Il Cafone di Fontamara - Numero 0

3
Uno come tanti? scritto da Roberto De Ficis e Hermes Pittelli Q uesto è il nostro numero zero. Stavamo da tempo progettando un giornale attraverso cui informare il nostro Abruzzo su notizie spesso sco- mode da dare, troppe volte snobbate dai grandi mass media, specialmente su argomenti ambientali. Ma le urgen- ze di questi ultimi giorni, vedi lo spet- tro petrolio che aleggia sempre più minaccioso sulla Regione, ci hanno “obbligato” ad uscire prima del previ- sto. Non eravamo - “redazionalmente” parlando – ancora pronti ad una pub- blicazione, ma abbiamo impaginato in pochi giorni, bruciando le tappe e esortando chi, animato da un bisogno di verità e coraggio, ha scelto di colla- borare con “Il Cafone”. Forse sì, que- sto nuovo ‘foglio’ potrebbe essere solo uno come tanti, un giornale che resta non letto, anche se noi auspichiamo il contrario; invocando da subito il vo- stro sostegno, se ci riterrete meritevoli, e il vostro aiuto attraverso critiche, commenti, segnalazioni. Ci crediamo. Noi lo scriviamo con l’Abruzzo nel cuore e con la necessità delle notizie nella mente; i fatti veri, ‘accertati’, che hanno fame di essere raccontati, ed è di questi che tratteremo. Abbiamo l'urgenza di raccontare i fatti e le per- sone, perché di altre chiacchiere e gossip non sappiamo che farne. Vo- gliamo essere d’aiuto e di supporto alla nostra Comunità che è (e resterà) il nostro unico referente e interlocutore. Vogliamo fare del sano giornalismo, libero da protagonismi, libero da pres- sioni esterne e diktat politico/ economici. Liberi e passionali, obietti- vi ma non ‘imparziali, nel senso che noi tifiamo per l’Abruzzo, senza distin- zioni. Vogliamo essere una voce pacata “dal basso”, piuttosto che l’ennesimo strillo maleducato ed inutile “dall’alto”. Vogliamo essere alleati delle persone comuni, come chi scrive- rà ogni singola lettera sulle pagine de “Il Cafone”. Non vogliamo padroni cui inchinarci, per non trattare qualcu- no da ‘intoccabile’; per noi nessuna realtà sarà così scomoda da meritare l’omertà; non vogliamo ‘silenziatori’ perché un cittadino è davvero libero quando è informato e può partecipare attivamente alla costruzione della de- mocrazia. Partiamo quindi con entu- siasmo, chiedendo venia per le even- tuali pecche causate dall’inesperienza. Ma vogliamo crescere con la schiena dritta, al servizio dei cittadini, pronti a spezzarci, mai disposti a piegarci. Il Cafone La citazione di oggi: “Dobbiamo usare il tempo come uno strumento, non come una poltrona” (John Fitzgerald Kennedy) Editoriale Inceneritori e petrolio : che strada ha preso l’Abruzzo? Cosa succede, invece, a Los Angeles ? Scelte sconsiderate? Il Delta del Niger infuocato e le “pillole che non fanno male”, e Dylan? scritto da Hermes Pittelli “S ono vietate tutte le operazioni di esplo- razione, estrazione, trivellamento, stoc- caggio, coltivazione e raffinamento a tutti gli stadi di idrocarburi, inclusi, ma non limitata- mente, olii pesanti e leggeri, gas e sabbie bitumi- niche. Il divieto si applica e si estende a tutto il territorio regionale.” Tre righe, semplici, chiare, senza possibili cavilli da parte di qualche losco azzeccagarbu- gli; righe che avrebbero sottratto l’Abruzzo, una volta per tutte, ai rischi delle voraci mire di petrolizzazione da parte delle multinazio- nali dell’oro nero. Purtroppo queste parole non sono state scritte dalla giunta Chiodi, ma dalla Erin Brockovic d’Abruzzo, la Professo- ressa Maria Rita D’Orsogna; la quale, non tradendo il suo point of view, punto di vista e soprattutto la sua forma mentis anglossasso- ne, non riesce a spiegarsi la legge approvata dal consiglio regionale nella notte del 15 di- cembre; legge che avrebbe dovuto integrare e potenziare un precedente testo del 2008, inti- tolato “Provvedimenti urgenti a tutela della Costa Teatina”. Nella realtà, nessuna tutela per il territorio, né per la preziosa costa dei trabocchi. Non solo la Professoressa D’Orsogna, ma anche tutti i comitati civici e ambientalisti, nonché i privati cittadini che hanno a cuore l’integrità ambientale della Regione, sono scettici nei confronti di un provvedimento che sembra creato ad hoc per consentire alle varie Eni, Petroceltic, Vega, Mog di ‘interpretare’ questa legge in favore dei propri interessi. Nel testo rivendicato con orgoglio dal governatore Gianni Chiodi (il quale ram- menta anche che in materia di energia la deci- sione spetta all’esecutivo nazionale, ma la tu- tela del territorio è materia concorrente con prevalenza delle regioni) i punti oscuri sono davvero tanti. Sono rimasti invariati quelli a rischio incostituzionalità, è stata clamorosa- mente abolita la VIS (valutazione d’impatto sanitario), mai incorsa nelle critiche del go- verno nazionale. Tra le molte incongruenze del testo, la dicitura ‘olii combustibili’. In un’intervista sul provvedimento, il governato- re li definisce “il petrolio, in sostanza”. Dun- que, perché ricorrere ad un artificio lessicale? Perché non chiamare queste ‘sostanze’ diretta- mente con il termine riconosciuto e compren- sibile a chiunque? Olii combustibili, in “sostanza”, sono un’espressione fuorviante, perché si tratta di derivati industriali del petrolio e non si e- straggono. Nel sottosuolo non esistono pom (continua in seconda) F onti fossili in esaurimento e prezzo del greggio ‘ballerino’. Questi i motivi che spingono le mul- tinazionali del petrolio, compresa l’italiana Eni (partecipata per una piccola quota dallo Stato italiano), ad una caccia affannosa a tutti i giaci- menti non ancora sfruttati sulla faccia del pianeta. Molti recenti conflitti, mascherati da missioni per la libertà e la democrazia, sono solo guerre per il controllo delle residue risorse di oro nero (e sono già cominciate quelle per l’oro blu: l’acqua). Nel 2001, anno del sanguinoso G8 genovese e degli aerei contro le Twin Towers, nono- stante il petrolio abruzzese sia di scar- sa qualità, praticamente una sorta di fanghiglia difficile da estrarre, raffina- re e trasportare, l’Eni avanza istanze di prospezione e estrazione sia al go- verno centrale, sia alle amministrazio- ni regionali e locali. Nasce così, in segreto (cittadini ignari di tutto) il progetto per la costruzione di un cen- tro oli a Ortona (provincia di Chieti, sindaco Nicola Fratino). Centro oli che non è, come potrebbe apparire dal nome ambiguo, un frantoio, ma un’ultrainquinante raffineria; testa di ponte per altri impianti di questo tipo. Dopo 6 anni di trattative riser- vate, il caso deflagra quando il comu- ne di Ortona comincia a cambiare destinazione d’uso a molti terreni che da agricoli diventano industriali; pro- prio nel cuore della produzione del Montepulciano e di una qualità stra- ordinaria d’olio d’oliva! Qualche agri- coltore, illuso dal miraggio di un fu- turo da sceicco o spaventato dalla ‘potenza’ dell’Eni, vende i propri ap- pezzamenti; qualcuno, come il signor Armando Orsini, non firma il con- tratto di cessione: “Se non mi costrin- gono, non vendo. Se l’inquinamento da petrolio fa male a me, fa male a tutte le persone”. Il 15 ottobre 2007, la Professoressa D’Orsogna (dalla California), avvisata da un amico di Lanciano, comincia a studiare il pro- blema e di fatto, insieme al Comitato Natura Verde in loco, avvia la batta- glia contro la deriva petrolifera in Abruzzo. Il Centro Oli, grazie ad una grande mobilitazione popolare, viene bloccato. Ma la battaglia continua, perché nonostante la presunta legge anti-petrolio e le parole del governa- tore Chiodi, il 50% del territorio è interessato da istanze di trivellazione e per il governo di Roma rimane “una Regione mineraria”. H.P. Petrolizzazione d’Abruzzo: come è cominciata la battaglia L’Oggi del 1996 gli Accordi di Schengen sono estesi a Norvegia e Islanda L’Oggi del 1915 nasce Édith Piaf, cantante francese DI FONTAMARA Numero 0 di Sabato 19 Dicembre 2009 Periodico Abruzzese su Ambiente e Clima, Cultura, Attualità, Politica e Mondo Sociale Legge Anti Petrolio: È N’Imbroglio! La Regione approva un testo che espone l’Abruzzo all’invasione di trivelle, raffinerie, inceneritori, discariche di rifiuti tossici. Abolita la VIS (valutazione impatto sanitario), inalterati gli articoli che prestano il fianco all’incostituzionalità. Negato il confronto con cittadini e comitati ambientalisti Abruzzo/California: Distanti non solo geo- graficamente a pag. 2 Nigeria: Le multina- zionali del petrolio e uno Stato colluso a pag. 2 Dylan e il Nobel mai dato a pag. 3 La rubrica “Le pillole che non fanno male” a pag. 3 Un maledetto imbroglio è un film del 1959, diretto e interpreta- to dal regista italiano Pietro Germi

description

Numero 0 del nuovo giornale "Il Cafone di Fontamara". "Il Cafone di Fontamara" è un giornale che si occupa dell'informazione abruzzese, affronta tematiche inerenti principalmente l'Ambiente e il Clima, oltre che la Cultura, l'Attualità e la Politica. Particolare importanza occupano temi come lo Sviluppo Sostenibile, la Mobilità Sostenibile, la Decrescita Ambiente, Clima, Cultura, Attualità, Politica, Sviluppo Sostenibile, Mobilità Sostenibile, Decrescita Felice. Tematiche di base sono la difesa del territorio abruzzese da speculazioni e dalla petrolizzazione selvaggia, la difesa delle coste e dell'entroterra. E' un giornale giovane, fatto da giovani giornalisti.

Transcript of Il Cafone di Fontamara - Numero 0

Page 1: Il Cafone di Fontamara - Numero 0

Uno come tanti? scritto da Roberto De Ficis e Hermes Pittelli

Q uesto è il nostro numero zero. Stavamo da tempo progettando

un giornale attraverso cui informare il nostro Abruzzo su notizie spesso sco-mode da dare, troppe volte snobbate dai grandi mass media, specialmente su argomenti ambientali. Ma le urgen-ze di questi ultimi giorni, vedi lo spet-tro petrolio che aleggia sempre più minaccioso sulla Regione, ci hanno “obbligato” ad uscire prima del previ-sto. Non eravamo - “redazionalmente” parlando – ancora pronti ad una pub-blicazione, ma abbiamo impaginato in pochi giorni, bruciando le tappe e esortando chi, animato da un bisogno di verità e coraggio, ha scelto di colla-borare con “Il Cafone”. Forse sì, que-sto nuovo ‘foglio’ potrebbe essere solo uno come tanti, un giornale che resta non letto, anche se noi auspichiamo il contrario; invocando da subito il vo-stro sostegno, se ci riterrete meritevoli, e il vostro aiuto attraverso critiche, commenti, segnalazioni. Ci crediamo. Noi lo scriviamo con l’Abruzzo nel cuore e con la necessità delle notizie nella mente; i fatti veri, ‘accertati’, che hanno fame di essere raccontati, ed è di questi che tratteremo. Abbiamo l'urgenza di raccontare i fatti e le per-sone, perché di altre chiacchiere e gossip non sappiamo che farne. Vo-gliamo essere d’aiuto e di supporto alla nostra Comunità che è (e resterà) il nostro unico referente e interlocutore. Vogliamo fare del sano giornalismo, libero da protagonismi, libero da pres-sioni esterne e diktat politico/economici. Liberi e passionali, obietti-vi ma non ‘imparziali, nel senso che noi tifiamo per l’Abruzzo, senza distin-zioni. Vogliamo essere una voce pacata “dal basso”, piuttosto che l’ennesimo strillo maleducato ed inutile “dall’alto”. Vogliamo essere alleati delle persone comuni, come chi scrive-rà ogni singola lettera sulle pagine de “Il Cafone”. Non vogliamo padroni cui inchinarci, per non trattare qualcu-no da ‘intoccabile’; per noi nessuna realtà sarà così scomoda da meritare l’omertà; non vogliamo ‘silenziatori’ perché un cittadino è davvero libero quando è informato e può partecipare attivamente alla costruzione della de-mocrazia. Partiamo quindi con entu-siasmo, chiedendo venia per le even-tuali pecche causate dall’inesperienza. Ma vogliamo crescere con la schiena dritta, al servizio dei cittadini, pronti a spezzarci, mai disposti a piegarci.

Il Cafone La citazione di oggi: “Dobbiamo usare il tempo come uno strumento, non come una poltrona” (John Fitzgerald Kennedy)

Editoriale

Inceneritori e petrolio: che strada ha preso l’Abruzzo? Cosa succede, invece, a Los Angeles? Scelte sconsiderate? Il Delta del Niger infuocato e le “pillole che non fanno male”, e Dylan?

scritto da Hermes Pittelli

“S ono vietate tutte le operazioni di esplo-razione, estrazione, trivellamento, stoc-

caggio, coltivazione e raffinamento a tutti gli stadi di idrocarburi, inclusi, ma non limitata-mente, olii pesanti e leggeri, gas e sabbie bitumi-niche. Il divieto si applica e si estende a tutto il territorio regionale.” Tre righe, semplici, chiare, senza possibili cavilli da parte di qualche losco azzeccagarbu-gli; righe che avrebbero sottratto l’Abruzzo, una volta per tutte, ai rischi delle voraci mire di petrolizzazione da parte delle multinazio-nali dell’oro nero. Purtroppo queste parole non sono state scritte dalla giunta Chiodi, ma dalla Erin Brockovic d’Abruzzo, la Professo-ressa Maria Rita D’Orsogna; la quale, non tradendo il suo point of view, punto di vista e soprattutto la sua forma mentis anglossasso-ne, non riesce a spiegarsi la legge approvata dal consiglio regionale nella notte del 15 di-cembre; legge che avrebbe dovuto integrare e potenziare un precedente testo del 2008, inti-tolato “Provvedimenti urgenti a tutela della Costa Teatina”. Nella realtà, nessuna tutela per il territorio, né per la preziosa costa dei trabocchi. Non solo la Professoressa D’Orsogna, ma anche tutti i comitati civici e ambientalisti,

nonché i privati cittadini che hanno a cuore l’integrità ambientale della Regione, sono scettici nei confronti di un provvedimento che sembra creato ad hoc per consentire alle varie Eni, Petroceltic, Vega, Mog di ‘interpretare’ questa legge in favore dei propri interessi. Nel testo rivendicato con orgoglio dal governatore Gianni Chiodi (il quale ram-menta anche che in materia di energia la deci-sione spetta all’esecutivo nazionale, ma la tu-tela del territorio è materia concorrente con prevalenza delle regioni) i punti oscuri sono davvero tanti. Sono rimasti invariati quelli a rischio incostituzionalità, è stata clamorosa-mente abolita la VIS (valutazione d’impatto sanitario), mai incorsa nelle critiche del go-verno nazionale. Tra le molte incongruenze del testo, la dicitura ‘olii combustibili’. In un’intervista sul provvedimento, il governato-re li definisce “il petrolio, in sostanza”. Dun-que, perché ricorrere ad un artificio lessicale? Perché non chiamare queste ‘sostanze’ diretta-mente con il termine riconosciuto e compren-sibile a chiunque? Olii combustibili, in “sostanza”, sono un’espressione fuorviante, perché si tratta di derivati industriali del petrolio e non si e-straggono. Nel sottosuolo non esistono pom

(continua in seconda)

F onti fossili in esaurimento e prezzo del greggio ‘ballerino’.

Questi i motivi che spingono le mul-tinazionali del petrolio, compresa l’italiana Eni (partecipata per una piccola quota dallo Stato italiano), ad una caccia affannosa a tutti i giaci-menti non ancora sfruttati sulla faccia del pianeta. Molti recenti conflitti, mascherati da missioni per la libertà e la democrazia, sono solo guerre per il controllo delle residue risorse di oro nero (e sono già cominciate quelle per l’oro blu: l’acqua). Nel 2001, anno del sanguinoso G8 genovese e degli aerei contro le Twin Towers, nono-stante il petrolio abruzzese sia di scar-sa qualità, praticamente una sorta di fanghiglia difficile da estrarre, raffina-re e trasportare, l’Eni avanza istanze di prospezione e estrazione sia al go-verno centrale, sia alle amministrazio-ni regionali e locali. Nasce così, in segreto (cittadini ignari di tutto) il progetto per la costruzione di un cen-tro oli a Ortona (provincia di Chieti, sindaco Nicola Fratino). Centro oli che non è, come potrebbe apparire dal nome ambiguo, un frantoio, ma un’ultrainquinante raffineria; testa di ponte per altri impianti di questo tipo. Dopo 6 anni di trattative riser-vate, il caso deflagra quando il comu-ne di Ortona comincia a cambiare destinazione d’uso a molti terreni che da agricoli diventano industriali; pro-prio nel cuore della produzione del Montepulciano e di una qualità stra-ordinaria d’olio d’oliva! Qualche agri-coltore, illuso dal miraggio di un fu-turo da sceicco o spaventato dalla ‘potenza’ dell’Eni, vende i propri ap-pezzamenti; qualcuno, come il signor Armando Orsini, non firma il con-tratto di cessione: “Se non mi costrin-gono, non vendo. Se l’inquinamento da petrolio fa male a me, fa male a tutte le persone”. Il 15 ottobre 2007, la Professoressa D’Orsogna (dalla California), avvisata da un amico di Lanciano, comincia a studiare il pro-blema e di fatto, insieme al Comitato Natura Verde in loco, avvia la batta-glia contro la deriva petrolifera in Abruzzo. Il Centro Oli, grazie ad una grande mobilitazione popolare, viene bloccato. Ma la battaglia continua, perché nonostante la presunta legge anti-petrolio e le parole del governa-tore Chiodi, il 50% del territorio è interessato da istanze di trivellazione e per il governo di Roma rimane “una Regione mineraria”. H.P.

Petrolizzazione d’Abruzzo: come è cominciata la battaglia

L’Oggi del 1996 gli

Accordi di Schengen

sono estesi a

Norvegia e Islanda

L’Oggi del 1915

nasce Édith Piaf,

cantante francese

DI FONTAMARA Numero 0 di Sabato 19 Dicembre 2009

Periodico Abruzzese su Ambiente e Clima, Cultura, Attualità, Politica e Mondo Sociale

Legge Anti Petrolio:

È N’Imbroglio! La Regione approva un testo che espone l’Abruzzo all’invasione di trivelle, raffinerie, inceneritori, discariche di rifiuti tossici. Abolita la VIS (valutazione impatto sanitario), inalterati gli articoli che prestano il fianco all’incostituzionalità.

Negato il confronto con cittadini e comitati ambientalisti

Abruzzo/California: Distanti non solo geo-graficamente a pag. 2

Nigeria: Le multina-zionali del petrolio e uno Stato colluso a pag. 2

Dylan e il Nobel mai dato a pag. 3 La rubrica “Le pillole che non fanno male” a pag. 3

Un maledetto imbroglio è un film del 1959, diretto e interpreta-to dal regista italiano Pietro Germi

Page 2: Il Cafone di Fontamara - Numero 0

(continua dalla prima) pe di benzina da cui attingere il carbu-rante, ma solo idrocarburi. Tra l’altro non viene menzionato il gas, altra fonte fossile, altro idrocarburo; la trivellazione e l’estrazione di gas comportano lo stes-so tipo d’impatto su falde acquifere e terreni. Si parla di divieto di prima raffi-nazione, cioè la micidiale desolforazio-ne. Ma non si citano eventuali passaggi successivi della lavorazione degli idro-carburi, come se implicitamente fossero consentiti (visto che non sono negati in modo esplicito). Nella legge si elencano 6 aree speciali da tutelare. Zone sismi-che, zone vitivinicole. Perché non indi-care come area ‘no oil’ tutto l’Abruzzo? Se una multinazionale decide di trivella-re cento metri fuori da un’area speciale è un’operazione legale? Chi decide e con quali criteri le aree vitivinicole da pro-teggere? E se poi accadesse come ad Or-tona, dove l’Eni acquista i vigneti cui le amministrazioni locali hanno mutato la destinazione d’uso da agricola a indu-

striale? Ma forse incostituzionalità e superficialità del testo sono caratteristi-che volute da una politica che si fa con-sigliare da lobbisti targati Eni: come è possibile che in consiglio regionale, du-rante la discussione su questa legge, si aggirasse l’architetto Antonio Sorgi noto sostenitore del cane a sei zampe? Quale sarà il destino delle istanze petrolifere già concesse e bloccate dalla moratoria che scade il 31 dicembre 2009? Non risulta alcuna retroattività. Non sono infine indicate quali strategie politiche e legislative stia studiando la Regione per salvaguardare la pesca, le coste e tutte le attività turistiche legate all’ecosistema

marino. Dove è finito il piano di settore per la gestione integrata del Parco della Costa teatina? E’ vero che la tutela del mare è materia di competenza statale, ma sappiamo che opportune forme di pressione e ‘consiglio’ possono influen-zare le decisioni finali di Roma; come accaduto a fine primavera in Brianza dove la popolazione ha convinto la poli-tica a respingere l’australiana Po Valley dal parco del Curone. La dimostrazione che conta la volontà. Resta l’amara sen-sazione che questa legge sia più una sor-ta di operazione d’immagine per allenta-re la pressione esercitata dai comitati ambientalisti, da molti operatori turisti-ci, da privati cittadini, perfino dalla Cu-ria di Chieti. Una sensazione avvalorata dalle troppe ambiguità che caratterizza-no le disposizioni in essa contenute, rinforzata dal fatto che l’amministrazione regionale abbia rifiu-tato il confronto e la collaborazione con chi sta conducendo questa battaglia da due anni; dallo sconcertante e sorpren-

dente silenzio con cui Daniela Stati, assessore all’Ambiente, continua a non esprimersi su questa vicenda. Avere cura e rispetto per l’Ambiente significa avere a cuore noi stessi e il futuro delle giovani generazioni. Esistono forme di sviluppo economi-co, sociale, energetico realmente eco-

sostenibili. All’estero le progettano, in Abruzzo e in Italia una politica obsoleta e conservatri-ce vuole imporre a cittadini passivi ri-cette da vecchio millennio, già sonora-mente bocciate dalla Storia e dall’emergenza ambientale che sta mi-nando la stessa sopravvivenza del Piane-ta. Gianni Chiodi intanto, mentre si molti-plicano le piattaforme che dal I gennaio cominceranno a estrarre petrolio a 4/5 km dalla costa, continua a ripetere il solito mantra: “Abbiamo detto un chia-ro no al centro oli”.

Legge Anti Petrolio: È N’Imbroglio! Abruzzo/California Distanti non solo geograficamente

“Quale sarà il destino del-le istanze petrolifere già concesse e bloccate dalla moratoria che scade il 31 dicembre 2009?”

Nigeria: Le multinazionali del Petrolio e uno Stato colluso Mondo Sociale

scritto da Roberto De Ficis

U n governo colluso. Sarebbe difficile

pensarla diversamente. Un gover-

no che fa poco, o meglio, che non fa nulla per

la difesa dei diritti umani nel proprio territorio

e per i propri abitanti. La Nigeria è un paese

allo sbando. Per la popolazione che da anni è

martoriata da soprusi e brutalità, è facile con-

fluire in atti violenti quando i diritti civili,

sociali, politici ed economici vengono sistema-

ticamente violati. Le situazioni di instabilità

politica dei paesi africani sono causate da in-

terventi di grosse multinazionali che, in nome

del Dio Denaro, sono “costrette” a destabiliz-

zare il potere interno, corromperlo, per avere

la strada spianata verso grosse fette di mercato

da aggredire e su cui lucrare. E’ il caso di im-

prese multinazionali operanti nel settore pe-

trolifero, impegnate in attività esplorative e

produttive nell’Africa Occidentale. Nel caso

della Nigeria, queste società, tra le quali anche

alcune italiane, sono numerose e floride so-

prattutto nella zona del delta del Niger. Giun-

gono sempre con buoni intenti e ottime pro-

messe, come quella di contraccambiare lo

sfruttamento del sottosuolo in cambio di stra-

de, scuole, ospedali, linee elettriche etc. Ci

sono strette di mano e sorrisi tra dirigenti e

persone del Governo nigeriano, accordi come

sempre in prima pagina, che fanno salire le

quotazioni di una e dell’altra parte. Spesso

queste “attività di scambio” vengono iniziate e

non terminate, altre non iniziate neppure. La

popolazione residente vede queste compagnie

petrolifere come soggetti economici che opera-

no arbitrariamente sulla loro terra senza la

dovuta o adeguata consultazione dei capi vil-

laggio che, in un paese africano, ricoprono un

ruolo importante per la civile convivenza e la

stabilità della Comunità. Il governo nigeriano

dovrebbe imporre alle compagnie petrolifere

gli stessi standard di qualità e di riduzione

dell’inquinamento che le stesse sono costrette

ad adottare in Europa o Stati Uniti, ma non lo

fa. Le compagnie, quindi, per il semplice prin-

cipio della riduzione dei costi, non introduco-

no autocontrolli per evitare l’inquinamento

territoriale a seguito delle loro attività di pro-

duzione. Le conseguenze ambientali sono

disastrose: falde acquifere miste a petrolio

grezzo che fuoriesce da tubi oramai vecchi di

decine di anni, residui di gas non combusto

che viaggia nell’aria, tumori diffusi, malattie,

equilibrio faunistico precario con animali che

lasciano per sempre le zone inquinate, dimi-

nuzione della produzione agricola con conse-

guente aumento della

fame e della povertà. In

molti casi il malcontento è

sfociato in proteste violen-

te che dal 2003 ha causato

oltre mille morti all’anno

nel Delta del Niger (fonte:

Amnesty Int.). Lo Stato

effettua attacchi aerei con

un numero imprecisato di

vittime e la distruzione di

abitazioni civili, luoghi di

culto. In molti casi le pro-

teste contro le compagnie petrolifere si sono

radicalizzate dando vita a sequestri del perso-

nale, sabotaggi ed altri atti di violenza. E la

violenza genera violenza e non è mai la solu-

zione migliore.

scritto da Hermes Pittelli

N on solo petrolio. L’Abruzzo è mi-nacciato da altre presunte forme di

‘progresso’. L’assessore all’Ambiente, Da-niela Stati, sulla deriva petrolifera non si esprime; in compenso, annuncia in via preventiva che qualora la situazione della raccolta e gestione dei rifiuti dovesse di-ventare critica (tipo Campania), l’unica soluzione sarebbe la costruzione di incene-ritori. Un ottimo segnale da chi dovrebbe tutelare l’habitat naturale della Regione. Peccato che in paesi molto più evoluti del nostro, soprattutto a livello culturale, stia-no non solo progettando strategie ecoso-stenibili a impatto zero, ma si stiano impe-gnando da oggi per attenuare la nostra impronta sull’ambiente. In California, Los Angeles e San Francisco fanno a gara a chi ricicla e differenzia di più. L’amministrazione di L.A. ha varato l’ambizioso piano per diventare entro il 2030 una metropoli ‘ZeroWaste’: zero

‘monnezza’. Nella patria del cinema, da 20 anni non costruiscono più inceneritori. Sono stati sonoramente bocciati da un referendum popolare e da allora nessuno si è più nemmeno sognato di parlarne. Forse perché i cittadini californiani sanno che bruciando qualcosa, non sparisce per magi-a, ma si trasforma in qualcosa d’altro. Quindi ci ritroviamo a respirare sostanze molto più inquinanti e dannose di quelle di partenza; sostanze - polveri ultrafini, PM10, diossina, nano particelle - che en-

trano anche nella catena alimentare e van-no ad avvelenare falde acquifere e coltiva-zioni. In California riciclano tutto. E’ una prassi consuetudinaria e non esistono poli-tici che affermano quanto sia difficile per i cittadini riciclare o differenziare. Gli abi-tanti di Los Angeles riutilizzano, previo lavaggio, i sacchetti di plastica che comun-que sono destinati a scomparire. Chi si reca a fare la spesa è spesso munito di bu-ste di stoffa (per ogni busta, riceve cinque centesimi di sconto). Moltissimi cittadini, a cadenza settimanale, si recano nei centri di raccolta dei rifiuti con l’auto stipata di rifiuti domestici, perfettamente separati per categoria d’appartenenza: i quotidiani, i periodici a colori, la latta, il vetro, l’organica, ecc. Tra l’altro, lo Stato ‘premia’ il cittadino con 5 centesimi di dollaro per ogni bottiglia di vetro piccola, con 10 centesimi per quelle grandi. Molti homeless (barboni) piuttosto attivi riesco-no a racimolare anche 20/30 dollari al giorno con questa piccola attività. Ma po-

tremmo anche parlare della diffusione delle vetture ibri-de, di quelle a batteria elettri-ca alimentate con pannelli solari fotovoltaici che si stan-no affermando nonostante l’opposizione delle lobbies del petrolio e dell’auto tradizio-nale; o notare che dal 1976 non si realizzano più raffine-rie. Addirittura esiste un

provvedimento legislativo statale chiamato Prop65 che dichiara dannoso il petrolio e i suoi derivati (con un elenco di sostanze aggiornato di continuo) e che obbliga le multinazionali a informare il cittadino su questo fatto, scientificamente e legalmente riconosciuto. Solo in Italia e in Abruzzo in particolare, esistono governanti capaci di spacciare a cittadini ‘distratti’ l’equivalenza idrocarburi/carboidrati (petrolio e suoi derivati=pane, pasta, ecc.).

Nigeria, ragazzo in bicicletta

Il Cafone di Fontamara Pagina 2 Sabato 19 Dicembre 2009

Page 3: Il Cafone di Fontamara - Numero 0

Parigi: l’acqua ritorna pubblica

Dal 1° gennaio 2010 la gestione delle acque ritornerà pubblica al 100%, dopo 25 anni di disastrosa gestione privata. Ancora poche setti-mane e l’intera gestione delle acque potabili parigine ritornerà nelle mani del Comune. Sin dallo scorso maggio il sindaco Bertrand Dela-noë aveva annunciato alla cittadinanza la deci-sione di ritornare ad una gestione idrica pub-blica e di non rinnovare i contratti di distribu-zione e fatturazione delle acque parigine alle multinazionali francesi Veolia e Suez, in sca-denza il prossimo 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2010 l’intero servizio idrico passerà nelle mani di un Ente di diritto pubblico che si chiamerà EAU DE PARIS.

Rilascio di civili in Sri Lanka

Il 1° dicembre 2009 il governo ha disposto il rilascio di migliaia di civili tamil dai centri di detenzione allestiti in primavera, alla fine della guerra civile. Amnesty International aveva lanciato un'azione globale per chiedere la chiu-sura dei campi e il rilascio di tutti i profughi di guerra internati.

Buone notizie per l’ambiente. Presto arriverà sul mercato italiano una due ruote ‘pulitissima’. Si tratta di un prototipo di bici-cletta a pedalata assistita alimentata totalmente ad idrogeno, con un’autonomia elettrica di 150 km: un pieno costa circa 18 euro per una spesa di circa 12 centesimi a chilometro. Svi-luppato dal laboratorio congiunto dell’Istituto di tecnologie avanzate per l’energia del consi-glio nazionale delle ricerche (Itae-Cnr) di Mes-sina e della Tozzi Renewable Energy – Tre spa.

Bici a idrogeno: nuovo prototipo

Le pillole che non fanno male

Dylan e il Nobel mai dato Musica

scritto dalla Redazione

Il buon vecchio Bob, un personaggio musicale che meriterebbe, oltre a tutti i Grammy Awords possibili ed immagi-nabili, anche il premio Nobel per la

Letteratura. Bob Dylan è un grande poeta, ancora prima di essere un musici-sta. Nato a Duluth, in Minnesota, il 24 maggio 1941 col nome di Robert Allen Zimmerman, Dylan è una delle più importanti figure degli ultimi cinquant’anni oltre che nel campo mu-

Il Cafone DI FONTAMARA

Abbiamo bisogno del vostro supporto. Per qualsiasi segnalazione, contattateci

Web: ilcafonedifontamara.wordpress.com mail: [email protected]

Il “Vasto Water Team” scrive al Ministero dell'Ambiente

Riceviamo e pubblichiamo

Con questa lettera si vuole porre all’attenzione del Ministero la pericolo-sità, l’inutilità e il rischio della proposta della Petrolceltic Elsa SRL di esplorare alla ricerca d’idrocarburi a soli 5km dal-la costa nel tratto di mare tra Casalbor-dino e Vasto (i progetti denominati d495 BR-EL e d492 BR-EL). Questi pozzi sarebbero proprio davanti alla riserva Regionale di Punta Aderci (nata nel 1998) che è una ricchezza del terri-torio, oltre che un’attrattiva turistica. Le attività petrolifere d’esplorazione e di trivellazione sono ad alto impatto am-bientale. Mettere una piattaforma pro-prio davanti alla Riserva Naturale Re-gionale detta di Punta Aderci, così vici-na alla riva non può non mettere a re-pentaglio il turismo, la pesca e l’agricoltura di una zona a forte vocazio-ne turistica e agroalimentare come la Costa dei trabocchi. Vasto è tra gli “spot” più attivi e conosciuti per la pra-tica del surf in tutto l’Adriatico. Le atti-vità petrolifere distruggeranno l’immagine e la bellezza della riserva e di tutto il litorale meridionale d’Abruzzo con un impatto economico negativo su chi punta e investe nel turismo. In caso

di scoppio, fuoriuscita di idrocarburi basterebbero quei 5 km a proteggere la costa? Anche se non vi dovessero essere incidenti, il mare sarebbe senz’altro più inquinato di quanto lo è oggi. La Petro-celtic Elsa SRL stessa afferma che solo il 7% del petrolio usato in Italia deriva da fonti interne. Di questo 7%, la stragran-de maggioranza arriva dai giacimenti in Basilicata, terra che fu definita “il Texas italiano”, ma ora è ferita e martoriata da 15 anni di estrazioni petrolifere che non hanno inoltre apportato benefici econo-mici. Si calcola infatti, come stima la Petrolceltic stessa che la Basilicata forni-sca il 6% del petrolio prodotti interna-mente. Dunque, tutto il resto d’Italia messo insieme produce solo l’1% del petrolio che si usa nella nostra penisola: è evidente allora che l’impatto sulla pro-duzione nazionale di petrolio che po-trebbe derivare dallo sviluppo di d495 BR-EL e d492 BR-EL è assolutamente irrilevante. La nostra associazione Vasto Water Team è nata nel 2006 per pro-muovere gli sport acquatici in particolar modo il Surf da onda la tutela dell’ambiente. Abbiamo organizzato ogni anno la giornata di pulizia della spiaggia proprio nella spiaggia di Punta Penna all’interno della riserva di Punta Aderci con il patrocinio del comune di Vasto e di Surf Rider Foundation, fon-dazione nota a livello mondiale che dal 1990 mira a difendere la cosa che più sta a cuore a milioni di surfisti in tutto il pianeta: il mare con le sue coste e le sue onde. Noi abbiamo cura di questa costa anche per il solo fatto che la fre-quentiamo per dodici mesi l’anno. Ab-biamo organizzato “surf camp” per far conoscere questi sport a bambini e ra-gazzi e abbiamo notato che le spiagge e la costa della riserva in questi ultimi anni sono sempre più frequentate e ap-prezzate. Si invita dunque il Ministero a respingere le proposte della Petroceltic Elsa SRL e tutte le altre proposte petro-lifere a venire per i mari d'Abruzzo, re-gione Verde d’Europa. In nome e per nome dell’associazione.

Il presidente Ciro Sperinteo

Contatti: [email protected] [email protected]

sicale, anche in quello della cultura po-polare e, secondo addetti ai lavori, della Letteratura. Il valore artistico della sua musica si manifesta, infatti, quando il supporto strumentale alle sue canzoni

viene ridotto all’essenziale; ed è proprio imbracciando solo una chitarra e soffiando den-tro la sua armonica che Dylan partecipa a pieno titolo a quel progresso culturale che l’arte concede al mondo dopo ogni sua rappresentazione. Da sem-pre è impegnato, già attraverso i testi delle sue prime canzoni, in temi politici, sociali e filo-sofici, che spesso s’intrecciano a influenze provenienti dal mondo letterario; la sua è una continua sfida alle convenzio-ni della musica pop, seguendo sempre un percorso contro-corrente che lo porta ad essere anticipatore anche quando il

suo sguardo, per armonie e stile musica-li, si rivolge al passato. In verità, il pre-mio Nobel per la letteratura a Bob Dylan è stato più volte proposto ma, fin adesso, gli è stato consegnato solo il premio Pulitzer lo scorso anno. Perso-nalmente, resto in attesa.

Il Vasto Water Team insegna alle future generazioni l'amore per il Mare

Evento estivo del Vasto Water Team

Bob Dylan

Il Cafone di Fontamara Pagina 3 Sabato 19 Dicembre 2009