionare la proposta qualitativamente migliore per la gestione del Parco e la fruizione dello stesso da parte della colletti-vità. Va considerato – sottolinea Manfredi - che la gestione deve essere improntata alla rigida applicazione delle norme di tutela del bene monumentale e ambientale, anche in ragione delle norme statali per i beni archeologici, artistici e naturali, in un'ottica di promozione turistica sostenibile».Il Parco rupestre “Lama d'Antico” è stato gestito (con proroghe) dall'associazione di promozione turistica, culturale e sportiva “Gnathia” di Fasano e, dunque, scaduti i termini contrattuali di gestione, l'Amministrazione comunale ha pensato all'indizione di una gara pubblica. Peraltro, il Comune ha sottoscritto un protocol-lo d'intesa con il Comune di Ostuni per la creazione di un Sistema museale Ostuni-Fasano composto dal Museo delle civiltà preclassi-che della Murgia meridionale e dal museo all'aperto “Parco archeologico e naturale di S. Maria di Agnano (entrambe realtà ostunesi), oltre, ovviamente, al Parco rupestre fasanese “Lama d'Antico”, composto dallo stesso sito, oltre che dai siti confinanti S. Lorenzo e S. Giovanni. Nel Parco si trovano tre chiese rupestri,

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DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

risalenti al neolitico e tutte quasi interamente affrescate, e diversi villaggi rupestri abitati fino al XV-XVI secolo.

Ci si chiede se valga la pena di rimarcare i pregi e le ricchezze del parco rupestre di Lama d'Antico per “giustificare” la grande idea di bandire una gara per il suo affidamento. Col capo quasi cosparso di cenere, l'Amministrazione comunale, per bocca dell'Assessore Manfredi, ammette di avere abusato del pernicioso istituto della proroga e di volere valorizzare il parco con una procedura ad evidenza pubblica. Finalmente! È dunque legittimo attendere ripensamenti per la gestione di altri servizi purtroppo afflitti da “proroga cronica”?

LA TASSA DI SOGGIORNO NON SARÀ ISTITUITA PER QUEST'ANNO. LO HA DECISO IL SINDACO, ASSIEME ALLA GIUNTA, DOPO UN INCONTRO CON I SINGOLI ALBERGATORI: “SAREBBE UNA VESSAZIONE, CONSIDERATO CHE GIÀ L'80 PER CENTO DEL PACCHETTO-VACANZE È STATO VENDUTO E LA TASSA, QUINDI, RICADREBBE SUGLI STESSI ALBERGATORI”, AFFERMA LELLO DI BARI.La tassa di soggiorno non sarà istituita per quest'anno. E' la decisione assunta dal sindaco Lello Di Bari, assieme alla giunta comunale. «Avevamo annunciato, nel corso della conferenza stampa di fine anno, che avremmo introdotto la tassa di soggiorno per questo 2012 – afferma il primo cittadino – però, dopo che l'Amministrazione comunale aveva incontrato gli albergatori, mentre ero impegnato a Roma per alcuni incontri istituzionali, ho personalmente incontrato, singolarmente, i numerosi albergatori locali che mi hanno segnalato un dato molto chiaro: hanno già venduto, nei mesi scorsi, almeno l'80 per cento dei pacchetti-vacanza per l'estate 2012. Questo – sottolinea il sindaco Di Bari – significa che i turisti hanno acquistato ad un dato costo senza, ovviamente, che fosse prevista quella quota in più relativa alla tassa di soggiorno che noi avremmo introdotto. Va da sé – argo-menta il primo cittadino – che il balzello sarebbe ricaduto intera-mente sulle spalle degli stessi albergatori che, per atto di cortesia nei confronti dei loro clienti già sottoscrittori di pacchetti-vacanza, avrebbero responsabilmente pagato di tasca propria la tassa. Ho, pertanto, convocato l'intera giunta comunale convenendo, con tutti i miei assessori, che non possiamo assolutamente far gravare sugli albergatori la tassa di soggiorno – puntualizza il sindaco Di Bari – atteso che la categoria, per la quale tanto abbiamo fatto nel corso della passata e di questa Amministrazione, sta attraversan-do un periodo di difficoltà considerate le imposizioni fiscali emanate dal governo centrale e che peseranno notevolmente sull'intera economia nazionale. Il settore della ricezione turistica – afferma il sindaco – è uno degli elementi trainanti dell'economia locale, che assorbe un buon numero di occupati e crea notevole indotto, dunque, non possiamo, per quest'anno, istituire una tassa di soggiorno che avrebbe i caratteri della vessazione vera e propria per i nostri albergatori. Tuttavia, resto convinto – sottolinea Di Bari – che questa tassa, sebbene sia un'imposizione, può trasformarsi in una risorsa da investire sul territorio; mi riferisco, in particolare, al fatto che quell'entrata venga destinata allo stesso comparto turistico, per migliorarne la competitività ed accrescerne le potenzialità di sviluppo. A questo scopo – annuncia il sindaco Di Bari – nei prossimi giorni incontrerò gli operatori turistici per concordare, assieme, termini e misure affinché la tassa di soggior-

no sia istituita dal prossimo 2013, nel rispetto delle esigenze di tutti».

Ha qualcosa di perverso un'Amministrazione che si avvale della comunicazione istituzionale per annunciare ciò che non farà. Tuttavia, a pensarci bene, perversione è una parola eccessiva. Il tutto, invece, può essere tranquillamente ricondotto all'incapacità di programmare che va associata alla brutta abitudine di parlare senza disporre di dati oggettivi. Così, se durante la conferenza stampa di fine anno (tenutasi, coerentemente, a gennaio), l'Amministrazione aveva annunciato la volontà di istituire il nuovo balzello, a distanza di pochi giorni, la retromarcia che il Menante accoglie con favore, pur dubitando delle motivazioni espresse dal Primo Cittadino. Infatti, riteniamo che la tassa di soggiorno mal si attagli ad un territorio che stenta a manifestare una certa vocazione turistica. L'idea che serpeggia maggiormente è, che in vista della prossima competizione elettorale, il Sindaco abbia cercato di non incrementare il diffuso malcontento della città ed in particolare della categoria degli albergatori. È lo stesso Sindaco infatti che si premura di sottolineare di avere incontrato singolarmente gli albergatori; il che dovrebbe avergli portato via parecchio del suo prezioso tempo. Non sarebbe stata preferibile un’assemblea pubblica? Dà poi da pensare che il Sindaco manifesti oggi (a distanza di poche settimane dalla famosa conferenza stampa) tanta condivisione verso i legittimi interessi degli albergatori (su cui responsabilmente sarebbe ricadu-ta la nuova tassa) e altrettanta indifferenza verso i turisti che, non essendo elettori, possono “tranquillamente” versare l'obolo. Ma Fasano è davvero città a vocazione turistica, o il proclama serve solo per mandare ogni anno gli Amministratori alla Bit con spese a carico dei contribuenti?

IL SINDACO HA NOMINATO OGGI ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI MARTINO RUBINO. “HA AVUTO IL CORAGGIO DI NON SOTTOSTARE AI DIKTAT DELL'UDC PROVINCIALE E REGIONALE”, SPIEGA IL PRIMO CITTADINO. 10 FEBBRAIOIl sindaco di Fasano, Lello Di Bari, ha nominato oggi assessore alle Politiche sociali Martino Rubino. Rubino era già stato assessore allo stesso ramo nei mesi scorsi ma, il 7 novembre del 2011, aveva rassegnato le dimissioni dall'incarico. “Sono costretto – aveva motivato il gesto -, in ossequio a quanto ha manifestato il capo-gruppo dell'Udc Franco Mastro, a dare le dimissioni dall'incarico assessorile rispettando il volere del partito. Pare che, senza un effettivo dialogo, i rapporti con questa maggioranza non siano più praticabili e le strade si devono dividere tra questa Pdl e l'Udc. Personalmente ho già manifestato una posizione diversificata, ma l'appartenenza e l'essere iscritto all'Udc mi impongono, oggi, di essere corretto nel rimettere il mandato ed è quello che faccio”. Oggi il sindaco, nella breve cerimonia, tenutasi nel suo studio di Palazzo di Città, di accettazione della delega da parte del neo-assessore, ha voluto «ringraziare sinceramente il neo-assessore Rubino, ma anche l'assessore Gianluca Cisternino ed il consigliere comunale Damiano Ferrara perché, con coraggio, non sono sottostati ai diktat dell'Udc provinciale e regionale. Devo dire – ha aggiunto il sindaco Di Bari – che l'assessore Rubino mi è mancato in questi tre mesi in cui ho avocato a me la delega alle Politiche sociali; Rubino è uomo esperto e assai preparato nel settore, nonché validissimo collaboratore sempre impegnato seriamente nella

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DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

gestione dell'assessorato. Basti pensare – ha concluso il sindaco – che già ora si è rimesso al lavoro nel suo ufficio qui a Palazzo di Città, subito dopo aver accettato la delega assessorile». Lo stesso Rubino ha voluto dichiarare che «riprendo il mio posto seguendo con coerenza il mio cammino politico-amministrativo, non com-prendendo appieno le ragioni che hanno spinto i miei colleghi a fare una scelta diversa a sostegno del centrosinistra, dopo che, coerentemente, eravamo tutti al lavoro sulle linee programmati-che decise assieme al centrodestra nell'Amministrazione comuna-le guidata da Lello Di Bari».

La storia si ripete e, a distanza di pochi mesi, il Comune di Fasano dispone nuovamente di un Assessore ai servizi sociali lo stesso che pochi mesi fa aveva rassegnato le dimissioni per seguire le indicazioni del partito di appartenenza, l'UDC, pur serbando in animo un'opi-nione diversa. Oggi, invece, cos'è cambiato? Le elezioni amministrati-ve si avvicinano e il Sindaco cerca di rinsaldare la propria roccaforte con una compagine che di politico ha ben poco, ma che per lo più assomiglia allo strenuo tentativo di aggrapparsi alla poltrona. Con coerenza, il neo nominato Assessore dichiara di condividere le linee programmatiche del Centrodestra, ma francamente, non essendo mai state rese note, si fa davvero fatica a credergli. Per non parlare di certe sue dichiarazioni rese in occasione della prima nomina, tese a rimarcare la propria estraneità rispetto all'amministrazione Di Bari. Così parlava l'Assessore Rubino nel dicembre 2009: “La mia, all'interno della giunta comunale attuale, è una figura tecnica e non di schieramento politico dal momento che sono stato proposto al sindaco dal gruppo consiliare di centro formato da Franco Mastro, Leonardo Cofano e Giuseppe Contento, proprio come tecnico”.

IL COMUNE, UNICO IN PROVINCIA DI BRINDISI, CON UN PROPRIO STAND NELLA SEDE FIERISTICA DELLA BIT DI MILANO. “VOGLIAMO CREARE LE CONDIZIONI AFFINCHÉ ANCHE IN QUESTO 2012 FASANO RISULTI ESSERE PRIMA NEL BRINDISINO PER NUMERO DI TURISTI”, AFFERMANO IL SINDACO E L'ASSESSORE AL TURISMO.Il Comune di Fasano parteciperà con un proprio stand alla Borsa internazionale del turismo (Bit) di Milano dal 16 al 19 febbraio prossimo. «Siamo l'unico Comune della provincia di Brindisi ad essere presenti alla Bit all'interno della sede ufficiale dei padiglioni allestiti in FieraMilano, sulla classica Strada Statale Sempione – afferma il sindaco Lello Di Bari -; si è trattato di una scelta coraggio-sa, poiché riteniamo che allocare in altra parte della città meneghi-na uno stand sul nostro territorio, dunque, al di fuori del tradizio-nale perimetro fieristico, non porti alcun vantaggio in termini di promozione di Fasano e delle sue bellezze storiche, culturali e paesaggistiche. Al contrario – sottolinea il sindaco – se avessimo operato un'altra scelta, certamente avremmo avuto una visibilità non adeguata per l'occasione».Lo stand di Fasano avrà una superficie di 14 mq. nella quale trove-ranno posto tutta la parte del materiale informativo sul territorio e le sue strutture turistico-ricettive ed il materiale sui prodotti tipici locali e sull'area archeologica di Egnazia, la più vasta della regione Puglia. «Ci aspettiamo molto, sicuramente di più dello scorso anno, da questa Bit 2012 – afferma Bebè Anglani, assessore comunale al Turismo -; lo dico con entusiasmo poiché vogliamo far recitare la parte della regina del turismo provinciale proprio alla

nostra città. Fasano, nel 2011, è risultata prima, in fatto di presenze turistiche, tra tutte le realtà della provincia di Brindisi un successo – sottolinea Anglani – costruito con pazienza negli anni scorsi, grazie anche alla fattiva collaborazione degli operatori turistici fasanesi. Fasano è stata la prima in assoluto, il che ha significato ossigeno per le nostre aziende che operano nel settore e per l'occupazione che da essa discende, con tanti giovani del nostro territorio Dice bene il sindaco – argomenta Anglani – quando motiva la nostra decisione di avere uno stand dedicato tutto a Fasano; non possia-mo stare fuori dai padiglioni della Bit, anche perché all'interno della Borsa internazionale si organizzano eventi, conferenze stampa, work-shop, spettacoli, degustazioni, manifestazioni in genere che calamitano i tour operator, cioè proprio gli addetti ai quali è destinata la Bit: soltanto una partecipazione nella sede ufficiale della Borsa – sostiene l'assessore Anglani che sarà presente a Milano assieme alla responsabile dell'Ufficio comunale Turismo, Margherita Latorre – si ha visibilità. Anche perché sono 60milsa gli operatori professionali che giungono da tutto il mondo a vedere quanto di nuovo offre la Bit. Per noi, quindi – afferma Anglani – i padiglioni fieristici costituiscono una vetrina più adatta, rispetto ad altre location, a presentare la nostra città e le sue bellezze naturalistiche e storico-culturali. Peraltro, alla Borsa partecipano, quest'anno, 4mila giornalisti di testate specializzate nel settore provenienti da 18 nazioni: dunque, per la nostra città diventa importante essere presenti con uno stand ben allestito. Quest'anno, peraltro, ci presenteremo come città della Bandiera blu 2011».

Certo che con questi Amministratori, la città di Fasano rischia sempre di apparire un pesce fuor d'acqua. Con toni trionfalistici, l'Assessore Anglani dichiara che nell'anno 2011, Fasano è stata la prima della provincia in termini di presenze; ma siamo pronti a scommettere che altri comuni viciniori avrebbero da dire la propria al riguardo. La scelta di correre da soli, al fine di acquisire maggiore visibilità, viene definita “coraggiosa” dal Sindaco, conscio che l'offerta turistica dovrebbe riguardare un territorio intero e non solo uno dei comuni che lo compongono. Ma la ragione dell'autonomia fasanese è subito spiegata dal fedelissimo assessore della piccola Capri: nella sede fieristica della Bit si organizzano spettacoli e degustazioni ed è fatto noto che gli attuali amministratori non disdegnano questo tipo di appuntamenti goderecci. Passando ai numeri, è giusto far presente che, per l'edizione della Bit 2012, il Comune di Fasano ha speso 9000 euro, di cui 5.600 per lo spazio espositivo ed i restanti per le spese di missione del personale dipendente, oltre che di due persone (reclu-tate non si sa come ) resesi disponibili a fare da autista e da hostess. Sarebbe un dato di grande interesse conoscere anche le spese di missione sostenute dagli amministratori. Anche questa è trasparen-za e non certo i prosastici proclami che vogliono far “recitare” alla città la parte di “regina del turismo provinciale”. La Bit non è un concorso di bellezza.

IL SINDACO RICEVERÀ IL SOTTOSEGRETARIO DELL'ONU, KIJO AKASAKA. SABATO ALLE ORE 11.30 NEL RESORT “BORGO EGNAZIA”. Il sindaco di Fasano, Lello Di Bari, sabato 18 febbraio alle ore 11.30 riceverà nel resort “Borgo Egnazia” (a Savelletri di Fasano) il sottosegretario dell'Onu (Organiz-zazione delle Nazioni Unite), Kijo Akasaka. L'esponente dell'Onu

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DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

sarà accompagnato dall'on.le Robert Astorino, presidente della regione Westchester dello Stato di New York. I due ospiti saranno in Puglia per alcune visite istituzionali, e Fasano costituisce la prima tappa in assoluto del viaggio pugliese dell'esponente dell'Onu. La visita nella nostra regione è stata voluta e organizzata dalla Puglia Center of America (istituzione che promuove la Puglia negli Stati Uniti d'America) fondata e presieduta dal tenore Luciano Lamonarca, cugino di secondo grado di mons. Nicola Girasoli, arcivescovo titolare di Egnazia Appula, nonché nominato da papa Benedetto XVI nunzio apostolico in Antigua e Barbuda, Bahamas, Dominica, Giamaica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Suriname, Repubblica Cooperativistica della Guyana e Delegato Apostolico nelle Antille. Mons. Girasoli era già nunzio apostolico di Zambia e Malawi. «Sono onorato di ricevere, come primo rappresentante istituzio-nale della Puglia, il sottosegretario Akasaka – afferma il sindaco Lello Di Bari -, grazie ai buoni uffici di mons. Girasoli che ha voluto, assieme a suo procugino Luciano Lamonarca, che fosse proprio il territorio di Fasano il primo di una serie di tappe pugliesi della visita dell'esponente dell'Onu. E' un appuntamento importante e occasione di “vetrina” per la nostra città».

La diplomazia è un'arte ed il sindaco di Fasano pare adorare questo tipo di appuntamenti istituzionali, anche se non è dato sapere su quali argomenti è stato incentrato l'incontro e soprattutto se il Primo Cittadino abbia rispolverato il proprio giapponese scolastico per rendere il dovuto onore al Sottosegretario dell'ONU. Certo che si fa fatica a credere che questi incontri al vertice, che si svolgono al riparo di occhi indiscreti e nelle amene stanze di uno dei resort più prestigiosi del territorio, possano costituire “vetrina” per la città di Fasano. Al più, la città può provare a spiare dal buco della serratura.

“UN GRANDE SUCCESSO, DI VISITATORI E, QUEL CHE PIÙ CI INTERESSA, IN TERMINI DI CONTATTI CON TOUR OPERATOR E GIORNALISTI STRANIERI”. LA BIT VISTA DALL'ASSESSORE AL TURISMO, BEBÈ ANGLANI. Il Comune di Fasano ha partecipato con un proprio stand alla Borsa internazionale del turismo (Bit) dal 16 al 19 febbra-io scorsi a Milano. «Un grande successo – commenta l'assessore al Turismo, Bebè Anglani -. La scelta di allestire uno stand tutto nostro, come unico Comune dell'intera provincia brindisina, all'interno dei padiglioni fieristici tradizionali, ha pagato, e non poco. Un successo tangibile – spiega l'assessore Anglani - sia in termini di visitatori semplici, ossia cittadini interessati a visitare i vari stand, sia in termini di tour operator e di giornalisti di riviste specializzate straniere che hanno visitato il nostro stand chieden-do una serie di chiarimenti sul nostro territorio. Abbiamo fatto un botto – afferma Anglani – grazie anche al tipo di stand allestito, a cura della nostra responsabile comunale dell'Ufficio turismo, Margherita Latorre – che è apparso accattivante e pieno di mate-riale e di prodotti tipici locali che hanno suscitato l'interesse di tutti. Veniamo fuori dalla Bit avendo già stretto contatti con alcuni giornalisti stranieri di riviste enogastronomiche – spiega Anglani – che giungeranno nel nostro territorio per visitare alcune tra le aziende di prodotti tipici locali che producono la pasta fresca e l'olio extra-vergine d'oliva. Del resto, a Milano abbiamo portato con noi alcune specialità delle eccellenze imprenditoriali locali, alcune confezioni di pasta fresca e di olio extra-vergine d'oliva che

sono andate letteralmente a ruba. Abbiamo partecipato a confe-renze stampa istituzionali – sottolinea Anglani - e a convegni sulla promozione del territorio pugliese nei quali Fasano ha giocato un ruolo centrale. Il nostro stand è stato visitato dallo stesso residen-te della Regione Puglia, Niki Vendola, accompagnato, per l'occasione, dal grande cantautore Roberto Vecchioni che, come si sa, è stato il testimonial per la Puglia».L'assessore Anglani è soddisfatto anche perché «l'essere stati lo scorso anno città della Bandiera blu ha calamitato sul nostro territorio maggiori attenzioni da parte degli addetti ai lavori nel campo turistico. Pensiamo, inoltre, ai dati-boom dello scorso anno, sia in termini di presenze che di arrivi: Fasano è stata la prima città dell'intera provincia brindisina, ma anche una delle prime della Puglia. Siamo all'ottavo posto, un risultato eccellente – sottolinea l'assessore – per aumento del numero di presenze e di arrivi con + 7.045 arrivi rispetto al 2010 e con + 38.157 presenze rispetto al 2010: un risultato straordinario, se si pensa che prima di Fasano sono giunte realtà turistiche del calibro di Ugento, Manfredonia, Bari, Alberobello, Peschici, Lecce e Vieste. Dunque, Fasano è la regina turistica della Valle d'Itria, grazie agli sforzi fatti dall'Amministrazione comunale in materia di promozione turisti-ca. Su questa strada – sottolinea l'assessore Anglani – dobbiamo continuare a lavorare sodo anche perché se il turismo sale, si sviluppa l'occupazione, soprattutto giovanile, e ne trae giovamen-to l'intera economia fasanese».

Per fortuna, il comunicato stampa ha cura di precisare che l'esperienza del Comune di Fasano è raccontata con le parole dell'Assessore Anglani, altrimenti a buon diritto si avrebbe da dubitare della fonte. Innanzitutto, vien da chiedersi che tipo di chiarimenti abbiano potuto chiedere i visitatori dello stand e poi pare quasi scontato che, arrivati a Milano con un carico di orecchiette e di buon olio, i prodotti siano andati letteralmente a ruba. “Abbia-mo fatto un botto”, questo è il commento che riesce ad esprimere l'Assessore forse con il chiaro intento di giustificare le spese effettua-te. Ed insiste ancora con la storia che Fasano è una regina, qualche giorno fa (precisamente il 14 febbraio) prima della provincia di Brindisi ed oggi, 21 febbraio, della Valle d'Itria. Peccato solo che nello spazio espositivo dello stand, il nome della città sia stato letteral-mente storpiato: “FAS ANO”, non si tratta certo di una botta di...

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PANE E CIPOLLEA Fasano, mai dire a qualcuno che dà di aglio, potresti rischiare di perdere il suo saluto e, magari, se il tuo giudizio è fondato, trarne un secondo giovamento. Esisto-no una serie di persone indigeste, quelle che avanzano in carriera grazie a favoritismi e altre che ci riescono senza, ma grazie solo al pronunciare il proprio cognome. La signora Deaglio, pare sia una donna di eccellenti capacità, lau-reatasi cum laude in quattro e quattr'otto, vanta novantatre pubblicazioni e vincite di concorsi e posti fissi da regalare. Sarà forse il tipico odore del bulbo che mi porta a essere diffidente e, spulciando tra questi cognomi, presso la facoltà da lei frequenta-ta, prima avanti e poi dietro la cattedra, mi ritrovo suo padre professore di vecchia data e sua madre di nuova nomina politica: la ministra del Welfare Elsa Forne-ro. Sì, proprio lei, che non vuole essere chiamata la Fornero per-ché giustamente gli articoli davanti ai nomi non è corretto usarli, se si è rispettosi della gram-matica italiana. La Fornero, per l'appunto, è ricordata non tanto per il suo incarico, piuttosto per

un pianto in diretta mentre affer-mava che era tutta colpa della crisi e si sarebbero dovute mette-re le mani nelle tasche ormai ripe-tutamente rattoppate dei pen-sionati. Ma a far piangere non era l a c i p o l l a ? E p p u r e i n u n bell'impasto, più è cospicua la presenza di ortaggi aromatici, più il soffritto rende attraente il piat-to ricco e mi ci ficco. Non c'è nien-te da dire sulla presenza femmini-le e il rispetto delle quote rosa di questo governo tecnico, ci sono donne in posti rilevanti che distraggono l'opinione pubblica grazie al loro fare materno. Si sa che ogni scarafone è bello a mamma sua mentre quelli degli altri, secondo il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Michel Martone, sono degli sfiga-ti perché si laureano in ritardo. Secondo la ministra dell'Interno Anna Maria Cancellieri, sono dei mammoni perché non hanno i soldi per costruirsi un proprio nido. Nel coro diretto da Mario Monti, la voce unisona inneggia alla versatilità, (traduzione: pre-carietà). Non si azzardi nessuno ad anelare a un posto fisso. Pena per la disobbedienza: la gogna

con un cartello scritto sopra “Sono monotono”. Nessuno cerchi il posto fisso, anche perché sono già tutti occupati dai loro figli. Oltre la storia della figlia di Fornero, troviamo un caso analo-go se si parla di Giorgio Peluso, figlio di Cancellieri, che vanta una super carriera, un già precoce incarico all'interno dell'Unicredit e ora la nomina del remunerato posto fisso come Direttore Gene-rale di Fondiaria-Sai. Giovanni Monti, figlio del neoministro del Consiglio, appena ventenne era già un associato per gli investi-menti bancari per conto della Goldman Sachs, la più potente banca d'affari americana, la stes-sa in cui il padre ricopre il ruolo di International Advisor. Ma che monotonia tutti questi geni, che subiscono l'onta dei posti fissi accanto a quelli dei propri genito-ri e che immenso sacrificio sono costretti a fare per non ingiganti-re lo spread. Insomma è proprio un bel soffritto misto. Di certo c'è che le loro madri e i loro padri, avendo accettato l'incarico one-roso di sostituire il Governo Ber-lusconi, formato da molti meno figli, ma molte più mignotte, ora sono costretti a essere sotto i riflettori loro malgrado. Silvia Deagl io da giorni subisce l'immane fatica di dover chiudere

il telefono in faccia a frotte di gior-nalisti che chiedono lumi e per questo potrebbe rischiare seria-mente l'infiammazione del tun-nel carpale. Ho l'impressione, ormai sempre meno vaga, che atteggiamenti legati al nepoti-smo e al favoritismo strettamen-te ricollegabili per sinapsi, alla ormai defunta balena bianca com-posta di fanoni, Fanfani e fauci mai satolle, stiano ritornando sornioni in auge. All'interno del settore lavorativo che frequento da precaria, conosco numerosi docenti laureati col massimo dei voti, abilitati all'insegnamento ormai dai tempi remoti nei quali ancora esistevano i concorsi pub-blici. Come me, vivono da precari e andranno in pensione da preca-ri solo se fortunati. Oppure mori-ranno da precari, sorseggiando l'amaro 18 dell'isola infelice che sta diventando la nostra povera Italia. Uomini e donne con registri in mano senza nome sono sbattu-ti in più posti della provincia quan-do hanno la buona sorte di avere anche un unico incarico annuale, magari frammentato in più spez-zoni di orario da dividere in più sedi. È proprio vero che non è l'aglio a far piangere, ma geme chi da sempre mangia pane e cipolle.

Giullalaproffa

febbraio 2012

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LA PRIMA MOGLIE Chi l'ha detto che ricorrenze e anniversari rendano più sempli-ce l'impegno di chi si appresta a ricordarli? Prendiamo per esem-pio l'8 marzo, festa della donna e rendiamoci conto di quanto, anno dopo anno, diventi più difficile esprimere delle consi-derazioni in merito.L'impressione è che ormai sulle donne e sulla loro “festa”, tutto sia stato detto e la paura di rian-dare per sentieri di banalità dovrebbe indurre i più assenna-ti ad abbandonare 'impresa. Che poi, per ricordare l'8 marzo, basta guardare le vetrine dei negozi o soffermarsi un po' su ciò che resta della mimosa ormai sfiorita per via delle biz-zarre stagioni. La festa delle donne si tinge del rosso del sangue di 129 operaie arse vive per un incendio nella fabbrica in cui lavoravano e prosegue fino ai nostri giorni con le statistiche dell'ISTAT che impietose certifi-cano che una donna lavora in media ben mezz'ora in più degli uomini, per non parlare poi della quantità di tempo lavoro dedicato alle faccende domesti-che, di cui le rappresentanti del gentil sesso conservano il pri-mato assoluto. Difficile spiega-re perché, nella maggior parte dei casi, quando in una coppia si distribuiscono le competenze, l'argomento “faccende dome-stiche”(che comprende buca-to, stiraggio, lavaggio piatti e pavimenti, etc etc) non è nep-pure oggetto di “dibattimen-to”, ma di assegnazione auto-matica. Si potrebbe pensare che se lei è casalinga, è dovero-so che si occupi della casa, salvo non pretendere alcuna forma di retribuzione; se invece lei è una donna che lavora ed ha uno stipendio, è altrettanto dovero-so che sconti la sua smania di affermazione aggiungendo al carico di lavoro fuori casa, anche ciò che vivere in una casa comporta. La condizione fem-minile è triste quando la donna si pone alla ricerca estenuante della propria identità e non si rende conto di disporre spesso solo del confronto imposto dagli altri. Esiste però un tipo di

donna che l'8 marzo ha un moti-vo serio per festeggiare e non per farsi festeggiare e, se è dav-vero arguta, lo fa anche per il resto dell'anno; si tratta di colei che ha deciso di rinunciare alla ricerca di un'identità imposta da altri, per essere semplice-mente se stessa. Questa condi-zione si esprime con una solo verbo, “vivi”, che non è l'apologia dell'egoismo, ma semplicemente l'esercizio di un diritto. Per esempio, poniamo il caso di chi vive con il confronto della prima moglie, sia che si tratti di un modello di virtù da tramandare nei secoli, sia che si tratti di una specie di vecchia pantofola destinata (ma solo dall'ex marito) al dimenticatoio. Non si vuole credere che l'esistenza di una persona, di una donna nella fattispecie concreta, possa essere condi-zionata a tal punto, ma è inevi-tabile, comunque, che certi riferimenti vengano compiuti dal “marito n. 1” o dai conoscen-ti, anche solo involontariamen-te. Tanto più che le donne, a volte, sono prese da certe per-

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versioni e desiderano conosce-re e approfondire il passato. La nuova arrivata dovrebbe dun-que vivere evitando attenta-mente comportamenti e modi d'essere della prima o, nella peggiore delle ipotesi, emulan-do chi sul podio occupa il primo posto, essendo appunto model-lo di virtù? Il dato da cui partire è che comunque la prima moglie non è la suocera, cui forse per tradizione vengono riconosciu-te caratteristiche di santità asso-ciate a non infrequenti ipotesi di intolleranza, generalmente da parte della nuora. L'identità di ognuno è un percorso che si costruisce faticosamente e costa grandi sacrifici, anche perché è più comodo allinearsi ad un modello eteroprodotto che scandagliare l'animo per comprendere la ragione del proprio essere. E a chi volesse obiettare che, prima di agire, sarebbe molto meglio che una donna mettesse in moto il cer-vello, è facile replicare che non si può richiedere un simile sacri-ficio a chi viene additata con modalità mortificanti di esserne

priva per intima essenza. Trop-po spesso i comportamenti femminili vengono stereotipa-mente additati come il frutto di un capriccio infantile o, peggio ancora, come l'emblema di una cattiveria congenita per deriva-zione da Eva, la donna del pec-cato. Daphne du Mauier, nel romanzo “Rebecca, la prima moglie” descrive efficacemen-te un simile confronto. La giova-ne protagonista, novella sposa di un ricco vedovo, è persegui-tata, anche per colpa di un'eccentrica governante, dal ricordo di Rebecca, la prima moglie. Un esempio di perfezio-ne assoluta. Poco manca che la malcapitata varchi la soglia della follia. Nel romanzo, un provvido deus ex machina risol-ve tutti i problemi e il lieto fine è assicurato. La protagonista ritrova se stessa e il fantasma della defunta moglie e del suo maniacale perfezionismo pren-dono per sempre la via degli abissi marini. Ma nella realtà, non sempre è così e può succe-dere che il secondo posto sul podio si trasformi in un leit motiv, alquanto deprimente, della propria esistenza. Che si tratti della prima moglie o di un'altra donna cui qualcuno ha assegnato il posto di “prima”, il confronto, magistralmente guidato dagli altri, non è mai foriero di benefici. Per non par-lare poi di come possa sentirsi colei che è stata “prima” e si ritrova sola e costretta – sem-pre per quella strana perversio-ne cui le donne sembrano non saper rinunciare- a fare un con-fronto con la seconda arrivata. Anche in questo caso, il terribile seme è instillato dagli altri, dalle male lingue come si suol dire. L'8 marzo sia allora, oltre che una festa commerciale, lo spro-ne perché ogni donna, soprat-tutto di colei cui sia capitato per disavventura di sentirsi ultima (e non lo è mai), prime mogli e seconde arrivate comprese, cominci a pensare che per tre-centossessantacinque giorni l'anno : “Io sono io e, a modo mio, non sbaglio mai”.

Aurora Nardelli

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CLICK

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È passata un po' in sordina la notizia del fallimento della ditta “Kodak”. Una notizia che lascia perplessi data la consistenza storica dell'azienda, poiché chi di noi non è mai stato in grado di sottrarsi alla convivenza con i suoi oggetti prodotti? Una ditta che fu pioniera della foto istan-tanea, che, con un suo celebre prototipo, riconoscibile dalle dimensioni simili a quelle dello stendipasta di acciaio dell' ”Ariete”, metteva in condizione di poter fare anche scatti priva-tissimi. Foto che, come in una fiaba, ci rendeva partecipi di una metamorfosi in diretta; su fogli

evanescenti si materializzavano momenti colorati della vita vis-suta personale. Erano immagini dall'odore acido di camera oscu-ra, anche in piena campagna assolata, che non subivano la coercizione del vaglio dell'ad-detto allo sviluppo e stampa. Questa pratica mistica era esclu-siva di un perito che, nostro malgrado, non sarebbe stato vincolato dal segreto professio-nale, nonostante le camere buie dove si rintanava somigliassero, in maniera consistente, a dei filari di confessionali presso una navata laterale in stile gotico. Avere l'occasione di poter

tagliare una tappa del procedi-mento specializzato, oltre a farci sentir liberi, aggiungeva una scintilla interna di autoco-scienza istantanea, che ci per-metteva di essere partecipi a una comune congregazione di eletti, attraverso un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità. Quan-do nacque la fotografia, gli arti-sti furono colpiti considerevol-mente da ciò e questo segnò un cambiamento irreversibile del loro operato. I pittori prima erano dei portatori di verità visuali, in seguito furono porta-voce di verità concettuali o, al

limite, di realtà interpretata, quindi non più oggettiva, ma soggettiva. Il genere pittori-co che subì una crisi mag-giore, fu senza dubbio quel-lo della ritrattistica. Biso-gna tenere in considerazio-ne che vi fu una richiesta immutata da parte di un mecenatismo economica-mente più agiato, facendo della pittura ritrattista un lavoro a esclusiva di pochi. Questo alzò il livello artistico e abbassò il numero dei produt-tori. Si richiedeva un'opera che non avesse più la funzione di essere appesa a un muro bor-ghese, né un'immagine che fosse quanto più vicina alla somiglianza di appartenenza a uno specifico albero genealo-gico, ma si commissionava il prodotto per vantare come proprietà una firma sotto-stante la tela. Questo spiega l'atteggiamento sempre più snob all'interno della sfera artistica, che comunque, non solo è sopravvissuta alle nuove tecnologie, ma in seguito ha per giunta inclu-so la fotografia all'interno, premiandola e facendo scavalcare alla stessa il gradino piccolo calpestato dall'artigianato. Ora, con l'era del digitale, macchine

fotografiche come le istan-tanee, suscitano solo roman-

tici ricordi bucolici da parte dei consumatori, meno dei produt-

tori e commercianti. Fasano, grazie anche alla storica presen-za di una nota casa editrice, ha sfornato numerosi specialisti nel campo della grafica. Essen-do la crisi, una presenza che subisce il fascino dei corsi e ricorsi storici di vichiana memo-ria, la casa editrice ha distribuito in seguito sul territorio una serie di microaziende del settore, che inizialmente hanno abbassato il costo del prodotto grazie al loro numero cospicuo di presenza. In seguito, la grande industria ha portato la tecnologia all'interno delle case fornite di rete informatica, sempre in maggiore crescita influenzale. Tu t t o q u e s t o h a c r e a t o un'ulteriore crisi economica all'interno del campo specifico, che si è ampliata in un secondo tempo, anche tra le piccole imprese. Dato che una cosa è correlata all'altra, le grandi ditte fornitrici hanno subito uno smacco con conseguente scac-co matto. Certo è che per far in modo che si debba continuare a produrre, deve essere necessa-rio l'investimento nell'aggior-namento, pur conservando una piccola parte di tecnici specializ-zati che sappiano tutelare un patrimonio storico sia dal valore comune museale, sia quello individuale, gestito da una fascia amatoriale di nicchia ma ben pagante. Si pensi a elettro-domestici all'interno del merca-to della musica. Per tanti anni ci si è serviti di dischi in vinile per la diffusione sonora, ora con nuovi strumenti aventi la como-da qualifica di un impatto visivo e materiale meno invadente, quindi i primi sono stati decisa-mente soppiantati. È necessario tenere in considerazione, però, che qualsiasi bene di consumo che, a sua volta, sia stato funzio-nale a un altro oggetto, avendo creato una catena inscindibile, la stessa rallenta il processo di cancellazione di entrambi. C o m e d i c e i l p r o v e r b i o : “L'unione fa la forza”.

Giullaremissiva

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Una vocina me lo diceva, l' ingresso di Boy sulla scena de il Menante avrebbe presta-to il fianco alla più banale delle battute. Ho fatto male a fidarmi dell'intelligenza degli esseri umani e soprattutto a confi-dare in una sensibilità inesistente. Pare che qualcuno abbia detto che è proprio vero che su il Menante scrivono cani e por-ci. Io sono un cane: il dato è chiaramente visibile e credo anche di saper scrivere discretamente. Aspetto di capire chi possa essere il porco o i porci; la redazio-ne è piuttosto affollata ed io non vedo molte taglie slim. Propongo allora una sfi-da: chi della redazione si sente porco, fac-cia un passo avanti e dimostri che anche un maiale è in grado di pensare e di scrive-re. Dovrei sentirmi un po' offeso, ma mi piace citare Oscar Wilde e certo il mio obiettivo credo di averlo raggiunto ampiamente: non sono passato inosser-vato. Non mi importa davvero che di me si parli male, l'importante è che se ne parli. Quindi l'obiettivo è stato doppiamente conseguito: ho avuto tante critiche e certo a me non è stata riservata l'attenzione che i nuovi arrivati meritano. Persino gli ossicini che contornano lo spa-zio a me dedicato sono stati presi di mira, come elemento di dubbio gusto. Mi chie-do dove alberghi il buongusto degli esseri umani; forse nella graziosa farfallina che la sinuosa Belen sfoggiava durante il festi-val di Sanremo? Forse nella cattiva gestio-ne dell'emergenza freddo che ha fatto morire di stenti tante persone ed anche tanti animali? Forse negli schiamazzi e nei petardi che disturbano e fanno addirittu-ra morire di paura tanti esseri indifesi come me? Qualcuno ha addirittura aggiunto che un cane deve stare al pro-prio posto, che deve essere addestrato ed obbedire al suo padrone. In poche parole, un cane non può scrivere su un giornale. Un cane dovrebbe essere rele-gato a colmare certi vuoti; non rileva che siano affettivi o di altra natura; se poi fa anche la guardia, si potrebbe pensare di

a v e r e fatto addi-r i t t u r a u n affare. Io cono-sco bene i miei spazi e non invi-dio certo chi tra-scorre la maggior parte del proprio tempo nel traffico, inseguito dalle incombenze e da un'ansia da prestazione generalizzata che - quella sì - sarebbe in grado di deva-stare il più possente fra gli uomini. Sono felice e non ne provo vergogna; anzi, spero che questa felicità non debba mai finire. Anche questo è uno dei miei obiet-tivi, frutto dei buoni sentimenti che ho nell'animo. La mia felicità dovrebbe indurre gli altri a raccontare la propria e soprattutto a riconoscerla. La felicità, infatti, alberga in anfratti nascosti, sta nelle piccole cose, nell'attesa che ritorni la mia amica e mi riempia di baci, nelle lezioni di danza che prova ad impartirmi, nella gioia che leggo che nei suoi occhi quando mi dice: “Usciamo, Boy?”. Io vor-rei risponderle che al traffico cittadino preferisco il tepore della casa, la mia cio-tola ricolma di acqua fresca, il tappeto del bagno che sto ricamando a modo mio, ma mi fa così tanta tenerezza quella sua domanda. Chissà dove vuole andare la mia amica. A pensarci bene, me lo ha pure detto, ma io dovevo essere disattento o forse troppo impegnato a ricamare il tap-peto. Certo è che quella sua insistenza è irresistibile. Io mi armo di buona volontà, di tanta pazienza e soprattutto sopporto quel goffo cappotto che mi ha comprato con tanta gioia. E allora sì, è proprio vero che un cane deve stare al suo posto; io sto accanto alla mia amica. Non se ne abbia-no a male i malpensanti; anzi, prosegua-no pure con le critiche, ma siano consa-pevoli che, ad ogni fine giornata, io avrò ascritto al guadagno – quello vero, la mia felicità- ben più di loro. Un caloroso bau dal piccolo Boy.

Boy docet

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FESTIVAL DI SANREMO 2012 (A ciascuno il suo: se sei cantante, canta. Ma limitati a quello)

Quando ero piccolo ricordo che, più o meno di questi tempi, la televisione tra-smetteva il Festival di Sanre-mo. Si trattava allora di una gara canora che si esauriva in un paio di giorni ed alla fine della quale veniva proclama-to un vincitore. E i riflettori erano tutti per lui. Sicura-mente era una gara sentita, anche troppo se qualcuno pensò di spararsi in testa per una immeritata eliminazio-ne. Almeno così credeva Luigi Tenco quando tirò il grilletto della pistola.Sono passati quarantacin-que anni da allora e molte cose sono cambiate. Che il festival sia ancora una gara canora probabilmente è vero, quello che non è vero è che il festival venga organiz-zato in funzione della gara canora. La discussione su chi presenterà il prossimo festival incomincia già la mattina dopo la serata conclusiva. Le vallette, sempre belle gnocche, una volta scelte, devono far parlare di sé il più a lungo possibile e non impor-ta in che termini. In quanto a parlare loro, meglio stendere un velo pietoso: ma peggio parlano e meglio è. Questa necessità di avere vallette straniere che stentano a parlare l'italiano non la capisco proprio. L'internazionalizzazione ed il coinvolgimento oltre confi-ne potrebbe passare per qualcosa di più intelligente e magari più comprensibile. Gli ospiti sono sempre di più, sempre più famosi e qualche volta con la musica non hanno niente a che fare. E' capita-to spesso negli ultimi anni. Discutibile è pure invitare così tanti super ospiti cantanti che in un certo senso sminuiscono il valore della gara in sé relegando i concorrenti a figure di secondo piano mentre dovrebbero essere questi ultimi gli unici protagonisti. In compenso questi 'invitati' vengono pagati cifre stratosferiche. Le serate da due sono diventate cinque e le preziose sfere che prima riuscivano a resistere alle due, massimo tre serate, non ce la fanno più e si gonfiano in maniera tale da impedire addirittura la visione dell'apparecchio tv a chi si è messo comodamente in poltrona per seguire il programma. Il che, per la verità, non è una cattiva cosa.Ma il peggio deve ancora arrivare. Quest'anno, e non è la prima volta, tutte le luci della ribalta erano puntate sul 'molleggiato'. Adriano Celentano ha tenuto banco e, per cinquanta minuti e passa, ha martoriato con le sue farneticazioni il pubblico in sala e, cosa ben peggiore, pure quattordici milioni di telespettatori che, siccome era soltanto la prima serata, non avevano ancora il televi-sore coperto dalle palle gonfie. Naturalmente quanto sbattuto in faccia alla gente a quella maniera ha suscitato una infinità di criti-che, polemiche e soltanto qualche lieve intervento a favore (e non poteva essere diversamente), ma l'obiettivo è stato raggiun-to lo stesso: parlare di questo benedetto (si fa per dire) festival a

tutti i costi.Mi chiedo: ma basta che è possibile che a un allucinato di quella maniera possa essere permesso di dire tutte le cavolate che gli pas-sano per la testa? Ma chi crede di essere? Sarà pure stato un bravo cantante ma non per questo lo si può autorizzare a sentenziare, filosofeggiare, pontificare, facendo passare per stupidi tutti quelli che non condivi-dono il suo pensiero. Ha fatto uno spettacolo nello spettacolo, anzi, forse il vero spettacolo della prima sera-ta doveva essere ed è stato lui, e chi se ne frega di quello che ha detto. Spettacolo indecente, ma pur sempre spettacolo. E noi paghiamo il canone per sorbirci una pagl iacc iata d i questa dimensione. Ed una parte dei

nostri soldi è finita nelle tasche di questo nuovo messia (con la 'm' minuscola) a cui tutto è permesso nell'interesse della salvaguar-dia del festival.Devo fare una precisazione ed una confessione: io la prima serata del festival non l'ho seguita, tantomeno l'intervento di Celenta-no. Mi è bastato seguire i vari telegiornale del giorno dopo.Allora, con queste premesse si svolge una gara canora. Domanda: quanti di voi sanno chi ha vinto il festival dell'anno scorso? E quel-lo dell'anno prima?Bisognerebbe cercare la pistola di Luigi Tenco, da qualche parte deve stare, ed usarla di nuovo.

Nicola Fiume17 febbraio 2012,

venerdì di un anno bisestile

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POLLO A FAGGIANO

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Io neanche lo sospettavo che a Taranto esistesse la polizia pro-vinciale. Che poi i provincialpoli-z i o t t i t a r a n t i n i a v e s s e r o l'abitudine di piazzare i loro autovelox in maniera bidirezio-nale, in modo da fotterti sia all'andata che al ritorno, l'ho dovuto imparare a mie spese. Adesso non ricordo se i limiti di velocità (90 km/h) fossero ben evidenziati oppure no, dovrei controllarlo per un eventuale ricorso. Il fatto certo è che, attraversato il Montedoro (mur-gia tarantina) per cercare even-tuali somiglianze tra Fasano e Faggiano, così simili nel nome, ho superato di 2 km/h il limite di velocità. Al netto della tolleran-za del 5%, recita il verbale. Faggiano nacque come villaggio in cui alloggiavano le truppe greco-albanesi di Giorgio Castriota Skanderberg. Ha man-tenuto a lungo le tradizioni reli-giose greco ortodosse e conta attualmente circa 3500 abitanti. Conclusione: tra Fasano e Fag-giano non c'è nessuna attinenza e il paesotto è così insignificante che non merita una sosta più lunga. Si aggiunga il fatto che a Fasano aspettiamo da anni un palazzetto dello sport mentre questi hanno almeno un campo di bocce, ed ecco che non vede-vo l'ora di tornare a casa per dedicarmi ad altre occupazioni. La fretta, si sa, è cattiva consi-gliera. Di conseguenza, nel pre-cipitarmi di nuovo in riva all'Adriatico, percorrendo la stessa strada, ho superato nuo-vamente il limite di velocità: questa volta, al netto dell'ormai familiare 5% di tolleranza, sono arrivato a ben 97 km/h. Da questo momento in poi me la prenderò calma, mai più fretta. Prendersela calma ha i suoi van-taggi. Guardate Berlusconi (Sil-vio, tessera P2 n° 1816) e il pro-cesso Mills. L'avvocato inglese è stato condannato poiché è stato corrotto da Berlusconi per testimoniare il falso durante ben due processi che vedevano inquisito l'ex Presidente del

Consiglio piduista. Condannato il corrotto ma non il corruttore, Berlusconi appunto, perché nel frattempo è intervenuta la pre-scrizione. Ovvero, il reato è stato commesso, ma essendo riuscito a tirarla per le lunghe, non può più essere condannato. Poiché non credo di essere più fesso di uno che va in giro coi tacchi alti e i capelli bitumati, nemmeno io voglio pagare per le infrazioni commesse e quindi mi sono messo a studiare la strategia difensiva. Dunque, il maggior consumatore di cerone d'Europa, ha innanzitutto fatto approvare una legge (ex Cirielli) che riduceva i tempi di prescri-zione. Poi col “lodo Alfano” ha bloccato il suo processo (non quello a Mills) per 14 mesi e mez-zo. Altri 11 mesi li ha recupe-rati con la legge sul “legittimo impedi-mento”. Tanto il lodo Alfano che il legitti-mo impedi-m e n t o s o n o stati bocciati dalla Corte Costituzionale, ma intanto il reato si è prescritto. Anche l'attività degli avvocati Longo e Ghedini (entrambi deputati del PDL, quindi pagati da noi cittadini) è stata utile alla causa: lista dei testimoni allun-gata a dismisura e due istanze di ricusazione della corte, giu-sto per guarnire la sentenza che adesso viene spacciata per assoluzione. E questa è la sesta volta che il miliardario ridens la sfanga grazie alla prescrizione. E io posso fare la figura del pollo, per di più a Faggia-no? Approfittando d e l f a t t o c h e l'avvocato Nic-colò Mavalà Ghe-dini è un nostro affezionato let-tore, chiedo a lui se se la sente di difendermi contro i due verbali emessi dalla Polizia Provinciale

di Taranto per un importo com-plessivo di 78 euro più 29 euro e 64 centesimi di spese ammini-strative. Ovviamente Mavalà dovrebbe difendermi gratis, visto che già gli pago lo stipen-dio da parlamentare. Secondo me possiamo tranquillamente farcela tenendo conto del fatto che: 1) La macchina ha certamente commesso l'infrazione ma nes-suno può provare che guidassi io. Posso procurarmi testimoni falsi che testimonino come quel giorno io mi trovassi in Guate-mala a una riunione di narcotraf-ficanti.2) Per sicurezza ho venduto la macchina prima che mi fossero notificati i verbali. Quindi i ver-

bali sono sbagliati. 3) I verbali sono stati consegnati alla mia convivente temporanea e non a me. Il giorno dopo, Poste Italiane mi ha recapitato altre due missive con le quali mi comunicava che aveva conse-gnato alla convivente i due ver-bali. Ovviamente anche le due seconde lettere venivano con-segnate alla convivente. Va da se che la convivente è misterio-samente scomparsa dal giorno della presunta notifica e ad oggi non ne è stato ancora ritrovato il cadavere.4) Sto preparando il curriculum per diventare Presidente del Consiglio. Sono a un buon pun-to.

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COTTO E MANGIATO

Nella trascorsa stagione tele-visiva, la Benedetta nazionale concludeva le proprie perfor-mance culinarie con la celebre frase “Cotto e mangiato”, invi-tando fiumi di telespettatori a cimentarsi con pentole e mani-caretti. Quest'anno, cambiata rete televisiva, la simpatica Benedetta colpisce ancora e propone ai tanti fans veri e pro-pri menù per ogni occasione, anche quella che non sia spe-ciale. In pochi minuti è in grado di allestire pranzi e cene, allieta ogni puntata con ospiti più o meno divertenti e preparati, cura che la tavola sia anche ben apparecchiata affinché il gusto possa sposar-si con la vista. Un mondo idil-liaco, una specie di puzzle, i cui componenti si fondono da soli, quasi a creare un paesag-gio di Monet. Par quasi di vederla mentre entra in casa vestita di tutto punto, con i tacchi alti e l'immancabile busta della spesa, dove con-serva ciò che in pochi istanti è destinato a produrre meravi-g l i a . P e c c a t o s o l o c h e quest'anno non possa conclu-dere le sue fatiche con quella bella formula, “cotto e man-giato”, mentre assaggia le pie-tanze con il dito. Benedetta è un fenomeno e soprattutto è diventata fonte di ispirazione per tutti, anche per chi non ha mai gradito stare dietro ai for-nelli. Il suo motto è diventato il

ritornello nazionale e ben può affermarsi oggi che “cotto e mangiato” indica la capacità di chi, in tempi inusuali, è in grado di propinarti una pie-tanza, certe volte anche un vero e proprio ben servito. Capita così che al Comune di Fasano, mentre si imbastisco-no gli atti di fine mandato, viene sfornata una delibera da uno strano sapore. Potrebbe dirsi che gli ingredienti sono stati tutti sbagliati o forse che è davvero inusuale servire a fine pasto un primo piatto, mentre gli ospiti sono in atte-sa del dessert. Servizio di smal-timento dei rifiuti. Pronuncia-re questa sfilza di parole ad un solo fiato richiede una grande fatica, soprattutto quando a questo servizio vengono asso-ciati tanti tristi ricordi per la Città di Fasano, un po' come quelli che genera la parola Tri-com. Tante le parole versate sull'argomento, tanti i denari sborsati dai cittadini per non causare il dissesto finanziario di un Comune che per la rac-colta dei rifiuti aveva speso all'inverosimile e, non dispo-nendo dei soldi in cassa, aveva riversato sulla collettività l'intero onere. Come dire, oltre il danno anche la beffa, visto che Fasano non è stata mai encomiata per la pulizia ed il decoro urbano, pur van-tando le donne fasanesi il tito-lo di “fissate per la pulizia”.

L'arrivo della raccolta diffe-renziata poi ha ingenerato guasti su guasti per la manca-ta copertura totale del territo-rio, per la nascita spontanea di discariche abusive, per un calendario di raccolta così poco attento alle esigenze dei cittadini. Era forse arrivato il momento di mettere la parola fine alla storia dell'immon-dizia fasanese ed imbastire una gara con tutti i crismi. Inve-ce no, la Giunta propone una creazione culinaria che i migliori chef ed anche i miglio-ri giuristi disdegnerebbero: direttive generali per l'af-fidamento del servizio di igie-ne urbana. La storia comincia così: il Comandante della Poli-zia municipale, resosi conto che il servizio gestito dalla Monteco sta per terminare (31 marzo 2012) chiede alla Giunta un indirizzo formale per il nuovo affidamento. La Regio-ne Puglia ha infatti fatto pre-sente che la proroga dei con-tratti non è poi così conforme allo spirito della legge, per cui occorre comunque fare una gara. Qui casca l'asino: al comune di Fasano, dicono, non c'è personale specializza-to in materia di appalti, ovve-rosia non c'è nessuno in grado di scrivere un bando di così ele-vata complessità, Dirigente della Polizia municipale com-preso. Ma come, il Comune di Fasano, buono nell'animo, pre-sta i propri dirigenti agli altri enti e poi non dispone delle risorse necessarie per scrivere un semplice bando di gara? Il Sindaco, porello, ha provato a chiedere un atto di indirizzo (!!!) alla Regione, ma pare che quest'ultima non abbia dato risposta. Povero Sindaco che, non solo viene ignorato dalla Regione Puglia, ma ha pure una struttura burocratica inca-pace, a suo dire. Prova ne sia che, nonostante di professio-ne faccia il medico chirurgo, è costretto a cimentarsi con le

leggi sulle gare. E vai. Prima di tutto, occorre ribadire che fare la gara è veramente urgente, l'appalto in corso scade il 31 marzo e non c'è tempo da perdere. Per affida-re il nuovo servizio, che durerà nove anni, il criterio di gara pre-scelto è quello dell'offerta eco-nomicamente più vantaggio-sa (in sintesi verrà attribuito maggior peso alla proposta progettuale dei concorrenti, piuttosto che al prezzo). Ed è così che, con uno sforzo ciclo-pico ed in barba alle sacrosan-te regole sulla competenza degli organi, la Giunta, non solo decide come deve essere affidato il servizio, ma attribui-sce pure il punteggio da asse-gnare ai concorrenti. Per esempio, ben 10 punti alla ditta che saprà proporre un buon piano di comunicazione per la raccolta differenziata. Alla luce dell'incapacità della struttura burocratica, la Giun-ta, porella anch'essa, è costretta pure ad indicare i bandi di gara apprestati da altri Comuni sia dell'entroter-ra sia sul mare. La domanda nasce spontanea: se si tratta di fare un “copia e incolla”, è così difficile individuare un luminare di tanto peso all'interno dell'Ente? Dulcis in fundo, ma certo non può esse-re definita la ciliegina sulla tor-ta, visto che il piatto sta assu-mendo sempre più le sem-bianze di un gran pasticciac-cio, l'ultima direttiva incentra-ta sulla previsione di attività extra (pseudo attività non comprese nel canone ordina-rio di appalto), una delle croci dell'attuale servizio. Ormai la Giunta ha detto tutto, poco ci manca che comunichi anche il nome dell'esperto in materia di appalti per servizi ecologico ambientali e allora sì che si potrà a buon diritto esclamare “cotto e mangiato”.

Il Tulipano Nero

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I dubbi dubbi del Prof. Nicola FiumeLettere al Professore

Teledò (la tv che non fa per voi)Caro Cosimino,fammi capire. Dunque, sei andato in discoteca e non ti facevano più uscire se non pagavi almeno otto euro di consumazione. Ma tu glielo hai detto che eri l'elettricista e che ti avevano chiamato loro per riparare il guasto al quadro elettrico? Io ricordo che una volta si pagava per entrare nei locali, adesso si paga per uscire. La prossima volta, chiama i Carabinieri e denuncia un sequestro di persona.

Cara Paoletta,allora, sei andata a ballare in una balera e ad un certo punto, tra un ballo e l'altro, l'animatore della serata ha invitato a fare atten-zione perché la proprietaria del locale aveva una comunicazione importante da fare. La signora ha preso il microfono ed ha invita-to ad un minuto di silenzio per commemorare una sua amica deceduta qualche giorno prima. Pur nel rispetto dovuto a chi non c'è più, ed alla signora commemorata in balera in primis, mi dici che hai trovato la cosa alquanto stravagante. Mi associo.

Caro Giosuè,dici che sei andato a comprare un CD e che sul disco c'erano dodi-ci canzoni più quattro bonus tracks. Sappi che i bonus tracks sono dei gentili omaggi che i produttori dei CD fanno agli acqui-renti. Così dicono loro. Oramai è una pratica piuttosto diffusa per cui questi extra abbondano sempre più. Resta da capire per quale strano motivo vogliono farci credere che ci stanno regalan-do qualcosa se i CD continuano a costare un occhio della testa.

Caro Salvatore,purtroppo dobbiamo prendere atto che tra Nord e Sud Italia esi-ste da sempre una differenza tale da far sì che il Nord è sempre 'prima' ed il Sud è sempre 'dopo'. Le fabbriche? Prima al Nord e poi al Sud. L'emancipazione? Prima al Nord e poi al Sud. Il pro-gresso? Prima al Nord e poi al Sud. I soldi? Prima al Nord e poi, se avanza qualcosa, al Sud. Finanche le perturbazioni ... prima pas-sano sul Nord Italia e dopo un paio di giorni arrivano al Sud.

Caro Antonuccio,ti confermo che la stagione di caccia chiude il 31 gennaio per cui sparare tua moglie che ti tradisce oltre tale data ti farebbe incor-rere in pesanti sanzioni. Né mi pare che siano previste particolari deroghe per alcune specie di selvaggina. La pesca invece credo che si possa esercitare anche oltre tale limite, ma non so se riusci-rai ad ammazzare tua moglie con una canna da pesca.

L'altro giorno ho accompagnato mia figlia a comperare un vestito. Dopo che se ne è provati non meno di una decina le ho detto che non me ne piaceva nessuno aggiungendo che quando avevo sedici anni vestivo in maniera molto diversa da lei. Mi ha guardato con gli occhi di fuori. La commessa pure. Ho dovuto precisare che vestivo sportivo trasandato e che non mi vestivo da donna.

C'era una volta

la vignetta è di Cosimo Rosati

febbraio 2012

Canone TVPer tutto gennaio la televisione ha ripetuto con un'insistenza para-noica che l'ultimo giorno del mese scadevano i termini per il paga-mento del canone tv. Speravo che la cosa finisse lì. Invece no. Sta passando febbraio e con la stessa insistenza paranoica la televisio-ne ci dice che con una piccola sopratassa si può pagare il canone fino alla fine di questo mese (che peraltro è pure di 29 giorni). Spe-riamo che quando arriva marzo la televisione non continui a tor-mentarci questa volta dicendoci che anche se i termini sono scaduti possiamo sempre andare a pagare questo stramaledetto canone.

Emergenza maltempoGli studenti si mobilitano e spalano la neve in Abruzzo. A Fasano non nevica ma, gli studenti si mobilitano lo stesso. Stesi nei loro comodi e caldi letti, con la vanga in mano, guardano sonnecchian-do il cielo attraverso la finestra. E aspettano che nevichi.

Giorno della memoriaIl 27 gennaio si celebra la giornata della memoria: ricordatevi che il 31 del mese scadono i termini per il pagamento del canone TV. Già che ci siete ricordatevi pure dello sterminio degli ebrei. Questo è il messaggio che colgo io.

Naufragio del ConcordiaFinalmente è iniziata l'estrazione del gasolio dai serbatoi della nave. Su ogni cisterna sono state applicate due valvole in corri-spondenza di altrettanti fori: da uno viene estratto il combustibile, dall'altro viene ributtato dentro. Si prevedono tempi lunghi.

Cronaca SportivaFinalmente svelato il motivo del continuo aumento della benzina. Il Presidente petroliere Moratti, di fronte alle ripetute figuracce della sua Inter, non potendo cambiare un allenatore al mese anche per-ché lui compra sempre i più costosi e non ce ne sono tanti a disposi-zione, ha deciso di comprare gli allenatori di tutte le altre squadre ... e non sono soldi che bastano.

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febbraio 2012

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TERZO POSTO E POI CHISSA'

febbraio 2012

Sul numero del mese scorso abbiamo lasciato la Junior al settimo posto in classifica ma, dicemmo, in una classifica molto corta. Approfittando di questa situazione e mettendo in fila ben sei vittorie consecu-tive, i nostri sono giunti al terzo posto e a soli due punti dai secondi, i campioni uscen-ti del Conversano. E dire che le avversarie affrontate non erano certo di basso livello. Dopo gli abruzzesi del Tera-mo, nella prima gara del giro-ne di ritorno, i fasanesi hanno messo in riga Brixen, Pressa-no, Noci e Conversano, tutte e quattro dirette concorrenti per i posti nobili della gradua-toria. Poi, siccome la vendetta è una pietanza che va consu-mata fredda, a distanza di dieci mesi dalla semifinale dello scorso anno, caratteriz-zata da un arbitraggio discus-so e da una pessima acco-glienza ricevuta dai nostri tifosi, è stato espugnato il Palasavena di Bologna. Il risultato clamoroso, 35 a 22 per i pugliesi, la dice lunga sulla voglia di rivincita di tutto l'ambiente nostrano. Tra gli appassionati locali c'è ottimi-smo riguardo la possibilità di agganciare e superare i cugini

conversanesi e piazzarsi in maniera ottimale per i play off che portano al titolo naziona-le. Grazie all'affiatamento tra gli atleti e alla sagace guida tecnica di Branko Dumnic, nelle ultime uscite i nostri hanno messo in pratica un gioco tanto efficace quanto brillante e bello da vedere. Difficile parlare dei singoli quando è proprio il gioco di squadra a fare la differenza. Tuttavia il capitano Sirsi meri-ta, a detta degli stessi compa-

gni di squadra, una citazione d'obbligo. Le sue parate mettono al sicuro il bottino che il resto della squadra miete, sempre più frequente-mente, in attacco. Intanto, costretti alla panchi-na nel campionato di Elite, un paio dei nostri ragazzi terribili si fanno valere nella nazionale Under 18. Sante Colella e Marco Pignatelli, ormai in pianta stabile nel giro azzur-ro, sono andati a fare espe-rienza in Portogallo. Nel

torneo della Mediterranean Handball Confederation a Lagoa, gli azzurrini hanno difeso i colori dell'Italia con-tro Spagna, Qatar, Grecia, Tunisia, Turchia, Egitto, Porto-gallo e Libia. Niente da fare per le posizioni di vertice: il divario con le migliori è anco-ra tanto. Settimo posto per gli azzurrini nel torneo vinto dai fortissimi spagnoli. Dietro, soltanto Qatar e Libia. La strada da percorrere è ancora tanta, ma qualcosa si muove.

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Marco Pignatelli in nazionale mentre mette a segno un pallonetto contro la Spagna.Marco Pignatelli in nazionale mentre mette a segno un pallonetto contro la Spagna.

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pag. 28 febbraio 2012

a cura di Mario Schena

Così come in tutta Italia stanno facendo i mass media, anche gli

Ultras dell' U.S.D. Pezze, gli "Hniti" ironizzano sulla tragedia

della Costa Concordia vicino l'isola del Giglio. In questo caso,

però, il famigerato Capitan Schettino affonda così come

l'A.S.D. Zollino, squadra avversaria.

Lo striscione ha portato bene, difatti la formazione di mister

Iacovazzi si è imposta sulla piccola compagine leccese per 1-0.

QUI PEZZE

Anche qui i tifosi pezzaioli fanno dell'ironia, questa volta sul

cognome dell'allenatore Iacovazzi. "Siamo tutti IacoPazzi",

scrivono, per questo Pezze, che è in testa assieme ad altre due

squadre nel Girone C di Seconda Categoria ed ha buone

probabilità di promozione in Prima.

IDIOMI LOCALI

STORIE DELL' ALTRO CALCIOCampionato provinciale di terza categoria brindisina, domenica 19 febbraio 2012. Nella quarta giornata di ritorno al comunale di Montalbano si affrontano la Virtus del presidente Piero Narducci e il Villa Castelli. Per i montalbanesi è una sorta di ultima spiaggia per sperare ancora di agganciare il treno play-off. Dopo un primo tempo dominato, il vantaggio gialloblu è soltanto di 1-0 perché alla sublime punizione all'incrocio di Ciccio Cofano al primo minuto è seguita una caterva di occasioni mancate. Così, a inizio ripresa, i tenaci ospiti pervengono al pareggio su rigore (dubbio) e sarebbero potuti addirittura passare in vantaggio se l'arbitro avesse concesso un altro penalty, ben più evidente. Aggiungiamoci un nervosismo eccessivo che sfocia in una mini-rissa con relative espulsioni (una per parte)…. Insomma, tutto sembra studiato dal destino per rinviare ancora la prima vittoria della Virtus Montalbano sul proprio rinnovato e ristrutturato impianto sportivo. Ma a 10 minuti dal termine Giampiero Troisi (che ha sostituito pochi giorni prima il dimissionario Nicola Angelini) decide di affidarsi al 43enne inossidabile Pasquale Zizzi “Turkylmaz”, uno dei tre montalbanesi “purosangue” che ha superato le 150 presenze con i colori gialloblu. Detto fatto: Turky non delude mai. Entra e scardina il catenaccio difensivo del Villa Castelli con un perfetto movimento da attaccante esperto e potente: riceve palla da fallo laterale, proprio al limite dell'area, controlla, si gira, si “ficca” letteralmente in mezzo a due difensori che lo stringono in sandwich; si guadagna insomma il sacrosanto rigore che (trasformato ancora da Cofano) poterà alla vittoria, arrotondata nei minuti di recupero da un perfetto scambio Di Tano – Cofano, con tripletta per quest'ultimo. Che dire? E' davvero una “storia dell'altro calcio”, fatta di cuore, tenacia, perfetta

tenuta atletica e soprattutto grande attaccamento ai colori gialloblu: con queste doti il mitico Turkylmaz non invecchierà mai e continuerà a conquistare punti per la “sua” squadra almeno per altri 40 anni…

Vincenzo Zizzi

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pag. 29febbraio 2012

NOME: Carlos AlbertoCOGNOME: SordiGIOCHI A BASKET DA QUANTI ANNI? da più di 20 anni

IL TUO CURRICULUM CESTISTICO: Union de Santa Fe, A.Italiana, Olimpia, arrivando all'equivalente della lega 2 italiana. In Italia Monopoli, Francavilla, Lecce, Matera, San Michele, Nardò e Fasano, tutte in C.

LA PARTITA PIU' BELLA: La finale per salire in a1 Argentina con l'Olimpia

QUELLA PIU' BRUTTA: A Castellana… in questo campionato

L'AVVERSARIO PIU' FORTE CHE HAI MAI AFFRONTATO: Colin Reider, nella A2 argentina. Giocava con Shaq nei Lakers

IL RICORDO CESTISTICO PIU' BELLO DELL'ARGENTINA: Il tifo e calore in ogni partita

IL RICORDO CESTISTITICO PIU' BELLO DELL'ITALIA: Gli amici che ho trovato

Di Pierharpo Marx

Ormai tutti hanno l'intervista doppia. Solo il Menante ha la doppia intervista dei cugini Marx.

Si chiama Alberto Sordi, viene dall'America Latina, che devo dirle? Americà, facce Tarzan. Io “magnerei” un piatto di spaghetti…

I suoi genitori, che l'hanno chiamata così, sono amanti del cinema o semplicemente volevano complicarle la vita?Mi hanno complicato la vita chiamandomi come il nonno. Pensi che appena arrivato in Italia non conoscevo Alberto Sordi e mi hanno portato in giro dall'aeroporto fino a Monopoli (la prima società italiana in cui ho giocato). Nelle presentazioni degli atleti mi chiamavano solo Alberto Sordi quando il mio primo nome è Carlos! Pensate come è dura la vita per me in Italia…

Pare che lei sia nato in Argentina, a San Josè. Ho cercato San Josè su internet e ne ho trovate 516. La sua qual è? Ha qualcosa di particolare oltre all'asado, che comunque per noi basta e avanza?La mia è una piccolina cittadina vicino Buenos Aires, provincia di Entre Rios. Carina, piccolina con delle belle terme e si fa l'asado. C'è arrosto un giorno sì e uno no.

Un simbolo per l'Argentina: Ernesto Che Guevara, Diego Armando Maradona, Evita Peron, Belen Rodriguez?Che Guevara… ma non disdegno la Rodriguez

Prima di lei a Fasano è giunto un altro atleta italo argentino: Lino Alberto Soleti, lo conosce? Purtroppo no!

A parte il secondo nome, Alberto, ci garantisce che non ha altro in comune con lui? Cioè, non è che rimane anche lei?Magari vado a viverci insieme. Io vorrei rimanere qui a Fasano altri due e tre anni

Sordi, conosce il detto fasanese “kir iald p cogghj i feik, kir vash p cogghj i zeit”?Non lo conoscevo. E ora che lo conosco non lo condivido. Noi alti serviamo a tanto...

Carlos Alberto, va bene che eravamo a carnevale, ma non le sembra di aver esagerato a giocare in maschera contro il Castellana? Poi per forza che perdiamo…Sembrava di stare al Carnevale di Rio. Pensa che su un tiro libero l'arbitro mi ha passato la palla e io non l'ho presa, ho fatto liscio, perché per colpa della maschera non l'ho vista!

Di Piergroucho Marx

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N

pag. 30

Soluzione FASANO LA VEDE COL BINOCOLO: (4)

SOLUZIONE GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

R N A S O G H I A C C I A T O N

E O I R O T A L A P S N O N C S

L D M T C A L D A I A R D A A O

U S I A A E P A T I N A T S I A

P L T L I C E M R A T E U S N C

I I R E E M C E D A N I I I O L

I T E G L G B O D E H V T D F E

N T M N O I E I L C A R N E I N

C I I A S N F N A B E E A R S O

I N T A O R E L I N I N U A O N

T O I T E R O G A L C N G T M N

T R T D A U M I D O L A E I R A

A E D I C O L B A C C O T R E M

L O C S O T T E N I M A C A T E

E S A G L E D A T T E L L O B L

G I O R N I D E L L A M E R L A

CRUCIPUZZLEALEMANNO NEL CAOSARIA SIBERIANAASSIDERATIBOLLETTA DEL GASCALDAIACAMINETTOCARNECATENECOLBACCOCOLLINE GELIDEGELAGIORNI DELLA MERLAGUANTILAGOLEGNALETTONELUPI IN CITTA'

NASO GHIACCIATOONDATA DI FREDDOPATINARENNAROMA IMBIANCATASCIARESCUOLA CHIUSASLITTINOSOLESPALATORITARMETERMOSIFONITORNADOTREMITITRENI BLOCCATIUMIDO

REBUS: “Quando si scioglie, appare ciò che c'è sotto” (4)

CRUCIPUZZLE: - SOLITA SOLFAREBUS: – VERZE’

ORIZZONTALI 1) Il riassessore ai Servizi Sociali, transfugo dell'UDC. – 6)

Partito di centro che a Fasano è alquanto spaccato. – 8) Possono essere

flessibili, di lavoro. – 9) Il partito del sindaco Di Bari. – 10) Sono probi in

associazioni o in enti. – 11) Tasto per registrare. – 13) Istituto Nazionale

delle Assicurazioni. – 14) In parole composte equivale a “sopra”. – 15)

Post Scriptum. – 16) Napoli. – 17) Scalo dove si concentrano la maggior

parte dei voli. – 18) Assessore appuntato. – 19) Posposto a nomi propri di

persona significa “più vecchio”. – 21) Insieme. – 22) L'alpinista Walter,

morto nel 2010. – 24) A Fasano ne siamo pieni... ma si sa, amiamo il caffè.

– 25) Il contrario di sì. – 26) Elsa senza finale. – 27) Oronzo e Ignazio. – 28)

Brindisi. – 29) Capitale della Norvegia. – 30) Vergogna, disonore. – 32)

Are, ere,... – 33) Il nome del riassessore Rubino. – 34) Messina.

VERTICALI 1) Grave deterioramento, anche Fasano rischia di incorrervi.

– 2) Pipì in italiano. – 3) Al cimitero, dopo la posa della prima pietra,

dovranno spostarla. – 4) Istituto per la ricostruzione industriale. – 5) Nè

no nè sì. – 6) Il partito che era di Rubino e ora è di Mastro e Pace... ma non

si capisce se sta al centro, a destra o sinistra. – 7) Decreto Legge. – 9)

Segno che moltiplica. – 11) Il riassessore di Pezze, anche se il suo partito è

contro Lello. – 12) La carica tanto ambita dai politici fasanesi, più di quella

da sindaco. – 14) Il sole inglese. – 15) Pubblica Sicurezza. – 17) La gallina

inglese. – 18) Il politico dell'UDC già assessore ai Servizi Sociali, prima di

Rubino. – 19) Il signore romanesco. – 20) Farina da focaccia. – 21) Caino al

femminile. – 23) L'inizio dell'ellisse. – 24) Scoppio da fumetto. – 25)

Numero abbreviato. – 28) Provincia con Andria e Barletta. – 29) Il metallo

prezioso. – 31) Trapani. – 38) Dentro.

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