Il Fatto 13-11-2015

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Venerdì 13 novembre 2015 – Anno 7 – n° 313 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 p L’ex Cavaliere svela a Porta a Porta la clausola più imbarazzante del misterioso patto col Pd. Poi fa usci- re una smentita che però conferma tutto. Il premier se la cava con una battuta: “Un barzelletta delle sue” y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!#!=!=!% Unicredit , i Benetton cacciano Mercuri, braccio destro occulto di Palenzona. E il sindaco che s’è dimesso smentisce l’ad Ghizzoni. Il caso non è chiuso Il cornuto felice » MARCO TRAVAGLIO U n mese fa, appena Mat- teo Renzi ordinò a Matteo Orfini di ordi- nare a Ignazio Marino di leva- re le tende dal Campidoglio perché aveva mentito sulle no- te spese di sette cene “istitu- zionali” (totale 20 mila euro) in base alla parola contraria di ristoratori e commensali, pen- sammo: “Adesso ci divertia- mo”. E scrivemmo che, certo, in un paese e in un partito nor- mali, una menzogna anche di poco conto basta e avanza a giustificare le dimissioni di un sindaco, di un governatore, di un ministro, di un premier, di un presidente. Ma, siccome siamo in Italia, se tutti i politici che raccontano balle e/o non fanno chiarezza sui propri scontrini dovessero togliere il disturbo, Montecitorio, Palaz- zo Madama e Palazzo Chigi sa- rebbero deserti, per non par- lare dei palazzi comunali e re- gionali. Renzi, nella sua irre- frenabile bulimia di potere, non ci aveva pensato. E i lec- capiedi che lo circondano dan- dogli sempre ragione si erano ben guardati dal metterlo sull’avviso. Nel breve volgere di quattro settimane, il boome- rang scagliato contro Marino gli è già tornato indietro, sui denti. Non una, ma due volte. A Firenze il suo sindaco Dario Nardella è costretto alla fuga perenne davanti a gior- nalisti e telecamere per non rispondere alle domande su- gli scontrini suoi e di Renzi, che conserva gelosamente in cassaforte rispondendo pic- che alle richieste di accesso a- gli atti di Sel e dei 5Stelle: e co- sì, anche se non avesse nulla da nascondere, autorizza il sospetto contrario. A Napoli il suo governatore Vincenzo De Luca finisce sotto inchiesta – l’ennesima – per uno scanda- lo ancora tutto da chiarire per le sue responsabilità penali, ma già tutto chiaro per le sue responsabilità politiche. Da quel che si legge nelle inter- cettazioni finora note, tre dei faccendieri di cui si circonda don Vincenzo promisero una promozione nella sanità re- gionale a Guglielmo Manna, marito della giudice civile Anna Scognamiglio, per com- prare le sentenze da lei redat- te il 22 luglio e l’11 settembre che neutralizzavano il decre- to di sospensione del gover- natore firmato da Renzi. De Luca sostiene che i tre hanno agito alle sue spalle e a sua in- saputa. I pm affermano inve- ce che De Luca ha subìto la mi- naccia, non l’ha denunciata e anzi ha promesso la nomina chiesta da Manna in cambio della sentenza che gli salvava la poltrona (Manna si reca più volte nella sede della Regione per contrattare il nuovo posto perché, dice alla moglie, “mi han chiamato in Regione”). SEGUE A PAGINA 20 Renzi incastrato da De Luca: se lo caccia, il governo rischia p Mentre escono le carte con le prove della compravendita – da parte dei suoi fedelissimi faccendieri – della sentenza che lo salvò, Palazzo Chigi fa i conti dei parlamentari da lui controllati o suoi alleati tramite Denis Verdini q FIERRO, MARRA E RODANO DA PAG. 2 A PAG. 4 LE INTERCETTAZIONI “Se io non faccio il Dg, tu non fai il presidente” q IURILLO E TECCE PAG. 2 AMICI SUOI Nei Vincenzo-boys c’è anche il giudice del futuro processo LA GOLA PROFONDA Il Wikileaks delle Olimpiadi “Doping non solo in Russia” q PISAPIA A PAG. 17 FURTI D’AUTORE Preso alla Feltrinelli di Roma “RUBO LIBRI PER LEGGERE” » SILVIA TRUZZI I l fattaccio è acca- duto di sabato, all’ora dell’aperiti- vo, poco prima di pranzo. Anche se il no- stro protagonista non dev’essere un tipo abituato a- gli aperitivi, se non altro per problemi di tasche. Vuote. Lui ha 41 anni, è di Roma. E ama leggere, rara avis in un Paese dove secondo l’Asso- ciazione degli edito- ri, il bacino dei let- tori nel 2014 si è ul- teriormente ridotto del 3,4 per cento. Ma torniamo al fattaccio. Il 24 ottobre, il nostro – “ben vestito, aria da intellet- tuale” come annota il Messag- gero – entra nella libreria Fel- trinelli di viale Giulio Cesare. SEGUE A PAGINA 16 IL SUMMIT A MALTA La Ue e i miliardi all’Africa: “Così frenate i migranti” q GRAMAGLIA E PASTA A PAG. 14 - 15 LA MISSIONE DI MATTEO: DISTRUGGERE IL VERO PD q CAPORALE A PAG. 3 La cattiveria Raffaella Fico: “Balotelli non vede mai la nostra bambina”. Lui replica: “È femmina?!” WWW.SPINOZA.IT Renzi incastrato da Berlusconi: “Nel Nazareno, via la Severino” L’OSTAGGIO Attivissimo contro Marino, il premier ignora le bugie del governatore Mannelli q D’ESPOSITO A PAG. 5 » ANTONIO PADELLARO S ere fa, a Otto e Mezzo, Paolo Mieli, con il sor- riso stampato dello Stregatto di Alice nel Paese delle meraviglie infieriva su D’Attorre. A PAG. 11 Cgil con Landini sul referendum contro il Jobs Act q CANNAVÒ A PAG. 6 ONOR DI PATRIA Expo che trionfo È pure meglio del Mundial 82 q ROBECCHI A PAG. 11 Il patto Matteo Renzi e Silvio Berlusconi LA CONSULTAZIONE

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Page 1: Il Fatto 13-11-2015

Venerdì 13 novembre 2 01 5 – Anno 7 – n° 313 e 1,50 – Arretrati: e 3 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

p L’ex Cavaliere svela a Porta a Porta la clausola piùimbarazzante del misterioso patto col Pd. Poi fa usci-re una smentita che però conferma tutto. Il premierse la cava con una battuta: “Un barzelletta delle sue”

y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!#!=!=!%Un ic re d it , i Benetton cacciano Mercuri, braccio destro occulto di Palenzona.E il sindaco che s’è dimesso smentis ce l’ad Ghizzoni. Il caso non è chiuso

Il cornuto felice

» MARCO TRAVAGLIO

U n mese fa, appena Mat-teo Renzi ordinò aMatteo Orfini di ordi-

nare a Ignazio Marino di leva-re le tende dal Campidoglioperché aveva mentito sulle no-te spese di sette cene “i stitu-zionali” (totale 20 mila euro)in base alla parola contraria diristoratori e commensali, pen-sammo: “Adesso ci divertia-mo”. E scrivemmo che, certo,in un paese e in un partito nor-mali, una menzogna anche dipoco conto basta e avanza agiustificare le dimissioni di unsindaco, di un governatore, diun ministro, di un premier, diun presidente. Ma, siccomesiamo in Italia, se tutti i politiciche raccontano balle e/o nonfanno chiarezza sui propriscontrini dovessero togliere ildisturbo, Montecitorio, Palaz-zo Madama e Palazzo Chigi sa-rebbero deserti, per non par-lare dei palazzi comunali e re-gionali. Renzi, nella sua irre-frenabile bulimia di potere,non ci aveva pensato. E i lec-capiedi che lo circondano dan-dogli sempre ragione si eranoben guardati dal metterlosull’avviso. Nel breve volgeredi quattro settimane, il boome-rang scagliato contro Marinogli è già tornato indietro, suidenti. Non una, ma due volte.

A Firenze il suo sindacoDario Nardella è costretto allafuga perenne davanti a gior-nalisti e telecamere per nonrispondere alle domande su-gli scontrini suoi e di Renzi,che conserva gelosamente incassaforte rispondendo pic-che alle richieste di accesso a-gli atti di Sel e dei 5Stelle: e co-sì, anche se non avesse nullada nascondere, autorizza ilsospetto contrario. A Napoli ilsuo governatore Vincenzo DeLuca finisce sotto inchiesta –l’ennesima – per uno scanda-lo ancora tutto da chiarire perle sue responsabilità penali,ma già tutto chiaro per le sueresponsabilità politiche. Daquel che si legge nelle inter-cettazioni finora note, tre deifaccendieri di cui si circondadon Vincenzo promisero unapromozione nella sanità re-gionale a Guglielmo Manna,marito della giudice civileAnna Scognamiglio, per com-prare le sentenze da lei redat-te il 22 luglio e l’11 settembreche neutralizzavano il decre-to di sospensione del gover-natore firmato da Renzi. DeLuca sostiene che i tre hannoagito alle sue spalle e a sua in-saputa. I pm affermano inve-ce che De Luca ha subìto la mi-naccia, non l’ha denunciata eanzi ha promesso la nominachiesta da Manna in cambiodella sentenza che gli salvavala poltrona (Manna si reca piùvolte nella sede della Regioneper contrattare il nuovo postoperché, dice alla moglie, “mihan chiamato in Regione”).

SEGUE A PAGINA 20

Renzi incastrato da De Luca:se lo caccia, il governo rischiap Mentre escono le carte con le provedella compravendita – da parte dei suoifedelissimi faccendieri – della sentenzache lo salvò, Palazzo Chigi fa i contidei parlamentari da lui controllatio suoi alleati tramite Denis Verdiniq FIERRO, MARRA E RODANO DA PAG. 2 A PAG. 4

LE INTERCETTAZIONI

“Se io non faccioil Dg, tu non faiil presidente”

q IURILLO E TECCE PAG. 2

AMICI SUOI

Nei Vincenzo-boysc’è anche il giudicedel futuro processo

LA GOLA PROFONDA

Il Wikileaks delle Olimpiadi“Doping non solo in Russia”

q PISAPIA A PAG. 17

FURTI D’A U TO R E Preso alla Feltrinelli di Roma

“RUBO LIBRI PER LEGGERE”» SILVIA TRUZZI

Il fattaccio è acca-duto di sabato,

all’ora dell’ap eriti-vo, poco prima dipranzo. Anche se il no-stro protagonista nondev’essere un tipo abituato a-gli aperitivi, se non altro perproblemi di tasche. Vuote. Luiha 41 anni, è di Roma. E amaleggere, rara avis in un Paese

dove secondo l’As s o-ciazione degli edito-ri, il bacino dei let-tori nel 2014 si è ul-teriormente ridotto

del 3,4 per cento. Matorniamo al fattaccio.

Il 24 ottobre, il nostro –“ben vestito, aria da intellet-tuale” come annota il M e s s a g-gero – entra nella libreria Fel-trinelli di viale Giulio Cesare.

SEGUE A PAGINA 16

IL SUMMIT A MALTA

La Ue e i miliardia l l’Africa: “C osìfrenate i migranti”q GRAMAGLIA E PASTA A PAG. 14 - 15

LA MISSIONE DI MATTEO:DISTRUGGERE IL VERO PD

q CAPORALE A PAG. 3

La cattiveriaRaffaella Fico: “B alotellinon vede mai la nostrab a m b i n a”. Lui replica:“È femmina?!”

WWW.SPINOZA.IT

Renzi incastrato da Berlusconi:“Nel Nazareno, via la Severino”

L’O S TAG G I O Attivissimo contro Marino, il premier ignora le bugie del governatore

Mannelli

q D’ESPOSITO A PAG. 5

» ANTONIO PADELLARO

Sere fa, a Otto e Mezzo, Paolo Mieli, con il sor-riso stampato dello Stregatto di Alice nel

Paese delle meraviglie infieriva su D’Attorre.A PAG. 11

Cgil con Landinisul referendumcontro il Jobs Act

q CANNAVÒ A PAG. 6

ONOR DI PATRIA

Expo che trionfoÈ pure megliodel Mundial 82

q ROBECCHI A PAG. 11

Il pattoM at te oRe n z ie SilvioB erlus coni

LA CONSULTAZIONE

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2 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

L’INCHIESTA Le intercettazioni sul destino del governatore campano

» VINCENZO IURILLOE CARLO TECCE

Èil 20 agosto e mancano25 giorni a un altropassaggio crucialedella battaglia legale

di Vincenzo De Luca per ri-manere governatore dellaCampania a dispetto della leg-ge Severino: la sentenza dellaprima sezione civile del Tri-bunale di Napoli sul ricorso dialcuni ex consiglieri di cen-trodestra. Se accolto, si inne-sterebbe una reazione a cate-na che porterebbe allo sciogli-mento della Regione.

L ’avvocato GuglielmoManna, marito della giudiceAnna Scognamiglio, relatricedella prima ordinanza del 17luglio grazie alla quale De Lu-ca è rimasto in sella, è in com-pagnia dell’avvocato Gian-franco Brancaccio e sbotta.Collega esplicitamente unaulteriore sentenza favorevoledella moglie a una nomina inuna Asl. Altrimenti… “V e d r e-mo pure noi vedremo e vedia-mo chi si fa male però! Che ionon faccio il direttore genera-le e va bene, però tu non faraiil Presidente della giunta Re-gionale…”. E ancora: “A que-sto punto voglio capire, per-ché io i patti li ho rispettati, esi è fatto quello che si era det-to…”. “Qua non stiamo facen-do beneficenza…la prima vol-ta ho fatto il signore… ho con-tro-prestazionato il 17 luglio evoi niente… il 4 agosto avetefatto a Postiglione… ( c o m-missario dell’Asl di Salerno,ndr)”.

SI DECIDE di mandare unwhatsapp a Giuseppe Vetra-no, sodale di De Luca in Irpi-nia per chiedere quando Men-na diventerà “allena toredell’Avellino”, metafora di unincarico all’Asl locale. I duenon sanno che la cimice dellaSquadra mobile di Napoli re-gistra il colloquio in auto. Pocoprima Manna ha fatto capireche nulla ècasuale nelsuo interes-samento e inquesta storia.Fa il nome diun altro giu-dice “che hafatto in mododi gestire lecarte in modoche ad Anna tocca pratica-mente il ricorso abbinato…co -me relatore e praticamenteAnna già adesso la settimanaprossima deve fissare l’udien -za sul giudizio principale…”.Ecosì sarà: l’11 settembre la Sco-gnamiglio rigetta il ricorso einfligge anche 12.000 euro dispese legali ai soccombenti.

La trascrizione è agli attidell’inchiesta della Procura diRoma che fa tremare De Luca,indagato per concussione perinduzione insieme a Manna,Scognamiglio e ad altre quat-tro persone – tra cui Brancac-cio e Vetrano – protagoniste avario titolo di una presunta“trattativa”: sentenze favore-

Intrighi, minacce e promesseIl negoziato che salvò De LucaNelle telefonate lo “scambio” tra la sentenza favorevole e l’incarico per il marito della giudice

voli subordinate a un incaricoper Manna. Un incarico fir-mato da De Luca per la guidadi un’Asl campana. Tra gli in-dagati c’è Nello Mastursi, ilbraccio destro, factot um edormai ex capo della segreteriadi De Luca, dimessosi alle pri-me avvisaglie dello scandalo.Mastursi è l’uomo che 17 gior-ni prima, il 3 agosto, ha rice-vuto Manna, Brancaccio e Ve-trano in Regione (ci sono le lo-ro foto agli atti). Quel giornoviene intercettata una conver-

sazione chedimostra chel a g i u d i c eS c o g n a m i-glio sa che ilmarito aspiraa un incaricodall’a m m i n i-strazione DeLuca. I dueparlano di se-

ra, quando l’incontro in Regio-ne è finito: “Quindi serviva(tornare dalle vacanze, ndr)”?“Sì, purtroppo sì –risponde lui– sono stato segnato in unaspecie di block notes”. E pocodopo aggiunge: “O pratica-mente decidono giovedì di fa-re tutto e a quel punto salgo perla nomina direttamente... op-pure giovedì decidono quelloche devono fare e lo fanno nel-la settimana del 24 (agosto, n-dr)”. Lei un paio di giorni dopocommenta con una persona.“Non è che non è andata be-ne… è tutto rimandato…”. In-somma, secondo gli inquiren-ti, Manna vorrebbe l’incaricosubito, ma dall’entourage di

De Luca si farebbe capire cheè tutto rimandato dopo le fe-rie. Ecco allora che l’appunta -mento giudiziario dell’11 set-tembre – sempre secondo l’i-potesi dell’accusa – diventa u-na’ulteriore arma di pressioneper indurre chi può interveni-re su De Luca a fare presto. Il 1°settembre Brancaccio chiamaManna e gli dice di inviare ur-gentemente il proprio curri-culum all’indirizzo di posta diVetrano. Manna dice che il suocurriculum si trova sul com-puter della Scognamiglio.

IN UNA SUCCESSIVA conver -sazione registrata, Manna ri-pete di aver usato proprio lamail della moglie per spedire ilcurriculum a Vetrano, che loaveva richiesto a Brancaccioverosimilmente con un mes-saggio mail o WhatsApp.“...Senti – dice Brancaccio – ioavrei bisogno del tuo curricu-lum però con grossa urgenza,tu ce l’hai sul computer di casao in ufficio?”. “No, anche sulcomputer di casa... ce l’ho puresu quello di Anna, aspetta te loposso mandare subito”. Inun’altra intercettazione di u-na telefonata fatta una decinadi minuti dopo la prima, Man-na conferma a Brancaccio di a-vere spedito il curriculum aVetrano: “Se lo vuoi telefonaregli dici... gliel’ho mandato conla posta di Anna perché qua te-nevo la posta di Anna apertapoi, capito?”.

Le carte, destinate al Csmche deve valutare il compor-tamento della Scognamiglio,

sono piene di conversazionimolto sospette. Ecco un altroindagato, Giorgio Poziello,commentare al telefono unprecedente incontro con Ve-trano. È il 17 luglio, il giorno incui la Scognamiglio va in ca-mera di consiglio per De Luca.“Ho conosciuto quello di Sa-lerno… lui ha accettato questac o sa … vedete che ci sta unapersona che rischia di mori-re… la moglie di questo mio a-mico la può salvare… vo le teaccettare questa cosa? … ci stauno in rianimazione… può es-sere che campa e può essereche muore…lo vogliamo tirarefuori… figurati che Guglielmomi guardava e mi faceva con lamano calmati…” . Tre giornidopo, Vetrano pare vantarsi diqualcosa: “Nel frattempo ioquell'operazione l’ho fatta, equindi il mio credito ormai ècome quello della Germanianei confronti della Grecia”.“Sideve vedere come si può esi-gere, perché è inesigibile... co-munque domani ha la noti-zia”. Ed infatti, si legge nell’in -formativa “Vetrano appren-deva da Brancaccio, che a suavolta era stato informato daManna (il marito della giudiceScognamiglio, ndr), del depo-sito della sentenza sul ricorsodel presidente della RegioneCampania Vincenzo De Luca,sentenza che poi verrà resanota alle parti il giorno succes-sivo, 22 luglio 2015”. Vetrano ècolui che si affretta a comuni-care la buona novella a Ma-stursi con un sms.

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Ipse dixit

G I O RG I OP OZ I E L LO

Vedete che ci sta unapersona che rischia dim o r i re … la moglie diquesto mio amico lapuò salvare… vole teaccettare questa cosa?

17 LUGLIO 2015

GUGLIELMOMANNA

Vediamo chi si fa maleperò! Che io non faccioil direttore generalee va bene, però tu nonfarai il presidente dellagiunta regionale…

20 agosto 2014

Le conversazioniIl consorte avvocatonon fa misterodell’obiettivo, il lavorodei “mediatori”

In difesaIl governatoreDe Luca Ansa

Fatto a mano

Ipse dixit

GIUSEPPEVETRANO

Il mio credito ormai...è come quellodella Germania neiconfronti della Grecia(ride). Io non lo so seme lo potrà mai pagare

20 LUGLIO 2015

G I A N F R A N COB R A N CACC I O

Manco a farloapposta mo’ sto fattodel l ’allenatore diAvellino ( ... ) ci ha unp o’ allarmato il nuovoallenatore di Salerno

20 AGOSTO 2015

NA P OL I

Monteleone, cronistadi Piazzapulita“f e r m at o ” in Procura

qCINQUE ORE DI FERMO nellestanze del Tribunale di Napoli sen-

za che gli fosse contestato alcun reatospecifico: Antonino Monteleone, inviatodi Pi a zza p u l i ta , era arrivato lì con l’o b i e t-tivo di intervistare Anna Scognamiglio,la giudice indagata per l’affare De Luca. Ec’era riuscito. Solo che secondo le forzedi polizia non aveva l’autorizzazione ne-

cessaria per farlo: il personale della Pro-cura napoletana lo ha visto aggirarsi conla telecamera e ha chiesto l’i n te r ve n todelle forze dell’ordine, che lo hanno bloc-cato e fermato.Corrado Formigli, il giornalista che condu-ce la trasmissione su La7, aveva denun-ciato la notizia con un video su Facebook:“Monteleone è sottoposto a fermo di po-

lizia giudiziaria presso il commissariatodel Tribunale di Napoli da circa 4 ore peraver intervistato Anna Scognamiglio”.Un’ora dopo, l’annuncio della liberazione.Ieri sera Monteleone è riuscito ad arrivarein studio, seppur in ritardo. E durante latrasmissione il video esclusivo dell’i n te r-vista alla giudice è andato regolarmente inonda.

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 3

» ANTONELLO CAPORALE

Appena l’avrò in manorisponderò. Possoperò già adesso direuna cosa: è uno schi-

fo. E a quanto vedo solo io stoparlando...”. Sono le 17 e nellostudio del ministro della Giu-stizia a via Arenula è appenagiunta la notizia che alla Ca-mera sta per essere depositatauna interrogazione parla-mentare sottoscritta da Artu-ro Scotto, il capogruppo diSel, che ritiene di inquadrarealcuni angoli oscuri dei terri-tori conquistati o aggrediti daVincenzo De Luca, prima po-pulista, poi leghista del Sud,sindaco sceriffo e infine go-vernatore. Uomo del fare, deldire e forse ancora di più, aleggere il contenuto del testofirmato da Scotto. “S e mb r e-r e b b e c h e i l m a g i s t r a t odell’appello nel processo perabuso d’ufficio nel quale DeLuca, com’è noto, è stato con-dannato a un anno e ha subìtogli effetti della legge Severinosia il dottor Michelan gelo

Russo”. Questo giudice fu de-stinatario di un procedimen-to disciplinare che portò il C-sm a trasferirlo dalla procuradella Repubblica del tribuna-le di Salerno, “per aver tentatodi accedere al computer deltribunale salernitano al finedi verificare se fossero in cor-so procedimenti giudiziari acarico di Vincenzo De Luca,quando pm era la dottoressaGabriella Nuzzi (magistratoche emise un mandato di cat-tura contro De Luca che il Giprigettò, ndr) , e il procuratorecapo Luigi Apicella”. OggiRusso è ritornato a Salerno e lìpresiede la sezione della Cor-te d'Appello. E lui, scrive an-cora Scotto, “che qualche an-no fa aveva cercato di adope-rarsi a favore di De Luca”, oggi“sembrerebbe incaricato digiudicare la stessa personaper la quale si adoperò illegal-mente”. Seguono le richiestedi rito: il ministro Andrea Or-lando venga in aula, riferisca evaluti.

Nel territorio della repub-blica oramai autonoma delu-

chiana, finanche la magistra-tura pare infiacchita, espostaalle debolezze della vita. Ungiudice è stato appena trasfe-rito. Esiste un albergo di ani-me nere nel corpo di De Luca?Lui è un monopolista del po-tere che ha fatto fruttare almassimo il consenso con l’a v-vento del sistema maggiorita-rio. Nessuno dimentichi che aSalerno il risultato delle pri-marie nella contesa tra Bersa-ni e Renzi è stato invalidato eche in quella città, quando gliiscritti sono stati chiamati ascegliere il candidato gover-natore, De Luca ha ottenuto il97 per cento dei consensi.Neanche in Gambia. Eppurenessuno ha fiatato. Si è costi-tuito così un mondo di sopra,una repubblica per suo contoe persino una sede distaccatadeluchiana in Parlamento.Con eletti stretti nella cinturadel capo e che hanno subitoprove incontestabili della suasantità. Il caso di Sabrina Ca-pozzolo è un esempio strabi-liante da segnalare. Giovanis-

sima, vigile urbano a contrat-to della città di Agropoli, si èvista spedire nella segreteriadel Pd renziano e assegnare lePolitiche agricole, appenadopo la elezione a deputataavvenuta in nome e per contodel sindaco di Agropoli Fran-co Alfieri, naturalmente fer-vente deluchiano, impresen-tabile per grane giudiziarie.Deputata lei e anche SimoneV al ia nt e, Antonio Cuomo(chiamato a sostituire FulvioB on av i ta co la , trasferito inRegione come vicepresiden-te), Tino Iannuzzi. Da Sel ègiunto il rinforzo di MicheleRagosta, prima di tutto saler-nitano. Sono questi tutti i nu-meri romani di De Luca? Suv-via! La sua elezione a gover-natore ha aumentato il peso ela cinta dei simpatizzanti, e aquelli di Salerno si aggiungo-no nuclei deluchiani di Ca-serta, Avellino, Napoli so-prattutto. La senatrice saler-nitana Angelica Saggese,nemmeno per la verità iscrit-ta al club dei fedelissimi, tro-

va oggi a Palazzo Madamapassioni taciute, disponibili-tà prima negate e assistenzatecnica. Renzi stia calmo cheil Senato è a rischio e De Lucaè la Campania, uno Stato dicirca sei milioni di abitanti.Varrebbe da solo, in terminidi seggi, quasi quanto il par-tito di Angelino Alfano. Un N-cd un filo più rosé, con un va-riegato bouquet di rappre-sentanze: socialiste, anche diForza Italia, persino confin-dustriali. Il mondo di sopra diDe Luca rende colorato ilmagma che lo sostiene, quelsottofondo (o sottosuolo)delle occasioni e delle ambi-zioni da centrare a tutti i costi.Se De Luca è un pericolo, tuttierano avvertiti. Dal primomomento, quando era in di-scussione la poltrona di pre-sidente della Regione e lui, anorma di legge, non avrebbepotuto concorrere, comunicòsia a Lotti che a Guerini, i dueche Renzi mandò a trattare:“Io mi candido e basta”.

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Il magistrato Michelangelo Russo Ansa

IPROTAG ON I ST I

A N TO N I OC U OMOEntrato aM o n te c i to r i ocon l’uscita diB o n av i t a co l a

ANGELICASAG G E S EOra al Senato,ex consiglieraco m u n a l edi Salerno

MICHELER AG OSTAD e p u t a top a ss a toda Sel al Pd

S I MO N EVA L I A N T EDeputato Pd,figlio di un exa ss e ss o re

Spiò nei computerMichelangelo Russotentò di entrare nei pcdel Tribunale di Salernoper aiutare lo sceriffo

I voti e gli alleatiI verdiniani campaniindispensabilia Matteo e vicinissimial presidente indagato

» TOMMASO RODANO

Non so niente, di niente, di niente”.Vincenzo De Luca affida la sua

versione alla web tv del Ma tt in o.Sguardo fisso in camera, sorriso rigi-do, diagonale. Espressione di sfida,enfasi crozziana. “Caro direttore – sirivolge ad Alessandro Barbano – r a s-sereniamo chi ci ascolta: io sono tran-quillo. Se avessi problemi di tensionerispetto alle inchieste giudiziarie, sa-rei già al Creatore”. De Luca dice dinon avere idea di quale siano i conte-nuti dell’indagine che lo riguarda, se

non per quello che ha letto sui giornali:“Il fatto per me non esiste, io non so dicosa stiamo parlando. Perché ho chie-sto di essere ascoltato in procura il 29ottobre? Per dire che non so niente diniente. Apprendo da voi che c’è un cer-to Manna che chiedeva incarichi allamia segreteria. In un’a m m i n i s t r a z i o-ne come la nostra c’è un’invasione dipersone, qualcuno voleva presentarsie fare millantato credito”. Il suo exbraccio destro, Nello Mastursi, secon-do De Luca è l’unico colpevole dellavicenda: “Mastursi non mi ha mai se-gnalato Manna, però evidentemente

ha commesso un errore grave. E infattinon c’è più...”. Poi ridacchia: “Non c’èpiù in senso lavorativo”, spiega, ma poiaggiunge con un ghigno: “Anche senon sarebbe una grande perdita nean-che se raggiungesse, diciamo...”.Guarda verso il cielo. Lo interrompo-no i giornalisti del Mattino, tra sorrisie imbarazzo: “Non dica così, è in di-retta”. E De Luca chiude: “Tanto staràgià toccando ferro”. Poi l’a v v e r t i m e n-to: “Stanno creando una montagna dalnulla. Chi mi assedia riceverà secchia-te di olio bollente”.

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Scaricabarile “Il mio collaboratore ora non c’è più...”

Il governatore dà la colpa al fedelissimoE minaccia “secchiate di olio bollente”

LA DIFESA

Il vice in Regione Fulvio Bonavitacola L’ex vigilessa Sabrina Capozzolo Ansa

PECULATO, RISCHIA 30 MESI

Il pg della Cassazionechiede la condannadi Minzolini

qDEVE ESSERE confermata la con-danna a due anni e sei mesi per l’ac-

cusa di peculato continuato nei confronti diAugusto Minzolini, ex direttore del Tg1. Lo hachiesto la Procura generale della Cassazionerappresentata da Paolo Canevelli, sollecitan-do il rigetto del ricorso presentato da Min-zolini difeso dall’avvocato Franco Coppi.L’ex direttore del Tg1 è stato condannato dal-

la Corte d’Appello di Roma (27 ottobre2014) a 2 anni e 6 mesi per aver utilizzato –questa l’accusa – in modo improprio la cartadi credito aziendale. In primo grado Minzo-lini, senatore di Forza Italia, era stato inveceassolto. In particolare, l’accusa è di avere su-perato in 14 mesi il budget messo a sua di-sposizione dall’azienda. La somma conte-stata – circa 65mila euro in un anno e mezzo

– è stata completamente rimborsata allaRai. Minzolini ha sempre rivendicato la suainnocenza. Nel corso della sua arringa, il pro-fessor Coppi ha fatto notare che “manca l’e-lemento soggettivo del reato” e che la Rai a-vrebbe potuto “obiettare prima visto cheMinzolini mandava gli scontrini mensilmen-te .” Il verdetto di piazza Cavour nelle pros-sime ore.

AL CSM

Sco gnamigliotrasferit aE rischiail processo» ANTONELLA MASCALI

C’ è un primo prov-vedimento a cari-co della giudice di

Napoli Anna Scognami-glio, indagataper corru-zione, peru n a p r e-sunta de-cisione pi-lotata a fa-vore del go-vernatore cam-pano Vincenzo De Luca, incambio di un favore pro-fessionale al marito. Il pre-sidente del Tribunale diNapoli Ettore Ferrara hatrasferito di sezione la giu-dice che il 17 luglio scorso èstata la relatrice del colle-gio del tribunale civile cheha concesso a De Lucal'annullamento tempora-neo della sospensione dal-la carica, per 6 mesi, sullabase della legge Severino,e si è rivolto alla Corte co-stituzionale. Una decisio-ne presa da Ferrara non so-lo per l'inchiesta penaledella Procura di Roma, maanche perché il 20 novem-bre proprio il collegio diScognamiglio deve esami-nare un altro ricorso di DeLuca, quello di merito,sempre contro la sospen-sione da governatore. Sul-la posizione della Scogna-miglio ieri il procuratoregenerale della Cassazione,Pasquale Ciccolo ha avvia-to una pre-istruttoria perdecidere se aprire un pro-cedimento disciplinarementre la Prima commis-sione, presieduta da Rena-to Balduzzi, ha aperto unfascicolo per incompatibi-lità ambientale e funzio-nale. Pochissime ancora lecarte in mano ai consiglie-ri tanto che la Commissio-ne ha chiesto al tribunaledi Napoli una relazione ar-ticolata sull'operato dellaScognamiglio e alla procu-ra di Roma documenti piùesaustivi perché al mo-mento, ha detto il presi-dente Balduzzi, gli atti inpossesso del Csm sono an-cora “pochi e frammentarie non comprendono le in-tercettazioni pubblicatesui giornali”. Relatore delfascicolo è il consiglieretogato di Area, PiergiorgioMorosini: “Nel giro di 24ore – ha detto – ab b i am odeciso, con tempestività evigore, i passi successiviper restituire serenità agliuffici giudiziari di Napo-li”. Il vicepresidente del C-sm, Giovanni Legnini hapromesso che “come acca-duto per il caso Palermosaremo velocissimi nei li-miti che ci consentono lenorme in vigore”.

LA MAPPA Dai parlamentari agli amici nei posti chiave. Nella tribùdeluchiana anche il magistrato che ora dovrà decidere sul suo abuso d’ufficio

Vic ienz ’, mondo di mezzoQuanti rischi per Renzi

Page 3: Il Fatto 13-11-2015

2 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

L’INCHIESTA Le intercettazioni sul destino del governatore campano

» VINCENZO IURILLOE CARLO TECCE

Èil 20 agosto e mancano25 giorni a un altropassaggio crucialedella battaglia legale

di Vincenzo De Luca per ri-manere governatore dellaCampania a dispetto della leg-ge Severino: la sentenza dellaprima sezione civile del Tri-bunale di Napoli sul ricorso dialcuni ex consiglieri di cen-trodestra. Se accolto, si inne-sterebbe una reazione a cate-na che porterebbe allo sciogli-mento della Regione.

L ’avvocato GuglielmoManna, marito della giudiceAnna Scognamiglio, relatricedella prima ordinanza del 17luglio grazie alla quale De Lu-ca è rimasto in sella, è in com-pagnia dell’avvocato Gian-franco Brancaccio e sbotta.Collega esplicitamente unaulteriore sentenza favorevoledella moglie a una nomina inuna Asl. Altrimenti… “V e d r e-mo pure noi vedremo e vedia-mo chi si fa male però! Che ionon faccio il direttore genera-le e va bene, però tu non faraiil Presidente della giunta Re-gionale…”. E ancora: “A que-sto punto voglio capire, per-ché io i patti li ho rispettati, esi è fatto quello che si era det-to…”. “Qua non stiamo facen-do beneficenza…la prima vol-ta ho fatto il signore… ho con-tro-prestazionato il 17 luglio evoi niente… il 4 agosto avetefatto a Postiglione… ( c o m-missario dell’Asl di Salerno,ndr)”.

SI DECIDE di mandare unwhatsapp a Giuseppe Vetra-no, sodale di De Luca in Irpi-nia per chiedere quando Men-na diventerà “allena toredell’Avellino”, metafora di unincarico all’Asl locale. I duenon sanno che la cimice dellaSquadra mobile di Napoli re-gistra il colloquio in auto. Pocoprima Manna ha fatto capireche nulla ècasuale nelsuo interes-samento e inquesta storia.Fa il nome diun altro giu-dice “che hafatto in mododi gestire lecarte in modoche ad Anna tocca pratica-mente il ricorso abbinato…co -me relatore e praticamenteAnna già adesso la settimanaprossima deve fissare l’udien -za sul giudizio principale…”.Ecosì sarà: l’11 settembre la Sco-gnamiglio rigetta il ricorso einfligge anche 12.000 euro dispese legali ai soccombenti.

La trascrizione è agli attidell’inchiesta della Procura diRoma che fa tremare De Luca,indagato per concussione perinduzione insieme a Manna,Scognamiglio e ad altre quat-tro persone – tra cui Brancac-cio e Vetrano – protagoniste avario titolo di una presunta“trattativa”: sentenze favore-

Intrighi, minacce e promesseIl negoziato che salvò De LucaNelle telefonate lo “scambio” tra la sentenza favorevole e l’incarico per il marito della giudice

voli subordinate a un incaricoper Manna. Un incarico fir-mato da De Luca per la guidadi un’Asl campana. Tra gli in-dagati c’è Nello Mastursi, ilbraccio destro, factot um edormai ex capo della segreteriadi De Luca, dimessosi alle pri-me avvisaglie dello scandalo.Mastursi è l’uomo che 17 gior-ni prima, il 3 agosto, ha rice-vuto Manna, Brancaccio e Ve-trano in Regione (ci sono le lo-ro foto agli atti). Quel giornoviene intercettata una conver-

sazione chedimostra chel a g i u d i c eS c o g n a m i-glio sa che ilmarito aspiraa un incaricodall’a m m i n i-strazione DeLuca. I dueparlano di se-

ra, quando l’incontro in Regio-ne è finito: “Quindi serviva(tornare dalle vacanze, ndr)”?“Sì, purtroppo sì –risponde lui– sono stato segnato in unaspecie di block notes”. E pocodopo aggiunge: “O pratica-mente decidono giovedì di fa-re tutto e a quel punto salgo perla nomina direttamente... op-pure giovedì decidono quelloche devono fare e lo fanno nel-la settimana del 24 (agosto, n-dr)”. Lei un paio di giorni dopocommenta con una persona.“Non è che non è andata be-ne… è tutto rimandato…”. In-somma, secondo gli inquiren-ti, Manna vorrebbe l’incaricosubito, ma dall’entourage di

De Luca si farebbe capire cheè tutto rimandato dopo le fe-rie. Ecco allora che l’appunta -mento giudiziario dell’11 set-tembre – sempre secondo l’i-potesi dell’accusa – diventa u-na’ulteriore arma di pressioneper indurre chi può interveni-re su De Luca a fare presto. Il 1°settembre Brancaccio chiamaManna e gli dice di inviare ur-gentemente il proprio curri-culum all’indirizzo di posta diVetrano. Manna dice che il suocurriculum si trova sul com-puter della Scognamiglio.

IN UNA SUCCESSIVA conver -sazione registrata, Manna ri-pete di aver usato proprio lamail della moglie per spedire ilcurriculum a Vetrano, che loaveva richiesto a Brancaccioverosimilmente con un mes-saggio mail o WhatsApp.“...Senti – dice Brancaccio – ioavrei bisogno del tuo curricu-lum però con grossa urgenza,tu ce l’hai sul computer di casao in ufficio?”. “No, anche sulcomputer di casa... ce l’ho puresu quello di Anna, aspetta te loposso mandare subito”. Inun’altra intercettazione di u-na telefonata fatta una decinadi minuti dopo la prima, Man-na conferma a Brancaccio di a-vere spedito il curriculum aVetrano: “Se lo vuoi telefonaregli dici... gliel’ho mandato conla posta di Anna perché qua te-nevo la posta di Anna apertapoi, capito?”.

Le carte, destinate al Csmche deve valutare il compor-tamento della Scognamiglio,

sono piene di conversazionimolto sospette. Ecco un altroindagato, Giorgio Poziello,commentare al telefono unprecedente incontro con Ve-trano. È il 17 luglio, il giorno incui la Scognamiglio va in ca-mera di consiglio per De Luca.“Ho conosciuto quello di Sa-lerno… lui ha accettato questac o sa … vedete che ci sta unapersona che rischia di mori-re… la moglie di questo mio a-mico la può salvare… vo le teaccettare questa cosa? … ci stauno in rianimazione… può es-sere che campa e può essereche muore…lo vogliamo tirarefuori… figurati che Guglielmomi guardava e mi faceva con lamano calmati…” . Tre giornidopo, Vetrano pare vantarsi diqualcosa: “Nel frattempo ioquell'operazione l’ho fatta, equindi il mio credito ormai ècome quello della Germanianei confronti della Grecia”.“Sideve vedere come si può esi-gere, perché è inesigibile... co-munque domani ha la noti-zia”. Ed infatti, si legge nell’in -formativa “Vetrano appren-deva da Brancaccio, che a suavolta era stato informato daManna (il marito della giudiceScognamiglio, ndr), del depo-sito della sentenza sul ricorsodel presidente della RegioneCampania Vincenzo De Luca,sentenza che poi verrà resanota alle parti il giorno succes-sivo, 22 luglio 2015”. Vetrano ècolui che si affretta a comuni-care la buona novella a Ma-stursi con un sms.

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Ipse dixit

G I O RG I OP OZ I E L LO

Vedete che ci sta unapersona che rischia dim o r i re … la moglie diquesto mio amico lapuò salvare… vole teaccettare questa cosa?

17 LUGLIO 2015

GUGLIELMOMANNA

Vediamo chi si fa maleperò! Che io non faccioil direttore generalee va bene, però tu nonfarai il presidente dellagiunta regionale…

20 agosto 2014

Le conversazioniIl consorte avvocatonon fa misterodell’obiettivo, il lavorodei “mediatori”

In difesaIl governatoreDe Luca Ansa

Fatto a mano

Ipse dixit

GIUSEPPEVETRANO

Il mio credito ormai...è come quellodella Germania neiconfronti della Grecia(ride). Io non lo so seme lo potrà mai pagare

20 LUGLIO 2015

G I A N F R A N COB R A N CACC I O

Manco a farloapposta mo’ sto fattodel l ’allenatore diAvellino ( ... ) ci ha unp o’ allarmato il nuovoallenatore di Salerno

20 AGOSTO 2015

NA P OL I

Monteleone, cronistadi Piazzapulita“f e r m at o ” in Procura

qCINQUE ORE DI FERMO nellestanze del Tribunale di Napoli sen-

za che gli fosse contestato alcun reatospecifico: Antonino Monteleone, inviatodi Pi a zza p u l i ta , era arrivato lì con l’o b i e t-tivo di intervistare Anna Scognamiglio,la giudice indagata per l’affare De Luca. Ec’era riuscito. Solo che secondo le forzedi polizia non aveva l’autorizzazione ne-

cessaria per farlo: il personale della Pro-cura napoletana lo ha visto aggirarsi conla telecamera e ha chiesto l’i n te r ve n todelle forze dell’ordine, che lo hanno bloc-cato e fermato.Corrado Formigli, il giornalista che condu-ce la trasmissione su La7, aveva denun-ciato la notizia con un video su Facebook:“Monteleone è sottoposto a fermo di po-

lizia giudiziaria presso il commissariatodel Tribunale di Napoli da circa 4 ore peraver intervistato Anna Scognamiglio”.Un’ora dopo, l’annuncio della liberazione.Ieri sera Monteleone è riuscito ad arrivarein studio, seppur in ritardo. E durante latrasmissione il video esclusivo dell’i n te r-vista alla giudice è andato regolarmente inonda.

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 3

» ANTONELLO CAPORALE

Appena l’avrò in manorisponderò. Possoperò già adesso direuna cosa: è uno schi-

fo. E a quanto vedo solo io stoparlando...”. Sono le 17 e nellostudio del ministro della Giu-stizia a via Arenula è appenagiunta la notizia che alla Ca-mera sta per essere depositatauna interrogazione parla-mentare sottoscritta da Artu-ro Scotto, il capogruppo diSel, che ritiene di inquadrarealcuni angoli oscuri dei terri-tori conquistati o aggrediti daVincenzo De Luca, prima po-pulista, poi leghista del Sud,sindaco sceriffo e infine go-vernatore. Uomo del fare, deldire e forse ancora di più, aleggere il contenuto del testofirmato da Scotto. “S e mb r e-r e b b e c h e i l m a g i s t r a t odell’appello nel processo perabuso d’ufficio nel quale DeLuca, com’è noto, è stato con-dannato a un anno e ha subìtogli effetti della legge Severinosia il dottor Michelan gelo

Russo”. Questo giudice fu de-stinatario di un procedimen-to disciplinare che portò il C-sm a trasferirlo dalla procuradella Repubblica del tribuna-le di Salerno, “per aver tentatodi accedere al computer deltribunale salernitano al finedi verificare se fossero in cor-so procedimenti giudiziari acarico di Vincenzo De Luca,quando pm era la dottoressaGabriella Nuzzi (magistratoche emise un mandato di cat-tura contro De Luca che il Giprigettò, ndr) , e il procuratorecapo Luigi Apicella”. OggiRusso è ritornato a Salerno e lìpresiede la sezione della Cor-te d'Appello. E lui, scrive an-cora Scotto, “che qualche an-no fa aveva cercato di adope-rarsi a favore di De Luca”, oggi“sembrerebbe incaricato digiudicare la stessa personaper la quale si adoperò illegal-mente”. Seguono le richiestedi rito: il ministro Andrea Or-lando venga in aula, riferisca evaluti.

Nel territorio della repub-blica oramai autonoma delu-

chiana, finanche la magistra-tura pare infiacchita, espostaalle debolezze della vita. Ungiudice è stato appena trasfe-rito. Esiste un albergo di ani-me nere nel corpo di De Luca?Lui è un monopolista del po-tere che ha fatto fruttare almassimo il consenso con l’a v-vento del sistema maggiorita-rio. Nessuno dimentichi che aSalerno il risultato delle pri-marie nella contesa tra Bersa-ni e Renzi è stato invalidato eche in quella città, quando gliiscritti sono stati chiamati ascegliere il candidato gover-natore, De Luca ha ottenuto il97 per cento dei consensi.Neanche in Gambia. Eppurenessuno ha fiatato. Si è costi-tuito così un mondo di sopra,una repubblica per suo contoe persino una sede distaccatadeluchiana in Parlamento.Con eletti stretti nella cinturadel capo e che hanno subitoprove incontestabili della suasantità. Il caso di Sabrina Ca-pozzolo è un esempio strabi-liante da segnalare. Giovanis-

sima, vigile urbano a contrat-to della città di Agropoli, si èvista spedire nella segreteriadel Pd renziano e assegnare lePolitiche agricole, appenadopo la elezione a deputataavvenuta in nome e per contodel sindaco di Agropoli Fran-co Alfieri, naturalmente fer-vente deluchiano, impresen-tabile per grane giudiziarie.Deputata lei e anche SimoneV al ia nt e, Antonio Cuomo(chiamato a sostituire FulvioB on av i ta co la , trasferito inRegione come vicepresiden-te), Tino Iannuzzi. Da Sel ègiunto il rinforzo di MicheleRagosta, prima di tutto saler-nitano. Sono questi tutti i nu-meri romani di De Luca? Suv-via! La sua elezione a gover-natore ha aumentato il peso ela cinta dei simpatizzanti, e aquelli di Salerno si aggiungo-no nuclei deluchiani di Ca-serta, Avellino, Napoli so-prattutto. La senatrice saler-nitana Angelica Saggese,nemmeno per la verità iscrit-ta al club dei fedelissimi, tro-

va oggi a Palazzo Madamapassioni taciute, disponibili-tà prima negate e assistenzatecnica. Renzi stia calmo cheil Senato è a rischio e De Lucaè la Campania, uno Stato dicirca sei milioni di abitanti.Varrebbe da solo, in terminidi seggi, quasi quanto il par-tito di Angelino Alfano. Un N-cd un filo più rosé, con un va-riegato bouquet di rappre-sentanze: socialiste, anche diForza Italia, persino confin-dustriali. Il mondo di sopra diDe Luca rende colorato ilmagma che lo sostiene, quelsottofondo (o sottosuolo)delle occasioni e delle ambi-zioni da centrare a tutti i costi.Se De Luca è un pericolo, tuttierano avvertiti. Dal primomomento, quando era in di-scussione la poltrona di pre-sidente della Regione e lui, anorma di legge, non avrebbepotuto concorrere, comunicòsia a Lotti che a Guerini, i dueche Renzi mandò a trattare:“Io mi candido e basta”.

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Il magistrato Michelangelo Russo Ansa

IPROTAG ON I ST I

A N TO N I OC U OMOEntrato aM o n te c i to r i ocon l’uscita diB o n av i t a co l a

ANGELICASAG G E S EOra al Senato,ex consiglieraco m u n a l edi Salerno

MICHELER AG OSTAD e p u t a top a ss a toda Sel al Pd

S I MO N EVA L I A N T EDeputato Pd,figlio di un exa ss e ss o re

Spiò nei computerMichelangelo Russotentò di entrare nei pcdel Tribunale di Salernoper aiutare lo sceriffo

I voti e gli alleatiI verdiniani campaniindispensabilia Matteo e vicinissimial presidente indagato

» TOMMASO RODANO

Non so niente, di niente, di niente”.Vincenzo De Luca affida la sua

versione alla web tv del Ma tt in o.Sguardo fisso in camera, sorriso rigi-do, diagonale. Espressione di sfida,enfasi crozziana. “Caro direttore – sirivolge ad Alessandro Barbano – r a s-sereniamo chi ci ascolta: io sono tran-quillo. Se avessi problemi di tensionerispetto alle inchieste giudiziarie, sa-rei già al Creatore”. De Luca dice dinon avere idea di quale siano i conte-nuti dell’indagine che lo riguarda, se

non per quello che ha letto sui giornali:“Il fatto per me non esiste, io non so dicosa stiamo parlando. Perché ho chie-sto di essere ascoltato in procura il 29ottobre? Per dire che non so niente diniente. Apprendo da voi che c’è un cer-to Manna che chiedeva incarichi allamia segreteria. In un’a m m i n i s t r a z i o-ne come la nostra c’è un’invasione dipersone, qualcuno voleva presentarsie fare millantato credito”. Il suo exbraccio destro, Nello Mastursi, secon-do De Luca è l’unico colpevole dellavicenda: “Mastursi non mi ha mai se-gnalato Manna, però evidentemente

ha commesso un errore grave. E infattinon c’è più...”. Poi ridacchia: “Non c’èpiù in senso lavorativo”, spiega, ma poiaggiunge con un ghigno: “Anche senon sarebbe una grande perdita nean-che se raggiungesse, diciamo...”.Guarda verso il cielo. Lo interrompo-no i giornalisti del Mattino, tra sorrisie imbarazzo: “Non dica così, è in di-retta”. E De Luca chiude: “Tanto staràgià toccando ferro”. Poi l’a v v e r t i m e n-to: “Stanno creando una montagna dalnulla. Chi mi assedia riceverà secchia-te di olio bollente”.

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Scaricabarile “Il mio collaboratore ora non c’è più...”

Il governatore dà la colpa al fedelissimoE minaccia “secchiate di olio bollente”

LA DIFESA

Il vice in Regione Fulvio Bonavitacola L’ex vigilessa Sabrina Capozzolo Ansa

PECULATO, RISCHIA 30 MESI

Il pg della Cassazionechiede la condannadi Minzolini

qDEVE ESSERE confermata la con-danna a due anni e sei mesi per l’ac-

cusa di peculato continuato nei confronti diAugusto Minzolini, ex direttore del Tg1. Lo hachiesto la Procura generale della Cassazionerappresentata da Paolo Canevelli, sollecitan-do il rigetto del ricorso presentato da Min-zolini difeso dall’avvocato Franco Coppi.L’ex direttore del Tg1 è stato condannato dal-

la Corte d’Appello di Roma (27 ottobre2014) a 2 anni e 6 mesi per aver utilizzato –questa l’accusa – in modo improprio la cartadi credito aziendale. In primo grado Minzo-lini, senatore di Forza Italia, era stato inveceassolto. In particolare, l’accusa è di avere su-perato in 14 mesi il budget messo a sua di-sposizione dall’azienda. La somma conte-stata – circa 65mila euro in un anno e mezzo

– è stata completamente rimborsata allaRai. Minzolini ha sempre rivendicato la suainnocenza. Nel corso della sua arringa, il pro-fessor Coppi ha fatto notare che “manca l’e-lemento soggettivo del reato” e che la Rai a-vrebbe potuto “obiettare prima visto cheMinzolini mandava gli scontrini mensilmen-te .” Il verdetto di piazza Cavour nelle pros-sime ore.

AL CSM

Sco gnamigliotrasferit aE rischiail processo» ANTONELLA MASCALI

C’ è un primo prov-vedimento a cari-co della giudice di

Napoli Anna Scognami-glio, indagataper corru-zione, peru n a p r e-sunta de-cisione pi-lotata a fa-vore del go-vernatore cam-pano Vincenzo De Luca, incambio di un favore pro-fessionale al marito. Il pre-sidente del Tribunale diNapoli Ettore Ferrara hatrasferito di sezione la giu-dice che il 17 luglio scorso èstata la relatrice del colle-gio del tribunale civile cheha concesso a De Lucal'annullamento tempora-neo della sospensione dal-la carica, per 6 mesi, sullabase della legge Severino,e si è rivolto alla Corte co-stituzionale. Una decisio-ne presa da Ferrara non so-lo per l'inchiesta penaledella Procura di Roma, maanche perché il 20 novem-bre proprio il collegio diScognamiglio deve esami-nare un altro ricorso di DeLuca, quello di merito,sempre contro la sospen-sione da governatore. Sul-la posizione della Scogna-miglio ieri il procuratoregenerale della Cassazione,Pasquale Ciccolo ha avvia-to una pre-istruttoria perdecidere se aprire un pro-cedimento disciplinarementre la Prima commis-sione, presieduta da Rena-to Balduzzi, ha aperto unfascicolo per incompatibi-lità ambientale e funzio-nale. Pochissime ancora lecarte in mano ai consiglie-ri tanto che la Commissio-ne ha chiesto al tribunaledi Napoli una relazione ar-ticolata sull'operato dellaScognamiglio e alla procu-ra di Roma documenti piùesaustivi perché al mo-mento, ha detto il presi-dente Balduzzi, gli atti inpossesso del Csm sono an-cora “pochi e frammentarie non comprendono le in-tercettazioni pubblicatesui giornali”. Relatore delfascicolo è il consiglieretogato di Area, PiergiorgioMorosini: “Nel giro di 24ore – ha detto – ab b i am odeciso, con tempestività evigore, i passi successiviper restituire serenità agliuffici giudiziari di Napo-li”. Il vicepresidente del C-sm, Giovanni Legnini hapromesso che “come acca-duto per il caso Palermosaremo velocissimi nei li-miti che ci consentono lenorme in vigore”.

LA MAPPA Dai parlamentari agli amici nei posti chiave. Nella tribùdeluchiana anche il magistrato che ora dovrà decidere sul suo abuso d’ufficio

Vic ienz ’, mondo di mezzoQuanti rischi per Renzi

Page 4: Il Fatto 13-11-2015

4 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

» WANDA MARRA

Come si è arrivati alla can-didatura di Vincenzo DeLuca alla presidenza del-la Campania? Lorenzo

Guerini ha cercato per dieci voltedi farlo ritirare dalle primarie,poi è arrivato Luca Lotti e ci hafatto l’accordo”. La sintesi retro-spettiva è di un deputato dei Gio-vani Turchi. Adesso, il capitolodel film è un altro, ma i pesi sonogli stessi e anche i conflitti. C’è chiracconta che prima di partire perMalta, davanti alla tegola campa-na, Renzi abbia avuto un vivacescambio di opinioni col suo sot-tosegretario, l’uomo da sempre alui più vicino, per capire che mar-gini di azione ci fossero nella ge-stione del caso. Lotti, ancora unavolta, come fa da mesi, si sarebbeposto come garante assoluto delgovernatore, ribadendo l’impos -sibilità di mollarlo.

D’ALTRA PARTE, è lui che avevastretto gli accordi per portare i vo-ti del potentissimo sindaco scerif-fo a Renzi, durante le primarie del2013. È lui che si è fatto garantedella sua candidatura in Campa-nia. È lui che lo protegge. I moltinemici che ha nel partito raccon-tano che adesso il biondo e poten-tissimo sottosegretario non lavo-ri solo per conto di Renzi, ma sistia blindando un futuro politicoin proprio, anche distinto da quel-lo del capo. E che De Luca gli ser-ve. Con questa motivazione, spie-gano il suo attivismo sui territori,un argine all’eventuale espansio-ne di Graziano Delrio e di Loren-zo Guerini, che dal Giglio Magicosono esclusi ormai da mesi. È sta-

to proprio dopo un lungo collo-quio con il vice segretario dem eresponsabile Organizzazione Pd,Guerini, che Assunta Tartaglione(segretaria regionale campana)ha fatto un comunicato per direche “la vicenda giudiziaria delleultime ore richiede la massima

trasparenza. Le ipotesi di reato dicui si parla sono gravi ed inquie-t an ti ”. Guerini non ha mai fattomistero di aver subìto, all’epoca,la scelta di De Luca. Meno che mailo fa adesso: anzi, è furioso perl’accostamento costante con Ma-stursi. Certo, in qualità di dirigen-

te Pd, con l’ormai ex capo segre-teria di De Luca ci parlava con-tinuamente. Ma con gli amici sisfoga precisando che Mastursi e-ra ben più vicino a Lotti, e che anzilui è intervenuto per far escluderedalle liste personaggi come Fran-co Alfieri (Salerno) e Dionigi Ma-gliulo (Caserta), all’epoca impu-tati rispettivamente di corruzio-ne e voto di scambio.

Il vicesegretario evita uscitepubbliche, ma da parte dei Gio-vani Turchi è un fuoco di fila. Ieriil guardasigilli Andrea Orlando siè spinto a dire: “Io De Luca nonl’avrei votato alle primarie”. In

serata ha voluto precisare che sitratta di un ‘dato storico’, ma det-to in un momento come questo èuna chiara presa di posizione. Poi,Orlando ha detto di più: “Il Pd habisogno di una profonda revisio-ne. Non so se attraverso la strut-turazione degli apparati, ma an-

che rivedendo alcune formuledella vecchia organizzazione.Non mi convince neanche più ladicotomia tra primarie e circoli".Di rinforzo, Matteo Orfini, presi-dente del Pd: quella di De Luca èuna vicenda “ancora oscura”. Madopo l’uscita di Stefano Espositoil giorno prima la strategia di ar-rivare a un chiarimento nel par-tito e prendere spazio appare e-vidente.

I N TA N TO, i fedelissimi racconta-no che Renzi è “arrabbiatissimo”,che sa benissimo che quella era lacandidatura sbagliata, che è luiche De Luca non lo vuole neanchesentire. Anzi, si spingono addirit-tura più in là: “Sarebbe meglio giàda adesso decidere che Roma eNapoli sono perse alle elezioni eoccuparsi della crescita econo-mica”. Il premier però non parla.Aspetta. Vuole studiare le carte.Anche se più passano le ore, più lalinea della difesa si affievolisce ela paura sale: Renzi non sa cosa c’èdentro l’inchiesta, teme sviluppiche lo portino a dover scaricare ilpresidente della Campania. Unamossa che potrebbe costargli ca-rissima. Per la prima volta ieri trai giovani parlamentari renzianis-simi si pronunciavano le parole“fine della legislatura”. Perché iconsiglieri di De Luca in Regionecerto non si fanno sfiduciare. Eanzi, il governatore potrebberotogliere alla maggioranza in Se-nato i voti dei suoi e quelli dei ver-diniani affiliati. Ieri, il vice di DeLuca, Fulvio Bonavitacola si è af-facciato a un seminario sulle In-frastrutture tenuto al Pd da Del-rio. Un modo per farsi presente.

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L’ex Pd Alfredo D’A t t o r re “C ’è qualcuno in grado di spiegarmi perché hanno cacciato Marino e lui no?”

“Vincenzo ha mentito, perché Matteo tace?L’I N T E RV I STA

» ENRICO FIERRO

Alfredo D’Attorre, deputa-to ex Pd ora fondatore di

Sinistra Italiana, Vincenzo DeLuca lo conosceva bene. In an-ni passati è stato segretariodella federazione dei Ds pro-prio a Salerno, il regno di Vi-cienz. “Sì, ma non gli ho maidedicato un libro”.

Parliamone, allora.Certo, il libro è del 2004 e siintitola “Perché gli uominiubbidiscono. Max Weber el’analisi della socialità uma-n a”, e porta la prefazione diRemo Bodei. È uno studio sul-la teoria del potere di Weber,frutto di una ricerca durataquasi dieci anni, con lunghepuntate in Germania.

Lavorando con De Luca ave-va materiale in abbondanzasul potere…

Sono stato segretario dei Ds aSalerno dal 2004 al 2007. De-vo essere oggettivo parlandodi De Luca. Si è trattato di un

amministratore molto capa-ce, corretto, amato. Credo chei salernitani gli siano ricono-scenti per come ha trasforma-to la città.

Lei è troppo generoso e nonvede la lunga teoria di opereincompiute, cantieri ancoraaper ti…

Ad un certo punto le nostrestrade si sono divise…

Pe rc h é ?I primi dissidi politici nel2006, quando fino alla fine

provai a evitare che la candi-datura di De Luca a sindacoavvenisse senza il simbolo dipartito e senza la coalizione dicentrosinistra. Poi nel 2007alla nascita del Pd lui si avvi-cinò a Bettini e Veltroni men-tre io mantenni una colloca-zione nell’area riformista diBersani e D’Alema. Infine cifu l’episodio del 2008, quandoutilizzò il mio nome qualepossibile candidato alla Ca-mera per tirare la volata allacandidatura del figlio.

Quando avviene la mutazio-ne di De Luca da amministra-tore capace a spietato uomodi potere? Lo chiedo al filo-sofo ricercatore di scuolawe b e r i a n a .

Già negli anni della mia segre-teria a Salerno cominciavo acogliere i segnali di una derivapersonalistica e anche un cer-to senso di onnipotenza, coseche non facevano presagiresviluppi positivi. Si avvertivaanche una crescente insoffe-

renza per figure dotate di unacerta autonomia.

La candidatura di De Luca agovernatore della Campa-nia, come la giudica?

Un grave errore, innanzituttodi De Luca che avrebbe dovu-to prendere atto di una sen-tenza di primo grado, ricono-scere l’impedimento della Se-verino e aspettare la fine dellavicenda giudiziaria. Ma l’e r-rore più grande è stato del Pde di Renzi nel consentirlo, pie-gandosi all’ostinazione di DeLuca ad andare avanti. Un er-rore dettato da opportuni-smo, che ha finito col provo-care un danno grave al Pd e so-prattutto alla Campania.

Ma De Luca, ripetono ancoraal Pd, è stato scelto dagli e-lettori con le primarie.

Questa storia che il voto po-polare consenta di sottrarsialla legge è un argomento pa-ra-berlusconiano. Sarebbestato doveroso da parte del se-gretario del Pd evitare una

candidatura del genere. Inve-ce hanno consentito pure chesi attaccasse la presidentedell’Antimafia Rosy Bindi inmodo vergognoso.

E oggi, il Pd come può usciredal pantano?

Sono un garantista e vedremogli sviluppi della vicenda giu-diziaria, ma sul piano politicoc’è una questione gigantesca:De Luca ha mentito ai citta-dini e al suo partito sulle ra-gioni delle dimissioni del suocaposegreteria, pur sapendodi essere sottoposto ad inda-gine. Questo rende insosteni-bile la sua posizione e inquie-tante il silenzio di Renzi. Michiedo: c’è una sola persona inItalia in grado di capire per-ché Marino sia stato mandatoa casa e De Luca sia ancora incarica?

Fra sei mesi si vota a Napoliper il nuovo sindaco.

Il Pd rischia di avviarsi a unulteriore disastro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I n s e pa ra b i l i Luca Lotti e Matteo Renzi La Pre ss e

S i n i st rait a l i a n aAlfredo D’At -torre ha lascia-to il Pd perfondare il nuo-vo movimen-to con Fassinae Vendola Ansa

L avoravoal suof i a n co ,è statoun ottimoa m m i n i s t ra -tore, mapoi in luiè cresciutoil senso dio n n i p o te n za

Lo sberleffo

LA PAPESSAS E R R AC C H I A N I» FQ

,MARINO SÌ e De Luca no. Ilsindaco di Roma andava fatto

dimettere per un’indagine riguardo laquale non sarebbe stato sincero, il go-vernatore della Campania invece nonva fatto dimettere, nonostante un’indagine ri-guardo la quale non sarebbe stato sincero (hadetto di non saperne nulla ma il 29 ottobre eraandato a deporre dai pm). Come lo si giustifica

in casa Pd? Complicato. Ci prova, conammirabile sforzo di fantasia, la vicesegretaria Debora Serracchiani. AL’Aria che tira, su La7, prova a spiegarele ragioni insindacabili che avrebbero

portato al siluramento dell’ex sindaco di Ro-ma: “C’è un problema di fondo politico, chenon c’entra nulla con gli scontrini. Marino nonha mai creato un legame vero con la città. Po-

trei ricordarle il viaggio fuori, i Casamonica, ilfatto che c’era un problema col Papa”... Unproblema col Papa, dunque. L’i nvo l o n t a r i agaffe della renziana è rivelatrice: per fare beneil proprio compito di primo cittadino, a Roma,bisogna andare d’accordo col pontefice. Altroche municipalizzate, traffico, buche e ammi-nistrazione ordinaria o straordinaria. De Lucaè avvisato: si tenga buono Francesco.

Da una parte Guerini e Orlando. Dall’altra il sottosegretarioChe (come sempre) difende il governatore della Campania

Lotti fa lo scudoIl fronte di Renzisi spacca su De Luca

LO SCONTRO

La scheda

n ALLER EG I O N A L Idella scorsap r i m ave ra ,Vincenzo DeLuca correper ilce n t ro s i n i s t ra ,dopo avers co n f i t toalle primarieil giovanet u rcoCozzo l i n o

n T E N TAT I VOFA L L I TOIl vicesegretario Pd,Lo re n zoGuerini hatentato piùvolte di farloritirare dalleprimarie,s e n zariuscirci. Labenedizionedellac a n d i d a t u raè arrivataalla fine dals o t to s e g re t a r i oa palazzoChigi, Lotti

Lite a Palazzo ChigiScintille tra il premiere il suo braccio destro.Alla fine la linea è“non possiamo mollarlo”

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 5

» FABRIZIO D’E S P OS I TO

Il patto del Nazareno erasegreto e conteneva laclausola che più stava acuore a uno dei due con-

traenti. Ossia la restituzioned e ll ’agibilità politica a SilvioBerlusconi, condannato inCassazione per frode fiscale(diritti tv Mediaset) e per que-sto incandidabile e ineleggibi-le per la legge Severino. A ri-velarlo, con un colpo di teatroche lo riporta in prima pagina,lo stesso ex Cavaliere, nel so-lito salotto amico di Bruno Ve-spa su RaiUno, Porta a Porta:“La modifica della legge Seve-rino faceva parte del patto delNazareno perché mi era statapromessa l’agibilità politica”.Il premier, che su De Lucacontinua a non parlare, ha su-bito replicato: “Forse è unadelle sue barzellette, ma nonfa ridere. Io non ho mai pro-messo a Berlusconi una modi-fica della Severino. Probabil-mente si confonde con l’altroMatteo”.

IL CONDANNATO ha tentatoanche di correggere la sua u-scita, parlando di un accordosulla sua “legittimazione poli-tica”in senso ampio, ma è statoil falco Renato Brunetta, capo-gruppo azzurro alla Camera, asvelare i dettagli dell’accordo:“Quanto alla Severino, ricordoche il decreto legislativo dellaSeverino fin dall’inizio dellasua applicazione comportònumerosissimi problemi inquanto scritto male e applica-to peggio. E già con il governoLetta era all’ordine del giornola necessità di modificare il de-creto che presentava in ma-niera palese numerosi profilidi incostituzionalità. Il temadella sua modifica era presen-te anche nei mesi successivi, inpieno Nazareno, magari uti-lizzando altre leggi delega a-perte”. E qui Brunetta riassu-me quello che accadde negli

R I V E L A Z ION I Berlusconi confessa:“Nazareno per salvarmi”Il patto con Renzi, poi saltato, e l’impegno a cambiare la legge Severino

ultimi dieci giorni del gennaioscorso quando Renzi e Berlu-sconi si misero d’a c c or d osull’elezione di Giuliano Ama-to al Quirinale e la cancellazio-ne del reato berlusconiano:“Ricordano tutti la figuracciadi Renzi e compagni in meritoalla vicenda della delega fisca-le in tema di non punibilità pe-nale per i reati fiscali se l’im -porto delle imposte evase nonfosse stato superiore alla so-

glia del 3 per cento. E qui mifermo, per non infierire”.

La salva-Silvio nella delegafiscale fu l’ultimo atto di unpatto segreto che poi saltòquando Renzi si “bevve” Ber -lusconi e al posto di Amatoscelse Mattarella per nonspaccare il Pd. In quel momen-to finì una storia durata esat-tamente un anno, dal primo in-contro nel gennaio 2014 tra idue al Nazareno, la sede nazio-

nale del Pd a Roma. Berlusconiera accompagnato da GianniLetta, mentre ai colloqui suc-cessivi partecipò anche DenisVerdini lo sherpa del renzu-sconismo, all’epoca azzurrooggi renziano a tutto tondo, a-mico inseparabile di Luca Lot-ti. Quel patto aveva quattropunti, come più volte rivelatodal Fatto Quotidiano: 1) accor-do sul Quirinale (con la clau-sola TTP, tutti tranne Prodi);

2) agibilità politica di Berlu-sconi (ma non la grazia ad per-sonam perché questa fu chie-sta invano da Alfano in prece-denza a Napolitano); 3) man-cata risoluzione del conflittod’interesse e quindi tutela del-le aziende Mediaset; 4) rifor-ma del Senato e Italicum.

IL PATTO era in due copie, unain mano a Renzi, l’altra custo-dita da Gianni Letta in una car-tellina. Il momento clou degliaccordi indicibili fu a Monte-citorio durante le consultazio-ni per il governo Renzi. Era ilfebbraio 2014. Il premier inca-ricato era con Delrio e Guerini.Il Condannato scortato daidue capigruppo parlamentaridi Forza Italia, Brunetta e Ro-mani. A un certo punto fu Ren-zi a rivolgersi ai quattro testi-moni: “Ci date cinque minu-ti?”. Lo Spregiudicato e il Pre-giudicato rimasero da soli, allafine, per sette minuti contati.Una fonte berlusconiana, do-po, parlò di accordo che “va ol-tre tutto”. Questo fu il congedodell’allora amico Silvio: “Mat -teo quando vuoi noi ci saremosempre, di me ti puoi fidare”.La storia poi andò diversa-mente.

Dopo che il Fatto condusseun’inchiesta su tutti i dettaglidel patto, lo stesso Renzi sbef-feggiò l’esistenza di patti na-scosti: “Mica è un papiro se-greto. Se fossero vere tutte lenefandezze che si scrivono midovrebbero arrestare”. Una diqueste nefandezze, la princi-pale, ieri l’ha rivelata il con-traente beffato.

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La replicaRenzi smentisce:“Sarà una dellesue barzellette.Ma non fa ridere”

18 gennaio Il primo incontro al Nazareno e le rivelazioni del Fatto sul contenuto del Pat to Ansa

» DAVIDE VECCHI

Dario Nardella continua ascappare. Non risponde

alle domande e si nascondedietro la Corte dei conti pernon divulgare i dettagli dellespese di rappresentanza sue edel suo predecessore, MatteoRenzi, come invece aveva fat-to l’ex sindaco di Roma, Igna-zio Marino. Insomma per ne-gare, ancora una volta, la tra-sparenza.

Ieri il Comune ha diffusoun comunicato: “Alcuni attinon saranno resi disponibiliper motivi di riservatezza fi-no al termine della indagineda parte della Corte dei conti,così come concordato con laprocura”. Peccato che non siacosì, lo ha smentito proprio la

Corte dei conti: “La riserva-tezza si può applicare ai cit-tadini ma non ai consigliericomunali a cui deve esseregarantito il libero accesso agliatti perché è un loro diritto”.Spiega Tommaso Grassi, ca-pogruppo di Sel a PalazzoVecchio: “Ho personalmentechiesto spiegazioni in meritoe mi è stato appunto comuni-

cato che a noi consiglieri co-munali non è estesa quella ri-servatezza”.

Che l'amministrazionefiorentina menta è stato con-fermato anche ai consiglieridel Movimento 5 Stelle, SilviaNoferi e Arianna Xekalos, dailoro legali, interpellati per va-lutare quali vie intraprende-re di fronte al muro di gommaalzato da Palazzo Vecchio.Un atteggiamento che da fa-cilmente adito a dubbi: cosanasconde Nardella? Lui con-tinua a trincerarsi dietro il si-lenzio. Una possibile rispostala suggerisce il deputato delMovimento 5 Stelle, Alessan-dro Di Battista: “Il Pd è diven-tato il partito delle menzo-gne. Come De Luca ha men-tito sul suo coinvolgimento

nell'indagine ora Nardellamente sulle spese di Renzi. Laverità è che se ci fornisserotutte le ricevute delle centi-naia di migliaia di euro di de-naro pubblico speso da Renzi,Marino sembrerebbe misterparsimonia al confronto”.

M5S sta aspettando il 15novembre, data in cui scade iltermine di 30 giorni dalla loroprima richiesta di accesso a-gli atti ma già ieri il direttoregenerale del Comune, Giaco-mo Parenti, ha inviato loro u-na lettera con cui ha tentato diprendere tempo: “Si chiede diprecisare che cosa s’intendaper ‘spese effettuate dal Sin-daco di Firenze Matteo Renzinella precedente Consiliatu-ra’”. Per Parenti, il passaggio,è difficile da comprendere.

Noferi e Xekalos hanno subi-to ribattuto cercando di esse-re ulteriormente più chiare:“Prendere visione di tutte lespese effettuate dall'ex sin-daco di Firenze Renzi nel pe-riodo 2009-2014”. I consi-glieri hanno già pronto il ri-corso al Tar e stanno valutan-do anche la possibilità di ri-volgersi alla Procura dellaRepubblica.

Intanto, complici i socialnetwork, si muovono anche icittadini. Oggi è previsto unpresidio per l’intera giornataa Palazzo Vecchio mentre unsecondo si terrà lunedì da-vanti palazzo Medici Riccar-di in via Cavour, durante ilconsiglio comunale a cui saràpresente anche Nardella.

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SU L’E SPR E S S O

La ragazza che fecearrestare Ruby:“Mi hanno picchiato”

qUN NUOVO FILONE nell’inchie-sta sul caso Ruby: stavolta ad aprir-

lo sono le dichiarazioni di Caterina Pa-squino, la ex coinquilina della minorenneche ha messo nei guai Silvio Berlusconi. Fuuna telefonata al 113 a far finire la ragazzamarocchina in questura a Milano: accu-sava Ruby di averle rubato 3 mila euro. Maora la Pasquino, come rivela l’E s p re ss o,

racconta di aver pagato caro quella de-nuncia: “Un pestaggio - denuncia - ese-guito da manovalanza criminale ma com-missionato da qualcuno che aveva unoscopo ben preciso: punirmi per aver ten-tato di parlare con i magistrati”. Sul casoindaga il pm Cristian Barilli che ha messosotto inchiesta un giovane nigeriano perstalking, perché dal suo cellulare sareb-

bero partite le telefonate di minaccia. Il“m a n d a n te ” del pestaggio, sempre se-condo le ultime indagini, sarebbe statoLele Mora. Fu lui, racconta un giovane im-prenditore vicino al manager dello spet-tacolo, a chiedergli se conosceva “omoni”per “farla pagare a una persona”, aggiun-gendo che “doveva fare un favore a Ru-by ”.

Gli scontrini di Matteo Il sindaco di Firenze non risponde ancora. E si inventa il “divieto”

Nardella mente: “Vietato dai giudici”T R A SPA R E NZ A

Dario Nardella La Pre ss e

IL CASO

Messina, Daspoai consiglieriche firmavanoe andavano via» GIUSEPPE LO BIANCO

I l record di velocità èdel capogruppo PdPaolo David: 20 se-

condi in commissione, iltempo di fir-mare il fo-g l i o d ipr esen zae uscire,p e r g i u-stificare ilg e t t o n e .Q u e l l o d e l l achiarezza di un consi-gliere rimasto anonimo,intercettato dalle videocamere della Digos: “Iovoglio questa c... di in-dennità. A me di fare lecommissioni non me nefotte niente, io voglio so-lo l'indennità”. Si copri-vano a vicenda, falsandoil numero legale dellecommissioni per incas-sare indennità più robu-ste: così da oggi, prima dientrare in consiglio co-munale (e all’uscita) 12consiglieri comunali diMessina indagati pertruffa, falso ideologico eabuso di ufficio dovran-no firmare il foglio di pre-senza negli uffici dellaPolizia, una sorta di Da-spo applicato per la pri-ma volta ai rappresen-tanti dei cittadini dellacittà dello Stretto che a-vevano trovato il modo difrodare il sistema deicontrolli incassando ol-tre un milione di euro digettoni indebitamentepercepiti nel 2014. Sonostati scoperti dalle tele-camere della Digos piaz-zate nel palazzo che han-no registrato conversa-z i o n i e l o q u e n t i :“Gliel’ho spiegato non sipesa su questo, compare,io lo voglio il coso, devoraggiungere 40 presen-ze... non va pesato sul get-tone di presenza il lavo-ro, non è il gettone di pre-senza, non è la commis-sione, perché nella com-missione non fai un c…”.E un altro sottolinea: ''ilgettone diventa un modoper avere l’indennità checi vuoi fare… me la deviriconoscere… è fatto cosìma io la devo avere l’in-dennità''. Fino ad arriva-re a vere e proprie con-fessioni: “...io spesso evolentieri mi sostituiscocon la... tanto non c’è maie sostituisco lei perchétanto quella c’è poco, c’èsoltanto alle 8 e 30…”. Intotale sono indagati dalprocuratore aggiuntoVincenzo Barbaro e dalpm Diego Capece Minu-tolo 23 consiglieri su 40,la maggioranza del par-lamentino messinese.

Page 5: Il Fatto 13-11-2015

4 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

» WANDA MARRA

Come si è arrivati alla can-didatura di Vincenzo DeLuca alla presidenza del-la Campania? Lorenzo

Guerini ha cercato per dieci voltedi farlo ritirare dalle primarie,poi è arrivato Luca Lotti e ci hafatto l’accordo”. La sintesi retro-spettiva è di un deputato dei Gio-vani Turchi. Adesso, il capitolodel film è un altro, ma i pesi sonogli stessi e anche i conflitti. C’è chiracconta che prima di partire perMalta, davanti alla tegola campa-na, Renzi abbia avuto un vivacescambio di opinioni col suo sot-tosegretario, l’uomo da sempre alui più vicino, per capire che mar-gini di azione ci fossero nella ge-stione del caso. Lotti, ancora unavolta, come fa da mesi, si sarebbeposto come garante assoluto delgovernatore, ribadendo l’impos -sibilità di mollarlo.

D’ALTRA PARTE, è lui che avevastretto gli accordi per portare i vo-ti del potentissimo sindaco scerif-fo a Renzi, durante le primarie del2013. È lui che si è fatto garantedella sua candidatura in Campa-nia. È lui che lo protegge. I moltinemici che ha nel partito raccon-tano che adesso il biondo e poten-tissimo sottosegretario non lavo-ri solo per conto di Renzi, ma sistia blindando un futuro politicoin proprio, anche distinto da quel-lo del capo. E che De Luca gli ser-ve. Con questa motivazione, spie-gano il suo attivismo sui territori,un argine all’eventuale espansio-ne di Graziano Delrio e di Loren-zo Guerini, che dal Giglio Magicosono esclusi ormai da mesi. È sta-

to proprio dopo un lungo collo-quio con il vice segretario dem eresponsabile Organizzazione Pd,Guerini, che Assunta Tartaglione(segretaria regionale campana)ha fatto un comunicato per direche “la vicenda giudiziaria delleultime ore richiede la massima

trasparenza. Le ipotesi di reato dicui si parla sono gravi ed inquie-t an ti ”. Guerini non ha mai fattomistero di aver subìto, all’epoca,la scelta di De Luca. Meno che mailo fa adesso: anzi, è furioso perl’accostamento costante con Ma-stursi. Certo, in qualità di dirigen-

te Pd, con l’ormai ex capo segre-teria di De Luca ci parlava con-tinuamente. Ma con gli amici sisfoga precisando che Mastursi e-ra ben più vicino a Lotti, e che anzilui è intervenuto per far escluderedalle liste personaggi come Fran-co Alfieri (Salerno) e Dionigi Ma-gliulo (Caserta), all’epoca impu-tati rispettivamente di corruzio-ne e voto di scambio.

Il vicesegretario evita uscitepubbliche, ma da parte dei Gio-vani Turchi è un fuoco di fila. Ieriil guardasigilli Andrea Orlando siè spinto a dire: “Io De Luca nonl’avrei votato alle primarie”. In

serata ha voluto precisare che sitratta di un ‘dato storico’, ma det-to in un momento come questo èuna chiara presa di posizione. Poi,Orlando ha detto di più: “Il Pd habisogno di una profonda revisio-ne. Non so se attraverso la strut-turazione degli apparati, ma an-

che rivedendo alcune formuledella vecchia organizzazione.Non mi convince neanche più ladicotomia tra primarie e circoli".Di rinforzo, Matteo Orfini, presi-dente del Pd: quella di De Luca èuna vicenda “ancora oscura”. Madopo l’uscita di Stefano Espositoil giorno prima la strategia di ar-rivare a un chiarimento nel par-tito e prendere spazio appare e-vidente.

I N TA N TO, i fedelissimi racconta-no che Renzi è “arrabbiatissimo”,che sa benissimo che quella era lacandidatura sbagliata, che è luiche De Luca non lo vuole neanchesentire. Anzi, si spingono addirit-tura più in là: “Sarebbe meglio giàda adesso decidere che Roma eNapoli sono perse alle elezioni eoccuparsi della crescita econo-mica”. Il premier però non parla.Aspetta. Vuole studiare le carte.Anche se più passano le ore, più lalinea della difesa si affievolisce ela paura sale: Renzi non sa cosa c’èdentro l’inchiesta, teme sviluppiche lo portino a dover scaricare ilpresidente della Campania. Unamossa che potrebbe costargli ca-rissima. Per la prima volta ieri trai giovani parlamentari renzianis-simi si pronunciavano le parole“fine della legislatura”. Perché iconsiglieri di De Luca in Regionecerto non si fanno sfiduciare. Eanzi, il governatore potrebberotogliere alla maggioranza in Se-nato i voti dei suoi e quelli dei ver-diniani affiliati. Ieri, il vice di DeLuca, Fulvio Bonavitacola si è af-facciato a un seminario sulle In-frastrutture tenuto al Pd da Del-rio. Un modo per farsi presente.

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L’ex Pd Alfredo D’A t t o r re “C ’è qualcuno in grado di spiegarmi perché hanno cacciato Marino e lui no?”

“Vincenzo ha mentito, perché Matteo tace?L’I N T E RV I STA

» ENRICO FIERRO

Alfredo D’Attorre, deputa-to ex Pd ora fondatore di

Sinistra Italiana, Vincenzo DeLuca lo conosceva bene. In an-ni passati è stato segretariodella federazione dei Ds pro-prio a Salerno, il regno di Vi-cienz. “Sì, ma non gli ho maidedicato un libro”.

Parliamone, allora.Certo, il libro è del 2004 e siintitola “Perché gli uominiubbidiscono. Max Weber el’analisi della socialità uma-n a”, e porta la prefazione diRemo Bodei. È uno studio sul-la teoria del potere di Weber,frutto di una ricerca durataquasi dieci anni, con lunghepuntate in Germania.

Lavorando con De Luca ave-va materiale in abbondanzasul potere…

Sono stato segretario dei Ds aSalerno dal 2004 al 2007. De-vo essere oggettivo parlandodi De Luca. Si è trattato di un

amministratore molto capa-ce, corretto, amato. Credo chei salernitani gli siano ricono-scenti per come ha trasforma-to la città.

Lei è troppo generoso e nonvede la lunga teoria di opereincompiute, cantieri ancoraaper ti…

Ad un certo punto le nostrestrade si sono divise…

Pe rc h é ?I primi dissidi politici nel2006, quando fino alla fine

provai a evitare che la candi-datura di De Luca a sindacoavvenisse senza il simbolo dipartito e senza la coalizione dicentrosinistra. Poi nel 2007alla nascita del Pd lui si avvi-cinò a Bettini e Veltroni men-tre io mantenni una colloca-zione nell’area riformista diBersani e D’Alema. Infine cifu l’episodio del 2008, quandoutilizzò il mio nome qualepossibile candidato alla Ca-mera per tirare la volata allacandidatura del figlio.

Quando avviene la mutazio-ne di De Luca da amministra-tore capace a spietato uomodi potere? Lo chiedo al filo-sofo ricercatore di scuolawe b e r i a n a .

Già negli anni della mia segre-teria a Salerno cominciavo acogliere i segnali di una derivapersonalistica e anche un cer-to senso di onnipotenza, coseche non facevano presagiresviluppi positivi. Si avvertivaanche una crescente insoffe-

renza per figure dotate di unacerta autonomia.

La candidatura di De Luca agovernatore della Campa-nia, come la giudica?

Un grave errore, innanzituttodi De Luca che avrebbe dovu-to prendere atto di una sen-tenza di primo grado, ricono-scere l’impedimento della Se-verino e aspettare la fine dellavicenda giudiziaria. Ma l’e r-rore più grande è stato del Pde di Renzi nel consentirlo, pie-gandosi all’ostinazione di DeLuca ad andare avanti. Un er-rore dettato da opportuni-smo, che ha finito col provo-care un danno grave al Pd e so-prattutto alla Campania.

Ma De Luca, ripetono ancoraal Pd, è stato scelto dagli e-lettori con le primarie.

Questa storia che il voto po-polare consenta di sottrarsialla legge è un argomento pa-ra-berlusconiano. Sarebbestato doveroso da parte del se-gretario del Pd evitare una

candidatura del genere. Inve-ce hanno consentito pure chesi attaccasse la presidentedell’Antimafia Rosy Bindi inmodo vergognoso.

E oggi, il Pd come può usciredal pantano?

Sono un garantista e vedremogli sviluppi della vicenda giu-diziaria, ma sul piano politicoc’è una questione gigantesca:De Luca ha mentito ai citta-dini e al suo partito sulle ra-gioni delle dimissioni del suocaposegreteria, pur sapendodi essere sottoposto ad inda-gine. Questo rende insosteni-bile la sua posizione e inquie-tante il silenzio di Renzi. Michiedo: c’è una sola persona inItalia in grado di capire per-ché Marino sia stato mandatoa casa e De Luca sia ancora incarica?

Fra sei mesi si vota a Napoliper il nuovo sindaco.

Il Pd rischia di avviarsi a unulteriore disastro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I n s e pa ra b i l i Luca Lotti e Matteo Renzi La Pre ss e

S i n i st rait a l i a n aAlfredo D’At -torre ha lascia-to il Pd perfondare il nuo-vo movimen-to con Fassinae Vendola Ansa

L avoravoal suof i a n co ,è statoun ottimoa m m i n i s t ra -tore, mapoi in luiè cresciutoil senso dio n n i p o te n za

Lo sberleffo

LA PAPESSAS E R R AC C H I A N I» FQ

,MARINO SÌ e De Luca no. Ilsindaco di Roma andava fatto

dimettere per un’indagine riguardo laquale non sarebbe stato sincero, il go-vernatore della Campania invece nonva fatto dimettere, nonostante un’indagine ri-guardo la quale non sarebbe stato sincero (hadetto di non saperne nulla ma il 29 ottobre eraandato a deporre dai pm). Come lo si giustifica

in casa Pd? Complicato. Ci prova, conammirabile sforzo di fantasia, la vicesegretaria Debora Serracchiani. AL’Aria che tira, su La7, prova a spiegarele ragioni insindacabili che avrebbero

portato al siluramento dell’ex sindaco di Ro-ma: “C’è un problema di fondo politico, chenon c’entra nulla con gli scontrini. Marino nonha mai creato un legame vero con la città. Po-

trei ricordarle il viaggio fuori, i Casamonica, ilfatto che c’era un problema col Papa”... Unproblema col Papa, dunque. L’i nvo l o n t a r i agaffe della renziana è rivelatrice: per fare beneil proprio compito di primo cittadino, a Roma,bisogna andare d’accordo col pontefice. Altroche municipalizzate, traffico, buche e ammi-nistrazione ordinaria o straordinaria. De Lucaè avvisato: si tenga buono Francesco.

Da una parte Guerini e Orlando. Dall’altra il sottosegretarioChe (come sempre) difende il governatore della Campania

Lotti fa lo scudoIl fronte di Renzisi spacca su De Luca

LO SCONTRO

La scheda

n ALLER EG I O N A L Idella scorsap r i m ave ra ,Vincenzo DeLuca correper ilce n t ro s i n i s t ra ,dopo avers co n f i t toalle primarieil giovanet u rcoCozzo l i n o

n T E N TAT I VOFA L L I TOIl vicesegretario Pd,Lo re n zoGuerini hatentato piùvolte di farloritirare dalleprimarie,s e n zariuscirci. Labenedizionedellac a n d i d a t u raè arrivataalla fine dals o t to s e g re t a r i oa palazzoChigi, Lotti

Lite a Palazzo ChigiScintille tra il premiere il suo braccio destro.Alla fine la linea è“non possiamo mollarlo”

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 5

» FABRIZIO D’E S P OS I TO

Il patto del Nazareno erasegreto e conteneva laclausola che più stava acuore a uno dei due con-

traenti. Ossia la restituzioned e ll ’agibilità politica a SilvioBerlusconi, condannato inCassazione per frode fiscale(diritti tv Mediaset) e per que-sto incandidabile e ineleggibi-le per la legge Severino. A ri-velarlo, con un colpo di teatroche lo riporta in prima pagina,lo stesso ex Cavaliere, nel so-lito salotto amico di Bruno Ve-spa su RaiUno, Porta a Porta:“La modifica della legge Seve-rino faceva parte del patto delNazareno perché mi era statapromessa l’agibilità politica”.Il premier, che su De Lucacontinua a non parlare, ha su-bito replicato: “Forse è unadelle sue barzellette, ma nonfa ridere. Io non ho mai pro-messo a Berlusconi una modi-fica della Severino. Probabil-mente si confonde con l’altroMatteo”.

IL CONDANNATO ha tentatoanche di correggere la sua u-scita, parlando di un accordosulla sua “legittimazione poli-tica”in senso ampio, ma è statoil falco Renato Brunetta, capo-gruppo azzurro alla Camera, asvelare i dettagli dell’accordo:“Quanto alla Severino, ricordoche il decreto legislativo dellaSeverino fin dall’inizio dellasua applicazione comportònumerosissimi problemi inquanto scritto male e applica-to peggio. E già con il governoLetta era all’ordine del giornola necessità di modificare il de-creto che presentava in ma-niera palese numerosi profilidi incostituzionalità. Il temadella sua modifica era presen-te anche nei mesi successivi, inpieno Nazareno, magari uti-lizzando altre leggi delega a-perte”. E qui Brunetta riassu-me quello che accadde negli

R I V E L A Z ION I Berlusconi confessa:“Nazareno per salvarmi”Il patto con Renzi, poi saltato, e l’impegno a cambiare la legge Severino

ultimi dieci giorni del gennaioscorso quando Renzi e Berlu-sconi si misero d’a c c or d osull’elezione di Giuliano Ama-to al Quirinale e la cancellazio-ne del reato berlusconiano:“Ricordano tutti la figuracciadi Renzi e compagni in meritoalla vicenda della delega fisca-le in tema di non punibilità pe-nale per i reati fiscali se l’im -porto delle imposte evase nonfosse stato superiore alla so-

glia del 3 per cento. E qui mifermo, per non infierire”.

La salva-Silvio nella delegafiscale fu l’ultimo atto di unpatto segreto che poi saltòquando Renzi si “bevve” Ber -lusconi e al posto di Amatoscelse Mattarella per nonspaccare il Pd. In quel momen-to finì una storia durata esat-tamente un anno, dal primo in-contro nel gennaio 2014 tra idue al Nazareno, la sede nazio-

nale del Pd a Roma. Berlusconiera accompagnato da GianniLetta, mentre ai colloqui suc-cessivi partecipò anche DenisVerdini lo sherpa del renzu-sconismo, all’epoca azzurrooggi renziano a tutto tondo, a-mico inseparabile di Luca Lot-ti. Quel patto aveva quattropunti, come più volte rivelatodal Fatto Quotidiano: 1) accor-do sul Quirinale (con la clau-sola TTP, tutti tranne Prodi);

2) agibilità politica di Berlu-sconi (ma non la grazia ad per-sonam perché questa fu chie-sta invano da Alfano in prece-denza a Napolitano); 3) man-cata risoluzione del conflittod’interesse e quindi tutela del-le aziende Mediaset; 4) rifor-ma del Senato e Italicum.

IL PATTO era in due copie, unain mano a Renzi, l’altra custo-dita da Gianni Letta in una car-tellina. Il momento clou degliaccordi indicibili fu a Monte-citorio durante le consultazio-ni per il governo Renzi. Era ilfebbraio 2014. Il premier inca-ricato era con Delrio e Guerini.Il Condannato scortato daidue capigruppo parlamentaridi Forza Italia, Brunetta e Ro-mani. A un certo punto fu Ren-zi a rivolgersi ai quattro testi-moni: “Ci date cinque minu-ti?”. Lo Spregiudicato e il Pre-giudicato rimasero da soli, allafine, per sette minuti contati.Una fonte berlusconiana, do-po, parlò di accordo che “va ol-tre tutto”. Questo fu il congedodell’allora amico Silvio: “Mat -teo quando vuoi noi ci saremosempre, di me ti puoi fidare”.La storia poi andò diversa-mente.

Dopo che il Fatto condusseun’inchiesta su tutti i dettaglidel patto, lo stesso Renzi sbef-feggiò l’esistenza di patti na-scosti: “Mica è un papiro se-greto. Se fossero vere tutte lenefandezze che si scrivono midovrebbero arrestare”. Una diqueste nefandezze, la princi-pale, ieri l’ha rivelata il con-traente beffato.

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La replicaRenzi smentisce:“Sarà una dellesue barzellette.Ma non fa ridere”

18 gennaio Il primo incontro al Nazareno e le rivelazioni del Fatto sul contenuto del Pat to Ansa

» DAVIDE VECCHI

Dario Nardella continua ascappare. Non risponde

alle domande e si nascondedietro la Corte dei conti pernon divulgare i dettagli dellespese di rappresentanza sue edel suo predecessore, MatteoRenzi, come invece aveva fat-to l’ex sindaco di Roma, Igna-zio Marino. Insomma per ne-gare, ancora una volta, la tra-sparenza.

Ieri il Comune ha diffusoun comunicato: “Alcuni attinon saranno resi disponibiliper motivi di riservatezza fi-no al termine della indagineda parte della Corte dei conti,così come concordato con laprocura”. Peccato che non siacosì, lo ha smentito proprio la

Corte dei conti: “La riserva-tezza si può applicare ai cit-tadini ma non ai consigliericomunali a cui deve esseregarantito il libero accesso agliatti perché è un loro diritto”.Spiega Tommaso Grassi, ca-pogruppo di Sel a PalazzoVecchio: “Ho personalmentechiesto spiegazioni in meritoe mi è stato appunto comuni-

cato che a noi consiglieri co-munali non è estesa quella ri-servatezza”.

Che l'amministrazionefiorentina menta è stato con-fermato anche ai consiglieridel Movimento 5 Stelle, SilviaNoferi e Arianna Xekalos, dailoro legali, interpellati per va-lutare quali vie intraprende-re di fronte al muro di gommaalzato da Palazzo Vecchio.Un atteggiamento che da fa-cilmente adito a dubbi: cosanasconde Nardella? Lui con-tinua a trincerarsi dietro il si-lenzio. Una possibile rispostala suggerisce il deputato delMovimento 5 Stelle, Alessan-dro Di Battista: “Il Pd è diven-tato il partito delle menzo-gne. Come De Luca ha men-tito sul suo coinvolgimento

nell'indagine ora Nardellamente sulle spese di Renzi. Laverità è che se ci fornisserotutte le ricevute delle centi-naia di migliaia di euro di de-naro pubblico speso da Renzi,Marino sembrerebbe misterparsimonia al confronto”.

M5S sta aspettando il 15novembre, data in cui scade iltermine di 30 giorni dalla loroprima richiesta di accesso a-gli atti ma già ieri il direttoregenerale del Comune, Giaco-mo Parenti, ha inviato loro u-na lettera con cui ha tentato diprendere tempo: “Si chiede diprecisare che cosa s’intendaper ‘spese effettuate dal Sin-daco di Firenze Matteo Renzinella precedente Consiliatu-ra’”. Per Parenti, il passaggio,è difficile da comprendere.

Noferi e Xekalos hanno subi-to ribattuto cercando di esse-re ulteriormente più chiare:“Prendere visione di tutte lespese effettuate dall'ex sin-daco di Firenze Renzi nel pe-riodo 2009-2014”. I consi-glieri hanno già pronto il ri-corso al Tar e stanno valutan-do anche la possibilità di ri-volgersi alla Procura dellaRepubblica.

Intanto, complici i socialnetwork, si muovono anche icittadini. Oggi è previsto unpresidio per l’intera giornataa Palazzo Vecchio mentre unsecondo si terrà lunedì da-vanti palazzo Medici Riccar-di in via Cavour, durante ilconsiglio comunale a cui saràpresente anche Nardella.

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SU L’E SPR E S S O

La ragazza che fecearrestare Ruby:“Mi hanno picchiato”

qUN NUOVO FILONE nell’inchie-sta sul caso Ruby: stavolta ad aprir-

lo sono le dichiarazioni di Caterina Pa-squino, la ex coinquilina della minorenneche ha messo nei guai Silvio Berlusconi. Fuuna telefonata al 113 a far finire la ragazzamarocchina in questura a Milano: accu-sava Ruby di averle rubato 3 mila euro. Maora la Pasquino, come rivela l’E s p re ss o,

racconta di aver pagato caro quella de-nuncia: “Un pestaggio - denuncia - ese-guito da manovalanza criminale ma com-missionato da qualcuno che aveva unoscopo ben preciso: punirmi per aver ten-tato di parlare con i magistrati”. Sul casoindaga il pm Cristian Barilli che ha messosotto inchiesta un giovane nigeriano perstalking, perché dal suo cellulare sareb-

bero partite le telefonate di minaccia. Il“m a n d a n te ” del pestaggio, sempre se-condo le ultime indagini, sarebbe statoLele Mora. Fu lui, racconta un giovane im-prenditore vicino al manager dello spet-tacolo, a chiedergli se conosceva “omoni”per “farla pagare a una persona”, aggiun-gendo che “doveva fare un favore a Ru-by ”.

Gli scontrini di Matteo Il sindaco di Firenze non risponde ancora. E si inventa il “divieto”

Nardella mente: “Vietato dai giudici”T R A SPA R E NZ A

Dario Nardella La Pre ss e

IL CASO

Messina, Daspoai consiglieriche firmavanoe andavano via» GIUSEPPE LO BIANCO

I l record di velocità èdel capogruppo PdPaolo David: 20 se-

condi in commissione, iltempo di fir-mare il fo-g l i o d ipr esen zae uscire,p e r g i u-stificare ilg e t t o n e .Q u e l l o d e l l achiarezza di un consi-gliere rimasto anonimo,intercettato dalle videocamere della Digos: “Iovoglio questa c... di in-dennità. A me di fare lecommissioni non me nefotte niente, io voglio so-lo l'indennità”. Si copri-vano a vicenda, falsandoil numero legale dellecommissioni per incas-sare indennità più robu-ste: così da oggi, prima dientrare in consiglio co-munale (e all’uscita) 12consiglieri comunali diMessina indagati pertruffa, falso ideologico eabuso di ufficio dovran-no firmare il foglio di pre-senza negli uffici dellaPolizia, una sorta di Da-spo applicato per la pri-ma volta ai rappresen-tanti dei cittadini dellacittà dello Stretto che a-vevano trovato il modo difrodare il sistema deicontrolli incassando ol-tre un milione di euro digettoni indebitamentepercepiti nel 2014. Sonostati scoperti dalle tele-camere della Digos piaz-zate nel palazzo che han-no registrato conversa-z i o n i e l o q u e n t i :“Gliel’ho spiegato non sipesa su questo, compare,io lo voglio il coso, devoraggiungere 40 presen-ze... non va pesato sul get-tone di presenza il lavo-ro, non è il gettone di pre-senza, non è la commis-sione, perché nella com-missione non fai un c…”.E un altro sottolinea: ''ilgettone diventa un modoper avere l’indennità checi vuoi fare… me la deviriconoscere… è fatto cosìma io la devo avere l’in-dennità''. Fino ad arriva-re a vere e proprie con-fessioni: “...io spesso evolentieri mi sostituiscocon la... tanto non c’è maie sostituisco lei perchétanto quella c’è poco, c’èsoltanto alle 8 e 30…”. Intotale sono indagati dalprocuratore aggiuntoVincenzo Barbaro e dalpm Diego Capece Minu-tolo 23 consiglieri su 40,la maggioranza del par-lamentino messinese.

Page 6: Il Fatto 13-11-2015

6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

La Cgil vira a sinistra, ipotesireferendum contro il Jobs Act

» SALVATORE CANNAVÒ

La Cgil cambia marcia einaspettatamente sisposta verso la zonapresidiata da Mauri-

zio Landini. Il fatto nuovo è ladecisione del direttivo delprimo sindacato italiano, as-sunta lo scorso venerdì, diconsultare i propri iscrittisull’ipotesi di un referendumabrogativo del Jobs Act. Unadecisione già assunta a feb-braio, al termine della fase dimobilitazioni contro la rifor-ma del mercato del lavoro vo-luta da Renzi e poi lasciata nelcassetto. Solo la Fiom ha riba-dito a più riprese l’importan -za di procedere in questa di-rezione e ora la Cgil approva,con una discussione internapiù movimentata del solito, laprocedura.

A MANIFESTARE dubbi se nonvere e proprie critiche, le areedel sindacato più lontane dal-le posizioni di Landini e quelleche ritengono importante nonspezzare del tutto i rapportinon tanto con Renzi quantocon il Partito democratico.

Dal 15 gennaio a fine feb-braio si terrà una “consulta -zione straordinaria degli i-scritti”che proporrà in tutte leassemblee due quesiti. Il pri-mo è “l’approvazione dellaproposta di legge del NuovoS t a t u t o”, la riscrittura cioèdello Statuto dei lavoratori suuna base alternativa al JobsAct. Il secondo punterà alla“condivisione se sostenere, invia eccezionale e straordina-ria, la proposta di legge conspecifici quesiti referendari inconsiderazione del carattereuniversale e di rango costitu-zionale della proposta stessache inerisce ai diritti generalie fondamentali riferiti al lavo-ro, dando, come previsto daldispositivo del 18 febbraio,mandato al Direttivo della C-gil di elaborarli e definirli co-me propria proposta autono-ma”. La formula un po’ bizan -tina del testo spiega la cautelacon cui Susanna Camusso hadeciso di muoversi. La Cgilnon ha mai indetto un referen-dum, anche quello del 1985sulla scala mobile fu un attodeciso dal Pci e su cui, tra l’al -tro, l’allora segretario Lucia-no Lama espresse molte riser-ve. Ma la cautela si spiega so-prattutto per le implicazionipolitiche, non negate da nes-suno dei protagonisti in cam-po. Decidere di andare a un re-ferendum porta la Cgil su unterreno propriamente politi-co nel momento in cui la po-litica non è solo in crisi ma stariorganizzandosi. E così, c’èanche chi vede un rapportotra i movimenti a sinistra, lanascita di Sinistra Italiana, ledifficoltà di Renzi, con la scel-t a d e l s i n d a c a t o . “ P e s a

senz’altro il timore di venireschiacciati tra la sinistra piùmovimentista e un governoche non ci fila affatto”, spiegaun autorevole dirigente chepreferisce non alimentare po-lemiche interne.

UNO DI COLORO che, pur vo-tando a favore del dispositivocigiellino, ha manifestato ri-serve è Fabrizio Solari, dellasegreteria nazionale. Ligure,già segretario dei Trasporti,

LA SVOLTA La decisione sarà votata dagli iscritti L avoro

D i re z ion id ive rs eRenzi parlacon SusannaCamuss o.In basso, Mau-rizio LandiniA n s a / La Pre ss e

Giorgio Airaudo L’ex sindacalista sarà il candidato di Sinistra Italiana a Torino

“Traditi da Fassino, andrò al ballottaggio”L’I N T E RV I STA

Èconvinto di andare al bal-lottaggio e di Fassino di-

ce che ha dimenticato la pro-pria storia per consegnarsi alprogetto di Renzi. GiorgioAiraudo, ex Fiom, oggi depu-tato della nuova formazioneSinistra Italiana, formaliz-zerà sabato la sua candidatu-ra a sindaco di Torino. Anchela recente decisione della C-gil di andare a referendumsul Jobs Act lo rende soddi-sfatto.

Perché questa scelta?Perché Torino non ha unprogetto, le vecchie visionisono state travolte dalla cri-si, tutto si svolge tra pochis-sime persone, sempre i soliti.Dall’urbanistica alle profes-sioni. Chiunque voglia lavo-rare e non fa parte delle po-che centinaia di persone co-nosciute non ha possibilitàdi accedere.

Si realizza uno scontro tut-to a sinistra. Fassino non e-ra il suo “c a p o” nel Pci?

Lui era il segretario della Fe-derazione torinese quandoio ero nella Fgci. Ma io nonho consigliato di votare Sì alreferendum di Marchionne.Siamo di fronte a traiettorieche si sono divise. Fassino èvittima di se stesso, il suo ci-clo si è esaurito e siè esaurita l’es pe-rienza del centro-sinistra. Lui avreb-be dovuto difende-re la sua storia nonassecondare quelladi Renzi.

Anche lei comeStefano Fassinapensa che si possa votareM5S al ballottaggio?

Non mi pongo il problema, iolavoro per andare al ballot-taggio. Quel problema lo di-scuterò insieme a tutti colo-ro che vorranno condividerequesta esperienza, quelli cheincontrerò sabato 14.

Cosa succede il 14?Sabato mattina abbiamo de-

ciso di vedere in faccia tuttiquelli che pensano si possaunire la sinistra a Torino.Voglio vedere le persone enon sommare gruppi diri-genti. E poi ho pensato dichiedere un gesto simbolico,diverso dalle classiche as-

semblee: ol-tre alle pro-poste e alle i-dee portatequalcosa damangiare.

Pe rc h é ?Perché un pranzo insieme ècondivisione.

Alcune idee per Torino?Riattraversare questa città a

piedi, a partire dalle perife-rie, a dare del tu alle persone.Torino ha dei paradossi, ilpiù alto numero di aree nonutilizzate, il record di sfrattiincolpevoli: abbiamo spazi eabbiamo sfratti. Possibileche non siamo in grado di da-

re una rispostasulla casa? Pro-prio stamattina(ieri, ndr) è sta-ta sfrattata lacaserma di viaAsti per ordinedella Cassa de-positi e prestitie con ruolo atti-vo del comune.

Lei fa riferi-mento all’e-sperienza diBarcelona encomu, la lista

movimentista che governala città catalana.

Sì, in questa campagna chie-deremo a chi ha fatto espe-rienze positive di venire a

raccontarle per dire che “sipuò” che non esiste una ri-cetta unica e che ci sono pos-sibilità di alternativa.

Cosa pensa dei movimentiinterni alla Cgil e alla deci-sione di andare a un refe-rendum sul Jobs Act?

Saluto con piacere il fattoche Cgil consulti i suoi iscrit-ti e sono certo che gli iscrittidiranno sì. In ogni caso, però,la mia candidatura è total-mente in autonomia. Pensoche serva una forza politicacapace di essere utile e quin-di non di testimonianza.

Perché pensa che stavoltaquesta ipotesi di sinistrapossa funzionare?

Perché c’è unità, c’è chiarez-za e c’è un campo lasciato li-bero da Matteo Renzi il qualepensa che i lavoratori nonhanno bisogno di rappresen-tanza politica ma sono sem-plicemente cittadini.

SAL. CAN.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il sindacoha rinnegato la suastoria per seguirequella di Renzi,ci ha lasciatocampo libero

I quesiti

n DAL 15GENNAIOsi terrà unaco n s u l t a z i o n es t ra o rd i n a r i atra gli iscrittidel sindacato.Due i quesiti.Il primo:“L’a p p rova z i o n edella propostadi legge delN u ovoS t a t u to”(ovvero lar i s c r i t t u radello Statutosu una basealternativa alJobs Act).Il secondopropone lafo r m u l a z i o n edi una“proposta dilegge conspecificiquesitire fe re n d a r i ”

Solari è indicato come il capo-fila di quelli più legati al Pd.“Ma la mia – spiega al Fatto –è una posizione squisitamen-te sindacale. Intanto non ca-pisco perché un elettorato chenon premia la sinistra dovreb-be seguirci e poi penso che ilreferendum abrogativo finiràper oscurare la nostra propo-sta di nuovo Statuto. E noiRenzi dobbiamo sfidarlo sulleproposte”.

Solari ritiene che il terrenopolitico in cui ilr e f e r e n d u mmette il sinda-cato sia innega-bile, “og g e tt i-vo”, e proprioper questo ri-tiene sbagliatala decisione.

A pensarlacome lui ci sonopezzi importanti della Cgil.Sicuramente gli edili della Fil-lea ma anche la Filt, i bancari,regioni come la Liguria e il Ve-neto. Molti, pur votando a fa-vore, hanno espresso le lorocritiche riservatamente.

Chi è cautamente soddi-sfatto è invece Landini. Ieri ilsegretario della Fiom ha pre-sentato la manifestazione del21 novembre per il rinnovo delcontratto ma anche “contro lepolitiche del governo” e dun-

que, di fatto, l’unica vera gran-de mobilitazione di autunno.Ha incassato il pieno appog-gio della Cgil e oggi definisce“un punto importante” laspinta verso il referendumche la Cgil offre, “unica inizia-tiva possibile di fronte a un go-verno che porta l’affondo aidiritti del lavoro direttamentesul piano legislativo.”

ANCHE LA SCELTA delle dateper la consultazione tra gli i-

scritti ha unasua rilevanza:“ P e r m e t t et r a n q u i l l a-mente di staredentro i tempitecnici per faredavvero il refe-rendum spiegaGianni Rinaldi-ni, ex Fiom e o-

ra portavoce dell’area critica“Democrazia e lavoro”. Anda-re al referendum significa in-cidere non poco sulla politicae sui rapporti a sinistra senzadover necessariamente pren-dere posizione esplicita, perquanto Stefano Fassina nonnasconda di voler tenere unrapporto privilegiato con l’at -tuale segreteria. Ma la Cgil,per il momento, si rappresen-ta da sola.

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La novità e i dubbiSi guarda a Fassinama c’è chi frena:“Non dobbiamofarci schiacciare”

M I L A NO

Pisapia: “Via liberaa Sala solo se rispettatutta la coalizione”

qPAROLE PRUDENTI e ben soppe-sate, come di consueto. Ieri però il

sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha man-dato un messaggio chiaro al Partito demo-cratico e al suo possibile prossimo candi-dato alla guida del capoluogo lombardo.“Se il commissario unico di Expo, GiuseppeSala, deciderà di candidarsi alle prossimeelezioni comunali – ha detto Pisapia – d ov r à

accettare i parametri entro cui tutta la coa-lizione ha deciso che uno possa diventareun candidato, all’interno del centrosinistra.Sarà lui a decidere”. Le parole “tutta la coa-lizione”non sono casuali: non è mistero cheil nome di Sala non sia apprezzato dalla nuo-va sinistra formata da Sel e dai parlamentarifuoriusciti dal Pd. “Al momento – ha prose-guito il sindaco – non vedo perché non do-

vrebbe rientrare in questi parametri”, primadi precisare: “Quando vedrò il programmadel dottor Sala ne avrò la conferma”.“Chiaramente all’interno di questo ci deveessere anche l’impegno per il candidatoperdente di continuare la mobilitazione –haconcluso Pisapia – anche se non dovesserisultare vincente. Io su questo sono abba-stanza tranquillo”.

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ECONOMIA » 7

B E N V E N U TAELENA! Ieri a Ro-ma è nata la figliadel nostro collega France-sco Ridolfi e della sua com-pagna Tania Innamorati.Tutto il Fatto Quotidiano sa-luta la nuova arrivata e a-spetta quanto prima l’i n te roterzetto in redazione.

» CARLO DI FOGGIA

Bene che vada, ci sarà ilcondono bis, a prezzidi saldo. Male che va-da, le spiagge - o me-

glio gli spazi di “pertinenza e-co no mi ca ” degli stabilimentibalneari (bar, ristoranti, pale-stre, piscine ecc. La vera polpadelle concessioni) - verrannovendute, o meglio, “sd em a-ni ali zza te”, per usare il lin-guaggio tecnico dei propo-nenti. In pratica, peggio diquello che provò a fare il go-verno Berlusconi nel 2006 - ilprolungamento di 50 anni del-le concessioni - senza peròriuscirci anche per l’o p p o s i-zione del centrosinistra.

ORA LA MANOVRA è concen-trica e il mezzo sono una seriedi emendamenti fotocopia allamanovra in discussione incommissione Bilancio al Se-nato: Pd, Ncd e Forza Italiaprovano, o meglio riprovano, acondonare i canoni non pagatiai proprietari delle aree di per-tinenza, mentre Forza Italia - afirma Maurizio Gasparri -punta al colpo grosso, tantoclamoroso quanto tecnica-mente ben congegnato, sfilareal demanio marittimo quellearee per poi affidarle al siste-ma delle “cartolarizzazioni”, ilnome tecnico per le vendite dipezzi dello Stato, con diritto diprelazione per i “conduttori”,cioè chi ci sta già dentro.

Quello delle spiagge è un ri-to che si ripete puntuale ognianno. La questione è vecchia, erisale al 2006, quando il gover-no Prodi nella Finanziaria difine anno decise di mettere or-dine sulla materia rivedendo icanoni (di proroga in prorogamai ritoccati da decenni) lega-ti alle attività turistico-balnea-ri, spiagge comprese. E un a-deguamento anche per le areedi pertinenza commerciale(bar, ristoranti, etc), calcolatosul valore del mercato immo-

PEGGIO DI B. Spiagge, ci riprovano:condono o svenditaRiecco la privatizzazione. E Forza Italia, Pd e Ncd si accordano sulla sanatoria

biliare della zona. Apriti cielo“Abbiamo subìto aumentistellari”, denunciano i balnea-ri. Ma prima le pertinenze nonpagavano nulla. Pena la perdi-ta della concessione. Da lì sonopartiti i contenziosi.

A fine 2013 - governo Letta -nella manovra passa un emen-damento che condona il pas-sato: per chiudere i conti con ilFisco dal 2006 i concessionaripossono scegliere di pagare il

30% subito o il 60 spalmato susei anni. La sanatoria si è chiu-sa nel 2014. Ora Fi e Ncd pun-tano a prorogarla per altri dueanni, fino a fine 2016. L’emen -damento Pd - a prima firmaManuela Granaiola, una verapasionaria dei balneari, già au-trice di vari tentativi di priva-tizzare le spiagge - fa inveceanche di più: sospende i prov-vedimenti di revoca delle con-cessioni e riapre quelli del con-

dono ad libitum; cancella la ri-valutazione in base al mercatoimmobiliare di zona; e, per ilfuturo, lo stesso canone, in fa-vore di un pagamento una tan-tum tra i 2 e i 4 mila euro. Unapietra tombale sui tentativi av-viati dai tempi di Prodi di farpagare il giusto a chi fino ad al-lora se l’era cavata a prezzi disaldo. Basti pensare che dal“demanio marittimo”, cioèdalle spiagge, lo Stato nel 2014ha incassato 101 milioni, menodell’anno prima e meno diquanto riscuoteva nel 2009.

Nel 2013, per aggirare le ac-cuse di voler privatizzare lespiagge, la Granaiola tirò fuoriil coniglio dal cilindro: la pro-roga delle concessioni per 30anni. La palla passava insom-ma ai nipoti degli attuali pro-

prietari. Il tutto per aggiraregli obblighi europei imposti daun’apposita direttiva, che pre-vede di mettere le concessionia gara pubblica, senza dirittodi prelazione per il titolareprecedente.

Dal 2010 di proroga in pro-roga la direttiva non è mai en-trata in vigore, con la procedu-ra di infrazione europea co-stretta a ripartire di volta involta da zero, l’ultima grazie algoverno Monti che ha prolun-gato le concessioni da fine2015 al 2020. Una blindaturaminacciata però da due ricor-si, uno in Lombardia e uno inSardegna, i cui rispettivi Tarhanno deciso di interpellare laCorte di Giustizia Ue, che sipronuncerà il 2 dicembre: incaso positivo, le concessionitornerebbero subito sul mer-cato.

NIENTE paura, qui entra in gio-co l’emendamento Gasparri,che risolve il problema alla ra-dice sfilando le aree di perti-nenza al demanio per poi ven-derle a chi già le usa. Chi par-tecipa a un bando per aggiudi-carsi la gestione dei una spiag-gia i cui bar, ristoranti e servizisono occupati dal vecchio pro-prietario? Ieri Gasparri ha ri-sposto insultando il leader deiVerdi Angelo Bonelli che hasvelato il suo emendamento:“È un fallito, nessuno vendenulla, vogliamo solo fornirecertezze normative”. Ieri fontiparlamentari riferivano chealmeno sul primo punto - ilcondono - l’accordo è in fieri.Sul resto, si vedrà.

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Te n t a t i v iGasparri: toglierleallo Stato e venderleai possessori. I Dem:cancellare gli affitti

A prezzi di saldo Fino al 2006 le spiagge hanno pagato canoni irrisori. Dopo sono nati i contenz ios i Ansa

“Mori gli girò le spalle”. Poi Ilardo fu uccisoProcesso Trattativa Un ispettore della Dia racconta l’incontrotra l’ufficiale e l’informatore: “Parlò delle stragi degli anni 70”

» SANDRA RIZZA

Al colonnello Mario Mo-ri, fissandolo negli occhi,

aveva detto: “Certi attentativengono da pezzi deviati del-lo Stato”. Ora l’ispettore del-la Dia Mario Ravidà riveladi aver saputo che il confi-dente Luigi Ilardo “si riferi-va alle stragi degli anni Set-tanta, quelle riconducibilialla strategia della tensio-ne’’.

LA CIRCOSTANZA è emersaieri nell’aula del processosulla trattativa Stato-mafia,dove il funzionario cataneseha ricostruito il racconto chegli fece il colonnello MicheleRiccio descrivendo il primoincontro tra Mori e Ilardo,avvenuto il 2 maggio 1996nella sede del Ros di Roma: la

stessa dove l’informatore su-bito dopo fu presentato an-che ai procuratori di Palermoe Caltanissetta, Gian CarloCa sell i e Giovanni Tine-bra.

“Quandò si ritrovò davantia Mori, Ilardo annunciò chenon si sarebbe limitato a par-lare di mafia, ma anche deirapporti con le istituzioni de-viate”, ha dichiarato il secon-do teste, Francesco Arena,anche lui ispettore alla Dia diCatania negli anni delle rive-lazioni della fonte “Oriente”,chiamato ieri in aula a rievo-care le confidenze ricevuteall’epoca da Riccio: “Mori re-stò perplesso, contrariato.

Poi girò le spalle e andò via’’.Otto giorni dopo Ilardo fu as-sassinato a Catania in circo-stanze misteriose. Chi sparòal confidente di Riccio e per-ché? E qui l’ispettore Ravidàha tirato fuori un dettaglio i-nedito, riferendo di aver sa-puto dal collaboratore cata-nese Eugenio Sturiale, te-stimone oculare dell’o mi ci-dio Ilardo, che all’interno diCosa nostra quell’e s e c u z i o-ne “risultava strana’’: perchèil capo del commando, il kil-ler Maurizio Zuccaro “e rasospettato di vicinanza consettori delle istituzioni’’.

E alla domanda del pm Ro -berto Tartaglia sulle ragio-

ni di tale sospetto, il teste harisposto: “Sturiale mi disseche Zuccaro aveva fatto omi-cidi, aveva trafficato in dro-ga, ed era rimasto sempre aidomiciliari: la cosa facevapensare che godesse di qual-che beneficio’’. Ma chi è Ilar-do e perché fa tanta paura? Èl’uomo d’onore che portaRiccio fino al casolare diMezzojuso dove il 31 ottobre1995 Mori e il capitano Mau -ro Obinu si lasciano scappa-re il boss Bernardo Proven-zano (assolti in primo gradodall’accusa di favoreggia-mento aggravato, i due uffi-ciali del Ros sono tuttora sot-to processo in appello), ma è

soprattutto il picciotto checonosce bene la massoneria eha avuto contatti con i servizisegreti fin dagli anni Settan-ta.

L’ispettore Ravidà entranel dettaglio: “Riccio disseche Ilardo voleva rivelare icontatti che aveva avuto ne-gli anni Settanta con un certoChisena, un calabrese con ilquale prelevava esplosivonelle caserme militari per gliattentati’’. II riferimento è aGiovanni Chisena, detto“l’i ng e gn e re ’’, che lo stessoRiccio la settimana scorsa inaula ha definito “componen -te di una struttura parallela alsoldo dei servizi segreti’’. EArena ha chiosato: “TramiteChisena, Ilardo diceva di a-ver avuto rapporti con am-bienti massonici e militari”.

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101 mlnL’incasso I canoni nel2014, meno del 2013(102) e del 2009 (103)

SI PARTE A ROMA E MILANO

Anagrafe online al vianel 2016: coinvolti6,5 milioni di italiani

qIL LANCIO del progetto pilota ieri, l’ini -zio dell’immissione dati da dicembre, i

primi risultati nel 2016 e la fine non si sa. Si par-la dell’Anagrafe unica digitale, che dovrebberimpiazzare gli attuali 8 mila e dispari elenchi(tanti quanti i Comuni italia). Tra due settima-ne, come detto, parte la sperimentazione checoinvolgerà 27 comuni - tra cui Roma, Milano eTorino - e oltre 6,5 milioni di cittadini: nel 2016 il

nuovo sistema dovrebbe entrare a regime. Tut-ta l’operazione sarà realizzata per via “telema -tica” e punta a essere un pezzo della futuribile“cittadinanza digitale”: oltre alle classiche in-formazioni anagrafiche tipo nome, cognome,codice fiscale, sesso, data e luogo di nascita,c’è spazio anche per il “domicilio fiscale”.Da subito, la situazione dovrebbe essere mi-gliore per cose come certificati di nascita e di

residenza, ottenibili online, per il resto si ve-drà. C’è anche chi la prende da un altro verso,come Rossella Orlandi, direttore dell’A ge n z i adelle Entrate: “Le informazioni sulla famigliaanagrafica permetteranno verifiche sulle ca-pacità contributiva non più legata al singolocontribuente ma al nucleo” e così sarà pos-sibile subito “verificare la spettanza di detra-zioni/deduzioni per i familiari a carico”.

M A N I F E STA Z ION E

Agende Rossedomani a Roma:“Proteg geteil pm Di Matteo”

Ro m a

R ompiamo il si-lenzioӏ la mani-festazione che si

terrà a Roma, domani, asostegno del sostitutop ro cu ra to redi PalermoAntoninoD i M a t-teo (nellafoto), cher a p p r e-senta l’a c-cusa nel pro-cesso per la TrattativaStato-mafia con il pro-curatore aggiunto Vit-torio Teresi e i pm Ro-berto Tartaglia e Fran-cesco Del Bene. A DiMatteo è già arrivata lacondanna a morte diTotò Riina. E diversipentiti recentementehanno detto che l’ordi-ne di ucciderlo è arriva-to anche dal latitanteMatteo Messina Dena-ro e “il tritolo per lui è giàa Palermo”, “in luogo si-curo” . L ’iniziativa èpromossa da SalvatoreBorsel l ino , AgendeRosse e Scorta CivicaPalermo.

A minacce di inauditagravità è seguito l’assor-dante silenzio delle isti-tuzioni (solo l’Anm ha e-spresso solidarietà conqualche giorno di ritar-do). Gli stessi media, sal-vo eccezioni, non hannodato risalto alle rivela-zioni dei pentiti. Così ènata l’idea di # r om p e-reilsilenzio per chiederedi non lasciare solo chi èin prima linea per sco-prire quanto avvenutodal biennio stragista del’92-’93 in poi. Hanno a-derito intellettuali, gior-nalisti, artisti, rappre-sentanti della società ci-vile e delle istituzioni.Ieri il presidente del Se-nato Pietro Grasso, exprocuratore di Palermo,ha consegnato al fratellodi Paolo Borsellino il suointervento che verrà let-to dal palco. Appunta-mento domani, sabato14, alle 10 in largo Cor-rado Ricci (alla fine divia Cavour), poi corteofino a piazza Santi Apo-stoli. Esclusi simboli dipartito.

Page 7: Il Fatto 13-11-2015

6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

La Cgil vira a sinistra, ipotesireferendum contro il Jobs Act

» SALVATORE CANNAVÒ

La Cgil cambia marcia einaspettatamente sisposta verso la zonapresidiata da Mauri-

zio Landini. Il fatto nuovo è ladecisione del direttivo delprimo sindacato italiano, as-sunta lo scorso venerdì, diconsultare i propri iscrittisull’ipotesi di un referendumabrogativo del Jobs Act. Unadecisione già assunta a feb-braio, al termine della fase dimobilitazioni contro la rifor-ma del mercato del lavoro vo-luta da Renzi e poi lasciata nelcassetto. Solo la Fiom ha riba-dito a più riprese l’importan -za di procedere in questa di-rezione e ora la Cgil approva,con una discussione internapiù movimentata del solito, laprocedura.

A MANIFESTARE dubbi se nonvere e proprie critiche, le areedel sindacato più lontane dal-le posizioni di Landini e quelleche ritengono importante nonspezzare del tutto i rapportinon tanto con Renzi quantocon il Partito democratico.

Dal 15 gennaio a fine feb-braio si terrà una “consulta -zione straordinaria degli i-scritti”che proporrà in tutte leassemblee due quesiti. Il pri-mo è “l’approvazione dellaproposta di legge del NuovoS t a t u t o”, la riscrittura cioèdello Statuto dei lavoratori suuna base alternativa al JobsAct. Il secondo punterà alla“condivisione se sostenere, invia eccezionale e straordina-ria, la proposta di legge conspecifici quesiti referendari inconsiderazione del carattereuniversale e di rango costitu-zionale della proposta stessache inerisce ai diritti generalie fondamentali riferiti al lavo-ro, dando, come previsto daldispositivo del 18 febbraio,mandato al Direttivo della C-gil di elaborarli e definirli co-me propria proposta autono-ma”. La formula un po’ bizan -tina del testo spiega la cautelacon cui Susanna Camusso hadeciso di muoversi. La Cgilnon ha mai indetto un referen-dum, anche quello del 1985sulla scala mobile fu un attodeciso dal Pci e su cui, tra l’al -tro, l’allora segretario Lucia-no Lama espresse molte riser-ve. Ma la cautela si spiega so-prattutto per le implicazionipolitiche, non negate da nes-suno dei protagonisti in cam-po. Decidere di andare a un re-ferendum porta la Cgil su unterreno propriamente politi-co nel momento in cui la po-litica non è solo in crisi ma stariorganizzandosi. E così, c’èanche chi vede un rapportotra i movimenti a sinistra, lanascita di Sinistra Italiana, ledifficoltà di Renzi, con la scel-t a d e l s i n d a c a t o . “ P e s a

senz’altro il timore di venireschiacciati tra la sinistra piùmovimentista e un governoche non ci fila affatto”, spiegaun autorevole dirigente chepreferisce non alimentare po-lemiche interne.

UNO DI COLORO che, pur vo-tando a favore del dispositivocigiellino, ha manifestato ri-serve è Fabrizio Solari, dellasegreteria nazionale. Ligure,già segretario dei Trasporti,

LA SVOLTA La decisione sarà votata dagli iscritti L avoro

D i re z ion id ive rs eRenzi parlacon SusannaCamuss o.In basso, Mau-rizio LandiniA n s a / La Pre ss e

Giorgio Airaudo L’ex sindacalista sarà il candidato di Sinistra Italiana a Torino

“Traditi da Fassino, andrò al ballottaggio”L’I N T E RV I STA

Èconvinto di andare al bal-lottaggio e di Fassino di-

ce che ha dimenticato la pro-pria storia per consegnarsi alprogetto di Renzi. GiorgioAiraudo, ex Fiom, oggi depu-tato della nuova formazioneSinistra Italiana, formaliz-zerà sabato la sua candidatu-ra a sindaco di Torino. Anchela recente decisione della C-gil di andare a referendumsul Jobs Act lo rende soddi-sfatto.

Perché questa scelta?Perché Torino non ha unprogetto, le vecchie visionisono state travolte dalla cri-si, tutto si svolge tra pochis-sime persone, sempre i soliti.Dall’urbanistica alle profes-sioni. Chiunque voglia lavo-rare e non fa parte delle po-che centinaia di persone co-nosciute non ha possibilitàdi accedere.

Si realizza uno scontro tut-to a sinistra. Fassino non e-ra il suo “c a p o” nel Pci?

Lui era il segretario della Fe-derazione torinese quandoio ero nella Fgci. Ma io nonho consigliato di votare Sì alreferendum di Marchionne.Siamo di fronte a traiettorieche si sono divise. Fassino èvittima di se stesso, il suo ci-clo si è esaurito e siè esaurita l’es pe-rienza del centro-sinistra. Lui avreb-be dovuto difende-re la sua storia nonassecondare quelladi Renzi.

Anche lei comeStefano Fassinapensa che si possa votareM5S al ballottaggio?

Non mi pongo il problema, iolavoro per andare al ballot-taggio. Quel problema lo di-scuterò insieme a tutti colo-ro che vorranno condividerequesta esperienza, quelli cheincontrerò sabato 14.

Cosa succede il 14?Sabato mattina abbiamo de-

ciso di vedere in faccia tuttiquelli che pensano si possaunire la sinistra a Torino.Voglio vedere le persone enon sommare gruppi diri-genti. E poi ho pensato dichiedere un gesto simbolico,diverso dalle classiche as-

semblee: ol-tre alle pro-poste e alle i-dee portatequalcosa damangiare.

Pe rc h é ?Perché un pranzo insieme ècondivisione.

Alcune idee per Torino?Riattraversare questa città a

piedi, a partire dalle perife-rie, a dare del tu alle persone.Torino ha dei paradossi, ilpiù alto numero di aree nonutilizzate, il record di sfrattiincolpevoli: abbiamo spazi eabbiamo sfratti. Possibileche non siamo in grado di da-

re una rispostasulla casa? Pro-prio stamattina(ieri, ndr) è sta-ta sfrattata lacaserma di viaAsti per ordinedella Cassa de-positi e prestitie con ruolo atti-vo del comune.

Lei fa riferi-mento all’e-sperienza diBarcelona encomu, la lista

movimentista che governala città catalana.

Sì, in questa campagna chie-deremo a chi ha fatto espe-rienze positive di venire a

raccontarle per dire che “sipuò” che non esiste una ri-cetta unica e che ci sono pos-sibilità di alternativa.

Cosa pensa dei movimentiinterni alla Cgil e alla deci-sione di andare a un refe-rendum sul Jobs Act?

Saluto con piacere il fattoche Cgil consulti i suoi iscrit-ti e sono certo che gli iscrittidiranno sì. In ogni caso, però,la mia candidatura è total-mente in autonomia. Pensoche serva una forza politicacapace di essere utile e quin-di non di testimonianza.

Perché pensa che stavoltaquesta ipotesi di sinistrapossa funzionare?

Perché c’è unità, c’è chiarez-za e c’è un campo lasciato li-bero da Matteo Renzi il qualepensa che i lavoratori nonhanno bisogno di rappresen-tanza politica ma sono sem-plicemente cittadini.

SAL. CAN.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il sindacoha rinnegato la suastoria per seguirequella di Renzi,ci ha lasciatocampo libero

I quesiti

n DAL 15GENNAIOsi terrà unaco n s u l t a z i o n es t ra o rd i n a r i atra gli iscrittidel sindacato.Due i quesiti.Il primo:“L’a p p rova z i o n edella propostadi legge delN u ovoS t a t u to”(ovvero lar i s c r i t t u radello Statutosu una basealternativa alJobs Act).Il secondopropone lafo r m u l a z i o n edi una“proposta dilegge conspecificiquesitire fe re n d a r i ”

Solari è indicato come il capo-fila di quelli più legati al Pd.“Ma la mia – spiega al Fatto –è una posizione squisitamen-te sindacale. Intanto non ca-pisco perché un elettorato chenon premia la sinistra dovreb-be seguirci e poi penso che ilreferendum abrogativo finiràper oscurare la nostra propo-sta di nuovo Statuto. E noiRenzi dobbiamo sfidarlo sulleproposte”.

Solari ritiene che il terrenopolitico in cui ilr e f e r e n d u mmette il sinda-cato sia innega-bile, “og g e tt i-vo”, e proprioper questo ri-tiene sbagliatala decisione.

A pensarlacome lui ci sonopezzi importanti della Cgil.Sicuramente gli edili della Fil-lea ma anche la Filt, i bancari,regioni come la Liguria e il Ve-neto. Molti, pur votando a fa-vore, hanno espresso le lorocritiche riservatamente.

Chi è cautamente soddi-sfatto è invece Landini. Ieri ilsegretario della Fiom ha pre-sentato la manifestazione del21 novembre per il rinnovo delcontratto ma anche “contro lepolitiche del governo” e dun-

que, di fatto, l’unica vera gran-de mobilitazione di autunno.Ha incassato il pieno appog-gio della Cgil e oggi definisce“un punto importante” laspinta verso il referendumche la Cgil offre, “unica inizia-tiva possibile di fronte a un go-verno che porta l’affondo aidiritti del lavoro direttamentesul piano legislativo.”

ANCHE LA SCELTA delle dateper la consultazione tra gli i-

scritti ha unasua rilevanza:“ P e r m e t t et r a n q u i l l a-mente di staredentro i tempitecnici per faredavvero il refe-rendum spiegaGianni Rinaldi-ni, ex Fiom e o-

ra portavoce dell’area critica“Democrazia e lavoro”. Anda-re al referendum significa in-cidere non poco sulla politicae sui rapporti a sinistra senzadover necessariamente pren-dere posizione esplicita, perquanto Stefano Fassina nonnasconda di voler tenere unrapporto privilegiato con l’at -tuale segreteria. Ma la Cgil,per il momento, si rappresen-ta da sola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La novità e i dubbiSi guarda a Fassinama c’è chi frena:“Non dobbiamofarci schiacciare”

M I L A NO

Pisapia: “Via liberaa Sala solo se rispettatutta la coalizione”

qPAROLE PRUDENTI e ben soppe-sate, come di consueto. Ieri però il

sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha man-dato un messaggio chiaro al Partito demo-cratico e al suo possibile prossimo candi-dato alla guida del capoluogo lombardo.“Se il commissario unico di Expo, GiuseppeSala, deciderà di candidarsi alle prossimeelezioni comunali – ha detto Pisapia – d ov r à

accettare i parametri entro cui tutta la coa-lizione ha deciso che uno possa diventareun candidato, all’interno del centrosinistra.Sarà lui a decidere”. Le parole “tutta la coa-lizione”non sono casuali: non è mistero cheil nome di Sala non sia apprezzato dalla nuo-va sinistra formata da Sel e dai parlamentarifuoriusciti dal Pd. “Al momento – ha prose-guito il sindaco – non vedo perché non do-

vrebbe rientrare in questi parametri”, primadi precisare: “Quando vedrò il programmadel dottor Sala ne avrò la conferma”.“Chiaramente all’interno di questo ci deveessere anche l’impegno per il candidatoperdente di continuare la mobilitazione –haconcluso Pisapia – anche se non dovesserisultare vincente. Io su questo sono abba-stanza tranquillo”.

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ECONOMIA » 7

B E N V E N U TAELENA! Ieri a Ro-ma è nata la figliadel nostro collega France-sco Ridolfi e della sua com-pagna Tania Innamorati.Tutto il Fatto Quotidiano sa-luta la nuova arrivata e a-spetta quanto prima l’i n te roterzetto in redazione.

» CARLO DI FOGGIA

Bene che vada, ci sarà ilcondono bis, a prezzidi saldo. Male che va-da, le spiagge - o me-

glio gli spazi di “pertinenza e-co no mi ca ” degli stabilimentibalneari (bar, ristoranti, pale-stre, piscine ecc. La vera polpadelle concessioni) - verrannovendute, o meglio, “sd em a-ni ali zza te”, per usare il lin-guaggio tecnico dei propo-nenti. In pratica, peggio diquello che provò a fare il go-verno Berlusconi nel 2006 - ilprolungamento di 50 anni del-le concessioni - senza peròriuscirci anche per l’o p p o s i-zione del centrosinistra.

ORA LA MANOVRA è concen-trica e il mezzo sono una seriedi emendamenti fotocopia allamanovra in discussione incommissione Bilancio al Se-nato: Pd, Ncd e Forza Italiaprovano, o meglio riprovano, acondonare i canoni non pagatiai proprietari delle aree di per-tinenza, mentre Forza Italia - afirma Maurizio Gasparri -punta al colpo grosso, tantoclamoroso quanto tecnica-mente ben congegnato, sfilareal demanio marittimo quellearee per poi affidarle al siste-ma delle “cartolarizzazioni”, ilnome tecnico per le vendite dipezzi dello Stato, con diritto diprelazione per i “conduttori”,cioè chi ci sta già dentro.

Quello delle spiagge è un ri-to che si ripete puntuale ognianno. La questione è vecchia, erisale al 2006, quando il gover-no Prodi nella Finanziaria difine anno decise di mettere or-dine sulla materia rivedendo icanoni (di proroga in prorogamai ritoccati da decenni) lega-ti alle attività turistico-balnea-ri, spiagge comprese. E un a-deguamento anche per le areedi pertinenza commerciale(bar, ristoranti, etc), calcolatosul valore del mercato immo-

PEGGIO DI B. Spiagge, ci riprovano:condono o svenditaRiecco la privatizzazione. E Forza Italia, Pd e Ncd si accordano sulla sanatoria

biliare della zona. Apriti cielo“Abbiamo subìto aumentistellari”, denunciano i balnea-ri. Ma prima le pertinenze nonpagavano nulla. Pena la perdi-ta della concessione. Da lì sonopartiti i contenziosi.

A fine 2013 - governo Letta -nella manovra passa un emen-damento che condona il pas-sato: per chiudere i conti con ilFisco dal 2006 i concessionaripossono scegliere di pagare il

30% subito o il 60 spalmato susei anni. La sanatoria si è chiu-sa nel 2014. Ora Fi e Ncd pun-tano a prorogarla per altri dueanni, fino a fine 2016. L’emen -damento Pd - a prima firmaManuela Granaiola, una verapasionaria dei balneari, già au-trice di vari tentativi di priva-tizzare le spiagge - fa inveceanche di più: sospende i prov-vedimenti di revoca delle con-cessioni e riapre quelli del con-

dono ad libitum; cancella la ri-valutazione in base al mercatoimmobiliare di zona; e, per ilfuturo, lo stesso canone, in fa-vore di un pagamento una tan-tum tra i 2 e i 4 mila euro. Unapietra tombale sui tentativi av-viati dai tempi di Prodi di farpagare il giusto a chi fino ad al-lora se l’era cavata a prezzi disaldo. Basti pensare che dal“demanio marittimo”, cioèdalle spiagge, lo Stato nel 2014ha incassato 101 milioni, menodell’anno prima e meno diquanto riscuoteva nel 2009.

Nel 2013, per aggirare le ac-cuse di voler privatizzare lespiagge, la Granaiola tirò fuoriil coniglio dal cilindro: la pro-roga delle concessioni per 30anni. La palla passava insom-ma ai nipoti degli attuali pro-

prietari. Il tutto per aggiraregli obblighi europei imposti daun’apposita direttiva, che pre-vede di mettere le concessionia gara pubblica, senza dirittodi prelazione per il titolareprecedente.

Dal 2010 di proroga in pro-roga la direttiva non è mai en-trata in vigore, con la procedu-ra di infrazione europea co-stretta a ripartire di volta involta da zero, l’ultima grazie algoverno Monti che ha prolun-gato le concessioni da fine2015 al 2020. Una blindaturaminacciata però da due ricor-si, uno in Lombardia e uno inSardegna, i cui rispettivi Tarhanno deciso di interpellare laCorte di Giustizia Ue, che sipronuncerà il 2 dicembre: incaso positivo, le concessionitornerebbero subito sul mer-cato.

NIENTE paura, qui entra in gio-co l’emendamento Gasparri,che risolve il problema alla ra-dice sfilando le aree di perti-nenza al demanio per poi ven-derle a chi già le usa. Chi par-tecipa a un bando per aggiudi-carsi la gestione dei una spiag-gia i cui bar, ristoranti e servizisono occupati dal vecchio pro-prietario? Ieri Gasparri ha ri-sposto insultando il leader deiVerdi Angelo Bonelli che hasvelato il suo emendamento:“È un fallito, nessuno vendenulla, vogliamo solo fornirecertezze normative”. Ieri fontiparlamentari riferivano chealmeno sul primo punto - ilcondono - l’accordo è in fieri.Sul resto, si vedrà.

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Te n t a t i v iGasparri: toglierleallo Stato e venderleai possessori. I Dem:cancellare gli affitti

A prezzi di saldo Fino al 2006 le spiagge hanno pagato canoni irrisori. Dopo sono nati i contenz ios i Ansa

“Mori gli girò le spalle”. Poi Ilardo fu uccisoProcesso Trattativa Un ispettore della Dia racconta l’incontrotra l’ufficiale e l’informatore: “Parlò delle stragi degli anni 70”

» SANDRA RIZZA

Al colonnello Mario Mo-ri, fissandolo negli occhi,

aveva detto: “Certi attentativengono da pezzi deviati del-lo Stato”. Ora l’ispettore del-la Dia Mario Ravidà riveladi aver saputo che il confi-dente Luigi Ilardo “si riferi-va alle stragi degli anni Set-tanta, quelle riconducibilialla strategia della tensio-ne’’.

LA CIRCOSTANZA è emersaieri nell’aula del processosulla trattativa Stato-mafia,dove il funzionario cataneseha ricostruito il racconto chegli fece il colonnello MicheleRiccio descrivendo il primoincontro tra Mori e Ilardo,avvenuto il 2 maggio 1996nella sede del Ros di Roma: la

stessa dove l’informatore su-bito dopo fu presentato an-che ai procuratori di Palermoe Caltanissetta, Gian CarloCa sell i e Giovanni Tine-bra.

“Quandò si ritrovò davantia Mori, Ilardo annunciò chenon si sarebbe limitato a par-lare di mafia, ma anche deirapporti con le istituzioni de-viate”, ha dichiarato il secon-do teste, Francesco Arena,anche lui ispettore alla Dia diCatania negli anni delle rive-lazioni della fonte “Oriente”,chiamato ieri in aula a rievo-care le confidenze ricevuteall’epoca da Riccio: “Mori re-stò perplesso, contrariato.

Poi girò le spalle e andò via’’.Otto giorni dopo Ilardo fu as-sassinato a Catania in circo-stanze misteriose. Chi sparòal confidente di Riccio e per-ché? E qui l’ispettore Ravidàha tirato fuori un dettaglio i-nedito, riferendo di aver sa-puto dal collaboratore cata-nese Eugenio Sturiale, te-stimone oculare dell’o mi ci-dio Ilardo, che all’interno diCosa nostra quell’e s e c u z i o-ne “risultava strana’’: perchèil capo del commando, il kil-ler Maurizio Zuccaro “e rasospettato di vicinanza consettori delle istituzioni’’.

E alla domanda del pm Ro -berto Tartaglia sulle ragio-

ni di tale sospetto, il teste harisposto: “Sturiale mi disseche Zuccaro aveva fatto omi-cidi, aveva trafficato in dro-ga, ed era rimasto sempre aidomiciliari: la cosa facevapensare che godesse di qual-che beneficio’’. Ma chi è Ilar-do e perché fa tanta paura? Èl’uomo d’onore che portaRiccio fino al casolare diMezzojuso dove il 31 ottobre1995 Mori e il capitano Mau -ro Obinu si lasciano scappa-re il boss Bernardo Proven-zano (assolti in primo gradodall’accusa di favoreggia-mento aggravato, i due uffi-ciali del Ros sono tuttora sot-to processo in appello), ma è

soprattutto il picciotto checonosce bene la massoneria eha avuto contatti con i servizisegreti fin dagli anni Settan-ta.

L’ispettore Ravidà entranel dettaglio: “Riccio disseche Ilardo voleva rivelare icontatti che aveva avuto ne-gli anni Settanta con un certoChisena, un calabrese con ilquale prelevava esplosivonelle caserme militari per gliattentati’’. II riferimento è aGiovanni Chisena, detto“l’i ng e gn e re ’’, che lo stessoRiccio la settimana scorsa inaula ha definito “componen -te di una struttura parallela alsoldo dei servizi segreti’’. EArena ha chiosato: “TramiteChisena, Ilardo diceva di a-ver avuto rapporti con am-bienti massonici e militari”.

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101 mlnL’incasso I canoni nel2014, meno del 2013(102) e del 2009 (103)

SI PARTE A ROMA E MILANO

Anagrafe online al vianel 2016: coinvolti6,5 milioni di italiani

qIL LANCIO del progetto pilota ieri, l’ini -zio dell’immissione dati da dicembre, i

primi risultati nel 2016 e la fine non si sa. Si par-la dell’Anagrafe unica digitale, che dovrebberimpiazzare gli attuali 8 mila e dispari elenchi(tanti quanti i Comuni italia). Tra due settima-ne, come detto, parte la sperimentazione checoinvolgerà 27 comuni - tra cui Roma, Milano eTorino - e oltre 6,5 milioni di cittadini: nel 2016 il

nuovo sistema dovrebbe entrare a regime. Tut-ta l’operazione sarà realizzata per via “telema -tica” e punta a essere un pezzo della futuribile“cittadinanza digitale”: oltre alle classiche in-formazioni anagrafiche tipo nome, cognome,codice fiscale, sesso, data e luogo di nascita,c’è spazio anche per il “domicilio fiscale”.Da subito, la situazione dovrebbe essere mi-gliore per cose come certificati di nascita e di

residenza, ottenibili online, per il resto si ve-drà. C’è anche chi la prende da un altro verso,come Rossella Orlandi, direttore dell’A ge n z i adelle Entrate: “Le informazioni sulla famigliaanagrafica permetteranno verifiche sulle ca-pacità contributiva non più legata al singolocontribuente ma al nucleo” e così sarà pos-sibile subito “verificare la spettanza di detra-zioni/deduzioni per i familiari a carico”.

M A N I F E STA Z ION E

Agende Rossedomani a Roma:“Proteg geteil pm Di Matteo”

Ro m a

R ompiamo il si-lenzioӏ la mani-festazione che si

terrà a Roma, domani, asostegno del sostitutop ro cu ra to redi PalermoAntoninoD i M a t-teo (nellafoto), cher a p p r e-senta l’a c-cusa nel pro-cesso per la TrattativaStato-mafia con il pro-curatore aggiunto Vit-torio Teresi e i pm Ro-berto Tartaglia e Fran-cesco Del Bene. A DiMatteo è già arrivata lacondanna a morte diTotò Riina. E diversipentiti recentementehanno detto che l’ordi-ne di ucciderlo è arriva-to anche dal latitanteMatteo Messina Dena-ro e “il tritolo per lui è giàa Palermo”, “in luogo si-curo” . L ’iniziativa èpromossa da SalvatoreBorsel l ino , AgendeRosse e Scorta CivicaPalermo.

A minacce di inauditagravità è seguito l’assor-dante silenzio delle isti-tuzioni (solo l’Anm ha e-spresso solidarietà conqualche giorno di ritar-do). Gli stessi media, sal-vo eccezioni, non hannodato risalto alle rivela-zioni dei pentiti. Così ènata l’idea di # r om p e-reilsilenzio per chiederedi non lasciare solo chi èin prima linea per sco-prire quanto avvenutodal biennio stragista del’92-’93 in poi. Hanno a-derito intellettuali, gior-nalisti, artisti, rappre-sentanti della società ci-vile e delle istituzioni.Ieri il presidente del Se-nato Pietro Grasso, exprocuratore di Palermo,ha consegnato al fratellodi Paolo Borsellino il suointervento che verrà let-to dal palco. Appunta-mento domani, sabato14, alle 10 in largo Cor-rado Ricci (alla fine divia Cavour), poi corteofino a piazza Santi Apo-stoli. Esclusi simboli dipartito.

Page 8: Il Fatto 13-11-2015

8 » ECONOMIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

CASO BULGARELLA Gli azionisti veneti “sfiduciano” il presidente di Aeroporti di Roma cacciandoil suo braccio destro Mercuri. Alberti, sindaco dimissionario della banca: “L’ad non dice la verità”

» CARLO DI FOGGIAE ANTONIO MASSARI

Il pronunciamento del Tri-bunale del Riesame, che il31 ottobre scorso ha inbuona parte smontato

l’inchiesta della Dda di Firen-ze sui rapporti tra il vicepre-sidente di Unicredit FabrizioPalenzona e il costruttore An-drea Bulgarella, non ha placa-to la burrasca che scuote laprima banca italiana e la so-cietà Aeroporti di Roma (A-dr), di cui Palenzona è presi-dente. I fatti portati alla lucedalla procura fiorentina gui-data da Giovanni Creazzo, in-dipendentemente dalla lororilevanza penale, disvelanomodalità operative discutibiliai vertici dei due gruppi. Econtinuano a scuotere i ri-spettivi vertici.

IL NUMERO uno di Unicredit,Federico Ghizzoni, deve fare iconti con le polemiche dimis-sioni del sindaco revisore Gio-vanni Battista Alberti, che di-mostrano che il caso non èchiuso.

Mentre in Adr Palenzonadeve fare i conti con l’irritazio -ne dell’azionista di controllo.Il messaggio di Gilberto Be-netton è stato chiaro: ti siamograti, certo, ma non temiamo iltuo potere. Ed è un messaggioche segna ufficialmente un in-debolimento del presidente diAeroporti di Roma. A esserecolpito, infatti, non è lui diret-tamente ma il suo braccio de-stro Roberto Mercuri. Benet-ton, che controlla con il 95 percento Adr, società che gestiscegli scali romani di Fiumicino eCiampino, nei giorni scorsi hafatto chiedere a Mercuri le di-missioni volontarie e imme-diate, lasciando intendere chel'alternativa sarebbe stato il li-cenziamento per giusta causa.A poco è servita la resistenzatentata da Palenzona in difesadel suo assistente personale edel suo ricco stipendio in Adr(poco meno di 300 mila euro)come dirigente dei rapporti i-stituzionali. La mossa dei Be-netton – per quanto risulta alFatto – scaturisce da tre mo-tivazioni. La prima, più con-creta: liberarsi di un dirigentecostoso che veniva pagato daAdr ma – s’è scoperto con l’in -chiesta dell'antimafia fioren-tina – lavorava, pur non aven-done titolo, anche per Unicre-dit. La seconda: dati i clamoride ll ’indagine, la presenza diMercuri in Adr ai Benettonportava solo ritorni negativid’immagine. L’ultima è unamotivazione più politica: unsecco segnale a Palenzona, chetanto ha fatto in questi anni peril gruppo di Ponzano Veneto,anche come presidente del-l'Aiscat (associazione delleconcessionarie autostradali),spendendo i suoi ramificati

Solita storia Testo fantasma su Expo, Giubileo, ecc. La Ragioneria contesta le coperture

Il decreto omnibus bloccato al TesoroIL GOVERNO

» MARCO PALOMBI

In realtà non è neanche più u-na notizia, visto che succede

ormai ogni volta, ma anche ildecreto omnibus su Expo,Giubileo, Terra dei Fuochi,Bagnoli e quant’altro - quelloche Renzi ha annunciato finda metà ottobre e poi pro-grammato per domani - anco-ra non esiste, almeno ufficial-mente.

IL TESTO vero non è stato vistoda nessuno, nonostante ri-guardi parecchi ministeri, enon è andato nemmeno alpre-Consiglio, la riunione tec-nica in cui si dovrebbero ana-lizzare le leggi e migliorare ilcosiddetto drafting normativo(in sostanza, fare tutto per be-ne evitando porcherie, ritardi,inesattezze, effetti indeside-rati). E dire che si tratta di untesto complicato, su materiesensibili come l’ambiente e lasalute dei cittadini, l’Anno

Santo in una città commissa-riata, il destino del più grandeinvestimento pubblico degliultimi anni.

L’unica traccia del testo fi-nora è la scia che lascia. Al Te-soro, per dire, si avvertivanell’aria la tensione per l’abi -tuale arrabbiatura della Ra-gioneria generale dello Stato(Rgs) su soldi e coperture.Renzi vuole usare i margini a-perti dal bilancio dalle minoriuscite dello Stato previste peril 2015 (quasi tutte dovute a

San Mario Draghi, cioè agli ef-fetti sui rendimenti del debitoitaliano delle politiche della B-ce) e non coperture nuove: daun mese si parla di 450-500milioni di euro, una signora ci-fra, ma non sufficiente per l’o-perazione a cui pensa Renzi. Aun certo punto, raccontano dalTesoro, il conto della serva suivari capitoli di spesa arrivavaattorno al miliardo di euro, ci-fra che secondo la Rgs farebbesballare tutti i conti del 2015,compreso il 2,6% di rapportodeficit/Pil concordato in sedeeuropea dodici mesi fa.

IL PREMIER, però, non molleràcosì facilmente e ieri sera il la-voro di scrittura e il tira e mollasulle coperture era ancora incorso, tanto che cominciava acircolare la voce che forse ilConsiglio dei ministri di ogginon farà in tempo a esaminareil testo. Si vedrà, anche perchéla partita - per l’esecutivo - èdelicata a livello politico, ma

addirittura fondamentale aquello della propaganda.

Il tema più urgente è sicu-ramente quello del Giubileo.Alla fine il nuovo commissariodel Comune di Roma dovreb-be ottenere subitoi 150 milioni negatia Ignazio Marino:certo spenderlientro l’8 dicembreo fine anno, comevorrebbe il gover-no, pare impresaardua. Finora, pe-rò, è sparita dal te-sto invece la supersquadra che do-vrebbe aiutare ilprefetto FrancoGabrielli a coordi-nare l’evento. For-se si farà più tardi, forse mai: isuper-poteri, i Dream Teamfunzionano sui giornali, menonelle leggi.

Expo è l’altra grande que-stione. Il governo deve sce-gliere in che modo aiutare l’ad

di Expo Spa, Giuseppe Sala, amascherare uno sbilancio digestione da 400-500 milioni:prendere il 30% di Arexpo(proprietaria dei terreni) coisoldi del Tesoro e poi annegar-

ci Expo Spa, op-pure creare unnuovo veicolo. Ei soldi? Quellidel governo nonbastano certo: inche modo far en-trare in campoCassa depositi eprestiti?

Quesiti com-plicati, mai co-me lo stanzia-mento da 450milioni in tre an-ni per la Terra

dei Fuochi. Renzi, a fine otto-bre, giustificò lo sblocco deifondi così: “Se c’è uno che è ingrado di eliminare le ecoballe èEnzo De Luca”. Chissà se lapensa ancora così.

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rapporti politici per garantiresempre ad Autostrade per l'I-talia i ritocchi dei pedaggi de-siderati. Come dire, appunto,caro Palenzona ti siamo grati,sì, ma non temiamo il tuo po-tere. L’allontanamento diMercuri, infatti, segnala un ir-reversibile deterioramentodel rapporto tra i Benetton e illoro lobbista di fiducia: suisuoi poteri e su come li esercitadentro Adr è stata avviata an-che un verifica interna. Mer-curi si è dimesso 7 giorni fa. Male grane per Palenzona non fi-niscono qui.

MERCOLEDÌ, annunciando ilnuovo Piano industriale, Uni-credit ha reso note anche le di-missioni di Giovanni BattistaAlberti, membro effettivo delcollegio sindacale eletto su in-dicazione del terzo azionistadel gruppo, la Fondazione Ca-riverona, avvenute lunedì per- riportava la banca - “soprag -giunti motivi di dissenso per-sonale con l’organo di gover-no”. Una formula che però nonè contenuta nella lettera d’ad -dio del commercialista vero-nese. A precisa domanda se ledimissioni c’entrassero qual-cosa con l’inchiesta fiorentina- che oltre a Palenzona vede in-dagati anche due alti dirigentidella banca - l’amministratore

delegato, Federico Ghizzoniha risposto velenosamente:“Sono arrivate senza preavvi-so, dopo che il collegio sinda-cale a margine del consiglio haapprovato il fatto che non c’e-rano casi di mismanagement omisconduct”, e “il collegio si e-sprime sempre all’u n a n i m i-tà”. Come dire: se era in disac-cordo non ce l’ha detto.

Una lettura smentita secca-mente da Alberti al Fatto. Pre-messa: il consiglio è quello del31 ottobre, quando, dopo unariunione del comitato di g o-

vernance e del cda, la banca hapreso atto con soddisfazionedell’esito del riesame e ribadi-to che dalle verifiche (audit)interne non erano emerse ir-regolarità sulla pratica Bulga-rella, e questo perché le pre-sunte pressioni di Mercuri suimanager non avrebbero sorti-to effetti visto che comunquenon erano andate a buon fine.“Quelle di Ghizzoni sono di-chiarazioni che non rispondo-no a verità - spiega Alberti alF a t t o- Il collegio sindacalenon ha mai dato nessun pareresulla questione, e non c’è statanessuna sua pronuncia, cheperaltro non gli è stata richie-sta. Io, personalmente, sonointervenuto per dichiarare ilmio disappunto per come erastata gestita la cosa”. Disap-punto che dovrebbe risultaredal verbale stilato al terminedella riunione.

Ieri Unicredit è stata bersa-gliata dalle vendite in Borsa,chiudendo - dopo essere statasospesa per eccesso di ribasso- con un tonfo del 5,49 per cen-to. A trascinare giù il titolo i ti-mori degli analisti sulla tenutadegli obiettivi del piano, cheprevede al 2018 di distribuireagli azionisti dividendi pari al40 per cento dei 5,3 miliardi diutili netti.

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Le parole al “Fatto”“In Consiglio i sindacinon si espressero sullagestione del caso. Io lacriticai apertamente”

I Benetton contro PalenzonaIn Unicredit trema Ghizzoni

In difficoltà Palenzona e, a destra, Ghizzoni La Pre ss e

R ip e n s a me nt i?Renzi promise450 milioni allaTerra dei Fuochiin 3 anni: “S oloDe Luca porteràvia le ecoballe”

Ministro Pier Carlo Padoan Ansa

Lo sberleffo

BONANNI E IL PONTE:LO SPIN INGANNEVOLE» FQ

, DIFFICILE DEFINIRE diversamen -te l’editoriale sulla Gazzetta del Mez-

zo g i o r n o con cui ieri l’ex leader della Cisl Raf-faele Bonanni ha fatto il suo ingresso nellalista dei folgorati da Matteo Renzi sulla viadel Ponte sullo Stretto. Bonanni ci aveva lasciati con lesue dimissioni anticipate dalla segreteria, poi arricchi-te dalla rivelazione sull’entità della sua pensione:8.593 euro lordi al mese, frutto di una crescita verti-

ginosa dello stipendio, arrivato a quota 336 mi-la euro l’anno. Il nostro la prende alla lontana,dagli anni 50-60, quando l’italia sbalordì ilmondo con le sue “grandi opere”, fatte con“tempi veloci”, “espropri rapidi”, perché “non

c’erano i conflitti stato-Enti locali, il cosiddetto am-bientalismo blocca-opere” e, insomma “aveva ancorasenso indicare delle priorità”, per giungere a uno deiquesiti più antichi della storia: “Viene prima l’uovo o la

ga l l i n a? ”, o meglio - viste le “priorità”-“prima il ponte ole tante opere che in sua vece si possono fare?”. Ri-sposta: “Viene prima la gallina!”, cioè il ponte, che cosìsi trascinerebbe dietro le altre opere. Ecco che così ilponte “va a colmare più esigenze del Paese”ed eliminail “clima negativo del nulla si può in nome di interessip i cco l i ”. Non fa una grinza. Poi però la Cisl nel pome-riggio bolla il ponte come “uno spin ingannevole”, e anoi sorge un dubbio: qual è lo spin di Bonanni?

Il casoL’8 ottobrea Palenzonave n go n os e q u e s t ra t ibenidall’antimafiafiorentina. Perlui siipotizzano ireati dia ss o c i a z i o n ea delinquere,truffa ea p p ro p r i a z i o n eindebita conl’a g g rava n tedi favoreg-giamento allamafia per avers o s te n u toA n d re aBulgarella, peri pm vicino alboss latitanteM a t te oM e ss i n aDenaro. Il 31Ottobre ilriesame haannullato ilsequestro permancanza delfumus deire a t i

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 9

» FERRUCCIO SANSA

L’Italia sta con le mucche.E il sindaco rischia di es-sere incornato. Con ani-malisti e animali pronti a

occupare il Comune di Ghedi.Mentre il suo volto rimbalza suinternet e diventa simbolo deimaltrattamenti agli animali.

Non lo avevano scalfito le po-lemiche dopo i suoi appelli a nonaccogliere i profughi, ma adessoLorenzo Borzi (Fratelli d’Italia)rischia di perdere la poltrona disindaco di questa cittadina diventimila abitanti nella profondapianura bresciana. Tutto per col-pa dell’Italcarni, il macello di suocognato; di quelle frasi dal senfuggite e catturate dall’inchiestatv (Servizio Pubblico-ilfattoquo-t id ia no .i t) di Giulia Innocenzi.Un reportage che d’un colpo stafacendo crollare il “muro di Ber-lino” dei maltrattamenti nei ma-celli italiani: centinaia di migliaiadi visualizzazioni, like e com-menti a pioggia.

PROPRIO UNA BRUTTA s t or i aquella del macello di Ghedi. Lo di-mostrano le immagini “r ub at e”dalle telecamere nascoste dellaProcura e proposte dall’inchiestatv. Fotogrammi difficili da guar-dare. Ecco una mucca destinata almacello, distesa a terra. Ma nonriesce nemmeno a camminare: haappena quattro anni, ma è schian-tata dai maltrattamenti subiti ne-gli allevamenti. Arriva allora un e-levatore, la solleva come un paccoqualsiasi e la getta a terra dove sa-rà uccisa. Tutto in spregio allenorme che regolano l’a b ba t t i-mento degli animali. Che indica-no le condizioni per garantire lanostra salute e per evitare agli es-seri viventi sofferenze indicibili.Perché le bestie se ne accorgono,sentono l’odore della morte.Guardare il video per credere:

un’altra mucca è spinta verso ilmattatoio, ma, appena si affacciasulla stanza dove altre appena pri-ma sono state uccise, scalcia im-pazzita. Allora viene spinta avan-ti, infilzata, con un forcone. L’in -chiesta dei pm ha portato al se-questro dell’impianto, al patteg-

giamento del titolare dell’Italcar -ni, mentre due veterinari sono in-dagati. C’è di mezzo la tutela deglianimali, ma anche la salute dellepersone. Come sembrano dimo-strare le immagini, si assiste allamacellazione di animali già morti.Poi sangue ovunque, perfino mi-

schiato alla carne. Il risultato?“Cariche batteriche superioricinquanta volte ai limiti. Con lapresenza di due salmonelle chepossono causare la morte”, rac-conta Innocenzi.

NON BASTA.Le telecamere entra-no in Comune e registrano le di-chiarazioni del sindaco (riportatequi in basso). Borzi non difende glianimali, non parla della salute deisuoi concittadini: “Mi sembra piùmaltrattamento animale chi trat-ta un cane come una persona”, e-sordisce. Poi ironizza: ci vogliono“b r an d i n e ” per gli animali para-lizzati dai maltrattamenti? Finoalla frase sussurrata alla giornali-sta: “Il proprietario è mio cogna-to”. Finisce su internet. Il video di-venta virale. Ma la storia va oltreGhedi: “Mi chiedo – sono le do-

mande di Innocenzi– dove sia fi-nita la carne delle bestie macellatedalla Italcarni. Chi, in Italia, se lasia mangiata. Il ministro della Sa-lute, Beatrice Lorenzin finora nonha risposto alle interrogazioni suquesta storia”. Già, la tutela deglianimali che va insieme con quella

degli uomini. E quel video spalan-ca le porte su una questione maiaffrontata adeguatamente: le con-dizioni dei macelli italiani. “Sonocirca 2.000, il 90 per cento gestitidai privati”, racconta Claudio Po-mo di Essere Animali. Così ognianno in Italia muoiono 3,5 milionidi bovini, 10,9 milioni di suini, 29,8milioni di tacchini, 22,6 milioni diconigli, 55mila cavalli. E 580 mi-lioni di polli. “Esistono stabili-menti dove vengono uccisi fino a20mila polli l’ora”, racconta Ro-berto Bennati della Lav. Ma qui ildiscorso non è se uccidere o menogli animali. Il punto è in che con-dizioni vivano prima di essereportati al mattatoio, come venga-no abbattuti e che cosa mangiamo.È la storia delle “mucche a terra”denunciata da Essere Animali eLav. “Una mucca in condizioninormali vive vent’anni. Ma negliallevamenti intensivi quando ar-rivano a quattro anni non riesco-no nemmeno a stare in piedi, sonoschiantate. Muoiono”, raccontaPomo. Proprio come le mucchedell’Italcarni: “Animali che do-vrebbero produrre 15 litri di latteal giorno e arrivano a 60. Esseri vi-venti cui stravolgiamo il metabo-lismo per fargli bere 200 litri d’ac -qua al giorno”, spiega Bennati.

Sono le mucche che arrivavanoalla Italcarni e in chissà quanti al-tri mattatoi: scheletri incapaciperfino di muoversi. Nonostante icalci, le scosse elettriche dei di-pendenti del macello.

SA BATO a Ghedi è prevista l’occu -pazione del Comune. Su internetogni ora arrivano centinaia dicommenti. “Questa – spiegano al-la Lav – non è solo una storia dianimali. E nemmeno di un sinda-co e suo cognato. Quella carne dianimali morti, con il metabolismodevastato, arriva sulla nostra ta-vola”.

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Ecco un estratto dell’intervista diGiulia Innocenzi al sindaco di Ghe-di (Bs), Lorenzo Borzi. Il video in-tegrale sul fattoquotidiano.it.

» GIULIA INNOCENZI

Le catene, il muletto, il trascina-mento per terra... E poi la conta-

minazione della carne: trascinava-no per terra le mucche e la carne,quindi, si contaminava con le feci e ilsangue degli altri animali.La mucca non abita in un ambien-te asettico. Prima di essere macel-lata si è sdraiata già nel box dovec’è dentro merda – scusa la vol-garità. Quindi non mi venga a di-re: “È contaminata perché si ap-poggia sull’asfalto e poi viene ma-cellata”... Io non amo essere presoin giro e non amo prendere in giro.[...] Poi ti faccio una domanda: se

devi tirare giù da uncamion un toro diquattro quintali ed èperfettamente in sa-lute, non è che puoiusare troppe premu-re, se no ti uccide lui.[...]

Dicono che hannousato anche il for-co n e .

Beh, se vogliamomangiare le bistecche, serve purequalcuno che queste vacche le al-levi e che gli dia da mangiare, maanche che qualcuno le ammazzi eche ci porti la loro carne in ma-celleria. Io mangio tutti i giorni lacarne e le bistecche, che poi chefaccia bene o che faccia male...

Mangia anche quelle di Italcar-ni?

Le mangio da venticinque anni e

guardami, sono in sa-lute.[...] Non è che auna bestia le fanno loshampoo e la petti-nano prima di macel-larla, una bestia poiche si è ribaltata pertre anni nel box dovec’era dentro letame.L a p r e n d o n o , l ascuoiano, le tiranovia la pelle e poi le la-

vano la carne per lavare le inte-riora e tutta quella roba lì. Quan-do la aprono a metà la roba che c’èall’interno va per terra e può ca-pitare che all’interno della cosciaci vada un pezzo di budello, nonfanno mica un intervento chirur-gico.

C'era il dipendente del macelloche aveva il bollo sanitario, cheinvece doveva essere nelle mani

del veterinario: il registro locompilava lui e il veterinario fir-mava e basta.

È questo il problema: cos’ha o-messo il veterinario? [...] Per me ilmaltrattamento animale lo com-pie chi tratta un animale come unbambino. Mio figlio, mia figlia so-no due bambini. Il mio cane e lamia cagnolina sono due cani. Sedevo scegliere, se testare i medi-cinali su una persona che nemme-no conosco e il mio cane, io op-terei per il cane. [...] Qui stiamoparlando del nulla, come per il ca-so Green Hill. Altrimenti dico aglianimalisti, che si offrano loro co-me volontari per provar ’ste cazzodi pastiglie. Agli animali va anchebene se lo tratti da animale. Nonpenso che vivano bene tolti dal lo-ro habitat o roba del genere...

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Dopo il video di Servizio Pubblico, gli animalisti in rivolta:“Non solo maltrattamenti, quei prodotti danneggiano l’uomo”

Macello Italcarnila mala-mortesulle nostre tavole

L’I NC H I E STA

La reazione Su Internetmigliaia di condivisioniSabato è in programmal’occupazionedel Comune di Ghedi

Lorenzo Borzi Il sinda-co di Ghedi (Bs)

Muletti e forconi L’inchiesta di Giulia Innocenzi sul fattoquotidiano.it

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Il sindaco: “Non è che a una bestia fanno lo shampoo prima di macellarla”

“Le vacche vivono già nella merda”L’I N T E RV I STA

PER COMPETENZA

Olio extravergine,indagine da Torinoad altre 4 Procure

qIL FASCICOLO dell’inchiesta relati-va alle frodi sull’olio extravergine

passa da Torino alle Procure di Firenze, Ge-nova, Spoleto e Velletri. La ragione è tec-nica: i fatti contestati sarebbero stati com-messi in fase di produzione – si parla di u-tilizzo di olive di minore qualità – e per que-sto la competenza territoriale si sposta neiluoghi in cui sono presenti gli stabilimenti.

Dopo alcune verifiche effettuate negli scor-si giorni dai carabinieri del Nas e dall’A ge n -zia delle dogane e dei monopoli, la Procuratorinese ipotizza, oltre alla frode in com-mercio, il reato di vendita di prodotti consegni mendaci, punibile con il carcere fino adue anni. “Una scelta – si legge in una notadel procuratore capo Armando Spataro –presa in sintonia con il sostituto Antonio

G u a r i n i e l l o”. L’azienda spagnola Deoleo, ti-tolare dei marchi coinvolti Bertolli, Carapel-li e Sasso, si difende sostenendo di aver ri-spettato tutte gli standard qualitativi pre-visti dalle normative e chiede la contropro-va, ritenendo “s o g ge t t i ve ” le analisi con-dotte dalla rivista Test – che ha dato il viaall’inchiesta – e “insufficienti” quelle svoltedalle Dogane.

La storia

n SCO P E RTAA fare luce sul“macello deglio r ro r i ” èl’inchiestadi GiuliaI n n o ce n z iapparsa duegiorni fa sulFatto online,che mostracapi dibestiamem a l t ra t t a t icon l’usodi catenee forconi, nellos t a b i l i m e n toItalcarnidi Ghedi( B re s c i a ) .Immediate leproteste deglianimalisti

n N O C I VASecondo il pmCassiani, cheha apertoun’indagine,i tagli dellecarni pronteper il macellohanno unap re s e n zabatterica finoa quarantavolte oltreil limiteco n s e n t i to

Page 9: Il Fatto 13-11-2015

8 » ECONOMIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

CASO BULGARELLA Gli azionisti veneti “sfiduciano” il presidente di Aeroporti di Roma cacciandoil suo braccio destro Mercuri. Alberti, sindaco dimissionario della banca: “L’ad non dice la verità”

» CARLO DI FOGGIAE ANTONIO MASSARI

Il pronunciamento del Tri-bunale del Riesame, che il31 ottobre scorso ha inbuona parte smontato

l’inchiesta della Dda di Firen-ze sui rapporti tra il vicepre-sidente di Unicredit FabrizioPalenzona e il costruttore An-drea Bulgarella, non ha placa-to la burrasca che scuote laprima banca italiana e la so-cietà Aeroporti di Roma (A-dr), di cui Palenzona è presi-dente. I fatti portati alla lucedalla procura fiorentina gui-data da Giovanni Creazzo, in-dipendentemente dalla lororilevanza penale, disvelanomodalità operative discutibiliai vertici dei due gruppi. Econtinuano a scuotere i ri-spettivi vertici.

IL NUMERO uno di Unicredit,Federico Ghizzoni, deve fare iconti con le polemiche dimis-sioni del sindaco revisore Gio-vanni Battista Alberti, che di-mostrano che il caso non èchiuso.

Mentre in Adr Palenzonadeve fare i conti con l’irritazio -ne dell’azionista di controllo.Il messaggio di Gilberto Be-netton è stato chiaro: ti siamograti, certo, ma non temiamo iltuo potere. Ed è un messaggioche segna ufficialmente un in-debolimento del presidente diAeroporti di Roma. A esserecolpito, infatti, non è lui diret-tamente ma il suo braccio de-stro Roberto Mercuri. Benet-ton, che controlla con il 95 percento Adr, società che gestiscegli scali romani di Fiumicino eCiampino, nei giorni scorsi hafatto chiedere a Mercuri le di-missioni volontarie e imme-diate, lasciando intendere chel'alternativa sarebbe stato il li-cenziamento per giusta causa.A poco è servita la resistenzatentata da Palenzona in difesadel suo assistente personale edel suo ricco stipendio in Adr(poco meno di 300 mila euro)come dirigente dei rapporti i-stituzionali. La mossa dei Be-netton – per quanto risulta alFatto – scaturisce da tre mo-tivazioni. La prima, più con-creta: liberarsi di un dirigentecostoso che veniva pagato daAdr ma – s’è scoperto con l’in -chiesta dell'antimafia fioren-tina – lavorava, pur non aven-done titolo, anche per Unicre-dit. La seconda: dati i clamoride ll ’indagine, la presenza diMercuri in Adr ai Benettonportava solo ritorni negativid’immagine. L’ultima è unamotivazione più politica: unsecco segnale a Palenzona, chetanto ha fatto in questi anni peril gruppo di Ponzano Veneto,anche come presidente del-l'Aiscat (associazione delleconcessionarie autostradali),spendendo i suoi ramificati

Solita storia Testo fantasma su Expo, Giubileo, ecc. La Ragioneria contesta le coperture

Il decreto omnibus bloccato al TesoroIL GOVERNO

» MARCO PALOMBI

In realtà non è neanche più u-na notizia, visto che succede

ormai ogni volta, ma anche ildecreto omnibus su Expo,Giubileo, Terra dei Fuochi,Bagnoli e quant’altro - quelloche Renzi ha annunciato finda metà ottobre e poi pro-grammato per domani - anco-ra non esiste, almeno ufficial-mente.

IL TESTO vero non è stato vistoda nessuno, nonostante ri-guardi parecchi ministeri, enon è andato nemmeno alpre-Consiglio, la riunione tec-nica in cui si dovrebbero ana-lizzare le leggi e migliorare ilcosiddetto drafting normativo(in sostanza, fare tutto per be-ne evitando porcherie, ritardi,inesattezze, effetti indeside-rati). E dire che si tratta di untesto complicato, su materiesensibili come l’ambiente e lasalute dei cittadini, l’Anno

Santo in una città commissa-riata, il destino del più grandeinvestimento pubblico degliultimi anni.

L’unica traccia del testo fi-nora è la scia che lascia. Al Te-soro, per dire, si avvertivanell’aria la tensione per l’abi -tuale arrabbiatura della Ra-gioneria generale dello Stato(Rgs) su soldi e coperture.Renzi vuole usare i margini a-perti dal bilancio dalle minoriuscite dello Stato previste peril 2015 (quasi tutte dovute a

San Mario Draghi, cioè agli ef-fetti sui rendimenti del debitoitaliano delle politiche della B-ce) e non coperture nuove: daun mese si parla di 450-500milioni di euro, una signora ci-fra, ma non sufficiente per l’o-perazione a cui pensa Renzi. Aun certo punto, raccontano dalTesoro, il conto della serva suivari capitoli di spesa arrivavaattorno al miliardo di euro, ci-fra che secondo la Rgs farebbesballare tutti i conti del 2015,compreso il 2,6% di rapportodeficit/Pil concordato in sedeeuropea dodici mesi fa.

IL PREMIER, però, non molleràcosì facilmente e ieri sera il la-voro di scrittura e il tira e mollasulle coperture era ancora incorso, tanto che cominciava acircolare la voce che forse ilConsiglio dei ministri di ogginon farà in tempo a esaminareil testo. Si vedrà, anche perchéla partita - per l’esecutivo - èdelicata a livello politico, ma

addirittura fondamentale aquello della propaganda.

Il tema più urgente è sicu-ramente quello del Giubileo.Alla fine il nuovo commissariodel Comune di Roma dovreb-be ottenere subitoi 150 milioni negatia Ignazio Marino:certo spenderlientro l’8 dicembreo fine anno, comevorrebbe il gover-no, pare impresaardua. Finora, pe-rò, è sparita dal te-sto invece la supersquadra che do-vrebbe aiutare ilprefetto FrancoGabrielli a coordi-nare l’evento. For-se si farà più tardi, forse mai: isuper-poteri, i Dream Teamfunzionano sui giornali, menonelle leggi.

Expo è l’altra grande que-stione. Il governo deve sce-gliere in che modo aiutare l’ad

di Expo Spa, Giuseppe Sala, amascherare uno sbilancio digestione da 400-500 milioni:prendere il 30% di Arexpo(proprietaria dei terreni) coisoldi del Tesoro e poi annegar-

ci Expo Spa, op-pure creare unnuovo veicolo. Ei soldi? Quellidel governo nonbastano certo: inche modo far en-trare in campoCassa depositi eprestiti?

Quesiti com-plicati, mai co-me lo stanzia-mento da 450milioni in tre an-ni per la Terra

dei Fuochi. Renzi, a fine otto-bre, giustificò lo sblocco deifondi così: “Se c’è uno che è ingrado di eliminare le ecoballe èEnzo De Luca”. Chissà se lapensa ancora così.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

rapporti politici per garantiresempre ad Autostrade per l'I-talia i ritocchi dei pedaggi de-siderati. Come dire, appunto,caro Palenzona ti siamo grati,sì, ma non temiamo il tuo po-tere. L’allontanamento diMercuri, infatti, segnala un ir-reversibile deterioramentodel rapporto tra i Benetton e illoro lobbista di fiducia: suisuoi poteri e su come li esercitadentro Adr è stata avviata an-che un verifica interna. Mer-curi si è dimesso 7 giorni fa. Male grane per Palenzona non fi-niscono qui.

MERCOLEDÌ, annunciando ilnuovo Piano industriale, Uni-credit ha reso note anche le di-missioni di Giovanni BattistaAlberti, membro effettivo delcollegio sindacale eletto su in-dicazione del terzo azionistadel gruppo, la Fondazione Ca-riverona, avvenute lunedì per- riportava la banca - “soprag -giunti motivi di dissenso per-sonale con l’organo di gover-no”. Una formula che però nonè contenuta nella lettera d’ad -dio del commercialista vero-nese. A precisa domanda se ledimissioni c’entrassero qual-cosa con l’inchiesta fiorentina- che oltre a Palenzona vede in-dagati anche due alti dirigentidella banca - l’amministratore

delegato, Federico Ghizzoniha risposto velenosamente:“Sono arrivate senza preavvi-so, dopo che il collegio sinda-cale a margine del consiglio haapprovato il fatto che non c’e-rano casi di mismanagement omisconduct”, e “il collegio si e-sprime sempre all’u n a n i m i-tà”. Come dire: se era in disac-cordo non ce l’ha detto.

Una lettura smentita secca-mente da Alberti al Fatto. Pre-messa: il consiglio è quello del31 ottobre, quando, dopo unariunione del comitato di g o-

vernance e del cda, la banca hapreso atto con soddisfazionedell’esito del riesame e ribadi-to che dalle verifiche (audit)interne non erano emerse ir-regolarità sulla pratica Bulga-rella, e questo perché le pre-sunte pressioni di Mercuri suimanager non avrebbero sorti-to effetti visto che comunquenon erano andate a buon fine.“Quelle di Ghizzoni sono di-chiarazioni che non rispondo-no a verità - spiega Alberti alF a t t o- Il collegio sindacalenon ha mai dato nessun pareresulla questione, e non c’è statanessuna sua pronuncia, cheperaltro non gli è stata richie-sta. Io, personalmente, sonointervenuto per dichiarare ilmio disappunto per come erastata gestita la cosa”. Disap-punto che dovrebbe risultaredal verbale stilato al terminedella riunione.

Ieri Unicredit è stata bersa-gliata dalle vendite in Borsa,chiudendo - dopo essere statasospesa per eccesso di ribasso- con un tonfo del 5,49 per cen-to. A trascinare giù il titolo i ti-mori degli analisti sulla tenutadegli obiettivi del piano, cheprevede al 2018 di distribuireagli azionisti dividendi pari al40 per cento dei 5,3 miliardi diutili netti.

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Le parole al “Fatto”“In Consiglio i sindacinon si espressero sullagestione del caso. Io lacriticai apertamente”

I Benetton contro PalenzonaIn Unicredit trema Ghizzoni

In difficoltà Palenzona e, a destra, Ghizzoni La Pre ss e

R ip e n s a me nt i?Renzi promise450 milioni allaTerra dei Fuochiin 3 anni: “S oloDe Luca porteràvia le ecoballe”

Ministro Pier Carlo Padoan Ansa

Lo sberleffo

BONANNI E IL PONTE:LO SPIN INGANNEVOLE» FQ

, DIFFICILE DEFINIRE diversamen -te l’editoriale sulla Gazzetta del Mez-

zo g i o r n o con cui ieri l’ex leader della Cisl Raf-faele Bonanni ha fatto il suo ingresso nellalista dei folgorati da Matteo Renzi sulla viadel Ponte sullo Stretto. Bonanni ci aveva lasciati con lesue dimissioni anticipate dalla segreteria, poi arricchi-te dalla rivelazione sull’entità della sua pensione:8.593 euro lordi al mese, frutto di una crescita verti-

ginosa dello stipendio, arrivato a quota 336 mi-la euro l’anno. Il nostro la prende alla lontana,dagli anni 50-60, quando l’italia sbalordì ilmondo con le sue “grandi opere”, fatte con“tempi veloci”, “espropri rapidi”, perché “non

c’erano i conflitti stato-Enti locali, il cosiddetto am-bientalismo blocca-opere” e, insomma “aveva ancorasenso indicare delle priorità”, per giungere a uno deiquesiti più antichi della storia: “Viene prima l’uovo o la

ga l l i n a? ”, o meglio - viste le “priorità”-“prima il ponte ole tante opere che in sua vece si possono fare?”. Ri-sposta: “Viene prima la gallina!”, cioè il ponte, che cosìsi trascinerebbe dietro le altre opere. Ecco che così ilponte “va a colmare più esigenze del Paese”ed eliminail “clima negativo del nulla si può in nome di interessip i cco l i ”. Non fa una grinza. Poi però la Cisl nel pome-riggio bolla il ponte come “uno spin ingannevole”, e anoi sorge un dubbio: qual è lo spin di Bonanni?

Il casoL’8 ottobrea Palenzonave n go n os e q u e s t ra t ibenidall’antimafiafiorentina. Perlui siipotizzano ireati dia ss o c i a z i o n ea delinquere,truffa ea p p ro p r i a z i o n eindebita conl’a g g rava n tedi favoreg-giamento allamafia per avers o s te n u toA n d re aBulgarella, peri pm vicino alboss latitanteM a t te oM e ss i n aDenaro. Il 31Ottobre ilriesame haannullato ilsequestro permancanza delfumus deire a t i

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 9

» FERRUCCIO SANSA

L’Italia sta con le mucche.E il sindaco rischia di es-sere incornato. Con ani-malisti e animali pronti a

occupare il Comune di Ghedi.Mentre il suo volto rimbalza suinternet e diventa simbolo deimaltrattamenti agli animali.

Non lo avevano scalfito le po-lemiche dopo i suoi appelli a nonaccogliere i profughi, ma adessoLorenzo Borzi (Fratelli d’Italia)rischia di perdere la poltrona disindaco di questa cittadina diventimila abitanti nella profondapianura bresciana. Tutto per col-pa dell’Italcarni, il macello di suocognato; di quelle frasi dal senfuggite e catturate dall’inchiestatv (Servizio Pubblico-ilfattoquo-t id ia no .i t) di Giulia Innocenzi.Un reportage che d’un colpo stafacendo crollare il “muro di Ber-lino” dei maltrattamenti nei ma-celli italiani: centinaia di migliaiadi visualizzazioni, like e com-menti a pioggia.

PROPRIO UNA BRUTTA s t or i aquella del macello di Ghedi. Lo di-mostrano le immagini “r ub at e”dalle telecamere nascoste dellaProcura e proposte dall’inchiestatv. Fotogrammi difficili da guar-dare. Ecco una mucca destinata almacello, distesa a terra. Ma nonriesce nemmeno a camminare: haappena quattro anni, ma è schian-tata dai maltrattamenti subiti ne-gli allevamenti. Arriva allora un e-levatore, la solleva come un paccoqualsiasi e la getta a terra dove sa-rà uccisa. Tutto in spregio allenorme che regolano l’a b ba t t i-mento degli animali. Che indica-no le condizioni per garantire lanostra salute e per evitare agli es-seri viventi sofferenze indicibili.Perché le bestie se ne accorgono,sentono l’odore della morte.Guardare il video per credere:

un’altra mucca è spinta verso ilmattatoio, ma, appena si affacciasulla stanza dove altre appena pri-ma sono state uccise, scalcia im-pazzita. Allora viene spinta avan-ti, infilzata, con un forcone. L’in -chiesta dei pm ha portato al se-questro dell’impianto, al patteg-

giamento del titolare dell’Italcar -ni, mentre due veterinari sono in-dagati. C’è di mezzo la tutela deglianimali, ma anche la salute dellepersone. Come sembrano dimo-strare le immagini, si assiste allamacellazione di animali già morti.Poi sangue ovunque, perfino mi-

schiato alla carne. Il risultato?“Cariche batteriche superioricinquanta volte ai limiti. Con lapresenza di due salmonelle chepossono causare la morte”, rac-conta Innocenzi.

NON BASTA.Le telecamere entra-no in Comune e registrano le di-chiarazioni del sindaco (riportatequi in basso). Borzi non difende glianimali, non parla della salute deisuoi concittadini: “Mi sembra piùmaltrattamento animale chi trat-ta un cane come una persona”, e-sordisce. Poi ironizza: ci vogliono“b r an d i n e ” per gli animali para-lizzati dai maltrattamenti? Finoalla frase sussurrata alla giornali-sta: “Il proprietario è mio cogna-to”. Finisce su internet. Il video di-venta virale. Ma la storia va oltreGhedi: “Mi chiedo – sono le do-

mande di Innocenzi– dove sia fi-nita la carne delle bestie macellatedalla Italcarni. Chi, in Italia, se lasia mangiata. Il ministro della Sa-lute, Beatrice Lorenzin finora nonha risposto alle interrogazioni suquesta storia”. Già, la tutela deglianimali che va insieme con quella

degli uomini. E quel video spalan-ca le porte su una questione maiaffrontata adeguatamente: le con-dizioni dei macelli italiani. “Sonocirca 2.000, il 90 per cento gestitidai privati”, racconta Claudio Po-mo di Essere Animali. Così ognianno in Italia muoiono 3,5 milionidi bovini, 10,9 milioni di suini, 29,8milioni di tacchini, 22,6 milioni diconigli, 55mila cavalli. E 580 mi-lioni di polli. “Esistono stabili-menti dove vengono uccisi fino a20mila polli l’ora”, racconta Ro-berto Bennati della Lav. Ma qui ildiscorso non è se uccidere o menogli animali. Il punto è in che con-dizioni vivano prima di essereportati al mattatoio, come venga-no abbattuti e che cosa mangiamo.È la storia delle “mucche a terra”denunciata da Essere Animali eLav. “Una mucca in condizioninormali vive vent’anni. Ma negliallevamenti intensivi quando ar-rivano a quattro anni non riesco-no nemmeno a stare in piedi, sonoschiantate. Muoiono”, raccontaPomo. Proprio come le mucchedell’Italcarni: “Animali che do-vrebbero produrre 15 litri di latteal giorno e arrivano a 60. Esseri vi-venti cui stravolgiamo il metabo-lismo per fargli bere 200 litri d’ac -qua al giorno”, spiega Bennati.

Sono le mucche che arrivavanoalla Italcarni e in chissà quanti al-tri mattatoi: scheletri incapaciperfino di muoversi. Nonostante icalci, le scosse elettriche dei di-pendenti del macello.

SA BATO a Ghedi è prevista l’occu -pazione del Comune. Su internetogni ora arrivano centinaia dicommenti. “Questa – spiegano al-la Lav – non è solo una storia dianimali. E nemmeno di un sinda-co e suo cognato. Quella carne dianimali morti, con il metabolismodevastato, arriva sulla nostra ta-vola”.

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Ecco un estratto dell’intervista diGiulia Innocenzi al sindaco di Ghe-di (Bs), Lorenzo Borzi. Il video in-tegrale sul fattoquotidiano.it.

» GIULIA INNOCENZI

Le catene, il muletto, il trascina-mento per terra... E poi la conta-

minazione della carne: trascinava-no per terra le mucche e la carne,quindi, si contaminava con le feci e ilsangue degli altri animali.La mucca non abita in un ambien-te asettico. Prima di essere macel-lata si è sdraiata già nel box dovec’è dentro merda – scusa la vol-garità. Quindi non mi venga a di-re: “È contaminata perché si ap-poggia sull’asfalto e poi viene ma-cellata”... Io non amo essere presoin giro e non amo prendere in giro.[...] Poi ti faccio una domanda: se

devi tirare giù da uncamion un toro diquattro quintali ed èperfettamente in sa-lute, non è che puoiusare troppe premu-re, se no ti uccide lui.[...]

Dicono che hannousato anche il for-co n e .

Beh, se vogliamomangiare le bistecche, serve purequalcuno che queste vacche le al-levi e che gli dia da mangiare, maanche che qualcuno le ammazzi eche ci porti la loro carne in ma-celleria. Io mangio tutti i giorni lacarne e le bistecche, che poi chefaccia bene o che faccia male...

Mangia anche quelle di Italcar-ni?

Le mangio da venticinque anni e

guardami, sono in sa-lute.[...] Non è che auna bestia le fanno loshampoo e la petti-nano prima di macel-larla, una bestia poiche si è ribaltata pertre anni nel box dovec’era dentro letame.L a p r e n d o n o , l ascuoiano, le tiranovia la pelle e poi le la-

vano la carne per lavare le inte-riora e tutta quella roba lì. Quan-do la aprono a metà la roba che c’èall’interno va per terra e può ca-pitare che all’interno della cosciaci vada un pezzo di budello, nonfanno mica un intervento chirur-gico.

C'era il dipendente del macelloche aveva il bollo sanitario, cheinvece doveva essere nelle mani

del veterinario: il registro locompilava lui e il veterinario fir-mava e basta.

È questo il problema: cos’ha o-messo il veterinario? [...] Per me ilmaltrattamento animale lo com-pie chi tratta un animale come unbambino. Mio figlio, mia figlia so-no due bambini. Il mio cane e lamia cagnolina sono due cani. Sedevo scegliere, se testare i medi-cinali su una persona che nemme-no conosco e il mio cane, io op-terei per il cane. [...] Qui stiamoparlando del nulla, come per il ca-so Green Hill. Altrimenti dico aglianimalisti, che si offrano loro co-me volontari per provar ’ste cazzodi pastiglie. Agli animali va anchebene se lo tratti da animale. Nonpenso che vivano bene tolti dal lo-ro habitat o roba del genere...

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Dopo il video di Servizio Pubblico, gli animalisti in rivolta:“Non solo maltrattamenti, quei prodotti danneggiano l’uomo”

Macello Italcarnila mala-mortesulle nostre tavole

L’I NC H I E STA

La reazione Su Internetmigliaia di condivisioniSabato è in programmal’occupazionedel Comune di Ghedi

Lorenzo Borzi Il sinda-co di Ghedi (Bs)

Muletti e forconi L’inchiesta di Giulia Innocenzi sul fattoquotidiano.it

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Il sindaco: “Non è che a una bestia fanno lo shampoo prima di macellarla”

“Le vacche vivono già nella merda”L’I N T E RV I STA

PER COMPETENZA

Olio extravergine,indagine da Torinoad altre 4 Procure

qIL FASCICOLO dell’inchiesta relati-va alle frodi sull’olio extravergine

passa da Torino alle Procure di Firenze, Ge-nova, Spoleto e Velletri. La ragione è tec-nica: i fatti contestati sarebbero stati com-messi in fase di produzione – si parla di u-tilizzo di olive di minore qualità – e per que-sto la competenza territoriale si sposta neiluoghi in cui sono presenti gli stabilimenti.

Dopo alcune verifiche effettuate negli scor-si giorni dai carabinieri del Nas e dall’A ge n -zia delle dogane e dei monopoli, la Procuratorinese ipotizza, oltre alla frode in com-mercio, il reato di vendita di prodotti consegni mendaci, punibile con il carcere fino adue anni. “Una scelta – si legge in una notadel procuratore capo Armando Spataro –presa in sintonia con il sostituto Antonio

G u a r i n i e l l o”. L’azienda spagnola Deoleo, ti-tolare dei marchi coinvolti Bertolli, Carapel-li e Sasso, si difende sostenendo di aver ri-spettato tutte gli standard qualitativi pre-visti dalle normative e chiede la contropro-va, ritenendo “s o g ge t t i ve ” le analisi con-dotte dalla rivista Test – che ha dato il viaall’inchiesta – e “insufficienti” quelle svoltedalle Dogane.

La storia

n SCO P E RTAA fare luce sul“macello deglio r ro r i ” èl’inchiestadi GiuliaI n n o ce n z iapparsa duegiorni fa sulFatto online,che mostracapi dibestiamem a l t ra t t a t icon l’usodi catenee forconi, nellos t a b i l i m e n toItalcarnidi Ghedi( B re s c i a ) .Immediate leproteste deglianimalisti

n N O C I VASecondo il pmCassiani, cheha apertoun’indagine,i tagli dellecarni pronteper il macellohanno unap re s e n zabatterica finoa quarantavolte oltreil limiteco n s e n t i to

Page 10: Il Fatto 13-11-2015

10 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

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Ricordo di Paolo Sylos LabiniA dieci anni dalla scomparsaIl 7 dicembre 2005 moriva PaoloSylos Labini, indimenticabile in-tellettuale ed economista. Fonda-tore dell’Università della Calabriacon Beniamino Andreatta negli an-ni Sessanta, Sylos Labini nel campoaccademico aveva ricevuto unani-mi riconoscimenti internazionaliper i suoi meriti scientifici. Paul Sa-muelson lo elogiò come economi-sta globale in apertura della raccol-ta di saggi presentati in onore delsuo 75° compleanno. Per la coeren-za e l’intransigenza Paolo Sylos La-bini fu un italiano anomalo e sco-modo. Molto vicino al Partito so-cialista, tuttavia fu uno spirito au-tonomo e critico. Nel 1974 si dimisedal comitato tecnico-scientificodel ministero del Bilancio, quandofu nominato sottosegretario SalvoLima, che già all’epoca era compar-so varie volte nelle relazioni dellaCommissione parlamentare anti-mafia. Negli ultimi anni della suavita lo studioso romano condusseuna battaglia per impedire la pre-senza in campo dell’ex Cavaliere.Celebre la sua citazione: “Per di-mostrare che i nostri guai, comepaese civile, sono non gravi ma gra-vissimi, debbo citare Dante che giàal principio del Trecento lanciavala sua terribile invettiva contro l’I-talia, che accusava di essere serva”.Sylos Labini era un comunicatoreironico e tagliente, ma con il suo ot-timismo spingeva al riscatto mora-le senza moralismi. Ecco una suaperla di saggezza: “Se chiedi a unaqualsiasi persona se abbia stima dise stesso ti guarderà con sorpresa: èovvio di sì. E invece così non è: cer-to, molti tentano di far credere aglialtri di essere pienamente stimabi-li, ma nel loro intimo sanno che nonlo sono. Alcune persone di buonacultura alla fine di lunghe conver-sazioni mi hanno detto: “Ma in-somma che pretendi, siamo italia-ni!”. Ricordare Paolo Sylos Labinioggi è un modo di risvegliare le co-scienze sopite. Leggiamo i suoi li-bri, teniamo vivo il suo ricordo perriscoprire il profumo della demo-crazia. Ne abbiamo un urgente bi-sogno...

FILIPPO SENATORE

Sala, dal successo alla pauradi cadere nell’oblioA naso, credo che la trama sia que-sta: Giuseppe Sala, da più parti in-dicato come candidato sindaco i-deale di Matteo Renzi - mentre eraancora il celebrato eroe della mira-bolante Expo 2015 - un po’ si scher-miva e un po’ gongolava, ma già so-gnando la fascia tricolore sulla

giacca. Poi, chiusa quella colossalee costosissima fiera rionale, imbot-tita di porcate, e finita la tragicomi-ca esperienza del commissario uni-co, si è presto capito che gli applau-si per l’una e i complimenti per l’al-tro, potevano anche (e finalmente)finire. L’uomo, però, era ormai sta-to tirato in ballo e lui, pur fingendodi tormentarsi per quella decisionee trascurando che la sua nominanel Cda di Cassa Depositi e Prestitivaleva come un “tenga, giovanotto,grazie di tutto, vada pure”, ci avevaseriamente creduto, anche quandola faccenda si stava trasformandoda opportunismo folkloristico aquestione politica: cioè a roba diprimarie e di voti da conquistare.Solo a quel punto, finite le pacchesulle spalle e i pubblici appelli, Giu-seppe Sala ha iniziato a temere l’o-blio e, tralasciando la finta mode-stia, si è profuso in appassionati ri-chiami: “Ehi, io sono qui! Voleteche corra per Palazzo Marino? Ec-comi... C’è nessuno? Matteo, sei an-cora lì?”. Che tristezza. Senza dub-bio qualche ubriaco o qualche pu-sher, nelle prossime notti di prima-

vera, sentirà ancora echeggiarequella disperata cantilena, vagan-do nella periferia di Rho-Pero.#peppinostaisereno

RODOLFO MAIDA

2015, pm cauti a MilanoTorna il “bimestre bianco”?Poco meno di mezzo secolo fa,quando cominciai a bazzicare igiornali come abusivo, in occasio-ne delle tornate elettorali – locali onazionali – si diceva, fra noi croni-sti, che la magistratura in quei pe-riodi osservava nei confronti dellapolitica il cosiddetto “bimestrebianco”. Non era qualcosa di codi-ficato, ma era una consuetudinegeneralmente rispettata. In so-stanza, i colleghi della giudiziaria,per sessanta giorni prima del voto,se ne stavano a riposo su tutto quelche riguardava il mondo, e il sotto-bosco, politico. I fascicoli - allorapochi - restavano chiusi in attesad e l l’esito degli scrutini. Poi scop-piarono il caso Zampini, a Torino,quello di “Mani pulite” a Milano,ma non solo. Da allora, il bimestrebianco non fu più rispettato. Anzi:

l’intervento della magistratura, au-tonomo o suggerito in vari modi -dalla lettera anonima all’interroga-zione parlamentare - divenne ilprotagonista di tante campagne e-lettorali. E un banale avviso di ga-ranzia nel “bimestre ex bianco” se-gnò la fine di tanti sogni di neo-po-litici da tangente. Il caso dell’Expoe dei sei mesi in cui i pm sono stati“c au ti ” mi ha ricordato proprioquegli anni. Non è che per Milano,e per il non eletto “boy scout tosca-no”, sia tornata in auge quella con-suetudine di mezzo secolo fa? Insostanza c’è stato un bel “semestreb i a n co ” per l'Expo. I ringrazia-menti espliciti di Renzi alla magi-stratura milanese e alla sua “sensi-bilità istituzionale” farebbero pen-sare a un ritorno ai tempi (bui?)d e l l’Italia democristiana. Forse èsoltanto la sensazione di un vec-chio cronista, ormai in pensione erottamato per ragioni di anagrafe,ma credo che nelle parole del “pre-mier” e nella risposta del capo dellaProcura, non nuovo a dimenticarein cassaforte fascicoli come luistesso ha ammesso, sente un vago

odore di inciucio. Odore sgradevo-le, non profumo di giustizia.

GIANNI BISIO

Ai tempi di Bassolinoera De Luca a denunciareLo scandalo che rischia di far per-dere la stella allo “sceriffo di Saler-no”colpisce perché De Luca, quan-do era uno dei pochi oppositori del-le giunte di Antonio Bassolino, erastato impietoso - oltre che isolato -nelle sue denunce. Sullo sfasciodella sanità affermò: “Av rem modovuto imporre alla coalizione cri-teri rigorosi, per sottrarre la saluteal mercato della politica. Invece,per conquistare un posto di prima-rio, si sono umiliati centinaia dimedi ci”. De Luca attaccò dura-mente l’allora governatore per a-ver mandato quello che definì “uncafone arricchito” a dirigere l’o-spedale San Leonardo di Salerno,la seconda struttura sanitaria dellaCampania: “Si è presentato in san-dali. Camicione aperto sul pettovilloso, catena e medaglione d'oro.Occhialoni scuri Ray-Ban, che fan-no tanto tono. Pareva uscito da unasceneggiata di don Mario Merola.Invece, è tutto vero”. Fortunata-mente, dopo qualche mese, il ma-nager “s up e rc a fo ne ” di Salernovenne cacciato. Neppure lo “scerif-fo di Salerno” ha voluto, o ha potu-to, liberare la Campania dal clien-telismo. Napoli dovrebbe essereconsiderata dal governo un patri-monio dell'umanità. Assistere, insilenzio, al suo degrado per manodi una classe politica inadeguata,che non è stata rinnovata né tanto-meno rottamata, sarebbe l’ultimo,tragico errore.

PIETRO MANCINI

Combattere l’eva s i o necon controlli sul lavoro neroL’Italia ha leggi di contrasto all’e-vasione e al riciclaggio ma nonsembra applicarle. Penso ai con-trolli che lo Stato deve fare, ad e-sempio il lavoro nero in agricoltu-ra, ma sembra che non ci si accorgadi questi lavoratori sfruttati e malpagati, in contanti. Tutti noi abbia-mo delle responsabilità e lo Statoancora di più perché dovrebbe di-fenderci dalla delinquenza e al ma-laffare.

ENRICO REVERBERI

I NOSTRI ERRORI

In “Onda su Onda” è stato erronea-mente scritto che il bombarda-mento sull’ospedale di Medici Sen-za Frontiere è avvenuto a Kabul, enon a Kunduz. Mi scuso con i let-tori e con MSF.

LORIS MAZZETTI

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

C o m’è triste Veneziacon BrugnaroCARO FURIO COLOMBO, il sindaco di Venezia diceche dobbiamo dimostrare che “facciamo differenzacon gente che vive sugli alberi delle banane”. ComeObama? Come Mandela? Come Sékou Touré? ComeWole Soyinka?

LETIZIA

IL SINDACO di Venezia Brugnaro imbarazza perchécrede di essere autorevole (cosa che lui esprime congesti autoritari e maleducati) e ignora del tutto lagrossolanità, ma anche il ridicolo delle cose che dice.Quando la massima autorità di una città europea trale più cariche di bellezza e di storia parla con sprezzodi “albero delle banane” nel tentativo di insultare gliimmigrati che sono parte (anche produttiva) dellasua città, mostra l’ignoranza abissale di chi non sanulla della città che governa, della sua immagine nel-la storia e nel mondo, e della reputazione della cittàche adesso, per sfortuna ma anche per volontà di Ve-nezia, gli capita di governare. Brugnaro dimostra dinon sapere che Venezia è sempre stata la città piùincline al mix culturale, umano, etnico, di tutta Eu-ropa. Venezia non ha mai conosciuto un leader di unlivello così modesto da non sapere il danno che, con lesue parole, sta arrecando alla città e al suo futuro.Ignora il tempo, lo spazio e la ragione per cui è statoeletto. Si può capire che un uomo intellettualmentemolto piccolo possa immaginare di avere intorno un

mondo molto piccolo, popolato di gente come lui, ca-pace non solo di tollerare ma di apprezzare le cose chedice, il linguaggio che usa, il razzismo che costante-mente dimostra. Purtroppo per lui e per Venezia, nonè così. Pensate all'intera frase, detta con perfetta in-consapevolezza, a una Tv locale: “Ci vuole un grandepiano educativo che coinvolga genitori, docenti e am-ministrazione, bisogna smetterla con chi non paga ilbiglietto del bus, butta la gomma americana e sputaper terra. Questo perché facciamo differenza con (vo-leva dire: “Siamo diversi da”) gente che vive sugli al-beri delle banane, tanto per capirci”. Come un missileguasto, le parole di Brugnaro sfiorano la descrizionedel comportamento abituale di tanti italiani, per an-dare a colpire gli immigrati. E intanto il messaggio suldanno di ospitare “un foresto” arriva ai turisti, comeun invito a stare alla larga da Venezia. Venezia è piùforte, molto più forte di Brugnaro. Ma il danno, du-rante il suo governo, non sarà solo morale. E intanto,invece della gomma americana, ritornano, su corteseinvito del sindaco, le immense navi-palazzo che fan-no liberamente il tour dei canali: in un solo giornopossono fare tutto il danno che dieci anni di immi-grazione non farebbero mai.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n° 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

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a voi12:00 La prova del cuoco13:30 Tg114:05 La vita in diretta15:00 Torto o ragione?

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ni che odiano le donne02:15 Appuntamento al cinema02:20 FILM Headhunters03:55 TELEFILM Close To Home04:35 FILM Codice Omega

11:00 Elisir12:00 Tg312:45 Pane quotidiano13:10 Il tempo e la Storia14:20 Tg315:10 Rai Player15:15 La casa nella prateria16:00 Aspettando Geo16:40 Geo19:00 Tg320:00 Blob20:15 Sconosciuti - La nostra

personale ricerca della fe-licità

20:35 Un posto al sole21:05 FILM Marilyn22:55 Io & George00:00 Tg3 Linea notte01:15 Appuntamento al cinema01:20 Rewind - Visioni Private01:50 Fuori Orario. Cose (mai)

viste

09:10 Bandolera V - Prima Tv09:40 Carabinieri 310:45 Ricette All'italiana11:30 Tg412:00 Detective In Corsia13:00 La Signora In Giallo14:00 Lo Sportello di Forum15:32 Ieri E Oggi In Tv16:10 FILM Marnie18:55 Tg419:30 Tempesta d'amore20:30 Dalla Vostra Parte21:15 Quarto Grado00:32 Wallander II01:48 Tg4 Night News02:34 Media Shopping02:53 Carmen di Trastevere04:17 Ieri E Oggi In Tv Special05:35 Help

07:59 Tg508:45 Mattino Cinque11:00 Forum13:00 Tg513:41 Beautiful14:10 Una Vita - Prima Tv14:45 Uomini e Donne16:00 Grande Fratello - Day Ti-

me16:10 Il Segreto - Prima Tv17:00 Pomeriggio Cinque18:45 Avanti un altro20:00 Tg520:40 Striscia La Notizia21:10 Il Segreto23:30 Supercinema00:00 L' Amore Secondo Dan01:29 Tg501:49 Striscia La Notizia02:05 Uomini e Donne

08:25 Settimo Cielo10:25 Royal Pains12:25 Studio Aperto13:05 Sport Mediaset13:45 Grande Fratello 201514:05 I Simpson14:30 Futurama14:55 Big Bang Theory15:25 2 Broke Girls15:55 E Alla Fine Arriva Mam-

ma!16:40 La Vita Secondo Jim17:40 Mike & Molly18:08 Camera Cafè18:30 Studio Aperto19:25 C.s.i. - Scena del crimine23:55 Le Iene01:35 Premium Sport News02:00 Studio Aperto - La Gior-

nata02:15 Media Shopping02:31 Bordella

07:30 Tg La707:50 Omnibus Meteo07:55 Omnibus09:45 Coffee Break11:00 L'aria che tira13:30 Tg La714:00 Tg La7 Cronache14:20 Tagadà16:20 Ironside18:20 Il commissario Cordier20:00 Tg La720:35 Otto e mezzo21:10 Crozza nel Paese delle

Meraviglie22:40 Bersaglio mobile00:45 Tg La700:55 Otto e mezzo01:30 Coffee Break02:45 L'aria che tira05:15 Omnibus

19:25 The Prince - Tempo diuccidere

21:00 SkyCineNews - Intervi-sta Monica Bellucci

23:05 Il nemico alle porte01:20 Charlie's Angels03:05 I due volti di gennaio04:45 I perfetti innamorati

16:00 Franklin and Bash17:40 I Borgia18:40 Atlantic Confidential18:55 Ballers19:20 Spartacus20:20 Strike Back21:10 The Last Panthers22:10 The Bridge23:10 The Last Panthers

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 11

IL PARTITO UNICOCON IL NULLA INTORNO

» ANTONIO PADELLARO

EXPO, UN TRIONFOCHE NEANCHE

SPAGNA ’82» ALESSANDRO ROBECCHI

Sere fa, a Otto e Mezzo,Paolo Mieli, con il sorrisostampato dello Stregattodi Alice nel Paese dellem er av ig li e infieriva cor-

dialmente sul deputato AlfredoD’Attorre che cercava di spiegarecome e perché lui e molti altri pre-feriscono andarsene dal Pd, piut-tosto che restare a fare i sopram-mobili di Renzi. Del resto, la tesisecondo cui la sinistra interna me-glio farebbe a reprimere i propo-siti di fuga per migliorare con il suofattivo impegno le leggi renzianeera talmente comica che perfinoMieli non ha avuto il cuore di in-sistere.

IL GIORNO PRIMA era toccato a unaltro ex di spicco, Stefano Fassina,prendersi la sua dose di insulti peravere ipotizzato un appoggio alM5S, e non al Pd, nel caso di un bal-lottaggio a Roma. “Non è di sinistraorganizzare piccoli partiti che nonvinceranno mai”, ha sentenziatoinfine Renzi, e così il tentativo difar passare i protagoni-sti di una criticabile malegittima e trasparenteprotesta politica per u-na congrega di traditorio, nel migliore dei casi,di sfigati ha ricevuto lasua bolla papale.

Che la sinistra no-strana si sia ridotta nelcorso degli anni a unaserie di litigiose cosetterosse, in perenne com-petizione per strappar-si, se va bene, un 5-6%di voti, è sotto gli occhidi tutti. Un agglomera-to incapace ormai diriempire una piazza,tanto che l’ultima ma-

nifestazione “di sinistra” che ri-cordiamo sono i funerali di donAndrea Gallo, a Genova, nel mag-gio di due anni fa. Così come è in-dubitabile che la sinistra soffra intutta Europa l’assenza di un’iden -tità vincente, sballottata tra le fu-ghe all’indietro dei laburisti inglesidi Jeremy Corbyn, i compromessial ribasso di Alexis Tsipras in Gre-cia e le eruzioni magmatiche deiPodemos spagnoli, che forse nep-pure di sinistra sono. Eppure, tor-nando al nostro cortile di casa,neppure Renzi può dormire sonnitranquilli perché sa bene che quei“partitini che non vincerannomai”sono gli stessi che possono farperdere il Pd. Tanto che a propo-sito delle tante crepe che si stannoaprendo al Nazareno, si potrebbeparafrasare un celebre libro deldissidente Andrej Amal’rik sullafine annunciata dell’Urss, e cioè:sopravviverà il Pd fino al 2018?

Al primo posto nella lista deiguai del Pd di Renzi, c’è Renzi me-desimo. Quello che da un anno aquesta parte è impegnatissimo adapplicare nei fatti l’antica regoladel divide et impera, che negli anni70 un candidato repubblicano allaCasa Bianca così traduceva: “Spac -chiamo il paese e prendiamoci ilpezzo più grosso”. Solo che allostatista di Rignano qualcosa nonsta andando nel verso giusto: stan-do ai sondaggi, infatti, la forbice deiconsensi tra i Democratici e i 5Stel-le si va restringendo tanto che dallesimulazioni di un eventuale ballot-taggio con l’Italicum, emerge che ilmovimento di Grillo potrebbe nonpartire sfavorito. Ma il punto veroè il progressivo sfarinamento delblocco sociale intorno al Pd che ri-sultò vincente alle Europee di unanno e mezzo fa. La lista degli scon-tenti si allunga ogni giorno di più.La Cgil di Susanna Camusso, per

l’insofferenza quasi fi-sica che il premier hanei confronti dei sin-dacati. Gli insegnantipresi a pesci in faccia dauna legge che ha il no-me di una presa in giro:“La Buona Scuola”.L’Italia che paga le tas-se, che non gira certocon rotoli di migliaia dieuro in tasca, discrimi-nata a favore dell’Italiadegli evasori. Tutti votiPd in libera uscita, de-stinati a disperdersi traM5S e la Sinistra Italia-na di Fassina, D’Attor -re e Vendola o a finirenel mare magnum del-

le astensioni, ma che difficilmentetorneranno a casa. Anche perchénella base elettorale che alla vigiliadelle Europee inneggiava al Renzidella rottamazione e degli 80 euro,non sono pochi coloro che oggi as-sistono sgomenti alla rapida muta-zione antropologica di un partitoche ha sotterrato la questione mo-rale berlingueriana, sempre più in-fognato in pratiche affaristiche ecomunque disdicevoli.

ESSERE PASSATI in pochi giornidalla cacciata con atto notarile delsindaco di Roma Ignazio Marino(coinvolto a sua volta nel pasticciodegli scontrini) alle accuse di con-cussione per il governatore dellaCampania De Luca per una bruttastoria di ricatti, mostra la facciadella politica peggiore, quella chenon molto tempo fa il Pd diceva dicombattere a fianco dei cittadini o-nesti. Del resto, la creazione delPartito renziano della Nazione,più volte annunciata, non potràche avvenire sulle ceneri di un Pdsempre di più scatola vuota. Nel di-segno del premier i voti della sini-stra saranno sostituiti, in tutto o inparte, da quelli del centrodestra infuga dagli eccessi xenofobi e secu-ritari (quelli che prima sparano epoi chiedono chi è) del führer lum -ba rd Matteo Salvini. E anche nelcaso probabile che i risultati dellaprossima primavera a Roma, Mi-lano, Torino, Bologna, Napoli nonsiano favorevoli al Pd, Renzi ha giàpronta la pista d’atterraggio: il re-ferendum confermativo sulle ri-forme costituzionali dove conta divincere e, una volta rafforzato, an-dare subito a nuove elezioni eprendersi ciò che resta di una de-mocrazia.

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La domanda gentile e pi-gnola di Gianni Barba-cetto (ieri su questogiornale) avrà, speria-mo, risposta. Era que-

sta: perché diavolo nella Carta deiValori che dovrà sottoscrivere o-gni partecipante alle primarie delPd milanese c’è una specie di rico-noscimento del “Grande successodi Expo”? Successo, com’è noto,tutto da provare, conti (ancora se-greti) alla mano. Ora, in attesa dileggere cosa diranno i saggi chehanno scritto la Carta, si può soloavanzare un’ipotesi politica e psi-cologica insieme: inserire l’Expo(pardon “il successo di Expo”) inuna “Carta dei Valori”è un riflessocondizionato. Che l’Expo sia statoun successo è ormai scolpito a let-tere di fuoco ovunque, non c’è e-sponente Pd che non lo dica deitalk (anche se sta parlando, ponia-mo di pensioni), non c’è discorsodi Matteo Renzi che non lo sotto-linei ed enfatizzi. Ormai pare unsaluto obbligatorio anche dal ver-duraio: “L’Expo è stato un succes-so, signor Gino”. “L’Expo è statoun successo a lei, signora Marisa!Li vuole i carciofi?”. Ecco.

IL PERCHÉ di questo riflesso con-dizionato è presto detto con unapiccola serie di addizioni. Il parti-to, cioè il Pd, è il governo. Un go-verno molto leaderistico dove ilcapo del governo è anche il capodel partito. I successi del governovanno sostenuti in ogni sede e so-

no, ovviamente, i successi dellaNazione. Dunque, se dubiti del“grande successo di Expo” o chie-di di vedere i conti, eccoti automa-ticamente antipatriottico.

Diciamo che c’è una gran vogliadi far coincidere i ruoli: il partito, ilgoverno, la Nazione, lo Stato. Si ri-chiede alla stampa di essere “re -sponsabile”. Si richiede alla magi-stratura di essere allineata alla si-tuazione economica del paese(penso agli attacchi alla Corte co-stituzionale quando disse che bi-sognava rendere i soldi ai pensio-

nati). Accanto all’a cc ent ram en todi poteri politici (commissari diqui e di là) procede quello che gliideologi renziani chiamano “rico -struire la connessione sentimen-

tale con il Paese”.Bello, eh! È propa-ganda, va bene, maesattamente, cosavuole propagan-dare? Un partito?La sua nuova ge-stione? Il gover-no? Il sistema Ita-lia? La Nazione? Illeader? Questo so-vrapporre livelli econfondere ruolinon farà bene, alla

lunga.Il “grande successo di Expo”,

che è tutto da dimostrare, ricordaun altro grandissimo successo ita-liano: quello del Mondiale di Spa-gna (anno di grazia 1982). Partitotra sospetti mai chiariti (biscotto-ne col Camerun), il Mondiale fu untrionfo, vincemmo noi, impreve-dibili e matti come italiani.

Non si usava la parola “gu f o”,ma chi aveva denunciato i passaggiiniziali, poco limpidi e gloriosi, diquell’avventura fu zittito dal corounanime. E ti credo: successo con-clamato, Pertini, Bearzot, e l’Italiache ripartiva – anche allora! – ri -compattata nel nome dello Stello-ne e di Paolo Rossi che segnava alBrasile.

IN QUEL CASO –pur senza spin doc-tor– la “narrazione” fu agevolata ecavalcata per il bene della Nazio-ne. Mentre, al contrario, per Italia90, dove fallimmo sia sul campoche nella disastrosa gestionedell’evento, la narrazione trionfa-listica fallì. È comprensibile chechi “ha messo la faccia” (sic)sull’Expo (il solito mazzetto di a-sparagi: leader, partito, governo,Nazione, Stato) voglia convinceretutti di somigliare più al Mondialespagnolo dell’82 che al pasticcio i-taliano del ’90. Questo non si famostrando correttamente i conti,rispondendo nel merito alle criti-che, analizzando ricadute econo-miche, ma semplicemente chie-dendo un atto di fede, come unalunga ininterrotta velina che av-volge il Paese in un rassicuranteabbraccio di positività e di ottimi-smo che hanno un solo difetto:sembrano obbligatori. Motivo percui “il grande successo di Expo”celo ritroveremo ovunque. Anchenella carta dei valori per elettorimilanesi democratici.

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N O R D I ST I

Bruti Liberati,l’uomo di leggee le “moratorie”» GIANNI BARBACETTO

D ue commiati s’intrecciano, a Milano.Il primo è quello di Expo, che hachiuso i battenti: si smorzano gli e-

chi delle fanfare della retorica patriottica esi apre la fase (dolorosa?) dei bilanci e deldopo-Expo. Il secondo è l’a d-dio del procuratore Edmon-do Bruti Liberati, che lu-n e d ì 1 6 n o v e m b r e ,Sant’Edmondo di Canter-bury, lascerà il suo grandeufficio al quarto piano delPalazzo di giustizia e andràin pensione. La Procura di Mi-lano ha fatto la storia giudiziaria d’Italia. Haindagato nei primi anni Settanta sulla stragedi piazza Fontana, lambendo i depistaggi diStato, finché l’inchiesta non è stata strap-pata da Roma. Ha processato Michele Sin-dona e Roberto Calvi, i due più potenti ban-chieri privati italiani, anche sfidando il po-tere politico di Giulio Andreotti e di BettinoCraxi. Ha condotto le indagini sul terrori-smo e sui gruppi mafiosi impiantati al Nord.Ha scoperchiato Tangentopoli con l’i n-chiesta Mani pulite senza alcun timore re-verenziale per i Palazzi. Ha messo sottoprocesso Silvio Berlusconi quand’era all’a-pice del suo successo. E ha indagato ban-chieri, finanzieri, politici, faccendieri, uo-mini potenti.

Quando è diventato procuratore, BrutiLiberati era l’uomo di Magistratura demo-cratica che, con indosso la toga, esibiva unacopia della Costituzione per dire, insiemea tanti suoi colleghi, che la legge è ugualeper tutti e non guarda in faccia nessuno.Ora che se ne va, c’è chi gli rimprovera unagestione “prudente”e“politica”della Pro-cura più importante d’Italia. Il potere po-litico, che le ha sempre riservato in passatogiudizi duri, quando non addirittura attac-chi diretti e sfrontati, ora invece ripetuta-mente la ringrazia “per la sensibilità isti-tuz ional e” dimostrata in occasione delgrande evento mondiale, Expo Milano2015.

BRUTI HA PENDENTE davanti alla Procuragenerale della Cassazione un procedimen-to disciplinare per aver dimenticato in cas-saforte un’inchiesta sulla gara indetta dalComune di Milano per la vendita della Sea,la società degli aeroporti milanesi. Ha su-bìto la bocciatura da parte del Consigliogiudiziario della sua scelta di varare un’i-nedita (e ritenuta illegittima) “Area omo-genea Expo” a cui affidare tutte le indaginisull’esposizione universale. Dal Consigliogiudiziario ha incassato anche le bacchet-tate per la revoca della delega al suo aggiun-to Alfredo Robledo, scelta “di natura appa-rentemente organizzatoria”, ma in realtà“utilizzata per risolvere in modo impropriol’esistenza di un conflitto”.

Non sappiamo se c’è stata davvero una“moratoria” delle indagini su Expo, ma dicerto c’è stata una “moratoria” su Bruti delCsm, che non ha mai affrontato, per con-fermarlo o smentirlo, il parere del Consigliogiudiziario sulla revoca a Robledo. È poi unfatto oggettivo che durante i sei mesi di E-xpo non un atto d’indagine sull’esposizioneè stato compiuto: “Sensibilità istituziona-le”, ringrazia due volte Matteo Renzi. Solo“celerità delle indagini” concluse primadel l’avvio dell’evento, spiega Bruti. Fattosta che proprio ieri le indagini su Expo sonoripartite: non (ancora) quelle sugli appalti ele gare, ma quelle sugli “antagonisti” italia -ni e greci che il 1 maggio hanno devastatoun’area del centro di Milano. Ora sono statiarrestati con una molto annunciata “retata”e accusati di devastazione e saccheggio.

Il leader di Magistratura democraticache si opponeva alla gerarchizzazione delleProcure, da procuratore quella gerarchiz-zazione l’ha attuata. Edmondo Bruti Libe-rati è un uomo di legge, un intellettuale e ungalantuomo. Ma la Procura che lascia è oggicertamente molto diversa da quella in cuis’insediò cinque anni fa.

twitter: @gbarbacetto© RIPRODUZIONE RISERVATA

OBBLIGO DI FELICITÀMetti in dubbio il “successostraordinario” e finisci comechi osò ricordare le ombreiniziali della cavalcatamondiale di Bearzot&C.

Page 11: Il Fatto 13-11-2015

10 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]

Ricordo di Paolo Sylos LabiniA dieci anni dalla scomparsaIl 7 dicembre 2005 moriva PaoloSylos Labini, indimenticabile in-tellettuale ed economista. Fonda-tore dell’Università della Calabriacon Beniamino Andreatta negli an-ni Sessanta, Sylos Labini nel campoaccademico aveva ricevuto unani-mi riconoscimenti internazionaliper i suoi meriti scientifici. Paul Sa-muelson lo elogiò come economi-sta globale in apertura della raccol-ta di saggi presentati in onore delsuo 75° compleanno. Per la coeren-za e l’intransigenza Paolo Sylos La-bini fu un italiano anomalo e sco-modo. Molto vicino al Partito so-cialista, tuttavia fu uno spirito au-tonomo e critico. Nel 1974 si dimisedal comitato tecnico-scientificodel ministero del Bilancio, quandofu nominato sottosegretario SalvoLima, che già all’epoca era compar-so varie volte nelle relazioni dellaCommissione parlamentare anti-mafia. Negli ultimi anni della suavita lo studioso romano condusseuna battaglia per impedire la pre-senza in campo dell’ex Cavaliere.Celebre la sua citazione: “Per di-mostrare che i nostri guai, comepaese civile, sono non gravi ma gra-vissimi, debbo citare Dante che giàal principio del Trecento lanciavala sua terribile invettiva contro l’I-talia, che accusava di essere serva”.Sylos Labini era un comunicatoreironico e tagliente, ma con il suo ot-timismo spingeva al riscatto mora-le senza moralismi. Ecco una suaperla di saggezza: “Se chiedi a unaqualsiasi persona se abbia stima dise stesso ti guarderà con sorpresa: èovvio di sì. E invece così non è: cer-to, molti tentano di far credere aglialtri di essere pienamente stimabi-li, ma nel loro intimo sanno che nonlo sono. Alcune persone di buonacultura alla fine di lunghe conver-sazioni mi hanno detto: “Ma in-somma che pretendi, siamo italia-ni!”. Ricordare Paolo Sylos Labinioggi è un modo di risvegliare le co-scienze sopite. Leggiamo i suoi li-bri, teniamo vivo il suo ricordo perriscoprire il profumo della demo-crazia. Ne abbiamo un urgente bi-sogno...

FILIPPO SENATORE

Sala, dal successo alla pauradi cadere nell’oblioA naso, credo che la trama sia que-sta: Giuseppe Sala, da più parti in-dicato come candidato sindaco i-deale di Matteo Renzi - mentre eraancora il celebrato eroe della mira-bolante Expo 2015 - un po’ si scher-miva e un po’ gongolava, ma già so-gnando la fascia tricolore sulla

giacca. Poi, chiusa quella colossalee costosissima fiera rionale, imbot-tita di porcate, e finita la tragicomi-ca esperienza del commissario uni-co, si è presto capito che gli applau-si per l’una e i complimenti per l’al-tro, potevano anche (e finalmente)finire. L’uomo, però, era ormai sta-to tirato in ballo e lui, pur fingendodi tormentarsi per quella decisionee trascurando che la sua nominanel Cda di Cassa Depositi e Prestitivaleva come un “tenga, giovanotto,grazie di tutto, vada pure”, ci avevaseriamente creduto, anche quandola faccenda si stava trasformandoda opportunismo folkloristico aquestione politica: cioè a roba diprimarie e di voti da conquistare.Solo a quel punto, finite le pacchesulle spalle e i pubblici appelli, Giu-seppe Sala ha iniziato a temere l’o-blio e, tralasciando la finta mode-stia, si è profuso in appassionati ri-chiami: “Ehi, io sono qui! Voleteche corra per Palazzo Marino? Ec-comi... C’è nessuno? Matteo, sei an-cora lì?”. Che tristezza. Senza dub-bio qualche ubriaco o qualche pu-sher, nelle prossime notti di prima-

vera, sentirà ancora echeggiarequella disperata cantilena, vagan-do nella periferia di Rho-Pero.#peppinostaisereno

RODOLFO MAIDA

2015, pm cauti a MilanoTorna il “bimestre bianco”?Poco meno di mezzo secolo fa,quando cominciai a bazzicare igiornali come abusivo, in occasio-ne delle tornate elettorali – locali onazionali – si diceva, fra noi croni-sti, che la magistratura in quei pe-riodi osservava nei confronti dellapolitica il cosiddetto “bimestrebianco”. Non era qualcosa di codi-ficato, ma era una consuetudinegeneralmente rispettata. In so-stanza, i colleghi della giudiziaria,per sessanta giorni prima del voto,se ne stavano a riposo su tutto quelche riguardava il mondo, e il sotto-bosco, politico. I fascicoli - allorapochi - restavano chiusi in attesad e l l’esito degli scrutini. Poi scop-piarono il caso Zampini, a Torino,quello di “Mani pulite” a Milano,ma non solo. Da allora, il bimestrebianco non fu più rispettato. Anzi:

l’intervento della magistratura, au-tonomo o suggerito in vari modi -dalla lettera anonima all’interroga-zione parlamentare - divenne ilprotagonista di tante campagne e-lettorali. E un banale avviso di ga-ranzia nel “bimestre ex bianco” se-gnò la fine di tanti sogni di neo-po-litici da tangente. Il caso dell’Expoe dei sei mesi in cui i pm sono stati“c au ti ” mi ha ricordato proprioquegli anni. Non è che per Milano,e per il non eletto “boy scout tosca-no”, sia tornata in auge quella con-suetudine di mezzo secolo fa? Insostanza c’è stato un bel “semestreb i a n co ” per l'Expo. I ringrazia-menti espliciti di Renzi alla magi-stratura milanese e alla sua “sensi-bilità istituzionale” farebbero pen-sare a un ritorno ai tempi (bui?)d e l l’Italia democristiana. Forse èsoltanto la sensazione di un vec-chio cronista, ormai in pensione erottamato per ragioni di anagrafe,ma credo che nelle parole del “pre-mier” e nella risposta del capo dellaProcura, non nuovo a dimenticarein cassaforte fascicoli come luistesso ha ammesso, sente un vago

odore di inciucio. Odore sgradevo-le, non profumo di giustizia.

GIANNI BISIO

Ai tempi di Bassolinoera De Luca a denunciareLo scandalo che rischia di far per-dere la stella allo “sceriffo di Saler-no”colpisce perché De Luca, quan-do era uno dei pochi oppositori del-le giunte di Antonio Bassolino, erastato impietoso - oltre che isolato -nelle sue denunce. Sullo sfasciodella sanità affermò: “Av rem modovuto imporre alla coalizione cri-teri rigorosi, per sottrarre la saluteal mercato della politica. Invece,per conquistare un posto di prima-rio, si sono umiliati centinaia dimedi ci”. De Luca attaccò dura-mente l’allora governatore per a-ver mandato quello che definì “uncafone arricchito” a dirigere l’o-spedale San Leonardo di Salerno,la seconda struttura sanitaria dellaCampania: “Si è presentato in san-dali. Camicione aperto sul pettovilloso, catena e medaglione d'oro.Occhialoni scuri Ray-Ban, che fan-no tanto tono. Pareva uscito da unasceneggiata di don Mario Merola.Invece, è tutto vero”. Fortunata-mente, dopo qualche mese, il ma-nager “s up e rc a fo ne ” di Salernovenne cacciato. Neppure lo “scerif-fo di Salerno” ha voluto, o ha potu-to, liberare la Campania dal clien-telismo. Napoli dovrebbe essereconsiderata dal governo un patri-monio dell'umanità. Assistere, insilenzio, al suo degrado per manodi una classe politica inadeguata,che non è stata rinnovata né tanto-meno rottamata, sarebbe l’ultimo,tragico errore.

PIETRO MANCINI

Combattere l’eva s i o necon controlli sul lavoro neroL’Italia ha leggi di contrasto all’e-vasione e al riciclaggio ma nonsembra applicarle. Penso ai con-trolli che lo Stato deve fare, ad e-sempio il lavoro nero in agricoltu-ra, ma sembra che non ci si accorgadi questi lavoratori sfruttati e malpagati, in contanti. Tutti noi abbia-mo delle responsabilità e lo Statoancora di più perché dovrebbe di-fenderci dalla delinquenza e al ma-laffare.

ENRICO REVERBERI

I NOSTRI ERRORI

In “Onda su Onda” è stato erronea-mente scritto che il bombarda-mento sull’ospedale di Medici Sen-za Frontiere è avvenuto a Kabul, enon a Kunduz. Mi scuso con i let-tori e con MSF.

LORIS MAZZETTI

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

C o m’è triste Veneziacon BrugnaroCARO FURIO COLOMBO, il sindaco di Venezia diceche dobbiamo dimostrare che “facciamo differenzacon gente che vive sugli alberi delle banane”. ComeObama? Come Mandela? Come Sékou Touré? ComeWole Soyinka?

LETIZIA

IL SINDACO di Venezia Brugnaro imbarazza perchécrede di essere autorevole (cosa che lui esprime congesti autoritari e maleducati) e ignora del tutto lagrossolanità, ma anche il ridicolo delle cose che dice.Quando la massima autorità di una città europea trale più cariche di bellezza e di storia parla con sprezzodi “albero delle banane” nel tentativo di insultare gliimmigrati che sono parte (anche produttiva) dellasua città, mostra l’ignoranza abissale di chi non sanulla della città che governa, della sua immagine nel-la storia e nel mondo, e della reputazione della cittàche adesso, per sfortuna ma anche per volontà di Ve-nezia, gli capita di governare. Brugnaro dimostra dinon sapere che Venezia è sempre stata la città piùincline al mix culturale, umano, etnico, di tutta Eu-ropa. Venezia non ha mai conosciuto un leader di unlivello così modesto da non sapere il danno che, con lesue parole, sta arrecando alla città e al suo futuro.Ignora il tempo, lo spazio e la ragione per cui è statoeletto. Si può capire che un uomo intellettualmentemolto piccolo possa immaginare di avere intorno un

mondo molto piccolo, popolato di gente come lui, ca-pace non solo di tollerare ma di apprezzare le cose chedice, il linguaggio che usa, il razzismo che costante-mente dimostra. Purtroppo per lui e per Venezia, nonè così. Pensate all'intera frase, detta con perfetta in-consapevolezza, a una Tv locale: “Ci vuole un grandepiano educativo che coinvolga genitori, docenti e am-ministrazione, bisogna smetterla con chi non paga ilbiglietto del bus, butta la gomma americana e sputaper terra. Questo perché facciamo differenza con (vo-leva dire: “Siamo diversi da”) gente che vive sugli al-beri delle banane, tanto per capirci”. Come un missileguasto, le parole di Brugnaro sfiorano la descrizionedel comportamento abituale di tanti italiani, per an-dare a colpire gli immigrati. E intanto il messaggio suldanno di ospitare “un foresto” arriva ai turisti, comeun invito a stare alla larga da Venezia. Venezia è piùforte, molto più forte di Brugnaro. Ma il danno, du-rante il suo governo, non sarà solo morale. E intanto,invece della gomma americana, ritornano, su corteseinvito del sindaco, le immense navi-palazzo che fan-no liberamente il tour dei canali: in un solo giornopossono fare tutto il danno che dieci anni di immi-grazione non farebbero mai.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n° 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

PRO GR A M M I TV

10:00 Storie Vere11:05 Rai Player11:10 A conti fatti - La parola

a voi12:00 La prova del cuoco13:30 Tg114:05 La vita in diretta15:00 Torto o ragione?

Il verdetto finale16:30 Tg116:40 La vita in diretta18:45 L'Eredità20:00 Tg120:30 Calcio - amichevole

Belgio-Italia23:04 Tg1 60 Secondi23:05 TV700:10 Tg1 NOTTE00:45 Cinematografo01:40 Memo - L'agenda

culturale02:40 Sottovoce

11:00 I Fatti Vostri13:00 Tg2 GIORNO14:00 Detto Fatto16:15 TELEFILM Senza Traccia18:00 Tg218:20 Calcio Under 21 -

Qualificazioni CampionatiEuropei 2017Serbia - Italia

20:30 Tg2 20.3021:00 LOL ;-)21:15 FILM The Call23:00 Tg223:15 Troppo Giusti23:45 FILM Millennium - Uomi-

ni che odiano le donne02:15 Appuntamento al cinema02:20 FILM Headhunters03:55 TELEFILM Close To Home04:35 FILM Codice Omega

11:00 Elisir12:00 Tg312:45 Pane quotidiano13:10 Il tempo e la Storia14:20 Tg315:10 Rai Player15:15 La casa nella prateria16:00 Aspettando Geo16:40 Geo19:00 Tg320:00 Blob20:15 Sconosciuti - La nostra

personale ricerca della fe-licità

20:35 Un posto al sole21:05 FILM Marilyn22:55 Io & George00:00 Tg3 Linea notte01:15 Appuntamento al cinema01:20 Rewind - Visioni Private01:50 Fuori Orario. Cose (mai)

viste

09:10 Bandolera V - Prima Tv09:40 Carabinieri 310:45 Ricette All'italiana11:30 Tg412:00 Detective In Corsia13:00 La Signora In Giallo14:00 Lo Sportello di Forum15:32 Ieri E Oggi In Tv16:10 FILM Marnie18:55 Tg419:30 Tempesta d'amore20:30 Dalla Vostra Parte21:15 Quarto Grado00:32 Wallander II01:48 Tg4 Night News02:34 Media Shopping02:53 Carmen di Trastevere04:17 Ieri E Oggi In Tv Special05:35 Help

07:59 Tg508:45 Mattino Cinque11:00 Forum13:00 Tg513:41 Beautiful14:10 Una Vita - Prima Tv14:45 Uomini e Donne16:00 Grande Fratello - Day Ti-

me16:10 Il Segreto - Prima Tv17:00 Pomeriggio Cinque18:45 Avanti un altro20:00 Tg520:40 Striscia La Notizia21:10 Il Segreto23:30 Supercinema00:00 L' Amore Secondo Dan01:29 Tg501:49 Striscia La Notizia02:05 Uomini e Donne

08:25 Settimo Cielo10:25 Royal Pains12:25 Studio Aperto13:05 Sport Mediaset13:45 Grande Fratello 201514:05 I Simpson14:30 Futurama14:55 Big Bang Theory15:25 2 Broke Girls15:55 E Alla Fine Arriva Mam-

ma!16:40 La Vita Secondo Jim17:40 Mike & Molly18:08 Camera Cafè18:30 Studio Aperto19:25 C.s.i. - Scena del crimine23:55 Le Iene01:35 Premium Sport News02:00 Studio Aperto - La Gior-

nata02:15 Media Shopping02:31 Bordella

07:30 Tg La707:50 Omnibus Meteo07:55 Omnibus09:45 Coffee Break11:00 L'aria che tira13:30 Tg La714:00 Tg La7 Cronache14:20 Tagadà16:20 Ironside18:20 Il commissario Cordier20:00 Tg La720:35 Otto e mezzo21:10 Crozza nel Paese delle

Meraviglie22:40 Bersaglio mobile00:45 Tg La700:55 Otto e mezzo01:30 Coffee Break02:45 L'aria che tira05:15 Omnibus

19:25 The Prince - Tempo diuccidere

21:00 SkyCineNews - Intervi-sta Monica Bellucci

23:05 Il nemico alle porte01:20 Charlie's Angels03:05 I due volti di gennaio04:45 I perfetti innamorati

16:00 Franklin and Bash17:40 I Borgia18:40 Atlantic Confidential18:55 Ballers19:20 Spartacus20:20 Strike Back21:10 The Last Panthers22:10 The Bridge23:10 The Last Panthers

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 11

IL PARTITO UNICOCON IL NULLA INTORNO

» ANTONIO PADELLARO

EXPO, UN TRIONFOCHE NEANCHE

SPAGNA ’82» ALESSANDRO ROBECCHI

Sere fa, a Otto e Mezzo,Paolo Mieli, con il sorrisostampato dello Stregattodi Alice nel Paese dellem er av ig li e infieriva cor-

dialmente sul deputato AlfredoD’Attorre che cercava di spiegarecome e perché lui e molti altri pre-feriscono andarsene dal Pd, piut-tosto che restare a fare i sopram-mobili di Renzi. Del resto, la tesisecondo cui la sinistra interna me-glio farebbe a reprimere i propo-siti di fuga per migliorare con il suofattivo impegno le leggi renzianeera talmente comica che perfinoMieli non ha avuto il cuore di in-sistere.

IL GIORNO PRIMA era toccato a unaltro ex di spicco, Stefano Fassina,prendersi la sua dose di insulti peravere ipotizzato un appoggio alM5S, e non al Pd, nel caso di un bal-lottaggio a Roma. “Non è di sinistraorganizzare piccoli partiti che nonvinceranno mai”, ha sentenziatoinfine Renzi, e così il tentativo difar passare i protagoni-sti di una criticabile malegittima e trasparenteprotesta politica per u-na congrega di traditorio, nel migliore dei casi,di sfigati ha ricevuto lasua bolla papale.

Che la sinistra no-strana si sia ridotta nelcorso degli anni a unaserie di litigiose cosetterosse, in perenne com-petizione per strappar-si, se va bene, un 5-6%di voti, è sotto gli occhidi tutti. Un agglomera-to incapace ormai diriempire una piazza,tanto che l’ultima ma-

nifestazione “di sinistra” che ri-cordiamo sono i funerali di donAndrea Gallo, a Genova, nel mag-gio di due anni fa. Così come è in-dubitabile che la sinistra soffra intutta Europa l’assenza di un’iden -tità vincente, sballottata tra le fu-ghe all’indietro dei laburisti inglesidi Jeremy Corbyn, i compromessial ribasso di Alexis Tsipras in Gre-cia e le eruzioni magmatiche deiPodemos spagnoli, che forse nep-pure di sinistra sono. Eppure, tor-nando al nostro cortile di casa,neppure Renzi può dormire sonnitranquilli perché sa bene che quei“partitini che non vincerannomai”sono gli stessi che possono farperdere il Pd. Tanto che a propo-sito delle tante crepe che si stannoaprendo al Nazareno, si potrebbeparafrasare un celebre libro deldissidente Andrej Amal’rik sullafine annunciata dell’Urss, e cioè:sopravviverà il Pd fino al 2018?

Al primo posto nella lista deiguai del Pd di Renzi, c’è Renzi me-desimo. Quello che da un anno aquesta parte è impegnatissimo adapplicare nei fatti l’antica regoladel divide et impera, che negli anni70 un candidato repubblicano allaCasa Bianca così traduceva: “Spac -chiamo il paese e prendiamoci ilpezzo più grosso”. Solo che allostatista di Rignano qualcosa nonsta andando nel verso giusto: stan-do ai sondaggi, infatti, la forbice deiconsensi tra i Democratici e i 5Stel-le si va restringendo tanto che dallesimulazioni di un eventuale ballot-taggio con l’Italicum, emerge che ilmovimento di Grillo potrebbe nonpartire sfavorito. Ma il punto veroè il progressivo sfarinamento delblocco sociale intorno al Pd che ri-sultò vincente alle Europee di unanno e mezzo fa. La lista degli scon-tenti si allunga ogni giorno di più.La Cgil di Susanna Camusso, per

l’insofferenza quasi fi-sica che il premier hanei confronti dei sin-dacati. Gli insegnantipresi a pesci in faccia dauna legge che ha il no-me di una presa in giro:“La Buona Scuola”.L’Italia che paga le tas-se, che non gira certocon rotoli di migliaia dieuro in tasca, discrimi-nata a favore dell’Italiadegli evasori. Tutti votiPd in libera uscita, de-stinati a disperdersi traM5S e la Sinistra Italia-na di Fassina, D’Attor -re e Vendola o a finirenel mare magnum del-

le astensioni, ma che difficilmentetorneranno a casa. Anche perchénella base elettorale che alla vigiliadelle Europee inneggiava al Renzidella rottamazione e degli 80 euro,non sono pochi coloro che oggi as-sistono sgomenti alla rapida muta-zione antropologica di un partitoche ha sotterrato la questione mo-rale berlingueriana, sempre più in-fognato in pratiche affaristiche ecomunque disdicevoli.

ESSERE PASSATI in pochi giornidalla cacciata con atto notarile delsindaco di Roma Ignazio Marino(coinvolto a sua volta nel pasticciodegli scontrini) alle accuse di con-cussione per il governatore dellaCampania De Luca per una bruttastoria di ricatti, mostra la facciadella politica peggiore, quella chenon molto tempo fa il Pd diceva dicombattere a fianco dei cittadini o-nesti. Del resto, la creazione delPartito renziano della Nazione,più volte annunciata, non potràche avvenire sulle ceneri di un Pdsempre di più scatola vuota. Nel di-segno del premier i voti della sini-stra saranno sostituiti, in tutto o inparte, da quelli del centrodestra infuga dagli eccessi xenofobi e secu-ritari (quelli che prima sparano epoi chiedono chi è) del führer lum -ba rd Matteo Salvini. E anche nelcaso probabile che i risultati dellaprossima primavera a Roma, Mi-lano, Torino, Bologna, Napoli nonsiano favorevoli al Pd, Renzi ha giàpronta la pista d’atterraggio: il re-ferendum confermativo sulle ri-forme costituzionali dove conta divincere e, una volta rafforzato, an-dare subito a nuove elezioni eprendersi ciò che resta di una de-mocrazia.

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La domanda gentile e pi-gnola di Gianni Barba-cetto (ieri su questogiornale) avrà, speria-mo, risposta. Era que-

sta: perché diavolo nella Carta deiValori che dovrà sottoscrivere o-gni partecipante alle primarie delPd milanese c’è una specie di rico-noscimento del “Grande successodi Expo”? Successo, com’è noto,tutto da provare, conti (ancora se-greti) alla mano. Ora, in attesa dileggere cosa diranno i saggi chehanno scritto la Carta, si può soloavanzare un’ipotesi politica e psi-cologica insieme: inserire l’Expo(pardon “il successo di Expo”) inuna “Carta dei Valori”è un riflessocondizionato. Che l’Expo sia statoun successo è ormai scolpito a let-tere di fuoco ovunque, non c’è e-sponente Pd che non lo dica deitalk (anche se sta parlando, ponia-mo di pensioni), non c’è discorsodi Matteo Renzi che non lo sotto-linei ed enfatizzi. Ormai pare unsaluto obbligatorio anche dal ver-duraio: “L’Expo è stato un succes-so, signor Gino”. “L’Expo è statoun successo a lei, signora Marisa!Li vuole i carciofi?”. Ecco.

IL PERCHÉ di questo riflesso con-dizionato è presto detto con unapiccola serie di addizioni. Il parti-to, cioè il Pd, è il governo. Un go-verno molto leaderistico dove ilcapo del governo è anche il capodel partito. I successi del governovanno sostenuti in ogni sede e so-

no, ovviamente, i successi dellaNazione. Dunque, se dubiti del“grande successo di Expo” o chie-di di vedere i conti, eccoti automa-ticamente antipatriottico.

Diciamo che c’è una gran vogliadi far coincidere i ruoli: il partito, ilgoverno, la Nazione, lo Stato. Si ri-chiede alla stampa di essere “re -sponsabile”. Si richiede alla magi-stratura di essere allineata alla si-tuazione economica del paese(penso agli attacchi alla Corte co-stituzionale quando disse che bi-sognava rendere i soldi ai pensio-

nati). Accanto all’a cc ent ram en todi poteri politici (commissari diqui e di là) procede quello che gliideologi renziani chiamano “rico -struire la connessione sentimen-

tale con il Paese”.Bello, eh! È propa-ganda, va bene, maesattamente, cosavuole propagan-dare? Un partito?La sua nuova ge-stione? Il gover-no? Il sistema Ita-lia? La Nazione? Illeader? Questo so-vrapporre livelli econfondere ruolinon farà bene, alla

lunga.Il “grande successo di Expo”,

che è tutto da dimostrare, ricordaun altro grandissimo successo ita-liano: quello del Mondiale di Spa-gna (anno di grazia 1982). Partitotra sospetti mai chiariti (biscotto-ne col Camerun), il Mondiale fu untrionfo, vincemmo noi, impreve-dibili e matti come italiani.

Non si usava la parola “gu f o”,ma chi aveva denunciato i passaggiiniziali, poco limpidi e gloriosi, diquell’avventura fu zittito dal corounanime. E ti credo: successo con-clamato, Pertini, Bearzot, e l’Italiache ripartiva – anche allora! – ri -compattata nel nome dello Stello-ne e di Paolo Rossi che segnava alBrasile.

IN QUEL CASO –pur senza spin doc-tor– la “narrazione” fu agevolata ecavalcata per il bene della Nazio-ne. Mentre, al contrario, per Italia90, dove fallimmo sia sul campoche nella disastrosa gestionedell’evento, la narrazione trionfa-listica fallì. È comprensibile chechi “ha messo la faccia” (sic)sull’Expo (il solito mazzetto di a-sparagi: leader, partito, governo,Nazione, Stato) voglia convinceretutti di somigliare più al Mondialespagnolo dell’82 che al pasticcio i-taliano del ’90. Questo non si famostrando correttamente i conti,rispondendo nel merito alle criti-che, analizzando ricadute econo-miche, ma semplicemente chie-dendo un atto di fede, come unalunga ininterrotta velina che av-volge il Paese in un rassicuranteabbraccio di positività e di ottimi-smo che hanno un solo difetto:sembrano obbligatori. Motivo percui “il grande successo di Expo”celo ritroveremo ovunque. Anchenella carta dei valori per elettorimilanesi democratici.

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N O R D I ST I

Bruti Liberati,l’uomo di leggee le “moratorie”» GIANNI BARBACETTO

D ue commiati s’intrecciano, a Milano.Il primo è quello di Expo, che hachiuso i battenti: si smorzano gli e-

chi delle fanfare della retorica patriottica esi apre la fase (dolorosa?) dei bilanci e deldopo-Expo. Il secondo è l’a d-dio del procuratore Edmon-do Bruti Liberati, che lu-n e d ì 1 6 n o v e m b r e ,Sant’Edmondo di Canter-bury, lascerà il suo grandeufficio al quarto piano delPalazzo di giustizia e andràin pensione. La Procura di Mi-lano ha fatto la storia giudiziaria d’Italia. Haindagato nei primi anni Settanta sulla stragedi piazza Fontana, lambendo i depistaggi diStato, finché l’inchiesta non è stata strap-pata da Roma. Ha processato Michele Sin-dona e Roberto Calvi, i due più potenti ban-chieri privati italiani, anche sfidando il po-tere politico di Giulio Andreotti e di BettinoCraxi. Ha condotto le indagini sul terrori-smo e sui gruppi mafiosi impiantati al Nord.Ha scoperchiato Tangentopoli con l’i n-chiesta Mani pulite senza alcun timore re-verenziale per i Palazzi. Ha messo sottoprocesso Silvio Berlusconi quand’era all’a-pice del suo successo. E ha indagato ban-chieri, finanzieri, politici, faccendieri, uo-mini potenti.

Quando è diventato procuratore, BrutiLiberati era l’uomo di Magistratura demo-cratica che, con indosso la toga, esibiva unacopia della Costituzione per dire, insiemea tanti suoi colleghi, che la legge è ugualeper tutti e non guarda in faccia nessuno.Ora che se ne va, c’è chi gli rimprovera unagestione “prudente”e“politica”della Pro-cura più importante d’Italia. Il potere po-litico, che le ha sempre riservato in passatogiudizi duri, quando non addirittura attac-chi diretti e sfrontati, ora invece ripetuta-mente la ringrazia “per la sensibilità isti-tuz ional e” dimostrata in occasione delgrande evento mondiale, Expo Milano2015.

BRUTI HA PENDENTE davanti alla Procuragenerale della Cassazione un procedimen-to disciplinare per aver dimenticato in cas-saforte un’inchiesta sulla gara indetta dalComune di Milano per la vendita della Sea,la società degli aeroporti milanesi. Ha su-bìto la bocciatura da parte del Consigliogiudiziario della sua scelta di varare un’i-nedita (e ritenuta illegittima) “Area omo-genea Expo” a cui affidare tutte le indaginisull’esposizione universale. Dal Consigliogiudiziario ha incassato anche le bacchet-tate per la revoca della delega al suo aggiun-to Alfredo Robledo, scelta “di natura appa-rentemente organizzatoria”, ma in realtà“utilizzata per risolvere in modo impropriol’esistenza di un conflitto”.

Non sappiamo se c’è stata davvero una“moratoria” delle indagini su Expo, ma dicerto c’è stata una “moratoria” su Bruti delCsm, che non ha mai affrontato, per con-fermarlo o smentirlo, il parere del Consigliogiudiziario sulla revoca a Robledo. È poi unfatto oggettivo che durante i sei mesi di E-xpo non un atto d’indagine sull’esposizioneè stato compiuto: “Sensibilità istituziona-le”, ringrazia due volte Matteo Renzi. Solo“celerità delle indagini” concluse primadel l’avvio dell’evento, spiega Bruti. Fattosta che proprio ieri le indagini su Expo sonoripartite: non (ancora) quelle sugli appalti ele gare, ma quelle sugli “antagonisti” italia -ni e greci che il 1 maggio hanno devastatoun’area del centro di Milano. Ora sono statiarrestati con una molto annunciata “retata”e accusati di devastazione e saccheggio.

Il leader di Magistratura democraticache si opponeva alla gerarchizzazione delleProcure, da procuratore quella gerarchiz-zazione l’ha attuata. Edmondo Bruti Libe-rati è un uomo di legge, un intellettuale e ungalantuomo. Ma la Procura che lascia è oggicertamente molto diversa da quella in cuis’insediò cinque anni fa.

twitter: @gbarbacetto© RIPRODUZIONE RISERVATA

OBBLIGO DI FELICITÀMetti in dubbio il “successostraordinario” e finisci comechi osò ricordare le ombreiniziali della cavalcatamondiale di Bearzot&C.

Page 12: Il Fatto 13-11-2015

12 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

L’abate “mezzomilione”tra lusso, droghe e politicaPer l’ex capo di Montecassino viaggi, vestiti, grand hotel e amicizie in Forza Italia

» SANDRA AMURRI

Rubava ai poveri per vivere da ricco.Viaggi in Sudamerica, Londra, Mi-lano in hotel a cinque stelle, cene abase di ostriche e champagne, dro-

ghe, shopping da Ralph Lauren dove era ca-pace di spendere 2 mila euro in un solo colpofino a sperperare in un mese34 mila euro. Questo lo stiledi vita, ricostruito dagli inve-stigatori, di monsignor Pie-tro Vittorelli già a capodell’Abbazia di Montecassi-no, una delle più importantid’Italia, fondata nel 529 daSan Benedetto da Norcia,simbolo della vita monasticatutta dedita alla preghiera eal lavoro. Per San Benedetto il nemico del-l'anima era l’ozio e, almeno questo, don Pie-tro lo ha rispettato visto il gran daffare cheaveva nel soddisfare i suoi bisogni, con il de-

naro destinato ai poveri. L’abate divenuto e-merito da quando si è dimesso con una strug-gente lettera aperta ai sacerdoti e ai fedeli inseguito all’ictus che lo aveva colpito costrin-gendolo in una clinica svizzera, i suoi bisognili ha soddisfatti davvero tutti, prelevando ildenaro di quei cittadini che devolvono l’8 permille alla Chiesa cattolica e alle parole che

era solito ripetere: “I benidella Chiesa non debbonomai essere utilizzati per finipersonali”. Parole che ora difronte al sequestro preventi-vo per quasi 600 mila euro eall’inchiesta che lo vede in-dagato per appropriazioneindebita suonano come unabeffa.

L’ABILITÀ DEL SACERDOTE stava nel sottrar-re soldi dalle casse del monastero, conse-gnarli al fratello o indagato per riciclaggio,che li faceva girare da un conto all’altro per

cancellare ogni traccia e farlipoi rientrare nelle sue dispo-nibilità. Oltre a cene, hotel,viaggi, droghe e vizi di ognisorta, Vittorelli utilizzava ildenaro per acquistare caseassieme al fratello, due a Ro-ma e due a San Vittore del La-zio e anche magazzini. Pocodopo essere stato nominatoabate da Papa Ratzinger, come riporta IlT em po , venne ricoverato d’urgenza al SanCamillo di Roma per un malore che sarebbestato causato da uso di ecstasy, ma sembrache non disdegnasse la cocaina. Il malore pe-rò non fu sufficiente, nonostante la laurea inMedicina, a indurlo a una vita morigerata,tant'è che dopo qualche anno, ha avuto unictus con paralisi di una gamba. E terminatala riabilitazione avrebbe ripreso a sottrarresoldi ai poveri: un prelievo di 202 mila euro acui ne segue un altro, su risorse destinate allaCaritas, così fino alla fine del suo mandato,

nel giugno 2013. Per poi scoprire, forse, la ve-ra vocazione: quella politica. Vicino al Partitopopolare europeo, era stato ritratto in un in-contro pubblico con il vicepresidente di For-za Italia dell’Europarlamento, Antonio Ta-jani. C’è chi pensava a una candidatura. Ov-viamente sempre per mettersi al servizio deipiù bisognosi. Ma sono arrivati prima gli in-vestigatori guidati dal tenente colonnello Se-bastiano Barbato, del Nucleo valutario dellaGuardia di Finanza comandato del generaleGiuseppe Bottillo.

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Le spese senza limitiFino a 34 mila euroin un mese dai contiper la carità, quelliin cui arriva l’8 per mille

Don Pietro Vittorelli e il decano di Westminster, John Hall nel 2011 Ansa

TORINO, INDAGATI I VIGILI

Morì durante il Tso,l’autopsia accusa:“Fu strangolato”

qANDREA SOLDI ha subito uno “stran -golamento atipico”. Poi il 45enne schi-

zofrenico è stato ammanettato quando avevagià perso coscienza e trasportato in ambulan-za in una posizione che gli impediva di respirarebene. Per questo sarebbe morto il 5 agostoscorso in piazza Umbria a Torino dopo un trat-tamento sanitario obbligatorio (Tso). Lo so-stiene il medico legale Valter Declame nella

perizia consegnata al procuratore RaffaeleGuariniello che conduce l’indagine con i cara-binieri del Nas. Tre agenti della polizia muni-cipale e uno psichiatra sono indagati per omi-cidio colposo. La relazione rivela che Soldi èstato ammanettato a terra quando era ormaiprivo di sensi. Il decesso è stato poi provocatoda “un’asfissia da compressione delle struttu-re profonde vascolo-nervose del collo e l’ostru -

zione delle alte vie aeree”, conseguenza dello“strangolamento atipico” a cui lo ha sottopo-sto uno degli agenti. In seguito Soldi fu traspor-tato in ambulanza a pancia in giù, modalità “in -compatibile con una ventilazione efficace”.Secondo Luca Jacopo Lauri e Giovanni MariaSoldi, legali della famiglia, la relazione “dà con-to della brutalità dell'intervento”.

AN. GI.

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 13

» VINCENZO IURILLO

Napoli

C’è un filo che lega ilclan dei Casalesi aun traffico d’armiinternazionale in

paesi dove vige l’embargo edove non si potrebbe espor-tare nemmeno un proiettileper l’alta conflittualità inter-na. Un filo che collega fac-cendieri nel ramo elicotteri ecomponentistica militare, ereclutatori di mercenari dainviare nell’Africa laceratadalle guerre intestine, fino asfiorare ambienti del terrori-smo in Somalia. E’ il filo tesodal l’inchiesta della Dda diNapoli, curata dal procura-tore aggiunto Giuseppe Bor-relli e dai sostituti CatelloMaresca e Maurizio Giorda-no, dai contorni emersi nei30 decreti di perquisizioneeseguiti ieri all’alba dal Gicodi Venezia in 11 regioni conaccuse di associazione a de-linquere.

IL MAGGIOR NUMERO d e gl iindagati si concentra nel Ve-neto. Gli investigatori hannofrugato nei cassetti di un exambasciatore italiano in Ar-menia, un ambasciatore stra-niero in carica di un paese a-fricano (che ha opposto alleperquisizioni le guarentigiedel ruolo), ex alti ufficialidell’Esercito ed Andrea Par-di, l’amministratore di “S o-cietà Italiana Elicotteri”, le-gata ad Agusta Westland, consede a Roma. Pardi a ottobreè stato definito dalla redazio-ne di Report “noto per aver

tentato in passato di vendereelicotteri all’Ir a n ”. L’i m-prenditore aveva appenapicchiato e provato a distrug-gere la telecamera di uno de-gli inviati di Milena Gabanel-li, Giorgio Mottola, che si erarecato nella sede romana perfare domande sugli affari del-la società.

L’INCH IESTA ha preso il viadalle tracce seminate da unpersonaggio ritenuto vicinoai clan camorristici del Ca-sertano, Francesco Chiane-se. L’imprenditore si sarebbereinventato una carriera co-me addestratore in campimilitari dell’Africa. Si so-spetta inoltre che alcuni fac-

cendieri veneti si siano rifor-niti di armi grazie ai Casalesi.Nel giro, un napoletano conprecedenti per traffico d’ar -mi, con il ruolo di mediatoredi affari.

Le armi e la componenti-stica in vendita sarebberoper lo più di fabbricazione i-taliana, compresi i quattro e-licotteri da combattimentovenduti in Armenia. Il traffi-co d’armi avrebbe toccatoanche Nigeria, Somalia, Su-dan, Libia, Iran e altri paesisottoposti a embargo. E tra glioltre 50 indagati c’è un soma-lo legato ad ambienti terrori-sti islamici. Sono queste letracce di un lavoro investiga-tivo che nelle ultime settima-ne si è accelerato dopo lamessa in onda di reportagetelevisivi sul fenomeno deltraffico clandestino d’a rm i.Un lavoro che punta a scopri-re quali sono i canali e i mezziutilizzati per aggirare gli em-barghi e lucrare sulle tanteguerre in Africa.

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» DAVIDE MILOSA

Milano

Trentaquattro pagine perraccontare la cronaca di u-

na devastazione, metro permetro, strada per strada. AMilano, il primo maggio, pocopiù di sei mesi fa, nel giornod’esordio di Expo 2015. Tantobasta al giudice Banci Buona-mici per confermare dieci cu-stodie cautelari in carcere peraltrettanti presunti devasta-tori: cinque greci e cinque mi-lanesi.

NOVE GLI ARRESTATI, il deci-mo è ancora da reperire. Quin-dici in totale gli indagati

nell’inchiesta della Digoscoordinata dal procuratoreaggiunto Maurizio Romanelli.Area anarchica ateniese per igreci, area anarco-squat per iragazzi di Milano. Tutti arre-stati ieri. Dopo mesi d’indagi -ne e di visione di migliaia di fil-mati. Fotogramma per foto-

gramma, la Digos ha seguito legesta dei dieci, più riconosci-bili degli altri perché indossa-vano indumenti particolari enon la classica divisa nera delblocco. Erano 300, partiti dapiazza XXIV maggio. Con ladevastazione iniziata in via DeAmicis e deflagrata in largo

d’Ancona. “Tre ore di terrore -scrive il gip - con lesionede ll’ordine pubblico e gravepericolo per la pubblica inco-lum ità”. Tradotto in numeri:danneggiate 10 banche e 27 au-to, altre 17 macchine date allefiamme, e 18 negozi assaltati.

Secondo il giudice i dieci in-dagati “sono soggetti che fan-no della forma di protesta vio-lenta il loro vivere quotidia-no”. In particolare per i greci“il pericolo di reiterazione delreato appare evidente dal fattoche gli stessi, in modo organiz-zato hanno viaggiato e allog-giato insieme a Milano alloscopo di partecipare al cor-teo”. Alcuni di loro sono stati

controllati il 2 maggio vicinoall’hotel Occupato di via Rug-giero Settimo. Luoghi, dun-que. Prima e dopo il corteo.

N E L L’ORDINANZAse ne citanodiversi. Via Gola, ad esempio,zona storica dell’antagonismomilanese, da dove “è partito ungruppo compatto”. E ancora ilGiambellino e poi gruppi deicentri sociali Zam e Lambretta“che hanno tentato di sfonda-re il contingente di Forzedell’ordine schierato a prote-zione della sede della Rappre-sentanza in Italia della Com-missione Europea in corsoMagenta 61”. Pagina dopo pa-gina, l’ordinanza del giudice

che riprende in buona parte larichiesta della Procura, segue,violenza dopo violenza, i passidegli indagati. Uno dei milane-si, ad esempio, viene ricono-sciuto mentre attacca i repartidi polizia schierati a protezio-ne del centro. Lancia due pie-tre. Un altro italiano viene se-guito fino al momento in cuirovescia cassonetti dei rifiuti.L’indagine non si ferma. Nelmirino ci sono almeno altre15/20 persone. Tra queste, an-che i presunti registi della lo-gistica milanese. Perché, spie-ga il procuratore Romanelli,“quella del 1° maggio è stata u-na violenza organizzata”.

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Milano Gli arrestati per gli scontri sono cinque italiani e cinque greci. Quindici gli indagatiPRIMO MAGGIO

Blocco neroS econdola Digos glii ncappucc i at iin città erano300 La Pre ss e

C A SA L E SI

Sudan-S omalia:camorra, armie terrorismo

STATO ISLAMICO

Jihad in EuropaDalla Norvegiafino a Merano

Ro m a

Proselitismo via web eprogetti di attentatiin Medio Oriente eanche in nord Euro-

pa. Il gruppo terroristico le-gato all’Is e identificato ieridall’inchiesta del Ros di Ro-ma (chiamata JWeb), venivadiretto dalla cella di un car-cere in Norvegia. Regista ditutto il mullah Krekar che nel2001 fondò Ansar Al-Islam,gruppo terroristico curdosunnita smantellato in segui-to all’azione militare irache-na. Fuggito dall’Iraq e otte-nuto l’asilo politico in Nor-vegia, il mullah Krekar avevacontinuato a sostenere pub-blicamente l ’attività deigruppi dell’insorgenza sun-nita irachena di matrice jiha-dista. Ma parallelamente a-veva anche elaborato il pro-getto di un’or ganiz zazi oneche superasse i limiti mo-strati da Ansar al-Islam, at-traverso “moduli organizza-tivi che ne garantissero la im-penetrabilità e fossero com-patibili con la localizzazionedei membri in Europa”.

LE INDAGINI della procura diRoma hanno documentatominacce di “azioni violente”da compiere in Norvegia, co-me ritorsione contro l’arre -sto e la detenzione in quelPaese di Krekar. Diciassettegli arrestati, 16 curdi irachenie un kossovaro. Di questi set-te sono stati fermati in Italia,tra Bolzano, Merano e Bre-scia. E proprio nel comune diMerano i militari hanno indi-viduato una cellula terrori-

stica molto attiva sul frontedel proselitismo. L’utilizzodella rete, spiegano gli inve-stigatori, “ha consentito agliindagati di annullare le di-stanze tra gli associati, resi-denti in diversi Paesi euro-pei, permettendo loro dimantenere una forte coesio-ne di gruppo, rafforzata dallaperiodica e frequente parte-cipazioni a chat virtuali, e dirimanere in contatto con lapropria guida spirituale”.

L’ORG A NI Z Z A ZI O N E d i r et t adal mullah era denominataRawti Shax e nasceva attra-verso il ricorso massiccio aglistrumenti informatici conl’obiettivo di “educare” una

nuova generazione di curdi i-racheni (appartenenti alladiaspora curda in Europa) aun’ideologia radicale di ma-trice religiosa affinché si pre-parassero, in futuro, a soste-nere una rivolta violenta con-tro i regimi di infedeli che go-vernano nelle aree curde.

IN TERCET TATO in carcereKrekar ragiona su come por-tare “l’a zio ne” in Kurdistanma anche di come muoversiin Europa e negli Stati Uniti.“La morte per noi è il martirioe siamo pronti contro chiun-que occupa il Kurdistan, noidifendiamo il nostro paeseper questi che hanno brucia-to il Corano almeno 100 per-sone sono pronte in Europaed in Kurdistan a fare giusti-zia”. Il mullah sosteneva chele “dimensioni dell’offesa so-no più grandi dell’E u r op a ”.“Dobbiamo contattare anchealtre persone, noi cosa c’en -triamo con la Norvegia, con laGran Bretagna o gli Usa”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

C on ne c t ionIl businessr ig u a rd ala venditadi componen-ti di aerei, eli-cotteri e fucilim it rag l i ator iLa Pre ss e

P rotagonistiA sinistra, ilcom a nd a ntedei carabinierialtoate sini,Stefano Pao-lucci. Sopra, ilmullah KrekarAnsa

Trenta perquisizioniIndagato anche Pardidella “Società italianaelicotteri” legataad Agusta Westland

Ordini dal carcereIl mullah Krekarcoordinava il gruppoterroristico attivoin Italia da una cella

Expo, arriva la galera: per 10 “devast atori”

COSA NOSTRA A PALERMO

In cella il boss ProfetaIl quartiere protesta:“È un galantuomo”

q“FINOAQUANDOVIVO tutte le cosedevono passare da me”. Ultima parola

su tutto: dalle estorsioni alle semplici contro-versie tra cittadini. Quello di Salvatore Profeta,boss della vecchia mafia era un potere asso-luto nel mandamento palermitano di SantaMaria del Gesù. Per Profeta una condanna a 10anni scontata e un’altra all’ergastolo, per lastrage di via D’Amelio, espiata fino a quando

un pentito, scagionandolo, l’ha tirato fuori digalera. Ieri è tornato in galera dopo il blitz dellasquadra Mobile. Quando gli agenti sono an-dati ad arrestarlo insieme a due suoi familiari etre uomini d’onore, l'intero quartiere è sceso instrada a omaggiarlo. Donne, uomini, bambini."È un galantuomo, non come voi altri", hannogridato rivolgendosi agli agenti. Scarceratonel 2011 dopo le rivelazioni del collaboratore di

giustizia Gaspare Spatuzza, che ha ricostruitola fase preparatoria dell’attentato a Borsellinoscagionando Profeta e altri sei ergastolani,tutti del mandamento mafioso della Guada-gna, il padrino è tornato subito in attività. E lagente della zona non ha messo in discussioneneppure per un istante che, nonostante gli an-ni trascorsi in cella al 41 bis, fosse di nuovo lui illoro referente.

Page 13: Il Fatto 13-11-2015

12 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

L’abate “mezzomilione”tra lusso, droghe e politicaPer l’ex capo di Montecassino viaggi, vestiti, grand hotel e amicizie in Forza Italia

» SANDRA AMURRI

Rubava ai poveri per vivere da ricco.Viaggi in Sudamerica, Londra, Mi-lano in hotel a cinque stelle, cene abase di ostriche e champagne, dro-

ghe, shopping da Ralph Lauren dove era ca-pace di spendere 2 mila euro in un solo colpofino a sperperare in un mese34 mila euro. Questo lo stiledi vita, ricostruito dagli inve-stigatori, di monsignor Pie-tro Vittorelli già a capodell’Abbazia di Montecassi-no, una delle più importantid’Italia, fondata nel 529 daSan Benedetto da Norcia,simbolo della vita monasticatutta dedita alla preghiera eal lavoro. Per San Benedetto il nemico del-l'anima era l’ozio e, almeno questo, don Pie-tro lo ha rispettato visto il gran daffare cheaveva nel soddisfare i suoi bisogni, con il de-

naro destinato ai poveri. L’abate divenuto e-merito da quando si è dimesso con una strug-gente lettera aperta ai sacerdoti e ai fedeli inseguito all’ictus che lo aveva colpito costrin-gendolo in una clinica svizzera, i suoi bisognili ha soddisfatti davvero tutti, prelevando ildenaro di quei cittadini che devolvono l’8 permille alla Chiesa cattolica e alle parole che

era solito ripetere: “I benidella Chiesa non debbonomai essere utilizzati per finipersonali”. Parole che ora difronte al sequestro preventi-vo per quasi 600 mila euro eall’inchiesta che lo vede in-dagato per appropriazioneindebita suonano come unabeffa.

L’ABILITÀ DEL SACERDOTE stava nel sottrar-re soldi dalle casse del monastero, conse-gnarli al fratello o indagato per riciclaggio,che li faceva girare da un conto all’altro per

cancellare ogni traccia e farlipoi rientrare nelle sue dispo-nibilità. Oltre a cene, hotel,viaggi, droghe e vizi di ognisorta, Vittorelli utilizzava ildenaro per acquistare caseassieme al fratello, due a Ro-ma e due a San Vittore del La-zio e anche magazzini. Pocodopo essere stato nominatoabate da Papa Ratzinger, come riporta IlT em po , venne ricoverato d’urgenza al SanCamillo di Roma per un malore che sarebbestato causato da uso di ecstasy, ma sembrache non disdegnasse la cocaina. Il malore pe-rò non fu sufficiente, nonostante la laurea inMedicina, a indurlo a una vita morigerata,tant'è che dopo qualche anno, ha avuto unictus con paralisi di una gamba. E terminatala riabilitazione avrebbe ripreso a sottrarresoldi ai poveri: un prelievo di 202 mila euro acui ne segue un altro, su risorse destinate allaCaritas, così fino alla fine del suo mandato,

nel giugno 2013. Per poi scoprire, forse, la ve-ra vocazione: quella politica. Vicino al Partitopopolare europeo, era stato ritratto in un in-contro pubblico con il vicepresidente di For-za Italia dell’Europarlamento, Antonio Ta-jani. C’è chi pensava a una candidatura. Ov-viamente sempre per mettersi al servizio deipiù bisognosi. Ma sono arrivati prima gli in-vestigatori guidati dal tenente colonnello Se-bastiano Barbato, del Nucleo valutario dellaGuardia di Finanza comandato del generaleGiuseppe Bottillo.

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Le spese senza limitiFino a 34 mila euroin un mese dai contiper la carità, quelliin cui arriva l’8 per mille

Don Pietro Vittorelli e il decano di Westminster, John Hall nel 2011 Ansa

TORINO, INDAGATI I VIGILI

Morì durante il Tso,l’autopsia accusa:“Fu strangolato”

qANDREA SOLDI ha subito uno “stran -golamento atipico”. Poi il 45enne schi-

zofrenico è stato ammanettato quando avevagià perso coscienza e trasportato in ambulan-za in una posizione che gli impediva di respirarebene. Per questo sarebbe morto il 5 agostoscorso in piazza Umbria a Torino dopo un trat-tamento sanitario obbligatorio (Tso). Lo so-stiene il medico legale Valter Declame nella

perizia consegnata al procuratore RaffaeleGuariniello che conduce l’indagine con i cara-binieri del Nas. Tre agenti della polizia muni-cipale e uno psichiatra sono indagati per omi-cidio colposo. La relazione rivela che Soldi èstato ammanettato a terra quando era ormaiprivo di sensi. Il decesso è stato poi provocatoda “un’asfissia da compressione delle struttu-re profonde vascolo-nervose del collo e l’ostru -

zione delle alte vie aeree”, conseguenza dello“strangolamento atipico” a cui lo ha sottopo-sto uno degli agenti. In seguito Soldi fu traspor-tato in ambulanza a pancia in giù, modalità “in -compatibile con una ventilazione efficace”.Secondo Luca Jacopo Lauri e Giovanni MariaSoldi, legali della famiglia, la relazione “dà con-to della brutalità dell'intervento”.

AN. GI.

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 13

» VINCENZO IURILLO

Napoli

C’è un filo che lega ilclan dei Casalesi aun traffico d’armiinternazionale in

paesi dove vige l’embargo edove non si potrebbe espor-tare nemmeno un proiettileper l’alta conflittualità inter-na. Un filo che collega fac-cendieri nel ramo elicotteri ecomponentistica militare, ereclutatori di mercenari dainviare nell’Africa laceratadalle guerre intestine, fino asfiorare ambienti del terrori-smo in Somalia. E’ il filo tesodal l’inchiesta della Dda diNapoli, curata dal procura-tore aggiunto Giuseppe Bor-relli e dai sostituti CatelloMaresca e Maurizio Giorda-no, dai contorni emersi nei30 decreti di perquisizioneeseguiti ieri all’alba dal Gicodi Venezia in 11 regioni conaccuse di associazione a de-linquere.

IL MAGGIOR NUMERO d e gl iindagati si concentra nel Ve-neto. Gli investigatori hannofrugato nei cassetti di un exambasciatore italiano in Ar-menia, un ambasciatore stra-niero in carica di un paese a-fricano (che ha opposto alleperquisizioni le guarentigiedel ruolo), ex alti ufficialidell’Esercito ed Andrea Par-di, l’amministratore di “S o-cietà Italiana Elicotteri”, le-gata ad Agusta Westland, consede a Roma. Pardi a ottobreè stato definito dalla redazio-ne di Report “noto per aver

tentato in passato di vendereelicotteri all’Ir a n ”. L’i m-prenditore aveva appenapicchiato e provato a distrug-gere la telecamera di uno de-gli inviati di Milena Gabanel-li, Giorgio Mottola, che si erarecato nella sede romana perfare domande sugli affari del-la società.

L’INCH IESTA ha preso il viadalle tracce seminate da unpersonaggio ritenuto vicinoai clan camorristici del Ca-sertano, Francesco Chiane-se. L’imprenditore si sarebbereinventato una carriera co-me addestratore in campimilitari dell’Africa. Si so-spetta inoltre che alcuni fac-

cendieri veneti si siano rifor-niti di armi grazie ai Casalesi.Nel giro, un napoletano conprecedenti per traffico d’ar -mi, con il ruolo di mediatoredi affari.

Le armi e la componenti-stica in vendita sarebberoper lo più di fabbricazione i-taliana, compresi i quattro e-licotteri da combattimentovenduti in Armenia. Il traffi-co d’armi avrebbe toccatoanche Nigeria, Somalia, Su-dan, Libia, Iran e altri paesisottoposti a embargo. E tra glioltre 50 indagati c’è un soma-lo legato ad ambienti terrori-sti islamici. Sono queste letracce di un lavoro investiga-tivo che nelle ultime settima-ne si è accelerato dopo lamessa in onda di reportagetelevisivi sul fenomeno deltraffico clandestino d’a rm i.Un lavoro che punta a scopri-re quali sono i canali e i mezziutilizzati per aggirare gli em-barghi e lucrare sulle tanteguerre in Africa.

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» DAVIDE MILOSA

Milano

Trentaquattro pagine perraccontare la cronaca di u-

na devastazione, metro permetro, strada per strada. AMilano, il primo maggio, pocopiù di sei mesi fa, nel giornod’esordio di Expo 2015. Tantobasta al giudice Banci Buona-mici per confermare dieci cu-stodie cautelari in carcere peraltrettanti presunti devasta-tori: cinque greci e cinque mi-lanesi.

NOVE GLI ARRESTATI, il deci-mo è ancora da reperire. Quin-dici in totale gli indagati

nell’inchiesta della Digoscoordinata dal procuratoreaggiunto Maurizio Romanelli.Area anarchica ateniese per igreci, area anarco-squat per iragazzi di Milano. Tutti arre-stati ieri. Dopo mesi d’indagi -ne e di visione di migliaia di fil-mati. Fotogramma per foto-

gramma, la Digos ha seguito legesta dei dieci, più riconosci-bili degli altri perché indossa-vano indumenti particolari enon la classica divisa nera delblocco. Erano 300, partiti dapiazza XXIV maggio. Con ladevastazione iniziata in via DeAmicis e deflagrata in largo

d’Ancona. “Tre ore di terrore -scrive il gip - con lesionede ll’ordine pubblico e gravepericolo per la pubblica inco-lum ità”. Tradotto in numeri:danneggiate 10 banche e 27 au-to, altre 17 macchine date allefiamme, e 18 negozi assaltati.

Secondo il giudice i dieci in-dagati “sono soggetti che fan-no della forma di protesta vio-lenta il loro vivere quotidia-no”. In particolare per i greci“il pericolo di reiterazione delreato appare evidente dal fattoche gli stessi, in modo organiz-zato hanno viaggiato e allog-giato insieme a Milano alloscopo di partecipare al cor-teo”. Alcuni di loro sono stati

controllati il 2 maggio vicinoall’hotel Occupato di via Rug-giero Settimo. Luoghi, dun-que. Prima e dopo il corteo.

N E L L’ORDINANZAse ne citanodiversi. Via Gola, ad esempio,zona storica dell’antagonismomilanese, da dove “è partito ungruppo compatto”. E ancora ilGiambellino e poi gruppi deicentri sociali Zam e Lambretta“che hanno tentato di sfonda-re il contingente di Forzedell’ordine schierato a prote-zione della sede della Rappre-sentanza in Italia della Com-missione Europea in corsoMagenta 61”. Pagina dopo pa-gina, l’ordinanza del giudice

che riprende in buona parte larichiesta della Procura, segue,violenza dopo violenza, i passidegli indagati. Uno dei milane-si, ad esempio, viene ricono-sciuto mentre attacca i repartidi polizia schierati a protezio-ne del centro. Lancia due pie-tre. Un altro italiano viene se-guito fino al momento in cuirovescia cassonetti dei rifiuti.L’indagine non si ferma. Nelmirino ci sono almeno altre15/20 persone. Tra queste, an-che i presunti registi della lo-gistica milanese. Perché, spie-ga il procuratore Romanelli,“quella del 1° maggio è stata u-na violenza organizzata”.

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Milano Gli arrestati per gli scontri sono cinque italiani e cinque greci. Quindici gli indagatiPRIMO MAGGIO

Blocco neroS econdola Digos glii ncappucc i at iin città erano300 La Pre ss e

C A SA L E SI

Sudan-S omalia:camorra, armie terrorismo

STATO ISLAMICO

Jihad in EuropaDalla Norvegiafino a Merano

Ro m a

Proselitismo via web eprogetti di attentatiin Medio Oriente eanche in nord Euro-

pa. Il gruppo terroristico le-gato all’Is e identificato ieridall’inchiesta del Ros di Ro-ma (chiamata JWeb), venivadiretto dalla cella di un car-cere in Norvegia. Regista ditutto il mullah Krekar che nel2001 fondò Ansar Al-Islam,gruppo terroristico curdosunnita smantellato in segui-to all’azione militare irache-na. Fuggito dall’Iraq e otte-nuto l’asilo politico in Nor-vegia, il mullah Krekar avevacontinuato a sostenere pub-blicamente l ’attività deigruppi dell’insorgenza sun-nita irachena di matrice jiha-dista. Ma parallelamente a-veva anche elaborato il pro-getto di un’or ganiz zazi oneche superasse i limiti mo-strati da Ansar al-Islam, at-traverso “moduli organizza-tivi che ne garantissero la im-penetrabilità e fossero com-patibili con la localizzazionedei membri in Europa”.

LE INDAGINI della procura diRoma hanno documentatominacce di “azioni violente”da compiere in Norvegia, co-me ritorsione contro l’arre -sto e la detenzione in quelPaese di Krekar. Diciassettegli arrestati, 16 curdi irachenie un kossovaro. Di questi set-te sono stati fermati in Italia,tra Bolzano, Merano e Bre-scia. E proprio nel comune diMerano i militari hanno indi-viduato una cellula terrori-

stica molto attiva sul frontedel proselitismo. L’utilizzodella rete, spiegano gli inve-stigatori, “ha consentito agliindagati di annullare le di-stanze tra gli associati, resi-denti in diversi Paesi euro-pei, permettendo loro dimantenere una forte coesio-ne di gruppo, rafforzata dallaperiodica e frequente parte-cipazioni a chat virtuali, e dirimanere in contatto con lapropria guida spirituale”.

L’ORG A NI Z Z A ZI O N E d i r et t adal mullah era denominataRawti Shax e nasceva attra-verso il ricorso massiccio aglistrumenti informatici conl’obiettivo di “educare” una

nuova generazione di curdi i-racheni (appartenenti alladiaspora curda in Europa) aun’ideologia radicale di ma-trice religiosa affinché si pre-parassero, in futuro, a soste-nere una rivolta violenta con-tro i regimi di infedeli che go-vernano nelle aree curde.

IN TERCET TATO in carcereKrekar ragiona su come por-tare “l’a zio ne” in Kurdistanma anche di come muoversiin Europa e negli Stati Uniti.“La morte per noi è il martirioe siamo pronti contro chiun-que occupa il Kurdistan, noidifendiamo il nostro paeseper questi che hanno brucia-to il Corano almeno 100 per-sone sono pronte in Europaed in Kurdistan a fare giusti-zia”. Il mullah sosteneva chele “dimensioni dell’offesa so-no più grandi dell’E u r op a ”.“Dobbiamo contattare anchealtre persone, noi cosa c’en -triamo con la Norvegia, con laGran Bretagna o gli Usa”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

C on ne c t ionIl businessr ig u a rd ala venditadi componen-ti di aerei, eli-cotteri e fucilim it rag l i ator iLa Pre ss e

P rotagonistiA sinistra, ilcom a nd a ntedei carabinierialtoate sini,Stefano Pao-lucci. Sopra, ilmullah KrekarAnsa

Trenta perquisizioniIndagato anche Pardidella “Società italianaelicotteri” legataad Agusta Westland

Ordini dal carcereIl mullah Krekarcoordinava il gruppoterroristico attivoin Italia da una cella

Expo, arriva la galera: per 10 “devast atori”

COSA NOSTRA A PALERMO

In cella il boss ProfetaIl quartiere protesta:“È un galantuomo”

q“FINOAQUANDOVIVO tutte le cosedevono passare da me”. Ultima parola

su tutto: dalle estorsioni alle semplici contro-versie tra cittadini. Quello di Salvatore Profeta,boss della vecchia mafia era un potere asso-luto nel mandamento palermitano di SantaMaria del Gesù. Per Profeta una condanna a 10anni scontata e un’altra all’ergastolo, per lastrage di via D’Amelio, espiata fino a quando

un pentito, scagionandolo, l’ha tirato fuori digalera. Ieri è tornato in galera dopo il blitz dellasquadra Mobile. Quando gli agenti sono an-dati ad arrestarlo insieme a due suoi familiari etre uomini d’onore, l'intero quartiere è sceso instrada a omaggiarlo. Donne, uomini, bambini."È un galantuomo, non come voi altri", hannogridato rivolgendosi agli agenti. Scarceratonel 2011 dopo le rivelazioni del collaboratore di

giustizia Gaspare Spatuzza, che ha ricostruitola fase preparatoria dell’attentato a Borsellinoscagionando Profeta e altri sei ergastolani,tutti del mandamento mafioso della Guada-gna, il padrino è tornato subito in attività. E lagente della zona non ha messo in discussioneneppure per un istante che, nonostante gli an-ni trascorsi in cella al 41 bis, fosse di nuovo lui illoro referente.

Page 14: Il Fatto 13-11-2015

14 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

EU ROPA-A F R IC A

A Malta i leader comunitaripromettono di finanziarei paesi d’origine per frenarel’emigrazione. Ma l’intesa siperde nella giungla di impegnipresi negli ultimi 13 anni

L’ennesimo piano risolutivoper salvare profughi (e Ue)

Za’atari Il campo dell’Onu in Giordania è divenuto una città di oltre 80 mila abitanti

Gli Champs-Élysées dei fuggiaschi sirianinella terra di mezzo tra guerra e futuro

IL REPORTAGE

» MARTA BELLINGRERIE VALERIA BRIGIDA

campo profughi di Za’atari(G i o rd a n i a )

Come si arriva in Italia sen-za morire in mare?”, chie-

de Basel da dietro il banconedella drogheria mentre pesaun chilo di fave. Basel viene daDa’ara e, prima della guerrafaceva il tassista. Siamo nelcampo profughi di Za’atari, 10chilometri dal confine con laSiria. Se non fosse per i checkpoint e i carri armati che co-stellano il perimetro, sembre-rebbe una nuova cittadina nelnord della Giordania. Qui oravivono circa 80.000 siriani.

Ogni mattina, sciami dibambini corrono verso lescuole allestite con gli aiuti in-ternazionali. Ogni tanto, le lo-

ro risate vengono rotte dalrombo dei caccia giordani.“E s e rc i t a z i o ni ! ”, dicono. Apoco più di 10 chilometri ci so-no i combattimenti: il regimedi Assad fian-c h e g g i a t o d aHezbollah, Irane Russia contro i“ribelli”, il FreeSyrian Armye glii s l a m i s t i d iAl-Nusra. E unnemico comune:l’Isis.

Nel tentativodi lasciar fuori ilcaos siriano e ar-ginare l’av an za-ta dell ’Isis , la

Giordania tiene chiuso il va-lico di Nasib, impedendo cosìl’arrivo di nuovi rifugiati.

Il sole è alto, ma il vento deldeserto è tagliente: Za’atari si

prepara al quar-to lungo e rigidoinverno di neve epiogge torren-ziali. A causa delclima e del pas-sare del tempo,l e t e n d e b l ud el l ’Unhcr sonstate sostituited a c o n t a i n e rbianchi. Il cuorep u l s a n t e d e lcampo è una lun-ga via che lo at-

traversa da parte a parte. Isuoi abitanti la chiamano gliChamps-Élysées: un grandemercato, fatto di piccoli nego-zi, che riproduce l'atmosferadi Dara’a, città siriana meri-dionale da cui proviene lamaggior parte di loro. SugliChamps-Élysées si viene perpasseggiare, chiacchierare efar la spesa: qui si scelgonocarne, legumi, frutta, verdu-ra, spezie.

IL MERCATOha rimesso in mo-to non solo la capacità di ripre-sa psicologica dei rifugiati, maanche l’economia delle citta-dine intorno. Perdendosi neldedalo di officine e botteghe ci

si dimentica che, attualmente,questo è il secondo campo pro-fughi più grande al mondo. C’èchi tra un sorso di caffè al car-damomo, di tè alla menta o allacannella, commenta le ultimenotizie dalla Siria che, per lascarsa copertura telefonica einternet, arrivano al rallenta-tore.

Un’anziana attraversa gliChamps-Élysées. Viene fer-mata da un giovane che le mo-stra l’occhio gonfio che dagiorni non dà tregua. Lei gliconsiglia l’antico rimedio:guardare per qualche minutodentro un bicchiere pienod’acqua e tutto passerà. “Sia lo-data la saggezza degli anzia-

» GIAMPIERO GRAMAGLIA

L’Europa tenta di fre-nare il flusso di mi-granti creando unfondo per l’A fr ic a.

L’ennesimo. Gli altri non sonoserviti, o almeno non sono ba-stati, assorbiti dall’eno rmi tàdei bisogni e dispersi nei rivolidella corruzione, dell’i n e f f i-cienza, delle rivalità. “Prioritàal l’A fri ca” è uno slogan che,dal G7 di Kananaskis in Cana-da, 2002, attraversa la brevestoria del Terzo millennio.

Anche questa volta, la mol-la che spinge i 28 dell’Ue a unpatto con l’Africa, il quinto, èl’emergenza immigrazione.Riuniti a Malta, i leader euro-pei ed africani si mettonod’accordo sulla creazione e lagestione di un Fondo da 1,8miliardi di euro.

L’obiettivo è lo sviluppo diquei Paesi – in particolare delCorno d’Africa, Sahel, Africasubsahariana – da cui il flussodi migranti è maggiore. Lasperanza è di ridurne la spin-ta: obiettivo non raggiungibi-le in tempi brevi. La pressio-ne, anzi, cresce: nelle ore delSummit, vi son state in marenuove tragedie, sulle vie deiBalcani nuove tensioni. E laSvezia, la più ospitale dei 28,ha reintrodotto i controlli allefrontiere.

A Malta, i 28, separatamen-te, parlano pure dei rapporticon la Turchia: sulla carta, cisono 3 miliardi per il governod i A n k a r a - 5 0 0 m i l i o n idall’Ue in 2 anni e gli altri dai

singoli Stati, 281 dall’Italia -perché gestisca i 2.200.000siriani sul suo territorio, sen-za farli partire per l’Euro pa.La Merkel, in questa fase l’a v-vocata della Turchia, annun-cia un incontro dei leaderdell’Ue con il presidente Er-dogan, il 29 novembre; e ag-giunge che le frizioni esternepossono mettere a repenta-glio la libertà di circolazioneinterna all’Unione. E già do-menica i Grandi si ritroveran-no in Turchia, ad Antalya, perun Summit del G20.

Per Matteo Renzi, “il bic-chiere è più che mezzo pie-no”: Renzi dice che, sull’A f r i-ca come sull’im m ig ra z io ne ,l’Italia non è più sola, che

“l’Europa ci ha seguito” e che“questo Vertice è un successoi ta l ia n o”. Il presidente dellaCommissione di BruxellesJean-Claude Juncker è menoottimista: il ritmo di redistri-buzione dei profughi da Italiae Grecia è troppo lento, “secontinuiamo così, a 130 in unmese, ne avremo ricollocati160 mila nel 2101”.

Il piano d’azione per l’A f r i-ca si articola in 5 punti: coo-perazione allo sviluppo; mi-grazione legale, cioè visti;protezione legale, cioè asilo;lotta ai clandestini e rimpatri.E si muove su un doppio bi-nario: investire in Africa perconvincere i giovani a noncercare d’arrivare in Europa erafforzare il meccanismo dei

rimpatri con la collaborazio-ne dei Paesi d’origine.

Il nuovo piano va ad au-mentare la giungla di accordie impegni esistente. Il primo,che era già legato all'idea di fa-vorire lo sviluppo nei Paesi diorigine per limitare l'emigra-zione, venne lanciato al ver-tice Ue-Africa di Lisbona nel2007 e riguardava il triennio2008-2010. Poi, passata la cri-si, i piani si sono succeduti aritmo serrato, sovrapponen-dosi e intersecandosi. Ci sonoil Development CooperationI ns t ru m en t (Dci), lo E ur o-p e a n D e v e l o p m e n t F u n d(Edf), lo European Neighbou-rhood Instrument (Eni), l’A-sylum, Migration and Inte-

gration Fund e l’Internal Se-curity Fund.

E ora lo stanziamento da 1,8miliardi passa attraverso unnuovo fondo: lo Eu Emergen-cy Trust Fund for Africa, crea-to con la firma a Malta. Non èperò evidente che gli Stati cimettano del loro: a tutt’oggi,ne sono stati raccolti un cen-tinaio e alcuni Paesi, comeCroazia, Cipro e Grecia, nonci hanno messo un soldo. L’O-landa è per il momento il mag-giore contributore, con 15 mi-lioni, davanti a Italia e Belgiocon 10 milioni. Probabile cheGermania, Parigi e Londra al-largheranno un po’ i cordonidella borsa.

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2 10 1Juncker “A questoritmo ridistribuiamoi migranti a fine secolo”

C a stel l ie tende

Il tavolo delsummit con

le 66 delega-zioni euro-a-

fricane e unatendopoli in

Au st r i a Re u te rs

Canti dell’e s i l ioTra i containerbi a nch isi è sviluppatoil commercioe anche uncomitato artistico

LIBANO ”DOPPIO KAMIKAZE DELL’I S I S”L’Isis ha rivendicato il doppio attentato suicida cheieri ha colpito il quartiere Borj al-Barajneh, periferiameridionale di Beirut e una delle roccaforti del grup-po sciita libanese Hezbollah che, alleato dell’I ra n ,combatte insieme ad Assad in Siria contro il Califfa-to. Almeno 41 persone sono morte e oltre 200 ferite,molte delle quali gravemente. Un terzo attentatoresi è fatto esplodere senza provocare vittime. Re u te rs

USA STOP FUMO IN ALLOGGI PUBBLICIObama ha intenzione di vietare il fumo in tutti gliedifici pubblici di edilizia popolare: non solo in spa-zi comuni e uffici, ma anche negli appartamenti. Seapprovata, la misura interesserebbe oltre un mi-lione di famiglie. Il divieto avrebbe impatto soprat-tutto a New York, dove esiste la maggiore concen-trazione di case popolari, con 400 mila personeche occupano circa 178 mila appartamenti.

ni!”risponde lui. Più giù un ra-gazzo parcheggia la bici da-vanti a un forno gremito digente. È la pizzeria “Salam”(inarabo “Pace”) che lavora a ci-clo continuo. In fila si può sen-tir parlare anche inglese per-ché “Salam”, è ormai il postodel personale delle ong inter-nazionali. Sette ragazzi indaf-farati impastano, stendono,

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 15

L’Unhcr è diventatoGrandi: tempismoperfetto per RenziIl nuovo capo dell’Agenzia per i rifugiati sarà italianoIl premier si attribuisce subito il merito della nomina

» STEFANO PASTA

Se l’Assemblea dell’Onu con-fermerà l’indicazione del se-g r e t a r i o g e n e r a l e B a nKi-moon, dal 2016 Filippo

Grandi sarà il nuovo il nuovo capodel l’Unhcr, l’Alto Commissariatoper i Rifugiati, tra gli organismi piùrilevanti delle Nazioni Unite. SubitoRenzi lo ha chiamato (“Gli ho detto:‘In bocca al lupo!’”) e, a margine delsummit sull’immigrazione tra paesiafricani e europei a Malta, ha detto diritenere la nomina un riconoscimen-to per il “crescente ruolo dell’Italia inqueste partite”. Sulla stessa linea ilministro Gentiloni e la presidentedella Camera Boldrini, mentre il sin-daco Pisapia parla di “riconoscimen-to a Milano” (Grandi è milanese) e ilgovernatore lombardo Maroni spera“che dalla sua posizione possa pre-venire i flussi”.

In realtà, ciò che pare aver per-messo al diplomatico italiano disconfiggere la candidatura della benpiù nota ex premier ed ex ministrodegli Esteri danese Helle Thor-ning-Schmidt, è la lunga carrieraproprio all’interno dell’Unhcr.Dal 1988, anche se l’impegnonella cooperazione in-ternazionale era iniziatoquattro anni prima: do-po due lauree (allaStatale di Milano ealla Pontificia U-niversità Grego-riana) e il ser-v i z i o c i v i l e

con Amnesty International, era par-tito come volontario con il CatholicRelief Service per aiutare i profughicambogiani in Tailandia. Poi il pas-saggio all’Unhcr, alternando il lavoroal quartier generale di Ginevra conmandati sul campo in Sudan, in Iraqdopo la Guerra del Golfo, nella regio-ne dei Grandi Laghi in Africa Centra-le e in Afghanistan, dove è stato capomissione per 4 anni. Dal 2005 al 2014,invece, il passaggio in Medio Orien-te, prima come vice e poi come capodell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che sioccupa di 5milioni rifugiati palesti-nesi. “Niente ti cambia la vita quantola Palestina – ha detto – mai avrei im-maginato la grandezza e la gravitàdell’ingiustizia perpetrata sui pale-stinesi”.

OGGI I PROFUGHI NEL MONDO so -no 60 milioni, un numero mai co-sì alto dalla Seconda guerramondiale. A 58 anni Grandi so-stituirà l'ex premier portogheseAntónio Guterres, che ha guida-

to nell’ultimo decennio l’agenziadell’Onu per i rifugiati, con 2

premi Nobel all’attivoe 10mila dipendentii n 1 2 3 p a e s i d e lmondo.

Negli ultimi duegiorni, l’Unhcr ha

p a r t e c i p a t oal l’atteso verti-c e d i M a l t asu ll ’i mm ig ra-zione tra i 22

paesi europei e i23 africani. Sebbe-

ne l’accordo finale sia stato approvatoa l l’unanimità, l’atmosfera è statatutt’altro che distesa. La Ue ha lan-ciato un Fondo fiduciario d’emergen -za per la lotta contro le cause profon-de della migrazione irregolare. Perl’intero continente africano la Com-missione ha stanziato 1,8 miliardi dieuro – la metà di quanto concesso allasola Turchia per motivi analoghi, fanotare la delegazione egiziana –chie -dendo agli Stati europei di integrarela somma (ad oggi 78,2 milioni, di cui10 dall’Italia). Ong come Amnesty eOxfam lo definiscono ‘un ricatto’: sol-di in cambio dei rimpatri dei migrantiirregolari. Di diverso avviso propriol’Unhcr: “Giudichiamo positiva – di -ce Carlotta Sami, portavoce per il SudEuropa – la consapevolezza che nonservono soluzioni ad hoc dei singolipaesi, ma una strategia strutturaledell’Europa verso l’Africa. Si può in-vestire nei rimpatri volontari, purchéaccompagnati da un progetto nel pae-se d’origine. Infine, nel documento siparla di vie legali sia per i rifugiati, siaper i migranti economici (revisionedella politica dei visti): bene, ora oc-corre concretizzare le ipotesi”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

farciscono, infornano e sfor-nano pizze: il più grande ha 28anni, il più piccolo 14. I loro sa-lari variano in base all’età, per-ché chi ha più anni ha più re-sponsabilità.

Più in là si rimane sorpresidall’incredibile quantità di ve-stiti colorati in stile Barbie. Èun negozio di abiti da sposa.Dentro anche un salone di bel-

lezza: l’angolo parrucchiere èuna sedia di fronte a uno spec-chio. Su un ripiano il sukkar, lozucchero che, scaldato, diven-ta caramello per la ceretta. Sa-ba’a e suo marito lavorano suappuntamento. “Pochi giornifa ho preparato 10 spose! Ledepilo, le trucco e le vesto peril grande giorno!” dice Saba’a.Aveva un salone di bellezza aDamasco. “Le ragazze qui sisposano molto giovani, già a 15anni”. I matrimoni sono moltofrequenti. Rappresentano unafesta che spezza la nostalgia diuna diaspora consolidata.

IL CANTANTE più quotato perle nozze di Za’atari è Abu Aliche, con la sua voce intensa eprofonda, fa vibrare l’anima.Abu Ali è anche un composi-tore: le sue liriche raccontanola ghurb a, l’esilio, una parolache se fino a poco tempo fa ap-parteneva alla letteratura di

ormai tre generazioni di pale-stinesi, ora domina anche icanti di resistenza popolare si-riani, nati tra le tende e i con-tainer di Za’atari. Abu Ali fini-sce il suo canto, e Hanadi si ri-scopre con gli occhi lucidi. Ha-nadi ha 20 anni ed è una pro-mettente poetessa. Insieme adAbu Ali fa parte del Comitatoartistico del campo.

Questa esile ragazza ha ini-ziato a scrivere e a interpretarei suoi testi a 16 anni. Precisa-mente nel marzo 2011, quandoproprio da Da’ara iniziavanole prime manifestazioni diprotesta contro il regime diAssad: “Non guardarmi conquello sguardo estraniato, so-no qua seduta a recitare i mieiversi, perché la mia ghurba miha reso triste, sono una ragaz-za tra le ragazze del campo, mala dignità, la mia dignità, mi facantare”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vicino al fronteLe tende dell’Un hc rsono state sostituite dacontainer per mitigareil freddo dell’i nve r nonel campo nato nel 2011e che ha ospitato anche100 mila personefoto di Marta Malaspina

SFIDA A MADRID

FUMATA NERAPER MAS,C ATA L O G NANEL CAOS» E. MARISOL BRANDOLINI

B a rce l l o n a

F umata nera nella se-conda votazione nelParlamento catala-

no per l’elezioned e l p r e s i-dent de ll aG en e r al i-tat. Ad Ar-t u r M a s ,presidentein funzioni ec a n d i d a t o d iJunts pel Sí, la lista indi-pendentista vincitrice delvoto di settembre, non sonoarrivati i voti necessari dal-la Candidatura d’UnitatPopula r, gli indipendenti-sti della sinistra radicale.Non è stata sufficiente laproposta avanzata da Massu una presidenza gestita inmaniera maggiormentecondivisa, con l’i n d i v i d u a-zione di 3 vicepresidenzecui delegare funzioni di go-verno e l’impegno del futu-ro esecutivo a sottoporsi aun voto di fiducia del Par-lamento da qui a 10 mesi. Larisposta di Antonio Baños,per la Cup, è stata di un “Notranquillo, frutto di coeren-za, che non chiude la portama chiede di andare piùlontano”, respingendo ladistinzione tra “in d i p e n-dentisti buoni e cattivi”. Ri-prendono perciò le trattati-ve tra le due liste per arri-vare a una soluzione al piùpresto. Per quanto il limiteper scongiurare nuove ele-zioni sia il 10 gennaio, la si-tuazione è singolare: c’è unParlamento che, appenainsediato, ha votato una di-chiarazione d’i n d i p e n d e n-za; Madrid che reagisce conuna sentenza del TribunalConstitucional che ne so-spende gli effetti, segnalan-do 21 rappresentanti delle i-stituzioni catalane respon-sabili dell’eventuale tra-sgressione, tra i quali lostesso Mas; e un governocatalano che è ancora quel-lo in funzione nella scorsalegislatura. “Non si trattad’aggirare la legalità, ma disostituire la legalità spa-gnola con quella catalana”,spiega Mas, che ama parla-re più d’obbedienza allarealtà catalana che di di-sobbedienza a quella spa-gnola. Ma, senza l’i n v e s t i-tura d’un nuovo governo,sarà impossibile rendereeffettive le disposizioni del-la dichiarazione d’i n d i p e n-denza.

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INUMERI

5I punti del piano d’azione perl’Africa: 1) cooperazione allosviluppo; 2) migrazione legale,cioè visti; 3) protezione legale,cioè asilo; 4) lotta ai clandestinie 5) rimpatri

1 ,8I miliardi del “fondo di fiducia”che Bruxelles è pronta a elargirea paesi d’origine dei migrantiper finanziare politiche disviluppo anti-emigrazione

3I miliardi che i 28 membri Ueconcederebbero ad Ankara pergestire l’emergenza migratoria:2 milioni e 200 milai siriani presenti in Turchia

LIBIA “ARMI DEGLI EMIRATI ALLE MILIZIE”Nuova grana per gli Emirati Arabi. E ancora imbaraz-zo per Bernardino Leon. Abu Dhabi avrebbe speditonell’estate scorsa armi ad alcuni gruppi “amici” dellemilizie libiche, violando l’embargo internazionale.Ciò proprio mentre il governo arabo stava offrendoall’inviato uscente dell’Onu in Libia un incarico re-munerato 50 mila dollari al mese. È quanto scrive ilNew York Times. La Pre ss e

GRECIA SCIOPERO GENERALE CON ARRESTIÈ stato segnato da una pioggia di sassi e molotovlanciati da anarchici contro la polizia, negozi dan-neggiati, cassonetti e auto in fiamme nel centro diAtene, il primo sciopero generale - che ha bloccatoil paese - contro le misure di austerità convocato daisindacati in Grecia da quando, in gennaio, è andatoal potere il governo di sinistra di Alexis Tsipras. Al-meno 3 manifestanti sono stati arrestati. La Pre ss e

Chi èFi l i p p oG ra n d i ,milanese,58 anni,è entratonell’Unhcrnel 1988, conm i ss i o n iin Africae MedioOriente. Dal2005 al 2014ha lavoratoall’U n r wa ,l’agenzia Onuper i profughip a l e st i n e s i

Protettrice Merkel e Erdogan.A sinistra, Juncker Re u te rs /A n s a

Page 15: Il Fatto 13-11-2015

14 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

EU ROPA-A F R IC A

A Malta i leader comunitaripromettono di finanziarei paesi d’origine per frenarel’emigrazione. Ma l’intesa siperde nella giungla di impegnipresi negli ultimi 13 anni

L’ennesimo piano risolutivoper salvare profughi (e Ue)

Za’atari Il campo dell’Onu in Giordania è divenuto una città di oltre 80 mila abitanti

Gli Champs-Élysées dei fuggiaschi sirianinella terra di mezzo tra guerra e futuro

IL REPORTAGE

» MARTA BELLINGRERIE VALERIA BRIGIDA

campo profughi di Za’atari(G i o rd a n i a )

Come si arriva in Italia sen-za morire in mare?”, chie-

de Basel da dietro il banconedella drogheria mentre pesaun chilo di fave. Basel viene daDa’ara e, prima della guerrafaceva il tassista. Siamo nelcampo profughi di Za’atari, 10chilometri dal confine con laSiria. Se non fosse per i checkpoint e i carri armati che co-stellano il perimetro, sembre-rebbe una nuova cittadina nelnord della Giordania. Qui oravivono circa 80.000 siriani.

Ogni mattina, sciami dibambini corrono verso lescuole allestite con gli aiuti in-ternazionali. Ogni tanto, le lo-

ro risate vengono rotte dalrombo dei caccia giordani.“E s e rc i t a z i o ni ! ”, dicono. Apoco più di 10 chilometri ci so-no i combattimenti: il regimedi Assad fian-c h e g g i a t o d aHezbollah, Irane Russia contro i“ribelli”, il FreeSyrian Armye glii s l a m i s t i d iAl-Nusra. E unnemico comune:l’Isis.

Nel tentativodi lasciar fuori ilcaos siriano e ar-ginare l’av an za-ta dell ’Isis , la

Giordania tiene chiuso il va-lico di Nasib, impedendo cosìl’arrivo di nuovi rifugiati.

Il sole è alto, ma il vento deldeserto è tagliente: Za’atari si

prepara al quar-to lungo e rigidoinverno di neve epiogge torren-ziali. A causa delclima e del pas-sare del tempo,l e t e n d e b l ud el l ’Unhcr sonstate sostituited a c o n t a i n e rbianchi. Il cuorep u l s a n t e d e lcampo è una lun-ga via che lo at-

traversa da parte a parte. Isuoi abitanti la chiamano gliChamps-Élysées: un grandemercato, fatto di piccoli nego-zi, che riproduce l'atmosferadi Dara’a, città siriana meri-dionale da cui proviene lamaggior parte di loro. SugliChamps-Élysées si viene perpasseggiare, chiacchierare efar la spesa: qui si scelgonocarne, legumi, frutta, verdu-ra, spezie.

IL MERCATOha rimesso in mo-to non solo la capacità di ripre-sa psicologica dei rifugiati, maanche l’economia delle citta-dine intorno. Perdendosi neldedalo di officine e botteghe ci

si dimentica che, attualmente,questo è il secondo campo pro-fughi più grande al mondo. C’èchi tra un sorso di caffè al car-damomo, di tè alla menta o allacannella, commenta le ultimenotizie dalla Siria che, per lascarsa copertura telefonica einternet, arrivano al rallenta-tore.

Un’anziana attraversa gliChamps-Élysées. Viene fer-mata da un giovane che le mo-stra l’occhio gonfio che dagiorni non dà tregua. Lei gliconsiglia l’antico rimedio:guardare per qualche minutodentro un bicchiere pienod’acqua e tutto passerà. “Sia lo-data la saggezza degli anzia-

» GIAMPIERO GRAMAGLIA

L’Europa tenta di fre-nare il flusso di mi-granti creando unfondo per l’A fr ic a.

L’ennesimo. Gli altri non sonoserviti, o almeno non sono ba-stati, assorbiti dall’eno rmi tàdei bisogni e dispersi nei rivolidella corruzione, dell’i n e f f i-cienza, delle rivalità. “Prioritàal l’A fri ca” è uno slogan che,dal G7 di Kananaskis in Cana-da, 2002, attraversa la brevestoria del Terzo millennio.

Anche questa volta, la mol-la che spinge i 28 dell’Ue a unpatto con l’Africa, il quinto, èl’emergenza immigrazione.Riuniti a Malta, i leader euro-pei ed africani si mettonod’accordo sulla creazione e lagestione di un Fondo da 1,8miliardi di euro.

L’obiettivo è lo sviluppo diquei Paesi – in particolare delCorno d’Africa, Sahel, Africasubsahariana – da cui il flussodi migranti è maggiore. Lasperanza è di ridurne la spin-ta: obiettivo non raggiungibi-le in tempi brevi. La pressio-ne, anzi, cresce: nelle ore delSummit, vi son state in marenuove tragedie, sulle vie deiBalcani nuove tensioni. E laSvezia, la più ospitale dei 28,ha reintrodotto i controlli allefrontiere.

A Malta, i 28, separatamen-te, parlano pure dei rapporticon la Turchia: sulla carta, cisono 3 miliardi per il governod i A n k a r a - 5 0 0 m i l i o n idall’Ue in 2 anni e gli altri dai

singoli Stati, 281 dall’Italia -perché gestisca i 2.200.000siriani sul suo territorio, sen-za farli partire per l’Euro pa.La Merkel, in questa fase l’a v-vocata della Turchia, annun-cia un incontro dei leaderdell’Ue con il presidente Er-dogan, il 29 novembre; e ag-giunge che le frizioni esternepossono mettere a repenta-glio la libertà di circolazioneinterna all’Unione. E già do-menica i Grandi si ritroveran-no in Turchia, ad Antalya, perun Summit del G20.

Per Matteo Renzi, “il bic-chiere è più che mezzo pie-no”: Renzi dice che, sull’A f r i-ca come sull’im m ig ra z io ne ,l’Italia non è più sola, che

“l’Europa ci ha seguito” e che“questo Vertice è un successoi ta l ia n o”. Il presidente dellaCommissione di BruxellesJean-Claude Juncker è menoottimista: il ritmo di redistri-buzione dei profughi da Italiae Grecia è troppo lento, “secontinuiamo così, a 130 in unmese, ne avremo ricollocati160 mila nel 2101”.

Il piano d’azione per l’A f r i-ca si articola in 5 punti: coo-perazione allo sviluppo; mi-grazione legale, cioè visti;protezione legale, cioè asilo;lotta ai clandestini e rimpatri.E si muove su un doppio bi-nario: investire in Africa perconvincere i giovani a noncercare d’arrivare in Europa erafforzare il meccanismo dei

rimpatri con la collaborazio-ne dei Paesi d’origine.

Il nuovo piano va ad au-mentare la giungla di accordie impegni esistente. Il primo,che era già legato all'idea di fa-vorire lo sviluppo nei Paesi diorigine per limitare l'emigra-zione, venne lanciato al ver-tice Ue-Africa di Lisbona nel2007 e riguardava il triennio2008-2010. Poi, passata la cri-si, i piani si sono succeduti aritmo serrato, sovrapponen-dosi e intersecandosi. Ci sonoil Development CooperationI ns t ru m en t (Dci), lo E ur o-p e a n D e v e l o p m e n t F u n d(Edf), lo European Neighbou-rhood Instrument (Eni), l’A-sylum, Migration and Inte-

gration Fund e l’Internal Se-curity Fund.

E ora lo stanziamento da 1,8miliardi passa attraverso unnuovo fondo: lo Eu Emergen-cy Trust Fund for Africa, crea-to con la firma a Malta. Non èperò evidente che gli Stati cimettano del loro: a tutt’oggi,ne sono stati raccolti un cen-tinaio e alcuni Paesi, comeCroazia, Cipro e Grecia, nonci hanno messo un soldo. L’O-landa è per il momento il mag-giore contributore, con 15 mi-lioni, davanti a Italia e Belgiocon 10 milioni. Probabile cheGermania, Parigi e Londra al-largheranno un po’ i cordonidella borsa.

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2 10 1Juncker “A questoritmo ridistribuiamoi migranti a fine secolo”

C a stel l ie tende

Il tavolo delsummit con

le 66 delega-zioni euro-a-

fricane e unatendopoli in

Au st r i a Re u te rs

Canti dell’e s i l ioTra i containerbi a nch isi è sviluppatoil commercioe anche uncomitato artistico

LIBANO ”DOPPIO KAMIKAZE DELL’I S I S”L’Isis ha rivendicato il doppio attentato suicida cheieri ha colpito il quartiere Borj al-Barajneh, periferiameridionale di Beirut e una delle roccaforti del grup-po sciita libanese Hezbollah che, alleato dell’I ra n ,combatte insieme ad Assad in Siria contro il Califfa-to. Almeno 41 persone sono morte e oltre 200 ferite,molte delle quali gravemente. Un terzo attentatoresi è fatto esplodere senza provocare vittime. Re u te rs

USA STOP FUMO IN ALLOGGI PUBBLICIObama ha intenzione di vietare il fumo in tutti gliedifici pubblici di edilizia popolare: non solo in spa-zi comuni e uffici, ma anche negli appartamenti. Seapprovata, la misura interesserebbe oltre un mi-lione di famiglie. Il divieto avrebbe impatto soprat-tutto a New York, dove esiste la maggiore concen-trazione di case popolari, con 400 mila personeche occupano circa 178 mila appartamenti.

ni!”risponde lui. Più giù un ra-gazzo parcheggia la bici da-vanti a un forno gremito digente. È la pizzeria “Salam”(inarabo “Pace”) che lavora a ci-clo continuo. In fila si può sen-tir parlare anche inglese per-ché “Salam”, è ormai il postodel personale delle ong inter-nazionali. Sette ragazzi indaf-farati impastano, stendono,

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 15

L’Unhcr è diventatoGrandi: tempismoperfetto per RenziIl nuovo capo dell’Agenzia per i rifugiati sarà italianoIl premier si attribuisce subito il merito della nomina

» STEFANO PASTA

Se l’Assemblea dell’Onu con-fermerà l’indicazione del se-g r e t a r i o g e n e r a l e B a nKi-moon, dal 2016 Filippo

Grandi sarà il nuovo il nuovo capodel l’Unhcr, l’Alto Commissariatoper i Rifugiati, tra gli organismi piùrilevanti delle Nazioni Unite. SubitoRenzi lo ha chiamato (“Gli ho detto:‘In bocca al lupo!’”) e, a margine delsummit sull’immigrazione tra paesiafricani e europei a Malta, ha detto diritenere la nomina un riconoscimen-to per il “crescente ruolo dell’Italia inqueste partite”. Sulla stessa linea ilministro Gentiloni e la presidentedella Camera Boldrini, mentre il sin-daco Pisapia parla di “riconoscimen-to a Milano” (Grandi è milanese) e ilgovernatore lombardo Maroni spera“che dalla sua posizione possa pre-venire i flussi”.

In realtà, ciò che pare aver per-messo al diplomatico italiano disconfiggere la candidatura della benpiù nota ex premier ed ex ministrodegli Esteri danese Helle Thor-ning-Schmidt, è la lunga carrieraproprio all’interno dell’Unhcr.Dal 1988, anche se l’impegnonella cooperazione in-ternazionale era iniziatoquattro anni prima: do-po due lauree (allaStatale di Milano ealla Pontificia U-niversità Grego-riana) e il ser-v i z i o c i v i l e

con Amnesty International, era par-tito come volontario con il CatholicRelief Service per aiutare i profughicambogiani in Tailandia. Poi il pas-saggio all’Unhcr, alternando il lavoroal quartier generale di Ginevra conmandati sul campo in Sudan, in Iraqdopo la Guerra del Golfo, nella regio-ne dei Grandi Laghi in Africa Centra-le e in Afghanistan, dove è stato capomissione per 4 anni. Dal 2005 al 2014,invece, il passaggio in Medio Orien-te, prima come vice e poi come capodell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che sioccupa di 5milioni rifugiati palesti-nesi. “Niente ti cambia la vita quantola Palestina – ha detto – mai avrei im-maginato la grandezza e la gravitàdell’ingiustizia perpetrata sui pale-stinesi”.

OGGI I PROFUGHI NEL MONDO so -no 60 milioni, un numero mai co-sì alto dalla Seconda guerramondiale. A 58 anni Grandi so-stituirà l'ex premier portogheseAntónio Guterres, che ha guida-

to nell’ultimo decennio l’agenziadell’Onu per i rifugiati, con 2

premi Nobel all’attivoe 10mila dipendentii n 1 2 3 p a e s i d e lmondo.

Negli ultimi duegiorni, l’Unhcr ha

p a r t e c i p a t oal l’atteso verti-c e d i M a l t asu ll ’i mm ig ra-zione tra i 22

paesi europei e i23 africani. Sebbe-

ne l’accordo finale sia stato approvatoa l l’unanimità, l’atmosfera è statatutt’altro che distesa. La Ue ha lan-ciato un Fondo fiduciario d’emergen -za per la lotta contro le cause profon-de della migrazione irregolare. Perl’intero continente africano la Com-missione ha stanziato 1,8 miliardi dieuro – la metà di quanto concesso allasola Turchia per motivi analoghi, fanotare la delegazione egiziana –chie -dendo agli Stati europei di integrarela somma (ad oggi 78,2 milioni, di cui10 dall’Italia). Ong come Amnesty eOxfam lo definiscono ‘un ricatto’: sol-di in cambio dei rimpatri dei migrantiirregolari. Di diverso avviso propriol’Unhcr: “Giudichiamo positiva – di -ce Carlotta Sami, portavoce per il SudEuropa – la consapevolezza che nonservono soluzioni ad hoc dei singolipaesi, ma una strategia strutturaledell’Europa verso l’Africa. Si può in-vestire nei rimpatri volontari, purchéaccompagnati da un progetto nel pae-se d’origine. Infine, nel documento siparla di vie legali sia per i rifugiati, siaper i migranti economici (revisionedella politica dei visti): bene, ora oc-corre concretizzare le ipotesi”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

farciscono, infornano e sfor-nano pizze: il più grande ha 28anni, il più piccolo 14. I loro sa-lari variano in base all’età, per-ché chi ha più anni ha più re-sponsabilità.

Più in là si rimane sorpresidall’incredibile quantità di ve-stiti colorati in stile Barbie. Èun negozio di abiti da sposa.Dentro anche un salone di bel-

lezza: l’angolo parrucchiere èuna sedia di fronte a uno spec-chio. Su un ripiano il sukkar, lozucchero che, scaldato, diven-ta caramello per la ceretta. Sa-ba’a e suo marito lavorano suappuntamento. “Pochi giornifa ho preparato 10 spose! Ledepilo, le trucco e le vesto peril grande giorno!” dice Saba’a.Aveva un salone di bellezza aDamasco. “Le ragazze qui sisposano molto giovani, già a 15anni”. I matrimoni sono moltofrequenti. Rappresentano unafesta che spezza la nostalgia diuna diaspora consolidata.

IL CANTANTE più quotato perle nozze di Za’atari è Abu Aliche, con la sua voce intensa eprofonda, fa vibrare l’anima.Abu Ali è anche un composi-tore: le sue liriche raccontanola ghurb a, l’esilio, una parolache se fino a poco tempo fa ap-parteneva alla letteratura di

ormai tre generazioni di pale-stinesi, ora domina anche icanti di resistenza popolare si-riani, nati tra le tende e i con-tainer di Za’atari. Abu Ali fini-sce il suo canto, e Hanadi si ri-scopre con gli occhi lucidi. Ha-nadi ha 20 anni ed è una pro-mettente poetessa. Insieme adAbu Ali fa parte del Comitatoartistico del campo.

Questa esile ragazza ha ini-ziato a scrivere e a interpretarei suoi testi a 16 anni. Precisa-mente nel marzo 2011, quandoproprio da Da’ara iniziavanole prime manifestazioni diprotesta contro il regime diAssad: “Non guardarmi conquello sguardo estraniato, so-no qua seduta a recitare i mieiversi, perché la mia ghurba miha reso triste, sono una ragaz-za tra le ragazze del campo, mala dignità, la mia dignità, mi facantare”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vicino al fronteLe tende dell’Un hc rsono state sostituite dacontainer per mitigareil freddo dell’i nve r nonel campo nato nel 2011e che ha ospitato anche100 mila personefoto di Marta Malaspina

SFIDA A MADRID

FUMATA NERAPER MAS,C ATA L O G NANEL CAOS» E. MARISOL BRANDOLINI

B a rce l l o n a

F umata nera nella se-conda votazione nelParlamento catala-

no per l’elezioned e l p r e s i-dent de ll aG en e r al i-tat. Ad Ar-t u r M a s ,presidentein funzioni ec a n d i d a t o d iJunts pel Sí, la lista indi-pendentista vincitrice delvoto di settembre, non sonoarrivati i voti necessari dal-la Candidatura d’UnitatPopula r, gli indipendenti-sti della sinistra radicale.Non è stata sufficiente laproposta avanzata da Massu una presidenza gestita inmaniera maggiormentecondivisa, con l’i n d i v i d u a-zione di 3 vicepresidenzecui delegare funzioni di go-verno e l’impegno del futu-ro esecutivo a sottoporsi aun voto di fiducia del Par-lamento da qui a 10 mesi. Larisposta di Antonio Baños,per la Cup, è stata di un “Notranquillo, frutto di coeren-za, che non chiude la portama chiede di andare piùlontano”, respingendo ladistinzione tra “in d i p e n-dentisti buoni e cattivi”. Ri-prendono perciò le trattati-ve tra le due liste per arri-vare a una soluzione al piùpresto. Per quanto il limiteper scongiurare nuove ele-zioni sia il 10 gennaio, la si-tuazione è singolare: c’è unParlamento che, appenainsediato, ha votato una di-chiarazione d’i n d i p e n d e n-za; Madrid che reagisce conuna sentenza del TribunalConstitucional che ne so-spende gli effetti, segnalan-do 21 rappresentanti delle i-stituzioni catalane respon-sabili dell’eventuale tra-sgressione, tra i quali lostesso Mas; e un governocatalano che è ancora quel-lo in funzione nella scorsalegislatura. “Non si trattad’aggirare la legalità, ma disostituire la legalità spa-gnola con quella catalana”,spiega Mas, che ama parla-re più d’obbedienza allarealtà catalana che di di-sobbedienza a quella spa-gnola. Ma, senza l’i n v e s t i-tura d’un nuovo governo,sarà impossibile rendereeffettive le disposizioni del-la dichiarazione d’i n d i p e n-denza.

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INUMERI

5I punti del piano d’azione perl’Africa: 1) cooperazione allosviluppo; 2) migrazione legale,cioè visti; 3) protezione legale,cioè asilo; 4) lotta ai clandestinie 5) rimpatri

1 ,8I miliardi del “fondo di fiducia”che Bruxelles è pronta a elargirea paesi d’origine dei migrantiper finanziare politiche disviluppo anti-emigrazione

3I miliardi che i 28 membri Ueconcederebbero ad Ankara pergestire l’emergenza migratoria:2 milioni e 200 milai siriani presenti in Turchia

LIBIA “ARMI DEGLI EMIRATI ALLE MILIZIE”Nuova grana per gli Emirati Arabi. E ancora imbaraz-zo per Bernardino Leon. Abu Dhabi avrebbe speditonell’estate scorsa armi ad alcuni gruppi “amici” dellemilizie libiche, violando l’embargo internazionale.Ciò proprio mentre il governo arabo stava offrendoall’inviato uscente dell’Onu in Libia un incarico re-munerato 50 mila dollari al mese. È quanto scrive ilNew York Times. La Pre ss e

GRECIA SCIOPERO GENERALE CON ARRESTIÈ stato segnato da una pioggia di sassi e molotovlanciati da anarchici contro la polizia, negozi dan-neggiati, cassonetti e auto in fiamme nel centro diAtene, il primo sciopero generale - che ha bloccatoil paese - contro le misure di austerità convocato daisindacati in Grecia da quando, in gennaio, è andatoal potere il governo di sinistra di Alexis Tsipras. Al-meno 3 manifestanti sono stati arrestati. La Pre ss e

Chi èFi l i p p oG ra n d i ,milanese,58 anni,è entratonell’Unhcrnel 1988, conm i ss i o n iin Africae MedioOriente. Dal2005 al 2014ha lavoratoall’U n r wa ,l’agenzia Onuper i profughip a l e st i n e s i

Protettrice Merkel e Erdogan.A sinistra, Juncker Re u te rs /A n s a

Page 16: Il Fatto 13-11-2015

16 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

I DATI ISTAT

Crollo dei matrimoni,unioni di fattoraddoppiate in 7 anni

qSEMPRE MENO matrimoni e sem-pre più unioni di fatto, anche con figli.

I primi restano maggiori in valore assoluto,ma la forbice tra i due istituti si riduce in ma-niera costante. La fotografia diffusa ieridall’Istat parla di convivenze fra celibi e nu-bili arrivate ormai a 641 mila totali nel bien-nio 2013-14: il doppio rispetto al 2008 e die-ci volte quelle del periodo 1993-94. In que-

sta forma di famiglia, che di certo non rap-presenta più una novità, c’è spazio ancheper i figli. Più di un bambino su quattro, tra inati lo scorso anno, ha genitori non sposati.I matrimoni, infatti, vivono da tempo undrastico calo: nel 2014 ne sono stati cele-brati circa 190 mila mentre sei anni prima i“sì” pronunciati al sindaco (o al parroco) e-rano stati quasi 250 mila. Tradotto, significa

che dal 2008 a oggi, ogni anno ci sono stati10 mila nuovi matrimoni in meno. Nellostesso arco temporale, invece, le unioni difatto totali sono cresciute con una media di53 mila all’anno. La convivenza, insomma,va sempre più di moda nonostante la legi-slazione italiana continui a non riconosceretutela giuridica discriminando le coppieche decidono di non convolare a nozze.

Chagall vietato ai minori:l’assurda tolleranza estremistaParadossi Firenze, una scuola annulla la visita alla mostra in cui si espone“La Crocifissione Bianca” perché “urta la sensibilità dei non cattolici”

» CATERINA SOFFICI

Fi re n ze

Per venire incontro allasensibilità di famiglienon cattoliche”. Conquesta motivazione è

stata annullata una gita diclasse alla mostra di PalazzoStrozzi “Bellezza divina”, de-dicata al rapporto tra arte e sa-cro. Vittime della folle deci-sione – presa non è chiaro dachi – sono i bambini della ter-za elementare dell’Ist itutoMatteotti di Firenze. La gitanon si farà “visto il tema reli-gioso della mostra”, si leggenel verbale della riunione delconsiglio interclasse tenutosilo scorso 9 novembre e distri-buito a tutti i genitori.

ERA ABBASTANZA pro ba bi leche la mostra avesse un temareligioso, dato che l’esposizio -ne è dedicata proprio a inda-gare il rapporto tra l’arte e ilsacro, con prestiti d’eccellen -za da ogni parte del mondo,cosa rara per l’Italia maestranel prestare all’estero i propricapolavori e decisamente me-no efficace nell’operazione in-versa.

Complice la visita del Papa aFirenze la settimana scorsa,questa volta a Palazzo Strozzisono arrivati grandi capolavo-ri tra cui la “C r oc i f is s i on ebianca” di Marc Chagall, pro-veniente dall’Art Institute diChicago, famosa tra l’altro peressere il quadro preferito diPapa Francesco, come lui stes-so ha raccontato nel libro in-tervista El Jesuita. E molte al-tre celebri opere come “L’An -g el us ” di Jean-François Mil-let, eccezionale prestito dal

Musée d’Orsay di Parigi o la“Pi e tà ” di Vincent van Goghdei Musei Vaticani, la “Croci -f is si on e” di Renato Guttusodelle collezioni della GalleriaNazionale d’Arte Moderna diRoma.

Dopo le proteste dei genito-ri e la pubblicazione della no-tizia sul quotidiano locale LaNazione, la scuola si è subitoaffrettata ad aggiustare il tiro,dicendo che non c’è stato al-cun annullamento e che laprogrammazione è ancora in

corso e quindi non è detto chela visita non si faccia.

Qualunque sarà l’ep i l o g odella vicenda, il caso è un buo-no spunto per un ragionamen-to al di là della cronaca e delfatto specifico. Perché l’ecces -so del politicamente correttotende ormai a sconfinarenell’idiozia globale, dove nonsi riesce più a capire il limitetra l’offesa dell’altro e la difesadi alcuni valori che la culturaoccidentale dovrebbe ritene-re non negoziabili. Come la li-bertà dell’arte e di ogni formadi espressione artistica. Chisarebbero le “famiglie noncattoliche” per le quali è statomesso in atto il provvedimen-to? Se sono famiglie laiche,non se ne capisce il motivo, da-to che erano laici anche moltidegli artisti in mostra, se nonaddirittura atei dichiarati. Se

invece si pensa che portare deibambini a vedere un quadroraffigurante una crocifissionepossa urtare la sensibilità di unmusulmano o di un ebreo, sia-mo alla follia. Solo le dittaturee le teocrazie hanno pauradell’arte. E una scuola stataleitaliana non può aprire a taliforme di oscurantismo. Per in-tenderci: se alla mensa di unascuola pubblica non si dà l’op -zione di evitare il maiale, si di-scriminano i bambini musul-mani o ebrei. E su questo, cre-do, nessuno avrà da ridire (ec-cetto Salvini e i suoi accoliti).

SE IN UNA SCUOLA si decide dinon fare il presepe per Nataleper non urtare la sensibilitàdei non credenti, è una sceltafatta nel nome della laicità enon confessionalità dellascuola italiana. Se ne può di-scutere, in quanto il presepe èanche espressione di una tra-dizione e cultura popolare chealtrimenti va persa, ma la de-cisione in sé risponde a unasua logica. Ma impedire a deibambini la visione di una mo-stra dove i grandi artisti si in-terrogano sul significato delsacro nel mondo moderno è u-na pura e semplice idiozia. Ilprossimo passo in questa dire-zione porta a giustificare la di-struzione dei Buddha in Af-ghanistan da parte dei taleba-ni, perché “offendevano lasensibilità” dei musulmani. E,perché no, la devastazione diPalmira da parte dei milizianidel l’Isis. Sembrano paragonieccessivi, ma a ben guardarenon lo sono. Il punto di parten-za è lo stesso: l’into llera nzaverso la diversità.

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Palazzo Strozzi La mostra “Bellezza divina” a Firenze Ansa

Politically correct?Scelta assurda eoscurantista: solo ledittature e le teocraziehanno paura dell’ar te

SEGUE DALLA PRIMA

» SILVIA TRUZZI

Si aggira tra gli scaffali,sfoglia i volumi, alcuni li

infila dentro una busta. Finqui nulla di strano: sono di-versi titoli, tenerli in manoè complicato. Alla fine delgiro, con troppa fretta, gua-dagna l’uscita “d i m e n t i-can dosi” di passare allacassa. E non è un partico-lare da poco, o meglio dapochi euro: il virtuale scon-trino finale era di 318 eu-ro.

COMUNQUE un addetto allavigilanza nota il 41enne, ov-viamente lo ferma. E chia-ma la polizia. “Il ladro di li-bri ha negato fino all’u lt i-mo”, scrive nel trafiletto ilquotidiano di Roma. “Poi,però, quando gli è statochiesto di mostrare cosa na-scondeva nella busta, nonha potuto negare l’eviden -za”. Alla fine ha dovuto vuo-tare il sacchetto e dunqueanche il sacco. Con gli agen-ti si è scusato e giustificato,spiegando che è un appas-sionato di libri, ama moltoleggere, ma non se li puòpermettere. È stato arresta-to con l’accusa di furto ag-gravato. La notizia colpisceNori Corbucci – scrittrice emoglie dello scomparsoSergio – che su Twitter hapubblicato un post di soli-darietà: “A mio giudizionon meritava le manette.Invito le persone giuste ascrivere un pensiero suquesta vicenda”. Ovvia-mente rubare è un reato, c’èanche un comandamentoapposta e i libri non sono res

extra commercium. Ma so-no una mercanzia moltospeciale. Il senso lo ha spie-gato con una battuta fulmi-nante il vicepresidente diMondadori libri, GianniFerrari: “L’editoria è unostrano mestiere. Usa lo spi-rito per fare soldi, e i soldiper fare lo spirito”. Perchétra le altre cose, come spie-ga Proust ne La fuggitiva“un libro ci dà i mezzi perleggere in noi stessi”: chissàora cosa leggerà dentro di sé

il nostro ladro. Ma c’è qual-cuno che non lo condanna:chi ci ha segnalato questastoria, è disposto a dargli u-na mano, anonimamente.

IN QUESTI TEMPIdi povertàdiffusa - in un Paese dove ilsistema bibliotecario fun-ziona spesso male - i libri so-no un lusso. Vero: 318 eurosono molti soldi. Un po’troppi: fosse stato un solo ti-tolo, forse la libreria avreb-be chiuso un occhio e la fac-cenda si sarebbe conclusasenza conseguenze. Però u-na cosa possiamo dirla: il la-dro di libri non ha agito permotivi abbietti, né futili.Leggere nutre come man-giare.

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In calo In libreria La Pre ss e

LA STORIA

Il ladro di librie la legge chenon sa leggere

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 17

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Te m p o

55 d’oro) quelle sporche. E traqueste diverse di Londra 2012,che rischiano di passare allastoria come i Giochi più dopatidella storia. E sembra volersparare sulla Croce Rossa ri-cordare che il capo del Comi-tato Organizzatore di quelleOlimpiadi è lo stesso Lord Se-bastian Coe che oggi, a capodella Iaaf, annuncia pulizia erigore urbi et orbi.

PER LONDRA 2012 fu costruiton el l ’Essex un enorme centroantidoping al costo di circa 20milioni e tutti gli atleti meda-gliati, come da protocollo, fu-rono sottoposti ai controlli.Eppure, sarebbero come mi-nimo una decina le medagliesporche. Oggi, qualcuno diceanche di più. Tra questi il so-spetto corre subito ai russi, cheieri hanno per la prima voltaammesso la veridicità di alcu-ne delle accuse della Wada neiloro confronti: a Kirdyapkin,oro nella 50 km di marcia esqualificato nel 2015; Lashma-nova, oro nella 20km di marciaei squalificata nel 2014; Savi-nova e Poistogova, oro e bron-zo negli 800 metri e con squa-lifica a vita pendente dal 2015.E così via. Ma siccome non èsolo un problema russo eccoche gli inquirenti stanno stu-diando a fondo le medaglie diKenya, Stati Uniti, Italia, Fran-cia, Turchia, per non parlaredella stessa Gran Bretagna e

degli stranivalori emati-ci nel corsodel tempo diMo Farah: i-dolo di casa aLondra 2012e doppio oroann unci atonei 5 mila e 10

mila metri. Insomma, nel fa-moso database c’è veramentemateriale per riscrivere la sto-ria dell’atletica mondiale,sempre che federazioni e go-verni non preferiscano, percalcoli strategici e geopolitici,e ovviamente per insabbiaretutto, limitarsi a demonizzareil wh is tle bl owe r come è statonel caso di Snowden.

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Anzi, le uniche dichiarazio-ni, fatte solo dopo che i leakssono usciti sui media, eranotutte indirizzate a demolire lafonte, come nel caso del più fa-moso wh istleblower EdwardSnowden, e non a valutare nelmerito i documenti. Come ilcomunicato del neo presiden-te Iaaf, il baronetto SebastianCoe, già vicepresidente e brac-cio destro dell’ex caudillo

dell’atletica mondiale LamineDiack (oggi al centro delloscandalo e indagato in Fran-cia), che dopo aver dormitoper dieci anni si è svegliato soloper minacciare vie legali con-tro la fonte.

Ma cosa dice in buona so-stanza il report? Dice che, li-mitandosi alle medaglie olim-piche o mondiali tra il 2001 e il2012, sono almeno 146 (di cui

P rimea m m i ss ion iA sinistra, Ele-na Lashmano-va; sotto, Ser-gey Kirdyapki-na. Sopra, lace r i mon i adi Londra 2012A n s a / La Pre ss e

A» LUCA PISAPIA

nche l’atletica ha il suo w h i-stleblower, la fonte interna dicui non si conosce l’i de nt it àche ha rivelato ai media leprove dell’enorme scandalodoping in corso. Il report di323 pagine presentato lunedìd al l’agenzia mondiale anti-doping Wada conclude infattiavvisando che “la Russia nonè l’unica nazione con un siste-ma antidoping fasullo, e l’a-tletica non è l’unico sport in-teressato”, perché l’inchiestava avanti: gli accenni alle nuo-ve direzioni delle indagini so-no già presenti nel report, masono secretati per non inter-ferire con la parallela inchie-sta dell’Interpol in pieno svol-gimento.

Dopo le testimonianze de-gli atleti russi che pagavanoper nascondere la loro positi-vità, raccolte a dicembre dallatv tedesca Ard e che hanno da-to il via allo scandalo doping, ainizio agosto la stessa Ard e ilbritannico Sunday Times di -chiarano di essere in possessodi documenti esplosivi: undossier in cui sono presenti ol-tre 12 mila test condotti dal2001 al 2012 su circa 5 mila a-tleti. Bene, dall’analisi di que-ste carte gli esperti consultatiricavano che almeno 800 atletihanno “valori incredibilmen-te anormali” facendo ritenere“con ragionevole certezza cheabbiano assunto doping”.

QUESTA ENORME banca dati,destinata a riscrivere la storiarecente dello sport mondiale,somiglia clamorosamente aquella sequestrata al medicoazzurro Giuseppe Fischettodalla Procura di Bolzano, chenel 2012 ha aperto un proce-dimento in seguito al caso AlexSchwazer, trovato positivoall’Epo prima di Londra 2012.Anzi, si può ragionevolmentesostenere che sia lo stesso dos-sier in mano alla Iaaf, magariaggiornato, arrivato ad agostoad Ard e Sunday Times. Perquesto, anche se non è dato sa-pere chi sia “la fonte internadella Iaaf”, così chiamata, chelo ha fatto arrivare ai media, èragionevole pensare che abbiacollegamenti con l’Italia. Quelche è certo, però, è che questodossier è stato inviato que-st’anno da Bolzano alla Wada,che ha aperto un’inchiesta suae sarà parte civile nel processoche comincerà tra due setti-mane a Bolzano, ma era dasempre, con continui aggior-namenti, in possesso dellaIaaf, che sapeva tutto e non hafatto nulla.

In sala “Ricomincio da tre”Il film debutto di Massimo Troisitorna restaurato 35 anni dopo, il 23e 24 novembre. La pellicola vinse 2David di Donatello e 4 nastri d’argento

Gb, De Biasi è il miglioreSecondo il “Te l e g r a p h” il misteritaliano dell’Albania è il quintomiglior allenatore del mondo,il primo degli italiani. Conte è nono

La Samp sceglie MontellaÈ arrivato il via libera dalla Fiorentina,club con il quale il tecnico restavalegato da una clausola rescissoria.Manca solo l’annuncio ufficiale

Non solo Russia: una golaprofonda riscrive la storia

IL “CASO SNOWDEN” DE L L’ATLETICA DOPATAWIKILEAKS A 5 CERCHI L’OPI N ION E

D RO GAT E V ITUT TI(PER AMOREDELLO SPORT)» STEFANO CITATI

A llora drogatevi tut-ti e lasciateci tifaresenza remore voi

robot di carne protagonistidella telefinzione in direttae senza fine. Ab-biamo vistoLance Ar-ms tro ngriso rgered a l c a n-cro e vin-cere 7 Tourdi fila che val-gono uno 0 tondo come unbuco di siringa d’Epo. Ab-biamo visto nell’88 BenJohnson correre i 100 metria Seul in 9” e 79 centesimi,che valgono 0 in pagella.Poi ci sono i morti, da cele-brare come santini tristi, a-nime maciullate da noi can-nibali dell’e nte rt ain me nt(“attività che attira l’a t t e n-zione di un’audi ence ”) agetto continuo: MarcoPantani e Florence Griffi-th-Joyner (i 100 metri nes-suna donna li correrà piùcosì veloci)? Nell’era digi-tale il consumo di “sportbusiness”è in crescita espo-nenziale, anche se un po’meno usato rispetto al pas-sato come strumento di glo-rificazione della potenza diuna Nazione (ad esempio, i“sup er-atle ti” del bloccosovietico fino alla cadutadel Muro o le nuotatrici-ra-na cinesi mietitrici di me-daglie d’oro a Roma nel ‘94?Che fine hanno fatto quellecolossali bambine?). Il pro-dotto-campione indissolu-bilmente legato al prodot-to-evento va venduto a ri-petizione, nel circolo vir-tuoso dei record che hannocome spirale inversa quellod e ll ’obbligo della riprodu-cibilità continua del gesto,da vedere e rivedere. E al-lora non si dopano solo gliesseri umani, ma anche legare, tra combine e “b i s c o t-ti”, si falsificano i controlli ole strutture di garanzia, le-gate spesso alle federazioniche sfornano campioni evittorie e dunque spettacolida moltiplicare sui media.Ritmi inumani, vittorie su-bito o poco dopo cancellatee la fiducia dello spettatoredrogato di performance al-trui che crolla come i globu-li rossi degli sportivi spre-muti dopo una gara.

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P illola

n E WENGERACC U SAIL CALCIO“Non ho maichiesto aimiei calciato-ri di fareun’iniezioneper migliora-re le presta-zioni. Ma nontutti si com-portano inquesto mo-d o”. Lo hadetto inun’i n te r v i s t aa L’Eq u i p eSport andStyle il tecni-co dell’A rs e -nal ArsèneWenger. “So-no sicurol’Arsenal ab-bia affrontatomolte squa-dre che han-no una diver-sa opinione”

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16 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

I DATI ISTAT

Crollo dei matrimoni,unioni di fattoraddoppiate in 7 anni

qSEMPRE MENO matrimoni e sem-pre più unioni di fatto, anche con figli.

I primi restano maggiori in valore assoluto,ma la forbice tra i due istituti si riduce in ma-niera costante. La fotografia diffusa ieridall’Istat parla di convivenze fra celibi e nu-bili arrivate ormai a 641 mila totali nel bien-nio 2013-14: il doppio rispetto al 2008 e die-ci volte quelle del periodo 1993-94. In que-

sta forma di famiglia, che di certo non rap-presenta più una novità, c’è spazio ancheper i figli. Più di un bambino su quattro, tra inati lo scorso anno, ha genitori non sposati.I matrimoni, infatti, vivono da tempo undrastico calo: nel 2014 ne sono stati cele-brati circa 190 mila mentre sei anni prima i“sì” pronunciati al sindaco (o al parroco) e-rano stati quasi 250 mila. Tradotto, significa

che dal 2008 a oggi, ogni anno ci sono stati10 mila nuovi matrimoni in meno. Nellostesso arco temporale, invece, le unioni difatto totali sono cresciute con una media di53 mila all’anno. La convivenza, insomma,va sempre più di moda nonostante la legi-slazione italiana continui a non riconosceretutela giuridica discriminando le coppieche decidono di non convolare a nozze.

Chagall vietato ai minori:l’assurda tolleranza estremistaParadossi Firenze, una scuola annulla la visita alla mostra in cui si espone“La Crocifissione Bianca” perché “urta la sensibilità dei non cattolici”

» CATERINA SOFFICI

Fi re n ze

Per venire incontro allasensibilità di famiglienon cattoliche”. Conquesta motivazione è

stata annullata una gita diclasse alla mostra di PalazzoStrozzi “Bellezza divina”, de-dicata al rapporto tra arte e sa-cro. Vittime della folle deci-sione – presa non è chiaro dachi – sono i bambini della ter-za elementare dell’Ist itutoMatteotti di Firenze. La gitanon si farà “visto il tema reli-gioso della mostra”, si leggenel verbale della riunione delconsiglio interclasse tenutosilo scorso 9 novembre e distri-buito a tutti i genitori.

ERA ABBASTANZA pro ba bi leche la mostra avesse un temareligioso, dato che l’esposizio -ne è dedicata proprio a inda-gare il rapporto tra l’arte e ilsacro, con prestiti d’eccellen -za da ogni parte del mondo,cosa rara per l’Italia maestranel prestare all’estero i propricapolavori e decisamente me-no efficace nell’operazione in-versa.

Complice la visita del Papa aFirenze la settimana scorsa,questa volta a Palazzo Strozzisono arrivati grandi capolavo-ri tra cui la “C r oc i f is s i on ebianca” di Marc Chagall, pro-veniente dall’Art Institute diChicago, famosa tra l’altro peressere il quadro preferito diPapa Francesco, come lui stes-so ha raccontato nel libro in-tervista El Jesuita. E molte al-tre celebri opere come “L’An -g el us ” di Jean-François Mil-let, eccezionale prestito dal

Musée d’Orsay di Parigi o la“Pi e tà ” di Vincent van Goghdei Musei Vaticani, la “Croci -f is si on e” di Renato Guttusodelle collezioni della GalleriaNazionale d’Arte Moderna diRoma.

Dopo le proteste dei genito-ri e la pubblicazione della no-tizia sul quotidiano locale LaNazione, la scuola si è subitoaffrettata ad aggiustare il tiro,dicendo che non c’è stato al-cun annullamento e che laprogrammazione è ancora in

corso e quindi non è detto chela visita non si faccia.

Qualunque sarà l’ep i l o g odella vicenda, il caso è un buo-no spunto per un ragionamen-to al di là della cronaca e delfatto specifico. Perché l’ecces -so del politicamente correttotende ormai a sconfinarenell’idiozia globale, dove nonsi riesce più a capire il limitetra l’offesa dell’altro e la difesadi alcuni valori che la culturaoccidentale dovrebbe ritene-re non negoziabili. Come la li-bertà dell’arte e di ogni formadi espressione artistica. Chisarebbero le “famiglie noncattoliche” per le quali è statomesso in atto il provvedimen-to? Se sono famiglie laiche,non se ne capisce il motivo, da-to che erano laici anche moltidegli artisti in mostra, se nonaddirittura atei dichiarati. Se

invece si pensa che portare deibambini a vedere un quadroraffigurante una crocifissionepossa urtare la sensibilità di unmusulmano o di un ebreo, sia-mo alla follia. Solo le dittaturee le teocrazie hanno pauradell’arte. E una scuola stataleitaliana non può aprire a taliforme di oscurantismo. Per in-tenderci: se alla mensa di unascuola pubblica non si dà l’op -zione di evitare il maiale, si di-scriminano i bambini musul-mani o ebrei. E su questo, cre-do, nessuno avrà da ridire (ec-cetto Salvini e i suoi accoliti).

SE IN UNA SCUOLA si decide dinon fare il presepe per Nataleper non urtare la sensibilitàdei non credenti, è una sceltafatta nel nome della laicità enon confessionalità dellascuola italiana. Se ne può di-scutere, in quanto il presepe èanche espressione di una tra-dizione e cultura popolare chealtrimenti va persa, ma la de-cisione in sé risponde a unasua logica. Ma impedire a deibambini la visione di una mo-stra dove i grandi artisti si in-terrogano sul significato delsacro nel mondo moderno è u-na pura e semplice idiozia. Ilprossimo passo in questa dire-zione porta a giustificare la di-struzione dei Buddha in Af-ghanistan da parte dei taleba-ni, perché “offendevano lasensibilità” dei musulmani. E,perché no, la devastazione diPalmira da parte dei milizianidel l’Isis. Sembrano paragonieccessivi, ma a ben guardarenon lo sono. Il punto di parten-za è lo stesso: l’into llera nzaverso la diversità.

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Palazzo Strozzi La mostra “Bellezza divina” a Firenze Ansa

Politically correct?Scelta assurda eoscurantista: solo ledittature e le teocraziehanno paura dell’ar te

SEGUE DALLA PRIMA

» SILVIA TRUZZI

Si aggira tra gli scaffali,sfoglia i volumi, alcuni li

infila dentro una busta. Finqui nulla di strano: sono di-versi titoli, tenerli in manoè complicato. Alla fine delgiro, con troppa fretta, gua-dagna l’uscita “d i m e n t i-can dosi” di passare allacassa. E non è un partico-lare da poco, o meglio dapochi euro: il virtuale scon-trino finale era di 318 eu-ro.

COMUNQUE un addetto allavigilanza nota il 41enne, ov-viamente lo ferma. E chia-ma la polizia. “Il ladro di li-bri ha negato fino all’u lt i-mo”, scrive nel trafiletto ilquotidiano di Roma. “Poi,però, quando gli è statochiesto di mostrare cosa na-scondeva nella busta, nonha potuto negare l’eviden -za”. Alla fine ha dovuto vuo-tare il sacchetto e dunqueanche il sacco. Con gli agen-ti si è scusato e giustificato,spiegando che è un appas-sionato di libri, ama moltoleggere, ma non se li puòpermettere. È stato arresta-to con l’accusa di furto ag-gravato. La notizia colpisceNori Corbucci – scrittrice emoglie dello scomparsoSergio – che su Twitter hapubblicato un post di soli-darietà: “A mio giudizionon meritava le manette.Invito le persone giuste ascrivere un pensiero suquesta vicenda”. Ovvia-mente rubare è un reato, c’èanche un comandamentoapposta e i libri non sono res

extra commercium. Ma so-no una mercanzia moltospeciale. Il senso lo ha spie-gato con una battuta fulmi-nante il vicepresidente diMondadori libri, GianniFerrari: “L’editoria è unostrano mestiere. Usa lo spi-rito per fare soldi, e i soldiper fare lo spirito”. Perchétra le altre cose, come spie-ga Proust ne La fuggitiva“un libro ci dà i mezzi perleggere in noi stessi”: chissàora cosa leggerà dentro di sé

il nostro ladro. Ma c’è qual-cuno che non lo condanna:chi ci ha segnalato questastoria, è disposto a dargli u-na mano, anonimamente.

IN QUESTI TEMPIdi povertàdiffusa - in un Paese dove ilsistema bibliotecario fun-ziona spesso male - i libri so-no un lusso. Vero: 318 eurosono molti soldi. Un po’troppi: fosse stato un solo ti-tolo, forse la libreria avreb-be chiuso un occhio e la fac-cenda si sarebbe conclusasenza conseguenze. Però u-na cosa possiamo dirla: il la-dro di libri non ha agito permotivi abbietti, né futili.Leggere nutre come man-giare.

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In calo In libreria La Pre ss e

LA STORIA

Il ladro di librie la legge chenon sa leggere

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 17

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Secondo Te m p o

55 d’oro) quelle sporche. E traqueste diverse di Londra 2012,che rischiano di passare allastoria come i Giochi più dopatidella storia. E sembra volersparare sulla Croce Rossa ri-cordare che il capo del Comi-tato Organizzatore di quelleOlimpiadi è lo stesso Lord Se-bastian Coe che oggi, a capodella Iaaf, annuncia pulizia erigore urbi et orbi.

PER LONDRA 2012 fu costruiton el l ’Essex un enorme centroantidoping al costo di circa 20milioni e tutti gli atleti meda-gliati, come da protocollo, fu-rono sottoposti ai controlli.Eppure, sarebbero come mi-nimo una decina le medagliesporche. Oggi, qualcuno diceanche di più. Tra questi il so-spetto corre subito ai russi, cheieri hanno per la prima voltaammesso la veridicità di alcu-ne delle accuse della Wada neiloro confronti: a Kirdyapkin,oro nella 50 km di marcia esqualificato nel 2015; Lashma-nova, oro nella 20km di marciaei squalificata nel 2014; Savi-nova e Poistogova, oro e bron-zo negli 800 metri e con squa-lifica a vita pendente dal 2015.E così via. Ma siccome non èsolo un problema russo eccoche gli inquirenti stanno stu-diando a fondo le medaglie diKenya, Stati Uniti, Italia, Fran-cia, Turchia, per non parlaredella stessa Gran Bretagna e

degli stranivalori emati-ci nel corsodel tempo diMo Farah: i-dolo di casa aLondra 2012e doppio oroann unci atonei 5 mila e 10

mila metri. Insomma, nel fa-moso database c’è veramentemateriale per riscrivere la sto-ria dell’atletica mondiale,sempre che federazioni e go-verni non preferiscano, percalcoli strategici e geopolitici,e ovviamente per insabbiaretutto, limitarsi a demonizzareil wh is tle bl owe r come è statonel caso di Snowden.

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Anzi, le uniche dichiarazio-ni, fatte solo dopo che i leakssono usciti sui media, eranotutte indirizzate a demolire lafonte, come nel caso del più fa-moso wh istleblower EdwardSnowden, e non a valutare nelmerito i documenti. Come ilcomunicato del neo presiden-te Iaaf, il baronetto SebastianCoe, già vicepresidente e brac-cio destro dell’ex caudillo

dell’atletica mondiale LamineDiack (oggi al centro delloscandalo e indagato in Fran-cia), che dopo aver dormitoper dieci anni si è svegliato soloper minacciare vie legali con-tro la fonte.

Ma cosa dice in buona so-stanza il report? Dice che, li-mitandosi alle medaglie olim-piche o mondiali tra il 2001 e il2012, sono almeno 146 (di cui

P rimea m m i ss ion iA sinistra, Ele-na Lashmano-va; sotto, Ser-gey Kirdyapki-na. Sopra, lace r i mon i adi Londra 2012A n s a / La Pre ss e

A» LUCA PISAPIA

nche l’atletica ha il suo w h i-stleblower, la fonte interna dicui non si conosce l’i de nt it àche ha rivelato ai media leprove dell’enorme scandalodoping in corso. Il report di323 pagine presentato lunedìd al l’agenzia mondiale anti-doping Wada conclude infattiavvisando che “la Russia nonè l’unica nazione con un siste-ma antidoping fasullo, e l’a-tletica non è l’unico sport in-teressato”, perché l’inchiestava avanti: gli accenni alle nuo-ve direzioni delle indagini so-no già presenti nel report, masono secretati per non inter-ferire con la parallela inchie-sta dell’Interpol in pieno svol-gimento.

Dopo le testimonianze de-gli atleti russi che pagavanoper nascondere la loro positi-vità, raccolte a dicembre dallatv tedesca Ard e che hanno da-to il via allo scandalo doping, ainizio agosto la stessa Ard e ilbritannico Sunday Times di -chiarano di essere in possessodi documenti esplosivi: undossier in cui sono presenti ol-tre 12 mila test condotti dal2001 al 2012 su circa 5 mila a-tleti. Bene, dall’analisi di que-ste carte gli esperti consultatiricavano che almeno 800 atletihanno “valori incredibilmen-te anormali” facendo ritenere“con ragionevole certezza cheabbiano assunto doping”.

QUESTA ENORME banca dati,destinata a riscrivere la storiarecente dello sport mondiale,somiglia clamorosamente aquella sequestrata al medicoazzurro Giuseppe Fischettodalla Procura di Bolzano, chenel 2012 ha aperto un proce-dimento in seguito al caso AlexSchwazer, trovato positivoall’Epo prima di Londra 2012.Anzi, si può ragionevolmentesostenere che sia lo stesso dos-sier in mano alla Iaaf, magariaggiornato, arrivato ad agostoad Ard e Sunday Times. Perquesto, anche se non è dato sa-pere chi sia “la fonte internadella Iaaf”, così chiamata, chelo ha fatto arrivare ai media, èragionevole pensare che abbiacollegamenti con l’Italia. Quelche è certo, però, è che questodossier è stato inviato que-st’anno da Bolzano alla Wada,che ha aperto un’inchiesta suae sarà parte civile nel processoche comincerà tra due setti-mane a Bolzano, ma era dasempre, con continui aggior-namenti, in possesso dellaIaaf, che sapeva tutto e non hafatto nulla.

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Non solo Russia: una golaprofonda riscrive la storia

IL “CASO SNOWDEN” DE L L’ATLETICA DOPATAWIKILEAKS A 5 CERCHI L’OPI N ION E

D RO GAT E V ITUT TI(PER AMOREDELLO SPORT)» STEFANO CITATI

A llora drogatevi tut-ti e lasciateci tifaresenza remore voi

robot di carne protagonistidella telefinzione in direttae senza fine. Ab-biamo vistoLance Ar-ms tro ngriso rgered a l c a n-cro e vin-cere 7 Tourdi fila che val-gono uno 0 tondo come unbuco di siringa d’Epo. Ab-biamo visto nell’88 BenJohnson correre i 100 metria Seul in 9” e 79 centesimi,che valgono 0 in pagella.Poi ci sono i morti, da cele-brare come santini tristi, a-nime maciullate da noi can-nibali dell’e nte rt ain me nt(“attività che attira l’a t t e n-zione di un’audi ence ”) agetto continuo: MarcoPantani e Florence Griffi-th-Joyner (i 100 metri nes-suna donna li correrà piùcosì veloci)? Nell’era digi-tale il consumo di “sportbusiness”è in crescita espo-nenziale, anche se un po’meno usato rispetto al pas-sato come strumento di glo-rificazione della potenza diuna Nazione (ad esempio, i“sup er-atle ti” del bloccosovietico fino alla cadutadel Muro o le nuotatrici-ra-na cinesi mietitrici di me-daglie d’oro a Roma nel ‘94?Che fine hanno fatto quellecolossali bambine?). Il pro-dotto-campione indissolu-bilmente legato al prodot-to-evento va venduto a ri-petizione, nel circolo vir-tuoso dei record che hannocome spirale inversa quellod e ll ’obbligo della riprodu-cibilità continua del gesto,da vedere e rivedere. E al-lora non si dopano solo gliesseri umani, ma anche legare, tra combine e “b i s c o t-ti”, si falsificano i controlli ole strutture di garanzia, le-gate spesso alle federazioniche sfornano campioni evittorie e dunque spettacolida moltiplicare sui media.Ritmi inumani, vittorie su-bito o poco dopo cancellatee la fiducia dello spettatoredrogato di performance al-trui che crolla come i globu-li rossi degli sportivi spre-muti dopo una gara.

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P illola

n E WENGERACC U SAIL CALCIO“Non ho maichiesto aimiei calciato-ri di fareun’iniezioneper migliora-re le presta-zioni. Ma nontutti si com-portano inquesto mo-d o”. Lo hadetto inun’i n te r v i s t aa L’Eq u i p eSport andStyle il tecni-co dell’A rs e -nal ArsèneWenger. “So-no sicurol’Arsenal ab-bia affrontatomolte squa-dre che han-no una diver-sa opinione”

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18 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 13 Novembre 2015

V» ELISABETTA AMBROSI

entuno volumi, 9.525 paginetotali con 10.028 note e linkracchiusi in un unico ebook:dopo la pubblicazione del Li-bro Rosso (20.000 copie ven-dute, un successo visto ilprezzo elevato) Bollati Bo-ringhieri decide di pubblica-re l’edizione integrale delleopere di Jung in versione di-gitale, facendola seguire aquella di Freud (5.200 copie,il 10% del venduto in carta-ceo, un numero piccolo ma u-na buona percentuale per une-book, con circa 75.000 eu-ro di fatturato).

MA QUANTO è attuale oggi ilpensiero del pensatore sviz-zero e come leggere con “oc -chiali” junghiani alcuni feno-meni del nostro tempo? “Leg -gere o rileggere Jung può si-gnificare ridare a questo au-tore il giusto ruolo che meritanella storia del pensiero, nel-la pratica clinica e nella ricer-ca e nella costruzione del si-gnificato della propria esi-stenza”, spiega Marta Tibal-di, analista junghiana e autri-ce di Pratica dell’immagina-zione attiva (La lepre) e Oltreil cancro. Trasformare crea-tivamente la malattia che te-miamo di più (Moretti&Vita-li). “Tra l’altro molti concettiche sono diventati di uso cor-rente sono junghiani senzache ne venga riconosciuta lapaternità (ad es. complesso,archetipo, ombra)”.

Ma come siamo cambiatirispetto a cinquant’anni fa?Quali sono le patologie delnostro tempo? “Mentre untempo l’analisi curava l’iste -ria – ci dice invece Luigi Zoja,già presidente dello IAAP,l’associazione che raggruppa

ANIME ORFANE Esce “In studio”, un cofanetto che raccoglie 13 album e tutti i singoli del cantautore genovese

De André e le canzoni rifattedopo l’ascolto del ragazzo del bar» ANDREA SCANZI

M ilano, viale Papi-niano. È una tardasera del 1996 e Fa-

brizio De André sta urlandoa squarciagola in mezzo allastrada: “Sono la pecora sonola vacca!”. La gente lo guardastranito. Non sa, non può sa-pere, che sta cantando Prin-ce sa circondato dai rumoridel traffico per renderla piùvera. Non sa, non può sape-re, che quel brano aprirà l’ul-timo album in studio dellasua carriera. Proprio “Instudio” è il titolo di un cofa-netto di 14 cd in uscita oggiper la Sony Music (99 euro).Raccoglie i 13 album in stu-dio di De André e tutti i sin-goli. Non ci sono inediti, per-ché De André non ne ha la-sciati, ma l’opera è impre-ziosita da un libro a colori di196 pagine con foto e dichia-razioni. Quarant’anni dimusica, coltivando spigoli eun’idea sacrale della parola:

dré teneva molto al pareredegli ascoltatori occasionali.Era la “prova del ragazzo delbar”. Una prova che terroriz-zava i musicisti. “Il punto divista dei collaboratori eraimportante, ma in qualchemodo cerebrale”, ricorda lamoglie Dori Ghezzi. “Fabri -zio voleva che le sue canzonipiacessero anzitutto a chientrava per caso in studio. E-ra un ascolto più istintivo,più emotivo: forse più atten-dibile”.

La storia di De André è di-pesa anche da molti ragazzidel bar. Uno di questi, nel1990, entrò in studio mentretutti stavano ascoltando laversione definitiva di Do nRaffaè. Lasciò le pizze e andòvia. De André si incupì e poidisse: “Va rifatta da capo”.Pagani, allibito, chiese per-ché. “Perché quel ragazzonon ha sorriso ascoltando-la”. La rifecero. E venne mol-to meglio.

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semplare con cui oggi possodire di avere un rapporto discambio della verità sono iostesso. Diffidate di me”.

LAVORARE con lui era emo-zionante e faticoso. “Spessevolte – ha raccontato PieroMilesi, arrangiatore di Ani -me salve – su un brano cheera ancora imperfetto pro-prio perché era in fase di e-laborazione, in modo lapida-rio diceva: ‘È tutto una mer-da’. E lì veniva fuori il lato di-strutt ivo”. Spigoloso, macorretto. “Seguiva ogni partedel lavoro”, ricorda Paolo Ia-felice, che curò i missaggi diquel disco. “In studio gliprendeva una rigidità, unaseverità che incuteva timo-re, ma fuori era diametral-mente opposto. Era esigen-te, ma sapeva restituirtiquanto ti chiedeva”. De An-

dea faticosissima di perfe-zione.

Diceva di sé nel 1993: “Aparte Dori che non ho maivoluto cantare, l’unico e-

“Bisogna stare attenti a quelche si canta e si scrive, per-ché poi la gente ci crede”.

È L’INSEGN AMENTO piùgrande che De André ha la-sciato a Ivano Fossati, che neha incrociato spesso il cam-mino. Già nel 1978 De Andréraccontava: “Incido moltopoco (..) ma se non ci fossequesto editore a strapparmi inastri di mano, inciderei an-cora meno. Mai, forse. Lamia continua ricerca dellaverità non approda mai ad u-na conclusione: appena hofatto un testo, una canzone,ecco che vorrei cambiare,aggiornare. E appena esce ildisco vorrei distruggerlo: misembra inutile, sorpassato”.Nel suo canzoniere non c’èmezza sillaba sprecata. Uo-mo per niente facile, in qual-che modo condannato a un’i-

Il confronto Ventuno volumi, 9.525pagine totali con 10.028 note e link:Freud ha venduto 5.200 copie,un buon risultato per un’e d i z ionedigitale. La competizione è aperta

Bush. Ma la paranoia esisteanche da noi sotto le vesti delpopulismo, anche mediati-co”. “Il terrorismo islamico –conclude Tibaldi – ci fa vede-re di quale orrore siamo ca-paci e quale sofferenza pos-siamo infliggere agli altri, ri-cordandoci anche dell’orroree della sofferenza di cui anchenoi siamo stati artefici all’in -terno della nostra cultura(Giordano Bruno o le streghenon venivano forse bruciativivi come ha fatto l’Is?) e inaltre culture. Anche in questocaso le risposte psichichepossono essere varie – dallanegazione al rifiuto alla re-gressione – oppure trasfor-mative nella direzione di unpensiero critico complesso enell’assunzione di una posi-zione eticamente responsa-bile in prima persona”.

Parlare di analisi infine, si-gnifica anche parlare dellecolpe e dei limiti dell’analisistessa. “Se un tempo, nel ‘68c’era un po’ di esagerazioneonnipotente nell’illudersi dipoter trasformare la naturaumana e la società attraversol’ausilio anche della psicoa-nalisi – dice Zoja – oggi siamodi fronte all’eccesso opposto,la psicoanalisi si occupa e-sclusivamente del privato”.“È vero – conferma Tibaldi –è una psicoanalisi che guardail proprio ombelico e non alzala testa guardando e pratican-do il mondo, perciò rischia didiventare individualista. Esi-ste però un mondo molto am-pio e diverso dal nostro, la Ci-na ad esempio, che vive unarealtà sociale completamen-te diversa e in cui la psicologiadel profondo sta diventandoun grande leva di cambia-mento sociale in positivo”.

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temporanee? “Mi chiedo –ri -sponde Zoja, autore, tra l’al -tro, di Utopie Minimaliste(Chiarelettere) –come mai u-na o due generazioni fa ci fos-se molto impegno politico ededizione assoluta e oggiquelle stesse persone non siimpegnano allo stesso modoquando in realtà le differenzesocioeconomiche aumenta-no all’interno degli stessi pae-si e tra paesi e paesi”.

E i rapporti tra uomo e don-na, lungamente (analizzati daentrambi gli specialisti)? “Hocercato di spiegare, come lacritica necessaria al patriar-cato e ai suoi eccessi non si siaperò accompagnata ad unamaggiore presenza femmini-le ma a un disfacimento delmodello paterno buono, fa-cendo strada al maschio com-petitivo” spiega Zoja. “I rap-porti tra generi – intervieneTibaldi – sono in movimento,e sta a noi far sì che siano inmovimento positivo”.

COME GIUDICHEREBBE Jungl’enorme corruzione diffusanel nostro paese? “Qui Jungpotrebbe dire molto –dice Ti-baldi – Prendere seriamentein considerazione la realtàdel male significa confron-tarci con la distruttività che a-bita gli uomini assumendosila responsabilità della sceltaetica. Vedi Giobbe di Jung”.

E del nuovo fondamentali-smo che avanza? “Ho scrittosul massacro di Parigi – spie -ga Zoja – sostenendo la ne-cessità di un po’ più di auto-critica: non è prudente offen-dere qualcosa che per altri èsacro. Dopo l’11 settembre,invece, ho cominciato a lavo-rare sul tema paranoia nonsolo dei fondamentalisti maanche nell’Amministrazione

opposta: l’io tende ad esserepreda di dinamismi inconscie non riesce a definire i con-fini. In entrambi i casi una si-tuazione di squilibrio psichi-co complessivo che fa viveremale anche se in modi e coneffetti molto diversi”. Qualisono invece le utopie con-

gli analisti junghiani nelmondo, autore di numerosivolumi (l’ultimo è Psiche, edi-to da Boringhieri) –oggi sonomolto diffuse nel genere fem-minile le patologie alimenta-ri, mentre per il genere ma-schile dominano le nuove pa-tologie del ritiro: i giovani chenon studiano né lavorano perpaura della competizione”.“Cinquant'anni fa – intervie -ne Tibaldi – c'erano molti pa-zienti cosiddetti nevroticiovvero pazienti con un io chetendeva a contrapporsi allespinte della psiche inconscia,irrigidendosi. Oggi abbiamouna situazione per certi versi

A lte r n at ivaa FreudUn ritrattodi Carl GustavJu ng(187 5-1961)

Per vocee chitarraFa br i z ioDe André(194 2-1999)

L’OPERA OMNIA Dopo il successo di Freud, Bollati Boringhieri pubblica in ebook l’intera produzionedell’altro padre nobile dell’analisi, inventore di termini di uso ora comune come complesso e archetipo

Tutto Jung pagina per pagina,comodamente in una tasca

C ond iv id i

n PIÙ LIBRI,PIÙ LIBERITorna a Ro-ma, dal 4all’8 dicem-bre, al Palaz-zo dei Con-g re ss idell’Eur, laFiera Nazio-nale dellaPiccola e Me-dia Editoria.Incontri, con-ferenze, tavo-le rotonde.Tra gli ospiti,Erri De Luca,M a ss i m oCarlotto, An-drea Camille-ri, GiuseppeCulicchia eRaffaele LaCapria e las c r i t t r i cefrancese An-nie Ernaux

“Fab r i z i ovoleva chei suoi branip i a ce s s e roa n z i t utt oa chie n t ra vaper caso.Era unap ro vai s t i n t i va”

LA MOGLIEDORI

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 19

Mu s ica

I» PAOLO ISOTTA

n questi giorni qualche altro,fuor di me, s’è accorto di unGrande Vecchio della dire-zione d’orchestra: NelloSanti. L’o t t a nt a q ua t t r en n emaestro nativo di Adria e na-turalizzato cittadino delcantone di Zurigo è tornatoal San Carlo di Napoli diri-gendovi una Traviata, dopouna strepitosa Lucia di Do-nizetti e un Andrea Chénierdi Giordano, l’anno scorso,pure di altissima qualità.Quando Santi è sul podio icantanti sono aiutati e rie-scono, come che sia, a dare ilmeglio di sé o anche quel chein sé non posseggono.

COSÌ È IL CASO di un mode-stissimo baritono, GiorgioMeoni; di Maria GraziaSchiavo, ottimo soprano leg-gero, che incongruamenteha voluto affrontare un ruolodi soprano drammatico dicoloratura pel quale non èpronta, se mai lo sarà.

In questa Traviata canta -va però un vero angelo, il te-nore Ismael Jordi, nato nel1973, allievo del grandissimoAlfredo Kraus. Egli possiedela bellezza della grana, la mu-sicalità, l’intelligenza, il fra-seggio: ed è l’unico tenore at-tuale che riesca a cantare pia-no. Io lo vedo interprete i-deale dei ruoli consacrati allasua voce nella Sonnambula enei Puritanidi Bellini, ma pu-re nei Martyrs, nella Favori-ta e nella Maria di Rohan diDonizetti, e nella Jérusalemdi Verdi. Consigliai a Riccar-do Muti di scritturarlo in luo-go del mediocre FrancescoMeli del quale si serve; maquesto consiglio è andato co-gli altri da me espressi all’il -lustre concertatore. Nel ce-leberrimo Vagone letto diTotò, una delle prove dell’e-sistenza di Dio, Totò buttadalla finestra le valigie dell’o-norevole Trombetta; poi lescarpe. Alla domanda dell’O-

norevole: “Dove avete messole scarpe?” il Sommo rispon-de “Colle valigie”. Così fu delmio consiglio: fu messo collevaligie.

La Maria di Rohan, uno de-gli ultimi capolavori di Doni-zetti, è il ponte tematico, co-me diciamo noi musicisti,per passare a parlare di un al-tro Grande Vecchio della di-rezione, nato nel 1933 e mioamico del cuore: Elio Bon-compagni.

Di quest’Opera egli ha in-ciso la versione viennese(colla famosissima EditaGruberova) in una sua edi-zione che riproduce la “pri -ma” diretta dall’Autore: equale insigne donizettiano

gli si deve, oltre che l’incisio -ne dell’Anna Bolena e dellaCaterina Cornaro, un’edizio -ne del Don Sebastiano, l’e-strema e più alta fatica del Ci-gno di Bergamo, che a mioparere, insieme coi Martyrs,è il suo più alto risultato tra-gico.

Però Elio Boncompagni èun concertatore completocome oggi ce ne sono pochi almondo: sia di teatro musicaleche di musica sinfonica.

QUANDO ERA direttore arti-stico del San Carlo di Napolilo vidi passare dal Crepuscolodegli Dei di Wagner all’Ope -retta Orfeo all’inferno di Of-fenbach (dopo la quale fece la

passerella colla bandierinain mano: e peccato che Fellininon l’abbia visto, lo avrebbefilmato) all’A id a a La cenadelle beffe di Giordano alleSinfonie di Beethoven e Ciai-kovskij...

Nella sua lunga carriera èstato direttore stabile a Bru-xelles, all’Opera di Vienna, aStoccolma, ad Acquisgrana:e unisce alla preparazionedoti di cuore e simpatia che lofanno un sodale raro.

Or un altro mio amico delcuore, il grande pianistaFrancesco Nicolosi, diretto-re artistico di uno dei più beiteatri del mondo, il MassimoBellini di Catania – l’acusticadel quale è un miracolo – hainvitato Boncompagni a diri-gere il concerto inauguraledella stagione sinfonica. Hovisto provare la Quinta Sin-fonia di Mahler al direttorenato a Firenze con un’ener -gia (da ragazzino), una dot-trina, una musicalità, straor-dinarie: ma anche con unaconoscenza delle insidie pra-tiche e un pratico senso cheandava direttamente alloscopo. Chi, come lui, sa, nonperde neanche un minuto.

L’ORCHESTRA catanese, dieccellente qualità, che cono-sceva Boncompagni solo difama, se n’è innamorata; e mipiace raccontare, in ordine auno dei più grandi composi-tori viennesi (se non di nasci-ta, di destino), quel che se-gue. Il concerto si apriva col-la Fantasia in Do minore diBeethoven per pianoforte,coro e orchestra (che vorreiascoltare anche nell’in te r-pretazione di Francesco Ni-colosi); solista un mostro sa-cro del pianoforte, il vienne-se Paul Badura-Skoda. L’hovisto, Badura-Skoda, nel ca-merino di Boncompagni di-chiarare commosso che civoleva un italiano per tradur-re Mahler in modo così au-torevole e insieme autenti-co.

CLASSICA Il concertatore, ex direttore artistico del San Carlo di Napoli (e non solo)ha eseguito la Quinta Sinfonia al Bellini di Catania. L’orchestra si è innamorata di lui

L’i nvi t oIl Diretto-re è statochiamatoa dirigereil concertoinaugura -le dellastagione

Boncompagni, l’italianoche sa tradurre Mahler

P illola

n S I LV E ST R I ,CD E TOUR

Daniele Silve-stri pubbli-cherà a inizio2016 un nuo-vo album diinediti,cinque annidopo“S .C .O.T.C . H ”.Al disco se-guirà il primotour teatraledella sua car-riera che damarzo toc-cherà tutte leRegioni italia-ne. A giorni,inoltre, il suos i to(w w w. d a n i e -l e s i l ve s t r i . i t )diventerà unasorta di gior-nale on line

COME UN VINILE Il cantante dei Depeche

Il riscatto di Dave Gahantra chitarre e cori gospel» GUIDO BIONDI

LA NUOVA collaborazione tra Rich Machin e IanGlover con Dave Gahan è una piacevole sorpresa. Iprecedenti lavori solisti del cantante dei DepecheMode soffrivano di un’eccessiva spigolatura negliarrangiamenti e una schizofrenia tra atmosfererock ed elettronica. In Angels & Ghostsè pura tabularasa: c’è spazio solo ed esclusivamente per scenaridegni di Ry Cooder, tra blues, delicate chitarre eperfino cori gospel. Quanto di meglio si possa spo-sare con le vicissitudine di Gahan, da sempre inlotta con dipendenze da eroina: “Shine” è incen-trata sulla redenzione attraverso l’amore, l’unicaprofondità degna di riscatto (in “One Thing” il con-cetto è ancora più netto e urlato). “You Own Me”parla dei fantasmi che convivono – da sempre –nella personalità di Gahan, anticamere delle tene-bre: per un attimo sembra di ascoltare Chris Isaak,stesso timbro vocale. “Te m p te d ”è una ballata rockscarna, arricchita dal calore delle tastiere; “All OfThis And Nothing” è la traccia che più si avvicina algusto dei fan dei Depeche, non a caso è il primosingolo. L’album è concepito come un vinile con isuoi lati a e b, la divisione delle canzoni segue ilconcept del titolo. Il trio sarà a Milano il 4 novem-bre al Fabrique, in un piccolo tour promozionalepartito da Los Angeles.

Il disco

l Angels &G host sDave Gahan& SoulsaversVe nu s note

Il disco

l T r ueS pi r itHugo Race &True SpiritGlitterhous e

Il disco

l E mpt yS p aceL emonL ight sLe Narcisse/ Goodfellas2015

E L E T T RON IC A Il primo album da solo

Voleva scrivere un libroHa prodotto un concept» PASQUALE RINALDIS

R I T ROVA R S I davanti a un pc con l’intento di scri-vere un libro e finire per comporre musica buona dainciderci un disco. Alessio Corasaniti, in arte LemonLights, voleva raccontare la vita di un uomo che ognisera monta e smonta scritte al neon per lavoro, ma èbastato un attimo per passare dalla tastiera alla con-sole. E dalle parole alla musica. Quella di Empty Spa-ce , titolo del suo primo album solista, 6 brani dallesonorità elettroniche e dai ritmi scuri e claustrofo-bici. Una strana alchimia, incrocio di impulsi difficilida sintetizzare, un mix di rabbia e dolcezza imprigio-nati dalla paura di esprimere palesemente le proprieemozioni. “È Londra che mi ha ispirato questo disco –racconta –. L’ho pensato come un co n ce p t sul ‘nonl u o go’. La prima traccia I n s ta n t mi ha dato la scossaper prendere confidenza col sound che volevo crea-re ”. Gli altri brani invece sono nati in studio a Roma oispirati dalle notti insonni trascorse per le strade lon-dinesi. “Seppur l’intenzione era quella di scrivere unlibro, mi sono reso conto che avevo bisogno di espri-mere le mie impressioni e sensazioni in musica. Im-maginare di danzare di fronte al mare osservando l’o-rizzonte, e comprendere che il mondo altro non è cheun’enorme catena destinata ad andare a fondo, por-tando con sé ogni piccolo dettaglio. A quel punto miera chiaro il co n ce p t : riflettere e danzare”.

B LU E S Uno dei suoi lavori migliori

Grazie al cielo Hugo Racefa ancora il lavoro sporco» CARLO BORDONE

HUGO RACE è un vagabondo della musica e deisentimenti. Il suo viaggio, partito più di trent’annifa dall’Australia post-punk al seguito di Nick Cave,ha toccato la Berlino maledetta degli 80 e nel corsodel tempo lo ha fatto sbarcare in Africa con il pro-getto Dirtmusic. Lungo la strada anche diverse col-laborazioni con artisti italiani, da Cesare Basile aiLa Crus, da Marta Collica ai Sacri Cuori. Tante tap-pe diverse, ma con lo stesso bagaglio sonoro sullespalle: quello di un blues fosco, grumoso e di unaintensità costantemente sul livello di guardia. Isantini di Son House e di Jeffrey Lee Pierce incor-niciati a fianco dell’immaginetta di Leonard Cohene la fototessera di Mark Lanegan. La rassicurantericonoscibilità dello stile non implica ripetitività enoia: con ogni disco di Race ci si può perdere nellapalude immaginaria evocata dalla musica come sefosse sempre la prima volta. Il nuovo album con iTrue Spirit da questo punto di vista è uno dei piùriusciti della sua carriera, e in brani come l’ipnoticaDollar Quarter e lo strumentale Heaven or Die sonoracchiuse in nuce tutta la poetica e l’estetica delpersonaggio. Per chi volesse l’esperienza comple-ta, vanno segnalate l’uscita di un EP a tiratura li-mitata (False Idols) e le date italiane che tengonoproprio in questi giorni.

L’omaggio Solista era un mostrosacro del pianoforte, il viennesePaul Badura-Skoda. L’ho vistoalla fine commosso entrarenel camerino del Maestro

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V» ELISABETTA AMBROSI

entuno volumi, 9.525 paginetotali con 10.028 note e linkracchiusi in un unico ebook:dopo la pubblicazione del Li-bro Rosso (20.000 copie ven-dute, un successo visto ilprezzo elevato) Bollati Bo-ringhieri decide di pubblica-re l’edizione integrale delleopere di Jung in versione di-gitale, facendola seguire aquella di Freud (5.200 copie,il 10% del venduto in carta-ceo, un numero piccolo ma u-na buona percentuale per une-book, con circa 75.000 eu-ro di fatturato).

MA QUANTO è attuale oggi ilpensiero del pensatore sviz-zero e come leggere con “oc -chiali” junghiani alcuni feno-meni del nostro tempo? “Leg -gere o rileggere Jung può si-gnificare ridare a questo au-tore il giusto ruolo che meritanella storia del pensiero, nel-la pratica clinica e nella ricer-ca e nella costruzione del si-gnificato della propria esi-stenza”, spiega Marta Tibal-di, analista junghiana e autri-ce di Pratica dell’immagina-zione attiva (La lepre) e Oltreil cancro. Trasformare crea-tivamente la malattia che te-miamo di più (Moretti&Vita-li). “Tra l’altro molti concettiche sono diventati di uso cor-rente sono junghiani senzache ne venga riconosciuta lapaternità (ad es. complesso,archetipo, ombra)”.

Ma come siamo cambiatirispetto a cinquant’anni fa?Quali sono le patologie delnostro tempo? “Mentre untempo l’analisi curava l’iste -ria – ci dice invece Luigi Zoja,già presidente dello IAAP,l’associazione che raggruppa

ANIME ORFANE Esce “In studio”, un cofanetto che raccoglie 13 album e tutti i singoli del cantautore genovese

De André e le canzoni rifattedopo l’ascolto del ragazzo del bar» ANDREA SCANZI

M ilano, viale Papi-niano. È una tardasera del 1996 e Fa-

brizio De André sta urlandoa squarciagola in mezzo allastrada: “Sono la pecora sonola vacca!”. La gente lo guardastranito. Non sa, non può sa-pere, che sta cantando Prin-ce sa circondato dai rumoridel traffico per renderla piùvera. Non sa, non può sape-re, che quel brano aprirà l’ul-timo album in studio dellasua carriera. Proprio “Instudio” è il titolo di un cofa-netto di 14 cd in uscita oggiper la Sony Music (99 euro).Raccoglie i 13 album in stu-dio di De André e tutti i sin-goli. Non ci sono inediti, per-ché De André non ne ha la-sciati, ma l’opera è impre-ziosita da un libro a colori di196 pagine con foto e dichia-razioni. Quarant’anni dimusica, coltivando spigoli eun’idea sacrale della parola:

dré teneva molto al pareredegli ascoltatori occasionali.Era la “prova del ragazzo delbar”. Una prova che terroriz-zava i musicisti. “Il punto divista dei collaboratori eraimportante, ma in qualchemodo cerebrale”, ricorda lamoglie Dori Ghezzi. “Fabri -zio voleva che le sue canzonipiacessero anzitutto a chientrava per caso in studio. E-ra un ascolto più istintivo,più emotivo: forse più atten-dibile”.

La storia di De André è di-pesa anche da molti ragazzidel bar. Uno di questi, nel1990, entrò in studio mentretutti stavano ascoltando laversione definitiva di Do nRaffaè. Lasciò le pizze e andòvia. De André si incupì e poidisse: “Va rifatta da capo”.Pagani, allibito, chiese per-ché. “Perché quel ragazzonon ha sorriso ascoltando-la”. La rifecero. E venne mol-to meglio.

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semplare con cui oggi possodire di avere un rapporto discambio della verità sono iostesso. Diffidate di me”.

LAVORARE con lui era emo-zionante e faticoso. “Spessevolte – ha raccontato PieroMilesi, arrangiatore di Ani -me salve – su un brano cheera ancora imperfetto pro-prio perché era in fase di e-laborazione, in modo lapida-rio diceva: ‘È tutto una mer-da’. E lì veniva fuori il lato di-strutt ivo”. Spigoloso, macorretto. “Seguiva ogni partedel lavoro”, ricorda Paolo Ia-felice, che curò i missaggi diquel disco. “In studio gliprendeva una rigidità, unaseverità che incuteva timo-re, ma fuori era diametral-mente opposto. Era esigen-te, ma sapeva restituirtiquanto ti chiedeva”. De An-

dea faticosissima di perfe-zione.

Diceva di sé nel 1993: “Aparte Dori che non ho maivoluto cantare, l’unico e-

“Bisogna stare attenti a quelche si canta e si scrive, per-ché poi la gente ci crede”.

È L’INSEGN AMENTO piùgrande che De André ha la-sciato a Ivano Fossati, che neha incrociato spesso il cam-mino. Già nel 1978 De Andréraccontava: “Incido moltopoco (..) ma se non ci fossequesto editore a strapparmi inastri di mano, inciderei an-cora meno. Mai, forse. Lamia continua ricerca dellaverità non approda mai ad u-na conclusione: appena hofatto un testo, una canzone,ecco che vorrei cambiare,aggiornare. E appena esce ildisco vorrei distruggerlo: misembra inutile, sorpassato”.Nel suo canzoniere non c’èmezza sillaba sprecata. Uo-mo per niente facile, in qual-che modo condannato a un’i-

Il confronto Ventuno volumi, 9.525pagine totali con 10.028 note e link:Freud ha venduto 5.200 copie,un buon risultato per un’e d i z ionedigitale. La competizione è aperta

Bush. Ma la paranoia esisteanche da noi sotto le vesti delpopulismo, anche mediati-co”. “Il terrorismo islamico –conclude Tibaldi – ci fa vede-re di quale orrore siamo ca-paci e quale sofferenza pos-siamo infliggere agli altri, ri-cordandoci anche dell’orroree della sofferenza di cui anchenoi siamo stati artefici all’in -terno della nostra cultura(Giordano Bruno o le streghenon venivano forse bruciativivi come ha fatto l’Is?) e inaltre culture. Anche in questocaso le risposte psichichepossono essere varie – dallanegazione al rifiuto alla re-gressione – oppure trasfor-mative nella direzione di unpensiero critico complesso enell’assunzione di una posi-zione eticamente responsa-bile in prima persona”.

Parlare di analisi infine, si-gnifica anche parlare dellecolpe e dei limiti dell’analisistessa. “Se un tempo, nel ‘68c’era un po’ di esagerazioneonnipotente nell’illudersi dipoter trasformare la naturaumana e la società attraversol’ausilio anche della psicoa-nalisi – dice Zoja – oggi siamodi fronte all’eccesso opposto,la psicoanalisi si occupa e-sclusivamente del privato”.“È vero – conferma Tibaldi –è una psicoanalisi che guardail proprio ombelico e non alzala testa guardando e pratican-do il mondo, perciò rischia didiventare individualista. Esi-ste però un mondo molto am-pio e diverso dal nostro, la Ci-na ad esempio, che vive unarealtà sociale completamen-te diversa e in cui la psicologiadel profondo sta diventandoun grande leva di cambia-mento sociale in positivo”.

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temporanee? “Mi chiedo –ri -sponde Zoja, autore, tra l’al -tro, di Utopie Minimaliste(Chiarelettere) –come mai u-na o due generazioni fa ci fos-se molto impegno politico ededizione assoluta e oggiquelle stesse persone non siimpegnano allo stesso modoquando in realtà le differenzesocioeconomiche aumenta-no all’interno degli stessi pae-si e tra paesi e paesi”.

E i rapporti tra uomo e don-na, lungamente (analizzati daentrambi gli specialisti)? “Hocercato di spiegare, come lacritica necessaria al patriar-cato e ai suoi eccessi non si siaperò accompagnata ad unamaggiore presenza femmini-le ma a un disfacimento delmodello paterno buono, fa-cendo strada al maschio com-petitivo” spiega Zoja. “I rap-porti tra generi – intervieneTibaldi – sono in movimento,e sta a noi far sì che siano inmovimento positivo”.

COME GIUDICHEREBBE Jungl’enorme corruzione diffusanel nostro paese? “Qui Jungpotrebbe dire molto –dice Ti-baldi – Prendere seriamentein considerazione la realtàdel male significa confron-tarci con la distruttività che a-bita gli uomini assumendosila responsabilità della sceltaetica. Vedi Giobbe di Jung”.

E del nuovo fondamentali-smo che avanza? “Ho scrittosul massacro di Parigi – spie -ga Zoja – sostenendo la ne-cessità di un po’ più di auto-critica: non è prudente offen-dere qualcosa che per altri èsacro. Dopo l’11 settembre,invece, ho cominciato a lavo-rare sul tema paranoia nonsolo dei fondamentalisti maanche nell’Amministrazione

opposta: l’io tende ad esserepreda di dinamismi inconscie non riesce a definire i con-fini. In entrambi i casi una si-tuazione di squilibrio psichi-co complessivo che fa viveremale anche se in modi e coneffetti molto diversi”. Qualisono invece le utopie con-

gli analisti junghiani nelmondo, autore di numerosivolumi (l’ultimo è Psiche, edi-to da Boringhieri) –oggi sonomolto diffuse nel genere fem-minile le patologie alimenta-ri, mentre per il genere ma-schile dominano le nuove pa-tologie del ritiro: i giovani chenon studiano né lavorano perpaura della competizione”.“Cinquant'anni fa – intervie -ne Tibaldi – c'erano molti pa-zienti cosiddetti nevroticiovvero pazienti con un io chetendeva a contrapporsi allespinte della psiche inconscia,irrigidendosi. Oggi abbiamouna situazione per certi versi

A lte r n at ivaa FreudUn ritrattodi Carl GustavJu ng(187 5-1961)

Per vocee chitarraFa br i z ioDe André(194 2-1999)

L’OPERA OMNIA Dopo il successo di Freud, Bollati Boringhieri pubblica in ebook l’intera produzionedell’altro padre nobile dell’analisi, inventore di termini di uso ora comune come complesso e archetipo

Tutto Jung pagina per pagina,comodamente in una tasca

C ond iv id i

n PIÙ LIBRI,PIÙ LIBERITorna a Ro-ma, dal 4all’8 dicem-bre, al Palaz-zo dei Con-g re ss idell’Eur, laFiera Nazio-nale dellaPiccola e Me-dia Editoria.Incontri, con-ferenze, tavo-le rotonde.Tra gli ospiti,Erri De Luca,M a ss i m oCarlotto, An-drea Camille-ri, GiuseppeCulicchia eRaffaele LaCapria e las c r i t t r i cefrancese An-nie Ernaux

“Fab r i z i ovoleva chei suoi branip i a ce s s e roa n z i t utt oa chie n t ra vaper caso.Era unap ro vai s t i n t i va”

LA MOGLIEDORI

Venerdì 13 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 19

Mu s ica

I» PAOLO ISOTTA

n questi giorni qualche altro,fuor di me, s’è accorto di unGrande Vecchio della dire-zione d’orchestra: NelloSanti. L’o t t a nt a q ua t t r en n emaestro nativo di Adria e na-turalizzato cittadino delcantone di Zurigo è tornatoal San Carlo di Napoli diri-gendovi una Traviata, dopouna strepitosa Lucia di Do-nizetti e un Andrea Chénierdi Giordano, l’anno scorso,pure di altissima qualità.Quando Santi è sul podio icantanti sono aiutati e rie-scono, come che sia, a dare ilmeglio di sé o anche quel chein sé non posseggono.

COSÌ È IL CASO di un mode-stissimo baritono, GiorgioMeoni; di Maria GraziaSchiavo, ottimo soprano leg-gero, che incongruamenteha voluto affrontare un ruolodi soprano drammatico dicoloratura pel quale non èpronta, se mai lo sarà.

In questa Traviata canta -va però un vero angelo, il te-nore Ismael Jordi, nato nel1973, allievo del grandissimoAlfredo Kraus. Egli possiedela bellezza della grana, la mu-sicalità, l’intelligenza, il fra-seggio: ed è l’unico tenore at-tuale che riesca a cantare pia-no. Io lo vedo interprete i-deale dei ruoli consacrati allasua voce nella Sonnambula enei Puritanidi Bellini, ma pu-re nei Martyrs, nella Favori-ta e nella Maria di Rohan diDonizetti, e nella Jérusalemdi Verdi. Consigliai a Riccar-do Muti di scritturarlo in luo-go del mediocre FrancescoMeli del quale si serve; maquesto consiglio è andato co-gli altri da me espressi all’il -lustre concertatore. Nel ce-leberrimo Vagone letto diTotò, una delle prove dell’e-sistenza di Dio, Totò buttadalla finestra le valigie dell’o-norevole Trombetta; poi lescarpe. Alla domanda dell’O-

norevole: “Dove avete messole scarpe?” il Sommo rispon-de “Colle valigie”. Così fu delmio consiglio: fu messo collevaligie.

La Maria di Rohan, uno de-gli ultimi capolavori di Doni-zetti, è il ponte tematico, co-me diciamo noi musicisti,per passare a parlare di un al-tro Grande Vecchio della di-rezione, nato nel 1933 e mioamico del cuore: Elio Bon-compagni.

Di quest’Opera egli ha in-ciso la versione viennese(colla famosissima EditaGruberova) in una sua edi-zione che riproduce la “pri -ma” diretta dall’Autore: equale insigne donizettiano

gli si deve, oltre che l’incisio -ne dell’Anna Bolena e dellaCaterina Cornaro, un’edizio -ne del Don Sebastiano, l’e-strema e più alta fatica del Ci-gno di Bergamo, che a mioparere, insieme coi Martyrs,è il suo più alto risultato tra-gico.

Però Elio Boncompagni èun concertatore completocome oggi ce ne sono pochi almondo: sia di teatro musicaleche di musica sinfonica.

QUANDO ERA direttore arti-stico del San Carlo di Napolilo vidi passare dal Crepuscolodegli Dei di Wagner all’Ope -retta Orfeo all’inferno di Of-fenbach (dopo la quale fece la

passerella colla bandierinain mano: e peccato che Fellininon l’abbia visto, lo avrebbefilmato) all’A id a a La cenadelle beffe di Giordano alleSinfonie di Beethoven e Ciai-kovskij...

Nella sua lunga carriera èstato direttore stabile a Bru-xelles, all’Opera di Vienna, aStoccolma, ad Acquisgrana:e unisce alla preparazionedoti di cuore e simpatia che lofanno un sodale raro.

Or un altro mio amico delcuore, il grande pianistaFrancesco Nicolosi, diretto-re artistico di uno dei più beiteatri del mondo, il MassimoBellini di Catania – l’acusticadel quale è un miracolo – hainvitato Boncompagni a diri-gere il concerto inauguraledella stagione sinfonica. Hovisto provare la Quinta Sin-fonia di Mahler al direttorenato a Firenze con un’ener -gia (da ragazzino), una dot-trina, una musicalità, straor-dinarie: ma anche con unaconoscenza delle insidie pra-tiche e un pratico senso cheandava direttamente alloscopo. Chi, come lui, sa, nonperde neanche un minuto.

L’ORCHESTRA catanese, dieccellente qualità, che cono-sceva Boncompagni solo difama, se n’è innamorata; e mipiace raccontare, in ordine auno dei più grandi composi-tori viennesi (se non di nasci-ta, di destino), quel che se-gue. Il concerto si apriva col-la Fantasia in Do minore diBeethoven per pianoforte,coro e orchestra (che vorreiascoltare anche nell’in te r-pretazione di Francesco Ni-colosi); solista un mostro sa-cro del pianoforte, il vienne-se Paul Badura-Skoda. L’hovisto, Badura-Skoda, nel ca-merino di Boncompagni di-chiarare commosso che civoleva un italiano per tradur-re Mahler in modo così au-torevole e insieme autenti-co.

CLASSICA Il concertatore, ex direttore artistico del San Carlo di Napoli (e non solo)ha eseguito la Quinta Sinfonia al Bellini di Catania. L’orchestra si è innamorata di lui

L’i nvi t oIl Diretto-re è statochiamatoa dirigereil concertoinaugura -le dellastagione

Boncompagni, l’italianoche sa tradurre Mahler

P illola

n S I LV E ST R I ,CD E TOUR

Daniele Silve-stri pubbli-cherà a inizio2016 un nuo-vo album diinediti,cinque annidopo“S .C .O.T.C . H ”.Al disco se-guirà il primotour teatraledella sua car-riera che damarzo toc-cherà tutte leRegioni italia-ne. A giorni,inoltre, il suos i to(w w w. d a n i e -l e s i l ve s t r i . i t )diventerà unasorta di gior-nale on line

COME UN VINILE Il cantante dei Depeche

Il riscatto di Dave Gahantra chitarre e cori gospel» GUIDO BIONDI

LA NUOVA collaborazione tra Rich Machin e IanGlover con Dave Gahan è una piacevole sorpresa. Iprecedenti lavori solisti del cantante dei DepecheMode soffrivano di un’eccessiva spigolatura negliarrangiamenti e una schizofrenia tra atmosfererock ed elettronica. In Angels & Ghostsè pura tabularasa: c’è spazio solo ed esclusivamente per scenaridegni di Ry Cooder, tra blues, delicate chitarre eperfino cori gospel. Quanto di meglio si possa spo-sare con le vicissitudine di Gahan, da sempre inlotta con dipendenze da eroina: “Shine” è incen-trata sulla redenzione attraverso l’amore, l’unicaprofondità degna di riscatto (in “One Thing” il con-cetto è ancora più netto e urlato). “You Own Me”parla dei fantasmi che convivono – da sempre –nella personalità di Gahan, anticamere delle tene-bre: per un attimo sembra di ascoltare Chris Isaak,stesso timbro vocale. “Te m p te d ”è una ballata rockscarna, arricchita dal calore delle tastiere; “All OfThis And Nothing” è la traccia che più si avvicina algusto dei fan dei Depeche, non a caso è il primosingolo. L’album è concepito come un vinile con isuoi lati a e b, la divisione delle canzoni segue ilconcept del titolo. Il trio sarà a Milano il 4 novem-bre al Fabrique, in un piccolo tour promozionalepartito da Los Angeles.

Il disco

l Angels &G host sDave Gahan& SoulsaversVe nu s note

Il disco

l T r ueS pi r itHugo Race &True SpiritGlitterhous e

Il disco

l E mpt yS p aceL emonL ight sLe Narcisse/ Goodfellas2015

E L E T T RON IC A Il primo album da solo

Voleva scrivere un libroHa prodotto un concept» PASQUALE RINALDIS

R I T ROVA R S I davanti a un pc con l’intento di scri-vere un libro e finire per comporre musica buona dainciderci un disco. Alessio Corasaniti, in arte LemonLights, voleva raccontare la vita di un uomo che ognisera monta e smonta scritte al neon per lavoro, ma èbastato un attimo per passare dalla tastiera alla con-sole. E dalle parole alla musica. Quella di Empty Spa-ce , titolo del suo primo album solista, 6 brani dallesonorità elettroniche e dai ritmi scuri e claustrofo-bici. Una strana alchimia, incrocio di impulsi difficilida sintetizzare, un mix di rabbia e dolcezza imprigio-nati dalla paura di esprimere palesemente le proprieemozioni. “È Londra che mi ha ispirato questo disco –racconta –. L’ho pensato come un co n ce p t sul ‘nonl u o go’. La prima traccia I n s ta n t mi ha dato la scossaper prendere confidenza col sound che volevo crea-re ”. Gli altri brani invece sono nati in studio a Roma oispirati dalle notti insonni trascorse per le strade lon-dinesi. “Seppur l’intenzione era quella di scrivere unlibro, mi sono reso conto che avevo bisogno di espri-mere le mie impressioni e sensazioni in musica. Im-maginare di danzare di fronte al mare osservando l’o-rizzonte, e comprendere che il mondo altro non è cheun’enorme catena destinata ad andare a fondo, por-tando con sé ogni piccolo dettaglio. A quel punto miera chiaro il co n ce p t : riflettere e danzare”.

B LU E S Uno dei suoi lavori migliori

Grazie al cielo Hugo Racefa ancora il lavoro sporco» CARLO BORDONE

HUGO RACE è un vagabondo della musica e deisentimenti. Il suo viaggio, partito più di trent’annifa dall’Australia post-punk al seguito di Nick Cave,ha toccato la Berlino maledetta degli 80 e nel corsodel tempo lo ha fatto sbarcare in Africa con il pro-getto Dirtmusic. Lungo la strada anche diverse col-laborazioni con artisti italiani, da Cesare Basile aiLa Crus, da Marta Collica ai Sacri Cuori. Tante tap-pe diverse, ma con lo stesso bagaglio sonoro sullespalle: quello di un blues fosco, grumoso e di unaintensità costantemente sul livello di guardia. Isantini di Son House e di Jeffrey Lee Pierce incor-niciati a fianco dell’immaginetta di Leonard Cohene la fototessera di Mark Lanegan. La rassicurantericonoscibilità dello stile non implica ripetitività enoia: con ogni disco di Race ci si può perdere nellapalude immaginaria evocata dalla musica come sefosse sempre la prima volta. Il nuovo album con iTrue Spirit da questo punto di vista è uno dei piùriusciti della sua carriera, e in brani come l’ipnoticaDollar Quarter e lo strumentale Heaven or Die sonoracchiuse in nuce tutta la poetica e l’estetica delpersonaggio. Per chi volesse l’esperienza comple-ta, vanno segnalate l’uscita di un EP a tiratura li-mitata (False Idols) e le date italiane che tengonoproprio in questi giorni.

L’omaggio Solista era un mostrosacro del pianoforte, il viennesePaul Badura-Skoda. L’ho vistoalla fine commosso entrarenel camerino del Maestro

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Dalla Prima

» MARCO TRAVAGLIO

Ma la questione è ancoracontroversa, anche se è

difficile credere che tre fedelis-simi nascondano a De Luca unfatto così enorme, e soprattuttoconsiderare una minacciaquella di una sentenza favore-vole alla legge Severino e sfavo-revole a lui, cioè una sentenzagiusta (la norma che sospendegli amministratori condannatiè in vigore dal 1990 e mai messain dubbio dalla Consulta).

L’asino casca definitiva-mente il 19 ottobre, quandoscattano le perquisizioni dellaMobile, anche negli uffici dellaRegione occupati da uno deidue faccendieri, il capo-segre-teria di De Luca, Carmelo Ma-stursi. Nel decreto di perquisi-zione c’è scritto che anche DeLuca è indagato per induzione(la vecchia concussione). Il go-vernatore lo sa, ma per tre set-timane non caccia Mastursi enon dice una parola. Quandopoi il 9 novembre Mastursi sene va perché si dice molto af-faticato, De Luca accredita lasua bugia e lo ringrazia viva-mente per la preziosa operasvolta. E quando esce la notiziache Mastursi è indagato, con-voca la solita conferenza stam-pa senza domande per lanciarei consueti insulti e minacce alnostro giornale (“D ov re bb ech iu de re ”: sì, ti piacerebbe).Poi racconta un’altra frottola:“In quest’indagine sono partelesa”. Invece è indagato e lo sa.Tornano in mente Marino e loscandalo menato da tutti i pa-paveri renziani perché “è inda-gato per gli scontrini e non cel’ha detto”, dunque “ha perso lafiducia nostra e dei cittadini”,dunque tutti dal notaio a firma-re le dimissioni. E per De Luca?Silenzio di tomba. “Siamo ga-r an ti st i”. “Enzo spiegherà”.Certo, come no. Poi c’è Renzi: il27 giugno emana il decreto chesospende De Luca in base a unpreciso obbligo di legge (la Se-verino) e se lo vede annullareda una sentenza firmata dallaScognamiglio che lo prendepure in giro, scrivendo nellamotivazione che la sospensio-ne “comporterebbe la lesioneirreparabile e irreversibile delsuo diritto soggettivo all’e l e t-torato passivo”.

Una porcheria senza rite-gno, perché una legge delloStato ha già privato per 18 mesiDe Luca dell’elettorato passi-vo. Una boiata che De Luca,un’ora dopo il deposito dellasentenza, saluta con grandegiubilo, facendosi anche luibeffe di Renzi e dandogli dell’a-nalfabeta giuridico: “S onomolto soddisfatto per la deci-sione del Tribunale di Napoliche ha confermato la sospen-sione del decreto adottato dalPresidente del Consiglio aisensi della legge Severino. Lagrande sensibilità giuridica delcollegio partenopeo ha scrittouna bella pagina di giustizia atutto merito della magistraturanapoletana, cui rendo onore”.Ora Renzi scopre che la senten-za contro il suo decreto, oltre-ché vergognosa, era pure com-prata (ed era stata anticipatavia sms – “Abbiamo finito, è fat-ta” – dalla Scognamiglio al ma-rito, e da questi all’entourage diDe Luca – “È andata come pre-visto” – subito dopo la cameradi consiglio cinque giorni pri-ma del deposito). E lui che fa?Difende la bontà della sua de-cisione e caccia il responsabilepolitico di quell ’immondomercimonio? No, tace e accon-sente. Cornuto e felice.

A llora ricapitoliamo. A ottobre leelezioni portoghesi hanno datola maggioranza a una coalizio-

ne di sinistra punendo il governo diPassos Coelho (centrodestra), che èpassato dal 51 al 38% dei voti. Socialisti(32,3%), Blocco di Sinistra (10,2%) ecomunisti (8,2%) hanno un program-ma comune: una roba alla Tsipras conpoca speranza di sopravvivere quandola Troika schiererà le sue truppe e i cre-ditori cominceranno ad agitarsi. Primadi loro, però, s’è agitato il presidentedella Repubblica Cavaco Silva: va bene,

voi avrete votato, ma questi sono“antieuropeisti” e io devo “preve -nire l’invio di falsi segnali alle isti-tuzioni finanziarie, agli investitori eai mercati”. E quindi? L’incarico di for-mare il governo l’ha dato a Passos Coe-lho. Quest’ultimo s’è presentato in Par-lamento e martedì è stato sfiduciato: o-ra è in carica per i soli affari correnti.

Ora, occhio agli eventi. Mercoledì,rivela Reut ers, il Partito socialista(che si aspetta che il suo leader Anto-nio Costa sia il prossimo premier)scrive al governo: “Non siete nelle

condizioni legali e politiche” percontinuare nel piano di privatiz-zazioni. Ieri (giovedì) il governo

ha risposto firmando la cessione del61% della compagnia di bandiera Tapa un consorzio tra l’imprenditore bra-siliano-americano Neeleman e l’au -toctono Pedrosa: troppi debiti, non sipoteva aspettare un minuto.

Ma non è che il liberalismo –col suorule of law, le istituzioni democrati-che, la libertà e relative statue – è solol’inserto satirico del liberismo? Que-sti contano i voti e pesano i creditori.

R I M AS U G L I

Il liberalismoa Lisbona:

la privatizzazionedella Tap Airlines

» MARCO PALOMBI