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i C ONCERTI DEL L ingotto 2012-2013 CONCERTO FUORI ABBONAMENTO Auditorium Giovanni Agnelli lunedì 1 ottobre 2012 ore 20.30 Wiener Philharmoniker Daniele Gatti direttore

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i CONCERTIDELLingotto

2012-2013

CONCERTO FUORI ABBONAMENTO

Auditorium Giovanni Agnelli

lunedì 1 ottobre 2012ore 20.30

Wiener Philharmoniker

Daniele Gattidirettore

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Quello tra Fiat e la musica sinfonica è un legamespeciale, un legame che è nato in un luogo sto-rico, l’ex fabbrica del Lingotto, dove i concertihanno una lunga tradizione. Al Lingotto la musicasinfonica, è entrata fin dal 1987, subito dopo lafine dell’attività produttiva. Nei cortili dell’ex fab-brica furono allestiti i concerti dell’Orchestra Sin-fonica Nazionale della Rai e dei Wiener Philhar-moniker, con la contemporanea presenza di piùorchestre, dando vita a esecuzioni di grande fa-scino in un ottimo e inedito contesto acustico.

Questo rapporto è cresciuto nel tempo e ha se-gnato una tappa fondamentale quando, nel pro-getto di trasformazione del Lingotto, Fiat decisedi riservare un ruolo centrale alla costruzionedel nuovo Auditorium “Giovanni Agnelli”, rica-vato in uno degli immensi cortili dell’edificio.Dopo la trionfale inaugurazione del 6 maggio1994, non è mai venuto meno il sostegno dellaFiat alle attività musicali del Lingotto e alle sta-gioni di Lingotto Musica.

Questa sera il legame tra Fiat e la musica sin-fonica vive uno tra i suoi momenti più emozio-nanti: il concerto di Daniele Gatti alla guida deiWiener Philharmoniker, la blasonata orchestraaustriaca, tradizionale protagonista dell’annua-le Concerto di Capodanno trasmesso da Viennain tutto il mondo.

Protagonista della serata è un progetto brahm-siano ideato per le celebrazioni dei duecento annidi storia del Musikverein di Vienna, di cui pro-prio Brahms fu direttore musicale.

Fiat e Lingotto Musica sono lieti di dare il benve-nuto a tutti voi in questa occasione straordinaria.

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Johannes Brahms

Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90Allegro con brio

AndantePoco allegretto

Allegro

* * *

Sinfonia n. 1 in do minore op. 68Un poco sostenuto – Allegro

Andante sostenutoUn poco allegretto e grazioso

Adagio – Più andante – Allegro non troppo, ma con brio

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Johannes Brahms(1833 - 1897)

Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

All’epoca della sua Terza Sinfonia Brahmsera ormai considerato il primo musicistadella Germania (Wagner era morto nelfebbraio 1883), ricercato da editori e so-cietà di concerti che si disputavano ilvanto di una prima esecuzione di qual-che suo lavoro; l’adolescente scoperto daSchumann nel 1853 è diventato un cor-pulento signore dalla lunga e imponentebarba grigia; ha solo cinquant’anni, maha qualcosa di patriarcale che lo fa sem-brare molto più vecchio; e se i lavori gio-vanili (come il rivoluzionario Concertoper pianoforte op. 15) avevano incon-trato le censure degli accademici, oraBrahms deve difendersi dalle frecciate deigiovani artisti più progressivi: fra cuiHugo Wolf (cioè un genio), il quale recen-sendo proprio la Terza Sinfonia su unquotidiano, la paragonò a uno smorza-toio calato nella sala dove poco primaaveva fiammeggiato una ouverture diWagner.

L’opera nacque nell’estate del 1883 aWiesbaden e fu presentata al pubblicodella Filarmonica di Vienna il 2 dicem-bre dello stesso anno sotto la bacchettadi Hans Richter; nel gennaio del 1884Joseph Joachim la diresse a Berlino e le

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esecuzioni continuarono sotto la guida diBrahms con accoglienze sempre trionfali;a Meiningen Hans von Bülow inserì laSinfonia nella prima e nella secondaparte di uno stesso concerto. L’Allegrocon brio d’apertura è concepito nel movi-mento ritmico di 6/4, tipico di Brahmsnei suoi momenti più grandiosi; il silen-zio è rotto da un “motto” di tre note (Fa– La bemolle – Fa) in cui qualche intimodel maestro, basandosi sulla nomencla-tura tedesca delle note F A F ha trattol’insegna, per altro poco sensata, “freiaber froh” (“libero ma felice”); si trattainvece di un motto puramente musicale,un nucleo motivico che diventa una sortadi punto di vista esterno all’opera che siva facendo. Dopo il motto, il primo temapiomba giù dall’alto con l’impeto di unacascata (suggestioni di paesaggio alpinosull’orizzonte di questa Sinfonia, affattoassenti in partitura, sono suggerite da unamico di Brahms, l’educatore svizzeroJuilius Widmann, in un libro di ricordisul compositore); il secondo tema, di cla-rinetto e fagotto, ha uno spiccato carat-tere agreste, accentuato dalle quinte piz-zicate dei violoncelli; Brahms non aspettalo sviluppo per ragionare sui temi: “crea-re qualcosa dal nulla”, scriveva con sar-casmo Hugo Wolf, lanciandogli, senzavolere, il più bel complimento; e tutto illavoro di deduzione e variazione porta al

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suo interno, come un canto fermo me-dioevale, il motto che ha aperto la pagina.

L’Andante seguente prende al secondotema del primo movimento il caratterepastorale e lo fissa in accenti cristalliniche fanno pensare al “ranz des vaches”caro al primo romanticismo, contemplatoin una luce di idillio struggente; paginache certifica meglio di una dichiarazioneche Brahms ha conosciuto (accanto atante ombre e malinconie) la perfetta leti-zia consentita ai grandi creatori chehanno potuto dare forma compiuta al lo-ro essere più vero; al centro della paginaincantevole si apre poi un episodio distraordinaria novità, quando la transi-zione alla ripresa si riempie di piccolieventi, il cui risultato è uno sciogliersiformale, un assopimento incredibilmentepre-debussyano, del tutto inedito nelgrande affresco sinfonico. Il Brahms delleDanze ungheresi e dei Zigeunerlieder facapolino nel Poco allegretto, divenutospecialmente famoso come colonna so-nora del film Aimez-vous Brahms? rica-vato dall’omonimo romanzo di FrançoiseSagan; nella forma di uno Scherzo contrio e con una orchestrazione quasi came-ristica (archi, legni e due corni) lasciaaffiorare quei fiotti di melanconia unpoco compiaciuta che hanno fatto pen-sare alla poesia di Storm e considerare laTerza la più “stormiana” delle Sinfonie

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di Brahms. Tutta la maturità del compo-sitore è compendiata nel finale (Allegro):in luogo dei soliti primo e secondo tema,troviamo qui interi gruppi tematici, tonileggendari di saghe nordiche, aulichefanfare, eroici squilli; meraviglioso è in-fine come tutto questo ribollire di ener-gie sia ricondotto lentamente al suo pla-carsi nella calma di un dorato tramonto.

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Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

Del relativo ritardo con cui Brahms arrivòa comporre la sua Prima Sinfonia (1876,quarant’anni inoltrati) si è spesso cercatala causa in una supposta carenza di tec-nica orchestrale; ma l’ipotesi è da scartaresenz’altro, soltanto considerando la su-prema eleganza orchestrale delle due gio-vanili Serenate; la difficoltà non era dun-que tecnica, ma di natura spirituale, do-vuta al genere stesso della Sinfonia, avver-tito dalla cultura di Brahms con una re-sponsabilità ancora sconosciuta a quantiavevano scritto Sinfonie dopo Beethoven;il confronto diretto, la consapevolezza diun proseguimento, avviene solo con Brahms,il quale prima di compiere il passo avevadovuto passare attraverso una fondamen-tale esperienza compositiva, il Requiemtedesco presentato nella Pasqua del 1868a Brema, accolto da un trionfo che costi-tuì per Brahms una potente iniezione difiducia; qui, e nelle opere corali che lo se-guirono, come il Canto del destino, è laporta principale che introduce alla PrimaSinfonia in do minore, messaggera di quel“grande stile” che può nascere solo da unaaspirazione meditata e concorde.

Misurandosi con Beethoven, Brahms sene libera. L’opera ha infatti una formamolto originale, con un primo e ultimomovimento simili e simmetrici nel taglio

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grandioso, contenenti e quasi abbraccianticon la loro mole due movimenti intimi, te-neri, due colloqui segreti più vicini al tonodel Lied o della Serenata che a quello dellaSinfonia. La prima manifestazione del farein grande che anima Brahms è l’immor-tale attacco dell’introduzione al primo mo-vimento; senza preamboli, si apre uno sce-nario epico nel pulsare del timpano e neltenace allacciarsi e disciogliersi delle ar-monie, come agitate e sospinte da un ventoviolento; gesto fatale, pieno di mistero ed’interrogativi e, a dire del compositore, im-pregnato della selvaggia natura di Wissow,nella rocciosa isola di Rügen dove l’operaprese forma definitiva. Con tutto ciò, que-sta prima pagina tradisce, nella sua formafrastagliata, una certa preoccupazione diserietà; è indubbio, ad esempio, che al pa-ragone della inventiva torrenziale del Con-certo op. 15 in re minore per pianoforte eorchestra, l’apertura della Prima Sinfoniadimostri una certa prudenza, un certo scru-polo di accentuare l’elaborazione a spesedell’invenzione. Certo, ricorrono qua e là imartellamenti beethoveniani della Quintae del Coriolano, ma più come episodi secon-dari, di chiaroscuro, senza l’assolutezza im-perativa dell’originale.

Ancora più lontani da Beethoven i duemovimenti centrali: l’Andante, tutto te-nuto in un fraseggio introspettivo e raccol-to, appena ingrandito da un fervore lirico

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di alto volo, tanto da liberare alla fine l’in-tensa voce di un violino solo; e un Alle-gretto che non è uno Scherzo, né un Mi-nuetto, né un Ländler, ma tutte queste co-se insieme, nello stile mozartiano di unaSerenata e sotto il segno dell’amabilità sen-timentale più privata di Brahms. Il tonoepico è ripreso e ancora amplificato nelFinale; come nel primo movimento unaintroduzione lenta apre la strada, e si trat-ta di una della più alte pagine di Brahms:il paesaggio sonoro ricorda la desolazionemorale già esplorata dalle prime paginedella Rhapsodie per contralto, ma qui c’èuna più forte tensione drammatica cheorienta la composizione dai misteriosi piz-zicati, che sembrano procedere a tentonidentro un cunicolo, all’apparizione lumi-nosa del corno che rompe i vapori umidie spessi con il suo tema solare (alla primaesecuzione londinese, nella primavera del1877, fu sentito come un omaggio a Cam-bridge per la somiglianza con lo scampa-nio della Great St. Mary). L’Allegro nontroppo ma con brio che ne deriva è unapagina che riprende e ancora potenzia lacura elaborativa del primo movimento,ma senza quel fare segreto, anzi portandotutto in primo piano. È dominato dal mae-stoso tema di corale che volutamente ri-corda la melodia dell’“Inno alla Gioia”nella Nona Sinfonia di Beethoven: eccoche la celebre definizione di von Bülow di

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“Decima Sinfonia” assegnata alla nostrapartitura assume così il suo vero signifi-cato: non imitazione, derivazione, omag-gio di un epigono, ma liberazione da untimore reverenziale durato mezzo secolo;per la prima volta, una Sinfonia potevacontinuare Beethoven proprio in ragionedella sua diversità.

Giorgio Pestelli

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Wiener Philharmoniker

Fondati nel 1842 da Otto Nicolai sonoun’emanazione dell’orchestra della Staat-soper di Vienna; la norma statutaria sta-bilisce infatti che solo chi è membro del-l’orchestra dell’Opera di stato può dive-nire membro dei Wiener Philharmoniker,a tutti gli effetti un’istituzione privata chesi autogoverna sulla base di principi de-mocratici e seguendo criteri imprendito-riali. Le decisioni vengono essenzialmenteprese nel corso di assemblee cui partecipae ha diritto di voto l’intero corpo orche-strale.

Nel corso di oltre 160 anni di storianumerose sono le personalità che si sonosuccedute alla direzione. Sotto la guida diHans Richter la compagine si è affermataa livello mondiale, conquistando quellafama che tuttora perdura anche grazie allecollaborazioni con musicisti quali Wagner,Verdi, Bruckner, Brahms e Liszt, che ladiressero o si esibirono come solisti insiemeall’orchestra. La prima volta all’estero deiWiener Philharmoniker fu per la Esposi-zione Universale di Parigi nel 1900 sottola direzione di Gustav Mahler, anche seregolari tournée non ebbero inizio che nel1922 sotto la direzione di Felix von Wein-gartner, e dopo il riconoscimento ufficialedella formazione da parte del governoaustriaco. Di rilevanza storica assoluta fu

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lo stretto legame che si sviluppò conRichard Strauss, che rappresenta una dellefigure chiave nella storia della formazione.Di pari rilievo furono la collaborazione conArturo Toscanini (1933-1937) e WilhelmFurtwängler (1933-1945 e 1947-1954).Dopo i difficili momenti vissuti nel corsodella seconda guerra mondiale impor-tanti furono i rapporti con Karl Böhmed Herbert von Karajan poi nominatidirettori onorari e con Leonard Bernstein,anche lui riconosciuto membro onorariodei Wiener Philharmoniker. Attraversoun’attività intensa di concerti e incisioni,la compagine continua ad affermare lapropria unicità che trova forse la miglioreesemplificazione nell’annuale concerto diCapodanno e nel ruolo guida che ricoprenell’ambito del Festival di Salisburgo.Sebbene l’orchestra si sia tenuta al passocon i tempi è rimasta fedele alla sua tra-dizionale autonomia mantenendo alla ba-se della propria indipendenza economica,artistica e organizzativa la stagione in ab-bonamento.

Partner Esclusivo dei Wiener Philharmoniker

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Daniele Gatti

Daniele Gatti è Direttore Musicale dell’Or-chestre National de France dal settembre2008, e dal settembre 2009 Direttore Lau-reato della londinese Royal PhilharmonicOrchestra (di cui era stato Direttore Musi-cale nei tredici anni precedenti). Tra gli inca-richi ricoperti in passato, quello di DirettorePrincipale della Opernhaus Zürich (2009-2012), di Direttore Musicale al TeatroComunale di Bologna (1997-2007) e all’Ac-cademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma(1992-1997), nonché di Direttore OspitePrincipale della Royal Opera House a Lon-dra (1994-1997).

Ha un rapporto privilegiato con i Wie-ner Philharmoniker e con la Royal Con-certgebouw Orchestra, essendo presentenelle loro stagioni e in numerose tournéeinternazionali. Dirige le più importantiorchestre americane e tedesche, tra lequali la New York Philharmonic, la BostonSymphony Orchestra, la Chicago SymphonyOrchestra, la Symphonieorchester desBayerischen Rundfunks, i Münchner Phil-harmoniker e la Philharmonia Orchestra.

Ha diretto numerose nuove produzioni aVienna (Simon Boccanegra, Moses undAron, Otello, Boris Godunov, Lulu), a Mo-naco di Baviera (Aida, Fidelio), a Zurigo(Falstaff, Parsifal, Otello, Die Meistersin-ger von Nürnberg, Mathis der Maler), al

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Teatro alla Scala (Lohengrin, Don Carlo,Lulu) e a Londra (Falstaff).

Ha diretto al Festival di Bayreuth inau-gurando l’edizione 2008 con Parsifal(spettacolo ripreso per i tre anni succes-sivi). Dopo Elektra del 2010, torna nel-l’edizione 2012 al Festival di Salisburgoper dirigere La Bohème.

Nel corso della stagione 2012-2013,dirigerà i Wiener Philharmoniker a Viennae in una tournée europea, di cui fa parteil concerto odierno, il cui programma com-prende l’intero ciclo delle sinfonie diJohannes Brahms, quale celebrazione delbicentenario della fondazione della So-cietà degli Amici della Musica di Viennadi cui Brahms fu direttore musicale.

Altri appuntamenti futuri comprendonocollaborazioni con Royal ConcertgebouwOrchestra (Nona di Mahler), BostonSymphony Orchestra, PhilharmoniaOrchestra, Orchestre National de France(Requiem di Verdi). Inoltre a febbraio saràalla Metropolitan Opera di New York peruna nuova produzione di Parsifal. Conl’Orchestre National de France, dirigeràin autunno a Parigi l’intero ciclo delle sin-fonie di Beethoven. A dicembre 2013 inau-gurerà la stagione scaligera con La Tra-viata, culmine delle celebrazioni milanesidell’anno verdiano.

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