I Kanun delle montagne albanesi

7

description

Fonti, fondamenti e mutazioni del diritto tradizionale albanese

Transcript of I Kanun delle montagne albanesi

Page 1: I Kanun delle montagne albanesi
Page 2: I Kanun delle montagne albanesi

1. I discorsi, le pratiche e le rappresentazioni di cui si occupa questo li-bro riguardano le consuetudini giuridiche albanesi. Queste sono state og-getto nel corso dell’ultimo secolo sia di una mitizzazione che le ha por-tate ad incarnare per un certo periodo gli ideali romantici della fiera evalorosa gente di montagna1 sia, al contrario, di una demonizzazione chele ha dipinte come residui di una barbara cultura della violenza2; ciò è av-venuto anche grazie alla codificazione di tali norme, fino ad allora traman-date oralmente, da parte di diversi studiosi. L’opera che maggiormente hacondizionato le ricerche sul diritto consuetudinario albanese e che, in uncerto senso, ha costruito l’immaginario degli stessi albanesi su queste que-stioni dalla seconda metà del ’900 ad oggi è stata Kanuni i Lekë Dukagji-nit, del padre francescano di origine kosovara Shtjefën Kostantin Gjeçovie pubblicata postuma dai padri francescani di Scutari nel 19333. Le vicen-de che hanno interessato l’Albania nell’ultimo secolo hanno modificato,anche in modo rilevante, le pratiche e le rappresentazioni legate al dirittoconsuetudinario, tuttavia non sono riuscite ad eliminarlo. Queste soprav-

Introduzione

1 Cfr. U. Brunnbauer, R. Pichler, Mountains as «Lieux de Mémoire». HighlandValues and Nation-Building in the Balkans, in “Balkanologie”, vol. VI, nn. 1-2, décem-bre 2002, pp. 92-100.

2 Cfr. S. Schwandner-Sievers, The enactment of ‘tradition’. Albanian constructionsof identity, violence and power in times of crisis, in Anthropology of Violence and Conflict,edited by Bettina E. Schmidt and Ingo W. Schroder, Routledge, London-New York2001, pp. 97-120; Id., Albanians, Albanianism and the strategic subversion of stereotypes,in “Anthropological Notebooks”, vol. 14, n. 2, 2008, pp. 47-64.

3 S.K. Gjeçovi, Kanuni i Lekë Dukagjinit, Shtypshkroja Françeskane, Shkodër1933.

Page 3: I Kanun delle montagne albanesi

Introduzione

vivenze4 si sono concentrate soprattutto nelle montagne del nord del pae-se, ma le migrazioni interne le hanno portate anche nei maggiori centriurbani dove si sono trovate in un contesto destrutturato rispetto a quellod’origine. Oggigiorno alcuni elementi delle consuetudini sono al centrodi intensi dibattiti nazionali ed internazionali giacché l’Albania, da pocomembro della Nato, aspira a far parte dell’Unione Europea. Su tutti è lavendetta di sangue, la gjakmarrja, che, essendo in aperto contrasto con lalegge statale, mina l’immagine internazionale del piccolo Stato balcanico.La gjakmarrja è persino riconosciuta da alcune nazioni come motivo suf-ficiente per concedere a chi ne è vittima il permesso di soggiorno per mo-tivi umanitari5. Tuttavia, questo non è l’unico elemento delle consuetudi-ni che interferisce con le pretese assolutiste dello Stato, vi è anche l’istitutodella mediazione che, avendo come base il Kanun (per ammissione dei di-retti interessati)6, è stato più volte legittimato, anche tramite delle leggi,dalla classe politica. Siamo di fronte ad una pluralità fluida di ordinamen-ti giuridici, giacché questi (diritto tradizionale e diritto statale) non ap-paiono monoliticamente contrapposti ma sempre in rapporto dialetticotra loro. L’Albania ha subito, accettando di buon grado, molti trapianti giu-ridici dal “civilizzato” Occidente, i quali non hanno tenuto conto dellespecificità della situazione locale. Ora si assiste ad una fase di assestamen-to in cui le due anime della realtà giuridica del paese tendono ad avvici-narsi (la tendenza è favorevole al diritto statale), finché, in un periodo di

VIII

4 Sopravvivenza non intesa staticamente nel senso di “passato che vive nell’og-gi” ma in modo dinamico: valori collocati in un mitico passato ma continuamen-te reinterpretati secondo le esigenze del tempo (sul concetto di sopravvivenze cfr.L.M. Lombardi Satriani, M. Meligrana, Diritto egemone e diritto popolare. La Calabrianegli studi di demologia giuridica, Edizioni Qualecultura, Vibo Valentia 1975, pp. 21-23).

5 Nel 2006 il Giudice di Pace di Udine, Pietro Volpe, annullava il decreto diespulsione nei confronti di un cittadino albanese coinvolto in una faida riconoscen-do l’esistenza e l’effettività del Kanun (ordinanza depositata il 22.11.2006). A soste-gno della decisione si riportavano casi simili riconosciuti dal Tribunale di Firenze(25.08.2003) e dal Giudice di Pace di Bari (29.04.2005). Ho notizia di una senten-za simile presso il Tribunale di Varese (26.06.2008) che, tuttavia, ribaltava una sen-tenza respinta dal Giudice di Pace.

6 Cfr. le interviste ai pacificatori.

Page 4: I Kanun delle montagne albanesi

tempo sufficientemente lungo di stabilità, probabilmente il pluralismo la-scerà il posto ad un unico diritto riconosciuto e rispettato da tutto il po-polo.

2. Questo lavoro farà riferimento al diritto come ad un fenomeno socia-le e, in quanto tale, in perenne mutazione, non commettendo l’errore et-nocentrico d’identificare il diritto con la sola legge statale. Verranno con-siderati giuridici quegli istituti che assumono la funzione di riproduzionedella vita sociale e che una società considera essenziali alla propria coesio-ne e alla propria perpetrazione7.

Né verrà fatto riferimento a modelli statici di tradizione, ma ci si ri-ferirà ad essa come ad un processo mai “puro”, mai “compiuto” e di con-seguenza mai “degenerato”. Del resto, il significato del termine latino tra-ditio rinvia ad idee di consegna, custodia ma anche di trasferimento,narrazione, insegnamento. Dal che si ricava che la tradizione non è sol-tanto conservazione e staticità ma anche innovazione. La prospettiva dia-cronica permetterà di considerare le pratiche nel loro continuo divenire,nel loro incessante sforzo ad adattarsi al mutare dei contesti; si terrà con-to del fatto che assieme alle pratiche e ai contesti mutano anche le rap-presentazioni che una comunità ha di sé stessa, mutano gli elementi chepartecipano alla costruzione delle identità. Consapevoli, inoltre, che nelcorso del tempo gli stessi elementi possono assumere significati differentiin quanto vengono adattati a nuovi contesti socio-culturali.

3. Questo libro è frutto di lunghe ricerche bibliografiche in tante biblio-teche italiane e albanesi e, al contempo, di una ricerca sul campo distri-buita in diversi periodi di permanenza in Albania tra il 2007 e il 2009. Illibro è diviso in tre parti: Fonti, Fondamenti e Mutazioni.

La prima parte è introdotta da una breve storia dell’Albania, necessa-ria per contestualizzare tutta la successiva trattazione. A questa segue l’a-nalisi delle fonti scritte che nell’ultimo secolo hanno costruito l’immaginedelle tradizioni giuridiche in Albania e all’estero, con particolare riferi-

IXIntroduzione

7 Cfr. N. Rouland, Antropologia giuridica, Giuffrè, Milano 1992, p. 135.

Page 5: I Kanun delle montagne albanesi

Introduzione

mento alle edizioni del 1933 e del 1989 del Kanun di Lek Dukagjini. Suc-cessivamente è analizzato il contesto dell’oralità in cui le norme sono na-te e si sono sviluppate e il dibattito sulle loro presunte origini.

Nella seconda parte viene analizzata la struttura dei Kanun, i fonda-menti teorici che ne stanno alla base e le determinazioni concrete chehanno assunto nel corso dei secoli. È inoltre analizzata la struttura socialeentro cui le norme agivano (famiglia, fratellanza, fis, villaggio), la partico-lare condizione della donna e le consuetudini che regolavano il matrimo-nio.

Nella terza sezione il diritto tradizionale è messo in relazione con idiversi tentativi di accentramento del potere che dal medioevo ad oggi siè cercato di attuare nei territori dell’odierna Albania. Dagli statuti che re-golavano la vita delle maggiori città, all’amministrazione veneta, dal do-minio ottomano fino all’indipendenza, al regime comunista e alla demo-crazia. Nello specifico sono analizzate le relazioni tra il diritto positivo delmoderno Stato democratico e il diritto tradizionale e le conseguenze chequesta pluralità di ordinamenti giuridici ha sulla vita degli abitanti dell’Al-bania del nord. In questo contesto sono inserite le interviste alle famigliedi inchiodati, quelle ai membri delle associazioni di pacificazione e ai rap-presentanti delle istituzioni religiose.

Ringraziamenti

La stesura di questo lavoro è il risultato di diversi anni di ricerche, viaggie riflessioni. Queste esperienze mi hanno fatto crescere e maturare, mihanno insegnato a guardare il mondo da un punto di vista differente omeglio da più punti di vista. Ciò lo devo alle persone che mi hanno ac-compagnato in questo percorso e a quelle che, incontrate lungo la strada,mi hanno messo a disposizione le proprie conoscenze e la propria dispo-nibilità. Per primo vorrei ringraziare il professor Eugenio Imbriani: a luidevo molto, umanamente ed intellettualmente. Desidero inoltre ringra-ziare Deni, Andi, Luan e lo Shej Idriz di Scutari (per avermi accolto co-me un fratello e per avermi accompagnato durante le mie interviste); Ju-lika Zypçe (per l’aiuto in alcune traduzioni); Mery e Kol Nuku (per

X

Page 6: I Kanun delle montagne albanesi

avermi fatto sentire a casa mia nella loro casa); il professor Alfred Uçi, ilprofessor Kristo Frashëri, Fatos Lubonja, il professor David Luka, FatmiraMusaj, Skënder Drini, Xhemal Meçi, Diana Luli, il professor Paloka Rro-tani, la professoressa Pllumbesha Lleshi, Luigj Mila, Hil Vila, padre Lucia-no Fozzer, l’imam Mohamed Sytari, il myfti Ndriçim Sulejmani e donAlessandro Mayer (per aver condiviso con me, all’ombra di un registrato-re, le proprie storie e le proprie esperienze); Gjergj Vlashi (che, oltre adavermi concesso un’intervista, mi ha anche fatto dono di un prezioso li-bro); il direttore della biblioteca comunale di Scutari, Gjovalin Çuni (chemi ha dato preziosissime indicazioni per la mia ricerca); Geg Zefi, FranShullani, Adem Isufi, Nue Ded Kulla, Pjeter Nosh Vat Nikaj, Kol Toma,Kol Pjeter Selimi, Zef Sokol Vladaj e Fran Lleshi (membri dell’associazio-ne di pacificazione, che mi hanno esposto il loro punto di vista sul pro-prio lavoro e sulle proprie tradizioni); Bora, suo fratello e la famiglia diKonto (che hanno accettato di raccontarmi situazioni personali delicateper le quali rischiano anche la vita).

Purtroppo per questioni di spazio non è stato possibile riportare leinterviste di tutte le persone che gentilmente me le hanno concesse, rin-grazio comunque tutti perché ciascuno mi ha aiutato a capire e ha con-tribuito al presente lavoro.

XIIntroduzione

Page 7: I Kanun delle montagne albanesi

Introduzione VII

I. Fonti 3Coordinate storico-geografiche, p. 3 - Termini e concetti, p. 13 -Dall’edizione del 1933 a quella del 1989, p. 32 - Un secolo dipubblicazioni, p. 40 - Origini presunte e convergenze, p. 52 -Contesto e mutazione, p. 58

II. Fondamenti 63Struttura, p. 63 - I fondamenti teorici, p. 64 - I fondamenti posi-tivi, p. 73 - Lo statuto della società kanunale albanese, p. 99 - Lafamiglia, p. 103 - La condizione della donna, p. 110 - Membri ag-gregati della famiglia, p. 118 - Il diritto matrimoniale, p. 123 - Lafratellanza, p. 137 - Il fis, p. 139 - Il katun e il bajrak, p. 141

III. Mutazioni 145Tradizione giuridica e potere centrale, p. 145 - Democrazia e Ka-nun, p. 169 - Cattolicesimo, islam e Kanun, p. 219 - OperazioneKanun, p. 230 - Tradizione in atto, p. 233

Bibliografia 235

Indice