il Giornale Lunedì 11 febbraio 2008 AUGURICARTOONS · 2008. 6. 27. · 28 Album il Giornale...

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Album 28 il Giornale Lunedì 11 febbraio 2008 Paola Manciagli da Milano Una bambina e un ro- bot, le caprette e le armatu- re spaziali, il silenzio della montagna e il clangore della battaglia. Non si possono im- maginare due personaggi e due storie così agli antipodi, eppure Heidi e Goldrake hanno più d'una cosa in co- mune: trent'anni fa, insieme - come nelle migliori tradi- zioni della letteratura e del cinema per l'infanzia - la pic- cola montanara dalle gote rosse e il colosso di metallo alieno pesante 280 tonnella- te conquistarono la fantasia dei bambini e delle bambine italiane. Siamo nel 1978 e il 4 apri- le, con crescente apprensio- ne da parte dei genitori e per- sino di un senatore comuni- sta, compaiono su Raidue gli scontri mortali tra il buon Actarus e le flotte di Vega, mentre risuona la sigla sinco- pata: «Ufo Robot, Ufo Ro- bot». Appena due mesi pri- ma, il 7 febbraio su Raiuno, all'ora della merenda erano riecheggiati gli jodel e la voci- na infantile della piccola montanara inventata dalla svizzera Johanna Spyri. So- no i primi cartoni animati giapponesi a fare irruzione nei nostri palinsesti: il suc- cesso è incredibile. «Ufo Ro- bot fece guadagnare alla Rai oltre un miliardo di lire con la vendita dei soli gadget, dai pupazzi ai dischi. Un risulta- to inaudito», racconta Paola De Benedetti, per quarant' anni colonna portante della Tv dei ragazzi in Rai. «All' epoca, la produzione di car- toni animati era limitata, la Disney - continua l'ex diri- gente Rai - prediligeva i lun- gometraggi per il cinema e l'Europa dell'est, dalla Ce- coslovacchia all'Un- gheria, si dedicava a produzioni raffi- nate. Con Heidi e Ufo Robot l'Italia conobbe la lunga serialità industria- le di cui gli orientali si face- vano promotori, solo Gol- drake contava più di 70 episodi. E nacque il mer- chandising». Come dimenti- care quanto erano famose quelle sigle? Il maestro Vince Tempera, orche- strando endecasilla- bi come «mangia li- bri di cibernetica e insalate di matemati- ca», dichiara di non aver mai guadagnato tanto. E i ri- tornelli di Heidi entrano per- sino nella hit parade dei 45 giri, fatto mai accaduto pri- ma, arrivando a vendere ol- tre un milione e mezzo di co- pie, anche grazie alla voce argentina della cantante Eli- sabetta Viviani. Anche i gusti dei piccoli te- lespettatori si trasformano inesorabilmente. I bambini italiani, svezzati con le gag dei paperi antropomorfi del- la Disney e dei cavernicoli di Hanna & Barbera, si abitua- no a crescere insieme ai per- sonaggi. Più di una genera- zione si affeziona in un bale- no a Heidi, trasmessa a più riprese dalla rete democri- stiana. È una bambina che crede nei sentimenti e nella bontà; attorno a sé non ha cattivi, ma solo persone un po' incomprese e fragi- li. «Heidi era nata dalla penna di una scrittrice svizzera. La serie fu co-prodotta da una società di Mo- naco che fece dise- gnare i cartoni in Giappone per sfruttare la tecni- ca della lunga se- rialità e la manodo- pera a basso costo», racconta la De Bene- detti. Il cartone (ora in onda la mattina alle 7.20 su Italia 1), parla di un'orfa- na affidata alle cure del bur- bero e taciturno nonno, che vive in una malga di alta montagna. Insieme con lui, Heidi è felice. È come se la natura stessa si prendesse cura di lei, tenendola d'oc- chio mentre scorrazza a pie- di nudi per i pascoli assieme alle sue caprette. Finché una zia non la reclama per portarla a Francoforte, dove la piccola dovrà fare da da- migella di compagnia a una bambina disabile e gentile, Clara. Ma Heidi, abituata all' aria pura delle vette, in quel- la casa ricca e austera gover- nata dall'inflessibile signori- na Rottermeier, si ritrova «come un pesciolino che dall' acqua se ne va, un uccellino in gabbia che di noia mori- rà», canta la sigla. Dall'altra parte, sulla rete più moderna e socialista, la natura è ridotta a un campo di battaglia per le mazzate ti- taniche dei primi robot ap- parsi in video. Il bell'Acta- rus, dai lunghi capelli, è un alieno che combatte per di- fendere la Terra dagli attac- chi del Re Vega. Manovra un gigantesco robot, Goldrake, alto 30 metri, capace di cor- rere a 700 km l'ora, equipag- giato con le sensazionali La- me rotanti, la risolutiva Ala- barda spaziale e il temuto Doppio maglio perforante. Oggi queste armi fanno sor- ridere sin dal nome, ma allo- ra parecchi genitori rimase- ro impressionati e vietarono la Tv ai bambini: «Non a ca- so - ricorda la De Benedetti - Ufo Robot veniva trasmesso sulla rete “alternativa” e nel- la fascia preserale, non desti- nata ai piccoli». Non bastò a placare gli animi perché un senatore leader della sini- stra comunista, Silverio Cor- visieri, presentò un'interpel- lanza parlamentare per can- cellare dai palinsesti il gigan- te guerriero. Ma non ebbe soddisfazione, anzi. Gli indici d'ascolto della Rai - aggiun- ge ancora la De Benedetti - continuarono a salire alle stelle e l'Italia divenne il mag- giore acquirente occidentale di cartoni giapponesi. A Ufo Robot presto vennero a dare man forte Mazinga Zeta, l'af- fascinate pirata spaziale Ca- pitan Harlock e la coraggio- sa Lady Oscar. Insomma, i creatori di «anime», come si chiamano i cartoni anima- ti del Sol Levante, hanno tenuto la posizione e han- no preparato il terreno agli invincibili combattenti di Dragon Ball, ai Pokémon e a tutti quei personaggi che oggi nascono già per diven- tare fenomeni, per viva- cizzare le cartelle di scuola e, perché no?, sbarcare sul gran- de schermo. Ferruccio Gattuso da Milano Armato di megafono e con parecchie cose da dirci den- tro. Enrico Bertolino si ripre- senta su un palcoscenico ma non per fare il guru con la veri- tà in tasca. Quel ruolo lo lascia ad altri colleghi, più rabbiosi, meno pettinati e altrettanto me- no coerenti. Lui, faccia azienda- le e modi di fare british, non al- za la voce ma poi, come fa nel suo ultimo spettacolo, ti conse- gna Lampi accecanti di ovvie- . Ecco perché, seppur gratifi- cato dalla tv (la sit-com Piloti è una scommessa vinta: la Rai continua a mandare repliche; la nuova edizione di Glob parte ad aprile) Enrico Bertolino in teatro ci torna sempre: per dire la sua guardando in faccia la gente. Da domani a domenica lo fa al Teatro Ciak di Milano, casa sua. Bertolino, nel nuovo spettaco- lo Lampi accecanti di ovvietà ce l'ha in particolare con qual- cuno? «No, piuttosto con qualcosa. Un virus che in Italia attecchi- sce facilmente: quello della sop- portazione. Ormai non si discu- te più: si accetta come normale un ritardo di due ore all'aero- porto, così come l’assenza di sti- moli nella coppia». Non è diventato nervosetto? «Ma no. Io le cose le racconto sempre con ironia. Ma lo scopo è quello di far ridere per far ri- flettere». Riflettere sui massimi siste- mi? Sicuro di trovare un pub- blico disposto? «I massimi sistemi li lascio ad altri. Io racconto di quest'Italia contemporanea, anzi faccio cronaca. Lo show è un work in progress: di giorno guardo le agenzie e decido cosa dire la se- ra. La prima parte dello spetta- colo è tutta così: rassegna stam- pa, con titoli e foto dai giornali. A Cesano Maderno ho dato in diretta la notizia della caduta del governo». E nella seconda parte? «Vado sui grandi temi: come il teatrino pre-elettorale, in cui i politici afferrano poltrone pri- ma di sapere come voteremo noi italiani. E poi questi due presidenti cuccatori, Sarkozy e Chavez, che fanno sbellica- re: al posto delle banlieue il neo-Cyrano de Bergerac pen- sa alla Bruni, mentre Chavez, quando non flirta con Naomi, racconta di come mastica co- ca. Qualsiasi altro leader del genere a casa nostra sarebbe massacrato». Guardi che se tocca Chavez poi le dicono che è vero, allo- ra, che è un comico di destra... «Sì, ci hanno provato. Ma io ho sempre distribuito satira a destra e a manca. E se poi mi danno del cerchiobottista, pa- zienza. Ho sempre un secondo lavoro nella formazione azien- dale». A quando il ritorno in tv? «Il 3 aprile riparte Glob su Rai- tre, dieci puntate al venerdì, co- me al solito a mezzanotte. Poi vedremo». Un pensierino al cinema? «Figuriamoci, io faccio fatica a fare i filmini delle cresime. Ma se mi cercassero Avati o D'Alatri...». AUGURI CARTOONS IL DISEGNATORE TORNA L’UMORISTA PIÙ BRITISH Bozzetto: «Che rivoluzione Portarono da noi tecniche spettacolari» Bertolino: in palcoscenico e in tv sbeffeggio «l’Italia che sopporta» EROI A FUMETTI Goldrake andò in onda per la prima volta il 4 aprile del 1978 su Raidue. Heidi due mesi prima: il 7 febbraio su Raiuno. A destra Bozzetto Prima c’erano solo la Disney e i prodotti dell’Europa dell’Est Heidi e Goldrake: trent’anni fa lo sbarco dal Giappone Nel 1978 furono le prime serie di animazione importate dal Sol Levante che fecero impazzire i bambini. Contro Ufo robot ci fu pure un’interpellanza parlamentare da Milano «Le trame erano piuttosto scialbe, ma i giapponesi le avevano sceneggiate in modo spettacolare». Bruno Bozzetto se ne intende. È il più famoso creatore di cartoni animati in Italia, autore di tanti filmati di Carosello, ma anche sperimen- tatore di nuove tecniche di animazione: nel 1991 è stato nominato al premio Oscar per il cortometraggio animato Ca- vallette. Oggi ha 70 anni e ricorda perfet- tamente i suoi figli incollati alla televisio- ne, a bocca aperta davanti ai nuovi eroi made in Japan. «I combattimenti di Gol- drake venivano inquadrati dall’alto, dal basso, da sotto l’ascella del mostro, da in mezzo alle gambe del robot, proprio co- me accade nei fumetti. La tecnica si rivelò efficacissima. I nostri bambini, trent’anni fa, erano abituati alle inquadrature fisse degli Antenati di Hanna & Barbera, per- ciò rimanevano incantati guardando Hei- di, Ufo Robot e le altre “anime” che da allora divennero un appuntamento fisso del pomeriggio. Si è formata così un’inte- ra generazione di disegnatori italiani as- sai influenzata dallo stile giapponese». Anche le sigle erano importantissime. «Fondamentali, ma non solo per la Tv dei ragazzi. All’epoca le sigle godevano di un’altissima considerazione. Erano l’uni- co elemento fisso, riconoscibile dei pro- grammi, quello che non cambiava mai e che quindi restava più impresso nei tele- spettatori. Venivano composte con cura maniacale». Oggi i cartoni animati sono molto cambiati: «Heidi e Ufo Robot erano semplici, essenziali. Adesso i disegni sono più raffinati e realistici, anche quando svi- luppano trame fantasiose». E nonostante i cartoni giapponesi siano ancora protago- nisti nella gran parte del palinsesto dedi- cato ai più piccoli, la nuova rivoluzione sembra arrivare dall’America. «L’ha fat- ta Matt Groening creando i Simpson, poi si sono aggiunti i Griffin e South Park. Piacciono ai ragazzini perché sono buffi e divertenti, ma anche agli adulti dato che trattano temi della vita quotidiana, pro- blemi all’ordine del giorno. In pratica, possono essere letti a più livelli e hanno allargato il bacino del pubblico». Ora co- me allora, la vera rivoluzione in Tv passa per l’Auditel. [PMan] Il comico porta a teatro «Lampi accecanti di ovvietà». In aprile sarà su Raitre con «Glob» IMPROVVISATORE Enrico Bertolino. Il comico da domani sarà al Ciak di Milano con il suo nuovo spettacolo «Lampi di accecante ovvietà». Spiega: «Di giorno guardo le agenzie e decido cosa dire la sera. Poi nella seconda parte vado sui grandi temi. Il cinema? Se mi chiamano Avati o D’Alatri»

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Page 1: il Giornale Lunedì 11 febbraio 2008 AUGURICARTOONS · 2008. 6. 27. · 28 Album il Giornale Lunedì 11 febbraio 2008 PaolaManciagli daMilano Una bambina e un ro-bot, le caprette

Album28 il Giornale � Lunedì 11 febbraio 2008

Paola Manciaglida Milano

�Una bambina e un ro-bot, le caprette e le armatu-re spaziali, il silenzio dellamontagna e il clangore dellabattaglia.Nonsipossono im-maginare due personaggi edue storie così agli antipodi,eppure Heidi e Goldrakehanno più d'una cosa in co-mune: trent'anni fa, insieme- come nelle migliori tradi-zioni della letteratura e delcinemaper l'infanzia - lapic-cola montanara dalle goterosse e il colosso di metalloalieno pesante 280 tonnella-te conquistarono la fantasiadei bambini e delle bambineitaliane.

Siamo nel 1978 e il 4 apri-le, con crescente apprensio-nedapartedeigenitorieper-sino di un senatore comuni-sta, compaiono su Raidue gliscontri mortali tra il buonActarus e le flotte di Vega,mentrerisuonalasiglasinco-pata: «Ufo Robot, Ufo Ro-bot». Appena due mesi pri-ma, il 7 febbraio su Raiuno,all'ora della merenda eranoriecheggiatigli jodele lavoci-na infantile della piccolamontanara inventata dallasvizzera Johanna Spyri. So-no i primi cartoni animatigiapponesi a fare irruzionenei nostri palinsesti: il suc-cesso è incredibile. «Ufo Ro-bot fece guadagnare alla Raioltre un miliardo di lire conlavenditadei soli gadget, daipupazzi ai dischi. Un risulta-to inaudito», racconta PaolaDe Benedetti, per quarant'anni colonna portante dellaTv dei ragazzi in Rai. «All'epoca, la produzione di car-toni animati era limitata, laDisney - continua l'ex diri-gente Rai - prediligeva i lun-gometraggi per il cinema el'Europadell'est,dallaCe-coslovacchia all'Un-gheria, si dedicavaa produzioni raffi-nate. Con Heidi eUfo Robot l'Italia conobbela lunga serialità industria-ledi cuigliorientali si face-vanopromotori, soloGol-drake contava più di 70episodi. E nacque il mer-chandising».Comedimenti-care quanto erano famosequelle sigle? Il maestroVinceTempera,orche-strando endecasilla-bi come «mangia li-bri di cibernetica einsalatedimatemati-ca», dichiara di non avermai guadagnato tanto. E i ri-tornelli di Heidi entrano per-

sino nella hit parade dei 45giri, fatto mai accaduto pri-ma, arrivando a vendere ol-tre un milione e mezzo di co-pie, anche grazie alla voceargentinadella cantante Eli-sabetta Viviani.

Anche i gusti dei piccoli te-lespettatori si trasformanoinesorabilmente. I bambiniitaliani, svezzati con le gagdei paperi antropomorfi del-la Disney e dei cavernicoli diHanna & Barbera, si abitua-noa crescere insiemeai per-sonaggi. Più di una genera-

zione si affeziona in un bale-no a Heidi, trasmessa a piùriprese dalla rete democri-stiana. È una bambina checrede nei sentimenti e nellabontà; attorno a sé non hacattivi, ma solo personeunpo' incompresee fragi-

li. «Heidi era nata dallapenna di una scrittrice

svizzera. La serie fuco-prodotta dauna società di Mo-

naco che fece dise-gnare i cartoni in

Giappone persfruttare la tecni-

ca della lunga se-rialità e la manodo-pera a basso costo»,

racconta laDe Bene-detti. Il cartone (ora in

onda la mattina alle 7.20su Italia 1), parla di un'orfa-na affidata alle cure del bur-bero e taciturno nonno, chevive in una malga di altamontagna. Insieme con lui,Heidi è felice. È come se lanatura stessa si prendessecura di lei, tenendola d'oc-chio mentre scorrazza a pie-di nudi per i pascoli assiemealle sue caprette. Finchéuna zia non la reclama perportarla a Francoforte, dovela piccola dovrà fare da da-migella di compagnia a unabambina disabile e gentile,Clara.Ma Heidi, abituata all'

ariapuradelle vette, inquel-lacasariccaeausteragover-nata dall'inflessibile signori-na Rottermeier, si ritrova«comeunpesciolinochedall'acqua se ne va, un uccellinoin gabbia che di noia mori-rà», canta la sigla.

Dall'altra parte, sulla retepiù moderna e socialista, lanatura è ridotta a un campodibattagliaper lemazzate ti-taniche dei primi robot ap-parsi in video. Il bell'Acta-rus, dai lunghi capelli, è unalieno che combatte per di-fendere la Terra dagli attac-chi del Re Vega. Manovra ungigantesco robot, Goldrake,alto 30 metri, capace di cor-rerea700kml'ora,equipag-giato con le sensazionali La-me rotanti, la risolutiva Ala-barda spaziale e il temutoDoppio maglio perforante.

Oggiquestearmifannosor-ridere sin dal nome, ma allo-ra parecchi genitori rimase-ro impressionati e vietaronola Tv ai bambini: «Non a ca-so - ricorda la De Benedetti -Ufo Robot veniva trasmessosullarete “alternativa”e nel-la fasciapreserale,nondesti-nata ai piccoli». Non bastò aplacare gli animi perché unsenatore leader della sini-stra comunista, Silverio Cor-visieri, presentò un'interpel-lanzaparlamentare per can-

cellaredaipalinsesti il gigan-te guerriero. Ma non ebbesoddisfazione,anzi.Gli indicid'ascolto della Rai - aggiun-ge ancora la De Benedetti -continuarono a salire allestellee l'Italiadivenne ilmag-giore acquirente occidentaledi cartoni giapponesi. A UfoRobot presto vennero a daremanforteMazingaZeta, l'af-fascinate pirata spaziale Ca-pitan Harlock e la coraggio-sa Lady Oscar. Insomma, icreatoridi«anime», comesichiamano i cartoni anima-ti del Sol Levante, hannotenuto laposizioneehan-no preparato il terreno

agli invincibili combattentidi Dragon Ball, ai Pokémon ea tutti quei personaggi che

ogginasconogiàperdiven-tare fenomeni, per viva-

cizzare le cartelle discuola e, perché no?,sbarcare sul gran-de schermo.

Ferruccio Gattusoda Milano

�Armato di megafono econ parecchie cose da dirci den-tro. Enrico Bertolino si ripre-senta su un palcoscenico manon per fare il guru con la veri-tà in tasca. Quel ruolo lo lasciaad altri colleghi, più rabbiosi,meno pettinati e altrettanto me-no coerenti. Lui, faccia azienda-le e modi di fare british, non al-za la voce ma poi, come fa nelsuo ultimo spettacolo, ti conse-gna Lampi accecanti di ovvie-tà. Ecco perché, seppur gratifi-cato dalla tv (la sit-com Piloti èuna scommessa vinta: la Raicontinua a mandare repliche;la nuova edizione di Glob partead aprile) Enrico Bertolino inteatro ci torna sempre: per dire

la sua guardando in faccia lagente. Da domani a domenicalo fa al Teatro Ciak di Milano,casa sua.Bertolino, nel nuovo spettaco-lo Lampi accecanti di ovvietàce l'ha in particolare con qual-cuno?«No, piuttosto con qualcosa.Un virus che in Italia attecchi-sce facilmente: quello della sop-portazione. Ormai non si discu-te più: si accetta come normaleun ritardo di due ore all'aero-porto, così come l’assenza di sti-moli nella coppia».Non è diventato nervosetto?«Ma no. Io le cose le raccontosempre con ironia. Ma lo scopo

è quello di far ridere per far ri-flettere».Riflettere sui massimi siste-mi? Sicuro di trovare un pub-blico disposto?«I massimi sistemi li lascio adaltri. Io racconto di quest'Italiacontemporanea, anzi facciocronaca. Lo show è un work inprogress: di giorno guardo le

agenzie e decido cosa dire la se-ra. La prima parte dello spetta-colo è tutta così: rassegna stam-pa, con titoli e foto dai giornali.A Cesano Maderno ho dato indiretta la notizia della cadutadel governo».E nella seconda parte?«Vado sui grandi temi: come ilteatrino pre-elettorale, in cui i

politici afferrano poltrone pri-ma di sapere come voteremonoi italiani. E poi questi duepresidenti cuccatori, Sarkozye Chavez, che fanno sbellica-re: al posto delle banlieue ilneo-Cyrano de Bergerac pen-sa alla Bruni, mentre Chavez,quando non flirta con Naomi,racconta di come mastica co-

ca. Qualsiasi altro leader delgenere a casa nostra sarebbemassacrato».Guardi che se tocca Chavezpoi le dicono che è vero, allo-ra, che è un comico di destra...«Sì, ci hanno provato. Ma ioho sempre distribuito satira adestra e a manca. E se poi midanno del cerchiobottista, pa-zienza. Ho sempre un secondolavoro nella formazione azien-dale».A quando il ritorno in tv?«Il 3 aprile riparte Glob su Rai-tre, dieci puntate al venerdì, co-me al solito a mezzanotte. Poivedremo».Un pensierino al cinema?«Figuriamoci, io faccio faticaa fare i filmini delle cresime.Ma se mi cercassero Avati oD'Alatri...».

AUGURICARTOONS

IL DISEGNATORE

TORNA L’UMORISTA PIÙ BRITISH

Bozzetto: «Che rivoluzionePortarono da noitecniche spettacolari»

Bertolino: in palcoscenico e in tvsbeffeggio «l’Italia che sopporta»

EROI A FUMETTIGoldrake andòin onda per laprima volta il 4aprile del 1978su Raidue. Heididue mesi prima:

il 7 febbraiosu Raiuno. A

destra Bozzetto

Prima c’eranosolo la Disneye i prodottidell’Europa

dell’Est

Heidi e Goldrake:trent’anni falo sbarco dal Giappone

Nel 1978 furono le prime seriedi animazione importate dal SolLevante che fecero impazzire i

bambini. Contro Ufo robot ci fu pureun’interpellanza parlamentare

da Milano

�«Le trame erano piuttosto scialbe,ma i giapponesi le avevano sceneggiate inmodo spettacolare». Bruno Bozzetto sene intende. È il più famoso creatore dicartoni animati in Italia, autore di tantifilmati di Carosello, ma anche sperimen-tatore di nuove tecniche di animazione:nel 1991 è stato nominato al premioOscar per il cortometraggio animato Ca-vallette. Oggi ha 70 anni e ricorda perfet-tamente i suoi figli incollati alla televisio-ne, a bocca aperta davanti ai nuovi eroimade in Japan. «I combattimenti di Gol-drake venivano inquadrati dall’alto, dalbasso, da sotto l’ascella del mostro, da inmezzo alle gambe del robot, proprio co-me accade nei fumetti. La tecnica si rivelòefficacissima. I nostri bambini, trent’annifa, erano abituati alle inquadrature fissedegli Antenati di Hanna & Barbera, per-ciò rimanevano incantati guardando Hei-di, Ufo Robot e le altre “anime” che daallora divennero un appuntamento fissodel pomeriggio. Si è formata così un’inte-ra generazione di disegnatori italiani as-sai influenzata dallo stile giapponese».

Anche le sigle erano importantissime.«Fondamentali, ma non solo per la Tv deiragazzi. All’epoca le sigle godevano diun’altissima considerazione. Erano l’uni-co elemento fisso, riconoscibile dei pro-grammi, quello che non cambiava mai eche quindi restava più impresso nei tele-spettatori. Venivano composte con curamaniacale». Oggi i cartoni animati sonomolto cambiati: «Heidi e Ufo Robot eranosemplici, essenziali. Adesso i disegni sonopiù raffinati e realistici, anche quando svi-luppano trame fantasiose». E nonostantei cartoni giapponesi siano ancora protago-nisti nella gran parte del palinsesto dedi-cato ai più piccoli, la nuova rivoluzionesembra arrivare dall’America. «L’ha fat-ta Matt Groening creando i Simpson, poisi sono aggiunti i Griffin e South Park.Piacciono ai ragazzini perché sono buffi edivertenti, ma anche agli adulti dato chetrattano temi della vita quotidiana, pro-blemi all’ordine del giorno. In pratica,possono essere letti a più livelli e hannoallargato il bacino del pubblico». Ora co-me allora, la vera rivoluzione in Tv passaper l’Auditel.

[PMan]

Il comico porta a teatro «Lampi

accecanti di ovvietà». In aprile

sarà su Raitre con «Glob»

IMPROVVISATOREEnrico Bertolino. Ilcomico da domanisarà al Ciakdi Milano con il suonuovo spettacolo«Lampi di accecanteovvietà». Spiega:«Di giorno guardole agenzie e decidocosa dire la sera. Poinella seconda partevado sui grandi temi.Il cinema?Se mi chiamanoAvati o D’Alatri»