Il Giornalismo - N. 1 gennaio 2013

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A confronto con la politica E’ in gioco il futuro delI’ informazione Qualunque sia la nuova maggioranza di Governo il iornalismo G Anno 61 Numero 1 Periodico di informazione dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (ALG) Marzo 2013 Il Comitato di redazione sulla crisi al Corsera Giovanni Rossi eletto presidente della Fnsi q (a pagina 4) Giovanni Rossi è il nuovo presi- dente della Fede- razione nazionale della Stampa. Rossi succede a Roberto Natale. Nella Fnsi stava già ricoprendo ruoli importanti come segretario nazionale aggiunto, coordinatore degli uffici stampa e presidente della Com- missione lavoro autonomo. “Subiamo un attacco inaudito e inaccettabile. Gli azionisti principali della RcsMediaGroup, in particolare quelli raccolti nel patto di sindacato, sono ora chiamati a fare la loro parte, garantendo la sottoscrizione di un aumento di capitale adeguato al rilancio indispensabile del gruppo e al mantenimento della leadership. Negli ultimi cinque esercizi (2007-2011), già segnati dall’inizio della crisi, il monte dividendi ha raggiunto quota 108 milioni”. l’Editoriale di Giovanni Negri Secondo i dati Ads, la diffusione di quotidiani e periodici registra ancora un segno meno nel 2012. Le rilevazioni Nielsen parlano di un calo di pub- blicità superiore al 14 per cento (quotidiani -16,9%; periodici -17,8%; Tv -15,3%; radio -10,2%). Le statistiche confermano numeri che assumono contorni drammatici; basti pensare, ad esempio, alla pesante crisi Mondadori e al terremoto Rcs (qui a lato il comunicato del Cdr del Corriere della Sera e a pag 3 il servizio di Daniela Stgliano sui periodici). La Fnsi da tempo ha chiesto al Governo di affrontare l’emergenza Chiediamo interventi rapidi Sommario FRANCO SIDDI Le nostre proposte per affrontare la crisi pag.3 I PERIODICI NEL MIRINO Reagire, innovare e perfino guadagnare. Anche in tempo di crisi si può. pag.5 LAVORO AUTONOMO: I CONSIGLI DEL LEGALE Come evitare le trappole e lo sfruttamento pag.6 EQUO COMPENSO: LA LEGGE Mai più un articolo pagato al prezzo di un caffè pag.7 ORDINE: E’ IL MOMENTO DI REGOLARE L’ACCESSO Crescono gli iscritti ma non i posti di lavoro pag.8 L’ IMPEGNO DEI GIORNALISTI PER CARCERI PIU’ UMANE La carta sui diritti dei detenu- ti, i reporter al lavoro a San Vittore e Opera pag.12-13 L’INFORMAZIONE ONLINE: POCHI COSTI, SCARSI RICAVI Le tesi di Angelo Perrino al convegno sul Web pag.14 CASAGIT: TUTTI I VANTAGGI IL POLIAMBULATORIO FA ANCHE PREVENZIONE Positiva risposta ai nuovi profili dedicati ai non contrattualizzati pag.15 27 e 28 Aprile 2013 Abano Terme III° Convegno Nazionale www.solgar.it q (continua a pagina 2) Diffusione e pubblicità sono sempre con il segno meno. Occorre intervenire in modo radicale. La Federazione Nazionale della stampa ha chiesto al Governo di affrontare “l’emergenza editoria”. Anche gli editori si indirizzano al futuro esecutivo invocando interventi concreti a sostegno del settore. Finanziare gli innumerevoli stati di crisi sta mettendo in ginocchio il nostro Istituto di previdenza: i 20 milioni varati dallo Stato per i prepensionamenti sono esauriti. Ora, per le emergenze, restano solo Cassa integrazione e Contratti di solidarietà. Un tavolo di trattative è improcrastinabile

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Numero 1 di gennaio 2013 del trimestrale ufficiale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti

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A confronto con la politicaE’ in gioco il futuro delI’ informazione

Qualunque sia la nuova maggioranza di Governo

il iornalismoG Anno 61 Numero 1

Periodico di informazione dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (ALG)

Marzo 2013

Il Comitato di redazionesulla crisi al Corsera

Giovanni Rossi elettopresidente della Fnsi

q (continua a pagina 3) q (a pagina 4)

Giovanni Rossi è il nuovo presi-dente della Fede-razione nazionale della Stampa. Rossi succede a Roberto Natale. Nella Fnsi stava già ricoprendo ruoli importanti come segretario nazionale aggiunto, coordinatore degli uffici stampa e presidente della Com-missione lavoro autonomo.

“Subiamo un attacco inaudito e inaccettabile. Gli azionisti principali della RcsMediaGroup, in particolare quelli raccolti nel patto di sindacato, sono ora chiamati a fare la loro parte, garantendo la sottoscrizione di un aumento di capitale adeguato al rilancio indispensabile del gruppo e al mantenimento della leadership. Negli ultimi cinque esercizi (2007-2011), già segnati dall’inizio della crisi, il monte dividendi ha raggiunto quota 108 milioni”.

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Secondo i dati Ads, la diffusione di quotidiani e periodici registra ancora un segno meno nel 2012. Le rilevazioni Nielsen parlano di un calo di pub-blicità superiore al 14 per cento (quotidiani -16,9%; periodici -17,8%; Tv -15,3%; radio -10,2%). Le statistiche confermano numeri che assumono contorni drammatici; basti pensare, ad esempio, alla pesante crisi Mondadori e al terremoto Rcs (qui a lato il comunicato del Cdr del Corriere della Sera e a pag 3 il servizio di Daniela Stgliano sui periodici). La Fnsi da tempo ha chiesto al Governo di affrontare l’emergenza

Chiediamointerventi

rapidi

Som

mar

io FRANCO SIDDILe nostre proposteper affrontare la crisi pag.3

I PERIODICI NEL MIRINO Reagire, innovare e perfino guadagnare. Anche in tempo di crisi si può. pag.5

LAVORO AUTONOMO:I CONSIGLI DEL LEGALE Come evitare le trappolee lo sfruttamento pag.6

EQUO COMPENSO: LA LEGGEMai più un articolo pagato al prezzo di un caffè pag.7

ORDINE: E’ IL MOMENTODI REGOLARE L’ACCESSOCrescono gli iscritti ma non i posti di lavoro pag.8

L’ IMPEGNO DEI GIORNALISTIPER CARCERI PIU’ UMANELa carta sui diritti dei detenu-ti, i reporter al lavoro a San Vittore e Opera pag.12-13

L’INFORMAZIONE ONLINE:POCHI COSTI, SCARSI RICAVILe tesi di Angelo Perrino al convegno sul Web pag.14

CASAGIT: TUTTI I VANTAGGIIL POLIAMBULATORIOFA ANCHE PREVENZIONEPositiva risposta ai nuovi profili dedicati ai noncontrattualizzati pag.15

27 e 28 Aprile 2013Abano Terme

III° Convegno Nazionale

www.solgar.it

q (continua a pagina 2)

Diffusione e pubblicità sono sempre con il segno meno. Occorre intervenire in modo radicale.

La Federazione Nazionale della stampa ha chiesto al Governo di affrontare “l’emergenza editoria”.

Anche gli editori si indirizzano al futuro esecutivo invocando interventi concreti a sostegno del settore.

Finanziare gli innumerevoli stati di crisi sta mettendo in ginocchio il nostro Istituto di previdenza:

i 20 milioni varati dallo Stato per i prepensionamenti sono esauriti. Ora, per le emergenze, restano solo

Cassa integrazione e Contratti di solidarietà. Un tavolo di trattative è improcrastinabile

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iscriviti, ne vale la penaContinua la nuova campagna per rafforzare il nostro Sindacato

Aderire all’Associazione Lombarda dei Giornalisti significa potenziare, migliorare i servizi e sostenere impegnative vertenze

Consulenza e tutela sindacale Qualunque sia o diventi lo status professionale di ogni iscritto, l’Asso-ciazione è a fianco di chi ritiene che i propri diritti sono stati violati.

Consulenza buste-paga e Tfr Ferie e riposi sono spesso motivo di contenzioso sindacale. Ma anche una opportuna verifica sulla situazione del fine rapporto. E sul controllo degli effettivi contributi versati. L’ufficio competente dell’Associazione è in grado di fornire tutte le consulenze.

Consulenza legaleCinque studi professionali di gran nome, esperti in diritto del lavoro giornalistico e in diritto amministrativo, si alternano in Associazione per fornire gli opportuni consigli e per l’assistenza in caso di ricorso alla magistratura.

Poliambulatorio specialistico In un ambiente attrezzato con apparecchiature all’avanguardia, 31 medici specialisti, coordinati da un direttore sanitario, sono a dispo-sizione per affrontano i problemi di salute degi iscritti all Casagit: a questa struttura possono accedere anche i tuoi familiari non iscritti alla Casagit, pagando la visita a un prezzo molto contenuto.

Visite urgenti nel week-endPer chi ha necessità di una visita urgente nel week end, l’Associazione ha stipulato una convenzione con la Croce Rossa Italiana di Via M. Pucci 7 (tel. 02331291 – www.crimilano.it – accanto la sede Rai di C.so Sempione).

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Il commercialista convenzionato aiuta a sciogliere i dubbi su formule contrattuali e i complessi adempimenti fiscali.

Centro assistenza fiscale (caf)I nostri esperti sono a disposizione per compilare i modelli 730, Unico, Imu, Isee. Inoltre, è attivo un servizio di consulenza per pra-tiche di successione, pensioni INPS, domande indennità di maternità, gestione completa badanti e colf, rinnovo e rilascio permesso di soggiorno.

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Sportello mobbingCon la consulenza del direttore sanitario del Poliambulatorio, abbiamo realizzato, ed è operativo da oltre un anno, uno sportello mobbing che vede coinvolti medici specialisti, la Clinica del lavoro e i nostri avvocati.

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“Press card” – carta internazionaleE’ il documento di riconoscimento giornalistico valido all’estero. Dà, fra l’altro, accesso gratuito a musei e gallerie d’arte. Validità bien-nale, costo 75 euro.

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IscrizioniLimitata all’anno 2013 la quota per chi si iscrive per la prima volta al sindacato è di euro 45 per i professionisti (professionali) e euro 40 per i pubblicisti (collaboratori).

Ricordiamo che solo gli iscritti hanno diritto al voto per il rinnovo delle cariche regionali e nazionali

Tutti i servizi sono riservati ai soci in regola con le quote. Consulenza e assistenza sono su appuntamento telefonando al n. 026375-202-203-204. Per maggiori informazioni puoi rivolgerti direttamente agli sportelli di Viale Monte Santo 7 a Milano. Oppure telefonare al n. 026375211 o inviare una e-mail a: [email protected]

l’Editoriale di Giovanni Negri

Da tempo la Fnsi chiede al Governo di affrontare l’emergenzaAnno 61, n 1 Marzo 2013

Direttore ResponsabileGIOVANNI NEGRI

Coordinatore RENZO MAGOSSORestyling CARLO UBEZIOPhoto Editor WALTER MELONI in Redazione FABRIZIO MAGGI ALESSANDRA MIELI FRANCESCA MINEO COSTANTINO MUSCAU CLAUDIO SCARINZI MARCO VOLPATI

Direzione Pubblicità Via Montesanto, 7 - Milano Tel.02 63751 - Fax 02 6595842 [email protected]

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il iornalismoG

editoria. Anche gli editori (finalmente) hanno scritto una lettera aperta al futuro governo chiedendo interventi specifici per il settore. Lo scopo è quello di aprire un tavolo negoziale per un esaminare tutti gli aspetti che riguardano il lavoro giornalistico e per trovare soluzioni concrete per superare la crisi e favorire la ripresa produttiva di tutto il comparto dell’informazione. Il moltiplicarsi a dismisura del ricorso agli stati di crisi con relativi prepensionamenti, Cigs, Contratti di solidarietà impone una obbligatoria rivisitazione della legge 416. Occorre ridefinire limiti più selettivi nel ricorso al prepensionamento, modificandone i criteri, innalzan-do i limiti di età. E a questo proposito è grande la preoccupazione della Fnsi e dell’Inpgi: i prepensionamenti si stanno esaurendo, i 20 milioni del fondo finanziato dallo Stato nel 2009 sono finiti e per il 2013 sono di-sponibili solo 32 esodi anticipati. A metà anno, quando l’Inpgi chiuderà il

bilancio, forse se ne potranno aggiungere altri quando si saprà con precisione il numero delle richieste inoptate.Nel confronto tra le parti sociali e il futuro Governo si potranno prevedere interventi legislativi che riescano a conciliare un’uscita graduale dei colleghi dal lavoro nelle aziende in crisi e impegnate in seri progetti di innovazione e rilancio, con il contestuale inserimento di nuova occupazione. Occorre prevedere il sostanziale superamento dell’utilizzo dei collaboratori coordinati e continuativi. Sul piano del lavoro autonomo va intensificata la pressione sulle forze politiche perché la legge sull’equo compenso produca effetti concreti per le migliaia di colleghe e colleghi che vivono di giorna-lismo.A marzo scade il Contratto Nazionale. Il confronto con gli editori si dovrà basare su una piattaforma che abbia al centro il lavoro e la qualità della professione senza dimenticare, e non sembri un’eresia in questi tempi, la parte economica.

q Segue da pagina 1

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3il iornalismoG

Il momento è di quelli topici, di svolta. E proprio perché in gio-co c’è il futuro della professio-

ne, dell’occupazione, del contratto, del sistema complessivo del nostro Welfare previdenziale (ordinario e

integrativo) e as-sistenziale, l’unità d’intenti, condivi-sa e senza strappi, pur nelle legittime differenze di sen-sibilità, è fonda-mentale. E così è

stato. La riunione che ha visto i vertici di Federazione della stampa, Associa-zioni territoriali, Inpgi, Casagit e Fondo integrativo fare il punto del-la situazione l’indicazione l’ha data chiara: il sistema deve ripartire al più presto. E occorre farlo dal contratto. E dalla valorizzazione del lavoro. “L’apertura del negoziato contrat-tuale Fieg” è la richiesta contenuta nel documento varato all’unanimità dagli stati generali di categoria: “La tenuta del sistema previdenziale e di welfare e la ripresa dell’occupazio-ne qualificata, nelle difficoltà di una crisi economica profonda, sono con-dizioni indispensabili che chiamano ad una responsabilità condivisa con il sistema editoriale”. D’altra par-te la situazione l’hanno fotografata bene il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, i presidenti dell’Inpgi Andrea Camporese e della Casagit

Daniele Cerrato, e il vicepresidente del Fondo pensione complementare Gianfranco Astori.“Un mare in tempesta” l’ha definita Siddi, in cui alla crisi generalizzata del lavoro si è abbinato “il proces-so più grande di trasformazione che il settore dell’editoria abbia mai at-traversato”. Il quadro “è devastante” ma, ha rimarcato, “ha un futuro: deve avere un futuro”. Per il segretario generale “non c’è una ricetta unica: rischiamo di dover assumere decisio-ni che potrebbero apparire amare”. A condizionare è la situazione quoti-diana: gli stati di crisi avanzano e per i giornalisti coinvolti la priorità è il sistema di tutele. Una richiesta che si amplia ma che si scontra con la limi-tatezza delle risorse a disposizione.Nel contempo, è stato evidenziato, i processi di ristrutturazione in atto

nel mondo della carta stampata così come delle televisioni stanno eroden-do alla base i pilastri su cui regge il sistema dei nostri istituti di welfare. A mancare è il naturale turn-over oc-cupazionale: con un flusso d’uscita consistente non è accompagnato da un adeguato movimento in entrata. Da qualche anno a questa parte, si registra così una contrazione decisa della platea giornalistica. Ecco quindi la necessità di intervenire sul sistema con strategie endogene ed esogene, con il lavoro come elemento focale.A partire dal contratto, architrave del nostro sistema, dal quale dovrà pas-sare il rilancio del nostro processo occupazionale. E nel quale dovranno esprimersi compiutamente importan-ti processi inclusivi: dal mondo dei freelance (con un adeguata declina-zione dei valori apportati oggi dalla

legge sull’equo compenso) alle realtà professionali che oggi restano anco-ra escluse dal modello contrattuale. Passando anche dalla riforma di al-cuni istituti che contraddistinguono oggi il nostro sistema di garanzie. Passaggi che, se necessari, dovremo essere in grado di governare dall’in-terno, come sottolineato da Campo-rese, onde evitare di dover cedere la sovranità di questi temi al controllo pubblico. Interventi, è stato ribadito a più voci, da intraprendere nel segno dell’equità e della solidarietà, salva-guardando tutele e diritti.Sul fronte esogeno, in primis è da valutare una riforma della legge 416 che governa il mondo dell’editoria: una normativa varata in “un’altra epoca” e che, quindi, necessaria-mente va adeguata ad un panorama profondamente cambiato. Una nuova legge di sistema, capace di intercetta-re le necessità con maggiore aderen-za alla realtà moderna. A partire da una contribuzione al mondo dell’edi-toria in grado di valorizzare la qua-lità e lavoro espresso. Così come le risorse provenienti da accordi strate-gici che il sistema nella sua interezza potrebbe stringere, per esempio, con i “governanti” del Web in tema di diffusione gratuita delle notizie. E in questo ambito il recente accordo tra Google e gli editori francesi è la via maestra.

Paolo PerucchiniVice segretario Fnsi

Un nuovo patto che salvi presente e futuroSe l’informazione è un valore, il giornalismo non può essere deprezzato

Le nostre proposteper affrontare la crisi

Un fondo pubblico a sostegno dell’informazione

La crisi, adesso palese, del gruppo Rcs che pro-spetta, tra l’altro, 800

posti in meno tra Italia (640) e Spa-gna, rende evidente per tutti che un settore rile-vante dell’in-

dustria italiana cui è legato un bene pubblico come quello del diritto all’informazione è arrivato ad un punto di allar-me acuto. Non si può parlare più - come tanti con molta fa-ciloneria hanno fatto in que-sti mesi - di area secondaria della vita economica e civile del Paese ma di un vero e pro-prio fronte di preoccupazione estrema su cui occorrono atti di corresponsabilità impor-tanti a tutti i livelli: non solo dalle parti sociali (sindacati e editori) ma anche dei governi e della politica.La scadenza elettorale pare abbia cancel-lato dalle tante agende dei competitori politici tanti temi veri delle urgenze del Pae-se per ricostruire un tessuto democratico ed economico. L’editoria deve stare invece ai primi posti, anche per ruolo e funzione che può assumere quale motore di una fase nuo-va di ripresa. C’è bisogno di impedire che si impoverisca il quadro dell’informazione

italiana, e del suo pluralismo, e con esso le attività e l’occu-pazione che ne derivano. Nes-sun governo può immaginare che il rilancio possa avvenire solo per impulso delle parti. C’è l’esigenza di una riforma delle leggi dell’editoria e di un fondo pubblico valido almeno un triennio per l’innovazione, la trasformazione industriale, un welfare attivo del lavoro che consenta di gestire nel-la maniera meno traumatica possibile le uscite anticipate

per la crisi coniugandole con l’ingresso di professionalità giovani da formare con l’aiuto dell’esperienza di chi è a fine carriera. Oggi, di fronte ai grandi numeri dei possibili esube-ri dell’Rcs, ma anche della Mondadori e di tutti i gruppi dell’editoria italiana, si van-no esaurendo le risorse per un’adeguata protezione socia-le. La Fnsi, solidale con tutti coloro il cui posto di lavoro è minacciato dalla crisi, ricor-

da di aver avanzato concrete proposte per un finanziamento speciale di nuove politiche di welfare anche attraverso un prelievo di un’aliquota dalla pubblicità televisiva e dalle ri-sorse delle fondazioni banca-rie per le attività culturali. Alla Fieg un appello a trovare il co-raggio di azioni comuni per un nuovo equilibrio di sistema, nel rispetto delle autonomie specifiche delle parti sociali e della dignità dei lavoratori. Necessaria e urgente, dunque,

l’apertura del negoziato con-trattuale Fieg alla quale il sin-dacato dei giornalisti assicura in quest’ottica cooperazione e concreta partecipazione. La tenuta del sistema previden-ziale e di welfare e la ripresa dell’occupazione qualificata, nelle difficoltà di una crisi economica profonda, sono condizioni indispensabili che chiamano ad una responsabi-lità condivisa con il sistema editoriale. Progetti di svilup-po, solidarietà, equità, sono parte di una sfida difficile ma non impossibile che interroga tutti i soggetti in campo.I giornalisti sono impegnati a promuovere nel confronto un’idea di futuro e sollecitano gli editori ad una interlocuzio-ne trasparente e lungimiran-te, nella quale la gestione dei passaggi delicati della crisi sia fatta all’interno di una vi-sione di prospettiva e rilancio di tutti i valori del sistema.Nell’assunzione di rigorosa corresponsabilità sociale,la Fnsi ritiene che, con gli edito-ri, vadano rappresentati ai po-teri pubblici gli indispensabili interventi di riforma non più rinviabili per l’innovazione e il rilancio di un settore indu-striale decisivo, non solo per la sua valenza economica ma per la qualità della vita demo-cratica del Paese.

Franco Siddi

Da sinistra Franco Siddi, segretario della Fnsi, Giovanni Rossi, nuovo Presidente, e Grazia Danie-la Scano che ha coordinato i lavori del Consiglio na-zionale.

Segretario Fnsi

Negri: “In Rcs tagli intollerabili”Le difficoltà dei grandi gruppi editoriali come Rcs Media Group, Mondadori, Sole24Ore, fa emergere in tutta la sua gravità la crisi del settore e rende evidente la necessità di un piano straordinario per l’editoria che parta dalla riforma delle legge 416.Per quanto riguar-da l’inaudito intervento in Rcs Quotidiani e Periodici che prospetta tagli per 800 posti di lavoro tra Italia e Spagna occorre innanzitutto fare chiarezza “sulle responsabilità dei soci per la situazione che si è determinata nella società”, come ha dichiarato lo stesso ex presidente Rcs Guido Roberto Vitale. Non è possibile che manager che hanno sbagliato siano usciti del Gruppo con laute liquidazioni e che a pagare i loro errori siano le redazioni.

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“Gli azionisti devono fare la loro parte”La ferma posizione del Cdr contro gli annunciati tagli al Corriere

Care lettrici e cari letto-ri, il giornale che state leggendo oggi è in edi-

cola grazie al senso di respon-sabilità mostrato dai giornali-sti del Corriere della Sera in forza degli avvenimenti ecce-zionali accaduti ieri. Il nostro giornale, insieme con tutto il gruppo RcsMediaGroup, sta subendo un attacco inaudito e inaccettabile da parte dei ver-tici di questa azienda. E’ stato annunciato, a soli due anni dal precedente stato di crisi, un ulteriore taglio di 800 lavoratori (tra giornalisti e poligrafici), una quota pari a oltre il 15% degli organici, tra Italia e Spagna. Una decisione gravissima che, se applicata fino in fon-do, sfregerebbe irrimediabil-mente l’identità del Corriere e delle altre testate del gruppo. Inoltre l’azienda ha annun-ciato di voler spostare la sede del Corriere della Sera da via Solferino 28, cancellando con un grossolano gesto contabi-le più di 100 anni di storia, il simbolo più importante della libertà di stampa in questo Pa-ese, un pezzo unico e irripe-tibile del patrimonio culturale italiano.Il comitato di redazione di questo giornale fin dall’otto-bre scorso ha raccolto la sfida del cambiamento, promuo-

vendo, tra l’altro, l’accordo per l’introduzione delle nuo-ve tecnologie multimediali. E continuerà a farlo, mobili-tando le intelligenze e i con-tributi di tutti i giornalisti del

Corriere, anche nelle prossi-me settimane per concorrere a progettare e realizzare il Cor-riere del futuro. Ma nel piano che è stato pre-sentato ieri dall’azienda an-

cora non si vede lo sviluppo concreto di quei progetti di innovazione sulle varie piatta-forme editoriali (web, tablet, smartphone) che rappresen-tano la frontiera delle nuove

aree di business. Certamente è anche una questione di ri-sorse finanziarie. Gli azionisti principali della RcsMedia-Group, in particolare quelli raccolti nel patto di sindaca-to, sono ora chiamati a fare la loro parte, garantendo la sot-toscrizione di un aumento di capitale adeguato al rilancio indispensabile del gruppo e al mantenimento della leader-ship del Corriere della Sera.Il Cdr insiste su questo punto da mesi, ricordando che negli ultimi cinque esercizi (2007-2011), già segnati dall’inizio della crisi, il monte dividen-di distribuito agli azionisti ha raggiunto quota 108 milioni di euro, contro risorse prove-nienti da aumenti di capitale pari a zero. Per memoria dei lettori ricor-diamo chi sono icomponenti del Patto di sin-dacato: Mediobanca (13,6%); Fiat (10,2%); Italmobiliare, gruppo Pesenti (7,4%); Pirel-li (5,2%); Fondiaria, gruppo Unipol (5,2%); Banca Intesa Sanpaolo (4,9%); Assicura-zioni Generali (3,7%); Sinpar, gruppo Lucchini (2%); Mer-loni Invest, Francesco Merlo-ni (2%); Mittel (1,2%); Erida-no Finanziaria (1,2%), Edison (1%).Nello stesso tempo, pur co-gliendo il valore simbolico comunicato dall’amministra-tore delegato di autoridursi lo stipendio del 10%, osser-viamo che servirebbe ben al-tro per compensare le perdite causate a questa azienda da una lunga sequela di manager e amministratori, alcuni dei quali si sono congedati, già in tempi di magra, con sontuose buonuscite.L’assemblea dei giornalisti del Corriere della Sera ha af-fidato al comitato di redazio-ne un pacchetto di 10 giorni di sciopero da gestire nei pros-simi giorni in funzione del negoziato che si aprirà con l’azienda.

A fianco, uno dei numerosi incontri tra il direttore Ferruccio De Bortoli e la reda-zione. A sinistra, la storica sede del Corriere della Sera il via Solferi-no 28: l’azienda ne ha annunciato la dismissione e il trasferimento in via Rizzoli delle re-dazioni di Corsera e Gazzetta dello Sport. E degli uffici di produzione.

Comitato di redazione Corriere della Sera

Ecco la lettera pubblicata dalil Comitato di redazione del Corriere della Sera con laquale ha voluto informare tutti i suoi lettori sulla situazione del quotidiano di via Solferino

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5il iornalismoG

Newsweek di carta non esiste più. Dall’ini-zio di quest’anno,

a un passo dall’ottante-simo com-p l e a n n o , raggiunge i suoi lettori solo onli-ne. People

e Time resistono ancora, ma hanno appena annunciato tagli pesanti nelle redazioni, pure facendo entrambi parte del gruppo leader al mondo con quasi cento testate. Sono tempi durissimi per i periodi-ci. Ovunque. E l’Italia non fa eccezione. Anzi. La trasformazione strutturale dell’industria dell’informa-zione cominciata a cavallo tra i due millenni, a cui gli edito-ri del nostro Paese non sono stati capaci di dare risposte tempestive, si è sommata alla peggiore e più profonda crisi economica globale. Ri-sultato? Tra il 2006 e il 2011 i periodici hanno perso per strada quasi un quarto del proprio fatturato, il 23%, con le vendite in contrazione del 19% e i ricavi da pubblicità in caduta del 35%. Ancora peggio se si considera il solo mercato mass-market, quello delle riviste da edicola dove competono i grandi gruppi editoriali, che avrebbe perso addirittura il 37% del fattu-rato tra il 2006 e il 2011, e addirittura il 44% se si con-sidera anche il 2012. I primi dati dello scorso anno, del re-sto, dopo due anni di parziale tenuta dopo il terribile 2009, raccontano di un altro crollo della pubblicità del 18% per settimanali, mensili & co. Dati pesanti, certo. A cui gli editori sembrano però saper rispondere col-pendo esclusivamente il co-sto del lavoro, senza riuscire a esprimere una progettualità compiuta e convincente per la sopravvivenza futura delle riviste. Tra i gruppi maggiori, ulti-ma in ordine di tempo, Rcs Mediagroup ha annunciato l’11 febbraio la chiusura (o la vendita) di una decina di testate, con una riduzione di un centinaio di giornalisti su un organico di 250. Analo-go obiettivo di taglio per la Mondadori, che a gennaio ha annunciato al sindacato l’intenzione di togliere dalle edicole quattro testate e ri-dimensionare fortemente le altre redazioni. Sacrifici di giornali, e di giornalisti, an-che per Gruner+Jahr/Monda-dori, Hearst e Condé Nast. E stati di crisi, con cassa inte-grazione, prepensionamenti o contratti di solidarietà, per

RCS MEDIAGROUPChiusura per dieci testate, se non andrà in porto la ven-dita nel giro al massimo di un paio di mesi, e un centi-naio di giornalisti in meno su un organico complessivo attuale di 250. L’annuncio di Rcs Mediagroup è arrivato l’11 febbraio, con la presentazione ai sindacati del piano triennale elaborato dall’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, che prevede 800 esuberi in tutto il gruppo su circa 4.900 dipendenti, di cui 640 in Italia e il resto in Spagna. Le riviste che Rcs vuole sopprimere rappresentano in molti casi la storia e il patrimonio dell’editoria periodica italiana: dall’Europeo a Novella 2000, da A (che nel tempo si è chiamata Anna e prima ancora Annabella) a Max, da Bravacasa, ad Astra, Visto, Domenica Quiz (con tutto il polo dell’enigmistica), Ok Salute, Yacht & Sail.

MONDADORIQuattro giornali destinati alla chiusura (Casa Viva, Men’s

Health, Panorama Travel e Ville e Giardini) e la Uor (uni-tà organizzativa redazionale) dei programmi televisivi soppressa, con un contemporaneo ridimensionamento per tutte le testate Mondadori, da Panorama a Donna Moderna, da Sorrisi e Canzoni a Chi, Ciak e Confidenze. I giornalisti potenzialmente coinvolti dalla riorganizza-zione delineata dall’azienda si aggirano, secondo le prime indiscrezioni, intorno alle 90-100 unità, ma il Cdr è impegnato in un lavoro di confronto con i direttori sulle reali necessità degli organici redazionali.

GRUNER+JAHRL’azienda ha annunciato lo scorso autunno l’intenzio-ne di chiudere 8 testate su 13, per un coinvolgimento complessivo di 36 giornalisti (e 24 impiegati), la metà degli organici. Dopo mesi di trattative, a gennaio è stato raggiunto un accordo sindacale che prevede un esubero ridotto a 17 giornalisti (con tre prepensionamenti), chiusura per sole 4 testate (Jack, Focus Brain Trainer, Focus Storie Biogra-

fie e la Uor Gruner Studio), la cigs a rotazione per tutti i giornalisti (esclusi i direttori), riuniti in tre redazioni integrate per 9 giornali.

L’ESPRESSOUn accordo sindacale per la cassa integrazione finaliz-zata a 12 prepensionamenti è stato raggiunto a fine gennaio per il settimanale L’Espresso, con una riduzione della redazione ma un contemporaneo impegno a inve-stimenti per lo sviluppo del sito online.

HEARST MAGAZINE ITALIADopo la cessione a inizio 2012 della controllata Hlm (con testate storiche come Gente Motori e Yacht Capi-tal), l’azienda ha deciso nello scorso giugno lo stop alle pubblicazioni per il mensile Phsicology, con l’avvio della cassa integrazione per i colleghi della redazione, che saranno però tutti recuperati nell’arco del biennio di cigs con un meccanismo automatico all’uscita di giornalisti di altre testate con i requisiti per il prepensionamento.

altre aziende. Un prezzo al-tissimo, da pagare. Il più ele-vato, nell’industria dell’edi-toria. A cui i Comitati di redazione hanno deciso di rispondere anche con iniziative e pro-poste unitarie. Nello scorso dicembre è stato infatti co-

stituito il Coordinamento dei Cdr dei periodici, a cui hanno dato l’adesione finora i rappresentanti di Monda-dori, Rcs (Divisione periodi-ci), Hearst Magazine Italia, Condé Nast, Cairo Editore, Gruner+Jahr/Mondadori, Class Editore, Quadratum,

Edisport, L’Espresso, Il Sole 24 Ore Business Media, Conti Editore, Gruppo Food. L’obiettivo è mettere a fattor comune le diverse esperien-ze, analizzare la situazione ed elaborare risposte e pro-getti innovativi, anche sul piano sindacale. Con un oc-

I Cdr delle case editrici lanciano una sfida

Non ci si può rassegnare al declino dei periodici

Evoluzione dei ricavi editoriali nei periodici

chio alle esperienze dei mer-cati internazionali. Dove più di un editore è stato capace di reagire in anticipo alla crisi, con creatività, impegno e in-vestimenti, spesso integran-do le edizioni cartacee delle proprie riviste con iniziative multimediali. Axel Springer, per esempio, ha ricavi in cre-scita, di cui un terzo da attivi-tà digitali. Anche un’altra tedesca, Bau-er Media group, leader nel mondo dei social network, ha il proprio giro d’affari in espansione. Mentre l’ame-ricana Hearst, la più antica media company con 125 anni di vita, ricava il 20% dei suoi conti dalla multimedialità. E pure Condé Nast, altro colos-so a stelle e strisce, a livello internazionale sta traghettan-do i suoi giornali dal model-lo di editoria tradizionale a quello di società media mul-tipiattaforma. Reagire, inno-vare e perfino guadagnare, insomma, si può. Anche in tempo di crisi.

Daniela Stigliano

Ecco gli aggiornamenti dai fronti più esposti

I tagli degli organici unica risposta

Vice segretario Fnsi

Anno Pubblicità Variaz. % Vendite Variaz. % Totale ricavi Variaz. % 2006 1.056.695 3.077.303 4.133.998 2007 1.084.006 2,6 3.015.757 -2 4.099.763 -0,8 2008 1.022.285 -5,7 2.898.539 -3,9 3.920.824 -4,4 2009 724.439 -29,1 2.637.670 -9 3.362.109 -14,2 2010 709.488 -2,1 2.577.003 -2,3 3.286.491 -2,2 2011 690.332 -2,7 2.499.693 -3 3.190.025 -2,9 570.983 -18

L’evoluzione dei ricavi editoriali delle aziende di periodici italiani. Dati in migliaia di euro. Fonte: elaborazioni Fieg su dati forniti da aziende associate e da Osservatorio Fcp-Fieg

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il iornalismoG6

Tutti i consigli da tenere a mente

Come evitare le trappole e lo sfruttamento

1) Quali sono i tempi di pagamento previsti per i contratti di collaborazione, laddove non sono spe-cificatamente indicati nel contratto?Nei rapporti autonomi, come la collaborazione coordi-nata e continuativa, i tempi di pagamento sono stabi-liti in accordo tra le parti. Se non vi è l’accordo, si può chiedere l’applicazione del Dlgs. n. 249 del 2002, che prevede, trascorsi 30 giorni, il diritto alla corre-sponsione di interessi.

2) Quali sono gli strumenti a disposizione se l’edi-tore non vuole farmi fare nessun contratto?Non esiste, nel nostro ordinamento, un generale obbli-go a stipulare contratti.

3) Che cosa ci deve essere in un contratto di colla-borazione perché sia fatto secondo le regole?Non è possibile dare una risposta di carattere genera-le; ogni contratto, per essere realmente efficace e stru-mento chiaro di tutela, deve essere redatto secondo la particolare fattispecie di interesse.

4) Mi hanno proposto un contratto di collaborazio-ne in cui io figuro come co-fondatore di una testa-ta. Invece di essere pagato mi darebbero (sempre che vada tutto bene) una quota della società: se le cose non vanno bene o me ne vado prima non ho diritto a nulla, mentre intanto ho solo obblighi. È regolare questa forma?Assolutamente no. Se uno lavora, ha diritto alla re-tribuzione (o al compenso, se lavoratore autonomo).

5) Un editore mi ha proposto un contratto a pro-getto, è accettabile se non c’è nessun progetto e devo lavorare tutte le settimane? Ad altri colleghi ha proposto un contratto di collaborazione occasio-nale, ma si può fare per i giornalisti?Il contratto progetto non può essere stipulato con lavo-ratori iscritti ad un albo professionale, come i giornali-sti (art. 61 Dlgs. 276/2003). Il contratto di collabo-razione occasionale si stipulare anche con i giornalisti.

6) Ho sentito parlare di mini co.co.co, anche qui si parla di massimo di 30 giorni o 5000 euro l’anno Ma allora che differenza c’è con l’occasionale?I contratti di collaborazione occasionale devono prevedere un compenso massimo di 5.000 euro nell’anno solare (art. 70 Dlgs. 276/2003) (E’ stato abrogato il limite dei trenta giorni) Credo (perchè non ho mai sentito la dizione), che i mini cococo siano proprio questi.

7) Ho collaborato per circa un anno per un giorna-le come cronista di nera e giudiziaria, ma avevo un contratto di collaborazione occasionale. Era rego-lare o potevo chiedere qualcos’altro?Non si può rispondere perchè dipende dalle modalità di esecuzione del rapporto. Se lo stesso, nei fatti, era subordinato, il contratto di collaborazione non era da considerarsi legittimo.

8) Da mesi ho cominciato a collaborare con una testata, ma ancora non ho visto alcun contratto o lettera di incarico. Cosa devo fare?Se il lavoro, nei fatti, è subordinato, vi è il diritto di

azionare un giudizio per il riconoscimento di ciò, con ogni conseguenza relativa (retribuzione, contributi, ecc.). Se il lavoro è realmente autonomo, non vi sono mezzi per obbligare il committente a stipulare un contratto.

9) Nei giorni scorsi la Corte di appello di Bre-scia, con la sentenza n. 70/2011 ha obbligato un’azienda a convertire un contratto di lavoro a progetto in rapporto subordinato perché al di là della certificazione, il lavoro era svolto in forma subordinata. Come facciamo ad usare questa sen-tenza? Mi pare che non importa come si chiama il rapporto di lavoro nominalmente, se di fatto è subordinato, allora deve essere riconosciuto come tale… e che cos’è la certificazione? È obbligato-ria?La subordinazione si può sempre accertare, a prescin-dere dalla forme dei contratti di lavoro scritti dalle parte.Al fine di ridurre il contenzioso in materia di lavoro, la legge Biagi ha introdotto l’istituto della certificazione, da ultimo modificato dal cosiddetto Collegato lavoro. Le parti possono ora ottenere la certificazione di tutti i contratti in cui sia dedotta una prestazione di lavoro secondo una particolare procedura. La certificazione, entro certi limiti, vincola il Giudice sia nella qualifica-zione del contratto di lavoro, sia nell’interpretazione delle relative clausole.

10) Un giornale mi offre una co.co.co. ma voglio-no l’esclusiva. Possono farlo? E allora quanto do-vrebbero pagarmi se posso lavorare solo per loro?Il cococo è un contratto autonomo ed in esso possono essere inserite tutte le clausole volute dalle parti. E’ evidente che se, nei fatti, vi è la subordinazione, l’ob-bligo di esclusiva in esso inserito è un ulteriore indice della medesima.

11) Ho fatto un periodo di prova di due settimane per un’agenzia, poi non mi hanno preso, per quei giorni di lavoro non mi devono nulla?Anche il periodo di prova è retribuito (se il lavoro è su-bordinato) o compensato (se il lavoro è autonomo).

12) L’editore può ridurmi unilateralmente i com-pensi? E allora a cosa serve l’accordo firmato? Posso fare causa?I compensi, una volta scritti nel contratto di collabo-razione, non possono essere unilateralmente ridotti. Se ciò avviene si può azionare un giudizio.

13) Un giornale mi ha proposto un contratto di collaborazione, ma non capisco bene tutto, devo-no darmene una copia perché la possa fare vedere alla mia associazione di stampa?Tutti hanno diritto ad avere, prima della firma, una copia di qualsiasi contratto.

14) Un’azienda mi propone un contratto ma pre-tende una lettera di dimissioni in bianco. Come posso difendermi? Se accetto, come faccio a dimo-strare che ho subito un’imposizione?E’ questo un grave mal costume. Consiglio di non ac-cettare mai questa imposizione, anche perchè è poi

quasi impossibile la relativa dimostrazione in giudizio.

15) Da mesi non ricevo più il compenso, nono-stante le mie continue richieste, cosa devo fare per farmi pagare?Se il lavoro è subordinato, si può agire con la richiesta di un decreto ingiuntivo. Se il lavoro è svolto in regi-me di collaborazione coordinata e continuativa, si può ugualmente richieder un decreto ingiuntivo, ma solo se vi è la prova scritta delle prestazione effettuate e dell’importo (generalmente scritto sul contratto) che non è stato pagato.

16) Quando un sito deve essere registrato come testata giornalistica?Quando pubblica informazioni di natura giornalistica (attualità, politica, cronaca, ecc.)

17) Il direttore di una testata giornalistica online può esser accusato di “omesso controllo”?Sì.

18) Quando un sito copia ed incolla contenuto di un altro sito qual è l’azione da intraprendere?In genere, contro il sito che ha copiato, è possibile chie-dere giudizialmente la cancellazione di ciò che è stato “copiato” e l’eventuale risarcimento del danno.

19) Quando una testata on line pubblica contenuti di un altro sito o testata giornalistica on line a cosa va incontro? Quando un giornalista scrive su un sito che non è testata giornalistica a cosa va incontro?Vedi risposta precedente. Un giornalista può scrivere dove vuole.

20) La diffamazione a mezzo stampa su una testa-ta giornalistica è un’aggravante?La diffamazione a mezzo stampa è una fattispecie autonoma di reato e prescinde dall’esistenza di una testata registrata.

21) Quali sono i tempi di rettifica di una testata giornalistica online?I medesimi della carta stampata. Due giorni dalla ri-chiesta di rettifica.

22) Quando una testata giornalistica online deve iscriversi al Roc? Le testate giornalistiche online possono accedere ai contributi per l’editoria?I soggetti che pubblicano in modalità elettronica te-state giornalistiche, sono obbligati ad iscriversi al Roc. L’iscrizione è condizione per l’inizio delle pubblicazioni (art. 5, comma 6, Regolamento Agcom ed art. 16, legge n. 62/2001) e per ottenere eventuali contributi per l’editoria.

23) Un giornalista può scrivere gratis per una te-stata giornalistica?Sì. Ognuno è libero di scrivere gratuitamente. Ma se il rapporto è subordinato, la volontà del giornalista di non percepire la retribuzione (ipotesi che si può considerare remota), può ripensarci e chiedere la retribuzione (art. 36 della Costituzione). Attenzione, gli istituti previden-ziali, anche se il giornalista non vuole la retribuzione, hanno sempre il diritto di chiedere i contributi.

Quali sono i tempi di pagamento? Come deve essere formulato un contratto? L’avvocato Bruno Del Vecchio, legale della Fnsi, risponde alle domande poste

dai colleghi alla Commissione per il Lavoro Autonomo della Federazione

LAVORO AUTONOMONon capita spesso, perché il tema degli uffici stampa li ha spesso visti su fronti contrapposti. Stavolta, però, Cgil-Cisl e Uil e Fnsi si sono incontrati dando vita a un con-fronto che ha avuto il pregio di concludersi con l’unanime condivisione di alcuni punti. E’ accaduto al Circolo della stampa di Milano, dove l’ALG ha promosso un convegno sullo stato dell’arte e le pro-spettive della realtà degli uffici stampa pubblici e privati. “E’ stato -ha detto Franz Foti, con-sigliere nazionale OdG - uno scambio di vedute serrato e concreto. In sostanza si è in-sistito sul bisogno di conferire maggiore qualità e incisività alla comunicazione pubblica perché coinvolge il rapporto tra politica, amministrazione e cittadini, oggi abbastanza sofferente. E’ ora opportuno procedere alla messa a punto di un gruppo di lavoro che dia corso alle necessità individuate perché da parte sindacale si sono espresse disponibilità e senso rivendicativo comune”.In primo luogo è emerso che occorre predisporre una serie di rivendicazioni non appena si definiranno i nuovi assetti politici e allorquando saranno sbloccati i contratti del pubblico impiego: divieto assoluto d’impiegare negli uffici stampa personale gior-nalistico; assoluta esigenza di considerare i giornalisti degli uffici stampa non soggetti allo spoil system, ad eccezione naturalmente dei portavoce; divieto dell’uso di strutture di comunicazione esterne alla Pubblica Amministrazione (appalti!); necessità di rendere gli uffici stampa più interessati a sensibilizzare i cittadini alla partecipazione sia in termini di trasparenza e conoscenza sia in termini di coinvolgimento; urgenza di tracciare i profili professio-nali e le modalità di accesso nonché gli ambiti di carriera, questioni in parte contenute nella legge 150 ma disattese in via permanente dalla PA. In secondo luogo è stata sottoli-neata una opportunità di tipo occupazionale. Ci si riferisce al “consorziamento”, previsto dalla legge 150 per i piccoli comuni al fine di munirsi di uffici stampa professionali con un minimo di spesa. Ciò consentirebbe di ampliare i margini occupazionali dei giornalisti in una fase di seria crisi del settore editoriale e di offrire ai cittadini una comunicazione più efficace, tempestiva e trasparente.

Uffi

ci st

ampa L’informazione

tra politica,amministratorie cittadini

Page 7: Il Giornalismo - N. 1 gennaio 2013

7il iornalismoG

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha espres-so il proprio parere favorevole alla delibera approvata del Consiglio di amministrazione dell’Inpgi il 15 ottobre 2012, con la quale l’Istituto ha deciso che il trattamen-to di integrazione salariale - erogato per effetto della riduzione di orario di lavoro in applicazione di contratti di solidarietà - non può superare l’importo mensilmente stabilito per il trattamento di Cassa integrazione guada-gni straordinaria previsto dalla legislazione vigente, da corrispondersi in riferimento alle mensilità previste dal CCNLG. Si rende, pertanto, operativo in via definitiva l’accordo siglato in tal senso da FNSI e FIEG il 20 set-

tembre 2012 con il quale le Parti Sociali convenivano sull’opportunità che l’Inpgi adottasse un provvedimento con il quale contenere la misura delle integrazioni sa-lariali da corrispondersi in applicazione dei contratti di solidarietà, alla luce del perdurare della crisi che sta at-traversando il mondo editoriale. Crisi che produce effetti diretti sui conti dell’Istituto, in particolar modo per quan-to riguarda i costi sostenuti per le prestazioni rientranti nell’ambito degli ammortizzatori sociali, il cui ricorso si è progressivamente esteso negli ultimi mesi raggiungen-do livelli particolarmente significativi in termini di spesa. Costi esponenzialmente in aumento per l’Istituto che

generano, altresì, effetti distorsivi che, ad esempio nel caso di redditi molto elevati, determinano uno squilibrio dal punto di vista solidaristico poiché assorbono buona parte delle risorse diversamente disponibili per la gene-ralità degli iscritti.Si tratta - afferma il Presidente dell’Inpgi Andrea Cam-porese - di un risultato importante che va ad inserirsi nel perimetro dei provvedimenti che hanno lo scopo di mettere in sicurezza i conti dell’Ente in un momento di grave crisi come questo, ma che, al tempo stesso, determina un giusto riequilibrio della natura solidaristica dell’ammortizzazione sociale.

Sono operative le norme contenute nella legge sull’equo compenso. E’ necessario non attendere e rendere rapidamente operativa la Commissione alla quale è delegato il com-pito di definire l’entità dell’equo compenso in coerenza con la contrattazione di settore. Poiché l’operatività della Commissione è li-mitata a tre anni, affinché la legge possa avere effetti e si possa davvero incidere

sulla situazione del mercato del lavoro au-tonomo giornalistico, è indispensabile non perdere tempo. Per questo la Fnsi ha chie-sto al Sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, di avviare le procedure per rende-re operativa la Commissione. E’ un dovere verso i tanti freelance che oggi subiscono trattamenti economici del tutto inaccettabili e pagamenti alle calende greche

Mai più un articolo pagato al prezzo di un caffé

Questa è la legge sull’ equo compensoARTICOLO 1

Finalità, definizioni e ambito applicativo 1. In attuazione dell’articolo 36, primo comma, della Costituzione, la presente legge è finalizzata a promuovere l’equi-tà retributiva dei giornalisti iscritti all’al-bo di cui all’articolo 27 della legge3 febbraio 1963, n. 69, e successive modificazioni, titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa e nelle emittenti radiotelevisive. 2. Ai fini della presente legge, per equo compenso si intende la corresponsio-ne di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favo-re dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato.

AVVERTENZA: Il testo delle note qui pubblicato è stato redatto dall’amministra-zione competente per materia, ai sensi dell’art.10, comma 3, del testo unico delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull’emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repub-blica italiana, approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n.1092, al solo fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge alle quali è operato il rinvio. Restano invariati il valore e l’efficacia degli atti legisla-tivi qui trascritti. Note all’art. 1: - Il testo dell’articolo 36 della Costi-tuzione, è il seguente: «Art. 36. - Il lavoratore ha di-ritto ad una retribuzione propor-zionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della gior-nata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retri-buite, e non può rinunziarvi.». Il testo dell’articolo 27 della legge 3 febbraio 1963, n. 69 (Ordina-mento della professione di giornali-sta), è il seguente: «Art. 27. - Albo: contenuto. L’albo deve contenere il cognome, il nome, la data di nascita, la resi-denza o il domicilio professionale e l’indirizzo degli iscritti, nonché la data di iscrizione e il titolo in base al quale è avvenuta. L’albo e com-pilato secondo l’ordine di anzianità di iscrizione e porta un indice alfabetico che ripete il numero d’ordine di iscrizione. L’anzianità è determinata dalla data di iscrizio-ne nell’albo. A ciascun iscritto nell’albo è rila-sciata la tessera.».

ARTICOLO 2

Commissione per la valutazione dell’equo compenso nel lavoro giornalistico 1. È istituita, presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presi-denza del Consiglio dei ministri, la Commissione per la valutazione dell’e-quo compenso nel lavoro giornalistico, di seguito denominata «Commissione». 2. La Commissione è istituita entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge ed è presieduta dal Sottosegretario di Stato alla Presiden-za del Consiglio dei ministri con delega per l’informazione, la comunicazione e l’editoria. Essa è composta da:

3. Entro due mesi dal suo insediamento, la Commissione, valutate le prassi retri-butive dei quotidiani e dei periodici, an-che telematici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive: a) un rappresentante del Ministero del

lavoro e delle politiche sociali; b) un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico;

a) definisce l’equo compenso dei giornalisti iscritti all’albo non titolari

4. La Commissione dura in carica tre anni. Alla scadenza di tale termine, la Commissione cessa dalle proprie fun-zioni. 5. Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio

dei ministri provvede all’istituzione e al fun-zionamento della Com-missione avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finan-ziarie di cui dispone. Ai componenti della Commissione non è corri-sposto alcun compenso, emolumento, indennità o rimborso di spese.

ARTICOLO 3

Accesso ai contributi in favore dell’editoria 1. A decorrere dal 1º gennaio 2013 la mancata iscrizione nell’elenco di cui all’articolo 2 per un periodo superiore a sei mesi comporta la decadenza dal contributo pubblico in favore dell’edi-toria, nonché da eventuali altri benefici pubblici, fino alla successiva iscrizione.

2. Il patto contenente condizioni con-trattuali in violazione dell’equo compen-so è nullo.

ARTICOLO 4

Relazione annuale 1. Il Presidente del Consiglio dei ministri trasmette ogni anno una relazione alle Camere sull’attuazione della presente legge.

ARTICOLO 5

Clausola di invarianza finanziaria 1. Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta uffi-ciale degli atti normativi della Repub-blica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farlaosservare come legge dello Stato.

c) un rappresentante del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti; d) un rappresentante delle orga-nizzazioni sindacali dei giornalisti comparativamente piu’ rappresen-tative sul piano nazionale; e) un rappresentante delle organiz-zazioni sindacali dei datori di lavoro e dei committenti comparativamente più rappresentative sul piano nazio-nale nel settore delle imprese di cui all’articolo 1, comma 1; f) un rappresentante dell’Istituto na-zionale di previdenza dei giornalisti italiani (INPGI).

di rapporto di lavoro subordinato con quotidiani e con periodici, anche telematici, con agenzie di stampa e con emittenti radiotelevisive, avuto riguardo alla natura e alle carat-teristiche della prestazione nonché in coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazio-nale di categoria in favore dei gior-nalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato; b) redige un elenco dei quotidiani, dei periodici, anche telematici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive che garantiscono il ri-spetto di un equo compenso, dando-ne adeguata pubblicità sui mezzi di comunicazione e sul sito internet del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Con-siglio dei ministri. La Commissione provvede al costante aggiornamen-to dell’elenco stesso.

L’Inpgi ha fissato il limite all’integrazione salarialeContratti di solidarietà

L’importo mensile non potrà superare i 1.053 euro netti

Page 8: Il Giornalismo - N. 1 gennaio 2013

il iornalismoG8

un lavoro intellettuale come quello di redigere il testo di una notizia venisse svilito dal mercato fino a compensi lordi di uno o due euro? Qui una prima risposta si è tro-vata con la legge dell’equo compenso.Altrettanto vale per il nu-

mero dei giornalisti. Non era previsto che il pro-

blema potesse essere la limi-tazione degli accessi al me-stiere. Al contrario, per anni

la battaglia tanto del sindaca-to quanto dell’Ordine è ser-vita ad estendere il riconosci-mento ai non garantiti che il giornalismo lo facevano sen-za essere registrati.Adesso il problema è un al-

tro; impedire lo sfruttamento selvaggio di chi nel mestiere c’è già e di chi aspira a en-trarci. Un provvedimento, provvisorio in via sperimen-tale, da rivedere nel giro di un paio d’anni alla luce degli

C’è da fare Ordine

Siamo 112.000, oltre la metà scompare e non lavora

andamenti del settore, do-vrebbe essere il numero chiu-so, o meglio programmato, di accessi all’Ordine. Tanto per i professionisti che per i pubblicisti; ma soprattutto per i primi, che con la clau-sola dell’esclusiva hanno per legge una sola professione da cui trarre guadagno e sosten-tamento.Si è intervenuti così nelle

università per molti corsi di laurea, ed è accaduto pochi

anni dopo che gli accessi alle facoltà erano stati aperti a tutti i diplomati di scuola media superiore. Ci si è chiesto se il numero

chiuso all’università violasse il principio costituzionale del diritto allo studio, e si è ri-sposto di no. Provvedimenti concreti, e non discriminato-ri, rafforzano i diritti, le pari opportunità, l’occupazione.Il medesimo criterio deve

valere anche per l’Ordine dei giornalisti. Anche se parecchie sono

regolarizzazioni e riconosci-menti a posteriori, sfornare centinaia di giornalisti poten-ziali ogni anno non porta più equità, ma al contrario ali-menta la frustrazione e crea un mare indifferenziato nel quale possono pescare im-prese poco serie dedite allo svilimento del mestiere gior-nalistico.Una soluzione temporanea,

in attesa di tempi migliori. Si obietta spesso che nulla, specie in Italia, è davvero provvisorio. Si può ovviare anche a questo rischio: una riduzione degli accessi, una limitazione delle sessioni, può essere adottata a scaden-za; raggiunta la quale si torna alla piena apertura, a meno che circostanze eccezionali non inducano – speriamo di no – a spostare ancora il ter-mine.Ci vuole un intervento di

legge? Può darsi; ma un go-verno potrebbe adottare al-cuni provvedimenti urgenti per la tutela del pluralismo dell’informazione e dell’oc-cupazione giornalistica con strumenti anche più veloci della legge ordinaria. In ogni caso, l’Ordine dei

giornalisti ha bisogno di es-sere riformato: la durezza della crisi, l’emergenza in-formazione, possono offri-re l’occasione per risolvere questo, e anche anche altri nodi della legislazione della professione di giornalista che attendono da anni che la po-litica li affronti.

Marco Volpati

Quando l’Ordine dei giornalisti esordì, dopo il varo delle leg-

ge 69/1963, esattamente 50 anni fa, la categoria era molto meno n u m e r o s a di adesso. All’ incirca

possiamo dire che il numero degli iscritti si sia decuplica-to; la crescita ha riguardato più di tutti i pubblicisti, però anche i professionisti sono molto aumentati. Oggi siamo a più di 27.000.E’ stata la conseguenza del

fortissimo sviluppo dell’in-formazione che accompa-gnato la trasformazione della società italiana da un Paese semiagricolo uscito da poco dalla guerra mondiale e dalla dittatura, alla conquista di un posto dei primi tra le potenze industriali ed economiche. Il mestiere si è diversifi-

cato; basti pensare al ruolo dell’immagine, al fotogior-nalismo e telegiornalismo , in origine nemmeno presi in considerazione dalla legge, e alle tecnologie che hanno ri-voluzionato produzione e di-stribuzione delle notizie, fino all’era digitale e di Internet.Oggi siamo al punto più

difficile; la crescita si è fer-mata e le risorse economiche disponibili si sono ridotte, la crisi degli investimenti in pubblicità ha investito tutti i mezzi di comunicazione di massa, persino quella tele-visione che fino alla fine del Novecento sembrava il mat-tatore assoluto del mercato e dei consumi.Non prendere atto dello scenario mutato sa-rebbe suicida. I posti di lavoro dei giorna-

listi sono destinati a non cre-scere più al ritmo degli anni passati; vediamo che stanno persino riducendosi. E’ una situazione di emergenza, che richiede risposte all’altezza delle difficoltà. Chi avrebbe pensato dieci

o venti anni fa che servisse una norma per impedire che

Crescono gli iscritti ma non i posti di lavoro

Un albo superaffollato mina l’autorevolezza degli organismi di categoria

E’ venuto il momento di parlare di numero programmato di accessi alla professione

giornalisti non genera forza, ma anzi indebolisce il settore. Colpa della crisi economica? Solo in parte, perché alcuni fenomeni non dipendono dalle difficol-tà del mercato e delle aziende, ma dalla struttura stessa della categoria, dalle modalità di accesso e dall’utilizzazione dei giornalisti da parte delle azien-de. Le cifre più significative: dei 112.000 giornalisti (professionisti e pubblicisti) solo il 45 per cento risul-tano attivi. Siamo il triplo dei francesi, il doppio dei britannici e degli americani. E mentre dovunque il nu-mero cala, da noi continua a crescere. Fra il 1975 e il 2011 aumento del 300 per centoNell’ultimo anno gli iscritti all’Ordine saliti di 2084 unità, in gran parte pubblicisti. Sul totale solo 1 giornalista ogni 5 ha un contratto di lavoro dipendente. Sostengono gli esami ogni anno in media 1000-1300 candidati. Gli iscritti

d’ufficio dagli Ordini regionali sono circa il 20-30 per cento. All’ultima sessione gli idonei sono stati solo il 65 per cento. Dal 2008 sono costantemente in calo i rapporti di lavoro (da 22.197 a 21.069) mentre i disoccupati si sono attestati sulle 1500 unità. Ma l’Inpgi segnala che è visibilmente aumentata l’area della solidarietà (sussidi, + 29%) e della cassa integrazione straordi-naria (+144%).Alla fine del 2011 i pensionati erano 6128 (5206 lavoratori dipendenti e 922 autonomi. Molto visibile anche il calo degli iscritti alla Federa-zione della stampa, passati dai 23.466 nel 2000 ai 22.703 del 2011. Il calo è evidente soprattutto fra i collaboratori, meno 14%, piuttosto che fra i profes-sionisti (meno 1222).

Vittorio Roidi

Eletti alla previdenza integrativa

Piemonte6.791

Lombardia25.379

Basilicata835

Sicilia4.789

Sardegna2.096

Trentino A.Adige2.183

Veneto5.190

Puglia4.421

Calabria 2.969

GLI ISCRITTI IN ITALIA SONO 112.000

Professionisti 25.04%Praticanti 1.73%Pubblicisti 64.58%Elenco speciale 8.37%Sranieri 0.28%

Valle D’Aosta

357

Friuli Venezia Giulia 357

Emilia Romagna 7.258

Liguria 2.072

Toscana 25.379

Marche 2.325

Umbria 1.456

Lazio 20.475

Abruzzo 2.117

Molise 538

Campania10.351

Giornalisti: la categoria è sempre più affolla-ta, ma più debole. L’aumento degli iscritti (112.000) non accresce né l’autorevolezza né

la credibilità dell’organizza-zioni. Il sindacato non riesce ad evitare lo sfruttamento da parte di alcuni editori, l’Inpgi deve far fronte a crisi sempre più gravi. L’Ordine, con la perdita del potere disciplinare,

vede calare la sua autorevolezza e credibilità. Gli enti che, con diverso ruolo, rappresentano coloro che svolgono compiti giornalistici, stanno ragionan-do sugli ultimi dati, quelli illustrati nei giorni scorsi dall’Lsdi, l’osservatorio diretto da Pino Rea. Il qua-dro mette in evidenza che la crescita del numero dei

Presidente: Fabrizio Carotti. Vicepresidente: Gianfranco Astori. Giornalisti: Enrico Castelli, Si-mona Fossati, Ignazio Ingrao, Maria Silvia Sacchi, Vincenzo Varagona. Editori: Francesco Cipriani, Giorgio Mantelli, Roberto Moro, Stefano Scarpino, Raffaele Alessandro Serrau. Collegio dei Sindaci: Presidente: Pinuccia Mazza. Per i giornalisti: Lorenzo Giannuzzi. Per gli editori, Alessandro Meloncelli, Giampaolo Davide Rossetti.

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9il iornalismoG

Per un percorso di benessere consapevole, per abbracciare nuove scelte di vita, stili ed atteggiamenti e per raggiungere la ricchezza di una vita serena.

THE SCIENCE OF NUTRITION

Dall’astro nascente dell’epigenetica al supporto quotidiano con nutraceutici e fitoterapici nelle

specifiche condizioni individuali*UN RIVOLUZIONARIO APPROCCIO ALL’USO DEGLI INTEGRATORI

27 e 28 Aprile 2013 - Abano Terme

Sabato 27 e domenica 28 Aprile nella località di Abano Terme a Padova, nella splendida cornice dei Colli Euganei, si tiene la terza edizione del convegno nazionale di SOLGAR ITALIA MULTINUTRIENT SpA.

“Dall’astro nascente dell’epigenetica al supporto quotidiano con nutraceutici e fitoterapici nelle specifiche condizioni individuali”, questo il tema dell’evento celebrativo e scientifico che accompagnerà oltre 800 tra medici, biologi nutrizionisti, farmacisti, erboristi ed operatori del benessere, attraverso una serie di relazioni scientifiche che approfondiranno i più recenti sviluppi in campo di nutrizione, integrazione, stile di vita e benessere in un fine settimana che si preannuncia coinvolgente e ricco di contenuti.Che la costituzione genetica abbia una significativa influenza sulla qualità e la potenziale durata della vita è ormai indubbio e lo dimostrano le ricerche in campo di nutrigenomica e nella fisiologia dell’invecchiamento.Interessanti studi di genomica sulle associazioni trascrizionali nei diversi tessuti, hanno permesso di identificare le famiglie di geni e i percorsi molecolari che contribuiscono all’invecchiamento cellulare, che coinvolgono proteine, quali le sirtuine, gli enzimi di riparazione del DNA, le telomerasi e i fattori di trascrizione. I fattori di trascrizione sono speciali proteine che legandosi in particolari posizioni del gene decidono se attivarne o reprimerne l’espressione.È noto da tempo che alcuni nutrienti ed estratti erbali, quali vitamina D, curcuma e licopene dai pomodori, possono legarsi ai fattori di trascrizione condizionando il funzionamento dei nostri geni.

“Nutrigenomica ed invecchiamento sono stati gli argomenti approfonditi nel corso delle prime due edizioni di questo amato convegno” spiega Anna Giuliani, presidente di Solgar Italia e di Green Remedies, che dell’attenzione alla didattica scientifica e alla qualità ha fatto i punti di forza del suo operato nelle aziende del gruppo. “La Nutrigenomica studia predisposizioni individuali, dovute a caratteristiche genetiche uniche e non modificabili”, continua, “ma il nostro fenotipo, cioè quello che noi siamo, come noi appariamo fisicamente, è determinato anche dall’epigenetica”. L’epigenetica, una nuovissima e affascinante disciplina, studia i fattori che determinano cambiamenti stabili ed ereditabili, ma reversibili, nell’espressione dei geni senza cambiamenti nella sequenza del DNA. Negli ultimi anni, infatti, è emerso che la funzionalità dei sistemi molecolari che interessano il DNA dipende in maniera essenziale da fattori epigenetici, ossia quei fattori in grado di alterare l’accessibilità dei fattori di trascrizione dei geni. È noto che su questi fattori di trascrizione possono agire altri fattori esterni: nutrienti, ambiente, stile di vita, stress e perfino le emozioni, così, anche persone geneticamente identiche come i gemelli omozigoti possono andare incontro a destini “di salute” davvero diversi.Tradotto in parole semplici, che cosa significa questo per noi esseri umani? Dato che anche le emozioni possono influenzare l’espressione genica, le nostre emozioni possono influenzare il nostro destino!Questi meccanismi saranno il filo conduttore di questo eccezionale Convegno che vedrà alternarsi illustri scienziati italiani e stranieri e relatori esperti di epigenetica,

integrazione nutrizionale, fitoterapia, medicina quantistica, alimentazione, lipidomica, medicina molecolare, medicine del benessere e nutraceutica personalizzata.Carlo Gargiulo, il “medico degli italiani”, popolare volto tv reso famoso dalla trasmissione “Elisir”, coordinerà gli interventi scientifici in aula plenaria, gli approfondimenti per aree di interesse, le interviste con l’esperto e le tavole rotonde, coinvolgendo i relatori e guidando i partecipanti in un interessante percorso di approfondimento di temi, come l’epigenetica, i grassi che non ingrassano, l’immunologia moderna, le infiammazioni silenti, l’oncologia, la fitoterapia in oncologia e l’importanza della micronutrizione durante le terapie farmacologiche. Un’apposita sessione tratterà temi legati all’apparenza e all’aspetto esteriore. Gli esperti condurranno i partecipanti nell’intricato mondo dei cosmetici e nella scelta del cosmetico del futuro: prodotti eco-dermocompatibili nel rispetto delle persone e dell’ambiente e prodotti performanti per chi ha veramente a cuore la propria bellezza.

“E poiché non possiamo ignorare l’approccio olistico della natura umana, all’uomo un’intera sessione sarà dedicata alla comprensione di aspetti psicologici ed emotivi che sottendono alla quotidianità dell’individuo”. A parlare è Giada Caudullo, psicologo e responsabile della comunicazione di Solgar Italia. Raffaele Morelli, medico, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della rivista “Riza Psicosomatica”, aprirà la seconda giornata del convegno, dedicata alla parte più interiore dell’individuo e alle sue emozioni. Ci parlerà di quelle forze potenti che albergano dentro di noi e che ci permettono di cambiare e di star bene se impariamo ad ascoltarle.Possiamo affermare con tutta franchezza che il Convegno al quale hanno partecipato 700 Operatori nella scorse edizioni sarà nuovamente di grande e sicuro successo” conclude Anna Giuliani, “A tutti coloro che potranno condividere con noi questa esperienza, auguro che sia un’occasione per rimanere professionalmente ed umanamente ispirati dai contenuti scientifici di altissimo rilievo che verranno presentati”.Link: www.solgar.it

Epigenetica, nutrienti ed emozioni: se ne parla il 27 e 28 aprile ad Abano Terme (Pd) con relatori di fama nazionale e internazionale.Su iniziativa di Solgar Italia® Multinutrient® SpA, nota azienda operante nel campo dell’integrazione nutrizionale, dalle ore 9.00 di sabato27, presso il Centro Congressi di Abano Terme, un intero fine settimana dedicato a geni, nutrienti e ricerca sul benessere. Lo scienziato americano Dr. Richard Passwater, l’immunologo italiano dott. Attilio Speciani, lo specialista in medicina integrativa Prof. Ivo Bianchi, il guru del benessere dott. Fabrizio Duranti, lo psicoterapeuta più amato dagli italiani dott. Raffaele Morelli sono solo alcuni degli ospiti della dr.ssa Anna Giuliani, presidente di Solgar Italia. Sul palco anche il dott. Carlo Gargiulo, medico e noto volto televisivo, che coordinerà gli interventi.

Tavola Rotonda Abano Terme

*Registrazione al convegno obbligatoria tramite sito internet http://www.solgar.it/seminari.php

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il iornalismoG10

La dottoressa Carla Ferreri, primo ricercatore del Co-mitato Nazionale delle Ricerche (Cnr) e direttore del laboratorio di lipodomica di Lipinutragen srl è interve-nuta al Circolo come relatrice sulla novità scientifica del momento: “Come i grassi, ritenuti nemici della salute possono invece diventare importanti alleati: lo spiega-no i tuoi globuli rossi”. In sostanza, grazie a un ceck-up molecolare reperibile nelle farmacie è possibile valu-tare come far interagire i globuli rossi trasformando i grassi contenuti nelle cellule, da sempre ritenuti re-sponsabili di colesterolimia, in energia positiva. Grazie all’interazione di un integratore che si avvale dei nuovi studi basati sulla lipodomica. L’incontro è stato promos-so dalla Solgar Italia di Anna Giuliani. Qui a fianco vediamo da sinistra la professoressa Carla Ferreri, la moderatrice Luisa Poluzzi (che si è avvalsa della colla-borazione di Susanna Messaggio) e Giada Caudullo, Amministratiore delegato della Solgar Italia.

Trasformiamo i grassi in amici della salutePresentata al Circolo una importante novità sulla lipodomica

Uffici stampa: arrivanogli attestati d’eccellenza

Li ha deliberati il Gus della Lombardia

(Altroconsumo), Deborah Chiodoni ( Museo Nazio-nale della Scienza e della Tecnologia), Emanuela Croci (Camera di Com-mercio di Milano), Ales-sandro Intermite (Studio Intercontatto- settore spet-tacoli) e Settimia Ricci (Di-gital PR e Social Content Curation, Work Diary).Alla cerimonia sono inter-

Al Circolo della Stampa di Milano, per iniziativa del

GUS (Giornalisti Uffici Stampa - Lombardia) sono starti assegnati i “Ricono-scimenti alla carriera” ai giornalisti che nel corso dell’attività professionale abbiano ricoperto incari-chi in uffici stampa. I riconoscimenti sono stati consegnati a: Sergio Bor-si (Club Alpino Italiano), Mario Mauri (Canale Na-vigabile), Vittorio Reali ( Fiera Milano), Carlo Vez-zoni (Regione Lombardia).Inoltre sono stati attribuiti i primi 6 attestati agli “uf-fici stampa di eccellenza” nell’utilizzo delle nuove tecnologie multimediali a: Sara Bragonzi (WWF Italia), Liliana Cantone

venuti: Letizia Gonzales, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Giovanni Negri, presidente dell’As-sociazione Lombarda dei Giornalisti, David Mes-sina, vice presidente del Circolo della Stampa e Piergiorgio Corbia pre-sidente GUS Lombardia e vice presidente vicario GUS nazionale.

Il Consigliodirettivo del CircoloPRESIDENTEDaniela Stigliano

VICE PRESIDENTI David MessinaGiovanni NapodanoSEGRETARIO GENERALEPino NardiVICE SEGR.GENERALEGiuseppe Alberti CONSIGLIERIElena GolinoRenzo MagossoFrancesca MineoOttavio RossaniDomenico Tedeschi Salvatore D’ArezzoRoberto BoninDomenico FiordelisiGiuliano Lombardo Gabriella PiroliREVISORI DEI CONTIMonica ForniGiovanni MedioliGiuseppe TorregrossaSandro BianchiFrancesco Galeone PROBIVIRIGabriele Eschenazi Felice MantiWalter Meloni Giulia Bruno Parini

CINEFORUMdel sabatoe altri eventi

l Mercoledì 27 febbraio ore 17: “La differenza tra amare e fare sesso". Re-latori la sessuologa Paola Nicolini, l'ostetrico e gine-cologo Antonio Canino, la Preside della facoltà di psicologia dell’università San Raffaele Laura Bello-di. Coordina Luisa Poluzzi.

l Sabato 9 marzo ore 15,30: Proiezione del film “ 8 ½ “ (1962) di Federico Fellini. E’ consi-derata una delle migliori pellicole cinematografiche mai realizzate, nonché considerato un capolavo-ro del cinema mondiale ed ha ispirato generazioni di registri

l Mercoledì 13 marzo ore 17: “20.000 foto sotto i mari”. Le immagini più suggestive delle meravi-glie del mare testimoniate da un subacqueo di fama internazionale, il dottor Alberto Gallucci, più volte premiato in Italia e all’estero per le sue foto-grafie-capolavoro.Coordina Renzo Magosso.

l Sabato 16 marzo ore 21:Cineforum del CircoloProiezione del film “Rosa Luxemburg” di Marga-rethe Von TrottaFu presentato in concorso al 39° Festival di Cannes, dove Barbara Sukowa vinse il premio per la miglior interpretazione femminile

l Mercoledì 20 marzo ore 17: “Medicalizzazio-ne della societa’, quale ruolo del farmaco”. Ne parla Silvio Garat-tini fondatore e direttore dell’istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

l Sabato 23 Marzo ore 17 Sabati musicali “ Ottetto di Milano “ Ensemble di ClarinettiArturo Garra- Francesca Gelfi- Guido Guarato- Alessandro Lamperti- Edo-ardo Lega- Sara Mescia- Alessio Quaglia- Luciano Tessari.“ Omaggio a Astor Piazzolla”. Direzio-ne artistica Adriano Bassi, collaborazione organiz-zativa Rosantonia Baroni.

l Sabato 20 aprile ore 15,30 Cineforum del Circolo. Proiezione del film “Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorse-se.

l Sabato 18 maggio ore 15,30 CineforumProiezione del film Hugo Gabret (2012) di Martin Scorsese.

Nelle foto di Jmmy Pessi-na vediamo, in alto, i premiati e a fianco, in prima fila Letizia Gonzales, Giovanni Ne-gri, Roberto Renzi, Tullio Barbato,Da-vid Messina.

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11il iornalismoG

Vigilano sui diritti dei detenutiA convegno i Garanti incaricati di tutelare la personalità di chi è in carcere

Da 200 annici salvano dal fuoco

Festeggiati due secoli d’impegno civile dei pompieri milanesi

Sopra, Giovanni Negri, e Ferruccio De Bortoli. A sinistra i vincitori dei premi. Con loro, Ettore Mo, Rosi Brandi e Gian-franco Pierucci.

ve da essere stata al centro dell’interesse della Corte europea dei diritti dell’uo-mo che ha di recente inti-mato all’Italia di rientrare entro il limite di tempo di un anno nelle misure di le-galità minima consentita del trattamento carcerario.UNA DIFESA ADEGUA-TA. Nei tre progetti di leg-ge che i garanti delle car-ceri hanno presentato alla stampa i punti non tratta-bili sono ben evidenziati: innanzitutto, una norma che proibisca quei mal-trattamenti che si possono

classificare in casi estremi come vere e proprie tortu-re. Poi, l’istituzione di un garante a livello naziona-le per le persone private della libertà personale; la revisione dei criteri di mi-sura cautelare (sono stati fatti notare a questo pro-

posito i casi di carcerazione per manca-to pagamen-to del bollo dell’auto, di detenzione per uso personale di canapa da parte di gio-vanissimi che

dalla galera possono trarre soltanto esperienze nega-tive). Infine, come è stato fatto notare, il sacrosanto diritto a una difesa ade-guata che è ancora riser-vata, di fatto, solo a chi ha risorse economiche tali da potersela consentire.

Premio Vergani: ecco i migliori cronisti del 2012

per la carta stampata a Antonio San-francesco di Famiglia Cristiana. 2° premio Linda Lucini della Provincia Pavese. 3° premio Stefano Scansani

della Gazzetta di Mantova. Men-zione speciale Renzo Magosso del settimanale Oggi. Menzione specia-le Paolo Moretti e Gisella Roncoroni

I Vigili del Fuoco si sono dati appuntamento al Circolo portando all’ingresso di corso Venezia 48 la loro storica autopompa d’inizio ‘900 la prima utilizzata a Milano, di fiammante colore rosso, e hanno festeggiato i 200 anni di impegno per la sicurezza della città. Il comandante Sil-vano Barberi ha ricordato i 2 secoli di storia dei pompieri.

della Provincia di Como. Sezione Radio-TV. 1° pre-mio Annalisa Corti di Tele-

lombardia. 2° pre-mio Paolo Andriolo di Telelombardia. 3° premio Maxia Zandonai, Rai Tg3 Lombardia. Sezio-ne Web. Premio Speciale Tiziana De Giorgio e Luca De Vito di Repubbli-ca.it. Il premio per un giovane cronista

con meno di 30 anni è sta-to assegnato a Luca Rinaldi de linkiesta.it Premio Spe-ciale a Selvaggia Bovani, Targhe Vita da Cronista a: Marcella Andreoli, Gabri-ele Moroni, Vittorio Reali.

Il presidente della Re-pubblica Giorgio Na-politano ha usato pa-

role chiare: «La situazione delle carceri in Italia è di prepotente urgenza». Al Circolo della stampa di Milano, i Garanti dei dirit-ti dei detenuti provenienti da ogni parte d’Italia, dal-la Valle d’Aosta alle regio-ni del Mezzogiorno, han-no rilevato che, in realtà, queste parole «Sembrano, purtroppo, destinate a ri-manere nel novero delle buone intenzioni, anche di Napolitano perché, come ha rilevato il Presidente, tocca al parlamento legife-rare. Cosa che finora non ha fatto».CARCERI PIÙ GIUSTE. Con l’obiettivo di sblocca-re la situazione i garanti, coordinati dall’ex sotto-segretario alla Giustizia Franco Corleone, hanno consegnato al presidente Napolitano tre proposte di legge di iniziativa po-polare mirate a rende-re operative le istanze di giustizia già previste e finora inapplicate nei confronti della popola-zione carceraria.GALERE AFFOLLA-TE. «Quasi 70 mila de-tenuti a fronte di una capienza di sostenibilità prevista non superiore a 45 mila. Con una seria aggravante», hanno fatto notare i garanti, «relativa al fatto che ben 28 mila sono i casi di reclusi per reati lievi e che non giusti-ficano una misura drastica come l’incarcerazione. La situazione è talmente gra-

Attesissimi dai cronisti, sono stati assegnati i premi Vergani per il 2012, presidente della Giu-

ria Ferruccio De Bortoli.1° premio

ALTERNATIVE SULLA CARTA. Ma le misure al-ternative sono davvero praticabili? «Soltanto sul-la carta», hanno spiegato i dirigenti nazionali delle comunità di accoglienza, perché le strutture attual-mente operative raggiun-gono la capienza massima di 3 mila persone. Mentre le esigenze reali superano le 20 mila richieste».Nel corso della riunione, i garanti hanno denunciato situazioni drammatiche: «Noi, che non percepiamo un centesimo di stipendio, essendo nominati su base volontaria, spesso dobbia-mo preoccuparci addirit-turaci di fornire ad alcune case circondariali anche la carta igienica, a nostre spese e, quando va bene, grazie al contributo di al-cuni sponsor privati».

Da sinistra Giovanni Negri, Fran-co Corleone e Adriana Tocco.

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il iornalismoG12

Per rispettare la dignitàdi chi si trova in prigione

La Carta di Milano detta le regole ai cronisti

al carcere non siano un “tor-nare in libertà” come si leg-ge in troppi titoli, ma solo un altro modo di scontare la pena. Non è semplice da ca-pire per l’opinione pubblica, soprattutto se non lo è - pri-ma di tutto - per coloro che dovrebbero informarla. Eppure, tra i detenuti che riescono ad usufruire di queste diverse modalità di scontare la propria condan-na, solo una percentuale assolutamente trascurabile decide di approfittarne sot-traendosi alla pena. E invece, rivelano le statisti-che, la stragrande maggio-ranza riesce - proprio grazie alle misure alternative - ad avviare un concreto pro-getto di reinserimento nel-la società civile, che riduce sensibilmente il rischio da parte loro di ripetere com-

portamenti delittuosi e ri-prendere, perciò, la strada del carcere. Obiettivo che, in un Paese normale, dovrebbe essere il più importante cui tendere. Ecco perché uno dei punti più significativi della Carta è proprio quello sulle “mi-sure alternative e reinseri-mento sociale”.Altro paragrafo di quelli che faranno discutere, quello con le premesse per un “di-ritto all’oblio”: il diritto, per un ex detenuto, a non restare esposto senza limiti di tem-po ai danni che la ripetuta pubblicazione di una notizia potrà procurargli, quando la notizia non sia più legata a ragioni di attualità e di inte-resse pubblico. E comunque il diritto a veder diffuso, ol-tre al ricordo del suo delit-to, anche le notizie sul suo

percorso umano successivo all’arresto e alla condanna. Argomenti delicati, che si sviluppano sulla linea di confine con il diritto di cro-naca al quale, come è giu-sto che sia, ogni giornalista si abbarbica in difesa del proprio lavoro e del proprio ruolo. La Carta pone delle basi se-rie per una discussione non più rinviabile, soprattutto alla luce dell’inesorabilità dei meccanismi che i nuovi media sperimentano quoti-dianamente, navigando in una Rete che tutto trattiene per un tempo indefinito in nome della memoria collet-tiva. Eppure non mancano, anche lì nel web, errori ed approssimazioni in grado di procurare dissesti che fi-niscono per rendere meno difendibile il diritto ad una

cronaca poco o per nulla “verificata”. Si tratta, tanto per cambiare, di ricercare un doveroso punto di equi-librio che possa in qualche caso facilitare “l’oblio “ e in altri assecondare, al contra-rio, la fatica di una memo-

ria necessaria anche a fini (giornalistici) pratici.Un anno e mezzo fa, durante la presenta-zione pubblica della Carta a Palazzo Ma-rino, il sindaco Giu-liano Pisapia sposò la nostra “causa” tanto da auspicare che questo codice deontologico, una volta approvato dal Consiglio naziona-le, possa chiamarsi

“Carta di Milano”. “Troppo spesso - disse - la dignità è calpestata nei confronti di chi nemmeno è colpevole o rinviato a giudizio, spesso neppure indagato. Partire da una corretta in-formazione è il modo per dare un segnale giusto”. “L’informazione - aggiunse il presidente emerito della Corte costituzionale Va-lerio Onida, tra gli autori della carta deontologica - non solo riflette ma orienta l’opinione pubblica e quindi ha una grande responsabi-lità per evitare di scatenare sentimenti collettivi incon-trollati: il bene fondamen-tale da tutelare è sempre la dignità delle persone”.

Mario Consani

Protocollo etico/deontologico per giornalisti e operatori dell’informa-zione che trattano notizie concernenti cittadini privati della libertà o ex-detenuti tornati in libertà. Premessa Con le presenti norme di autoregolamentazione i Con-sigli regionali dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, dell’Emilia Romagna e del Veneto fanno propria la necessità di sostenere, an-che con l’informazione, la lotta ai pregiudizi e all’esclusione sociale delle persone condannate a pene intra o extra murarie. Ricordano il criterio deontologico fondamentale del «rispetto della verità so-stanziale dei fatti osservati» contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine e sollecitano il costante riferimento alle leggi che disciplinano il procedimento penale e l’esecuzione della pena e ai principi fissati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione Italiana e dalla legge sull’Ordinamento Peniten-ziario (n. 354 del 1975) con le relative modifiche apportate dalla cosiddetta legge Gozzini (n. 663 del 1986).A tal proposito invitano i giornalisti a:a) Osservare la massima attenzione nel trattamento delle infor-mazioni concernenti i cittadini privati della libertà in quella fase estremamente difficile e problematica di reinserimento nella società. b) Tenere presente che il reinserimento sociale è un passaggio com-plesso che può avvenire a fine pena oppure gradualmente, come previsto dalle leggi che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi ordinari, i permessi - premio, la semi-libertà, la liberazione anticipata e l’affidamento in prova al servizio sociale. c) Usare termini appropriati in tutti i casi in cui un detenuto usufrui-sce di misure alternative al carcere o di benefici penitenziari evitando di sollevare un ingiustificato allarme sociale e di rendere più difficile un percorso di reinserimento sociale che avviene sotto stretta sorve-

glianza. Le misure alternative non sono equivalenti alla libertà, ma sono una modalità di esecuzione della pena. d) Tenere conto dell’interesse collettivo, ricordando, quando è possi-bile, dati statistici che confermano la validità delle misure alternative e il loro basso margine di rischio e) Fornire, laddove è possibile, dati attendibili e aggiornati che per-mettano una corretta lettura del contesto carcerario. f) Considerare sempre che il cittadino privato della libertà è un inter-locutore in grado di esprimersi e raccontarsi, ma può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media.g) Tutelare il condannato che sceglie di parlare con i giornalisti, adoperandosi perché non sia identificato con il reato commesso.h) Usare termini appropriati quando si parla del personale in divisa delle carceri italiane.i) Riconoscere il diritto dell’individuo privato della libertà o ex-dete-nuto tornato in libertà a non restare indeterminatamente esposto ai danni ulteriori che la reiterata pubblicazione di una notizia può arrecare all’onore e alla reputazione: il diritto all’oblio rientra tra i diritti inviolabili di cui parla l’art. 2 della Costituzione e può essere ricondotto anche all’art. 27, comma 3°, Cost., secondo cui “Le pene […] devono tendere alla rieducazione del condannato”. l) sono ammesse ovvie eccezioni per quei fatti talmente gravi per i quali l’interesse pubblico alla loro riproposizione non viene mai meno. (Si pensi ai crimini contro l’umanità, per i quali riconoscere ai

loro responsabili un diritto all’oblio sarebbe addirittura diseducativo. O ad altri gravi fatti che si può dire abbiano modificato il corso degli eventi diventando Storia, come lo stragismo, l’attentato al Papa, il “caso Moro”, i fatti più eclatanti di “Tangentopoli”.) m) E’ evidente che nessun problema di riservatezza si pone quan-do i soggetti potenzialmente tutelati dal diritto all’oblio forniscono il proprio consenso alla rievocazione del fatto.n) Garantire al cittadino privato della libertà, di cui si sono occupate le cronache, la stessa completezza di informazione, qualora sia prosciolto.DIRETTIVE 1.Tutte le norme elencate riguardano anche il giorna-lismo on-line, multimediale e altre forme di comunicazione giornali-stica che utilizzino innovativi strumenti tecnologici.2.Tutti i giornalisti sono tenuti all’osservanza di tali regole per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge istitutiva dell’Ordine.3.I Consigli regionali dell’Ordine della Lombardia, dell’Emilia-Roma-gna e del Veneto raccomandano ai direttori e a tutti i redattori di aprire con i lettori un dialogo capace di andare al di là della semplice informazione per far maturare una nuova cultura del car-cere che coinvolga la società civile. Sottolineano l’opportunità che l’informazione sia il più possibile approfondita e corredata da dati, in modo da assicurare un approccio alla “questione criminale” che non si limiti all’eccezionalità dei casi che fanno clamore, ma che approfondisca - con inchieste, speciali, dibattiti - la condizione del detenuto e le sue possibilità di reinserimento sociale.4.Raccomandano inoltre di promuovere la diffusione di racconti di esperienze positive di reinserimento sociale, che diano il senso della possibilità, per un ex detenuto, di riprogettare la propria vita, nella legalità.

Ecco il testo-guida

Giornalisti in carcere per una Carta in più. Entreremo a Regina

Coeli, il 15 marzo, per presentare pubbl ica -m e n t e la Car-ta del carcere

e della pena, un codice deontologico messo a punto dai tre ordini re-gionali di Lombardia, Emilia-Romagna, Vene-to e via via già adottato anche dagli ordini di Li-guria, Toscana, Basilica-ta e Sicilia, in attesa che il Consiglio nazionale dell’ordine decida se renderlo vincolante per tutti i giornalisti italiani. L’obiettivo della Carta, de-dicata in particolare a chi scrive di cronaca nera e giudiziaria, di detenuti e carceri, è che non si verifi-chino più casi di “mostri” sbattuti in prima pagina e al contrario vengano rispettati il più possibile i diritti dei cittadini privati della liber-tà, ma anche quelli dei loro famigliari e degli agenti di polizia che nei penitenziari operano.Ma il codice non intende solo piantare dei paletti op-portuni a difesa di privacy, presunzione di non colpevo-lezza, funzione rieducativa della pena. C’è anche la voglia di in-formare gli stessi giornalisti (che spesso lo ignorano) di come le misure alternative

Al centro, tra i rappresentanti dei giornalisti, Susanna Ripamonti

direttrice di CarteBollate e Ornella Favero direttrice

di Ristretti Orizzonti.

Consigliere dell’Ordinedei giornalisti della Lombardia

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13il iornalismoG

Alice Werblowsky: in ricordo degli ebrei incarcerati a Milano

Magosso addestraalla scrittura

gli ergastolani

Alice Werblowsky è tra i giornalisti più impegnati nel volontariato a favore delle donne in stato di detenzione. Firma autorevole di reportage televisivi, autrice di testi e, in questo caso di disegni utilizzati dalle detenute di San Vittore per la Giornata della Memoria, sta lavorando ad altri importanti iniziative in carcere.

San Vittore, ne valeva la pena

Festival a Opera, i reclusi alla ribalta

Omaggio delle recluse ai perseguitati dal nazifascismo

Un festival della cultura concluso con una rappresentazione teatrale

Una scatola di fili da ricamo di una donna ebrea, scoperta in un

bric à brac parigino, segna il punto di partenza de “Il filo dimenticato 1943-1945” Gli Anni bui di San Vittore, un’inedita mostra di opere cucite a mano dalle dete-nute di San Vit-tore su disegni di Alice Werblow-sky, realizzata nell’ambito del-la Giornata della Memoria e che lo scorso gen-naio ha trasformato il IV rag-gio della Casa Circondariale San Vittore in una vera e pro-pria galleria d’Arte della Me-moria. Un omaggio artistico per non dimenticare che tra quelle mura furono rinchiu-si in un primo momento gli ebrei poi trasferiti al V Rag-gio prima di essere mandati nei campi di sterminio.Visto il successo di pubblico, la Mostra ha avuto un seguito

presso lo Spazio Energolab di Via Plinio 38 Milano, dal 3 al 10 febbraio 2013.L’espo-sizione, unica e originale,

conta venti opere, alcune eseguite sulle stesse lenzuola del carcere, che riportano alla memoria i drammatici episo-di accaduti a San Vittore tra il ‘43 e il ‘45, ricamati a punto filza da ventitre detenute di San Vittore: Sabina, Sanela, Nadica, Susanna, Male-na, Razja, Patri-cia, Taide, Sara, Elisabetta, Ma-riangela, Lidia, Loredana, Annamaria, Clau-dia, Cristina, Sarioska, Lore-dana, Rosa, Isabella, Paola, Katia, Marianna. Tre mesi d’intenso lavoro collettivo e di grande cooperazione tra le detenute di San Vittore e la curatrice del progetto.Un percorso inusuale ed emotivamente toccante attra-verso un biennio drammatico della storia italiana e in par-ticolare milanese, che ha vi-sto le SS trasformare uno dei

più conosciuti istituti di pena in un vero campo di interna-mento, nel quale furono re-clusi in condizioni disumane centinaia e centinaia di ebrei

e detenuti poli-tici.Al loro arrivo nel penitenzia-rio gli ebrei non venivano regi-strati con nome e cognome ma solo con la let-tera E seguita da un numero

(E1, E2, E3…): niente più identità, isolamento totale. Subirono torture, stupri e violenze. Del gruppo di 600 adulti e 40 bambini partiti da San Vittore il 30 gennaio ‘44 con destinazione Auschwi-tz-Birkenau, tornarono solo 14 adulti e una ragazzina di 13 anni: Liliana Segre. In due anni i convogli in partenza da San Vittore verso i campi di sterminio e di transito furono complessivamente 15.

Anche a Opera, come a San Vittore, i giorna-listi hanno dato la loro disponibilità come vo-lontari. In particolare i colleghi Sergio Angeletti e Renzo Magosso. Angeletti è tra i promotori dell’iniziativa LiberaMente che promuove in-contri di lettura collettiva. Magosso (che vediamo qui sotto accanto alla dottoressa Barbara Rossi durante il Festival organizzato a Opera) organizza una sezione dedicata alla scrittura e alla cultura dell’Infor-mazione. A questi incontri partecipano detenu-ti che stanno scontando pene di lunghissima durata. E molti ergastolani.

Oltre 440 detenuti, una ventina di giornalisti e fotografi, più di 50 reclusi ed ex reclusi sul

palcoscenico hanno dato vita al pri-mo Festival della Cultura all’inter-no del Carcere di massima sicurezza di Opera. L’evento, intitolato Opera corale ha rischiesto mesi di prepara-zione, prove, studi per le coreografie in collaborazione con varie Associa-zioni di volontariato e il coordina-mento dell’Associazione Cisproject, responsabile del progetto Leggere Libera-Mente, inserito nel piano pe-dagogico della Casa di Reclusione di Milano Opera dal 2009. Numerose e spesso toccanti le testimonianze della persone detenute che si sono alternate sul palco del teatro interno al carcere, raccontano del loro cambiamento di rotta, la crescita personale raggiunta grazie al progetto “finestra della cul-tura”. L’incontro è stato pensato e re-alizzato con l’intento di sottolineare l’importanza del lavoro di chi opera da volontario nelle carceri italiane e soprattutto per stimolare l’interesse, la curiosità e la partecipazione ai tanti laboratori da parte delle per-sone detenute che numerose e atten-te hanno riempito la sala del teatro. Ha visto la luce anche uno ‘slogan’ studiato appositamente per loro: “Anche nella tua testa continuano a nascere pensieri forti? Peccato chiu-derli dentro.”Jonathan ex detenuto e a suo tempo assiduo frequentatore dei corsi organizzati dal volontaria-

to è tornato in carcere dopo anni e, salendo sul palcoscenico si è tolto il badge che indossava in veste di ospi-te motivando il suo gesto con questa frase: “ Sono ancora uno come voi, il carcere mi ha cambiato la vita, in tanta sofferenza vista e vissuta, ho anche incontrato persone ecceziona-li: i volontari, coloro che senza chie-dere nulla in cambio mi hanno fatto conoscere ‘l’amore incondizionato’ , anche la Dirigenza mi ha agevolato allora, infatti sono stato uno dei pri-mi ad avere un vero lavoro ‘dentro’, con un contratto esterno, sono diven-

tato così redattore della stessa Casa Editrice per cui ora sono produttore esecutivo”Il coordinamento del labo-ratorio di Lettura e scrittura creativa è guidato da Barbara Rossi e Silva-na Cerruti, insignita dell’Ambrogino d’Oro 2012 dal Comune di Milano. Salendo sul palco, il direttore della Casa di Reclusione Giacinto Sicilia-no, le ha definite: ”Presenze in ap-parenza silenziose ma di una rumo-rosità devastante”. Il laboratorio si avvale della collaborazione di molti professionisti, psicologi, psicotera-peuti, fotografi, insegnanti.

A fianco, le due coordinatrici Silvana Cerruti e Barbara Rossi con detenuti-autori.Sotto il lavoro teatralescritto e interpretatodagli stessi carcerati.

Le donne del quinto raggio al lavoro per

realizzare i “ricami della memoria”.

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il iornalismoG14

I giornali non amano par-lare di se stessi e della propria cucina e i panni

sporchi pre-f e r i s c o n o lavarseli in casa.Sicche' non accadra' mai che sui gior-nali, a parte le scaramuc-

ce quotidiane si problematiz-zi il mondo dell'informazio-ne con analisi approfondite e buoni ragionamenti. Provia-mo a farlo. C'era una volta, in Italia, l'editoria indipen-dente, gestita da editori puri e giornalisti liberi e molto fieri e gelosi della propria autonomia.Ora l'editoria indipendente non c'e' piu', liquefatta, se-questrata, archiviata.Tutto e' accaduto nei primi anni '80, in modo violento e aggressivo, tra battaglie campali, carte bollate e tin-tinnar di manette.Cacciate o autodissoltesi le grandi famiglie dell'editoria (i Mondadori, i Rizzoli, i Ru-sconi), la proprieta' dei gran-di giornali e' finita in mano a mondi lontani ed estranei, imprenditoriali e finanzia-ri: da De Benedetti (grup-po Repubblica-Espresso) a Berlusconi (Il Giornale e la Mondadori), da Caltagirone (Messaggero e locali), alla Confindustria (Sole24ore) alla Fiat (la Stampa), da Me-diobanca alle banche, da Del-la Valle ai neoentranti Uni-pol Coop, sostituti del fallito gruppo Ligresti nel salotto non tanto buono della Rcs.Ne' la situazione e' miglio-re nel comparto televisivo, dove il duopolio Rai- Media-set, ribattezzato Raiset, l'ha fatta da padrona negli ultimi vent'anni nell'audience e nei ricavi pubblicitari, lasciando agli altri broadcaster briciole di advertising e ruoli e spazi modesti.Questo abbrutimento, dice-vo, si diffuse come un tu-more maligno a meta' degli anni '80, con la battaglia tra De Benedetti e Berlusconi, espressioni rispettivamente della Dc di Ciriaco De Mita e del Psi di Bettino Craxi, in acerrima lotta tra di loro per il predominio politico, che passava anche per il controllo dell'informazio-ne e,nella fattispecie,della grande conglomerata Mon-dadori-Espresso. E ulteriore abbrutimento s'ebbe con la scalata vincente della loggia massonica P2 di Licio Gelli alla Rcs-Corriere della Sera. Caddero cosi' storici presidi

di editoria pura e si diffuse come un virus quella brutta galleria di giornali e giornali-sti Comprati e Venduti(come sintetizzo' bene Giampaolo Pansa in un suo libro-denun-cia) che ancora oggi produ-ce i suoi effetti devastanti in termini di riduzioneo ad-dirittura, secondo alcuni, di scomparsa, della liberta' di stampa, uno dei valori di base di una moderna societa' civile e democratica.Risultato, giornali (e tele-giornali) violentati dai nuo-vi padroni della finanza nel loro bene supremo, ossia l'autonomia, hanno di fatto e progressivamente dovuto rinunciare alla loro mission - quella di informare con obiettivita' e completezza la

pubblica opinione e fare da cane da guardia del Potere - per trasformarsi nascosta-mente, secondo i desiderata aggressivi e senza scrupoli dei finanzieri-editori, in stru-menti di lotta e di lobbying di fazioni industriali e clan po-litici in guerra tra di loro per il potere.E' stato così, quindi, che le idee, i progetti, la creativita' e l'innovazione ma anche le capacita', l'originalita', il co-raggio di andare controcor-rente,insomma i valori tipici della libera informazione,-sono andati a farsi benedire, sostituiti da una skill molto piu' ricercata, ossia la fedelta' di cordata: si fa carriera se si assecondano surrettiziamen-te non gia' e non piu' gli inte-

ressi del lettore ma quelli del padrone.Poi pero', per fortuna, a spa-rigliare tutti i giochi e a rime-scolare le carte a meta' degli anni ’90 e' arrivata come un terremoto Internet, la rete delle reti.Una bomba, una rivoluzione profonda e pervasiva, tuttora in corso e dagli esiti impre-visti e imprevedibili, che ha riaperto tutti i giochi rompen-do la cappa di comformismo ed opportunismo impadroni-tasi dell'editoria italiana.La grande rete ha rappresen-tato, in sostanza, la straordi-naria possibilita' di produrre e distribuire l'informazione in modo diverso: in tempo reale, senza limiti di spazio, low cost e interattiva, ossia

con la partecipazione dei let-tori, non piu' relegati, come in passato, nel ghetto delle Lettere al direttore ma pro-tagonisti e coproduttori dei contenuti dell' informazio-ne. E' finita cosi' la rendita di posizione dei marchi storici dell'editoria e si sono aper-ti molti spazi potenziali per nuovi soggetti editoriali, non compromessi ne' contamina-ti, indipendenti, liberi.Tutto a posto, dunque? Nien-te affatto. Gli spazi ci sono e la domanda di nuova infor-mazione da parte del pubbli-co anche. Ma tra il dire e il fare... cos'e' che non va?Scarseggiano le nuove ini-ziative editoriali e giorna-listiche, i progetti impren-ditoriali, gli investimenti coraggiosi, le idee creative, i personaggi originali e sana-mente anticonformisti.Sono rari,insomma, i casi oggi in grado di competere con le grandi testate storiche dell'editoria italiana.Perche', pur essendosi create con Internet le condizioni per il proliferare di nuovi giorna-li, il bilancio delle nuove ini-ziative e' cosi' magro e asfitti-co? Semplice: perche' non vi sono le condizioni generali e di sistema favorevoli; manca cioe' il clima adatto alla semi-na di nuove iniziative e alla nascita e al consolidamento di nuovi giornali digitali.Il mercato pubbicitario solo ora, emancipatosi dagli ob-blighi totalizzanti del duo-polio Raiset, comincia a guardarsi intorno e a scoprire che ormai Internet conta piu' utenti della vecchia tv. Anzi, la Rete offre strumenti molto piu' precisi di segmentazione e di ritorno dell'investimen-to pubblicitario aziendale. Risulta sempre piu' difficile continuare a ignorare Inter-net. a cui, in questi vent'anni, E insieme con la carenza de-gli investimenti pubblicitari, mancano le condizioni propi-zie all'affermarsi di buone pratiche ispirate al coraggio imprenditoriale e manageria-le, al rischio e al merito.E' qui che bisogna interve-nire per mettere insieme una diagnosi corretta e una tera-pia vincente. Devono farlo tutti, gli editori e i giornali-sti, i manager e i sindacalisti, gli investitori pubblicitari e i centri media. Ma soprattutto devono focalizzarsi le isti-tuzioni, il governo e il par-lamento, la politica varando iniziative incisive e urgenti a favore della libera informa-zione digitale e della giovane editoria online.

L’intervento di Angelo Maria Perrino direttore di Affaritaliani.it al convegno “L’informazione online: problemi e opportunità” promosso da ALG e Ordine al Circolo della Stampa

Angelo Perrino, sulla base di una lunga esperienza, avanza alcune proposte concrete che favoriscano la nascita di nuove testate giornalistiche: - meno tasse, specie nei primi anni di vita della neo-im presa editoriale, con abbattimento di Iva, Irap e Irpeg- meno contributi previdenziali, magari sui nuovi assun ti, specie se inoccupati o sottoccupati- estensione delle stesse agevolazioni tariffarie gia’ previste per l’editoria tradizionale- incentivi fiscali alle fusioni e alle aggregazioni- credito agevolato per le nuove imprese- creazione di un fondo pubblico di venture capital- inclusione delle testate online tra le testate che posso no ospitare la pubblicita’ legale e finanziaria- Stralcio al contratto nazionale di lavoro giornalistico che tenga conto delle specificita’ del lavoro nelle testate online(orario, mansioni,organizzazione, formazione continua,ecc.)Misure che possono davvero scuotere il torpore finora pre-valente e stimolare la nascita di nuovi editori, i Mondadori e Rizzoli del terzo millennio.

Sarebbe un cospicuo valore aggiunto per l’intero paese, visto che la presenza di tanti giornali indipendenti incremen-terebbe il tasso di trasparenza e pluralismo del sistema e favorirebbe nuove narrazioni, nuove gerarchie delle notizie ed elaborazioni dei significati, premesse indispensabili per quell’ormai ineludibile cambiamento e rinnovamento anche di classe dirigente di un paese allo stremo ma pronto, per una sua larga parte,specie giovanile,a una svolta etico-po-litica alla quale una pluralita’ di nuovi soggetti editoriali certamente puo’ liberamente e autorevolmente concorrere.Ma e’ necessario che il comparto sia adeguatamente rappre-sentato in tutti i tavoli istituzionali, sindacali, commerciali, normativi, in cui si assumono decisioni importanti per il funzionamento della nuova editoria digitale, finora ignorata proprio perche’ semiclandestina e senza voce. E’ necessario cioe’ che il comparto della nuova editoria digitale acquisisca la forza e il peso che merita.Ecco perche’ pensiamo sia maturo il tempo per lanciare - oggi, da questo pulpito del merito e del talento - un’asso-ciazione di settore che raggruppi tutti i giornali online e si incarichi di rappresentarne le istanze nei suddetti tavoli.

L’impalpabile leggerezza del webLa rete ha inventato un’informazione poco costosa ma con scarsi ricavi

Servono incentivi per i giornali digitali

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15il iornalismoG

Un nuovo welfare ba-sato sui fondi contrat-tuali è lo strumento

in grado di dare risposte ai problemi socio-sanitari dei prossimi anni e decenni. Le assicurazioni private - con le regole di accesso e di uscita, con i costi che hanno per i s i n - goli sottoscrittori - non rappresentano infatti so-luzioni valide per affrontare i problemi più significativi, legati all’invecchiamento della popolazione, al trend di disoccupazione e alla di-minuzione dell’impegno del pubblico nel settore sanita-rio.Questi sono i concetti che Francesco Taroni, docente di Medicina sociale all’Univer-sità di Bologna, ha espresso nel corso di un recente incon-tro organizzato dalla Casagit, nella sua sede, sul tema dei fondi sanitari contrattuali. Il professor Taroni, per spie-gare l’inefficacia del siste-ma assicurativo, fondato su scelte individuali, ha citato le macro-cifre della spesa sa-nitaria della Regione Emilia Romagna: “L’uno per cento degli abitanti assorbe il 26

Rapporto costi-benefici:non temiamo confronti

Nessuna Assicurazione fa meglio di Casagit

Positiva risposta ai nuovi profiliLe integrazioni sanitarie proposte ai non contrattualizzati

per cento del totale della spesa”. Solo con una base con-tributiva ampia si possono risolvere i problemi di pochi, sfortunati, con ma-lattie gravi.I fondi sanitari ob-bligatori per contrat-to costituiscono una risposta efficacie alle esigenze di una popo-lazione vasta. Il primo fon-do italiano di questo tipo è quello costituito dai dirigenti del commercio nel 1948, è il Fasdac. I giornalisti hanno la Casagit dal 1975, una cassa forse tra le più invidiate nel panorama nazionale. Nonostante ciò capita an-cora oggi sentire colleghi dire: “Datemi i miei soldi e mi faccio un fior di assicura-zione sanitaria”. Purtroppo è un’affermazione superficia-le. Nel sito internet di Ca-sagit è riportato uno studio indipendente, realizzato dal

rappresentanza italiana dei Lloyds’ di Londra, che ha messo a confronto la “po-lizza” garantita ai giornalisti contrattualizzati, con altri fondi sanitari di categoria, con l’assicurazione dei parla-mentari e con alcune polizze che si possono stipulare sul mercato assicurativo privato.Per un confronto puntua-le rinviamo al sikto www.casagit.it. Vale tuttavia la pena spiegare che quando, due anni fa, il Consiglio di amministrazione della cassa ha iniziato a studiare i nuo-vi profili è stata valutata la

possibilità di stipulare convenzioni con assi-curazioni private. Un approfondito studio, realizzato con consu-lenti finanziari-attua-riali, è giunto alla con-clusione che il prezzo medio delle assicu-razioni sul mercato presenta un ricarico di almeno del 50 per cen-

to del profitto. Per chiarezza: una polizza proposta a 1.500 euro l’anno, ha un costo rea-le che, talvolta, raggiunge gli 800 euro. Il resto è guadagno per le assicurazioni.Per questa ragione Casagit ha deciso di elaborare e varare “in casa” i nuovi profili di as-sistenza per i giornalisti non contrattualizzati e per i fami-liari, nella convinzione che i fondi, e non le assicurazioni, siano la risposta alle esigenze sanitarie.

Carlo E. Gariboldi Gianfranco Giuliani

Trentacinque medici che garanti-scono assistenza medica nelle varie specialità e che effettuano circa 10 mila visite all’anno. Il Poliambulatorio di viale Monte Santo, fiore all’occhiello dei servizi ALG, è una realtà in continua evoluzione, come prova il recente inserimento di un ecografista con apparecchia-ture in grado di effettuare eco in tutti i distretti corporei. “Ma non è finita qui -dice il direttore sanitario Franco Scapellato- perché nel corso del 2013 ci apprestiamo a dare corso a due progetti. Il primo riguarda la possibilità di prenotare le visite da casa via web, il secondo con-siste nella predisposizione delle cartelle cliniche computerizzate. I medici inseriranno i dati in un sistema che ci consentirà di essere in sintonia con le norme nazionali con un paio d’anni d’anticipo. Sono esempi di come siamo attentamente impegnati sul fronte della qualità e del miglioramento dei servizi”. La situazione del Poliambu-latorio viene costantemente monitorata attraverso schede di valutazione e i riscontri degli utenti (soci ALG e dei Nuovi Profili Casagit) sono molto po-sitivi. Del resto sono diversi gli elementi che concorrono a dare ottimi voti al Poliambulatorio: dalla stima e fiducia “raccolte” da tutta la squadra dei medici al fatto che gli appuntamenti ven-gono fissati in linea di massima entro le 48 ore. “Vi sono altri aspetti sostanziali della nostra attività -aggiunge Franco Scapellato- che sono per noi importantissimi, determi-nanti per considerare d’alto livello l’offerta del Poliam-bulatorio. Mi riferisco alle campagne di prevenzione delle malattie stagionali e allo studio dell’andamento delle patologie. Insomma, non ci limitiamo a fornire visite a costi assoluta-mente competitivi, ma ci piace pensare ai nostri assistiti come a una grande famiglia alla quale ci rapportiamo anche attraverso informazioni e consigli”.

Paolo Costa (vide fiduciario Casagit)

Non solo visite, ma anche prevenzione

Sono più di quattrocento i gior-nalisti italiani – non contrattua-lizzati – che hanno già aderito ai

nuovi profili offerti da Casagit.Dei quattrocento, poco più del 25%, sono lombardi. I profili aperti alla sottoscrizione fino al 31 dicembre 2013, sono dedicati a due categorie: i giornalisti (professionisti e pubbli-cisti) con la tessera dell’Ordine dei giornalisti, ma che non sono iscritti al profilo Casagit principale (profilo Uno) e i figlio dei giornalisti che non sono iscritti all’Ordine dei giornalisti, e che hanno meno di 36 anni di età.I figli d ei giornalisti spesso fino al

compimento del 26esimo anno di età sono legati alla posizione dei genitori. Poi gradualmente escono dalla galas-sia della cassa sanitaria integrativa dei giornalisti e, fino a ieri, non pote-vano più avvicinarsi, né beneficiare di alcun servizio. Nell’ambito della cre-azione dei nuovi profili il consiglio di amministrazione ha consentito ai figli di rientrare aderendo a uno dei profi-li tre il 2, 3 e 4. Ovviamente chi entra ha tutti gli stes-si diritti degli altri iscritti. A comin-ciare dalla possibilità di “scalare” i profili. Per fare un esempio: il tren-tenne che entra in Casagit sottoscri-

vendo il profilo 4 e pagando 300 euro l’anno, ha la possibilità di passare, dopo 3 anni, nel profilo superiore. Sono 62 i figli di giornalisti che si sono iscritti ai nuovi profili in tutta Italia. Nel complesso dei circa quattrocento iscritti alle proposte 2, 3 e 4 più del-la metà sono residenti in Lombardia e Lazio. Ma, forse un po’ a sorpresa, molti vengono anche da regioni – come il Trentino Alto Adige – dove il servizio sanitario nazionale funziona. Dei nuovi profili apprezzano il princi-pale elemento che è quello della reale integratività rispetto alle proposte of-ferte dal servizio pubblico.

I giornalisti associati l’hanno ricevuta nelle scorse set-timane, allegata al periodico Casagit notizie. I colleghi free lance, collaboratori e in generale chi non rientra nel perimetro di un contratto nazionale di lavoro, possono richiederla, a titolo gratuito e senza obblighi successivi, attivarla e sperimentarne così l’utilità e l’efficacia per un periodo di tre mesi. La “Casagit card” è una nuova carta emessa da Casagit, che consente ai titolari e alle loro famiglie di usufruire di servizi sanitari a tariffe age-volate in una rete di strutture convenzionate su tutto il territorio nazionale, incluso il Poliambulatorio milanese dell’Associazione lombarda dei giornalisti. Accertamen-ti diagnostici, analisi cliniche, cure odontoiatriche, rico-

veri e interventi chirurgici e visite specialistiche sono le principali prestazioni assicurate dalla card, in linea con quel processo innovativo che la Cassa ha intrapreso con i nuovi profili di assistenza. Ma non è tutto. Casagit card è anche un passepartout per accedere ad altre convenzioni, stipulate con network che operano in altri campi, primo fra tutti quello dei centri ottici e a seguire della telefonia, dei viaggi e dell’oggettistica.Una sola Card per tante opportunità che saranno aggior-nate dinamicamente sul sito www.casagit.it e potranno essere consultate anche in versione mobile (per tablet e smartphone) attraverso il qr code che, sul retro della Card, permetterà un accesso diretto al sito.

Con Casagit-card si entra in tutte le strutture convenzionate

Cda Casagit

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l Ogni giorno ar-rivano in redazio-ne, nei quotidiani, nei periodici, nelle emittenti televi-sive, centinaia di immagini. Occorre valutarne l’importanza e il conseguente ordi-ne di precedenza per la loro eventu-ale pubblicazione,

mantenere i rapporti con i fotografi e con le Agenzie di distribuzione, consultare gli archivi di testata e, quando l’immediatezza del fatto di cronaca lo impone, assegnare al fotografo più competente nello specifico il servizio da realiz-zare. Ad assolvere questo importante lavoro è il photo editor, una figura professionale che, altrove già consolidata, nel nostro Paese si sta affermando solo da poco tempo. Il saggio “Professione Photo Editor” (editore Gremese, 18 euro) scritto dal fotogiornalista Leonello Bertolucci è il primo testo che in Ita-lia affronta le competenze specifiche di questa figura-chiave, dalle fonti iconografiche alla fo-tografia digitale, la gestione ei file, la vita di redazione, i rapporti con i fotografi,, budget e costo fotografici ma anche problematiche im-portanti come il diritto d’autore, la deontologia, la legislazione. Non mancano esempi tratti da servizi realmente pubblicati e commentati da photo editing.

il iornalismoG16

I libri pubblicati dai nostri colleghi

vigoroso e una mo-dernità esasperata. Adesso sembra faci-le concludere che la società nipponica ha sintetizzato il suo cammino giungen-do alla singolare confluenza di inno-vazione brusca e forse anche inattesa e una perdurante tradizio-ne che s’impone nella convivenza per plasma-re un’identità che ha pochi riscontri al di fuori dell’arcipelago. Ma, per averne una percezione plastica, gli scat-ti dell’autore sono, oltre che molto belli, anche preziosi.

l La sottile linea di continuità tra reportage e arte. Attraverso l’obbiettivo della sua macchina foto-grafica De Biasi racconta come nell’arco di una manciata di lustri sia cambiata la società giap-ponese; per molti versi profondamente aliena per gli italiani contemporanei che quando il fotografo iniziò a scattare le prime immagini dell’impero del Sol Levante avevano un’idea vaga che oscil-lava tra il romanticismo di Madama Butterfly e le gesta dei Kamikaze. (Mario De Biasi.Il Giappo-ne che cambia. Catalogo della mostra presso la Galleria 70 a Milano).Ma il Giappone viveva attraverso un percorso di profonda trasformazione tra un passato molto

Ugo Intini, L’Avanti! una storia italiana

“Scarceranda”, l’agenda pensata, scritta e realizzata dai detenuti

Il Giappone di De Biasi

Il Photo Editor: figurachiave nell’Informazione

l Una monumentale opera di ricostruzione storica che ha come oggetto un giorna-le: l’Avanti! Quasi un secolo di storia sintetizzato in poco più di 700 pagine. Dagli esordi battaglieri alla capi-tolazione sotto la scure di “Mani Pulite”. L’ingloriosa fine dei quotidia-ni di partito non può però offuscarne la storia che s’in-treccia, nel caso del giornale

socialista, con quella del movimento politico. E’ singolare che i destini di molti fra i protagonisti della storia d’Italia si siano incrociati proprio fra le pagine e nelle stanze di questo organo di stampa. (Ugo Intini. Avanti! un giornale, un’epoca. Edizioni Ponte Sisto pp. 750 euro 30). Il suo concepimento era avvenuto durante il congres-so socialista di Firenze del luglio 1896 dal quale venne lanciata una sottoscrizione a livello nazionale tra i militanti grazie alla quale si ottennero tremila abbonamenti: uno dei primi abbonati fu il filosofo liberale Benedetto Croce. L’atto di nascita è data-to25 dicembre 1896. Il giornale uscì a Roma, a firmare come diretto-re era Leonida Bissolati, Come racconta l’autore nell’introduzione, l’Avanti! Non soltanto è stato testi-mone della storia: l’ha fatta. Come indicano i nomi stessi dei suoi direttori: dal già citato Bissolati a Mu-ssolini, Serrati, Nenni, Saragat, Lombardi, Pertini, Craxi (c’è anche Gramsci leader della redazione e dell’edizione di Torino). In effetti l’Avanti! Non è stato solo lo specchio della storia del socialismo: da una sua costola sono nati rispettivamente sia il comunismo che il fascismo. Nel 1911 la sede del giornale era stata trasferita a Milano. Al deflagrare della prima guerra mondiale, L’Avanti! sostenne una forte campagna per la neu-tralità assoluta da tenere nei confronti degli opposti schieramenti. Ma, dopo aver sostenuto questa posizione, il quo-tidiano si pronunciò invece a favore dell’intervento sotto la spinta del suo direttore Benito Mussolini. Per questo Mussolini chiese alla direzione nazio-nale del partito di approvare la sua linea altrimenti avrebbe presentato le proprie dimissioni: che arri-varono il giorno appresso, seguite dall’espulsione dal partito socialista. Mussolini fondò Il Popolo d’Italia e, una volta giunto al potere, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti fece chiudere l’Avanti! nel 1926. Ma il giornale continuò ad essere pubblicato in esilio, con caden-za settimanale, a Parigi e a Zurigo.

l Scarceranda 2013 è una agen-da che ha una sua storia. Nasce nel carcere di Monza qua-si dieci anni fa, quando Direttore della CR di Monza era Giacinto Sici-liano. Nasce come esito si una esercita-zione/stage di un corso di formazio-

ne per operatori DTP, quindi con una prospettiva professionalizzante ed occupazionale, prospet-tiva che ha portato quella idea a diventare un appuntamento stabile per favorire da una par-te la formazione e l’occupazione di persone in esecuzione penale (nella ideazione, redazione, realizzazione e commercializzazione) ma anche come strumento per poter mantenere ogni giorno in primo piano il tema della carcerazione e più in generale della giustizia in Italia. Scarceranda è anche un ponte tra dentro fuori, i testi degli aforismi sono infatti ideati da persone ristrette e riguardano molti temi della vita quoti-diana di ciascuno. Scarceranda quindi, ribaltando apparenze con-solidate, diventa anche un megafono attraverso il quale persone ristrette danno voce a persone libere, liberando pensieri e voci per tutti noi. A Milano le agende si possono acquistare presso la Libreria Mondadori della Stazione FS di Lam-brate. Altre info sul sito: http://www.ondarossa.info/scarceranda/index.htm

Stefano Radaelli

Quanto al comunismo, è nel dicembre del 1915 che Antonio Gramsci entra a far parte della reda-zione torinese del giornale dove rimarrà fino alla fine del 1921, cioè dopo la scissione di Livorno che diede vita al partito comunista italiano. Consi-derando troppo estremiste le posizioni politiche di Gramsci l’allora direttore Serrati decise di chiudere l’edizione torinese e Gramsci, immediatamente, nel-la stessa sede e con gli stessi giornalisti (tra gli altri Palmiro Togliatti e Umberto Terracini) continuò il suo lavoro trasformando quello che era il settimanale del nascente Pci, Ordine Nuovo, in quotidiano. Nel suo lavoro di ricostruzione, l’autore, illumina an-che spetti meno noti della Storia, come il rapporto complesso tra Nenni e Mussolini che era iniziato ai tempi della guerra di Libia che condivisero per poco più di sei mesi la stessa cella dopo una mani-festazione a Forlì e che si ritrovarono per un crudele scherzo del destino trent’anni dopo al confino (dopo la caduta del regime fascista) nell’isola di Ponza. Questo e molto altro fanno del saggio di Intini una fonte preziosa per gli addetti ai lavori.

Alessandra Mieli

Le grandiinterviste di Lucio Lami

l Il mestiere di inviato è la quin-tessenza del giornalismo. La pensano così tutti i “mostri sacri” nazionali della penna. Se è così, allora Lucio Lami può a buon di-ritto far parte di questa ristretta e un po’ esclusiva élite. Per render-sene conto, oltre a ricordare la sua carriera, leggere i cinquanta ritratti che Lami traccia di personaggi del Novecento è un sintetico strumento per ripercorrere tappe più o meno dimenticate attraverso la voce dei protagonisti. Lucio Lami (Faccia a faccia Mursia pp. 245 euro 17). L’au-tore ha una straordinaria capacità di sintesi per cogliere in un gesto, in uno sguardo un concen-

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I libri pubblicati dai nostri colleghil Chi, prendendo in mano l’ultimo li-bro di Giorgio Santerini Freddocuore , cercasse rielaborazioni di esperienze vissute o di avventure professionali di un giornalista di lungo corso – per anni in-viato del Corriere della Sera e respon-sabile di pagina, oltre che impegnato nel sindacato di categoria prima come presidente dell’Associazione Lombarda e poi come segretario della FNSI – in-somma i consueti retroscena al confine tra cronaca e storia recente, rimarrebbe sorpreso e anche sgomento. L’autore coltiva da sempre, in uno spazio tutto suo, una vena letteraria che solo a tratti rivela nei suoi scritti. Un precedente si trovava già nell’altra opera narrativa del nostro, L’orfano di Stalin, un racconto-delirio in prima per-sona che non toccava le corde del realismo e del romanzo psicologico, quanto quelle dell’avventura tutta mentale. Forma e stile anche questa volta affon-dano in una modernità spigolosa quanto demodé,

quella del monologo interiore o stream of consciou-sness che ebbe fortuna nella prima metà del Nove-cento e trovò in James Joyce il massimo interprete. La lezione di Joyce è ben rintracciabile in quel che Santerini ci propone, però con uno stile particolaris-simo che ha indotto l’editore SE a premettere al tito-lo, quasi a didascalia e giustificazione, la dizione “prosa e poesia”. Lo scorrere delle parole, la loro cadenza, richiama-no il verso sciolto; e per la violenza della parola rimandano al filone dei poeti maledetti.Il monologo, ininterrotto dalla prima all’ultima riga, si snoda attraverso lampi di cose, impressioni, forse anche ricordi o magari sogni e incubi. Siamo nel campo più vario e libero della creazione di fantasia, della fiction come si usa ormai dire anche in lettera-tura. Si impongono le immagini opprimenti di una situazione di ospedale, la sensazione di una sof-

Gli incubi di un ex potente tra orgoglio e dolore

l Elena Galliena e Fabrizia Brocchieri, scrittrici di successo ed esperte di for-mazione e ricerca in particolare nel settore penitenziario, sono riuscite in un’impresa da molti ritenuta al li-mite dell’impossibile: coinvolgere detenuti in apparenza inavvi-cinabili, come quelli

reclusi in una Sezione di Alta Sicurezza, portandoli a parlare di sé, costruendo un importante strumento di indagine su come ci si relaziona tra compagni di detenzione e con gli operatori penitenziari. E hanno raccontato la loro esperienza nel libro “Carcere e trattamento di Alta Sicurezza” (Franco Angeli edito-re, 21 euro) frutto di un lavoro durato ben quattro anni nella Casa di Reclusione di Milano-Opera.

Quattro anni con i detenutidi Massima Sicurezza

Carlo Tambini: la Finanza degenerata

l Carlo Tambini, scrittore ed econo-mista impegnato nel comprendere e valu-tare i disastri provo-cati dagli eccessi della Finanza Internaziona-le, mette in evidenza i suoi spregiudicati comportamenti nel saggio “Speculazione e lavoro” (Editore L’autore Libri Firenza, 16 euro). La specu-

lazione, spiega già nel primo dei quattordici capitoli del suo libro, è il male peggiore della finanza dege-nerata che è riuscita ad entrare a gamba tesa nella nostra vita e l’ha condizionata nel profondo. Tambini pubblica anche un glossario con i vocaboli più usati (ma spesso incomprensibili ai più) di questa economia rampante e vorace. Poi entra nel merito delle ragioni della crisi e delle sue conseguenze di cui, annota, “è responsabile la speculazione sostenuta dalle agenzie di rating”. L’autore si spinge oltre criticando l’inconsi-stenza delle riunioni dei Grandi della Terra, incapaci di decidere e duramente contestati al punto di innescare contrasti planetari.

ferenza inevitabile quanto assurda, del-la imposizione e della costrizione che tutto ciò comporta. Sembra, ma pro-babilmente è soltanto una dimensione dell’immaginario, di essere di fronte ad un io narrante il quale affronta la malat-tia e la cura attraversato da immagini e memorie come in un torpore anestetico. Ma presto tutto cambia, e si scorre non in un delirio, ma piuttosto nel recupero di cose, luoghi e persone chiamati a comporre una ricerca interiore. Non è casuale che tutto approdi agli interroga-tivi dei fondamenti dell’essere, all’invo-cazione insieme scettica e speranzosa, rabbiosa e fideistica di ciò che Gerusa-lemme e Gesù Cristo possono ancora cercar di dire all’umanità dolente.Uno scritto poetico dove il dolore è tut-

to. La coscienza di sé e dell’altro da sé è composta attraverso la cognizione e la costanza del dolore. E’ proprio il dolore ad avvicinare mondi che alla osservazione iniziale paiono lontanissimi.C’è quello della politica del passato recente, della Prima Repubblica, con riti crudeli e necessità inelu-dibili. Quella politica pre-Tangentopoli che Rino Formica definì in modo insuperabile come “sangue e mer-da”. Ricorrono e risuonano, quasi come slogan, frasi e versi come questi: “io sono stato, tutto sono stato”; lampi di riflessioni irose che potrebbero sem-brare “attuali”, e invece sono soltanto illuminazioni quasi profetiche: “Dio come li odio questi professo-ri: aspettano la nomina in poltrona. Non prendo-no sempre, ma quando prendono però è gratis”. Oppure rimuginazioni amare, ma senza tempo, su una sorta di leggi spietate della realtà politico-asso-ciativa: “Tutta la mia vita ho dato a questa bestia di partito, sempre, tutto sempre finché non l’hanno spazzato le procure della Repubblica”. E ancora: “La riunione continua, sempre”. Tanti spezzoni di discorsi compiuti, che però non si combinano in un quadro realistico e tanto meno storico. Sono piuttosto lampi, immagini oniriche, gia-culatorie anche. E intanto compaiono i miti, i luoghi dell’anima, qua-si in un repertorio di evocazioni vibranti, Marsiglia, Brooklin, Savannah, Dresda, alternate di continuo con luoghi più a portata di mano come Roma o Milano, o San Donà Di Piave e Carbonia.Una chiama l’altra non per associazione mentale, semmai per un contrasto tra vagheggiamenti e do-lore. E c’è anche qualche spezzone di memoria in-fantile, all’insegna della paura e del destino di soffe-renza: “Con la polvere delle bombe guardo, vado, i miei occhi vedono tutto, sono piccolo ma capisco, gli aerei il fuoco i buchi si capisce tutto, tutto crolla ma la tappezzeria delle rose è li appiccicata, scre-polata”. La guerra, ricordata a tratti, o magari imma-ginata in un incubo, non è collocata nel tempo e nel-lo spazio; è un’idea essenziale radicata nell’animo umano. Così come la fragilità dei corpi, esposta alla decadenza e alla malattia (“Non voglio crepare su questo lettino di plastica oscena”). Intanto laggiù, a Gerusalemme, contigua a Roma, Marsiglia, Dresda e San Donà di Piave, si intravvedono i simboli di un sacrificio, quello di Cristo in Croce, che potrebbe forse portare un’esplosione di luce che squarci le tenebre. Potrebbe, ma non sapremo mai se ciò ac-cadrà; perché alle ultime righe “la cosa è la malattia ospedaliera tutta quanta, non resta altro”. L’unica realtà tangibile e indubitabile mostra di esse-re la fine dell’esistenza individuale; e il dolore che ne è corollario.

Marco Volpati

trato dei tratti essenzia-li del suo interlocutore e lo fa senza mai la-sciare che le convinzio-ni personali pervadano con macchie di animo-sità soggettiva il profilo della persona che ha di fronte. Lami ci restituisce con curiosità e sensibilità gli elementi fondamentali degli interpreti del secolo breve cogliendo lo spirito e l’essenza di un periodo storico attraverso l’incontro diretto con personalità tra loro diversissime ma capa-ci di lasciare una traccia in-

delebile del proprio passaggio. Imperdibili le pagine dedicate a Oriana Fallaci, Indro Montanelli, Dino Buzzati, Giancarlo Fusco, Vittorio G. Rossi, ovvero altrettanti modi di in-terpretare il giornalismo. A.M.

Il Klimt di Edgarda Ferri,le donne, l’arte, gli amori

l Difficile immagi-nare che alle spalle di uno fra i quadri più usati e abusati dall’ico-nografia per la sua raffinata sensualità, “Il bacio”, si celi un pittore di modeste ori-gini che si esprimeva con linguaggio crudo con pesanti inflessioni volgari. Tuttavia Klimt è certamente il pittore

più tenacemente rappresentativo dell’art nouveau e fra i massimi esponenti della secessione viennese. Ma l’arte di Klimt è anche l’espressione di un mondo in-teriore morbosamente angosciato. L’autrice (Edgarda Ferri Klimt, le donne, l’arte, gli amori Tre Lune edi-zioni pp. 211 euro 18) attraverso l’indagine accurata sul pittore, sul suo peculiare modo di dipingere e di mettere in posa le sue modelle, ci svela il dietro le quinte del mondo perduto degli “uomini senza quali-tà” e delle donne che hanno reso immortale la Vienna a cavallo tra le due guerre.

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Gli sportivi tracciano il loro futuroto ha ridotto a 20 il numero dei componenti, ogni regione ha designato un suo rappre-sentante (che e’ stato poi re-golarmente votato), in modo che tutti fossero presenti nel Direttivo nazionale, indipen-dentemente dalla consistenza numerica di ciascun gruppo. Nella sua pri-ma riunione il Consiglio Di-rettivo ha eletto vicepresidenti e segretario, in un programma di rinnovamento, sempre chiesto dai presidenti dei Gruppi re-gionali e accol-to da Ferrajolo. Andrea Frigo (Sardegna) e Simone Nozzoli (Toscana) sono i vicepresidenti profes-sionali. Giuseppe Cacace, rappresentante della Lom-

A Matera, Luigi Ferrajolo confermato presidenta dell’USSI

Non sono gli anziani del mestiere il vero ostacolo ai giovani giornalisti

stata certamente sconfortan-te: i giovani di oggi e il gior-nalismo di oggi sono vittime di un sistema che consente ai vecchi di rimanere abbar-bicati alla proprie poltrone ed impedisce ai trentenni di tro-vare giusta collocazione nel-le realtà editoriali. E questa quindi sarebbe la più impor-tante concausa della crisi del giornalismo di oggi. Io sono di parere difforme. Le difficoltà dei giovani gior-nalisti o dei giovani che aspi-rano ad esercitare la profes-sione giornalistica sono reali. Ma tali difficoltà sono conse-guenza non causa della crisi del giornalismo. esperienze compiute da moltissimi gior-nalisti delle vecchie genera-zioni. Ho cominciato a fare il giornalista al Giornale L’Ora di Palermo Frequentavo l’ul-timo anno del liceo clas-sico, visitai e scrissi da tutti i campetti di calcio della città. Ma di soldini neppure l’ombra finché… Finché, iscrittomi al primo anno della facoltà universi-taria di giurispru-denza, il capore-dattore mi disse: “Tu frequenti la facoltà di legge, da domani co-minci a cimen-tarti anche con la cronaca giudiziaria.”

Cominciai a scrivere di omi-cidi, assassini e truffatori vari. Ma compensi o re-tribuzione niente o quasi! Solo qualche rimborso spese. Finché non mi invitarono a scrivere articoli sul Palermo calcio anche da Torino, da Tuttosport, e non mi invitaro-no infine, a trasferirmi nella capitale piemontese. Mi la-sciai alle spalle, con non poca temerarietà, non solo la città natale ma anche un moglie già incinta e raggiunsi Torino, da dove mi trasferii successi-vamente a Milano. Insomma la vita da precario l’ho sof-ferta non poco, E prima di me un’esperienza analoga la visse un ragazzo di Calabria, che dopo avere precariamen-te sgomitato al suo Paese per

trovare uno sbocco lavora-tivo, prese il coraggio a due mani, si trasferì a Milano e dopo qualche anno divenne il cronista sportivo, più bravo e più letto della Gazzetta dello Sport. Sapete come si chia-mava quel cronista che fu poi mio vicino di scrivania per quasi un ventennio? Franco Mentana, guarda caso, papà di Enrico Mentana che ha evidentemente ereditato da cotanto Padre le sue grandi virtù giornalistiche! E attenzione, i Franco Men-tana e i David Messina di un tempo stavano peggio dei giovani di oggi, anche perché non avevano a disposizione quello straordinario e gratui-to mezzo di comunicazione che hanno i giovani di oggi e che si chiama INTERNET. I giovani di ieri, come sot-tolineato dallo stesso Enri-co Mentana, per far valere le loro ragioni dovevano scendere in piazza. E tal-

volta, aggiungo io, sfidare in piazza anche le lusin-ghe o le teme-rarie minacce di movimen-ti eversivi

che non han-no esitato a spargere il sangue anche di giornalisti giovani e co-

raggiosi come il compianto amico Walter Tobagi. Dia-loghino quindi con i giorna-li online, i giovani di oggi, facciano valere le proprie ragioni. Il giornalismo è in crisi non perché troppi vecchi vi rimangono abbarbicati ma perché i costi di produzione si sono decuplicati e perché vi rimangono abbarbicati troppi speculatori, troppi editori che editori non sono. Una vol-ta c’era il “martinit” Angelo Rizzoli che diventava edito-re. E c’erano i Mondadori, i Rusconi, i Fabbri e pochi altri ardimentosi che esercitava-no solo ed esclusivamente il mestiere di Editori. Di quei grandi e coraggiosi Editori sono rimasti pochi eredi, Ma i più grandi giornali sono di proprietà di società editoria-li finanziate da azionisti che provano a fare un poco anche gli editori per tentare di difen-dere un po’ meglio i loro pur legittimi interessi. E i giornali non perseguono più l’obietti-vo primario di raccontare la verità, approfondendo i fatti con inchieste imparziali, in-terviste molteplici e ricerche adeguate ma si accontentano spesso di raccontare le veri-tà dei loro editori, coeditori, patroni politici e inserzionisti pubblicitari. E bastano po-chi giornalisti per raccontare quelle mezze verità David Messina

Contro la crisi rottamare non serve I giornali “online” ed i siti di

informazione via internet, in Italia, sono letti di più

dei giornali quot id iani su carta. La notizia pro-viene da una fonte molto autorevole, un Rap-

porto sui Giovani elaborato dalla Facoltà di economia dell’Università Cattolica di Milano e diffuso dall’Arci-diocesi di Milano, durante il tradizionale incontro del Cardinale Arcivescovo An-gelo Scola con i giornalisti. A visitare maggiormente i gior-nali “online” ed i siti internet sono il 68% dei giovani dai 30 anni in giù e tra i quali, ol-tretutto, solo il 31% leggono anche i giornali su carta. L’incontro con il Cardinale Scola è stato condotto dal Di-rettore del telegiornale di “La 7” Enrico Mentana, il quale ha approfondito l’analisi del-le problematiche che trava-gliano i giovani di oggi e ne impediscono l’inserimento nei posti di lavoro special-mente se giornalistici. Tutto vero, tutto giusto sia nella dotta introduzione di Menta-na sia nella coinvolgente re-lazione conclusiva del Cardi-nale Scola, ma la sensazione che hanno conseguito molti dei giovani presenti in sala è

Il Cardinale Angelo Scola

con Enrico Mentana.

Giornalisti sportivi a congresso, a Matera, per il rinnovo delle

cariche per il prossimo quadriennio o l i m p i c o . R i s u l t a t o scontato an-che se la 44/a assemblea e’

servita per un confronto sui problemi della categoria. Al termine di tre giorni di lavo-ri, Luigi Ferrajolo, iscritto al gruppo del Lazio, candida-to unico, è stato confermato presidente dell’Unione Stam-pa Sportiva Italiana (USSI). Ha ottenuto 86 voti (19 sche-de bianche e 3 nulle). Eletto anche il nuovo consiglio Di-rettivo dell’Unione: per un accordo pre-elettorale fra i presidenti dei gruppi regio-nali, in considerazione che lo Statuto recentemente adotta-

bardia e dei fotoreporter nel Direttivo, è invece il vicepre-sidente collaboratore. Andrea Santoni (Lazio) e’ il nuovo segretario e Margherita Agata (Basilicata) il vicesegretario.Gli altri consiglieri eletti sono Vito Marino (Puglia), Gian Luigi Corti (Liguria), Ser-

gio Magazzu’ (Sicilia), An-tonio Fatica (Molise), Luca Miani (Veneto), Gian Franco Coppola (Campania), Fabio Nicolo’ (Calabria), Alber-

to Bortolotti (Emilia Ro-magna), Mimma Calligaris (Piemonte), Sergio Di Scia-scio (Abruzzo), Giuseppe Poli (Marche) per i profes-sionali; Luca Casali (Valle d’Aosta), Beppe Occhioni (Umbria), Daniele Magagnin (Trentio Alto Adige) e Ma-

rio Sustersich (Friuli Venezia Giulia). Revi-sori dei Conti sono stati eletti Mimmo Mar-cozzi (Abruz-zo-effettivo) e Riccardo Bian-chi (Lombar-dia-supplente) per i professio-nali; Giuseppe

Viscardi (Liguria-effettivo) e Peppino Accettura (Puglia-supplente) per i collabora-tori; Giuseppe Di Bella (Si-cilia-effettivo) e Rosario De

Luca (Calabria-supplente) fra i tecnici ovvero coloro che sono iscritti anche all’albo dei revisori. Per il GLGS, il gruppo lombardo giornalisti sportivi, il ritorno di un suo rappresentante nel Comitato di presidenza dell’USSI e’ stato quindi un buon risulta-to, anche perche’ Giuseppe Cacace rappresenta una com-ponente - quella dei fotografi – che ha un ruolo particolar-mente significativo nel rac-contare lo sport. In apertura di congresso, al quale e’ in-tervenuto anche il segretario della FNSI, Franco Siddi, il presidente del GLGS, Ga-briele Tacchini, ha letto un indirizzo di saluto dell’asses-sore regionale lombardo allo sport, Filippo Grassia, gior-nalista, iscritto all’USSI, di cui e’ stato presidente nazio-nale per dieci anni, fra il 1992 e il 2002.

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Ha fatto la storiain punta di piedi

Giuliano Pisapia non si è dimenticato. Non si è dimenticato di Isotta

Gaeta, la gior-nalista scom-parsa 3 anni fa, inserendo-la nell’ elenco dei 20 nuovi iscritti nel Fa-medio del Mo-

numentale. Era molto facile non ricordare: diventare sin-daco per una persona come Pisapia, così a lungo separata dalle istituzioni rappresentati-ve, ha configurato un “salto”, uno strappo difficile da imma-ginare. Mi aiuta solo questo esempio: è come spretarsi o, al contrario, passare dallo sta-to laicale a quello religioso. Come dire , davvero, superare un abisso. Si diventa un altro, in modo assoluto e quello che c’era prima, la vita di prima, quasi per forza, si allontana rapidamente e scatta l’oblio della vecchia esistenza pre-cedente. Ma il sindaco è stato bravo a non perdere memoria.Perciò l’occasione è quella

giusta per riprendere anche il ricordo mio di Isotta che si è interrotta una sera al vecchio Circolo della Stampa quando è saltata la registrazione per uno di quei guasti tecnici che ritengo imperdonabili, ma ac-cadono. Del resto ho sempre detestato il triste palazzo Ser-belloni per infiniti motivi, che tengo per me, e quel guasto è l’acuto finale, la stonatura in-dimenticabile di un luogo che un tempietto non è mai stato. Meglio certo il nuovo. Per di più non poten-do leggere il piccolo testo pre-parato per l’oscena scarsità della luce al tavolo (un museo degli orrori) ho dovuto quella sera improvvisare. Cerche-rò oggi di riprendere almeno una parte di quelle parole per-dute che sono dedicate a una persona così meritevole di at-tenzione e onore ma che sono anche il frutto della mia fatica perché non s’impara mai a parlare in pubblico e chi pen-sa il contrario non sa quello che si dice. Si impara solo a imparare ma per questo non si sa mai nulla davvero: non co-nosciamo quali sono le parole giuste. Quelle. Ma la scelta del sindaco mi aiuta perché oggi è certo più significativo rendere omaggio a Isotta. In-tanto alla sua incredibile te-nacia, il primo tratto che mi piace riconsegnare alla sua intensa vita. La tenacia unita all’umiltà, che è qualcosa di molto più importante: lei ap-pariva sempre come una don-

na che sapeva, che si muo-veva nel modo giusto, che si ricordava molte cose. Era una donna davvero colta nel sen-so che Salvemini conferisce a questa parola: era colta nello storicismo, nell’esperienza, nell’evoluzione delle storie e delle cose. E appariva anche

qualcosa di più: sapiente. Evo-cava l’impres-sione di venire da lontano ma

soprattutto perché da lontano proveniva, da quell’origine comunista di Togliatti e da un mondo post- guerra che sape-va di essere significante e che voleva meritare tale essenzia-le ruolo nella storia a venire. Questa era certamente Ga-

eta. Ma poi ha vissuto anche la trasformazione politica personale culturale di questo grande passato. Perché era andata oltre muovendo ver-so l’inquietudine riformista, verso il senso di una libertà di stampo fortemente occidenta-le. E su questa soglia-frontie-ra un’infinità di tempo fa l’ho incontrata, è entrata subito nel vecchio originario gruppo di Stampa Democratica. Veniva con Pier Bellini delle Stelle, il partigiano storico dell’ultimo giorno di Mussolini. Erano loro (lei staffetta Garibaldina) lui partigiano atipico da sem-pre libertario. Arrivavano alla riunione del grande tavolo in Associazione, seduti in fondo.

Insieme. Erano un pezzo della storia che noi più giovani non avevamo vissuto. Ma erano anche il simbolo della nostra forza, della nostra capacità di non essere solo giovani “pri-gionieri” del presente.Lei era forte non solo nel ca-

rattere ma nel corpo, nel fisi-co. Ai congressi c’era sempre, sui suoi tacchi sonanti: una delle mie staffette fra i grup-pi, le riunioni, i documenti. Fantastica. Il tempo non si accaniva mai

su di lei, lo voglio ricordare. Non era una bella donna-se-condo i canoni classici- ma una donna bella. E soprattutto sempre bella. Il mio sopran-nome per lei era: Merle Obe-ron. Ma davvero penso che in

fondo in fondo fosse meglio lei della diva. Era elegante senza frivolezza e cocciuta fino alla temerarietà: sulle donne e i contratti, sul part time e tante altre norme im-portanti “ mi ha perseguitato”. Sui free lance, sull’ abusivato, il lavoro nero, i collaboratori. Sugli ultimi, insomma. E lei mi portava la riga che

mancava nel testo, quella che era maturata nella tale riunione, quella emersa nel documento di chissà quan-do. Lei era la portavoce degli ultimi, senza alcuna retorica. Ha difeso l’oggettiva fragi-lità delle donne nella pro-fessione, quella dei precari e

anche quella delle donne più fortunate. Di tutti. E’ stata per me un’ombra che mi ha custodito, spinto, riattivando la mia memoria che nel caos dei contratti tendeva all’oblio degli ultimi perché prima di loro ci sono- ed è vero- tanti altri che premono, chiedono, domani voteranno. Questo era il mecca-nismo. Ma lei era questa voce di quelli che lì – nella voragine della com-missione contratto - , la voce non ce l’ hanno. Per tutto que-sto nella commemorazione al Circolo mi sono permesso di dire che nel panteon delle giornaliste famose è facile ritrovare i magnifici articoli e libri della Fallaci e di tante altre, ma Isotta nelle bibliote-che, nelle raccolte degli arti-coli di giornale non c è. Pero c’è nella storia della quale mi rendo in questa sede testimo-ne. Lei è una grande figura del giornalismo al femminile non quello delle firme ma quello dei bisogni, delle speranze, delle conquiste, delle grigie norme contrattuali costituite da parole storte, maltrattate, rimasticate. Burocratiche. Ma importanti perchè sono le pie-tre che restano per tutti: anche per gli ultimi.Isotta era questa voce mai

un portavoce. Lei era lei: una persona autorevole per quel-lo che diceva lì, per questo

momento, per il rispetto che otteneva, per l’ ascolto che si guadagnava. Per il peso che esercitava grazie solo alle sue parole. Taglienti , adeguate. Mai di sapore vittimistico. C’ era la fragilità del precariato e della condizione della donna, sempre. Ma senza pietismi, come un problema da non lasciare lì. Mai. E per questo era così rispettata da tutti, cre-do davvero: in un universo di cattivi pensieri e parole che ho a lungo frequentato posso giurare di non aver mai sen-tito niente di male su di lei. Mai. E’ un eccezione , penso quasi l’ unica.Per tutto que-sto e molto di più ci sta bene Isotta nell’ elenco nuovo del Famedio. Tra gli ultimi, in-fatti, Giuliano Pisapia l’ ha conosciuta; quelli del carcere di San Vittore dove lei ha co-struito quello che so ma non ho visto perché per me non c era mai tempo di andare oltre il mio stretto confine di espe-rienza. Ma lei era la fra gli ultimi

più ultimi, ha lasciato cadere muri alti di indifferenza, ha riavvicinato frange della di-sperazione terroristica, ha sa-puto dialogare con le famiglie delle vittime del terrorismo, ha cercato di capire quello che non si può secondo l’ in-dicazione della Bibbia ( a cui non credeva) : fatemi com-prendere tutto quello che pos-so, quello che non posso lo rinuncerò. Era assolutamente laica, infatti, ma cosi profon-damente laica da cercare di

credere sempre in qualcosa d’ altro , più in la oltre i confini

di ogni singola esperienza. Si-mile in questo solo alla sena-trice Merlin così lucente Era una persona forse più colta di una che avesse passato la gio-vinezza a Oxford. Si era co-struita da sola, tutto. Nei libri, nello stile , nelle norme auto-sufficienza. In questo senso era una solitaria che amava tanti. Non era di coppia.La sua dimensione era il ta-

volo per discutere l’amicizia l’altro. Era europea sempre in viaggio. Una molla che scatta nel movimento verso il meglio dell’esperienza fem-minista nel continente. Ma è in realtà ovunque. Andava, tornava. Rincominciava sem-pre una nuova storia che non era mai solo sua ma di altri, di molti. Sola e insieme: in fon-do come le ho detto tante vol-te, mia cara sei proprio una suora laica. E questo forse lo era davvero.

Giorgio Santerini

Isotta Gaeta ha inciso nella nostra coscienza

Una voce autorevole nella voragine della Commissione contratto

Colta nello stoicismo, nell’esperienza, nella evoluzione delle cose

Il sindaco Pisapia le ha riservato un posto nel Famedio del Monumentale

tra i grandi di Milano - Dalla Resistenzaall’impegno continuo per cultura e giornalismo

A sinistra una delle ultime foto di Isotta Gaeta. Al centro le immagini di Isotta nei giorni successivi alla Liberazione. E’ stata un’eroi-ca staffetta partigiana. Qui sotto, la foto sul documento con falso nome col quale riusciva a beffare i posti di blocco nazifascisti.

Già Segretario della Fnsi

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