IL GIOCO NON VA MAI FUORI FORMA - alleniamo.com GIOCO... · per nostra fortuna d e degli effetti di...

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IL GIOCO NON VA MAI FUORI FORMA di VENTURI SIMONETTA parte 2 TIMES THEY ARE CHANGIN: PIU’ CHE LA FORZA POTE’ L’AGILITY Nella prima parte dell’articolo siamo incappati su svariate domande e dubbi in relazione alle prospettive dell’allenamento calcistico o sull’analisi di situazioni alquanto comuni sui campi di calcio; è ora giunto il momento di azzardare qualche proposta pratica sempre accompagnata da linee guida metodologiche. Riassumo brevemente i nodi concettuali pregressi: 1-Una delle priorità del training risulta essere lo sviluppo del PENSIERO TATTICO. Non si sta parlando di 4-4-2 o di esercitazioni cervellotiche ma di una capacità da potenziare al massimo nel calciatore di talento che già la possiede per grazia di natura e che può essere in parte sprigionata anche nel normodotato e fin dai primi anni della scuola calcio 2-Dato tale presupposto, sarà fondamentale la riflessione sul COME sviluppare al meglio il più alto livello raggiungibile di tale requisito calcistico fondamentale, quali percorsi seguire e quali mezzi utilizzare 3-In questa prospettiva sarà necessario ripensare l’allenamento, cioè come sviluppare le cosiddette capacità condizionali attraverso l’ottica coordinativa e funzionale del gesto sport-specifico: per semplificare, non si dovranno più allenare le caratteristiche di forza, accelerazione, potenza di un calciatore come fosse un atleta (seguendo un modello appartenente all’atletica leggera) ma lo si farà mediante esercitazioni che prevedano il passaggio attraverso le capacità coordinative e, tra queste, quelle assolutamente inerenti il gioco calcio 4-Le esercitazioni coordinative stesse quindi, essendo “serve“del PENSIERO TATTICO e non solo della TECNICA calcistica, dovranno essere rivolte più allo sviluppo della variabilità del gesto e non solo alla ripetitività e automatizzazione delle azioni di gioco 5-Si dovrà quindi dare maggiore enfasi ad esercitazioni volte allo sviluppo di qualità essenziali negli SPORT OPEN quali AWARENESS e ADEGUATA LETTURA DEL SET CALCISTICO, CALCIAGILITY, CAPACITA’ DI PRENDERE DECISIONI ED EFFETTUARE ADEGUATE SCELTE, TIMING, INTENSITA’, CONCENTRAZIONE, COMPRENSIONE ISTANTANEA DEL SENSO DEL GIOCO. Tali abilità, se acquisite (e il prima possibile) contribuiranno certamente allo sviluppo di giocate e giocatori intelligenti. “Mi sono chiesta, com’è possibile che uno strumento possa influenzare i processi che avvengono nel cervello: è il corpo che media tra lo strumento e il cervello” Christina Haas, “Written Communication” Minnesota University Osservando gli allenamenti in varie scuole calcio si può dire che esiste una netta predominanza di metodologie il cui fulcro è la dimensione tecnica e non il pensiero tattico. Ogni azione di gioco in realtà è molto più di una semplice esecuzione, in quanto il contesto cambia ogni secondo (epigenetica). Il gesto tecnico è chiaramente un presupposto, il know-how di ogni giocata, specialmente quando non automatico ma consapevole, ma la situazione open richiede molto di più. La complessità logico-emotiva e relazionale richiede al giocatore di mettere in campo superiori qualità. Per questo in ogni allenamento diventa opportuno inserire almeno una esercitazione- problema in cui il giocatore venga messo in condizione di risolvere al meglio qualche situazione di gioco scelto in base all’obiettivo formativo programmato o in relazione alle carenze di tattica individuale e collettiva dei giocatori. Visto che i tempi sono sempre ristretti e il focus attentivo ha le sue regole, sarà il Mister ad individuare alcuni (tre o quattro) meccanismi di gioco da riprodurre spesso, tali da indurre concentrazione proprio nella sua squadra, per quella squadra lì (specificità dello stimolo), sano agonismo e tensione emotiva, veicoli di memorizzazione e incremento di risposte intelligenti ed esperienza; su questa base applicherà molteplici varianti a cui i giocatori concentrati

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IL GIOCO NON VA MAI FUORI FORMA di VENTURI SIMONETTA parte 2

TIMES THEY ARE CHANGIN: PIU’ CHE LA FORZA

POTE’ L’AGILITY Nella prima parte dell’articolo siamo incappati su svariate

domande e dubbi in relazione alle prospettive dell’allenamento

calcistico o sull’analisi di situazioni alquanto comuni sui campi di

calcio; è ora giunto il momento di azzardare qualche proposta

pratica sempre accompagnata da linee guida metodologiche.

Riassumo brevemente i nodi concettuali pregressi:

1-Una delle priorità del training risulta essere lo sviluppo del

PENSIERO TATTICO. Non si sta parlando di 4-4-2 o di esercitazioni

cervellotiche ma di una capacità da potenziare al massimo nel

calciatore di talento che già la possiede per grazia di natura e che può essere in parte sprigionata

anche nel normodotato e fin dai primi anni della scuola calcio

2-Dato tale presupposto, sarà fondamentale la riflessione sul COME sviluppare al meglio il più alto

livello raggiungibile di tale requisito calcistico fondamentale, quali percorsi seguire e quali mezzi

utilizzare

3-In questa prospettiva sarà necessario ripensare l’allenamento, cioè come sviluppare le cosiddette

capacità condizionali attraverso l’ottica coordinativa e funzionale del gesto sport-specifico: per

semplificare, non si dovranno più allenare le caratteristiche di forza, accelerazione, potenza di un

calciatore come fosse un atleta (seguendo un modello appartenente all’atletica leggera) ma lo si

farà mediante esercitazioni che prevedano il passaggio attraverso le capacità coordinative e, tra

queste, quelle assolutamente inerenti il gioco calcio

4-Le esercitazioni coordinative stesse quindi, essendo “serve“del PENSIERO TATTICO e non solo della

TECNICA calcistica, dovranno essere rivolte più allo sviluppo della variabilità del gesto e non solo alla

ripetitività e automatizzazione delle azioni di gioco

5-Si dovrà quindi dare maggiore enfasi ad esercitazioni volte allo sviluppo di qualità essenziali negli

SPORT OPEN quali AWARENESS e ADEGUATA LETTURA DEL SET CALCISTICO, CALCIAGILITY, CAPACITA’

DI PRENDERE DECISIONI ED EFFETTUARE ADEGUATE SCELTE, TIMING, INTENSITA’, CONCENTRAZIONE,

COMPRENSIONE ISTANTANEA DEL SENSO DEL GIOCO. Tali abilità, se acquisite (e il prima possibile)

contribuiranno certamente allo sviluppo di giocate e giocatori

intelligenti.

“Mi sono chiesta, com’è possibile che uno strumento possa

influenzare i processi che avvengono nel cervello: è il corpo che

media tra lo strumento e il cervello” Christina Haas, “Written

Communication” Minnesota University

Osservando gli allenamenti in varie scuole calcio si può dire

che esiste una netta predominanza di metodologie il cui fulcro è la

dimensione tecnica e non il pensiero tattico. Ogni azione di gioco

in realtà è molto più di una semplice esecuzione, in quanto il

contesto cambia ogni secondo (epigenetica). Il gesto tecnico è

chiaramente un presupposto, il know-how di ogni giocata,

specialmente quando non automatico ma consapevole, ma la situazione open richiede molto di

più. La complessità logico-emotiva e relazionale richiede al giocatore di mettere in campo superiori

qualità. Per questo in ogni allenamento diventa opportuno inserire almeno una esercitazione-

problema in cui il giocatore venga messo in condizione di risolvere al meglio qualche situazione di

gioco scelto in base all’obiettivo formativo programmato o in relazione alle carenze di tattica

individuale e collettiva dei giocatori. Visto che i tempi sono sempre ristretti e il focus attentivo ha le

sue regole, sarà il Mister ad individuare alcuni (tre o quattro) meccanismi di gioco da riprodurre

spesso, tali da indurre concentrazione proprio nella sua squadra, per quella squadra lì (specificità

dello stimolo), sano agonismo e tensione emotiva, veicoli di memorizzazione e incremento di risposte

intelligenti ed esperienza; su questa base applicherà molteplici varianti a cui i giocatori concentrati

sapranno applicare risposte adeguate e rapide. Small Sided Games o

anche Large Sided Games o Giochi a tema quindi come contenitori

per arrivare a risposte scelte, consapevoli, creative che si

trasformeranno in habitus e in pensieri “addomesticati “ Repetita sine

replicatio” insomma per arrivare al transfer nel campo. Le nostre sedute

da campo non possono più prescindere dalla complessità

dell’interazione cognitivo-motoria oggetto di studio delle neuroscienze

per nostra fortuna d e degli effetti di intenzione attenzione e cognizione

nel sistema dinamico denominato GIOCO. Al pari di un artista di fronte

ad uno spartito o ad una tela, o più prosaicamente come un

masterchef, dovremo trovare il modo di armonizzare per la nostra

squadra la quantità, la densità l’ intensità e in particolare la qualità

adeguata degli stimoli allenanti, in un mirabile equilibrio coordinativo

intermuscolare e intramuscolare. Interazione cognitivo-motoria

capace di influenzare fortemente le dinamiche della coordinazione e

che evolve con i cambiamenti legati all’età, non sempre però

strettamente ancorata, come già detto, a parametri cronologici. Che di differenziazione cognitivo-

motoria finalmente si parli!

Il nostro cervello ha la capacità affascinante di mettere insieme

diversi sensi integrando percezione e azione. Grazie a questa

splendida organizzazione spazio-temporale, costruiamo una visione

unica di ciò che ci circonda. Allo stesso tempo, un certo senso può

occasionalmente sostituire un altro quando la situazione lo richiede,

come nel muoversi in una stanza quando la luce è spenta. Tale

convergenza di sensi proviene da cellule di un'unica zona cerebrale

capace di connettere miliardi di neuroni, milioni di interconnessioni,

centinaia di muscoli, tendini, e articolazioni. Di fronte a cambiamenti

improvvisi, il sistema cognitivo-motorio segue il comportamento di

una o poche variabili che ci danno le adeguate informazioni di cui

abbiamo bisogno. Poi molto potrà il comportamento decisionale-

intenzionale. I nostri allenamenti dovranno indurre il giocatore a

ricercare adattamenti qualitativi a bruschi cambiamenti in base alla

situazione sport-specifica: non potranno che essere semplicemente

ovviamente funzionali.

QUESTIONE DI TIMING “La percezione del tempo è importante perché è l'esperienza del

tempo che ci radica nella nostra realtà mentale."

Il Tempo è un parametro essenziale nel controllo del

comportamento, ma l'esperienza di tempo non è

universalmente condivisa. Mi tornavano in mente questi pensieri

mentre ieri sera il Mister durante la partita di rifinitura continuava

a urlare nei confronti di un centrale fuoriquota: “temporeggia,

aspettalo, prendi il tempo, non entrare” riferendosi all’azione di

un attaccante più anziano ed esperto…Timing è la capacità di

far coincidere i propri movimenti in relazione alla situazione. Si

tratta di una combinazione cognitivo-motoria, fatta di processo decisionale, coordinazione, tempi

di anticipo e reazione; risultato: il giocatore nel posto giusto al momento giusto. I giocatori esperti

della squadra sembra che agiscano sempre senza fretta e abbiano più tempo per prendere

decisioni. Essere in grado di anticipare gli eventi, il saper leggere tra le righe del gioco, qualità innata

o spesso acquisita attraverso l'esperienza, permette al giocatore di arrivare nella posizione corretta

con certo anticipo. Un atleta con una migliore tempistica evidenzierà una migliore performance

senza spreco di energia. La possibilità di collegare il timing dell’azione e l’esperienza cosciente

dell’azione stessa richiede almeno due marcatori temporali: la cognizione dell’inizio e della fine di

un’azione, che delimita un intervallo di tempo di cui il cervello ha bisogno per stimare, valutare e

suscitare l’esperienza di tempo. A questo proposito risulta fondamentale non solo la temporizzazione

ma anche le operazioni relative alla strutturazione delle fasi temporali della partita, cioè

l’elaborazione delle fasi di gioco mentre il gioco sta avvenendo, il ripensare all’esperienza subito

dopo che è avvenuta nel set ancora aperto: entrano in campo molteplici fattori: una eccitazione

nervosa ottimale, adeguata motivazione, la selezione attenzionale, la concentrazione, la memoria

di lavoro, la consapevolezza. La maggior parte di questo lavoro deriva da una precoce fase

esperienziale di elaborazione sensoriale e motoria della percezione che deve avvenire fin dai

primi anni della scuola calcio, seguita da una pratica sportiva che non può prescindere

dalle nostre capacità logico-matematiche fino ad arrivare alla contabilità e

all’imaging. Non intendo, per chiarezza, una pratica specialistica precoce che può creare squilibri

di crescita nei ragazzi, aspettative fuori misura e relativo abbandono per stagnazione, ma ad attività

adeguate ai tempi ed ai ritmi di questa generazione di NATIVI DIGITALI. In ogni caso il tempo è

comunemente considerato un parametro che sottostà al controllo del comportamento e alle

capacità coordinative e su questi aspetti dovremo orientare la nostra pratica. Elementi essenziali

della prestazione risultano essere l’organizzazione spazio-temporale, i cambi di direzione, il tempo

del primo appoggio e la capacità di “cambiare passo” le accelerazioni e decelerazioni. In

quest’ottica risulta necessario ottimizzare il rapporto ampiezza/frequenza dei passi in funzione dello

spazio da percorrere: “capacità coordinative fondamentali per il patrimonio motorio del giocatore

di calcio”. Un timing adeguato consente quindi all’atleta di realizzare in modo appropriato tutte le

fasi del movimento. Ma la nozione di tempo inteso come un flusso lineare è da rivedere…durante

un’azione di gioco le cose avvengono non solo cronologicamente, ma molti eventi accadono

insieme e in più parti del campo: una serie di traiettorie che attraversano lo spazio in un certo tempo,

come ormai graficamente la tecnologia è in gradi di evidenziare( GPS e MatchAnalysis). Gli esercizi

coordinativi che ovunque sul web o in letteratura ci vengono graficamente propinati prevedono

quasi sempre traiettorie lineari, ostacolini messi in fila regolati dalla stessa spaziatura, speed ladder

equidistanti, parallelamente posizionate. Non che questo sia riprovevole o sbagliato ma….nel gioco

c’è ben altro.

DEL PRENDERE DECISIONI "Una mente è così strettamente modellata attraverso il corpo e destinata a servirlo che solo una

mente potrebbe sorgere in esso. No body, never mind "

Antonio Damasio" The Feeling of What Happens"

Il prendere decisioni in una squadra, decisioni che potranno

modificare l’esperienza dello stesso team, evidenzia due

prospettive:

1. I giocatori prendono decisioni tali da alterare i

comportamenti in risposta ai cambiamenti dell’ambiente

circostante, fisico e sociale; gli esiti di tali decisioni che

dipendono nel gioco dai comportamenti di più decisori, sono

difficili da prevedere, e questo richiede strategie decisionali

e di riparo altamente adattative

2. I giocatori possono avere diversificati punti di vista e

preferenze; di conseguenza scelgono le proprie azioni per

migliorare il benessere proprio o ridurre quello di altri

(avversari)

Molti studi neurobiologici hanno utilizzato la teoria dei giochi per sondare la base neurale del

processo decisionale, e hanno scoperto che le caratteristiche uniche di tale processo sociale

potrebbero essere messe in relazione alle aree cerebrali coinvolte nella valutazione della

ricompensa e dell’ apprendimento per rinforzo. Il giocatore ha una grande varietà di repertorio

motorio, e per questo motivo deve scegliere una azione motoria tra molte altre. I meccanismi nei

gangli basali sono fondamentali a tale scopo. Supponiamo che il giocatore sceglie di effettuare

un’azione A invece di B. Tale scelta filtrata dal feedback esperienziale calcistico può avvenire in

quanto il giocatore sa che con A è possibile ottenere un vantaggio rispetto a B o che, scegliendo B,

sarebbe incappato in un errore già fatto. Entra in gioco quindi una modulazione ricompensa-

dipendente o goal-dipendente. Se il nostro cervello tramite feedback prevede una frustrazione

dopo un'azione, il meccanismo indiretto nei gangli basali può diventare attivo per inibire tale

l'azione. In tutto questo meccanismo assume enorme valore la scelta delle attività utilizzate durante

la seduta di allenamento. Su questi aspetti teorici, sarà importante programmare adeguate attività

ed esercitazioni mirate.

CALCIAGILITY Il talento fa sempre la stessa cosa ma come la fa lui…Agostino Tibaudi

Altro è essere rapidi, capaci di raggiungere e mantenere alte velocità di esecuzione e la letteratura

sportiva è piena di metodi sprint training e tecniche per allenare tale competenza ma la calcioagility

cioè la capacità di cambiare in modo esplosivo velocità e direzione in un set calcistico è sempre

più importante della velocità lineare. Nei programmi di allenamento si dovrebbero selezionare le

esercitazioni in base alla loro coerenza dinamica con la richiesta dell'attività. La ragione per cui i

movimenti funzionali risultano così efficaci è che non c'è modo di eseguirli senza la produzione di

quella potenza, quella rapidità quella applicazione di forza e accelerazione che il calciatore ritrova

in partita. Inoltre in termini di controllo motorio e di apprendimento, l'agilità è una sintesi delle

"capacità coordinative e condizionali insieme", quelle necessarie intendo al calciatore.

Questo non significa che nella pratica gli obiettivi non siano anche specifici sempre per il principio

della coerenza dinamica: molte esercitazioni dovranno

essere chiaramente programmate per sostenere il

calciatore nello sviluppo e conseguimento di abilità

specifiche proprie del gioco calcio: Le capacità coordinative e condizionali interagiscono, in

gradi diversi, durante l'esecuzione di differenti compiti

motori, non possono essere isolate ma le attività di

allenamento possono essere selezionate in base a

specifiche richieste e necessità.

Faranno quindi parte di tali esercitazioni:

-esercizi propri di agilità che riprodurranno i percorsi fissi

di rapidità, accelerazioni e decelerazioni, di cambi di

direzione e di senso propri del ruolo o del reparto a cui si

appartiene, effettuati con e senza palla

-esercizi di agilità effettuati in un set imprevedibile, che possano stimolare capacità di adattamento

e risoluzione, capacità di decisioni subitanee e risoluzioni nuove e originali.Anche se per molti

calciatori di talento tali caratteristiche risultano innate, recenti studi validati dimostrano che una

pratica giovanile precoce di sport diversi produce nel giocatore effetti importanti in questo senso;

inoltre esercizi correttamente e adeguatamente programmati e individuati stimolano il normodotato

a sviluppare forza esplosiva, coordinazione inter e intramuscolare, abilità tecniche, lettura degli spazi

e dei tempi che lo aiutano a colmare il gap pregresso. Gli effetti dell'apprendimento e della

formazione saranno potenziati da una progressiva applicazione di nuovi compiti: distribuzione,

randomizzazione, variazione della pratica, feed-back informativi motivazionali e di rinforzo che

sembrano essere piuttosto efficaci da parte del mister o del preparatore. Nonostante tutte le migliori

intenzioni comunque a volte il giocatore può sbagliare la scelta del momento corretto per impattare

la palla, oppure può muoversi senza successo e con grande dispendio, nell’ambito di una strategia

difensiva od offensiva non funzionale al raggiungimento dell’obiettivo previsto. Forse per questo si

gioca in 11…qualche altro giocatore dotato di capacità attentive potrà correggere gli errori

individuali che il sistema genera.

IO SO DOVE STO Esiste un metodo per far sì che il giocatore abbia la consapevolezza di ciò che si sta svolgendo in

campo, della sua posizione, una adeguata lettura e

interpretazione degli avvenimenti mentre si stanno

svolgendo? Per catturare rapidamente quel flusso di

immagini che circola nella sua mente e tradurle in

azioni efficaci? Noi addetti ai lavori possiamo

mostrare, incoraggiare, stimolare tale attributo, ma il

sé misterioso che è in ciascun giocatore, il punto di

vista soggettivo solo il giocatore stesso lo può

evocare e rendere migliore. Possiamo però farci

guidare dall’intuito di Antonio Damasio, filosofo, e

con lui convenire che ciascun giocatore ha come

punto di riferimento il suo corpo. Un corpo unico

capace di mandare segnali e di riceverli: un corpo

che gli permette di guardare e imparare a guardare

sempre meglio ciò che avviene intorno a lui, dove

sono gli avversari, i compagni, gli spazi, di

comunicare in maniera verbale e non verbale, con attenzione, curando i dettagli (direzione del

piede, corpo aperto/chiuso), prima dell’arrivo della palla che sarà gestita grazie ad una tecnica

adeguata che è sempre un modo di esprimere così come esprimo fretta o calma o gioia o ansia.

Un corpo che dovrà essere pronto già prima dell’arrivo della palla, un corpo che lo coinvolgerà con

domande martellanti quanto inconsce: cosa, quando, dove, come e in particolare perché (le

famose 5 W). L’esperienza poi lo aiuterà a selezionare e perfezionare una risposta adeguata ed

efficace da una gamma di possibilità, sempre attenti ai possibili momenti di transizione quando

l’equilibrio di una squadra, di una partita, di un campionato possono cambiare. Un corpo quindi che

deve essere in sintonia con corpi altri. E quando parlo di corpo non è al solo livello muscolare che mi

riferisco. Ciò non ci dispensa dal progettare un adeguato training volto a migliorare la visione del

giocatore con palla e di quello senza palla ( Fradua), un training che metta lo stesso giocatore in

condizione condizio-coordinativa e tecnica in grado di giocare le sue varie carte, che lo aiuti ad

acquisire la migliore delle capacità attentive e che lo induca a prendere decisioni con sempre

maggiore sicurezza.

Rapporto tra coscienza e materia fisica 1.principio di in formazione: affinché un sistema che elabora informazioni possa essere cosciente deve avere la capacità di immagazzinare un grande numero di informazioni, quindi dotato di ampia memoria 2. principio di integrazione: affinché un sistema che elabora informazioni possa essere cosciente deve essere dotato della capacità di organizzare assieme l’informazione in modo unitario tale per cui diventa impossibile decomporre il sistema in parti tra loro indipendenti 3.principio dinamico per cui tale capacità di integrazione deve essere sviluppata 4.principio di indipendenza dall’ambiente circostante 5.principio di utilità: le informazioni immagazzinate debbono essere utili al sistema stesso Il calciatore è quel tipo di sistema che manifesta tali competenze Simone Gozzano

PERCHÉ NON MI STAVO

DIVERTENDO! Si ok, ripetute, CDD, CODS,

salite, ostacoli, scaletta ma…quando

giochiamo? Quando un calciatore fa questa

domanda o quando un adolescente smette di

fare sport perché non si diverte più, si va in crisi.

Certe sedute di preseason a volte somigliano

alla valle della depressione; i giocatori si

sottopongono alle attività perché sanno che il

tempo investito in esercizi pagherà in futuro, ma

vanno in crisi di astinenza in relazione al gioco

e al divertimento. Utilizzare una metodologia che preveda l’alternanza di esercizi formativi e di SSG

programmati sul focus della sessione potrebbe essere una delle possibilità. Focalizzando l'attenzione

sul gioco oltre che sulla pratica tecnica o “atletica”, i giocatori saranno incoraggiat i a diventare

tatticamente più consapevoli e sapranno prendere decisioni migliori, verranno indotti a pensare

strategicamente il gioco, a porre capacità attentive e di lettura della situazione a servizio della

squadra, ad azzeccare sempre meglio ritmi e timing delle azioni; inoltre lo sviluppo graduale delle

competenze avverrà all'interno di un contesto realistico, divertente e sport-specifico. Anche la

tecnica, estremamente importante, se eseguita e allenata a secco difficilmente si trasforma in

competenza per l'assenza delle componenti di pressione intensità e opportunità indotte dalla

variabilità del set calcistico. Naturalmente non bisogna arrivare agli estremi opposti e cancellare dal

planning annuale le attività analitiche o a secco. Sarà indispensabile evolvere oltre che negli aspetti

tecnico tattici anche nel l’approccio psico-pedagogico e non soffermarsi ancora in attività

condizio-coordinative generalizzate e aspecifiche pensando che favoriscano l’apprendimento. Non

solo il cervello dei Piccoli Amici, ma anche quello

dei Professionisti è dotato di plasticità, della

capacità cioè di apprendere una infinità di diversi

insegnamenti specifici. Lo stretto rapporto

funzionale fra corteccia, neuroni specchio, nuclei

sottocorticali che gestiscono gli automatismi e la

struttura periferica mio-osseo-articolare che

produce praticamente il movimento, si sviluppa

solo se l’obiettivo è ben chiaro e se l’attività

utilizzata per realizzare l’obiettivo stesso è

pertinente e significante.

“La capacità di ragionare in modo strategico, cioè di confrontarsi con una controparte

prevedendo i cambiamenti del suo comportamento in risposta ai nostri, inizia a svilupparsi intorno

ai sette anni di età”. A stabilirlo è uno studio condotto da Itai Sher, Melissa Koenig e Aldo Rustichini,

dell'Università del Minnesota a Minneapolis, che hanno indagato sui progressi dei bambini di

diversa età nelle prestazioni strategiche. La capacità di attribuire stati mentali a se stessi e agli altri,

ossia di avere una “teoria della mente”, si sviluppa attorno ai tre-quattro anni. Il pensiero

strategico, però, richiede qualcosa di più. Nell'elaborarlo, infatti, bisogna essere in grado di usare

l'esito di un passo del ragionamento come input per un passo successivo: si tratta cioè di passare

dal “io credo che tu credi” (teoria della mente) al “io credo che tu credi che io creda...”, e agire

di conseguenza. Per quanto complessa da esplicitare, sfruttiamo questa capacità

quotidianamente in moltissime interazioni sociali, per esempio quando, mentendo, elogiamo

l'eleganza del vestito nuovo di qualcuno, ma senza esagerare per non indurre nell'altro il sospetto

di ironia.Per stabilire il momento in cui inizia a svilupparsi questo pensiero strategico i ricercatori

hanno messo a punto due esperimenti, in cui sono stati coinvolti 69 bambini dai tre ai nove anni e

44 adulti, descritti in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of

Sciences”. Gli esperimenti consistevano in semplici giochi competitivi con un avversario, che

poteva modificare la propria condotta di gioco in modo da ingannare l'avversario, facendogli

fare la mossa sbagliata e assicurandosi così il premio in palio.

L'analisi dei risultati ha messo in evidenza che la capacità di confondere l'avversario con una serie

di mosse che rende una serie di mosse che rende difficile intuire quella successiva si sviluppa

appunto fra i sei e sette anni

Il GIOCO DEL CALCIO E’ SEMPLICE? E' il primo giorno però domani ti abituerai e ti

sembrerà una cosa normale

fare la fila per tre, risponder sempre di sì e

comportarti da persona civile...

Edoardo Bennato da Burattino senza fili

L’idea che il modello prestativo del calcio si basi sulle capacità

del giocatore di analizzare situazioni e prendere risoluzioni in

tempi e spazi variabili non è più peregrina anche nel rispetto

dei dati che progresso tecnologico e neuroscienze forniscono

quotidianamente agli operatori del settore. Bizzarro risulta

invece il ritardo metodologico con cui si affrontano tuttora

programmazioni e si propinano esercitazioni che vanno in

direzione altra e irreale.

La relazione tra l’applicabilità dell’allenamento alla situazione reale e lo sviluppo del giocatore, la

sua progressiva efficienza competitiva sia che si tratti di normodotato che di talento, ci interpella

costantemente. Non ci lascia in pace. In quest’ottica il dibattito ferve e la speciale attenzione nella

adeguata selezione dei contenuti significa rispetto nei confronti di coloro che poi andranno in

pratica ad eseguire attività ed esercitazioni scelte dagli operatori. I modelli esercitativi che seguono

rappresentano una semplice proposta metodologica che va nella direzione funzionale di una

prospettiva condizionale esercitata tramite il regime coordinativo inerente gesti tecnico-tattici

specifici per il gioco del calcio, sport di situazione. In linea con la natura del gioco stesso, cercano

di conseguire l’obiettivo di esercitare calciagility, consapevolezza, capacità di scelta nei tempi,

spazi e modi propri della disciplina, privilegiando queste, tra le molte altre capacità da sviluppare.

Come un pescatore in un mattino felice ho intrappolato nella rete esercitazioni appartenenti ormai

al mondo virtuale (chi le avrà mai ideate per la prima volta?) assemblandole però in un cablaggio

cerebrale proprio, che provo ad immettere in questa piazza

condivisa.

Ciascuna presentazione prevede una prima parte in cui il

giocatore è chiamato ad affrontare da solo la situazione-problema

per poi incappare in una sorta di Small Sided Games centrale in cui

insieme ad altri componenti della squadra cercherà di ricercare e

trovare soluzioni. Volontariamente non ho inserito le misure sia per

ovvietà sia nella convinzione che ogni allenatore deve adattare la

proposta metodologica base alla sua squadra, Così anche per

molti altri dettagli.

PROPOSTA 1 CALCIAGILITY

MATERIALI cinesini, coni, casacche, pallone, fettuccia metrica, cronometro

6 giocatori effettuano i percorsi indicati. Naturalmente si può replicare lo stesso set altre 3-4 volte

coinvolgendo contemporaneamente tutti i componenti della squadra

-Il giocatore n.1 effettua il “10m, beep test

-Il giocatore n.2 effettua il ½ rombo Fucci test

-Il giocatore n.3 effettua l’AFL Agility run

-Il giocatore n.4 effettua l’Arrowhead Agility Drill

-Il giocatore n.5 effettua il T-test

-il giocatore n.6 effettua il Zigzag test

Effettuate in contemporanea le 6 esercitazioni i giocatori confluiscono al centro in uno spazio 30x20

(alternative:32x23; 25x15 in base alla scelta dell’impegno metabolico: tempo di gioco 4’ max; rec. 90”).

In tale spazio si attiva un 3vs 3 con la seguente mission:

-si difendono due angoli e si attaccano i due angoli opposti

-si fa punto quando la palla viene condotta e depositata in uno dei due angoli di attacco

-chi ha effettuato il goal, per validare il punto corre a toccare il cono del colore della propria squadra

e rientra in gioco

PROPOSTA 2 FELLINI

MATERIALI cinesini, coni, casacche, palloni, fettuccia metrica, cronometro

Si divide la squadra in due gruppi uno da 9 (esercitazione A )e uno da 10 componenti ( esercitazione

B).

Esercitazione A (un pallone): i giocatori si dispongono sui cinesini come da figura; il meccanismo è il

classico DAI E SEGUI; avvia l’esercitazione il giocatore con palla che effettua il passaggio come

indicato dalla freccia, si sposta e segue; il giocatore che riceve effettua il passaggio come da freccia

al giocatore blu (colore casuale)e segue, il blu al bianco e così a seguire fino ad effettuare il giro e

conseguente passaggio su tutti i coni, per 2’ o per il tempo desiderato dal mister.

Esercitazione B ( due palloni): si dispongono 2 giocatori su ciascun cinesino; ; il meccanismo è il

classico DAI E SEGUI; avvia l’esercitazione il giocatore A con palla ( bianco)che effettua il passaggio

come da freccia e segue; il rosso che ha ricevuto effettua un passaggio alla sua sinistra e lo segue; si

prosegue fino al terzo passaggio con il medesimo meccanismo; a questo punto e solo a questo punto (

timing, lettura della situazione) quando il giocatore bianco in questo caso effettua il passaggio alla sua

destra, entra in gioco A’ che effettua un passaggio nella stessa traiettoria del precedente passaggio di

A e segue.

Dopo 2’ ( o altro tempo deciso dal Mister ), i due gruppi confluiscono nei due quadrati nei quali si avvia

uno SSG denominato il regista.

Nel quadrato più piccolo ( 30x20-37x27 )i componenti sono 9 : il regista e 4 coppie di “attori” in 1vs1(si

difendono a vicenda): alternativamente saranno in attacco i bianchi o i rossi. Il regista (di solito un

centrocampista dai piedi buoni) non ha un difensore, gioca libero e deve smistare la palla alla squadra

alternativamente in attacco.

Mission: la squadra in attacco deve effettuare 5 passaggi sempre ridando la palla al regista tramite

passaggio; la palla può essere toccata(intercettata) dal proprio difensore e quindi si attiva la

transizione e la squadra che era in difesa passa istantaneamente all’attacco. N.B. Ogni attaccante ha

il suo difensore e non si può difendere in 2 su un attaccante( niente raddoppio)

Nel quadrato grande ( 35x25 - 41x27) i giocatori sono 10 quindi si può scegliere di:

-alternare il regista in quanto il lavoro risulta metabolicamente impegnativo

-2 registi, ma il tocco di 1 dei 2 vale 0

Abbiamo in questo caso 5 coppie di “attori” in 1vs1(si difendono a vicenda): alternativamente saranno

in attacco i bianchi o i rossi. Il regista ( o entrambi i registi)non ha un difensore, gioca libero e deve

smistare la palla alla squadra alternativamente in attacco.

Mission: la squadra in attacco deve effettuare 5 passaggi ma la palla ogni volta, prima di tornare al

regista deve passare attraverso un compagno in appoggio; se eventualmente si vuole passare al

regista n.1 o al n. 2 come appoggio, il passaggio vale 0.

PROPOSTA 3 PEP

MATERIALI cinesini, coni, casacche, palloni, fettuccia metrica, cronometro

Il set è previsto per 11 giocatori cosi’ disposti:

-3 sui coni

-1 sui cerchi

-1 sulle picche

-2 sulle forche

-3 sui materassini

-1 sugli scatoloni

Si ruota in senso antiorario non appena si è effettuato l’esercizio o nei tempi indicati

Postazione coni: il giocatore1 di questa postazione effettua un dribbling tra i conetti (ogni volta il mister

può decidere la variabile: 3 tocchi tra un cono e l’altro, tocchi differenziati ..ecc ) e deposita la palla

nel quadrato formato dai quattro coni per proseguire verso la postazione 2 quella dei cerchi. Tale

posizionamento della palla è il segnale per

-il secondo giocatore della postazione coni,il quale deve scattare, condurre la palla fino allo start ed

eseguire quanto fatto precedentemente dal giocatore 1

-il primo giocatore della postazione materassini per avviare il suo lavoro, cioè lanciare la palla in aria

effettuare una capriola rialzarsi controllare la palla precedentemente lanciata ( variabili: prendere al

volo la palla precedentemente lanciata, con le mani dopo la capriola, calciarla con i piedi dopo la

capriola, rialzarsi e controllarla…) e tirare nella porticina ( che può essere variamente dimensionata e

posizionata nel modo indicato o anche frontale…)

Torniamo al giocatore 1 che prosegue il suo percorso effettuando balzi tra cerchi- a piedi pari nei

cerchi piccoli e alternati nei grandi (la fantasia del mister può differenziare il lavoro), passando sotto le

picche incrociate proseguendo con i balzi sulla postazione scatoloni disposti variamente, postazione

capriola + tiro e infine sulle 3 forche dove troverà posizionati 3 palloni a lunghezza varia con i quali

effettuerà 3 colpi di testa. Infine si riposizionerà nella postazione coni. Dopo 5’ o tempo scelto dal mister

al fischio di quest’ultimo tutti i giocatori si posizioneranno al centro dove si attiverà in un quadrato (

35x25 -40x40) un 4vs 4 con 3 sponde e la mission di effettuare un dato numero di passaggi (5-9 ) prima

di andare al goal 4’ poi recupero

PROPOSTA 4 Rui FARIAS

MATERIALI cinesini, coni, casacche, palloni, fettuccia metrica, cronometro

IL SET è previsto per 12 giocatori che prima di confluire al centro ed effettuare lo SSG previsto si

suddivideranno 3 per ciascuna delle 4 postazioni indicate; in particolare:

-postazione coni: Dribbling con ogni tipo di tocchi

-postazione ostacoli e coni : passaggi variati degli ostacoli posti volutamente in differenziate distanze e

Cambi di direzione tra coni

-speed ledder posizionata in vari modi su cui effettuare variabili esercitazioni

-picchetti ed elastici posizionati bassi su cui effettuare il maggior numero di saltelli e tapering.

Il tutto può essere eseguito in coppie con la palla, eseguendo degli 1-2 in uscita

Dopo 8’( o altro tempo previsto dal Mister ) i giocatori confluiranno al centro dove in uno spazio (45x

20) diviso in tre postazioni si posizioneranno tre squadre come da figura. La squadra posizionata nello

spazio centrale è quella preposta alla difesa. Il gioco su un inizia con il possesso palla da parte della

squadra rossa che dovrà effettuare 5 passaggi prima di inviare al volo la palla nel rettandolo dei

bianchi. Due giocatori blu del rettangolo centrale entrano nel quadrato dei rossi e si attiva un 4vs2.

-se i rossi nonostante i difensori effettuano i 5 passaggi continuano e rimanere nel loro spazio e lanciano

la palla nel settore bianco

-se un difensore blu intercetta la palla i rossi sono costretti a spostarsi nel rettangolo centrale e due di

loro debbono spostarsi come difensori nel quadrato dei bianchi che nel frattempo utilizzando un nuovo

pallone hanno iniziato il possesso palla. N.B. prima di iniziare munirsi di molti palloni. 4’ poi recupero

Quando vedo un tiro di esterno, due dribbling a fila, paragono la bellezza del calcio

a quella di una donna. Un dribbling perfetto è come il viso di una bella donna».

Si ringrazia Filippo Giommetti per l’aspetto grafico. E non solo.

Bibliografia

Ferrari Bravo- Sprint e agility training

Nervi-Piovani – I cambi di direzione Specifici nel calcio

Ferrante-Cristi- La formazione del giovane calciatore

Fradua-La visione di gioco del calciatore

Aquilani-Nardo –Principi ed esercitazioni psicocinetiche per il calcio

Damasio- Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente