I DATI DEFINITIVI DELLO SCIOPERO Filologi, chimici, ingegneri€¦ · boccio:, un motivo ci sarà....

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  • I DATI DEFINITIVI DELLO SCIOPERO

    Filologi, chimici, ingegnerisono i più disobbedientiA guidare la classifica dei diparti-menti `indisciplinati' è nell'ateneopisano quello di Filologia, Lettera-tura e Linguistica i cui solo il34,31% dei ricercatori ha rispostopositivamente all'appello dell'An-vur caricando i propri `prodotti del-la ricerca' (relativi al triennio acca-demico 2011-2014) nel softwareusato perla `valutazione della quali-tà della ricerca' (Vqr). Sul podio

    della protesta che ha nel mirino siail sistema che il blocco degli stipen-di dei docenti seguono Chimica eChimica industriale (37,04%) e In-gegneria civile e industriale(53,41%). Ma anche tra le stanze diBiologia (56,86), Ingegneria dell'In-formazione (63,89) e Scienze veteri-narie (64,29) la mobilitazione con-tro il sistema della valutazione chatrovato adesioni significative, rele-gando l'università di Pisa in fondoalla classifica dell'Anvur. I più dili-genti? Sembrano fare ricerca al di-partimento di Fisica ( 100%), Mate-matica (98,59), Scienze Agrarie,Alimentari e Agro -ambientali(96,72), Informatica (96,08) e Far-macia (96). Una battaglia che sottola Torre è stata sin dall'inizio infuo-cata. Temendo infatti ripercussio-ni economiche, con una mozionedel Cda, l'attuale rettore MassimoAugello aveva bloccato investimen-ti e assunzioni fissati dal bilanciopreventivo, invitando i direttoridei dipartimenti a caricare di uffi-cio i lavori nel sistema informatico.Gesto che ha fatto evidentementeimpennare la protesta.

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  • A PISA IL 23% DEI DOCENTI HA TENUTO DUROE NON HA CARICATO I 'PRODOTTI DELLA RICERCA'NEL SOFTWARE VQR, SOLO LECCE HA FATTO DI PIU':QUI ALLO SCIOPERO HA ADERITO IL 30%

    cercatori in massa contro Anvurisa rischia un taglio di 6 milioni

    l professor icc° l ï: «20tnila euro dí danno per ognì docente W belle'»elle'>,di FRANCESCA BIANCHI

    SEI milioni di euro. E' questa la ci-fra che l'Università di Pisa rischiaconcretamente di vedersi `tagliare'dal fondo di finanziamento ordina-rio. Conseguenza - come spiega ilprofessor Paolo Miccoli, ordinariodi chirurgia e membro del comita-to direttivo di Anvur, l'Agenzia na-zionale per la valutazione delleuniversità e della ricerca - dell'ade-sione record di docenti e ricercato-ri alla protesta contro la Vqr, ovve-ro contro il processo di monitorag-gio. I termini per caricare sul por-tale Anvur pubblicazioni e prodot-ti di ricerca relativi al periodo2011-2014 è scaduto il 14 marzo. Idati sono, quindi, definitivi: l'ate-neo di Pisa ha aderito al processocon una percentuale da `fanalinodi coda', il 77,1% con una mediaitaliana che è del 92%. Una mobili-tazione con la quale ricercatori edocenti chiedono al governo il ri-conoscimento degli scatti di anzia-nità, bloccati dal 2010. Ma che puòmettere in crisi il `sistema Pisa'.

    Professar Miccoli, il nostroateneo - assieme all 'Universi-tà del Salento - è davvero un'caso' a livello nazionale?

    «Si, lo è. I docenti e ricercatoridell'ateneo di Lecce che hanno

    aderito allo sciopero sono stati ad-dirittura il 30%. Ma tra le due uni-versità il paragone non esiste: se aPisa erano attesi 2.673 prodotti,per il Salento solo 1.100. Dimen-sioni assolutamente diverse: il 'ca-so' Pisa è quello più clamoroso».

    Le conseguenze?«Faranno male ai piccoli ateneiche dovranno rimandare nel tem-po le prospettive di crescita, mamolto di più a una università ditradizione e prestigio come Pisa».

    Come è stata calcolata l'sforbiciata' di 6 milioni?

    «E' una simulazione fatta prenden-do in considerazione la metà dei ri-cercatori che non hanno caricato ipropri lavori - dato che ci sono an-che alcuni ricercatori che non han-no orodotto davvero alcunchè nelperiodo 2011-2014 - e che non con-tribuiranno quindi alla determina-zione della quota premiale del fon-do ordinario: il danno stimato è di20mila euro per ogni 'disobbedien-te'. Senza dimenticare le conse-guenze, per esempio, per l'accred-tamento dei dottorati».

    Nelle recendenti edizionidella r Pisa come si era

    iazzata.« ell'ultima edizione, relativa alquadriennio 2004-2010, il nostroateneo era piazzato al dodicesimo

    posto, con una percentuale del96%».

    Cosa accad rà adesso?«E' tutto da vedere. E non dipeen-de dall'Anvur. Sarà il Ministero adecidere se aprire oppure no una`finestra' per permettere ai ricerca-tori di tornare sui propri passi e ri-spondere alla Vqr. ma per ora ilMiur non si è ancora pronunciatoin tal senso».

    Vi%JCLE I V L T i%4°,1E11 professor Paolo Miccoli

  • Dal prossimo anno accademico

    Isee meno rigidoper l'universitàMarzio BartoloniArginare l'effetto del nuovoIsee che in quest'anno accade-mico sta escludendo dallaborsa di studio fino a oltre il20% degli studenti dell'annoprecedente. Questo l'obiettivodel decreto appena firmato dalministro dell'Istruzione Stefa-nia Giannini che di fatto alzaper l'anno accademico2016/2017 le soglie massimeIsee e Ispe rispettivamente a23mila e a 5omila euro (que-st'anno sono a 2lmila e 3Smila).

    Dopo un lungo pressing de-gli studenti universitari chehanno criticato in più occasio-ni le nuove modalità di calcolodell'indicatore del reddito edel patrimonio che hanno col-pito molti beneficiari dell'an-no passato il Miur ha decisodunque di correre ai ripa-ri: «Con questo decreto - av-verte la Giannini - c'è un recu-pero notevole del calo di borsedi studio che si attestava al21%,secondo le nostre previsioni siarriverà a un recupero del 20%,quindi quasi tutto».

    Per ridurre l'impatto negati-vo di quest'anno del nuovoIsee sul diritto allo studio (se sumedia nazionale oltre il 20%degli studenti ha perso laborsadi studio nell'ultimo anno ac-cademico, in Sicilia si è rag-giunta una punta del 40%) al-cune Regioni nei mesi scorsihanno messo in campo inter-venti compensativi. «Sonod'accordo - ha ammesso il mi-nistro - con quella parte deglistudenti che costruttivamente

    dice che c'è stata una penaliz-zazione forte nell'applicazio-ne di certi parametri: li abbia-mo rivisitati venendo incontroalle loro richieste e facendocon il ministero del Lavoro lavalutazione di quanto si recu-pera e di quanto si rimanga inunquadro di equitàe di diagno-si di evasione fiscale». Canta-no vittoria le associazioni stu-dentesche, che nelle scorsesettimane hanno portato avan-ti una battaglia su questo fron-te chiedendo tra le altre cosel'abolizione dell'indicatoreIspe. «Questo decreto è impor-tantissimo - avverte AndreaFiorini, presidente del Consi-glio nazionale degli studentiuniversitari - adesso la prioritàè che le Regioni attestino lapropria soglia Isee e Ispe il piùvicino possibile alla sogliamassima così come adeguatadal decreto appena firmato»

    Sempre ieri la commissioneCultura della Camera ha ap-provato all'unanimità la riso-luzione che impegna il gover-no arivedere la normativa Iseee Ispe per estendere la plateadei beneficiari del diritto allostudio universitario. «Con lenuove soglie si amplierà lapla-tea degli idonei ai benefici deldiritto allo studio, che avevasubito una contrazione signifi-cativa con le nuove modalità dicalcolo dell'Isee e dell'Ispesebbene non fossero interve-nute modifiche nel reddito opatrimonio delle famiglie», av-verte Manuela Ghizzoni (Pd).

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  • UNIVERWAL , IL CASO OPEN DAY®re o' contro i papa:

    non scegliete per i figliLUCIDE VIT

    MILANOAD APRIRE il dibattito è stato un inter-

    vento del rettore del Politecnico diMilano, Giovanni Azzone: «Genitori,

    non venite agli open day. Lasciate che i vo-stri figli scelgano l'università da soli». Co-me dire: se diventano bamboccioni, un mo-tivo ci sarà. Una presa di posizione che hascatenato reazioni sia tra i genitori che tragli accademici. Il rischio, secondo chi condi-vide l'invito del rettore, è di ottenere l'effet-to opposto a quello voluto dagli eventi diorientamento alla scelta della facoltà.

    A PAGINA 22

  • L'anatema di Giovanni Azione,Politecnico di Milano: mamme e papà smettanodi influ( izare i ragazzi. Scontro tra esperti

    La sfida dei rettori"Genitori, non veniteagli open day per i figli"

    LUCA DE VITO

    MIi.ANo. Ad aprire il dibattito è sta-to un intervento del rettore del Po-litecnico di Milano, Giovanni Azio-ne: «Genitori, non venite agliopen day. Lasciate che i vostri figliscelgano l'università da soli». Co-me dire: se poi vengono su bam-boccio:, un motivo ci sarà. Unapresa di posizione che ha scatena-to molte reazioni sia tra i genitoriche tra gli accademici. Il rischio,secondo chi condivide l'invito delrettore, è di ottenere esattamentel'effetto opposto a quello volutodai grandi eventi di orientamentoalla scelta della facoltà, ovvero"iper proteggere" i ragazzi, impe-dendogli di imparare a cavarselada soli e di acquisire quelle abilitàche poi sono fondamentali per af-frontare il mondo del lavoro.

    «t vero, quello dei genitori agliopen day è un fenomeno in cresci-ta - dice Gianmaria Ajani, retto-re dell'università di Torino - pa-radossalmente adesso che faccia-mo più orientamento, vediamopiù mamme e papà che interven-gono, mentre in passato, quandonon si facevano gli open day, se nevedevano pochi. Concordo con Az-zone: lascino i ragazzi liberi di sce-gliere. Se proprio si vogliono infor-mare, guardino i siti degli ateneiche spiegano tutto. Ma senza in-tervenire».

    Non mancano però le obiezioni.La prima è di carattere economi-co: i genitori pagano le rette dei ra-gazzi e quindi è un loro diritto sa-pere dove andranno a studiare i fi-gli, anche per capire se l'investi-

    mento sarà oculato. «Questo feno-meno è anche conseguenza dellacrisi del sistema- sostiene Massi-

    mo Augello, rettore dell'universi-tà di Pisa -e delle diverse prospet-tive dello studio. In passato si ave-vano più certezze e le opportunitàc'erano, oggi cene sono molte me-no». L'altra obiezione è che non sipossono privare i genitori del dirit-to di dare un consiglio. E i suggeri-menti, specie in tempi di incertez-ze, possono essere decisivi: «Per idiplomati oggi è molto difficile sce-gliere - dice Paolo Comanducci,rettore dell'università di Genova- molto spesso sbagliano e poi la-sciano gli studi. Abbiamo tassi diabbandono o di cambio di percor-so troppo elevati: da questo puntodi vista, più opinioni i ragazziascoltano meglio è. Credo che i ge-nitori siano un interlocutore privi-legiato». Eppure la possibilità di fa-re danni è dietro l'angolo: «Ci sonogenitori che vorrebbero che i figlifacessero quello che loro non han-no fatto - aggiunge Luigi Dei, ret-tore di Firenze - credo che sia il di-spetto peggiore che si possa fare.Molti poi danno consigli sbagliatiin buona fede, perché si basanosulle loro esperienze senza valuta-re che i tempi e il mondo del lavorosono cambiati».

    C'è poi chi auspica una sana viadi mezzo, come il rettore della Sa-pienza di Roma Eugenio Gaudio:«Non è giusto che un giovane di-venti strumento di desideri pater-ni e materni, ma non è pensabileche la famiglia sia esclusa del tut-to. lo Stato e gli atenei dovrebberoessere complementari al ruolo del-

    la famiglia: se mancano le istitu-zioni, i ragazzi non hanno altri rife-rimenti».

    Alla Bicocca di Milano, il proble-ma si sta già affrontando da qual-che anno. «E da considerare un fe-nomeno sociale emergente - di-ce Elisabetta Camussi, docente diPsicologia sociale e presidente del-la Rete dei servizi di orientamentodell'ateneo - questi genitori nonsono migliori o peggiori del passa-to, ma vivono in prima persona lefragilità dell'epoca contempora-nea. Non è strano che siano piùpreoccupati di un tempo. Per que-sto noi abbiamo pensato degliopen day dedicati esclusivamentea loro: appuntamenti in cui spie-ghiamo perché è sbagliato interve-nire al posto dei figli».

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    NON giallo ma violetto in-tenso è il fiore dello zaffe-rano, che in Spagna, in

    Iran, o tra le Marche e l'Abruz-zo, è tradizionale colore agrico-lo locale. Ad Usurate, 17 chilo-metri a nord di Monza, da duestagioni è entrato nella tavoloz-za della primavera. In 3/4 di et-taro, 7500 metri quadrati, 4 gio-vani contadini piantano l'irida-cea per estrarne gli stigmi e tra-sformarli in circa tre chili buoniall'anno per la spezia preferitaa Milano sul risotto. Trovandosinel cuore della Brianza, hannochiamato il loro zafferano Zaffe-ranza. «La prima volta che horaccolto i bulbi mi sono scortica-to le mani» confessa MatteoBartolini, il 25enne che conIvan Lalli, Andrea Muscarà ePaolo Debenedettis (il più vec-chio di loro ha 30 anni) è unodei Mastri Speziali, storia esem-plare tra le tante di impreseagricole che, come raccontanodi dati Coldiretti, stanno ripor-tando braccia fresche a lavora-re la terra. Nel 2015 in Lombar-dia sono cresciuti di 8mila gli oc-cupati nel settore, per un totaledi 79.514 addetti, un più 11%in 12 mesi. Bartolini, nato aBresso, la passione per i campila covava già al liceo. «Ho stu-diato agraria, poi laurea trien-nale in Statale dove ci siamo co-nosciuti con gli altri, quindi ilnostro stage embedded inAbruzzo, quasi un master doveuna signora ci ha messo a zap-pare insegnandoci i trucchi deipistilli. Vendiamo benissimo a

    Laurea in agrariae tanti passioneboom di giovaniin agricolturaNe l 2015 ottomila occupati in piùLa cresc ita è legata a idee originaliproduzioni bio o a filiera cortaMilano e Como». Pare, sempresecondo Coldiretti, che il 57%dei giovani ami la vita bucolicae preferirebbe aprire un agritu-rismo piuttosto che lavorarecon lauto stipendio in una mul-tinazionale. «Avevo un contrat-

    Quattro under 30 hannomesso su in Brianza in7500 metri quadrati unacoltivazione di zafferano

    to a tempo indeterminato in ungarden francese a Milano, l'homollato per stare nel verde» di-ce Clara Moda, 31 anni, che aCuggiono ha in mezzo ettaro isuoi Giardini di Clara. Più dei ra-gazzi di campagna che abban-donano la città, sono le donne atirare l'aratro. Sono passate dal-le 12mila e 159 del 2014 alle14mila e 185 del 2015, aumen-to del 17%. «Son partita condue arnie su un terreno che sucui i miei pensavano di costrui-re, ora ho due serre dove curopiantine da orto e qualche flori-cola». Non servono per forza di-stese immense. «Sudi un pezzodi terra grande come un A4 pos-sono crescere fino a 200 pianti-ne». Il pubblico invece è vasto.«Più che a Milano città, subitointorno, nei mercatini a chilo-metro zero». È nella felicità dichi coltiva anche solo per hob-by che Clara vede la propria.«Questo ritorno alla terra nonpenso vada spiegato solo con lacrisi, è un'esigenza umana. Mibasta vedere i clienti soddisfat-

    ti dalla piantina di basilico checurano in terrazzo per capirequanto il legame sia forte». An-che Clara, come i Mastri Spezia-li, ha scelto una formazione spe-cializzata, cinque anni di agra-ria in Statale. E il boom delle fa-

    Clara, ex impiegata in ungarden center, coltivapiantine e felicità inmezzo ettaro a Cuggiono

    coltà parla da solo. Negli ultimi5 anni scienze agrarie alimenta-ri e ambientali in Cattolica neicampus di Piacenza e Cremonahanno visto crescere gli iscrittidel 60%, alla Statale più 48%,ovvero da 2.712 a oltre 4mila.Dal 2010 al 2015 boom di im-matricolazioni, con crescitedell'86% per scienze agrarie inCattolica, del 47% per veterina-ria in e del 13% per scienzeagrarie e alimentari in Statale.«No, niente università» spiegasereno il 20enne Davide Nava,20 anni, delegato giovani Coldi-retti Lombardia, terza genera-zione dei Nava che con la loroazienda agricola sono i signoridel suino a Roncello, Monza.«La crescita? C'è nei prodotti in-novativi, di nicchia, con i Ma-stri Speziali collaboriamo, fac-cio il salame allo Zafferanza.Noi combattiamo con la produ-zione su larga scala. Ci siamotrasformati e adesso vendiamodirettamente ai privati. Ci com-prano il piccolo taglio ma ci so-no anche i tradizionalisti che sipresentano più o meno da Nata-le a Pasqua. Chiedono il mezzo

    maiale, 50 o 60 chili di spallaper preparare salsicce a casa». Icampi della Lombardia non so-no un Eden perfetto. «Al di làdelle tendenze, la grandi produ-zioni soffrono» ricorda Alessan-dro Rota, presidente Coldirettiper Milano e Monza Brianza,30 anni oggi, il più giovane pre-sidente Coldiretti d'Italia. «Lacrescita è legata sia all'emerge-re di idee originali che al cam-bio generazionale in corso nel-le campagne. Ma è sempre piùdifficile contrastare le produ-zioni estere a basso costo». Ac-corciare la filiera, come fa a Cas-sano d'Adda Rota che vende ce-reali biologici a chilometro ze-ro per il foraggio, non basta.«Servono etichette più chiaresui prodotti».

    ©RIPROOUZIONERISE-A

  • 79.154Secondo Coldirettigli addetti inagricoltura inLombardia sonodiventati 79.154 conun incremento dicirca 8mila occupati,pari all'11 percentoin dodici mesi

    14.185Le donne occupatein agricoltura sonopassate dalle 12.159del 2014 alle 14.185dell'anno scorso conun aumento del 17percento. Sotto,Clara Moda, 31 anni,nella sua azienda

    60%Gli iscritti alla facoltàdi Scienze agrarie ealimentari dellaCattolica sonocresciuti negli ultimi5 anni dei 60 percento. Alla Statalel'aumento è statodel 48%. Bene ancheVeterinaria, +47%

  • e-1 AllUontrontO ieri sera allafondazione S. Benedettofra il giudice Cassese,Sismondi e Sergio Rizzo

    nAniministrazio

    Giuliana Mossoni

    n Anzitutto il merito, quindila separazione tra politica eamministrazione e infine ilcapitale sociale. È la ricetta, atre ingredienti, suggerita daSabino Cassese, giudice eme-rito della Corte costituziona-le e professore emerito dellascuola Normale di Pisa, peruscire della stallo in cui versala pubblica amministrazioneitaliana.

    II convegno . Cassese è statoospite ieri sera della fondazio-ne San Benedetto, per parla-re della «Selezione della clas-se dirigente: i manager pub-blici locali» insieme a CarloMochi Sismondi, presidentedi Forum Pa, e al giornalistaSergio Rizzo. Un tema volutodai giovani della Scuola di for-mazione, che si sono chiestise nella macchina pubblicaesiste la meritocrazia e quale

    è il rapporto con la politica,ma soprattutto quali possibi-lità ci sono oggi di lavorarenel pubblico con soddisfazio-ne. Il dato di partenza parladi una dirigenza pubblicapiuttosto vecchia, con la qua-le si fatica a «parlare di smartcity». Il giudice emerito, sti-molato dal vicepresidentedella fondazione Marco Nico-lai, ha elencato i quattro fatto-ri di cambiamento dagli anni'70, fino ad arrivare all'ulti-mo, il quinto, mes-so in atto con laleg-ge Madia.

    I punti . Per Casse-se serve anzituttoil merito, ovveroselezioni basatesu un criterio du-plice, l'accesso

    ra, a esempio, fanno delle au-tovalutazioni a casa e, chi losupera, un lungo colloquiodi tre giorni per capire la qua-lità della persona». Di paripasso, Oltremanica il mini-stro non ha un gabinetto, madei consiglieri politici, «men-tre da noi non c'è differenzatra politica e amministrazio-ne», così come, purtroppo,in Italia non viene considera-to il capitale sociale, ovverola rete di cooperazione dellasocietà e la cultura ammini-strativa diffusa.

    La soluzione Quella prospet-tata da Rizzo è introdurre del-le regole per cui le assunzionidi un certo livello nella Pa enelle partecipate si fanno so-lo con bandi pubblici euro-pei, «iniziando dalle autoritàindipendenti». Dal canto

    Premiareil merito , separarel'amministrazionedalla politicae capitale socialei suggerimenti perrinnovare la Pa

    aperto a tutti e il premio a chimostra maggiori capacità. «Ilmeccanismo per far questoesiste già - ha affermato - ilconcorso, ma noi lo gestia-mo malissimo. Esistono mo-di accurati per valutare laqualità delle persone senzafare tre temi e un orale da uni-versità all'Ergife. In Inghilter-

    suo, Mochi Sigi-smondi ha deli-neato l'ammini-stratore localeideale moderno:un uomo che vi-ve nel tempo del-la sussidiarietàorizzontale, checapisce la ric-

    chezza e la complessità delterritorio. «Il fatto è che nonli stiamo cercando così - haaffermato - i nostri ammini-stratori sono profondamen-te ignoranti sui temi negozia-tivi e del territorio. E anchequando gli scegliamo benenon li selezioniamo per farequello che serve adesso». il

    'I ,t goleper una nuo-ch - dirig-t,muministrativa

  • 1111 confronto . II tavolo dei relatori alla fondazione San Benedetto durante il dibattito sulla Pa// FOTO NEG

  • UCENZIAT- E: ca CACCIAALLE a--- —

    Ateneo, via la "furbetta del badge"JAC P ICCA

    pRIMA sanzionata, poi pro-a le mossa e ora licenziata perfalsa attestazione dellapresenza in servizio. Rosa Ma-ria Pilato, la dipendente dell'U-niversità di Torino finita nel mi-rino di un gruppo di colleghiche l'accusavano di essere una"furbetta del cartellino", da ve-nerdì è senza lavoro dopo chel'ateneo l'aveva già punita a no-vembre con 30 giorni senza sti-pendio. Per poi promuoverla.

    SEGUEAPAGINAV

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    ofurbetta ba(ge?

    L'unive it: via la funzionaria ce i rava col truccoï si difende e fa ricorso: "Ho già subito una sanzione"

  • Periti, dal 2017 prontala laurea professionalizzanteEntro il 2025 il sistema produttivo italiano avrà bisognodi oltre due milioni di professionisti tecnici di livello in-termedio . Che però nessuno si è preoccupato di formare.Da questo punto di vista la riforma universitaria, conl'introduzione del tre più due, è stata completamentefallimentare . La risposta a questa esigenza espressa dalmondo delle imprese è quella delle lauree triennali pro-fessionalizzanti. Solocosì il sistema forma-tivo potrà risponderealle richieste del mer-cato . La riforma è or-mai in rampa di lancio epotrebbe vedere la lucegià dal prossimo annoaccademico: la promes-sa è arrivata da Gaeta-no Manfredi presidentedella Conferenza deirettori in occasione delconvegno «Università amisura di professione»organizzato dal Consi-glio nazionale dei periti industriali e dei periti industrialilaureati, trovando anche la piena sintonia del ministerodell'istruzione, dell'università e della ricerca, del Consi-glio universitario nazionale e del mondo delle imprese.Tutti d'accordo , quindi, di profili tecnici intermedi cene sarà sempre più bisogno . Secondo le recenti stimepubblicate dal Cedefop, da qui al 2025 nasceranno nuoveopportunità occupazionali per oltre 2 milioni di profilitecnici intermedi, tra cui la quota più significativa nelcampo dell'ingegneria. Ma alla richiesta di competenzetecniche sempre più specializzate , farà da sponda ancheun innalzamento del livello formativo . Stando all 'indagi-ne sulle previsioni di assunzione delle imprese italianerealizzata da Unionca.mere-Exclesior, tra 2011 e 2015, laquota di laureati richiesti per profili tecnici è passata dal42% al 50% , molti dei quali saranno difficili da trovare.Per Gaetano Manfredi , presidente della Conferenza deirettori non ci sono dubbi : Al sistema universitario èpronto per costruire un percorso triennale professio-nalizzante strutturato per un terzo come formazione

    formale , per un terzocome formazione tecni-ca e per un terzo on thejob. Questo non signi-fica creare una bruttacopia dell'esistente, macostruire un triennioche sia davvero formati-vo, con una governancecomposta non solo daiprofessori universitari,ma in maniera pariteticadai rappresentanti delmondo dei lavoro e delleprofessioni». Una dispo-nibilità in questo senso èarrivata anche dalla po-litica. Secondo Mila Spi-cola, consulente tecnicadel ministero dell'istru-zione, «la convergenzaverso questo modelloè ormai completa e percercare di non perderealtro tempo si potrebbeiniziare da un progettopilota a partire, da alcuniprofili professionali». Inquesto quadro si collocail progetto del Consi-glio nazionale dei peritiindustriali, che puntaa creare quel percorsoaccademico triennale amisura di professionetecnica anche assecon-dando quell 'indirizzoche sembra emergereanche dal mondo dellecategorie tecniche dirivedere i percorsi for-mativi universitari perrenderli più professio-nalizzanti e coerenticon la nuova domandadi competenze.

    Marino Longoni

  • MUGNAI REPLICA : «NON È CREDIBILE,

    Rossi: aboure le visìte -rìvate in osmedalep 21PII governatore propone una legge contro l'intramoenia: sparirebbero le liste di attesadi Samuele Bartolini/ FIRENZE

    «In sanità bisogna fare una cosadavvero di sinistra: abolire la li-bera professione intramoenia».E' un Rossi convintamente"rossiano", che vuole sfilarsi dal-la diatriba nel Pd. Il suo post suFacebook dice da che parte sta-re nella partita della sanità pub-blica. 0 dentro o fuori. 0 il medi-co lavoraper il sistema sanitariopubblico e deve essere «a tuttigli effetti un dipendente pagatodallo Stato e non può né deveaprire bottega in proprio», op-pure vada a lavorare nelle im-prese mediche private. «Un po'troppo semplicistico - taglia cor-to il presidente dell'Ordine deimedici di Firenze Antonio Pan ti- ma se ne può ragionare». Certoè che andrebbe cambiata la leg-ge Bindi. Quella che permette almedico di togliersi il camicepubblico a fine mattinata per ve-stire il camice privato di pome-riggio, sempre dentro la struttu-

    il governatore Enrico Rossi

    ra pubblica. Mala partita di Ros-si si gioca soprattutto dentro ilPd. La sua candidatura alla se-gretaria nazionale è di un rneset-to fa e qualche sassolino dallascarpa se lo toglie: «Io con le ro-be vecchie non voglio più averea che fare». E la critica ai toniaspri di Bersani e D'Alema con-tro Renzi ora, come a quelli diRenzi contro Bersani e D'Alemanel passato, è solare. Il suoobiettivo è un altro. «Voglio sot-toporre per la prima volta alla

    presidenza del Pd - dice - unacosa su cui credo che il mio par-tito si debba esprimere». Esull'abolizione dell'intrarnoe-nia mette sul tavolo le creden-ziali. «Penso di aver imparatoqualcosa dalla mia doppia espe-rienza di assessore alla sanità».Tanto che la legge di iniziativapopolare sancirebbe - a suo dire- lo stop alla corruzione, alla di-seguaglianza in sanità e abbatte-rebbe le liste di attesa. Un sassonello stagno che fa saltare sullasedia il vicepresidente forzistadella commissione sanità Stefa-no Mugnai che risponde: «Quel-lo che dice Rossi non è credibile.Ë lui stesso ad avere creato lecondizioni perché l'intramoe-nia ci fosse. E con la sua organiz-zazione, con i suoi dieci anni diassessore alla Sanità e ora di pre-sidente della Regione che le listedi attesa sono esplose». Le listedi attesa. La vera chiave secon-do Mugnai per capire la politicasanitaria della Regione: «Sonoqueste che spingono verso la

    professione intramoenia e altempo stesso rappresentano unrisparmio per le aziende. Il citta-dino che ha già pagato le tasse eche si troverebbe a pagare an-che un ticket si trova costretto,per ottenere una prestazione su-bito, a pagare per rivolgersi allaintramoenia». Ma è il meccani-smo economico a inquietareMugnai: «Il paziente paga, adesempio, 100 euro per l'intra-moenia. Bene, 40 di questi van -no all'Asl di competenza». MaRossi reclama una quantità con-siderevole di delibere per argi-nare il fenomeno dell'intramoe-nia. Una in particolare tuttorain vigore. «Quella del 2009 - glidà man forte l'ex direttore dellasanità toscana Giovannini - cheobbligala sanità pubblica ad ef-fettuare l'intervento chirurgicoper un tumore entro 30 giorni».E Giovannini smonta anche ilguadagno per le Asl. «Sono 25milioni all'anno. Un'inezia difronte ai 7 miliardi di bilanciodella sanità regionale».

  • Super pr 40ari dimezzati dalla rifoAsi Costa, il piano di De Lauretis: «Creeremo i "focus hospital" dove accorpare le eccellenze, via chi fa pochi interventi»

    II PISA

    Inutile nascondersi dietro un di-to: la riforma prevede anche au-sterità e tagli. Non produrrebbenessun effetto positivo un'unio-ne senza fusione. Ma a dover di-gerire i sacrifici in questa fasedella rivoluzione non saranno icittadini. La prima sforbiciataMaria Teresa De Lauretis, con-fermata due settimane fa allaguida della maxi Asl della Tosca-na Nord ovest, la assesterà aigrandi dipartimenti.

    Dimezzali i super primari.«La legge di riforma del sistemasanitario regionale - dice la ma-nager che ha convinto EnricoRossi dopo aver rimesso in piedila dissestataAsl di Massa Carra-ra - ci impone alcune cose fon-damentali. Fra queste, l'appro-vazione di un nuovo statuto e ladefinizione della macro organiz-zazione dei servizi sul territorioentro giugno. Questo comporte-rà anche una rivisitazione gene-rale dei grandi dipartimenti chele cinque vecchie Asl avevano alproprio interno. Non potrannoesserci, ad esempio, 5 diparti-menti di prevenzione, ma unosolo». E non potranno essercidoppioni sui grandi settori: chi-rturgia, medicina, oncologia. Og-gi sono 30 i super primari allaguida di gruppi di reparti e unitàoperative nei singoli ospedalidell'area vasta. «Dobbiamo al-meno dimezzarli», dice De Lau-retis.

    Addio indennità (e potere). Icapi dei dipartimenti, all'inter-no dei confini delle vecchie Asl,gestiscono risorse e destini dimedici e pazienti nei singoliospedali. Adesso qualcuno do-vrà rinunciare alla propria posi-zione di potere. Con i "gradi",

    Maria Teresa De Lauretis

    Dove e comesi sposteranno

    le specialitàLa mappa: a Livornola neurochirurgiae a Carrara la radiologiaE a rischio la maternitàdi Piombino

    ve, i pronto soccorso e le riani-

    inoltre, i 15 capi dipartimento ta-gliati «perderanno anche l'in-dennità di carica: 14 mila eurolordi annui su stipendi che si ag-girano intorno ai 140-150 milaeuro».

    Distretti (e sindaci in trin-cea). Ma la data del 30 giugno èuna deadline anche per la vec-chia geografia di governo dei ser-vizi sanitari nei singoli territori.«Entro quella data dovremo averridisegnato la mappa dei distret-ti - dice De Lauretis - Ogginell'area nord ovest, da Massa a

    Piombino, sono 12. Noi credia-mo di dover scendere ad 8 più 1,quello dell'Elba. Abbiamo lascia-to ai sindaci la possibilità di defi-nire una proposta, se ce la conse-gneranno entro i termini ne ter-remo conto». In ballo c'è anchela riorganizzazione (e l'accorpa-mento) delle Società della salu-te. Almeno dove esistono. Inmolti casi sono una enclave poli-tica della gestione della sanità dibase e del welfare socio sanita-rio. Ê chiaro che qualcuno dovràaccettare una condivisione dipoteri e risorse.

    Notti "leggere" in ospedale. Euno dei nodi più spinosi. E sipreannuncia come un terrenodi scontro con i sindacati. Biso-gnerà recuperare medici e infer-mieri per poter assorbire i rico-veri a bassa complessità di cuiCisanello deve alleggerirsi. E perfarlo De Lauretis pensa di sfrut-tare la rivoluzione impostadall'Ue sugli orari di lavoro. «Og-gi un accordo con i sindacatiprevede che in Toscana ci sia unmedico ogni 80 letti durante ilturno di notte. Nel resto d'Euro-pa la forbice è molto più ampia.Naturalmente le terapie intensi-

    mazioni non verranno coinvol-te, ma nelle degenze punteremoa turni più leggeri. Meno medi-ci».

    Eccellenze e i rami secchi.Non tutti potranno continuare afare tutto, almeno non ad alto li-vello. De Lauretis preferisce nondare anticipazioni, ma è difficileche Piombino riesca a salvare lamaternità con poco più di 200

    parti all'anno, visto che la sogliaminima di sopravvivenza stabili-ta dalla legge è di 500. Cecina, adue passi, ne fa 700. Margini disperanza per Barga, invece, vi-sto che un'altra condizione èche una partoriente possa rag-giungere l'ospedale in meno diun'ora. Non da tutta la Garfagna-na si arriva a Lucca in quel lassodi tempo. Ma i tagli toccherannoanche altre aree scientifiche.

    La mappa. «Non si può pre-tendere di mantenere specialitàse si fanno pochissimi interventi- dice De Lauretis - Grazie aduna ricognizione fatta con i pro-fessionisti, primari e medici, ab-biamo tracciato una mappa del-le eccellenze. Una prima bozzadi ciò che porterà alla creazionedei focus hospital, gli ospedali ri-conoscibili per una vocazioneclinica precisa. Così, a Livorno siconcentreranno la neurochirur-gia, la dermatologia del melano-ma e la cura della sclerosi rnulti-pla, che avrà un altro centro dieccellenza a Lucca, dove verràpotenziata anche l'oculistica.L'ospedale Versilia verrà valoriz-zato perle sue competenze neu-rologiche su parlánson ed epiles-sia, poi per la nefrologia; a Carra-ra nascerà il centro di riferimen-to perla radiologia interventisti-ca. Su Massa anche la pneumo-logia dedicata ai disturbi del son-no.

    Ecografie lampo . La rivoluzio-ne delle liste di attesa con visiteambulatoriali specialistiche eesami a 72 ore dalla prenotazio-ne è già partita a Pisa grazie a unaccordo fra Aoup e Asl sulla car-diologia. «Entro maggio - diceDe Lauretis - partiremo con leecografie all'addome».

    (m.n)

    sono 15 i super primari che dovranno rinunciare al loro incarico

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  • BEAUTIFULMINDALEXBARAGOBA

    Da un nsel_Lodel desero«l'antigelo»per gli aerei

    Dall'infuocato deserto della Namibia arrivauna soluzione al problema della formazione di stratidi ghiaccio sulle ali degli aerei durante l'inverno.Sembra un paradosso, ma è proprio quello chesperano accada Jonathan Boreyko (nella foto),professore di Ingegneria biomedica e meccanicaal Virginia Tech, e i suoi colleghi, che sl sono ispiratialla natura per risolvere il problema ghiaccio.Ma che c'entra , professor Boreyko, un insettodel deserto con il ghiaccio sulle ali degli aerei?«La Stenocara gracilipes, o scarabeo del desertodella Namibia, ha come unica fonte d'acqua la nebbiamattutina. L'umidità dell'aria si condensa in gocce sulsuo addome, reso idrofilo dai microscopici rilievi chelo ricoprono, e poi queste gocce scivolano verso labocca dello scarabeo lungo la schiena, che è invecetanto liscia da essere idrofobica Si sa che gli strati dighiaccio si formano quando le gocciolane di condensasi uniscono fra loro. Abbiamo quindi pensatoche alternando zone idrofobiche e idrofile, come sulloscarabeo, potremmo tenere separate le gocce,evitando che formino uno strato continuo di ghiaccio=.In pratica cosa avete fatto?«Abbiamo inciso con la tecnica della fotolitografiauna superficie di plastica creando piccolo aree idrofile,contenenti gli stessi rilievi dell'addome dell'Insetto,circondate da zone lisce idrofobiche. Una voltaesposto il prototipo a un'atmosfera umida e sottozero, abbiamo visto che le gocce condensavanosolo nelle zone idrofile, congelando e poi sublimando,cioè passando direttamente allo stato di vapore,senza unirsi alle altre, troppo distanti. In questo modonon si poteva formare quella pellicola ghiacciatacontinua che appesantisce le ali degli aerei—.Problema risolto?«Forse: adesso dovremo verificare che la cosafunzioni su vaste superfici e che i costidi realizzazione industriale siano accettabili».