La volatilità Città di carta Intervista a cult

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cult La volatilità delle parole Città di carta Intervista a Cristina Castrillo Il mensile culturale RSI Novembre 2015

Transcript of La volatilità Città di carta Intervista a cult

cultLa volatilità delle parole

Città di carta Intervista a Cristina Castrillo

Il mensile culturale RSINovembre 2015

ACCENTO

La volatilità delle parole

Sandra SainProduttrice Rete Due

SGUARDI

4Città di carta.Lo spazio protagonistanella grandeletteratura

ONAIR

8Quando l’improvvisazione e la musica scritta si incontrano

10Una grande fiction sul Gottardo

12Una questione che… scottaVerso Parigi 2015

14Alla ricerca del Tolstoj perduto.Sof’ja e Lev, due anime inquiete

18Oscar, maschiomoderno

DUETTO

20Intervista a Cristina Castrillo

RENDEZ-VOUS

26L’agendadi novembre

NOTA BENE

28Recensioni

30Proposte Club

In copertina: a proposito della volatilità delle parole, così si esprimeva Vladimir Nabokov“Letteratura e farfalle, le due più dolci passioni umane”. Grande scrittore e grande entomologo, responsabile tra l’altro dell’organizzazione della collezione di farfalle al Museo di Zoologia Comparata dell’università di Harvard, lo vediamo qui nel 1958 a caccia di farfalle con la moglie.

Le parole volano e gli scritti restano o, per dirla come i romani, verba volant, scripta manent.Da secoli ci confrontiamo con questo antico motto convinti del suo significato: se le parole pronunciate non lasciano traccia di sé e sono soggette a interpretazioni e modificazioni, in una sorta di infinito gioco del telefono senza fili, ciò che è scritto resta immutabile, come congelato in una fissità che non concede spazio all’arbitrarietà e alla manomissione dei significati.Ma è davvero così? “In un mondo nel quale in pochi sanno legge-re e scrivere verba volant, scripta manent può voler indicare esatta-mente il contrario: le parole dette volano e arrivano ovunque men-tre gli scritti se ne stanno là a prendere polvere”. Così scriveva lo scorso agosto sulle pagine di Sette del Corriere della Sera Umberto Broccoli, introducendo un’interessante riflessione sulle epoche precedenti la prevalenza dell’immagine e della scrittura.Sia detto, a margine, che oggi sembriamo sempre meno sicuri di quanto scriviamo e, abitati dalla paura di essere fraintesi, infar-ciamo i nostri scritti - siano sms o mail - di emoticon e faccine che speriamo riescano a guidare meglio del nostro lessico e della nostra sintassi l’esatta interpretazione del testo. Poco importa poi se le espressioni del volto sono quanto di più facilmente fraintendibile esista.La radio è il medium che ha costruito la sua fortuna sulla vola-tilità delle parole, sulla capacità di viaggiare nell’etere e raggiunge-re luoghi e persone lontani con il proprio messaggio. Lo sviluppo tecnologico ha però anche radicalmente mutato lo scenario e l’evanescenza del prodotto radiofonico ha cessato di esistere. Oggi la rete del web cattura e trattiene quanto un tempo sarebbe andato perso e ognuno può costruirsi il proprio ideale palinse-sto attraverso il podcast.Questo mese a Rete Due, con la serie di Laser Città di carta, faremo particolare attenzione all’importanza e al peso delle parole. Pronunciate o scritte danno forma al nostro immaginario e costrui-scono il mondo in cui viviamo, la nostra stessa concezione dello spazio e della geografia. Ed ecco allora che in circolo virtuoso faremo spiccare il volo alle pagine di quei grandi autori che han-no indagato la nostra relazione, intima, psicologica ma anche politica, con i luoghi e il territorio che abitiamo.

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Il dialogo tra luogo e letteratura è un tema molto complesso che è sfociato in un nu-mero importante di pubblicazioni e con-vegni. In uno di questi, Fabrizio Cambi dell’Università di Trento aveva recente-mente sottolineato che “tra topografia e letteratura si stabilisce un rapporto com-plementare e osmotico la cui evoluzione s’intreccia in modo flessibile e trasversale con i luoghi della diacronia temporale, ne-gli snodi tragici della storia del Novecen-to”. Detto in altre parole la dimensione temporale risulta attratta nella dimensio-ne spaziale e geografica che l’accoglie e la ingloba fino a farne un tutt’uno. Il luogo letterario può addirittura prevalere sulla dimensione diacronica, ovvero dell’evo-luzione nel tempo di fatti e fenomeni, se pensiamo alla connotazione che esso as-sume ad esempio in quella che potremmo definire la topografia del terrore, da Se questo è un uomo di Primo Levi all’Arcipe-lago Gulag di Alexander Solzenicyn fino a L’altalena del respiro della Nobel tedesca di origine rumena Herta Müller.

Città, paesaggi, luoghi, non come contorni, sfondi, ma veri e propri soggetti, protagonisti. Nella serie di Laser che Rete

Due propone durante il mese di novem-bre, battezzata Città di carta vengono così evidenziati luoghi che hanno caratterizza-to, diventandone l’anima e il cuore stesso, alcune grandi opere di narrativa. Un viag-gio affascinante per il suo peregrinare at-traverso il tempo, all’insegna di quel Ponte

‹ Luoghi reali e immaginari che costruiscono

una geografia letteraria. ›

sulla Drina che nel romanzo di Ivo Andriç assume le caratteristiche di un personag-gio. Dal suo osservatorio attraversiamo i secoli, dal 500 fino all’inizio del “Secolo breve”, cioè la prima guerra mondiale. Il Ponte Mehmed Pasa Sokolovic, se il ro-manzo fosse stato scritto più tardi, nella nostra epoca, avrebbe potuto raccontarci altre storie, storie di umanità e tragedia, quella della recente Guerra di Bosnia. Un compito che abbiamo allora affidato al nostro collaboratore Andrea Rossini, an-dato con il suo microfono e registratore a Visegrad per raccontarci quello che il pon-te sulla Drina potrebbe ancora dirci.

SGUARDI

Il ponte sulla Drina

Città di carta. Lo spazio protagonistanella grandeletteraturaRoberto Antonini

“L’uomo ha bisogno di un quadro del mondo e del posto che occupa all’interno di esso, strutturato e dotato di una coesione interna. L’uomo ha bisogno di una carta geografica del suo mondo naturale e sociale, senza la quale sarebbe confuso e incapace di un’azione avveduta e coerente”, scriveva Erich Fromm in uno dei suoi testi più famosi Anatomia della distruttività umana (1973).

Rete Due / Laserda lunedì 2 a venerdì 27 novembre alle ore 9.00rsi.ch/cittadicarta

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ricco di cultura ashkenazita ma anche di un passato drammatico, alle permanenze, alle novità. Grandi romanzi e grandi luo-ghi come la Dublino di James Joyce che ci illustra Giorgio Thoeni, la Vienna imbot-tita di nostalgia di Stefan Zweig (Il mondo di ieri), in cui le letture del testo si alterna-no alle considerazioni, lungo le vie della

‹ La letteratura dona una quarta dimensione

alle città, quella dell’immaginario. ›

città, di Flavia Foradini e dei suoi ospiti, la Londra di Virginia Wolf e quella di oggi raccontateci da Roberto Festa, la Berlino operaia immortalata da Alfred Döblin (Berlin Alexanderplatz) in piena Repubblica di Weimar, dove coesistevano crisi econo-mica, disperazione, voglia di riscatto e una grandissima creatività. La capitale tedesca con la sua memoria storica la percorrere-mo assieme a Natasha Fioretti. Ma Città di carta non dimentica i luoghi meno centrali o culturalmente imponenti, di cui qui so-pra vi abbiamo offerto solo un assaggio

parziale (la lista completa la trovate sul nostro sito rsi.ch/cittadicarta). Abbiamo voluto indagare anche nel quadro della prossimità, proponendovi ad esempio un luogo paesaggisticamente splendido ma dal passato cupo e difficile: la Val Bavona di Plinio Martini (nella puntata realizzata da Francesca Torrani), ritratto di una real-tà in cui il Ticino era terra di emigrazione e non ancora di immigrazione.

Città di carta è dunque un viaggio nei luoghi e nel tempo, a cavallo tra mondo re-ale e finzione, tra osservazione del presen-te e memoria. Un percorso in quel “quadro del mondo” a cui si riferiva Fromm e del bisogno nostro, della nostra cultura e sen-sibilità, di occuparne uno spazio, seppur piccolo, ma a cui sono legate la nostra vita, la nostra memoria, le nostre letture.

Città di carta propone agli ascoltatori un viaggio letterario e storico, in un continuo dialogo tra il testo e la realtà odierna.

Con Brigitte Schwarz andremo a Da-vos, località immortalata da uno dei gran-di testi letterari di Thomas Mann e di tutta la letteratura tedesca: La montagna incanta-ta. Lo sguardo di Hans Catorp dal Berghof, il celebre sanatorio, su quel microcosmo è in realtà la visione che Mann, con una ma-gistrale operazione letteraria, ha sul mon-do occidentale nel periodo della Grande Guerra. Vi porteremo anche ad Aliano (Cristo si è fermato a Eboli) per raccontare quella terra dimenticata dallo sviluppo

‹ Luoghi come testimoni di una stratificazione

di storie. ›

che Carlo Levi seppe descrivere con un re-alismo pregnante. Un meridione desolato nel quale Claudio Bustaffa è ritornato per leggervi i segni di continuità e mutamento offrendoci così la prospettiva diacronica a cui ci riferivamo in precedenza. Tiziana Conte ci conduce nella Bologna di Ton-

delli , quella del testo di culto degli anni 80, Altri libertini, testo che fece scalpore e che venne addirittura sequestrato dalla magistratura per oltraggio alla pubblica morale. Un testo che racconta la Bologna delle utopie, del Dams, un patchwork di libertinaggio e creatività. Cosa è rimasto nella città emiliana di quegli anni, di quel-le speranze, di quei forti contrasti, di quel-la libertà a cui è aggrappato il ricordo di un’intera generazione? I fratelli Ashkenazi ci portano indietro nel tempo alla borghe-sia ebraica polacca a cavallo tra 800 e 900: il capolavoro di Israel J. Singer ci racconta di un’epoca, di un popolo, della decadenza di una società di fine secolo, delle trasfor-mazioni dell’oriente europeo. La storia del commerciante di stoffe Reb Abraham Hirsh Ashkenazi e degli altri ebrei orto-dossi si svolge in una città ai tempi inte-grata nell’Impero zarista. Oggi Lodz è una città polacca. Tra l’ottocento e la contem-poraneità vi è stata la grande tragedia, lo sterminio degli ebrei d’Europa. Gigi Do-nelli, con in una mano il romanzo fiume di Singer e nell’altra il registratore, ci con-durrà proprio lì a Lodz, con uno sguardo attento al retaggio, ai segni di un passato

SGUARDI

Davos

Lodz

Bologna Dublino

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Rete Due / Prima Filavenerdì 13 alle ore 20.30rsi.ch/retedue

Quando l’improvvisazione e la musica scritta si incontranoAlfredo Marcionelli

Sarà una serata all’insegna dell’eccezione quella di venerdì 13 novembre al Teatro LAC di Lugano: un concerto in tre parti, caratterizzato dall’incontro di mondi e musicisti solo appa-rentemente lontani. La prima parte vedrà infatti l’Orchestra della Svizzera italiana cimentarsi con un grande pianista e com-positore di origine domenicane: Michel Camilo. Il pianista vestirà i panni sia di compositore sia di solista. Infatti, in questa prima parte, Camilo e L’OSI, guidata dalla giovane ma già esperta bacchetta di Kevin Griffiths, eseguiranno La Suite per pianoforte, arpa e archi scritta dallo stesso pianista latino il quale, generosamente, animerà anche la seconda parte del concerto offrendoci un intenso momento di piano solo. “Last but not least”, la terza parte sarà offerta da un grande musicista nostrano quale Franco Ambrosetti, che è stato capace di radunare un cast incredibile. Il flicornista ticinese si presen-terà sul palco con il suo inedito Brasilian Jazz Project. Il progetto, composto da ospiti d’eccezione quali il grande trombettista americano Randy Brecker, Alfredo Golino alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il chitarrista brasiliano Roberto Taufic e Danilo Rea al pianoforte, ci farà danzare con brani del repertorio proveniente dalla Bossa Nova. Questa variegata serata prodotta dalla RSI con il prezioso contributo della Camera di Commercio del Canton Ticino, Estival Night e LuganoInScena, avrà inizio alle 20.30 e sarà trasmessa in diretta su Rete Due.

ONAIR

Kevin Griffiths

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Dietro le quinte

Una grande fiction sul Gottardo Gabriella de Gara

Hanno preso il via in settembre le riprese della miniserie storica in due puntate Gottardo diretta da Urs Egger, un progetto nazionale SRG SSR realizzato in collaborazione con la società di produzione svizzera Zodiac Pictures e in coproduzione con le emittenti di servizio pubblico tedesca (ZDF) e austriaca (ORF). Fra i protagonisti Carlos Leal, Maxim Mehmet, Miriam Stein, Pasquale Aleardi, Igor Horvat e Walter Leonardi.Il film rievoca la costruzione, nel 1872, di quella che per mol-ti anni è stata la galleria ferroviaria più lunga del mondo: un’autentica prodezza ingegneristica per l'epoca, che richiese un sacrificio enorme in termini di mezzi finanziari e di sfor-zi (e sacrifici) umani, e che ha avuto un'influenza duratura sulla Svizzera moderna. Tre sono i personaggi centrali della narra-zione: Anna (Miriam Stein), figlia di un vetturino; l’ingegnere tedesco Max (Maxim Mehmet) e il minatore italiano Tommaso (Pasquale Aleardi). Tre giovani coinvolti in prima persona nella costruzione del tunnel, il cui rapporto muterà di pari pas-so con lo svolgimento degli avvenimenti storici in cui sono coinvolti. Alla fine di settembre abbiamo visitato i luoghi delle riprese e per una giornata ci siamo immersi nella Göschenen del 1800, ricostruita nella suggestiva Valendas nel Canton Grigioni. È sempre affascinante seguire i lavori sul set e respirarne l’at-mosfera. Sbirciare dietro le quinte di questa produzione è stato particolarmente impressionante, visto che si tratta di una fiction storica di grosse dimensioni. Il paesino di Valendas è stato praticamente svuotato dei suoi abitanti e di tutte le tracce di modernità e in seguito ricostruito, alle case più moderne è stato dato un aspetto autentico del periodo applicando muri finti e balconi, sono apparsi carrozze e cavalli, una cinquantina

di attori e comparse vestiti con costumi dell’epoca, ghiaia e segatura sulle strade, mercati di frutta e verdura, e la fontana del paese si è trasformata in un grande lavatoio.Gli attori principali ci hanno descritto come sia entusiasmante per loro partecipare a quest’avventura. Un aspetto che li sti-mola particolarmente è quello di immedesimarsi nella vita di persone che hanno vissuto in un passato lontano e cercare di interpretare i loro pensieri e le loro emozioni. Miriam Stein ad esempio, che nella fiction interpreta il ruolo di Anna, ci ha raccontato che per lei l’aspetto più difficile dell’esperien-za di questo film in costume è di capire in quale modo ripro-durre i gesti più comuni di tutti i giorni. Capire come si salutassero le persone, come interagissero tra di loro e come si dovesse comportare una donna. Anna, nel film, è una donna determinata e moderna, ma l’attrice ha dovuto capire fino a che punto potersi spingere. Secondo il Sindaco del paesino inizialmente la popolazione di Valendas si è mostrata un po’ scettica, soprattutto consi-derando il fatto di dover lasciare le proprie case e affidare il loro paese a una troupe cinematografica per un mese. L’entusiasmo e l’energia che si percepisce ad ogni angolo del set di Gottardo li hanno però rapidamente convinti e oggi sono fieri di poter vivere un’esperienza così particolare e di poter vedere il loro paese protagonista di una fiction dedicata a un capitolo così importante della storia svizzera.

La troupe durante le riprese

Il film verrà diffuso sulle reti della SRG SSR alla fine del 2016,in occasione dell’apertura di Alptransit.

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Rete Due / Settimana speciale Climada sabato 28 novembre a venerdì 4 dicembrersi.ch/clima

Una questione che… scottaVerso Parigi 2015Roberto Antonini e Clara Caverzasio

Das Auto, La bistecca, La Rete, La plastica, Il pesce, L’orso, Il dinosauro: sono alcune delle parole chiave che la Rete Due ha scelto per approfondire la questione climatica nelle sue tante sfaccettatu-re e problematiche, in vista del vertice sul clima di Parigi.Dal 30 novembre all’11 di dicembre, la comunità internazionale infatti cercherà di nuovo di trovare un accordo che il 5. rappor-to dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambia-mento climatico) ritiene l’ultimo in tempo utile. Aumento delle temperature, innalzamento degli oceani, inquinamento dei mari, dei fiumi, delle terre, dell’aria: in alcune parti del pianeta infatti, si è già superato il punto di non ritorno. Come ci si prepara al dopo Parigi e soprattutto ai cambiamenti climatici? Tra dichiarazioni di intenti e nulla di fatto, tra certezze e con-traddizioni, tra millenarismi e strade percorribili, tra le leggi della fisica e quelle dell’economia, Rete Due propone una serie di réportages e riflessioni a partire dal Moby Dick in diretta da Parigi il 28 novembre in cui si discuterà su come conciliare crescita e salvaguardia ambientale, con tra gli altri, l’economista e filosofo francese Serge Latouche e il capo del Dipartimento federale dell’ambiente Bruno Oberle. Ad arricchire la settimana speciale anche Il Giardino di Albert, Laser e Geronimo.

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Rete Due / Domenica in scenadomenica 29 novembre alle ore 17.35 rsi.ch/domenica-in-scena

Alla ricerca del Tolstoj perduto.Sof’ja e Lev, due anime inquieteCon la partecipazione di Giulia Fretta nel ruolo della giornalista

Fabio Calviautore e regista

Due semplici gesti sembrano unire Lev e Sof’ja Tolstoj nelle ultime ore delle loro tribolate esistenze: lei muove le mani con calma come se stesse tessendo una tela misteriosa, lui impercetti-bilmente come se stesse continuando a cercare e a scrivere le parole della vita. Se ne andranno silenziosamente entrambi, lui scappando dalla moglie e da un mondo al quale non apparteneva più, lei qualche anno dopo superstite anch’essa del suo passato.Si erano sposati nel 1862, Sof’ja molto più giovane di Lev.E i diari intimi di lei portano subito note di dolore non solo nell’animo: “Mi sento morire, non mi fa partecipe delle sue con-fidenze, dei suoi pensieri. E ogni contatto con il suo corpo mi ripugna…” Lev invece sembra roso dal dubbio che l’amore di lei non sia completo, totalizzante come si direbbe oggi.In mezzo, una vita trascorsa insieme: lei, insostituibile, all’ombra del marito, lui imponente e leggendario scrittore già in vita.Romanzi, racconti, diari, figli, amici, servitù, disgrazie, crisi, in-comprensioni, litigi, la quotidianità insomma e la ricerca spasmo-dica da parte di lui della “vera” fede dentro e fuori la loro unio-ne, l’imminente crollo del mondo zarista, il racconto della sua morte, diventano gli ingredienti di un testo teatrale, pensato e scritto per “leggere” Tolstoj in maniera diversa.

Il palcoscenico simbolicamente racchiude non solo le figure storiche rievocate ma tutti i luoghi “teatro” della vicenda narrata.I personaggi reali e quelli immaginari hanno trovato nell’intrec-cio delle voci e delle sensibilità degli attori, la misura perfetta per raccontarvi quanto sta nascosto agli occhi dei lettori “tolstojani” e non. Grazie quindi a Cecilia Broggini, Diego Gaffuri, Antonio Ballerio, Matteo Carassini, Margherita Saltamacchia, Jasmin Mattei e Dario Sansalone. Ma per raccontare tutto questo avevo pensato ad una parte narrativa da affidare non ad un attore, ma ad un giornalista vero capace di essere se stesso, curioso, intrigante, capace di dare al racconto quell’aria di mistero che aleggia in questo teatro immaginario. Avevo pensato a Giulia Fretta e la scelta è stata perfetta: grazie Giulia, mancherai non solo a me!

Sof’ja e Lev Tolstoj

The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore è un film d’animazione che nel 2012 si è aggiudicato l’Oscar come miglior corto d’animazione. Diretto da William Joyce e Brandon Oldenburg, è descritto dagli autori come una metafora sul potere curativo della narrazione e della lettura. Protagonista è un novello Buster Keaton, il Signor Morris Lessmore,

che a seguito di un uragano, e il riferimento alla New Orleans di Katrina è tutt’altro che casuale, si ritrova a fare il custode di una libreria magica i cui volumi aiutano i protagonisti a prendere il volo. Un film commovente, con una splendida colonna sonora, per un pubblico senza età. morrislessmore.com

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LA 1 / Storiedomenica 29 novembre e 6 dicembre alle ore 20.40rsi.ch/storie

Oscar, maschiomodernodi Dimitris Statirisregista

Tradizionale, allargata, monoparentale, puzzle, arcobaleno… nella società contemporanea la famiglia ha assunto molteplici forme. Storie, il programma di documentaristica della RSI, affronta il tema attraverso due documentari che narrano le vicende di una famiglia della Svizzera Italiana. Nel primo episodio (Oscar, maschio moderno - ritratto di un casalingo) Storie ripercorre e approfondisce il cammino di dura formazione, frustrazione, successo e infine parziale disfatta di Oscar Matti, casalingo e “mammo” a tempo pieno. Svizzero, nato nel 1973, dopo una lunga carriera di “scavez-zacollo inaffidabile”, decide per amore di Orsetta di “metter su” famiglia e in un impeto di incosciente onnipotenza, di farsi carico di tutte quelle attività che, tradizionalmente, vengono svolte dalla donna di casa, diventa casalingo e si dedica a tempo pieno alla cura dei figli. La strada del casalingo è tutta in salita, Oscar non si aspetta di dover lavorare 16 ore al giorno, non è pronto all’isolamento e alla fatica, i primi mesi sono un incubo. All’arrivo della terzogenita Oscar alza bandiera bianca. La cosa che più gli pesa è l’isolamento, si sente condannato ad una “morte sociale”, la vita solitaria tra quattro mura scate-na le sue insicurezze, si vede imbruttito, si sente poco deside-rabile come uomo e teme per questo di perdere l’amore della moglie. L’inversione di ruoli è completa. La narrazione procede mixando le immagini reali alla tecnica del cartone animato, un alter ego disegnato di Oscar è infatti il protagonista che ci fa rivivere le situazioni a volte surreali della vita del “casalingo”.Nel secondo episodio, La comune di Oscar - una “normale” famiglia svizzera, Oscar capisce di non potercela fare da solo,

ha bisogno di riprendersi i suoi spazi, di uscire di casa. Così l'intero gruppo familiare viene in suo aiuto costruendo e organizzando un complesso, a volte caotico, ma perfetto sistema di gestione dei tre figli. Attorno ai nipoti si aggrega una movimentata galassia di persone, eterogenee, diversissime tra loro. Facciamo così conoscenza dell’esuberante famiglia allargata di Oscar il casalingo, un numeroso gruppo di persone, che ruota intorno alla vita ed all’educazione dei tre bambini, una moderna “comune” di personaggi tutt’altro che comu-ni. Il documentario sul casalingo diventa un film corale nel quale i personaggi, superati i primi necessari convenevoli, svelano le loro storie incrociate, e i rapporti che ne conse-guono, componendo a poco a poco il mosaico familiare di una “normale” famiglia svizzera e in questo caso le virgo-lette sono d’obbligo.

Nello studio di Storie, come di consueto, a commentare e riflettere sugli spunti offerti dai documentari un ospite. Angelo Pisani, comico e papà blogger, per il primo episodio, e la pedagogista Lucia Rizzi, meglio nota come Tata Lucia, per il secondo. E un casalingo sarà pure il protagonista di Papàblog, la nuova miniserie TV diffusa quotidianamente dal lunedì al venerdì alle 19.45 su LA 1, dal 7 dicembre fino al 1. gennaio. rsi.ch/papablog

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Cristina Castrillo La persistenzadella memoria

Intervista a cura di Marco Pagani

rsi.ch/inaltreparole

Ospite di Marco Pagani a In Altre Parole dal 14 al 18 settembre scorsi è stata Cri-stina Castrillo, volto noto del teatro del-la Svizzera italiana.

La multiforme esperienza del suo percorso artistico le ha permesso di collaudare, prima su se stessa e poi con numerosi attori, gli aspetti fondamen-tali del suo approccio, caratterizzato da una forte attenzione per l’attore che vie-ne posto al centro dell’intero processo creativo.

Approfondisce l’attività pedago-gica con la creazione a Lugano nel 1990 della Scuola Laboratorio per attori stranieri, e sviluppa ulteriormente il metodo attraverso gli innumerevoli workshop richiesti in diversi paesi di Europa, America centrale, America la-tina, Stati Uniti, Australia e Nuova Ze-landa.

Ha pubblicato Attore-Autore, I Sentie-ri dell’Acqua, Trilogia dell’assenza e Voci peregrine. Collabora regolarmente con articoli in diverse riviste teatrali dell’America latina e d’Europa.

Cristina ha voluto caratterizzare le sue riflessioni con un filo conduttore: il tema della persistenza della memoria.Immagini, scatti fotografici, istanti che assurgono a ruolo di icone e di simboli.E diventano la bandiera di un’idea, di una rivoluzione, di un’epoca. Ne ripro-poniamo alcuni estratti.

Mentre i migranti via mare muoiono affogati, quelli via terra vengono accolti da muri e filo spinato. Nell’overdose di immagini che ci colpiscono, facendo a gara per impressionarci, è possibile fissare un punto fermo?

Cristina Castrillo (1951 Córdoba, Argentina) è un nome conosciuto da chiunque segua la scena teatrale ticinese. Ha fondato il Libre Teatro Libre, all’epoca una delle troupe latino-americane più riconosciute. Dal 1980 ha portato avanti il suo lavoro a Lugano con il Teatro delle Radici, dopo aver lasciato il suo paese natale a causa della dittatura militare. 40 anni di vita spesi nel teatro come autrice, pedagoga, attrice, regista.

DUETTO

Alcune immagini determinano il punto fermo, statico di una storia. Ce n’è una in particolare, che a mio parere è destinata a rimanere un punto fermo, rappresentativo della nostra epoca. È quella del bambino inerme sulla spiaggia, di quel piccolo cor-po immobile a due passi dall’acqua. Que-sta immagine ha avuto un effetto strano. È emersa, in mezzo alle migliaia di foto e video che vediamo ogni giorno, e ci ha inorridito ma anche richiamato alle nostre responsabilità. Il suo potere speciale è sta-to quello di fermare il tempo.

Certe immagini è come se ti venissero addosso, come se lo sdegno che creano nel-la gente fosse una questione personale. In questo senso quel piccolo corpo solitario acquisisce di colpo una grandezza che ne fa un emblema.

Ce ne sono altre nella storia: lo sparo del partigiano cadente nella famosa foto di Capa, o la bambina vietnamita che corre piangendo mentre viene bruciata viva dal napalm. Immagini che hanno un posto nella storia, proprio perché ci inchiodano con la loro forza, costringendoci a una ri-flessione.

Una riflessione che deve partire con il riconoscere che ogni atrocità è invaria-bilmente preceduta, e seguita, da altre. In questo caso non è solo l’immagine del bambino che mi fa rabbrividire, ma l’as-senza di un principio che ponga un limite all’abuso.

L’apertura del nuovo polo culturale luganese ha catalizzato l’attenzione dei media e di gran parte della popola-zione. Un evento importante e atteso, come sempre accade in questi casi, accompagnato dalla sua buona dose di polemiche, che inaugura una

nuova stagione culturale non solo per la città di Lugano. Quale è stata la sua personale percezione di questa inaugurazione?

Constato con dispiacere che la quasi totalità delle polemiche intorno al LAC ha riguardato gli aspetti economici del nuovo polo. In pochissimi momenti si è discusso dei criteri di politica culturale che dovreb-bero reggere questa istituzione. L’immagi-ne persistente, la memoria che percepisco nel LAC è qualcosa di legato alla ricchezza, al fasto e alla grandiosità, al lusso e al bu-siness. Mi domando se questa immagine diventerà icona per il futuro, quando ri-guarderemo indietro a questi giorni.

Se mi concentro però specificamente sulla cultura teatrale, la mia persistenza della memoria mi riporta su altri terreni. A un tempo in cui la politica non aveva an-cora scoperto la cultura come argomento politico, come merce di scambio. I miei fotogrammi sono quasi invisibili, e non saranno probabilmente mai l’icona di un tempo. Ma sono maturati in sordina, in quella periferia lontana dai centri di pote-re, dove una gran parte della cultura tea-trale di questo cantone e di questa città ha dato il meglio di sé e continua a farlo. Con o senza il supporto delle istituzioni.

Se guardiamo al di là delle apparenze, l’originale nucleo culturale di una società viene sempre sviluppato dall’agire della creazione indipendente. Anche qui da noi è andata in questo modo: un’enorme rete di registi, attori, danzatori, scrittori, musi-cisti, sceneggiatori che, nonostante le dif-ficoltà, ha costruito e dato un’identità alla scena teatrale del nostro territorio, così come la intendiamo oggi.

Al contrario una cultura solamente istituzionale, che non provi a far emergere

le sue contraddizioni, è quasi sempre per-cepita come carente di storia, di spessore, di legame con la realtà.

Un edificio come quello del LAC, anche se bellissimo, non fa evolvere la cultura. Può pubblicizzare, vendere bene una mostra o uno spettacolo, costruire un format standardizzato, ma non vive e non pulsa, se non si nutre proprio di quelle basi indipendenti che lo precedono e che devono costituirne un presupposto impre-scindibile.

Non ritiene tuttavia che il LAC, per il fatto stesso di avere queste dimensioni e per gli investimenti che sono stati e saranno fatti anche in termini di occupazione, possa dare alla scena indipendente una possibilità in più, dal punto di vista economico?

Può darsi, non lo possiamo sapere. Una struttura del genere però di certo si dovrà attenere alle leggi del mercato, che non sono quelle dello sviluppo della cre-azione che costruisce l’identità di una co-munità. Non voglio con questo togliere

valore al LAC: ma qui non si tratta solo di avere manodopera o di ottenere qualche piccola commessa. Dobbiamo capire come il LAC si rapporterà alla scena indipenden-te, e temo che tra una “bizzarria creativa” e un teatro di prosa si sceglierà sempre il secondo, perché è quello che - si pensa - la gente vuole vedere. Insomma, temo che a prevalere sarà la legge del mercato.

Sono certa che Lugano ha tutte le ra-gioni per essere orgogliosa del suo nuovo polo culturale e per non sentirsi seconda a nessuno (un complesso, quest’ultimo, molto ticinese). Ma se il LAC non saprà mettersi davvero in ascolto dell’“altro” polo culturale, quello che esiste già da sempre e si chiama cultura indipendente, verrà a mancare un tassello fondamentale della sua funzione e della sua possibilità di diventare davvero un punto di riferimento.

Dopo 54 anni la bandiera a stelle e strisce ritorna a sventolare sull’ambasciata americana a l’Avana. Quali sono e come sono cambiate, a suo parere, da persona che ben conosce la realtà cubana per avervi soggiornato e lavorato in vari periodi della sua vita, le circostanze che permettono oggi un disgelo impensa-bile fino a pochi anni fa?

Quando si parla di Cuba e Stati Uni-ti sono sempre molto cauta. Issare due bandiere è una cosa, togliere l’embargo un’altra. Per togliere definitivamente l’em-bargo, gli Stati Uniti chiedono a Cuba di dimostrare una maggiore cura per i diritti umani. Già questa dichiarazione mi crea qualche perplessità.

Immagino che il problema non sia tutelare i diritti umani dei malati, visto

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DUETTO

che Cuba ha una delle sanità migliori del continente americano, aperta a tutti e gra-tuita - a differenza di quella americana - malgrado la carenza di medicinali causata proprio dall’embargo.

Immagino che il problema non sia nemmeno il diritto all’educazione, visto che Cuba è l’unico paese del cosiddetto terzo mondo a non avere praticamente analfabeti.

Immagino non sia nemmeno l’at-tenzione per gli anziani o per un sistema economico che, sebbene ormai obsoleto, ha sempre cercato di ridurre il divario tra ricchi e poveri. Cosa che non si può certo dire per gli stessi Stati Uniti, o per i nume-rosi paesi non democratici con i quali in-trattengono ottimi rapporti.

Gli Stati Uniti chiedono il rispetto dei diritti umani a Cuba perché a Cuba si imprigionano i dissidenti politici. Ma allora perché non abbiamo a cuore anche la situazione di altri paesi, di tutte quelle dittature con cui l’intero Occidente fa ottimi affari? Dall’alto di quale principio gli Stati Uniti si permettono di essere così esigenti, quando ad esempio non hanno ancora risposto delle angherie e degli orrori della loro base di Guantanamo, un pezzo di Stati Uniti guarda caso pro-prio su suolo cubano?

Dietro a tutto questo vedo una gran-de ipocrisia, che faccio molta fatica ad ac-cettare. Un popolo che ha messo in moto un’idea diversa di società continua a paga-re questa sua determinazione, come fosse una colpa da espiare.

Si può essere d’accordo o meno col modello scelto da Cuba, ma dobbiamo sta-

re attenti a non dare sempre per scontato che le ingerenze, gli ultimatum, il control-lo, le invasioni, siano una nobile causa o un male necessario per porre rimedio a un male maggiore.

L’obiezione che si potrebbe porre al suo pensiero è che il fatto che gli Stati Uniti non abbiano l’autorità morale per giudicare le violazioni dei diritti umani compiute a Cuba, non può comunque essere una giustificazione per tali violazioni…

Trovo sia un vero peccato che l’Eu-ropa, forse a causa del fatto di avere vissu-to più da vicino le nefandezze e gli orrori dello Stalinismo, non abbia mai saputo vedere le differenze presenti nel modello cubano. Cuba per gli europei è sempre sta-ta solo un altro paese del blocco orientale. Invece quella scelta qui era davvero una strada differente.

Io ho soggiornato molte volte a Cuba, sono sempre stata molto critica verso gli errori e le ingiustizie del governo cubano, e ho sempre notato che a Cuba c’è un gran-de fermento di idee e un dibattito aperto e

critico intorno a questi temi. Che se ne può discutere senza doversi rintanare in casa, con la paura che qualcuno senta.

La Cuba di oggi è un paese strozzato, incastrato, dove tutte le premesse della rivoluzione sono andate a monte, perché l’embargo ha messo letteralmente in gi-nocchio una terra che altrimenti avrebbe avuto la possibilità di svilupparsi in un modo molto diverso.

Se continuiamo col gioco delle im-magini, mi va molto bene quella delle due bandiere, americana e cubana, che svento-lano vicine. Anche se vorrei che ogni tanto provassimo a essere esigenti con entrambe queste bandiere.

Ma se devo scegliere un’icona, come molti altri preferisco nettamente quella di Ernesto Guevara, Camillo Cienfuegos e Fidel Castro che entrano a Cuba nel 1959.

Loro non lo sapevano, ma stavano davvero entrando nella storia… o forse nell’utopia.

E quello fu un evento, non solo per Cuba ma per l’intera America Latina, vera-mente unico: come fu unica anche l’espe-rienza di Salvador Allende, in Cile, che tut-ti sappiamo come è andata a finire…

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Fotografie di Monica Russo

2726RENDEZ-VOUS

Ma 10ore 20.30Teatro LAC, Lugano

Concerto di gala FOSI, AOSI e CORSIOrchestra della Svizzera italianaDirezione Alain LombardSolista Ray Chen, violinoMusiche di Čajkovskij, Debussy, Stravinskij

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Ve 13 ore 20.30Teatro LAC, Lugano

Estival NightMichel Camilo con l’Orchestra della Svizzera italianaDirezione Kevin GriffithsSolisti Michel Camilo, pianoforteMusiche di Camilo

Brasilian Jazz ProjectFranco Ambrosetti, flicornoRandy Brecker, trombaDanilo Rea, pianoforteAlfredo Golino, batteriaRosario Bonaccorso, contrabbassoRoberto Taufic, chitarra

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Gio 26ore 21.00Studio 2 RSI, Lugano Besso

Tra jazz e nuove musicheECM Session 10Colin Vallon TrioColin Vallon, pianofortePatrice Moret, contrabbassoJulian Sartorius, batteria

Elina Duni QuartetElina Duni, voceColin Vallon, pianoforteLukas Traxel, contrabbassoNorbert Pfammetter, batteria

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Ve 27ore 20.30Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Besso

MediterraneaOrchestra della Svizzera italianaDirettore Pablo GonzálezSolista Mayte Martin, cantaoraMusiche di Kikoutchi, de Falla, Mendelssohn

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Lu 2ore 21.00Cinema Teatro, Chiasso

Tra jazz e nuove musicheJack DeJohnette TrioJack DeJohnette, batteria, pianoforteRavi Coltrane, sax tenore e sopranoMatt Garrison, basso elettrico

Una collaborazione RSI Rete Due - Centro Culturale Chiasso, Cinema Teatro

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Gio 5ore 21.00Studio Foce, Lugano

Tra jazz e nuove musicheJason Moran “Fats Waller Dance Party”Jason Moran, pianoforte e tastiereLisa Harris, voceDovonte McCoy, tromba e voceTarus Mateen, bassoDaru Jones, batteria

Una collaborazione RSI Rete Due - Città di Lugano, Dicastero Turismo & Eventi

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

11.2015

2928NOTA BENE

SarbanIl richiamo del cornoAdelphi

Luca Scarlini

Sarban si chiamava in realtà John William Wall (1910-1989), era un diplomatico, che ha lasciato una esigua produzione narrativa. Tra i suoi titoli (due raccolte di racconti) spicca il breve romanzo Il richiamo del corno, che ora Adelphi manda in libreria (traduzione di Roberto Colajanni, con una nota di Matteo Codignola). Si tratta di una trama inquieta che ebbe soprattutto successo negli Stati Uniti, ambientata sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. Un ufficiale di marina riesce a fuggire da un campo di concentramento tedesco, ma finisce nella ri-serva di un misterioso conte. L’uomo, dignitario del Reich, ha la passione per la caccia di bestie e essere umani. La scrittura magistralmente entra nell’inquietudine della mente di una persona razio-nale, che si vede trasformata in bestia e lotta disperatamen-te per mantenere barlumi della sua ragione in pericolo.

Una campanaper Urslidi Xavier Koller, con Jonas Hartmann, Julia Jeker, Tonia Maria Zindel, Leonardo Nigro, Andrea Zogg (Svizzera 2015)

Marco Zucchi

Da qualche tempo il regista svizzero vincitore di un premio Oscar nel 1990, si sta cimen-tando nelle trasposizioni dei più noti libri per ragazzi del nostro paese. Prima i Fratelli neri, piccoli spazzacamini tici-nesi uniti contro i soprusi nella Milano ottocentesca, ora il più celebre degli albi scritti dall’engadinese Selina Chönz e illustrati da Alois Carigiet. Il piccolo Uorsin si muove in un paesaggio montano d’altri tempi, dove la felicità è una campana da suonare durante la festa di Chalandamarz (la fine dell’inverno) e la dispe-razione si (s)materializza in alcune forme di formaggio cadute nel fiume. Storia per bambini semplice e retrò, raccontata con un garbo e con ritmi ormai inconsueti.

La Passione Giovanni Antonini e Il Giardino ArmonicoHaydn 2032

Christian Gilardi

Si sa che nella musica classica si programma e si pianifica con largo anticipo. Ma questa volta la casa discografica fran-cese Alpha ci ha davvero stupito: infatti ha iniziato da poco un progetto a lunga dura-ta, registrare da qui al 2032 - anno del 300esimo dalla nascita dell’autore - le 107 sin-fonie di Franz Joseph Haydn. Per realizzare questo progetto audace ha chiamato un diret-tore e un ensemble che negli anni si è distinto nelle esecu-zioni con strumenti originali: Giovanni Antonini e il Giardino Armonico. Sono ora disponibili sul mercato i due primi CD, intitolati La Passione e Il Filo-sofo. L’esecuzione proposta dal direttore milanese è intri-gante, vivace, scintillante. Non sapremo con quale sup-porto ascolteremo nel 2032 le registrazioni di Antonini, forse con dei files impiantati nel nostro cervello? Ad ogni modo ci piace questa follia musicale che per altro è soste-nuta anche dalla Fondazione Haydn di Basilea.

Ve 13ore 20.30Teatro LAC, Lugano

Estival Night al LACMichel Camilo con l’OSI Brasilian Jazz Project, feat. Franco Ambrosetti, Randy Brecker & Danilo Rea

Sono molti i protagonisti di assoluto richiamo, a cominciare da Michel Camilo, uno dei più straordinari performer di latin jazz, vincitore di Grammy Awards e punta di diamante della scuola centro-americana che unisce ritmi caraibici alla Classica e al Jazz: una star mondiale dall’energia trascinante.

Nella prima parte del suo concerto il pianista dominicano sarà accompagnato dall’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) diretta da Kevin Griffiths per proporre la sua “Michel Camilo Suite per pianoforte, archi e arpa”, una composizione che ha già riscosso entusiastici consensi di pubblico e di critica in tutto il mondo. Nella seconda parte della serata, Michel si esibirà al piano solo.

Il terzo momento di questo appassionante appuntamento con il Jazz, proposto nell'ambito del cartellone di LuganoInScena, ospiterà il quintetto di Franco Ambrosetti.

Franco Ambrosetti si presenta sul palco accompagnato con per il suo inedito “Brasilian Jazz Project” che proporrà brani del repertorio della Bossa nova, da Tom Jobim a Dorival Caymmi. Sarà accompagnato da ospiti d’eccezione, a cominciare dal famosissimo trombettista americano Randy Brecker, che sarà in Europa solo per partecipare a questo concerto. Sul palco inoltre ci saranno Alfredo Golino alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il chitarrista brasiliano Roberto Taufic e Danilo Rea, uno dei migliori pianisti della scena internazionale.

La serata sarà diffusa in diretta da Rete Due.

I biglietti d’ingresso si possono acquistare in prevendita in rete all’indirizzo www.ticketcorner.ch, alla biglietteria del LAC [email protected] oppure alla cassa serale, sempre del LAC.

3130

club

NOTA BENE

Martedì 8 dicembre 2015

Visita agli studi RSI di Comano e registrazione di StorieMartedì 8 dicembre, giorno di festa, proponiamo ai nostri soci una giornata da trascorrere con amici e parenti alla scoperta degli studi RSI di Comano. Si comincerà alle 15.30 con un’esplorazione della sede, ac-compagnati da una simpatica e preparatissima guida, per approdare poi nello studio in cui si starà registrando una puntata di Storie. Trasmissione storica e fiore all’occhiello della produzione RSI e del Diparti-mento Cultura, Storie, in onda ogni domenica in prima serata dalle ore 20.40 alle 22.00, trasmette un documentario che narra vicende, storie di vita, fenomeni che animano il tessu-to sociale del nostro vivere di oggi. I temi che emergono dalle immagini filmate sono poi quelli approfonditi con il prezioso contributo di un ospite in studio.

Al termine della visita, verso le 17.00, saremo raggiunti da Rachele Bianchi-Porro che da quest’anno, con garbo e sensibilità, conduce il pro-gramma.

Iscrizioni: Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 [email protected]

Museo d’arte Mendrisio

Roma Eterna. Capolavori di scultura classica. La collezione SantarelliDopo il grande successo della mostra Gli atleti di Zeus, organizzata nel 2009, il Museo d’arte Mendrisio presenta una scelta altrettanto straordinaria di opere legate all’antichità e alla classicità di ambito romano: 65 capo-lavori della collezione Dino ed Ernesta Santarelli di Roma, tra le più prestigiose collezioni di arte antica del mondo. La mostra Roma Eterna, esposta l’anno scorso all’Antiken-museum di Basilea, arriva a Mendrisio sotto una nuova veste, con opere nuove, un catalogo rivisto e arricchito, un allestimento specifico ideato e realizzato dall’architetto Mario Botta.

La rassegna costituisce dunque per il Museo d’arte Mendrisio una continuazione del filone classico-antico, e per il Ticino un’occasione particolarmente rara per poter ammirare capolavori di assoluto valore artistico, già presenti in recenti, grandi rassegne internazionali.

Sabato 21 novembre alle ore 10.30 il Club Rete Due offre a soci e simpatizzanti una visita guidata alla mostra.

Durata 1 ora (ritrovo 5 minuti prima al Museo d’arte Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, Mendrisio)Prezzo ridotto CHF 8.-Iscrizioni: Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 [email protected]

Per i soci che volessero recarsi alla mostra in forma individuale il Museo offre uno sconto di CHF 2.- su ogni singola entrata (presentando la tessera del Club).

da sabato 19 a lunedì 21 marzo 2016

Baden-Baden, città ricca di culturaAbbiamo ancora qualche posto disponibile per il viaggio a Baden-Baden dove assisteremo allo straordinario concerto alla Festspielhaus con la Berliner Philharmoniker e Yo-Yo Ma & Yannick Nézet-Séguin.

Sabato 19 marzoPartenza dal Ticino in bus con destinazione Baden-Baden. All’arrivo, sistemazione in hotel**** centrale e pranzo libero. Nel pomeriggio, visita guidata della casa museo di Brahms. Cena libera e pernottamento in hotel.

Domenica 20 marzoDopo colazione, con una guida scopriremo la storia e i principali monumenti della città con particolare attenzione alle splendide e ben conservate Terme Romane. Pranzo libero e pomerig-gio a disposizione per le visite individuali. Alle 18:00 presso la Festspielhaus assisteremo al concerto:

Berliner Philharmoniker diretti da Yannick Nézet-Séguin, solista Yo-Yo Ma, violoncello Johannes Brahms, Ouverture Tragica, op. 81Robert Schumann, Concerto per violoncello e orchestra, op. 129Pëtr Il'ič Čajkovskij, Sinfonia no. 6 Patetica, op. 74

Lunedì 21 marzoDopo colazione, rientro in Ticino con sosta a Freiburg. Tempo libero per il pranzo e per le visite individuali. Nel pomeriggio rientro in Ticino.

Prezzo per persona in camera doppia: CHF 790.- (per i non soci CHF 840.-).

La quota comprende Viaggio in bus granturismo / 2 notti in hotel**** centrale con prima colazione a buffet / visita guidata di Baden-Baden e casa di Brahms / ingressi: terme romane e casa di Brahms / biglietto concerto prima categoria

Supplemento (per persona) camera singola CHF 100.-

Iscrizioni al numero +41 91 803 56 60.Penale in caso di annullamento: dal 1. dicembre 50%, dal 1. gennaio 75%, dal 1. febbraio 100%.

Club Rete Duecasella postale6903 LuganoT +41 (0)91 803 56 60F +41 (0)91 803 90 85

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Redazione Cult Fosca Vezzoli

Art Director RSIGianni Bardelli

Progetto graficoAckermann Dal Ben

FotolitoPrestampa Taiana

StampaDuplicazione RSI

© RSItutti i diritti riservati

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nsernone 97.8

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