Forma Mentis

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Forma Mentis PAOLO TOMIO

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Catalogo d'arte .- mostra marzo 2013 Trento

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Forma Mentis

PAOLO TOMIO

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Forma Mentis

PAOLO TOMIO

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SALA THUN - TRENTO

via Manci 2 - via Belenzani 3

dal 20 al 28 marzo 2013

Progetto grafico di

Paolo Tomio

Finito di stampare

nel mese di marzo 2013

presso Alcione - Trento

Immagine di copertina: FORMA MENTIS, 2013, digital art su plexiglass, cm 60x60

Federazione Italiana Degli Artisti - Trento

con il patrocinio di

COMUNE DI TRENTO

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Forma Mentis

PAOLO TOMIO

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FORMA MENTIS

Ho ritenuto interessante, per la qualità e l’approfondimento dei testi, riproporre in catalogo gli scritti di due

importanti critici predisposti per le mie recenti personali. Si tratta, rispettivamente, dei saggi critici di Claudio

Cerritelli per la mostra “L’occhio sinfonico”, presentata a Milano nel 2010, e di Maurizio Scudiero per la mostra

“Lo stupore immaginario”, allestita a Mantova nel 2011. Anche se la maggior parte delle opere esposte sono

nuove e affrontano temi con linguaggi diversificati, mi è sembrato che le puntuali analisi che vi sono esposte

fossero tuttora valide per comprendere il mondo espressivo che ricerco con le mie immagini.

Il titolo “Forma Mentis” scelto per la mostra, è un riferimento esplicito a due concetti che mi stanno a cuore:

quello della “forma”, da sempre centro e fondamento dei miei interessi e del mio lavoro e quello della “forma della

mente”, intendendo con questa espressione quella formazione-deformazione del pensiero, che si viene a creare

nel corso del tempo in chi si invaghisce delle forme e che determina uno specifico modo di vedere e interpretare

il mondo. Si tratta di un approccio “strutturale” alla realtà, in parte conscio perché dipendente dall’educazione,

dagli studi e dagli interessi sviluppati e in parte inconscio, in quanto attinente alla personalità, alla sensibilità,

all’amore per la natura nonché ad una costante ricerca della bellezza. Termine, quest’ultimo, considerato desueto,

anti intellettuale e, quindi, ormai espulso dal vocabolario degli artisti “moderni” oggi interessati più all’aspetto

“concettuale” dell’opera che non alla sua forma diventata, per lo più, ininfluente.

Purtroppo, la malintesa critica di Duchamp all’“arte retinica” (può esistere un’arte visiva non retinica?), ha

contribuito alla teorizzazione dell’azzeramento della forma e all’annullamento del contenuto emozionale dell’arte

a favore di un concettualismo asettico, anonimo e complessivamente arido.

Vale a dire, la noia come ideale esistenziale ed estetico.

Dimenticando che Bellezza e Forma sono anch’essi concetti che, da millenni, stanno alla base di tutte le Arti.

Paolo Tomio

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In “Pilota di guerra”, una considerazione di Antoine de Saint-Exupéry è a mio parere più che mai attuale e la potremmo riferire in particolare all’arte contemporanea: “… la guerra non è una vera avventura, non è nean-che il surrogato di un’avventura. L’avventura si fonda sulla ricchezza dei rapporti che stabilisce, dei problemi che pone, delle creazioni che suscita. Non basta, per trasformare un’avventura, un semplice gioco di testa e di croce, puntare su di esso la vita e la morte…”.Questo pensiero di Exupéry è proprio l’esatto contrario di quanto è accaduto e sta accadendo nella nostra epoca. Un nuovo condizionamento educativo, oltre che un ben preciso orientamento tematico e pragmatico, impronta ormai la struttura mentale non solo di un individuo in rapporto alle convenzioni maturate con l’espe-rienza, ma il sentire comune di intere collettività.L’arte contemporanea accredita soltanto coloro che per primi riescono ad evidenziare una novità visiva. Chi riesce è un genio, chi non riesce è un fallito da gettare nel dimenticatoio. Questo atteggiamento è basato essenzialmente sul profitto e sulla possibilità che l’artista, più che creare in proprio l’opera d’arte, possa farla produrre in quantità notevolissima, in modo da poter rifornire un mercato internazionale, globalizzato.Tomio si avvale delle nuove tecnologie informatiche, per proporci una propria visione che risulta del tutto personale ed esprime un mondo coloratissimo di forme morbide e rarefatte. Come già avevano fatto notare, per altre esposizioni, Claudio Cerritelli (“L’occhio sinfonico”) e Maurizio Scudiero (“Lo stupore immaginario”), questo universo cromatico e questo stupore derivante dalla suggestione di forme e colori, al presente si deli-neano con una rarefazione delle forme e per un impatto visivo che potremmo definire metamorfico.Nelle opere esposte, tutte recenti, possiamo rilevare una diversità compositiva: in alcune possiamo rintrac-ciare delle costruzioni fantasmatiche con contrasto di linee ortogonali e curve, tanto che potrebbe anche ricordare le città futuriste di Sant’Elia. In tutte le altre creazioni, anche se non c’è un vero e proprio iato fra questi due diversi aspetti, le forme morbide che le compongono trasmettono una sensualità avvolgente, an-che perché partecipe di una pittura tonale, o, in altre opere, basata su toni complementari.Il valore di queste tele è determinato anche dalla loro piacevolezza, che volutamente contrasta con un tempo in cui l’impegno sembra debba risultare sofferto o anche noioso. Nella nostra epoca, alla ricerca delle sotti-gliezze si sono persi gli equilibri dell’intelligenza, mentre, nonostante tutto, l’opera d’arte dovrebbe ancora comunicare gioia ed essere goduta anche dai non appartenenti ai lavori.Poiché di certo non sono uno specialista del computer, mi attengo al detto latino: “Sutor, ne ultra crepidam”, considerando anche che queste opere non hanno bisogno di parole.

Aldo Pancheri - Milano, febbraio 2013

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Fluide sonorità

Claudio Cerritelli da “L’occhio sinfonico” - Milano 2010

Non poteva che nascere da una formazione di carattere progettuale e architettonico la visione cromatica che Paolo Tomio propone in queste tele realizzate con sistemi grafici computerizzati, sottratti alla serialità digitale ed inventati - volta per volta - come opere uniche e irripetibili.Nei processi di stampa della digital art la superficie non presenta alcuna vibrazione materica, è un velo uniforme e impalpabile che guida l’occhio lungo le illusioni prospettiche dello spazio, dentro le gradazioni cromatiche generate da sottili trame lineari, fasce chiaroscurali di calibrata perfeziome che determinano la definizione plastica dell’immagine. Consapevole dei processi costitutivi della tecnologia digitale, Tomio non intende simulare la “pittura dipinta” ma è interessato a esprimere l’essenza della luce meccanica sconfinando dalle norme disegnative del progetto architettonico. In tal modo, l’artista mira a trasgredire i codici grafici utilizzati nella sua professione di architetto elaborando forme curve complesse, fluide evoluzioni cromatiche funzionali al piacere dell’occhio che amplifica l’orizzonte mutevole del visibile. Come avviene in alcuni esempi della pittura astratto-ambientale, Tomio sceglie di dialogare fisicamente con la parete espositiva, per questo applica le tele colorate su telai dallo spessore accentuato, quasi per conferire oggettualità alla superficie e renderla fisicamente tattile, anche lungo i bordi esterni. Con quest’orientamento l’artista si concentra sul dinamismo percettivo del colore e – nel contempo - valorizza il senso di sospensione del supporto collocato nel bianco indistinto della parete, come una sinfonia vagante nel silenzio del vuoto.

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Un fil rouge dall’astrazione futurista alle cromo-forme di Paolo Tomio

Maurizio Scudiero da “Lo stupore immaginario” - Mantova 2011

Scrivevo nel giugno del 2011, nella presentazione della mostra Senza confine, che vedeva a confronto quattro artisti russi e quattro italiani (tra i quali, appunto, Paolo Tomio), che egli aveva il “valore aggiunto di quella ‘poetica fantasia’ che è appunto tipica della professione dell’architetto”. In altre parole, la sua formazione, fatta non solo di utopica invenzione ma anche di “rigore costruttivo”, gli permetteva di accostarsi all’arte non (o non solo) con appunto lo slancio utopico della “creatività”, o se si vuole usare un termine desueto della “ispirazione”, ma anche con un attitudine progettuale e fattuale che è propria nelle modalità del suo lavoro. E’ per questo che i suoi quadri non sono “dipinti” ma invece realizzati con gli “strumenti della professione”, vale a dire la stampa da computer, quella digitale in genere.Anche questo è un segno della modernità, o meglio della contemporaneità: vale a dire realizzare prodotti artistici con qualunque mezzo, non importa quale.Bisogna però intendersi subito. La sua non è una “imitazione”, o meglio una “dissimulazione”, della pittura vera e propria, ma piuttosto una sua “interpretazione” , una sorta di “codice visivo” che si fonda sul superamento delle coordinate eminentemente tecniche con le quali si trova faccia a faccia con il suo lavoro. E’ un “piegare” ai suoi scopi i software di “simulazione” tridimensionale dei volumi architettonici, introducendovi ardite attitudini formali, curvilinee, aerodinamiche.Claudio Cerritelli ha singolarmente titolato il suo testo Fluide sonorità, proprio perché vi aveva colto una sorta di “contiguità” sia con l’idea di Goethe che immagina la “fluidità” dell’acqua come un elemento che si avvicina al concetto di “anima” nell’uomo, sia, credo, con le ricerche su colore e musicalità di Itten, magari filtrato, in epoca più recente, da Luigi Veronesi.

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CATALOGO DELLE OPERE

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LA NAVE DI PIETRA, 2012, digital art su plexiglass, cm 70x70

CHAOS

«Dunque al principio fu il Caos...»

dalla Teogonia di Esiodo

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AGGREGAZIONI CAOTICHE, 2012, digital art su plexiglass, cm 50x50

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NELLE VISCERE DEL VULCANO, 2012, digital art su plexiglass, cm 50x50

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LA NASCITA DEL GRANDE ORDINE, 2012, digital art su carta, cm 50x50

E’ certo un’interpretazione singolare, proprio perché vede in quelle forme plastico-dinamiche di Tomio, come delle “estensioni musicali del colore-luce”, ovvero (come già ben indicava il titolo stesso) “gli aspetti musicali del visibile, le sonorità sinestetiche che s’irradiano dalle forme dinamiche, ben sapendo che tra forme e colore si stabiliscono relazioni poetiche…”.Per parte mia, per mia formazione storica, tendo invece (o inoltre) a relazionare l’opera di Tomio anche in un contesto ulteriore, che è quello formativo dell’artista, specie in ambito geografico dove è emersa con prepotenza la personalità di Depero e con lui del Futurismo.Ma non si tratta solo di un accostamento “territoriale”, proprio perché Depero, a lungo considerato un “minore” (mentre invece oggi ci si rende conto che è il “padre” del Design), od al massimo il “pittore delle marionette”, è invece stato uno dei protagonisti della prima “stagione astratta” italiana tra il 1914 ed il 1916, stagione che anticipò di tre lustri quella universalmente conosciuta come “l’unica” stagione astratta italiana, che ruotava attorno alla galleria “Il Milione” di Milano.Dimenticanza storica dovuta ad una critica ignorante che per anni si è approcciata al Futurismo solo da un punto di vista ideologico, tra l’altro in gran parte errato, e mai si è avventurata nell’approfondire opere e documenti.

Non a caso, il titolo adottato per questa mostra richiama in modo emblematico le avventure dell’occhio sinfonico, gli aspetti musicali del visibile, le sonorità sinestetiche che si irradiano dalle forme dinamiche, ben sapendo che tra suono e colore si stabiliscono relazioni poetiche, allusive, evocative, capaci di sollecitare percorsi irrazionali del pensiero. Non è infatti possibile teorizzare una relazione scientifica tra gli universi paralleli della musica e della pittura, del suono e del colore, esiste piuttosto uno slancio intuitivo che nasce dalle emozioni interiori e che esplora le tensioni dello spazio muovendosi sulle ali del fantasticare.Da un punto di vista formale, l’allusione alle estensioni musicali del colore-luce significa per Tomio affidarsi alle energie sovrapposte delle forme fluide, alla fusione di campi sensoriali disarmonici che portano l’occhio a ritrovare altri tipi di equilibrio. Non vi sono linee rette, composizioni simmetriche, rapporti congrui tra le diverse forme e i differenti pesi cromatici, ma un continuo slittare dei ritmi compositivi che sconfinano dai perimetri logici del pensiero.

Un fil rouge dall’astrazione futurista di Maurizio Scudiero

Fluide sonorità di Claudio Cerritelli

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IMMAGINI FRASTAGLIATE, 2009, digital art su tela, cm 60x60

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LO SCHERMO SENTIMENTALE, 2009, digital art su tela, cm 60x60

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LA COSCIENZA PRIMIGENIA, 2011, digital art su tela, cm 80x80

ORGANISMI

« Un organismo vivente è un’entità soggetta alle leggi naturali, le stesse che controllano il resto del mondo fisico »

Ernst Mayr

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LE COESISTENZE POSSIBILI, 2011, digital art su tela, cm 80x80

Ora, tornando a Depero, egli fu, assieme a Balla, protagonista di quel “Futurismo astratto” che a Roma portava avanti una ricerca “analogica” in contrapposizione a quella “analitica” che invece conduceva Boccioni e la sua cerchia a Milano. Se ne conoscono poche opere, oggi, di quel periodo di Depero, perché in gran parte furono acquistate da vari esponenti dell’avanguardia internazionale, da Igor Stravinskij a Leon Bakst, da Leonide Massine a Diaghilev, per fare solo qualche nome. Ma quelle tuttora di “dominio pubblico”, come il grande olio che sta al Museo Depero (Movimento d’uccello del 1916) mostrano una straordinaria “vicinanza” al lavoro di Tomio. E questo perché Depero, a differenza di Balla che lavorava su campiture a “tinte piatte” che assumevano via via un tono decorativo, aveva invece una pulsione plastica assoluta e quindi nelle sue opere, alle campiture a tinte piatte vi aveva aggiunto lo “spessore”, il volume, come se fossero delle sculture: in altre parole la tridimensionalità. Insomma le sue erano delle “forme astratte pitto-plastico-dinamiche” dove parlare di “forma” e “astrazione” ad un tempo sembra in effetti una contraddizione in termini: un ossimoro.

Quando si trova nella condizione di progettare un’immagine sembra che l’artista voglia agire al suo interno, portarsi di là dal luogo che sta osservando, proprio perché lo sguardo deve svincolarsi dalle relazioni con il mondo esterno ed entrare in simbiosi con gli eventi imprevedibili dell’immaginario. Sembra un paradosso, ma bisogna dire che Tomio è impegnato in una sfida che non a tutti riesce, quella di umanizzare le proprietà del colore digitale, attivando percorsi di lettura giocati sul continuo spiazzamento delle forme, sulla dislocazione delle sue strutture simboliche. Sempre più lontano dalle regole del pensiero architettonico, l’artista coltiva il puro relativismo spaziale, prova l’ebbrezza di smarrirsi nelle gradazioni cromatiche bidimensionali fino a inventare un sistema plastico di elementi avvolgenti e inesplicabili, tali da non avere più vincoli gravitazionali.

Un fil rouge dall’astrazione futurista di Maurizio Scudiero

Fluide sonorità di Claudio Cerritelli

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PAURA DI PRECIPITARE, 2012, digital art su plexiglass, cm 60x60

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DISCORSI ELLITTICI, 2012, digital su plexiglass, cm 60x60

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sopra: LA CONDIZIONE INNATURALE, 2012, digital su plexiglass, cm 75x75

a destra: IL TEMPO DEI RICORDI, 2011, digital art su tela, cm 80x8024

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L’ORIGINE DEL MONDO, 2013, digital art su plexiglass, cm 60x60

EROS

«Eros invincibile in battaglia, Eros, che ti abbatti su chi possiedi...»

dall’Antigone di Sofocle

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SPIRALI, 2013, digital art su plexiglass, cm 50x50

Ma, di fatto, l’astrazione di Balla e Depero non muoveva da una postulazione concettuale ma piuttosto da una sintesi formale che pur sempre originava da un dato oggettivo (o quasi). Nel caso di Depero i dati originanti erano due: il mondo animale e la guerra. Così abbiamo varie “astrazioni animali” e (ancora più interessanti) “rumori di scoppi di granata” dove in sostanza non si dipinge un “dato oggettivo”, ma piuttosto un dato “impalpabile”, come appunto il “rumore”. E questa era una posizione di tutto rispetto, anche nel panorama internazionale.E dunque, tornando a Tomio, le sue volute plastico-dinamiche le vedo molto vicine al lavoro di Depero, ovviamente con un scarto cromatico e plastico in più dovuto all’uso di una tecnologia che il futurista, allora, certo non poteva disporre. Mi riferisco a quella mancanza di “matericità”, cioè del pigmento pittorico, dovuta al processo di stampa digitale che le rende così rifinite. Depero, infatti, non avrebbe potuto realizzare delle sfumature così perfette e poter usare colori così elettrici. Ma lo “spirito”, e certe “volute”, certe “campiture”, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Si vedano, ad esempio, Il tempo dei ricordi del 2011 e Geometrie astruse del 2009, che sono esemplari di quel fil rouge che più o meno consapevolmente lega la ricerca di Tomio alla poetica futur-astrattista di Depero.

In ogni dipinto emerge la dimensione della casualità, l’alterno contrapporsi di tinte fredde e tinte calde, senza che vi sia una ragione univoca che possa sostenere questa dialettica espressiva. Infatti, nelle diverse immagini computerizzate si raccolgono le pulsioni dell’inconscio, la necessità di abbandonarsi ai sensi della vita in modo non più rigidamente progettabile ma attraversato da sensazioni fluide. I titoli parlano di organismi innaturali, esplorano la dimensione onirica dell’invisibile, seguono le avventure del pensiero disorganico, esplorano le componenti non esplicite del visibile, si pongono in uno stato di attesa verso nuovi risvegli della sensibilità cromatica. La visione è fluttuante, i perimetri si dilatano, traggono energia dalle forme sconosciute, nascono da tentazioni illimitate, da un metodo creativo dove il senso del vuoto assume un ruolo dominante.

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Un fil rouge dall’astrazione futurista di Maurizio Scudiero

Fluide sonorità di Claudio Cerritelli

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LE OMBRE DEL DESERTO, 2012, digital art su plexiglass, cm 50x50

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RIVINCITE, 2013, digital su plexiglass, cm 50x50

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L’ENERGIA VITALE , 2013, digital art su plexiglass, cm 60x60

Ma, Tomio è andato anche oltre, perché vi ha poi aggiunto quanto la sensibilità pittorica e grafica intervenuta in questi 95 anni che ci separano da quelle opere di Balla e Depero ha via via introdotto. Ad esempio quei “primi piani” su composizioni che si percepisce essere potenzialmente più “vaste” (come in Nel ventre materno del 2011), proprio a significare quasi un’insistenza topologica, ovvero la ricerca di un “nucleo” dentro all’opera, un topos originante dal quale, cioè, nasce questo slancio dinamico e curvilineo, questa attitudine morfo-genetica di forme che nascono e poi crescono su stesse fluttuando nello spazio, e quindi in questo loro fluttuare e crescere non sono mai uguali a se stesse. Ebbene, in questo contesto, il colore assume a tutti gli effetti una serie di significati traslati, di natura emotiva, spirituale ed anche musicale. E questo ci riporta ancora al Futurismo, a quel grande quadro di Luigi Russolo del 1911 che sta all’Estorick di Londra, titolato semplicemente La musica. Ebbene in quell’opera, le “onde musicali”, che dinamicamente si dipartono a raggiera dal pianoforte, assumono via via i colori di un ampio arcobaleno secondo un codice che è soprattutto basato su una evidente empatia cromatico-musicale. Come dire che certe “corde” sono immanenti, eterne, immutabili.

A osservare da vicino le campiture del colore digitale si avvertono forme nitide oscillanti che abitano lo spazio attraverso minime variazioni di tono, dall’azzurro glaciale a calde densità del rosso, con variazioni verso il viola che non escludono zone sospese nel verde e minimi bagliori del bianco che incontrano le vibrazioni del blu. Non è possibile descrivere ciò che Tomio pone in risalto nell’evento topologico di ogni opera, lo spazio non è mai statico, le forme si piegano, si avvolgono, lasciano intuire le parti nascoste, ciò che sta dietro la soglia dell’immagine. La visione elastica esprime lo stato di inquietudine del pensiero travolto da tensioni curvilinee che l’artista deriva dalla memoria degli elementi naturalistici, soprattutto la predilezione per i movimenti ondeggianti, situazioni fluide che consentono di rimandare alla citazione goethiana che immagina l’acqua come elemento che somiglia all’anima dell’uomo. L’osservatore non può fare altro che entrare nel circolo vizioso delle costruzioni luminose, in quel campo mutevole di percezioni cangianti dove le relazioni cromatiche esprimono fasi combinatorie sfuggenti.

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Un fil rouge dall’astrazione futurista di Maurizio Scudiero

Fluide sonorità di Claudio Cerritelli

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INVOLUZIONI NATURALI, 2013, digital art su plexiglass, cm 60x60

THANATOS

« Dormono, dormono sulla collina. Dormono, dormono sulla collina..»

da: Non al denaro non all’amore né al cielo” di Fabrizio D’Andrè

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IL CONCETTO DI TEMPO, 2013, digital art su carta, cm 50x50

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L’UOVO PRIMORDIALE, 2013, digital art su carta, cm 50x50

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sopra: LE FORME CICLICHE, 2013, digital art su carta, cm 50x50

a destra: PASSAGGI DI STATO, 2013, digital art su plexiglass, cm 50x5038

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RITORNO AL DISORDINE, 2013, digital art su carta, cm 50x50

Possiamo solo tentare o cercare di dar loro “nuove forme”, di allargare lo “spettro” delle sensibilità, di “fluidificare” ulteriormente i nostri recettori. E’ quello che gli artisti sono chiamati a “fare”: allargare via via i confini della nostra percezione, oppure accorciare via via il gap che ci separa dal raggiungimento di una “sensibilità ulteriore”.Taluni pensano che per fare ciò sia neces-sario trasformare il mondo dell’arte in una serie di pagliacciate, di inutili, tristi e ripetitive, performance, di deliranti installazioni, o, infine, di extra-minimali “assenze”. Forse però è ora che il mondo dell’arte si riappropri della “fisicità” dell’opera d’arte, ma soprattutto della insostituibile “malìa” della sua forza evocativa.In questo senso, i “plastici colori” di Tomio, sono un contributo prezioso per ritrovare questa perduta dimensione “ottica”, quella “fissità dello sguardo” (perché come ipnotizzati dalla suggestione di forme e colori), che invece cumuli di “detriti” ci avevano fatto distogliere.

Tutte le energie liberatorie di questa ricerca garantiscono all’occhio sinfonico di cui parla Tomio ampi margini di manovra per alternare colori pacati e colori squillanti, senza mai rinunciare al desiderio di forme morbide, sinuose, ripiegate all’interno di una complessità formale seducente come può essere un microcosmo che si dilata verso l’infinito.Il concetto di “continuum” allude all’estensione illimitata delle forme, in realtà ogni immagine è una porzione di spazio posta in relazione con la totalità, dettaglio di uno flusso curvilineo ben più ampio dove la pluralità degli elementi dinamici cresce a dismisura.In realtà, sognando queste atmosfere luminose l’artista si immerge nelle spirali della conoscenza realizzando immagini sempre diverse, visioni provvisorie di un universo cromatico come luogo di libertà espressiva, tensione a trasformare un frammento circoscritto in una visione totale.

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Fluide sonorità di Claudio Cerritelli

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BIOGRAFIA

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Nato nel 1947, vive e lavora a Trento.Dopo gli studi superiori, si iscrive al Corso superiore di Industrial Design presso il Magistero di Firenze ; dopo aver frequentato il primo anno, si trasferisce alla facoltà di architettura del Politecnico di Torino dove, contemporaneamente, collabora come industrial designer nel settore dello styling automobilistico, del design e della grafica progettando veicoli sportivi, industriali, city cars, arredi urbani stradali e oggetti di design.Si laurea in architettura nel 1974 e comincia a esercitare l’attività libero professionale a Trento come progettista e direttore dei lavori nell’edilizia privata e pubblica. Alla professione di architetto si affianca l’attività di insegnante, prima di materie artistiche presso l’Istituto d’Arte e poi di disegno tecnico e tecnologia presso l’Istituto Tecnico. Vince con l’arch. Roberto Ferrari il concorso a Pergine Valsugana per il restauro della sede del Comprensorio e la realizzazione del nuovo teatro comunale. Vince con l’arch. Alda Rebecchi il concorso per la pavimentazione e l’illuminazione del centro storico di Trento. Vince il concorso a Cles per la realizzazione del plesso scolastico con scuola media, palestra e centro pubblico. Ha pubblicato con l’arch. Alda Rebecchi il libro su “L’arredo del centro storico di Trento” Trento 1991Ha pubblicato con l’arch. Fiorino Filippi, il “Manuale del porfido”, ES.PO, Albiano - 1994 Parallelamente all’attività professionale continua a coltivare l’interesse per il mondo artistico partecipando, in gruppo con altri artisti o da solo, a numerosi concorsi per sculture e installazioni da collocare in edifici pubblici affrontando l’uso di materiali diversi. Interessato più alla ricerca e allo studio di “metodologie della creazione-progettazione artistica” mediante la definizione di sistemi complessi, aperti e ripetibili, che alla creazione dell’opera unica, approfondisce il problema della riproducibilità tecnica, della produzione seriale, dei multipli e delle potenzialità rese possibili dalle nuove tecnologie. Da sempre produce delle opere grafiche che affrontano il mondo della geometria e della composizione di volumi in cui è leggibile un chiaro riferimento alle avanguardie storiche dell’architettura e dell’arte. Una sua opera “Frammenti di immagine, immagine in frammenti” del 1982, si trova presso il Museo delle Albere a Trento. Dal 2009 comincia a sviluppare un ciclo di opere di impegno civile - nominato “Abachi” - che utilizzano un libero assemblaggio di immagini grafiche, pittoriche e fotografiche rielaborate - personali e di origini varie - attraverso le quali intende ricostruire un nuovo mondo di relazioni e significati che nascono grazie al recupero delle memorie sedimentate, alle nuove associazioni d’idee, alle percezioni ed emozioni che suscitano nell’osservatore.Parallelamente, convinto delle potenzialità della elaborazione computerizzata, sviluppa una serie di composizioni astratte policrome con forme plastiche e organiche libere e svincolate da riferimenti storici, definite “Forme morbide” e “Forme liquide”. Le sue opere più conosciute si situano nell’area di un’astrazione interessata e attenta a tutte le forme organiche che rimandano, direttamente o indirettamente, al mondo della Natura.

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Cura e pubblica dal 2012 la rivista digitale mensile online FIDAart che tratta di arte e cultura in Trentino- Adige. 2010 Ha vinto il concorso per un’opera d’arte grafica per il Comune di Taio 2012.Ha vinto il concorso per un’opera d’arte grafica per il Comune di Calliano Personali“L’occhio sinfonico” presso lo Spazio Symposium XXI - Milano;“Morfologie luminose” presso il Grand Hotel Trento - Trento;“Gli ospiti sono speciali” presso il Museo del Turismo Trentino - Montagnaga;“Lo stupore immaginario” presso la galleria Arianna Sartori - Mantova;Collettive “Il museo e la sua immagine” presso il Museo Provinciale delle Albere - MART - Trento. “Ciao Giorgio” in memoria di Giorgio Gaber presso il Palazzo della Ragione - Milano; “Artisti in cielo e in terra” presso la Libreria Bocca, Galleria V. Emanuele II - Milano; “Artisti per Italia Nostra” presso il Museo della SAT - Trento;“RenArt-2010” presso la Torre Mirana - Trento; “Appunti di viaggio” con la FIDA-Trento presso Palazzo Lodron - Trento;“Il verde nel mondo contemporaneo”presso Spazio artistico E-Art - Castelfidardo;FIDA-Trento “Senza confine - 4+4 artisti” presso Palazzo Lodron - Trento;“Carnets de voyage - quatre artistes italiens” presso la Galleria Clerc - Losanna;“Montagna Immaginata” presso XII BITM, Borsa Internazionale Turismo - Trento; “Il libro che non c’è” libri d’artista, presso Bookique - Trento;“I sognalibri” 36 segnalibri d’artista presso le Biblioteche comunali - Trento;FIDA-Trento 2011 “Non si va mai così lontano...”; presso il Grand Hotel Trento;“Forest Magic Mountain” press la F.A.O. - Roma;“astrazioni 7” sette artisti astratti trentini presso la Torre Mirana - Trento;“Approdi incerti” 5 artisti trentini + 5 artisti veneti presso il Forte Alto - Nago;“parole, parole, parole...” presso Bookique – Trento;“Nell’inconscio dell’uomo” presso Spazio d’Arte L’Altrove - Ferrara;“Magica Montagna” presso XIII BITM, Borsa Internazionale Turismo – Trento;“Energia nell’arte e nella vita” presso il Teatro comunale – PerginePAOLO TOMIO: Via Cernidor, 43 38123 Trento (Italia) - Tel. [email protected] - www.tomiopaolo.com - www.facebook.com/paolo.tomio

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INDICE DELLE OPERE

LA NAVE DI PIETRA, 2012

digital art su plexiglass, cm 70x70

« Dunque al principio fu il Caos...»

dalla Teogonia di Esiodo

CHAOS

« Un organismo vivente è un’entità soggetta alle leggi naturali, le stesse che controllano il resto del mondo fisico »

Ernst Mayr

ORGANISMI

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AGGREGAZIONI CAOTICHE, 2012

digital art su plexiglass, cm 50x50

NELLE VISCERE DEL VULCANO, 2012

digital art su plexiglass, cm 50x50

LA NASCITA DEL GRANDE ORDINE, 2012

digital art su carta, cm 50x50

IMMAGINI FRASTAGLIATE, 2009

digital art su tela, cm 60x60

LO SCHERMO SENTIMENTALE, 2009

digital art su tela, cm 60x60

LA COSCIENZA PRIMIGENIA, 2012

digital art su tela, cm 80x80

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LE COESISTENZE POSSIBILI, 2011

digital art su tela, cm 80x80

IL TEMPO DEI RICORDI, 2011

digital art su tela, cm 80x80

PAURA DI PRECIPITARE, 2012

digital art su plexiglass, cm 60x60

DISCORSI ELLITTICI, 2012

digital art su plexiglass, cm 60x60

LA CONDIZIONE INNATURALE, 2012

digital art su plexiglass, cm 60x60

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« Eros invincibile in battaglia, Eros, che ti abbatti su chi possiedi...»

dall’Antigone di Sofocle

EROS

« Dormono, dormono sulla collina. Dormono, dormono sulla collina...»

da Non al denaro non all’amore né al cielo» di Fabrizio D’Andrè

THANATOS

pagpag

L’ORIGINE DEL MONDO, 2013

digital art su plexiglass, cm 60x60

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SPIRALI, 2013

digital art su plexiglass, cm 50x50

LE OMBRE DEL DESERTO, 2013

digital art su plexiglass, cm 50x50

RIVINCITE, 2013

digital art su tela, cm 50x50

L’ENERGIA VITALE, 2013

digital art su plexiglass, cm 60x60

copertina: FORMA MENTIS, 2013

digital art su plexiglass, cm 60x60

INVOLUZIONI NATURALI, 2013

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IL CONCETTO DI TEMPO, 2013

digital art su carta, cm 50x50

L’UOVO PRIMORDIALE, 2013

digital art su carta, cm 50x50

LE FORME CICLICHE, 2013

digital art su carta, cm 50x50

PASSAGGI DI STATO, 2013

digital art su plexiglass, cm 50x50

RITORNO AL DISORDINE, 2013

digital art su carta, cm 50x50

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Forma Mentis

PAOLO TOMIO