Il Focolare numero di Novembre 2013

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Periodico di informazione della Comunità di Rebbio (CO)

Transcript of Il Focolare numero di Novembre 2013

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IN QUESTO NUMEROPAROLA DI DIO 2

FESTA PATRONALE DI SAN MARTINO 3

RIFLESSIONE DI DON FEDERICO :DIALOGO, SCELTA RADICALE, CONVERSIONE 4

VITA COMUNITARIA : INCONTRO FAMIGLIE 0-6 ANNI , 6REBBIO LUOGO DI INCONTRI,RACCONTI DI AMICI E FRATELLI

RICORDANDO ADALBERTO PARRAVICINI 1 3

CENT’ANNI DEL CORPO MUSICALE DI REBBIO 1 4

INTERVISTA AL PITTORE VITTORIO MOTTIN 1 6

POESIA DELL’OTTOCENTO ANCORA ATTUALE 1 8

RECENSIONI : LINATI , DA REBBIO ALL’EUROPA 20

CALENDARIO LITURGICO 22

ANAGRAFE PARROCCHIALE 23

CONCERTO DI SAN MARTINO 24

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PAROLA DI DIO

DDAALLLLAA PPRRIIMMAA LLEETTTTEERRAA DDII

SSAANN GGIIOOVVAANNNN II AAPPOOSSTTOOLLOO

Figl iol i miei, questo è ilmessaggio che abbiamo uditoda Lui e che noi vi annunciamo:Dio è luce e in Lui non c'ètenebra alcuna.Se diciamo di essere incomunione con Lui ecamminiamo nelle tenebre,siamo bugiardi e non mettiamoin pratica la verità.Ma se camminiamo nella luce ,come Egli è nel la luce, siamo incomunione gli uni con gli altri , ei l sangue di Gesù, i l Figl io suo,ci purifica da ogni peccato.Se diciamo di essere senzapeccato, inganniamo noi stessi ela verità non è in noi.Se confessiamo i nostri peccati,egl i è fedele e giusto tanto daperdonarci i peccati e purificarcida ogni inquità.Se diciamo di non averepeccato, facciamo di Lui unbugiardo e la sua parola non èin noi.

Figl iol i miei, vi scrivo questecose perchè non pecchiate; mase qualcuno ha peccato,abbiamo un Paràclito presso inPadre: Gesù Cristo, i l giusto.E' Lui la vittima di espiazione peri nostri peccati; non soltanto peri nostri , ma anche per quell i ditutto i l mondo.

Parola di Dio

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FESTA PATRONALEDI SAN MARTINO

DDOOMMEENN IICCAA 11 00 NNOOVVEEMMBBRREE 220011 33

SSAABBAATTOO 99 NNOOVVEEMMBBRREE

Ore 1 5.00 in Chiesa confessioniOre 1 7.30 Santa Messa prefestiva

DDOOMMEENN IICCAA 11 00 NNOOVVEEMMBBRREE

Ore 7.30 e 1 8.00 Sante MesseOre 1 0.00 Santa messa concelebrata, presieduta da Don

Roberto BartesaghiOre 1 2.30 pranzo comunitario (serve prenotazione)Ore 1 4.00 inizio giochi per tutti - TombolataOre 1 7.00 PREGHIERA CONCLUSIVAOre 21 .00 CONCERTO DI SAN MARTINO

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LA RIFLESSIONE DI DON FEDERICODialogo, scelta radicale, conversione

Venerdì notte, ora 1 .30, mi stavocoricando quando arriva unmessaggio al cel lulare: “Prete,sono in psichiatria, quando mi vieni atrovare?” Inizialmente non cicredevo perché la persona chemi aveva scritto, un giovaneventenne, ama questo tipo discherzi.Ci siamo scambiati qualchemessaggio e mi rendo conto cheè veramente ricoveratoal l ’ospedale nel repartopsichiatrico.Vado a trovare nei giornisuccessivi questo amico e siracconta: “Sono qui perché l’altrasera ho tentato di farla finita!” E midice i particolari , gl i aneddoti e lapremeditazione del tutto.

Chiaramente nella mia mente siannidano ragionamenti,riflessioni, pensieri. Quandoriesco mi chiedo “Perché questasituazione è capitata a me? Perché hoincontrato questa persona? Cosa vuoidirmi Signore attraverso

quest’incontro?” Non credo troppoal caso!

Condivido alcuni pensieri circaquesta vicenda, certamentebanali e scontati per i più, a mesembrano significativi!

In un epoca, la nostra, doveinfinite sono le vie dicomunicazione, i metodi perdialogare, un giovane devegiungere a mezzi così estremiper dire i l proprio malessere?Forse che ci sia tantacomunicazione e pocoDIALOGO?

Respiriamo tante emozioni,talvolta anche forti , troppo forti .Viviamo tanto coinvolgimentoemotivo nelle vicende della vita,ma c’è in noi UNA SCELTARADICALE DELLA VITASTESSA con tutto i l bagaglio diesperienze positive e negativeche essa riserva?

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Mi guardo dentro e vedo i mieil imiti , i miei difetti , vedo i mieiattriti . Talvolta l i vorrei scaricaresugli altri colpevolizzandoli , maeffettivamente quanto sonodisposto a CAMMINARE con mestesso, a CONVERTIRMIlavorando su di me?

Ci sarebbero altri pensieri, mami fermo a questi tre, che li vedoanche legati al nostro camminodi parrocchia.

Queste mie parole voglionoessere anche e soprattutto

parole di speranza in occasionedella Festa Patronale di SanMartino.San Martino ha saputo entrarein relazione profonda col poveroal quale ha regalato i l suomantel lo. Ci aiuti ad essereuomini e donne di DIALOGO tradi noi e con Lui. La notte stessain sogno, San Martinodialogherà con Gesù.I l nostro patrono ha saputo faredella propria vita una SCELTARADICALE e profonda didonazione e di attenzione,anche in questo, San Martino, cisia di supporto.Infine ci dia la forza di unaCONVERSIONE continua. Iodevo convertirmi a Gesù e alprossimo, non gli altri , io!

Buona festa di San Martino atutti , sia a chi c’è in comunità,ma anche a chi non c’è!

Don Federico

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IINNCCOONNTTRRII PPEERR FFAAMMIIGGLLIIEE CCOONNFFIIGGLLII IINN EETTAA’’ PPRREESSCCOOLLAARREE((00­­66 AANNNNII))Carissime famigl ie,la festa di S.Martino che trapochi giorni celebreremo èsegno che il nuovo anno diattività pastoral i , del la nostraparrocchia, è ri iniziato dopo lapausa estiva.Dopo l’esperienza positiva degliscorsi incontri abbiamo pensatodi continuare!L’obbiettivo del nostro trovarsi èsempre quello di condividere ilvissuto quotidiano di ciascuno, inmodo da aiutarci reciprocamentea dare un senso Cristiano aigesti che viviamo nelle nostregiornate con i nostri bambini.La gioia, l ’ intensità e la ricchezzadei momenti di incontro cheabbiamo condiviso tra noi e con inostri figl i , sono il richiamomigl iore per rimetterci sul lastrada della nostra amicizia.Per offrirvi la possibi l ità dicompiere un percorso dieducazione alla fede con i nostrifigl i , abbiamo pensato di

organizzare, oltre a tutti imomenti comunitari del la nostraparrocchia a cui dobbiamosentirci personalmente invitati ,tre incontri dove ciconfronteremo con la famigl ia diGesù, i suoi Amici e dovericorderemo il Battesimo deinostri bambini.

Tutto quello che vivremoquest’anno, ci aiuterà a scopriresempre più alcuni degl i elementicostitutivi del la nostra fede,cercando di trovare i modi concui trasmettere questi elementiai nostri figl i .

VITA COMUNITARIA

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Gli incontri che abbiamoprogrammato saranno il

1 7 Novembre 201 31 2 Gennaio 201 41 6 Marzo 201 4

Con l’anno nuovo abbiamo inprogramma di organizzare degliincontri di formazione perCatechisti Battesimali , cioè perquelle persone che intendono

collaborarenell ’accompagnamento dellefamigl ie che chiedono ilBattesimo dei propri figl i .Chiunque fosse interessato puòcontattare i sacerdoti.

In attesa di potervi incontrare dinuovo, un caro saluto.

L’equipe 0-6

RREEBBBBIIOO:: LLUUOOGGOO DDII II NNCCOONNTTRRII

In estate ho tenuto le mie piantein giardino; adesso, prima chearrivi i l freddo, cambio la terra, letrapianto, control lo che nonabbiano parassiti ; in pocheparole mi sto prendendo cura diloro e le accolgo in casa perproteggerle. Per sopravviveredovranno espandere le lororadici nel nuovo vaso, nel nuovoterreno.Mentre le mie mani lavorano,penso alle riflessioni che mi èstato chiesto di scriveresul l ’esperienza di accoglienzavissuta nella nostra parrocchia.Anche i nostri amici, come lemie piante, hanno dovuto

abbandonare le loro radicicultural i ed affettive al la ricercadi una vita migl iore e sono giuntia Como dopo aver affrontatol ’ incognita di un diffici le epericoloso viaggio.Perdere la madre-patria,rinunciare alla l ingua-madre,strappare le proprie radici perricostruire una nuova vita è unpercorso diffici le e doloroso, chepuò essere facil itato dall ’essereaccolti nel la nuova comunità incui si vive.Sono trascorsi, ormai, più di dueanni dal l ’arrivo dei profughi nelnostro quartiere. L’ incontro conpersone straniere ci ha posto difronte a problemi l inguistici ,cultural i , di accoglienza in spazi

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che spesso non garantivanoun’adeguata privacy.Molti volontari, a vario titolo econ compiti diversi, hannodonato il loro tempo persostenere e accompagnare nelleesigenze quotidiane e personaliciascuna delle persone giunte danoi; i l rischio è stato ed è quellodi occuparsi del la soluzione deiproblemi quotidiani e di perderedi vista l ’ incontro con lePERSONE, con la loro storia,con la loro cultura.Diversi sono stati i percorsi e itraguardi raggiunti da ognunadelle persone accolte: la famigl iadi Ola e di Koni Adeboye, con iloro due bambini di cui uno natoa Como, ha raggiuntol ’autonomia; la famigl ia diBeatrice e Stephen Asare,anch’essa con due bambini,presto potrebbe lasciare la casadell ’oratorio; molti dei ragazzi sisono organizzati per condividereuna casa e sostenersi anche secon lavori spesso precari;qualcuno ha chiesto di tornarenel proprio Paese; altrinecessitano ancora del nostrosostegno e della nostra

vicinanza.L’esperienza più dolorosa è statacertamente la malattia e la mortedi Ahmed Kani che in maggio haraggiunto la casa di Dio.Diversi sono stati i percorsianche delle persone della nostracomunità: incontrare, accoglierechi è “diverso” mette in evidenzale contraddizioni, le paure, lafatica, i pregiudizi, la voglia dimettersi in gioco, la disponibi l itàdi ognuno di noi ad andare versol’altro.Io credo che, in questomescolarsi di fatti e disentimenti, una luce abbiai l luminato ogni cosa mostrandociche la VITA ha sempre ilsopravvento su tutto,ovviamente mi riferisco allanascita di quattro bambini. Lanostra comunità ha avuto i lprivi legio di salutare i l loro venireal la luce, figl i di due mondi che,mi auguro, possano finalmenteincontrarsi in nome dell ’AMOREper la VITA.

Maria Angela

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RRAACCCCOONNTTII DDII AAMMIICCII EE

FFRRAATTEELLLLII PPAASSSSAATTII DDAA CCAASSAA

NNOOSSTTRRAACos’hanno in comune un regista, unamamma e un ventenne? La risposta: laloro storia. Semplice eppure cosìdifficile. Può sembrare una favola inrealtà se la si ascolta si capisce subitoche di bello e di fantastico c’è poco epiù si affina l’orecchio ci si rende contoche questa è la storia di migliaia emigliaia di persone. Noi abbiamo decisodi raccontarvela per farvela conoscere.Ormai sono quasi due anni che lanostra parrocchia si è attivataper l’accoglienza dei profughi. Diversisono i volti che abbiamo conosciuto.Qualcuno è rimasto e qualcun altro èandato verso nuove mete lasciandospazio a nuovi arrivi. Abbiamo deciso dipresentarvi tre delle persone accolte.II nnccoommii nnccii aammoo ccoonn DDoonnggoo,ragazzo ventottenne che arrivadal Camerun. Professioneregista.“Come hai fatto ad arrivare aRebbio? Qual è stata la stradache ti ha portato in questaparrocchia?”“io sono scappato dal mio Paesein aereo. Ho fatto una tappa a

Casablanca e poi dritto fino aMalpensa. A Milano ho fattorichiesta come rifugiato politico eho seguito i l percorso che miproponevano i vari centrid’accoglienza. Poi circa un annofa ho accompagnato dei mieiamici a Como e grazie al le Aclisono venuto a conoscenza diquel lo che faceva la parrocchiadi Rebbio per i profughi e hodeciso di girare un documentariosul l ’accoglienza degli immigratiin questa parrocchia. Ora sonoospite di don Giusto perché stoaspettando il permesso pertornare a casa mia!”“parlaci un po’ dei centrid’accoglienza. Com’è stata latua esperienza? Quali le tueimpressioni?”“ beh che direR. All ’ inizio non tirendi realmente conto. Arrivi esei catapultato in una realtàdiversa e non ci fai nemmenocaso. Poi la nostalgia e ladiversità prendono ilsopravvento e ti rendi contodella forte osti l i tà che le personehanno nei tuoi confronti e l ’unicomodo che hai per difenderti èchiuderti in te stesso. Si, non

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posso dire che nei vari centrinon sia stato aiutato però forsel ’aiuto che realmente serve nonsono sempre i soldi o un postodove dormire ma piuttosto i lbisogno primario di sentirsi del lepersone, di sentirsi uti l i perqualcuno. Certo tutto ciòcomporta delle responsabil ità inpiù ma a volte serve proprioquesto alle persone. Forse èproprio questo che succede qui.Le persone si sentono rispettateperché si affidano loro compiti esi dimostra loro rispetto.”“aiutaci a capire. Cosa ti haspinto a venir via dal tua

Paese?”“ Per colpa del mio lavoro sonostato imprigionato dal regime.Sono stato catturato dai servizisegreti e incarcerato. Per 7giorni sono stato rinchiuso in unacella con un solo pensiero intesta: la morte. Sapevo che erolì per morire. Poi i miei genitori ,che fanno parte del regime,sono intervenuti per salvarmi.Con loro il rapporto è semprestato molto diffici le a causa dellemie azioni, per i l mio andarecontro corrente. Una volta uscitodi prigione l’unico modo perrimanere vivo era quello di

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prendere e scappare. I mieigenitori mi hanno aiutato afuggire e mi hanno pagato il volorassicurandomi che a Milano cisarebbe stato qualcuno adaspettarmi per aiutarmi. Unavolta a Milano ho capito subitoche non ci sarebbe statonessuno! Ora sono qui perché lepersone che possono aiutarmi atornare a casa sono a Como. Iovoglio tornare a casa perché soche è il posto dove devo stareper far crescere il mio Paese.Noi giovani siamo il futuro e lasperanza dell ’Africa. Insiemepossiamo creare il Sogno.L’assenza di questo causa tuttiproblemi e le difficoltà del mioPaese.”

PPrroosseegguu ii aammoo ccoonn BBeeaattrrii xx, unamamma nigeriana di 38 anni.“Beatrix raccontaci un po’ i l tuoviaggio!”“ al lora io avevo lasciato laNigeria per vivere in Libia.Quando la guerra è esplosasono scappata con la miafamigl ia. Sono salita su unbarcone, la mia casa per tregiorni con altre 600 persone

circa. Ringraziando Dio non c’èstato nessun morto. Siamoarrivati a Lampedusa e siamostati per 1 0 giorni nel centrod’accoglienza. Poi siamo statitrasferiti a Genova e subitoportati qui a Rebbio.”“Hai visto tante realtà. Qualisono state le tue sensazioni, letue emozioni? L’accoglienzacom’è stata?”“ i l mio viaggio fino a Lampedusaè stato contrassegnato dallapaura. Ho tenuto gl i occhi chiusiper tre giorni credo. Una voltagiunti sul l ’ isola siamo stati portatiin questo centro. C’erano unsacco di persone, niente privacye diciamo che non è proprio unposto accogliente. Per diecigiorni i miei occhi sono stati fissisui miei bambini. Avevo paurache accadesse loro qualcosa.Fortunatamente siamo statitrasferiti a Genova. Abbiamopreso un traghetto e lì ho vistoun briciolo di speranza. Arrivatida don Giusto siamo stati accolticome persone. Siamo arrivatisenza nulla perché avevamolasciato tutto in Libia e senzachiedere nulla ci ha donato tutto

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quello che poteva. Mi ha aiutatomolto mandandomi a scuola perimparare la l ingua, mi ha dato lapossibi l ità di poter fare untirocinio per poter imparare unmestiere insomma mi ha fattosentire importante. Tutte lepersone che ci aiutano ognigiorno sono preziose per noi e aloro va il nostro grazie.”“ti manca l’Africa?”“si molto. Ogni sera sento la miafamigl ia al telefono e parlo conloro. Se penso di tornare? Nonora. Ho bisogno di poterassicurare un futuro ai miei figl i eso che ora tornando a casa nonpotrei dargl ielo!”

CCoonnccll uudd ii aammoo ccoonn SSaall iimm, unragazzo ventenne che abitava inLibia con la sua famigl ia.“parlaci di te sal im”“io sono venuto in I tal iascappando dalla guerra in Libia.A milano l’associazione Arca miha fatto venire a Como perpotermi seguire meglio edessermi più vicino.”“spiegaci meglio”“non c’è molto da dire. Mi hannopermesso di fare un tirocinio di

rendermi uti le per qualcosa.”“ti va di raccontarci un po’ delviaggio’”“ sinceramente non mi ricordonulla. Ho tentato di dimenticare”Sono tre racconti diversi maqualche punto in comune cel’hanno. Alla base c’è la fuga dauna sofferenza. Da unasituazione così tragica cheimpedisce alle persone una vitadignitosa o semplicemente divivere. Una fuga però cheporta verso l’ ignoto sperandoche sia migl iore di quel lo cheviene lasciato. Le persone chescappano lo chiamano “i l viaggiodella speranza” ma è veramentecosì? In realtà cosa trovanoquando arrivano nel nostropaese? La risposta è nellenostre mani e sta nella volontànostra di far sì che ciascuno diloro possa avere il suo l ieto fine!

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Nello scorso mese di lugl io ci halasciato Adalberto Parravicini.Nato nel 1 929, partecipavagiovanissimo attivamente allavita del l ’oratorio, che in queglianni era caratterizzata da unamoltitudine di iniziativepromosse dai vicari e daldinamismo di LucianoRoncoroni.Quando nel 1 955 un incendiodoloso distrusse la casetta dilegno, al lora sede dell ’oratorio, i lparroco Don Carlo Scacchi,iniziando la costruzione delnuovo oratorio, affidò algeometra Adalberto, giàaffermato professionista, lasupervisione dei lavori e lepratiche burocratiche inerenti .Successivamente lo volleinserito nel Consigl ioamministrativo della parrocchia,impegno che mantenne fino aglianni ottanta.Contemporaneamente era neldirettivo della Mutua sanitaria diRebbio fino alla cessazione dellastessa avvenuta con l’entrata invigore del servizio sanitario

nazionale.Nella Scuola materna di via Lissifu consigl iere fin dagli annisettanta, promossel’ampliamento della struttura esuccessivamente per circavent’anni ne fu attivissimopresidente.Stimato professionista nelcampo delle opere in gesso,eseguì per i l comune di Comovari lavori importanti , citiamo inparticolare la fontana di piazzaCamerlata, senza dimenticare lesol lecitazioni versol’amministrazione cittadina per lasoluzione di problemi cheinteressavano la nostra zona.La comunità rebbiese, esoprattutto coloro che l’hannoconosciuto e stimato, loricordano con riconoscenza pertutto quanto ha saputo svolgerenell ’ambito sociale eparrocchiale, con impegno,consigl io e competenza pertantissimi anni.

Sandro

RICORDANDO ADALBERTO PARRAVICINI

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Quest'anno noi del Corpo Musicale

di Rebbio compiamo 1 00 anni, è

una cosa importante che. . . non

capita tante volte nella vita.

Forse l 'abitudine di vedere “la

banda” sempre presente,

costantemente, così “normale, ci

distrae dall 'accorgerci che abbiamo

a Rebbio una realtà così antica,

importante e colma di esperienze.

A partire da quel lontano 1 91 3

quando un gruppo di amici, tra cui i l

papà dell 'attuale Presidente

Carluccio Roncoroni, fondarono la

banda ne abbiamo percorsa molta

di strada, abbiamo tanta storia nei

nostri strumenti e tante note ancora

da suonare.

Sono tantissime le persone che nei

1 00 anni sono passate da qui e le

vibrazioni dei loro strumenti o del le

voci riverberano ancora nell 'aria.

Basterebbe iniziare a scrivere nomi

e cognomi per rievocare

innumerevoli e bell issimi ricordi.

Ad esempio ne cito solo due, Enrico

Roncoroni e Alessandro Invernizzi.

Li conoscete! Attualmente stanno

fondando un banda da qualche

parte in paradiso ma noi qui ne

percepiamo ancora la splendida

presenza, ogni giorno, e ne

portiamo orgogliosi i l testimone.

Ma com'è che nel corso degli anni

tanti hanno amato e amano la

banda?! Semplice, perché è un

bell issimo posto dove stare.

E' un luogo dove bambini, giovani,

adulti e anziani possono stare

insieme e stare bene, qui le età si

annul lano e si riesce con armonia a

collaborare per un unico risultato.

Ognuno porta quello che ha, chi

l 'esperienza, chi l 'entusiasmo e chi

tanto altro ancora.

La banda, che solo a sentirla si

capisce che nell 'aria c'è festa.

Come una pianta secolare, che è

vecchia ma si rigenera

costantemente, la banda è antica e

sempre nuova.

I l passato è in tutti i musicanti che ci

sono stati , i soci, i l pubblico, i

maestri .

Indimenticabil i i maestri : Giacomo

Sala che in tanti anni ha cresciuto e

forgiato la banda e Daniele

Roncoroni che l 'ha rinnovata in

genere e sti le e resa moderna.

I l presente è ora. . siamo qui, a volte

CENT’ANNI DEL CORPO MUSICALEDI REBBIO

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tanti a volte pochi ma ci siamo.

Ci incontriamo alle processioni

(sono pochi i paesi qui intorno che

possono vantare una tal cosa), ai

concerti o quando, un paio di volte

al l 'anno la domenica mattina,

giriamo per le strade del quartiere e

veniamo a svegliarvi.

La banda è un luogo accogliente e

a nostra volta siamo bene accolti ;

dal la Parrocchia con don Giusto che

ha un occhio di riguardo per noi

come per le altre associazioni di

volontariato, dal le persone che ci

coccolano quando andiamo a fare i

concerti nei corti l i o che ancora ci

fanno un'offerta per permettere al

Corpo Musicale di continuare la

propria attività.

I l futuro l 'abbiamo già cominciato, in

compagnia del nuovo e bravissimo

maestro Michele Cappelletti e poi. . .

come gemme che danno nuova

vita al la pianta . . noi abbiamo la

nostra “scuola al l ievi”.

Siamo orgogliosi dei nostri al l ievi ai

qual i dedichiamo tante attenzioni e

domandategl i , com'è!?

Vi diranno che non è un gioco

imparare a suonare ma che si

divertono molto!

Secondo me è un'esperienza che i

vostri figl i o nipoti non dovrebbero

perdere, e i nostri insegnanti stanno

svolgendo un lavoro magnifico.

Gli al l ievi sono il nostro futuro, sono

quei germogli che a 1 00 anni ci

permettono di avere la freschezza e

l'energia di un diciottenne; seguitel i

e sostenetel i perché vi

ricambieranno regalandovi momenti

meravigl iosi.

A proposito di insegnanti vorrei

ricordare Paolo Sala che per tanti

anni,assieme al papà Giacomo, è

stato responsabile del la scuola e al

quale devo e dobbiamo molto.

A noi sta i l compito di trasmettere

non solo la conoscenza musicale

ma anche lo spirito e l 'amore per la

Banda.

I l Corpo Musicale di Rebbio,

cent'anni al le spalle. . guardando al

futuro.

Restateci accanto e continuate con

noi.

Claudio Canduci

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intervista al pittore VITTORIO MOTTINII ll bboossccoo ddeell ll ’’ aammoorree ee ddeell ll aa ssooll ii ddaarrii eettàà

Da qualche tempo le scale del nostro Oratorio hanno preso vita grazie ad alcune

immagini dipinte che con ironia rappresentano vari momenti del l ’esistenza e da

questa estate, poi, le pareti del piano superiore si sono aperte al l ’accoglienza di una

serie di personaggi, testimoni significativi nel nostro tempo dei valori che il

cristianesimo propone ad ogni uomo che voglia davvero dare un senso pieno alla

vita.

Abbiamo incontrato Vittorio Mottin, dal cui pennello sono fiorite queste immagini.

Albatese, legato a don Giusto da un debito di riconoscenza per averlo aiutato,

quando da giovane prete fu vicario ad Albate, a dare un senso profondo ed

autentico alla sua esperienza di fede; pittore formatosi a Brera, special izzatosi in

design, e in incisione ad Urbino, protagonista di molte mostre in diverse parti d’I tal ia;

attualmente si dedica in particolare a corsi di disegno per bambini presso l’ “Archivio

Maraja” (grande il lustratore di l ibri per ragazzi) ad Albate.

QQuuaall èè ll’’iiddeeaa ddii ffoonnddoo cchhee hhaa iissppiirraattoo iill ttuuoollaavvoorroo??Mi ha sempre colpitoun’espressione di P iero Angela

che dice come il sorriso apra nel

cervello migl iaia di spore che ci

inducono a realizzare cose serie ed

importanti , per questo ho pensato di

i l lustrare lungo le pareti del le scale

dell ’Oratorio scene di vita che

invitino al sorriso per raggiungere

poi in cima una porta che ci apre

alla sacral ità del la vita.

AArrrriivvaattii aallll’’uullttiimmoo ppiiaannoo,, qquuaannddoo aapprriiaammoo llaappoorrttaa,, ccii ttrroovviiaammoo ddii ffrroonnttee aa ttaannttee ppeerrssoonnee::ccoossaa rraapppprreesseennttaannoo??

Mi ha ispirato i l Salmo 1 quando

dice che “l ’uomo è come un albero

piantato lungo corsi d'acqua, che dà

frutto a suo tempo: le sue fogl ie non

appassiscono e tutto quello che fa

riesce bene.” All ’ inizio c’è un l ibro

aperto da cui scaturisce una fonte di

vita per tante persone che in tutto i l

mondo e in tutte le rel igioni sono

state con la loro vita, spesso donata

fino all ’estremo, un segno concreto

di amore e di speranza anche per i l

nostro tempo.

Ho suddiviso i soggetti secondo il

criterio dei diversi continenti per

dare un respiro universale al nostro

incontrarci: al l ’ inizio l ’Oriente, al

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centro l ’Occidente e le Americhe, a

lato l ’Africa con i simboli del

continente “giovane”.

In fondo uno spartito.

È la danza della vita, un’idea di

gioia. Ognuno di noi è una nota che

danza in questa vita come su un

pentagramma, tra alti e bassi, ma

sempre in cerca della piena

armonia.

CCoommee hhaaii sscceellttoo ii ppeerrssoonnaaggggii ddaarraapppprreesseennttaarree??Non è stato facile e avreidesiderato dare ancora più

spazio ai laici, ma ho cercato di

rappresentare una gamma vasta di

testimonianze di diversi ambiti di

vita e di impegno.

La storia di ciascuno potrà, se

approfondita, offrire spunto per ogni

persona, secondo le diverse

caratteristiche.

Ho privi legiato alcuni

particolarmente legati al nostro

territorio, come san Luigi Guanella,

suor Laura di Chiavenna, don

Renzo Beretta, Luigina Barel la di

Camerlata, padre Ambrosoli , ma

anche altri legati al mondo della

missione e della sol idarietà, come

Marcello Candia, che mi aveva

particolarmente colpito per la sua

scelta radicale di vita, o don Benzi,

che ho conosciuto personalmente e

del quale ricordo il sorriso che

esprimeva un’accoglienza paterna.

L’Africa è stata una scoperta per i

tanti personaggi, alcuni anche

insigniti del Nobel come la keniota

Wangari (per la pace nel 2004) che

anch’io non conoscevo e che mi

sono stati suggeriti da alcuni

Africani accolti a Rebbio, oltre che

da don Giusto. Poi i monaci di

Tibhirine, sequestrati in Algeria dagli

estremisti islamici o, per l ’Asia i l

ragazzo quattordicenne morto sul

lavoro omaggio a tutte le vittime

innocenti del lo sfruttamento

minori le.

EE iill bboossccoo ccoossaa rraapppprreesseennttaa??I tanti alberi che formano il bosco

sono le Associazioni che in diverso

modo e in molti ambiti lavorano per

l ’accoglienza, la sol idarietà,

l ’ integrazione; piante che crescono

senza far rumoreR l’Oratorio stesso

è un luogo di crescita dove il seme

della testimonianza può e deve

mettere radici.

Intervista a cura di Laura Casartelli

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GGllii EEmmiiggrraannttii ­­ ddii EEddmmoonnddoo DDee AAmmiicciiss

Cogli occhi spenti, con lo guancie cave,Pallidi, in atto addolorato e grave,Sorreggendo le donne affrante e smorte,Ascendono la naveCome s’ascende il palco de la morte.

E ognun sul petto trepido si serraTutto quel che possiede su la terra.Altri un misero involto, altri un patitoBimbo, che gli s’afferraAl collo, dalle immense acque atterrito.

Salgono in lunga fila, umili e muti,E sopra i volti appar bruni e sparutiUmido ancora il desolato affannoDegli estremi salutiDati ai monti che più non rivedranno.

Salgono, e ognuno la pupilla mestaSulla ricca e gentil Genova arresta,Intento in atto di stupor profondo,Come sopra una festaFisserebbe lo sguardo un moribondo.

Ammonticchiati là come giumentiSulla gelida prua morsa dai venti,Migrano a terre inospiti e lontane;Laceri e macilenti,Varcano i mari per cercar del pane.

Traditi da un mercante menzognero,Vanno, oggetto di scherno allo straniero,Bestie da soma, dispregiati iloti,Carne da cimitero,Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.

POESIA DELL'OTTOCENTOANCORAATTUALE

Questa poesia, scritta nel 1 889 in onore agli emigranti ital iani che partivano per le

americhe, risulta di sconvolgente attual ità.

Intrisa di sentimenti e vissuti diversi: sofferenza, malinconia, amore per le proprie

radici e per la propria terra, confusione, condivisione del dolore e della povertà,

speranza per i l futuro e per una vita migl iore .

La storia ritorna implacabile, sui nostri l idi ora cercano salvezza uomini donne e

bimbi di terre martoriate, gente che fugge da disperazione e guerre, come allora,

come all 'inizio del '900, dal l 'I tal ia povera senza lavoro e pane.

Allo stesso modo fa pensare ai ragazzi che partono perché l 'I tal ia non ha più lavoro

per loro, e cercano solo certezze per i l futuro ed una vita indipendente.

Marco

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Vanno, ignari di tutto, ove li portaLa fame, in terre ove altra gente è morta;Come il pezzente cieco o vagabondoErra di porta in porta,Essi così vanno di mondo in mondo.

Vanno coi figli come un gran tesoroCelando in petto una moneta d’oro,Frutto segreto d’infiniti stonti,E le donne con loro,Istupidite martiri piangenti.

Pur nell’angoscia di quell’ultim’oraIl suol che li rifiuta amano ancora;L’amano ancora il maledetto suoloChe i figli suoi divora,Dove sudano mille e campa un solo.

[...]E ognuno forse sprigionando un grido,Se lo potesse, tornerebbe al lido;Tornerebbe a morir sopra i nativiMonti, nel triste nidoDove piangono i suoi vecchi malvivi.

Addio, poveri vecchi! In men d’un annoRosi dalla miseria e dall’affanno,Forse morrete là senza compianto,E i figli nol sapranno,E andrete ignudi e soli al camposanto.

Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora

Dai muti clivi che il tramonto indoraLa man levate i figli a benedire....Benediteli ancora:Tutti vanno a soffrir, molti a morire.

[...]Chi al lido che dispar tende le braccia.Chi nell’involto suo china la faccia,Chi versando un’amara onda dagli occhiLa sua compagna abbraccia,Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.

[...]Addio, fratelli! Addio, turba dolente!Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,V’allieti il sole il misero viaggio;Addio, povera gente,Datevi pace e fatevi coraggio.

Stringete il nodo dei fraterni affetti.Riparate dal freddo i fanciulletti ,Dividetevi i cenci, i soldi, il pane,Sfidate uniti e strettiL’imperversar de le sciagure umane.

E Iddio vi faccia rivarcar quei mari,E tornare ai villaggi umili e cari,

E ritrovare ancor de le deserteCase sui limitariI vostri vecchi con le braccia aperte.

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Recensioni:LINATI , DA REBBIO ALL'EUROPA

Pubblicato lo scorso anno, il libro Comaschidi Marco Guggiari offre una serie di ritratti dipersonaggi nati a Como o vissuti nel suoterritorio durante il Novecento.Di particolare interesse per la nostracomunità la vicenda e l’opera di Carlo Linati,nato a Como nel 1878 e vissuto a Rebbionella Villa Cantalupa, oggi in Via Strabone.Di seguito pubblichiamo alcuni stralci daltesto di Marco Guggiari. Si tratta diinformazioni biografiche e di parti, brevi, mainteressanti, dei racconti dello scrittorerebbiese.

Linati “era nato i l 25 apri le 1 878 da

genitori comaschi borghesi e

benestanti . La mamma, Margherita

Perlasca, proveniva da una famigl ia

di setaiol i . I l padre, Eugenio, in città

era un apprezzato e famoso

ingegnere. Toccò a lui l ’ incarico di

progettare e costruire l ’Esposizione

Voltiana del ’99, per celebrare il

1 00° del l ’ invenzione della pi la.

L’al lestimento andò poi distrutto a

causa di un devastante incendio. I l

figl io Carlo ne scriverà in una

drammatica pagina delle sue

“Passeggiate lariane”, diciassette in

tutto: < (R) Mio padre che ne era

stato l ’architetto ideatore e che

attorno a quella ingegnosa fantasia

di tela e stucco aveva lavorato per

mesi con infinito amore, seppe la

notizia da alcuni contadini che

tornavano da Como dov’erano stati

spettatori del tragico fatto. Da prima

non volle credervi. Ma un nuvolo di

favolesche sollevato dall ’ incendio

fin al di sopra della montagna di

Monte Caprino venne poi a cadere

e a posarsi sul le aiole del nostro

giardino (a Rebbio, nda) e mio

padre allora comprese veramente, a

quel nero pulviscolo, la verità del la

cosa. Disperato, a furia, senza

cappello in testa, risalì le coste del

monte, ne attraversò la cima e si

affacciò al la colma. Laggiù in basso,

sul l ’orlo del lago, sotto un cielo

divinamente azzurro, l ’Esposizione

finiva di bruciare crepitando, e già di

tra le fiamme si vedevano apparire i

monconi carbonizzati del le sue

strutture più robuste. Ritto sul

decl ivio, appoggiato al fusto di un

pinastro mio padre piangeva come

un bambino davanti al la sua opera

Ritratto dello scrittore rebbiese, a lungo residente a Vil la Cantalupa

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distrutta. Una nube densa s’alzava

dal rogo crepitante e voltava verso il

monte i l suo enorme pennacchio. Io

ero riuscito a raggiungerlo e m’ero

seduto accanto a lui. Con tutte e

due le mani premute contro la

faccia egli singhiozzava. Poi

quando mi vide si lasciò andar a

sedere accanto a me e per la prima

volta in vita sua, piegò il capo sulla

mia spalla, piangendo più forte.>

Linati visse a lungo nella Milano che

lo avrebbe consacrato scrittore. [R]

Nel capoluogo lombardo entrò in

contatto con gli intel lettual i che

frequentavano librerie e ritrovi di

artisti . [R] Durante la Prima guerra

mondiale fu ufficiale nel la zona di

Vicenza. Ignorò il fascismo, che

infastidiva la sua indole. Ne si

interessò mai al la politica. [R] Chi

lo ha conosciuto lo descrive come

un genti luomo, che discorreva

sommessamente e parlava con

gusto, alternando locuzioni straniere

alle più schiette espressioni

dialettal i . Suonava diversi strumenti

e amava dipingere. Alto di statura e

vigoroso, sempre abbronzato,

aveva folti sopraccigl i , naso aquil ino

e volto ossuto pronto ad il luminarsi

di un sorriso buono. [R]

La sua opera è un tutt’uno con

l’amore per la natura e per i luoghi,

con il desiderio di viaggiare, con la

curiosità di conoscere persone e

Paesi anche lontani. Non era certo

un ‘pantofolaio’. Gl i piaceva

l’avventura. Andò in idrovolante

verso Zara. Affrontò i l Reno a bordo

di una canoa pieghevole. Fece il

campeggiatore in Bretagna. [R]

Linati col laborò intensamente al

quotidiano di Via Solferino e al

‘Corriere d’Informazione’. Oltre che

sul ‘Convegno’, scrisse sul la

‘Lettura’ e su numerose riviste

letterarie. Fece il l ibrettista di alcune

operette. Compose radiodrammi. Fu

traduttore e fece conoscere agli

ital iani, ” numerosi scrittori inglesi e

americani. “Morì d’ infarto l ’1 1

dicembre 1 949, una domenica a

mezzogiorno nella sua ‘Cantalupa’,

la grande casa borghese lunga e

grigia – come aveva scritto –

davanti a cui si stendeva un ampio

giardino.”

Guggiari Marco, Comaschi,

Persone e fatti del Novecento,

Como, Società Cooperativa

Editoriale Lariana, 201 2, pp.41 ss

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CALENDARIO LITURGICO

Venerdì 1 Novembre: Festa di Tutti i SantiS. Messe ore 7.30, ore 1 0.00 (concelebrata) ed ore 1 8.00nel pomeriggio ore 1 4.30 vespri e processione al cimitero

Sabato 2 Novembre: Commemorazione dei defuntiS. Messa ore 1 0.00 al cimitero

da lunedì 4 a venerdì 8 Novembre:S. Messe ore 8.30 in chiesa ed ore 1 6.00 al cimitero

Domenica 1 0 Novembre: Festa patronale di San Martino

Domenica 1 0 Novembre: ore 21 .00 Concerto di San Martino

Domenica 1 Dicembre: a Tavernerio - ritiro adulti

Domenica 8 Dicembre: Santa Cresima - ragazzi di I I Media

Dal 1 6 al 24 Dicembre: Novena di Natale

Mercoledì 25 Dicembre: Santo Natale

Martedì 31 Dicembre : Ore 1 7.30 Santa Messa e canto “Te Deum”

Mercoledi 1 Gennaio 201 4 : Giornata mondiale del la paceS. Messe ore 1 0.00 e 1 8.00

Lunedì 6 Gennaio: Epifania del Signore

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ANAGRAFE PARROCCHIALE

CCii hhaannnnoo pprreecceedduuttoo nneellllaa ccaassaa ddeellSSiiggnnoorree50 CASARTELLI DANILO

51 MERONI CAMILLA

52 GUAGLIANONE NICOLA

53 PIZZAGALLI SERGIO

54 IARIA DOMENICO

55 FRESCO LIDA

56 BISON BRUNO

57 BATTELLO ANNA

UUnniittii nneell SSaaccrraammeennttoo ddeell mmaattrriimmoonniioo iinn ppaarrrroocccchhiiaa6 DONGHI SIMONE e DELLA VECCHIAANNALISA

7 ALBERTINI STEFANO e FROSCO LUISA

BBaatttteezzzzaattii nneellllaa ffeeddee ddeellllaa CChhiieessaa ee ddeeiiGGeenniittoorrii

22 MAGNAYE ANDREANA JULIA

23 CATELLI LISA

24 CASTELLI ZIHAO MARCO

25 CURUBA BEATRICE ADRIANA

26 SEPIO ALESSIA

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CHIESA PARROCCHIALE DI REBBIOddoommeenniiccaa 1100 nnoovveemmbbrree oorree 2211..0000

CCOONNCCEERRTTOO DDII SSAANN MMAARRTTIINNOOomaggioaa MMaarriioo BBiiaanncchhii“applausi per una vita attiva e generosa”

Ensemble Vocale““FFaammiigglliiaa SSaallaa””-Como-… quando la passione per il cantocoinvolge un‛intera famiglia

papà Paolo: tenore - mamma Maria: mezzo sopranoSofia: mezzo soprano - Lucia: soprano - Giovanni: tenoreMargherita: contralto - Caterina: voce bianca

in collaborazione con il Gruppo Turistico Rebbiese