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RIVISTA TRIMESTRALEDI CULTURA, STORIA,POLITICA ED ECONOMIA

i QUADERNIDEL TICINOi QUADERNIDEL TICINO

Spedizione in abbonamentopostale - 70% Filiale di Milano

51i QUADERNIDEL TICINO

IV° trimestre 2004

2I Q U A D E R N I D E L T I C I N O

Il Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy” detiene e tratta i dati relativi a ciascun socio - nome, cognome, qualifica,indirizzo e recapito telefonico - ai soli fini di attività associativa (invio di materiale informatico relativo alle nostre iniziati-ve e della rivista i Quaderni del Ticino). Da parte di chi non è socio, il conferimento dei dati, utilizzato con identiche finalità,è facoltativo: è possibile in qualunque momento richiedere l’aggiornamento o la cancellazione, così come è possibileopporsi all’invio del materiale scrivendo al Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy”, Via Colombo 4, 20013 Magenta

Rivista trimestrale di cultura, storia, politica ed economiaNuova Serie - Anno X I- Numero 51Reg. Tribunale di Milano n. 47 del 7-2-1981Spedizione in abbonamento postale - 70% Filiale di Milano

Direttore Responsabile: Fabrizio GaravagliaDirettore Editoriale: Massimo Gargiulo

Redazione: Marco Cozzi, Elio Fontana, Alessandro Maggioni, Antonio Parini, IgnazioPisani, Teresio Santagostino, Fabrizio Valenti

Hanno dato la loro disponibilità alla collaborazione:Antonio Airò, Marco Aziani, Abele Baratté, Sergio Boroli, Angelo Caloia, GiovanniCassetta, Vittorio Castoldi, Piercarlo Cattaneo, Gaetano Ceriani, Luigi Ceriotti, WalterCeriotti, Giovanni Chiodini, Mario Comincini, Roberto Confalonieri, Adriano Corneo,Aurelio Cozzi, Achille Cutrera, Giuseppe De Tommasi, Gigi De Fabiani, Mario Di Fidio,Carlo Ferrami, Romano Ferri, Alessandro Grancini, Franco Grassi, Davide Graziani,Giuseppe Leoni, Marco Marelli, Maria Giovanna Martines, Paolo Musazzi, FrancescaPiragine, Giovanni Pozzi, Francesco Prina, Fabrizio Berto Provera, Carlo Ravazzani,Luigi Rondena, Silvio Rozza, Luciano Saino, Silvano Santucci, Giuseppe Segaloni,Maurizio Spelta, Carlo Stoppa, Carmelo Tomasello, Emanuele Torreggiani, LucianoValle, Gianni Verga.

Editore:

Presidente: Ambrogio Colombo

Redazione ed Amministrazione: Via C. Colombo, 420013 Magenta (MI) - Tel.-fax 029792234 - www.quadernidelticino.it - [email protected]

Prezzo di copertina: €5Arretrati Ia serie : €7, numeri monografici: €10Abbonamento annuo: €15, da versare su C.C.P. n. 14916209 intestato a:Centro Studi Kennedy - Via Colombo, 4 - 20013 Magenta (Mi)www.centrostudikennedy.it

Progetto grafico, impaginazione: Studio GVia Novara, 27 -Magenta - Tel.-Fax 0236544423 - [email protected]: Arti Grafiche Frattini - Dicembre 2004

Foto di copertina: Naviglio Grande - Boffalora Ticino

Marco
Typewritten Text
ISSN 2038-2545

• Il Punto Riformismo in Lombardia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 4M. Gargiulo

• Centro KennedyPer un progetto di governoefficiente e partecipato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 8

Mario Leone: un maestro di vita . . . . . . . . . . . . . .p. 12di T. Santagostino

Sulla città, oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 16di M. Cozzi

• TerritorioConsorzio Navigli Lombardi . . . . . . . . . . . . .p. 18di F. Garavaglia

Migliorare l’offerta di trasporto ferroviario . . .p. 22di L. Corno

Linea S6. Un treno ogni mezz’ora . . . . . . . .p.24di F. Valenti

Breve storia del canale Villoresi . . . . . . . . . .p.28di R. Perotti

Non solo depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.32di A. Folli

Assegnati i lavori per la bonificadell’ex depuratore di Buscate . . . . . . . . . . . .p.34

Dal depuratore al parco . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.36di G. Bandera

• LavoroI Centri Lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 39di I. Pisani

Le istituzioni e la terza età . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 43di A. Grancini

Cooperazione decentrata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 47di A. Crotti

L’internazionalizzazione delle imprese . . . . . . .p. 53di M. Cozzi

• Le nostre contradeQuando si riesuma l’identità . . . . . . . . . . . . . p.60di F. B. Provera

Abbiategusto: oltre i confini dell’Est Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.63di F. Valenti

Il Comune di Travacò Siccomarioe Maha Deva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.66di M. A. Zanella

Ritorno al passato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.70di R. Perotti

Torna a risplendere la Basilica diS. Maria Nuova in Abbiategrasso . . . . . . . . . p.73di S. Lovati

• Cultura del TicinoLuciano Prada . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.80di F. B. Provera

Corbetta per Luciano Prada . . . . . . . . . . . . .p.82di F. Prina, F. Rondena

Riflessioni su un uomo e le sue scelte . . . . .p.85di C. Prada

Luciano Prada, storiografo . . . . . . . . . . . . . .p.88di M. Comincini

Luciano Prada e Federica di Dio . . . . . . . . . .p.92di F. Galli

Mannheimer in chiesa? . . . . . . . . . . . . . . . . .p.96di T. Santagostino

Personale di Antonio Codegoni . . . . . . . . . .p.100

Angelo Panza: l’elfo della filogenesi . . . . . . .p.102di C. De Marchi

Lo zibaldino del Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.104di R. Perotti

• A proposito di sistema elettorale . . . . . . . . . .p.116

3S O M M A R I O

Prima il tormentone del-l'articolo 18, poi quellodelle pensioni, poi

ancora il federalismo e infine,avendo sempre nello sfondo laquestione giustizia, la riduzio-ne delle tasse.Certo è che al PresidenteBerlusconi non mancano ilcoraggio e la fantasia, anchequando sembra messo inangolo, per lanciare sfide fortial Paese (se non all'opposizio-ne) nella speranza di esserepercepito dall'elettorato comeun autentico rinnovatore equindi meritevole del consen-so popolare.Poco importa se talvolta lesoluzioni sembrano più tenereconto dei sondaggi elettoraliche non delle questioni reali

con le quali il Paese si trova adover fare i conti, ci saràtempo e modo per lanciarenuove sfide, che faccianodimenticare quelle irrisolte eabbandonate.In questa strategia Berlusconitrova un largo spazio di mano-vra nelle opposizioni, incapacial momento di proporre un'a-genda di temi al Paese e per-tanto costretta a rincorrere lamaggioranza su quelli propo-sti dal leader di Forza Italia, oda esso avallati come nel casodella riforma federale delloStato approvata dalla Camera.Sotto questo profilo nulla dinuovo sotto il sole. Tuttaviaemerge sempre più chiara-mente l'insoddisfazione dellapubblica opinione per la

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Riformismo in Lombardia

Dialogo aperto con i lettori

situazione di stallo che si èvenuta a determinare nellapolitica nazionale. La provapiù evidente nel vertiginosoaumento di elettori delusi, chescelgono per lo più il non voto,ma anche nell'ampio numerodi indecisi che i periodici son-daggi elettorali evidenziano.Si diffonde la sensazione che,qualora emergesse un'alterna-tiva credibile ai due schiera-menti che condizionano lavita politica italiana, sempreche la legge elettorale consen-ta a tale alternativa la possibi-lità di concorrere senza handi-cap, vi sarebbero le condizioniperché questa possa raccoglie-re un ampio consenso.Questa possibilità sembra par-ticolarmente fondata in regio-ne Lombardia e nella città diMilano.La Lombardia si appresta alvoto regionale della prossimaprimavera con la previsionedella riconferma di RobertoFormigoni, mentre la città diMilano sembra aver già archi-viato l'esperienza Albertini,

anche se l'elezione del suosuccessore avverrà soltanto,salvo incidenti, nella primave-ra del 2006.La forza di Formigoni da unaparte e l'indeterminatezza deldopo Albertini dall'altra, purpresentando caratteristichedel tutto diverse, costituisconogli ingredienti del quale sinutrono in Lombardia le ipo-tesi (o forse soltanto le speran-ze) di un rimescolamentogenerale degli schieramenti,con effetti anche sul pianonazionale.L ' i p o t e s i d i u n a l i s t aFormigoni, nata probabilmen-te durante l'estate come esi-genza per il “governatore” dismarcarsi dall'immaginedeclinante di Forza Italia, for-temente penalizzata alle euro-pee, ha acquistato un nuovorilievo e significato dopo larichiesta della Lega della pre-sidenza della Lombardia e lasvolta impressa da Berlusconicon la manovra sulle tasse. La misura di questo è avverti-bile nell'interesse che si coglie

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in molti ambienti della societàcivile lombarda, nonché ingran parte della diasporademocristiana, per un'opera-zione il cui significato politicotrascenderebbe la mera vicen-da regionale lombarda.Da qui l'imbarazzo dell'areacattolica e moderata del cen-tro-sinistra, incerta se aderireancora una volta (come giàfece con Diego Masi e MinoMartinazzoli, ai quali inentrambi i casi ho riservato lamia preferenza) alla richiestadi offrire un candidato di ban-diera per la coalizione o inve-ce di favorire un'operazionepolitica di largo respiro nazio-nale.Nell'esperienza di governo diRoberto Formigoni vi sonocertamente luci e ombre,dovute in parte anche all'inca-pacità delle opposizioni disvolgere un effettivo ruolo distimolo nei confronti dellamaggioranza, né va sottaciutol'atteggiamento di “autocom-piacimento” che lo ha sempreaccompagnato nell'attivitàpolitica e istituzionale.

Rimangono però indiscutibilila passione e il forte impegnopolitico e sociale che lo con-traddistinguono da sempre, eche sono il portato della suaformazione religiosa e cultu-rale. Valori che in terra diLombardia hanno tuttora unsignificato, soprattutto in que-sta fase di emergenza dellavita politica, economica esociale.Non sorprende che un politicoacuto come Bruno Tabacci,promotore a suo tempo dell'i-niziativa politica e culturale“L'Alternativa”, che vedeva trai suoi protagonisti il neo-assessore regionale GianpietroBorghini, guardi con estremointeresse all'iniziativa diFormigoni e alla possibilitàche essa sfoci in una listacapace di raccogliere ampieespressioni del riformismolombardo e che getti le basiper un rinnovamento dellapolitica e delle istituzioni inLombardia e nel Paese.

Massimo Gargiulo

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Siamo abituati a pregare riassumendo la nostra fede in queste brevi parole delSimbolo : è una verità molto profonda e sconvolgente che ha dovuto essere sempreapprofondita dalla teologia ;ma la semplicità di alcuni segni tradizionali ,tra i quali

si distingue il presepe, ha messo in evidenza il mistero dell’Incarnazione e lo ha resoaccessibile e a portata di tutti , specialmente di coloro che sono rimasti “piccoli” nelsenso evangelico.La tradizione vuole che l’iniziatore del presepe sia stato San Francesco che voleva vederecon i suoi occhi i disagi della povertà sofferta dalla Vergine Maria e dal Bambino Gesù. Tommaso da Celano,biografo contemporaneo del santo, racconta che il beato Francescochiamò il contadino Giovanni,uomo di fama e vita buona,e gli disse: “Se vuoi che cele-briamo a Greccio il Natale di Gesù,precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei fare memo-ria del Bambino nato a Betlemme ,e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo idisagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu ada-giato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Nella notte di Nataletutto è pronto,ilsacerdote celebras o l e n n e m e n t el ’Eucarest ia ,molt ifrati e gente del popo-lo erano accorsi,Francesco proclama ilVangelo e parla conparole dolcissime delBambino diBetlemme.Tutti ritor-nano alle loro casepieni di santa letizia.La tradizione del pre-sepio aveva e ha comescopo di riproporre ilvangelo della nascitadi Gesù .Maria e Giuseppevanno a Betlemme per dare il loro nome dopo l’editto di Cesare Augusto che ordinava ilcensimento dell’Impero romano.”Mentre si trovavano là , giunse per Maria il tempo dipartorire e diede alla luce il suo figlio primogenito. Lo avvolse in fasce e lo depose in unamangiatoia ,perché non c’era posto all’albergo” (Luca 2,6-7) Il vangelo ci parla dei pasto-ri, dei Magi e della visone di angeli ,che sono gli altri personaggi che hanno partecipatoalla nascita di Gesù e che hanno arricchito sempre più l’allestimento del presepe.Il presepio possiamo dire è nato come catechesi evangelica, possiamo affermare ancoraoggi che è per tutti gli uomini e tutte le donne che Dio ama il CATECHISMO DINATALE.La rappresentazione della nascita di Gesù ci insegna nella semplicità il Mistero dellaIncarnazione di Dio. In una parola il presepe ci ripropone l’UMILTA’ di Dio.

padre Lucio Zavattin - Somaschi di Corbetta

Presepe, Catechismo di Natale

Il Territorio del Ticino

Per un progetto digoverno efficiente

e partecipato

Il 23 ottobre scorso si è svol-to a Morimondo l'annualeconvegno del Centro Studi

JF Kennedy di Magenta riguar-dante le problematiche delterritorio del Ticino. Nel pros-simo numero della rivistaverrà dedicato congruo spazioalla sintesi degli interventi.Tema chiave del convegno èstato quello del governo dellevaste aree, quindi alle proble-matiche che necessitano ditrovare soluzione in una visio-ne sovracomunale, nel rappor-to con la dimensione metro-politana milanese.Si tratta di un tema di granderilievo, reso attuale dalla pro-spettiva della riforma dello

Stato approvata da un ramodel Parlamento, ma anchedalle novità che riguardano larealtà milanese a seguito del-l'istituzione della Provincia diMonza, per la quale non inten-diamo qui spendere parole afavore o contro.Certo è che, quello che rimanedella Provincia di Milano devetrovare rapidamente un siste-ma di governo idoneo a risol-vere i problemi delle sue diver-se realtà territoriali, nel rap-porto con gli altri ambiti dellacittà metropolitana che esula-no dai confini provincialiTema che vorremmo venisseaffrontato nella prossima cam-pagna elettorale per la Regione

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Lombardia, per le evidentiimplicazioni che il governodella città metropolitana mila-nese ha su di essa.La questione sul tappeto, che ilconvegno di Morimondo hainteso affrontare, è chi devegovernare, cioè chi deve deci-dere, chi deve amministrare,per le funzioni di area vasta.Cioè per le funzioni - attività ostrutture - il cui progetto, rea-lizzazione e gestione travalicala capacità progettuale, realiz-zativa e gestionale del singolocomune.Il nodo del problema staessenzialmente nella contrad-dizione - nell'ineluttabile con-trasto - tra esigenze, problemi,questioni, attese microlocali,ed esigenze, problemi, que-stioni, attese di vasta area.Dove la vastità dell'area, inrelazione alle diverse funzioni,può essere di scala provinciale- o di area metropolitana - perintendersi, piuttosto che discala interprovinciale, regiona-le, interregionale, nazionale.Qualcuno troverà la soluzionenel “principio di sussidiarietà”,per dire che alla fine quasi ognifunzione può essere svoltapro-quota con strutture picco-

le quanto occorra, ma efficien-ti alla scala di ogni comune, odi parte di “area vasta”, cioè diparte della provincia, di partedell'area metropolitana.D'altra parte i tecnici dellediverse specialità e settoriavranno buon gioco a parlaredi indivisibilità tecniche, e dieconomie di scala, che porta-no necessariamente all'accen-tramento delle funzioni, allegrandi dimensioni di strutturee infrastrutture, sottraendo difatto alla realtà microlocalequello che potrebbe rimanerea quella scala, e che tradizio-nalmente, con le tecniche deltempo, gli utenti del tempo,era svolto alla scala locale. Amaggior ragione poi questo siverifica quando le decisioni daprendere, e che vengono prese,non sono compiute da istitu-zioni pubbliche, ma da impre-se private che hanno - e devo-no necessariamente avere -obiettivi di efficienza e di pro-fitto, in una economia di mer-cato, per affrontare e superarela competizione giorno pergiorno.La linea che è emersa dal con-vegno come più logica, razio-nale, ragionevole da seguire,

ancorché molto, molto diffici-le, è sembrata quella della coo-perazione tra le istituzioni.Si tratta di un modo di proce-dere estremamente difficilema necessario, inevitabile, peril quale deve essere compiutauna educazione peculiare, un“accompagnamento”, chedovrebbe essere rivolto a tutti

per educare alla cittadinan-za.Quello che deve porsi ingioco è una capacità creati-va istituzionale, una volontàprogettuale e realizzativache parta dal desiderio edalla volontà di superarel'individualismo che ogginon è soltanto delle singolepersone, ma coinvolge nelsuo essere negativo anche leistituzioni.Una questione che si pone èse ciò che induce a indivi-duare in determinati ambititerritoriali la ricerca di uncrescita distinta, autonoma,in un certo senso alternati-va rispetto alla città, è un'e-sigenza che nasce da unacultura locale, cioè una cul-tura comunitaria sovraco-munale distinta e in unacerta misura e senso alter-nativa rispetto a quella di

Milano, o se invece si trattapuramente di un fatto funzio-nale: un desiderio di averefunzioni importanti perchédanno prestigio, fannoaumentare i valori immobilia-ri, creano reddito e occupazio-ne. Vale a dire, ad esempio: nell'a-rea Abbiatense-Magentino-

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Castanese-Legnanese esisteuna realtà culturale, una realtàcomunitaria complessivadiversa e distinta da quellaambrosiana, ammesso che esi-sta ancora oggi una culturaambrosiana, propria innanzi-tutto della città di Milano? Equesta cultura ambrosiana, sec'è, dove finisce andando daMilano verso Ovest?Ma si potrebbe domandare:dove finisce, andando veroNord? Finisce forse a Sesto SanGiovanni? Qualcuno ha dettodi sì. A Sesto San Giovanni fini-sce la cultura civile ambrosia-na, inizia quella brianzola. Adieci km. da Milano. E' seguendo una simile logica,la logica che ha portato allacreazione della Provincia diMonza, che adesso si è iniziato(o continuato) a parlare di unaprovincia dell'Abbiatense-M a g e n t i n o - C a s t a n e s e -Legnanese.La città metropolitana a quelpunto sarebbe costituita dallaMilano nel perimetro ammini-strativo attuale, più una venti-na di comuni di prima eseconda cintura. Sarebbe deltutto evidente che si soddisfe-rebbero alcune piccole ambi-

zioni locali; si sprecherebberodenari in apparati piccolo-burocratici; non si avrebbed'altra parte un governo perl'area metropolitana milaneseperché l'area metropolitanamilanese include ben altro cheMilano e i comuni di prima eseconda cintura; si renderebbenecessario un intervento fortedella Regione Lombardia persvolgere una funzione di coor-dinamento e governo dellaeffettiva grande realtà metro-politana milanese.E questo non sarebbe privo diimplicazioni né sulle conce-zioni di governo attualmentedominanti in Regione: sullasua concezione della politicadi sviluppo, della politica dipianificazione territoriale eovviamente del tipo di orga-nizzazione e struttura politicae funzionale del governo regio-nale, né sulle idee e aspirazio-ni dominanti in questomomento, favorevoli al massi-mo di responsabilizzazionedelle realtà operative e di attri-buzione del potere decisionaleal livello più basso possibile, oquanto meno con il massimodi corresponsabilizzazione e dipartecipazione alle scelte.

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Dieci anni fa, in unpomeriggio d'autunnoavanzato, la chiesa di

Pontenuovo dal grandeCrocefisso sull'altare, eraaffollata di gente che daval'ultimo saluto ad un uomoimprovvisamente scomparso.Una commozione partecipataera visibile sul volto di uominie donne di varia estrazione edi diverse età: politici edamministratori, abitanti delpaese e persone venute daiComuni vicini, amici e cono-scenti; tutti quelli che lì eranoconvenuti sentivano più chealtre volte il vuoto che lamorte lascia.Era sì un funerale fra i tantiche sulla terra, abitata da esse-ri mortali, segna la fine di unavita, ma più che altre voltequel giorno,non espressa aparole e tuttavia presente inognuno, aleggiava la domanda“Cosa aveva significato quel-l'esistenza giunta al termine?”E la gente sapeva; sapeva che

quella vita aveva significatomolte cose. Anzitutto avevafatto riflettere sul valoreunico, irripetibile della vita, diogni vita, che può essere uninsieme di giorni, uno ugualeall'altro -e molte vite lo sono-,oppure qualcosa d'altro.La vita del dott. Mario Leone, isuoi settant'anni di esistenzaerano stati un progetto diimpegno. Lui non avevalasciato scorrere i suoi giorni.Lui li aveva impegnati almeglio.Era stato un medico per ilquale la professione aveva unalto significato. Era stato uno di quei politiciper i quali la politica è unvalore, la più alta forma divolontariato.Era stato un uomo coinvoltonel sociale, un uomo che qui ein Africa aveva promossoopere di vasta risonanza.Tutto questo era stato quel-l'uomo che giaceva immobilein una bara che la folla circon-

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Mario Leone:un maestro di vita

dava in un ultimo abbraccio.Aveva dato molto a molti.Con la sua vita aveva datopositività a parole come poli-tica, potere, denaro; proprio aquelle parole che, per l'agiredi molti, spesso hanno unaconnotazione negativa.Come tanti altri aveva avutopotere, aveva maneggiatodenaro, era stato nel mondodella politica, ma - a differen-za di altri - era stato uno diquegli uomini che si servonodel potere, del denaro e dellapolitica per il bene comune.Da sindaco aveva amministra-to Mesero e Magenta con unosguardo rivolto alla gente econ la capacità di progettarenel presente il futuro.Mesero era stata trasformatain pochi anni. Magenta eradiventata la città di uno - finoa quel momento - ineditocorso politico.Da presidente di cooperativenon aveva avuto il timore delrischio (talvolta anche perso-nale) per dare una casa aprezzi accessibili a chi neaveva bisogno.Molto denaro aveva ammini-strato e tutti gli avevano sem-pre riconosciuto un'onestàcristallina.

Con un amico prete aveva“ i n v e n t a t o ” i l C e n t r oMissionario Magentino (chenel 2005 celebrerà il venticin-quesimo di attività); un esem-pio di come il ricco Primomondo può dare un aiuto agente del Terzo mondo. Unaiuto, non un' elemosina.In politica aveva sempre com-battuto a viso aperto, non dis-simulando mai le sue idee eproprio per questo si era gua-dagnato il rispetto anche dichi gli era avversario.Amministratore, politico, presi-dente, medico il dott. Leone erastato un uomo che aveva rifiu-tato il pessimismo dell'inerzia ela scelta facile del lamento.

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Sapeva, aveva sempre saputofin dalla giovinezza, che “lavita non è già destinata adessere un peso per molti e unafesta per alcuni, ma per tuttiun impegno del quale ognunorenderà conto” (Manzoni).Se non proprio espressa conqueste parole, era tuttaviaquesta la lezione che lui avevaappreso da maestri fuori dalcomune che la militanza nell'Azione Cattolica gli avevafatto incontrare: un Lazzati,un Mazzolari.E questa lezione l'aveva fattasua senza esitazione e, a suavolta, era diventato un mae-stro per altri: gente che da luiaveva imparato a passareserate per discutere un pianoregolatore o a spendere ore eore per progettare cooperati-ve; uomini e donne che il suoentusiasmo aveva indotto arinunciare a Rimini per passa-re “vacanze di lavoro” inUganda; persone che quandofacevano campagna elettoraleper lui, la facevano “perché èuno dei nostri”.Dieci anni sono passati dallasua morte improvvisa. La seraprima aveva lasciato sullascrivania la sua agenda conappuntati gli impegni per il

domani.Quel domani non l'ha avuto.Tutti abbiamo detto “E' mortotroppo presto”. Tutti abbiamopensato “Una vita spezzata.Poteva fare ancora molto”.Ma è proprio vero che unavita la si misura dal numerodegli anni e non invece dal-l'intensità con cui è stata vis-suta?La parabola dei talenti noninsegna forse che non è laneghittosa custodia dei talentiricevuti, ma il farli fruttificare,quello che conta?Un cristiano tutto d'un pezzocome il dott. Leone aveva fattosuo questo insegnamento.Lui ebbe molti talenti: unabella intelligenza, la capacitàdi guardare avanti, una lea-dership naturale: ma non èquesto il punto.Ciò che ce lo fa ricordareancora (al di là di lapidi colsuo nome a Mesero, aMarcallo, a Magenta, a Gulu) èstata la sua capacità di utiliz-zarli al massimo.La sua presenza terrena èspenta. Il suo ricordo è tuttoravivo, perché è più di un ricor-do; è una lezione di vita.

Teresio Santagostino

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Anche quest'anno, in pro-secuzione di un rapportoormai biennale, è conti-

nuata la collaborazione tral'Università Cattolica del SacroCuore di Milano - nella fatti-specie il Dipartimento diEconomia Internazionale, delleIstituzioni e dello Sviluppo - edil nostro Centro Studi.Da tale collaborazione, infatti, ènato il Convegno autunnale “IlTerritorio del Ticino, per un pro-getto della trasformazione” delquale si riporterà una sintesidegli interventi sul prossimonumero della rivista. TaleConvegno risulta essere l'ultimodi una nutrita serie con cuil'Istituzione accademica, checollabora con il nostro CentroStudi quando si approccia atematiche che riguardano la spe-cificità della nostra zona, analiz-za le dinamiche che permeano ilcontesto metropolitano.L'impegno dell'Università sog-giacente a questa serie di atti-vità non si limita all'organizza-zione dei Convegni in sé, ma hadato luogo alla collana di libri

“Sulla Città Oggi”che raccogliegli atti dei diversi Convegni cri-stallizzandone i risultati.In particolare, in riferimento aitre Convegni dello scorso anno,realizzati con la collaborazionedel nostro Centro Studi e tenu-tisi a Magenta, Gaggiano eMorimondo, è stato recente-mente pubblicato il volume“Sulla Città, Oggi. L'urbanisticaalla prova” che ne raccoglie gliinterventi ed i risultati:“Quali sono i problemi cheun'Amministrazione Localepuò e deve affrontare nell'orga-nizzazione della Città e delrelativo territorio? Quali sonogli obiettivi che la culturaattuale ritiene debbano essereposti con riferimento all'asset-to fisico e urbano? Come sonogiudicabili gli esiti delle grandiriforme amministrative attuatenegli anni 1990? E quelle attual-mente in itinere, e da attuare,appaiono auspicabili o da cer-care di frenare o bloccare, affin-ché non vengano per nullaattuate? Come ci si deve porredi fronte all'idea, al progetto e

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Sulla città, oggiL’urbanistica alla prova

alla realtà di un assetto del ter-ritorio che include una grandearea verde, come nel caso delParco Agricolo Sud Milano, nel-l'area metropolitana milanese?È compatibile un simile vincoloa verde agricolo, con la dinami-ca di crescita di una città chedeve svilupparsi e trasformarsiin modo continuo per potercompetere con altre realtà alivello internazionale? E qualitrasformazioni sono necessarie,e quali per nulla affatto?“Ha fatto da sfondo, ed è emer-sa ancora una volta, la consa-pevolezza delle grandi trasfor-mazioni che si sono sperimen-tate in termini teorici e applica-ti in campo urbanistico negli

ultimi vent'anni, quando si èpassati dall'idea dell'urbanisti-ca del progetto sociale, cheambiva a progettare la Città etutta la forma urbana, allo sva-nire di un simile sogno, in unasituazione in cui si è ridotta lafiducia del Principe - ancorchédemocratico - in favore invecedi una situazione in cui, nelcontesto di poche linee guida,gli operatori privati - imprendi-tori e consumatori - possono (osi auspica che possano) creareliberamente…” “Oggi non c'èpiù una dottrina urbanisticache enunci come dovrebbeessere organizzata la Città e ilterritorio alla maniera in cui laenunciava la Carta d'Atene, chefu la legge e i profeti per unagenerazione di city planners, eche influenzò radicalmente ilmodo di essere dei nostri centriurbani per almeno trent'anni.Oggi si può parlare di “real-urbanistica”, al modo il cui siparlava di Real-politik, cioèqualcosa che rifugge alle astra-zioni, dai modelli teorici, sevogliamo dalle utopie, peraffrontare i problemi concreti,man mano che si presentano,con gli strumenti di cui sidispone, e sui quali ci sia suffi-ciente consenso.”

Marco Cozzi

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Procede a passi spediti ilprogetto regionale per ilsistema Navigli Lombardi.

Si ricorderà che il tutto preseavvio dallo studio del MasterPlan Navigli commissionato dal-l'allora assessore regionale, CarloLio, al Politecnico di Milano.Contestualmente si costituì unaSocietà Consortile a ResponsabilitàLimitata (S.C.A.R.L.) compostainizialmente dalla Regione stes-sa, dalle province e dai comunidi Milano e Pavia, dalle rispettiveCamere di Commercio e dalConsorzio Villoresi. Presidente èil consigliere regionale StefanoMaullu.Oggi ci troviamo ad un altroimportante snodo del progetto.Terminata la fase di studio e diavvio, che d'altro canto ha giàdato il via ad alcuni importantiinterventi strutturali, la SocietàConsortile “Navigli Lombardi” èpronta per il definitivo salto diqualità.Attraverso una conferenza di ser-

vizio che ha visto chiamare araccolta tutti gli attori che, adiverso titolo, sono coinvolti nelprogetto, lo scorso mese didicembre a Vaprio d'Adda sisono gettate le basi di un pro-gressivo ed importante lavoro.Andiamo per ordine.Innanzitutto va detto che icomuni che hanno aderito allaSocietà sono oggi 34 su un totaledi 49 interessati. Altri aderirannonelle prossime settimane. E que-sto fa assumere, a tutto il proget-to, una credibilità indiscutibile.Mission della S.C.A.R.L. NavigliLombardi è quella di proporsicome ente unico per la gestione,la salvaguardia, il recupero e lavalorizzazione del SistemaNavigli Lombardi e delle relativepertinenze territoriali, al fine digarantire un'efficace attuazionedegli interventi programmatinell'ambito del Master PlanNavigli.L'attività della S.C.A.R.L. si espli-citerà attraverso il coordinamen-

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Consorzio NavigliLombardi

Grande opportunità per il nostro territorio�

to funzionale dei servizi realizza-ti dai soci consorziati con l'o-biettivo finale di superaresovrapposizioni nella gestionedegli interventi. Inoltre la SocietàNavigli Lombardi gestirà tutta lapartita relativa al rilascio di con-cessioni d'uso delle acque e dellearee demaniali di pertinenza,nonché alla riscossione dei rela-tivi canoni.Dal punto di vista degli interven-ti strutturali la Società coordi-nerà l'esecuzione delle opere direcupero e valorizzazione deiNavigli.Da non dimenticare, infine, l'op-portunità di coordinare l'attivitàdi promozione e di marketingterritoriale a favore dello svilup-po culturale, sociale, turistico dei

territori interessati. Insomma,come si sostiene oggi, fare siste-ma, il sistema Navigli Lombardiappunto.Per questo primo anno di attività(il 2004) i finanziamenti sonovenuti quasi esclusivamentedalla Regione Lombardia con uninvestimento di circa trecento-mila euro. Per il 2005, dove siconta di entrare a regime, laregione affiderà alla S.C.A.R.L. lariscossione dei canoni di deriva-zione di acque pubbliche ad usoindustriale e di polizia idraulicaderivanti dal sistema Navigli,fino ad un ammontare massimodi tre milioni di euro/anno.Decisamente una buona base sucui partire. Inoltre la NavigliLombardi potrà introitare altri

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f i n a n z i a m e n t i a t t r a v e r s ol'Unione Europea, attraversoattività turistiche e di promozio-ne, attraverso specifici progettidi recupero.Insomma il quadro complessivo,sia per enti coinvolti, che perprogetti e, non da ultimo, perrisorse disponibili, inizia a farsiinteressante.Dal punto di vista strettamenteoperativo sul numero 49 deiQuaderni si era accennato aiprogetti finanziati sul nostro ter-ritorio per i primi interventi sugliapprodi e le sponde da ristruttu-rare relativi al Naviglio Grande(Magenta, Cassinetta, Bernate,Boffalora, ecc.).In questo senso l'attività prose-guirà proprio con lo scopo dielaborare dei progetti, verificarela tempistica e la fattibilità,anche economica, dei lavori.Inoltre Navigli Lombardi dovràsempre garantire la giusta appli-cazione degli studi emersi dalMaster Plan, anche in materia dicompatibilità ambientale e diecosistema complessivo.Sullo sfondo rimane poi il “sognorealizzabile” vale a dire Locarno-Venezia sull'acqua. Un progettoa scopo turistico e culturale daMilano al lago Maggiore fino aLocarno, da Milano a Pavia e daPavia a Cremona e da qui fino aVenezia. Il sogno di sempre è

veramente vicino, pronto adessere realizzato.Punto qualificante, inoltre dellaS.C.A.R.L. è quello di creare unvero e proprio sistema “Navigli”.L'obiettivo è quello di costituireuna “rete” di operatori e di sog-getti che per le loro attività isti-tuzionali siano in grado di pro-muovere al meglio il sistemaNavigli. In particolare:- favorire l'incontro e il dialogofra soggetti interessati, per incre-mentare le sinergie di proposte,azioni e collaborazioni;- promuovere l'integrazione disoggetti, iniziative, relazioni esviluppare sinergie qualificate efunzionali al raggiungimento diobiettivi di sviluppo e valorizza-zione del Sistema NavigliLombardi;- attuare strategie di marketing ecomunicazione che superino lalogica della promozione di nic-chia a favore di una promozionesistematica del territorio stesso;- sviluppare opportunità di frui-zione delle risorse dell'ecosiste-ma Navigli in sintonia con l'am-biente.Su questi ultimi aspetti, fareSistema, crediamo si possa vin-cere la scommessa dellaS.C.A.R.L. Questo imponenteprogetto troverà gambe per cam-minare solo se sarà veramente econcretamente costruito con e

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per i cittadini. Certamente le isti-tuzioni locali dovranno fare laloro parte, ma ciò non sarà suffi-ciente. Sarà, a nostro avviso,determinante invece un veropiano di comunicazione costrui-to sul territorio dove ognunadelle zone interessate (NaviglioGrande, Naviglio Pavese,Martesana, ecc.) dovrà sviluppa-re una propria azione di marke-ting. Se è giusto che esista unlivello generale di comunicazio-ne e di indirizzo, è altrettantoevidente che sul territoriodovranno essere poi messi incampo protagonisti, idee e pro-getti diversificati e il più attinential territorio stesso e alle sue

peculiarità.Un argomento comunque cheandrà ripreso e approfondito. Lanostra rivista ha dedicato giàdiversi interventi sul tema.Continuerà a farlo perché ilNaviglio Grande, accanto alnostro fiume Azzurro, sono parteintegrante del nostro vivere,della nostra storia, del nostrofuturo. Ci piace ricordare sem-pre, come ci suggerisce l'amicoGiuseppe Leoni, che l'idem sen-tire di questi territori è l'acqua eda questo deve partire ogninostra azione.

Fabrizio Garavaglia

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Perché in questi cin-quant'anni la competiti-vità del mondo ferrovia-

rio italiano è andata riducen-dosi. Concetti, questi, su cui itecnici Tav presenti nella sera-ta avvenuta ieri l'altro all'inter-no della Canonica lateranensesi sono soffermati più volte.L'occasione per parlare dellaprogettazione e della costru-zione delle nuove linee velocidelle Ferrovie dello Stato èstata offerta dal gruppo consi-liare della Margherita inProvincia. «Più veloci verso ilfuturo?», questo il filo condut-tore del convegno in cui i rela-tori e il numeroso pubblicopresenti hanno cercato di ana-lizzare vantaggi e problemiconnessi al passaggio di Tav. Latratta che interessa il territorio(e che termina Milano Certosa)è la Novara-Milano: entro il 30ottobre 2005 dovrebbe conclu-dersi la realizzazione. Ci saran-no poi tre mesi di pre-esercizio

e, il 1° febbraio 2006, l'inizio inconcomitanza con leOlimpiadi. «Per quanto riguar-da questa zona», ha spiegatoMario Barbaro, presidentedella II Commissione consilia-re Trasporti e viabilità, «verran-no approntate tre sedi operati-ve. Attive da giugno-luglio. Esaranno a Mesero, Pero adArluno». Trentotto i chilometritotali della No-Mi, oltre all'in-terconnessione tra la linea sto-rica di Novara e quella di Tav(1170 metri circa). «Ad Arluno -ha proseguito Barbaro - tragennaio e febbraio 2005 - saràaperto un osservatorio territo-riale. Sarà una struttura allaquale il cittadino ci si potràrivolgere avanzando le proprieistanze. L'altro osservatorio -ha informato - per la parte pie-montese, sarà a Novara.Accanto ai vantaggi che lamodernizzazione della rete peril trasporto di merci e passeg-geri porterà con sé, esiste

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Migliorare l’offerta ditrasporto ferroviario

comunque il problema legatoall'impatto in un territorio chegià sente gli effetti della vici-nanza con lo scalo di Malpensae con il Polo fieristico Rho-Pero. «Che questo territorionon venga deturpato già più diquanto non lo sia», un réfrainricorrente durante il convegno.E ripreso dal consigliere pro-vinciale Marco Re. Sindaco diSedriano per dodici anni, Reha esternato un posizioneferma sulla questione Tav: «Homostrato spesso e a più ripreseuna forte perplessità sul pro-getto. Questa è, a mio avviso,un'opera nata per volontà diun privato non dallo Stato ita-liano. Non compatibile e noncalibrata sul nostro territorio.E' stata pensata come il Tgvfrancesce, Ma qui nona abbia-mo ampie pianure, pressochédesolate, come in Francia.Allora, piuttosto che Tav, nonera meglio un pendolino?»Tecnologia meno costosa eminore impatto: questi i van-taggi se si fosse optato perquesta soluzione. «E' vero cheabbiamo bisogno di puntaresulle Ferrovie - ha concluso -ma su questa tecnologia nonsono convinto. E come ammi-

nistratore pubblico ho tutto ildiritto di chiedere delucidazio-ni». Scettico anche il vicesin-daco bernatese, Carlo Ferrè:«C'è stato, nel nostro caso, unmancato rispetto degli accordiprocedimentali. Quelle di Tavsono state imposizioni dure».Ferrè ha ribadito la richiesta dicontestualità dei progetti legatial nuovo tracciato di Tav (che,Bernate, risulta spostato di 250metri a sud) e l'affiancamentodell'autostrada A4 To-Mi, chediverrà a 4+4 corsie, oltre alledue d'emergenza. Le conclu-sioni sono spettate all'assesso-re provinciale ai Trasporti emobilità, Paolo Matteucci: «Ilsistema Paese ha bisogno diinfrastrutture su ferro.Rischiamo di passare, per iltrasporto di merci su ferro, peril fanalino di coda. L'intento èquello di arrivare quantoprima alla convocazione diorgano di vigilanza che con-trolli la contestualità delleopere, la sostenibilità ambien-tale e la tempistica. Ci attendeun impegno difficile ma dovre-mo mostrare la capacità disaper cogliere il positivo diquesti investimenti».

Linda Corno

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Un treno ogni mezzoradalle sei del mattinofino a mezzanotte e

mezza. E' questo il granderisultato della rivoluzione deitrasporti avviate dalla RegioneLombardia insieme alComune di Milano con l'inau-gurazione dell'ultimo trattodel passante ferroviario e l'a-pertura della stazione diMilano Porta Vittoria avvenu-ta lo scorso 12 dodici dicem-bre. Per discutere di questasvolta epocale sul fronte dellamobilità verso la GrandeMilano, l'AmministrazioneComunale di Magenta, lo scor-so 15 dicembre, ha organizza-to un convegno sulle lineeLS6, alla presenzadell'Assessore Regionale aiTrasporti Massimo Corsaro. Ilsindaco Luca Del Gobboinsieme al suo vice MarcoMaerna, in apertura dellatavola rotonda, alla quale

hanno preso parte almeno uncentinaio di persone in CasaGiacobbe, hanno fatto pre-sente la capacità di Magentadi tornare in corsa rispetto aquesta partita, ottenendo lapossibilità di avere anche unparcheggio da 200 posti autonei pressi della stazione ferro-viaria e, non ultima, la possi-bilità di far diventare la città labase per un interscambioferro su gomma. Corsaro, entrando nel meritodella discussione, ha sottoli-neato che il passante è l'ope-ra più costosa realizzata dallaRegione dalla sua nascita.Parliamo di una cifra vicina ai900 milioni di euro ripartiti traComune di Milano e RegioneLombardia.“Perché - ha commentatoCorsaro - la libertà di movi-mento dev'essere una dellenostre principali preoccupa-zioni, special modo in una

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Linea S6Un treno ogni mezz’ora

Regione che fa della Libertà ingenerale il proprio cavallo dibattaglia”. L'assessore allaMobilità del Pirellone ha fattoanche una panoramica delleGrandi Opere messe in cantie-re dalla Regione.I collegamenti con Malpensa,l'Alta Capacità, la Brebemi.“Non siamo dei cementifica-tori - ha ammonito Corsaro -semplicemente, abbiamovoluto modificare la mentalitàvotata all'immobilismo che ha

caratterizzato questosettore della vita pub-blica prima dell'av-vento del GovernatoreRoberto Formigoni”.“L'interesse dei moltideve prevalere sempresull'egoismo deipochi” è stato il leitmotiv di Corsaro perreplicare ai Comitati ea chi, in genere, sioppone allo sviluppo.Riguardo a Malpensaha ricordato: “La deli-bera regionale cheprevedeva la creazionedi un grande Hub diportata europea è vec-chia di 30 anni, eppu-

re, gli Amministratori dellazona hanno dato il permessodi costruirete nuove abitazio-ni in questi anni”. Dunque, una nuova filosofiavotata all'efficienza e allaconcretezza che rispetto alpassante ferroviario ha dispie-gato tutta la sua forza.Infatti, la Linea S6 che collegail capolinea di Novara conPorta Vittoria porterà con sé74 corse quotidiane, invece

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delle 38 attuali.Complessivamente lenuove Linee S saranno10, 8 già attive, mentrele altre 2 dovrebberoessere pronte per il2008.Tra i vantaggi delnuovo sistema di tra-sporto troviamo anche- come ricordato daCorsaro - la possibilitàdi un abbonam e n t oi n t e g r a t o treno/mm/ Fnm meno carodel 10% rispetto agliattuali separati.Da ultimo, l'Assessorenon ha fatto misterodelle difficoltà cheRegione Lombardia hacon TrenItalia: “Siamoquelli peggio trattatid'Italia, eppure, siamoquelli che pagano dipiù. In Lombardia, infatti,la maggior parte deitreni risale ancora aglianni Sessanta eSettanta”.

Fabrizio Valenti

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Atutti sarà certamentecapitato durante unospostamento per lavoro

o una gita estiva in bicicletta ditransitare nei pressi del“Villoresi” o di una sua deriva-zione. Ci è talmente famigliareche nessuno pensa che questaopera si snoda nel nostro terri-torio per una lunghezza di 86km e alimenta 120 bocche diderivazione. Questa rete è con-trollata da 24 stazioni pluvio-metriche, 9 termotecniche, 28

piezometriche e da una reteradio.Se questi dati vi hanno stupitola storia di quest'opera viappassionerà.L'ingegner Eugenio Villoresi,uno dei soci fondatori dellasocietà agraria di Lombardia,ebbe l'idea che divenne ilsogno di tutta la sua vita intor-no al 1863. Sino a quel tempo Iterreni erano irrigati tramite lerisorgive, oppure tramite deri-vazione da Ticino o dalNaviglio. I terreni troppo bassio troppo alti non potevanoessere raggiunti dalle acque inmodo facile , e quindi venivanoutilizzati per culture come l'uvae i gelsi che non richiedono maiinnaffiature continue e abbon-danti. Il granoturco, che in que-gli anni veniva sempre piùusato per l'alimentazione,necessitando di grandi quantitàd'acqua veniva coltivato solo inaree ove si poteva irrigare facil-mente, ed in ogni caso solo sele stagioni erano ottime si otte-

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Breve storia delCanale Villoresi

nevano rese sufficienti econo-micamente.Villoresi pensò ad un canalesimile a quello che nel medioe-vo si era tentato di costruire perportare l'acqua dal lagoMaggiore alle campagne delmilanese. Il canale delPanperduto, mai completa-mente realizzato è ancor oggivisibile a tratti sul tracciatoGolasecca, Somma Lombardo,Vizzola, Tornavento, Castanosino a sparire ad Arconate.Il 15 gennaio 1868 il nostro pre-sentò al governo un progettoper costruire 2 canali di deriva-zione d'acqua dal lago diLugano e dal Maggiore tramiteil Tresa e il Ticino per migliora-re l'irrigazione, migliorare lanavigazione e portare acqua ainascenti opifici che la utilizza-vano come energia di produ-zione. Fu l'idea della derivazione da 2laghi in simultanea, suggeritadal socio Luigi Meraviglia, a farapprovare il progetto. Il reVittorio Emanuele III firmò laconcessione, subito si cercaro-no gli acquirenti delle quoted'acqua per formare un con-sorzio.Purtroppo i proprietari terrierisi opposero fortemente, addu-

cendo come motivazione che sirischiava la perdita di culturecon un reddito certo per tentar-ne altre di cui non si potevaprevedere l'esito finale. Anchel'esproprio di molti terreni sucui doveva passare il canalecreò tensioni coi proprietari.Questa situazione spinse l'inge-gnere a ridimensionare il pro-getto iniziale e far derivare l'ac-qua dal solo Ticino. Questo nonfu però sufficiente ad eliminarele mutazioni sul territorio por-tate da un opera così ingente:sentite cosa scrive DonTragella, parroco di Magenta, alconsiglio Municipale il 28 feb-braio 1888: “Non si levava cio-tolo dal selciato che tosto nonvi luccicasse l'umidore dell'ac-

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qua affiorante: quà e la, inparecchi punti dell'abitato,appezzamenti di contrade ecorti, pavimenti di case e nego-zi che affondavano fino a unmetro coll'imminente minacciadel crollo delle case stesse; can-tine completamente allagatefino a fior delle vie contigue;giardini e cortili così inondatida praticare passerelle con assio pietre per poter acceder allecamere di abitazione; le spia-nate campestri a sud della cit-tadina convertite in ampi,durevoli e malefici stagni; einfine, più deprecabile, piùallarmante e letale conseguen-za i 500 casi e più simultanei diinfezioni tifoidee nell'atterritapopolazione”. Chiaro segnodell'innalzamento della faldafreatica causata dall'acquadella reti di canali che entravain un area non pronta ad assor-birla immediatamente con leculture adatte. Ma ritorniamoal 1882, anno in cui, dopo milledifficoltà per reperire i finan-ziamenti, i lavori iniziano.L'ingegner Villoresi è già morto,senza poter veder nascere lasua opera, ed i figli sonocostretti per ragioni economi-che a cedere i diritti di conces-sione alla Società Italiana

Condotte d'acqua, che si assu-me tutti i costi dell'impresa. Il1884 vede scorrer l'acqua nelprimo tratto intorno a SommaLombardo, due anni dopo sicomincia a scavare nella zonadi Magenta e, solo nel 1888,l'acqua arriva nel tratto finaleverso Garbagnate. Il terminedal canale, in località Salto delgatto, dove le acque entrano inparte nell'Adda ed in partenella Martesana tramite unopera in gradoni e sottopassi èdel 1890. Nel 1920 la societàcondotte d'acqua cedette lagestione al consorzio degliutenti che dal 1938 prese l'ap-pellativo attuale di ConsorzioVilloresi di bonifica. Durantel'ultima guerra a seguito deibombardamenti alcuni ponti eopere di presa vengono dan-neggiati, ma le riparazioni ese-guite dopo la guerra hannoriportato il canale alla sua ori-ginale funzionalita. Va notatoche le costruzioni sul canalesono opere di grande pregio deldesign industriale, e come taliinserite in varie pubblicazioniinternazionali sull'archeologiaindustriale. Con la possibilità diacqua disponibile facilmente inqualsiasi momento nel territo-rio la vite viene soppiantata

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come coltivazione dal grano-turco. Le vigne vanto dellanostra zona spariscono lenta-mente, colpite anche nei primianni del 1900 dalla filossera. Larete di canali di derivazionediventa sempre più fitta e capil-lare, allontanandosi dal ramoprincipale tramite ripartitori esifoni che attraversano il terri-torio. Questi ultimi diventanoanche pericolosi giochi per gliadolescenti, che si sfidano apercorrerli in apnea da unestremità all'altra, con esiti inalcuni casi tristissimi.Più volte negli anni 60/70 nellescuole viene ripetuto agli alun-ni di guardare con rispetto alleacque del canale che sembracosì famigliare ed amico, tantoda invitare ad ogni sorta di

gioco sulle suesponde.Negli ultimianni, cosìcome per ilNaviglio, si starivalutando ilcanale ancheper scopi turi-stici. Un esem-pio è offertodalla pistaciclabile che sisnoda daGarbagnate a

Parabiago, nel tratto interme-dio del canale per ben 14 chilo-metri, passando per Lainate eNerviano. Prossimamente sipensa ad un congiungimentocon altre piste ciclopedonali.Per render sicuro l'itinerario siprevede la posa di una barrieradi legno di pino nordico, inmodo da evitare problemi con ipiccoli visitatori.Non resta che attendere perchéquesta nuova possibilità disvago e di cultura si concretizzi,permettendoci di passare dalparco del Ticino a quello delRoccolo e oltre, sulle sponde diquello che è stato il grandesogno di Eugenio Villoresi.

Roberto Perotti

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Ad una società nata perdepurare le acquereflue, civili ed indu-

striali, si può chiedere anchequalcosa di più in materia ditutela ambientale. Come, adesempio, un'indagine sullostato di salute del territorio incui opera per poi intervenireove necessario. La TutelaAmbientale del Magentino hadeciso di adottare questa linea.Alla fine del 2002 i tecnici del-l'azienda, in collaborazionecon i 30 Comuni nostri soci,hanno portato a termine ilprimo censimento di siti inqui-nati presenti nei territoricomunali. Un'operazione digrande importanza volta aindividuare priorità di inter-vento per bonificare quei luo-

ghi che presentano particolarisituazioni di degrado e, quindi,provvedere al loro ripristinoambientale. I 94 siti inquinatiindicati sono stati suddivisi in5 tipologie. Oltre a insedia-menti produttivi dismessi,discariche abusive e siti poten-

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Non solo depurazione.

Anche censire, progettare,

intervenire a beneficio

dell’ambiente

zialmente inquinati da altretipologie, il censimento ha rile-vato aree degradate anche perquanto riguarda il settore delladepurazione delle acquefognarie, e in particolare divasche di spagliamento, rogge,canali e recettori idrici.Preso atto dello stato di fatto,abbiamo approvato un primoprogramma di interventiurgenti per i siti di proprietàdell'azienda; in un secondotempo, si potrà pensare anchealle altre situazioni in accordocon i nostri soci. Oggi, adistanza di due anni - il temponecessario per le progettazioniesecutive e per la richiesta dicontributi pubblici - vediamocon soddisfazione i primi con-creti risultati di questa opera-zione, ovvero l'avvio dei lavoriper la bonifica e il successivoripristino ambientale di duenostri depuratori dismessi(Inveruno e Buscate), per untotale di quasi 3milioni di eurodi cui il 40 per cento a fondop e r d u t o c o n c e s s o d a l l aRegione Lombardia.La nostra attenzione per l'am-biente, inoltre, non si limita alrispetto delle tabelle. Benché i

valori dell'acqua depurata dal-l'impianto di Robecco sulNaviglio, che viene scaricatenel Ticino, siano già sotto lesoglie di legge, l'azienda neltenere conto delle esigenzeambientali del fiume, ha prov-veduto alla realizzazione di unimpianto di disinfezione adozono, per il quale anche ilParco del Ticino ha espressoparere favorevole. L'impiego di ozono, rispetto alcloro ed ai suoi composti, ha ilvantaggio di richiedere tempidi reazione inferiori con dosipiù piccole ed un più ampiospettro di azione rispetto allacarica batterica. La sua persi-stenza in acqua è dell'ordinedella decina di minuti ma l'e-sperienza indica una buonareattività nei confronti disostanze quali pesticidi edetergenti. Un impianto adozono consente inoltre larimozione di odore e la decolo-razione delle acque che cosìarriveranno nel Ticino comple-tamente trasparenti e senzaalcun alone di colore.

Alessando FolliPresidente di Tam Spa

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In novembre sono partiti ilavori per la bonifica e ilripristino ambientale del

depuratore dismesso diBuscate. I lavori sono statiaggiudicati lo scorso 7 ottobredal Consiglio di amministra-zione di Tutela Ambientale delMagentino Spa all'impresaedile Bonelli Srl di CasaleMonferrato (AL). I lavori, che verranno realizza-ti nell'arco di due anni, preve-dono: asportazione dei residuidi fango sedimentati nellevasche di spagliamento e suc-cessivo ripristino ambientaledi tutta l'area interessata dalprogetto, ad eccezione dellazona adiacente all'attualevasca di accumulo che saràdestinata a un trattamento

sperimentale di fitoremedia-tion sui fanghi residui. La fito-remediation è un processotramite il quale si cerca diasportare degli inquinanti, inquesto caso metalli, da rifiutitramite il metabolismo dialcune piante (un po' comeavviene con la fitodepurazio-ne per le acque sporche, enello specifico della fitoreme-diaton all'ex depuratore diBuscate si utilizzeranno pian-te di comune sambuco). Complessivamente il progettoammonta a un milione e450mila Euro, di cui il 40 percento a fondo perduto con-c e s s o d a l l a R e g i o n eLombardia sull'Obiettivo 2,assistito da fondi dellaComunità Europea”.

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Assegnati i lavori per la bonifica

dell’ex depuratore di Buscate

“Oggi, a distanza di due annidal termine del censimentodei siti inquinati, il temponecessario per le progettazio-ni esecutive e per la richiestadi contributi pubblici - osser-va Alessandro Folli, Presidentedi Tam Spa - vediamo consoddisfazione i primi concretirisultati di questa operazione

con l'avvio dei lavori per labonifica e il successivo ripri-stino ambientale del dismessodepuratore di e Buscate: unconsiderevole progetto dellaportata di un milione e450mila euro, di cui il 40 percento a fondo perso assegnatodalla Regione Lombardia”.

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Il vecchio depuratore diInveruno diventerà unparco per i cittadini del

Comune e per quelli di tutta lazona. Lo ha annunciato in unincontro con la stampa merco-ledì 3 novembre scorsoAlessandro Folli, il presidentedi TAM, Tutela Ambientale delMagentino S.p.A., la societàpubblica che si occupa digestire e trattare le acque spor-che prodotte su tutto il nostroterritorio. Il depuratore diInveruno è fermo dal 1998,quando la struttura, considera-ta all'avanguardia per il meto-do di recupero delle acque tra-mite il lagunaggio e che con-sentiva di conferire il prodottofinale all'agricoltura, fu messafuori legge dalle norme regio-nali. Da allora tutti gli abitantie l'industria inverunese si ser-vono del mega-impianto diRobecco sul Naviglio. Nella sala delle Cerimonie delComune di Inveruno, il presi-dente Folli, alla presenza delSindaco di Villa Cortese e delVicesindaco di Inveruno, e dal-l’ing. Anglese, direttore genera-

le di TAM, ha raccontato di unambizioso progetto, destinatoa costituire un esempio per ilrecupero ambientale delle areeinquinate di tutto il territorio.Sui 10 ettari di superficie,occupati dalle 11 vasche dispagliamento dell'acqua trat-tata dall'impianto, negli anni,aiutata dal favorevole microcli-ma, è nata una vera e propriavegetazione da palude, che haattirato per la sua inaccessibiletranquillità diverse specied'uccelli, che ne hanno fattoquasi una riserva naturale. Perquesta ragione, l'investimentoprevisto di 1 milione e 500milaEuro permetterà al progetto direcupero ambientale di tenereconto di questa vocazione nataspontaneamente nell'area,che, dopo la bonifica dall'in-quinamento da metalli pesantiaccumulati sul fondo dellevasche e nella vegetazione pre-sente al momento nei decennidi operatività della struttura,vedrà nascere un vero e pro-prio parco naturale, che alter-nerà ad aree verdi fitte a prati epercorsi pedonali e ciclabili.

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Dal depuratore al parco

Il recupero avverrà anche gra-zie a tecniche innovative, comel'uso di piante che assorbonoagenti inquinati immagazzi-nandoli nel legno, come ilsambuco. Tale tecnica permet-terà di risparmiare e di evitarela rimozione di diverse tonnel-late di terreno, che sarannotrattate sul posto. La sommainvestita è stata raccoltamediante diverse fonti difinanziamento. Il 40% dellacifra è stata assicurata da uncontributo a fondo perdutoerogato tramite la RegioneLombardia dall'UnioneEuropea, il resto invece è statoreperito grazie ad un finanzia-

mento a tasso zero.“Questo progetto -spiegaAlessandro Folli- rappresentaun modello molto importante,da applicare nel caso di strut-ture come questa che devonoessere recuperate alla normalefruizione dei cittadini”.L'operazione ha inoltre coin-volto una classe dell'Istituto diAgraria “G.Mendel” di VillaCortese, che appronterà unprogetto collaterale per lasistemazione del verde nell'a-rea, oltre a uno studio-censi-mento botanico sulle diversespecie botaniche presenti.

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Le strutture create seianni fa per surrogaretemporaneamente i ser-

vizi pubblici per l'impiego, eimpegnate da tre anni nellaricerca di un nuovo ruolo nelcampo dell'orientamento edell 'accompagnamento allavoro, si avviano ora ad unnuovo salto qualitativo.I Centri Lavoro della Provinciadi Milano, hanno affrontato, apartire dal 2002, una primafase di trasformazione conse-guente al ritiro della relativaadesione da parte dellaProvincia di Milano, col venirmeno quindi della possibilitàdi intermediazione tra doman-da ed offerta di lavoro, e con lascomparsa, altresì, dei finan-ziamenti della stessaProvincia: una fase di trasfor-mazione che ha visto spostare

l'interesse degli stessi Centriverso attività di orientamentoe di accompagnamento allavoro.Dopo tre anni di sperimenta-zione, anni che hanno visto lastruttura degli stessi Centri,nella maggior parte dei casi,acquisire un'approfonditaesperienza tecnica ed operati-va nelle nuove aree di attività,e realizzare un progressivoequilibrio finanziario, staemergendo ora una successivafase evolutiva, che vedesostanzialmente, sia pure informe nuove, ricrearsi un rap-porto superiore in cui, all'o-rientamento e all'accompa-gnamento al lavoro, si con-giunge anche l'attività di inter-mediazione e di ricollocazionedei lavoratori.Si tratta di una trasformazione

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I Centri Lavoro

Hanno ancora un ruolo?

ancora in fase di studio e diprogettazione: una fase peral-tro che appare necessaria elogica: da una parte infatti, ilrafforzamento e la qualifica-zione realizzata dai CentriLavoro nel campo delle lorocompetenze specifiche -comesi è detto, orientamento edaccompagnamento al lavoro-porta di conseguenza e dinecessità che gli aspirantilavoratori, dopo essere statiorientati e guidati al lavoro,possano, grazie agli stessiCentri, essere inse-riti nelleaziende.Contestualmente, questo inse-

rimento, opportunamentequalificato e potenziato, inte-grato da una serie di serviziaccessori, può costituire, comenon lo è stato finora, una fontedi risorse provenienti dalleaziende che intendono avva-lersi dei servizi dei Centri.È chiaro, e già lo si è detto inpassato su queste stesse pagi-ne, che questa trasformazionedi ruoli dove passare attraver-so la individuazione di unanuova organizzazione informa societaria (ad esempio,una srl), proprio in rapportoalle condizioni imposte dallanormativa vigente; in secondo

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luogo, si tratta di creare strut-ture ed organizzazioni ingrado di operare con efficienzaed efficacia, riducendo alminimo l'incidenza dei costigenerali (ed in particolare diquelli direzionali e di progetta-zione); in terzo luogo, va tenu-to presente che gli attuali baci-ni dei Centri Lavoro, definitioriginariamente come coinci-denti, almeno di massima, conle vecchie SCICA e gli attualiservizi per l'impiego, sonoprivi di significato per unafunzione così impegnativa,quale è quella dell'intermedia-zione e della ricollocazione: sitratta in sostanza di portarel'area di operatività, se non l'a-rea istituzionale, alla coinci-denza con i veri e propridistretti di lavoro.Al di là di questo ampliamentodell'area operativa, ci sembraabbastanza logico che la nuovastruttura societaria, congiunta-mente al diverso accento postosui fini statutari, porti a sottoli-neare il ruolo economico edoperativo della nuova struttu-ra, piuttosto che le sue funzio-ni di politica attiva del lavoro alivello locale e di tutela e soste-gno delle categorie con le mag-

giori difficoltà di inserimentonel lavoro.Pur quindi dato per obbligatoil passaggio alla strutturasocietaria; ci sembra peraltronon va-lido ritenere che iCentri Lavoro, destinati alme-no in una prima fase, ad essereil socio unico o di maggioran-za della nuova srl, debbanodiventare i semplici detentoridel pacchetto sociale, e funge-re da canale per il passaggiodelle fonti di finanziamentodei Comuni aderenti. Appareinvece plausibile che il CentroLavoro (o i Centri Lavoro, sesono più di uno a controllarela nuova società) si configuri-no come centri di coordina-mento per l'impostazionedelle linee di politiche attivedel lavoro a livello locale: sitratta di un compito che diffi-cilmente appare attribuibile auna struttura di tipo societa-rio; anche se a controllo pub-blico, mentre appare del tuttocoerente con una struttura,quale il Centro Lavoro, dovesono rappresentati diretta-mente i Comuni parte-cipi.Non si tratta di creare unasorta di doppioni, anche per-ché attribuire all'Assemblea ed

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agli organi del Centro Lavorouna funzione d'indirizzo com-porta , di conseguenza, ristabi-lire un corretto ruolo tra gliorganismi d'intervento nelcampo delle politiche attivedel lavoro. E’ più corretto, quindi, che sial'Assemblea del Centro Lavoroa dare questi indirizzi, questiobiettivi programmatici, allasocietà di gestione. Non solo:ma quelle funzioni che sareb-bero improprie per unasocietà di gestione, di definirepolitiche comuni nel campodel lavoro e dell'economialocale, troverebbero logica edimmediata collocazione nel-l'ambito del Centro Lavoro edella sua attività istituzionale.In tal modo, il Centro Lavoronon si ridurrebbe ad un ruolodi “canale di passaggio difondi” e di controllo di gestio-ne sulla nuova società, ma sidefinirebbe come la strutturain cui gli Enti partecipantidefiniscono obiettivi e lineestrategiche comuni nel campodel lavoro, in modo da porsicome validi interlocutori neiconfronti della Provincia diMilano.Quest'assetto, vedrebbe per-tanto i Centri Lavoro porsi

come punto di incontro e diconvergenza tra i Comuni ade-renti. Da parte dei Comunicontinueranno a essere indi-rizzate risorse per il sostegnodella società di gestione, alme-no fino a quando questasocietà non sia in grado direperire risorse autonome suf-ficienti, attraverso la parteci-pazione a progetti regionali eprovinciali, e attraverso l'inter-mediazione del lavoro. IlCentro Lavoro, nel ruolo che èstato sopra definito, appareavere un costo limitatissimo,praticamente prossimo allozero, anche se il suo campo diazione ed il suo potenzialeruolo sono destinati ad averegrande incidenza e significatopolitico. Tale ruolo, che assume, nelcampo delle politiche attivedel lavoro, la veste di una sortedi collaborazione intercomu-nale, appare tanto più impor-tante e significativo nelle areedella Provincia, come la nostradel Magentino e dell'Abbiatense,dove ancora sono largamenteprevalenti atteggiamenti ecomportamenti localistici.

Ignazio Pisani

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Di seguito riportiamo il testo deldocumento che il sindacatounitario CGIL, CISL e UIL dellacategoria pensionati sta presen-tando in diversi ConsigliComunali del territorio con loscopo di sensibilizzare e coin-volgere le Istituzioni localiattorno ai temi della popolazio-ne anziana, sia dal punto divista economico che sociale.Il primo Consiglio Comunaleche ha discusso dell’argomentoè stato quello di Abbiategrasso acui sono seguiti un po’ tutti icomuni del territorio.

Un saluto ed un ringraziamen-to al Sindaco ed a tutti iComponenti il ConsiglioComunale, da parte della cate-goria pensionati di SPI CGIL,FNP CISL e UILP UIL, del terri-torio Legnano-Magenta, peraver accolto la richiesta delleorganizzazioni sindacali di illu-strare, in questa seduta delConsiglio Comunale le nostreproposte e porre l'attenzione

su argomenti riguardanti lecondizioni di vita della popola-zione anziana.La persona anziana, da temponel nostro Paese, vive unasituazione di disagio diffusoche si possono ricercare nelladiverse situazioni, da quelleeconomiche, a quelle sociali edesistenziali.In questi ultimi anni il disagioeconomico, per la personaanziana si è accentuato, ancheper la crescita dei prezzi deibeni di consumo e delle tariffedei servizi pubblici, a fronte diuna entrata economica (pen-sione) che continua a perderepotere d'acquisto. Questasituazione ha portato moltianziani a ridimensionare i pro-pri consumi, con cali consi-stenti negli acquisti e di rinun-cia ad alcuni bisogni (vacanze,cinema, incontri ricreativi ecultural!) . E' cresciuto in lorouno stato di insicurezza con lapaura di precipitare sotto lasoglia di povertà, accentuato

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Le istituzioni e la terza età

ulteriormente dai recenti cracfinanziari (Parmalat, Cirio ecc)ove il pensionato aveva investi-to i risparmi di una vita e cheerano il salvadanaio per glianni futuri.II clima di incertezza e di tra-sformazioni nella società enella politica determinanonella persona anziana un disa-gio sociale ed esistenziale mag-giore rispetto al resto dellapopolazione. I continui accennisulle scarse risorse da destinareallo stato sociale, i tagli avvenu-ti e quelli annunciati dellerisorse destinate alla sanità edai servizi socio-assistenziali, ledichiarazioni continue sullaspesa pensionistica, causaprincipale del disavanzo pub-blico, hanno create un senti-mento di insicurezza tra i pen-sionati sul concetto di solida-rietà e aiuto reciproco. Semprepiù viene meno il riconosci-mento dei diritti universali,previsti dalla Costituzione,quali il diritto alla salute, allacasa, alla sicurezza.La popolazione anziana staaumentando continuamente,anche perchè sono miglioratele condizioni di vita e di salute.Gli anziani però si possono sud-dividere in diverse categorie:

- Vi sono anziani che nonhanno la fortuna di star bene equindi esposti al rischio di per-dere l'autosufficienza fisica opsichica;- Vi sono anziani che invece sichiudono in una specie di ras-segnazione, isolandosi e chiu-dendosi verso gli altri. Questiultimi sono quasi sempre per-sone sole, senza un sostegnofamiliare.- Vi sono anziani che rifiutanodi “essere vecchi” e sono coloroche hanno riscoperto la vogliadi fare impegnandosi nella curae custodia del nipoti e nell'ap-porto alle funzioni del nucleofamigliare per conciliare gliorari di lavoro con gli orari deiservizi pubblici (es. asili nido,scuole, sport, vacanze ecc). oimpegnandosi nel volontariato.E' il principio stesso di conside-rare gli anziani come risorsaper la società che viene messoin discussione; cresce attornoalle problematiche degli anzia-ni l'indifferenza e l'ostilità, siutilizzano forme strumentali dicontrapposizione tra le genera-zioni.Siamo preoccupati per le sceltec h e s o n o p r e v i s t e i nFinanziaria che determineran-no un ulteriore impoverimento

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del potere d'acquisto delle pen-sioni, che in questi ultimi diecianni hanno gia perso oltre il30% rispetto al caro vita, esoprattutto mettere in discus-sione la costituzione di unFondo nazionale per la nonautosufficienza.II problema della non autosuf-ficienza è particolarmente sen-tito nella nostra Regione ove visi registra una presenza di oltre360.000 anziani in stato di nonautosufficienza; di questa solo60.000 ricevono cure ed assi-stenza dal sistema pubblico; irestanti 300.000 devono conta-re solo sull'aiuto della retefamiliare o su se stessi e circa80.000 sono confinati in casa,

spesso su una sedia a rotelle,isolati dal mondo.Le strutture di residenza peranziani, oltre a non soddisfaretutte le richieste, hanno deicosti di rette che le famiglienon sono in grado di fronteg-giare. Anche il ricorso ad unabadante per la famiglia diventaun costo insostenibile, pertan-to e necessario e non più rin-viabile prevedere sostegni eco-nomici ed una rete di serviziche supporti il bisogno dell'an-ziano e della famiglia. Non è più accettabile, altresì, lascarsa attenzione che vienedata alle persone anziani quan-do necessitano di cure sanita-rie. Da una parte vi sono ledimissioni selvagge dalle strut-ture ospedaliere e dall' altramancano strutture per lemalattie che richiedono unalunga degenza.Un clima che incide negativa-mente ed in profondità sullesicurezze degli anziani, sull'a-spirazione di condurre una vitaserena e sulla convinzione diessere considerati ancora comepersone attive nella società enella famiglia.Queste problematiche sonostate riprese nella piattaformache è stata presentata al

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Governo e che oggi sono ogget-to della nostra rivendicazioneaffinchè vengano al più prestopresi in considerazione. Infattida troppi mesi siamo in attesa,da parte del Governo, di unarisposta alle nostre proposte eche venga fissato una data peruna ripresa del confronto. Unsollecito al Governo è statofatto anche dal Presidente dellaRepubblica Azeglio Ciampi chedichiara, in una lettera, non piùrinviabile la questione dell'ade-guamento degli assegni al caro-vita e l'istituzione di un fondodi sostegno alle persone nonautosufficienti.Nel merito si chiede al Governodi intervenire su:- Recupero e protezione neltempo del potere d'acquistodelle pensioni attraverso anchela modifica del paniere ISTATche tenga conto dei consumispecifici degli anziani.- Costituzione del Fondo nazio-nale per la tutela della nonautosufficienza e delle lorofamiglie e di una rete di servizi esostegni territoriali; oltre ad unaumento degli stanziamenti alFondo sociale, così come previ-sto dalla L.328/2000 art. 15.- La non introduzione genera-lizzata di ticket sanitari ed un

aumento delle tariffe e dellafiscalità locale a seguito deimancati o ridotti trasferimentialle Regioni ed Enti Locali.- Una modifica dell'attualesistema di deduzione (no-taxarea) oggi pari a 7.000 per ipensionati rispetto ai 7.500 deilavoratori dipendenti.- Estensione dell'aumento dellapensione a 516 euro al meseper tutti i pensionati che atutt'oggi ricevono ancora pen-sioni di importo inferiore.Si tratta di richieste che devonoessere indicate nella prossimaLegge finanziaria, che possonoanche essere soddisfatte inmodo graduale nel tempo, mache devono trovare da subitostanziamenti precisi e ben fina-lizzati.Per queste ragioni chiedano aquesto Consiglio comunale disostenere le nostre richieste neiconfronti della Presidenza delConsiglio dei Ministri, dellaCamera dei Deputati e delSenato della Repubblica.

SPI CGILFNP CISL UILP UIL

Legnano-Magenta

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La tematica delle diffe-renze tra nord e sud delmondo e delle relative

azioni di possibile coopera-zione, non sono solo oggettodi attenzione da parte di gran-di istituzioni a vocazioneinternazionale, governative,private o religiose che siano,ma riguardano e possonocoinvolgere anche le realtà dicarattere espressamente loca-le. In particolare, ci si riferiscead un particolare tipo, omodello, di cooperazione chesembra mostrare delle diversee nuove capacità rispetto almodello accentrato general-mente inteso: la cooperazionedecentrata.Al fine di comprenderne ilfunzionamento, la consisten-za, e le possibili applicazioninella nostra realtà locale,eventualmente sviluppabili

nel prossimo futuro, si pre-senta di seguito un'introdu-zione all'argomento.

M. C.

COS'È LA COOPERAZIONEDECENTRATA

Questo nuovo strumentonasce (in Italia ed in Europa)in seguito alla presa dicoscienza riguardo la crisidello schema tradizionale dicooperazione, dovuto ad uncerto numero di fattori:- la crisi dell'APS (aiuto pub-blico allo sviluppo) si manife-sta non solo per la mediocritàdei risultati raggiunti, maanche per la frequente com-mistione tra motivazioniumanitarie ed interessi politi-ci ed economici;- l'obiettivo della crescita eco-nomica e della modernizza-zione delle aree arretratesecondo i modelli occidentali

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Cooperazionedecentrata

non appare più realistico nésoddisfacente. All'approccioeterodiretto ed assistenzialedel modello tradizionale dicooperazione, comincia asostituirsi una visione chemira ad avviare processi par-tecipativi fondati su meccani-smi endogeni;- la forte crescita ed il progres-sivo consolidamento dellasocietà civile nei PVS costitui-scono un nuovo ed imprescin-dibile fattore per i programmidi cooperazione;- l'opinione pubblica apparesempre più critica nei con-fronti della gestione e deirisultati dell'APS;- la crescita delle interdipen-denze Nord-Sud, e l'affermar-si dei processi di integrazioneregionale sono fenomeni chestanno rapidamente affer-mandosi.Dall'esigenza di ricercarenuovi e più efficaci strumentidi lotta contro la povertà e disviluppo integrale della perso-na, sono scaturite, così, nuoveidee sui modi di fare coopera-zione allo sviluppo.Alla prestazione degli aiuti si

va sostituendo l'impostazionedi rapporti di partenariato,cioè rapporti di interdipen-denza fondati sulla paritàdelle posizioni e sull'ugualetrattamento degli interessi.Una cooperazione fondata sulpartenariato non può essereassistenzialista ed eterodiret-ta, ma deve decentrarsi.Questi nuovi approcci miranoa rafforzare il ruolo dellasocietà civile coinvolgendo aidiversi livelli di intervento gliattori economici e sociali siaal Nord che al Sud.Inserendosi in questo nuovocorso, l'Italia ha riconosciuto,con apposita previsione nor-mativa nell'ambito dellaLegge 49 del 1987, la rilevan-za dei processi di sviluppoendogeno e partecipativo,nonché il ruolo di proposizio-ne ed attuazione che puòessere assunto dalleAutonomie Locali, e dalleespressioni organizzate dallasocietà civile.Nelle “Linee di indirizzo emodalità attuative dellaL.49/87”, formulate dalMinistero degli Affari Esteri, la

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Coop. Dec. è così definita: ”l'azione di cooperazione allosviluppo svolta dalleAutonomie Locali italiane,singolarmente o in consorziotra loro, anche con il concorsodelle espressioni della societàcivile organizzata sul territo-rio di relativa competenzaamministrativa, attuata inrapporto di partenariato prio-ritariamente con omologheistituzioni dei PVS, favorendola partecipazione attiva dellediverse componenti rappre-sentative della società civiledei Paesi partner nel processodecisionale finalizzato allosviluppo sostenibile del loroterritorio”.In seguito, entrando maggior-

mente nel merito,l'art. I-bis dellaLegge 68 del 1993,stabilisce che: ”IComuni (…) pos-sono destinare unimporto non supe-riore allo 0,80 dellasomma dei primitre titoli delleentrate correnti deipropri bilanci di

previsione per sostenere pro-grammi di cooperazione allosviluppo ed interventi di soli-darietà internazionale”.Per l'Unione Europea, laCoop. Dec. è una condizioneindispensabile alla costruzio-ne di un futuro di pace, alrispetto dei diritti civili e deivalori democratici, in grado disostenere il processo di allar-gamento in atto e di promuo-vere rapporti costruttivi con iPaesi terzi. Le comunità localisono viste come la sede natu-rale per l'attuazione di tali ini-ziative essendo il livello nelquale le amministrazioni pub-bliche sono più vicine allapopolazione, dove possonofunzionare metodi di lavoro

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per favorire la partecipazionedei diversi attori sociali a tuttele fasi dei processi di svilupposostenibile, dove può esserepromossa una cultura dellaconvivenza civile, pacifica edemocratica.La Coop. Dec., a differenzadella cooperazione tradizio-nale, riconosce uguale dignitàe responsabilità alle duecomunità partner, mirando apromuovere cambiamenti inentrambe; vuole ridurre ifenomeni che produconopovertà ed esclusione nei PVS,vuole promuovere una mag-giore responsabilità nei com-portamenti e nelle scelte dellecomunità del Nord delmondo. Questo nuovoapproccio privilegia modalitàdi partenariato territoriale,imperniate su accordi-quadrotra territori che cooperanocoinvolgendo in un impegnoorganico e prolungato tutti gliattori delle rispettive comu-nità locali (associazionismo,volontariato, piccole e medieimprese, istituti di formazio-ne, istituti di credito, istitutied organizzazioni religiose,

strutture di servizio pubblico,comunità di immigrati). Sitratta di costruire, con Entiomologhi dei PVS, accordiquadro e progetti di coopera-zione e di interscambio in cuii soggetti attivi sopra indicatipossano svolgere azioni coor-dinate. E', perciò, determi-nante il sistematico e coordi-nato coinvolgimento, da partedelle Autonomie Locali, diqualificate e motivate risorsepubbliche e private presentinel territorio, attraverso ade-guate e concrete forme di pro-mozione dell'attività di coo-perazione allo sviluppo.Negli ultimi anni, a causa siadella crisi dell'APS, sia dellacrescente sensibilizzazionetanto dei cittadini quantodelle amministrazioni locali,lo strumento della Coop. Dec.sta riscontrando un discretosuccesso, trovando semprepiù Enti interessati, partendodalle Regioni, e arrivando finoai più piccoli Comuni (chemolto spesso investono dipiù, in proporzione, rispettoalle grandi città). Ovviamente, un piccolo

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Comune non può stanziaregrandi cifre per finanziaremegaprogetti; è però possibi-le, tramite la cooperazionedecentrata, compensare que-sto limite in diversi modi:prima di tutto, non facendoaffidamento unicamente suifondi che possono esserestanziati dall'amministrazio-ne, ma raccogliendo tutte lerisorse disponibili sul territo-rio (risorse economiche,umane, materiali ecc…); insecondo luogo, passando daun approccio di progetto aduno di processo, ponendo,quindi, le premesse per unrapporto continuativo dilungo termine; in terzo luogo,quando possibile, appoggian-dosi ad enti od organizzazioniche già operano nel settore(ONG o missioni di matricereligiosa); infine, vi è la possi-bilità, una volta che la stradasia stata intrapresa, di chiede-re ed ottenere, sia finanzia-menti da altri Enti nazionali(MAE, Regione, Provincia) ointernazionali (UE soprattut-to), sia assistenza tecnica eformazione da parte di diversi

enti quali l'Anci o l'UfficioS.O.C.I.

CAMPAGNA “COMUNI EPROVINCE SOLIDALI”

Questa campagna, promossada Acli in associazione adiverse organizzazioni nongovernative, con il patrociniodi ANCI e UPI, e con il contri-buto del MAE, si prefigge diaumentare il numero e di ren-dere più organiche le politichedegli enti locali attivi nellapromozione e nel finanzia-mento di progetti di coopera-zione allo sviluppo. I Comuni che lo desiderino,possono aderire alla campa-gna approvando un ordine delgiorno consiliare che indichi:1) la volontà di istituire unospecifico capitolo di bilanciodestinato ad attività di solida-rietà e cooperazione interna-zionale; 2) l'adesione ai prin-cipi della Carta proposta dallacampagna. Una volta formalizzata l'ade-sione, all'ente viene ricono-sciuto il marchio di “Comunesolidale”.(I parte)

Alberto Crotti

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Via Rosolino Pilo, 2920013 Magenta (MI)Tel. 02/97298625Fax 02/9793156

PAVIMENTIR IVEST IMENTI

ELEMENTID ’ A R R E D O

Sembra esservi un generi-co accordo sul fatto cheoggi, per ciò che concer-

ne il mondo delle imprese, siasempre meno concepibileun'ottica che, pur alla lucedella globalizzazione dei mer-cati e della conseguentenecessità del think globally,esaurisca la portata delle pro-prie azioni nella sfera delmercato nazionale.Il progressivo realizzarsi delprocesso di globalizzazione,infatti, ha fatto si che le capa-cità delle imprese di indivi-duare e, soprattutto, di sfrut-tare concretamente in modoefficace ed efficiente le possi-bilità insite in nuovi mercati,siano diventati dei requisitinecessari per lo sviluppo e lasopravvivenza nell'arena del“mercato globale”.Alla luce di queste necessità,si è deciso di dedicare un filo-

ne di indagine al tema dell'in-ternazionalizzazione delleimprese verificando la situa-zione, le possibilità e gli stru-menti a disposizione.A tal proposito, si presenta diseguito il risultato di un'inda-gine sui processi di interna-zionalizzazione delle aziendeassociate ad Assolombarda,oltre che presentare successi-vamente i servizi ed il pro-gramma di attività dell'AreaMercato Impresa di questarealtà associativa.Ci si propone nel corso delnuovo anno, oltre che diampliare l'orizzonte di analisie dei soggetti coinvolti, diapprofondire questa primariflessione generale nei con-fronti di un maggior focussulla specifica realtà delnostro territorio.

Marco Cozzi

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-I parte-

L’internazionalizzazionedelle imprese

INDAGINE SULL'INTERNAI-ZONALIZZAZIONE: I PRO-

DOTTI DELLE AZIENDEMILANESI PRESENTI SUI

MERCATI DI CINQUE CONTINENTI

L'allargamento dell'UnioneEuropea, che con oltre 450milioni di cittadini, è ormai laprima entità commerciale delmondo, e la tumultuosa cre-scita del mercato cinese, sonofenomeni che non coglieran-no le imprese milanesi impre-parate. Lo testimo-niano i risultati diun'indagine suiprocessi di inter-nazionalizzazionedelle aziende asso-ciate adA s s o l o m b a r d a ,effettuata su uncampione di oltre1.300 aziende,soprattutto di pic-cola-media dimen-sione, con 83 miladipendenti a livellonazionale, che hadimostrato che leimprese milanesie i loro prodottisono presenti e

competono con successo suimercati di tutti e cinque icontinenti.Delle aziende interpellate daAssolombarda, infatti, oggiben il 90% opera nei PaesiEuropei mediante unità com-merciali, unità produttive osedi di rappresentanza; il 49,6% è già presente in Asia, il48,9% nel continente ameri-cano; circa il 30% sul mercatoafricano e il 14% sul mercatopiù lontano dell'Oceania.Anche la propensione all'ex-

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port delle aziende milanesi èmolto accentuata: un'aziendasu quattro vende più del 50%dei suoi prodotti sui mercatiesteri, un altro 25% del cam-pione esporta tra il 25 e il 50%del fatturato, un 33% esportafino a un quarto del fatturato,mentre solo il 16% dichiara dinon esportare.Per quanto riguarda le moda-lità di presenza sui mercatiesteri, ben 130 aziende (il 10%del campione) hanno all'este-ro delle fabbriche o unità diassemblaggio, che rappresen-tano investimenti moltoimpegnativi sia da un puntodi vista finanziario sia orga-nizzativo. Molto diffusa,anche, la presenza con unitàcommerciali (61%) o con sedidi rappresentanza (30%). Perciò che riguarda, in particola-re, le unità commerciali, leforme più diffuse sono quelledell'agente e del distributore,indicate rispettivamente dal34,7% e dal 29,8% delle azien-de, mentre meno frequentisono la filiale (12,9%) o lasocietà (11,9%). Solo nel 2,7%dei casi è stata costituita un'u-nità commerciale in joint ven-ture.

A sorpresa, infine, le aziendemilanesi non sembrano trop-po spaventate dalla concor-renza cinese ritenuta davveropreoccupante soltanto suimercati del continente asiati-co. Ben più temibili appaionoinvece come competitorsdelle nostre imprese quelledei Paesi dell'Unione Europeae, in particolare, quelle tede-sche che sono vissute come iprincipali competitor in tuttele aree del mondo.

ATTIVITÀ E SERVIZI PER L'ESTERO

L'Area offre servizi specificialle imprese associate riguar-danti le tematiche del com-mercio estero e dell'interna-zionalizzazione.L'attività viene svolta attraver-so contatti telefonici con gliassociati, appuntamenti eincontri presso l'associazione,organizzazione di eventi.Una sempre maggiore atten-zione a opportunità di busi-ness e ai relativi servizi si èmanifestata da parte delleimprese associate.

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La struttura dei serviziCommercio estero- Adempimenti doganaliall'importazione e all'esporta-zione: dazi, diritti, divieti eembarghi- Procedure doganali semplifi-cate e operazioni di perfezio-namento attivo e passivo- Scambi intracomunitari:modelli INTRASTAT- Prodotti dual use- Forme di pagamento- Incoterms e trasporti inter-nazionali- Assicurazioni crediti export - Contratti internazionali diagenzia / distribuzione

Informazione paesi- Informazioni economiche elegislative sui Paesi- Riferimenti per contatti inloco- Informazioni su fiere emanifestazioni all'estero- Informazioni per insedia-menti produttivi (costi terre-no, energia, ecc.)

Sviluppo contatti affari- Ricerca mirata di partnerproduttivi e commerciali- Organizzazione di incontribilaterali con imprenditoristranieri

- Segnalazioni mirate di gared'appalto e progetti di coope-razione internazionale (Bancad a t i S c h e m a d iConcertazione)

I deskSono attualmente operativi,presso gli uffici diAssolombarda:- Australia desk- China desk- Japan desk

Tre esperti, originari deirispettivi paesi, offrono il sup-porto operativo necessarioper operare, soprattutto perquanto riguarda l'individua-zione di partner per la produ-zione, la commercializzazionee la distribuzione in loco.I Desk di Assolombarda sonoinoltre a disposizione delleimprese per rispondere a que-siti specifici in tema di legisla-zione, dogane e fisco, marchie brevetti, agevolazioni agliinvestimenti, manifestazionifieristiche.Nel corso del 2004 si lavoreràall'uipotesi di flying desk perIran e India che prevedano lapresenza di esperti presso inostri uffici uno/due pome-riggi alla settimana.

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La formazioneViene svolta principalmenteper il tramite del calendarioincontri estero. Nel corso del-l'anno vengono inoltre realiz-zati diversi momenti formativiin collaborazione con Promos,Centro Estero delle Camere diCommercio della Lombardia,Confindustria Lombardia, ecc.

Presidio commissione europeaE' garantito il monitoraggiosulle principali materie diintervento in ambito euro-peo.Si intrattengono rapporticon le D.G. dellaCommissione Europea cheseguono tematiche di interes-se per le imprese. Vengonofornite:- Informazioni sui programmicomunitari di cooperazionecon i paesi terzi (MEDA, ASIA-Invest, AL-Invest, Phare, Tacis,Jop, Jev, ecc..)- Risposte a quesiti specifici ericerche mirate su problema-tiche delle singole aziende esulle iniziative business tobusiness sponsorizzate dallaCommissione Europea.

Rapporti internazionaliFa parte dell'attività istituzio-nale intrattenere rapporti con:

- Ambasciate- Consolati- Camere di Commercio miste- Agenzie di sviluppo straniere- Uffici ICE in Italia eall'Estero- Simest- Sace- Punti informativi dellaRegione LombardiaSi organizza inoltre:- Accoglienza di delegazionipolitiche/istituzionali chedesiderano incontrare i verticidell'Associazione.

I PRINCIPALI PROGETTI PER IL 2004

Rilevazione sui processi diinternazionalizzazione delleimprese associateQuarta edizione della ricercadi marketing interno con ladoppia finalità di aggiornarela banca dati “estero” delleimprese associate e raccoglie-re elementi relativi alle attivitàdi internazionalizzazionedelle imprese associate.Obiettivo: aggiornamento,approfondimento e più ampiapubblicizzazione dei risultati.Descrizione:la rilevazione haormai affiancato, alla valenzadi strumento mirato per la

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comunicazione con le impre-se interessate alla internazio-nalizzazione, altre due fina-lità:- realizzare una mappa anali-tica degli interessi delle asso-ciate in termini di aree geo-grafiche prioritarie e forme dipresenza all'estero (commer-ciale, produttiva, scambio tec-nologico, joint-venture, ecc.) ocostituire uno strumento attoa valutare l'efficacia dei servizierogati e la predisposizione dinuovi sulla base delle esigenzesegnalate; Dopo l'interesse suscitato loscorso anno soprattutto in ter-mini di mappatura della pre-senza delle imprese, quest'an-no verrà ancora maggiormentevalorizzata la riflessione pub-blica sull'andamento del mer-cato e le strategie delle impre-se associate verso l'estero.

Australia: let's go down under!Percorso formativo e di avvici-namento delle imprese allamissione istituzionale eimprenditoriale della RegioneLombardia in Australia previ-sta per Febbraio/Marzo 2004.Obiettivo: aiutare le imprese acomprendere correttamentele loro potenzialità sul merca-

to australiano accompagnan-dole in un percorso completoche veda come momentotopico la realizzazione di unamissione imprenditoriale aSidney e Melbourne.Descrizione: in collaborazionecon le principali organizzazio-ni e la Regione Lombardiaverranno messe in grado dibeneficiare di tutti gli eventinon solo le imprese che parte-ciperanno alla missione maanche quante riterrannoopportuno fruire di un per-corso formativo mirato.

Osservatorio allargamentounione europeaProseguono le attivitàdell'Osservatorio su una seriedi tematiche specifiche (inve-stimenti, personale, fondistrutturali. ecc.;) con partico-lare attenzione alle conse-guenze per le imprese del pro-cesso di allargamento.Obiettivo: approfondire graziealla presenza di relatori speci-fici e documenti redatti in col-laborazione con ISPI le varietematiche che sono stateidentificate come prioritarie. Descrizione: tramite il coin-volgimento dei consolati inte-ressati, ma anche di istituti

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accademici e della UE, questo"Osservatorio Europa" avrà ilcompito di monitorare gli ulti-mi passaggi dell'allargamentodell'Unione Europea con par-ticolare attenzione ai temi dipolitica industriale. Momenti di attenzione conve-gnistica, produzione di docu-menti e position papers com-pletano il progetto.

I DESKDisporre di un buon prodottoè certamente un fattoreimportante ma non sufficienteper avere successo all'estero.E' infatti necessario sapere achi e attraverso quali canalivendere il proprio prodotto.Bisogna conoscere le normeche disciplinano le importa-zioni nel “mercato-obiettivo”,così come le normative inter-ne che disciplinano la circola-zione di alcune merci, glistandard qualitativi locali aiquali le merci devono rispon-dere o quando è necessarioprodurre i certificati rilasciatidalle autorità del Paese di ori-gine delle merci.Assumere informazioni perpoter agire correttamente suimercati esteri è una delle

chiavi di volta per affermarsicon successo.Ancor più complessa è laricerca di partner per la costi-tuzione di joint-venture. Per offrire un servizio all'al-tezza delle aspettative degliassociati e permettere loro diavere notizie dirette sulleopportunità che si concretiz-zano in particolare su mercatidi particolare interesse, ASSO-LOMBARDA ha da tempocostituito tre desk, il cui obiet-tivo è dunque quello di assi-stere le aziende nel loro sforzodi conquistare quote di mer-cato mettendole in contattocon partner selezionati ed ingrado di assicurare la distribu-zione più adatta per ogni pro-dotto.Particolare attenzione è inol-tre dedicata alla realizzazionedi joint-venture, trasferimentitecnologici, apertura di nuovisiti produttivi. Assolombarda intende inoltremettere a disposizione ditutto il sistema confederalequesti strumenti tramite lapredisposizione di appositeconvenzioni sia con altreassociazioni territoriali cheassociazioni di categoria.

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Abbiategusto, genesi di un successo

Quando si riesuma l’identità

L'area espositiva diAbbiategusto, dal 26 al28 novembre 2004, è

stata 'calpestata' da più di20.000 persone. In città, nellestrade e per le piazze, ne sonopassate altrettante. Così, ben-ché il criterio numerico nonsia affatto uno dei criteri prin-cipali di valutazione sul suc-cesso di una manifestazione,l'aver portato più di 40.000persone a toccare con manocosa significhi l'enogastrono-mia di qualità, a capire edascoltare dalla viva voce deicontadini cosa significhi l'ar-tigianato agroalimentare ita-liano, e quello abbiatense inparticolare, bisogna necessa-riamente esaminare nel detta-glio i perché di un successocosì eclatante. Giunto allaquinta edizione, e nato sullascorta di una felicissima intui-

zione dell'assessore abbiaten-se Adolfo Lazzaroni e di EzioSantin, emblema della cucinaitaliana, Abbiategusto hadimostrato la bontà e la giu-stezza- contro i pregiudizi e lescrollate di spalle che moltihanno manifestato neltempo- di puntare sull'origi-ne, sull'appartenenza, sull'i-dentità. Declinate attraversol'accento puntato sull'impor-tanza della produzione casea-ria, del Gorgonzola. Del con-tatto con realtà di assolutoprestigio su scala nazionale,c o m e l a C a m e r a d iCommercio di Firenze e il cir-cuito delle Città Slow (chesignifica Zibello, Positano,Greve in Chianti, Orvieto e viadiscorrendo). Abbiategusto2004 ha puntato dritto almeglio, e ha colto il nessoinscindibile tra il comparto

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del wine & food ed il grandepopolo dei consumatori. Inmigliaia si sono deliziatiassaggiando trippa, cassoeula,risotto allo zafferano, bollitomisto, le perle enoiche dellaFranciacorta, prestigiose mai-son di Champagne. Ma hannofatto la fila anche solo perascoltare Edoardo Raspelli,Lele Corti della CascinaCaremma di Besate, AndreaGiomo che dissertava sullevirtù dell'olio extravergined'oliva. Hanno incontrato

l'assoluta eccellenza. Tra inomi del panorama enoga-stronomico nazionale chehanno già varcato l'angustaporta della leggenda ad averpreso parte alla kermessec'era Teo Musso (al secoloMartorino Musso), nativo diPiozzo, paese di mille anime(scarse) e ben 32 torri campa-narie in provincia di Cuneo. Apochi chilometri dalleL a n g h e , d a i v i g n e t i d iNebbiolo, Barbera e Dolcetto,Teo Musso ha rivoluzionato il

panorama della birra d'auto-re: laddove il vino non è sol-tanto un'opzione, ma un ele-mento fondante dell'identitàdi una terra, lui ha preferitodedicarsi per anni allo studiodella birra. Perfezionandosida alcuni dei più importantimastri birrai del Belgio. Ametà degli anni Novantacomincia nel suo minuscolopaese la produzione dellabirra Le Baladin (che adAbbiategusto era propostadall'enoteca La Corte del Vinodi Turbigo, a cura di MarcoColombo): è un successosenza precedenti. Sono birrenon pastorizzate, non filtratee ad alta fermentazione.Hanno nomi evocativi:Wayan, Nora, Noel, Super,Isaac. Alcuni di loro sono datiin omaggio ai figli di Teo. E'considerato un guru, nel suocampo. Produce gruppi musi-cali (applica anche la musico-terapia alla birra), organizzamostre ed eventi culturali. E'un personaggio eccentrico,visionario, proiettato costan-temente verso il futuro. Le suebirre, di complessità e bontàstraordinarie, sono inclusenelle carte delle bevande di

alcuni dei più famosi ristoran-ti del mondo: da Ferran Adrià,in Spagna, oppure da GordonRamsay, a Londra. La birraBaladin, ad Abbiategusto, haspopolato. Ne sono stati con-sumati migliaia di litri. E ora?Ora serve guardare al futuro. Eserve che le pubbliche ammi-nistrazioni, i sindaci, i politici,e tutti coloro che hanno ac u o r e l o s v i l u p p od e l l ' A b b i a t e n s e e d e lMagentino, pongano le condi-zioni per un consolidamentodi quanto è stato realizzato. Echi vorrà sottrarsi, faccia pure.

Fabrizio B. Provera

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Una rassegna enogastro-nomica che non haeguali nella nostra

zona, un viaggio virtuale attra-verso i sapori della nostra peni-sola, accompagnata dall'as-semblea annuale del movimen-to Cittaslow che si sono dateappuntamento ad Abbiategrasso,nella sala del Castello Visconteovenerdì pomeriggio, in conco-mitanza con l'apertura dellakermesse. Tutto questo è statoAbbiategusto, ormai giunta allasua quinta edizione, che si èsvolta nella sua tradizionalecornice dello spazio Fiere edEventi di Via Ticino, 72.Quest'anno a dare ancora mag-gior risalto a questo percorsod'alta qualità tra Ticino eNavigli è stato l'ospite d'onoredella rassegna: vale a dire, laRegione Toscana, grazie allapartecipazione della Camera diCommercio di Firenze.

Venerdì a mezzogiorno, attra-verso la voce dei rappresentantidell'APT (Agenzia per ilTurismo) e della Camera diCommercio di Firenze, è statopossibile vedere da vicino que-sto mondo, dove la buona tavo-la, fatta di prodotti di qualità ed'eccellenza, rappresenta dav-vero una “cultura di vita”. Unmodus vivendi che non ha dav-vero molti uguali nel nostroPaese.Un cammino tra la Valle delChianti, l'area del Mugello el'Arno, dove produzioni tipichee aspetti paesaggistici si fondo-no in un 'unicum' irripetibile. Il vino, le castagne, l'olio, maanche l'Empolese conFucecchio - terra natia delgrande Indro Montanelli - doveesiste un'offerta di caratterealberghiero ed extra alberghie-ro di livello assoluto.Ma la Toscana è anche e soprat-

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Abbiategusto: oltre i confini dell’Est Ticino

tutto Firenze, con i tanti serviziproposti dall'APT: il turismoscolastico, i laboratori didatticidedicati al vino, le visite ai mer-cati tipici della città di Dante e,non ultimo, gli itinerari artigia-ni d'oltre Arno. Tutte iniziativeche hanno riscosso un grandesuccesso e che, in un futuroprossimo, ambiscono ad otte-nerne ancora di più.Massimo Pasquin, responsabiledel settore Agricoltura dellaCamera di Commercio diFirenze ha fatto comprendere,con il conforto dei numeri, chequesto “sistema d'eccellenza”costituisce altresì un modelloeconomico importante con lesue oltre 130 mila aziende loca-li iscritte.Il “modello Toscana” si caratte-rizza per la sua presenza capil-lare sul territorio con realtàimprenditoriali medio piccole.

Oltre 31 mila artigiani e 7.100aziende agricole, con 2.700imprese iscritte all'albo deivigneti.“P r e s t o - h a a n n u n c i a t oPasquin- avremo un marchioad hoc per tutta l'area delMugello”. Dinanzi alla concorrenza cheviene dall'estero la ricetta delresponsabile della Camera diCommercio è stata “investire incultura”. “Solo così - ha prose-guito - potremo fare apprezzareai consumatori il nostro plusvalore”.Ma Toscana non significa sola-mente olio e vino. La rassegnaabbiatense ha permesso ai visi-tatori di conoscere le virtù dellazuppa di farro o dello zafferano,così come dei salumi dellacinta Senese.La qualità della tavola toscanapassa poi anche attraverso i 14

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tra prodotti DOP e IGP e i ben124 prodotti tipici catalogati.Un autentico patrimonio anchedi storia e tradizione che meritadi essere trasmesso alle nuovegenerazioni.“Per questo motivo - ha conclu-so Pasquin - è opportuno, oltre-ché utile, fare educazione ali-mentare nelle scuole”. La cultu-ra del buon cibo e della buona,naturalmente, è accompagnatoda un'offerta turistica chetrova, proprio nel circuito delleCittaslow, la massima espres-sione.Ed in questo senso, s'inquadra

la prima riunione di questomovimento che s'ispira ai valo-ri del buon vivere - secondo iparametri della qualità, traccia-bilità dei prodotti e sostenibi-lità dell'offerta - svoltosi nelprimo pomeriggio alla presen-za del presidente italianoStefano Cimicchi.E' stato proprio Cimicchi atagliare il nastro diAbbiategusto che vanta tra glialtri ospiti d'onore con i suoiristoranti Ischia, Roma eMilano.

Fabrizio Valenti

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Il Comune di Travacò Siccomario e Maha Deva per un progetto "naturale"

Il punto d’incontro tra duegrandi fiumi: Po e Ticino, èla cornice ideale di un

ambizioso progetto di bioedu-cazione ambientale sviluppa-to da Maha Deva con la colla-borazione di importanti part-ners. La sensibilità delle istitu-zioni di Travacò S. nella perso-na del Sindaco, ErmannoBonazzi e il ViceSindacoSandro Boiocchi, fanno sì chestia per realizzarsi un'ideanata al Centro circa due annifa. Vediamo dunque qualisono gli attori e i contenuti diquesto meritevole e innovati-vo progetto che proporrà inun contesto incantevole unCentro per il corpo e per lamente.Due parole sul Centro MahaDeva e la sua vulcanica diret-

trice: Piera Pisanu.Maha Deva è un’associazioneno profit, che nasce dal sognocomune di un gruppo diamici: diventare il punto d'in-contro per coloro che cercanoil benessere interiore e l'ar-monia con la natura, per con-dividere esperienze, creareprogetti, effettuare interventi,sempre al servizio dellacomunità e del territorio. Ilcentro raccoglie infatti docen-ti, studiosi ed esperti in varisettori del benessere psicofisi-co: dalle più antiche discipli-ne orientali per la salute delcorpo e della mente alle atti-vità artistiche, creative ericreative, dalle lingue stranie-re per bambini alla dizione elettura interpretativa, dallacucina naturale alle tecniche

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di coltivazione biologica finoalle più moderne tecniche diliberazione psicologica. Così Maha Deva ha creato unaserie completa di corsi e diattività, ma propone ancheconvegni, seminari, incontriculturali, eventi artistici e ini-ziative sul territorio, come adesempio concerti, letturespettacoli teatrali o azioni perla conservazione dell?ambien-te. Promovendo i valori dellasolidarietà, del supporto aldisagio, della conservazionedell'ambiente e della divulga-zione culturale, Maha Devaoffre spazi, competenze ed

energie anche alla realtà del-l'handicap, degli adolescenti edegli anziani e collaborandoin piena armonia con tutte leistituzioni sociali che operanosul territorio.Tutte le attività di Maha Devasi svolgono nello spazio idealeper trovare il proprio ‘centrovitale’: un’antica cascinaristrutturata che sorge alleporte di Pavia, località Boschi,al punto d’incontro dei duegrandi fiumi, Po e Ticino, sere-namente immersa in un’oasiverde di un parco secolare.Vediamo dunque in cosa con-siste il progetto:

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PROGETTO DI BIO EDUCA-ZIONE AMBIENTALEMaha Deva applica la sua filo-sofia anche a una serie com-pleta di interventi dedicati alterritorio, tra cui EducazioneAmbientale e AgricolturaBiologica occupano un postod'onore. Il grande spazio esterno delcentro Maha Deva, a comple-ta disposizione degli ospiti, èoggetto di speciali iniziativeambientali: il 7 Marzo 2004sono iniziati i lavori per lapiantumazione dell’arboreto,il primo passo del progetto diBio Educazione Ambientale,che ha come obiettivo ladivulgazione e l’insegnamen-to dei metodi di produzionecompatibili con l’ambiente, latrasformazione dei prodottibiologici e il loro consumonella vita di tutti i giorni. Ilprogetto si rivolge agli alunnidelle scuole dellobbligo dellaprovincia di Pavia, al fine diincentivare l’interesse dellenuove generazioni ad abitudi-ni alimentari in sintonia conl’ambiente e la natura del ter-ritorio.Due sono i percorsi del progetto:

-la formazione nelle scuoleelementari e medie provincia-li, allo scopo di favorire laconoscenza e il consumo deiprodotti biologici locali; -la realizzazione di un percor-so naturalistico attraversoun’area di rilevanza ambien-tale e campi coltivati ad agri-coltura biologica.Al Progetto di Bio EducazioneAmbientale sono stati desti-nati circa sei ettari di terreno,di cui due verranno utilizzatiper il campo sperimentale diagricoltura biologica, mentrela parte di terreno restante,non occupata da agricolturebiologiche, accoglierà la rea-lizzazione di:- un lembo di bosco planizia-le in cui sono stati piantumaticirca 3300 piante autoctonedella Valle del Ticino;- un bacino per il ripopola-mento di piccoli anfibi, neces-sario per il richiamo dell’avi-fauna;- la creazione di una zonaumida con specie essenzial-mente igrofile;- la realizzazione di un osser-vatorio, centro di inanella-mento;

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- la formazione di un percorsofaunistico-botanico con areedi sosta per l’osservazione.Per rendere completo il coin-volgimento dei partecipanti alProgetto e per favorire mag-giormente la divulgazione diciò che verrà fatto man mano,è prevista la realizzazione diun sito web online con lescuole coinvolte, un CD-Rom,un periodico mensile a distri-buzione gratuita presso lescuole elementari e mediedella provincia di Pavia, unpercorso naturalistico cheattraversa un’area di rilevanzaambientale intersecata dacampi coltivati ad agricolturabiologica, ubicata alla con-fluenza tra Po e Ticino, in fra-zione Boschi e infine la crea-zione di un centro didatticoper l’apprendimento praticodella biocultura.Il calore dell’ospitalità diMaha Deva, l'energia che sca-turisce dall'incontro dei duefiumi Po e Ticino e il respirosereno del Parco del Ticinofanno il resto: Maha Devadiventa l'habitat ideale perl'educazione ambientale, percampi estivi e percorsi educa-

tivi e ricreativi per bambini eragazzi. Chiudono il quadroun comodo parcheggio e unservizio di cucina naturale abase di alimenti biologici.Partners del progetto di BioEducazione Ambientale pro-mosso da Maha Deva sono: ilC o m u n e d i T r a v a c òSiccomario, il Parco delTicino, la Provincia di Pavia, laR e g i o n e L o m b a r d i a ,l ' U n i v e r s i t à d i P a v i a ,l'Università di Milano el'Istituto Tecnico di Agraria"Carlo Gallini di Voghera".Il progetto si rivolge alle scuo-le, alle associazioni di educa-zione didattica, ai gruppi diescursionisti e alle aziende. In attesa che venga ultimatoquesto percorso che porteràulteriore prestigio alla comu-nità (ricordiamo che ilC o m u n e d i T r a v a c òSiccomario è riconosciuto alivello nazionale come il piùattivo e attento alle problema-tiche ambientali), vi invitiamoa visitare il Centro MahaDeva: ne vale la pena!

Marco Antonio Zanella

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Sempre più si và diffonden-do la ricerca storica daparte di appassionati d'o-

gni età. Vari gruppi si riunisco-no per studiare la vita e i costu-mi dei nostri paesi in determi-nate epoche, e riprodurli intutti i dettagli: abiti, armi, abi-tudini, sino a rappresentareveri e propri "Momenti di vitavissuta". Uno dei gruppi piùattivi nel campo della ricostru-zione storica medioevale èquello della "Cumpagnia délaCrus", con sede in Mortara cheha partecipato a numerose rap-presentazioni storiche nelVigevanese, nell'Abbiatense enel Magentino. Abbiamo approfittato quindidella cortesia dell'addettostampa della Contrada dellaTorre, Andrea Pelli, per cono-scerla meglio.

Quando è nata l'idea di fonda-re questo gruppo storico, ecome si è sviluppato?L'associazione ha ormai 35

anni, essendo nata come con-trada del Palio di Mortasa(prima edizione nel '70).L'attività di ricostruzione stori-ca, che pone la contrada anchein ambiti diversi da quello delfolklore tradizionale, è nata nel1996, con il gruppo di danze esi è rafforzata intorno al 2000con il consolidamento della“Compagnia déla Crus”, che dagruppo di appassionati dellascherma medioevale si è evolu-ta in rappresentazione di unacompagnia di fanti mercenaridella fine del 400, con relativoallestimento dell'accampa-mento e vita quotidiana.La molla è stata la volontà difare qualcosa di più che non lasola partecipazione al Palio, peressere attivi tutto l'anno anchefuori città. Entrando poi in con-tatto con altre manifestazioni ealtri gruppi è nato un progressi-vo interesse per una ricostru-zione sempre migliore delnostro periodo storico di riferi-mento.

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Ritorno al passato

Come trovate le informazioneriguardo abiti, armi, usi ecostumi dell'epoca medioeva-le? Vi appoggiate a studiosi euniversità?Non siamo certo ricercatoriprofessionisti e il rapporto conla realtà accademica è spessodifficile. Tuttavia si trovanosempre più docenti o ricercato-ri che aiutano gli “hobbisti”della ricerca storica. La nostraattività è un completamentoimportante a quello della ricer-ca pura, perchè spesso i rievo-catori hanno il senso praticoche agli accademici manca.Inoltre, sono disposti e interes-sati a provare in prima personaabiti e accessori dell'epoca. Lafonte più importante è comun-que il confronto con altri grup-pi. Poi naturalmente si fà riferi-mento alla letteratura e allepubblicazioni specializzate,che sono nate in anni recenti.Quando c'è tempo e possibilitàsi frequentano musei, chiese,archivi per aver il più possibileaccesso alle fonti primarie. Siattinge anche a pubblicazionitedesche, inglesi e francesi,paesi dove la ricostruzione sto-rica ha una lunga tradizione.Quanti siete attualmente equanto tempo dedicate allafase preparatoria? Dove si

trova la vostra sede?La contrada ha circa 50 associa-ti, più diversi simpatizzanti nonancora iscritti. Le persone atti-ve costantemente sono circa30-40, la maggioranza di etàcompresa fra i 16 e i 35 anni. Lasede ci viene concessa dalcomune. Recentemente cisiamo trasferiti nel palazzoLateranense, un edificio deltardo 500. Purtroppo gli spazisono insufficienti e siamocostretti a tenere il materialenelle cantine degli associati.Avete mai fatto delle “Lezioniin costume” per le scuole?Come siete stati accolti daglistudenti e dal corpo docente?L'anno scorso abbiamo iniziatouna collaborazione conl'Istituto superiore “Pollini” diMortara, quest'anno intendia-mo proporci all'Istituto“Omodeo”. L'accoglienza daparte dei docenti è stata ottima.Anche i ragazzi hanno parteci-pato con molto interesse ealcuni hanno dimostrato l'in-tenzione di aiutare in iniziativesuccessive della contrada.E' vero che i gruppi storicilombardi sono meno cono-sciuti di quelli di altre regioni?Non ho riscontrato questaminore popolarità dei gruppidella lombardia, ma allo stesso

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tempo non saprei dire quale siala regione leader della rievoca-zione storica. Senz'altro inLombardia sono presenti mani-festazioni e gruppi di assolutolivello, anche internazionale.Quello che mi pare di poter direè che forse c'è meno attenzione“istituzionale” a questo tipo diattività rispetto, ad esempio, alPiemonte e al Veneto cheincentivano i loro gruppi.Il comune, la provincia e laregione sostengono le vostreiniziative, oppure dovete auto-finanziarvi totalmente?Nel nostro caso la fetta più con-sistente dei finanziamenti ordi-nari viene dai compensi chepercepiamo per le partecipa-zioni a varie manifestazioni.Questi compensi vengono rein-vestiti costantemente per rea-lizzare o acquistare armi, abiti,accesori, ecc. Poi vi è una partedi autofinanziamento: ognunosecondo le sue possibilità par-tecipa alle spese per il migliora-mento del personaggio cherappresenta. Su progetti speci-fici si riesce a percepire finan-ziamenti pubblici dalla provin-cia, mentre il comune ha datempo “chiuso i rubinetti”verso le associazioni. Inoltrepossiamo contare su sponso-

rizzazioni di privati in occasio-ni di eventi, con conseguenteritorno di immagine per losponsor.Il prossimo anno, dove e quan-do potremo rivedervi all'operanella nostra zona?E' presto per dirlo con certezza,ma dovrebbe ripetersi la mani-festazione “StorItalia”, radunodei gruppi d'ogni epoca, orga-nizzata dal Consorzio EuropeoRievocazione Storica. Neglianni precedenti si è svolta nelBorgo Manzola di Cisliano, nelprino weekend di maggio.Abbiamo avuto anche unarichiesta per organizzare unevento con accampamenti ebattaglia a Gaggiano, semprenel mese di maggio, ma ancorasiamo in fase di valutazione.Altre iniziative, come anche lefoto dei nostri interventi inzona, le potrete trovare sulnostro sito, che dal nuovo annosarà ancora più accattivantegraficamente. Chi volesse con-tattarci può farlo scrivendo:[email protected] i lettori de “iQuaderni del Ticino” alle nostrerievocazioni.

Roberto Perotti

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Il 3 ottobre 2004 è stata unagiornata memorabile per lacittà di Abbiategrasso: alle

ore 10.00 Sua Eminenza ilCardinale Dionigi Tettamanzi,Arcivescovo di Milano, ha pre-sieduto la solenne celebrazioneeucaristica per la benedizionedella rinnovata basilica romanaminore di S. Maria Nuova, quasitotalmente restaurata dopo dueanni e mezzo di costante edimpegnativo lavoro.In una chiesa mirabilmenteaddobbata, stracolma all'inve-rosimile per la presenza di oltremille persone, tra cui svariateautorità civili e militari, l'on.Deodato in rappresentanza delPresidente della Camera, lemolteplici realtà sociali e cultu-rali abbiatensi, tutti i sacerdotidella parrocchia ed i parrocidella città, la massiccia adesio-

ne della comunità parrocchialee cittadina, si è assistito ad unevento memorabile, di grandeportata religiosa e di intensoimpatto emotivo, definito damons. Paolo Masperi “l'avveni-mento del secolo”: ridare all'in-tera cittadinanza, dopo esserestato riportato all'antico splen-dore, il più insigne monumentoreligioso abbiatense.Nel saluto espresso dal prevostoal Cardinale era palpabile lacommozione e la riconoscenzaper il gesto di affettuosa predi-lezione con cui Sua Eminenzaaveva voluto condividere lagioia della rinnovata basilica,ora splendente e luminosa piùche mai ma prioritariamentecasa del popolo redento e s a l -v a t o n e l s a c r a m e n t odell'Eucaristia; luogo che tutta-via vive nella storia e, quindi,

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Torna a risplendere la Basilica di

S. Maria Nuovain Abbiategrasso

nella duplice fedeltà al Regno diDio ed a quello dell'uomo conle sue contraddizioni, aspirazio-ni, tensioni; edificio in cui nondevono parlare esclusivamentele pietre, gli affreschi, le pitturerimessi a nuovo, bensì ripalpi-tare il cuore di tutti.Già don Walter Cazzaniga, exassistente dell'oratorio di SanGaetano ed ora parroco aCusano Milanino, in un incon-tro precedente l'inaugurazione,aveva esortato i presenti adessere pietre vive affinché “nonaccada che in questa basilica,ritornata bella e luminosa, sisviluppi una comunità bruttaed incapace di annunciareCristo che fa nuove tutte lecose, e che la chiesa restauratanon diventi un museo ma unluogo di incontro, anche per ilvisitatore, con Colui che la abitae che è lì per accogliere chi locerca con cuore sincero”.E “la fede, bellezza delle bellez-ze” è stato il cuore del messag-gio che l'Arcivescovo ha volutolasciarci con l'omelia: di fronteallo stupore per la luce e la bel-lezza ridonatici dal restauro sipone, infatti, più forte ed insi-stente il richiamo alla veraBellezza, rappresentata dallafede in Gesù, colonna su cui si

sostengono sia l'edificio chiesasia le sue pietre vive, cioè il suopopolo.La festa si è poi prolungata nelquadriportico dove innumere-voli bambini dell'oratoriohanno dispiegato davantiall'Arcivescovo alcuni teli conorme colorate a testimonianzadel desiderio di costruire unmondo di pace e di solidarietà edove tutta la comunità parroc-chiale ha potuto godere la gioiadi un momento conviviale.Nei giorni seguenti, essa è con-tinuata ponendo quotidiana-mente al centro di tutto la cele-brazione eucaristica animatavia via dai sacerdoti, dalle reli-giose, dall'AssoArma, dal volon-tariato cittadino, dai gruppiparrocchiali, dai giovani e dallefamiglie… insomma dalle “pie-tre vive” della chiesa.Inoltre, lungo tutto il mese diottobre e di inizio novembre,circa 1700 alunni di oltre set-tanta classi di scuole materne,elementari e medie abbiatensi,con i loro docenti, hanno accol-to con entusiasmo l'opportu-nità di visitare il restaurato tem-pio per riscoprirne, accompa-gnati da esperte guide volonta-rie, la ritrovata bellezza e percapire il significato vero di que-

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sto luogo di fede. Lamassiccia adesionedelle scolarescheanche al concorsoindetto dalla stessaparrocchia su “Il com-plesso di Santa MariaNuova tra arte, storiae fede”, la cui premia-zione avverrà l'8dicembre, sfociatonella realizzazione diinnumerevoli ed inte-ressanti elaborati rea-lizzati con molteplicitecniche pittoriche edinterdisciplinari, hadimostrato sia l'inte-resse con cui l'eventoè stato accolto sia lacapacità di stupirsi e di far teso-ro delle notizie ricevute daparte dei giovani visitatori.Ma perché si è reso necessarioconferire un volto radicalmentenuovo all'interno di questabasilica, già interessata pocopiù di un decennio fa da impor-tanti lavori di ripristino del qua-driportico?Per meglio comprendere lanecessità e la portata dell'inter-vento occorre conoscere som-mariamente le vicende storico-artistiche del monumento.Il vetusto edificio, dedicato ini-

zialmente alla Beata Verginedella Misericordia perché edifi-cato, a partire dal 1365, dall'o-monima Confraternita mutò,nel 1388, il nome in Santa MariaNascente in omaggio a GianMaria, figlio del duca di MilanoGian Galeazzo e di CaterinaVisconti, nato nel castello delborgo e qui battezzato. Nel trascorrere dei secoli il tem-pio subì moltissime trasforma-zioni, inizialmente soprattuttoall'esterno, mediante l'edifica-zione nella seconda metà delsec. XV del bel quadriporticorinascimentale per delimitare il

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cimitero antistante ed alla finedel sec. XVI del maestoso arcotrionfale. Ideato dall'architettoTolomeo Rinaldi, sicuramenteutilizzando e riadattando unprecedente vestibolo forse pro-gettato dal Bramante, il maesto-so pronao servì sia ad enfatizza-re il nuovo ruolo assunto dall'e-dificio dopo che san Carlo, il 2aprile 1578, elevò la chiesa aCollegiata Prepositurale confe-rendole le supremazia sullealtre del borgo, sia a proteggereil prezioso affresco quattrocen-tesco, ritenuto miracoloso, raffi-gurante la Vergine col Bambinoe collocato successivamente atale data in facciata.

Dal 1740 al 1742 let r a s f o r m a z i o n iriguardarono inparticolare l'inter-no: il noto archi-tetto milaneseFrancesco Crocene modificò radi-calmente la strut-tura, inizialmentedi stile gotico lom-bardo, operandoun vero amplia-mento volumetri-co della navatacentrale mediantel'edificazione di

una volta a botte unghiata, peraccogliere i grandi finestroniellittici, retta da nuove colonnedi granito atte a sorreggerearchi a tutto sesto. Anche lenavate laterali vennero ristrut-turate con la creazione di volti-ne a cupola e sul lato sud dell'e-dificio si razionalizzarono lecappelle unificandole dimen-sionalmente.A partire da questa data, fuattuata una revisione pressochégenerale delle cappelle che ven-nero riccamente adornate daimpianti decorativi settecente-schi, e delle navate. Tuttavia ilrimaneggiamento, ora riportatoalla luce, che diede l'impronta

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definitiva all'ambiente avvennetra il 1864 ed il 1870 quandol'affreschista Giovanni Valtorta,coadiuvato dai decoratoriPiazza e Marinoni, attuò unacomplessa e completa campa-gna decorativa in quasi tuttol'interno. L'opera sobriamentecondotta si fece interprete diuna revisione tra classico eromantico della pittura cinque-centesca in sintonia con lastruttura classicheggiante del-l'interno assunta dopo l'inter-vento del Croce ed adesso benevidente.Seguirono altre ridipinture nondocumentate tra fine Ottocentoed inizio Novecento ma fudurante l'ultimo restauro avve-nuto negli anni Sessanta delNovecento che, volendo rinno-vare l'apparato decorativo, sifinì con un intervento sbagliatoper cancellare gli ornati otto-centeschi del Piazza e delMarinoni e per ritoccare talvol-ta pesantemente, modificando-ne persino l'impaginazionespaziale, gli affreschi delValtorta. Il materiale inadegua-to, una tinta lavabile non traspi-rante di color grigio, a causadelle infiltrazioni dalla copertu-ra, dell'umidità di risalita, deifumi e dello sporco depositatisi

sulle pareti, delle particelle car-boniose diffuse nell'ambientedal vecchio impianto di riscal-damento, nell'arco di qua-rant'anni, oltre ad essersi offu-scato e scurito sempre più, sistaccava e cadeva portando consé il sottostante colore. Eraurgente intervenire per limitarei danni, già rilevanti, agli affre-schi ed alle decorazioni. Artefice dell'imponente “lifting”è stato l'architetto abbiatenseFranco Del Grandi che si èoccupato prioritariamente deidissesti strutturali dell'edificio:deumidificazione dei muri peri-metrali dall'umidità di risalitacapillare; controllo del tetto perevitare infiltrazioni meteorichedalla copertura; rifacimentodell'impianto di riscaldamentomediante pannelli radianti apavimento e, conseguentemen-te, posa del nuovo pavimento dimarmo in sintonia col colorgiallo ocra predominante nel-l'interno; rifacimento dell'im-pianto elettrico e studio accura-to dei punti luce ora posizionatisopra il cornicione della navatacentrale e sui capitelli tra lenavate laterali così da garantirel'illuminazione indiretta, piùadatta a valorizzare l'apparatopittorico e gli elementi architet-

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tonici; intervento di consolida-mento delle fessure, delle lesio-ni e successiva pulitura dellatrecentesca torre campanaria.Accanto a lui la moglieAnnalina Mereghetti, anch'ellaarchitetto, ha progettato e diret-to i successivi lavori di restauro.Per due anni e mezzo, con pro-fessionalità e tempestività,muratori, idraulici, marmisti,elettricisti, artigiani, restaurato-ri… hanno dato un volto nuovoall'edificio rendendolo acco-

gliente, caldo, luminoso.In particolare si deve alla DittaLuzzana di Civate il meticolosoe studiato intervento di restau-ro pittorico che ha riportatoall'antica luminosità affreschi,tondi, riquadri valtortiani ed hapermesso, rimuovendo total-mente la patina grigia, diammirare la splendida decora-zione floreale ottocentescadella navata centrale realizzatacon colori a calce e con tintecalde giallo-arancio-ocra. Con

stupore, perchéerano presentianche prima mapoco visibili, cisi è accorti chegli affreschim o s t r a v a n oi n n u m e re v o l iangeli in peren-ne glorificazio-ne del Signore edi Maria la cuiimmagine cam-peggia nei gran-di affreschi dellanavata centraleche attraggonoimmediatamen-te il visitatorequando entra: lanascita dellaV e r g i n e ,

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l'Assunzione e la sua glorifica-zione.“Venite exultemus Domino”“Omnis spiritus laudetDominum” sono due dei molte-plici cartigli in mano a questecreature incorporee la cui lodecontinua di Dio è un richiamoed un invito a fare altrettanto.E che dire delle nove antichetele secentesche e settecente-sche restaurate con maestriadallo Studio Parma di Milano edora ricollocate nelle rispettivecappelle ad eccezione di una, IlSacro Cuore, posizionata altro-ve, il cui posto è stato preso daun'inedita novità: un pregevoledipinto del Cerano, realizzatoverso il 1595, raffigurante laMadonna col Bambino che dà ilcordone a San Francesco. Sitratta di una grandiosa ed affol-lata composizione, frutto ina-spettato di una recente scoper-ta (1999) avvenuta nell'oratoriocittadino di San Gaetano adopera dello storico locale MarioComincini e del critico d'arteFederico Cavalieri che hannodocumentato la provenienzadella pala dal soppresso con-vento francescano abbiatensedell'Annunciata.Lo stesso Comincini, in unincontro precedente l'inaugura-

zione, aveva lodato la periziadel restauro che ha saputoconiugare sia il fine estetico,tanto da riportare alla luceanche brani significativi di pre-cedenti interventi decorativisettecenteschi, sia l'aspettofunzionale del monumento:luogo sacro per eccellenza,destinato ai riti, alle liturgie, alladevozione.Grazie ai contributi economicidella Regione Lombardia, delMinistero dei Beni Culturali,della Banca AgricolaMantovana, della FondazioneMonte dei Paschi di Siena, delComune di Abbiategrasso, allagenerosità di molti benefattorinoti ed ignoti, alla dedizione ecompetenza di tutti coloro chea vario titolo hanno collaborato,ora possiamo ammirare nellosplendore conferitogli traSettecento ed Ottocento questoluogo di fede e di arte traman-datoci da chi ci ha preceduto equi ha lavorato nella certezzache “solo per Dio non si fa mai asufficienza pensando a quantofa lui per noi”.

Silvana Lovati

Le fotografie sono di Alessandro Re

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Non c'era bisogno di unlibro o di una serata perricordarci quanto gran-

de sia stato Luciano Prada.Purtuttavia, la presentazione di'Lucciola, addio' del 19 novem-bre scorso a Corbetta è servita adelineare i tratti di una missio-ne: esplorare il Prada degli ine-diti, riscoprire pagine nascosteo neglette, assemblare i ricordidelle tante persone e degli arti-sti, degli intellettuali che loconobbero. Un'operazionefuturibile, e assolutamente nonun amarcord. Correvamo ilrischio, se non avessimo pub-blicato il libro in sua memorianel decennale della morte, diassistere colpevolmente impo-tenti al recupero di LucianoPrada a cura di altri. Una colpache non si sarebbe mai dissolta.

Perché tocca a noi, conterraneidel Prada, rievocarne la gran-dezza. Perché tocca a noi farciguidare dai suoi scritti, e dallesue intuizioni, per farci condur-re con maggiore serenità lungole vie perigliose della moder-nità. E' stata una serata a tratti emo-zionante, e a tratti accattivante.Le note musicali dei Gamba deLegn, figliocci scapigliati diLuciano Prada, hanno allietatoe rievocato. Le testimonianzeappassionate e commosse,penso a quella di Giuseppe edAlberta Resta, hanno nobilitato.Gli interventi di Federica Galli eGiuliano Grittini hanno resotestimonianza della grandezzadel Prada 'artistico', una dellesue tante dimensioni culturali.Ma tutto questo non ci basta.

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Lucciola, addio

Luciano Prada

Siamo arsi dalla voglia di esplo-rare altro, di fare, di scrivere. Diriscoprire. Ci ripromettiamo difarlo quanto prima. Nel frat-tempo ci faremo cullare dallesplendide parole che LucianoPrada impresse su carta.Magari rileggendo quanto scrit-to da Gianni Brera nel 1990:'Torno di Sicilia ricordandopreoccupato i giudizi diMassimo Alberini, maestrogastronomo. Per fortuna miriconcilia con la cucina lom-barda il professor GiuseppeResta, primario odontoiatricoall'Università di Pavia, che si

ricorda del Giovedì emanda Titta Bottoni eLivio Torti a formulare ilsolenne invito alla cascinadel Brick, appo Corbetta.Il prof. Giuseppe Restainvita anche il prof.Giorgio Re, presidentedell'Anbo, accademianazionale buongustaiodontoiatri. Il prof. Re èstraordinario raccontatoredi barzellette, tiene catte-dra a Torino e soprattuttoè amabilissimo gourmet.Il nobile vizio della gola ciaffratella quasi subito(..)Eccolo adesso, alla tavoladi Alberta Resta, moglie

del professore e padrona dicasa. Donna Alberta è a dirpoco deliziosa. Ho l'onore disederle accanto con LucianoPrada e mi ricordo immanca-bilmente di Tartuffe che toccale tette della moglie del suoospite e dice: 'Che bella stoffa'.Titta Bottoni ha pescato notte-tempo pescioliname nelle suerogge per darci il fritto. Hacomprato le rane dai ranè; frittepaiono di prezioso onice.Vanno immerse nel sale e sgra-nocchiate come spagnolette'.

Fabrizio B. Provera

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Di seguito riportiamo alcunicontributi introduttivi pubbli-cati nel libro “Lucciola, addio.Luciano Prada dieci annidopo” promosso ed edito dalComune di Corbetta. Chiunquefosse interessato può chiedernecopia alla Biblioteca Comunaledi Corbetta.

E’ bello trascorrere unpoco del nostro tempo aleggere quello che

Luciano Prada ha scritto", conqueste parole iniziava la pre-sentazione della pubblicazione“ U l p u n t d u l l a c " , p r o -m o s s a dall’AmministrazioneComunale di Corbetta nelnovembre del 1999, in occasio-ne del quinto anniversario dellasua scomparsa. Sono passati cinque anni,siamo entrati nel nuovo millen-nio, il mondo sta profonda-mente e velocemente cambian-do, e ancora quell’invito non haperso la sua validità, perchéleggere le opere di Luciano

Prada e ricordarne il lavoro, adieci anni dalla scomparsa,significa, prima di tutto, esami-nare la posizione ed il ruolodegli intellettuali a Corbettadagli anni '50 sino alla fine delventesimo secolo. E non poten-do qui, per brevità di spazio,fare una lettura criticaapprofondita di tutti gli aspettiche hanno connotato questoperiodo, ci limiteremo ad alcu-ne considerazioni per tratteg-giare i principali parametridescrittivi della complessarealtà culturale di Corbetta neldopoguerra. Sommariamente, possiamodividere in tre periodi i momen-ti culturali della nostra città ani-mati dagli intellettuali, con acapo nei primi due LucianoPrada: il primo dopoguerra,dagli anni '70 alla fine del seco-lo scorso, i giorni nostri. Senza dubbio, nel primo perio-do, il tentativo più importante-seppure con qualche ingenuità-è stato quello di promuovere e

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Corbettaper Luciano Prada

propagandare la cultura, vistaanche nei suoi aspetti più arti-colati, come fenomeno dimassa. Sulla scia del CircoloCulturale Corbettese (C.C.C.)nascono altre iniziative chevanno in questa direzione,mentre la pesante eredità diCarlo Alberto Pisani Dossi e delsuo modo di "essere uomo dilettere fra il volgo" influenzafortemente le esperienze diquegli anni e, per certi versi, èancora oggi punto di riferimen-

to fondamentale.Rispetto a questo sce-nario culturale solonegli anni '70, conl'avvento della" B i b l i o t e c aComunale", si passaad una situazionediversa del "fare cultu-ra". Le nuove genera-zioni pongono sottorevisione critica tutti ipresupposti sottesi allavoro del periodo pre-cedente, cercando di"uccidere" dal puntodi vista culturale "iPadri della precedentegenerazione". LucianoPrada è tra i pochi cheabbiano saputo condi-videre con dei giovaniintellettuali "quella

capacità delittuosa" comesegno positivo per rilanciareuna sfida più avvincente: farecultura oltre i confini munici-pali, osare oltre il campanileper segnare la cultura del piùvasto territorio dell'est-Ticino.E, negli ultimi suoi anni, dellaMilano internazionale. Unasfida raccolta da molti eredi delsuo territorio, che nelle variediscipline della cultura e nelleistituzioni hanno saputo inne-

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scare processi culturali ad ini-ziare dalla Curia Picta fino almondo intero.Luciano è stato un grandeesperto d’arte e di letteratura,un intelligente giornalista, unraffinato scrittore, come testi-moniano i ricordi – contenutinella pubblicazione che abbia-mo l’onore di presentare - dellepersone che l’hanno conosciu-to bene, che hanno lavoratocon lui, che hanno avuto il pia-cere di apprezzare il suo “piace-vole divagare” in tutti i campidella cultura, senza pregiudizi eprevenzioni, da vero “battitorelibero”, come amava definirsiegli stesso. Questo suo stile dipersona “libera”, di alta staturaintellettuale, in qualche suointerlocutore poteva far sorgeredelle iniziali incomprensioni,che venivano immediatamentesuperate grazie alla sua indolebonaria.Lontano dalla superficialità edalla banalità, era uomo del-l’approfondimento, dell’analisie della ricerca (anche dei mini-mi dettagli e particolari), con-dotta sempre con grande rigorescientifico, nei diversi campi:arte, architettura, letteratura,giornalismo e storiografia.Corbetta e i corbettesi devono

davvero molto a Luciano Prada,perché da “corbettino appas-sionato” ci ha fatto conoscere lanostra storia, ci ha fattoapprezzare la nostra arte, ci hainvitato a riscoprire e conserva-re le nostre tradizioni, inse-gnandoci a non dimenticaremai le nostre radici e aiutando-ci così a capire meglio il nostropresente e a progettare inmodo consapevole il nostrofuturo. In conclusione, ringraziamochi ha realizzato questa pub-blicazione e tutti coloro chehanno voluto ricordareLuciano Prada con la propriatest imonianza. A n n u n c i a m o i n o l t r e l avolontà dell'AmministrazioneC o m u n a l e di costituire unfondo coi libri di Luciano pres-so la nuova BibliotecaComunale, il cui progetto èstato approvato in questi giorni,convinti di incontrare l'approva-zione di tutti i corbettesi amantidell'arte e della cultura.

Francesco PrinaSindaco di Corbetta

Fulvio RondenaAssessore Cultura

Comune di Corbetta

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La domanda più frequenteche mi viene rivolta dachi, in tempi più o meno

remoti e con ammirazione piùo meno marcata, ha incontrato,conosciuto, letto o sfiorato L.P.è mirata a capire le motivazionidel suo volontario buen ritiroin terra di provincia, nonostan-

te le conclamate qualità delpersonaggio che promettevanoaperture di maggior fiato sullaribalta nazionale. ”Non chiederci la parola chemondi possa aprirti” dicevasecco Eugenio Montale, ponen-do il suo lettore violentementeinnanzi al ruolo del poeta all’al-

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Riflessioni su un uomoe le sue scelte

ba del XX secolo: non più ditrovare risposte certe ai dubbiesistenziali dell’uomo, ma disuggerire una sua personaleintuizione di verità. Con le dovute proporzioni econ ponderosi chili di rispettoper il grande maestro ligure,anche chi ha frequentatoLuciano Prada in ambito fami-liare non ha una formula riso-lutiva: posso solo riflettere ecercare d’interpretare. In questigiorni ho letto e riletto moltodel suo materiale autobiografi-co e i suoi diari, forse e consano egoismo maggiormentedesiderosa di sciogliere nodipersonali, e mi si è postainnanzi, imperiosa, self evi-dent, dicono gli inglesi la rispo-sta altra, la soluzione all’enig-ma-Prada pubblico. Se si avesse la possibilità diaccedere ai diari di LucianoPrada e ci si inoltrasse, ognunosi prenda i suoi rischi, tra la suaprosa lucida e meticolosa, se cisi concedesse il tempo perriflettere e se si desse il fiatod’una cioccolata calda non perscorrere avidi le parole vergatema per leggere lo scrittore,chiunque approderebbe aquanto. L’esilio nella dimensione di

paese è stato voluto e necessa-rio per permettere a LucianoPrada di osservare, raccogliere,fissare prima nell’animo e poisulla carta (il Prada era consa-pevolmente e orgogliosamenteignaro di computer e affini)colori, profumi, suoni, ritratti,luci, bagliori, cupezze e sfuma-ture della vita che gli scorrevaaccanto. Altri spazi, altri ritmi,altri paesaggi cittadini, altritempi imposti dal palcosceniconazionale di giornali, televisio-ni, cattedre scolastiche e scran-ni politici non glielo avrebberoconcesso. Al “successo”, comelo conosciamo noi in anno2004, si paga maggior pegno diuna messa. Luciano Prada ha scelto di coc-colarsi un tesoro interiore e haavuto l’intuizione e il bisognodi farne dono al suo lettore. Mal’epifania colta con lo sguardointeriore non è rimasta nel qua-drato di fazzoletto padano checopriva con i suoi occhi. Lagrandezza di Luciano Prada è diavere innalzato tutte le cicaled’estate, tutte le acque dei fon-tanili, tutte le formichine dicontado a dimensione univer-sale, quali emblemi e paraboledi vita. Senza più tempo, senzaconfini geografici, senza coor-

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dinate d’identità. Di questo universo facciamosuperbamente parte tutti noi: ilPrada amava in profondità lavita di provincia perchè rispon-deva esattamente alla sua esi-genza di “sentirsi addosso” unagrande famiglia. Quella del vici-no di casa, della cartolaia, del-l’amico fotografo, dei fedeli allamessa domenicale, del maguttdi cantiere, dell’allievo delleripetizioni; ma anche quelladegli avi. Il legame con il passato, con latradizione come fondamentale

sostegno di vita e di creativitàculturale in funzione del pre-sente e per proiettarsi neitempi a venire: tutto ciò trovavaLuciano Prada nel piccolomondo che si era scelto qualereggia. Chi resta credo condivi-da la sua necessità quotidiana -che è anche la nostra - di sape-re coltivare l’antico per capirechi siamo e incamminarci, conqualche stampella di conforto,su strade nuove e inevitabil-mente “perigliose”.

Cristiana Prada

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Un intellettuale con ilgusto per la citazione,quale fu Luciano Prada,

non poteva non misurarsi con lastoriografia, che appunto fondala propria credibilità sulla cita-zione delle fonti utilizzate. Maper capire il Prada storiografobisogna intendersi sul Pradacitazionista.A mio parere, egli fu un pessimi-sta nei confronti del presente,da lui giudicato incapace di rin-novarsi e che quindi lo obbligòa vivere da irregolare, nel sensodi fuori dalle regole. E irregolarefu, prima di tutto, nella scrittu-ra. Una scrittura che si rifiuta dicalarsi in un genere preciso e lìsperimentare nuovi linguaggi; epiuttosto una scrittura che sicontamina con generi diversi,che diventa un gioco in cuiincrociare tutte le possibilimodalità espressive, passandocosì dall’alto al basso, dalla sto-ria alla letteratura o alla filoso-fia, dalla lingua italiana al dia-letto, dalla storia dell’arte allamusica, dalla biografia all’auto-

biografia.Una scrittura trasversale, chesfida l’accusa di cultura ostenta-ta perché per Prada, nonostante– o forse proprio per – la stermi-nata biblioteca personale, lacultura non è un rifugio ma unmagma indistinto in cui isolarepochi bagliori e cioè le sentenzeesistenziali, siano esse aulichefrasi celebri o semplici proverbipopolari (magari accostandoli).Ecco quindi la predilezione peropere, come Puarìtt ma gnüccho Caldarìna e pan giàld, di purogusto compilatorio, con unamisura narrativa che è quelladell’aneddotica e dove l’inven-zione espressiva ha il ruolo dichiosa spesso moraleggiante.Appunto poiché niente puòcomunque dirsi esauriente,tanto vale dedicarsi all’essai: ilbreve come valore e non comesintomo di inadeguato respironarrativo.M a p o i , i n e v i t a b i l m e n t e ,anche l’opera letteraria che nerisulta soffre di quei limiti equindi essa stessa equivale a un

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Luciano Prada, storiografo

invito per il lettore aprovare la medesimaesperienza dell’auto-re. E pertanto que-st’ultimo sarebbestato il primo a nonmeravigliarsi se nes-suno, ad esempio,avesse letto dall’inizioalla fine le due operecitate: anzi, una lettu-ra integrale sarebbe lameno consigliabile.“Leggimi – sembradire Prada – come leggo io, inmodo trasversale, stando inequilibrio sul testo, trovando inqualsiasi cosa che si legga acaso un senso compiuto. Perchéogni libro è pur sempre un po’confezionato con ritagli di altrilibri, piccole ma inossidabiliverità, pillole per l’esistenza”. Eciò vale anche per le elaborazio-ni più propriamente narrativecome “Ul punt dul lacc”: prova-te ad aprire a caso il volumetto ecominciate a leggere: vi sem-brerà che inizi lì un racconto asè stante.Questa scelta espressiva, chequasi costrinse Prada a vivereda enciclopedico, fa di lui unoscapigliato nel senso atempora-le del termine, essendo avvici-nabile agli esponenti storici

della Scapigliatura solo nell’usodelle tecniche espressive. Non èun caso la venerazione di Pradaper Carlo Dossi, ma sarebbelimitativo spiegarla solo conl’affetto verso un illustre concit-tadino per le testimonianzelasciate sul passato corbettese(che peraltro Prada raccolse inun’apposita antologia). Perchéc’è anche una sintonia interiore,una comune inclinazione per ladimensione domestica e comu-nitaria, ma c’è soprattutto ilrifiuto per le grandi architettureespressive e piuttosto il piacereper l’attimo folgorato da unaverità esistenziale, magari recu-perata, più che dal passato, dalsuo alone (anche se si tratta diun alone deviante, perché tuttoè lecito nella finzione letteraria).Ma per ciò che conta, Prada non

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è un dossiano: le “Note azzurre”e – poniamo – Caldarìna e pangiàld possono sembrare similinella struttura e persino nellafilosofia esistenziale che le ispi-ra, ma nel primo testo i baglioridi verità costituiscono il mate-riale dell’officina dello scrittoredestinato a essere plasmato,mentre nel secondo testo queibagliori vengono cristallizzati esoltanto ornati con l’applicazio-ne di chiose ricercate per confe-rire loro un rilievo iconico. E’questa un’altra fase prodromicaalla produzione maggiore diPrada, cioè quella degli epi-grammi, produzione purtropporimasta interrotta e che appun-to rappresenta il distillato ditutto quanto finora detto, senzapiù alcun ancoraggio – per lomeno diretto – alla personalecultura enciclopedica.Questa lunga premessa eranecessaria per capire il Pradastoriografo e in particolare sto-rico locale. Anche in questaesperienza c’è naturalmente ilrifiuto di farsi condizionaredalle regole della disciplina diriferimento, mentre si ritrovanoil gusto compilatorio, l’alter-nanza dei generi, l’enciclopedi-smo, la memoria come dolore enel contempo il passato come

materia da rianimare con lapotenza evocativa. Esemplare è la vicenda dei qua-dri che l’Accademia di Breradiede in deposito alla chiesa diS. Vittore di Corbetta nel 1815 eche dopo qualche decenniorisultarono irreperibili: unavicenda comune a molte altrechiese del Milanese, tanto chesu questo immenso patrimonioscomparso – talvolta solo smar-rito – è stato scritto un libro(Brera dispersa). Ma per Prada,nel volume sulla chiesa di S.Vittore, il caso corbettese diven-ta un racconto con imprevedibi-li colpi di scena: “Si tratta di unvero e proprio giallo di sacre-stia: sto per dire, d’un delittoperfetto (…). Saranno poi arri-vati, i quadri, a Corbetta? E, sedavvero i quadri erano giunti inluogo, dov’essi saranno finiti?(…). La sentenza non scritta èuna e assoluta: i quadri sonoscomparsi; e nessun Poirot saràpiù in grado di rimediarvi”: e innota, invece di un riferimentoarchivistico, si legge a propositodi Poirot: “E’ indicato, preso insimbolo, il nome ben noto di uninvestigatore uscito dal talentogiallo di Agata Christie(Torquay, 1991 – Wollingford,1976)”. Nessuna meraviglia se a

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questo punto fosse seguita unabiografia della Christie.Uno storiografo di professioneavrebbe qualche rilievo da faredal punto di vista metodologi-co. Ma per Prada quello era ilmodo di fare storia: la storiacome genere letterario e noncome disciplina scientifica, percui qualsiasi cedimento eraconsentito in funzione dell’ef-fetto voluto, perché – c o m ee b b e a s c r i v e r eTommaso Grossi a conclusionedel suo Marco Visconti – è undiritto sia dei poeti sia degli sto-rici “l’esornare, l’amplificare, iltravestire, l’inventare di pianta”.

Oggi non è più così? In realtà lastoria come racconto è il desi-derio inconfessato di tutti glistorici. Essi vorrebbero scriverestorie vere, di uomini realmentevissuti, col talento narrativo delromanziere. Ma non avendonele doti, hanno spesso la sensa-zione di sciupare splendidetrame offerte dalle carte d’archi-vio. Georges Duby, uno dei piùautorevoli storici contempora-nei, in un libro intitolato – non acaso – Il sogno della storia ,ammette senza esitazioni:“Attribuisco un valore enormeall’espressione, alla maniera discrivere storia. Ritengo che lastoria sia prima di tutto un’arteletteraria. La storia non esisteche attraverso il discorso: per-ché sia valida, occorre quindiche sia valido il discorso.Scrivere in un certo modo non èsolo un mezzo per convincere; èanche un mezzo per fare buonuso, mediante artifici letterari,di quelle discontinuità amma-liatrici che portano il lettore asognare, allo stesso modo in cui,da parte sua, lo storico sogna”.Una citazione che sarebbe pia-ciuta al Prada citazionista, masoprattutto al Prada storiografo.

Mario Comincini

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Avevo 27 anni nel 1959,quando Luciano Prada fuil primo acquirente di

una mia opera. La mia passionesi rivelò prestissimo, nel 1946,quando m’iscrissi al Liceo arti-stico, a Brera. Cominciai conserigrafie, pitture, disegni, oli sucarta, pastelli e molto altroancora. Quando si è giovani si fadi tutto. Mi dedicai totalmenteall’acquaforte dal 1968 in poi. Negli anni Cinquanta partecipa-vo a un’infinità di mostre, con-corsi, rassegne e premi, nellasperanza di ottenere dei riscon-tri. Ricordo che la mia primamostra fu alla Galleria ‘il Prisma’di Milano; pagai di tasca mia50.000 lire di cinquant’anni fa.

Dopo quelle pionieristicheesperienze, la prima volta cheuna persona totalmente estra-nea alla mia cerchia di familiaried amici comprò una mia inci-sione fu con Luciano Prada.L’ o p e r a s i c h i a m a v a‘Conchiglie e fossili’, pagata15.000 lire; la mostra era alPadiglione d’Arte Contemporanea. In seguito fu lui stesso che mitelefonò, perché voleva cono-scermi. A quell’epoca abitavocon delle amiche in via Petrarca,in un appartamento diviso intre: io alloggiavo in cucina.S’aprì la porta ed entrò il Prada.Ci guardammo un po’ perplessi,io abbastanza intimidita. Lui midisse che era convinto di trovar-

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Luciano Prada eFederica di Dio:

correva l’anno 1959,‘Zazzeretta e

occhi ridenti ...’

si davanti ad un’abile, anzianaartista. Reputava quell’opera,che aveva comprata, fatta bene,con perizia e tecnica. D’altrocanto lui era un grande collezio-nista, ma più di tutto capival’artista e l’arte: è una cosa rara,perché molti accumulano, malui coglieva il valore intrinsecodell’opera. E il giudizio di qua-lità è rarissimo. Il Prada ce l’ave-va. Spontaneamente nacque unrapporto di grandissima, reci-proca stima. Anche se rima-nemmo per anni senza vederci.Nel 1962, quando si sposò, michiede l’incisione da stampareper le nozze, mentre io ero inGrecia. L’incisione, perciò, lafece Gaudino. Poi nel 1966 misposai anch’io: ciritrovammo l’an-no successivo allaGalleria 32 diMilano, conS a l v a t o r eQuasimodo. A mefu dedicata laseconda mostraallestita in quellospazio, che fucurato con la soli-ta perizia dalPrada. Quello fuanche il periodo

in cui conobbi Giuliano Grittini,che proprio alla fine degli anniSessanta lavorava a Milano conBandini. Fu per il suo tramiteche mi recai per la prima volta aCorbetta, il 6 gennaio del 1975:non sapevo neppure dove fosse,chiesi al casellante. Arrivai inpiazza e domandai dove fosse lacascina Grittini, dove Giulianoed Enrico Cattaneo avevanoposizionato il primo torchio. E lìcominciai a stampare, all’iniziouna serigrafia, nell’autunno del’75. Corbetta diventò da allora ilmio secondo paese; inauguraipersino la sede del municipiocon una mia mostra, cui parte-ciparono il Prada, GiovanniTestori ed Aldo Aniasi. Inoltrenon sapevo ancora che Corbetta

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fosse la città di Carlo Dossi; unalacuna che colmai quando unasignora, a me sconosciuta, miinvitò a visitare la sua tenuta.Tenuta che era proprio casaDossi. Così, una mattina, conmio marito partimmo in mac-china, in visita a quella anticadimora. E a casa Dossi fecianche delle incisioni. Fu inoltrein quegli anni che LucianoPrada conobbe, tramite me emio marito, personaggi del cali-bro di Giovanni Testori eSebastiano Grasso. Insomma,ho sempre consideratoCorbetta un paese molto diver-so dagli altri, una diversitàdovuta alla permanenza di villee case d’incomparabile bellezza. Ricordo con piacere, semprepensando a quelle prime fre-quentazioni, la cartella sulNaviglio Grande; tengo molto aquel lavoro, perché sono con-vinta che Milano, con la rico-struzione del Dopoguerra, persela sua conformazione di cittàlegata dalle acque, dai Naviglifino al Ticino. Anche se penso diessere l’unica ad avere incisoMilano 48 volte, a dimostrazio-ne del mio affetto per la città. Col passare del tempo non s’in-terruppero certo le frequenta-zioni con quel mondo, col

Prada, il Grittini ed altri perso-naggi. Una vita artistica e cultu-rale vissuta intensamente, colPrada che era una presenzafissa, anche se non fu mai inva-dente. Ricordo nitidamente cheGiovanni Testori nutriva per luiuna grandissima stima, dicevache era una persona ‘capace discrivere’. E ricordo, con altret-tanta nitidezza, quandoSebastiano Grasso mi telefonòla sera dell’incidente. Fummocosternati, distrutti, perché sipensa che gli amici sianoimmuni da certi accadimentitristi che costellano la vita. Luciano Prada è una grandemancanza, come quella diGiovanni Testori. Loro, Dino Buzzati, SalvatoreQuasimodo, Leonardo Sciascia,sono persone che appartengo-no ad un’epoca indimenticabi-le. Senza dimenticare Carlo Bo,che su di me scrisse anche unlibro. Oggi rilevo la mancanza diquel fervore, ma ancor più diquel clima. Basti pensare cheattualmente, al posto dellaGalleria 32, c’è un negozio dirubinetterie.

Federica Galli

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Uno dei tanti inediti lasciati da Luciano Prada

27.05.1981 Viaggio di un giorno nella ubertosa pianura di PARMA, bella,pulitissima, con i filari di superstiti gelsi e i casolari sparsi alsole, campi di mais, campi d’aglio, campi di pomodoro,scomparti di frumento appena tagliato, bietole rigogliose eun intrico incredibile di strade e stridette. Due itinerari inuno. Il primo, “culturale”, a caccia di architetture da vedere orivedere: la Rocca di SORAGNA, forte, squadrata, fatta di beimattoni di terra bionda; il “quasi ANTELAMI” dei rilievi nellaCattedrale di FIDENZA (Borgo San Domino) e l’abside stupe-facente, quasi una vendetta romanica; la nobile e silenziosapiazza di CREMONA, dominata dal Duomo rosato con leenormi volute a baffo e le finestrelle asimmetriche, rovinatoall’interno dall’atavica cupidigia kitsch dei vescovi che sisovrappongono gelosamente alle armoniche strutturemedioevali dei maestri: ne hanno fatto un tutto blu e oro conriccioli e volute di alta pasticceria, che rimane sullo stomacoindigesta. Secondo itinerario: i luoghi verdiani, con grandecommozione della nonna, quasi cieca e traballante, ma sma-niosa di salire i gradini e penetrare anfratti per “toccare” lereliquie del “Signor Peppino”: la casa natale, la chiesa conl’organo, il museo di BUSSETO, la tenuta di SANT’AGATA conil grande parco. Ho portato un fiore sulla tomba di GIOVAN-NINO GUARESCHI, nel camposanto deserto che è accantoalla chiesa di RONCOLE: ho messo una mano sulla pietra, hoparlato con lui, ho ricordato una vita, l’ho ringraziato.

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Il mondo del focus e delloshare è entrato nelle nostrechiese? Incominceranno

anche i “fedeli” a contarsi?Pare proprio di sì, almenostando a quanto è capitatodomenica 28 novembre, quan-do le persone che assistevanoalla Messa si sono viste distri-buire uno strano foglietto conaltrettanto strane domande:“Quanti anni hai? Vai a Messaogni domenica? Sei di questaparrocchia?”

E durante la predica il prete,invece di parlare del Vangelo,spiegava come rispondere aiquesiti del foglietto. Qualcunoera sconcertato, qualcun altrosi chiedeva il perché; comun-que, tutti hanno fatto quantoveniva richiesto.Poi all'uscita dalla Messa lagente commentava questa ini-ziativa.Era infatti una cosa nuova,così insolita che perfino ilCorriere ne aveva parlato. Concautela, manifestando qual-che educata perplessità, e, perstare sul sicuro, citando ilCard. Tettamanzi”….. non per

fare la conta, ma per conoscerecon maggiore realismo larealtà…”, il giornalista avevacomunque scritto due colon-ne su questa novità.Perché, effettivamente, questaera una novità, per la Chiesa,s'intende.Infatti per il resto, oggi tutto èmisurato, tradotto in percen-tuali, rappresentato in grafici.(E' un trionfo postumo di Mao“Le cifre, compagni, le cifre!”).E le cifre ti dicono se Canale 5sta battendo Rai1, o se l'oppo-sizione sta guadagnando posi-zioni.Ma nel rarefatto mondo eccle-siastico questo non avveniva,anche se - e questa è la fac-cenda strana - altri (non preti,non vescovi) già interessavanodella Chiesa, della fede, delleMesse ecc..: già facevano inda-gini, “misuravano credenze”,mettevano in cifre partecipa-zione alle Messe e quant'altro,cioè - in un certo senso ana-lizzavano lo stato di salute diquell'organismo che conven-zionalmente chiamiamoChiesa cattolica.

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Mannheimer in chiesa?

Titoli “Religione e Chiesa inItalia” (Garelli - ed Il Mulino) o“La religiosità in Italia” (autorivari - ed. Mondatori) erano giàapparsi nelle librerie: eranovolumi ponderosi (il che nonvuol dire noiosi, anzi …) irti ditabelle, di grafici e di cifre chestudiavano scientificamente il“fenomeno fede”.Ma anche altri col taglio piùgiornalistico avevano fatto lostesso lavoro: p.es. “I postita-liani” (Berselli - ed.Mondatori; sottotitolo signifi-cativo “Cronache di un Paeseprovvisorio”; è recentissimo:risale al 2003 e ha avuto dueedizioni in un solo mese).Cosa vuol dire tutto questo?Vuol dire che c'è un “fenome-

no”, cioè qualcosa che staavvenendo; che questo feno-meno è rilevante; che, infine, èqualcosa che merita unapproccio serio.Accanto alla globalizzazione(il mondo si sta unificando),accanto alla U.E. (gli Statieuropei stanno cambiandopelle), contemporaneamentealle trasformazioni del lavoro,al ridimensionamento dellagrande industria e al tramontodi posizioni che un tempoavevano il carattere di immu-tabilità, accanto - in una paro-la - ad un mondo che rapida-mente muta, per cui l'oggi èben diverso dall'ieri, accanto atutto questo, anche quell'uni-verso che icasticamente

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potrebbe essere rappresentatoda “croci, campanili, chiese”(almeno noi de “I quaderni”così lo definiamo) questo uni-verso muta.Qualcuno potrebbe dire“Finalmente perfino la Chiesase n'è accorta, tanto chedomenica 28 novembre hafatto questa indagine”.Forse questo è vero, forse no.Forse la Chiesa questo lo sape-va già: forse anche il Vescovogià conosceva lo stato di salutedella Diocesi.Infatti, intervistato dalCorriere, Tettamanzi avevadetto “…. è in atto un fenome-no epocale: la scristianizzazio-ne: un fenomeno vasto, silente,capillare (….), ma non riguar-da tanto la pratica religiosa,quanto i generali criteri, lescelte operative che prescindo-no in molti da ogni radice cri-stiana”.Stando così le cose, il sociolo-go e il Vescovo, pur ponendosiambedue di fronte allo stessofenomeno, hanno approccidiversi. L'uno lo vede in un'ottica freddamente scientifica,studia il fatto. L'altro - ilVescovo - si “preoccupa” delfatto.Il sociologo è uno scienziato, il

Vescovo è un pastore.Mannheimer, quindi, è sìentrato domenica 28 novem-bre nelle nostre chiese perchéuna indagine è un indagine.Ma, con lui e prima di lui, èentrato un Vescovo che - usole sue parole - parla di “quellabeatitudine che (…) è statapromessa e offerta a tutti gliuomini e a tutte le donne delmondo”.E' una tappa, cioè, di un cam-mino che la Diocesi di Milanointende compiere nel triennio2004-2005-2006.Ora, parrocchia per parroc-chia, decanato per decanato lerisposte al questionario ven-gono analizzate, tradotte incifre, rappresentate in grafici.Ma, mentre qui il sociologo siferma, da qui invece la Chiesadi Milano parte per iniziareun'altra tappa del suo cammi-no con un suo specifico obiet-tivo, (che, in ultima analisi, èla sua stessa ragione d'essere)“fare giungere alla gente que-sto invito e mostrare la bellezzae la gioia che inonda il cuore ela vita di chi lo accoglie”.(Dionigi card. TettamanziArcivescovo).

Teresio Santagostino

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Presso la Sala Capitolaredell’Abbazia Santa mariadi Morimondo (Mi),

patrocinata dalla FondazioneAbbatia Sancte Marie deMorimundo, si tiene dall’ottodicembre 2004 al 6 gennaio2005 la mostra La natura l’uo-mo lo spirito personale del pit-tore Antonio Codegoni.Verranno esposte opere a oliosu tela 70x90 e 90x70 sulletematiche:

- La natura, età del tempo: pri-mavera, estate, autunno, inver-no;- L’uomo, età dell’uomo: infan-zia, maturità, anzianità, vec-chiaia;- lo spirito, età dell’anima:intelletto, fede, speranza,carità.Orari:Festivi 11,00 - 12,00

15,00 - 18,00Feriale 8,00 -12,00

14,0 - 16,00

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Personale di Antonio Codegoni

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Penza è conosciuto aVigevano e dintornicome poeta dialettale e

narratore toccante. Conoscitoredi ogni antro dei boschi del suoTicino, delle sue acque, dellesue lanche, delle sue isole digera bianca, della sua flora efauna è un elfo dalla filogenesiin simbiosi con la natura che saascoltare e vivere la magia delbosco. Sa portare il barcè tracorrenti impetuose e placideanse, come capitano di lungocorso, si disseta ai fontanili, haocchi estasiati su distese dimughetti in primavera, si portanegli occhi i colori dell'autun-no e li modella, con mano arti-stica, nelle forme delle suesculture, ha esplorato il mondomisterioso dei funghi che si tro-vano negli ombrosi boschi e sadell'importanza dell'ecosiste-

ma di questi frutti. Angelo si èappassionato alla protezione diquesti vegetali e nel 1978 èsocio fondatore del gruppomicologico vigevanese. Aiutatodagli amici tisinat, ha raccoltodiverse famiglie di funghi e poi,da valente stampista, ha inizia-to, con materiali adatti “alginatie gommati” a fare gli stampi.Ogni fungo è visto nei vari stadidi sviluppo. Tecnica raffinata,difficile e costosa. Il singolofungo viene diviso in due partiper evitare i sottosquadri. Ogniparte viene realizzata con dueimpronte, colate, poi con gessispeciali durissimi vengonoassemblate, quindi dipintenelle minime sfumature concolori a tempera. Questi pene-trando nelle porosità del gesso,si rendono indelebili alleintemperie e al tempo. Esposti

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Angelo Penza:l’elfo della filogenesi insimbiosi con la natura

su tavole, con terriccio, muschi,erbe essiccate e sassi, sembra-no veri. Sessanta composizioniche sono costate anni di lavoroe un grosso sacrificio economi-co. Questa opera è rimasta inmostra diversi anni in specialibacheche di vetro presso laCivica Biblioteca di Vigevano.Poi nella nuova sede non hatrovato posto. Nel 1990, duran-te il Congresso Nazionale diMicologia, tenutosi a Vigevanoin piazza Ducale, è stato visita-

to e apprezzato da numerosigruppi di micologi. La collezio-ne ha fatto il giro di parecchiecittà italiane e in diversi istitutia scopo promozionale e divul-gativo. Adesso i funghi sono,rinchiusi in scatoloni, nello stu-dio di Angelo Ponza, che hadeciso di donare questa operaal Parco del Ticino, purché idirigenti sappiano valorizzarneil contenuto didattico.

Cesare De Marchi

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Si sarebbe anche potutointitolare "lo zibaldo-ne",ma dato che il titolo

se lo era accaparrato in antici-po il signor Leopardi, ho ripie-gato sullo zibaldino.Il diminu-tivo mi permette inoltre dinon entrare in paragoni peri-colosi con il suddetto signorGiacomo, che era un signorPoeta, mentre io sono solo unelettrotecnico con la maniadella scrittura. Un "vile mec-canico" , si sarebbe detto nelseicento .Anche come zibaldino il risul-tato resta pero' lo stesso: un'insieme di modi di dire, pro-verbi dialettali e ricordi, affa-stellati in ordine sparso comele verdure in un minestrone.Ora che abbiamo terminato lanostra introduzione come intutti i libelli che si rispettanopossiamo andare a incomin-

ciare...N.B. Ho lasciato le varie partinon in ordine alfabetico, inmodo che il lettore possa, inperfetta anarchia, saltare daun punto all'altro del testo,senza starsi a preoccupare diseguire una trama o un per-corso...Proverbi e modi di direI proverbi , si dice, sono lasaggezza dei popoli. Infatti seben ci si pensa hanno quasisempre ragione, specie per-che' per ogni proverbio esistesempre uno che lo contraddi-ce, che gli fa da contraltare.E'come il testa o croce con lamonetina: pari possibilita'.Manon per questo bisogna liqui-darli facilmente come folkloreda citare una volta ognitanto.Alcuni proverbi dialetta-li sono piccole opered'arte,cosi' come alcuni modi

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Lo zibaldinodel Ticino

di dire valgono piu' di tantiaforismi da carta patinata.....A Novara s'impara..Per chi abitava nelle campa-gne la citta' era qualcosa digrandioso.Aveva una vitaincessante, tanti negozi daguardare, e anche le scuolesuperiori.Per i pochi che pote-vano permetterselo perchèfigli di benestanti o fittavoliera il luogo dell'istruzione.Per la zona di Magenta e deipaesi confinanti al Piemonteera piu' veloce da raggiunge-re di Milano.Ecco spiegato ildetto su Novara e sull'impa-rare.I trii pusee cojon: l'asnit, alpulon e l'omm che vor ben alsoo padronProverbio citato in altra formadal Maestro Luciano Prada in"Puaritt ma gnucch". Ecco iltrio dei piu' stupidi secondo ilpopolo: l'asino ,che non brillacerto per intelligenza,il tac-chino, che perde ore correndoqua e la' per il pollaio e "l'uo-mo che vuol bene al padro-ne". Il padrone e'"al sciur

padron", il propietario dellafabbrica o il capo , che allastima dell'operaio rispondecon buon viso finche' ne habisogno, salvo poi metterloalla porta e poi " ciao Pepp !".Ovviamente esiste anche il contrario "digh pa' a chi tada al pan ", che ricorda dichiamare padre chi ti da lapossibilita' di guadagnartionestamente il pane.L'e' un siful de mentaTra tutti gli strumenti questocitato dal proverbio e'quellopiu' difficile da farsuonare.Infatti e' un dolce dizucchero forgiato a forma difischietto, con tanto di pallinaal suo interno fatta con unmentino.Una volta portatoalle labbra, si rammolisce enon emette nessun suono,anche se centinaia di fiulitt cihanno provato e ci provanoancor oggi. La sua fine e' quel-la di venire avidamente suc-chiato sciogliendolo inbocca.Per analogia si indicavacol termine una personasciocca, oppure non in grado

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di eseguire il lavoro assegna-toli, cosi' come il fischietto dimenta non era in grado disuonare alcunchè.A l'e' un brusabuscMio nonno Luigi, risgioo nati-vo di Tromello in Lomellina ,mi apostrofava cosi' quandoda piccolo gli correvo dentar ipros apena vangaa. Tradottosuonerebbe come "e' un bru-cia boschi". Per la civilta' con-tadina il bosco era un' entitàda rispettare: forniva legnaper l'inverno , permetteva laraccolta di frutti e bacche, vi sipoteva cacciare.Chi lo dan-neggiava o peggio , lo incen-diava era un teppista, undelinquente , un brusabuscappunto !Scunfunduma mia Curat conCu RuttAltro proverbio lomellino chegioca sull'affinita' di pronun-cia Curatt-Cu Rutt. Invita astare attenti alle differenze, anon lasciarsi trascinare neigiudizi dalle apparenze. Tra ilCurato e l'altro c'e' una granbella differenza! Meglio non

scoprirla per aver avuto pocaattenzione....Va a Biegrass a fa su i stecchIn tempi di globalizzazione istecch li fanno i cinesi perpochi euro al giorno.Nella finedell'ottocento - inizi novecen-to a farli erano gli ospiti dellaPia casa degli incurabili diAbbiategrasso. Vi erano rico-verati anziani, handicappati,ex delinquenti. A chi potevalavorare veniva offerta la pos-sibilità di dedicarsi a questosemplice impiego, per occu-pare le lunghe giornate dellaloro triste vita.Chi viene man-dato a questa destinazione èquindi un incapace, adattosolo a lavori semplici e senzaresponsabilità.Cativ me il boja de PoianChi piu' cattivo del boia, chedi lavoro si occupa di spediresenza tanti convenevoli i con-dannati all' aldilà? Quello diPogliano , simpatica cittadinasul Sempione, doveva essereparticolarmente cattivo, tant'èche è riuscito a farsi forgiareun proverbio ad hoc. Per chi

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avesse dei dubbi su comevenisse amministrata la giu-stizia nelle nostre contrade èbene ricordare che l'ultimaesecuzione a mezzo impicca-gione e' stata eseguita adAbbiategrasso nel 1825.Al gha i cart de mattI pazzi nella cultura dei nativiamericani erano tenuti in par-ticolare considerazione: comegli stregoni erano il tramitecon la divinità e fornivanoresponsi e oracoli. Nellenostre contrade erano, seinnocui, pietosamente com-patiti e aiutati, se pericolosiinviati ai manicomi.Famoso nella nostra zonaera il "Cerletti" di Parabiago,che veniva spesso scherzo-samente citato come luogodi vacanza per chi manife-stava idee balzane. L'attribuzione dello 'status'di matt da parte del popoloavveniva gradatamente.Inizialmente si cominciava coldire che "al Giuan al gha ilunn", modo di dire che indi-cava repentini cambiamenti

di umore che venivano inizial-mente attribuiti all'influssodel nostro satellite sullementi.Il passo successivo , ai primieccessi , era "l'e' da fora dacoo.."che indicava il supera-mento del limite fra la norma-lità (quale?) e la follia.Quando poi il sciur duturcompilava i documenti per ilricovero coatto si era arrivatiai cart de matt. E per il Giuannsi aprivano i cancelli delmanicomio da cui difficil-mente si usciva guariti...Se ta vor videe una dona bela,varda una veduvelaProverbio che si riallacciaidealmente ad un altro cherecita "Dulur de vedova l'e'fort fort , ma l'dura poch". Perla donna vedova, specialmen-te se giovane e con bambinipiccoli, il dolore per la perditaera forte, ma il bisogno diricominciare la vita era priori-tario. Si soffriva ma senza inu-tili lamentazioni o piagnistei,talvolta di facciata, tantocomuni nelle regioni del sud

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Italia. Per la vedovella rico-minciava anche la ricerca diun marito che potesse aiutarlaa tiraa inanz la caa e quindiutilizzava l'arte della bellezzae della seduzione per ottenerelo scopo. Qualcuno ritiene che il pro-verbio vada interpretato nellasua versione piu' maliziosa ,cioe' che, via il peso del mari-to , la moglie rifiorisca.Vale ad esempio una celebrebattuta della Teresa deiLegnanesi :"Crepa Giuann,che vori pruà la gioia de laveduansa.."A voi la scelta...Ciao PeppModo di dire usato per termi-nare una conversazione basa-ta su affermazioni senza fon-damento , da bausciatt, o pertroncare discorsi prima chearrivino a conclusioni nongradite.Alcuni esempi : "la mia Vespala faa i centquaranta!! "Si,Ciao Pepp..""Alura Cumendatur, adess cheho lauraa tut agust, a setem-

bar me daa l'aument?" "Te fajun bel lauraa, ma sem in crisie l'aument.. Ciao Pepp.."Che tossic !L'insistenza non e' mai statagradita in nessun tempo oluogo, e questo vale anchenelle nostre contrade. Quandosi arriva al limite della soppor-tazione, bisogna, come dico-no i politici," esternare" lanostra insofferenza ..(esterna-re: che bella parola, comeriempie la bocca di chi la pro-nuncia, avete notato?). Eccoquindi il che tossic!, usatocome sfogo verbale davanti alrompiscatole di turno.Perinciso il tossic sarebbe il vele-no, che "al faa murii guta aguta" goccia a goccia, come ilseccatore con la sua insisten-za.Da registrare anche "chesoffic!" che vuole rappresenta-re il mancamento di fiato delsottoposto alla rottura di sca-tole! L'è del milavotcentvoltasin-dreeAttribuito a cosa o pensierosorpassato, fuori moda o inu-

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tilizzabile.Va' pronunciato tutto attacca-to, come scritto per dare l'im-pressione di una data remota ,non definibile."Ta ghe anmo' un televisurbianc e negher? Tral via che l'èdel milavotcentvoltasindree...”

Intermezzo numero uno: Nonsi parla il dialetto!Chi come me ha frequentatole elementari nei primi annisettanta ricordera' la decisio-ne con cui le maestre redar-guivano chi osava inserire untermine dialettale in undiscorso o peggio in untema.Si voleva arrivare ad unamodernizzazione del paese ,ed a una italianizzazione dellinguaggio delle nuove gene-razioni.Il dialetto faceva"tanto contadino", in unasocieta' del Boom che regi-strava l'apertura di nuove fab-briche e lo spostamento dellemasse verso le grandi citta'per il lavoro.La lingua dausare in casa, fuori, a scuola oal lavoro doveva essere per

tutti l'italiano. I bambini siadattarono immediatamente,i grandi e gli anziani cercaro-no di fare il possibile, ma ildialetto era la loro lingua e siesprimevano solo sforzandosiin quella nazionale. Si venne acreare quindi una neolinguache non era ne italiano , nedialetto, da usarsi quando siera costretti dalle circostanze(dal dottore, con le autorita',ecc.).I risultati furono penosigrammaticalmente, ma parti-colarmente spassosi !Eccovi alcuni esempi (tuttiautentici !)Si vendono sellaro e carottole(esposto da un fruttivendolomagentino)Mio figlio è andato a lavorarenell'Arabia esaudita (ArabiaSaudita)Mi hanno trovato il polistirolonel sangue (era il colesterolo,Sic!)Al giovedì guardo semprelasceradoppia (il "lascia o rad-doppia" di Buongiornianamemoria)Mio marito da quando ha

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avuto il litus (l'ictus) camminamale..Quella signora è una mia cor-tigiana (abita nel mio cortile)A me il Bettino Crassi non miconvince (le x erano troppocomplicate da pronunciare,meglio modificare il cogno-me...)Io ho paura a andare in reo-plano.Gli uccellini cipillano suglialberi e il cane lappa nellabasla..(ingenua e naif apertura di untema di un alunno della classe1930)Mangia il laite boito con lefreguglie dei bomboni !Per tirar su l'acqua dal pozzoho messo la pompa autoinde-scant (autoaddescante)Non bisogna dervire la porta achi non si conoscePer disinfettare il pavimentolo lavo con la cunegrina (can-deggina)Questo rifiuto dell'uso di ter-mini dialettali nella scuolapersiste ancora:si insegnanole tradizioni altrui (capodan-

no cinese,ramadan,ecc) e sirinnegano le proprie radici.Siamo passati da ragazzi cheparlavano il dialetto e capiva-no l'italiano ad altri che parla-no l'italiano e capiscono ildialetto.Poi e' arrivata la gene-razione che parla l'italiano,l'inglese e non capisce il mila-nese. A quando quella cheparlera'l'arabo e non capiràl'italiano?

... Continuiamo da dove era-vamo rimastiLa par la "Madona del petro-li"..Il petrolio in questione non èquello raffinato, ma quellogreggio, che si vende in barili,a fior di dollari, svuotando inostri portafogli a ogni pieno.E' nero, lucido, scurissimo.La Madonna di questo petro-lio e' quindi la piu' nera ditutte le Madonne in circola-zione. Per traslato si dice diragazzina o donna dalla pellescura o super abbronzata(naturalmente o alle isoleLampados).

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Se la vegna da Abià, mola lasapa e cur a caaNota metereologica che legala direzione di provenienzadel temporale con la sua pos-sibile pericolosita'.Fa coppiacon la seguente:Se la vegna da Milan la scepae la fa dannRiassumendo: se arriva daAbbiategrasso o da Milano, idanni paiono assicurati.Lasaggezza popolare nulla cidice invece se arriva daNovara o da Legnano. Megliorivolgersi al professor Furiadell'osservatorio di Campodei fiori per evitare gitebagnate ...A schisciagh la cua tucc i gatta vusan instess!Poco diffuso, ma inconfutabi-le proverbio da me ascoltatoad Abbiategrasso e Robecco.Se vengono sottoposti a unsopruso tutti si lamentano e siribellano ,sia ricchi che pove-ri, sia giovani o vecchi.Notevole la scelta dei gatti chemiagolano nello stesso modo,soriani o siamesi, per raffigu-

rare le categorie umane.Un'allegoria semplice maincisiva , comprensibile alvolo da chiunque.I danee e l'amicizia ghe sce-pan al coo a la giustiziaProverbio che ribadisce lafacilita' dei ricchi a uscire daogni genere di grana, compre-sa quella giudiziaria.Manzoninei "Promessi sposi" parago-nava le leggi a ragnatele in cuirestiano invischiati i poveri e isemplici, mentre i ricchi e ipotenti le attraversano strap-pandole.Dopo 100 anni evarie tangentopoli la massimarimane piu' che mai valida edi monito per tutti..Dagh una man da bianchDare un mano di bianco,significa coprire una magagnao sistemare alla buona undifetto in un lavoro.Richiama alla mente l'imbian-chino che si trova a dover ter-minare velocemente la pitturadi un muro e copre con unaveloce passata di colore idifetti che vi si trovano.Generalmente la man da

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bianch serve per nascondereil famoso Lauraa faj con al cuualla vista del cliente.Da non augurare a nessuno....Na lavada,na sugada, e la parnanca druvadaQuesto replicavano i ragazzialle scuse delle ragazzine chetemevano di vess cataa inbroca dai genitori dopo lafamosa " prima volta". Oggiche le sedicenni cercano dichiudere la faccenda prima emeglio possibile, il motto èusato come esortazione a nonpreoccuparsi di usare senzachiedere permesso la robaaltrui. Un esempio: podi noovegnì a faa al motocross cun lamoto del me fradel: se la saa,al me cupa! Và là, siful dementa: una lavada, una suga-da e la par nanca druvada!L'e un balabiottE' un matacchione, uno dalleidee balzane si direbbe in ita-liano. Il termine richiama lapazzia: durante gli eccessi tal-volta il malato si libera degliabiti e corre a perdifiato osalta. Da questa osservazione

del comportamento la proba-bile derivazione "balaa inbiota > balabiott". Questapossibilità è anche suffragatadal libro "Modi di dire delmilanese" edito nel 1973 dallacasa editrice Osservatoremoderno di Milano. Altri deri-vano il termine dai parteci-panti ad alcuni "Gay party"ante litteram in cui i parteci-panti ballavano nudi, ma sin-ceramente mi pare tesi pococonvincente.Se l'infern dabun al ghee, semla tucch me in un furmighee !I dieci comandamenti? Robadura, da rispettare senza maisgarrare!Quindi, dato che non nasceun santo ogni minuto, sideduce che: Se l'inferno esisteveramente deve essere pienocome un formicaio!Bella prospettiva. Se non altronon ci si annoierà per solitu-dine.Tenete presente anche questosecondo proverbio sul giudi-zio finale: se al Signur guardaai pecaa de la braghetta, resta

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de per luu cun la sua trumbeta!Insomma, se và a guardare ipeccati inerenti il sesso, Diorischia di rimanere da solo inparadiso con la trombetta.La trumbeta è quella chedovrebbero suonare gli angeliil giorno del giudizio univer-sale per chiamare le anime,ma l'angelo l'ha lasciata alPadreterno: misteri dei pro-verbi !Questi due motti vanno presicome scherzo, in quanto ilpopolo delle nostre contradenon si è mai mostrato anticle-ricale, ma ha sempre datosegno di grande fede in Dio enei suoi ministri.L'è tua, l'è mia e l’è mortal'umbria, l'è mort al sò in lìanca mòDedicato ai puntigliosi ineccesso, ai grandi polemici, achi ama perdersi in inutilimercanteggiamenti.In unariga il proverbio fotografa loscorrere del tempo mentre siparla a vuoto. Sparisce l'om-bra (arriva il meriggio), tra-monta il sole, ma loro sono

ancora lì che discutono.Ideale per Montecitorio ezone limitrofe.Quand al cuu diventa frust,tucc i gent diventan giust!Superate le intemperanze e lepassioni giovanili, arrivati allasoglia della senilità, tuttidiventano moralisti e riflessi-vi. E' l'ideale completamentodel piu' famoso Succh e melona la sua stagion. Ambe duericordano che "Panta rei",tutto scorre ,e quello che puo'essere giusto a 18 anni non e'piu' adatto a 60. Il frust signifi-ca letteralmente Liso, consu-mato.

Intermezzo numero due: iSuranomQuesto dei soprannomi era unvizio che colpiva indiscrimi-natamente singoli e comunitàintere. Bastava un fatto strano,un difetto fisico, un cognomeparticolare per appiccicarecome con una pennellata diVinavil al suranom.Una volta preso non ce se neliberava facilmente: passava a

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figli, ai nipoti. Persino suimanifesti funebri ancor oggi,dopo nome cognome eta' edevntuale professione appare ilsoprannome.Che molte volteper la gente vale di più diquello che lo precede percapire chi era il defunto.Per ipaesi era legato ad avveni-menti speciali, o più sempli-cemente alla voglia di prende-re in giro del paese vicino.Al paes di Masamadonn era ilsoprannome di Bareggio.Nell'i m m e d i a t o d o p o -g u e r ra durante una proces-sione con la "MadonnaPellegrina", vi fu un attentatoche causò feriti fra i fedeli. Lastatua della Madonna mutila-ta è ancor oggi conservatanell'ononima chiesa.I Bogia d'or era invece ilsoprannome degli abitanti diVittuone, chiamati in questomodo a causa del globo dora-to posto sul campanile dellachiesa.Se vogliamo allontanarci dalleterre del Ticino possiamo cita-re i asnitt da Barlassina, così

appellati a causa della festacon la famosa corsa fra asini.Piu' vicino a noi vale la penadi citare i Coo quadar daNervian, la cui "regolaritàgeometrica" della testa richia-ma l'antica torre del paese.Forse dovuto alla particolareconfigurazione anatomica deipadiglioni auricolari era ilsoprannome di Urgiatt per gliabitanti di Vigevano.Per i soprannomi di personevale la pena accennarne alcu-ni:Al Pinn demm in lecc : simpa-tico sopprannome di un cor-bettese dovuto all'esortazionedella moglie a ritirarsi prestoper il dormire.La Maria rusa : Le Pasionariedi sinistra quì non centranonulla. La Maria in questioneera una nonnina di quasiottant'anni che negli anni set-tanta era un poco la nonnaadottiva dei bambini abitantiin Via Novara in quel diMagenta. Dei sui giovanilicapelli rossi non era rimastonulla, se non il suranom che la

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rendeva famosa. Di lei siricorda l'abitudine di escla-mare quando prendeva inbraccio qualche bambino:"Vama ta se bell: da grand va a faael pret!", quasi che l'esteticafosse dote essenziale per unbuon sacerdote .La Maria Pufatta: da puff,cioe' debiti: se ne evince chela signora Maria in questionenon era una buona pagatrice.San Giuvan d'ra pumisela:San Giovanni Nepomuceno ,con un cognome cosi, ilSuranom non poteva certomancare, anche se si trattavadi un santo.A lui è dedicata una statuaposta davanti al Duomo diVigevano, che era stato assun-to a protettore dei negoziantidel mercato.Questi ultimi, ogni anno necelebravano la festa ornando-ne la statua con drappi eaccendendo ceri sul basa-mento. Purtroppo permanevail problema del cognome osti-co che da alcuni veniva pro-nunciato come San Giuan ne

pu ne menu oppure SanGiuan d'ra pumisela.A lui e' dedicata questa brevepoesia di Valentino Ornati ,che contiene nell'ultima stro-fa un esempio di altri sop-prannomi vigevanesi.

O San Giuvan d'ra Pumisela

che in piasa at fe' la sentinela,

propi quond va al nasa sfurtuna' l'e'

dificil che par lu' i rob iabian da cambia'.

Al to' pais i tudesch t'on fai niga',

po cun tanc munument t'on ricurda':

fin che nu' in piasa t'on mis bel,

grond,gros,e ad saris.

Po i su' andai e t'on lasa' le' a fa da pal

propi davont al Domm , par rimiral.

I Viginon i son che at s'e' sont e ad

voeren ben, ma ben tont.

Ma chi ie' sui tri base' dal to monument?

Prima Purceluna,Pioti, Pedar dal Temp,

adess capeluni,barbuni e studiagnent

sempar puri a pocc a cent a cent.

(I parte)

Roberto Perotti

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Riceviamo e pubblichiamo.

Spett. redazione, ho letto con interesse, ma anchecon un certo disappunto, l'edi-toriale, firmato e quindi condi-viso da tutta la redazione, deln.49 dei Quaderni, contenenteuna presa di posizione piuttostonostalgica nei confronti delsistema elettorale proporziona-le, che non mi sento assoluta-mente di condividere che consi-dero, anzi, una vera e propriaiattura, ed il riaffiorare di que-ste nostalgie, un pericolo serio .Posso capire che il confronto suipro ed i contro di un sistemaelettorale di tipo proporzionale,seppur corretto, ed uno maggio-ritario, possa essere stato stimo-lato dalle elezioni per il parla-mento Europeo, che sonoappunto regolate da un sistemadi tipo proporzionale. Ma se dauna parte questo può essereancora giustificato dal fatto che

il parlamento europeo è tuttorasquisitamente un organismo dirappresentanze più che digoverno, dall'altra non possia-mo evitare di notare quantoquesto sistema di voto, abbiasottratto potere all'elettore perdarlo ai partiti ed accentuarnele divisioni anziché superarle.La stessa rinascita di un nuovoPartito Socialista, schierato conle destre, e nostalgico, nel suostesso essere e nel suo stessomodo di porsi, di un periodostorico ormai superato, è unfatto sintomatico di come, unritorno al proporzionale, seppurcorretto, verrebbe vissuto datutti e dal profondo dellasocietà italiana, come una scon-fitta ed una regressione. La riforma del sistema elettoralein senso maggioritario, riformaestremamente partecipata espinta dalla società civile, estato un passo avanti storicoverso una democrazia moderna,

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... sistema elettorale

una democrazia che restituiscenelle mani degli elettori il pote-re di decidere chi debba gover-nare e chi debba invece essereminoranza, e che personalizzale responsabilità con la sceltadiretta dei premier e dei sindaci.Francamente faccio molta fati-ca a capire come la ipotizzata“ingovernabilità”italiana, chenon è certo un problema di for-mule ma di teste e di politiche,possa essere superata ritornan-do proporzionale, come se AN eLega diventassero improvvisa-mente affini e solidali solo per-ché si ritorna al sistema dellepreferenze ed a far votare ai cit-tadini i partiti anziché i gover-ni, o peggio, perchè i governi e lemaggioranze vengano fattedopo e non prima del voto, emagari indipendentemente daquesto. Pura illusione e profon-da regressione, cari amici. Ilnostro Paese ha ormai unamentalità ed una coscienza ditipo maggioritario, questacoscienza credo sia profonda-mente radicata proprio qui danoi, nei comuni, nel voto ammi-nistrativo, che ha visto parteci-pare i cittadini in modo profon-

do e non superficiale, con lacoscienza dell'importanza e delvalore della scelta diretta di unSindaco, ed anche nella nostrazona, come in tutta Italia delresto, vediamo diminuire le listeciviche, o almeno vediamocome anche le liste civiche chevengono proposte, sono, nellastragrande maggioranza deicasi, chiaramente orientate insenso bipolare , con il centro-destra o con il centro-sinistra. E'poi significativo vedere come,per esempio nel voto dei grandicomuni o delle province, vi siaun consistente elettorato chevota il candidato e non i singolipartiti, dimostrando il consoli-darsi di una elettorato “coalizio-nale”, un elettorato che vota lecoalizioni e non i partiti.Il ritorno ad un proporzionali-smo che rimetta nelle mani deipartiti la decisione circa il tipodi governo da fare, il ritorno aduna politica dei due forni, laricostruzione di posizioni direndita, per cui piccoli partitipossano in ogni momento deci-dere da che parte stare edinfluenzare pesantemente pro-grammi e maggioranze, sarebbe

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un passo indietro disastroso edinattuale.Mi piacerebbe si chiudesse infretta questo dibattito inutile esuperato sul ritorno al propor-zionale, dibattito che finisce diimpedire un confronto, cheinvece mi interessa molto dipiù, e che riguarda l'attualeincompiutezza della riformaelettorale e delle rappresentan-ze, comprese quelle territorialied amministrative. Quella chel'Italia ha fatto è una riformagiusta e di successo, ma incom-piuta; come portarla a compi-mento credo sia la vera sfida deiprossimi anni, le nostalgie mipare facciano solo perdere delgran tempo, e ancora adessocredo che i cittadini americaniabbiamo un sistema democrati-co, non scevro da difetti, ma piùefficace ed immediato delnostro, sapevano per cosa vota-vano, e sanno chi li governerà ecome saranno governati per iprossimi 4 anni. Con questo sono profondamen-te convinto che i partiti debba-no riprendersi il loro ruolo, edin particolar modo quello dellaformazione dal basso della clas-

se dirigente politica, e che deb-bano essere partiti e non azien-de, ma le scelte fondamentalidevono restare saldamente nellemani degli elettori e credo sidebbano costruire coalizioniche elaborino e presentino,prima del voto, i programmi digoverno. Questo il maggiori-tario lo garantisce il propor-zionale, almeno quello cheho conosciuto io in Italia ,assolutamente no.Con viva cordialità

Martino Steffanoni

Egregio Steffanoni,pubblichiamo volentieri la sualettera, con la quale lei dissen-te dalle nostre tesi.Forse ha ragione lei quando cidefinisce dei nostalgici.Tuttavia non è di un sistemaelettorale che siamo nostalgi-ci, tanto più che non chiedia-mo che venga ripristinato “sicet simpliciter” Siamo nostalgici di un'epocanella quale, nonostante le bar-riere ideologiche, nonostanteil terrorismo, vivevamo in unclima politico più sereno ecostruttivo, i confronti erano

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meno aspri e strumentali, lacompetizione politica non eravissuta come una perennecampagna elettorale.Un'epoca nella quale il rifor-mismo e il moderatismo eranoalla guida del Paese e ne pro-muovevano lo sviluppo e lacrescita civile.Come è potuto avvenire tuttoquesto? Con un sistema elet-torale che consentiva di for-mare maggioranze di governotra forze omogenee e, aggiun-go, democratiche non soltantonei valori, ma anche nella loroespressione organizzativa. Merito di queste forze, in pri-mis della DemocraziaCristiana, l'aver operato perl'allargamento della basedemocratica del Paese. Fattoquesto da non dimenticare,anche se a seguito della cadu-ta del muro di Berlino ormai laquestione della democraziasembra risolta nel nostroPaese.Ora a noi non sembra che le“coalizioni” frutto del sistemamaggioritario, delle quali tuttiavvertiamo l'eterogeneità, sireggano su basi di effettivademocraticità interna. Tanto èvero che nel centro-sinistra siè fatto un gran parlare di “pri-marie”.Vero è che Forza Italia il pro-

blema della democrazia inter-na neppure se lo pone, condi-zionando di riflesso su questoaspetto l'intera coalizione.Mi sono soffermato su questiaspetti perché proprio in que-sti giorni si fa un gran parlaredi modifiche della legge elet-torale, ma temiamo, su lineetotalmente contrarie a quantoda noi auspicato. Noi non applaudiremo mai aun sistema finto proporziona-le costruito per dare maggiorepotere a oligarchie autorefe-renziate. Il nostro modello di riferimen-to è quello della Germania,dove maggioritario e propor-zionale convivono in modoarmonico e dove i governicadono soltanto in presenzadella sfiducia costruttiva, cioèavendo già il parlamento indi-cato il nuovo governo.In un sistema elettorale qualequello da noi auspicato proba-bilmente il “Riformismo diLombardia”, al quale facciamoriferimento in altra parte diquesta rivista, avrebbe tutte lepossibilità per dare vita ad unanuova stagione politica per lanostra regione e, forse, perl'intero Paese.

Massimo Gargiulo

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