Giornale Gamberale - n° 1 Aprile 2008

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Gamberale Periodico quadrimestrale Poste Italiane S.P.A. Spedizione in abbonamento Postale -70% CB BERGAMO Registrato presso il tribunale di Bergamo n.14 del 07/04/2006 Editore: Isidoro Sciulli, Via Torretta 15 - 24125 Bergamo Direttore Responsabile: Isidoro Sciulli Stampa: Edicom S.r.l. - Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Anno 3 - N. 1 Aprile 2008 Le fontane del paese La fontana di Alfeo e Aretusa I l gruppo scultoreo è stato fatto dall’artista lituano Antanas Kmielauskas, lo stesso che ha scolpito la fontana di Atteone e il monumento degli alpini alla Forcella. I due personaggi della fontana, che sono uno di fronte all’altro, sono Alfeo quello in piedi e, di fronte, distesa, Aretusa. Alfeo è un fiume che scorre vicino ad Olimpia, nel Peloponneso, in Grecia; Aretusa invece è una sorgente di acqua che si trova nell’isola di Ortigia, di fronte a Siracusa, in Sicilia. Anche questa storia è mitologica ed è narrata dal poeta Ovidio di Sulmona nel suo libro le Metamorfosi, cioè le trasformazioni. Aretusa era una ragazza molto bella, che un giorno stava facendo il bagno nel fiume Alfeo. Il fiume se ne innamorò e, trasformatosi in un giovane, cercò di dichia- rarle il suo amore. Aretusa, quando si accorse di questo, impaurita, si diede alla fuga. Alfeo la inseguì per monti, vallate, colline… Stava per raggiungerla e allora Aretusa invocò la dea Artemide-Diana per farsi dare soccorso. La dea accolse la sua preghiera e la avvolse in una nuvola.Ed è questo il momento scolpito dall’artista. Alfeo non si diede per vinto e aspettò per tanto tempo, finchè dalla nuvola non cominciarono a scendere gocce di acqua. La dea Artemide-Diana, allora, aprì la terra e l’acqua cominciò a scorrere nelle sue viscere e venne alla luce in forma di sorgente, la sorgente Aretusa, nell’isola Ortigia. Anche Alfeo si ritrasformò in fiume. Il testo di Ovidio dice così: 1 Ricordo, tornavo stanca dalla foresta di Stinfalo; c’era caldo, e la grande fatica raddoppiava il caldo. Trovai acque che scorrevano tranquille in silenzio, trasparenti fino al fondo.. Mi avvicinai e bagnai prima la punta del piede, poi la caviglia, poi mi immersi tutta nell’acqua… Sento venire non so che sussurro dal centro del gorgo. Risalgo sull’orlo della riva vicina e corro. “Dove corri, Aretusa, dove corri?”, mi diceva Alfeo. Correvo e lui spietatamente mi inseguiva… Corsi per pianure e monti alberati, per rocce e per rupi. Ma io, con forze inferiori, non potevo più reggere la corsa. “Aiuto, dico, mi raggiunge! Diana, aiuta la tua scudiera, a cui spesso hai dato da portare il tuo arco e le frecce racchiuse nella faretra”. La dea si commosse, prese una delle nubi spesse e la gettò su di me. Coperta di nebbia, mi cerca il fiume e guarda alla nuvola vuota; gira due volte attorno al punto dove mi nasconde la dea e chiama due volte : “Aretusa, Aretusa!” Non si allontana, perché non vede tracce di piedi più oltre: sorveglia la nuvola e il posto. Un freddo sudore mi invade il corpo assediato, da tutto il corpo mi scendono gocce azzurre; dove mi sposto, il luogo stilla, e dai capelli cade la rugiada e, prima del tempo che impiego a raccontartelo, mi cambio in acqua. Ma l’acqua il fiume la riconosce e deposto l’aspetto umano che aveva assunto, torna per mescolarsi a me, nelle proprie acque. Diana ruppe la terra ed io, sommersa in grotte cieche, arrivo ad Ortigia, e la stessa dea mi riporta per prima all’aria aperta.

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Giornale Gamberale - n° 1 Aprile 2008

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GamberalePeriodico quadrimestrale

Poste Italiane S.P.A.Spedizione in abbonamento Postale -70% CB BERGAMO

Registrato presso il tribunale di Bergamo n.14 del 07/04/2006Editore: Isidoro Sciulli, Via Torretta 15 - 24125 Bergamo

Direttore Responsabile: Isidoro SciulliStampa: Edicom S.r.l. - Via Madonna della Neve, 24

Bergamo

Anno 3 - N. 1Aprile 2008Le fontane del paese

La fontana di Alfeo e Aretusa

Il gruppo scultoreo è stato fatto dall’artista lituano Antanas Kmielauskas, lo stesso che ha scolpito la fontana di Atteone e il monumento degli alpini alla Forcella.

I due personaggi della fontana, che sono uno di fronte all’altro, sono Alfeo quello in piedi e, di fronte, distesa, Aretusa.Alfeo è un fiume che scorre vicino ad Olimpia, nel Peloponneso, in Grecia; Aretusa invece è una sorgente di acqua che si trova nell’isola di Ortigia, di fronte a Siracusa, in Sicilia.Anche questa storia è mitologica ed è narrata dal poeta Ovidio di Sulmona nel suo libro le Metamorfosi, cioè le trasformazioni.Aretusa era una ragazza molto bella, che un giorno stava facendo il bagno nel fiume Alfeo.Il fiume se ne innamorò e, trasformatosi in un giovane, cercò di dichia-rarle il suo amore. Aretusa, quando si accorse di questo, impaurita, si diede alla fuga. Alfeo la inseguì per monti, vallate, colline…Stava per raggiungerla e allora Aretusa invocò la dea Artemide-Diana per farsi dare soccorso.La dea accolse la sua preghiera e la avvolse in una nuvola.Ed è questo il momento scolpito dall’artista. Alfeo non si diede per vinto e aspettò per tanto tempo, finchè dalla nuvola non cominciarono a scendere gocce di acqua. La dea Artemide-Diana, allora, aprì la terra e l’acqua cominciò a scorrere nelle sue viscere e venne alla luce in forma di sorgente, la sorgente Aretusa, nell’isola Ortigia. Anche Alfeo si ritrasformò in fiume.

Il testo di Ovidio dice così:

1

Ricordo, tornavo stanca dalla foresta di Stinfalo;c’era caldo, e la grande fatica raddoppiava il caldo.Trovai acque che scorrevano tranquille in silenzio,trasparenti fino al fondo..Mi avvicinai e bagnai prima la punta del piede,poi la caviglia, poi mi immersi tutta nell’acqua…Sento venire non so che sussurro dal centro del gorgo.Risalgo sull’orlo della riva vicina e corro.“Dove corri, Aretusa, dove corri?”, mi diceva Alfeo.Correvo e lui spietatamente mi inseguiva…Corsi per pianure e monti alberati, per rocce e per rupi.Ma io, con forze inferiori, non potevo più reggere la corsa.“Aiuto, dico, mi raggiunge! Diana, aiuta la tua scudiera, a cui spesso hai dato da portare il tuo arco e le frecce racchiuse nella faretra”.La dea si commosse, prese una delle nubi spessee la gettò su di me. Coperta di nebbia, mi cerca il fiumee guarda alla nuvola vuota; gira due volte attorno al puntodove mi nasconde la dea e chiama due volte :“Aretusa, Aretusa!” Non si allontana, perché non vede tracce di piedi più oltre: sorveglia la nuvola e il posto.Un freddo sudore mi invade il corpo assediato, da tutto il corpo mi scendono gocce azzurre;dove mi sposto, il luogo stilla, e dai capellicade la rugiada e, prima del tempo che impiego a raccontartelo, mi cambio in acqua. Ma l’acquail fiume la riconosce e deposto l’aspetto umano che aveva assunto, torna per mescolarsi a me,nelle proprie acque.Diana ruppe la terra ed io, sommersa in grotte cieche,arrivo ad Ortigia, e la stessa dea mi riporta per prima all’aria aperta.

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I morti di Gamberale per cause belliche

Nel periodo che va dall’ottobre 1943 alla fine della guerra nel 1945 nel nostro paese si contano

41 civili morti per cause belliche, cioè tutte quelle persone che morirono per scoppi di granate, per colpi di cannone o per esplosioni di mine antiuomo.Il numero di queste persone è più alto rispetto a quello delle persone trucidate, 38. Il nostro territorio, perché in prima linea sul fronte, fu reso “terra bruciata” dall’esercito tedesco: tutte le abitazioni o furono minate e fatte saltare in aria o furono bruciate con bombe incendiarie; tutti i ponti della strada che dalla stazione risaliva verso la montagna furono fatti saltare; ampie zone del territorio furono minate e in alcuni posti i Tedeschi avevano piazzato delle trappole esplosive e qualcuno, nel tentativo di recuperare oggetti, messi lì proprio per attirare l’attenzione, saltava in aria.Le morti, perciò, vanno oltre la primavera del 1944, quando i tedeschi si ritirarono, e si protrarranno ben oltre la fine della guerra.Il fatto più tragico risale al 6 dicembre 1943. Le abitazioni del paese era state tutte fatte saltare in aria o bruciate dai genieri tedeschi, era una giornata piovosa e molto fredda, le famiglie cercavano di ripararsi sotto quello che restava delle case distrutte.A Casale Giardinari un intero nucleo fami-liare: padre, madre, cinque figli e altri parenti : in tutto undici persone, si erano rifugiati nella stalla della propria casa, precedente-mente fatta bruciare dai soldati tedeschi. ( Nell’elenco saranno contrassegnati da *). Evidentemente la continua pioggia aveva reso ancor più instabili i ruderi e la volta della stalla crollò . Morirono tutti, eccetto uno dei figli, Gino, che si salvò perché era nella culla.La storia di Gino finì nella tragedia, perché il 15 agosto del 1958, quando aveva 15 anni, morì affogato mentre faceva i bagni nel Sangro, a pochi giorni dalla partenza per gli Stati Uniti, lì chiamato dallo zio paterno.

41 morti per cause belliche;36 trucidati;

12 soldati morti sui vari fronti;30 morti per disagi e malattie;

Per un totale di 119.

Gamberale n.1 - anno 3

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Cominciamo l’elenco dei morti per cause belliche.Sciulli Pasquale, 15 novembre 1943, ucciso dallo scoppio di una mina, era in compagnia del figlio Gino, che rimase ferito; aveva 35 anni, figlio di Angelo e Di Nardo Giuseppina.De Juliis Alfonso, 21 novembre 1943, ucciso dallo scoppio di una mina, aveva 35 anni, figlio di Gervasio e di Pollice Rosa.D Juliis Fiora, 22 novembre 1943, uccisa dallo scoppio di una mina, aveva 26 anni, figlia di Donato e di Varrati Giuseppa.Di Nardo Francesco, 25 novembre 1943, ucciso dallo scoppio di una mina, aveva 34 anni, figlio di Donato e di Sciulli Vita.Tarantini Emira, 1 dicembre 1943, uccisa dallo scoppio di una granata sparata da Pescopennataro-Capracotta, aveva 14 anni, figlia di Giuseppe e di Bucci Giulia.Sciulli Maria, 3 dicembre 1943, uccisa dallo scoppio di una mina, aveva 17 anni, figlia di Felice e di De Pasquale Maria Anna.*Sciulli Francesco, 6 dicembre 1943, morto sotto il crollo di una casa bruciata, aveva36 anni, figlio di Matteo e di Bucci Elisabetta.*Di Nardo Teodora, 6 dicembre 1943, morta sotto il crollo della casa bruciata insieme ai figli, al marito Francesco e ad altri parenti, aveva 39 anni, figlia di Miche-langelo e di Sciulli Mariangela.*Sciulli Raffaele, 6 dicembre 1943, morto sotto il crollo della casa dove si era rifu-

giato con i fratelli e i genitori, aveva 16 anni, figlio di Francesco e di Di Nardo Teodora.*Sciulli Matteo, 6 dicembre 1943, morto sotto il crollo della casa, insieme ai fratelli e ai genitori, aveva 13 anni, figlio di Fran-cesco e di Di Nardo Teodora.*Sciulli Elisabetta, 6 dicembre 1943, morta sotto il crollo di una casa bruciata insieme ai fratelli e ai genitori. Aveva 10 anni, figlia di Francesco e di Di Nardo Teodora.*Sciulli Antonio, 6 dicembre 1943, morto insieme ai fratelli e ai genitori per ilo crollo della casa dove si erano rifugiati. Aveva 8 anni, figlio di Francesco e di Di Nardo Teodora.*Di Nardo Francesco, 6 dicembre 1943, morto sotto il crollo di una casa insieme alla sorella Teodora e ad altri parenti. Aveva 48 anni, figlio di Michelangelo e di Sciulli Mariangela.*Sciulli Maria, 6 dicembre 1943, morta per il crollo di una casa insieme al fratello Francesco e ad altri parenti. Aveva 48 anni, figlia di Matteo e di Bucci Elisabetta.*Sciulli Lorenzo, 6 dicembre 1943, morto sotto il crollo di una casa bruciata e poi crollata. Aveva 3 anni; figlio di Antonio e di Sciulli Carmela. *Di Nardo Domenica, 6 dicembre 1943, morta sotto una casa prima bruciata dai soldati tedeschi e poi crollata. Aveva 63 anni, figlia di Donato e di Di Nardo Filomena.

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Gamberale n.1 - anno 3

1447 25 fuochi* ( 125 )**

1532 54 fuochi ( 270 ) 1545 57 fuochi ( 285 ) 1561 59 fuochi ( 295 ) 1595 70 fuochi ( 350 ) 1648 70 fuochi ( 350 ) 1669 50 fuochi ( 250 ) 1732 52 fuochi ( 260 ) 1737 50 fuochi ( 250 ) 1809 795

Fino alla metà del Settecento i censi-menti venivano fatti contando il numero dei fuochi, cioè delle

famiglie. Dagli inizi del 1800 si contano i singoli cittadini. Dopo l’unità d’Italia, dal 1861, gli abitanti saranno contati con rego-larità ogni dieci anni con i censimenti. Come si vede dalla tabella dal 1737 al 1809 la popolazione del nostro paese è più che triplicata, passando da 250 abitanti circa a 795. Saranno esaminate prossimamente le cause di questo aumento della popolazione.Dagli inizi dell’Ottocento (1809) agli inizi del Novecento (1901) la popolazione del nostro paese si raddoppierà, passando da 795 a 1425 abitanti, il numero più alto di abitanti nella sua storia. Si manterrà sostanzialmente stabile fino al 1951. Da quel momento in poi la popolazione diminuirà costantemente, fino al numero attuale, per la verità molto basso, 365. Il periodo di maggiore diminuzione è il ventennio dal 1951 al 1971 : la popo-lazione si dimezzerà, passando da 1317 abitanti nel 1951 a 782 abitanti nel 1971.

CRONACHE CITTADINEI “pochi coraggiosi”

…”L’unica cosa, però, di cui non abbiamo bisogno, è l’arroganza di chi, dopo aver abbandonato da tempo questo territorio, pretende di imporre le sue regole ai pochi coraggiosi, che su questo territorio conti-nuano a vivere con dignità e convinzione”. Le parole sono tratte da una lettera che il sindaco ha inviato ai cittadini di Gamberale nel periodo natalizio. E i “pochi coraggiosi” sono quelli che non sono mai emigrati né mai si sono allontanati dal paese e hanno dignità che gli altri non hanno, secondo l’autore della lettera.E’ il caso di ricordare che:• da quattro generazioni, dal 1860 circa, i cittadini di Gamberale sono emigrati (si guar-di la tabella della popolazione qui sopra), in ogni angolo della terra : in Argentina, Brasile e Venezuela, negli Stati Uniti e in Canada, in Australia e, in tempi più recenti, in Svizzera,

in Germania, in Francia, in Inghilterra e in altre zone dell’Italia.In queste nuove terre si sono dati da fare per potervi “vivere con dignità e convinzione”, senza dimenticare le loro origini; si sono fatti onore; hanno raggiunto posti di responsabi-lità; hanno investito parte dei loro guadagni ristrutturando le loro case a Gamberale. • In ogni famiglia di Gamberale ci sono parenti lontani, in qualche angolo del mondo. Il responsabile di questo foglio ha il nonno seppellito, e non è il solo, in un cimitero di Pittsburgh, morto giovanissimo, nel 1926, per un incidente in un cantiere edile : secondo l’autore della lettera, era stato poco coraggioso, perché insieme ad altri gambe-ralesi era emigrato, da clandestino. E quelli erano i tempi in cui noi eravamo gli stranieri che emigravano. Nei cimiteri dei paesi sopra citati ci sono

tombe con cognomi inequivocabilmente gamberalesi.Ebbene , secondo l’autore della lettera, sono stati dei codardi e dei vigliacchi, tutti, perché sono emigrati; avrebbero potuto dimostrarsi coraggiosi, restando, e invece hanno pre-ferito andarsene, come se fosse una scelta e per divertimento! Ma lo sa il sindaco che tra i “pochi coraggiosi” ci sono personaggi che sono stati dichiarati renitenti alla leva, in parole povere dei disertori? Lo sa che tra quei “pochi coraggiosi” ci sono personaggi che non hanno fatto il militare, pagando, per risultare non abili all’arruola-mento. Lo sa che tra quei “pochi coraggiosi” ce n’è qualcuno che, arruolato per fare il servizio militare, si è fatto passare per pazzo, per farsi congedare, vantandosi del gesto e dell’imbroglio…

La popolazione di Gamberale dal 1447 al 2007

1820 8761821 8941825 9481826 9631829 9831840 10901861 11801901 1425 1921 12431951 13171971 7821981 668 2002 394***2007 365***

*per fuochi si intende il numero delle famiglie.

** Il numero tra parentesi e un calcolo approssimativo dei componenti di ogni famiglia-fuoco.

La cifra si ottiene moltiplicando il numero delle famiglie-fuochi per 5, il numero approssimativo

dei componenti di ogni famiglia.

*** E’ il numero dei residenti.

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Gamberale n.1 - anno 3

La discarica

L’area vicino al cimitero è abbandonata e degradata e qualcuno ogni tanto da’ fuoco e brucia… proprio come a Napoli e zone limitrofe.Ci torna in mente quando un altro sindaco del nostro Comune pensò bene di fare una discarica lì vicino e ogni tanto far bruciare i rifiuti, inondando il paese e le zone vicine di aria irrespirabile per la puzza. La discarica, poi, venne fatta sopra una sorgente, che era stata stata utilizzata come fonte, fonte Valluc’. C’è stato un infelice passaggio di testimo-ne dall’uno all’altro, con la differenza che sotto il primo le cose si facevano in grande, adesso sono piccoli fuocherelli e un po’ di “monnezza” lasciata sotto gli occhi di tutti…Tanto per farci notare nella zona! Potrebbe essere l’occasione per attrezza-re l’area in modo che tutti i rifiuti che non possono essere dati nella raccolta possono essere convogliati lì. La predisposizione dell’area sarebbe a costo zero, perché vengono dati finanziamenti e statali e regionali per queste opere.In altri comuni queste aree vengono chia-mate: piazzole ecologiche, area di raccolta, piattaforme ecologiche…

Si stabilisce, anche, che l’area attrezzata è aperta con personale del comune in alcune ore di un certo giorno della settimana e, in alcuni casi, il comune stesso si potrebbe fare promotore della raccolta con mezzi di sua proprietà. L’iniziativa dovrebbe essere pubblicizzata e portata alla conoscenza della popolazione, predisponendo anche sanzioni per chi lascia rifiuti ingombranti nel territorio.L’iniziativa promuoverebbe lo spirito civico e la responsabilità di ogni cittadino a rendersi partecipe della pulizia e della buona tenuta del territorio. In questo modo il nostro ambiente, e soprattutto i torrenti, non sarebbe ricoperto di carcasse di automobili, frigoriferi vecchi, lavatrici, stufe, materassi, pneumatici usurati e tanto altro ancora…In alcuni punti del territorio viene buttato di tutto ed è uno scempio.Lungo le strade interpoderali vengono sca-ricati i rifiuti di lavorazioni edilizie : con una certa avvedutezza e lungimiranza si potrebbe convincere imprese e singoli cittadini a conferire nell’area attrezzata i rifiuti, che tra l’altro possono anche essere riutilizzati.In alcune zone del comune ci sono poi i contenitori per la raccolta differenziata, ma i cittadini non ne sono nemmeno informati e poi vengono svuotati ogni morte di papa .

Una gru: nuovo monumento del paese.

Ormai è diventato un elemento che fa parte del paesaggio.E’ lì da decenni !Nei paesi dove c’è senso civico, rispetto del decoro, senso del bene comune, e il pae-saggio è tra questi, una gru viene smontata e non lasciata in piedi per tanto tempo e,

se non lo fa l’impresa, le autorità comunali provvedono .C’è anche una precisa normativa a proposito: un cantiere ha i tempi di apertura e di chiu-sura e, quando si chiude, tutta l’attrezzatura va rimossa e non si può lasciare in piedi un macchinario, perché, chissà, un giorno servirà, in barba al decoro e alla dignità di un paese.Ma i “pochi coraggiosi”, e il loro capo, che “continuano a vivere in questo territorio con dignità e convinzione”, non hanno niente da dire?

Tanto per non dimenticare…

• I pascoli estivi della Posta Vecchia vengono utilizzati tutto l’anno dall’ex assessore e ora solo consigliere della maggioranza, Oreste D’andrea, e per questo lo abbiamo chiamato “ il nuovo padrone della Posta Vecchia”. La tradizione, diventata poi regola, diceva che i pascoli dovevano essere usati dal 24 maggio al 29 settembre. • Assessori comunali si sono dati in loca-zione locali di proprietà del comune all’ex scuola elementare di Piano d’Ischia, per svolgervi attività commerciali.• Tutti i locali dell’ex ambulatorio comunale sono stati dati in affitto ad un privato cittadi-no per svolgervi attività commerciali.Per essere più precisi la gestione dei locali dati in affitto deve essere fatta da una s.r.l. (società a responsabilità limitata).Possiamo sapere pubblicamente chi sono i soci della società? Questo periodico prossimamente farà i nomi.

Infine si vuole ricordare all’autore della lettera che i proverbi sono la saggezza dei popoli, e il nostro autore forse non ricorda il proverbio che dice : “Sono gli asini che restano legati alla grep-pia; i cavalli rompono la fune e galoppano lontano…” , ma poi ritornano.Naturalmente i lettori di questo foglio sanno tra quale dei due gruppi mettere il sindaco, autore della lettera.