Il Lucano Magazine Numero novembre 2013

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Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB PZ copertina:copertina.qxd 11/11/2013 17:15 Pagina 1

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Elezioni regionali dal gusto piccante

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S O M M A R I O

D O L C E E S A L A T O

6

21Potenza, il nuovo

trasporto pubblico

urbano

Speciale

Archeologia

Terremoto

“Io non rischio”,

in piazza Zacchettin,

a Villa d’Agri

La nuova sfida di

Ciccio Colonnese

64 Regina d’Inverno

38 Civita di Tricarico. Una vera città

39 L’eterno rinnovarsi della vita: i segni e i simboli

40 Umberto Zanotti Bianco, l’altra firma

dell’archeologia lucana

44 Vulture d’autunno

46 “Fiori sul Cemento”

48 De Rosa Francesco

51 Quando la comunicazione persuade

al gioco d’azzardo

52 Il CIF Lauria Tra impegno sociale e solidarietà

54 Fidapa Venosa, nel segno di Elisa

56 Melfi, segnali stradali e prove di Kart in piazza

58 Ferdinando Petruccelli della Gattina

60 Metti la Basilicata, un sabato notte a Roma

R E P O R T A G E

L O O K A N I A

66 Racconto di Lucania - Seconda Parte

B L O G O S F E R A

62 Blogosfera

E P I S T E M E

34 Antropologia e paremiologia

V I G N E T T A N D O

9 Un medico in famiglia

T R A L E R I G H E

68 Quando i galli si davano voce

69 Il Piccolo Uomo

70 Collana Racconti

E U R E K A

71

38

32

21 Potenza, il nuovo trasporto pubblico urbano

26 Dall’idea al lavoro concreto In Basilicata si può

28 Regionali, l’ennesima scommessa

di rinnovamento

30 Ponte sui Sassi, l’ultima pezza a colori

32 Terremoto, “Io non rischio”

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E D I T O R I A L E8

Antonello LOMBARI

La Basilicata si ritrova a scegliere il proprio destino. Le elezioniregionali del 17 e 18 novembre non rappresentano solo unmomento di verifica per l'attuale classe politica lucana. Dopo le

inchieste che, in vario modo, hanno pubblicamente offuscato l'im-magine dei nostri amministratori, questa competizione elettorale èdiventata una cartina al tornasole. L’interrogativo è quale fiducia ea chi indirizzarla. Il dato è significativo: poche facce nuove, conte-nuta la presenza femminile, un rinnovamento sbandierato da destraa manca, passando per un centro alla ricerca della propria realedimensione. C'è qualche impulso nuovo, il senso dell'appartenenzaad una regione ricca di risorse, di felici intuizioni, spesso frustratedal sano realismo imposto dalla crisi e da ragioni superiori.Emergono anche nuovi movimenti e spinte autonomiste. Su tuttoquesto agitarsi di uomini e di idee, la campagna elettorale appenatrascorsa ci ha consegnato uno spaccato di ciò che non dovrebbepiù essere la politica, specie in casa nostra. Una litigiosità esaspera-ta ha, infatti, connotato la fase preparatoria. Hanno fatto discuteremolto le primarie, divenute momento di ulteriore scissione all'inter-no delle formazioni politiche che le hanno promosse. E' accaduto nelPd ma, sebbene con modalità differenti, si è verificato anche all'in-terno del Movimento 5 Stelle. In tutte le situazioni di crisi e nelle dif-ficoltà, la gente lucana ha già dato prova di grande maturità. La sen-sazione è che, anche stavolta, i lucani sapranno affrontare consenso di responsabilità questa chiamata. "Il lucano magazine", con-siderando anche i tempi di stampa del giornale, attende il dato delloscrutinio rimandando l'approfondimento al prossimo numero.

Dicembre si preannuncia un mese ricco di significati per lanostra redazione. Si celebra, infatti, il decennale del periodicoedito dalla Lucana Editoriale s.r.l. Dieci anni è un traguardo

assoluto importante per qualsiasi attività. Lo è ancor di più per unatestata giornalistica, in una regione agli ultimi posti per la lettura. Diquesto risultato va dato merito, in primo luogo, al gruppo editorialeche ha creduto in questo progetto ed ha continuato a sostenerlo,malgrado la crisi congiunturale e del settore. Come non ricordare,poi, i redattori e i collaboratori e i direttori che si sono avvicendati inquesta affascinante avventura. Ripercorreremo questo tempo tra-scorso nella lettura dei fatti lucani rivisitandone i momenti e i pas-saggi più importanti del magazine e, soprattutto, pubblicando letestimonianze dei lettori e degli abbonati, specie di quelli, e sonotanti, che ricevendo "il Lucano magazine" oltre i confini dellaBasilicata, tornano a respirare aria di casa.

LUCANI ALLA PROVA DELLA VERITÀ

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Un medico in famiglia

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I L L U C A N O

Antonello LOMBARI [email protected]

Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE

Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7Fuorni - Salerno

Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003

8 Novembre 2013

Lucana Editoriale s.r.l.Via Gallitello, 89 PotenzaTel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200E-mail: [email protected]

Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

Editore

[email protected]

Lucana Editoriale s.r.l.

Amministratore

Direttore Responsabile

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Antonio CROGLIA, Federico PELLEGRINO, Michele POTENZA,Giuseppe Antonio RINALDI

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Chiuso in redazione

Vito ARCASENSA [email protected]

Hanno collaborato in questo numero

Angelo BENCIVENGA, Arsenio D’AMATO, Vincenzo MATASSINI,Carla MESSINA, Donato SABINA, Canio VERTONE

da Potenza:Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA 0971.476423

Flavia ADAMO, Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, FedericaCAPASSO, Elisa CASALETTO, Paolo CILLIS, Antonio CORBO, Leonardo CLAPS, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE,Antonello MANGO, Ferdinando MOLITERNI, Anna MOLLICA,Giulio RUGGIERI, Michele RUOTI, Albina SODO, Margherita E.TORRIO

Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO

dal Materano:Giovanni MARTEMUCCI 0835.333321

[email protected]

Vignette di Luca NOMAGA

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N E W S 13

Nuovo ciclo di eventi ed incontri organizza-ti dall’Associazione Nitti di Melfi, per l’autun-no 2013.Con il primo incontro del 5 ottobre è inizia-to, infatti, il percorso Incontri d’autore conla presentazione del volume di ValerioMignone, medico e parlamentare, senato-re dal 1996, studioso, in particolare dellafigura di Nitti, D’Annunzio Mussolini, Nitti.Cronistoria di una trattativa segreta e il“Discorso di Lauria”, edizioni Scientificheitaliane, Napoli, 2013. Una ricostruzione, sucui è intervenuto il prof. GiampaoloD’Andrea docente dell’Università degli Studidi Basilicata, di un momento inquieto edinquietante della storia italiana, del falli-mento di un incontro segreto tra i tre, rin-viato inizialmente a causa della misteriosacaduta di D’Annunzio da una finestra dellasua villa a Gardone, poi definitivamentesurclassata dalla marcia su Roma. Il lavorodi scavo archivistico e di ricostruzione det-tagliata degli avvenimenti porta ulteriorichiarimenti sugli anni che portarono alfascismo, durante i quali Nitti fu Presidentedel Consiglio dei Ministri e come tale gestìla transizione resa necessaria dalla crisidello Stato liberale. A Melfi, in primavera, ea Lauria, in autunno, Nitti nel 1922 cercòdi impegnarsi per ricondurre il corso dellevicende nell’alveo della legalità e della legit-timità.

Con il prof. Sirignano docente diPedagogia generale e sociale nella Facoltàdi Scienze della Formazione dell’Universitàdegli Studi Suor Orsola Benincasa di Napolie il giornalista, Capo redattore TGR RaiBasilicata, Oreste Lopomo, per la presen-tazione del libro di F. Sirignano- S.Lucchese, Pedagogia civile e questione

meridionale. L'impegno di F.S. Nitti e G.Salvemini" ,Pensa ed. L’impegno “pedago-gico” di F.S.Nitti fu teso a valorizzare impe-gno civile, insieme con la battaglia antifa-scista, rigore morale, lmpegno contro l’a-nalfabetismo e una proposta di modellofinalizzato alla formazione globale del sog-getto.Ulteriore appuntamente il 7 dicembre 2013,con Giovanni Vetritto e Stefano Rolando,Presidente della Fondazione “FrancescoSaverio Nitti” che discutono insieme su“Francesco Saverio Nitti, un profilo”.Incontri e libri che aprono ad ulteriori chia-rimenti non solo sul profilo del politico e

dell’uomo Nitti, ma anche su un periodostorico convulso e sulle reali condizioni dicondivisione e di contrasto che ci furono interra di Basilicata come hanno avuto mododi rilevare il direttoredell’Associazione”Nitti”, Gianluca Tartagliaed il Presidente della Fondazione, Prof.Stefano Rolando. Una nuova indagine stori-ca - che la Fondazione ha avviato e si svol-ge sotto la guida del comitato scientifico, inparticolare dei professori Galasso e MascilliMigliorini, su un protagonista degli anniventi del secolo scorso, in rapporto congrandi personalità, in Italia e nel mondo.

ma.to.

Melfi, il volume di Valerio Mignone apre il nuovociclo di eventi ed incontri dell’Associazione Nitti

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N E W S14

La Camera di Commercio di Materapotenzia l’offerta di servizi ai cittadini ealle imprese con l’apertura, dal mesescorso, di uno sportello operativo e tele-matico, di supporto alle azioni dell’UfficioBrevetti e Marchi. L’iniziativa, annunciatanei mesi scorsi nel corso di incontri infor-mativi e formativi sulla materia, consen-tirà di rafforzare le attività di informazio-ne e di sostegno nella promozione delle“identità e riconoscibilità’’ dell’immagine edell’esperienza aziendale e per contrasta-re i fenomeni della contraffazione e dellaconcorrenza sleale. L’attività si svolge incollaborazione con il Consorzio Credito eFinanza che garantirà, periodicamente,presso l’Ente camerale l’assistenza di un

esperto, contattabile e su appuntamen-to attraverso l’ufficio Marchi e Brevetti0835/338434. “L’attivazione dello sportel-lo -ha detto il Presidente della Camera diCommercio, Angelo Tortorelli- rappresen-ta uno strumento importante per gli ope-ratori economici e per le loro aziende, atutela di marchi e brevetti, che costitui-scono una importante peculiarità delmade in Italy e del successo sui mercati.Accanto allo sportello porteremo avanti,con il Consorzio credito e Finanze, con l’a-zienda speciale Cesp e con il sistema

camerale, tutte quelle iniziative che pos-sono contribuire a tutelare e a valorizza-re la proprietà industriale in tutte le sueforme”. Lo sportello, che può essere con-tattato cliccando una icona dedicata sulsito www.mt.camcom.it, garantisce alleimprese un apporto di carattere tecnico egiuridico, inerente a tutto quello cheriguarda il percorso del deposito del mar-chio e del brevetto, la sua corretta valuta-zione, eventuali ricerche di anteriorità conbanche dati multisettoriali.

gi.ma.

La Camera di Commercio di Matera ha potenziatol’offerta ai cittadini aprendo uno sportellooperativo per Brevetti e Marchi

La mattina di domenica 27 scorso, a Pietragalla, sisono insediati il parroco don Mimmo Beneventi ed ilvice don Antonio Romano. Ad aspettarli, in un climafestoso, vi era gran parte della comunità pietragalle-se con, in testa, il sindaco Rocco Iacovera.Gremitissima la chiesa madre, dedicata a San Nicoladi Bari che, oltre ai fedeli del posto, ha visto la pre-senza di parenti ed amici venuti da Castelmezzano,paese natio di Don Mimmo e, da Laurenzana, il paesedove è stato parroco fino a poco tempo fa. In unclima di festa, animata dalla corale “Mons. LorenzoPerosi”, il Vescovo di Acerenza, Mons. GiovanniRicchiuti ha celebrato la Santa Messa coadiuvato dadon Mimmo e don Antonio, alla presenza di tantisacerdoti. Nell’omelia, il Vescovo ha esortato il parro-co e la comunità pietragallese ad un cammino di cre-scita insieme, richiamando l’auspicio di PapaFrancesco alla collaborazione tra le Famiglie e laChiesa: “Con la benedizione del Signore per diventa-re un'unica grande, grandissima Famiglia Cristiana”. Alla cerimoniaerano presenti i sindaci Rocco Iacovera, di Pietragalla, DomenicoCavuoti, di Castelmezzano e Domenico Giovanni Urga, diLaurenzana, i genitori, i parenti, le autorità militari e tutti i fedeli.Don Mimmo ha prima ringraziato e salutato con affetto Don ToninoCardillo, il parroco uscente, ed ha ricambiato i saluti e gli auguri, aMons. Ricchiuti, per il nuovo insediamento, a Vescovo di Altamura,Gravina e Acquaviva delle Fonti, che avverrà a gennaio del prossi-mo anno. Il nuovo parroco, quarant’anni a febbraio, laureato in

Teologia pastorale, presso la Pontificia Università Lateranense diRoma, con specializzazione in Educazione e Comunicazione, ha,poi, anticipato i temi che caratterizzeranno il suo impegno sacerdo-tale. Un impegno, quello di don Mimmo, che si rivolge ai giovani ealla comunità, con un abbraccio che recupera anche la marginalitàdella periferia. Una funzione di guida della comunità religiosa chedon Mimmo intende svolgere, nel solco dell’esperienza maturatacome parroco di Laurenzana e come dirigente del ServizioNazionale per la pastorale giovanile della Cei.

Canio Vertone

Pietragalla ha accolto don Mimmo e don Antonio

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E’ stata inaugurata presso l’UNIBAS la biblioteca per il polostorico-umanistico, in rione Francioso. Può ospitare 96 lettoriper le loro consultazioni, ai quali offre 70.000 volumi e 1309periodici elettronici. Si tratta di un traguardo perseguito peranni, finalmente raggiunto, che risulterà utile sia per gli stu-denti che per l’intera comunità degli studiosi lucani e non.Importantissima Lectio Magistralis, in occasione della inaugu-razione, tenuta dal prof. Luciano Canfora, Il rapporto traFuturo e Utopia, come riscatto attraverso un progetto alto, cuifaticosamente ma necessariamente dobbiamo ritornare perliberarci e superare lo scetticismo e la delusione. Forse il rap-porto ritrovato con i grandi filosofi greci, da Platone, adAristotele a Blossio che fu vicino a Tiberio Gracco, uomini cheseppero lottare per concretizzare quel modello utopico cui nonpotevano rinunciare, potrà aiutare anche noi della globalizza-zione.Con lui il Rettore Mauro Fiorentino, il Direttore delDipartimento di Scienze Umane, Paolo Augusto Masullo, ilPresidente del coordinamento biblioteche Maurizio Martirano eAldo Corcella docente di Filologia greco-latina.

ma.to.

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Inaugurata all’Unibas la biblioteca del polostorico-umanistico

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Questa mostra nasce da un progetto ideato quest’anno per laprima volta in Italia dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori,Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Potenza. Da un con-corso che ha messo in risalto gli angoli più suggestivi della pro-vincia potentina, spesso nascosti o mai veramente notati. Pezzi diarchitetture passate e moderne, intatte o consumate dal tempoche nel silenzio della loro staticità sanno “parlare” inducendoci ariflessioni sulla maestria umana ma anche sulla disaffezione edisattenzione verso manufatti anche importanti che non si sonosaputi adeguatamente valorizzare e conservare. Da queste rifles-sioni mirate ad una maggiore sensibilità verso cosa e come sicostruisce, è nata “Architettura è ….. Frammenti Urbani” lamostra che ha esposto le fotografie di 17 partecipati scattate inlungo e largo per il territorio provinciale ed esposte per la primavolta nel Museo Archeologico Provinciale di Potenza fino allo scor-

so 30 ottobre. Si tratta di istantanee significative sette delle qualidedicate solo alle infrastrutture e alle loro carenze. Alle ferroviein particolare dove ancora esistono situazioni di stazioni ferrovia-rie abbandonate e tratti di reti interrotte. Altri scatti sono inveceabitazioni o porzioni delle stesse, immobili adibiti alla ricerca doveil vecchio e il nuovo si frappongono in una continuità che asse-conda i tempi moderni senza però rinnegare il passato. Lo scor-so 18 ottobre, giorno dell’inaugurazione della mostra, sono statipremiati gli architetti vincitori del concorso. Prima classificata èstata Silvia Iazzetti, il secondo classificato è stato UmbertoAlbricci, il terzo classificato è stato Giuseppe Pulizzi. Il progettoha incontrato il plauso degli omonimi Ordini delle altre provinceitaliane alcune delle quali stanno pensando di organizzarlo a lorovolta. La mostra sarà replicata a Melfi, Lagonegro e in Val d’Agri.

an.mo

Dall’Ordine degli Architetti,Pianificatori , Paesaggisti e Conservatori della Provincia di PotenzaLla mostra “Architettura è...Frammenti Urbani”

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C’ero pure io qualche settimana fa aTito ad attendere l’arrivo di RoccoPapaleo atteso, alla presentazione del

suo ultimo film, “Una piccola impresa meri-dionale”, da me ed un’altra manciata digiornalisti, dal propietario della multisala,dal direttore della Lucana film Commission,Paride Leporace. Quattro gatti. Forse cin-que. Erano le 17 e ancora Papaleo non sivedeva. E manco altre persone. 17.15:niente. O, meglio, Franco, l’addetto extra-comunitario ai parcheggi della multisala,con scopa e paletta raccoglie alcune car-tacce per rendere più presentabile l’ingres-so. 17.30: Arriva un suv grigio metallizzato.A bordo c’è lui, Rocco Papaleo, onore edisdoro di questa regione per via di undiscusso spot dell’Eni che lo vedeva prota-gonista. Come per incanto, spuntano deci-ne di giornalisti, telecamere, registratori e50, 100, 150 e più telefonini, in azione aregistrare tutto, a scattare foto, retti damani di gente che prima non c’era e cheinvece si affolla attorno all’attore-musicistaappena giunto da Roma. Il giornalista, unodei tanti, che lavora per il Tgweb dellaRegione Basilicata, gli chiede come si sentedopo questo lavoro, quello di Telenorbainvece vuol sapere come ha vissuto l’inso-lito ruolo di regista-attore protagonista…(Insolito perché, poi? Non è il primo, nonsarà l’ultimo… Sorge il dubbio che di cine-ma ne sappia poco. Oppure ha fatto unadomanda del cavolo). E telecamere, regi-

stratori e 50, 100, 150 e più telefonini inazione a registrare tutto, a scattare foto,retti da mani di gente che spera di coglie-re l’inquadratura giusta, la foto curiosa, eche invita l’amica o la figlia a posizionarsi difianco a Rocco mentre parla per poter tira-re una foto ricordo. La collega della Raicerca di “combinare” qualcosa da mandarein onda anche la mattina dopo, cerca di dir-gli tra la il vocio confuso che farà una primaintervista lì, a Tito, e poi gliene farà un’al-tra a Potenza, al cineteatro dove è previstala sua presenza qualche ora più tardi. Glichiede se ha con sé un cd, un file, qualco-sa del film da poterle dare, da poter man-dare in onda (ma non sa che è già tutto suYoutube?...sarebbe clamoroso! Sarebbe

l’unica!). Lui le risponde cortesemente chenon ha niente di tutto questo con sé, chenon sapeva, altrimenti avrebbe provvedu-to. Lei insiste, vuole qualcosa da mandarein onda: lui le risponde cortesemente: le hogià detto che non ho niente con me, sonopartito sol ocon lo spazzolino. Vuole man-dare inonda lo spazzolino?... ecco, sentitoin diretta quella che secondo me è la piùbella battuta in assoluto degli ultimi tempi,sono andato via senza manco guardare ilfilm, mentre telecamere, registratori e 50,100, 150 e più telefonini in azione hannoregistrato tutto e scattato foto, retti damani di gente che però questa se l’è persa.Io no. Ho la registrazione. E la guardo, lariguardo e rido ancora.

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Angelomauro CALZA

Il Bruscolinonell’occhio

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Mentre andiamo in stampa è entra-to in funzione definitivamente, l’11novembre scorso, il nuovo Piano

di Trasporto Pubblico locale, che, con leopportune modifiche, cercherà di risolve-re le criticità riscontrate sul campodurante la fase di sperimentazione inizia-ta il 28 gennaio 2013. Rispondere alle esigenze della comunitàe riequilibrare il rapporto tra costi e rica-vi, sono questi gli obiettivi perseguiti dall'Amministrazione Comunale di Potenza,che con la Co.Tr.A.B., ha ristrutturato ilnuovo piano urbano in modo tale da for-nire un efficiente trasporto pubblico all'u-tenza. Sono stati definiti orari e tragittiche permetteranno l'interscambio nonsolo tra le diverse linee urbane, maanche con gli orari ferroviari e gli autobusextraurbani, al fine di collegare meglio ilcapoluogo con i diversi comuni limitrofi econ le altre regioni.Con l'entrata in funzione del nuovo pianodi trasporto urbano sarà reintrodotto ilcosto del biglietto. Si passerà dai 0.50centesimi per corsa agli 0.80 centesimiper una durata di 90 minuti, eliminandola necessità di più biglietti per un unicospostamento. Questo trasporto intermodale, atto afavorire la mobilità sostenibile urbana,permetterà di sfruttare tutte le infrastrut-ture presenti nella nostra città e, forse,invoglierà i cittadini ad utilizzare sempredi più questi mezzi pubblici, riducendo la

Potenza e il nuovo trasporto pubblico urbano

E’ partito... il Piano

Flavia ADAMO

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quantità di autovetture e la conseguentecongestione in determinate zone dellacittà. Ad illustrarci le novità di questo nuovoPiano di Trasposto Pubblico del capoluo-go il Sindaco Vito Santarsiero e l'ammini-stratore delegato della S.A.T MicheleFrascolla.

Sindaco, quali sono i contenuti prin-cipali e le novità di questa nuovaPianificazione sul TrasportoPubblico?Dopo aver testato il Piano, partito agliinizi dell'anno, e dopo averne individuatogli elementi di criticità, abbiamo fatto unaricognizione approfondita e puntuale ditutte le esigenze maturate nella nostracomunità, ascoltando i comitati di quar-tiere, i singoli cittadini e gli operatori dellaCo.Tr.A.B. Alla luce di tutto ciò è emersaquesta proposta finale volta a miglioraree risolvere tutte le problematiche riscon-trate. La nostra città ha un sistema di col-

legamenti verticali da considerarsi unicoin Europa che registra oltre 15000 pas-saggi giorno. Ciò consente al nostroCentro Storico di essere raggiungibile dapiù parti della città con un sistemamoderno che è stato intensificato conl'aggiunta di 4 linee urbane che permet-teranno anche ai rioni più periferici, comeBucaletto, Macchia Romana, Malvaccaro-Macchia Giocoli e Rossellino, di raggiun-gere le principali aree del capoluogo. Inpiù sono state rafforzate le linee a servi-zio di Poggio Tre Galli, istituito un serviziodi collegamento ad alta frequenza con ilterminale di Via Tammone della Scalamobile di Santa Lucia, designata unalinea interna al perimetro delle mura sto-riche del Centro, revisionate le linee sco-lastiche e intensificati i collegamenti con ilpolo Universitario e il centro ospedaliero.

Cosa non ha funzionato nella fase disperimentazione del servizio di tra-sporto pubblico? E come verranno

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migliorati, se non cancellati comple-tamente, i problemi riscontrati neimesi di prova?Il sistema dei collegamenti necessari tra iquartieri più periferici e i quartieri delCentro Storico, così come il sistema dicollegamento tra le aree rurali e l'areaurbana, è un sistema che non è in gradodi sopportare, rispetto ai dati rilevati daimesi precedenti, nessun abbatti-mento dei chilometri sugomma che erano stati effet-tuati. Di conseguenza si èincrementato di 650.000 kmannui il percorso effettuatodagli autobus al fine diaffrontare tutte le peculiari-tà del precedente piano,rimediando alla penalizza-zione che lo stesso terri-torio ci impone. Oggicon questo piano siamocerti di risolvere tuttoe garantiamo l'asso-

luta copertura su tutto il territorio.Ovviamente questo ha comportato unmaggior onere che sarà sostenuto da unadiversa politica tariffaria, ci saranno con-trolli rigorosissimi e a questi si assoceran-no gli introiti derivanti dal sistema deiparcheggi urbani.

Potenza sembra aver fatto, nell'am-bito dei trasporti, una vera e propriarivoluzione. Qual è la sfida che sipone dopo l’11 novembre?Stiamo lavorando a un sistema di traspor-to basato sulla collaborazione tra linee

urbane e linee extraurbane. Per 2 volteal giorno 400 bus extraurbani attra-

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versano la città, costringen-do i pendolari a trascorrepiù di 25 minuti nel traffi-co delle nostre strade. Sipotrebbe rendere questoattraversamento il piùfluido possibile istituen-do 4 o 5 fermate per lelinee extraurbane neipunti più importantidove i servizi urbanieffettueranno lo scam-

bio e favoriranno lo spo-stamento degli utenti coni mezzi già in circolazio-ne. Novità su cui si stalavorando è la possibilità

di creare un unico abbona-mento che permetta l'accesso

a tutti i servizi urbani e autobus extraur-bani.

Per gli ulteriori dettagli sulle linee esulle circolari ci rivolgiamo a MicheleFrascolla amministratore delegatodella S.A.T (Società AssistenzaTecnica del Comune).

In che modo e dove i cittadini posso-no informarsi per quanto riguarda ibiglietti, le corse e gli orari dei tra-sporti?Sono state stampate 20000 copie di unopuscolo informativo di 64 pagine, chemancava nella fase di sperimentazione,con l'idea di farne uno strumento incostante aggiornamento. In esso, oltre atrovare esemplificato il percorso e gli orari

Foto di Giada Casillo

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di ogni corsa, è riportato il tempo di per-correnza delle linee e gli scambi con glialtri mezzi di trasporto, quali la metropo-litana o le scale mobili; in più indica gliorari di Trenitalia, quelli della Fal; vengo-no descritti i vari impianti con i relativiorari di apertura e chiusura. Ogni ferma-ta sarà dotata degli orari e dei relativipercorsi delle linee.Inoltre, sono stati individuati 7-8 puntipiù rilevanti, su cui stiamo provando acreare un vero e proprio tabellone deiservizi, non la semplice palina, costruitoper fasce orarie in modo da rendere piùcomprensibile e accettabile lo scambio trai vari mezzi pubblici.

Scale mobili, trasporto su gomma,trasporto su ferro, metropolitana

leggera; Potenza si sta trasforman-do sempre più in una città moderna.Il nuovo servizio pubblico riuscirà acollegare perfettamente i diversirioni rendendo raggiungibili negliorari prestabiliti poli fondamentaliquali ospedali, uffici pubblici e pri-vati, biblioteche, Università e CentroStorico?Potenza ha il più alto tasso di veicoli pri-vati in rapporto agli abitanti, questo fatto-re incide negativamente sulla qualitàdella vita e sulla fluidità del servizio di tra-sporto pubblico. Nel corso di questi mesidi sperimentazione non si è riusciti a ren-dere il nostro servizio efficiente perché lenostre strade non riescono a garantirefluidità di circolazione agli autobus, cosache comporta ritardi, salti di corsa e inaf-

fidabilità nel servizio. I nuovi itinerarisono stati scelti con l'idea che i percorsiabbiano il tempo di percorrenza previstogarantito in modo tale che non ci sia ilrischio di ritardo. Ogni linea è stata benstrutturata così da permettere i giustiscambi tra una infrastruttura e l'altra,facilitando anche l'utente con la realizza-zione di un biglietto valido per la durata di90 minuti e utilizzabile per più corse. Sista lavorando alla realizzazione di unbiglietto unico che permetterà di usufrui-re anche dei treni Fal. Per agevolare ulte-riormente gli utenti del nostro servizio,stiamo pensando di collocare a bordoautobus l'emettitrice automatica deibiglietti. Non resta che invitare la cittadi-nanza a provare il nuovo Piano diTrasporto Pubblico.

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Shell InventaGIOVANI, iniziativa per igiovani domiciliati in Basilicata dai 18ai 35 anni, fornisce supporto, forma-

zione, servizi di orientamento e consulen-za ai futuri imprenditori dotati di un’ideavincente. Sul sito http://www.inventagio-vani.it sono consultabili le date dei prossi-mi corsi; intanto, Valentina Falconieri, daun anno in giro per la nostra regione conil suo English Bus, ci racconta come èandata.

Come hai scoperto ShellInventaGIOVANI?L’iscrizione avviene on-line. Ho partecipatoa un workshop informativo in cui sono illu-strate le attività del corso della durata diuna settimana. Una full-immersion dinozioni economiche per comprendere ilfunzionamento dell’azienda, per lavorarealla fattibilità del proprio piano.

Qual è stato il valore aggiunto dellapartecipazione al programma Shell?Aver preso parte a Shell InventaGIOVANIha chiarito molti dubbi sulle questioniimprenditoriali. Ho ascoltato, inoltre, l’opi-nione di esperti preparati. Il problema ènella sfiducia in se stessi. Un parere ester-no e autorevole che valuta funzionale latua idea è un grande aiuto rispetto ai sug-gerimenti di parenti e amici. Credo che laformazione continua sia la condizionenecessaria per noi giovani: non smettere-mo mai di studiare, di imparare. E da sola,inoltre, non avrei mai cominciato.

Avevi già pensato a una proposta da

realizzare?In realtà avevo in mente un’idea moltovaga. Ho iniziato a guardare alle prioritàper la stesura del business plan. Sono lau-reata in lingue, ho viaggiato all’estero.Quali sono le mie competenze? Il lavoroviene da sé. Ho seguito gli incontri aMatera nel giugno 2011, ad aprile 2012 hoattivato le lezioni d’inglese itineranti aCastelsaraceno, Tito, Potenza. Con con-centrazione e motivazione ho raggiunto iprimi risultati.

Parlaci di English Bus.È un progetto della Cooperativa SocialePortavoce che produce audiolibri per chiha problematiche legate alla vista, per iquali il servizio è gratuito. La sede operati-va è presso la Biblioteca Provinciale diPotenza. Oltre all’attivazione periodica diincontri di dizione italiana, lo scorso annoho intrapreso il mio percorso con “EnglishBus”. In pratica, prendo l’auto alla ricercadi contatti con i Comuni, le Biblioteche, lescuole della Regione.

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Dall’idea al lavoIn Basilicata s

Albina SODO

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Le parole chiave dell’imprenditoriagiovanile?È necessario fare rete con chi si accinge adavviare un’esperienza imprenditoriale econ chi può facilitare l’accesso alle infor-mazioni su bandi, finanziamenti in corso.Serve una mentalità aperta, uno scambiocontinuo tra l’interno e l’esterno dellaBasilicata.

Cosa rende arduo il mondo dell’im-presa?Molti sostengono: ho un’intuizione ma non

posso svilupparla per mancanza di fondi.L’importante è partire con quello che si haperché la situazione perfetta non esiste.Non bisogna avere timore nel rivolgersi astrutture come Basilicata Innovazione,Sviluppo Basilicata.

I prossimi step?Con l’anno scolastico appena iniziato con-tinuerò a investire nella ricognizione di chiè incuriosito dalle mie lezioni d’inglese. Holavorato sia con gli adulti sia con i ragazziin classi piccole, 5/6 persone al massimo

per seguirli il più possibile. Il materiale l’hocostruito negli anni di studio. Grazie aShell InventaGIOVANI, lavoro da oltre unanno. Ora devo sviluppare l’attività conconcentrazione, impegno e tempo. Ma lesoddisfazioni ripagano gli sforzi.

Quali strategie metterai in campo perpromuovere English Bus?Punterò sul passaparola “virale”, sui social,sull’attenzione di chi affronta le tematichedel lavoro, sul contatto diretto, operativo eospitale dei Comuni interessati.

voro concretoa si può

Valentina Falconieri ideatrice di English Bus

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Le ultime regionali, in Basilicata, del17 e 18 novembre, sono state segna-te da una fase convulsa che ha visto,

sin dalla conclusione anticipata dellalegislatura, il partito di maggioranza alleprese prima con le primarie, decise quan-do ormai sembrava dovessero saltare, poicon un presidente candidato non rispon-dente alle premesse immaginate dal par-tito, infine, da ultimo con la sospensionedella lista del Presidente sino alla soluzio-ne data dal TAR.I tempi della nostra testata non ci permet-tono che di valutare gli elementi chehanno registrato questa fase impegnativa.Verificheremo nel prossimo numero i risul-tati che, comunque, rappresentano l’esi-to anche della confusione ai tavoli e aicolloqui tra i partiti, correnti e vecchi onuovi alleati. Da un lato il centrosinistra che, dopo averpreso atto che le primarie erano statevinte da Marcello Pittella, ha confermato ilraggruppamento di Pd, Idv, PSI, CentroDemocratico e due «civiche»; autonoma-mente, due partiti che si sono presentatiinsieme, Sel e Rifondazione, che hannopresentato come candidata Presidente lasegretaria lucana di SEL, Maria Murante,sostenuta anche da una lista civica. Adestra le cose non sono risultate certo l’e-sito di vicende meno confuse, tra l’altrodopo l’azzeramento del Pdl e il ritorno a

Forza Italia. Il senatore Tito Di Maggio(Scelta Civica) ha rappresentato il Pdl, ilMir, «Laboratorio Basilicata» (che unisceGrande Sud e Fratelli d’Italia, entrambirientrati all’ultimo secondo nelle alleanze)e Udc, passato al centrodestra dopo unalegislatura nello schieramento opposto,alleanza alla fine decisa dai contraenti pergarantirsi un risultato soddisfacente dopolo scontro virulento tra gli stessi protago-nisti. La Destra-Fiamma Tricolore è anda-to, invece, da solo.Il Movimento 5 Stelle ha presentatoPiernicola Pedicini ribaltando l’esito delle«Regionarie». Giuseppe Di Bello, estro-messo dal vertice nazionale, ha presenta-to una lista civica alleata con Sel e Prc. IRadicali candidavano l’ex deputataElisabetta Zamparutti, sostenuta nellalista provinciale da Pannella e Bonino,sotto il simbolo della Rosa nel pugno. Ora, all’indomani delle elezioni, resta l’at-tesa di tanti elettori di verificare le pro-messe di rinnovamento. Intanto un datocerto, dipendente dalle nuove disposizio-ni, il fatto che si sia passati dai 30 consi-glieri ai 20 di questa ultima assemblea.Restano le perplessità determinate daquel moltiplicarsi di incidenti e percorsimovimentati che non favoriscono un climadi fiducia. Un segnale interessante è statodato dalla capacità del PD e dei suoi allea-ti di andare oltre le direttive precomposte

Margherita E. TORRIO

NOTE A MARGINE

REGIONALI, L’ENNSCOMMESSA DI R

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riconoscendo in un candidato diverso,capace di imporsi, il candidato presiden-te e di compattarsi intorno a lui. Contemporaneamente la battaglia per ilCongresso del PD e del PSI. Quella del PDè resa più interessante, in Basilicata, perla presenza di Gianni Pittella, anche luiaspirante alla Segreteria nazionale. Glieventi si incrociano mentre si incrociano esi infittiscono affronti e repliche. Il percor-so del congresso del Pd vedrà le primarieper il segretario l'8 dicembre, e le segui-ranno, in un processo complesso e artico-lato, che già Renzi promette di eliminare.La prima fase si è conclusa il 5 novembrecon le votazioni per i segretari cittadini eprovinciali, insieme alla rispettive assem-blee cui hanno partecipato solo gli iscritti.Poi dal 7 al 17 novembre si sono svolte levotazione per la convenzione nazionale,anche questa volta solo per gli iscritti alpartito, che hanno votato le 4 mozioni deicandidati segretari e stabilito, sulla basedei voti ottenuti, i 1000 partecipanti allaconvenzione.

L'8 dicembre i tre (tra i contendentiCivati, Pittella, Cuperlo, Renzi) che avran-no preso più voti si misureranno per lacarica di segretario. Infine seguiranno levotazioni per i segretari e le assembleeregionali, entro il 31 marzo, con parteci-pazione aperta non solo agli iscritti. A novembre, dal 22 al 24, a Venezia si

svolge anche il Congresso del PSI con tremozioni. Nencini riporta l’attenzione sullanecessità di una nuova legge elettoraleche non sia preconfezionata dai partitipolitici più grandi, restituisca ai cittadini lapossibilità di scegliere gli eletti senzapremi di maggioranza che stravolganol’esito del voto. I voti del PSI sono statiimportanti sia per l’istituzione del comita-to per le riforme costituzionali sia per laelezione della Bindi in commissioneAntimafia, ora dovranno esserlo per aboli-re la Bossi-Fini e rivedere le normativeche infliggono sanzioni a chi presta assi-stenza in mare.Temi fondamentali il meri-to, la lotta alle povertà di ritorno, le liber-tà individuali, la civiltà dei diritti. Sono itemi che torneranno nel dibattito congres-suale del PSI regionale che ha visto undissenso interno volto a logiche frazioni-stiche.I congressi in atto possono rappresentareil segno che nei partiti c’è un dibattito incorso che ne attesta la possibilità di vitali-tà. Può essere, se valorizzato e sviluppa-to, l’antidoto al disastro che deriva dalladeriva dei partiti, dalla loro mutazionegenetica sino a quello che oggi sonodiventati, effetto e causa di continui giri dipostazione e di posizionamento in unasarabanda infernale cui bisogna dare fineper garantire credibilità alla politica e unrinnovamento altrettanto credibile

NNESIMA I RINNOVAMENTO

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Ponte sui Sassi, l’ulti

Giovanni MARTEMUCCI

Una coperta colorata per coprire loscempio di vico Commercio nei Sassidi Matera. E’ l’ultima iniziativa in ordi-

ne di tempo sul discusso ponte dei Sassi.Qualche settimana fa la community diMatera 2019 ha realizzato una operazionedi “guerriglia knitting” stendendo sul pontein ferro realizzato nei Sassi di Matera unenorme filato di lana che serve da prome-moria sul collegamento di vico Commercio.Un promemoria per fare in modo che siintervenga presto, in qualche modo sullastruttura. Anche perché i Sassi di Matera,patrimonio Unesco dal 1993, rischiano diuscire dalla lista dei beni protetti. A rinfor-zare questa tesi il ritardo dei lavori suldiscusso ponte in ferro sito nel SassoBarisano, che avrebbero dovuto maschera-re lo scempio con un intervento di “mitiga-zione dell’impatto visivo”. Per il mese diottobre 2013 l’intervento (con una sceno-grafia di tufi e piante rampicanti) dovevaessere già concluso come era stato annun-ciato lo scorso 18 luglio dal sindaco Adducee dall’assessore ai Sassi, Ina Macaione. Inrealtà i lavori che dovevano costare circa70mila euro non sono mai partiti.Probabilmente la conferenza stampa delloscorso 18 luglio era stata indetta dalComune per cercare di dare una rispostaalla città ma anche all’Unesco poiché unasettimana prima il presidente dellaCommissione Unesco Italia, professorGiovanni Puglisi, con lettera dell’ 11 luglio2013, rispondendo alle sollecitazioni delleassociazioni Città Plurale, Mutamenti aMezzogiorno, Brio e Alba, comunicava cheavrebbe chiesto ulteriori chiarimenti al sin-daco. Forse è per questo che l’amministra-zione comunale, sollecitata dallaCommissione nazionale Italiana

dell’Unesco, si era affrettata a convocaregli organi di stampa? Se non si intervienein qualche modo, il rischio di finire fuoridalla lista dell’Unesco è concreto. Ancheperché i Sassi di Matera, primo sito delnostro Meridione a entrare nel WorldHeritage Fund, sono da anni sotto osserva-zione per come vengono condotti i restau-ri e per la gestione stessa del patrimonio.Dunque occorre far presto poichè l’inter-vento di riqualificazione di Vico Commercioè stato un vero disastro. Un errore che hasnaturato e distrutto l’intero ambito. Varicordato che la commissione giudicatricepresieduta dall’ing. Giuseppe Montemurro(dirigente Comune), che aveva il compito

di scegliere la miglior proposta progettualeper la riqualificazione urbanistica dell’areadi crollo fra Vico Commercio e VicoLombardi nel Sasso Barisano, nell’ambito diun concorso di idee, indetto dall’UfficioTecnico Lavori Pubblici-Sassi del Comunenel 2008, era composta dai molti esperti:ingegner Francesco Tataranni (RegioneBasilicata), ingegner Mario Maragno(Soprintendenza), architetto Ina Macaione(attuale assessore ai Sassi, urbanista edocente Università di Basilicata), architettoGennaro Larocca (in rappresentanza del-l’ordine degli Architetti). “La commissioneha scelto il progetto che è stato realizzato,-sostengono le associazioni Città Plurale,

“Matera 2019” espone una coperta p

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ultima pezza a colori

Mutamenti a Mezzogiorno, Brio e Alba - maoggi ci viene comunicato dall’architettoBiagio Lafratta che il progetto appaltatonon prevedeva il ponte, ma un’altra strut-tura che però avrebbe potuto creare unasituazione statica precaria, per cui si è resanecessaria una variante, cioè il ponte. LaSoprintendenza dà il suo beneplacito allavariante, per poi affermare, con una lette-ra di febbraio scorso, dopo la denunciadelle suddette associazioni, che la ‘struttu-ra realizzata non si inserisce adeguatamen-te nel contesto ambientale e architettonicodei Rioni Sassi’. La soluzione, prospettata inconferenza stampa lo scorso luglio, diconosperimentale e temporanea, è quella di

mascherare e mitigare con piante e altro lastruttura in metallo per il modico costo di70.000 euro”. Gli errori commessi da chi hascelto il progetto, da chi ha approvato lavariante e da chi ha realizzato l’intervento,come sempre ricadono sulle casse pubbli-che, soldi dei cittadini che non hanno alcu-na responsabilità. “Noi – continuano leassociazioni- suggeriamo di evitare questaulteriore e inutile spesa e di pensare subi-to a come ripristinare l’intero ambito. Ilproblema non è solo il ponte, segno oriz-zontale di collegamento che non esiste innessun luogo dei Sassi, ma è l’intero ambi-to con la torre posticcia per contenere unascensore (non è bastato il fallimento del-

l’ascensore degli ipogei di piazza V.Veneto), un arco completamente abbattu-to, l’abbattimento dell’intero muro chepreesisteva dove è stato realizzato l’in-gresso superiore dell’ascensore, il ponteche arriva in una proprietà privata. Chedire infine del funzionario del comune che,in data 30 settembre 2012, dichiarava chel’opera era completata ed operativa? Lamano dell’uomo ha fatto più danni di quel-li del crollo degli anni settanta. Questo è ildato drammatico. Rispetto a questa situa-zione, le dichiarazioni più sconcertanti le hafatte l’assessore Ina Macaione la quale,oggi, si accorge e scopre, ’la complessità dioperare a tutela del patrimonio degli anti-chi rioni in tufo’, e avanza l’originale idea dicostruire un dossier con la consulenza di5/6 studiosi del settore di livello internazio-nale (altri soldi pubblici) per valutare l’in-tervento e fornire nei primi mesi del 2014le loro valutazioni, non escludendo unarimodulazione dello stesso. E’ l’ammissioneindiretta che gli ‘esperti’ della commissionegiudicatrice hanno toppato e di brutto.Vogliamo ricordare all’assessore all’urbani-stica, al sindaco e alla Soprintendenza cheesistono due manuali di recupero, uno diAmerigo Restucci e l’altro di AntoninoGiuffrè e Caterina Carocci, entrambidimenticati, che se fossero tenuti nella giu-sta considerazione e fossero adottati conuna delibera ufficiale, avrebbero potutoevitare molti ‘orrori’. La richiesta che leassociazioni hanno avanzato allaCommissione nazionale Italiana Unesco è ilripristino dell’intero ambito; ora, aggiun-giamo, che paghi chi ha sbagliato e si avviisubito un confronto pubblico per la soluzio-ne del problema. Il Sindaco e l’assessoreall’urbanistica meditino sulla loro funzione”.

ta per lamentare i ritardi nei lavori

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Sabato 28 e domenica 29 Settembre siè svolta la manifestazione“Terremoto io non rischio”, in piazza

Zacchettin, a Villa d’Agri, frazione diMarsicovetere: L’evento si è tenuto in con-temporanea con altre 214 piazze distribui-te su quasi tutto il territorio nazionale, persensibilizzare i propri concittadini sulrischio sismico.L’iniziativa è promossa dalla ProtezioneCivile e dall’Anpas-Associazione Nazionaledelle Pubbliche Assistenze, in collabora-zione con l’Ingv-Istituto Nazionale diGeofisica e Vulcanologia e con ReLuis-Consorzio della Rete dei LaboratoriUniversitari di Ingegneria Sismica e inaccordo con le regioni e i comuni interes-sati. Partecipano, inoltre, all’iniziativa leassociazioni nazionali Ana - AssociazioneNazionale Alpini, Anai – AssociazioneNazionale Autieri d’Italia, Anvvfc -Associazione Nazionale Vigili del Fuoco inCongedo, Avis- Associazione VolontariItaliani del Sangue, Fir-CB – FederazioneItaliana Ricetrasmissioni Citizen’s Band,Legambiente Onlus, ConfederazioneNazionale delle Misericordie d’Italia,Prociv Arci – Associazione NazionaleVolontari per la Protezione Civile, ProcivItalia- Associazione Nazionale ProtezioneCivile e Sanità, Federazione Psicologi per iPopoli, Rnre – Raggruppamento naziona-le Radiocomunicazioni Emergenza, Ucis –Unità cinofile italiane da Soccorso eUnitalsi – Unione Nazionale ItalianaTrasporto Ammalati a Lourdes e SantuariInternazionali.Per il terzo anno consecutivo, quindi, a

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“Terremoto io nElisa CASALETTO

In piazza Zacchettin a

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Villa d’Agri è stato allestito un punto infor-mativo “io non rischio”, dove i volontari ele volontarie sono stati protagonisti di unpercorso di diffusione della cultura di pro-tezione civile, promuovendo così la pre-venzione per una campagna informativanazionale sulla riduzione del rischio sismi-co.Questi volontari si sono formati attraversodei corsi, che hanno seguito durante tuttol’anno, durante i quali sono intervenutiesperti del settore, per poi istruire a lorovolta altri volontari, dando così inizio adun processo di diffusione della conoscen-za. Per quanto riguarda le piazze sonostate privilegiate quelle dei comuni ad altorischio sismico. A tal proposito si puòvedere il cambiamento rispetto a ciò cheaccadde nell’80 quando, con il terremotodell’Irpinia, i soccorsi sono mancati edovevano arrivare da una base centrale.Oggi si può contare, invece, sulla disponi-bilità dei soccorsi, grazie anche ai volonta-ri dell’Anpas che si trovano già nel territo-rio e possono intervenire subito almomento della calamità.Ci sono, inoltre, anche dei progetti futuri:infatti, si vuole diffondere questa campa-gna non solo per i rischi del terremoto, maanche ad altri rischi con particolare atten-zione a quelli antropici. La prevenzionequindi è molto importante, poiché èmeglio intervenire prima e non dopo coninterventi massicci.Riguardo a questa campagna c’è un sitointernet www.iononrischio.it, dove sonodisponibili le mappe interattive che per-mettono di conoscere meglio la pericolosi-

tà del proprio territorio, le piazze chehanno partecipato a questa edizione. Vi sipuò visionare la lista completa delle orga-nizzazioni di volontariato e consultaretutto il materiale dove è specificato cosaaccade prima e dopo di un evento sismicocon particolare attenzione al comporta-mento che si deve avere durante il terre-moto, attraverso una guida di prevenzio-ne. Tutte queste informazioni sono statediffuse ampiamente dai volontaridell’Anpas che in piazza, a Villa d’Agri,hanno fornito le loro conoscenze a tutti ipassanti con materiale informativo, con

consigli tecnici e utili in caso di emergen-za su ciò che bisogna fare prima, durantee dopo il terremoto. Molti gli interessati,tra cui i ragazzi che hanno ascoltato ivolontari ed hanno esposto loro alcunedomande per una migliore chiarezza sulcosa fare in caso di pericolo. Questa cam-pagna di sensibilizzazione indirizzata aicittadini sul tema della prevenzioneriguarda tutti poiché, condividendo quelloche si sa con gli amici, i familiari e le per-sone in generale, si aiuta la diffusione del-l’informazione sul rischio sismico riducen-do così i danni dei terremoti.

o non rischio” n a Villa d’Agri

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Leonardo CLAPS

Come ben si sa, i proverbi sono un pro-dotto culturale delle civiltà, elementiassolutamente non trascurabili o mar-

ginali dell'antropologia. La paremiologia èlo studio dei proverbi in quanto prodottidella saggezza dell'uomo. Diffusi in tutto ilmondo i proverbi sono moltissimi, innume-revoli e la loro classificazione varia a secon-da dei temi, coprendo quasi l'intero arcodell'esistenza, dalle condizioni climatichealle stagioni, dagli animali all'uomo, dall'a-micizia all'amore, dalla vita alla morte. Ogni paese del mondo ha i suoi proverbi,alcuni ancora in uso, altri citati solo in par-ticolari occasioni, altri ancora rari. Qui danoi, nella nostra terra, ci sono moltissimiproverbi, alcuni notissimi che vengono cita-ti con facilità. Ma, ci si potrebbe chiedere,perché sono sorti i proverbi? E perchéancor oggi in tutto il mondo vengono anco-ra ricordati? Si possono avanzare fonda-mentalmente due ragioni: a) si presumeche i proverbi traggano origine dall'espe-rienza ripetuta degli uomini riguardo certieventi più o meno tipici della vita; b) gra-

zie alla loro forma breve, concisa, sonofacili da ricordare. Infatti, innanzitutto, èsicuramente comodo richiamare alla menteun'idea, un orientamento con una formabreve e sintetica. Un discorso lungo su unargomento della vita può essere di certopiù chiaro e dettagliato, più preciso e ana-litico ma non è affatto facile da ricordare ecitare al momento opportuno con rapidità.Questa seconda caratteristica dei proverbispiega bene la loro diffusione e il loro man-tenimento nel mondo intero. Ma cosa direriguardo alla prima ragione? I proverbisono davvero sintesi affidabili dell'esperien-za ripetuta? Riflettono veramente saggezzapratica? Ovviamente, come si può benintuire, questo è un argomento moltoimportante, di certo il più importante, e altempo stesso molto delicato. Per entrarenel vivo della questione è bene fare qual-che esempio preso dalla paremiologia.Molti conosceranno il proverbio Rosso disera bel tempo si spera. Si noti, prima ditutto, la concisione che consente un rapidorecupero mnemonico, agevolato anche

dalla rima fra “sera” e “spera”. Poi, perquanto riguarda il contenuto, dovremmoconsiderare, in linea con la ragione a), chequesto detto rappresenta la condensazionedi molte esperienze dello stesso fenomeno,in questo caso particolare, meteorologico.Dovremmo, quindi, concludere che il pro-verbio ci parla di un dato di fatto, ci dicequalcosa di veritiero, altrimenti nonsapremmo che farcene. Se il proverbio nonrispondesse a verità, se fosse solo unabanale frase rimata, noi non sentiremmonessun bisogno di analizzarlo e capirlo.Quindi è chiaro, i proverbi ci interessano epossono essere importanti solo se ci dico-no qualcosa che riguarda la vita, l'esisten-za. Il fatto che sono brevi e facili da ricor-dare ora passa in secondo piano perché unprodotto culturale, se è davvero tale, èimportante prima di tutto e soprattutto peril suo contenuto informativo, per il valoreche ha o dovrebbe avere in relazione allaconoscenza pratica, perché questa cono-scenza è vitale per l'esistenza, utile, adatti-va, in breve perché serve concretamente.

ANTROPOLOE PAREMIOL

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Dalla paremiologia lucana estrapoliamo ilseguente: amà e nunn ess' amat' jè tiembpers' (amare e non essere amati è tempoperso). Il significato è molto semplice: l'a-more richiede reciprocità. Amare senzareciprocità significa perdere tempo, nonconcludere nulla, perché la legge dell'amo-re, secondo quanto indica il proverbio,risiede nel “noi”, cioè nel “noi due”. Senzaquesta reciprocità non ci può essere amorevero perché viene a mancare una compo-nente essenziale dell'amore, l'intimità, enon ci può essere intimità quando si è dasoli. Ovviamente questo proverbio si riferi-sce all'amore romantico e non ad altreforme d'amore, come ad esempio l'amoreumanitario. Ancora un altro: è chiù facil' a criticàquann' nun z' vol' fa (è più facile criticarequando non si vuole fare). Anche questoproverbio è semplice da capire: le personesvogliate tendono facilmente a criticare, ademettere giudizi negativi perché in fondonon vogliono impegnarsi. È da presumereche questo proverbio derivi da una attenta

osservazione delle persone sfaccendate.Chiaramente non è da prendere comelegge universale ma almeno fa riflettere suun fatto tipico, e questa riflessione può atti-vare una presa di coscienza più profonda,capace di superare i semplici dati dell'espe-rienza. Un altro: ricern' gli antich: prima la scorzae po' la muddica (dicevano gli antichi:prima la scorza e poi la mollica). È benepassare dalle cose poco morbide a quellemorbide; è bene prima il duro e poi ilmolle; è bene prima il difficile e poi il faci-le. Proverbio questo che riflette una sem-plice saggezza: nella vita e nella formazio-ne del carattere è bene iniziare dalle coseun po' difficili, evidentemente per farsi leossa, per allenarsi, per sviluppare capacitàe talenti, e poi passare alle cose facili, per-ché in questo modo, in questo processo, inquesta evoluzione la cosa più importante èil controllo delle proprie inclinazioni morali.Infatti, possiamo capirlo per esperienza ebuon senso, soffermarsi per lo più su cosefacili, “morbide”, “tenere” potrebbe com-

portare il non trascurabile rischio di ram-mollirsi, di impigrirsi, perdendo l'occasionedi sviluppare e mettere alla prova impor-tanti capacità psico-fisiche, capacità che,se altrimenti curate, dovrebbero garantirel'autonomia personale.Insomma, come può facilmente emergereda questi pochi esempi, si capisce intuitiva-mente che i proverbi si sono diffusi e man-tenuti per le ragioni che prima abbiamoesposto: a) contenuti significativi per lavita derivanti dall'esperienza e b) formabreve facilmente rammemorabile. Ma inquesta analisi può e dev'essere segnalatauna terza caratteristica dei proverbi, carat-teristica che li avvicina molto allo spiritofilosofico: spunti ed occasioni di riflessione.In realtà, molti proverbi ci invitano a riflet-tere, a dilatare la nostra comprensione apartire da poche parole iniziali, da sempliciidee, fino ad arrivare ad un'analisi detta-gliata, articolata, sviluppata. E questo è dicerto il loro potere più valido ed importate:suscitare la riflessione critica e quindi l'am-pliamento cognitivo.

LOGIA OLOGIA

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E’ una buona vendemmia quella del2013 per la Basilicata. Dopo diverseannate particolarmente precoci si è

rientrati nuovamente nella media, con lamaggioranza delle uve che sono statevendemmiate da metà settembre in poi.Sul fronte quantitativo la produzione 2013di vino sarà senza’altro superiore a quellanon particolarmente abbondante del 2012.Stando ai dati nazionali di Ismea e Unione

Italiana Vini, inBasilicata l’incre-mento produttivo è dicirca il 20%. La sta-gione vegetativa ètrascorsa senza par-ticolari eventi mete-reologici e conse-guenti attacchi di crit-togame. Cacciata,fioritura e allegazio-ne (passaggio dallostato di fiore a quellodi frutto) sono risulta-te buone; l’invaiatura(l'inizio del processodi maturazione) e lasua fase finalehanno fatto registra-re punte di ottimo,come ci confermaMariangela Falciglia,titolare delle CantineFalciglia di Matera.“Le abbondanti piog-ge registrate nella

prima parte dell'anno – afferma Falciglia-hanno costituito un'importante riserva idri-ca per le piante. Ciò ha favorito un'ampiaestensione dell'apparato fogliare deivigneti. La maturazione delle uve ha regi-strato un ritardo di circa 10-15 giorni rispet-to alle più recenti campagne con un van-taggio per la qualità e le quantità. Un’ esta-te asciutta, invece, ha permesso uniformi-tà di maturazione ed assenza assoluta difunghi, quale la peronospora, con presen-za di chicchi ben integri. Per quanto con-

Buona vendemmiafa buon vino...

Mariangela Falciglia

Redazionale a cura di Giovanni Martemucci

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Don Antonio, il Primitivo delle cantine Falciglia

Il Primitivo delle cantineFalciglia commercializzatocon etichetta “Don Antonio

Falciglia”, è una delle eccellen-ze enologiche lucane. Un pri-mitivo vinificato con cura arti-gianale che si caratterizza perle sue intense note speziate,gusto armonico, persistente ecaldo. Quello dell’aziendaFalciglia è un vino che raccon-ta una storia, che ricorda unamore, che parla con semplici-tà, ma non per questo è menointenso e profondo. MariangelaFalciglia ha ereditato dal padreAntonio la passione per il vino el’amore per la terra, quei piano-ri di Tursi sui quali ancora oggisi coltiva l’uva che a settembresi raccoglie manualmente. Unvitigno cullato dalle dolci brez-ze marine che dallo Jonio risal-gono e propagano nell’aria del-l’entroterra lucano gli effluviodorosi delle essenze mediter-ranee del mirto, del ginepro, delcorbezzolo, del pruno selvati-co, del rosmarino. Sentori vel-lutati che si ritrovano nel calicee che contribuiscono a rendereinconfondibile l’aroma di que-sto Primitivo di nicchia. L’idealeper sposare in una serata poe-sia, leggerezza, passione econvivialità.

cerne la vinificazione, sappiamo che lapresenza di uve sane permette di pro-grammare tale processo senza particolaricorrezioni ed avere acidità, grado zucche-rino, colore ed ottimi profumi, tutto ciò cheun buon vino deve avere di suo”. Dunque,ad una annata positiva, dovrebbe corri-spondere anche un buon andamento delmercato. “Noi come azienda – continuaFalciglia- lavoriamo soprattutto con i mer-cati esteri, in particolare con Germania,Olanda e Giappone. All’estero apprezzanomolto le produzioni di nicchia e di qualità,una tendenza emersa anche nel corsodell’ultimo Vinitaly svoltosi nel mese diaprile. Delle nostre 15mila bottiglie prodot-te quest’anno, l’ottanta per cento sarannoesportate. Il mercato italiano in questomomento risente molto della crisi per cuipreferiamo lavorare con paesi in cui laqualità e la genuinità del made in Italy ven-gono riconosciute, valorizzate e apprezza-te”. Dunque sono le produzioni di nicchiaquelle che possono dare nuovo impulso alcomparto della produzione enologica luca-

na che, tradizionalmente, è assai fram-mentaria pur annoverando parecchi vinidegni di nota. Sulla base di queste tenden-ze dovrebbero orientarsi anche le politicheagricole regionali che i produttori di vinogiudicano spesso poco efficaci ed eccessi-vamente burocratizzate nei loro strumentidi intervento. “Occorrerebbe mettere inrisalto nella programmazione politicaregionale – conclude Mariangela Falciglia-il valore del vino anche attraverso la suadimensione economica, imprenditoriale,sociale, ambientale e territoriale. Il fortelegame del vino con il territorio di produ-zione, le abitudini di consumo, ma forseanche una maggiore attenzione dei cittadi-ni al sostegno dell’economia locale in unmomento di crisi, ha come risultato il fattoche le bottiglie più richieste siano proprioquelle prodotte a livello regionale perchéracchiudono la storia, la bellezza e la qua-lità del territorio. E il territorio lucano è unpatrimonio tutto da scoprire che oraapprezzano anche all’estero, racchiuso inun calice di vino”.

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Negli ultimi decenni l’archeologia hadedicato notevole attenzione aipopoli indigeni che hanno abitato la

Basilicata in età arcaica. Un ritrovato inte-resse cresciuto di pari passo con le scoper-te che la ricerca, a partire dagli anni ’60,stava portando alla luce, svelando aspettiinediti di un mondo fino ad allora inesplo-rato. Ricercatori italiani e stranieri che conil supporto logistico-scientifico dellaSoprintendenza Archeologia, hanno allar-gato lo sguardo dalla costa ionica all’entro-terra affinché potessero comporre un qua-dro quanto più veritiero e completo dellepresenze umane che popolavano il territo-rio e delle relazioni che le stesse avevanoinstaurato con i popoli greci. Tra questi c’èOlivier de Cazanove, uno studioso che da25 anni indaga su uno dei siti archeologicipiù affascinanti del territorio lucano, emisterioso per i tanti interrogativi che tut-t’ora solleva: la Civita di Tricarico.Attraverso i suoi continui studi il professoresta cercando risposte soprattutto alla lucedi nuovi e sorprendenti rinvenimenti che glihanno permesso di ridefinire la natura e ilcontesto di questo straordinario sito.Autore di diverse monografie, già membrodella Scuola Francese di Roma, Direttoredel centro Jean Berard di Napoli ed infineprofessore, prima di architettura greca, poidi architettura romana alla Sorbonne, 1Pantheon di Parigi, Cazanove ha reso pub-bliche le conclusioni fin qui raggiunte in

una conferenza dal titolo “Civita diTricarico: una vera città?” avvenuta lo scor-so 30 ottobre a Tricarico, presso il PalazzoDucale, ed organizzata dallaSoprintendenza per i Beni Archeologicidella Basilicata e da Maria A. Carbone,responsabile della locale sede. La Civita è quello che rimane di un insedia-mento fatto costruire nel IV secolo a.C. daiLucani, popolazione di origine osco-sannitaproveniente dall’area centro-italica cheverso la fine del V secolo a.C occupò partedei territori della Basilicata interna inte-grandosi con le comunità indigene preesi-stenti. Definita così perché non se ne cono-sce ancora il nome, collocata su un altopia-no a 933 metri s.l.m. tra i fiumi Bradano eBasento, la Civita si estende per 47 ettari ecomprende l’acropoli dove è presente unedificio adibito a culto con un magazzino, e

tre cinta murarie concentriche edificate inperiodi differenti (la più esterna nel IIIsecolo a.C.), a difesa dell’insediamentoche, complice la morfologia del posto, eradifficile da espugnare. La collocazione dellostanziamento non era casuale, anzi dovevarispondere a precise logiche di controllo sulterritorio dal momento che garantiva l’os-servazione dei transiti da e per la costalungo le valli fluviali. Era un centro nevral-gico dunque, che oggi, grazie alle modernetecniche di indagine quali strumenti carto-grafici, foro aeree, ricognizione geofisicaelettrica e magnetica, si sta rivelando altroda una semplice fortificazione. Il ritrova-mento di altre costruzioni come santuari,strade, infrastrutture infatti lascia supporreche qui si è in presenza di un abitato orga-nizzato e complesso, di una vera e propriacittà, molto diversa nello stile da quelle

Anna MOLLICA

Recenti studi gettano nuova luce sulla naturadi uno dei siti archeologici più importantidella regione

CIVITA DI TRICARICOUna vera città?

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greche e romane, ma pur sempre unagglomerato dove si svolgeva la vita lavo-rativa e sociale di tante persone. La scoper-ta suscita scalpore poiché smentisce laconvinzione secondo la quale la costruzio-ne delle città era una prerogativa sologreca e romana e non degli indigeni i cuiinsediamenti erano concepiti come sempli-ci villaggi sparsi privi di infrastrutture. Irilievi sulla Civita, invece, sembrano dimo-strare che anche i popoli anellenici, in que-sto caso i Lucani, costruivano proprie cittàcon proprie caratteristiche. Questa conclu-sione inevitabilmente porta a presagireun’importanza maggiore della Civitasoprattutto negli assetti politico-ammini-strativi della Basilicata antica. Assurtaadesso a grande centro urbano autonomo,è logico pensare che la stessa fossealquanto potente. Cazanove afferma infatti

che riuscì a sopravvivere alle guerre puni-che e ai Romani che qui vi giunsero a par-tire dal III secolo a.C. Il centro fu vivo finoal I secolo a.C ma il professore si spingeanche a posticipare la data della fine dellaCivita addirittura al I secolo d.C. Mentre lapenisola veniva totalmente romanizzata laCivita continuava a vivere. Dopo di alloral’abitato però si restringe. Solo pochi edifi-ci continuano ad essere abitati. Poi scom-pare totalmente ogni traccia di vita.Le indagini sul campo da parte del prof.Cazanove però non si interrompono. Il sitolascia intravedere possibili nuovi scenari;non si esclude che si possa un giorno sco-prire il vero nome della Civita. A tale pro-posito qualche ipotesi è già stata avanzata.Agli inizi degli anni ’70 Dinu Adamesteanuportò alla luce un frammento con un’iscri-zione osca, in cui compare l’indicazione

precisa di quello che poteva essere un suf-fisso. Analoghi frammenti scoperti fino adoggi, sono venti in totale, hanno fatto pen-sare che si trattasse di un marchio di offici-na, del nome del proprietario o dell’artigia-no; successivi ritrovamenti, però, di bollisimili in tutto il mondo osco riportanti l’ele-mento invariante del suffisso “WE” fasospettare un riferimento a qualcosa dipubblico. E cioè che si tratti dell’abbrevia-zione di un concetto italico che rinvia alsignificato di “comunità” o di una partedella comunità, un’associazione ad esem-pio. L’ipotesi è stata avvalorata da PaoloBoccetti. Altri suggerimenti che spingono inquesta direzione provengono poi dalla car-tografia locale, anteriore agli anni ’50, dallaquale si nota che il luogo corrispondente alpianoro della Civita è indicato con il toponi-mo di Carmelo, e da fonti documentaristi-che bizantine. Messi insieme questi dati sisuppone che quelle iscrizioni possono rife-rirsi ad una precisa comunità che a questopunto avrebbe anche un nome. Alla conferenza erano altresì presentiAntonio De Siena, Soprintendente per iBeni Archeologici della Basilicata ed AngelaMarchisella, sindaco di Tricarico, la qualeha offerto a Olivier De Cazanove la cittadi-nanza onoraria quale riconoscimento per ilsuo impegno a sostegno di studi preziosisia per il passato di Tricarico, sia per quel-lo della Basilicata, e per la ricostruzionedella storia tutta.

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Olivier De Cazanove

Foto di Vito Sacco

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La ricerca archeologica in territorio luca-no ha condotto sempre ad importantiscoperte. Tracce che levano il velo sul

passato dei nostri antenati che qui vihanno abitato fin dalla preistoria. “L’eternorinnovarsi della vita: i segni e i simboli” è iltitolo della mostra che, presso il MuseoArcheologico Provinciale di Potenza, espo-ne parte di quanto rinvenuto in un secolodi ricerche condotte nelle Grotte diLatronico (PZ). Un lavoro di rivisitazioneche le archeologhe Anna Grazia Pistone eFilomena Tufaro hanno portato avanti sureperti custoditi nei depositi dello stessoMuseo. Le Grotte di Latronico, considerate

tra i siti preistoricipiù importanti

d e l l aBasilicata,si compon-gono di 5cavità, inloca l i tà“Calda”o “Bagnid iCalda”, a7 6 0m e t r is.l.m., inprossimi-tà del

fiume Sinnie delle sor-

genti termali.Il primo ad

interessarsenefu Vittorio Di

Cicco, allora diretto-re del Museo

Provinciale di Potenza,

che tra il 1912-’13 condusse indaginisulla ”Grotta Grande”, la più ampia edarticolata. Il sito attirò anche l’attenzionedel paletnologo Ugo Rellini che nel 1916,pubblicò un resoconto secondo il quale,data la vicinanza al fiume e alle sorgentisolfuree, le grotte nell’Età del Bronzo pote-vano essere state luogo di culto legato alleacque benefiche. Tale ipotesi non ebbeperò riscontri archeologici. Le ricercheripresero anni dopo, nel 1972, per volontàdel soprintendente Adamesteanu e prose-guirono fino al 1988 con l’archeologoGiuliano Cremonesi dell’Università di Lecceprima e di Pisa poi. Gli studi attestaronouna frequentazione del sito dal Mesoliticoall’Età dei Metalli. La mostra, oggi, ripropo-ne i segni tangibili della vita nelle grotteinsieme ai significati che quei luoghi e que-gli oggetti potevano rivestire, al fine di con-segnare al pubblico, oltre che il vivereanche la cultura di quelle genti e il sensoche loro davano all’esistenza. A cominciaredalla grotta, lo spazio in cui scorre la vita,grembo materno che custodisce e genera,luogo dei rituali in onore della Dea TerraMadre invocata affinché apporti abbondan-za nei raccolti e salute per gli uomini e glianimali. Sono stati ritrovati nelle diversegrotte tre vasi ricolmi di semi e frutti selva-tici, statuine femminili e le raffigurazioni divolti posti a rilievo sugli orli dei vasi. Lagrotta è anche luogo in cui ha fine la vita,lo spazio delle sepolture che ha restituitoossa umane maschili e femminili. Visitando la mostra è possibile visionarereperti che riconducono alle attività prati-cate dagli abitanti che si sono succeduti inquesti territori. Ceramiche ed oggetti di usoquotidiano rappresentano, infatti, una pre-ziosa fonte di informazione sulle loro attivi-

tà economiche e tecnologiche. Tra glioggetti in terracotta compaiono numerosipesi da telaio che testimoniano la diffusaattività di tessitura sia di fibre animali chevegetali; frammenti di macine documenta-no l’attività agricola; oggetti come un cola-toio del latte o resti di animali che attesta-no la pratica della pastorizia e dell’alleva-mento; altri manufatti utili alla pesca cheera favorita dalla vicinanza del fiume. Il fiore all’occhiello della mostra è una spi-rale in terracotta. Le sue più antiche raffi-gurazioni risalgono al Paleolitico Superiorequando compare incisa su oggetti o dipin-ta sulle pareti di grotte. Molto diffuse nelNeolitico fino all’Età del Bronzo, le spiralidiventano simbolo delle civiltà appennini-che. La spirale non è un semplice motivodecorativo od ornamentale. Il suo aspettoserpentiforme la rende emblema della cicli-cità del tempo, dell’alternansinascita/morte, della trasformazione e rige-nerazione, e la lega al culto delle acque.Averne ritrovate all’interno delle Grotte diLatronico avvalora la tesi del valore cultua-le del luogoLa mostra organizzata dalla Provincia diPotenza, in collaborazione con il comune diLatronico, resterà in esposizione fino adicembre e si replicherà anche nella citta-dina sinnica.

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La mostra che espone repertipreistorici delle Grotte di Latronico

L’eterno rinnovarsi della vita: i segni e i simboli

Foto dell'Archivio della Sala Restauro del

Museo Provinciale di Potenza

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Tra le persone che hanno operato perlo sviluppo dell’archeologia lucana viè senz’altro il sen. Umberto Zanotti

Bianco. Vissuto tra il 1889 e il 1963, origi-nario del Piemonte, nel 1920 fonda conPaolo Orsi la Società “Magna Grecia” con laquale finanzia, artecipando egli stesso,importanti campagne di scavo in molti sitidell’Italia Meridionale alla ricerca di traccemagnogreche. Questa passione lo portaanche in Basilicata e, in particolare, nellezone del metapontino dove, coadiuvatodall’archeologa Paola Zancani Montuoro,incrementa un’attività di indagine che sirivela foriera di importanti scoperte. Comequelle che riguardano le Tavole Palatine,una delle quali porta alla definitiva attribu-zione del Tempio alla dea Hera. La ricercaarcheologica, secondo Zanotti, è un lavoroche in Basilicata necessita di una visionemolto più organica e lungimirante rispettoa quella condotta a partire dalla finedell’800 da pur eccellenti esploratori. Leindagini di Guiscardi, De Lorenzo, Rellini,Ridola, Di Cicco, Lacava avevano infattiportato alla definizione di 4 siti per lo piùpreistorici, nel venosino, nel lagonegrese,nel potentino e nel materano, ma inmaniera autonoma e con un’impronta perlo più conservativa. Zanotti Bianco inveceha in mente un altro metodo, moderno,più scientifico e sistematico, che guardaagli altri siti con l’ottica del fare rete, moltopiù efficace per comporre il mosaico delnostro antico passato. Il progetto, per for-tuna, non resta lettera morta e nel 1964viene avviato con successo da DinuAdamestesanu. Lo scorso 18 ottobre a Potenza un conve-

gno dal titolo “Agire: infinito presente” havoluto ricordare Zanotti Bianco a 50 annidalla sua morte. Presso il museo archeolo-gico nazionale di Palazzo Loffredo storicied esperti in campo artistico, patrimoniale,paesaggistico ed ambientale hanno rievo-cato la figura illustre dell’uomo che, per ilsuo notevole impegno a favore delle classidisagiate, è stato definito “apostolo civile”.Patriota, antifascista, ambientalista, filan-tropo, educatore, dai diversificati interessiculturali, è stato l’uomo del fare che halegato a doppio filo la sua vita a quelladell’Italia Meridionale, lavorando attiva-mente affinché la stessa trovasse il suoriscatto economico-sociale. Un obiettivo

che concretizza attraverso progetti per l’i-struzione di tutti, adulti e bambini con lacreazione di asili, scuole elementari ebiblioteche e con l’utilizzo consapevole enon distruttivo del territorio. Personaggioeccellente del panorama italiano, esempioper le generazioni successive, nel 1952Zanotti Bianco viene nominato senatore avita dal Presidente della RepubblicaEinaudi. Continua, tuttavia, sempre adestinare la sua attività parlamentare alladifesa e valorizzazione del patrimonio arti-stico, ambientale e ai problemi della scuo-la. Alla nostra regione dedica due pubblica-zioni: La Basilicata storia di una regione delmezzogiorno dal 1961 al 1900 e Inchiestasulla Basilicata del 1926, puntuali analisisulla condizione generale della regione, e aRoma istituisce la biblioteca “GiustinoFortunato” per gli studi meridionalistici.Il convegno che si è svolto sotto l’AltoPatronato della Presidenza dellaRepubblica con il Patrocinio del Ministerodei Beni e delle Attività Culturali e delTurismo, è stato organizzatodall’A.N.I.M.I., Associazione Nazionale pergli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, e daItalia Nostra, associazione che lavora perla tutela del patrimonio storico, artistico enaturale della nazione. Di quest’ultimeZanotti Bianco è stato tra i fondatori,rispettivamente, nel 1910 e nel 1955.All’iniziativa hanno collaborato la DirezioneRegionale per i Beni Culturali ePaesaggistici della Basilicata, leSoprintendenze per i Beni Archeologici eper i Beni Architettonici e Paesaggisticidella Basilicata.

an.mo.

Umberto Zanotti BiancoL’altra firma dell’archeologia lucana

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LUCANOLUCANOio sonoI AM LUCANO JE SUIS LUCANO ICH BIN LUCANO SOY LUCANO Я ЛУКИ 我盧肯

I nser to a cura de

Le tre giornate dei lucani nel mondo

Un incontro per costruireinsieme l’altra Basilicata

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ai nostri lettori

I nostri contatti:

Sempre più protagonisti

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista.Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spuntisu questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione.L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità,avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

[email protected]

Tel. 0971.476423

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Lucani all’estero,quasi un esercito

I L P E R S O N A G G I O

Satriano di Lucania

Il Borgo“Piccante”

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I L V I A G G I O

6Storie

d’emigrazione nelle tre giornatededicate ai Lucani

nel mondo

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E’ stato itinerante, quest’anno, il con-sueto appuntamento con i lucani oltreconfine. La manifestazione, denomi-

nata “Giornate dei lucani emigranti”, è stataorganizzata dalla Commissione regionaledei Lucani all’Estero, dall’U fficioInternazionalizzazione della GiuntaRegionale, e dal Consiglio Regionale dellaBasilicata. Dopo Venosa e Stigliano, con iconvegni sul tema della rete dei lucani nelmondo come risorsa per la Basilicata, latappa di Potenza ha offerto un dibattitoaperto dal Presidente della CommissioneRegionale dei Lucani all’Estero, LuigiScaglione. La terza giornata conclusivadelle tre giornate dei lucani emigranti si èsvolta nella sala Inguscio presso la RegioneBasilicata, sabato 5 ottobre. La giornata èstata presieduta dal professor Ettore Bove,dal giornalista Renato Cantore, dallo sculto-re Antonio Masini, da Biagio Ignacchiti, pre-sidente dei lucani all'estero, ma anche dai

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Storie d’emigrazione,di stenti e di successiVenosa, Stigliano e Potenza, le tre giornate dei lucani nel mondo

Giulio RUGGIERI

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consiglieri Michele Napoli e GennaroStraziuso, esponenti di aree politiche diver-se, ma tra i più sensibili al fenomeno migra-torio. “Sono 11 mila i potentini emigratiall'estero”, ha detto Cantore. La Lucaniaresta la regione col più alto tasso dimigranti, subito dopo la Calabria. Quelladegli emigrati è stata una Lucania moltospesso vincente. L’Argentina ospita 38associazioni lucane. In Piemonte ce nesono 12. Solodurante il periodo fascista si è registrato unarresto del flusso. Il giornalista ha poi intro-dotto un filmato con le interviste a gentelucana che è emigrata, portando un po' dilucanità nel mondo.Il prof. Ettore Bove ha dichiarato, invece,che Potenza ha perso, negli ultimi anni, 11mila persone e che osservando le iscrizioninelle università nell'ultima decade, si notauna costante inflessione del numero degliiscritti.

“L'università italiana ha il maggior numerodi fuori corso”- ha affermato - “Questo acausa del fatto che la gran parte aspira adessere medico o avvocato. Stiamo forman-do un gruppo di studenti di economia chepoi deve andar fuori, per completare glistudi. Tutto questo sempre per ragioni poli-tiche. Ma, il più delle volte, non si tratta diuna scelta obbligata. Oggi chi va fuori lo faper scelta e non per una vera necessità (ildesiderio di allontanarsi dai controlli delleproprie famiglie)”.Il suo consiglio è di non farsi influenzare daparenti o amici, ma esclusivamente dallapropria vocazione. Per Bove deve cambiarela politica universitaria, perché se un terzodel bilancio regionale è dovuto al petrolio,senza l'università lucana, molti corregionalinon avrebbero potuto studiare. Poi, è statoproiettato un secondo filmato nel quale ilucani hanno raccontato la loro esperienzalavorativa all'estero, il più delle volte positi-

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Una carrellata di persone ha raccontato nelfilmato la propria esperienza, ma anche ilforte legame e la nostalgia per le proprieterre, mai dimenticate. Il presidente delCseres, Pietro Simonetti, invece, ha coltol'occasione per ricordare i morti diLampedusa, per i quali si è tenuto un minu-to di silenzio. Ha proseguito, poi, ricordan-do che dovremmo saper meglio accoglierei lucani nella nostra regione. Per Simonettisono i giovani i veri rivoluzionari e più chenel petrolio, dovremmo investire sul capita-le umano che abbiamo. L'unico modo perfar questo, è formare una vera e propriacoscienza lucana.Dopo, uno studente dell'Itis di Picerno hadescritto, con grande entusiasmo, il suoviaggio a New York, seguito da tre ragazzidel liceo scientifico Salvator Rosa chehanno raccontato la loro esperienza di studiall'estero, rispettivamente a New York e in

Romania. Anche Biagio Ignacchiti dall'Argentina,dove è stato realizzato anche un ambulato-rio cardiaco per i lucani, ha confermato chenon bisogna abbandonare il legame con lapropria terra d'origine.Lo scultore Antonio Masini, noto per avereretto più di 10 sculture nel mondo (non acaso, si realizzerà un museo dedicato atutte le sue opere), si è sempre chiesto dapiccolo, cosa ci fosse al di là del Vulturino.Per lui, le sue prime opere non sono chetestimonianze dell'agricoltura. Si ritiene for-tunato per la sua attività artistica. Per lui, èstato una vera fortuna conoscerel'Associazione dei Lucani all'estero. “Per laloro testardaggine, i lucani sono i trentinidel nord”- ha poi affermato.Il presidente del consiglio regionaleSantochirico, ha poi concluso dicendo chela cosa più sbagliata è rifarsi al passato.

“Emigrare dev'essere una possibilità”, hadetto, “ma non deve diventare un'esigenza.Però il mondo è cambiato ed i collegamen-ti ci consentono di attutire il senso di lonta-nanza dalla propria patria. Oltre che allafolta rete di associazioni e federazioni luca-ne nel mondo, dovremmo porci il problemadel fenomeno dell'immigrazione in Lucania,cosa di cui abbiamo impellente necessità.La nostra esigenza adesso è quella di mol-tiplicare le presenze nella nostra terra. Perfar questo, dobbiamo comprendere comeattrarre la gente che sta qui, affinchédiventi una risorsa, un'opportunità di svi-luppo anche per noi. Solo così si potrà ali-mentare maggiore richiesta di lavoro”. Alla fine del convegno, sono stati conse-gnati i premi di riconoscimento alla carrieraad Antonio Masini, al prof. Ettore Bove, alpreside dell'istituto Itis di Picerno e alladocente argentina Milca Calcagno.

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Nell'ultimo seminario delle giornatedei lucani emigranti, svoltasi nellaSala A del Consiglio Regionale, è

stato presentato il rapporto Migrantes.L'incontro è stato presieduto da donMichele Palumbo sacerdote di Tramutola(responsabile Migrantes Basilicata), LuigiScaglione, Pietro Simonetti (coordinatoreCentro dei Lucani nel mondo), GianninoRomaniello e Rocco Vita (consiglieriregionali). Sono oltre 4 milioni e 300 milai cittadini italiani residenti in Paesi stranie-ri. Lo ricorda il Rapporto Italiani nelMondo, presentato dalla FondazioneMigrantes della Cei, che cita i datidell’Anagrafe degli Italiani Residentiall’Estero. Cresce, poi, il numero degli ita-liani che emigra: di + 3,1% rispetto alloscorso anno. Il Continente che ha regi-strato l’aumento più vistoso è l’Asia.L'italiano che emigra ha tra i 35 e i 49anni di età, è laureato o diplomato, non èsposato ed è meridionale. Questo è il pro-

filo medio dell'italiano che sceglie di emi-grare all'estero. Il 50% degli emigrantiitaliani sono giovani disoccupati senza untitolo di studio; l’altro 50% sono giovanidiplomati e laureati. A riferirlo è il rappor-to "Italiani nel mondo 2013", stilato dallaFondazione Migrantes, dati ulteriormenteribaditi dall’intervento di don Michele

Palumbo, nel corso convegno di sabato 5ottobre alla Regione. Il presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano, dice chemolti di questi giovani lasciano la propriaterra per affermarsi, ma deve trattarsi diuna scelta, non di un obbligo. I dati dico-no che il 70% che va via non vuole piùritornare nel proprio paese e la società

Lucani nel mondo,quasi un esercitoIl rapporto Migrantes della Cei: sonooltre 4 milioni i lucani residenti all’estero

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non riesce a superare questo problema.Don Palumbo afferma che la realtà emi-gratoria non solo è ripresa, ma divienesempre più un segno dei tempi. È unarealtà che ci tocca nel profondo. Secondolui, è proprio la mobilità umana a caratte-rizzare il nostro futuro.

giu.ru.

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In una sala ben ristrutturata, sede dellaBiblioteca comunale, nella suggestivaRocca di Poggiano di Satriano di

Lucania, la Pietrafesa preunitaria, il 18 set-tembre è stata ufficialmente presentata la“Delegazione Accademica del Peperoncinodell’Appennino Lucano”, l’ultima delle oltrecento associazioni dell’Accademia Italianadel Peperoncino finora attive nel mondo.Alla manifestazione, organizzatadall’Amministrazione comunale e dal Gal CsrMarmo Melandro, è intervenuto EnzoMonaco, Presidente dell’Accademia Italianadel Peperoncino ed ideatore dell’omonimo

“Festival”, l’evento internazionale che, all’i-nizio di settembre di ogni anno attira, datutto il mondo, a Diamante (Cosenza), sededell’Accademia, fondata venti anni fa,migliaia di persone, di tutte le età, amantidel peperoncino, ed alcune centinaia di col-tivatori della popolare “spezia esotica”. Come si è avuto modo di sottolineare nelcorso dell’incontro, la Delegazione accade-mica costituitasi a Satriano di Lucania, chevede tra i soci fondatori rappresentanti ditutte le professioni, avrà il compito di dif-fondere, i pregi, non solo tangibili, del pic-cante associato all’utilizzazione del pepe-

roncino in cucina. Di conseguenza, questopiccolo centro del Melandro, che ha dato inatali all’artista seicentesco Giovanni DeGregorio, detto, proprio per le origini, ilPietrafesa, diventa, con il suo prezioso arre-do urbano, in cui spiccano “murales” davve-ro spettacolari, il luogo deputato a valoriz-zare le virtù del peperoncino, la “speziaamericana” dalle indubbie proprietà tera-peutiche, che fin dal suo arrivo in terraeuropea, all’inizio del ’500, ha contribuito amodificare, non poco, anche il sapore ed ilcolore degli alimenti tipici della Lucania. A rappresentare bene questa profonda tra-

Ettore BOVE*

SATRIANO DI LUCANIAIL BORGO “PICCANTE”

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sformazione della Basilicata alimentare,rimane la “lucanica”, l’insaccato (salsiccia)decantato nel I secolo a.C. da MarcoTerenzio Varrone e da Cicerone, che grazieal peperoncino è riuscito a ritagliarsi nel-l’ambito della salumeria di nicchia italianauno spazio non certo marginale. Anzi, èaltamente probabile che senza l’arrivo diquesta spezia, la lucanica di romana memo-ria, la cui composizione descritta dal gastro-nomo Apicio porta a pensare all’uso di verie propri intrugli, come la colatura delle alici(garum), più che di ingredienti, non avreb-be avuto la possibilità di sopravvivere almondo d’oggi.In questo contesto evolutivo della cucinalucana, la comunità satrianese è destinata adiventare punto di riferimento per quantivedono nell’uso del piccante non soloaspetti simbolici e trasgressivi ma anche unmodo per valorizzare tutti quegli elementidel peperoncino, il “bello dell’orto”, ritenutiutili alla salute dell’uomo, che le popolazio-ni precolombiane avevano già intuito moltisecoli prima dell’arrivo degli europei. Leazioni da intraprendere, perciò, sono diver-se. Innanzitutto occorre modificare la car-tellonistica che accoglie i visitatori aggiun-gendo che Satriano di Lucania non è solo ilpaese degli stupendi murales ma anche lasede della Delegazione Accademica. Insecondo luogo occorre impegnarsi per pro-gettare un “campo catalogo” delle tantevarietà di peperoncino disposte a grado dipiccantezza decrescente o tenendo contodell’intensità dei colori. L’Accademia Italianadel Peperoncino si è impegnata a fornireassistenza ed i semi necessari. Merita diessere sottolineato che un emigrante satria-nese in Belgio, presente alla riunione diinsediamento della delegazione, ha manife-stato la disponibilità a mettere a disposizio-ne la superficie necessaria. L’orto di pepe-roncini, che andrebbe progettato coinvol-gendo le scuole dell’obbligo, avrebbe anchela funzione di stimolare gli agricoltori localia destinare maggiore spazio alla coltivazio-

ne della solanacea poiché le prospettive dimercato rimangono davvero interessanti.Da questo punto di vista occorre considera-re che del peperoncino utilizzato in Italia,intero o in polvere, ben oltre la metà è rap-presentata da merce importata dai paesiasiatici. Spesso si tratta di prodotto di origi-ne incerta e comunque costituito da miscu-gli di essenze diverse dal classico peperon-cino. La frode emerge quando si scopre chele tante adorate salsicce vanno a male. Rimane, infine, l’esigenza di sensibilizzare iristoratori della zona a riscoprire e proporreagli avventori le pietanze piccanti del passa-to. I simboli di questo mondo che corre ilpericolo di scomparire dalla montagna luca-na sono i sughi preparati utilizzando la tra-dizionale “conserva” piccante, al profumo dibasilico, conservata, dopo essere stataessiccata al sole, nei piccoli “vasetti” di ter-

racotta, e la “patata spaccata” (divisa ametà) arrostita, non solo nelle fredde sera-te invernali, sotto la cenere coperta dibrace. Un tempo non troppo lontano, il pre-libato “arrosto” veniva preparato, prima disistemarlo sotto la cenere, inserendo tra lapatata divisa a metà un piccolo pezzetto dilardo e polvere di peperoncino. Oggi, natu-ralmente, per preparare il povero arrosto èpossibile utilizzare, per chi non ha un cami-no, anche il forno. Meglio ancora, però,sarebbe quello di valorizzare il preziosotubero di montagna utilizzando il lardo disuino nero lucano. Va da sé che la bontàdella sapiente cucina piccante delle areeinterne della Lucania può essere pienamen-te apprezzata solamente se è abbinata ainobili vini a denominazione d’origine dellaBasilicata. Sono, questi, tutti aspetti della piccantegastronomia montana lucana che laDelegazione accademica appena insediatasia Satriano di Lucania si impegna a indivi-duare, tutelare e promuovere tra gli appas-sionati, vicini e lontani, del peperoncino. Imezzi utili allo scopo saranno la coreografi-ca esposizione annuale, ormai ben collau-data a Diamante, seminari divulgativi, visiteguidate al campo catalogo, convegni scien-tifici e riunioni conviviali tematiche.

*Dipartimento di Matematica Informatica ed Economia

Università degli Studi della Basilicata

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazioneed è in questo che noi crediamo.Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singolaproduzione.È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa,ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmenteogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza.L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazineo un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clientiè al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.

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Nel Vulture l’autunno riserva diverseattività come la vendemmia, la rac-colta delle castagne, le feste dei

paesi e i tanti eventi culturali. L’itinerariodel mese è una passeggiata alla scopertadi questa colorata parte della Basilicata.L’itinerario si svolge lungo un caratteristicosentiero che, attraverso il fitto bosco delMonte Vulture, conduce all’Abbazia di SanMichele.

L’abbazia è aggrappata su di un lato delmonte Vulture al di sopra del lago piccolodi Monticchio. Fu fondata dai Benedettininel x secolo, fu costruita scavando unagrotta di tufo. L' abbazia nel 1600 ospitò i Cappuccini.L'intera Abbazia è costituita da un conven-to a più piani, una chiesa settecentesca ela cappella di S. Michele. La grotta dell’an-gelo dedicata a San Michele era il luogo di

preghiera dei monaci italo greci. Attualmente l’abbazia è anche la sede delmuseo di storia naturale del Vulture, unospazio espositivo per raccontare l'impor-tanza di un territorio in cui sono testimo-niate diverse ricchezze naturali, la sua geo-logia, la sua flora, la sua fauna, la naturavulcanica dei suoi laghi; e, infine, l’interastoria della presenza umana dall'Homoerectus di Atella fino ai giorni nostri.

Vulture d’autunno

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Tipologia: trekkingDifficoltà: facileDistanza: 2km solo andata

Il punto di partenza dell'itinerario è situatosulla strada che conduce ai Laghi diMonticchio. Subito, dopo pochi passi, ci si immerge neiboschi solitari e fitti che hanno rappresen-tato luoghi di raccoglimento e di preghierama anche spazi ricchi di quelle risorsenecessarie per la sopravvivenza dellecomunità.

v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it

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“Fiori sul Cemento” è il titolo delcalendario pubblicità/denunciarealizzato da un gruppo di giovani

lucani che hanno voluto unire le forze e leabilità per creare un progetto che mostras-se le loro attitudini artistiche e artigiane,impiegandole per lanciare un messaggioforte.Un lavoro fotografico promozionale, maanche di impegno civile.Gli scatti sono stati realizzati da RobertoLacava affiancato da Gianfranco Vaglio chesi è occupato per lo più della direzione arti-stica e della post produzione.Undici ragazze lucane e una bambina, scel-te tra parenti e amiche, hanno abbracciatol’iniziativa giocando ad essere fotomodelle

“Fiori sul Cemento”

Simona BRANCATI

Un progetto fotografico di arte e di denuncia

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per un giorno.Per ogni mese del prossimo 2014, ciascu-na ha indossato un capo realizzato intera-mente a mano dalla stilista Valentina Giuranel laboratorio sartoriale “Art E’ Sarte” contessuti messi a disposizione da “GiemmeTessuti”, Potenza.Le dodici modelle hanno posato in altret-tanti luoghi della città scelti per la lorocementificazione selvaggia o per la manca-ta manutenzione delle aree cosiddetteverdi o dedicate allo svago e alla socializza-zione.I set sono stati individuati nelle aree resi-denziali, di più recente edificazione, dovel’assenza di una programmazione accorta,non ha garantito la presenza di spazicomuni adeguati ecurati e dove anchegli interventi succes-sivi, hanno rivelatouna totale incapacitàdi pensare in terminidi qualità della vita.Rientrano tra questi,i rioni di MacchiaRomana, MacchiaGiocoli e Malvaccaro.Seconda tipologia dilocation, come sidice in gergo tecni-co, sono quelleopere postume istallate in diversi luoghidella città, che anziché arricchirla dal puntodi vista artistico, ne fanno uno dei borghipiù brutti d’Italia: null’altro che colate dicemento spacciate in origine per promessedi abbellimento di quartieri che più chealtro invece le subiscono. E’ il caso dellafontana di Bucaletto, dell’opera indefinibilenei pressi dell’istituto “Principe diPiemonte” e della famigerata nave delSerpentone. Infine, la terza categoria di set, è rappre-sentata dai pochi luoghi che avrebbero lepotenzialità per essere utilizzati dai cittadi-ni per eventi culturali e artistici o manife-stazioni sportive, ma versano in uno statodi deprimente abbandono: il piccolo parcogiochi del Francioso, il dancing diMontereale, il ponte Musmeci e l’area dellaex Cip Zoo.Il progetto “Fiori sul Cemento” nasce pro-prio dall’idea di evidenziare il contrasto trala bellezza dei capi e le brutture della città,tra l’esplosione dei colori e la freddezza delcemento, tra la naturalezza delle ragazze egli artifici della burocrazia, tra la richiesta diciviltà urlata dai cittadini e la sordità ostina-ta della politica.Sarà possibile acquistare una copia delcalendario al costo di cinque euro, a parti-re dalla metà di novembre, presso GiemmeTessuti, via Vaccaro 204/206 Potenza, pre-via prenotazione delle copie inviando unsms al 339.35.08.378 o scrivendo una mailall’indirizzo [email protected] Parte del ricavato sarà devoluto all’Aism,associazione italiana sclerosi multipla.

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De Rosa Francesco (nome completoEduardo Maria) nacque a Potenza il13 ottobre 1853 in Vico Luigi

Brancati, in Parroccfhia S. Gerardo, daNicola, Avvocato di Sant’Arcangelo ma tra-sferito a Potenza, e da Elisabetta Palese daVenosa. Compì i primi studi a Venosa edentra alla Scuola Militare di Fanteria eCavalleria, passando nel 1872 all’AccademiaMilitare di Torino di dove, il 1° agosto 1875,uscì col grado di Sottotenente di Artiglieria.Frequenta poi la Scuola di Applicazione dellearmi di Artiglieria e Genio ed il 1° ottobre1877 è promosso Tenente addettoall’Artiglieria da Montagna. Frequenta ilcorso di studi alla Scuola di Guerra ed il 7settembre 1883 ottenne il diploma di idonei-tà ed il successivo 19 novembre vennedestinato, per completare gli studi, alComando del Corpo di Stato Maggiore.Capitano del 10° Reggimento Artiglieria,partecipò alla spedizione di San Marzano inAfrica del 1887-1888 e, quando le trupperimpatriarono, De Rosa rimase al comandodei Forti di Saati. Rientrò in Italia nel feb-braio del 1889 e venne destinato al 18°Reggimento Artiglieria de L’Aquila e di lìpassò al 24° Reggimento in Napoli.Il 1° febbraio 1895 fu promosso Maggioree destinato al Comando della Fonderia inNapoli, ma a sua richiesta il 14 gennaio1896 ritornò in Africa ed assunse il coman-do dell’Artiglieria nella Brigata indigena delGenerale Matteo Albertone che per primanella conca di Abba Garima presso Adua il1° marzo 1896 venne assalita e stermina-ta dalle truppe etiopiche guidate da RasMenelik.

Con Decreto del 20 novembre 1898“Ricompense suppletive per la Battaglia diAdua (01.03.1896)”, pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 276del 29.11.1898, venne conferita al CapitanoFrancesco De Rosa la Medaglia d’Oro alValore Militare alla memoria, in commuta-zione di quella d’argento già conferita, conla seguente motivazione: “De RosaFrancesco, Comandante Brigata artiglieria.Comandante l’artiglieria della BrigataAlbertone (indigeni) si distinse durante tuttoil combattimento nel dirigere, con intelligen-za ed efficacia singolari, il fuoco delle pro-prie batterie. Sereno ed imperterrito sacrifi-cò la propria vita e quella dei suoi per rima-nere colle due batterie bianche a protezionedelle altre truppe”.Fu trovato riverso, ucciso su uno dei suoicannoni. Il nemico, ammirato dall’eroicaresistenza della batteria volle, su desideriodi Ras Menelich, che quattro cannoni fosse-ro messi davanti al palazzo imperiale.Quando, circa quarant’anni dopo, le nostretruppe occuparono l'Abissinia, i quattro can-noni vennero ritrovati all'ingresso delPalazzo Imperiale; su di essi era stato scrit-to: BATTERIA DEL MAG GIORE DE ROSA.Il 26 settembre 1899 la DeputazioneProvinciale di Basilicata, Presidente l’Avv.Vincenzo Lichinchi, previo accordo con ilComandante dell’81° ReggimentoFanteria di stanza nella Caserma“Basilicata”, deliberò di installare sul pro-spetto principale, ai lati dell’ingresso, duelapidi commemorative ai caduti lucani, “aprodi suoi figli cui non arrise fortuna”, checaddero nella Battaglia di Adua.Dopo la commemorazione avvenuta nellasala del Consiglio Provinciale l’installazioneavvenne il pomeriggio del 6 maggio 1900ed il primo nome fra gli Ufficiali fu quello delMaggiore Francesco De Rosa da Potenza,Medaglia d’Oro al Valore Militare.Le lapidi, alte quattro metri e larghe due,furono scolpite dall’artista MicheleGiacomino e l’Amministrazione Provinciale leadornò anche con due grandi corone inbronzo sovrapposte, ora non più presenti. Con l’istituzione il 13 settembre 1870 deiDistretti Militari, Potenza divenne sede del

38° Distretto denominato “Caserma SanLorenzo” perché allocato nell’antica Granciadella Certosa di San Lorenzo in Via Rosica;dopo l’espulsione dei frati, a seguito dellaLegge per la soppressione degli enti religio-si, era stata dismessa ed incorporata nel

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Vincenzo MATASSINI

DE ROSA FRA

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Regio Demanio, subendo varie destinazioni.Dopo la strage di Adua, diventò “CasermaFrancesco De Rosa” e, trasferito poi ilDistretto a S. Maria, sede della Questura diPotenza fino agli anni ‘60; oggi è sede delTribunale Amministrativo Regionale.

Il Distretto Militare spostato intorno al 1985al Rione S. Maria, inaugurato dall’allora On.Emilio Colombo, con la benedizione delVescovo Augusto Bertazzoni, è ora“Caserma F. De Rosa, Medaglia d’Oro al V.M.”, nonché sede del Comando militare dellaBasilicata.Nel 1906, in occasione del decennale dellaBattaglia di Adua, il Comune di Potenza, conla delibera 256 del 23.05.1906, decise dicambiare nome a molte strade del CentroStorico ed il Vicolo Maddalena venne intito-lato al Maggiore Francesco De Rosa.Dopo qualche anno il ColonnelloComandante Secco del 18° ReggimentoArtiglieria Campagna di stanza a L’Aquilainvitò il Sindaco di Potenza all’inaugurazionedi una lapide in memoria del Maggiored’Artiglieria Francesco De Rosa inviando il14 maggio 1909 la seguente comunica-zione: “Nel giorno 30 maggio 1909, alleore 15, nella Caserma di questoReggimento, qui in Aquila, verrà scoperta einaugurata solennemente una lapide inmarmo, che gli ufficiali ed i cannonieri delReggimento stesso, auspice questoComando, vollero posta in memoria delMaggiore di Artiglieria Francesco DeRosa, morto eroicamente combattendo allaBattaglia di Adua, al cui nome dettaCaserma si intitola.Al primo magistrato di codesta Città in cui ilDe Rosa ebbe i natali, questo Comandorivolge viva preghiera perché voglia compia-cersi onorare di Sua presenza la detta inau-gurazione, o quanto meno farvisi rappre-sentare. Colla circostanza prega la S.V.Ill.ma perché voglia usargli la cortesia di far-gli conoscere quali parenti prossimi del DeRosa si trovino costì o altrove e il loro reca-pito affinché si possa far pervenire loro ana-logo invito”.Il sindaco di Potenza Dott. Nicola Vaccaro il19 maggio 1909 risponse: “Con animograto apprendo della pregiata sua del 14corrente il tributo di affetto che gli Ufficialied i cannonieri di detto Reggimento voglio-no portare alla memoria del MaggioreFrancesco De Rosa, apponendo nellaCaserma che a Lui si intitola, una lapide inmarmo. L’onore che si rende all’eroismo ed

al valore spiegato dal valoroso Ufficiale nellamemorabile battaglia di Adua, è nel tempostesso onore che si rende a questa Città chegli diede i natali; ed io a nome dellaCittadinanza Le esprimo tutta la gratitudinenostra e la nostra riconoscenza.Spiacemi però che io non possa personal-mente presenziare alla inaugurazione, allaquale sarò presente col pensiero; e pertan-to prego Lei, Illustrissimo Comandante, divolermi rappresentare, ricordando nellacerimonia che avrà luogo, l’affetto diPotenza per questo suo figlio carissimo, chediede così nobile esempio di mirabili virtù edi sacrificio. Il De Rosa non ha lasciato quialcun parente; ma molto facilmente ve nesaranno a Venosa, perché la madre ElisaPalese era venosina, ovvero a S. Arcangelo(Basilicata) comune di nascita del padreNicola De Rosa. Mi abbia con la maggioreconsiderazione”.Dopo un paio di mesi, il 14 luglio 1909l’Avv. Giuseppe Manieri di Venosa, moltoprobabilmente un nipote del De Rosa,comunicò al Sindaco di Potenza che: “Il 30maggio scorso in Aquila, sulla facciata dellaCaserma del 18° Artiglieria, che porta ilnome di Francesco De Rosa, fu inauguratauna lapide con medaglione in bronzo inmemoria di Chi, nell’infausta giornata diAdua, sacrificò la sua vita al sentimento deldovere. A Potenza, che ebbe la fortuna didargli i natali, e che gli ha intitolata anche laVia ove nacque, io mi permetto inviare unafotografia di quella lapide, con preghiera aLei, ch’è il primo magistrato di codesta città,di farla apporre nella Sala del Consiglio.L’effige del De Rosa è poco riuscita e non glisomiglia, come Ella potrà rilevare dal ritrat-to che, unitamente alla commemorazioneda me tenuta qui (a Venosa, nella Sala delConsiglio Comunale, N.d.R.) il 1° marzo1906, io inviai in quell’anno a codestoMunicipio. Ad ogni modo codesta Città vorràgradire il pensiero e la memoria che io serbodi chi mi fu parente affezionato. Con la piùgrande osservanza”.Dalla lettera dell’Avv. Manieri, oltre alla con-ferma che a L’Aquila la Caserma del 18°Artiglieria era intitolata a Francesco De Rosae ad evidenziare la sua parentela con il De

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Rosa stesso, emerge che erroneamenteritenesse che la Via (in effetti un Vicolo delcentro di Potenza) intitolata a De Rosa fossedove nacque; è quella, invece, dove succes-sivamente abitò la sua famiglia.Nella risposta del 16 luglio 1909 il Dott.Nicola Vaccaro, confermando la ricezionefotografica della lapide innalzata a L’Aquila aFrancesco De Rosa, ringraziò l’Avv. Manieri“per il giusto tributo di affetto e di ricono-scenza portato ad un cittadino che sacrificòla vita eroicamente per la Patria”.E’ necessario ricordare che la campagnad’Etiopia iniziò il 3 ottobre 1935 con unaforza militare di circa cinquecentomila uomi-ni; il 5 ottobre le truppe entrarono inAdigrat, il 6 occuparono Adua, il 15 Axum,l’8 novembre Makallè; il 5 maggio 1936 letruppe italiane entrarono in Addis Abebache il negus neghesti Hailè Selassiè avevagià abbandonato. Sulla scia dell’euforia di quei giorni, agli inizidel 1936, l’Opera Nazionale Balilla decise diintitolare la scuola diurna della Frazione Riolidel Comune di Velletri alla “Medaglia d’OroCap. Francesco De Rosa da Potenza,Maggiore d’Artiglieria caduto ad AbbaGarima presso Adua il 1° marzo 1896” ed ilsuccessivo 24 maggio 1936 la stessascuola fece benedire in Roma una fiammaparimenti consacrata all’Eroe.Il Comitato Comunale dell’Opera NazionaleBalilla di Velletri chiese al Comune diPotenza, “Città natale dell’Eroe” l’offertadella fiamma, la cui spesa d’acquisto pre-ventivata sarebbe di sole Lire 70.Il Comune di Potenza, Podestà L’Avv.Alfonso Andretta, con delibera 143 del 4aprile 1936, aderì alla richiesta pervenutaed approvò la concessione dell’importo perla fiamma, “come intesa ad onorare unnome ed un simbolo delle attuali rivendica-zioni coloniali dell’Italia di Vittorio Veneto”. Sempre sull’onda dell’entusiasmo suscitatodalla presa di Adua, nell’ottobre 1936 fudeciso di collocare sulla facciata principaledella Caserma “Basilicata”, a sinistra del por-tone d’ingresso, una targa in marmo con ladicitura “Ai caduti di Adua vendicati”, targache il Cappellano Militare ritenne non conso-na ai dettami della religione cattolica e chenegli anni ’80 fece modificare in “Ai gloriosicaduti di Adua”. La targa è tutt’ora esisten-te. Il Comune di Potenza nel 1938, Sindaco(allora Podestà) l’Avv. Alfonso Andretta,decise di intitolare al Capitano di Artiglieria,Medaglia d’Oro al Valore Militare, morto inAbissinia nel 1938 durante la Battaglia diAdua, oltre al Vicolo nel Centro Storico,anche una Piazza e propriamente laPiazzetta di circa 30 mq. posta alla fine dellaDiscesa S. Giovanni, fra la Chiesa dellaMadonna di Loreto (detta anchedell’Annunziata) e Via Mazzini.La proposta, però, fu quasi subito scartata;fu scelta, invece, la Piazza nei pressi dellaCaserma Lucania, allora sede della Scuoladegli Ufficiali di Complemento di Artiglieria,

visto che Francesco De Rosa era Capitano diArtiglieria.Fu assunta quindi la delibera 313 in data 2luglio 1938 “Intitolazione del Piazzale S.Maria al nome della Medaglia d’OroFrancesco De Rosa” nella quale il Comune diPotenza decise che: “Ritenuto che il Piazzalegenericamente denominato S. Maria nelRione omonimo, e che nella sua configura-zione pressoché quadrata con una superfi-cie di 1.500 mq. circa, qual è racchiusa frala Caserma Lucania (Scuola Allievi Ufficiali diArtiglieria), la Chiesa e la proprietàScafarelli, è stata recentemente sistemata agiardinaggio, sì da acquistare un aspettoridente e ricercato. Che perciò al Piazzalecosì sistemato si appropria una nuova e piùprecisa denominazione simbolica al nome diun eroe di Potenza, la Medaglia d’OroFrancesco De Rosa, Maggiore di Artiglieria,che incontrò epica morte ad Adua nel 1896.Ritenuto che la intitolazione si addice alPiazzale, anche perché esso fiancheggia lagrande Caserma donde partirono nel 1915al grido della guerra per il riscatto degli ita-lici confini i fanti gloriosi della Lucania;veduto il parere favorevole della ConsultaMunicipale in seduta del 7 corrente; vedutala Legge n. 1.188 del 23 giugno 1927Delibera che è intitolata al nome diFrancesco De Rosa il Piazzale ora cono-sciuto col nome generico di S. Maria, e rac-chiuso fra la Caserma Lucania, la Chiesa e laproprietà Scafarelli”. Interviene, però, tra la RegiaSopraintendenza per l’Antichità e l’Arte delBruzio e della Lucania (allora per i beni anti-chi la Lucania era aggregata alla Calabria)che intervenne per segnalare al Prefettodella Provincia di Potenza che dalla topono-mastica cittadina non poteva scomparire

l’antico nome di S. Maria.Il Comune di Potenza, quindi, con la nuovadelibera 356 del 20 agosto 1938, “Vedutala nota Prefettizia dell’11 agosto che comu-nica il parere della R. Sopraintendenza perl’Antichità e l’Arte del Bruzio e la Lucania, nelsenso che non ritiene opportuno mutaredalla toponomastica locale la denominazio-ne molto significativa ed antica di S. Maria,e consiglia pertanto di mantenere tale deno-minazione al tratto più antico del piazzale, edi intitolarne il resto, ora sistemato a giardi-naggio, al nome del valoroso Francesco DeRosa; aderendo senz’altro all’enunciatoparere; vista la Legge 1.188 del 23 giugno1927 Delibera a modifica dellaDeliberazione n. 313 del 2 luglio 1938 è inti-tolata al nome di Francesco De Rosa l’a-rea poligonale del Rione S. Maria, la quale èracchiusa fra la Regia Scuola Industriale, l’e-dificio delle Scuole Elementari, il DepositoSuccursale del 10° Reggimento Fanteria, laBatteria Deposito della Scuola di Artiglieria(ex Macello Comunale) e la proprietàScafarelli, ora sistemata a giardinaggio”. IlPiazzale è ora intitolato alla memoriadell’On. Aldo Moro.Nel 1967 il Ministero Italiano della Difesadecise di istituire, nella zona monumentalein località Costa Violina di Rovereto (Trento)la Strada degli Artiglieri, dove fra le altre c’èla lapide commemorativa della “M. O.Maggiore Francesco De Rosa alla memoria,Adua 1896” distintosi combattendo durantele guerre italo-etiopiche.

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NOTE1) - De Rosa Francesco Eduardo Maria(Potenza 13.10.1853 - Adua, Abissinia01.03.1896)

Caserma Basilicata: Lapidi con le corone in bronzo

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Il 9 ottobre scorso l’ associazione AIARTha dedicato un convegno sul tema delgioco d’ azzardo dal titolo “ Il vero volto

del Jackpot “. Durante l’ evento, svoltopresso il Centro di Aggregazione Giovanilea rione Lucania, in collaborazione con ilConsiglio Regionale della Basilicata e con ilCoReLAND, sono intervenuti molteplicirelatori, ognuno dei quali ha messo in luce,in base alle proprie competenze, i variaspetti del problema. Ne è risultato unquadro complessivamente allarmante.Obiettivi prossimi e concreti dell ‘ AIARTsono il blocco delle nuove licenze e lo stopdella pubblicità ingannevole sulle reti pub-bliche. E’ stato evidenziato lo stretto lega-me tra le varie lobby del gioco d’azzardo ela politica. Sono emersi due costi socialirelazionati alla tematica: l’ infiltrazione diorganizzazioni criminali mafiose nel settoree, appunto, la dipendenza che coinvolge diriflesso anche le famiglie dei diretti interes-sati, fenomeno che costituisce una impor-tante questione di salute pubblica.Particolarmente interessanti sono stati dueinterventi. Bruno Laurita, ConsigliereNazionale dell’ Associazione ItalianaPubblicitari Professionisti, analizzandosemioticamente un noto spot televisivo neha illustrato la totale ambiguità insidiosa,suggellata dal consiglio finale del “giocaresponsabilmente”. Pierluigi Aragoneto,Docente di teoria dei giochi pressol’Unibas, si è concentrato sul lato matema-tico, spiegando come nei giochi d’ azzardol’ abilità del giocatore non ha nessunainfluenza sull’ esito del risultato e come lapercezione della reale probabilità di vittoria

sia falsata. Statisticamente è difficile vince-re; si perde molto e spesso. Il fenomeno inBasilicata ha raggiunto, nei rapporti ufficia-li, cifre pericolose. Se si pensa alla attualecongiuntura economica e al dato che lapopolazione più povera gioca maggiormen-te rispetto a quella ricca è chiaro che nonpuò essere rimandato un deciso interventosul problema. La ludopatia è un morbosilente e latente, trasversale e intergenera-

zionale. Fondamentale è il ruolo dellacomunicazione sociale che non intende vit-timizzare chi è succube, ma si pone l’obiet-tivo di stanare una patologia, dandone unadefinizione netta, inequivocabile, esente damenzogneri moralismi.Lo scopo è anchequello di attivare supporti di sostegno perchi senta di averne bisogno. Se la Fortunaè una Dea bendata, noi tutti ,invece, dob-biamo tenere gli occhi molto aperti.

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Fernando MOLINARI

Quando lacomunicazione persuade algioco d’azzardo

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Il Centro Italiano Femminile ha una lungastoria alle spalle fatta di 70 anni di lavo-ro, solidi principi da tutelare e valori da

non intaccare. L'impegno e l'opera dei CIFsu tutto il territorio nazionale sono da sem-pre ispirati ai principi cristiani ed alla dottri-na sociale della Chiesa cattolica. InBasilicata, dopo la II Guerra Mondiale, il CIFsi è molto adoperato per aiutare tutte quel-le famiglie che, stremate dalla guerra, eranocostrette a vivere nella povertà. E lo fece,comprendendo le necessità del momento,nel modo più semplice e incisivo: fornendopasti caldi, vestiario e battendosi per favori-re l'istruzione e sconfiggere l'analfabetismo. Oggi la sfida è rivolta alla costruzione di piùsolide relazioni sociali, al sostegno della cul-tura, ad assicurare i principi di solidarietà,pace e giustizia sociale, all'interazione con leistituzioni e le agenzie educative, con unocchio di riguardo verso i più deboli, disabi-li e persone in difficoltà.Il CIF è uno straordinario strumento di pro-mozione umana, attento al vissuto dell'indi-viduo, di cui cerca di valorizzare ogni aspet-to. Di tutto questo ci ha parlato AntonellaViceconti, attivissimo vicepresidente dellasezione del CIF di Lauria, nonché consiglie-ra regionale e provinciale dello stesso CIF edonna dell'Anno 2013 per l'impegno nelsociale, che ci ha fatto capire come questoorganismo sappia creare una rete invisibiletra le persone e metterle in sintonia non-ostante la diversità di ognuno.É un universo fatto di donne, è un umane-simo fatto da donne. Ed è un grande contri-buito che, tramite la loro sensibilità, questedonne possono donare all'intera società.

Antonella Viceconti, ci introduce nelmondo del CIF spiegandoci che tipo diorganismo è?È un'associazione onlus di donne, credenti,cittadine, presente in modo capillare in tuttaItalia. Il CIF si rivolge da 70 anni al camposociale, civile e culturale, per costruire rap-porti di promozione umana, di solidarietà,pace e giustizia sociale. In Basilicata è pre-sente in 11 comuni della provincia diPotenza: Potenza, Melfi, Rionero, Lavello,Venosa, Pescopagano, Muro Lucano, Tolve,San Fele, Lauria e Rotonda, con proprie sedie servizi, in una politica orientata al benecomune.

Il CIF di Lauria ha compiuto 20 anninel 2012, un esempio di longevità dichi si è ben speso per il territorio?A dire il vero Il CIF a Lauria era già presen-te negli anni '70 ed ha operato fino agli inizidegli anni '80. Poi nel 1992, insieme ad ungruppo di donne, decidiamo di affrontareuna nuova sfida, potenziandone le attività eoffrendo nuovi spazi di comunicazione e diconfronto alle donne di ogni ceto sociale. Inventi anni di presenza il CIF di Lauria harealizzato l'obiettivo di valorizzare il ruolodella donna nella società. Dopo un venten-nio di presenza attiva nel tessuto socialelocale, sento di potermi ritenere soddisfattadell'opera avviata dall'associazione, anchegrazie ai servizi rivolti ai minori e agli adole-scenti, come l'istituzione del CentroEducativo per minori nel 1994 e, nel 2010,con l'apertura del Centro di AggregazioneGiovanile, previsto dal Piano Sociale di Zonaregionale. L'impegno costante e di condivi-sione del gruppo ha portato negli anni aconsolidare il CIF Lauria a seguito del dialo-go e del confronto diretto con gli altri 11comitati presenti in Basilicata, con i vari CIFdi Italia, con la sede nazionale a Roma, masoprattutto con le altre realtà associative delterritorio Lagonegrese–Pollino.

Lei è spostata, ha figli, fa l'insegnante,partecipa alle attività sociali del terri-torio, si cimenta con il teatro e trovaanche il tempo di fare volontariato. Ci

dice come si fa?Certamente coniugare il ruolo di moglie,madre, volontaria, lavoratrice non è facile,ma la passione, l'impegno, la volontà, lacostanza aiutano a superare ogni difficoltà epermettono di ritagliare quel tempo utile perrealizzare e portare avanti i propri sogni, ipropri ideali, realizzare i progetti che stannoa cuore, in una visione comunitaria di benecomune. In questi anni non sono stata maisola, ma sostenuta da un grande gruppo didonne e famiglie che hanno innanzituttocreduto in me e mi hanno sostenuta neimomenti di difficoltà. La stessa famiglia èstata per me input favorevole nell'impegnosociale, soprattutto i miei figli, che mi tra-smettono quotidianamente la forza e ladeterminazione necessarie.

In Basilicata il CIF è attivo dal 1945.All'indomani del conflitto mondialeebbe un ruolo importantissimo pertutte quelle famiglie che vivevano incondizioni disagiate, di indigenza e dipovertà. Se in quegli anni difficili il CIF(allora struttura federativa che sareb-be diventata solo nel 1970 associazio-ne) si prodigava per fornire pasti caldi,indumenti, favorire l'istruzione com-battendo l'analfabetismo, da cosa nonpuò esimersi, oggi, un CIF moderna-mente strutturato che operi con profit-to nella contemporaneità?

Il CIF LauriaTra impegno sociale, solidarietà e amore verso il prossimo

Giovanni GALLO

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Il Cif, ieri come oggi, continua a svolgere ilsuo lavoro capillare a favore di una culturadi promozione della donna e della sua digni-tà. CIF ha sempre operato ed opera nellaconsapevolezza di dare nuove opportunità atutte le donne, per difendere le discrimina-zioni e le marginalità delle fasce più deboli(donne, immigrati, minori, anziani, disagia-ti). Nella società attuale tutto cambia veloce-mente, mutano le necessità e le priorità. Senel dopoguerra era prioritario occuparsidella povertà, dell'analfabetismo, del dirittoal voto alle donne, oggi le cose sono un tan-tino diverse. Le nuove lotte e sfide socialisono la discriminazione nel settore del lavo-ro, la conciliazione maternità-lavoro, il ruolodelle donne nelle istituzioni e nella politica,ma anche le tematiche sanitarie quali lenuove dipendenze, la prevenzione e la tute-la della salute della donna.

Ultimamente si parla tanto di femmini-cidio, le cronache dei giornali e delle tvne sono piene. Il CIF non può dimenticare la violenzamorale, psicologica e fisica cui oggi stiamoassistendo; è una tematica sociale di gran-de rilievo, difficile, che nei giorni scorsiabbiamo discusso con Anna Maria Fanelli,consigliera di Parità regionale del CIF, neltentativo di portare alla ribalta il problema eper esprimere la nostra contrarietà al tristefenomeno del femminicidio. In effetti abbia-mo aderito con convinzione alla“Campagna 2013-2014: Voce allaConvenzione di Istambul - Azione di contra-sto al femminicidio e alle discriminazioni nelmondo del lavoro”, su cui la Fanelli haampiamente relazionato.

Nell'immediato dopoguerra il CIF pre-parò all'esercizio del voto, cui le donnelucane furono chiamate nelle elezionisuccessive. Ora, sebbene le elezioniregionali siano alle porte, è chiaro cheil compito delle donne dell'associazio-ne non è più questo. Si augura peròche all'interno del futuro consiglioregionale vi sia una maggiore rappre-

sentanza femminile che, facendo teso-ro del grande patrimonio di forza edeterminazione di quelle donne, sibatta come allora e apporti alla socie-tà gli stessi benefici?Da uno sguardo alle liste per il rinnovo delConsiglio Regionale emerge solo il10% didonne tra i candidati alle prossime consulta-zioni elettorali. Questo dato preoccupa

notevolmente, considerato che la popolazio-ne femminile lucana supera largamentequella maschile (282.779 maschi e 295.257femmine - censimento Istat 2011).Continuando ad essere queste le tendenze,c'è il rischio di non avere la presenza e ilpunto di vista delle donne rispetto alle innu-merevoli questioni lucane che riguardano illavoro, il welfare, l’ambiente, l’urbanistica lasanità, la valorizzazione dei territori, leimprese, la trasparenza e l’etica nell’azionepolitico-istituzionale. Mai come ora, in unacrisi economica e di valori, il nostro Paeseha bisogno della creatività, della competen-za e della concretezza dell'apporto femmini-le, a tutti i livelli istituzionali. Solo così “pariopportunità” smetterà di essere semplice-mente uno slogan elettorale e solo così ilprocesso di crescita della nostra regionepuò compiersi. L'impegno della nostra real-tà associativa, sia a livello regionale chenazionale, deve necessariamente essereorientato in questo senso, per promuoveree garantire la presenza femminile nella poli-tica, in un'ottica di vera parità di genere, aldi là delle quote rosa.

Chi è Antonella VicecontiInsegnante di Religione e Filosofia nelle scuole Medie e Superiori. Da oltrevent’anni lavora nel mondo del volontariato, per tutelare e promuovere ilvalore delle donne, per difendere le discriminazioni e le marginalità dei piùdeboli, il valore della famiglia, la dignità della persona umana. La sua voca-zione per il sociale mira soprattutto alla formazione dei giovani e all’inclu-sione sociale dei soggetti svantaggiati, attraverso una rete di relazioniumane e di progetti che esprimono l’impegno cristiano di solidarietà, dilegalità e di amore per il prossimo.Nel Gennaio 2013 riceve dalla Consigliera Regionale di Parità, Anna MariaFanelli, il Premio Donna dell'Anno per l'impegno nel sociale. Ad Agosto diquest'anno riceve, nel corso della VII Edizione della Notte Bianca, il Premio“Donna Lauriota di Successo”.

Un approfondimento su Antonella VicecontiDa Novembre 2012 Coordinatrice Programma Fondazione con il Sud“Lungo la strada maestra” per la promozione della cultura del volontariatoe la solidarietà tra le nuove generazioni.Dal 2010 Responsabile del CAG - Centro di Aggregazione Giovanile(Comune di di Lauria -Piano Sociale di Zona Regionale) da Luglio 2011 Referente progettuale “Programma sostegno delle reti divolontariato in Basilicata” della Fondazione con il Sud - “U’Vicinanzo”Da Settembre 2010 Referente Rete Territoriale del Lagonegrese CSVBasilicata (Centro Servizi per il Volontariato in Basilicata) per la promozio-ne delle Reti Territoriali del Volontariato in Basilicata.Progettista e Responsabile del CER – Centro Educativo Ricreativo servizio socio educativorivolto ai minori e adolescenti in partenariato con il Comune di Lauria (servizio istituito dalCIF nel 1998 e ricostituito nel 2005 a Lauria)Dal Marzo 2004 a Settembre 2005 collaborazione professionale con il Centro Serviziper il Volontariato di Basilicata (CSVB) per la ricerca a carattere sociale: “Indagine cono-scitiva sul disagio in Basilicata”.Dal 12.9.1992 Presidente/Fondatrice dell’Associazione C.I.F. – Centro Italiano Femminiledi Lauria;Dal 2009 Consigliera Regionale del CIF di Basilicata dal 2000 Consigliera Provinciale C.I.F. - Potenza; attualmente riveste la carica diTesoriera;Catechista, membro del Consiglio Pastorale, Animatrice Liturgica della Diocesi di Tursi –Lagonegro.

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Ogni anno la “Fidapa” di Venosa orga-nizza il Premio “Nada Bagnoli” nelricordo di una persona speciale, una

farmacista, molto conosciuta e stimatanella comunità venosina, la cui immagine èimpressa indelebilmente nella memoria ditutti per le sue straordinarie doti umane.Altrettanto ammirevole è il coraggio di unadonna eccezionale, piccola di statura, macon un’indole grintosa, forte come una roc-cia. Questi i motivi che hanno spinto, loscorso 5 ottobre, la “Fidapa” di Venosa,attraverso le figure istituzionali dellaProf.ssa Antonella Calice, Presidente“Fidapa” – Sezione di Venosa, delCommissario Prefettizio del Comune diVenosa, Rosa Correale, dell’avvocatoDott.ssa Cristiana Coviello e dalla Dott.ssaAssunta Basentini, Psicologa Forense, aconferire un riconoscimento speciale, permano del Dr.Vito Carretta, a FilomenaIemma (in Claps), mamma di Elisa, la gio-vane scomparsa, all’età di 14 anni, nel lon-tano 12 settembre 1993. Un doloreimmenso, inenarrabile, che continua adassillare l’animo della mamma e del fratel-lo, Gildo Claps (anch’egli intervenuto alCastello di Venosa) dopo tre anni dal ritro-vamento ufficiale del corpo, il 17 marzo2010, nel sottotetto della Chiesa della SS.Trinità di Potenza. Tre anni di decorso pro-cessuale, tra ricorsi, trasferimenti e buro-crazie, che hanno portato, fino a provacontraria, alla luce una verità, l’arresto diDanilo Restivo come unico responsabiledell’omicidio e condannato dal Gup delTribunale di Salerno a 30 anni di carcere, inprimo grado, con la formula del rito abbre-viato, condanna confermata in Appello, emille altre ombre legate a presunte altre

responsabilità. È naturale che qualunqueperdita lo sia, ma il dramma vissuto dallafamiglia Claps in questi lunghi anni è oltre-modo indescrivibile. Sebbene la stragrandemaggioranza dei potentini e lucani perbe-ne, abbiano sempre dimostrato solidarietà,dignità e compostezza, stringendosi concommozione attorno al loro dolore, tantisono stati anche i pregiudizi e le “cattive-rie” che la signora Claps e tutti i compo-nenti della famiglia, lamentano di aver

subito da parte di alcune persone moltoinfluenti nella comunità potentina.Malgrado ciò, Filomena ha sempre ribaditocon fermezza il suo intento a perseverareper ottenere giustizia, ed oggi a far sì chela verità sostanziale dei fatti e quella effet-tuale coincidano, e ciò che è realmenteaccaduto quella domenica mattina di 20anni fa, venga finalmente a galla nella suainterezza, senza sottorifugi, né approssi-mazioni. “Le persone in alto, i grandi per-

Premio Nadia Bagnoli a Filomena Iemma Claps

Fidapa Venosa,nel segno di Elisa

Marianna Gianna FERRENTI

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sonaggi, potenti, non hanno mai fatto nullaper aiutarci. L’aiuto è sempre arrivato dal-l’esterno- ha commentato Filomena”. Nonc’è vendetta nel cuore di una mamma, nonc’è mai stata. La comprensibile rabbia diuna famiglia, inevitabilmente scossa neisuoi equilibri, ha lasciato spazio alla lucidi-tà di chi, con coraggio, ha sempre parlatocon chiarezza e semplicità, con schiettezzae senza remore, facendo affiorare, nel limi-te delle proprie possibilità, verità che anco-

ra sottacciono. “Finché avrò un filo di vita egli occhi saranno aperti – dice Filomena - ioci sarò sempre, sarò sempre presente aiprocessi e quando verrò a mancare cisaranno i miei figli”. “Elisa – aggiunge - ènel cuore di tutte le mamme e i figli dimamma. Per anni il suo piatto è stato sem-pre a tavola. Eppure io sapevo che nonsarebbe più tornata. Solo da poco tempol’ho tolto, da quando hanno ritrovato ilcorpo”. E aggiunge “hanno detto tante fal-

sità, ad esempio che io ce l’ho contro tuttiindistintamente. Io non ce l’ho contro laChiesa, ce l’ho soltanto contro chi ha per-messo che mia figlia rimanesse in quel sot-totetto per 17 anni”. “Sbagliare si può, masbagliare con proposito è cattiveria, questonon lo accetto” e conclude “il corpo di miafiglia poteva essere ritrovato la domenicastessa in cui è scomparsa. Non auguro anessuno di provare il calvario che stiamoattraversando noi, da vent’anni”.

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L’istituto comprensivo P. Berardi - F.S.Nitti di Melfi - scuola primaria - plessoNitti e Cappuccini, l’Aci -Automobile

Club d’Italia di Potenza e di Roma, il clubAmici d’Auto e Moto d’Epoca e l’Avis di Melfihanno organizzato, insieme, un importanteevento che converge sulla consapevolezzache la maturità automobilistica si acquisi-sce fin da bambini, attraverso la conoscen-za della segnaletica stradale e delle normebasilari dell’educazione civica, rapportatealla circolazione stradale. Con questointento nasce “Kart in piazza”, una manife-stazione che è molto più di un sempliceavvicinamento dei giovani al mondo deigo-kart. È un modo per rendere consape-voli i ragazzi del fatto che guidare è un attodi responsabilità verso gli altri, prima cheverso se stessi. “L’idea nasce dall’intento difar provare ai bambini delle scuole elemen-

tari alcuni mezzi meccanici appositamenteadattati”– spiega il presidente dell’AciPotenza Francesco Solimena. Il progetto èconsistito in un due momenti, uno teorico,corredato da una piccola lezione di educa-zione stradale con particolare parallelismotra i comportamenti sulla strada e quelliconsuetudinari; l’altro, pratico, è consistitoin un’esperienza concreta rapportata allarealtà. Si è fatto così provare loro cosasignifichi guidare un mezzo motorizzato,dall’uso accelerato del freno a quello dellosterzo, fino ad impegnarli nella lettura diqualche cartello stradale”. Un modo perresponsabilizzarli, seppure con divertimen-to e leggerezza. La parte più interessante,però, è coincisa con l’assegnazione di uncompito importante, quello di diventare“maestri” dei propri genitori per corregge-re i comportamenti sbagliati di chi deve

essere un modello per i ragazzi. E’ statoconsegnato loro, infatti, un decalogo dinorme deontologiche del comportamentostradale da trasmettere ai genitori. Basta ilrispetto e l’assimilazione di piccoli precetti,su cui spesso gli adulti sorvolano, comeindossare sempre le cinture di sicurezza,non fumare in auto, quando si è alla guidaevitare di parlare al cellulare, per evitaredanni irreparabili. Esiste perfino unManifesto per un’Etica della MobilitàResponsabile, promosso dall’Aci nazionaleche ravvisa nell’auto non un semplice vei-colo utilitaristico ma la manifestazione diuna libertà individuale che è veramentetale solo se rispetta i cittadini secondo idettami di un’etica della responsabilità civi-ca prima che automobilistica. “L’iniziativa –commenta Felice Mallano, presidente delclub Amici d’Auto e Moto d’Epoca- sezione

Melfi, segnali stradali e prove di Kart in piazza

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di Melfi, è stata ideata dall’Aci Sport diRoma che lo ha proposto in dieci localitàd’Italia, tra cui la Provincia di Potenza e lacittà di Potenza”. “Noi – aggiunge il presi-dente Mallano - grazie alla collaborazionedell’Istituto comprensivo Berardi-Nitti e delComune di Melfi, con particolare interessa-mento dell’Assessorato allo Sport, siamoriusciti a portarlo con grande orgoglio aMelfi”. “La prof.ssa Maria Filomena Guidi,direttrice dell’istituto – chiosa- ha sposato ilprogetto e assieme al corpo docente lo haavallato”. Durante la parte teorica sonostati consegnati dei gadget per invogliare ibimbi; presente tra gli altri un testimoniallo sportivo Antonio Lucente, che ha debut-tato nel Campionato italiano autostorichevelocità in pista, ha modificato un “mag-giolino tutto-matto”, tratto dal titolo di unomonimo film del 1968 per la regia diRobert Stevenson ed è diventato campionenazionale nella specialità. Nella parte prati-ca invece le classi, una alla volta, sonostate accompagnate nella piazza antistantealla scuola, dove sono stati allestiti 10 kart,depotenziati a 10 km all’ora; a turno i bam-bini sono saliti e con l’assistenza costantedi un istruttore sono stati guidati verso unpercorso con barriere e segnaletica oriz-zontale e verticale. “L’emozione della guidae il tifo da stadio sono incrementati quan-do sono saliti i bambini del centro Avis”conclude il presidente Mallano. Il tutto èstato arricchito dalla partecipazione dellaBanda Musicale dell'I.I.S. Ten. Righetti. “LaScuola primaria Berardi-Nitti, che compren-de il plesso Nitti e Cappuccini – commentala prof.ssa Maria Filomena Guidi - ha rece-pito l’iniziativa promossa dall’AutomobileClub Italia in quanto perfettamente in lineacon il percorso curriculare che prevede l’e-

ducazione stradale nelle classi terze, quar-te e quinte. Ogni anno viene sviluppatocon la collaborazione della PoliziaMunicipale del Comune di Melfi attraversopercorsi didattici in aula e sul territorio”.“L’organizzazione è stata perfetta – conti-nua la prof.ssa Guidi – 345 bambini e leloro famiglie hanno accolto l’iniziativa, attaad incrementare il valore della sicurezzastradale, in maniera positiva”. E aggiunge“continueremo il progetto fino alla fine del-l’anno, affiancati dalla Polizia Municipale,con cui abbiamo all’attivo altre iniziativefinalizzate a radicare nei bambini un pro-fondo senso civico; tra queste il consigliocomunale per ragazzi, realizzato grazie conil contributo del Comune di Melfi e leMiniolimpiadi, giunte alla settima edizionecon il coinvolgimento di ben 450 ragazzi. Etutte sono state realizzate con la ampia col-

laborazione di diversi enti, comel’Assessorato allo Sport, il CSI (Centro spor-tivo italiano), il CIP (Comitato ItalianoParalimpico) e la Special Olimpics, una fon-dazione internazionale che si occupa, sem-pre attraverso lo sport, di integrare i ragaz-zi con disabilità intellettive nel contestosociale. Inoltre, la prolifica collaborazionecon l’Avis ci ha portato a realizzare altri dueiniziative importanti: Giochi del passato neiquartieri di Melfi, (a cura AIAS di Melfi,dell’AVIS, dell’A.S. D. Okinawa KarateCenter e dell’A.S.D. Athena Melfi), rientran-te nel progetto Scuola aperta in estate, el’iniziativa Pulisci l’ambiente in cui sonostati coinvolti ben 120 allievi delle classiquarte che assieme agli operatori dell’Avishanno provveduto a pulire l’area-fossatodel castello federiciano”.

ma.gi.fe.

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Una interessante operazione editoriale,all’interno delle iniziative culturali peril 150° anniversario dell’unità, ha

riportato all’attenzione di specialisti e lettorila figura di un lucano, uomo del risorgimen-to e parlamentare del primo parlamento ita-liano nella fase della difficile costruzionedello Stato Unitario. Si tratta di F. PetruccelliDella Gattina di cui è stato ripubblicato dallaRegione Basilicata I moribondi del PalazzoCarignano, già edito a Milano, nella edizio-ne Fortunato Parelli e presso l’AgenziaGiornalistica di via San Paolo, n.8, nel 1862,in 16°, pag. 207.E’ la ristampa anastatica del famoso volu-me di Petruccelli della Gattina che è giàstato pubblicato, nei suoi centocinquant’an-ni di storia, ed ha incontrato l’attenzione distudiosi ed editori con più di una decina diedizioni. La novità, però, di questa edizionesta non solo nella ristampa anastatica ed inbella veste della edizione del 1862, ma nellarigorosa rilettura critica, affidata ad unsecondo volumetto, una vera edizione cri-tica, del prof. Antonio Lerra, dal titolo Peruna “rilettura”de I Moribondi del PalazzoCarignano . Dopo aver preso in esame tuttele precedenti edizioni, da quella in chiavemoderata di Giustino Fortunato, nel primocinquantenario dell’Unità, nel clima deter-minato dal suffragio, detto universale, edalla impresa di Libia; a quelle di GiuseppeFonterossi, di Ferri, di Capuana, Croce, LuigiRusso, di Folco Portinari per giungere aquella di Marcello Veneziani che fece del-l’autore, tra l’altro con un taglio giornalisticopiuttosto che scientifico, un oppositore della“casta ai suoi albori” e l’iniziatore dell’anti-politica. La rilettura critica riporta alla luceuna personalità fraintesa strumentalmenteche fu attivo nello snodo cruciale tra il ’48 eil ’61, e comprese con lucidità che, all’indo-mani della unità, erano svanite le prospetti-ve per cui si era battuto. L’opera è attualis-

Ferdinando Petrucc

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sima per la portata della denuncia e dellarappresentazione di una realtà istituzionalenon rappresentativa, anzi distante, dalpopolo reale, a fronte di una pratica e cul-tura politica molto distante dalla possibilitàdi offrire un qualunque spiraglio di unimmediato positivo futuro. Nella Hors d’œuvre Per le persone che nonson serie, introduzione ai Moribondi delPalazzo Carignano, espressa in tono narra-tivo e satirico, un io narrante, viaggiatoresu un treno diretto a Torino, svegliatosi alcicaleccio dei suoi compagni di viaggio, rico-nosce nel signore seduto accanto un parla-mentare . L’onorevole sostiene che la vitadi un parlamentare è quella di un “galeottodella sovranità popolare”, la cui posizione ètutt’altro che invidiabile, divisa tra discorsidavanti ai suoi colleghi, visite nei territoriper incontrare gli elettori, richieste di pre-bende e favori; il tutto con appannaggi chenon andrebbero assolutamente a coprire leperdite determinate dall’abbandono delleattività originali ben più remunerative, afronte di spese molto elevate a cominciaredal fitto di abitazioni in una Torino che haimmediatamente adeguato il suo tenore divita al nuovo ruolo di capitale dell’Italia,appena unita, e delle toilette della suasignora, necessarie per affrontare i gala chele mansioni di parlamentare comportano.La Hors d’œuvre Per le persone serie ciriporta all’io narrante, dichiaratamente F.Petruccelli della Gattina, parlamentare disinistra del Parlamento Italiano, che racco-glie le sue esperienze, descrive i suoi colle-ghi in alcune lettere destinate alla Presse diParigi, con una chiara intenzionalità politico-comunicativa sia come italiano che comepatriota. Un lavoro psicologico assiduo chelo porta a cogliere e interpretare caratteri,pensieri, uomini, mettendo in relazione leparole con lo stato reale del cervello. Graziea questa assidua e fissa attività, giunto nel

P a r l a m e n t o ,impara a rico-noscere nonsolo le“ignobili avidi-tà” ma, soprattut-to, la differenza traconcetti espressi e ideeconcepite, tra desideri deiministri e desideri dei deputati,la fisionomia collettiva della Camerache descrive attraverso un affresco illu-minante e vigoroso degli appartenentidella Destra, della Sinistra, del Centro, del“Terzo Partito”, delle “farfalle”, dei fabbri-canti e dei traffichini degli ordini del gior-no,dell’addormentato, dello stanco, dell’in-discreto. 443 membri, 438 elezioni validate, suideputati 2 principi, 3 duchi, 29 conti, 23marchesi, 50 commendatori o gran croci,135 avvocati, 117 cavalieri, 10 preti, 4ammiragli 52 professori, insomma lagamma completa di attività, professioni,onorificenze della classe medio alta italia-na.”Vi è di tutto, eccetto il popolo”. Dopo la morte di Cavour cui dedica le pagi-ne più intense e di stima, continuò a batter-si, convinto della necessità che si rafforzas-sero il ruolo dell’Italia e la sua credibilità inEuropa, questo soprattutto come patriotaben consapevole della sconfitta politica subita dal campo democratico-popolare.Avvertendo la necessità e, in fondo, la pos-sibilità di un rilancio della cultura e dellaprogettualità e pratica politica della sinistra,a patto che fosse rivitalizzata da più ade-guate rappresentanze politiche e istituzio-nali che solo lo scioglimento di quelParlamento e nuove elezioni potevano sol-lecitare. I moribondi del Palazzo Carignanoritraggono, dunque, il Parlamento italianoappena costituito, riepilogo della nazione;l’intento è quello di disegnare schizzi “senza

dettagli inutili, senza simpatie di campani-le”, fissando però che il Parlamento, chepure ha bisogno di essere rinnovato nei suoicomponenti ed aspetta il suo Cromwell,mentre la composizione dei partiti è adulte-rata e tutto “fermenta”, resta, anzi è, “ilcuore che palpita ed indica in Europa chel’Italia una vive, pensa, parla, vuole ed èpronta ad agire”.Si aggiunge a questa operazione editoriale,poi, un volumetto, a firma Vito De Filippo,che completa la complessiva operazionecon un contributo, anche se a sé stante,con le relazioni, in Consiglio, sui 40 annidella Regione Basilicata e sul 150° anniver-sario dell’Unità d’Italia; a corredo, in appen-dice, pochi ma significativi documenti, inparticolare carte storiche della Basilicata edegli articoli di legge che nel 1806 definiro-no il territorio della regione, la formazionedei Consigli decurionali, distrettuali e pro-vinciali. Auspicio finale è che questa atten-zione istituzionale a Petruccelli della Gattinapossa rappresentare un primo passo versouna rilettura del suo profilo e dell’insiemedella sua opera.

ma.to.

ccelli della Gattina

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Roma, la serata del 26 ottobre si ètinta di “lucano” nel Museo Etrusco diVilla Giulia, il quarto appuntamento

della rassegna “Un Sabato Notte al Museo”ha visto come protagonista la Basilicata.La nostra terra ha rappresentato al megliola volontà espressa per questo appunta-mento intitolato “5 Sensi + 1 – La Vista” edè stata capace di esporre al meglio iniziati-ve, movimenti e idee riguardanti appunto iltema della serata.La manifestazione si è aperta con l’ incon-tro nella Sala della Fortuna; sono interve-nuti Alfonsina Russo, Soprintendente per iBeni Archeologici dell’Etruria Meridionale,Alberto Versace, Consigliere del Ministerodello Sviluppo Economico e Presidente delComitato di Coordinamento "SensiContemporanei", Paride Leporace,

Direttore della Lucana Film Commission e ilregista Marco Risi.Il filo conduttore che ha accomunato gliinterventi è stata la presentazione delbando di sostegno alle produzioni cinema-tografiche “In Basilicata puoi farti tutti i filmche vuoi”, un’iniziativa della Lucana FilmCommission che punta a valorizzare pae-saggi, storia e cultura lucani, incentivandole produzioni cinematografiche dando aipiù meritevoli accesso a fondi apposita-mente stanziati.L’occasione è stata preziosa per portareancora avanti il progetto di Matera capitale

europea della cultura 2019 e città del cine-ma, presentando e facendo un excursussui molti volti di Matera, sulle vicende dimezzo secolo legate ai sassi, prima abban-donati e oggi finalmente ripopolati, suipaesaggi e gli scenari che la città ha offer-to al cinema e sul livello culturale che lacittà si sta impegnando a mantenere alto.In seguito l’attenzione si è spostata nellaSala dei Sette Colli e nella Sala di Venereper l’inaugurazione della mostra a curadella cineteca lucana “La Macchina deiSogni. Seduzioni Dal Cinema); la lucanissi-ma famiglia Martino, storica e più impor-

Metti la Basilicata, un sabato notte a Roma

Carlo CALZA Jr.

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tante famiglia di collezionisti di materialeriguardante il cinema, ha messo a disposi-zione del pubblico una quantità enorme dicimeli cinematografici.Con una breve panoramica guidata si èpotuto ammirare oggetti primordiali comela “Lanterna Magica”, i vetrini utili a realiz-zare le primissime proiezioni, le macchineda ripresa più famose, manifesti e cimeli diogni tipo.La colonna sonora della serata è stata ese-guita dal Trio Porteno, composto daGennaro Minchiello, (violino), GiovannaD’Amato (violoncello), Pasquale Coviello

(fisarmonica), che ha deliziato il pubblicoeseguendo brani tratti da colonne sonoredi Morricone, Piovani, Piazzolla e Rota.Gli ospiti hanno potuto visitare il museoetrusco e partecipare a visite guidate atema a cura degli Archeologi dellaSoprintendenza.La manifestazione si è conclusa con unadegustazione di cibi e vini lucani offerta dalGAL “la Cittadella del Sapere”.Per la serie “La Basilicata sempre più pro-tagonista fuori dei confini regionali” grazieanche al fatto che… in Basilicata puoi fartitutti i film che vuoi.

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Volete sapere se, per caso, la scorsanotte si è verificata una lieve scossadi terremoto? O era semplicemente…

l’inquilino del piano di sotto? Per chiarireogni dubbio (come sempre ormai) c’èInternet. Osservatorii sismici online vitoglieranno (in tempo reale) ogni dubbio,con tanto di mappe e grafici specialistici.Ma se ancora non siete soddisfatti e voleteapprofondire l’argomento, potete consulta-re magari questo blog: tersiscio.blogspot.itdi Marco Mucciarelli, docente di SismologiaApplicata presso la Scuola di Ingegneria

dell'Università della Basilicata, nonchèdirettore del Centro Ricerche Sismologichedell'Istituto Nazionale di Oceanografia eGeofisica Sperimentale (OGS). L’acronimo“ter-si-scio” starebbe per “terremoti, sismo-logia ed altre sciocchezze” come recita ilsottotitolo. Beh, insomma…chiamale scioc-chezze!!E comunque, su Internet si trova veramen-te, ma veramente di tutto. “Curiosità”potremmo allora sottotitolare questo nume-ro della nostra rubrica. Un’etichetta che,nella blogosfera lucana, comprende argo-menti tra i più disparati: dai misteri e lecuriosità alla…”Voyager” (miecu-misteri ecuriosità: miecu.blogspot.com) ai laborato-ri creativi per bambini (tinafesta.word-press.com); dal mondo della televisione(“ilTelevisionario si occupa del mondo dellatelevisione a 360°gradi, con spazi dedicatiai programmi e ai personaggi della nostratv con un occhio sempre acceso sulle altrerealtà televisive straniere”) all’eco- arreda-

mento (“BCasa.it è un blog sui temi dellaCasa ecologica, risparmio energetico, con-sigli sul risparmio energetico, arredamentoed Eco design”). Ci sono poi ‘fan-blog’come chuckbartosky.blogspot.it (sulla serietv Chuck) o curiose idee come “iltuomiglio-reamico” (blog.libero.it/amicoblog/view.-php) di “dekster14”, che si propone addirit-tura come “un amico a vostra disposizione”.Come direbbe Gigi Proietti: «de ‘stitempi…».Speriamo, in conclusione, che fra tutti que-sti blog non abbiate mai bisogno di visitare“Questioni di corna” (blog.libero.it/vietato-leggere) : blog che “raccoglie confessionidi tradimenti d'amore analizzandone lecause e ironizza sugli aspetti tragi-comici diun fenomeno sempre piu' diffuso nelBelpaese quale l'infedelta' coniugale”. Opeggio ancora www.licenziamento-dimis-sioni.com (“primo sito italiano interamentededicato al licenziamento ed alle dimissioninel mondo del lavoro”).

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Donato SABINA

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64 D O L C E & S A L A T O

Ben trovati, nuovi scenari si apronodifronte ai nostri occhi, l’autunno ègià arrivato, il freddo raggiunge i

sensi ubriacandoli di sensazioni e il raf-freddore è pronto a sorprendere

chiunque senza fare alcunadistinzione. Poco importa se siè bambini o anziani; quandol’influenza arriva non lasciascampo. Molteplici i rimedidella nonna, dai decotti alleminestrine, a sciroppi fatti incasa fino ad arrivare a gusto-sissimi brodini a base di polloe verdure. Tuttavia l’elemento

rassicurante resta il letto doveci si lascia coccolare.

Mediamente il tutto siesaurisce nell’arco di

tre o quattro gior-ni. Giusto il

tempo di pen-sare a comeorganizzarsial meglio edecco che lar o u t i n equotidianaprende ilsopravven-to lascian-doci la sen-

sazione dellatemporaneità

ma soprattuttodella frattura crea-

ta rispetto al ritmoquotidiano. Nella nuova

stagione, alcuni elementi della natura

“REGINAD’INVERNO”

Carla MESSINA

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tendono a prendere il sopravvento, ognicosa va ad assumere una posizione benprecisa, pronta ad incastrarsi con i molte-plici impegni del quotidiano; forme, colo-ri, pensieri vanno in unica direzione quasia dettare regole al tempo, anche se tuttoquesto si scontra con una realtà paralle-la, dettata dal ciclo delle stagioni che,grazie alla sua permanente presenza ecostanza, rimette in ordine il caos spessogenerato dalla freneticità ed incostanzadegli uomini. In Basilicata ci si puòabbandonare alla natura e alle sue rego-le. Nella cronaca degli ultimi giorni coglia-mo la disattenzione di quanti presi dallabellezza della natura restano inermi edindifesi difronte ad essa, totalmente inca-paci di trovare la strada per tornare acasa. Questo è il periodo in cui si va perboschi o a caccia o, più semplicemente, araccoglier funghi o meglio ancora casta-gne. Già la castagna , la Regina deiboschi Lucani, su tutto il territorio c’è unapresenza massiccia di questo frutto.Quella più rinomata è quella del VultureMelfese, o anche quella Trecchinese. E’un prodotto ricco di principi nutritivi ed èsicuramente uno dei prodotti più apprez-zati a livello non solo locale ma soprattut-to Nazionale ed Internazionale, tanto èche normalmente viene esportato contanto di marchio IGP (IndicazioneGeografica Protetta).L’altissima qualità di questo prodotto e lapeculiarità delle sue componenti ne fannoun valore aggiunto proprio dal punto divista nutritivo. Va consumata cotta, infat-ti è un prodotto che dopo esser stato rac-colto va trasformato, dalla semplice bolli-tura sino a preparazioni più complesse.Sul territorio Lucano, come si è detto, c’èuna consistente presenza di castagne. Lacosa che rende il fenomeno particolare èla presenza di qualità diverse su unasuperfice territoriale ridotta, tanto che, alivello qualitativo, si riesce a soddisfarenormalmente qualsiasi tipo di richiestavenga dal mercato. C’è quella del Vulture– Melfese che si presenta normalmentedalle dimensioni abbastanza grosse, conun gusto pieno e succulento; c’è quellaTrecchinese che differisce per dimensioni,normalmente più piccola, ma al tempostesso gustosissima.Sul territorio, tuttavia, c’è una presenzamassiccia anche in zone differenti daquelle citate. Infatti questo è un frutto spontaneo cheriusciamo a trovare un po’ ovunque. E’ unfenomeno comune quello di destinare ilfine settimana ad escursioni nei boschi,dedicati proprio alla raccolta, fenomenoin espansione che vede, tra l’altro, il ter-ritorio Lucano raggiunto anche da gentedelle regioni limitrofe, come Puglia,Calabria e Campania.Uno dei paesi che vede emergere la pre-senza di questo prodotto, tra gli altri, èSpinoso, un paesino in provincia di

Potenza, situato ai piedi del monteRaparo, sulla sponda sud del Lago diPietra del Pertusillo, un paesino di pocheanime che ha radici storiche antichissimeche aveva l’antico nome di Carro Nuovoed era situato nell’attuale territorio diTempagnata. Una leggenda narra chefosse rinomato per l’aria fresca, e pura, incontrasto con la presenza di molti serpen-ti dalle dimensioni gigantesche che ave-vano addirittura la capacità di inghiottireper intero i bambini. La storia dice che,proprio in virtù delle difficili e selvaggecondizioni del territorio, i cittadini delpaese si spostarono da Carro Nuovoverso il monte Spenuso oggi chiamatoSan Laviero, dove il territorio era più age-vole e c’era una presenza nettamenteinferiore di serpenti.Tipica di questo paese è la sagra “DeiSapori Perduti” che attrae ogni anno più

di 2000 persone anche dalle Regioni limi-trofe. Proprio durante una di queste hoavuto modo di scoprire la ricetta chesegue, che vede le castagne protagonisteed elaborate in maniera diversa rispettoal solito. Intanto si presentano in forma di dolce,ma al tempo stesso mi ricordano iMarron-glacè Francesi anche se questisono leggermente più complessi ma altempo stesso anche più ricchi di gusto,tanto che possono essere ben accompa-gnati da un Buon Liquore, di quelli forti,ma al tempo stesso, con note dolciastre,magari uno di quelli normalmente fatti incasa dalle donne lucane. Dolce perfettosia per le festività o ricorrenze del perio-do invernale ma anche ottimi passatempo dopo pasto, quando viene quellavoglia “di non so ché !!!”, che coinvolge isensi e crea un certo languorino.

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La ricetta...Dolcetti di Castagne di Spinoso

Ingredienti: Castagne di Spinoso, zuccherosemolato, cacao amaro, vaniglia, burro, panna,zucchero a velo, alloro.Procedimento: Sgusciate le castagne, lavateleben bene e lessatele in acqua salata con l’ag-giunta di alloro per circa mezz’ora. Tiratele viadal fuoco e provate a privarle dell’ulteriore pelli-cina. Passate il tutto realizzando così un purè dicastagne. Mettete tutto in una pentola a bordoalto e con il fuoco acceso, con una fiammabassa. Andate ad incorporare dello zuccherosemolato, del cacao, una noce di burro, dellapanna fresca e della vaniglia; amalgamate iltutto realizzando un purè omogeneo e compat-to. Togliete dal fuoco e lasciate raffreddare.Proseguite con l’inumidirvi le mani e prendendodelle piccole manciate di purè. Realizzate dellepalline facendo rotolare nel palmo delle mani ilcomposto e proseguite passando le stesse in uncomposto di polvere di cacao e zucchero a velo,adagiate le palline in pirottini di carta e lasciate-le raffreddare in frigo per almeno tre ore primadi servirle.Come detto prima, servite le stesse accompa-gnate da un buon caffè o piuttosto da un buonliquore fatto in casa. Vi sentirete più vicini ad unpiano sensoriale superiore che raramenteriusciamo a regalarci… Buon Appetito!!!

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In una notte di luna calante, uscito inpiazza, mi trovai, mio malgrado, in com-pagnia di due marioli da strapazzo.

Piccoli improvvisatori del furto: dediti allasottrazione impropria, secondo le stagioni,di ciliegie e angurie, noci e castagne. Fuiprecettato, come si coinvolge il primo chepassa. Divenni complice. Dopo aver fatto laconta, toccò a me saltare giù dalla cappot-ta di un tre ruote color cacca, scavalcandola rete metallica di recinzione, per razziarei cocomeri di uno di quei contadini pazien-ti e sapienti che passavano più tempo nellaloro terra che in casa. Io non ci volevoandare in quel luogo chiamato Cannavali,ma la goliardia e la brama adrenalinica diduellare con la sorte, correndo un rischio,mi spinsero oltre la rete. A spingermi, perla verità, fu pure il mio compagno di bancodelle scuole medie che, stando alle sueregole, non aveva partecipato alla contapoiché aveva già sottratto, di nascosto, ilmezzo di locomozione al padre. Avevopaura, il fogliame e l'erba umida mi faceva-no schifo, il coltello non tagliava e il buiofaceva il resto. La luce fioca della luna nonera sufficiente, almeno non nelle mie con-dizioni. Tagliavo e lanciavo. Quasi strappa-vo. Tiravo e laceravo. E ancora stracciavo emi tormentavo. Avessi avuto quel coltello auncino. Ero esausto, ma sentivo che l'im-presa stava per diventare epica. Volevoriempire quel cassone di quell’Ape Piaggio

del cazzo. Alcune angurie fracassavano alsuolo, che ero troppo rapido per i miei duecomplici. Ci avevo preso la mano e presogusto. Ero carico e non avvertivo la stan-chezza. Sorridevo da solo, ma rimasi basi-to quando uno sparo squarciò il buio e iltambureggiare delle mie gittate. Millecazzo di sibili ci proiettarono in un clima darappresaglia vietnamita. Proteggere il rac-colto è cosa normale per uno che passa piùtempo nella sua terra che in casa. Sentiil'Apecar mettersi in moto e fuggire via.Sapevo che i miei compagni sarebberoscappati. Era la prassi. In caso di fuga

ognuno per se e Dio per tutti. Io mi acquat-tai e restai immobile mentre il contadinoinseguiva i miei complici. Fui fortunato poi-ché l'uomo era di là della recinzione ed erain bicicletta. Aveva sparato col sale grossocom'era consuetudine fare. Che le cartuc-ce, quei braccianti, se le preparavanoapposta. Dovevano far male senza arrecardanno. Mezz'ora dopo raggiunsi gli altri alcapannone. Mi sentivo un eroe, ma capiiche qualcosa era andato storto dalleimprecazioni che udivo, sempre più nitide,man mano che, a piedi, mi avvicinavo. Ilbottino era di quattro angurie e trentadue

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Arsenio D’AMATO

“TERRA DA SEMSACCHEGGIATAPIÙ UN DIO. ...DA SEMPRE TTERRA DI NOST

Le vicende e gli eventi raccontati inquesta storia sono di pura fantasia ed iriferimenti a personaggi e realmenteesistiti, o fatti veramente accaduti,hanno esclusiva funzione narrativa.

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zucche - trentadue! La zucca ha sapore didolciastro, ma non è un frutto e, alla lucedel sole, non é come il melone e neanchecome l'anguria. Di notte, però, non sidistinguono se non al tatto di un esperto.Ed io non lo ero. Che ne avevo di cose daimparare, ma da solo.Il padre di mia madre era nato nel 1905 enel 1992 morì a causa di una neoplasia.Non riuscì a disarcionare quel cazzo dimale da sempre incurabile. Io, ancor oggi,per sfuggire alla solita routine del quotidia-no, mi aggroviglio, lento e silente comeun’edera, ai ricordi e alle memorie del pas-

sato.Ascolto “An awful thing to waste” deiSupertramp, mentre il sole stordisce la pie-tra viva a valle e, su in collina, macigniimmobili, nel tempo incalcolabile, sonotestimoni silenti del rigoglioso fiorire di fustidi origano, sui pendii sassosi, che nessunopiù raccoglie.Nel linguaggio dei fiori l’origano, da sem-pre, è stata considerata una pianta che da’sollievo, conforto e salute, eppure, senza dilui, su quella collina non sono tornato più.Ogni sera, nell’oscurità, mio nonno prega-va perché le anime dei morti potessero

dormire in pace, ciò nonostante io nonprego più…che io sono del Sud, ove la bestemmia èpreghiera.Sono in LOOKania. Terra di gente che hanonni briganti e padri emigranti, dove lazucca nasce a primavera, cresce d'estate emuore in autunno senza conoscere l'inver-no e senza patirne quel freddo che tuttoannienta.Io non m’arrendo, che devo lottare, poichévivo in una terra di gente che comunicapersino dopo che s’è spenta…

O.S.T. La Basilicata – Eugenio Bennato

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SEMPRE VIOLENTATA, GIATA, STUPRATA; TERRA SENZA

RE TRADITA E AMATA, RIMANI SOLO OSTALGICI RITORNI”. Seconda Parte

MARIO SANTORO

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“L’alba si era appena annunciata,un’alba chiara, nel mese di giugnodel 1939”. Il racconto, esattamen-

te come il giorno, si leva ai primi chiaroridel sole per narrare una giornata che, adispetto dell’ora e del calore della stagio-ne, oscura e raggela i volti degli abitanti diun piccolo paese lucano. Esordisce con untriste episodio Quando i galli si davanovoce (Edizioni della Cometa - Roma) delnoto giornalista e scrittore Mario Trufelliche, in questo suo ultimo lavoro letterario,torna con la memoria ai tempi della suainfanzia ed adolescenza narrando un fram-mento di storia tra i più bui dell’Italia. E lofa da un angolo della Basilicata, molto pro-babilmente dalla sua Tricarico, da dove, daprotagonista, racconta le vicende e i per-sonaggi che l’hanno contraddistinta. Lui è Giovanni, per tutti Ninì, un ragazzovispo, attento e leale, chierichetto di donArmando, un saggio e colto sacerdote,considerato il più autorevole dei religiosipresenti in paese. Don Armando è unacuto osservatore della realtà, manifestauna mal celata antipatia ed insofferenzanei confronti del regime fascista, ed èpreoccupato per le sorti della nazione alpari di Francesco Saverio Nitti con il qualeha allacciato un’amicizia ed uno scambioepistolare. Una preoccupazione che altempo molti condividono: alcuni illuminatidel posto, il clero e i dissidenti per i qualiè previsto il confino nei luoghi più remotidell’Italia. Antifascisti che dalla Puglia, dalPiemonte, dal Veneto, dall’Emilia Romagnagiungono in paesini isolati dopo aver scon-tato pene restrittive della loro libertà daparte di chi in quel momento la stavanegando a tutti. Sottoposti ad un severoregime di sorveglianza e a rigide regole dicomportamento. Mario Trufelli si inoltranella vita degli uomini, donne, laici edecclesiastici al fine di narrare un decenniodi sofferenze, lotte e privazioni provocateda dittature folli, smaniose di potere e por-

tatrici di devastazioni ed ingiustificatemorti. Attraverso i suoi personaggi narral’antisemitismo, la guerra, la povertà i cuiechi si sentono anche qui, nel modestoborgo lucano, dove al nero, il colore delFascismo e dei lutti, si contrappone il bian-co delle case, allegoria, potremmo anchedire, di quel candore che resiste nel cuoredelle persone semplici, sempre prodighe diaiuto e di tenerezza verso chi si trova incondizioni peggiori, come i confinati di cuiintuiscono il dramma dell’allontanamentodalle terre d’origine. L’autore ha fermonella memoria queste persone, alcunerealmente esistite, e le loro reiterate abitu-dini. Sono “cerimoniali” di vita comune cui

partecipa lo stesso protagonista partecipa-ti a suo modo da lui stesso voce narrante(suo nonno gestiva un albergo) che, sulfinale del racconto, sorprendentementecambia identità tramutandosi da Ninì aRocco Scotellaro, suo conterraneo. La storia politico-sociale nazionale e quel-la locale scorrono nelle pagine di un libroche è evocativo per coloro che quei tempili hanno realmente vissuti. Un libro in cuitroviamo il cuore e la mente di MarioTrufeli intrecciare realtà e fantasia perrestituire alle generazioni di oggi quel pas-sato da cui noi deriviamo e di cui forseportiamo ancora i segni.

an.mo.

lucanoil magazine

T R A L E R I G H E68

QUANDO I GALLI SI DAVANO VOCE IL ROMANZO DI MARIO TRUFELLI

In quei giorni le strade del paese odoravano di mosto,si sentiva il fervore della vendemmia: per il nuovo confinato, gentile e giovane– non aveva ancora

quarant’anni – vi fu subitoun atteggiamento di riguardo, anche se lasolidarietà non mancavamai verso chi aveva subitola disgrazia del confino.

Mario Trufelli

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In questo libro è narrata un’esistenza intera. L’alba e il tramon-to di una vita nata nella povertà e spesa alla ricerca di quelriscatto sociale ed

economico ambitocome traguardo perla soluzione di tutti iproblemi. Questa vitaè racchiusa ne Il pic-colo uomo (ErreciEdizioni) il romanzodi Leonardo Sileo cheesordisce nel panora-ma letterario con unracconto pieno divicende, fatti, tradi-zioni, amori, passionie sentimenti.Geometra, originariodi Avigliano, l’autorenarra la vita avventu-rosa di TommasoScalone, figlio di con-tadini indigenti, natoin un paese lucanonel secondo dopo-guerra. Bambino sve-glio e dall’animobuono, molto prestoha modo di speri-mentare la durezza di una vita di stenti che non risparmia neanchelui, costretto a lavori duri per aiutare la famiglia. Ma Tommaso èintelligente e i suoi genitori sperano che questa dote possa aiutar-lo a cambiare il suo destino. Per questo gli impongono di studiarelontano da casa, una scelta sofferta sia per loro che per il bambi-no che non capisce il perché di tale distacco. La morte del padre ,però, lo riporta in paese e i sogni di un domani migliore si infran-gono contro più urgenti esigenze economiche. Tommaso allorariprende a lavorare, cambia vari mestieri, lascia di nuovo la suaterra divenendo anche lui emigrante in cerca di fortuna lontano daisuoi luoghi natii. Luoghi che, tuttavia, rimangono impressi nellasua mente e che lo richiamano alle origini facendogli prenderedecisioni dalle quali dipenderà il corso dei successivi eventi. Daquesto momento positività ed insidie si alternano nella vita diTommaso, debolezze ed ingenuità che graffiano il suo mondo diuomo adulto e maturo spingendolo verso errori che solo l’affetto

vero riesce in parte a riparare. Tante cose ruotano intorno all’esistenza del protagonista del libro.La storia locale con le sue abitudini ed i suoi usi. La storia naziona-le e la politica, l’altalenante andamento economico, i fermenti chesegnano i tempi in continuo mutamento. La modernità che affian-ca o più spesso sostituisce la tradizione modificando la vita di tutti.La religione nella quale cercare risposte. Ma soprattutto ruotanointorno a lui le emozioni e i legami del cuore straordinariamenteimmutabili che, solidi come rocce, sfidano vincenti il materialismoche si rivela sempre effimero e transitorio.Tramite la vita di Tommaso, l’autore ci pone di fronte alla varietàdell’esistenza, bella nella sua imprevedibilità ma pur malleabiledalle nostre scelte. Vita che chiede il conto nel caso queste sceltesiano state sbagliate ma anche riabilita chi, nell’ammettere gli erro-ri, vuol porvi seriamente rimedio.

an.mo.

Quante cose ha elaborato il mio cervello in quei momenti. Quante cancellature

avrebbe voluto fare, come se la mia vitafosse una pellicola di un film, ed io ne ero

il regista pronto a correggere quello che non gli garbava. Potevo farlo

nell’immaginazione, ma la realtà era quella, e il film girato era irreversibile,

non c’erano correzioni da fare, potevo aggiungere solo qualcosa,

se c’era ancora pellicola e soprattutto sec’era il tempo per registrare.

Leonardo Sileo

IL PICCOLOUOMO IL ROMANZO DI LEONARDO SILEO

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Sara Allegrini, Aurelio Cellini, MaurizioCervelli, Daniela Conti, Marina Frunzio,Susanna Polimanti, Gabriele Roncoli,

Giulio Ruggieri, Marco S. Doria, CostantinoSimonelli, Ciro Trani, Francesco Tuccio,Daniele Urru. Sono le tredici voci di Collanaracconti. Nuovi autori contemporanei,Pagine Edizioni. Autrici ed autori italiani,diversi per età, professione e provenienzache attraverso questi brevi racconti dannosfogo ai propri pensieri comunicandoli avolte in forma romanzata, a volte poetica, avolte narrativa. Accomunati dalla passioneper la scrittura, con questi diversi stiliaffrontano ciascuno un viaggio nell’intro-spezione o nell’attualità consapevoli che èimpossibile tenerle separate e che è natura-le il loro reciproco condizionamento. Neiracconti esperienze, sensazioni, sogni sifanno largo tra amori, drammi, giochi, arrivie partenze, quest’ultime intese sia comeconcreto allontanamento dai luoghi, siacome distacco dalla quotidianità, macomunque entrambe intraprese alla volta diun approdo, nuovo o di ritorno, in cui trova-re o riscoprire migliori condizioni di vita. Inqueste pagine vengono infatti narrate storiedi emigrazione, quella transoceanica deinostri nonni, e quella mediterranea, attua-lissima, degli africani in fuga dalla povertà edalle guerre. E’ lo stesso fenomeno, popolidiversi nel tempo e nello spazio che si muo-vono alla ricerca della “terra promessa” perloro e i propri figli.

In diverse narrazioni c’è anche la religione ela fede, l’ancora dei credenti, la forza che lisostiene nei momenti duri, la luce che lispinge ad andare avanti, a guardare oltre ilgrigiore dell’attimo sorretti dalla speranza dinon essere soli e dalla convinzione che tuttoha un senso, anche se non è umanamentecompreso. Quel grigiore è parte delle nostreesistenze. Gioie e dolori si alternano infattianche nelle vite agiate, quelle delle societàoccidentali per intenderci generatrici para-dossalmente di mali sociali, vedi le dipen-denze, che molto spesso non originano osono originate dalla povertà ma anche dallaricchezza. Mali che erodono la mente di per-sone alla ricerca estenuante di un qualcosadi appagante, prigionieri di un’irrefrenabile

corsa verso un traguardo che mai arriva.Oppure mali individuali che riferiscono ildisagio di persone che in una società spes-so dell’apparire e della conformità stentanoa riconoscersi. In questi racconti insomma c’è l’eterogenei-tà della vita ridotta a scala. C’è la planime-tria del mondo visto dall’ “interno”, disegna-ta dagli autori secondo le diverse sensibilitàe i loro differenti vissuti. Questa collana di narrativa contemporaneaè distribuita a stampa e in ebook per viainformatica. E’ una scelta editoriale che nonvuole sostituire il cartaceo ma sperimentarela nuova visione della lettura che sarà moltoprobabilmente quella del futuro.

an.mo.

COLLANARACCONTINUOVI AUTORI CONTEMPORANEI

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Lucano

LucanoAnno VII numero 11

LA NUOVA SFIDA DICICCIO COLONNESE

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sommariosommario

73 Moto - Rubino vince

il Trofeo Bridgestone

76 Ciccio Colonnese -

Una sfida dal sapore lucano

78 Pesca -

Stelle al merito sportivo

74 Eccellenza - A Rionero

il derby di Rionero

C'erano tutti gli ingredienti,domenica 20 ottobre scor-so, per celebrare un derby

lucano destinato a passare allastoria. A Rionero si è disputata,infatti, la prima stracittadinaufficiale tra i dilettanti.Quest'anno al campionato diEccellenza lucana prendonoparte sia la Vultur, sia laFortitudo San Tarcisio. Sullaprima compagine non c'è nullada aggiungere: la squadra bian-conera ha tenuto alto il vessillodella città del Vulture, sino allaquarta serie. La Fortitudo SanTarcisio rappresenta, invece,una novità. In realtà la forma-zione allenata da Cassese haalle spalle un lungo percorsonei campionati minori ed èvenuta, solo ora, alla ribalta perl'ottimo lavoro svolto in profon-dità con i giovani. Quest'anno, acoronamento di un camminoimportante, è giunto il ripescag-gio nella massima serie regio-nale. Si diceva dell'entusiasmoe degli elementi che hannocaratterizzato il derby delVulture. Si è visto il pubblico alCorona, un impianto sportivorinnovato ed adeguato allenuove normative. C'è un mantoerboso nuovo di zecca, inaugu-

rato appena un anno fa. L'unicogrande assente, forse, è l'entu-siasmo per una squadra ingrado di rinverdire i fasti delcalcio a Rionero e di rivivere ilclima della promozione ad unacategoria superiore. Gli annibui, a quanto pare, non sonoancora terminati. Le due squa-dre cittadine annaspano ancorasul fondo della classifica con laVultur che tenta di alzare latesta e con la Fortitudo che nonriesce a fare punti. Il Vulture-melfese è una terra che hasempre dato tanto al calcioregionale, sebbene viva di con-tinui sali-scendi delle formazionidei centri più rappresentativi. E'accaduto, così, di veder dissol-versi nel nulla un patrimoniocalcistico come il Venosa e ilLavello. Recentemente si èdisintegrato l'Atella-Monticchio,dopo tante fusioni ed oltre undecennio di ottimi risultati eapprezzamenti conquistati sulcampo. Attualmente capofila diquest'area, in senso moltolargo, è il Melfi che veleggia da

Antonello LOMBARI

RIONERO E IL DERBYDEL VULTU

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undici anni tra i professionisti.Le rivalità, nella zona, non silimitano a Rionero. La cittadinadel Vulture, in particolare, hasempre trasferito nell'approccioal calcio, un’enfasi particolare etanta intensità. Malgrado gliinvestimenti, però, i risultati sistanno facendo attendere cau-sando qualche mugugno daparte della tifoseria. In tempi di vacche magre, ilderby del Vulture ha avuto ilpregio di mettere, la Rionerodel calcio, davanti alle proprieresponsabilità. Al di là del risul-tato che ha premiato, secondopronostico, la rosa più attrezza-ta, c'è un discorso di qualità edi prospettiva che deve farriflettere sul futuro del calcio inquesto centro. Ora che anche il"Pasquale Corona" è pronto areggere l'urto delle grandi com-petizioni, a Rionero manca solouna squadra più competitivaper tornare a recitare un ruolodi primo piano in campionatipiù consoni alla propria tradi-zione.

Raffaele Rubino si è aggiudicato il TrofeoBridgestone di motociclismo. Con il terzo postonell’ultima gara che si è svolta il mese scorsosul circuito toscano del Mugello, il pilota mate-rano ha suggellato una stagione durante laquale è stato sempre sul podio. A bordo dellasua Kawasaki ZX 10 R Rubino ha gestito conintelligenza la gara senza mai forzare il ritmo,forte dei punti accumulati in stagione. Questogli ha permesso di vincere con 10 punti di van-taggio sul rivale Schiavone. Le prove del saba-to erano state caratterizzate dalla pioggia ma,nonostante questo, Rubino aveva fatto regi-strare un buon tempo. A pochi minuti dalla finedella sessione è dovuto rientrare ai box per unaforatura. Di questa evenienza hanno approfitta-

to gli altri piloti sfruttando anche la pista che siandava asciugando: così il pilota materano èscalato in terza posizione. La gara che si è svol-ta su asfalto asciutto con gomme slik è stataamministrata con grande professionalità dalgiovane pilota materano che ha chiuso terzoma ha comunque preso i punti spettanti alsecondo poiché quest’ultimo gareggiava comewild card, cioè come pilota ospite non iscritto alcampionato. Rubino ha ricevuto gli allori dellavittoria durante la cerimonia ufficiale di premia-zione del Trofeo Bridgestone che si è svoltaqualche giorno fa a Milano durante i giorni delSalone della Moto, nello stand Bridgestone allapresenza della stampa internazionale.

gi.ma.

Rubino su Kawasakisi aggiudica il TrofeoBridgestone

O BYTURE

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Francesco Colonnese, potentino dinascita, è stato un calciatore che,grazie alla sua bravura professio-

nale, è riuscito ad emergere oltre iconfini regionali distinguendosi nellascena del calcio nazionale. Dopo averiniziato a giocare nelle giovanilidell'Avigliano e aver fatto esperienzaprima nel Potenza e poi nel Giarreviene acquistato dalla Cremonese. Il punto di svolta della sua carrierarisale alla stagione 94-95 quandoapproda alla corte di Mazzone, alloraallenatore della Roma. Sempre nel94,vince con i colori azzurri il campio-nato europeo under 21.Successivamente si trasferirà alNapoli e dopo all’ Inter, con cui nel 97-

98 conquista la coppa Uefa. In seguitoritorna nella capitale, questa voltaperò per indossare la maglia bianco-celeste della Lazio. Questa esperienza gli frutterà altri duetrofei: la Supercoppa Italiana nel2000, e una Coppa Italia nel 2003-2004. La sua ultima squadra è il Siena,dove conclude la sua carriera da cal-ciatore. La sua passione per il calcioconnaturata al suo essere non ha finee lo riporta nuovamente in campo, daallenatore. Attualmente è assistentedi campo di Mutti al Padova.

Quali significati pensi che la tua vitapossa trasmettere ad un tuo conterra-neo?

Ferdinando MOLITERNI

Francesco Colonnese

Volontà, carattere, onuna sfida dal sapore l

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Che le cose più importanti sono volontà,carattere e onestà. Puntando su questivalori si può ottenere l’apprezzamento deglialtri ovunque ci si trovi, soprattutto fuoriregione. Questi sono stati gli elementi del mio suc-cesso personale, grazie ai quali sono riusci-to a meritarmi fiducia e stima ed a vincerequegli stereotipi negativi legati alla meridio-nalità, in cui mi sono imbattuto quando mitrovavo in realtà lontane da quella potenti-na.

Come hai vissuto il tuo primo distaccoda Potenza?Avevo 18 quando partii per Giarre. In Siciliaho trascorso un periodo emotivamente dif-ficile. Accanto alla speranza di diventare cal-

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onestàe lucano

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ciatore mi ricordo sensazioni di svilimento euna forte nostalgia per la mia famiglia.Specialmente nel desiderio di rendere oro-gliosi i miei cari ho trovato la determinazio-ne giusta per convertire quel periodo nonfacile in una occasione di lancio per la miacarriera professionale. A quell’esperienza sicollegano anche le mie prime sfide impor-tanti fuori dal campo che sono state deter-minanti per crescere e maturare umana-mente come persona. Aggiungo che peressere calciatori servono tanti sacrifici etesta sulla spalle. E’ soprattutto un lavoro eci vuole molta professionalità.

Ed oggi in quale sfida sei lanciato?Sicuramente quella di diventare allenatore.Sto impiegando tutta la mia volontà e vogliadi apprendere per riuscire ad emergere inquesta nuova avventura, per me esaltanteperché mi sono dovuto rimettere in gioco eposso continuare a vivere da dentro ilmondo del calcio

Come la stai affrontando?Con molta calma e pazienza.E’ una grandeopportunità essere l’assistente di Mutti aPadova, però non ho fretta, non fa parte delmio carattere volere tutto e subito, preferi-sco rimanere tranquillo e avere la massimaserenità possibile, proseguire gradualmen-te, ma bene.

C’è un messaggio che questo tuoaspetto caratteriale può trasmettere ?Certo. Sono convinto che il lavoro fattobene, anche se duro, alla fine premia sem-pre. In quest’ottica è per me importantecurare molto i particolari, cercando di lascia-re al caso il meno possibile. Concentrarsimolto e con passione su ciò che si fa, oltread essere fondamentale, è anche un modoper costruirsi da soli un po’ di fortuna, checomunque serve quando ci si prefigge degli

obiettivi.

Perché scegliesti il ruolo del difenso-re?Sia per le doti fisiche, di robustezza e forza,sia per la mia grinta. Poi marcare braviattaccanti era un grande stimolo, così comequello di riuscire a non far subire goal allamia squadra, mettendo in condizione ilreparto offensivo di segnare e vincere lepartite.

Hai avuto vari numeri, però quello acui sei stato più legato è il 33, perché?Questo deriva dal mio legame con il 3, mi èsempre piaciuto e credo sia un numero cheesprima positività.Poi è subentrata ancheun po’ di scaramanzia, mi portava bene e losceglievo sempre con piacere.

Se dovessi fare il nome di una personalucana che ti ha incoraggiato a intra-prendere la carriera di giocatore?Oltre alla mia famiglia, che mi ha sempresostenuto, direi Vincenzo Mancusi.

Prima da aspirante giocatore ed oggida novello allenatore,i tuoi modelli?Da ragazzino mi piaceva ispirarmi aVierchowod, granitico e affidabile, unagaranzia! Adesso seguo molto Klopp, per-ché è riuscito a fare del Borussia Dortmunduna squadra semplice, ma concreta e spet-tacolare.

Quali impressioni conservi del calciolucano?Ricordo una certa diffidenza per chi gioca acalcio nella nostra regione e un basso livel-lo di professionalità da parte degli addetti. Aparte questo ciò che mi dispiace è vedereche da troppi anni ci sono molti problemiriguardanti il calcio regionale. Ciò va a pena-lizzare i tanti ragazzi che giocano e che tro-

vano poche opportunità per emergere.Penso che debba obbligatoriamente avveni-re un miglioramento delle strutture, neces-sario quanto la presenza di istruttori qualifi-cati soprattutto per valorizzare i vari settorigiovanili ed insegnare nel corretto modo ilgioco del calcio.

Hai sposato una toscana e hai unfiglio, cosa pensano loro dellaBasilicata?Mia moglie e mio figlio Lorenzo sono esta-siati dalla nostra regione, a loro piace tan-tissimo venirci, e del resto ci torniamo spes-so, sia l’estate che quando possiamo duran-te l’anno, come a Natale. A parte la cucinanostrana e il fatto che Lorenzo si divertasempre quando gioca con i suoi coetanei diqua (Don Bosco), trascorrono bei momentied hanno un bellissimo rapporto con la miafamiglia e con i miei amici più stretti. Sannoche anche qui c’è gente seria e che lavora,onesta e affettuosa. Soprattutto a mio figliocerco di trasmettere l’importanza dello stu-dio e dell’educazione. A saper rispettare glialtri e allo stesso tempo ad avere il caratte-re ed il coraggio di credere con volontà ededizione nei suoi sogni.

La partita che più ti ha reso felice?Sono due. La prima è stata la finale vintadell’europeo under 21. Ero agli inizi e fu ilsegnale che la mia carriera stava andandonella direzione giusta. La seconda è stataquella che mi ha permesso di conquistare laCoppa Uefa con l’Inter. In squadra, oltre ame, c’erano l’immancabile capitano Zanettied il fenomeno Ronaldo, ma tutti i compa-gni di allora erano fantastici.(Il momento più brutto è del 97-98 quandoperdemmo lo scudetto nella partita controla Juventus. Da quel momento lì la mia pas-sione per l’Inter è aumentata e così come lamia anti-juventinità …letterale)

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E’ stato un derby inedito, per la città diRionero, quello disputato il 20 otto-bre scorso, valido per la settima gior-

nata del campionato di Eccellenza lucana.In campo due compagini locali, come nonsi era mai visto nella storia dell’Eccellenzalucana e, soprattutto, nella storia calcisti-ca del circondario vulturino.

Un derby inedito non solo per la città, masoprattutto per gli addetti ai lavori e pergli incaricati a vestire i diversi colori diun’unica città, e per i tifosi, che da anniaspettano una squadra di vertice chepossa dar merito agli sforzi di chi ognidomenica la partita la gioca (e la vince)sugli spalti.

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La Stracittadina del Vulture

A RIONERO IL DERBY DI RIONERO

Giuseppe Antonio RINALDI

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Storicamente bianco-nera, la città diCrocco, i cui colori dipingono le divise uffi-ciali della Vultur Rionero, s’è ritrovata que-st’oggi ad esser colorata, oltre che di bian-co, anche di azzurro, per dar colore eforma alle divise ed alle bandiere dellaFST RIONERO.Due Rionero dunque, in un unico Rionero.Tifosi di casa, e tifosi ospiti, in casa, nelproprio, stesso paese.E’ stata, pertanto, una sensazione anoma-la quella determinata dal veder scenderein campo al “Pasquale Corona”, questedue compagini, pronte a sfidarsi finoall’ultimo respiro per contendersi la per-manenza nel massimo campionato regio-nale.Tralasciando la descrizione tecnico-tatticadell’incontro che ha visto le due squadremettere in scena uno spettacolo di livelloabbastanza incerto (come l’intero campio-nato di Eccellenza lucana da almeno unlustro a questa parte), l’opinione dei tantitifosi Rioneresi accorsi al campo, è abba-stanza ineguale tra di loro. Chi si domanda il perché di una non-fusio-ne tra le due società, anche nella prospet-tiva di migliori piazzamenti in graduatoria,e chi resta fermo all’idea che sia inutile eimprobabile la fusione tra i due assettisocietari.Sicuramente gli interessi e la forza d’urtodegli amministratori societari di entrambele squadre sembrano non essere gli stes-si; sicuramente gli intenti sono contra-stanti tra di loro. Quella, però, di creareuna sola squadra, rafforzare le competen-ze unendo forze e qualità, puntandoanche sulla presenza di giocatori locali,

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sarebbe stata la scelta, pare, più accredi-tata dagli appassionati rioneresi o, per lomeno da chi, presa coscienza della situa-zione economica attuale, in Italia ed inogni singola realtà, puntava ad affrontare,o sperava in un campionato molto piùdignitoso di quello che si prospetta perentrambi i Rionero.A maggior ragione considerando gli inve-stimenti fatti circa il terreno di gioco, adot-tando misure di ultimissima generazionetecnologica, apportando un manto sinteti-co di alto livello, una fusione, o per lomeno una squadra da vertice, sarebbestata la cosa che in molti si sarebberoaspettati.Una fusione di intenti, di obiettivi e diaspettative; una unione di fiati e di sacri-ficio da parte delle due società, che nonnavigano nell’oro, è vero; ma allora, per-ché preferire sbatter la testa al muro esoccombere, anziché darsi una mano emantenersi vivi?In questo contesto è mia premura ricorda-re e sottolineare che la FST Rionero, nongarantisce, come da accordo, un centesi-mo ai propri giocatori, i quali scendono incampo, sudano e si allenano, salvo impre-visti ( vedi quanto successo durante lasettimana precedente al derby stesso, ilmercoledì per l’esattezza, in cui i suddettigiocatori si son trovati di fronte ad unarappresentativa giovanile, la scuola calciodi Barile “Milan club”, ad occupare il terre-no di gioco, nel loro giorno stabilito e adi-bito agli allenamenti, trovandosi cosìimpossibilitati ad allenarsi e preparare ilmatch domenicale), soltanto per passionee per amore verso quella sfera di coloreincerto, che rotola in mezzo al campo. La Vultur Rionero, dal canto suo, comeogni anno si affida all’”onda buona” deifuori sede, i quali pur avendo uno stipen-dio da ritirare ogni mese, non potrannomai garantire quell’attaccamento che sol-tanto il locale, quello nato e vissuto nelpaese, potrebbe garantire, arricchendoovviamente l’organico con giocatori dicategoria.Il problema principale, attribuibile a que-sta mancanza di sintonia, è dettato, inevi-tabilmente, dal nome da dover apporre sucarte, divise e tabellone classificatorio incaso di fusione che, per quanto se ne stiaparlando, appare lontanissima.Non è un dato da sottovalutare l’ipotesi dicambiare, o togliere, il nome Vultur e dipensare alla Rionero calcistica denomi-nandola con un altro appellativo, che nonsia appunto Vultur Rionero. E non è altresì da sottovalutare l’ipotesi didover eliminare l’appellativo FST , riserva-to alla compagine di Mister Cassese, con-siderati i tanti sforzi ed i tanti sacrificiapportati da tutto l’organico dentro e fuoridal campo per raggiungere questi obietti-vi ( anche se la promozione in Eccellenzafu merito di ripescaggio).E’ tristemente un dato di fatto che, ormai,

da anni Rionero deve far i conti con lacruda realtà di un calcio che latita e che faacqua da tutte le parti, per via di unasocietà (forse) ingrata e non in grado disaper gestire le responsabilità e, soprat-tutto, di operare in campagna acquisti perla costruzione di una squadra decente,muovendosi costantemente con tempisti-che non adeguate all'allestimento di unorganico di livello.Da anni ormai è sorta anche la societàFST, ma la risposta a quella famosadomanda su un perché da trovare circal’ostinazione a non voler “fondersi” peruna unione di beni ed una miglior riuscita,rimane inpronunciata, un po’ comel’Innominabile di Dante, innominabile ma

che comunque c’è.Non è un caso che questo derby sia rima-sto a Rionero; dati i reali valori delle duesquadre infatti, un ipotetico derby Rionerovs non-Rionero, avrebbe preso direzionediversa rispetto a quello di domenica.In definitiva, i reali vincitori di questadisputa, son stati i tifosi che hanno riem-pito le tribune del “Corona”, senza distin-zione tra locali ed ospiti, perché di ospite,oggi, c’era soltanto il Rionero, brutto ricor-do di quel Rionero che fece sognare tuttala popolazione vulturina, ed attribuire loroun gran merito per l’attaccamento e lacostanza, nonché l’accoglienza ed ilrispetto fra due fedi “opposte”.Le società, prendano esempio, prego!

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Si è svolta il 26 settembre scorso, pres-so il "Rifugio del Conte" aMarsicovetere, la premiazione, a livel-

lo regionale, delle Stelle Fipsas(Federazione Italiana Pesca Sportiva eAttività Subacquee) al merito sportivo.Hanno preso parte alla cerimonia i dirigen-ti delle società sportive e gli affiliati, non-ché le massime autorità dello sport lucano.I riconoscimenti sono stati assegnati subase regionale. Le stelle d’oro, al meritosportivo, sono andate a: Franco Palese,Rosario Motta, Donato Michele Matera,Daniele Scaramozza. La stella d'argento èstata attribuita a Salvatore Argentano,mentre quelle di bronzo sono andate a

Domenico Risoli, Gastone Paolini,Francesco Cicalese e Liliana Giannattasio.Sono, inoltre, state assegnate le stelle almerito sportivo anche alle società.L'argento è stato attribuito alla"Pescasportiva XVIII Agosto" e all'"APSSud 96", mentre il bronzo è andato allesocietà: "Lagonegrese", "Le Canne delMercure", "Team Ri.Va" e "Agri". In precedenza, nel mese di dicembre 2012,il Coni nazionale aveva premiato, al meritosportivo, Rosario Motta, presidente dellasocietà "Pesca Sportiva XVIII Agosto" diPotenza, assegnandogli la stella d'argentoe Salvatore Argentano, attribuendogli lastella di bronzo.

Pesca sportiva

Stelle al merito e canne lucane

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Lucano

L’impegno e l’attività della Fipsas di Potenza

E' soddisfatto del livello della pesca lucana, Rosario Motta,componente del Consiglio Provinciale Fipsas di Potenza."Siamo impegnati -sottolinea Motta- tutte le domeniche nellosvolgimento delle attività sportive negli invasi lucani, dove sieffettuano gare. La nostra attenzione va sia ai bambini, siaagli adulti, anche se ai più giovani riserviamo una cura par-ticolare con attività e percorsi formativi adeguati. L'impegnodella Federazione, però, non si esaurisce con la didattica."C'è un problema spinoso -confida Motta- che riguarda gliinvasi del neo Parco Val d'Agri-Lagonegrese (lago Sirino elago di Pietra del Pertusillo). In questi bacini, attualmente, èvietata la pesca. Più volte, i responsabili della Fipsas hannoincontrato, in epoche diverse, i presidenti del Parco, al finedi ottenere almeno lo svolgimento delle gare e garantire inquella parte popolosa della regione, la pratica agonisticadella pesca".

Rosario MottaPotentino, 69 anni compiuti ad ottobre, Rosario Mottaha una lunga esperienza maturata nella pubblica ammi-nistrazione. Dopo aver lavorato per 7 anni allaMontedison ha prestato servizio per 35 anni in PosteItaliane. Il 2 giugno 2006 è stato insignito cavaliere almerito della Repubblica, per meriti acquisiti nella suaattività di impiegato, prima, e di direttore di uffici posta-li della provincia di Potenza, poi. Ha fatto parte dellasegreteria regionale della Uilposte, della quale, benchéin pensione, continua ad occuparsi, fornendo assisten-za su pratiche pensionistiche e previdenziali. Coltiva la passione per la pesca e riveste la carica diconsigliere provinciale Fipsas di Potenza e di presiden-te della Società di pesca sportiva "XVIII Agosto" diPotenza.

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