Mosaico - Febbraio 2012

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Immigrazione e salute mentale IN QUESTO NUMERO Torneo di calcetto femminile contro il razzismo 2 Emozioni in campo 3 Immigrazione e malattia 4 Immigrazione e salute mentale (seconda parte) 5 Il volontariato in A.V.O. Africani in Europa 6 Capodanno multietnico 7 Appuntamenti 8 N 14 FEBBRAIO 2012 FOGLIO INFORMATIVO DEL CENTRO INTERCULTURALE DEL COMUNE DI PIACENZA 3. l’esperienza dell’immigrazione e le sue conseguenze 4. la tendenza a diagnosticare maggior- mente la schizofrenia agli immigrati a causa di differenze culturali e barriere linguistiche L’ipotesi secondo la quale sarebbe elevato il numero di ammalati nel paese di origine è stata smentita da uno studio dell’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) fat- to su vasta scala che ha dimostrato che non vi è grande differenza di percentuali di schi- zofrenici fra paesi invianti ed ospitanti. Per quanto riguarda l’ipotesi della emigra- zione selettiva anche questa è stata smentita da diverse considerazioni: lo sforzo richiesto per emigrare ovvero l’atto di decidere, pro- grammare e superare determinati ostacoli e difficoltà, mal si adatta al tipo di disturbo; inoltre i sintomi negli immigrati di prima generazione si manifestano dopo 10/12 anni dall’atto emigratorio ed inoltre la percentua- li di malati aumenta negli immigrati di se- conda generazione. La tendenza a diagnosticare maggiormente la schizofrenia agli immigrati a causa di dif- ferenze culturali e barriere linguistiche ha un certo fondamento: è stato osservato che esperienze religiose di molti afro-caraibici sono state diagnosticate erroneamente e molti medici non hanno preso in considera- zione il bagaglio culturale dei loro pazienti. A questa mancanza ora si tende ad ovviare allargando gli standard dei test rendendoli meno euro-centrici. (continua a pag.5) L’immigrazione è un processo per mezzo del quale un individuo, solo o con altri, si muove da un ambiente culturale ad un altro con lo scopo di sistemarsi in modo permanente o per un periodo più o meno prolungato. Pur essendo un fenomeno antico, la globalizzazio- ne ne ha sostanzialmente cambiato le cause e le conseguenze: ha promesso benefici sociale ed economici universali, ma di fatto ha porta- to ad un aumento di emarginazione, disoccu- pazione, diminuzione della sicurezza lavora- tiva, aumento della povertà, riduzione all’accesso alle cure della salute e dell’educazione, diminuendo gli ammortizza- tori sociali per le persone che sono ammalate o disoccupate. L’incontro fra culture può por- tare tensioni fra gruppi culturali e generare fasi di stress e disfunzioni in alcuni individui. Se tale stress degenera in malattia mentale dipende da diversi fattori. Numerosi studi sui disturbi mentali e loro cura negli immigrati sono stati condotti in quei Paesi a forte tradi- zione immigratoria quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. In Italia purtroppo so- no pochi i dati a disposizione. A parte qual- che ricerca sporadica non sono stati condotti studi sistematici: la causa più probabile consi- ste nel fatto che gli immigrati, soprattutto se illegali, si affidino principalmente alle asso- ciazioni e al volontariato piuttosto che ai ser- vizi medico/sociali, da qui la carenza di dati a disposizione. I tipi di disturbi mentali che si riscontrano maggiormente nella popolazione di immigra- ti sono: disturbi psicotici (schizofrenia) e i disturbi dell’umore (depressione). Fra gli immigrati la percentuale di casi di schizofrenia è molto alta e negli studi condot- ti per scoprirne i motivi si è giunti a postula- re diverse cause: 1. la percentuale è alta perché è alto il numero di ammalati nel paese di origi- ne 2. emigrazione cosiddetta selettiva: ad emigrare sarebbero individui con pre- disposizione alla malattia

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In questo numero lo speciale dedicato al tema "immigrazione e malattia".

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Immigrazione e salute mentale I N Q U E S T O

N U M E R O

Torneo di calcetto

femminile contro

il razzismo

2

Emozioni in campo

3

Immigrazione e

malattia

4

Immigrazione e

salute mentale

(seconda parte)

5

Il volontariato in

A.V.O.

Africani in Europa

6

Capodanno

multietnico

7

Appuntamenti 8

N 1 4

F E B B R A I O

2 0 1 2

F O G L I O I N F O R M A T I V O

D E L C E N T R O I N T E R C U L T U R A L E

D E L C O M U N E D I P I A C E N Z A

3. l’esperienza dell’immigrazione e le sue conseguenze

4. la tendenza a diagnosticare maggior-mente la schizofrenia agli immigrati a causa di differenze culturali e barriere linguistiche

L’ipotesi secondo la quale sarebbe elevato il numero di ammalati nel paese di origine è stata smentita da uno studio dell’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) fat-to su vasta scala che ha dimostrato che non vi è grande differenza di percentuali di schi-zofrenici fra paesi invianti ed ospitanti. Per quanto riguarda l’ipotesi della emigra-zione selettiva anche questa è stata smentita da diverse considerazioni: lo sforzo richiesto per emigrare ovvero l’atto di decidere, pro-grammare e superare determinati ostacoli e difficoltà, mal si adatta al tipo di disturbo; inoltre i sintomi negli immigrati di prima generazione si manifestano dopo 10/12 anni dall’atto emigratorio ed inoltre la percentua-li di malati aumenta negli immigrati di se-conda generazione. La tendenza a diagnosticare maggiormente la schizofrenia agli immigrati a causa di dif-ferenze culturali e barriere linguistiche ha un certo fondamento: è stato osservato che esperienze religiose di molti afro-caraibici sono state diagnosticate erroneamente e molti medici non hanno preso in considera-zione il bagaglio culturale dei loro pazienti. A questa mancanza ora si tende ad ovviare allargando gli standard dei test rendendoli meno euro-centrici. (continua a pag.5)

L’immigrazione è un processo per mezzo del quale un individuo, solo o con altri, si muove da un ambiente culturale ad un altro con lo scopo di sistemarsi in modo permanente o per un periodo più o meno prolungato. Pur essendo un fenomeno antico, la globalizzazio-ne ne ha sostanzialmente cambiato le cause e le conseguenze: ha promesso benefici sociale ed economici universali, ma di fatto ha porta-to ad un aumento di emarginazione, disoccu-pazione, diminuzione della sicurezza lavora-tiva, aumento della povertà, riduzione all’accesso alle cure della salute e dell’educazione, diminuendo gli ammortizza-tori sociali per le persone che sono ammalate o disoccupate. L’incontro fra culture può por-tare tensioni fra gruppi culturali e generare fasi di stress e disfunzioni in alcuni individui. Se tale stress degenera in malattia mentale dipende da diversi fattori. Numerosi studi sui disturbi mentali e loro cura negli immigrati sono stati condotti in quei Paesi a forte tradi-zione immigratoria quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. In Italia purtroppo so-no pochi i dati a disposizione. A parte qual-che ricerca sporadica non sono stati condotti studi sistematici: la causa più probabile consi-ste nel fatto che gli immigrati, soprattutto se illegali, si affidino principalmente alle asso-ciazioni e al volontariato piuttosto che ai ser-vizi medico/sociali, da qui la carenza di dati a disposizione. I tipi di disturbi mentali che si riscontrano maggiormente nella popolazione di immigra-ti sono: disturbi psicotici (schizofrenia) e i disturbi dell’umore (depressione). Fra gli immigrati la percentuale di casi di schizofrenia è molto alta e negli studi condot-ti per scoprirne i motivi si è giunti a postula-re diverse cause: 1. la percentuale è alta perché è alto il

numero di ammalati nel paese di origi-ne

2. emigrazione cosiddetta selettiva: ad emigrare sarebbero individui con pre-disposizione alla malattia

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Un torneo di calcetto femminile per dire no al razzismo: è questa l'iniziativa organizzata lo scorso 21 gennaio dal Centro Interculturale del Comune di Piacenza insieme all'associazione cul-turale ricreativa Società Aperta. Il Centro Poli-sportivo Franzanti di largo Anguissola ha ospita-to questa giornata di sfide calcistiche, iniziate nella mattinata con le partite che hanno deciso le qualificazioni alle finali del pomeriggio. Assai variegata la composizione delle formazioni pro-tagoniste del torneo: due squadre dell'Ecuador, una formata da atlete senegalesi, una italiana composta dalle allieve della Scuola di Polizia e una compagine multietnica facente capo al Cen-tro Interculturale. Folto il pubblico presente all'evento che ha inco-raggiato e incitato le brave giocatrici durante l'in-tero svolgimento del torneo. Il torneo di calcetto femminile contro il razzismo è stato disputato con un obiettivo ben preciso, quello di sostenere un'integrazione possibile che passa attraverso il rispetto delle regole, proprio come accade nel gioco del calcio. La partecipazio-ne all'evento è stata molto sentita, in particolar modo dalle atlete che si sono sfidate durante la manifestazione sportiva. Nel pieno rispetto delle regole calcistiche e con grande spirito di gioco, le squadre si sono sfidate tra gli applausi del pubblico che ha assistito con il fiato sospeso alle finali tenutesi nel pomeriggio. Al terzo posto si è classificata la formazione del Centro Interculturale, seconda la squadra 1 dell'Ecuador, mentre si è aggiudicata la vittoria la squadra Ghost che riuniva le grintose allieve della Scuola di Polizia. La manifestazione si è conclusa in serata presso la cooperativa agricola la Magnana, dove, tra musica e un buffet ricco di piatti dal mondo, so-no state premiate le giocatrici che hanno parteci-pato al torneo. Hanno consegnato i riconoscimenti alle squadre il Viceprefetto aggiunto Roberta De Francesco e l'assessore comunale Paolo Dosi.

Torneo di calcetto femminile contro il razzismo

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Emozioni in campo

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Immigrazione e malattia Il legame tra immigrazione e malattia, che non viene preso spesso in considerazione, è invece un aspetto rilevante della

realtà migratoria e segnala la stretta relazione tra le persone e l’ambiante in cui vivono. L’ambiente infatti, influenza no-

tevolmente la vita delle persone sia a livello fisico che psichico e ed emotivo. Sappiamo, tuttavia, che l’uomo è anche un

essere capace di adattarsi al contesto in cui vive, anche quando questo rappresenta una minaccia alla sua salute.

La riflessione su ‘immigrazione e malattia’ vuole porre l’attenzione su alcune malattie cui sono esposti i soggetti migranti

nel momento in cui si spostano dal loro paese d’origine per approdare ad un paese europeo. Il detto che recita “tutto il

mondo è paese” non è valido infatti per la malattia, proprio perché alcune malattie sono presenti in alcuni paesi o conti-

nenti, mentre non si presentano in altri. Chi emigra verso l’Europa deve fare i conti, spesso inconsapevolmente, con ma-

lattie ‘nuove’ non presenti nel paese d’origine. Ad esempio ci sono malattie che esistono in Italia o altri paese europei,

ma che non esistono in Africa. Senza dare definizioni azzardate, possiamo dire che la malattia è anche un fatto culturale,

legato al contesto socio-culturale di ogni paese. Molte persone provenienti dall’Africa, dove prevale un clima caldo, si

trovano ad affrontare, al loro arrivo nel paese ospitante, un clima freddo con le varie problematiche di salute ad esso

connesse. E viceversa, quando un cittadino europeo si sposta verso un altro paese, può incontrare alcune malattie che

non conosceva fino a quel momento. I fattori che influiscono sullo stato di salute degli immigrati nei paesi europei sono

il clima, le difficili condizioni derivanti da attività lavorative pesanti, lo stress. L’adattamento al clima avviene in modo

graduale: sono difficili da affrontare, in particolare, i cambiamenti di stagione e il periodo invernale che porta con sé ma-

lattie che possono compromettere la salute. Alcune attività lavorative pesanti sono all’origine dei problemi di salute. Una

delle problematiche più frequenti per coloro che si stabiliscono in Europa è infine, lo stress. Diversi sono gli elementi che

concorrono alla formazione di situazioni stressanti: le domande su come affrontare le difficoltà della vita quotidiana,

l’incertezza sul futuro, il disagio causato dalla distanza dai propri cari e quindi la mancanza di figure affettive significati-

ve e la sensazione di solitudine che ne può derivare. Io stessa, non avrei mai pensato di dovermi accostare a figure pro-

fessionali come il neuropsicologo, a causa di situazioni stressanti che ho vissuto in prima persona.

Ho raccolto alcune testimonianze di immigrati provenienti da Romania, Senegal e Nigeria, che hanno risposto alla do-

manda ‘Quali sono le malattie che caratterizzano la realtà dell’immigrazione e che non sono generalmente presenti nei

paesi d’origine?. Grazie a queste testimonianze è stato possibile ricostruire un quadro più completo sulla percezione del

legame tra immigrazione e malattia. È emerso, in particolar modo, che lo stress è la causa scatenante di molte malattie di

cui soffrono gli immigrati in Italia.

Sr. Petronella, di nazionalità romena, ha affermato che il livello di stress presente in Italia è decisamente elevato rispetto

a quello vissuto nel suo paese e ha sottolineato che molte malattie egli immigrati trovano la causa maggiore proprio in

situazioni di stress. Tuttavia, lo stile di vita italiano, afferma, produce anche effetti positivi sulla salute: la cucina italiana,

con la sua varietà di frutta e verdura presenta maggiori benefici rispetto alla cucina romena, più ricca di grassi. Inoltre, in

Italia l’accesso ai servizi sanitari è più facile.

Doris, nigeriana, individua nello stress e in particolare in un ritmo di vita accelerato, una delle maggiori differenze ri-

spetto al paese d'origine. Nonostante apprezzi il cibo italiano, inoltre, sottolinea che molti alimenti contengono compo-

nenti chimiche che possono essere dannose per la salute delle persone, specialmente per chi non è abituato. E sempre

all’alimentazione sono da ricondurre molti problemi ai denti. L’infarto, prosegue, è una “malattia dei ricchi così come il

diabete, quando non è legato a fattori ereditari”. Il reumatismo è spesso provocato dal clima umido e i problemi di vista

sono molto diffusi: molti bambini stranieri, infatti, portano gli occhiali già in tenera età.

Un ragazzo senegalese ha affermato che il lavoro dovrebbe servire per vivere e non per sopravvivere. Molta gente è di-

sposta ad accettare qualunque tipo di lavoro, anche pericoloso per la salute, pur di accumulare un po’ di soldi, mandarli

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(continua da pag.1)

Quindi sembrerebbe che una causa importante dell’aumento dei casi di schizofrenia sia l’esperienza migratoria e le sue con-seguenze quali: discriminazione, svantaggio etnico ovvero la privazione di risorse e compensi basata su determinati indica-tori etnici, razzismo e stress. Lo stress legato alla migrazione è particolare: richiede risposte che non hanno precedenti chiari ed inoltre ha tre aspetti addi-zionali: è percepito come importante, non c’è soluzione chiara ed è cronico. Applicato ad un “piano di vita”, che richiede la presa di decisioni sulla base della capacità che l’individuo ha di anticipare il futuro, fondendo le proprie abilità e desideri con le possibilità strutturali e sociali, spiegherebbe perché è più colpita la seconda generazione. Il solo svantaggio sociale, disoccupazione, povertà, isolamento sociale, residenza in zone cittadine di basso livello, invece, non sembra essere causa sufficiente e necessaria per spiegare l’aumento di casi di schizofrenia fra gli immigrati, perché tale aumento non si registra fra gruppi indigeni equivalenti. Per quanto riguarda la depressione invece non si registrano significative differenze di percentuale fra i due gruppi (immigrati e autoctoni). Cambiano però le possibili cause. Le modifiche dell’identità culturale possono provocare uno shock culturale, il quale unito ad una certa vulnerabilità socia-le, biologica e psicologica, può degenerare in depressione. Secondo alcuni studiosi si ha uno shock culturale quando una sensazione spiacevole ed improvvisa porta a svalutare la pro-

pria cultura oppure ridimensionare le aspettative verso la nuova cultura e si manifesta con diversi aspetti: tensione nervosa, senso di perdita, sorpresa, ansia, disgusto ed indignazione e può portare a confusione nei ruoli, senso di privazione e rifiuto nonché ad un sentimento di aspet-tative tradite. Per altri studiosi si tratta invece di una reazione emotiva dovuta all’incapacità di capire, controllare e presagire il comportamento altrui. Questa è una necessità umana ba-silare e, se non soddisfatta, può tradursi in stati ansiosi e confusionali. Il senso di perdita gioca un altro ruolo fondamentale nel-la depressione. Si può provare senso di perdita nei con-fronti di famiglia, amici e status seguiti da sentimenti di dolore e pena ai quali non è dato di esprimersi. Una conseguenza della depressione purtroppo è l’alta percentuale di suicidi. Tale percentuale aumenta quando si tratta di studenti (sindrome dello studente straniero): le probabilità sono direttamente proporzionali alla distanza culturale fra il paese di origine e quello ospitante. Anche le giovani donne immigrate hanno questo triste primato: quando le pressioni dei genitori e della famiglia diventa-no insostenibili e si scontrano con il desiderio di accultu-razione l’estremo gesto auto lesivo diventa una via di fuga.

Vesna Mitrasinovic Sinergie

nel paese d’origine e render contenti i familiari. Molti pensano di star bene fisicamente e psicologicamente in una società in

cui al contrario siamo sempre più vulnerabili ai ritmi di vita stressanti. La vera natura del lavoro, invece, dovrebbe consistere

nello svolgere un’attività che permetta di migliorare, e non peggiorare le condizioni di vita di tutti.

Parlando della loro vita lavorativa, altri due ragazzi nigeriani, raccontano di aver lavorato per lunghe ore in condizioni pesan-

ti, e di aver avuto in seguito problemi di salute.

Jean Marie Ndione e la moglie Hélène Wade, oltre ad elencare le varie malattie provocate dal freddo che portano problemi

alle vie respiratorie, affermano che lo stress e la solitudine sono la manifestazione di uno stato di malessere. Un aspetto da

non sottovalutare è il fatto che l'organismo si abitua al consumo eccessivo di medicine - abbiamo bisogno di prendere medici-

na per ogni male – e questo causa un indebolimento del nostro sistema immunitario. Entrambi hanno rilevato differenze nel

modo in cui le malattie si manifestano nell’uomo e nella donna.

Per gli uomini la solitudine è un fattore scatenante che conduce al consumo eccessivo di alcool e fumo. Una modalità attuata

per reprimere la depressione, ma che può rivelarsi dannosa per il cuore, i polmoni e provocare infarto.

Nelle donne la solitudine è provocata spesso dalle difficoltà incontrate nel dover affidare i figli a persone estranee. Mentre nei

loro paesi d'origine, i bambini venivano seguiti dai nonni oppure dai vicini.

In base a queste testimonianze, si può notare, in conclusione, come fattori stressanti, quali la solitudine e la depressione abbia-

no una forte influenza sulla qualità della vita delle persone e quindi sulla comparsa di varie malattie che intaccano la salute

degli immigrati che vivono in un paese diverso da quello di origine. Occorre però cercare di avere sempre un atteggiamento

positivo anche quando si riscontrano obiettive situazioni di difficoltà. Il paese che ci accoglie rimane comunque il luogo dove

abbiamo deciso di vivere. In quest’ottica è importante cercare di prevenire alcune situazioni di disagio e sperare che il nostro

sistema immunitario sia abbastanza forte da permettere di adattarci ai nuovi contesti.

Josephine Diouf Ciofel

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Al giorno d’oggi, l'Italia è il paese con più ingressi di stranieri provenienti da vari Paesi e continenti del mondo, nonostante la crisi economica che ci ha colpito negli ultimi tempi. Ma tra tutti coloro che compiono la scelta di migrare, è importante ricor-

dare i l nome dell’Africa e gli afri-cani, che vivono qui in Italia. Molti di questi non trovano un lavoro decente per la loro sopravvi-venza, ma rimango-no ancora qui. Sarà che non avranno un posto dove andare indietro, non posso-no tornare nei loro Paesi d'origine? Cer-

Africani in Europa Differenza tra l’essere poveri in Africa e in Italia

P A G I N A 6

Sono Lucretia Haraga, abito a Piacenza dal 1990, anno in cui sono arrivata in Italia dalla Romania. Ad oggi ho avuto la possibilità di conoscere ed imparare la lingua e la cultura italiana, affron-tando la vita di tutti i giorni. Faccio parte di Agorà dei Mondi, associazione che mi ha permesso di ampliare la conoscenza delle istituzioni locali e di accrescere la mia sen-sibilità verso alcune tematiche sociali rilevanti. La mia collaborazione con l’associazione Avo (Associazione Volontari Ospedalieri) in qualità di volontaria, è cominciata partecipando ad un corso per il coinvolgimento del cittadino stranie-ro nel mondo del volontariato. Tale progetto, organizzato da Svep (Centro di servizio per il volontariato di Piacenza), Gaps (Gruppo Acco-glienza Pronto Soccorso), Avo e Amop (Associazione Piacentina Malato Oncologico), mi ha regalato l’occasione di vivere un’esperienza significativa. Il fatto di sentirsi utili per chi ha bisogno di un sorriso, una parola o semplicemente di una per-sona vicina, rappresenta un gesto di grande soli-

darietà e umanità. Anche noi stranieri, infatti, possiamo donare con gioia a tutti coloro che si trova-no in una situazio-ne di necessità. La presenza di noi, cittadini immigrati nel mondo del vo-lontariato significa anche la sempre maggiore vicinanza al territorio e ai suoi abitanti. La mia esperienza ha avuto inizio da pochi mesi e mi auguro che sia di lunga durata affinché possa esprimere al meglio chi sono e dare il mio piccolo contributo alla società di cui faccio par-te. Invito, infine chiunque abbia la voglia o la curiosità a provare questa bellissima esperienza che ci fa sentire un po’ più buoni e sopratutto più umani.

Lucretia Haraga

Agorà dei Mondi

Il volontariato in A.V.O.

to che possono. La verità è che essere poveri in Africa, in Italia significa ‘’essere ricchi ’’, per-ché in Africa non c’è un’assistenza di base e uguaglianza per tutti. Gli africani in Italia han-no diritto alle cure sanitarie, i figli nascono già con un pediatra disponibile e, se non hanno da mangiare, c’è la mensa alla Caritas pronta ad offrire loro un pasto degno. Questi benefici non esistono nei paesi africani a costo zero e quelli che ci sono, detti pubblici sono molto cari: per questo, coloro che sono nella povertà n o n s o p r a v v i v o n o . Per tutte queste cose, ogni africano dovrebbe alzare le mani al cielo e dire: “Tanti ringrazia-menti all ’I tal ia”. Grazie Piacenza dell’accoglienza e carità!

Olvina Simango

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P A G I N A 7

Grande festa famigliare, ma di una famiglia molto larga che abbraccia tutto il mondo quel-la che si è svolta sabato 31 dicembre presso il salone parrocchiale di San Savino in via Albe-roni 37. L'associazione culturale "Via Roma: Città A-perta" ha invitato tutti i piacentini ad una festa di Capodanno insieme alle comunità immigra-te di Piacenza e resa possibile dalla generosità, ospitalità e sensibilità dimostrate dal parroco Don Gian Piero Franceschini. Sono stati offerti piatti tipici delle varie culture e non sono mancati momenti musicali e spetta-coli, in un clima famigliare di amicizia e frater-nità. L'associazione "Amici Ecuadoriani" ha mostra-to per l'occasione una tradizionale usanza, quella di vestire per Capodanno un pupazzo come simbolo dell'anno passato. Dopo le 23, la festa si è trasferita all'aperto per aspettare la mezzanotte e brindare tutti insie-me. Il Capodanno multietnico è stato organizzato dall'associazione "Via Roma: Città Aperta" lan-ciando questo messaggio: la cultura e la reci-proca conoscenza sono fondamentali per una convivenza civile e un progresso per tutti.

Ora la parola ai rappresentanti delle associa-zioni che hanno preso parte all'iniziativa. Sheila Sanchez, associazione "Amici Ecuado-riani": “Sono molto felice di aver partecipato a questa iniziativa e ringrazio l'associazione "Via Roma: Città Aperta" per averci dato l'opportu-nità per fare festa insieme”. Cosa avete cucinato? “Noi abbiamo fatto los pa-tacones de platano, il fritto di gamberi e il riso con pollo”. Ozra Sajad: “Ho fatto tre piatti iraniani a base di riso: riso e fave, l'altro con le lenticchie (perché, come si dice, portano fortuna e anche soldi.. e quest'anno ne abbiamo bisogno!), riso e zafferano”. Come hai trovato la festa? “A me è piaciuta, è stata veramente bella”. Rodriguez Ditoum : “Faccio parte dell’associazione Comunità Congolese. Per l'ultimo dell'anno, anche noi come comunità del Congo, abbiamo portato un dolce tipico del nostro paese, Mikate. Ha una preparazione molto semplice ed è stato fatto dalle donne della nostra associazione: è un dolce meravi-glioso. La festa è stata così bella che non ho parole per

giudicare.. Ci siamo divertiti alla grande! Per

la cena, c'era talmente tanta gente che non si

trovava più posto.. Mi sono divertito molto, è

stato davvero un bell'evento”.

Rachele Sambala Massolola

Comunità Congolese

Capodanno multietnico

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P A G I N A 8

Alla realizzazione di questo numero hanno collaborato: Josephine Diouf, Laura Guglielmetti, Lucretia Haraga, Rachele Sambala Massolola, Vesna Mitrasinovic, Olvina Simango, Davide Tacchini (foto).

Impaginazione e grafica: Milena Bolzoni, Daniela Germoni.

Mosaico è stato realizzato con il contributo delle Associazioni iscritte al Centro Interculturale e vuole essere uno strumento di informazione per tutti i cittadini stranieri che vivono e lavorano a Piacenza.

Per info e suggerimenti: Centro Interculturale Piacenza, via XXI Aprile, 15 - Piacenza tel. e fax 0523 490768 e-mail: [email protected]

Appuntamenti Il giorno 21 febbraio

si celebra la Giornata Internazionale della Lingua Madre. Il Centro Interculturale di Piacenza ha deciso di cogliere l’occasione per sottolineare l’importanza del pa-trimonio linguistico e culturale di ogni co-munità e ha perciò avviato

l’organizzazione di un’iniziativa che si terrà in da-ta 18 febbraio presso il Teatro Trieste 34, sito in via Trieste 34, Piacenza dalle ore 16.00 alle ore 19.00. L’evento vedrà la partecipazione di varie as-sociazioni di immigrati che presenteranno la loro lingua madre attraverso la lettura di poesie e rac-conti, lezioni in lingua e rappresentazioni teatrali incentrate su temi interculturali. Sarà dato spazio anche al dialetto piacentino, riferimento imprescin-dibile della tradizione culturale della nostra città. L’obiettivo è quello di dare visibilità a tutte le lin-gue del mondo, anche a quelle meno conosciute, evidenziando quanto sia centrale la promozione della dignità linguistica e la tutela delle lingue e dei dialetti. Si ricorda inoltre, che il Centro Intercultu-rale, in collaborazione con il Comune di Piacenza, l’associazione Sentieri nel Mondo e l’associazione Mondo Aperto, porta avanti da diversi anni il pro-getto ‘Tante lingue per ciascuno’. Si sono tenuti, infatti, anche quest’anno, presso le scuole ‘Calvino’ e ‘Caduti sul Lavoro’ i corsi di lingua spagnola e lingua araba destinati ai bambini della scuola pri-maria.

Domenica 26 febbraio si festeggerà il Carnevale

multietnico e multiculturale, promosso dal gruppo ‘Via Roma città aperta’. L’evento, che si svolgerà dalla mattina alla sera nella zona compresa tra Via Roma, via Alberoni e i Giardini Merluzzo, è rivolto ai bambini e alle famiglie ed è aperto a tutta la citta-dinanza. Nel progetto sono state coinvolte varie realtà associative presenti sul territorio piacentino allo scopo di mettere in sce-na i colori e le tradizioni del-le diverse cul-ture sempre nell’ottica del-la collaborazione e della partecipazione di tutti. L’ultimo appuntamento importante cade nel giorno

4 marzo, data in cui si terrà la 17ᵊ Maratona per

l’Unicef a Piacenza, organizzata da Asd Placentia

Events, in collaborazione con la Polizia di Stato, il

Comune di Piacenza e la Provincia di Piacenza. Il

Centro Interculturale ha deciso di aderire propo-

nendo ai membri delle associazioni di partecipare

all’organizzazione e alla realizzazione di questa

iniziativa, che rappresenta l’occasione per ribadire

l’importanza della

partecipazione del-

le comunità immi-

grate a eventi che le

coinvolgano come

parte attiva della

cittadinanza di Pia-

cenza.