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Advisory Board Barbara Buchner, Claude Fischler, Mario Monti, John Reilly

Gabriele Riccardi, Camillo Ricordi, Umberto Veronesi

In collaborazione conThe European House-Ambrosetti

Coordinamento editoriale e redazioneCodice Edizioni

Progetto grafico e impaginazioneadfarmandchicas

Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte(ottobre 2011)

ImmaginiNational Geographic Image Collection

Corbis Images

Immagine di copertina: Kenneth Garrett/National Geographic Stock

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Caro Lettore,il costo del cibo e i mercati agricoli sono stati interessati nell’ultimo quinquennio da significativi incrementi e da una forte volatilità.

È un fenomeno per molti versi nuovo, che desta preoccupazione perché, con ogni probabilità, l’attuale situazione di volatilità è destinata a permanere nel tempo, mettendo sotto pressione l’intero sistema agroalimentare, se non verranno trovate e condivise soluzioni efficaci.

Non si tratta di un fatto meramente economico o di una preoccupazione esclusiva degli attori della filiera agroalimentare; difatti, questa maggiore instabilità ha drammatiche conseguenze soprattutto per gli abitanti dei Paesi più poveri del mondo. La Banca Mondiale ha stimato che l’aumento dei prezzi registrato tra il 2010 e il 2011 ha spinto 44 milioni di persone in più al di sotto della soglia di povertà.

Al contrario, il mantenimento di prezzi di equilibrio significa solidità delle filiere, adeguata remunerazione dei fattori produttivi – a partire dal lavoro – e possibilità di pianificazione degli investimenti.

Data l’importanza del tema, il Barilla Center for Food & Nutrition ha deciso di indagarne a fondo le cause, cercando di comprendere quali siano le ragioni di questa discontinuità rispetto agli andamenti registrati nel recente passato, analizzando in particolare i fattori in gioco e le principali dinamiche di correlazione.

Quello che vi presentiamo è il primo dei documenti che intendiamo dedicare a questo complesso argomento, nella speranza di aiutare a comprenderne la rilevanza e gli aspetti tecnici essenziali, illustrati in forma accessibile e chiara.

Altri lavori seguiranno, a partire dal prossimo anno, poiché vogliamo contribuire a mantenere alta l’attenzione su questi importanti temi, che toccano la qualità della vita di miliardi di persone nei diversi Paesi del mondo.

Buona lettura,Guido Barilla

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I l Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) è un centro di analisi e proposte dall’ap-proccio multidisciplinare che ha l’obiettivo di approfondire i grandi temi legati all’ali-mentazione e alla nutrizione su scala globale.

Nato nel 2009, il BCFN si propone di dare ascolto alle esigenze attuali emergenti dalla società, raccogliendo esperienze e competenze qualificate a livello mondiale, favorendo un dialogo continuo e aperto. La complessità dei fenomeni oggetto di indagine ha reso necessario adottare una metodo-logia che vada oltre i confini delle diverse discipline, e da qui nasce la suddivisione delle tematiche oggetto di studio in quattro macro aree: Food for Sustainable Growth, Food for Health, Food for All, Food for Culture.Le aree di analisi coinvolgono scienza, ambiente, cultura ed economia; all’interno di que-sti ambiti, il BCFN approfondisce gli argomenti di interesse, suggerendo proposte per affrontare le sfide alimentari del futuro.

FOOD FOR SUSTAINABLE GROWTHCon riferimento all’area Food for Sustainable Growth, il Barilla Center for Food & Nutrition si propone di approfondire il tema del migliore impiego delle risorse naturali all’interno della filiera agroalimentare. Più nello specifico, le analisi svolte hanno permesso di segnalare le criticità esistenti, di valutare l’impatto sull’ambiente delle attività di produzione e consumo di cibo e di formulare un complesso di proposte e raccomandazioni inerenti gli stili di vita personali e collettivi capaci di incidere in modo positivo sull’ambiente e sulle risorse naturali.

FOOD FOR HEALTHNell’area Food for Health, il Barilla Center for Food & Nutrition ha deciso di avviare il suo percorso di studio analizzando il rapporto esistente fra l’alimentazione e la salu-te. In modo approfondito ha analizzato le molteplici raccomandazioni formulate dai più autorevoli istituti di alimentazione mondiale, oltre agli approfondimenti sul tema emersi nei diversi momenti aperti di discussione con alcuni esperti più qualificati a livello internazionale, fornendo così alla società civile un quadro sintetico ed efficace di proposte concrete volte a facilitare l’adozione di uno stile di vita corretto e un’ali-mentazione sana.

IL BARILLA CENTER FOR FOOD & NUTRITION

IL FUTURO DELL’ALImENTAzIONE CRESCE INSIEmE A NOI

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FOOD FOR ALL Nell’area Food for All, il Barilla Center for Food & Nutrition affronta il tema dell’accesso al cibo e della malnutrizione con l’obiettivo di riflettere su come favorire un miglior gover-no del sistema agroalimentare su scala globale, al fine di rendere possibile una più equa distribuzione del cibo e favorire un migliore impatto sul benessere sociale, sulla salute e sull’ambiente.

FOOD FOR CULTURE Nell’area Food for Culture, il Barilla Center for Food & Nutrition si propone di descrivere il rapporto dell’uomo con il cibo. In particolare, il BCFN ha voluto ripercorrere le tappe più importanti del percorso che ha accompagnato lo sviluppo della relazione uomo-cibo, ripor-tando al centro dell’attenzione, attraverso momenti di confronto, il ruolo fondamentale della “mediterraneità” e delle sue dimensioni rilevanti.

In linea con questa impostazione, le attività del BCFN sono guidate dall’Advisory Board, un organismo composto da esperti appartenenti a settori diversi ma complementari, che propone, analizza e sviluppa i temi e successivamente formula su di essi raccomandazio-ni concrete. Per ogni area sono stati quindi individuati uno o più advisor specifici: Barbara Buchner (esperta di energia, climate change e ambiente) e John Reilly (economista esperto di tematiche ambientali) per l’area Food for Sustainable Growth; Mario Monti (economista) per l’area Food For All; Umberto Veronesi (oncologo), Gabriele Riccardi (nutrizionista) e Camillo Ricordi (immunologo) per l’area Food for Health; Claude Fischler (sociologo) per l’area Food for Culture.

Nei suoi primi due anni di attività il BCFN ha realizzato e divulgato numerose pubblicazioni scien-tifiche. Guidato dalle scadenze istituzionali e dalle priorità presenti nelle agende economiche e politiche internazionali, in questi primi anni di ricerca ha rafforzato il proprio ruolo di collettore e connettore tra scienza e ricerca da un lato, e decisioni politiche e azioni governative dall’altro. Il BCFN ha inoltre organizzato eventi aperti alla società civile, tra i quali l’International Forum on Food & Nutrition, un importante momento di confronto con i più grandi esperti del settore giunto alla sua seconda edizione. Il BCFN continua per il suo terzo anno il suo percorso di ana-lisi e condivisione, rendendo accessibili i propri contenuti al maggior numero possibile di inter-locutori e ponendosi come punto di riferimento sui temi dell’alimentazione e della nutrizione.

Nell’area Food for All, il Barilla Center for Food & Nutrition ha approfondito finora due filo-ni di studio principali: da un lato, l’accesso al cibo, la scarsità delle risorse agroalimentari, le relative esigenze emergenti e i fenomeni da queste indotti; dall’altro, la definizione di un indice di benessere in grado di fornire indicazioni puntuali e orientare efficacemente i comportamenti individuali e collettivi verso condizioni di maggior benessere oggettivo.

Il documento che vi presentiamo riguarda l’approfondimento di un tema di forte attuali-tà, che ha destato l’attenzione globale dei policy-maker e dei principali attori della filiera agroalimentare per le sue conseguenze in termini di accesso al cibo e impatti economici. Si tratta dell’andamento dei prezzi delle commodity alimentari, che hanno ripreso ad aumen-tare molto rapidamente, e del fenomeno della crescente volatilità che si sta registrando su questi mercati. L’obiettivo del documento è quello di individuare ed esaminare i principali fattori che sottendono tali dinamiche, nell’ottica di comprenderne le principali relazioni e gli effetti, ai fini di una corretta comprensione del problema e della possibilità di proporre misure di policy efficaci.

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Executive Summary 14

1. L’incremento dei prezzi delle commodity agricolee della volatilità di questi mercati e le sue conseguenze 23

1.1 La crescente attenzione mondiale sul tema 241.2 La dinamica dei prezzi delle materie prime alimentari 251.3 Il fenomeno della volatilità dei prezzi delle materie prime alimentari 29

1.4 Gli impatti della volatilità dei prezzi sull’economia e sull’accesso al cibo 311.4.1 Le conseguenze dal punto di vista “macro” 311.4.2 Le conseguenze dal punto di vista “micro” 33

2. I fattori che determinano l’andamento dei prezzi delle commodityalimentari e la loro volatilità 37

2.1 Il modello interpretativo del BCFN 382.2 Dinamiche demografiche, crescita economica nei Paesi emergentie modifica delle scelte alimentari 402.3 Livello delle scorte 442.4 Produzione agricola e limitatezza delle risorse 48

La scarsità dell’acqua, oggi e domani 50Il degrado dei suoli 51

2.5 Produzione di biocarburanti 54La Cina e il caso della cassava 60La jatropha, una nuova pianta energetica 61

2.6 Cambiamento climatico 622.7 Costo dell’energia e prezzo del petrolio 662.8 Politiche commerciali 71

Il caso del prezzo del riso tra il 2007 e il 2008 742.9 Mercato dei cambi 762.10 Speculazione sui mercati delle commodity alimentari 78

Il mercato dei futures e il Chicago Board of Trade: origini ed evoluzione 822.11 Dinamiche geopolitiche 84

3. Considerazioni conclusive e raccomandazioni 89

Note e riferimenti bibliografici 99

INDICE

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1. LA NUOVA FASE DI RAPIDO AUmENTO DEI PREzzI DELLE COmmODITY ALImENTARI E L’INCREmENTO DELLA LORO VOLATILITÀ HANNO DESTATO L’ATTENzIONE GLOBALE PER LE POSSIBILI CONSEGUENzE SOCIALI ED ECONOmICHE

A partire dalla seconda metà del 2010 i prezzi sui mercati delle materie prime agri-cole hanno iniziato a crescere molto rapidamente: nel periodo compreso tra luglio 2010 e febbraio 2011 il FAO Food Price Index è cresciuto del 38%, raggiungendo un picco superiore a quello registrato durante la crisi alimentare del 2008. In 12 mesi, da giungo 2010 a giungo 2011, il solo prezzo dei cereali è cresciuto del 71%.Inoltre, si osserva un preoccupante incremento della volatilità dei prezzi, con oscilla-zioni rapide e molto marcate verso l’alto e verso il basso anche all’interno della stessa seduta giornaliera, il che ovviamente genera incertezza e instabilità sui mercati. Un altro dato preoccupante è quello relativo alla deviazione standard, misura della vo-latilità, che negli ultimi 5 anni è stata più che doppia rispetto ai precedenti 15 anni (29,3 rispetto a 13,5).In un contesto già difficile per l’attuale congiuntura economica globale, le conse-guenze di tali fenomeni rischiano di portare a una situazione di forte criticità per la sicurezza alimentare delle famiglie (in particolare quelle a basso reddito) e lo svi-luppo della filiera agroalimentare e dell’economia nel suo complesso (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma non solo). Gli effetti generati dall’instabilità e l’incertezza sui mercati hanno destato l’atten-zione della comunità internazionale come testimoniato, ad esempio, dalla decisione della Presidenza francese di porre il tema dell’accesso al cibo al centro dei lavori del prossimo summit del G-20 a Cannes (3-4 novembre 2011), prestando particolare at-tenzione al tema dei prezzi.

2. LE DINAmICHE DEI PREzzI NEL BREVE E NEL mEDIO-LUNGO PERIODO SONO DETERmINATE DA mOLTEPLICI FATTORI CHE AGISCONO IN UN QUADRO DI RELAzIONI COmPLESSO, CHE È POSSIBILE ANALIzzARE CON UN mODELLO INTERPRETATIVO PROPOSTO DAL BARILLA CENTER FOR FOOD AND NUTRITION

Il modello interpretativo proposto dal BCFN intende offrire una visione sistemica dei molteplici elementi, oggetto di molti studi e approfondimenti, che concorrono a definire l’andamento dei prezzi delle commodity alimentari, con il fine di individuare e comprendere

EXECUTIVE SUmmARYi nessi di causalità e le eventuali interrelazioni. Si evidenziano i fattori riconducibili al lato della domanda (fattori demografici, crescita economica dei Paesi emergenti, stili alimentari, livello delle scorte di prodotto) e a quello dell’offerta (produzione agricola, limitatezza delle risorse naturali, effetti riconducibili al cambiamento climatico, produzione di biocarburanti), così come fattori trasversali che incidono direttamente o indirettamente sui prezzi (il livello di speculazione finanziaria, l’andamento dei cambi valutari, il prezzo del petrolio e dell’energia, le politiche commerciali e le dinamiche geopolitiche internazionali).- La crescita della popolazione mondiale (da 6,9 a 9,1 miliardi nel 2050) e la sua pro-

gressiva urbanizzazione, lo sviluppo economico dei Paesi emergenti (crescita media annua del Pil del 7,3% in Asia e del 4,5% nell’Africa sub-sahariana negli ultimi 5 anni) e il conseguente spostamento delle scelte alimentari verso prodotti più com-plessi in questi Paesi (aumento del consumo pro capite di carne in Cina del 128% dal 1990 a oggi) rappresentano sfide di enorme portata per il sistema agroalimen-tare mondiale che nel medio lungo termine dovrà cercare di far fronte a un tale incremento della domanda (secondo la FAO, tra il 70 e il 100% entro il 2050) che causerà crescenti tensioni sul fronte dei prezzi delle commodity alimentari. Un aumen-to della domanda di carne e prodotti caseari fa crescere anche la domanda (e i prez-zi) dei prodotti necessari all’allevamento del bestiame (cereali e proteaginose); e allo stesso modo, un loro aumento di prezzo determina prezzi più alti per i prodotti dell’allevamento.

- Recentemente diversi fattori, tra cui raccolti inferiori alle aspettative dovuti a fe-nomeni climatici avversi e il cambio di destinazione di alcune colture a favore del settore energetico (biocarburanti), hanno reso necessario attingere alle scorte accumulate negli anni per sopperire alla crescente domanda di beni alimentari (cresciuta più rapidamente dell’offerta) e stabilizzare i prezzi interni. Esiste un for-te legame tra andamento delle scorte e variazione dei prezzi delle principali commodity agricole (grano, mais, riso). In particolare, in un orizzonte temporale sufficiente-mente ampio, si è osservato che a una riduzione del rapporto stock-to-use di cereali corrisponde tendenzialmente un aumento nel livello dei prezzi; al contrario, a un aumento del rapporto stock-to-use il prezzo tende a ridursi (ad esempio tra il 1990 e il 2011, la correlazione per il grano è di -0,73).

- A fronte della crescita della domanda, il sistema dell’offerta dovrà dimostrarsi capace di garantire una condizione di equilibrio di mercato, al fine di evitare situazioni di instabilità e quindi di elevata volatilità dei prezzi. Le maggiori criticità attuali riguardano l’inef-ficienza dei processi di distribuzione, gli sprechi e le perdite lungo le filiere (perdite nelle fasi a monte nei Paesi in via di sviluppo, sprechi nelle fasi a valle nei Paesi sviluppati e distorsioni nel sistema distributivo), più che la produzione in sé (l’ammontare globale di calorie giornaliere prodotte per persona è pari a 2720 kcal, teoricamente sufficienti per tutti). In futuro, però, la sfida sarà anche quella di innovare per orientarsi verso modelli agricoli e di produzione a elevata produttività – cresciuta molto più lentamente negli ultimi 20 anni (+1,22% all’anno) rispetto al periodo 1960-1990 (+1,84%) – mag-giore qualità e minor impatto ambientale. La ricerca scientifica e tecnologica su questi temi, pubblica e privata, risulterà decisiva. Tuttavia, non va neanche sottovalutato il fatto che i limiti nella disponibilità delle risorse naturali (soprattutto acqua e terreni coltivabili) rappresentano un vincolo molto importante alla crescita della capacità pro-duttiva dell’agricoltura mondiale.

- Lo sviluppo dei biocarburanti, fortemente condizionato da politiche di incentivi pub-blici, ha collegato in modo ancora più diretto i mercati delle commodity agroalimentari

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con quelli dell’energia, già in relazione per il prezzo delle commodity alimentari for-temente correlato a quello del petrolio (indice di correlazione di 0,84 negli ultimi 10 anni). Inoltre, poiché la maggior parte dei biocarburanti (prima generazione) non è economicamente sostenibile senza contributi governativi e viene prodotta con i me-desimi input destinati all’alimentazione o all’allevamento (cereali, canna da zucche-ro ecc.), si genera una competizione tra settore energetico e alimentare nell’utilizzo delle materie prime agricole (nel 2010 il 38,4% della produzione di mais degli Stati Uniti è stata destinata alla realizzazione di etanolo). Pertanto, variazioni del prezzo del petrolio e, soprattutto, politiche di supporto della produzione di biocarburanti sono responsabili sia di variazioni importanti della domanda, che di episodi di forte volatilità di breve termine e di aumento dei prezzi sui mercati alimentari. In questo contesto, il recentissimo sviluppo di varietà di mais GM dedicate alla sola produzione di bioetanolo apre ulteriori e nuovi scenari inquietanti.

- Si stima che, al netto di altri fattori, l’aumento delle temperature e le variazioni delle precipitazioni abbiano determinato una crescita dei prezzi dei cereali del 18,9% dal 1980 a oggi. In futuro, secondo gli studi più accreditati sul cambiamento climatico, lo scenario più probabile è quello di una diminuzione della produttività agricola globale. Ad esempio, con riferimento ai cereali, è atteso un calo fino all’1% circa a livello mondiale nel 2080, con punte di circa il 7% nell’Africa sub-sahariana e nel Sud-est asiatico. Gli effetti del cambia-mento climatico, infatti, potrebbero incidere negativamente su alcune aree geografiche e sulla loro capacità di garantire con regolarità adeguati livelli di produzione rispetto ai volumi attuali, soprattutto a causa dell’innalzamento della temperatura e di più severe condizioni di accesso alle risorse idriche (gli impatti più rilevanti si dovrebbero registrare nella fascia equatoriale, nell’area del Mediterraneo e in Australia). Infine, il cambiamento climatico è causa dell’intensificarsi di eventi climatici avversi (siccità, inondazioni ecc.) che possono provocare ingenti perdite dei raccolti.

- Il costo dell’energia è uno dei fattori che influenzano fortemente i costi operativi nel settore agricolo, interessando molte delle attività della filiera, dalla coltivazione dei campi alla logistica e distribuzione dei prodotti finiti. Infatti, l’andamento del prez-zo del petrolio influenza direttamente il costo del carburante per la movimentazio-ne di trattori e macchine agricole, il prezzo dei fertilizzanti, il costo dell’energia necessaria per il riscaldamento delle stalle, dei locali di essiccazione dei foraggi e delle serre, il prezzo del carburante per i mezzi di trasporto di granaglie per la di-stribuzione di semilavorati e prodotti finiti ecc., incidendo così indirettamente sui prezzi dei prodotti agricoli. Analizzando in particolare il prezzo dei fertilizzanti, produzione ad alto fabbisogno energetico e a volte di derivazione diretta da idro-carburi, si osserva una correlazione molto forte con i prezzi delle colture che più ne fanno uso, tra cui i cereali (la correlazione tra l’indice dei prezzi dei cereali e i prezzi di azoto e fosforo negli ultimi 20 anni è stata di 0,91).

- L’imposizione di barriere/sussidi commerciali può rappresentare un fattore distorsivo delle dinamiche tra domanda e offerta sul mercato internazionale delle commodity alimentari quando queste non sono volte a proteggere gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo, che potrebbero essere fortemente penalizzati. Nel periodo 2008-2010, a seguito di aspettative ribassiste sui futuri raccolti e rialziste sul livello in-ternazionale dei prezzi, alcuni importanti Paesi esportatori di beni agricoli hanno eliminato i sussidi all’export (o introdotto tasse sull’export) per aumentare l’offerta domestica e limitare l’effetto interno dell’aumento globale dei prezzi alimentari. Tali dinamiche si stanno riproponendo negli ultimi mesi e sono tra i maggiori re-sponsabili del nuovo, rapido incremento dei prezzi.

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leve di intervento efficaci nel breve termine, fondamentali per affrontare l’emergenza (ma non sono sufficienti in assenza di interventi sui fattori di struttura). Alcuni esempi possono essere:

Basso livello delle scorte di materie prime agricole Creazione di un sistema multila-terale di riserve alimentari e miglioramento della trasparenza su flussi e stock.

Messa in atto di politiche commerciali distorsive del mercato da parte dei Paesi espor-tatori e importatori Ridurre le diverse forme di restrizione commerciale, in primis i divieti, quote e dazi all’export.

Incentivi per la produzione di biocarburanti di prima generazione Ridurre il sup-porto alla produzione di biocarburanti di prima generazione in competizione con le produ-zioni alimentari, a favore di quelli di seconda generazione, aumentare gli investimenti nelle nuove tecnologie e raggiungere una maggiore apertura commerciale in questo settore.

Eccesso di speculazione e finanziarizzazione dei mercati delle commodity alimentari Regolamentare l’eccessiva speculazione finanziaria sulle commodity alimentari.

- L’andamento della valuta statunitense rappresenta un fattore importante per questi mercati, dal momento che gli Stati Uniti sono i principali esportatori di commo-dity agricole del mondo e la maggior parte dei prezzi viene denominata in dollari. Ad esempio, quando il dollaro si deprezza aumenta il potere d’acquisto dei Paesi importatori, il che si traduce in una crescita della domanda di importazioni, con-tribuendo così allo squilibrio tra domanda e offerta internazionale e a un surriscal-damento dei prezzi.

- I mercati dei futures esercitano due importanti funzioni: facilitano la gestione della volatilità dei prezzi e contribuiscono alla formazione del prezzo. Tuttavia, la crisi finan-ziaria globale degli ultimi anni ha indotto gli investitori “non commerciali” (index funds che detengono posizioni lunghe e hedge funds che operano aggressivamente sul breve) a incrementare gli investimenti nei derivati delle commodity agricole: tale aumento della quota di contratti in mano a investitori non commerciali può avere indotto fenomeni speculativi. Per quanto l’effettivo ruolo di tale fenomeno nel determinare la crescita del livello dei prezzi sia ampiamente dibattuto e non ancora chiaramente dimostrabile, la speculazione finanziaria nel mercato delle commodity alimentari può, però, averne amplificato la volatilità nel breve periodo.

- L’aumento dei prezzi dei beni alimentari e l’insorgere di squilibri geopolitici in Paesi con condizioni socioeconomiche precarie appaiono tra loro connessi, in particolare se questi Paesi sono degli importatori netti di derrate alimentari. In alcuni casi, il precipitare degli eventi in questi Paesi può influenzare successivamente la dina-mica dei prezzi a livello internazionale: è il caso dell’“Arab Spring”, che ha causato un’impennata del prezzo del petrolio – che influenza quello delle commodity ali-mentari – e un forte incremento degli acquisti di derrate alimentari ad alto prezzo da parte di questi Paesi per cercare di controllare le tensioni sociali.

3. OCCORRE INTERVENIRE SUI FATTORI DI STRUTTURA (VISIONE DI mEDIO LUNGO PERIODO) E SUI FATTORI CONTINGENTI (VISIONE A BREVE TERmINE)

I fattori analizzati possono essere suddivisi in base alla possibilità concreta di inter-venire sugli stessi, sia per ridurre la volatilità sia per evitare aumenti eccessivi dei prezzi che metterebbero a rischio la sicurezza alimentare globale e lo sviluppo del settore agroalimentare.- I fattori di contesto rappresentano delle costanti sulle quali non sembra opportuno/

possibile intervenire: crescita demografica e urbanizzazione, sviluppo economi-co dei Paesi emergenti, andamento dei mercati valutari, dinamiche geopolitiche internazionali, stretto legame tra costo dell’energia e prezzo del petrolio e fattori produttivi agricoli.

- I fattori di struttura della domanda e dell’offerta, affrontabili con interventi che pro-durranno i loro effetti solo nel medio-lungo termine e problematiche che possono trovare risposta in processi di adattamento del sistema a mutate condizioni strut-turali, sono: produttività agricola, sprechi e perdite lungo la filiera agroalimentare, vincoli imposti dalla limitatezza delle risorse naturali disponibili, effetti del cam-biamento climatico, “occidentalizzazione” della dieta in molte aree emergenti del pianeta e generalizzato aumento del consumo calorico medio. Si tratta di fattori decisivi nel lungo termine, purtroppo non allineati ai cicli della politica, e dunque spesso trascurati.

- I fattori contingenti possono determinare risultati nel breve periodo attraverso idonee so-luzioni e interventi di carattere tecnico e politico. I fattori contingenti costituiscono le © Corbis

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PREZZI

POLITICHE COmmERCIALI

mERCATO DEI CAmBI

mERCATIFINANzIARI

(SPECULAzIONE)

DINAmICHEGEOPOLITICHE

DEmOGRAFIACrescita

dellapopolazioneurbanizzazione

BIOCARBURANTI

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delladieta

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CRESCITAECONOmICA

DEI PAESIEmERGENTI

CAmBIAmENTOCLImATICO

incrementodelle temperature

variazionedelleprecipitazionieventiclimaticiavversi

LIVELLO DELLE SCORTE

PREzzODEL PETROLIO E DELL’ENERGIA

DOmANDA OFFERTA

PRODUzIONEAGRICOLA

produtivitàtecnologia/innovazionesprechieperdite

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L’AUmENTO DEI PREzzI mETTE A RISCHIO

LA STABILITÀ E LA SICUREzzA DI mOLTE

AREE DEL mONDO

IL FAO FOOD PRICE INDEX mISURA I PREzzI DELLE COmmODITY ALImENTARI

L’INDICE HA SEGUITO FORTI OSCILLAzIONI NEGLI ULTImI ANNI

La crescita demografica della popolazione mondiale, il significativo aumento dei red-diti, l’urbanizzazione e l’aumento del consumo di proteine d’origine animale nei Pa-esi emergenti e in quelli in via di sviluppo rappresentano alcuni dei fattori che con-

tribuiranno a far crescere la domanda globale di cibo. Le previsioni più accreditate hanno stimato che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di persone nel 2050, determi-nando un conseguente aumento della domanda globale di cibo, stimato tra il 70 e il 100%.Le aspettative riguardo a queste previsioni, alle quali si aggiungono numerose variabili le cui dina-miche producono effetti rilevanti sull’andamento del prezzo delle commodity alimentari, contribui-scono a esercitare una forte pressione sui prezzi di tali materie prime. Le ultime previsioni di medio termine realizzate dalla FAO e dall’OCSE rivelano scenari futuri piuttosto preoccupanti: si prevede, infatti, che fino al 2020 i prezzi registreranno valori superiori, in termini reali, a quelli del decennio precedente la crisi alimentare del 2007-2008. Le due organizzazioni internazionali stimano, per esempio, che il prezzo medio dei cereali – in valore reale – si manterrà più elevato del 20% nei prossimi 10 anni rispetto alla decade precedente. Allo stesso modo, il prezzo della carne sarà più alto del 30%. Se il tasso di crescita della produzione agricola – che si stima possa diminuire all’1,7% medio annuo rispetto al 2,6% degli ultimi 10 anni – non sarà effettivamente in grado di rimanere al passo con la domanda, il risultato sarà un inevitabile aumento dei prezzi. Queste tematiche sono state recentemente inserite nelle agende politiche internazionali tra le questioni più urgenti e cri-tiche da affrontare. La Francia ha deciso di porre il tema dell’accesso al cibo al centro del proprio mandato alla presidenza del G-20 di quest’anno e il Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, ha definito il problema del prezzo elevato delle commodity «uno dei principali pericoli che oggi mettono a rischio la crescita». In linea con questo, infatti, al recente incontro del G-20 dei Ministri dell’Agricoltura1 è stato presentato un piano d’azione contro la fame e la volatilità dei prezzi dei beni alimentari sui mercati internazionali, il cosiddetto Action Plan on Food Price Volatility and Agricolture, definito dal Ministro francese dell’Agricoltura, Bruno Le Maire, come «un accordo storico che contiene misure concrete, lontane dalle dichiarazioni di principio»2. Tuttavia, questa non è stata la prima riunione dove si è discusso il tema dell’accesso al cibo, che è stato già all’ordine del giorno negli incontri del G-8 dell’Aquila, del World Food Summit di Roma nel 2009 e del G-20 di Seul del 2010. In quest’ultima occasione, però, è stata ribadita la centralità del tema della food security, definita come uno dei nove “pilastri chiave” che più urgentemente necessitano di azioni e riforme al fine di garantire la crescita economica sostenibile e la ripresa nei Paesi in via di sviluppo e a basso reddito. Nonostante la crescente attenzione della comunità internazionale al tema del livello e della volatilità dei prezzi delle materie prime alimentari e delle conseguenze in termini di accesso al cibo, oggi vi è ancora una situazione globale di forte instabilità. Infatti, unite alla difficile congiuntura economica attuale, le conseguenze dell’aumento dei prezzi delle derrate alimentari rappresentano un fattore elevato di rischio per la stabilità e la sicurezza di molte aree del mondo.

Negli ultimi cinquant’anni sono stati pochi i periodi di estrema criticità per i prezzi delle commodity alimentari. I livelli massimi raggiunti a livello globale dagli anni Sessanta fino a oggi sono da riferirsi, infatti, a due precisi momenti storici: la crisi alimentare degli

anni Settanta e l’attuale situazione di forti turbolenze e instabilità, iniziata nel 2007 e perdurata sino ai giorni nostri, con l’eccezione del flesso registrato nella seconda metà del 2008 e nel 2009.Va ricordato che vi sono stati anche altri tre periodi di improvvisi aumenti dei prezzi, ovvero negli anni 1978-1979, 1986-1987 e nel 1995, ma questi non si sono, però, mai rivelati critici come quelli sopra citati.La variazione mensile dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari è misurata dal FAO Food Price Index (FFPI) che viene considerato pertanto l’indice di riferimento per valutare la stabilità del mercato delle commodity alimentari. Tale indicatore è il prodotto della media degli indici di prezzo di cinque gruppi di prodotti (cereali, caseari, oli/grassi, carne e zucchero) che costituiscono cinque sotto-indici e sono calcolati nel seguente modo:- l’indice del prezzo degli oli e dei grassi consiste nella media dei prezzi di 11 diversi oli (inclusi

gli oli animali e gli oli di pesce);- l’indice del prezzo dello zucchero viene calcolato adottando lo standard fissato dall’Internatio-

nal Sugar Agreement;- l’indice del prezzo della carne viene calcolato prendendo in considerazione il prezzo medio

dei 4 tipi di carne più comuni; le quotazioni includono 2 prodotti avicoli, 3 prodotti di carne bovina, 3 prodotti a base di carne di maiale e 1 prodotto a base di carne ovina;

- l’indice del prezzo dei prodotti caseari raccoglie le quotazioni dei prezzi di burro, latte screma-to in polvere, latte intero in polvere, formaggio e caseina;

- l’indice del prezzo dei cereali è calcolato prendendo in considerazione gli indici di prezzo di cereali e riso.

Come si può notare dalla figura 1.1., il FAO Food Price Index ha seguito un trend di forti oscil-lazioni negli ultimi anni, sia in termini reali che in valori nominali. In particolare, rispetto a una sostanziale staticità registrata tra anni Ottanta e il 2006, dal 2007 i prezzi delle commo-dity alimentari hanno compiuto delle fluttuazioni ampie e rapide:- da marzo 2007 a giugno 2008 si è assistito al primo forte aumento dei prezzi: l’indice nomi-

nale è aumentato molto rapidamente, registrando una variazione del 63,1% (l’indice reale è cresciuto del 52,9%);

- da luglio 2008 a febbraio 2009 è stato registrato, invece, un repentino calo del livello dei prezzi: l’indice nominale ha segnato una variazione pari a -35,9% (l’indice reale è diminuito del 33%);

- da marzo 2009 a gennaio 2010 i prezzi hanno ripreso nuovamente a crescere: l’indice, sia nominale che reale, è cresciuto del 25%;

- da febbraio 2010 a luglio 2010 è stato registrato un breve periodo di stabilità;

NEL 2050 LA DOmANDA GLOBALE DI CIBO CRESCERÀ

TRA IL 70 E IL 100%

FINO AL 2020 I PREzzI REGISTRERANNO VALORI SUPERIORI A QUELLI DEL DECENNIO PRECEDENTE

LA CRESCENTE ATTENzIONE mONDIALE SUL TEmA

LA DINAmICA DEI PREzzI DELLE mATERIE PRImE ALImENTARI

1.1 1.2

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte

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IL RISCHIO DI UNA NUOVA EmERGENzA ALImENTARE È mOLTO ALTO

Africa e del Vicino Oriente, un forte rialzo del prezzo del petrolio e la prolungata incertezza dei mercati finanziari ed economici globali3.Come si può notare dal grafico precedente (figura 1.2.), tuttavia, se prendiamo in considera-zione i valori reali, il massimo storico mai registrato corrisponde alla pesante crisi alimentare degli anni Settanta, durante la quale il FAO Food Price Index è arrivato a segnare un valore pari a quasi 350 punti, rispetto ai 206 punti attuali.Dopo avere considerato le dinamiche registrate dal FAO Food Price Index, è importante analizza-re le recenti variazioni dei prezzi delle cinque commodity che lo compongono. A tal fine, può esse-re utile prendere in considerazione i due periodi più recenti tra quelli precedentemente elencati:- la crescita del FFPI da giugno 2010 a febbraio 2011 ha visto lo zucchero, gli oli/grassi e i

cereali registrare un aumento dei prezzi superiore rispetto alla carne e ai prodotti caseari; infatti, i prezzi di tali commodity sono aumentati rispettivamente del 86, 66 e 71% (rispetto a +12% e +13% di carne e prodotti caseari);

- successivamente, da febbraio 2011 a giugno 2011 il FFPI è calato lievemente. I valori sotto-stanti hanno mostrato una forte diminuzione degli indici dei prezzi dello zucchero (-14%) e degli oli/grassi (-8%), contemporaneamente a un lieve rialzo della carne e dei prodotti case-ari (rispettivamente +6% e +1%). Questi rialzi sono stati comunque inferiori all’inversione di tendenza registrata dallo zucchero e non hanno, dunque, impedito la discesa del FFPI, seppur contribuendo a frenarla. I prodotti caseari si sono mantenuti stabili.

Nonostante i lievi ribassi registrati negli ultimi mesi, è evidente il forte rischio di una nuova emergenza alimentare se si considera l’andamento degli ultimi 12 mesi (giugno 2010-giugno 2011) che si potrebbe riassumere nel seguente modo:- indice del prezzo degli oli/grassi: +52,7%;- indice del prezzo dello zucchero: +59%;- indice del prezzo della carne: +18,3%;- indice del prezzo dei prodotti caseari: +14%;- indice del prezzo dei cereali: +71%.

- da luglio 2010 a febbraio 2011 si è assistito nuovamente a un forte aumento dei prezzi: l’indi-ce è cresciuto del 37,8% (l’indice reale è aumentato del 41,9%);

- da febbraio 2011 a giugno 2011 il livello dei prezzi si è lievemente ridimensionamento: l’indi-ce, sia nominale che reale, è sceso del 1,6%.

Analizzando in dettaglio le dinamiche dei prezzi negli ultimi mesi, si nota come a febbraio 2011 l’indice abbia toccato il record storico raggiungendo quota 238 punti (valore nomina-le). Da febbraio a giugno, nonostante si sia assistito a un lieve miglioramento della situa-zione, i valori si sono mantenuti comunque vicini ai massimi. L’ultimo dato del FAO Food Price Index (giugno 2011) mostra, infatti, un valore pari a 234 punti, in calo dello 0,3% rispetto ad aprile 2011, ma in aumento del 39% rispetto a giugno 2010.Contemporaneamente a fenomeni climatici avversi, una serie di altri fattori hanno eserci-tato un forte impatto negativo sulla stabilità del mercato alimentare, il che ha comportato il rialzo dei prezzi registrato nell’ultimo anno. Alcuni di questi sono le conseguenze del terre-moto in Giappone, un’ondata senza precedenti di disordini politici in molti Paesi del Nord

figura1.2.Dinamica del prezzo delle materie prime alimentari – FAO Food Price Index, valori reali (1961–2010)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifao,giugno2011.

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figura1.1.Dinamica del prezzo delle materie prime alimentari – FAO Food Price Index (giugno 1990–giugno 2011)

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A FEBBRAIO 2011 L’INDICE HA TOCCATO

IL RECORD STORICO RAGGIUNGENDO

QUOTA 238 PUNTI figura1.3.Dinamica del prezzo delle materie prime alimentari: carne, prodotti caseari, cere-ali, oli/grassi e zucchero (gennaio 2006–giugno 2011)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifao,agosto2011.

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouseambrosettisudatifao,agosto2011.

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte

UN ANDAmENTO UNIFORmE E CONSOLIDATO NON DESTA PREOCCUPAzIONE

LE VARIAzIONI DIVENTANO PROBLEmATICHE E RISCHIOSE QUANDO SONO AmPIE E NON PREVEDIBILI

NEGLI ULTImI ANNI LA VOLATILITÀ HA RAGGIUNTO LIVELLI ECCEzIONALmENTEELEVATI

Secondo la FAO, però, non siamo ancora entrati in una nuova vera e propria crisi alimentare. Nei documenti più recenti, infatti, si fa riferimento a un “periodo di forti turbolenze”4. È certo, però, che l’attuale instabilità registrata nei mercati agricoli determina una situazione di estrema criticità, dove qualsiasi evento, come ad esempio una nuova grande siccità in un importante Paese esportatore (come è avvenuto in Russia nell’estate 2010), potrebbe nuova-mente sconvolgere il mercato delle commodity alimentari.

Negli ultimi anni si è verificata non solo una forte crescita dei prezzi delle commodi-ty alimentari, ma anche – e soprattutto – un deciso aumento della volatilità – sta-bilmente su livelli elevati per cinque anni consecutivi – e, dunque, dell’incertezza

e dell’instabilità dei mercati.La volatilità è un indicatore statistico utilizzato per valutare la variabilità e l’incertezza dei mercati. A seconda delle variabili cui fa riferimento, può essere ricondotta a diverse definizioni tec-niche; in questa sede, per volatilità si intende esplicitamente in quale misura e quanto rapi-damente i prezzi agricoli variano nel tempo.Non tutte le variazioni di prezzo costituiscono un problema. Esse non destano preoccupa-zione, ad esempio, quando i prezzi mostrano un andamento uniforme e ben consolidato, oppure quando seguono uno schema abituale e stagionale noto. Infatti, prezzi stabilmente elevati stimolano la produzione, consentono la messa a coltivo di terre meno vocate o più distanti dalle grandi vie d’acqua, favoriscono la remunerazione e lo sviluppo delle comunità rurali che nei Paesi in via di sviluppo costituiscono la maggioranza delle popolazioni.Le variazioni dei prezzi diventano problematiche, invece, quando sono ampie, non prevedi-bili e repentine, in quanto creano un livello di incertezza che fa aumentare i rischi per pro-duttori, commercianti, consumatori e governi, con la conseguente possibilità che vengano prese decisioni subottimali.Infine, anche le variazioni dei prezzi legate a fattori esogeni al mercato della specifica com-modity (ad esempio, il prezzo del mais influenzato dal prezzo del petrolio) possono essere problematiche, in quanto di difficile interpretazione e causa di decisioni non corrette.Se in generale si sa che molti mercati di materie prime sono contraddistinti da un alto grado di volatilità, nello specifico va detto che i mercati delle commodity agricole sono sempre stati caratterizzati da alta volatilità per svariati motivi. Eccone alcuni:- la produzione agricola non è costante a causa di eventi naturali inaspettati, come ad esem-

pio gli eventi meteorologici o le infestazioni;- l’elasticità della domanda e dell’offerta rispetto al prezzo è bassa. In particolar modo, l’offerta

registra un grado di elasticità molto basso nel breve periodo: infatti, per poter riportare in equilibrio domanda e offerta dopo uno shock dal lato dell’offerta, i prezzi devono variare molto intensamente, soprattutto se il livello delle scorte è basso;

- la produzione agricola è un processo che richiede tempi lunghi e i produttori, considerata la scarsa elasticità dell’offerta nel breve periodo, devono attendere il termine dei cicli produt-tivi per poter rispondere meglio alle variazioni di prezzo. Questo circolo obbligato causa aggiustamenti ciclici, che aumentano ulteriormente la variabilità dei mercati in esame5.

È importante sottolineare come la volatilità abbia raggiunto livelli eccezionalmente elevati negli ultimi anni. A tal riguardo, come riportato nella figura 1.1., la deviazione standard6

IL FENOmENO DELLA VOLATILITÀ DEI PREzzI DELLE mATERIE PRImE ALImENTARI

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Willard Culver/National Geographic Stock

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I PRODUTTORI VENGONO SFAVORITI DAL CALO DEI PREzzI

LE FAmIGLIE POVERE SONO LE PIù COLPITE DALL’AUmENTO DEI PREzzI

LA VOLATILITÀ DIVENTA PROBLEmATICA QUANDO CREA INCERTEzzA E DECISIONI DI INVESTImENTOINEFFICIENTI

LE CAUSE SCATENANTI DEL RECENTE FORTE

AUmENTO DELLA VOLATILITÀ SONO VARIE

UNA VOLATILITÀ COSì ESASPERATA GENERA

CONSEGUENzE NEGATIVE PER LA

SICUREzzA ALImENTARE E L’INTERA ECONOmIA

dei prezzi relativi al periodo 1992-2006 è stata pari a 13,5, mentre nel 2007-2011 è più che raddoppiata, raggiungendo il valore di 29,3. Le cause scatenanti di questo recente forte aumento della volatilità dei prezzi possono essere individuate in diversi fattori: l’accadimento di eventi climatici avversi, la riduzione del livello delle scorte, l’impiego di materie prime agricole per la produzione di biocarbu-ranti (che ha sviluppato un forte legame con il prezzo dell’energia e accelerato la crescita della domanda), l’andamento dei tassi di cambio, le restrizioni al commercio, l’aumento della speculazione finanziaria7 e, non da ultimo, l’intervento politico sui mercati in molti dei principali Paesi produttori, che ha alterato spesso le dinamiche e i modelli produttivi adottati dagli agricoltori.Anche prendendo in considerazione un indicatore diverso dalla deviazione standard, come la volatilità implicita8, risulta evidente la situazione di accentuata instabilità di mercato registrata dal 2006 fino a oggi. Come si evince chiaramente dal grafico riportato nella figura 1.4., dal 1990 la volatilità implicita di soia, grano e mais è aumentata costan-temente, ma è negli ultimi anni che ha registrato la crescita più sostenuta.In conclusione, seppur la volatilità non sia un fenomeno nuovo per il settore agricolo, le dinamiche dell’ultimo periodo sono di una scala decisamente superiore a quanto visto finora e determinano situazioni fortemente rischiose per la maggior parte dei soggetti della filiera alimentare. In linea generale, tale fenomeno genera conseguenze negative nel settore agricolo non solo per la sicurezza alimentare, ma anche per l’intera economia, sia dei Paesi sviluppati sia di quelli in via di sviluppo.La volatilità esasperata provoca inoltre forti tensioni nelle filiere agricole e alimentari, causando gravi scompensi e squilibri tra i diversi attori, che innescano fenomeni di cicli-cità nelle quotazioni e un ulteriore aumento della volatilità.

figura1.4.Volatilità implicita annua di grano, mais e soia (1990-2010)

fonte:Price Volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses,fao, ifad,fmi,oCse,unCtad,Wfp,WorldBank,Wto,ifprieunhLtf,maggio2011.

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La preoccupazione globale per la volatilità nasconde quella per i livelli dei prezzi ed entrambe costituiscono una fra le questioni principali legate alla sicurezza ali-mentare9.

Mentre i produttori traggono spesso benefici e opportunità da un alto livello dei prezzi delle materie prime alimentari, i consumatori – in particolare quelli più poveri e residen-ti nei Paesi in via di sviluppo – ne subiscono gravemente le conseguenze.Le famiglie più povere, infatti, spendono un’ampia porzione del proprio budget per la spesa alimentare e, consumando principalmente beni alimentari poco lavorati, risentono particolarmente dell’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari. Di conseguenza, queste famiglie vedono compromessi la possibilità di alimentarsi in maniera adeguata e l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e ad altri beni di prima necessità.I produttori (in particolare i piccoli agricoltori), al contrario, vengono sfavoriti maggior-mente in uno scenario di prezzi bassi, a causa dei quali si vedono costretti a ridurre gli investimenti, a produrre in condizioni non ottimali e a modificare i propri standard di vita, in quanto la riduzione dei redditi minaccia il mantenimento della propria famiglia o la possibilità di sostenere i costi operativi delle aziende agricole. L’incertezza può quindi trasformarsi in decisioni e livelli di produzione non ottimali.In generale, la volatilità diviene un problema quando induce comportamenti avversi al rischio, che conducono a decisioni di investimento inefficienti, nonché quando si creano criticità che produttori, consumatori o intere nazioni non sono in grado di risolvere in modo ottimale.Più in dettaglio, gli impatti di una forte volatilità dei prezzi delle materie prime agri-cole possono essere analizzati secondo due diverse prospettive: macroeconomica e mi-croeconomica.

1.4.1 Le conseguenze dal punto di vista “macro”

A livello macroeconomico, l’analisi degli effetti della volatilità dei prezzi delle materie prime deve partire dalla distinzione tra effetti di lungo e di breve termine e tra Paesi esportatori e importatori.

Paesi esportatori

I Paesi più a rischio di impatti macroeconomici negativi generati dalla volatilità dei prezzi sono i Paesi in via di sviluppo che dipendono dalle esportazioni di materie prime

GLI ImPATTI DELLA VOLATILITÀ DEI PREzzI SULL’ECONOmIAE SULL’ACCESSO AL CIBO

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UN’ECCEzIONALE RIDUzIONE DEI PREzzI PROVOCA GRAVI CONSEGUENzE ALL’ECONOmIA DEI PAESI ESPORTATORI

UN AUmENTO ECCESSIVO DELLE QUOTAzIONI SPESSO PROVOCA REAzIONI DI TIPO PROTEzIONISTICO

I PAESI ImPORTATORI SONO COLPITI DAL RIALzO ECCEzIONALE DEI PREzzI

UN LIVELLO DEI PREzzI SIGNIFICATIVAmENTE ALTO RISULTA DRAmmATICO PER LE FAmIGLIE POVERE

agricole o le cui importazioni di beni alimentari ricoprono un peso significativo nella bilancia dei pagamenti o finanza pubblica.In Paesi esportatori dove il Pil è fortemente legato al settore agricolo si verifica che un’eccezionale riduzione dei prezzi delle commodity alimentari provochi gravi conse-guenze all’economia nazionale. In tale scenario, infatti, si verificano un impatto diretto immediato sulla bilancia dei pagamenti, tagli agli investimenti e diminuzione nell’u-tilizzo dei fattori produttivi. Questi tre fenomeni determinano a loro volta un impatto negativo di medio termine sulla crescita economica del Paese.Inoltre, un aumento eccessivo delle quotazioni spesso provoca nei Paesi esportatori reazioni di tipo protezionistico, come il blocco delle esportazioni, con l’obiettivo di ridurre l’inflazione domestica, ma con il risultato di causare distorsioni nella filiera produttiva nazionale e di provocare incontrollati aumenti sul mercato internazionale, che spesso si ritorcono alla fine del periodo sul Paese che ha promosso il blocco.

Paesi importatori

I Paesi importatori, invece, nel momento in cui i prezzi delle derrate alimentari subi-scono un eccezionale rialzo, possono andare incontro a un aggravamento della bilancia dei pagamenti e delle finanze pubbliche; anche in questo caso, dunque, viene colpita l’intera economia.Particolare attenzione deve essere riservata a quei Paesi importatori di derrate alimen-tari definiti “a basso reddito”, dove l’ondata negativa può causare un aumento dell’in-flazione e dei costi di importazione, i quali determinano a loro volta un aggravamento della bilancia dei pagamenti. Inoltre, dovendo aumentare le esportazioni per poter ripagare le importazioni, questi Paesi vanno incontro a un aumento del rischio di deprezzamento della valuta.Infine, un aumento dei prezzi delle commodity alimentari avrà un impatto anche sulle misure fiscali legate alle importazioni, sulle imposte sugli alimenti e sui sussidi per il consumo alimentare.

1.4.2 Le conseguenze dal punto di vista “micro”

A livello microeconomico, invece, alcuni recenti studi10 hanno identificato i principali impatti generati da una situazione di alta volatilità dei prezzi delle materie prime alimen-tari, analizzandoli sia sul fronte della domanda che dell’offerta e mettendoli in relazione al livello dei prezzi.

Sul fronte della domanda

Come già evidenziato in precedenza, dal lato della domanda un livello di prezzi significati-vamente alto risulta drammatico per le famiglie povere, specialmente per quelle che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Queste, utilizzando in media tre quarti del proprio budget fa-miliare per la spesa alimentare, si trovano costrette a erodere e modificare i propri standard alimentari e di vita, peggiorando la già critica situazione globale della malnutrizione. In questa sede è dunque opportuno distinguere, in termini di impatto, tra i diversi gruppi socioeconomici e le tipologie dei nuclei familiari.

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Sul fronte dell’offerta

Sul fronte dell’offerta, invece, un alto livello dei prezzi genera benefici per i produttori netti di commodity alimentari e spinge all’aumento della produzione. La redditività degli allevamenti, invece, viene intaccata, specialmente se l’aumento dei costi dei mangimi non viene interamente trasferito sui consumatori.Prezzi bassi o volatili possono infatti, però, anche creare notevoli problemi agli agricol-tori e agli altri soggetti della filiera alimentare, poiché rischiano di perdere i propri in-vestimenti produttivi nel caso la diminuzione dei prezzi si verifichi durante l’implemen-tazione di investimenti, la cui profittabilità dipende da quanto sono elevati i prezzi. Un classico esempio è quello degli agricoltori che hanno già seminato i loro raccolti e che si trovano a fronteggiare un calo dei prezzi: in questa situazione, i piccoli agricoltori poveri che hanno difficoltà di accesso al credito possono riscontrare particolari problemi nel finanziare una nuova semina e rimanere così in attività. Questo tipo di problema può essere particolarmente grave e quindi difficile da risolvere, per esempio, per la donne proprietarie di piccoli terreni, che rappresentano la maggioranza in molti Paesi.Inoltre, è importante considerare come molti agricoltori nei Paesi in via di sviluppo (e anche alcuni nei Paesi sviluppati) non operino su una scala sufficientemente ampia per accantonare i redditi per le stagioni seguenti: di conseguenza, sia il benessere della fa-miglia sia l’esistenza stessa dell’azienda agricola risultano a rischio in una situazione di eccessiva volatilità. L’incertezza può anche tradursi in decisioni di investimento a lungo termine subottimale.Dopo aver considerato gli impatti negativi derivanti dall’aumento dei prezzi nel settore agricolo, non si può prescindere dal considerare alcune importanti opportunità di un tale scenario.Considerando infatti che l’agricoltura è la principale fonte di reddito per gran parte della popolazione rurale nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, una situazione di prez-zi stabilmente più elevati potrebbe contribuire ad alleviare la povertà rurale, ma questo solo a condizione che i produttori siano pienamente integrati nel mercato. L’ampiezza di tali opportunità è poi legata alla dimensione delle aziende agricole e all’accesso alle altre risorse (sementi, fertilizzanti, macchinari ecc.) che permette agli agricoltori di cogliere l’opportunità del rialzo dei prezzi.Inoltre, nelle zone dove l’agricoltura è la condizione necessaria per la crescita e lo sviluppo rurale, un aumento della produzione agricola e una crescita della produttività generano importanti effetti moltiplicatori sulle attività rurali secondarie/non agricole e sull’occupa-zione.

L’AUmENTO DEI PREzzI FAVORISCE I PRODUTTORI NETTI

LA VOLATILITÀ mETTE A RISCHIO IL RITORNO DEGLI INVESTImENTI

PREzzI STABILmENTE PIù ELEVATI POTREBBERO CONTRIBUIRE AD ALLEVIARE LA POVERTÀ RURALE

Un significativo aumento dei prezzi dei prodotti alimentari colpisce fortemente i consu-matori netti di prodotti alimentari (consumatori e non produttori), poiché il cibo rappre-senta una quota molto ampia della loro spesa: in tali circostanze, infatti, un aumento dei prezzi ridurrà pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie in questione. Tra queste, poi, le famiglie più colpite sono quelle urbane11 a basso reddito, le quali acquistano i beni alimentari con il salario che percepiscono (non possiedono e non coltivano terreni), e quelle con donne capo-famiglia.Un’altra categoria molto suscettibile all’aumento dei prezzi, oltre ai consumatori netti di prodotti alimentari, è quella di cui fanno parte le famiglie che vivono di agricoltura prevalentemente di sussistenza, ma che si trovano comunque costrette a comprare dall’e-sterno alcuni beni. Le famiglie che riscontrano difficoltà nell’acquisto di beni alimentari provvedono dunque a rifornirsi di prodotti di qualità inferiore e in quantità minore. A questo punto, però, è necessaria un’ulteriore precisazione: l’impatto diretto dell’au-mento dei prezzi sui consumi è solitamente atteso come negativo, ma per valutare tale effetto è importante considerare in che direzione si muovono i prezzi dei diversi alimenti. Se i prezzi si muovono tutti nella stessa direzione, l’impatto sia sull’econo-mia sia sul welfare sarà quello sinora descritto; nel caso contrario, invece, è possibile che le famiglie provvedano a sostituire i prodotti del proprio paniere e che tale “ef-fetto di sostituzione” a favore dei prodotti meno cari mitighi l’effetto degli aumenti dei prezzi di altri.Il forte aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, oltre a generare effetti di breve termine come quelli appena descritti (riduzione della quantità e della qualità della spesa alimentare per alcune categorie di soggetti), provoca impatti di medio-lungo termine ancor più preoccupanti. A livello sociale/nutrizionale, i soggetti che risultano maggiormente colpiti dalla volati-lità dei prezzi delle commodity alimentari sono le donne e i bambini, soprattutto quelli entro i primi 1000 giorni di vita, per i quali la tipologia di dieta determina importanti implicazioni nello sviluppo psico-fisico.È chiaro, quindi, che le conseguenze possono rivelarsi tragiche e irreversibili: una larga parte di bambini smette di ricevere un’adeguata alimentazione ed educazione, si registra-no gravi perdite di capitale umano e lavoro, la povertà e la malnutrizione aumentano a livello globale e il tasso di mortalità cresce drasticamente.Lo sviluppo congiunto di questi fenomeni genera gravi problemi di sostenibilità futura nei Paesi in via di sviluppo, i quali vedono pesantemente pregiudicata la crescita econo-mica, spesso trainata dall’agricoltura. Ma allo stesso tempo, una diminuzione prolungata dei prezzi causa l’impoverimento delle aree agricole meno sviluppate, aree che non pos-sono beneficiare di sussidi simili a quelli dei Paesi sviluppati. Questo fenomeno è stato sicuramente una delle cause delle imponenti migrazioni delle popolazioni agricole verso le aree urbane nei Paesi in via di sviluppo.Con riferimento ai Paesi sviluppati, gli effetti della volatilità e dei prezzi elevati sono di portata inferiore. Anche se molte famiglie spendono circa la metà del budget familiare per la spesa alimentare, queste nazioni godono di una maggiore capacità di “aggiustare” la spesa in base alle contingenze, orientandosi eventualmente su diversi generi di beni alimentari. Inoltre, i Paesi più sviluppati sono dotati di meccanismi di protezione che assicurano ai soggetti a rischio un’adeguata assistenza.

NEI PAESI SVILUPPATI LE CONSEGUENzE

SULLE FAmIGLIE SONO INFERIORI

DONNE E BAmBINI SONO TRA I SOGGETTI

PIù COLPITI DALLA VOLATILITÀ DEI PREzzI

LA FRAGILITÀ DELLE FAmIGLIE URBANE A

BASSO REDDITO E DI QUELLE CHE VIVONO

DI AGRICOLTURA DI SUSSISTENzA

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ACQUA VIRTUALE COmE FONTE D’ACQUA

ALTERNATIVA.

ACQUA VIRTUALE COmE FONTE D’ACQUA ALTERNATIVA.

2.ifattoriChedeterminanoL’andamentodeiprezzideLLeCommodityaLimentarie

LaLorovoLatiLità

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(produzione agricola, limitatezza delle risorse naturali, produzione di biocarburanti, ef-fetti riconducibili al cambiamento climatico).Si tratta di fattori endogeni a cui è possibile associare anche fattori trasversali esogeni, che incidono direttamente o indirettamente sui prezzi delle commodity alimentari. Tra questi, il modello interpretativo proposto prende in considerazione i mercati finanziari e quello dei cambi, il prezzo del petrolio e dell’energia, le politiche commerciali interna-zionali e le dinamiche geopolitiche. L’esigenza di schematizzare tale modello in una rappresentazione grafica ha imposto la scelta di collocare i vari fattori nel lato della domanda, in quello dell’offerta o tra i fattori trasversali.Tuttavia, siamo ben consapevoli dei limiti di tale semplificazione, poiché consci del fatto che nella realtà molti di questi fattori esercitano interazioni molto più complesse nella relazione domanda/offerta delle commodity alimentari. Inoltre, va detto anche che esi-stono numerose interconnessioni tra i fattori stessi, che si è pertanto tentato di eviden-ziare attraverso delle linee tratteggiate.Nei prossimi paragrafi si cercherà di individuare e descrivere le relazioni tra ognuna delle variabili individuate e l’andamento dei prezzi delle commodity alimentari e la loro volatilità1.Tutti gli elementi individuati e rappresentati nel modello interpretativo sopra descritto possono anche essere suddivisi a seconda della tipologia dell’effetto generato sui prezzi e del relativo orizzonte temporale di riferimento.Nei paragrafi seguenti, oltre a cercare di comprendere in dettaglio le relazioni tra le va-riabili individuate e i prezzi, si cercherà, infatti, di chiarire se l’impatto generato riguarda maggiormente l’incremento della volatilità dei prezzi nel breve termine e/o l’aumento del livello dei prezzi nel medio-lungo termine.Da queste valutazioni ne deriva anche che gli effetti di alcuni fattori sono modificabili solo nel medio-lungo termine e possono trovare risposta in processi di adattamento del sistema a mutate condizioni strutturali della domanda e dell’offerta: è il caso, ad esempio, della crescita demografica ed economica dei Paesi emergenti, che induce un significativo aumento della domanda di beni alimentari, del fenomeno dell’urbanizzazione, dell’innal-zamento della temperatura causato dal cambiamento climatico, del progressivo accen-tuarsi della limitatezza delle risorse naturali.Come verrà analizzato più dettagliatamente nel Capitolo 3, riferendosi a questi temi ap-pare necessario un processo molto ampio di cambiamento dei comportamenti e stili di vita e di adattamento e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, così come investimenti e innovazioni che aumentino la produttività agricola.Al contrario, ci sono i fattori su cui è possibile intervenire nel breve periodo, come per esempio sulla gestione delle riserve di materie prime alimentari, sugli incentivi alla pro-duzione di biocarburanti, sugli eccessi di speculazione finanziaria sui mercati delle com-modity agricole e delle politiche commerciali.

Nel precedente capitolo sono stati illustrati in dettaglio l’andamento storico e lo scenario attuale dei prezzi delle commodity alimentari. Sono state, inoltre, de-scritte le conseguenze – sulla sicurezza alimentare delle famiglie (in particolare

quelle a basso reddito) e sulla stabilità economia e politica dei Paesi (in particolare quelli in via di sviluppo) – del fenomeno dell’aumento della volatilità e dei repentini incrementi dei prezzi a cui stiamo assistendo recentemente.In questo secondo capitolo verranno individuati ed esaminati i principali fattori che sot-tendono tali dinamiche, al fine di comprenderne le principali relazioni ed effetti.A tal scopo, il BCFN ha elaborato un modello interpretativo illustrato nella figura 2.1.Offrendo una visione sistemica dei molteplici elementi che concorrono a definire l’an-damento dei prezzi delle commodity alimentari, questo modello evidenzia anzitutto i fattori riconducibili al lato della domanda (livello delle scorte dei prodotti, fattori demo-grafici, crescita economica dei Paesi emergenti, scelte alimentari) e a quello dell’offerta

I mOLTEPLICI FATTORI CHE INCIDONO SUL LIVELLO

E SULLA VOLATILITÀ DEI PREzzI ALImENTARI

FATTORI LEGATI ALLA DOmANDA, ALL’OFFERTA E FATTORI TRASVERSALI

TIPOLOGIA DI EFFETTO GENERATO SUI PREzzI E ORIzzONTE TEmPORALE DI RIFERImENTO

FATTORI mODIFICABILI SOLO NEL mEDIO-LUNGO TERmINE E QUELLI SU CUI INTERVENIRE NEL BREVE PERIODO

IL mODELLO INTERPRETATIVO DEL BCFN

2.1

fonte:elaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosetti,2011.

prezzi offerta

politichecommerciali

mercatodeicambi

mercatifinanziari

(speculazione)

dinamichegeopoplitiche

produzioneagricola

produttivitàtecnologia/innovazionesprechieperdite

demografiaCrescitadella

popolazioneurbanizzazione

Biocarburantistilialimentariaumentodellecalorie

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delladietaLimitatezzadellerisorsenaturali

suolocoltivabileacqua

Crescitaeconomicadeipaesiemergenti

Cambiamentoclimaticoincrementodelle

temperaturevariazionedelleprecipitazionieventiclimaticiavversi

Livellodellescorte

prezzodelpetrolio

edell’energia

domanda

figura2.1. Il modello interpretativo dei fattori che incidono sul livello e sulla volatilità dei prezzi alimentari

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte

AUmENTO DEL REDDITO PRO CAPITE E URBANIzzAzIONE mODIFICANO LA COmPOSIzIONE DEL PANIERE ALImENTARE DEI PAESI EmERGENTI

La crescita della popolazione mondiale e la sua progressiva urbanizzazione, lo svi-luppo economico dei Paesi emergenti e il conseguente spostamento delle scelte alimentari verso prodotti alimentari più complessi rappresentano sfide di enorme

portata per il sistema agroalimentare mondiale, che nel medio-lungo termine dovrà cer-care di far fronte a un incremento costante della domanda che causerà molto probabil-mente crescenti tensioni sul fronte dei prezzi delle commodity alimentari. Ad esempio, secondo le proiezioni di medio termine realizzate dall’OECD e dalla FAO2, nel decennio 2010-2020 i prezzi dei cereali e dei derivati dall’allevamento del bestiame saranno più elevati di quelli del decennio precedente rispettivamente del 20 e del 30%3.I prezzi di carne e prodotti caseari, da una parte, e di cereali e oli vegetali, dall’altra, si influenzano a vicenda attraverso una serie di relazioni dirette e indirette. Pertanto, cam-biamenti nella domanda di carne e prodotti caseari influenzano anche la domanda (e i prezzi) delle colture necessarie all’allevamento del bestiame. Viceversa, poiché cereali e oli vegetali sono tra le principali voci di costo per l’allevamento del bestiame, un aumento del prezzo di tali commodity determina un innalzamento del prezzo della carne.L’aumento del reddito disponibile, la migrazione dalle campagne alle città e la modifica delle scelte alimentari nei Paesi emergenti sono fenomeni che spiegano un innalzamento nella domanda di beni alimentari da parte di queste economie che si stanno affacciando sempre di più sui mercati internazionali, a scapito dell’autoproduzione.È importante sottolineare che l’aumento del reddito pro capite di una fetta così impor-tante della popolazione mondiale non si riflette direttamente solo su un aumento dei consumi, ma anche su una diversificazione della domanda e su una minore sensibilità alle variazioni del prezzo. La minore elasticità della domanda è uno dei fattori che favo-riscono l’innalzamento dei prezzi poiché si riduce la portata dell’effetto sostituzione, che prevede un aumento del prezzo di una determinata commodity e porta i consumatori ad acquistare beni con caratteristiche simili a prezzi inferiori.Alcuni dati sui fenomeni sopra citati possono aiutare a comprendere meglio la portata di tali sfide. La maggior parte dei Paesi in via di sviluppo ha sperimentato una forte crescita economica negli ultimi anni. In Asia, soprattutto in Cina e in India, si sta verificando una sostenuta crescita economica, con il Pil reale della zona in aumento del 7,3% su base annua tra il 2006 e il 2011. La stessa Africa sub-sahariana ha raggiunto un tasso di crescita del Pil reale del 4,5% nello stesso periodo. Questa forte crescita, unita all’influenza che essa esercita sui consumi, rappresenta un fattore chiave per comprendere il graduale cambiamento della domanda alimentare mondiale.Per quanto riguarda l’incremento demografico, secondo le stime della FAO nel 2050 la po-polazione mondiale aumenterà di un terzo, raggiungendo i 9,1 miliardi rispetto ai 6,9 mi-liardi attuali, e di conseguenza la domanda di cibo potrebbe aumentare tra il 70 e il 100%4.

L’AUmENTO DEL REDDITO PORTA A

mAGGIORI CONSUmI E DIVERSIFICAzIONE

DELLA DOmANDA

DINAmICHE DEmOGRAFICHE, CRESCITA ECONOmICA NEI PAESI EmERGENTI E mODIFICA DELLE SCELTE ALImENTARI

2.2 Anche nel prossimo futuro, come del resto è già successo nel recente passato (figura 2.2.), ad aumentare sarà soprattutto la popolazione dei Paesi (mercati) emergenti, che già oggi costituisce il 60% della popolazione mondiale. Tra il 1980 e il 2010 la popolazione di questi Paesi è cresciuta a un tasso medio annuo del 6% rispetto al 2,5% dei Paesi industrializzati.

Un altro fenomeno demografico che sta avendo un forte impatto sulla domanda di cibo è quello dell’urbanizzazione5 in corso nei Paesi in via di sviluppo, in quanto alla migrazione dalle campagne verso le città generalmente segue una modifica delle abitudini alimentari verso una dieta più diversificata.L’aumento del reddito pro capite e l’urbanizzazione sono due fattori che portano alla graduale modifica della composizione del paniere alimentare dei Paesi emergenti, con il passaggio da una dieta composta prevalentemente da cereali a una dieta più ricca di frut-ta, verdura, carne e pesce. I consumatori urbani, specialmente in Asia, stanno sperimen-tando in modo crescente la dieta occidentale, riducendo il consumo di cibi tradizionali.La figura 2.3. mostra il valore medio giornaliero di calorie assunte nei Paesi in via di svi-luppo e nei Paesi industrializzati nel periodo 1964-2030. Nei Paesi in via di sviluppo si nota un trend di crescita più che doppio rispetto ai Paesi industrializzati (lo 0,55% medio annuo rispetto allo 0,24%), dovuto alla cosiddetta “occidentalizzazione della dieta”, ovvero la graduale sostituzione di cibi poveri con alimenti derivati da lavorazioni più complesse.

figura 2.2. Popolazione residente nei Paesi industrializzati e nei mercati emergenti (1980-2020, mld)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusda(unitedstatesdepartmentofagriculture),2010.

1,1

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1980 1990 2000 2010 2020

3,64,2

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paesiindustrializzati mercatiemergenti

figura2.3.Consumo pro capite di cibo (kcal giornaliere) nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi sviluppati (1964 – stime al 2030)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifao,2010

paesiinviadisviluppo paesiindustrializzati

1964-1966 1974-1976 1984-1986 1997-1999 2015 2030

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LA POPOLAzIONE mONDIALE AUmENTERÀ DI UN TERzO ENTRO IL 2050

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È interessante osservare come, per questo motivo, la Cina sia diventata uno dei maggiori importatori mondiali di semi di soia e oli vegetali, usati in allevamento come integratori proteici all’interno dei mangimi. L’importazione di olio di semi e oli vegetali destinati all’allevamento è infatti aumentata tra il 1990 e il 2007 rispettivamente del 16,2 e del 8,9% su base annua.Anche in India si è registrato un aumento delle importazioni di olio di semi del 72% a par-tire dal 1990.I cambiamenti nei modelli di consumo alimentare che si stanno verificando in questi anni a livello globale saranno sempre più netti in futuro. Ad esempio, mentre il consumo pro capite di riso nel Sud-est asiatico è atteso in calo del 4% tra il 2000 e il 2050, i consumi di frutta, verdura e prodotti caseari cresceranno del 70% e quelli di uova, carne e pesce raddoppieranno a causa di un reddito in continua crescita (+6,1% medio su base annua).

Più in particolare, la diversificazione della dieta comporta un aumento del consumo dei pro-dotti a più alto contenuto calorico e proteico come la carne e i derivati del latte6.La figura 2.4. mostra il consumo medio pro capite di carne in Cina, Brasile e Corea del Sud nel1990 e nel 2011, evidenziando la forte crescita che si è registrata negli ultimi 20 anni.Inoltre, in questi Paesi si può osservare anche un aumento costante della produzione e del consumo di prodotti caseari. La figura 2.5. mostra il caso della Cina per quanto riguarda il burro e il formaggio.Con l’aumento del consumo di carne e prodotti caseari cresce la domanda dei cereali ne-cessari per la nutrizione del bestiame da allevamento. Tale incremento è esponenziale: per produrre 1 kg di carne di pollo occorrono circa 2 kg di cereali, per 1 kg di carne di maiale circa 4 kg di cereali e per 1 kg di carne di manzo tra 7 e 8 kg di cereali.Il consumo pro capite di carne della Cina ha ormai raggiunto i livelli europei (figura 2.6.).

figura2.4.Consumo di carne pro capite (kg), in Cina, Brasile, Corea del Sud nel 1990 e nel 2011

figura2.7.Importazioni cinesi di olio di semi e oli vegetali (1990–2007, migliaia di tonnellate)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri(foodandagriculturepolicyresearchinstitute),2011.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifao,2007.

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Brasile

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Coreadelsud

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1990 2001

LA DIVERSIFICAzIONE DELLA DIETA COmPORTA UN mAGGIOR CONSUmO

DI PRODOTTI DELL’ALLEVAmENTO

LA CINA È DIVENTATA UNO DEI mAGGIORI ImPORTATORI mONDIALI DI SEmI DI SOIA E OLI VEGETALI A CAUSA DELL’AUmENTO DEL CONSUmO DI CARNE

figura2.5.Produzione e consumo di burro e formaggio in Cina (2000–2011, migliaia di tonnellate)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapr,World Agricultural Outlook 2011.

385

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55

0

+3% NELLA PRODUzIONE E +3,16% NEI CONSUmI

+2,45% NELLA PRODUzIONE E +2,88% NEI CONSUmI

figura2.6.Consumo pro capite di carne in Cina, Europa, India e Stati Uniti (kg)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,World Agricultural Outlook 2011.

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europa indiaCina statiuniti

produzionediburro produzionediformaggio

Consumodiburro Consumodiformaggio

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

olivegetali olidisemi

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Le scorte di commodity alimentari rappresentano la quota del raccolto destinata alla conservazione e non al consumo immediato. Le principali strutture di conservazione per cereali sono i silos, all’interno dei quali vengono garantite le condizioni necessa-

rie per il mantenimento delle caratteristiche chimiche e nutrizionali delle materie prime immagazzinate.Il livello delle scorte delle principali commodity alimentari può essere considerato un in-dicatore valido per stimare la capacità di offerta attuale e soprattutto la disponibilità futura di queste materie prime.Fin dall’antichità la gestione delle scorte è sempre stata cruciale per la prosperità della po-polazione: una lungimirante politica di accumulo nei periodi di buoni raccolti significava disponibilità sufficiente di cibo nei periodi di carestia7.Pertanto, il livello delle scorte ha una valenza precauzionale, da un lato, contro la volatilità dei raccolti e, dall’altro, riguardo al livello dei prezzi. Un buon livello di scorte permette in periodi di crisi di sostenere l’offerta introducendo nuovi volumi sul mercato e contribuendo a mantenere i prezzi stabili. In periodi di abbondanza, invece, è preferibile destinare quote del raccolto ai magazzini onde evitare sprechi e livelli troppo bassi dei prezzi.Per interpretare il comportamento dei prezzi nei mercati delle commodity e identificare le cause del loro andamento è importante comprendere quale relazione intercorra tra il livello delle scorte e i prezzi alimentari.

IL LIVELLO DELLE SCORTE INDICA LA

CAPACITÀ DI OFFERTA E LA DISPONIBILITÀ

FUTURA DELLE mATERIE PRImE

LA RELAzIONE TRA IL LIVELLO DELLE SCORTE E

I PREzzI ALImENTARI

LIVELLO DELLE SCORTE2.3

figura2.8.Tasso di variazione medio annuo di produzione, consumo e livello delle scorte di riso, grano e mais (mondo, 2000–2011)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011.

0,75% 0,95%

2,36%

0,93% 1,03%

2,44%

-3,4%

-0,7%

-3,5%

riso grano mais

Cagrproduzione Cagrconsumo Cagrstock

figura 2.9. Stock globali in relazione a produzione e consumo di riso, grano e mais (1999–2011, milioni di tonnellate)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011.

produzione

produzione

produzione

Consumo

Consumo

Consumo

stockdiriso

stockdigrano

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lteIl costo del cibo e la volatilità dei m

ercati agricoli: le variabili coinvolte

La figura 2.8. mostra come tra il 2000 e il 2011 il tasso di crescita annuale di produzione e consumo a livello mondiale sia stato disequilibrato. I consumi sono cresciuti mediamente più della produzione e per soddisfare la crescente domanda sono state utilizzate le scorte che, come mostra la figura, sono in diminuzione.La diminuzione delle scorte è un dato mediante il quale i mercati8 formulano le loro previ-sioni sul livello futuro dei prezzi e delle disponibilità fisiche. Sulla base di queste previsio-ni, gli Stati provvedono a modificare le proprie politiche commerciali operando attraverso dazi, sussidi o attingendo alle riserve a seconda delle necessità9.Il fenomeno della riduzione delle scorte negli ultimi anni è anche dovuto allo smantellamento dei piani d’intervento a sostegno dei prezzi in alcuni Paesi OECD e al grado di correttezza delle informazioni sui volumi immagazzinati nelle nazioni produttrici e consumatrici.Dai grafici riportati nella figura 2.9. si può notare come per tutte le commodity prese in considera-zione si osserva un periodo di forte disequilibrio a favore del consumo tra il 2001 e il 2004, in corri-spondenza del quale le scorte sono calate a livelli insufficienti per sopportare la crisi del 2007-2008. Il delta tra produzione e consumo si è poi orientato progressivamente verso un lento processo di ricostituzione degli stock, anche se le ultime osservazioni ne indicano una nuova riduzione.È utile ora valutare come si sono comportati i prezzi in corrispondenza dell’andamento delle riserve: la figura 2.10. mostra, nel caso del grano, la correlazione tra il rapporto stock-to-use10 e il prezzo tra il 1990 e le stime per il 2012. A una riduzione delle scorte (che nel grafico è rappresentata da un’inclinazione negativa della curva stock-to-use) corrisponde un aumento nel livello dei prezzi come mostrato negli shock del 1995-1996 o del 2008-2009; al contrario, a un aumento delle scorte (che nel grafico cor-risponde all’inclinazione positiva della curva stock-to-use) il prezzo tende a decrescere, come nel periodo 1996-2002. L’indice di correlazione mostra come tra le due serie vi sia una forte correlazione negativa (-0,73), il che suggerisce la presenza di un forte legame tra il livello delle scorte e l’andamento dei prezzi.La stessa relazione si può osservare anche per quanto riguarda il riso e il mais.

figura2.10.Correlazione tra stock-to-use ratio e livello dei prezzi del grano (1990-2012)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011.

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figura2.11.Correlazione tra stock-to-use ratio e livello dei prezzi del riso (1999–2011)

figura2.12. Correlazione tra stock-to-use ratio e livello dei prezzi del mais (1999–2011)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011.

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FORTE LEGAmE TRA IL LIVELLO

DELLE SCORTEE L’ANDAmENTO

DEI PREzzI

LE SCORTE DImINUITE SONO USATE PER

SODDISFARE LA CRESCENTE DOmANDA

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ercati agricoli: le variabili coinvolte

produzione agricola mondiale, considerati i vincoli della crescente scarsità di risorse natu-rali a livello globale, riuscirà a tenere il passo con la forte crescita della domanda di prodotti alimentari? Quanto dovrà crescere la produttività agricola? La limitazione nella disponibilità delle risorse naturali, con particolare riferimento a input come l’acqua e i terreni coltivabili, rappresenta un vincolo molto importante alla crescita della capacità produttiva dell’agricoltura mondiale.

Nei precedenti paragrafi sono state analizzate le principali variabili che influenza-no le dinamiche della domanda di prodotti alimentari nel mondo, tanto nel breve quanto nel medio-lungo periodo.

Tra queste ci sono i fenomeni legati all’evoluzione degli scenari demografici, al mutamento degli stili alimentari e allo sviluppo dei Paesi emergenti.Lo scenario qui presentato sembra, quindi, delineare un futuro caratterizzato da una forte crescita della domanda di beni alimentari a livello globale.Di conseguenza, dunque, l’offerta dovrà dimostrarsi in grado di compensare questo feno-meno di crescita della domanda: da un punto di vista puramente economico, quanto più l’offerta sarà in grado di modularsi e aggiustarsi per raggiungere una condizione di equili-brio di mercato, tanto più sarà possibile evitare situazioni di instabilità e quindi di estrema volatilità dei prezzi.Attualmente, l’inefficienza delle dinamiche economiche intrinseche nel mercato delle ma-terie prime alimentari dal lato dell’offerta è da ricondursi a diversi fattori, ma non a una produzione agricola insufficiente: è stato stimato, infatti, che l’ammontare globale di calo-rie giornaliere prodotte per persona sia pari a 2720 kcal11.Da un punto di vista tecnico-quantitativo, quindi, il mondo di oggi è in grado di produrre abbastanza cibo per tutti, ma, come purtroppo dimostrato dai 925 milioni di persone denu-trite al mondo, sono presenti delle forti inefficienze nel mercato. Tra queste, ad esempio, le problematiche legate all’accesso al mercato, lo spreco di beni alimentari tanto nelle fasi di produzione quanto in quelle di consumo12, l’inefficienza dei modelli e dei processi di distribuzione alimentare e gli stili alimentari del Paesi industrializzati.Tra i fattori sopra elencati, la causa principale degli squilibri sul versante dell’offerta è l’i-nadeguatezza dei processi di distribuzione alimentare, che sembrano prediligere la com-mercializzazione e la monetizzazione dei prodotti agroalimentari piuttosto che la valoriz-zazione della disponibilità e l’accesso al cibo da parte di tutte le fasce della popolazione. Basti pensare al paradosso secondo cui numerosi Paesi che da sempre rivestono una signi-ficativa importanza nella produzione agricola mondiale registrano un alto numero di per-sone denutrite: a tal proposito, infatti, si stima che circa il 75% dei Paesi che presentano fenomeni di denutrizione siano esportatori di cibo nel mondo13. Ne è un esempio l’India che, malgrado conti al suo interno circa 238 milioni di persone che vivono in condizioni di denutrizione, nel 2000 aveva destinato all’esportazione ben 60 milioni di tonnellate di cereali prodotti nel Paese.Tuttavia, anche se oggi la produzione di materie prime agricole può essere considerata te-oricamente sufficiente a coprire il fabbisogno alimentare mondiale14, sorgono seri dubbi e preoccupazioni circa i potenziali sviluppi dello scenario agricolo e alimentare futuro. La

IL mONDO DI OGGI È IN GRADO DI PRODURRE

CIBO PER TUTTI

TUTTAVIA, I PROCESSI DI DISTRIBUzIONE

ALImENTARE SONO INADEGUATI

IN FUTURO LA PRODUzIONE AGRICOLA mONDIALE

RIUSCIRÀ A BILANCIARE LA CRESCITA DELLA DOmANDA?

PRODUzIONE AGRICOLA E LImITATEzzA DELLE RISORSE

2.4

Phil Schermeister/National Geographic Stock

IL VINCOLO DELLA LImITATEzzA DELLE RISORSE NATURALI

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BC

FN Index 2011

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte

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ildegradodelsuoloèunprocessodegene-rativodilungoterminedellafunzioneedellaproduttivitàdegliecosistemi18.sitrattadiunimpoverimentodelterrenodalpuntodivistadellafertilità,chesimanifestaprincipalmenteattraversofenomeniquali ladesertificazione,l’erosione(esportazionegradualedisuolo),lasalinizzazionee lapresenzadiagenti inqui-nanti.ilprocessodiformazioneerigenerazio-nedelsuoloèmoltolentoe,perquestomo-tivo,èconsideratounarisorsaessenzialmentenonrinnovabile.traleprincipalicausedelland degradation troviamo: il disboscamento e ladeforestazione, l’estrazione delle sostanzenutritivedel terrenoagricolo, laconversioneurbana,l’irrigazioneel’inquinamento.inoltre,ildegradodelleterrecoltivabiliècau-satoanchedall’inadeguatagestionedelterri-torio,dallosfruttamentointensivodeiterreniedalleinadeguatetecniched’irrigazione.alcuni studi19, chehannoosservato il feno-meno lungounarco temporaledi20anni,sostengonocheildegradodelterritoriosiaincontinuoaumentoesistiaprogressivamentepropagandoinmoltepartidelmondo.attual-mentetalefenomenointeressaoltreil20%dituttelesuperficicoltivabili,il30%delleforeste

e il10%dellepraterie. inoltre, secondoaltristudiosi20,ognianno20.000-50.000km2diterrenidivengonoinutilizzabili,conperdite2-6voltemaggiori inafrica,americaLatinaeinasiarispettoalnordamericaeall’europa.inconclusione,dunque,comeèpossibileno-taredalgraficoriportatonellafigura2.14.,la quota di terreni destinati all’agricolturahasubitounfortissimoridimensionamento,generando notevoli ripercussioni sull’interafilieraalimentare.Leripercussionimaggioririguarderannosem-prepiùlaproduttivitàagricola;èimportanteri-cordareinfatticomeerosione,desertificazioneesalinizzazioneabbianoimpattidirettisullereseagricole.a seguito di tali fenomeni, infatti, laproduttivitàdialcuneareesièridottadel50%.adesempio,inafrica,ilcontinentepiùse-veramentecolpitodal fenomeno21, leper-ditevarianoinunrangecompresotrail2e il 40%, con una perdita media stimatadell’8,2%, calcolata sull’intero territorio. alivelloglobale,poi,leripercussionidelfeno-menohannocausatounaperditadiprodut-tivitàcompresainunrangedell’1-8%,pariaunaperditaannuadi400miliardididolla-ri22,ossiacirca70dollariapersona.

Il degrado dei suoli

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Complessivamente,ilnostropianetadisponedicirca1,4miliardidikm3d’acqua.sistima,però,chesolopocomenodi45.000km3

d’ac-qua(pariallo0,003%deltotale)sianoteorica-mentefruibiliesolo9-14.000(pariacircalo0,001%deltotale)sianoeffettivamentedispo-nibiliperl’utilizzodapartedell’uomo,poichédisufficientequalitàeacostiaccessibili.almomento,l’agricolturairriguaimpiegadasolacircail70%deiconsumimondialidiac-quadolce15.L’attualedomandad’acqua,giàmolto elevata, crescerà costantemente infuturo, provocandouna progressiva scarsi-tà,soprattuttoinalcuneareedelpianeta,egraviconseguenzeallafilieraagroalimentare.Comesipuònotaredallafigura2.13.,infatti,si stimachenel2030 l’agricoltura rappre-senteràancorailcompartoconilmaggioreassorbimentodirisorseidrichemondiali16.idatirelativiall’accessoall’acquaperilfuturononsonorassicurantiinquanto,acausadellacrescitademografica,dell’elevatocostodelletecnichediirrigazionechespessoeccedelepossibilità economichedei piccoli agricoltoridimoltipaesiinviadisviluppo,delpermane-redipratichediirrigazioneinefficientiedellacrescentecompetizioneperl’utilizzodelleri-sorseidriche,sistimacheunaquotacom-

presatrail15eil35%degliattualiprelievid’acquaperirrigazioneinfuturononsaràpiùsostenibile17.Considerandochelaresadelleterrecoltivateè2-3voltesuperioreinquelleirrigate(il20%circadellasuperficiemondialeaseminativo)–chegarantisconoil40%dellaproduzionemondiale–rispettoaquellechesfruttano esclusivamente l’apporto idricopluviale(l’80%delleterre),appareancorapiùevidentelacriticitàdelfenomenodellascar-sitàdell’acqua.ilrapportofraacquaeproduzioneagrico-laresta,dunque,unadellesfidepiùdifficiliper il futurodelgenereumano, inquantosarà di fondamentale importanza evitareunulteriorepeggioramentodellagiàcriticaeinaccettabilesituazionedelladenutrizioneedellasetenelmondo.Consideratochelagrandeproblematicadellascarsitàdirisorseidriche(chegiàcolpiscepiùdi1,2miliardidipersoneeneinteresseràoltre1,8miliardinel2025),appareindispensabileunarifles-sioneapprofondita finalizzata all’individua-zionediunmodellodi crescita strutturaleche dovrà essere perseguito con approcciintersettorialieinternazionali,soprattuttoinfunzionedellasostenibilitàdellaproduzioneagricolafutura.

La scarsità dell’acqua, oggi e domani

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totalediacquautilizzata

usoagricolo

usoindustriale

usodomestico

figura2.13. Il prelievo delle risorse idriche per tipologia di settore: le prospettive future

fonte:WBCsd,Facts and Trends - Water,cit.

figura2.14. La quota dei terreni agricoli ha raggiunto il picco

fonte:fao,http://faostat.fao.org/site/377/default.aspx

terreniagricoli(%sultotaledeiterrenidisponibilialivelloglobale) terreniagricoli(ettariprocapite)

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Pertanto, risulterà di fondamentale importanza la crescita della produttività agricola, ov-vero la resa dei terreni utilizzati a fini agricoli, sia attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie sia attraverso la diffusione delle migliori pratiche e tecnologie agricole anche nel Paesi meno sviluppati.In generale, negli ultimi 50 anni la produttività agricola globale ha continuato a crescere, anche se a tassi decrescenti. Il motivo di questo rallentamento va individuato nella fine degli effetti della cosiddetta “rivoluzione verde”, dove l’introduzione e l’uso massiccio di tecniche agricole innovative (con particolare riferimento a pesticidi e fertilizzanti chi-mici) hanno portato la produttività a compiere un grande “salto in avanti” alla fine degli anni Sessanta/Settanta.Come si può osservare chiaramente dal grafico riportato nella figura 2.15., ad esempio, la resa dei terreni coltivati a cereali è cresciuta senza soluzione di continuità dal 1960, seguen-do, però, due velocità diverse. Dagli anni Sessanta agli anni Novanta, infatti, il tasso medio annuo di crescita è stato superiore del 50% rispetto al ventennio successivo; oggi la produt-tività agricola, invece, sta crescendo meno rapidamente rispetto al passato, e, soprattutto, meno rapidamente della crescita della domanda.Anche nei prossimi anni è previsto un rallentamento simile, causato dalla mancanza di avanzamenti tecnologici rilevanti che rappresentano sempre di più, dunque, la vera sfida per garantire un’adeguata produzione agricola globale nel prossimo futuro.

figura2.15.La resa globale dei cereali23(1961-2010)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatitheWorldBank,luglio2011.

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CAGR 1961-1990:+1,84%

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STA CRESCENDO mENO RAPIDAmENTE

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G li obiettivi di sicurezza energetica e il problema dell’esaurimento delle fonti fossili di ener-gia sono due fattori che hanno determinato una crescente attenzione verso le energie rinnovabili24, sia da parte dei Paesi occidentali che di quelli emergenti e in via di sviluppo.

Tra le fonti di energia “verde”, la quota di produzione e consumo di biocarburanti25 è aumen-tata rapidamente negli ultimi anni e si prevede continui a crescere anche nel prossimo futuro.La produzione a livello globale dei biofuel è passata, infatti, in pochi anni dai 49,6 miliardi di litri del 2007 agli attuali 88,6 miliardi di litri del 201026.Questa crescita è stata trainata soprattutto da politiche energetiche nazionali e sovranazio-nali (come i mandati sulle quote di biocarburanti e i target di produzione di energie rinno-vabili), da sussidi, sgravi fiscali e misure di protezione27. Inoltre, l’utilizzo dei biocarburanti non richiede particolari evoluzioni tecnologiche nell’ingegneria dei moderni motori, rap-presentando così una facile alternativa ai combustibili fossili.Come si osserva nelle figure 2.16. e 2.17., lo scenario mondiale della produzione di biocar-buranti si presenta diviso in due macro-aree: da un lato, ci sono i due grandi produttori di etanolo, Brasile e Stati Uniti; e dall’altro, i Paesi dell’Unione Europea dove, invece, si con-centra la produzione di biodiesel, la cui materia prima di partenza (oli vegetali) proviene dall’Unione Europea, Brasile e Sud-est asiatico. I biocarburanti si possono dividere tra quelli di prima e seconda generazione.

Secondo una definizione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), i biocarburanti di prima generazione sono tipicamente l’etanolo da zucchero di canna, da radici o mais e il biodiesel. Le materie prime impiegate nella produzione dei biocarburanti di prima genera-zione derivano dalla fermentazione di alimenti ad alto contenuto di zuccheri, quali sacca-rosio, radici (nel caso del biodiesel), oli da semi oleaginosi o frutti tropicali e grassi animali, che possono anche essere consumati come cibo o mangime per animali.I biocarburanti di seconda generazione sono, invece, prodotti da sostanze organiche non alimentari, quali cellulosa, emicellulosa o lignina. Presentano, quindi, caratteristiche di maggiore sostenibilità nella produzione rispetto a quelli di prima generazione.Tuttavia, la loro produzione è al momento molto più complessa e costosa e in un fu-turo prossimo la loro quota sul totale rimarrà piuttosto bassa: infatti, si stima che nel 2020 la produzione di etanolo di seconda generazione rappresenterà soltanto il 2,8% del totale28.Pertanto si può sostenere che oggi la crescente produzione di biocarburanti compete diret-tamente con l’utilizzo di materie prime nel settore alimentare e mangimistico.A tal proposito, si è riscontrato che, tra le commodity agricole, la produzione di biofuel impatta, in particolare, sulla domanda di grano, mais, zucchero e oli di semi. Infatti, nel triennio 2008-2010 la produzione di bioetanolo è stata realizzata principalmente con cere-ali grezzi e zucchero di canna, mentre quella di biodiesel da oli vegetali (il 90% della produ-zione di biodiesel è ottenuta mediante la lavorazione degli oli vegetali, così come l’etanolo è prodotto per il 55% da cereali grezzi e per il 35% da zucchero di canna)29.Alcuni dati sono utili a inquadrare la portata del fenomeno.L’ampio utilizzo del mais per la produzione di etanolo negli Stati Uniti determina impor-tanti implicazioni su scala globale, rappresentando un terzo della produzione mondiale e due terzi dei volumi esportati.

LA PRODUzIONE DI BIOCARBURANTI È IN

FORTE CRESCITA

I BIOCARBURANTI DI PRImA E SECONDA GENERAzIONE

LA PRODUzIONE DI BIOFUEL COmPETE CON LA PRODUzIONE DI CIBO

GLI STATI UNITI UTILIzzANO GRANDI QUANTITÀ DI mAIS

PRODUzIONE DI BIOCARBURANTI2.5

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusde(unitedstatesdepartmentofenergy),2010.

figura2.16. Produzione mondiale di etanolo: i principali Paesi produttori (2007–2010, milioni di litri)

europa

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusde,2009.

figura2.17. Produzione mondiale di biodiesel per macro-aree geografiche (2005–2009, mi-gliaia di barili/giorno)

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Tuttavia, l’ulteriore aumento dei volumi di biofuel potrebbe contribuire seriamente all’in-cremento dei prezzi delle commodity alimentari. La relazione tra produzione di biocarbu-rante e prezzi dei prodotti agricoli è stata stimata dalla FAO, che ha calcolato gli effetti sui prezzi dei prodotti agricoli in seguito a un utilizzo maggiore o minore di biofuel, disegnan-do due scenari alternativi:- aumento del 30% della domanda di frumento, zucchero e oli vegetali per la produzio-

ne di biofuel;- riduzione del 15% della domanda di frumento, zucchero e oli vegetali per la produ-

zione di biofuel.I risultati di tale stima sono rappresentati nella figura 2.18. dove si può noare che gli effetti maggiori in termini di variazione dei prezzi sono quelli relativi allo zucchero e al mais.

IN EUROPA VENGONO ImPIEGATI

SOPRATTUTTOOLI VEGETALI

LA PRODUzIONE DI BIOFUEL POTREBBE CONTRIBUIRE SERIAmENTE ALLA CRESCITA DEI PREzzI DEI PRODOTTI AGRICOLI

I BIOFUEL AVRANNO SEmPRE PIù PESO

NELLA PRODUzIONE mONDIALE DI CEREALI,

zUCCHERO DI CANNA E OLI VEGETALI

Si calcola che nel 2010 gli Stati Uniti abbiano impiegato il 38,4% della produzione totale di mais per generare etanolo. Tra il 2004 e il 2007, l’utilizzo del mais per consumo alimentare è cresciuto a un tasso dell’1,5% annuo, mentre la quota destinata alla produzione di etanolo, nello stesso periodo, ha registrato un aumento del 36%.Un discorso analogo vale per la produzione di biodiesel per la quale, per esempio in Europavengono utilizzate complessivamente 8,6 milioni di tonnellate di oli vegetali (circa il 3% della produzione mondiale). L’uso industriale degli oli vegetali è cresciuto del 15% su base annua nel periodo 2004-2008: un trend ampiamente superiore rispetto al tasso di crescita della produzione per uso alimentare dello stesso bene, pari al 4,2% nello stesso periodo.Al di là dei numeri relativi alla crescente quota di alcune produzioni agricole assorbita dal settore dei biocarburanti, il problema delle produzioni alternative di energia non si può circoscrivere esclusivamente alla quantità di raccolto impiegata nella produzione di com-bustibile, ma deve essere allargato anche alla quantità di terre che possono essere destinate o riconvertite esclusivamente alla produzione per l’industria del biofuel, in una logica di trade-off nell’utilizzo del suolo.Negli Stati Uniti si è assistito tra il 2001 e il 2007 a un’espansione del 23% delle aree destinate alla coltivazione del mais, in risposta all’aumento della domanda per la produzione di etanolo. A ciò è corrisposta una diminuzione del 16% delle aree destinate alla coltivazione di semi di soia, di cui si è ridotta la produzione, cosa che ha portato a un aumento del 75% dei prezzi relativi.Mentre negli Stati Uniti le coltivazioni di mais per scopi industriali crescono a scapito delle colture di semi di soia, in Europa e in altri Paesi esportatori l’olio di semi è sempre più spes-so un sostituto del grano. L’espansione della produzione di biodiesel in Europa è diventata così una delle cause primarie del rallentamento della crescita delle coltivazioni di grano e frumento. Inoltre, i prezzi per l’olio di colza grezzo sono passati dai 660 $/metric tonn del 2004 agli oltre 1000 $/metric tonn del 2010.L’aumento dei prezzi dell’olio di semi sta portando a sostanziali modifiche della composi-zione agronomica delle coltivazioni, a favore dei semi di colza, di girasole e, specialmente nel Sud-est asiatico, di olio di palma. A partire dal 2010, i maggiori esportatori mondiali di grano hanno aumentato le aree destinate alla coltivazione di olio di semi del 36% (8,4 milioni di ettari), mentre quelle destinate alla coltivazione di grano sono diminuite dell’1%.I biofuel avranno sempre più peso nella produzione mondiale di cereali, zucchero di canna e oli vegetali.Nel 2020, per produrre etanolo saranno utilizzati il 12% della produzione globale di cereali grezzi (contro l’11% registrato tra il 2008 e il 2010) e il 33% della produzione di zucchero (contro il 21% attuale).Il 16% della produzione globale di oli vegetali sarà destinata alla produzione di biodiesel (contro l’11% attuale).Sempre nel periodo 2010-2020, alla produzione di biofuel saranno destinati il 21% della produzione globale dei cereali grezzi, il 29% di quella degli oli vegetali e infine il 68% di quella degli zuccheri30.Non è sicuro, però, che queste stime saranno confermate, in quanto non esistono certezzesull’andamento futuro delle produzioni di biofuel, poiché la sostenibilità economica dipen-de fondamentalmente dagli aiuti governativi e dalle politiche di supporto, nonché dalle po-litiche adottate dai Paesi sui temi della sostenibilità ambientale e dell’energia (politiche di approvvigionamento, accordi internazionali, fondi per la ricerca, impegno ecologico ecc.), dalla dinamica del prezzo del petrolio (il cui prezzo è tanto maggiore quanto sono maggiori gli incentivi di mercato allo sviluppo di forme alternative di energia) e dalla tecnologia che sarà disponibile in relazione a produzione e utilizzo dei biocombustibili (economicità delle produzioni, impatto ambientale degli impianti, sicurezza, efficienza ecc.).

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fonte:The State of Food and Agriculture in 2008,fao,2008.

figura2.18. Effetti di un incremento della domanda di prodotti agricoli per il biofuel del 30% e di un calo della stessa domanda del 15% sui prezzi dei prodotti agricoli nel triennio 2008–2009–2010

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Il legame tra la produzione di biocarburanti e il prezzo delle materie prime con cui vengono prodotti sembra essere confermato anche dai dati presentati nelle figure 2.19. e 2.21., che mostrano la relazione tra la produzione di etanolo e di biodiesel con il prezzo delle rispetti-ve commodity (mais e olio di colza) negli Stati Uniti e in Europa.La figura 2.19. mostra un elevato grado di correlazione (0,9) tra l’andamento della produzio-ne di etanolo e l’evoluzione dei prezzi del mais.La forte crescita nella produzione di etanolo traina l’aumento del prezzo del mais che costi-tuisce l’elemento primario per la realizzazione del biocarburante.Essendo gli Stati Uniti i maggiori produttori di mais, un cambiamento nella destinazione d’uso così massiccio (+35% di incremento annuale di produzione di etanolo) ha determina-to un’impennata dei prezzi, contribuendo così alla crisi dei prezzi del 2007-2008.Inoltre, l’effetto esercitato sul mais si riflette sull’intero comparto dei cereali, in quanto col-legati tra loro da un buon livello di succedaneità nella produzione di alimenti per animali.Se si analizza il caso della produzione di biodiesel e del prezzo della colza, si nota anche in questo caso un evidente incremento del prezzo dell’olio di colza tra il 2000 e il 2007 (275%), avvenuto contestualmente all’introduzione e al rapido sviluppo della produzione di biodiesel.La figura 2.20. evidenzia la crescita dei prezzi reali anche di grano e semi di soia, dovuta allasostituzione nelle coltivazioni.In Europa si sono registrati due dati importanti: la produzione di olio di colza è aumentata notevolmente con la messa in produzione del biodiesel (+78% tra il 2000 e il 2007, con un tasso di crescita annuale del 7%) e la quota della produzione di olio di colza destinata alla pro-duzione di biodiesel è raddoppiata (nel 2010 l’84% della produzione di olio di colza in Europa è stata destinata a tal fine, contro il 41% nel 2005).

LA CORRELAzIONE TRA LA PRODUzIONE

DI BIOCARBURANTI E IL PREzzO DELLE

mATERIE PRImE CON CUI VENGONO PRODOTTI

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2010.

figura2.19. Correlazione tra produzione di etanolo (milioni di galloni) e prezzo del mais ($/metric tonn) negli Stati Uniti (2000–2011)

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produzionedietanolo prezzodelmais$/tonn

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2010.

figura2.20.Andamento del prezzo di mais, semi di soia e grano (2000–2010)

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2010.

figura2.21.Correlazione tra produzione di biodiesel in Europa (milioni di galloni) e prezzo dell’olio di colza nel mondo ($/metric tonn)

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produzionedibiodiesel prezzodell’oliodicolzanelmondo($/metrictonn)

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prezzodelgrano$/metrictonn

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FN Index 2011

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte

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Lajatrophaèunapiantaoriginariadelsudamerica, dove sindall’antichità erausatacomemedicinaleantisettico.nelsedicesimosecolo,quandoapprodaro-nosullecosedelsudamerica,icommer-ciantiportoghesiscoprirono la jatrophaecominciaronoatrasportarlalungolerottecommerciali inasia eafrica, utilizzandolaneicampiperdifendereiraccoltidagliani-maliselvatici,inquantotossica.attualmentelajatrophacrescedallefore-stepluvialidelBrasilealleisolefiji.L’oliovegetaledi jatropha,ottenutospre-mendone i semi e non commestibile, fuusato largamenteneldiciannovesimose-colocomeolioperilluminazione.grazieaquestasuapeculiaritàsidiffuselargamen-teneimercatideltempo,salvopoiessereabbandonatoafavoredellaparaffina.isemidijatrophacontengonotrail30eil38%diolio,noncommestibilemautilizzabi-ledirettamentecomecomunecombustibile,ovvero come carburante (previa semplicefiltrazione)inmotoridieselopportunamenteprogettati,oppuretrasformabileinbiodiesele impiegabile intutti imotoridieselsenzadoverapportarealcunamodificaspecifica.La jatropha è stata spesso identificatacomeunafontedisvilupposostenibileperlepopolazionideipaesipiùpoveri:permet-

te, infatti, di produrre un combustibile diottimaqualità,abassaviscosità,secondosoloall’oliodipalma(lacuicoltivazioneri-chiede,invece,notevoliquantitàdiacqua).questa pianta non compete con la pro-duzione di generi alimentari poiché nonècommestibile,richiedebassequantitàdiacqua,nonsottraendoquindiacquapota-bileall’usoumano,ecresceinzonearidedovecomunquesarebberopossibilipochealtrecolture. inoltre,per il fattodipotereesserecoltivata inzonearide, la jatrophapotrebberidurreancheladesertificazioneel’erosionedeisuoli.La coltivazione su scala industriale è at-tualmente ancora agli albori, coprendoun’areacomplessivadi900.000ettari.piùdell’85% delle piantagioni sono inasia, especificamente inmyanmar, india, Cina eindonesia.L’africadetieneil12%dellapro-duzionesuddivisatramadagascarezam-bia;mentrelarestantequotaèsituatainsudamerica,especificamenteinBrasile.si pensa che nel 2015 la coltivazionemondialedijatropharaggiungeràlaquotadi12,8mil/ha.Lafaostimachel’indonesianediventeràilpiùgrandeproduttoreinasiacon5,2mil/ha,cheghanaemadagascarinsiemeraggiun-geranno1,1mil/haeilBrasile1,3mil/ha31.

La jatropha, una nuova pianta energetica

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La radice di cassava è stata per moltotempo un ingrediente importante e allabasedialcuniprodottialimentaridell’uo-moedeimangimianimali.nel 2010, il 98% del volume di cassa-va esportato dallatailandia (il maggioreesportatoremondiale)èstatodestinatoaun’unicanazione,laCina,eperununicofine,produrrebiofuel.ilgovernocinese,infatti,nel2007haproibitol’utilizzodicerealiperlaproduzionedibio-carburanti,preoccupatoperlepossibiliriper-cussionisullacrescitadeiprezzielepossibilicarestie nel proprio territorio. gli scienziaticinesi hanno così sviluppato un processoper ricavare carburante dalla cassava, unaradiceingradodigarantireunbuonritornoenergetico.oltreaespanderelacoltivazionedomestica,laCinahainiziatoadacquistar-ne grandi quantitativi dalla Cambogia, dalLaosesoprattuttodallatailandia.dal2008laquantitàdicassavaesportatadallatailan-diaèquadruplicataeilprezzoraddoppiatoacausadelladomandacinese.

nel2009 laquotadi cassava impiegataperlaproduzionedietanoloèsalitacosìal52%,rispettoal10%del2008.essendolacassavaunacomponentenonessenzialeperladietaasiatica(alcontra-rio,però,diquelladialcunipaesiafricani),laCinaha ritenuto che laproduzionedicarburantedaquesta radicenonavreb-beinfluenzatol’andamentodeiprezzideibenialimentari,almenosulsuoterritorio.tuttavia, i problemi connessi a questapoliticastannoemergendorapidamente.dalmomentochelacassavaeratipica-mente utilizzata come mangime negliallevamenti, la nuova domanda per laproduzione di biofuel sta causando unaumentodelprezzofinaledellacarneedeiderivatidellatte.inoltre,incentivatidall’aumentodelprezzodiquestamateriaprima,ipaesidelsud-estasiaticostannosostituendolecoltiva-zionidialtriprodottialimentaricomerisoecerealiconlacassavapersostenerelacrescitadelladomandacinese.

La Cina e il caso della cassava

© Corbis

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IL CAmBIAmENTO CLImATICO SARÀ RESPONSABILE DI UN CALO DELLA PRODUzIONE GLOBALE DI CEREALI

EVENTI CLImATICI AVVERSI PIù FREQUENTI E INTENSI INNESCANO LA CRESCITA DEI PREzzI

Paesi sviluppati e nelle nazioni del’America Latina – i dati suggeriscono un incremento di produzione cerealicola dovuto anche al fenomeno della carbon fertilization.Condizioni meteorologiche sfavorevoli (siccità, inondazioni, eventi estremi) e altre cala-mità naturali inaspettate hanno avuto un peso notevole sui raccolti cerealicoli nel periodo 2005-2010. Le conseguenze sulla produzione si manifestano in un aggravio del livello di incertezza presente sui mercati e in un innalzamento repentino delle quotazioni e della volatilità del mercato. Se questi eventi naturali hanno da sempre rappresentato un ovvio fattore di rischio per la produzione agroalimentare, se ne attende tuttavia un inasprimento sia in termini di frequenza che di severità a causa del cambiamento climatico in corso.In particolare, nell’ultimo biennio gli scarsi raccolti dovuti a eventi climatici avversi – come la siccità dell’estate 2010, prima, in Russia e, poi, in Argentina o le forti piogge in Canada e in Australia all’inizio del 2011 – hanno parzialmente contribuito all’attuale picco nel livello dei prezzi alimentari. Ad esempio, il fenomeno della “Niña”33 ha imperversato durante i primi mesi del 2011, causando inverni più freddi nell’emisfero Nord, siccità nel Sud degli Stati Uniti e un aumento delle piogge in Indonesia, Malesia e Australia. L’impatto della “Niña” potrebbe tradursi in una riduzione della produzione delle piantagioni nei principali Paesi produttori di materie prime alimentari, come nel caso dei semi di soia in Argentina e Brasile e di caffè in Colombia.Nella figura 2.23. si può osservare come, nell’ultimo anno, la crescita significativa dei prezzi dei cereali (approssimati dal FAO Cereal Price Index) sia stata tendenzialmente accom-pagnata dal verificarsi di condizioni meteorologiche avverse, che hanno determinato un impatto negativo sulla produzione agricola.Una serie di eventi avversi concentrati in soli 12 mesi hanno ridotto drasticamente le aspet-tative sull’aumento della produzione globale e sul livello delle scorte nel 2010, contribuen-do così all’innalzamento del livello dei prezzi.

I l fenomeno del cambiamento climatico è riconosciuto quale grave minaccia per la so-stenibilità della produzione agricola futura a livello globale. Il cambiamento climatico agisce attraverso un duplice effetto: da un lato, si stima che l’aumento delle temperature

nel medio-lungo termine provocherà una riduzione della produttività agricola e, quindi, contribuirà all’incremento dei prezzi delle commodity alimentari; dall’altro, l’intensificar-si di eventi climatici avversi – che causano imprevedibili perdite dei raccolti – inciderà sull’aumento della volatilità dei prezzi nel breve termine.In un recente studio32 è stato quantificato l’impatto del riscaldamento globale sulla pro-duzione e sul prezzo dei cereali negli ultimi 30 anni. Si stima che – al netto di altri fattori come la competizione per l’uso del suolo e l’aumento della domanda – l’aumento delle tem-perature e le variazioni delle precipitazioni abbiano determinato una crescita dei prezzi dei cereali del 18,9% dal 1980 a oggi. In altri termini, in assenza del fenomeno del cambiamen-to climatico, oggi i prezzi delle commodity agricole sarebbero più bassi di circa il 20%. Dal 1980 a oggi i cambiamenti climatici hanno, infatti, ridotto del 3% la produzione mondiale di cereali: nel caso del grano e del mais l’impatto negativo è stato rispettivamente del 5,5 e del 3,8%, mentre per le altre colture (come soia e riso) il calo di resa in alcune zone è stato compensato da aumenti in altre aree. I Paesi più colpiti sono stati la Russia (dove si è regi-strata una riduzione del 15% nella produzione di grano), la Turchia e il Messico.Altre ricerche hanno stimato il possibile impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere sulla produzione mondiale di cereali in futuro: specialmente nelle zone più povere del mondo, in cui la capacità di adattamento al cambiamento climatico è più bassa, si evi-denzia una rilevante flessione nella produzione cerealicola, mentre in altre aree – come nei

IL CAmBIAmENTO CLImATICO mINACCIA

LA SOSTENIBILITÀ DELLA PRODUzIONE

AGRICOLA FUTURA

IN 30 ANNI I PREzzI DEI CEREALI SONO

CRESCIUTI DEL 18,9% PER IL SOLO EFFETTO

DEL CAmBIAmENTO CLImATICO

CAmBIAmENTO CLImATICO2.6

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiifpri(internationalfoodpolicyresearchinsitute)editubiellof.n.,g.fischer,2007.

figura2.22. Impatto stimato del cambiamento climatico sulla produzione cerealicola mon-diale (stime 1990–2080, variazione percentuale)

REGIONE VARIAzIONE 1990-2080 %

mondo da-0,6a-0,9paesisviluppati da2,7a9paesiinviadisviluppo da-3,3a-7,2sud-estasiatico da-2,5a-7,8sudasia da-18,2a-22,1africasub-sahariana da-3,9a-7,5americaLatina da5,2a12,5

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusdaefao,2011.

figura2.23. Andamento dei prezzi dei cereali (FAO Cereal Price Index, 100 = ottobre 2005) e principali eventi climatici (giugno 2010–aprile 2011)

fortesiccitàegrandiincendihannoridottole

aspettativediproduzionedigranoinrussia

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GLI INTERVENTI DA PARTE DEI GOVERNI SARANNO DECISIVI

LE POLITICHE EX-POST SONO FINALIzzATE

ALLA RIDUzIONE DELLE PERDITE ECONOmICHE

E DI BENESSERE

Tenendo conto del perdurare del cambiamento climatico, i produttori, i consumatori e i po-licy-maker dovranno pertanto adottare scelte adattive per sostenere la produttività agricola.In letteratura sono state formulate alcune ipotesi per la costituzione di un sistema di misure e politiche adattive al problema del cambiamento climatico. Le politiche perseguibili posso-no essere di due tipi34: misure ex-ante, ovvero azioni volte ad anticipare e attutire l’effetto di eventi climatici avversi, e misure ex-post.Le politiche ex-ante si focalizzano principalmente sulla differenziazione delle colture, cer-cando di assecondare i cambiamenti climatici in atto in un determinato periodo di tem-po. Una delle principali misure ex-ante, di difficile realizzazione a causa degli elevati costi connessi e della conseguente perdita di produttività, è la flessibilità delle colture. Inoltre, molti Paesi (tra i quali la Russia) hanno un gap di produttività ancora molto elevato rispetto all’Europa, Stati Uniti e Brasile, che potrebbe essere colmato attraverso lo sviluppo di buone pratiche di coltivazione.Si rivelano di più facile realizzazione, invece, le politiche ex-post, finalizzate ridurre la per-dite economiche e di benessere causate da eventi climatici avversi. Alcune di queste stra-tegie implicano la riduzione della liquidità e delle riserve di magazzino, il ricorso a crediti bancari o informali e la vendita di asset fondamentali. Purtroppo non tutte queste strategie possono essere adottate dai coltivatori e, in generale, non riescono a garantire la sicurezza alimentare e l’accesso al cibo.Nei Paesi più avanzati, da un lato, i coltivatori possono adottare sistemi di sicurezza sociale o fare ricorso ai mercati finanziari per assicurarsi contro i rischi della produzione o ricevere assistenza finanziaria dal governo che garantisca un livello sufficiente di offerta nei mercati interni. Dall’altro lato, i consumatori sono meno sensibili alle variazioni dei prezzi dovute a riduzioni di produttività per variazioni climatiche, seppur destinando una minor parte del loro reddito all’acquisto di beni alimentari.Nei Paesi poveri, invece, gli effetti di improvvise riduzioni di produttività agricola sono molto più drammatici proprio a causa della scarsità di misure preventive o assicurative. Inoltre, dal punto di vista dei consumatori, anche piccoli aumenti del livello dei prezzi possono tradursi in gravi disagi sociali.Di conseguenza, in assenza di interventi statali o di un sistema di sicurezza sociale, le politiche ex-ante possono prevenire il rischio di significative perdite nei periodi di scarsi raccolti, ma non costituiscono una base per generare reddito nei periodi favorevoli. Infatti, per difendersi dalla variabilità meteorologica i coltivatori avranno coltivato prodotti meno rischiosi (meno sensibili ai cambiamenti climatici), ma anche meno redditizi (come avena e orzo, tipicamente utilizzati come mangimi animali e con grande resistenza ai cambiamenti climatici).In generale, le politiche ex-post (come, per esempio, la liquidazione di asset fondamentali o di terre) comportano effetti benefici sul consumo nel breve periodo, ma finiscono per ridurre la capacità produttiva nel lungo periodo.Il cambiamento climatico genera dunque la necessità di risposte adattive da parte dei colti-vatori, ai quali, a ogni variazione di fattori fondamentali (come il livello delle piogge e sbalzi delle temperature locali), si richiedono interventi per assicurare un livello sufficiente di offerta e mantenere, o gradualmente modificare, il livello corrente dei prezzi.Allo stesso tempo si rendono necessari interventi da parte dei governi nazionali, i quali dovrebbero intervenire per favorire, da un parte, l’adozione di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici per contenere il fenomeno35 e, dall’altra, la diffusione di buone pra-tiche di coltivazione che mitigano gli effetti negativi delle variazioni climatiche.Uno studio dell’IFPRI36 stima che senza interventi governativi volti a sostenere politiche mitigatrici e flessibilità nelle coltivazioni, il prezzo del riso salirà del 31,2% entro il 2050, mentre quello del mais addirittura del 100,7%.

LE POLITICHE EX-ANTEmIRANO ALLA

DIFFERENzIAzIONEDELLE COLTURE

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L’INCREmENTO DEL PREzzO DEL PETROLIO INCIDE SU mOLTE ATTIVITÀ DEL CICLO PRODUTTIVO

IL PREzzO DEL PETROLIO INCIDE DIRETTAmENTE SUL COSTO DEI FERTILIzzANTI

La sicurezza nell’approvvigionamento di materie prime per la produzione di energia oggi è al centro dell’agenda dei policy-maker globali. In particolare, l’attenzione è focalizzata sul livello delle riserve di petrolio, che ha un mercato dominato da grandi

giacimenti, 500 dei quali realizzano il 60% della produzione mondiale37.Il dibattito sull’effettiva disponibilità di petrolio nei prossimi decenni prospetta scenari dif-ferenti e contraddittori. Infatti, da un lato, recenti indagini delineano una progressiva ridu-zione della capacità dei giacimenti petroliferi globali: nel 2008, 580 su 651 tra i più grandi produttori di petrolio hanno dichiarato di aver superato il picco di produttività e stanno ora estraendo mediamente il 6% di petrolio in meno su base annua. A conferma di tale trend di contrazione nelle estrazioni di petrolio, uno studio indipendente realizzato dall’Università di Uppsala in Svezia38 ha stimato una riduzione nella produzione mondiale di petrolio da 84 milioni di barili al giorno del 2007 a 76 milioni di barili al giorno del 2030.Dall’altro lato, non mancano rilevazioni che attenuano il rischio dell’esaurimento nel breve termine delle riserve di idrocarburi fossili e l’avvento di nuove crisi petrolifere: negli scenari energetici fino al 2035 delineati dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) si stima che la produzione globale non raggiungerà il picco entro tale data, mentre – qualora venga persegui-to un percorso energetico improntato al contenimento dei gas a effetto serra nell’atmosfera – una domanda petrolifera più debole farà sì che il picco di produzione sia raggiunto poco prima del 2020 (a 86 milioni di barili al giorno) per poi cedere il passo a una riduzione sostenuta39.La recente crisi economica globale – che ha portato il prezzo del petrolio a 132 dollari al barile nel luglio 2008 – ha spinto i maggiori importatori a rivedere i propri piani energetici secondo logiche di conservazione, risparmio e maggior utilizzo di fonti alternative, cosa che, combinata con i dubbi sulla forza della ripresa economica, ha impedito che i prezzi raggiungessero nuovamente i massimi del 2008.Anche se la recessione globale ha, quindi di fatto, contribuito alla flessione dei prezzi del petrolio, una forte spinta al rialzo deriva dalla crescente domanda dei Paesi emergenti, au-mentando così il gap tra domanda e offerta.In ogni caso, poiché la domanda di petrolio cresce a ritmi più elevati rispetto alla produzio-ne, sia l’Agenzia Internazionale dell’Energia che l’Energy Information Administration statu-nitense (EIA) stimano che il prezzo del petrolio si attesterà nel 2030 intorno ai 190 dollari al barile a livello nominale (rispetto al valore attuale compreso tra i 115 e i 120 dollari).Il costo dell’energia è uno dei fattori che influenzano marcatamente i costi operativi nel settore agricolo.In particolare, l’incremento del prezzo del petrolio ha conseguenze su una serie di attività connesse all’intero ciclo produttivo della filiera agricola, dalla coltivazione dei campi alla logistica e distribuzione dei prodotti finiti.

IL COSTO DELL’ENERGIA INCIDE SUI COSTI OPERATIVI

NEL SETTORE AGRICOLO

COSTO DELL’ENERGIAE PREzzO DEL PETROLIO

2.7 Gli effetti si trasmettono – in modo diretto e indiretto – sul costo: - del carburante per la movimentazione di trattori e macchine agricole per le operazioni di

semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta;- dei fertilizzanti, il cui incremento di prezzo incide notevolmente sui costi di produzione delle

colture (e in particolare dei cereali, che maggiormente necessitano di apporti di fertilizzanti);- del carburante per il riscaldamento delle stalle, dei locali di essiccazione dei foraggi destina-

ti all’alimentazione degli animali e delle serre;- dei servizi correlati al settore agricolo (incremento del costo della bolletta elettrica);- del carburante per i mezzi di trasporto di granaglie (autocarri, treni, navi ecc.) per la distri-

buzione di semilavorati e prodotti finiti.A riprova di ciò, come si osserva dalla figura 2.24., il grado di correlazione tra il FAO Food Price Index e il prezzo del petrolio su base mensile appare elevato (Indice di correlazione = 0,84).

In generale, è possibile osservare come i due picchi registrati tra il 1960 e il 2010 dal FAO Food Price Index aggiustato per l’inflazione (1971-1973 e 2001-2009) coincidano rispettiva-mente con la prima crisi petrolifera del 1973 e con l’inizio della crisi finanziaria globale ini-ziata nel 2007: in tali momenti storici, l’incremento dei prezzi può essere spiegato, quindi, anche dall’aumento del prezzo del petrolio e dal deprezzamento del dollaro40.In questo documento si è cercato di evidenziare, in particolare, l’importanza del nesso tra il costo dei fertilizzanti e l’andamento del prezzo del petrolio, con le conseguenti ricadute sul prezzo delle materie prime agricole.A livello globale, il consumo di fertilizzanti (azoto, fosforo e potassio) è aumentato tra il 2006 e il 2010 a un tasso medio annuo composto del 2%, attestandosi nell’ultimo anno a 175,3 milioni di tonnellate. Circa la metà della domanda mondiale di fertilizzanti è destinata alle colture di grano (15% sulla domanda totale del 2010), mais (14,6%), riso (14%) e soia (5,8%). In particolare, i consumi di fertilizzanti per le coltivazioni di soia e mais hanno registrato un trend rispetti-vamente pari al 3 e al 2,3% nel periodo 2006-2010.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifaoeimf,2011.

figura2.24. Correlazione tra il prezzo del petrolio e i prezzi alimentari (gennaio 2004–aprile 2011)

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Tra i maggiori utilizzatori di fertilizzanti vi sono economie emergenti come quelle di Cina (28,8 milioni di tonnellate, pari al 16,5% della domanda globale del 2010), India (9,7%) e Brasile (4,6%), a fianco di Stati Uniti (11,3%) e Unione Europea (6,6%).In termini di utilizzi, tra il 2006 e il 2010 la domanda di fertilizzanti in Brasile è cresciuta comples-sivamente a un tasso medio annuo del 5,7% (10,6% per il grano e 7,4% per la soia); al confronto, il tasso annuo di crescita negli Stati Uniti è stato pari al 3,2% (6,5% per il riso e 3,7% per il mais).Negli Stati Uniti il 50% dei fertilizzanti è destinato alle colture di mais, mentre nei Paesi europei prevale la destinazione alle coltivazioni di grano (39% del totale); tra i BRICS, il riso assorbe circa un terzo della domanda di fertilizzanti di India (39%) e Cina (32%), così come il Brasile destina il 43% dei fertilizzanti alle piantagioni di soia.

Il fatto che molti fertilizzanti siano ottenuti direttamente dalla lavorazione dei gas naturali o del petrolio spiega ancora di più la stretta connessione tra l’aumento dei prezzi delle com-modity alimentari e l’aumento del prezzo del petrolio, come si può notare dalla figura 2.28.Anche se fertilizzanti come il potassio e il fosforo non sono direttamente ricavati da fonti fossili, per la loro estrazione si rendono necessarie grandi quantità di energia, allineando quindi il livello dei prezzi di tali prodotti a quello del petrolio.Pertanto, l’elevato costo dei fertilizzanti incide sul prezzo finale dei prodotti agricoli (e, in modo indiretto, sui beni alimentari): nella figura 2.29. si mostra la correlazione tra il prezzo medio annuo del petrolio (Oil Price Index), l’indice del prezzo dei cereali (FAO Cereal Price Index) e i prezzi dei principali fertilizzanti (azoto e fosforo).

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifao,2011.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011(stimeperanno2011).

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri,2011(stimeperanno2011).

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusdaefao,2011.

figura2.25. Andamento del FAO Food Price Index, 1961–2011 (2002–2004 = 100, valori aggiustati per l’inflazione)

figura 2.26. Andamento della domanda globale di fertilizzanti e destinazione d’uso (2006–2011, migliaia di metric tonn)

figura2.27. Principali consumatori globali di fertilizzanti (2010, migliaia di metric tonn)

figura2.28. Andamento del prezzo del petrolio e dei principali fertilizzanti (1991–2011, $/tonn)

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IL COSTO DEI FERTILIzzANTI INCIDE SUL PREzzO FINALE DEI PRODOTTI AGRICOLI

domandatotale grano mais riso soia

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L’ANDAmENTO DEL PREzzO DEL PETROLIO INFLUENzA ANCHE LA CONVENIENzA DELLA

PRODUzIONE DI BIOFUEL

Il grado di correlazione tra l’indice dei prezzi dei cereali e i prezzi a valori reali di azoto e fosforo appare molto elevato (indice di correlazione = 0,91), poiché per propria natura la coltivazione di cereali richiede un ampio utilizzo di questi elementi.Una simile considerazione può essere fatta anche nel caso dell’Oil Price Index: la correlazione del prezzo di azoto e fosforo con il prezzo del petrolio è rispettivamente pari a 0,93 e 0,88. Anche la produzione di biocarburanti (come si è visto Paragrafo 2.5) è strettamente legata all’andamento del prezzo del petrolio. Le biomasse rappresentano, infatti, una delle possi-bili alternative per attenuare la dipendenza dalle fonti fossili per la produzione di energia, poiché possono essere portate allo stato liquido e utilizzate come carburante sostitutivo del petrolio. La produzione di biofuel innesca un effetto a catena legato all’andamento del prezzo del petrolio: quando aumenta il prezzo del petrolio, diventa più conveniente investire nella produzione di biofuel. A sua volta, la crescita della produzione di biofuel spinge la domanda di colture destinate a tale scopo (mais, canna da zucchero, colza, soia ecc.), amplificando così il fenomeno dello spostamento da colture destinate all’alimentazione umana e animale verso quelle di prodotti agricoli finalizzati alla produzione di biocarburanti e, allo stesso tempo, il fenomeno del cambiamento nel mix di coltivazioni.Se si considera, ad esempio, la produzione di bioetanolo, l’aumento della domanda di questo carburante fa crescere la domanda di mais e determina un aumento – in modo diretto – del prezzo dell’etanolo e del mais stesso. Tuttavia, gli effetti si trasmettono in modo indiretto anche sul resto della filiera agroalimentare, poiché la variazione del prezzo del mais induce aggiusta-menti negli altri mercati/filiere agricoli (come, ad esempio, quella del grano, con cui il mais concorre per l’uso della terra, e dei prodotti degli allevamenti), generando infine una sistemica variazione dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari. Infine, appare opportuna una consi-derazione sul legame tra l’andamento del prezzo del petrolio, la ricchezza dei principali Paesi produttori (in primis, di quelli appartenenti all’OPEC41) e gli impatti sulla domanda globale di cereali. Quando il prezzo del petrolio aumenta, le nazioni in cui si concentrano le riserve di pe-trolio sono, infatti, in grado di influenzare significativamente la domanda acquistando ingenti quantità di prodotti alimentari sia per accrescere le proprie riserve, che per logiche speculative, oppure, come accaduto nel caso dell’“Arab Spring” (si veda il Paragrafo 2.11), per far fronte a disordini interni scatenati dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusda2011,oilpriceindex2011efao,2011.

figura 2.29. Impatto del prezzo del petrolio e dei principali additivi fertilizzanti sul prezzo dei cereali secondo i dati FAO (1991–2011)

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Barriere commerciali e non commerciali (quali, restrizioni qualitative di natura fit-tizia, oppure controlli eccessivamente lunghi), politiche agricole e sussidi possono rappresentare un fattore distorsivo delle dinamiche tra domanda e offerta sul mer-

cato delle commodity alimentari.Sul lato dell’offerta, ad esempio, negli ultimi anni i maggiori Paesi produttori di cereali (Cina, Unione Europea, Stati Uniti e India) si sono spesso orientati verso la riduzione dei quantitativi scambiati sui mercati internazionali. Tale scelta ha generato una significati-va riduzione dell’offerta alimentare mondiale, che ha contribuito a incrementare sia la volatilità che il livello dei prezzi sul mercato. Inoltre, questo tipo di interventi, politici, è per lo più imprevedibile e porta di conseguenza all’aumento del livello di incertezza sull’andamento dei mercati.Anche altre politiche creano condizioni di restrizione dei flussi commerciali internazionali. Si pensi, per esempio, a tutte quelle attività volte a proteggere il proprio mercato domestico (dazi doganali, contingentamento delle importazioni e/o delle esportazioni) o, al contrario, a sostenerlo sullo scenario globale (sussidi alle esportazioni, accordi).L’imposizione di dazi/sussidi sulle importazioni (tasse/sussidi sui beni importati) o sul-le esportazioni (pagamenti/prelievi fiscali ai produttori nazionali che vendono un bene all’estero) generalmente non ha lo scopo di influenzare le ragioni di scambio42 del Paese. Le motivazioni di simili interventi governativi, infatti, sono spesso legate a preoccupazio-ni relative alla distribuzione del reddito, alla protezione di settori ritenuti particolarmen-te importanti o all’equilibrio della bilancia dei pagamenti43. Ciò che caratterizza dazi e sussidi è il fatto che essi stabiliscono una differenza tra i prezzi a cui i beni sono scambiati sul mercato internazionale e i loro prezzi all’interno del Paese che li impone.Risulta chiaro quindi come queste politiche, attuate prevalentemente in risposta agli alti prezzi del cibo, siano volte a generare benefici diretti per il mercato domestico, ma al tem-po stesso, vista la forte interrelazione tra i mercati, hanno la capacità di generare effetti e squilibri di breve termine sulle quotazioni mondiali.Inoltre, tali politiche generano spesso forti oscillazioni non prevedibili nel reddito dei produttori agricoli provocando, con un effetto a catena, ulteriori squilibri nell’offerta. Prezzi bassi portano benefici alla domanda (anche se spesso non vengono trasmessi ai consumatori e alimentano così soltanto opportunità speculative), ma deprimono la pro-duzione agricola. Al fine di comprendere la relazione tra l’adozione di certe politiche commerciali e l’anda-mento dei prezzi, la figura 2.30. mostra l’andamento del FAO Cereal Price Index tra ottobre 2007 e aprile 2011 e alcune tra le azioni di politica commerciale messe in atto dai principali Paesi importatori ed esportatori di cereali.

ALCUNE POLITICHE COmmERCIALI POSSONO AVERE EFFETTI DISTORSIVI SUL LIVELLO DEI PREzzI DELLE COmmODITY ALImENTARI

POLITICHE LOCALI POSSONO DETERmINARE SQUILIBRI SUI mERCATI GLOBALI

POLITICHE COmmERCIALI2.8

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DOPO LA CRISI DEL 2008 STIAmO ASSISTENDO DI NUOVO A POLITICHE COmmERCIALI DISTORSIVE

DURANTE LA CRISI DEI PREzzI ALImENTARI DEL 2007-2008 LE ECONOmIE PIù COLPITE IN TERmINI DI ACCESSO AL CIBO SONO STATE QUELLE PIù APERTE

LA RISPOSTA DEI PAESI ESPORTATORI

ALL’AUmENTO DEI PREzzI

LE POLITICHE PROTETTIVE DEI PAESI

ImPORTATORI

Paesi come Marocco e Venezuela inoltre hanno acquistato commodity a prezzi elevati e sussidiato la loro distribuzione ai consumatori.Questi interventi di politica commerciale hanno condotto a un aumento generalizzato della domanda di commodity alimentari, che ha inciso sul livello dei prezzi già in ascesa.Specularmente, le politiche di restrizione delle esportazioni da parte dei Paesi esportato-ri, al fine di ridurre l’inflazione sui prezzi alimentari, hanno continuato a ridurre l’offerta mondiale. In questo modo, gli importatori hanno avuto meno risorse a disposizione e sono stati costretti a pagare prezzi sempre più elevati per garantire un sufficiente livello di scorte interne.Questo squilibrio tra domanda e offerta è stato una delle cause del picco dei prezzi alimen-tari durato fino all’aprile del 2008.Anche nel secondo periodo di forte incremento dei prezzi (giugno 2010-aprile 2011) nume-rosi Paesi hanno adottato politiche agricole e commerciali adattive, tra cui:- la fissazione di restrizioni alle esportazioni: la Russia, il settimo esportatore di grano al mon-

do nel 2010, il 4 agosto 2010 ha imposto un dazio alle esportazioni di grano a causa di scarsi raccolti e dell’aumento dei prezzi;

- la riduzione o sospensione delle barriere alle importazioni: l’Unione Europea ha ridotto le imposte sull’importazione di grano e orzo e la Turchia ha azzerato la tassa sulle importa-zioni di grano del settore privato;

- i sussidi al consumo di determinati beni: l’Algeria, primo importatore di grano al mondo, ha acquistato grandi quantità di grano a prezzi elevati, per poi rivenderle internamente a prezzi più bassi.

Il fenomeno algerino, in parte dettato dalle sommosse interne, causate anche dalla crescen-te difficoltà di accesso al cibo, è noto come “Aggressive Buying Practices”45.In condizioni di incertezza sul futuro dell’offerta e dei prezzi dei beni alimentari globa-li, i Paesi importatori si trovano a doversi assicurare il giusto livello di risorse alimen-tari, contrattandone maggiori quantità con i Paesi esportatori. Quando la Russia, ad esempio, ha imposto restrizioni alle importazioni di grano, in un periodo di prezzi in crescita, gli importatori hanno iniziato a contrattare maggiori quantità. Ciò suggerisce che in condizioni di equilibrio, gli importatori contrattano quantità sufficienti in un orizzonte di breve periodo; mentre quando aumenta l’instabilità e l’incertezza, l’inter-vallo temporale aumenta.Un ulteriore esempio degli impatti negativi delle restrizioni dei mercati deriva dalle ne-goziazioni in corso del Doha Round. Si stima che un accordo di riduzione delle barriere al commercio internazionale sui prodotti agroalimentari genererebbe un incremento di circa 40 miliardi di dollari annui nelle esportazioni a favore dei Paesi in via di sviluppo.Tuttavia, se da un lato un’apertura al commercio internazionale di tutti i Paesi rappresenta una scelta auspicabile e necessaria per alleviare gli effetti distorsivi di sussidi e misure pro-tezionistiche, dall’altro non è in sé sufficiente, ma va accompagnata da politiche parallele di carattere economico e sociale che limitino i rischi di tale apertura, specialmente per le fasce più vulnerabili delle popolazioni.Durante la crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008, le economie più colpite in termini di accesso al cibo sono state, infatti, quelle più aperte, proprio a causa dell’assenza di suf-ficienti reti di sicurezza economiche e sociali. Pertanto, un profondo ripensamento delle politiche commerciali, agricole e sociali a livello locale, nazionale e internazionale risulta essere di fondamentale importanza.

Nell’autunno del 2007, a seguito di aspettative di ribasso dei futuri raccolti e di rialzo del livello internazionale dei prezzi, alcuni Paesi esportatori hanno modificato la direzione del-le proprie politiche commerciali in modo da scoraggiare le esportazioni e favorire il com-mercio e il consumo interno. L’obiettivo è stato quello di aumentare l’offerta domestica e limitare l’effetto interno dell’aumento globale dei prezzi alimentari.Alcuni esempi44 di queste politiche commerciali sono l’eliminazione dei sussidi alle espor-tazioni, cosa che è avvenuta in Cina, per esempio, dove sono stati eliminati i rimborsi sulla tassazione sul valore aggiunto dei cereali esportati e prodotti.Altri riguardano l’inserimento di tasse all’esportazione:- la Cina, dopo aver eliminato i rimborsi delle tasse sul valore aggiunto, ha imposto una

tassa sull’esportazione di cereali;- l’Argentina ha aumentato le tasse sull’esportazione del grano, mais, semi di soia, farina e olio di soia;- Russia e Kazakistan hanno aumentato le tasse sull’esportazione del grano;- Malesia e Indonesia hanno imposto tasse sull’esportazione di olio di palma.Altre misure di questo tipo sono rappresentate dalle restrizioni quantitative alle esportazio-ni (tetti volumetrici alle esportazioni) e dai divieti assoluti (ad esempio, Ucraina, Serbia e India hanno vietato le esportazioni di grano).All’inizio del 2008, anche i Paesi importatori hanno iniziato ad adottare politiche protetti-ve, al fine di difendersi dall’aumento globale dei prezzi alimentari. Il loro obiettivo è stato quello di assicurarsi un livello sufficiente di scorte in modo da contenere l’aumento dei prezzi interni. Anche in questo caso sono elencabili alcune politiche adottate a tal fine.Alcuni Paesi hanno ridotto i dazi doganali alle importazioni:- India (farina);- Indonesia (semi di soia e grano);- Unione Europea (cereali);- Serbia (grano).

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisuricercausdaeCerealpriceindex(fao).

figura2.30. Politiche commerciali internazionali e FAO Cereal Price Index (ottobre 2007–aprile 2011)

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LaCinaeliminaisussidialleesportazioni

diminuzione del rapporto stock-to-use diminuzione del rapporto stock-to-useaumento del rapporto stock-to-use

restrizioniqualitativesulleesportazioni:argentina,ucraina,indiaevietnam

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BC

FN Index 2011

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolte

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neimesisuccessivisiregistranodapar-tedeipaesiimportatori(inquestocasoprincipalmente Cina, filippine, Bangla-deshedegitto)acquistiaprezzielevati,chehannocontribuitoafarecrescereilprezzodellediversetipologiediriso.amarzo2008ilministrodelCommerciotailandeseannunciacheiprezziavrebbe-roraggiunto laquotadi1000$/tonnel-lata, scatenando politiche aggressive diacquistodapartedeipaesiimportatori.La crisi si è conclusa soltanto quandosia india chevietnamhanno raggiuntola quota di riserve strategiche presta-biliteehannoabolitolerestrizionisulleesportazioni.il caso del riso suggerisce una rifles-sione: fino al momento in cui l’offertaglobale delle principali commodity ali-mentarinonsiattesteràalivelliottimali(in gradodi corrispondere la domandaa prezzi di equilibrio), gli importato-ri saranno preoccupati di assicurare la

disponibilità di beni alimentari primarinei propri mercati interni, adottandopolitichediacquisto“aggressive”,men-tre gli esportatori saranno preoccupatidilimitareilrischiodicrescitasuiprezziinterni attraverso politiche di esporta-zione“conservative”(dazioquoteall’e-sportazione).quandol’offertaglobalesiattesterà ai livelli di equilibrio, gli im-portatori non sentiranno il bisogno diacquistareextra-volumiascopiprecau-zionalieiprezziinizierannoascendere.minori acquisti ridurranno la doman-damondiale di importazioni e il livellodeiprezzi,comesièverificatoappuntodopolacrisidel2008.inoltre, è opportuno verificare che iprezzidimercatoall’originesianosem-pre sufficientemente remunerativi dastimolare la produzione agricola sia inrelazione ai costi di produzione che inrelazioneacoltivazioniconcorrenti.

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ilcasodelrisoèstatoalcentrodell’at-tenzione dei policy-maker asiatici nelperiodocompresotrail2007eil2008.unaseriedieventiedecisionidipoliti-cainternahannoportatoaunaumentorecorddellequotazionidelcereale,cau-sando seri problemi di accesso al ciboneipaesidelsud-estasiatico46.all’originedellacrisidelprezzodelrisofuronolepreoccupazionideigoverniri-guardanti le aspettative inflazionistiche

sui prezzi delle principali commodityalimentari.a luglio 2007, il vietnam, secondoesportatore mondiale di riso, proibi-sceleesportazionidirisoacausadellascarsitàdellescorte.pochimesi più tardi, ilministrodelle fi-nanze indiano annuncia il blocco delleesportazionidirisonon-Basmati (lami-gliorequalitàdiriso)perfavorireilconsu-mointernoelaricostituzionedellescorte.

Il caso del prezzo del riso tra il 2007 e il 2008

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifapri.

figura2.31. Volume delle esportazioni e livello dei prezzi del riso (1999–2011)

india pakistan tailandia vietnam prezzomediodelriso

-100099/00 03/04 07/0801/02 05/06 09/1000/01 04/05 08/0902/03 06/07 10/11

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*ilgovernoindianosussidia

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IL DENARO A BASSO COSTO TENDE A SPINGERE AL RIALzO I PREzzI ALImENTARI E A INNESCARE FENOmENISPECULATIVI

crescita nella domanda di importazioni, contribuendo allo squilibrio tra domanda e offerta internazionale e a un surriscaldamento dei prezzi. La figura 2.32. mostra chiaramente la relazione inversa tra andamento valutario del dollaro e l’indice dei prezzi di tutte le com-modity agricole e quello dei cereali47 tra marzo 2006 e giugno 2011, periodo che ha visto l’alternarsi di svalutazioni e rivalutazioni della moneta americana.Inoltre, non si può non tenere conto degli impatti dell’enorme volume di liquidità immessa dalla Federal Reserve nel sistema economico mondiale nell’ultimo decennio, attraverso le politiche di espansione quantitativa. Il denaro a basso costo, infatti, tende a spingere al rialzo i prezzi alimentari e a innescare fenomeni speculativi, dato che il cibo può essere considerato una commodity perfetta, in un mercato in disequilibrio. Per di più, tale liqui-dità si è diretta verso i Paesi emergenti, in Cina ad esempio, dove l’impatto inflazionistico è maggiore per via del cambio fisso.

Nel commercio agricolo mondiale la moneta di scambio prevalente risulta essere ancora il dollaro americano.La moneta americana recentemente si è deprezzata significativamente nei con-

fronti delle altre valute. La quotazione del dollaro ha favorito l’importazione delle materie prime alimentari per quei Paesi che hanno beneficiato degli apprezzamenti della propria moneta nazionale.Questa situazione, grazie anche al forte sviluppo delle economie emergenti, ha innescato una maggiore domanda di cibo da parte di questi Paesi e, successivamente, un rialzo dei prezzi dei generi alimentari nel medio termine da parte dei produttori agricoli. Si consideri, ad esempio, che a marzo 2011 gli Stati Uniti hanno esportato 8,5 milioni di tonnellate di grano, più del doppio della media degli ultimi 5 anni.In particolare, poiché gli Stati Uniti sono i principali esportatori di commodity agricole del mondo e molti prezzi sono denominati in dollari, il deprezzamento della valuta statuniten-se comporta un aumento del potere d’acquisto dei Paesi importatori che si traduce in una

IL DOLLARO AmERICANO È LA mONETA DI SCAmBIO

PREVALENTE NEL COmmERCIO AGRICOLO mONDIALE

IL DEPREzzAmENTO DEL DOLLARO CAUSA CRESCITA

DELLA DOmANDA E RIALzO DEI PREzzI DEI

GENERI ALImENTARI

mERCATO DEI CAmBI2.9

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusda,oeCdefao.

figura2.32. Tasso di cambio ¤/$ e Cereal e Food Price Index (marzo 2006–giugno 2011)

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IL VOLUmE DI CONTRATTI FUTURES SCAmBIATI

cato attraverso la quantità delle transazioni effettuate: la speculazione non è necessa-riamente dannosa per i propositi assicurativi, poiché può apportare liquidità per gli hedger (quanti praticano la copertura dai rischi di fluttuazione dei prezzi nel mercato, o hedging), dato che gli speculatori si assumono rischi che i distributori commerciali non sono disposti a prendere.Produttori, utilizzatori e trader hanno quindi la possibilità di utilizzare le informazioni ge-nerate dal mercato dei derivati per una più efficiente allocazione di beni.Un indicatore del livello di speculazione all’interno del mercato può essere offerto, oltre che dalla crescita dei Commodity Index Fund50, dal rapporto tra il numero di in-vestitori non commerciali e la totalità di attori sul mercato. Tale indice è cresciuto tra il 2006 e il 2008, e nel caso del mais è passato da una media di 0,29 nel 2005 a 0,49 nei primi cinque mesi del 200851.Per apprezzare l’entità e l’evoluzione della speculazione nel mercato delle commodity agri-cole si possono analizzare due indicatori:- la quantità di contratti futures scambiati (volume);- l’ammontare di open interest.Il volume di contratti futures scambiati mensilmente è un indicatore che cattura il numero totale di scambi di commodity, aggregando contratti con scadenza diversa. Il grafico ripor-tato nella figura 2.33. mostra i volumi scambiati sul mercato del grano presso il Kansas City Board of Trade (KCBT), una delle principali piazze mondiali di scambio di futures e opzioni delle commodity agricole52.I dati mostrano come i contratti futures sul grano siano aumentati significativamente negli ultimi anni: tra il 2004 e il 2006 il volume degli scambi dei futures sul grano è aumentato del 30%, similmente a quanto avvenuto anche per altri beni alimentari come mais (+60% nel periodo 2005–2006) e riso (+40%)53.Per quanto riguarda il grano, nell’ultimo periodo osservato si rileva una nuova tendenza di rialzo, in considerazione del fatto che nel mese di ottobre generalmente si chiudono i con-tratti e avvengono gli scambi fisici delle merci. Una ragione dell’aumento delle contratta-

I l mercato delle commodity agricole è stato interessato negli ultimi anni da un crescente ricorso a strumenti finanziari, spesso complessi e articolati come i cosiddetti contratti “futures” o “a termine”, che sono arrivati a rappresentare un aspetto rilevante per i po-

tenziali impatti sul settore alimentare. Un future può essere definito come uno strumento derivato, costituito da un contratto a termine relativo a un’operazione di acquisto/vendita di una merce (beni, materie prime o semilavorati) o a un’attività finanziaria sottostante (azioni, tassi di cambio, tassi d’interesse ecc.), in cui il momento della consegna è differito nel tempo e i diversi elementi del con-tratto (come quantità, specifiche qualitative, luogo e data di consegna ecc.) sono standar-dizzati, a eccezione del prezzo48.Implicando l’obbligo formale di vendere o comprare una determinata quantità di merce a un prezzo specifico e in un dato momento, questo tipo di contratti rappresenta per agri-coltori e operatori una significativa difesa, o “copertura”, contro i rischi della fluttuazione dei prezzi: per il produttore di materie prime alimentari (come, ad esempio, il grano), il vantaggio di un contratto future consiste nella sicurezza di un prezzo fissato ancor prima di aver eseguito il raccolto o ancor prima di seminare.D’altro canto, però, si deve tener conto che solo il 2% dei contratti a termine si conclude con la consegna fisica della merce, poiché in genere questi sono negoziati prima della data di scadenza. Di conseguenza, questi contratti attraggono un numero crescente di speculatori e investitori finanziari, anche perché – soprattutto nei periodi di crescente inflazione – sono in grado di offrire profitti allettanti quando azioni e obbligazioni risul-tano investimenti poco attraenti.La speculazione nel mercato delle commodity gioca un ruolo rilevante nell’equilibrio macroeconomico e permette il trasferimento del rischio di prezzo da quanti hanno una maggiore avversione al rischio agli investitori più abili e orientati al rischio (i cosiddet-ti “speculatori”).Molto spesso le “posizioni” assunte sul mercato vengono velocemente invertite e diventa quindi importante saper distinguere tra due tipi di soggetti investitori: da un lato, i cosid-detti “operatori commerciali” (investitori commerciali con una alta avversione al rischio) e, dall’altro, gli “operatori non commerciali” (privi di interesse commerciale e con elevata propensione al rischio).Appartengono a quest’ultima categoria tanto i fondi comuni d’investimento49, che di-versificano il proprio portafoglio includendovi futures di commodity e che operano secondo una logica di lungo termine, quanto speculatori aggressivi orientati maggior-mente sul breve periodo per ricavare profitti dalle variazioni dei prezzi dei futures.L’azione congiunta di questi soggetti contribuisce all’efficace funzionamento del mer-

I FUTURES RAPPRESENTANO UNA “COPERTURA”

CONTRO I RISCHI DELLA FLUTTUAzIONE DEI PREzzI

SPECULATORI E INVESTITORI FINANzIARI SONO mOLTO ATTRATTI

DAI CONTRATTI FUTURES

DUE TIPI DI SOGGETTI INVESTITORI: GLI

OPERATORI COmmERCIALI E GLI OPERATORI

NON COmmERCIALI

SPECULAzIONE SUI mERCATI DELLE COmmODITY ALImENTARI

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fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiKansasCityBoardoftrade,2011.

figura2.33. Volume mensile di contratti futures sul grano (febbraio 2000–febbraio 2011)

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LA CORRELAzIONE TRA IL LIVELLO DI SPECULAzIONE E IL PREzzO DELLECOmmODITY ALImENTARI RImANE INCERTA

GLI INDEX FUND SONO UN ESEmPIO DI GRANDI INVESTITORI IN GRADO DI INFLUENzARE L’ANDAmENTO DEL mERCATO

GLI OPEN INTEREST

zioni e dell’impatto sul livello dei prezzi delle commodity la si può ritrovare nella partecipa-zione sempre più attiva da parte degli speculatori nel mercato delle commodity alimentari.Il secondo indicatore è dato dagli open interest che rappresentano il numero di contratti futures non ancora conclusi (ovvero non ancora compensati da una posizione opposta o con la merce ancora da consegnare): ogni volta che un operatore di mercato prende una posi-zione54, si genera immediatamente una posizione aperta che durerà fino a quando il trader stesso non prenderà una posizione opposta o fino alla scadenza del contratto55.Come indicato nella figura 2.34., anche l’ammontare degli open interest è in crescita e, nel caso del grano, tra il 2005 e il 2006 si è assistito a una crescita del 60%, mentre tra il 2007 e il 2008 si è registrato un decremento a causa della crisi finanziaria. Il trend di crescita è ripreso nel 2009 per attestarsi al massimo storico nel mese di ottobre 2010 (+125% rispetto a ottobre 2008).I dati sugli open interest possono riflettere l’entrata di speculatori di medio e lungo termine nel mercato delle commodity.

Pertanto, resta da testare il grado di correlazione tra ciò che può indicare il livello di specu-lazione e il prezzo delle commodity alimentari.Dalla figura 2.35. emerge come la correlazione sia marcata fino al 2006 (R = 0,82 nel pe-riodo 2000-2006), quando, da un lato, si è riscontrata una grande quantità di long position detenute dagli Index Fund56 e, dall’altro, si è sviluppato ulteriormente il mercato delle con-trattazioni telematiche dei futures57. A seguito della crescita continua degli scambi telema-tici, il volume di contratti futures scambiati aumenta vertiginosamente e inizialmente non ha una alta correlazione con il prezzo del grano (R = 0,2).Il nesso di causa-effetto tra cambiamento delle posizioni detenute e andamento dei prez-zi delle commodity alimentari è oggetto di numerosi studi sulla relazione tra attività spe-culativa sui mercati dei futures e aumento dei Food Price. Le analisi statistiche sinora condotte hanno evidenziato come risulti difficile dimostrare che vi sia una relazione di-retta tra le due variabili58.Come si è visto nel Capitolo 1, un altro fenomeno verificatosi nelle due crisi alimentari di inizio millennio, è quello delle volatilità dei prezzi delle commodity. L’effetto della volatilità sull’economia reale è destabilizzante, poiché accresce l’incertezza sul livello futuro dei prezzi. Tuttavia, le cause alla sua origine sono ancora incerte e oggetto di dibattito. Alcuni econo-misti sostengono che non si possa assegnare al mercato dei futures un ruolo destabilizzante in quanto per definizione il mercato reagisce a segnali esterni e contribuisce al raggiungi-mento di un prezzo di equilibrio. In questo modo, però, non si tiene conto della presen-za di grandi investitori con significativi patrimoni finanziari ed elevato potere di mercato. Il trend crescente di una determinata commodity potrebbe generare un volume elevato e continuo di acquisti legati alle percezioni e alle aspettative, che andrebbero a distorcere la normale conformazione dei prezzi come risultato dei cosiddetti fondamentali (stock, pro-duzioni, consumi, import-export).Gli Index Fund sono un esempio di grandi investitori in grado di influenzare l’andamento del mercato: oltre a iniettare grandi quantità di liquidità, detengono i contratti per lungo tempo, cosa che potrebbe alterare la dinamica tra domanda e offerta dal lato dell’offerta, facendo crescere i prezzi.Allo stato attuale, non è comunque possibile, dal punto di vista empirico, poter dimostrare la relazione tra attività speculativa sul mercato dei derivati e la volatilità dei prezzi alimen-tari, come emerge anche dai numerosi e autorevoli studi condotti in letteratura. Inoltre, si deve constatare che fenomeni di alta volatilità sono presenti anche su commodity non trattate sul mercato dei derivati.D’altra parte, lo scambio di futures non porta alla formazione di prezzi di equilibrio, poiché ogni contratto può essere replicato infinite volte in modo tale che, per qualsiasi livello di domanda, ci sarà sempre un livello corrispondente di offerta – a differenza di quanto si verifica sul mercato reale.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiKansasCityBoardoftrade,2011.

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifaprieusfCtC(u.s.futuresCommoditytradeCommission),2011.

figura2.34. Open interest sul grano (febbraio 2000–febbraio 2011)

figura 2.35. Andamento dei volumi di contratti futures scambiati e del prezzo del grano (2000–2011)

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commerciale,passandodaprodottodisin-goliagricoltoriacommodity.inoltre, grazie alla diffusione del telegrafo,leinformazionisuiprezziiniziaronoamuo-versi molto più velocemente delle merci(cheimpiegavanosettimaneagiungerenelluogo di scambio), portando alla nascitadeicontratti “toarrive” (inbaseaiquali laconsegna della merce era posticipata allastipulazionedelcontratto).inquestomodo,acquirentievenditoristabilivanounprezzoalqualesarebbecorrispostounoscambioinunacertadata,riducendocosì ilrischiodiprezzoperentrambi.Lebanchesiinteressaronoimmediatamenteaquestonuovotipodicontrattieiniziaronoaprestaredenaroeautilizzarecomegaran-ziailcontratto“toarrive”precedentementestipulato. inseguitoancheglispeculatori –ovverocolorochenoneranonéproduttorinéacquirentidigrano– iniziaronoacom-prare e a vendere i contratti in base allestime sull’andamento futuro del livello deiprezzi, contribuendo a rendere il mercatomoltopiùliquidopercoltivatorieacquirenti.mentreicontratti“toarrive”richiedevanolaconsegnadellemerci,glispeculatoriinizia-ronoacorrispondereoaricevere ladiffe-renzamonetariatrailprezzoacontrattoeilprezzodimercatoallascadenza,senzalarealizzazionefisicadelloscambio.nel1856ilCBotcreòicontratti“futures”,regolamen-tandoestandardizzandoicontratti“toarri-ve”.secondo le stimedell’epoca,nel1875ilgirod’affarideifutureseradiecivoltesu-perioreaquellodellemercifisiche,mentrenel1887ilrapportotracontrattifuturesecontrattidiscambiotradizionaliera20a1.ilCmegroup(Chicagomercantileexchan-ge),natodaunaseriedifusionieacquisi-zionitrapiccoleorganizzazioni,develasuaattuale conformazione alla fusione con ilCBotnel200760eallasuccessivaacquisi-zionedelnymeXholdingsnel2008.

Il mercato dei futures e il Chicago Board of Trade: origini ed evoluzione

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L’“ARAB SPRING”

STORICAmENTE È POSSIBILE RICONDURRE LE RIVOLTE POPOLARI AL LIVELLO DEI PREzzI DEI CIBO

IN EGITTO, LE FAmIGLIE SPENDONO IN mEDIA IL 40% DEL PROPRIO REDDITO IN BENI ALImENTARI

AUmENTO DEL PREzzO DEL PETROLIO E POLITICHE DI “AGGRESSIVE BUYING” mESSE IN ATTO DAGLI STATI A RISCHIO DI SOmmOSSE POPOLARI

Tra la fine del 201062 e la prima parte del 2011, ha preso avvio il fenomeno noto come “Arab Spring”, una serie di tumulti e agitazioni attualmente in corso nelle regioni del Medio Oriente e Vicino Oriente e del Nord Africa, che hanno generato violente rivolte in Algeria, Tunisia, Egitto, Li-bia e Siria e la deposizione di regimi storici come quelli di Ben Ali in Tunisia e Mubarack in Egitto.Le cause che hanno portato alle proteste sono numerose e comprendono la corruzione, l’as-senza di libertà individuali, la violazione dei diritti umani e le dure condizioni di vita, che in molti casi riguardano o rasentano la povertà estrema. Tuttavia, anche l’aumento del prezzo dei generi alimentari e della fame è considerato una delle principali ragioni del malcontento.La correlazione tra gli eventi della prima parte del 2011 e il livello dei prezzi delle commo-dity alimentari resta, però, ancora un’ipotesi al vaglio degli studiosi di geopolitica, in quanto rimane difficoltoso isolare un fenomeno sistemico e di mercato come l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e studiarne l’effetto sui cambiamenti politici e sociali.Tuttavia, le rivolte riconducibili a shock derivanti dal livello dei prezzi del cibo sono state molto frequenti negli ultimi secoli. Uno studio di Rudé (1964), per esempio, analizza l’andamento del prezzo del cibo e dei fattori a esso interconnessi nel periodo tra il 1709 e il 1789. Lo studio, infatti, evidenzia come proprio nel 1709 in Francia ebbe inizio un periodo di estrema scarsità nei raccolti e di eventi climatici avversi che portarono a una crescente domanda di grano inglese, scatenando un brusco aumento nel livello dei prezzi internazionali. I fenomeni di scarsità e prezzi elevati si accentuarono tra il 1775 e il 1785, fino all’esplosione delle rivolte popolari che portarono alla Rivoluzione francese. Ciò che successe in Francia prima della grande rivoluzione può essere adottato come uno schema interpretativo per comprendere meglio le cause e gli effetti destabilizzatori che si sono manifestati e si manifesteranno a seguito degli eventi in Medio Oriente. I Paesi della zona interessata dalle principali rivolte di questo “Arab Spring” (Egitto, Tunisia,Algeria, Yemen, Siria, Libia, Arabia Saudita, Bahrein) hanno caratteristiche comuni sul piano della domanda e dell’offerta di cibo. Con una naturale scarsità di risorse fondamentali quali terra arabile e acqua, la regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) presenta il livel-lo di importazioni pro capite più alto del mondo, che si attesta tra il 25 e il 30% del consumo totale interno63. In Egitto, le famiglie spendono in media il 40% del proprio reddito in beni alimentari, l’inflazione globale è stata del 20% tra il 2010 e il 2011 e alcuni prodotti hanno subito un aumento del prezzo di dieci volte. Inoltre, 40 milioni di egiziani (su 84 milioni) si affidano al sistema di sussidio statale per il pane, un sistema che negli ultimi anni è stato fortemente criticato dall’opinione pubblica a causa dell’elevato tasso di corruzione.L’“Arab Spring”, oltre ad annoverare tra le proprie cause l’incremento dei prezzi dei beni alimen-tari, sembra rappresentare esso stesso un fenomeno in grado di amplificare questo problema e scatenare un ulteriore inasprimento nella crisi dei prezzi del cibo mondiale attraverso l’attivazio-ne di due variabili (già descritte nei precedenti paragrafi): l’aumento del prezzo del petrolio e le politiche di “Aggressive Buying” messe in atto dagli Stati a rischio di sommosse popolari.La figura 2.37. mostra come nel periodo compreso tra l’inizio e l’intensificarsi dell’“Arab Spring”, il prezzo del petrolio sia aumentato del 2,3% medio su base mensile, soprattutto a causa del fatto che nell’area interessata da disordini e tensioni si estraggono grandi quantità di greggio e gas. Con esso anche il prezzo dei cereali, già elevato, ha continuato a crescere a un tasso mensile medio dell’1,6%, con un picco registrato ad aprile poco dopo il “giorno della rabbia in Medio Oriente”.Nel periodo considerato la correlazione tra le due variabili è stata dello 0,82. Questo dato può essere letto come una conferma (rispetto a quanto già descritto nel Paragrafo 2.7) di un’elevata correlazione (anche se esercitata in modo indiretto) tra prezzo del petrolio e an-damento del prezzo dei cereali, considerato anche che si è verificata in un periodo di tempo

Recentemente abbiamo assistito a diverse rivolte popolari causate dell’aumento dei prezzi del cibo nei Paesi meno sviluppati. Le cosiddette “rivolte del pane” dilagano partendo dal crescente impoverimento dei ceti medio-bassi della popolazione. Un

numero sempre più alto di persone pretende, come esigenza vitale, il mantenimento di prezzi sovvenzionati per molti beni essenziali, a partire dal pane e dai prodotti alimentari di base, in un contesto in cui, però, e con sempre maggiore frequenza, molti Paesi devono far fronte a bilanci fortemente impoveriti dalla crisi finanziaria generalizzata cercando di tagliare queste voci sempre più onerose. Per milioni di abitanti, soprattutto nel Terzo mon-do, ogni aumento anche minimo di prezzi e tariffe significa intaccare redditi ormai ridotti all’osso.In particolare, in concomitanza con la crisi alimentare che ha raggiunto il suo apice a metà del 2008, quando i prezzi del cibo sono aumentati del 51% in un solo anno61, abbiamo assi-stito all’esplosione di diverse rivolte in molti Paesi africani e asiatici (figura 2.36.).

IL FENOmENO DELLE “RIVOLTE

DEL PANE”

LA CRISI ALImENTARE È ALLA BASE DELLE RECENTI

RIVOLTE IN AFRICA E ASIA

DINAmICHE GEOPOLITICHE2.11

fonte:rielaborazioneditheeuropean-houseambrosettisudatifaoereuters,2011.

figura2.36. Principali rivolte (tra parentesi il numero di vittime) e andamento del FAO Food Price Index e del prezzo del greggio (2004-2011)

faofoodpriceindex prezzodelgreggio

Burundi(1)

somalia(5)

somalia(5)

tunisia(1)

tunisia(300+)

Libia(10.000+)

egitto(800+)

siria(900+)

iraq(29)algeria(4)

marocco(5)yemen(800+)

Bahrain(31)

mozambico(13)india(4)

india(1)

mauritania(2)

sudan(3)

sudan(1)

haiti(5),egitto(3)Costad’avorio(1)

Camerun(40)yemen(12)

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LEGAmE TRA L’AUmENTO DEI PREzzI DEI BENI ALImENTARI E L’INSORGERE DI SQUILIBRI GEOPOLITICI

GRANDI QUANTITÀ DI DERRATE AGRICOLE

ACQUISTATE A PREzzI ELEVATI

di pochi mesi, durante il quale non risultano aver agito altre variabili capaci di influenzare con forza la dinamica dei prezzi, se non quella del manifestarsi dell’attesa di un peggiora-mento delle variabili climatiche per alcune aree geografiche (Paragrafo 2.6).Un altro fenomeno causato dal progressivo aumento dei prezzi dei beni alimentari e dal-le difficili condizioni socioeconomiche di alcuni Stati appartenenti all’aerea interessata dall’“Arab Spring” è l’acquisto da parte di questi Paesi di grandi quantità di derrate agricole a prezzi elevati, al fine di distribuirle sui mercati interni come sussidi.

Come già illustrato nel Paragrafo 2.8, queste politiche vengono attuate in periodi di forte instabilità e incertezza dei governi nazionali: infatti, in un periodo di tumulti come quello in atto, si è verificato un forte aumento degli acquisti da parte di Paesi appartenenti all’area MENA di derrate agricole a prezzi elevati. Questo fenomeno introduce ulteriori distorsioni sull’equilibrio del mercato mondiale. In conclusione, è possibile sostenere che l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e l’insorgere di squilibri geopolitici in Paesi con condizioni socioeconomiche precarie siano connessi tra di loro, in particolare se questi Paesi sono degli importatori netti di derrate alimentari. Inoltre, in alcuni casi, il precipitare degli eventi in questi Paesi può influenzare successi-vamente la dinamica dei prezzi a livello internazionale: è il caso dell’“Arab Spring”, che ha causato un’impennata del prezzo del petrolio – che si è trasmesso a quello delle com-modity alimentari – e un incremento degli acquisti di derrate alimentari ad alto prezzo da parte di questi Paesi.

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21mortiinegittodoposcontriconlapolizia,mubarakannunciafortirepressionidelleproteste

dopo18giornidiprotestedimassa,ilvicepresidenteegiziano

dichiaralaresadimubarakelafinedelregno

iniziodellaoperationodisseydawninLibia,lapiùgrandeoffensivacontrounregime

arabo,dapartedipaesioccidentalidopoquelladel2003control’iraq

giornodellarabbiainmedioorienteinmoltipaesi

dell’area

inasprimentodellerepressioniinsiriadaparte

dell’esercito

iniziodeitumultiintunisiainseguitoalsuicidiodellostudente

mohamedBouazizi

Benalifuggeinarabiasauditaattraversomalta

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatifao,indexmundie“theguardian”,2011.

figura2.37. Principali eventi dell’“Arab Spring”, andamento del prezzo del greggio e FAO Cereal Price Index (2011)

fonte:rielaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosettisudatiusda,2011.

figura2.38. Cereals Price Index e “Aggresive Buying Policies” (ottobre 2005 = 100), 2011

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L’algeriaacquista800.000tonnellatedi

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afghanistan,indonesiaedegittocontrattanoperfornituredigranopiùingenti

L’areamenaaumentaiquantitativiimportatida

statiuniti,unioneeuropeaeucrpercostituireriserve

disicurezza

giordaniaealgeriaacquistanoquantità

recorddigrano

L’iraqimporta350.000tonndigranoela

tunisia100.000,unquantitativoanomalo

periduestati

11/2010 12/2010 1/2011 2/2011 3/2011 4/2011 5/2011 6/2011

5/2011 6/2011

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9/2010 10/2010 11/2010 12/2010 1/2011 2/2011 3/2011 4/2011

prezzodelgreggio faoCerealpriceindex*

© Corbis

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3.ConsiderazioniConCLusive

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FATTORI DI CONTESTO

VARIABILI SUDDIVISE SECONDO LA POSSIBILITÀ DI INTERVENIRE PER RIDURRE LA VOLATILITÀ E PER EVITARE AUmENTI ECCESSIVI DEI PREzzI

FATTORI STRUTTURALI

FATTORI CONTINGENTI

Tuttavia, va sottolineato che questo limite, pur importante, non preclude però la possi-bilità di comprendere alcuni fattori determinanti e di formulare quindi indicazioni di policy puntuali. A tal fine, è fondamentale suddividere i fattori analizzati in base alla possibilità concreta di intervenire sugli stessi sia per ridurre la volatilità sia per evitare aumenti eccessivi dei prezzi che metterebbero a rischio la sicurezza alimentare globale e lo sviluppo del settore agroalimentare.Decisiva è la considerazione dell’orizzonte temporale di realizzazione di tali interventi.A nostro avviso, è quindi possibile distinguere tra:- fattori di contesto: insistono direttamente sul lato della domanda/offerta o agiscono in-

direttamente sull’andamento dei prezzi delle commodity alimentari, ma rappresentano delle costanti sulle quali non sembra opportuno/possibile intervenire. Si tratta della crescita demografica e del fenomeno dell’urbanizzazione, della crescita economica dei Paesi emergenti, dell’andamento dei mercati valutari, delle dinamiche geopolitiche in-ternazionali e dello stretto legame tra costo dell’energia e prezzo del petrolio e fattori produttivi agricoli. Anche qualora si abbia a che fare con variabili oggetto di intervento (costo dell’energia), non è ipotizzabile la realizzazione di interventi finalizzati priorita-riamente al conseguimento di obiettivi legati ai prezzi delle derrate alimentari;

- fattori strutturali: sono affrontabili con interventi che produrranno i loro effetti solo nel medio-lungo termine e le cui problematiche possono trovare risposta in processi di adat-tamento del sistema a mutate condizioni strutturali della domanda e dell’offerta. Si tratta del problema della produttività agricola, degli sprechi e delle perdite lungo la filiera agro-alimentare, dei vincoli imposti dalla limitatezza delle risorse naturali disponibili, degli effetti del cambiamento climatico e del fenomeno dell’occidentalizzazione della dieta in molte aree emergenti del pianeta, e del più generalizzato aumento del consumo calorico medio. Rispetto a questi temi, appare necessario un processo molto ampio di cambia-mento di stili di vita e ristrutturazione di alcune componenti della filiera agroalimentare. Entrano qui in gioco aspetti di innovazione, sviluppi tecnologici, diffusione delle migliori pratiche agricole, riduzione degli sprechi e delle perdite, adattamento e mitigazione degli eventi meteorologici avversi e ri-orientamento delle scelte alimentari e degli stili di con-sumo in ottica di sostenibilità e salute. Si tratta di fattori decisivi nel lungo termine, ma purtroppo non allineati ai cicli della politica e, dunque, spesso trascurati.

- fattori contingenti: possono determinare risultati nel breve periodo attraverso idonee solu-zioni e interventi di carattere tecnico e politico. In particolare, si tratta di interventi sulle seguenti problematiche: il basso livello delle scorte di materie prime agricole; gli incen-tivi per la produzione di biocarburanti di prima generazione; l’eccesso di speculazione e finanziarizzazione dei mercati delle commodity alimentari; la messa in atto di politiche commerciali distorsive del mercato da parte dei Paesi esportatori e importatori. Questi ultimi costituiscono le leve di intervento efficaci nel breve termine, fondamentali per affrontare l’emergenza, ma non sufficienti in assenza di interventi sui fattori di struttura.

Il BCFN ha già affrontato in diverse sue recenti pubblicazioni le principali problematiche riconducibili ai fattori di struttura. Pertanto, di seguito si riprenderanno solo alcune delle numerose raccomandazioni e indicazioni di policy già espresse, rimandando ai singoli po-sition paper per un maggiore approfondimento1. Si tratta di raccomandazioni non diretta-mente collegate al tema dei prezzi delle commodity alimentari, ma la cui implementazione può risultare decisiva per l’equilibrio di medio-lungo termine dei mercati agricoli e quindi per la stabilità dei prezzi.

In questo documento abbiamo voluto definire un quadro metodologico rigoroso, capace di evidenziare con sufficiente chiarezza le relazioni tra le diverse variabili-chiave e i driver di intervento, di breve e di medio termine, nel mercato delle commodity alimen-

tari. Abbiamo pertanto ritenuto utile, ai fini della corretta comprensione del problema e della possibilità di valutare misure di policy efficaci, fornire nel Capitolo 2 un’analisi delle variabili più rilevanti.Ciò che emerge dall’analisi è un quadro estremamente complesso, che va necessariamente interpretato in chiave sistemica, in considerazione dei molteplici elementi che concorrono a generare l’attuale situazione di squilibrio. Squilibrio che si traduce in una forte volatilità dei prezzi nel breve periodo e nel rischio di una crescita costante degli stessi nel medio-lungo termine.Come anticipato, nel precedente capitolo, sulla base del modello interpretativo messo a punto, sono stati analizzati singolarmente i diversi fattori che incidono sul livello e sulla volatilità dei prezzi delle commodity alimentari e sono stati individuati e descritti i nessi di causalità e le eventuali correlazioni. In particolare, per ciascun fattore, si è cercato di comprendere “come” e “perché” si stabilisca una certa relazione con l’anda-mento dei prezzi. In alcuni casi, dove le variabili sono misurabili attraverso indici o in-dicatori quantitativi (ad esempio, il prezzo del petrolio, il tasso di cambio delle valute, il volume di contratti derivati scambiati ecc.), è stato possibile apprezzare correlazioni statistiche più o meno evidenti con l’andamento dei prezzi; in altri, dove entrano in gioco variabili più qualitative, l’analisi si è basata sull’osservazione empirica della re-altà, che ha permesso di ricollegare al verificarsi di determinati eventi (ad esempio, episodi climatici avversi, scelte di politica commerciale ecc.) modifiche significative dell’andamento dei prezzi.Estremamente rilevante per la realizzazione del paper è stato il contributo di espe-rienza di alcuni economisti e policy-maker che hanno accettato di commentare il documento, così come il coinvolgimento di alcuni operatori su quegli stessi mercati analizzati.Alla luce di quanto è emerso dal lavoro svolto è possibile fare una prima conside-razione importante: non appare possibile – allo stato delle conoscenze disponibili – ordinare tutti i fattori analizzati a seconda della loro maggiore o minore inci-denza sul livello dei prezzi e sulla volatilità, anche a causa delle relazioni spesso biunivoche e non quantificabili con precisione che sussistono tra le variabili. Que-sto, infatti, richiede ulteriori approfondimenti da parte della comunità scientifica e delle istituzioni internazionali per mettere a punto misure di intervento sempre più mirate ed efficaci.

VOLATILITÀ DEI PREzzI E LORO CRESCITA

COSTANTE

I NESSI DI CASUALITÀ E LE CORRELAzIONI ALLA

BASE DEI FENOmENI

NON SEmBRA POSSIBILE ORDINARE I FATTORI

ANALIzzATI A SECONDA DELLA LORO mAGGIORE O mINORE

INCIDENzA SUL LIVELLO E SULLA VOLATILITÀ DEI PREzzI

CONSIDERAzIONI CONCLUSIVEE RACCOmANDAzIONI

3.

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CONTRASTARE LE POLITICHE FISCALI E COmmERCIALI

DISTORSIVE DEI mERCATI AGROALImENTARI mONDIALI

APPROFONDIRE GLI SVILUPPI IN CAmPO

TECNOLOGICO

RIDURRE GLI SPRECHI E mIGLIORARE LA PRODUTTIVITÀ DELLE RISORSE IDRICHE

INCENTIVARE L’INVESTImENTONELLE TECNOLOGIE

FAVORIRE L’ADOzIONE DI TECNICHE AVANzATE DI RACCOLTA DELL’ACQUA

ATTENzIONE ALLA LOCALIzzAzIONE DELLE COLTURE IN RELAzIONE ALL’EFFICIENzA IDRICA

ORIENTARE GLI SCAmBI DI BENI AD ALTO CONTENUTO D’ACQUA VIRTUALE

AzIONI VOLTE A mITIGARE GLI EFFETTI DEL CAmBIAmENTO CLImATICO

IL RUOLO CHIAVE DELL’INNOVAzIONE

CONTINUA

INTERVENTI A SOSTEGNO DEI PAESI

IN VIA DI SVILUPPO

mANTENImENTO E SVILUPPO DEI “SISTEmI LOCALI”

AGROALImENTARI

Limitatezza delle risorse naturali

Come descritto nel Paragrafo 2.4, i limiti nella disponibilità delle risorse naturali – con par-ticolare riferimento a input come l’acqua e i terreni coltivabili – rappresentano un vincolo molto importante alla crescita della capacità produttiva dell’agricoltura mondiale.Con riferimento all’acqua, ad esempio, è necessario realizzare interventi per ridurne l’im-piego all’interno dei processi produttivi e di coltivazione, in particolare nelle aree del pia-neta dove scarseggia l’acqua piovana. Per fare questo esistono ampi margini di manovra sia sul fronte della riduzione degli sprechi che su quello dell’impiego di tecnologie in grado di rendere la risorsa acqua maggiormente produttiva (ottenendo in questo modo output quan-titativamente più significativi a parità di input: il cosiddetto more crop per drop).- È necessario introdurre forme di incentivo per l’investimento nelle tecnologie già disponibili

per ottenere risparmi nei volumi d’acqua impiegata nei processi produttivi, in particolare nelle zone ad alto tasso di irrigazione e scarso livello di acqua piovana.

- Per quanto riguarda gli impieghi in agricoltura – che riguardano il 70% dei consumi idrici globali – occorre favorire l’adozione di tecniche avanzate di raccolta dell’acqua piovana da utiliz-zare per l’irrigazione. Peraltro, la diffusione di tecnologie e strumenti di gestione dell’irrigazio-ne agricola, volte a massimizzarne l’efficienza, non sempre si traduce in ingenti investimenti in tecnologie, ma spesso, e più semplicemente, nella diffusione di conoscenza e know-how.

- Occorre prestare maggiore attenzione alla localizzazione delle colture in relazione all’ef-ficienza idrica. In particolare, nelle scelte di localizzazione di alcuni tipi di colture si potrebbero cogliere le opportunità di massimizzare il consumo di green water (acqua piovana) dell’impronta idrica rispetto a quello di blue water (acqua prelevata da falde e bacini idrici)2.

- È possibile cogliere le opportunità offerte dalla crescente liberalizzazione del commer-cio internazionale, ovvero orientare gli scambi di beni ad alto contenuto d’acqua virtuale da aree geografiche più ricche di risorse idriche verso altre più povere, adottando logiche di virtual water trade.

Anche con riferimento alle terre coltivabili, la sfida è quella di ottenere maggiori rendimenti per ettaro coltivato attraverso le azioni indicate rispetto al tema della produttività agricola.

Cambiamento climatico

Gli studi più accreditati sul tema del cambiamento climatico mostrano come lo scenario futuro – al quale viene oggi assegnata maggiore probabilità di verificarsi – prevede una diminuzione della produttività agricola globale in assenza di interventi radicali, a parità di superficie agricola lavorata.Inoltre, gli effetti del cambiamento climatico potrebbero incidere negativamente su alcune aree geografiche e sulla loro capacità di garantire adeguati livelli di produzione rispetto ai volumi attuali, soprattutto a causa dell’innalzamento della temperatura e di più severe con-dizioni di accesso alle risorse idriche (gli impatti più rilevanti si dovrebbero registrare nella fascia equatoriale, nell’area del Mediterraneo, in Australia ecc.).Infine, il cambiamento climatico è causa dell’intensificarsi di eventi climatici avversi (sicci-tà, inondazioni ecc.) che possono provocare ingenti perdite dei raccolti.Escludendo la possibilità di rimuovere gli effetti del cambiamento climatico (si tratta di unfenomeno ritenuto ormai irreversibile), rimanendo nel contesto del settore agricolo, è pos-sibile concentrarsi sui seguenti punti.- Incentivare la realizzazione di azioni volte alla mitigazione del problema, ad esempio at-

PREZZI

Produzione agricola

La sfida è quella di innovare continuamente, orientandosi verso la messa a punto di modelli agricoli e produttivi a elevata produttività, maggiore qualità e minor impatto ambientale. La ricerca scientifica e tecnologica su questi temi, promossa anche mediante ingenti flussi di investimenti pubblici, è perciò decisiva.- Occorre promuovere interventi di sostegno ai Paesi in via di sviluppo attraverso il trasferi-

mento di conoscenze scientifiche, buone pratiche agricole , adeguate tecniche agrono-miche e programmi ad hoc volti a colmare il gap di know-how oggi esistente tra Paesi avanzati e arretrati.

- È necessario favorire, attraverso adeguate policy e misure di incentivo/disincentivo, il mantenimento e lo sviluppo dei “sistemi locali” di produzione-distribuzione-consumo dei beni agroalimentari, preservando le produzioni di qualità e attente alla biodiversità e biosostenibilità.

- Occorre contrastate quelle politiche fiscali e commerciali che risultino distorsive dei mercati agroalimentari mondiali, soprattutto a danno dei Paesi in via di sviluppo. Queste misure, associate a un utilizzo più razionale del territorio, consentono da sole di ottenere signifi-cativi risultati.

- Altre vie, legate al progredire della tecnologia – come le biotecnologie – vanno certa-mente esplorate in parallelo, nella consapevolezza che numerosi profili relativi al loro impiego vadano ancora approfonditi e valutati attentamente.

La produttività agricola è anche un fattore che esercita un effetto diretto su uno dei fat-tori contingenti, il livello delle scorte. Questo concetto verrà ripreso successivamente nel paragrafo.

fonte:elaborazioneditheeuropeanhouse-ambrosetti,2011.

OFFERTA

poLitiCheCommerCiaLi

merCatodeiCamBi

merCatifinanziari

(speCuLazione)

dinamiChegeopoLitiChe

produzioneagriCoLa

produttivitàtecnologia/innovazionesprechieperdite

demografiaCrescitadella

popolazioneurbanizzazione

BioCarBurantistiLiaLimentariaumentodellecalorie

consumate“occidentalizzazione”

delladietaLimitatezzadeLLerisorsenaturaLi

suolocoltivabileacquaCresCita

eConomiCadeipaesiemergenti

CamBiamentoCLimatiCo

incrementodelle temperature

variazionedelleprecipitazionieventiclimaticiavversi

LiveLLodeLLesCorte

prezzodeLpetroLio

edeLL’energia

DOmANDA

figura3.1.Il modello interpretativo dei fattori che incidono sul livello e sulla volatilità dei prezzi alimentari: fattori di contesto, strutturali e contingenti

fattoridicontesto fattoristrutturali fattoricontingenti

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BARRIERE E SUSSIDI COmmERCIALI POSSONO DISTORCERE LE DINAmICHE TRA DOmANDA E OFFERTA GLOBALI

UN SISTEmA DI SCAmBI COmmERCIALI BASATO SU REGOLE mULTILATERALI

RIDURRE GLI STRUmENTI DI SOSTEGNO DELLA DOmANDA

mIGLIORARE L’ACCESSOAL mERCATO

ELImINARE I SUSSIDIALLE ESPORTAzIONI

EVITARE FENOmENI SPECULATIVIGARANTIRE L’EQUILIBRIO TRA DOmANDA E OFFERTA

ImPORRE TETTI ALLE ImPORTAzIONI E ALLE ESPORTAzIONI

AzIONI VOLTE ALL’ADATTAmENTOAL CAmBIAmENTO

CLImATICO

LA COmPOSIzIONE DELLA DOmANDA GLOBALE È

DETERmINANTE PER LA SOSTENIBILITÀ FUTURA DEL

SISTEmA AGRICOLO

L’ImPORTANzA DELLA SCELTA DI mODELLI

ALImENTARI SOSTENIBILI: LA DOPPIA PIRAmIDE

ALImENTARE E AmBIENTALE

CRESCENTE ATTENzIONE VERSO LA

SOSTENIBILITÀ NEI PAESI INDUSTRIALIzzATI E IN

VIA DI SVILUPPO

traverso una migliore gestione delle coltivazioni e dei pascoli per aumentare la riserva di carbonio nel suolo; il ripristino di suoli di torbiera coltivati e di terre degradate; il miglioramento delle tecniche di produzione del riso e di allevamento del bestiame e della gestione del concime per ridurre le emissioni di CH4; il miglioramento delle tecniche di applicazione di fertilizzanti a base di nitrati per ridurre le emissioni di N2O, miglioramen-to efficienza energetica ecc.

- Sostenere azioni di adattamento al cambiamento climatico, finalizzate a sostenere la produt-tività agricola, come ad esempio la differenziazione delle colture (ex-ante) e la riduzione della liquidità e delle riserve di magazzino, il ricorso a crediti bancari o informali e la vendita di asset fondamentali (ex-post).

Stili alimentari

Alla luce dei cambiamenti che già oggi è possibile osservare e che si intensificheran-no nel prossimo futuro (crescita economica e occidentalizzazione della dieta nei Paesi emergenti, ovvero diffusione di più sofisticati modelli di consumo da parte dei vasti strati della popolazione – si veda il Paragrafo 2.2), la futura composizione della domanda di beni alimentari globale rappresenta un fattore determinante per la sostenibilità futura del sistema agricolo.Anche l’impatto ambientale e il consumo delle risorse naturali (terra, acqua ecc.) associa-te alle diverse scelte alimentari possono essere estremamente diversi. Western diet e dieta mediterranea, ad esempio, differiscono soprattutto con riferimento ai quantitativi di carne consumata: i modelli di consumo eccessivamente sbilanciati nella direzione del consumo di carne e di prodotti alimentari di origine animale possono, infatti, pregiudicare nel tempo la sicurezza alimentare globale. Per la prima volta nella storia, l’azione di governo e l’indirizzo dei modelli alimentari che tengano conto di un profilo di sostenibilità stanno diventando una variabile decisiva di politica economica.Ciò sta assumendo contorni concreti nei Paesi sviluppati, dove di deve far fronte a uno stato di emergenza sanitaria legata al dilagare di malattie metaboliche, cardiocircolatorie e tumorali derivanti da errati stili alimentari. Tuttavia, sta diventando cruciale anche per i Paesi in via di sviluppo, per l’impatto che questo genera sugli equilibri globali del mercato dei beni alimentari. La scelta di modelli alimentari sostenibili per il futuro consente peraltro di diminuire l’accento posto sui guadagni di produttività, che genera a sua volta pressioni sulle risorse naturali e sulla sostenibilità ambientale. A tal fine il BCFN ha messo a punto e mette a disposizione dei decisori un modello, quello della Doppia Piramide Alimentare e Ambien-tale, che evidenzia come i comportamenti alimentari più idonei alla conservazione della buona salute nelle persone siano anche quelli più sostenibili dal punto di vista ambientale. Questo modello, pensato per i Paesi occidentali, con delle necessarie declinazioni a livello geografico di tradizioni e costumi alimentari, risulta essere potenzialmente valido nelle sue indicazioni per tutti i Paesi.

Dopo aver espresso una serie di raccomandazioni e indicazioni di policy che riguardano i fattori di struttura, qui di seguito si offre ai decisori politici e istituzionali il contributo propositivo del BCFN in merito ai quattro fattori contingenti su cui crediamo sia urgente intervenire per porre un freno in tempi rapidi alla crescita repentina e incontrollata dei prezzi delle commodity alimentari e all’eccessiva volatilità di questi mercati.

Politiche commercialiRidurre le diverse forme di restrizione commerciale, in primis, i divieti, quote e dazi all’export

Come si è visto nel Paragrafo 2.8, l’imposizione di barriere/sussidi commerciali rappresenta un fattore distorsivo delle dinamiche tra domanda e offerta sul mercato internazionale delle commodity alimentari.Nel periodo 2008-2010, a seguito di aspettative di ribasso sui futuri raccolti e di rialzo sul livel-lo internazionale dei prezzi, alcuni importanti Paesi esportatori di beni agricoli hanno elimi-nato i sussidi all’export (o, in certi casi, addirittura introdotto tasse sull’export) per aumentare l’offerta domestica e limitare l’effetto interno dell’aumento globale dei prezzi alimentari. Allo stesso tempo, alcuni Paesi importatori hanno adottato politiche protettive (riduzione o elimi-nazione dei dazi sulle merci in entrata) per assicurarsi un livello sufficiente di scorte finaliz-zate al contenimento dell’aumento dei prezzi interni. Tali dinamiche si stanno riproponendo negli ultimi mesi e sono responsabili del nuovo, rapido incremento dei prezzi. Una delle maggiori sfide che la comunità internazionale si trova oggi ad affrontare riguarda la necessità di costruire un sistema di scambi commerciali trasparente, “responsabile” e ba-sato su regole multilaterali capaci di garantire una maggiore accesso al cibo a livello globale. Si auspica in generale una riduzione del ricorso a barriere alle importazioni, sussidi alle esportazioni e altre restrizioni commerciali. In particolare, appare necessario:- ridurre gli strumenti di sostegno della domanda interna che producono distorsioni, soprat-

tutto quando messi in atto dai Paesi sviluppati;- migliorare in modo significativo l’accesso al mercato, mantenendo appropriati sistemi di

salvaguardia per i Paesi in via di sviluppo, ai fini di un miglioramento della loro efficienza e competitività e del rafforzamento della loro integrazione sui mercati internazionali;

- eliminare i sussidi alle esportazioni nell’ottica di creare condizioni di parità nel mercato internazionale, aumentando così l’efficienza dello stesso;

- rendere esenti gli aiuti umanitari da ogni tipologia di restrizione per evitare fenomeni speculativi.Infine, per mantenere un livello dei prezzi stabile a livello regionale3, si può ipotizzare la costituzione di un’Autorità sovranazionale che garantisca l’equilibrio tra domanda e offerta e un equo accesso al cibo all’interno delle macro-aree.Anche in considerazione della stretta connessione tra le politiche di approvvigionamento, stoccaggio e sussidio verso le principali commodity alimentari (illustrata nel Capitolo 2), sarebbe quindi auspicabile che il commercio venisse regolato attraverso l’imposizione di tetti di segno opposto alle importazione e alle esportazioni:- nel caso delle importazioni: onde evitare politiche di aggressive buying da parte dei Paesi

importatori in periodi di incertezza4, la costituenda Autorità potrebbe fissare dei limiti volumetrici, al di sopra dei quali verrebbe applicata una tassazione progressiva diretta-mente proporzionale alla quantità. Ciò aiuterebbe a limitare questo fenomeno e a costitu-ire un extra-gettito a disposizione dell’Autorità che avrebbe il compito di ridistribuirlo ai Paesi esportatori al fine di limitare l’effetto inflativo sul livello dei prezzi e permettere di adottare politiche conservative (aumentare il livello delle riserve o sussidiare i coltivatori colpiti da eventi climatici avversi), senza tuttavia ridurre il flusso di esportazioni;

- del caso delle esportazioni: sarebbe auspicabile la fissazione di un tetto volumetrico minimo al di sotto del quale si incorrerebbe nel meccanismo precedentemente de-scritto. L’extra-gettito generato potrebbe essere in seguito ridistribuito verso i Paesi importatori che potranno investire i nuovi capitali in progetti di R&S nel settore agricolo, nella costituzione di un sistema multilaterale di riserve alimentari per Paesi importatori5 e nell’implementazione di politiche ex-ante per l’adattamento alle con-dizioni climatiche locali.

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SVILUPPARE PIANI DI EmERGENzA PER REGOLARE LE POLITICHE SUI BIOCARBURANTI

SOSTENERE I BIOCARBURANTI DI SECONDA GENERAzIONE

FAVORIRE UNA mAGGIORE APERTURA DEI mERCATI INTERNAzIONALI

LA “FINANzIARIzzAzIONE” DELLE COmmODITY PUò AVERE INDOTTO FENOmENI SPECULATIVI

FAVORIRE mAGGIORE TRASPARENzA NEI mERCATI FINANzIARI

mIGLIORE INFORmATIVA E mAGGIORE TRASPARENzA SULLE OPERAzIONI OTC

mECCANISmI DI DIVERSIFICAzIONE TRA TIPI DI INVESTITORI

DEFINIRE IL PERImETRO D’AzIONE DEGLI INTERmEDIARI FINANzIARI

DIFFONDERE BUONE PRATICHE AGRONOmICHE E

CONOSCENzE TECNICHE E SCIENTIFICHE

COSTITUIRE UN SISTEmA mULTILATERALE DI

RISERVE DI CIBO

mIGLIORARE LA TRASPARENzA DEI

mERCATI E I FLUSSI INFORmATIVI

Livello delle scorte Creare un sistema multilaterale di riserve alimentari e migliorare la trasparenza su flussi e stock

Diversi fattori (si veda il Paragrafo 2.3) negli ultimi anni hanno reso necessario attingere alle scorte accumulate negli anni per sopperire alla crescente domanda di beni alimentari (cresciuta più rapidamente dell’offerta) e stabilizzare i prezzi interni. Le analisi condotte nel corso dello studio hanno evidenziato un forte legame tra la variazione delle scorte e l’andamento dei prezzi delle commodity alimentari.In particolare, in un orizzonte temporale sufficientemente ampio, si è osservato che a una ridu-zione del rapporto stock-to-use di cereali corrisponde tendenzialmente un aumento nel livello dei prezzi; mentre, al contrario, a un aumento del rapporto stock-to-use il prezzo tende a ridursi. Al fine di moderare questo effetto si propone di adottare i seguenti interventi.- Perseguire la crescita della produttività agricola, in particolare nei Paesi in via di svilup-

po, attraverso la diffusione di buone pratiche agronomiche e di conoscenze tecniche e scienti- fiche, la realizzazione di infrastrutture di irrigazione, produzione, trasporto e stoccaggio, l’aumento degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo ecc. L’incremento della pro-duttività agricola è una condizione necessaria per realizzare il surplus di produzione da destinare alla ricostituzione delle riserve.

- Costituire un sistema multilaterale di riserve di cibo, regionali e cross-border, per accrescere i margini di elasticità del sistema alimentare mondiale. È necessario, quindi, favorire il coor-dinamento delle politiche di stoccaggio a livello internazionale.

- Migliorare la trasparenza dei mercati riguardo alla condivisione di informazioni relative all’offerta, alla domanda, agli stock e alle dinamiche import-export. Tale azione non solo contribuirebbe ad attenuare il fenomeno della recente volatilità dei prezzi alimentari, ma – con riferimento alle linee di indirizzo relative alla costituzione di un’Autorità sovranazionale per il controllo dell’e-quilibrio tra domanda e offerta – garantirebbe anche la presenza di un sistema informativo in grado di collezionare dati affidabili e offrire agli operatori analisi e basi statistiche. Per sup-portare le decisioni dei governi nazionali è di particolare importanza la raccolta di dati relativi al livello delle riserve e la diffusione di stime sulla domanda e l’offerta attraverso meccanismi di previsione sull’entità dei raccolti.

Produzione di biocarburantiRidurre il supporto alla produzione di biocarburanti di prima generazione a favore di quelli di seconda generazione, aumentare gli investimenti nelle nuove tecnologie e raggiungere una mag-giore apertura commerciale in questo settore

A livello internazionale il prezzo delle commodity alimentari risulta fortemente correlato a quello del petrolio (si veda il Paragrafo 2.7). Aumenti del prezzo del petrolio, infatti, de-terminano una maggiore convenienza dei biocarburanti e ne rafforzano la domanda a livel-lo internazionale. Inoltre, poiché la maggior parte dei biocarburanti (prima generazione) viene prodotta con i medesimi input destinati all’alimentazione o all’allevamento (cereali, canna da zucchero ecc.), si genera una competizione tra settore energetico e alimentare nell’utilizzo delle materie prime agricole. Variazioni del prezzo del petrolio e politiche di supporto della produzione di biocarburanti sono così responsabili di episodi di forte volatilità e aumento dei prezzi sui mercati alimen-tari (si veda il Paragrafo 2.5). Pertanto:- ci si auspica che i governi (in particolare in Europa e negli Stati Uniti) riducano significa-

tivamente le politiche di supporto alla produzione e al consumo di biocarburanti di prima ge-

nerazione, poiché questi, essendo prodotti attraverso la trasformazione di materie prime alimentari, entrano in diretta competizione – in termini di destinazione d’uso – con i prodotti a uso alimentare e di allevamento;

- in assenza della rimozione di tali incentivi, quando i mercati mondiali sono sotto pressio-ne e le forniture alimentari si riducono, i governi dovrebbero sviluppare piani di emergenza per regolare (almeno su un orizzonte di breve termine) le politiche che stimolano la produ-zione e il consumo di biocarburanti;

- appare opportuno sostenere, in parallelo, i biocarburanti di seconda generazione, prodotti a partire da colture che non concorrono nell’utilizzo della terra con quelle a uso alimenta-re, e incentivare l’attività di ricerca su nuove tecnologie per la produzione di biocarburan-ti, per rispondere alla crescente domanda di energia a livello globale e ridurre gli effetti sul mercato delle materie prime agricole;

- oltre alla limitazione dei sussidi, è importante anche favorire l’apertura dei mercati internazionali, affinché anche per i biocarburanti si possano verificare le condizioni di convenienza economica.

Mercati finanziariRegolamentare l’eccessiva speculazione finanziaria sulle commodity alimentari

I mercati dei futures rappresentano una parte integrante del mercato delle commodity ali-mentari ed esercitano due importanti funzioni: facilitano la gestione della volatilità dei prezzi e contribuiscono alla formazione del prezzo. Tuttavia, la crisi finanziaria globale de-gli ultimi anni ha indotto gli investitori “non commerciali” (fondi pensione, banche, fondi sovrani ecc.) a incrementare gli investimenti nei derivati delle commodity agricole, al fine di diversificare il proprio portafoglio (si veda il Paragrafo 2.10).L’aumento della quota di contratti in mano a investitori “non commerciali” può avere in-dotto fenomeni speculativi, tipici di altri beni non alimentari, come ad esempio il petrolio. Per quanto l’effettivo ruolo di tale fenomeno nell’influenzare l’aumento del livello dei prezzi dei beni agricoli sia ampiamente dibattuto, la speculazione finanziaria nel mercato delle commodity agricole può averne amplificato la volatilità nel breve periodo.Pur non volendo demonizzare l’attività degli intermediari finanziari, si possono ipotizzare alcune azioni in grado di favorire maggiore trasparenza, ordine ed equilibrio nei mercati senza ostacolare la loro azione:- da un lato, al fine di consentire alle Autorità di regolazione di individuare eventuali ano-

malie nei corsi finanziari e prevenire possibili comportamenti speculativi, si dovrebbe migliorare il flusso di informazioni e la trasparenza delle operazioni over the counter (OTC), attraverso il monitoraggio dell’attività degli speculatori (mediante un sistema di repor-ting di transazioni/posizioni e di obblighi di registrazione per gli operatori) e l’eventuale imposizione di tetti massimi alle loro attività. Si potrebbero, ad esempio, introdurre dei meccanismi di diversificazione tra operatori commerciali e non commerciali, in modo tale da imporre dei limiti agli operatori con finalità speculative per prevenire “scommesse” eccessive sui movimenti di prezzo, lasciando invece il mercato “reale” libero di agire;

- dall’altro lato, appare auspicabile incoraggiare l’introduzione di regole6 per definire il perimetro d’azione degli intermediari finanziari sul mercato delle commodity agricole, nella direzione di una progressiva armonizzazione negli scambi su tali mercati. Come ha recentemente sottoli-neato anche il relatore delle Nazioni Unite per il Diritto al Cibo, Olivier De Schutter, in oc-casione del Summit dei Ministri dell’Agricoltura del G-20 a Parigi nel giugno 2011, gli Stati Uniti hanno legiferato in materia di derivati finanziari da circa un anno e il G-20 potrebbe incoraggiare le altre potenze economiche a muoversi nella stessa direzione.

RIDURRE IL SUPPORTO ALLA PRODUzIONE E AL CONSUmO DI

BIOCARBURANTI DI PRImA GENERAzIONE

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NOTE E RIFERImENTI BIBLIOGRAFICI

CAPITOLO 1

1 parigi,22-23giugno2011.

2ilpianod’azioneelaboratodaiministridell’agricolturadelg-20saràsottopostoaileaderdeipaesiperlaloroapprovazionenelmesedinovembre2011.

3Levariabilicheinfluenzanoladinamicadeiprezzidellecommodityagricolesarannoanalizzatepiùdettagliatamentenelprossimocapitolo.

4 Food Outlook – Global Market Analysis,fao,giugno2011.

5Price Volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses,fao,ifad,fmi,oCse,un-Ctad,Wfp,WorldBank,Wto,ifprieunhLtf,maggio2011.

6 Ladeviazionestandardèunindicatorechevieneutilizzatoperstimarelavolatilitàemisuraloscostamentomediodelprezzorispettoalsuoandamentonelmedio-lungotermine.

7 Levariabilicheinfluenzanoinmanieradirettaeindirettailprezzodellematerieprimealimen-tarisarannooggettodianalisidettagliatanelcapitolosuccessivo.

8 rappresentaleaspettativedelmercatosullavolatilitàfuturadeiprezziedèmisuratacomelapercentualedelladeviazionedelprezzofuturodiunacommodity(passatiseimesi)dalvaloreattesosottostante.ingenerale,unaumentodellavolatilitàimplicitariflettecomelecondizionidimercatoeglieventinonprevedibilisitraducanoinconseguentiaumentidell’incertezzaperglioperatoridelmercato.

9 Behind Concerns about Volatility Lie Concerns about Price Levels and behind both, Lie Concerns about Food Security, in Price Volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses,fao,ifad,fmi,oCse,unCtad,Wfp,WorldBank,Wto,ifprieunhLtf,maggio2011.

10Price Volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses, fao, ifad, fmi,oCse,unCtad,Wfp,WorldBank,Wto,ifprieunhLtf,maggio2011;Agricultural Outlook 2011-2020,oeCd-fao,giugno2011.

11 Latrasmissionedellevariazionidiprezzoavvieneprimanelleareeurbaneepoinellezonerurali,inquantoquesteultimevivonospessoinunacondizionediisolamentoriguardoaifeno-meniesterni.

CAPITOLO 2

1Comemisuradellivellodeiprezzisifaràriferimentoalfaofoodpriceindex;inalcunicasisifaràriferimentoesclusivamentealfaoCerealpriceindex.

2Agricultural Outlook 2010-2020, oeCd-fao.

3secondoilfmiimercatiemergentisononazionisocialmenteedeconomicamenteincrescitaeincuièinattounprocessodiindustrializzazione.sonoriconosciuticomeemergenticirca28mercatitraiqualispiccanoCinaeindia,checostituisconoil70%dellapopolazionedeimercatiemergenti.

4stimadellenazioniunite.

5negliultimiannilapopolazioneurbanamondialeècresciutapiùdiquellaruraleelenazioniunitestimanochenel2050il69,6%dellapopolazionemondialevivràincittà.

6inCinailnumerodimucchedalatteèpassatodacirca5milionidicapinel2000ai15milionidel2011(+10%inmediaognianno).

7siricorda,adesempio,chenellaBibbialagenesi(41,48-49)celebral’astuziadigiuseppe,ilqualeinterpretòilsognopremonitoredelfaraoneeneisetteannidibuoniraccoltiaccumulòmoltogranoneisilosperpoiridistribuirloallapopolazioneneisetteannidicarestiasuccessivi.

8illivellodellescorteèsempredidifficiledamisurare,poichéidatisibasanosudichiarazionispontaneedeisingolistati.

9glistatiunititrail1930eil1970hannoimplementatoprogrammidisupportodelprezzodel grano impiegando le cosiddette “riserve cuscinetto”. Le riserve cuscinettohannogiocatounruolofondamentalenelmantenimentodell’equilibriotradomandaeofferta:afrontediuneccessodidomandailgovernoattingevaalleriserveperstabilizzareilprezzo,mentreafrontediuneccessodiofferta,ilraccoltosuperfluovenivaimmagazzinatoperl’utilizzofuturo.siveda:WrightB.,International Grain Reserves and ther Instruments to Address Volatility in Grain Mar-kets, The World Bank,policyresearchWorkingpaper.

10ilrapportostock-to-useèilquozientetralivellodellescorteeconsumodiundeterminatobeneinunperiododitempopariaunanno.

11 fao,2010.

12 Lafaohastimatochecirca1/3delciboprodottoperconsumoumanosiasprecatodaidistributorioconsumatori(inparticolareneipaesisviluppati),ovadaperdutolungoiprocessiproduttivi(inparticolareneipaesiinviadisviluppo):sitrattaintotaledicirca1,3miliardiditonnellate.

13anuradhamittal,theoaklandinstitute.

14 iltassodicrescitaregistratonegliannipassatièstato,inmedia,sempresuperioreallava-riazionedemografica.idatifaodimostranocheicirca7miliardidipersonechevivonoogginelmondohannounadisponibilitàdicibosuperioredel15%rispettoai4miliardidiabitantideglianniottanta.

15talevaloreèancorpiùelevatoneipaesiaredditomedio-basso (inalcunipaesi inviadisvilupporaggiungeil95%),mentreinquellisviluppatiilpesodell’industriasuiconsumitotalièlargamentepredominante(59%).

16secondostimediancorpiù lungoperiodo,nel2050l’agricolturaconsumerà il90%dellerisorseidricheimpiegatealivelloglobale.siveda:World Water Assessment Program,3rdunitednationsWorldWaterdevelopmentreport:WaterinaChangingWorld,unesCo.

17WBCsd,Facts and Trends – Water.

18 «Landwhichduetonaturalprocessesorhumanactivityisnolongerabletosustainpro-perlyaneconomicfunctionand/ortheoriginalecologicalfunction»citatodaLanddegradationassessmentindrylands(Lada),fao-unep,2008.

19Landdegradationassessmentindrylands(Lada),fao-unep,2008;globalassessmentofhuman-inducedsoildegradation(gLasod),isriC,2008.

20 Biggelaara.h.et al.,2004.

21Biggelaara.h.et al.,2004;henaoJ.,C.a.Baanante,2006.

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37höökh.,r.hirsch,K.aleklett,Giant Oil Field Decline Rates and Their Influence on World Oil Production,in“energypolicy”,37,2009.

38aleklettK.,et al.,The Peak of the Oil Age: Analyzing the World Oil Production Reference Sce-nario,inWorldenergyoutlook2008,ein“energypolicy”,38,2010.

39 World Energy Outlook 2010,internationalenergyagency(iea),2010.

40 nelcasodeglistatiuniti9delle10recessioniamericanedal1945(aeccezionediquelladel1960)sonostateprecedutedasignificativiincrementidelprezzodelpetrolio.siveda:Balkes.,s.p.a.Brown,m.K.yücel,globalization,Oil Price Shocks and U.S. Economic Activity,federalreserveBankofdallas,2004.

41 secondolestimedell’agenziainternazionaledell’energia,laproduzionetotaledipetroliodeipaesiopeCsaràincontinuoaumentofinoal2035,arrivandoasuperareil50%dellaproduzioneglobale.siveda:World Energy Outlook 2010,internationalenergyagency(iea),2010.

42Leragionidiscambiosonodatedalrapportotralavariazionedeiprezziall’esportazioneelavariazionedeiprezziall’importazioneinundeterminatointervalloditempo.

43 Krugmanp.r.,m.obstfeld,Teoria e politica del commercio internazionale,edizionipearson,2007.

44 gliesempisonotrattidalpaperusda,Why Have Food Commodity Prices Rise Again,giugno2011.

45arezkir.,m.Bruckner,Food Prices and Political Instability,fmiWorkingpaper,marzo2011.

46slaytont.,Rice Crisis Forensics: How Asian Governments Caressly set the World Rice Market on Fire,Centerforglobaldevelopment.

47Where are food prices heading?,deutscheBankresearch,marzo2011.

48iderivatipossono,infatti,esseretrattatiinformastandardizzataetrasparentesupiazzeuf-ficiali(èilcasodeiderivative listed),oppurepossonogenerareformeanchemoltopersonalizzatenegoziateprivatamentetradueparti(cometraun’aziendaeunistitutobancario)nelcosiddettomercatoover the counter(otC).

49ifondicomunidiinvestimentoalmomentorappresentanocircail25-35%dituttiicontrattiatermineagricolie,conaltriinvestitori,rappresentanoun’importantefontediliquiditàsulmer-cato.sivedaanche:fao,Price Surges in Food Markets: How Should Organized Futures Markets Be Regulated?,policyBrief9,giugno2010.

50 unCommodityindexfundèunprodottofinanziariocheoffreagliinvestitorilapossibilitàdiprendereunaposizionesinteticasulmercatodellecommoditysenzarealizzareunoscambiofisico.questi fondi nascono e crescono grazie alla semplicità d’accesso almercato, senza lanecessitàdiinformazionispecifichesuisingolibeni.

51 roblesm.,m.torero,J.vonBraun(acuradi),When Speculation Matters,ifpri(internationalfoodpolicyresearchinstitute)issueBrief57,febbraio2009.

52ilKCBtèspecializzatonellanegoziazionedelgranodurorossoinvernale,principaleingre-dientedelpane.altriduemercatirilevantideifuturessulgranosonoilCBot(ChicagoBoardoftrade)–Cme(Chicagomercantileexchange),chequotailsoftredWinter,eilmgeXdiminnea-polis,specializzatonell’hardredspring.

53 perapprofondimentisivedanoancheleanalisicontenutein:roblesm.,m.torero,J.vonBraun(acuradi),When Speculation Matters,ifpri(internationalfoodpolicyresearchinstitute)issueBrief57,febbraio2009.

54 per“posizione”siintendel’insiemedegliinvestimentifattidaunsoggettoutilizzandoilcapitaleadisposizione.sidice“aperta”,selefluttuazionidiprezzodeibeniprovocanovariazioninellavaluta-zionedelportafoglio;oppure“coperta”(flat),selacrescitadivaloredialcunecomponentidelporta-foglioèugualealladiminuzionedivaloredialtre,percuiilpatrimonionelsuocomplessononvaria.

55ilmercatodeifuturessicaratterizzaperlacorrispondenza,inqualsiasimomento,delnu-merodeicontrattiacquistaticonquellodeicontrattivenduti:esisteun’unicacontroparteche

22Calcolatosullaperditadi75miliardiditonnellatedisuolodovutaaerosione.

23Laresadeicereali,misuratainkgperettaroditerrenoraccolto,comprende:frumento,riso,mais,orzo,avena,segale,miglio,sorgo,granosaraceno,ecerealimisti.idatirelativiallaprodu-zionedeicerealisiriferisconosolamenteallecoltureraccolteperilgranosecco.

24L’unioneeuropea,adesempio,all’internodellastrategia2020,hafissatocomeobiettivochelaquotadienergiadafontirinnovabilisulconsumofinaledienergianel2020siaparialmenoal20%.piùinparticolare,ladirettivaeuropea2009/28/Ce23aprile2009fissailtargetperl’utilizzodelleenergierinnovabilineitrasportial10%,congrandeenfasisullagradualesostitu-zionedeibiocarburantiottenutidacolturealimentariconbiocarburantidisecondagenerazione(prodottiapartiredarifiuti,residui,materiecellulosichedioriginenonalimentareematerielignocellulosiche).

25ibiofuelsonountipodicarburantederivanteindirettamentedallebiomassechecomprendecarburanti liquidi(etanoloebiodiesel)evaribiogas.L’etanoloèottenutodallafermentazionedellacomponentezuccherinadimaterialivegetali,principalmentezuccheroeamidocerealico-lo.puòessereusatocomecarburantenellasuaformapura,anchesetendenzialmentevieneimpiegatocomeadditivoallabenzinaperaumentareilcontenutodiottaniemigliorareleemis-sioni.ilbiodiesel,prodottodaolivegetali,grassianimaliooliriciclati,nellasuaformapurapuòanch’essoessereusatocomecarburante(ilmotoredieselèstatoinventatoutilizzandooliodicolza),macomel’etanoloètendenzialmentesfruttatocomeadditivoaitradizionalicarburantidieselperridurreillivellodimonossidodicarbonioeidrocarburi.

26 unitedstatesdepartmentofagricolture(usda),2010.

27 glistatiunitihannofissatounsussidiodi0,51$perognigallonedietanolo,controundazioall’importazionedi0,54$,eunasimilemisuradiprotezioneèstataadottataancheafavoredeiproduttoridibiodiesel.ilCongressohainizialmentestabilitountettoallaproduzionedi7,5mi-liardidigallonidibiofuelnelperiodocompresotrail2005eil2012.Lousrenewablefuelstan-dard(rfs-2)forniscetargetvolumetricipertipidiversidibiocarburanti:entroil2020dovrannoessere consumati 1 miliardo di galloni di biodiesel, 3,5 miliardi di biocarburante di secondagenerazionee15miliardidigallonidibioetanolo.infine,l’attualeregolamentazionestatunitenseprevededi raddoppiare laproduzionedietanoloedi triplicarequelladibiodiesel,seprodottiall’internodeiconfininazionalientroil2020.anchel’europahafissatodeidazisull’importazionedietanoloparia0,192¤/litroeunatassaadvaloremperilbiodieseldel6,5%,riducendosensi-bilmenteilcaricofiscaleperiproduttorieintroducendodeglistandardobbligatoridiproduzione.

28 Agricultural Outlook 2011-2020,oeCd-fao.

29Agricultural Outlook 2011-2020,oeCd-fao.

30 Agricultural Outlook 2011-2020,oeCd-fao.

31Brittainer.,neBambiLutaladio,Jatropha: A Smallholder Bioenergy Crop The Potential for Pro-Poor Development,Cambridgeuniversitypress,2010.

32 Lobelld.,W.schlenker,J.Costa-roberts,Climate Trends and Global Crop Production Since 1980,in“science”,maggio2011.

33 Èunfenomenoclimaticoricorrentechesiverificanell’oceanopacificocentraleinmediaognicinqueanni,maconunperiodovariabilefraitreeisetteanni,neimesididicembreegennaio.Laniñaprovocainondazioni,siccitàealtreperturbazionichevarianoaognisuamanifestazione:ipaesiinviadisviluppolungolecostedell’oceanopacifico,chedipendonofortementedall’agri-colturaedallapesca,sonoquellipiùcolpiti.

34siveda,ataleproposito:Burkem.,d.Lobell,Food Security and Adaptation to Climate Chan-ge: What Do We Know?,in“advancesinglobalChangeresearch”,37,2010.

35siveda,traglialtri:Lobelld.B.et al.,Prioritizing Climate Change Adaptation Needs for Food Security in 2030,“science”,2008,pp.319,607.

36nelsong.,et al.(acuradi),Food Security, Farming, and Climate Change to 2050: Scenarios, Results, Policy Options,internationalfoodpolicyresearchinstitute(ifpri),2010.

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gestisceilmercatoeassicura,afrontediadeguategaranzieeconomichedaglioperatori,chetuttigliobblighiassuntivenganorispettati.

56sitrattadiunacategoriadioperatori–siacommercial(comefondid’investimentoefondipensione)chenoncommercialtrader(glispeculatori)–chedetengonolongposition.

57adesempio,nel2006,ilCmegroupdiChicagohaacquisitoswapstream,unapiattaformadicommercioelettronicoconbaseaLondra.nel2007,ilCmegrouphasuperatoilmiliardodicontrattiscambiatielettronicamenteinunsoloanno.

58 sivedano, traglialtri:roblesm.,m.torero,J.vonBraun (acuradi),When Speculation MMatters, ifpri (internationalfoodpolicyresearch institute) issueBrief57, febbraio2009;irwins.h.,d.L.good,p.garcia,e.L.Kunda(acuradi),Comments on Permanent Senate Sub-committee on Investigation Report “Excessive Speculation in the Wheat Market”,universityofillinois–departmentofagriculturalandConsumereconomics,luglio2009.

59 perapprofondimentisullanascitaesullesceltestrategicheeffettuatedalChicagoBoardoftradesisuggerisceanchelaletturadelpaper:reinhardtf.,J.Weber(acuradi),CME Group,harvardBusinessschool,Case711-005,26aprile2011.

60Cmegroupèoggi lapiùgrandeediversificataborsafinanziariae ilmaggiormercatodicontrattiatermineed’opzionedelmondo.nel2009,Cmegroup,afrontediricaviparia2,6miliardididollari,hagestitocomplessivamenteoltre2,5miliardidicontrattiperunvalorecom-plessivoparia1.000trilionididollari.

61faofoodpriceindex.

62 moltiosservatoriindividuanol’iniziodiquestoperiodonelmesedidicembre,dopoilsuicidiodimohamedBouazizi,attivistatunisinodivenutosimbolodellesommossepopolari intunisiadel2010-2011peressersidatofuocoinsegnodiprotestaperlecondizionieconomichedelpropriopaese.

63 Joness.,J.mazo,Global Warming and the Arab Spring,aprile-maggio2011.

CAPITOLO 3

1 Accesso al cibo: sfide e prospettive,maggio2011;Water economy,aprile2011;Doppia Pira-mide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente,luglio2011;Cambiamento climatico, agricoltura e alimentazione,giugno2009.

2ilconsumodigreen wateresercitaunimpattomenoinvasivosugliequilibriambientalirispettoaquellodiblue waterche,invece,costituiscelarisorsaidricapiùstrategicaerilevante.

3per“regionale”siintendeunaggregatodipaesilimitroficoncaratteristicheagricoleeteroge-nee,cosìdaevitarelacoesistenzadigruppidistaticonimedesimiinteressicommerciali.

4 sipensi,adesempio,ai sussidiai consumi internivarati recentementedall’algeria (primoimportatoredigranoalmondo),chehaacquistatograndiquantitàdigranoaprezzielevati,perpoirivenderleinternamenteaprezzipiùbassi.

5 Èquesto,adesempio,ilcasodell’asean,conunariservacomunedirisodi85.000tonnellate.

6 allo stato attuale, alcuni operatori europei delmercato fisico e alcuni prodotti derivati sucommoditynonsonooggettonédivigilanzanédiregolamentazione,inquantobeneficianodideroghe (e lacune)delledirettivemifid (suimercatidegli strumentifinanziari)emad(sugliabusidimercato).

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Il costo del cibo e la volatilità dei mercati agricoli: le variabili coinvolteIl

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