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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Giovedì 21 gennaio 2010 – Anno 2 – n° 17 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Un’immagine d’archivio che mostra le auto del giudice Falcone e della sua scorta distrutte nell’attentato mafioso di Capaci (FOTO ANSA) NUOVA EDIZIONE STORIA DEL MOVIMENTO ANTIMAFIA di Umberto Santino LA PRIMA STORIA DELLE LOTTE SOCIALI CONTRO LA MAFIA www.editoririunitiuniversitypress.it ADESSO PER COLPA SUA CENTOMILA REATI IMPUNITI Pigi liberi tutti di Marco Travaglio S altato il tappo Craxi, liberi tutti. Se sono innocenti, “vittime sacrificali”, “capri espiatori” perseguitati con “durezza senza eguali” pure i condannati, figurarsi gli altri. Affettuosi auguri di compleanno al prescritto per mafia Andreotti vergine e martire. Baci e abbracci al martire Mannino, che per i giudici che l’hanno assolto strinse “un patto elettorale ferreo” con i boss agrigentini per averne i voti, ma non si sa se lo mantenne (forse fregava persino la mafia). Facevano quasi tenerezza, l’altroieri al Senato, le mummie e le dentiere di Forlani, De Lorenzo e Ciarrapico, più il solito Sgarbi, tutti doverosamente pregiudicati, che si riabilitavano fra loro per contagio, con la scusa di Bottino. Ma ora bisogna andare oltre, portarsi avanti col lavoro e beatificare pure gli imputati prim’ancora che vengano condannati (il più furbo sonnecchiava in prima fila e, data un’occhiata ai sondaggi, non diceva una parola). Il pio postulatore delle cause di beatificazione preventiva è Pigi Battista, quello che un minuto dopo l’arresto di Del Turco già sapeva che era innocente. Nei giorni scorsi si accingeva a elevare agli altari lady Abelli, torturata per ben trenta giorni in cella a sentire il frate visitatore padre Betulla: senonché la signora li ha fregati tutti sul più bello, patteggiando 2 anni per riciclaggio con confisca di 1,2 milioni di euro (tipico sintomo dell’innocenza). Così padre Pigi ha dovuto cambiare frettolosamente martire. Era incerto tra Frank Tre Dita, Lutring il solista del mitra, il gobbo del Quarticciolo, Er Canaro della Magliana e la saponificatrice di Correggio. Ma alla fine ha optato per il mistero doloroso di Sandra Lonardo Mastella, già imputata a Napoli per concussione (l’estorsione commessa dal pubblico ufficiale), ora sospettata di far parte di un’associazione a delinquere per far lavorare solo chi ha la tessera o l’amico giusto, come ai tempi del fascio. Roba che, se la facesse uno qualunque, verrebbe sepolto in galera. Per la gentildonna invece i giudici han disposto soltanto il divieto di dimora in Campania, una delle misure cautelari più blande previste dal Codice. Perché non faccia danni nella sua regione, la statista ceppalonica deve risiedere per un po’ in una delle quattro o cinque case che la famigliola possiede a Roma. Un vero supplizio. Infatti padre Pigi denuncia sul Corriere il “feroce trattamento preventivo” che l’ha costretta all’“esilio anche il 25 dicembre”, impedendole di trascorrere “Natale coi suoi” (la distanza siderale fra Napoli e Roma e la grave indigenza in cui versano hanno impedito ai parenti di raggiungerla nella Capitale). Ora il Battista pretende di sapere “a che punto sono queste indagini, se in tre mesi hanno fatto qualche passo avanti”: pare infatti che i pm indaghino senza aggiornarlo quotidianamente sui progressi del loro lavoro. E lui, comprensibilmente, ne soffre. “L’innocenza – lacrima – dovrebbe essere garantita fino a sentenza definitiva” e invece la santa donna “sconta la pena prim’ancora che abbia inizio il processo”. Forse ignora che ogni santo giorno centinaia di persone subiscono misure cautelari ben più afflittive del divieto di dimora, prim’ancora che abbia inizio il processo. E la legge l’han fatta i politici, compreso Mastella (è in Parlamento dal lontano 1976). E vale per tutti, anche per i politici. Erano le Br che non riconoscevano le leggi e i tribunali dello “Stato borghese”: ma almeno le leggi non le avevano scritte loro. Il postulatore Pigi sostiene poi, restando serio, che i giudici riservano “alla classe politica un trattamento di assoluto sfavore” rispetto agli altri cittadini (infatti i 65 mila detenuti nelle patrie galere sono tutti parlamentari) e basta un sospetto per segnare “la fine politica” di Tizio o Caio (come dimostrano i 21 pregiudicati e 70 imputati in Parlamento). Per esempio Mannino, assolto quando ormai “la sua figura politica è stata largamente compromessa”: dev’essere per questo che è senatore dell’Udc. Ora che l’hanno assolto, ha perso appeal: magari non lo ricandidano più. La nuova legge porcata , il processo breve, arriva alla Camera. Si vedrà se Fini è davvero diverso da Schifani Bertolaso inviato ad Haiti per coordinare i soccorsi. Per i poveri haitiani le disgrazie non finiscono mai CATTIVERIE SEXY GATE x Nuove accuse della ex compagna del primo cittadino SINDACO, SOLDI E SESSO BOLOGNA IN PROCURA n Primarie in Puglia Boccia corre, Vendola insegue e non molla Telese pag. 7z n Davide Giacalone Tangentopoli prima, Brunetta ora Tecce pag. 10z S’indaga sui viaggi della coppia quando Delbono era vicegovernatore e su un misterioso bancomat Il Parlamento sta per chiudere di Furio Colombo dc E ntri alla Camera, una di queste mattine, e ti rendi conto che la fine della legislatura è già incominciata. Chi segue le giornate – allo stesso tempo spente e tumultuose – del Senato, si rende conto che – anche là – il percorso è già finito. Da tempo il Senato respira a fatica sotto il peso morto di Renato Schifani. Per lui presiedere vuol dire obbedire al governo. Ma è la Camera che rappresenta in pieno il dramma, perché il continuo sforzo di rianimazione di Gianfranco Fini resta senza esito. Il Parlamento – da una parte e dall’altra – è inerte nonostante gli oc- casionali guizzi e sussulti della Lega e dell’Ita- lia dei Valori (che però comunicano, ciascu- no, con una loro piazza, fuori da queste mura). Per il resto le due assemblee della Repubblica sono le braccia corte di un governo tanto im- perioso quanto incapace. Guida male, ma gui- da tutto. E devi prendere atto del vasto silenzio (non imbarazzato, assente) della sua parte che un tempo, almeno, era maleducata e vivace. Il Pd, tutto il Pd, almeno alla Camera, tace. Ep- pure contiene (ma è vero anche per la destra) pezzi di valore, vite rispettabili, esperienza, cultura. Gli scontri, se ci sono, sono brevi. I colleghi giornalisti non ci sono mai, non uno in aula. Ma le tv della Camera e del Senato sono neosovietiche. Vedi solo chi parla in quel mo- mento, vedi solo chi presiede senza audio “d’ambiente”. Qui qualcosa è accaduto e qualcosa sta per ac- cadere. Gruppi e sottogruppi si formano, si sfaldano, si separano, si trattano come se fos- sero già separati. Parlo del Pd, non saprei dire della destra. Ho l’impressione che un po’ più di apparente compattezza copra faglie larghe, profonde e non rimediabili. La legge sul pro- cesso breve appena votata ha umiliato il Se- nato e, certo, ha umiliato molti anche a destra (tranne l’entusiasta Gasparri). Fra poco umi- lierà la Camera (ma non l’affannato pubblici- sta Cicchitto). I giornali e i corrispondenti tv se la cavano con la solita frase: “Bagarre in Par- lamento”. La realtà è molto più brutta. Il Par- lamento è un treno fermo sul quale il governo scarica l’immondizia di leggi vergognose. Quel treno, popolato di cooptati senza senza autorità, ormai poco rispettabile perché non c’è stata resistenza, difficilmente potrà ripar- tire. Questa brutta legislatura è finita. O è come se fosse finita. Non conta. di Bruno Tinti I eri 20 gennaio il Senato ha appro- vato il “processo breve”; adesso do- vrà passare alla Camera e poi divente- rà legge dello Stato. Magari “legge dello Stato” è trop- po, visto che è una legge che ser- ve solo per evitare a Berlusconi di essere condannato per corruzio- ne in atti giudiziari e di essere l’unico (credo) premier del mon- do occidentale ufficialmente di- chiarato delinquente. pag. 3 z Dal Senato via libera al processo breve: condono per Mills e Mediaset Al premier non basta: nei tribunali plotoni di esecuzione contro di me. Le toghe: un’amnistia pag. 2 e 3 z MAFIA x Nel mirino anche il sindaco di Gela L’allarme del Pm Gozzo sul clima politico e le stragi di Giulia Testi E ra cominciata con le auto blu e le missioni a spese della regio- ne Emilia-Romagna, con la fidan- zata-segretaria al seguito, da Pe- chino a Parigi e a New York. Poi sono venuti fuori i viaggi in Mes- sico e Santo Domingo. pag. 9 z ll procuratore aggiunto di Caltanissetta minacciato dai boss: in Italia instabilità che può favorire il ritorno degli attentati Lo Bianco e Rizza pag. 8 z Flavio Delbono e Cinzia Cracchi y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!z!=!$!#

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

G i ove d ì 21 gennaio 2010 – Anno 2 – n° 17Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Un’immagine d’archivio che mostra le auto del giudice Falcone e della sua scortadistrutte nell’attentato mafioso di Capaci (FOTO ANSA)

NUOVA EDIZIONE

STORIA DEL

MOVIMENTOANTIMAFIA

di Umberto Santino

LA PRIMA STORIA DELLELOTTE SOCIALI

CONTRO LA MAFIA

www.editoririunitiuniversitypress.it

ADESSO PER COLPA SUACENTOMILA R E AT I

IMPUNITI

Pigi liberi tutti

di Marco Travaglio

Saltato il tappo Craxi, liberi tutti. Se sono innocenti,“vittime sacrificali”, “capri espiatori” per seguitaticon “durezza senza eguali” pure i condannati,figurarsi gli altri. Affettuosi auguri di compleanno

al prescritto per mafia Andreotti vergine e martire. Bacie abbracci al martire Mannino, che per i giudici chel’hanno assolto strinse “un patto elettorale ferreo” con iboss agrigentini per averne i voti, ma non si sa se lomantenne (forse fregava persino la mafia). Facevanoquasi tenerezza, l’altroieri al Senato, le mummie e ledentiere di Forlani, De Lorenzo e Ciarrapico, più il solitoSgarbi, tutti doverosamente pregiudicati, che siriabilitavano fra loro per contagio, con la scusa diBottino. Ma ora bisogna andare oltre, portarsi avanti collavoro e beatificare pure gli imputati prim’ancora chevengano condannati (il più furbo sonnecchiava in primafila e, data un’occhiata ai sondaggi, non diceva unaparola). Il pio postulatore delle cause di beatificazionepreventiva è Pigi Battista, quello che un minuto dopol’arresto di Del Turco già sapeva che era innocente. Neigiorni scorsi si accingeva a elevare agli altari lady Abelli,torturata per ben trenta giorni in cella a sentire il fratevisitatore padre Betulla: senonché la signora li ha fregatitutti sul più bello, patteggiando 2 anni per riciclaggiocon confisca di 1,2 milioni di euro (tipico sintomodell’innocenza). Così padre Pigi ha dovuto cambiarefrettolosamente martire. Era incerto tra Frank Tre Dita,Lutring il solista del mitra, il gobbo del Quarticciolo, ErCanaro della Magliana e la saponificatrice di Correggio.Ma alla fine ha optato per il mistero doloroso di SandraLonardo Mastella, già imputata a Napoli perconcussione (l’estorsione commessa dal pubblicoufficiale), ora sospettata di far parte di un’associazione adelinquere per far lavorare solo chi ha la tessera ol’amico giusto, come ai tempi del fascio. Roba che, se lafacesse uno qualunque, verrebbe sepolto in galera. Perla gentildonna invece i giudici han disposto soltanto ildivieto di dimora in Campania, una delle misurecautelari più blande previste dal Codice. Perché nonfaccia danni nella sua regione, la statista ceppalonicadeve risiedere per un po’ in una delle quattro o cinquecase che la famigliola possiede a Roma. Un verosupplizio. Infatti padre Pigi denuncia sul Corr iere il“feroce trattamento preventivo” che l’ha costrettaall’“esilio anche il 25 dicembre”, impedendole ditrascorrere “Natale coi suoi” (la distanza siderale fraNapoli e Roma e la grave indigenza in cui versano hannoimpedito ai parenti di raggiungerla nella Capitale). Ora ilBattista pretende di sapere “a che punto sono questeindagini, se in tre mesi hanno fatto qualche passoava n t i ”: pare infatti che i pm indaghino senzaaggiornarlo quotidianamente sui progressi del lorolavoro. E lui, comprensibilmente, ne soffre.“L’innocenza – lacrima – dovrebbe essere garantita finoa sentenza definitiva” e invece la santa donna “sconta lapena prim’ancora che abbia inizio il processo”. Forseignora che ogni santo giorno centinaia di personesubiscono misure cautelari ben più afflittive del divietodi dimora, prim’ancora che abbia inizio il processo. E lalegge l’han fatta i politici, compreso Mastella (è inParlamento dal lontano 1976). E vale per tutti, anche peri politici. Erano le Br che non riconoscevano le leggi e itribunali dello “Stato borghese”: ma almeno le leggi nonle avevano scritte loro. Il postulatore Pigi sostiene poi,restando serio, che i giudici riservano “alla classepolitica un trattamento di assoluto sfavore” rispetto aglialtri cittadini (infatti i 65 mila detenuti nelle patrie galeresono tutti parlamentari) e basta un sospetto per segnare“la fine politica” di Tizio o Caio (come dimostrano i 21pregiudicati e 70 imputati in Parlamento). Per esempioMannino, assolto quando ormai “la sua figura politica èstata largamente compromessa”: dev’essere per questoche è senatore dell’Udc. Ora che l’hanno assolto, haperso appeal: magari non lo ricandidano più.

La nuova legge p o rc a t a , il processo breve, arriva allaCamera. Si vedrà se Fini è davvero diverso da Schifani

Bertolaso inviatoad Haiti per coordinarei soccorsi.Per i poveri haitianile disgrazienon finiscono mai

C AT T I V E R I E

SEXY GATExNuove accuse della ex compagna del primo cittadino

SINDACO, SOLDI E SESSOBOLOGNA IN PROCURA

nPrimarie in Puglia

Boccia corre,Vendola inseguee non molla

Telese pag. 7z

nDavide Giacalone

Ta n g e n t o p o l iprima,Brunetta ora

Tecce pag. 10z

S’indaga sui viaggidella coppia quandoDelbono erav i c e gove r n a t o ree su un misteriosobancomat

Il Parlamentosta per chiudere

di Furio Colombodc

Entri alla Camera, una di queste mattine, eti rendi conto che la fine della legislaturaè già incominciata. Chi segue le giornate– allo stesso tempo spente e tumultuose

– del Senato, si rende conto che – anche là – ilpercorso è già finito.Da tempo il Senato respira a fatica sotto il pesomorto di Renato Schifani. Per lui presiederevuol dire obbedire al governo. Ma è la Camerache rappresenta in pieno il dramma, perché ilcontinuo sforzo di rianimazione di GianfrancoFini resta senza esito. Il Parlamento – da unaparte e dall’altra – è inerte nonostante gli oc-casionali guizzi e sussulti della Lega e dell’Ita -lia dei Valori (che però comunicano, ciascu-no, con una loro piazza, fuori da queste mura).Per il resto le due assemblee della Repubblicasono le braccia corte di un governo tanto im-perioso quanto incapace. Guida male, ma gui-da tutto. E devi prendere atto del vasto silenzio(non imbarazzato, assente) della sua parte cheun tempo, almeno, era maleducata e vivace.Il Pd, tutto il Pd, almeno alla Camera, tace. Ep-pure contiene (ma è vero anche per la destra)pezzi di valore, vite rispettabili, esperienza,cultura. Gli scontri, se ci sono, sono brevi. Icolleghi giornalisti non ci sono mai, non unoin aula. Ma le tv della Camera e del Senato sononeosovietiche. Vedi solo chi parla in quel mo-mento, vedi solo chi presiede senza audio“d’ambiente”.Qui qualcosa è accaduto e qualcosa sta per ac-cadere. Gruppi e sottogruppi si formano, sisfaldano, si separano, si trattano come se fos-sero già separati. Parlo del Pd, non saprei diredella destra. Ho l’impressione che un po’ piùdi apparente compattezza copra faglie larghe,profonde e non rimediabili. La legge sul pro-cesso breve appena votata ha umiliato il Se-nato e, certo, ha umiliato molti anche a destra(tranne l’entusiasta Gasparri). Fra poco umi-lierà la Camera (ma non l’affannato pubblici-sta Cicchitto). I giornali e i corrispondenti tvse la cavano con la solita frase: “Bagarre in Par-lamento”. La realtà è molto più brutta. Il Par-lamento è un treno fermo sul quale il governoscarica l’immondizia di leggi vergognose.Quel treno, popolato di cooptati senza senzaautorità, ormai poco rispettabile perché nonc’è stata resistenza, difficilmente potrà ripar-t i re .Questa brutta legislatura è finita. O è come sefosse finita. Non conta.

di Bruno Tinti

I eri 20 gennaio il Senato ha appro-vato il “processo breve”; adesso do-

vrà passare alla Camera e poi divente-rà legge dello Stato.Magari “legge dello Stato” è trop-po, visto che è una legge che ser-ve solo per evitare a Berlusconi diessere condannato per corruzio-ne in atti giudiziari e di esserel’unico (credo) premier del mon-do occidentale ufficialmente di-chiarato delinquente.

pag. 3z

Dal Senato vialibera al processobreve: condono perMills e MediasetAl premier nonbasta: nei tribunaliplotoni diesecuzione controdi me. Le toghe:un’amnistia pag. 2 e 3z

MAFIAxNel mirino anche il sindaco di Gela

L’allarme del Pm Gozzosul clima politico e le stragi

di Giulia Testi

E ra cominciata con le auto blu ele missioni a spese della regio-

ne Emilia-Romagna, con la fidan-zata-segretaria al seguito, da Pe-chino a Parigi e a New York. Poisono venuti fuori i viaggi in Mes-sico e Santo Domingo. pag. 9 z

ll procuratore aggiunto di Caltanissetta minacciatodai boss: in Italia instabilità che può favorireil ritorno degli attentati Lo Bianco e Rizza pag. 8z

Flavio Delbono e Cinzia Cracchi

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pagina 2

Bussola per orientarsi

nel ginepraio

del provvedimento

I n sintesi, ll ddl sul processo breve.Prima del passaggio alla Camera, un breviarioper orientarsi:

1) Equa Riparazione - La domanda di equariparazione per il ritardo subito con il processodovrà essere presentata dalla parte interessata alpresidente della Corte d’Appello del distretto in cuiha sede il magistrato competente. Ed entro 4 mesi,

la Corte D’Appello dovrà pronunciarsi sul ricorsocon decreto motivato. Se viene accolto il pagamentodel rimborso questo dovrà avvenire entro 120giorni. L’opposizione contro il ricorso dovrà esserepresentata entro 60 giorni. La Corte d’Appello puòsospendere il pagamento "per gravi motivi".2) Prescrizione processuale anche perprocedimenti davanti alla Corte dei Conti - Il

processo dovrà considerarsi estinto se il giudizio diprimo grado non sarà concluso entro tre anni; entrodue per l’appello ed entro 18 mesi per il giudizio inCassazione. Ma questo riguarderà solo i processirelativi a reati con pene inferiori nel massimo a 10anni. In caso di annullamento con rinvio dispostodalla Cassazione, ogni grado di giudizio che dovràcelebrarsi di nuovo non dovrà durare più di un anno.

EGO ME ABSOLVOOk al processo breve, inchieste Mills e Mediaset graziate

B. contro i pm: in aula plotoni di esecuzione. Le toghe: amnistiadi Wanda Marra

Cronaca di un’approvazio -ne annunciata. Il processobreve passa in Senato sen-za nessun brivido alle

13:09 con 163 sì, 130 no, 2 aste-nuti. Una partecipazione mas-siccia da parte dei senatori delPdl che la dice lunga sul fatto chel’ordine di scuderia da parte delpresidente del Consiglio è statoforte e chiaro. Sul fronte dell’op -posizione, che il tentativo diostruzionismo fosse fallito e sifosse arenato anche nelle sabbiedel voto segreto, si era già capitol’altroieri. E dunque l’aula di Pa-lazzo Madama è arrivata al voto

finale con delle dichiarazioni daitoni tutto sommato fin troppobassi. Qualche contestazioneper Giampiero D’Alia (Udc) cheaccusa la Lega: “Voterà un testoche è la pietra tombale per il fe-deralismo fiscale”. Dal Carroc-cio parte il primo coro di“Buuu!” e di “Basta, smettila! So-no frottole!”. Ma D’Alia conti-nua. Obiettivo del ddl non è solo“salvare il premier”, ma anche“gli amministratori che hannoprocessi in corso davanti allaCorte dei Conti”. Il riferimento èall’allora Guardasigilli RobertoCastelli che con la norma tran-sitoria vedrebbe estinti alcuniprocedimenti che lo riguarda-

no. Risponde indirettamentenel suo intervento il capogrup-po del Carroccio, Bricolo: “Il ddlè una norma di civiltà necessariaper attuare la Costituzione sulgiusto processo”. Denuncia laFinocchiaro: “Voi state appro-vando il 19esimo provvedimen-to ad personam dell’era berlu-sconiana. Decretate la fine di mi-gliaia di processi penali e quindici sarà una giustizia negata permigliaia di cittadini”. Dal cantosuo, il capogruppo del Pdl Mau-rizio Gasparri nega: “La leggeche noi proponiamo non can-cellerà i processi”. La protestaplateale tocca all’Idv – che giànella notte tra martedì e merco-ledì aveva occupato l’aula – ch eal momento del voto finale cer-ca di arrivare al banco della Pre-sidenza e innalza i cartelli: “Ber -lusconi fatti processare” e“Muoiono i processi Cirio-Par-malat”. Su tutte le furie RenatoS ch i fa n i .Ma l’unico momento d av ve ro“non scritto” della giornata è ladichiarazione di voto del senato-re Pdl, Enrico Musso che spiegala sua non partecipazione al vo-to, motivandola non tanto nelmerito del provvedimento, maperché il suo partito non ha vo-luto ammettere apertamenteche sarebbe servito al premier.Realtà molto chiara ed evidente

nei corridoi. Tant’è vero che ilrelatore Valentino si era spintonegli scorsi giorni a dire a un se-natore dell’opposizione: “Bastache non ci toccate le normetransitorie. Sul resto si può trat-t a re ”. E sono proprio le normetransitorie quelle che servono alpresidente del Consiglio. Checon questo testo si salva dai pro-cessi Mills e Mediaset e raggiun-ge così l’obiettivo di scamparladai procedimenti che gli pendo-no sulla testa.

Il Presidente del Consiglio prendea simboliche pistoletatte

i processi che lo riguardano,nell’i l lu s t ra z i o n e

di Marilena Nardi

Dagli omicidi in corsia a Parmalat: colpo di spugnaI GIUDICI: CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PROCESSI IN FUMO, ALTRO CHE DIRITTO ALLA SICUREZZA

M agistratura ordinaria, am-ministrativa, contabile e

avvocatura dello Stato hannoemesso un unico verdetto, dicondanna del cosiddetto“processo breve” che - comesi legge nel loro documentofirmato Comitato intermagi-strature - “impropr iamenteviene denominato misure perla tutela del cittadino controla durata indeterminata deiprocessi perché cancelleràogni speranza di giustizia perle vittime di reati di partico-lare gravità, trasformando ilprocesso penale in una tragi-ca farsa”. Per tutti i tipi di togaquesta legge avrà “effetti de-vastanti sulla giustizia”, so-prattutto per l’applicazione aiprocessi di primo grado incorso (in base alla norma tran-sitoria salva-Berlusconi).

Ora, la parola passa alla Camera.E la partita non è del tutto finita.I finiani hanno detto in questigiorni che potrebbero avanzaredubbi sulla costituzionalità deltesto. Granata ribadisce: “Nonci stiamo ad approvare un prov-vedimento che uccide la giusti-zia”. Oggi intanto Fini e Berlu-sconi si incontrano di nuovo apranzo e sicuramente affronte-ranno l’argomento. Il premierieri è intervenuto con tutta la si-cumera di chi a questo puntovuole stravincere. Ha espressoparere “n e g a t i vo ” sul testo, no-nostante sia stato elaborato dallasua stessa maggioranza: i tempiintrodotti “sono ancora eccessi-

vi”. Perché “10 o più anni” sonotroppi. Insomma, il ddl non simerita l’appellativo di “proces -so breve”, ma semmai quello di“processo lungo”. Una posizio-ne che sembra ventilare la pos-sibilità di un altro interventonormativo: forse la norma sulla“inappella bilità” delle sentenzedi assoluzione in primo grado.Quanto ai processi che lo vedo-no coinvolto, il Cavaliere li de-finisce senza mezzi termini “plo -toni di esecuzione”. Contento ono, parla di una sorte di amnistiadi fatto il Comitato Intermagi-strature, che rappresenta magi-strati ordinari, amministrativi,contabili e avvocati dello Stato.

“Realizza un vero e propriocolpo di spugna, che assicu-rerà una completa impunitàper i tipici reati della crimina-lità dei colletti bianchi, ma an-che per molte insidiose formedi delinquenza diffusa in dan-no di persone deboli. Si ren-derà, di fatto, impossibile l’ac-certamento di delitti come gliomicidi colposi realizzatinell’ambito dell’attività medi-ca, le lesioni personali, le truf-fe, gli abusi d’ufficio, la cor-ruzione semplice e in atti giu-diziari, le frodi comunitarie, lefrodi fiscali, i falsi in bilancio,la bancarotta preferenziale, leintercettazioni illecite, i reatiinformatici, la ricettazione, iltraffico di rifiuti, lo sfrutta-mento della prostituzione, laviolenza privata, la falsifica-zione di documenti pubblici,

la calunnia, la falsa testimo-nianza, l’incendio, l’abor tocl a n d e s t i n o ”.Secondo i magistrati sarannocondannati a “immediataestinzione” i processi “per icrac Cirio e Parmalat, per lescalate alle banche Antonve-neta e Bnl, per la corruzionenella vicenda Eni-Power, perle morti bianche alla Thyssen,per le morti da amianto. Ver-ranno posti nel nulla centinaiadi migliaia di processi, con uncosto sociale e un danno era-riale altissimi”. Nel documen-to si sottolineano i danni an-che per i procedimenti civili,amministrativi e contabili e sisottolinea come questa nor-mativa “non trova riscontro innessun altro ordinamento, a li-vello europeo ed internazio-nale, e non ha nulla a che ve-

dere con i principi del giustop ro c e s s o ”. Si tratta - sostengo-no i magistrati - “di una rego-lamentazione che indiretta-mente rischia di alimentare ilsenso di impunità, con buonapace del diritto alla sicurezzadei cittadini onesti”. A. Masc.

M US S O Pdlma non voto

“M anderò al presidente Berlusconi la mia dichia-razione di voto insieme con un barattolo di

pesto rigorosamente senz’aglio fatto da me”. EnricoMusso, senatore del Pdl, in aula ha fatto una dichia-razione di voto semplice e lineare per spiegare la suascelta di non votare il disegno di legge sul processobreve. “La maggioranza ha sbagliato a mettere in-

sieme due obiettivi: quello di ridurre i tempi dei processi e quello di tutela reil presidente del Consiglio dalle vicende giudiziarie che lo riguardano. Lo sisarebbe dovuto ammettere senza problemi, così come del resto fa lo stessoBerlusconi”. Genovese, professore di Economia applicata, Musso nel 2007si candida a sindaco di Genova come indipendente con il centrodestra controla Vincenzi. Perde. Ma di soli 5 punti. Un successo. È lo stesso Berlusconi achiamarlo: “Ti porto in Parlamento”. Ma questo non gli impedisce di votarecontro un provvedimento essenziale per il Cavaliere. D’altra parte, avevaannunciato la scelta ai senatori del suo gruppo: “Non hanno obiettato nulla.Nei corridoi di fatto nessuno mi ha dato torto. Si sono semplicemente limitatia rispondere che se avessero detto apertamente che questo ddl sarebbeservito a Berlusconi sarebbero stati strumentalizzati”. Ma, spiega, “t u t e l a rechi governa da possibili aggressioni giudiziarie è un problema reale, con-c re t o ”. E dunque si sarebbe dovuta portare alla luce quella che Musso inaula ha definito “l’agenda nascosta del premier”. Non è la prima volta cheMusso vota in difformità con il suo gruppo. L’aveva già fatto in occasione deltestamento biologico: “Sento un dovere di vivere, ma penso di non avere ildiritto di imporre agli altri questa mia visione”. wa . m a .

LA NORMA

LA DICIANNOVESIMALEGGE AD PERSONAM

A qualsiasi costo, senza se e senza ma, ilprocesso breve deve essere legge.

L’unica, in questo momento, che fa ottenerea Silvio Berlusconi ciò che vuole: l’impunitàgarantita. Grazie a questa normativa siestingueranno i processi di Milano, “Mills”e “Mediaset”. La norma transitoria, delladiciannovesima legge ad personam,prevede che i processi di primo grado, perreati commessi fino al 2 maggio 2006, conpene inferiori ai 10 anni, vengono estinti,se non c’è stata la sentenza a due anni dallarichiesta di rinvio a giudizio. Come iprocessi milanesi a carico di Berlusconi.Infatti per la presunta corruzionedell’avvocato Mills, ( condannato anche inappello), la richiesta di rinvio a giudizio èdel 10 marzo 2006, quindi per questodibattimento si può cantare il requiem.Stessa suonata per il processo Mediaset, suipresunti costi gonfiati per l’acquisto deidiritti tv: la richiesta di rinvio a giudizio èdel 22 aprile 2005.

Il Pd: unoscandaloBagarre Idv:Schifani siinfuriaI finianipuntano i piedi

Il Comitatoi n t e r m a g i s t r a t u re :impossibilea c c e r t a reomicidi colposi,corruzionie frodi

INGIUSTIZIA

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Giovedì 21 gennaio 2010

I termini si allungano in presenza di reati più gravi: 4anni per il primo grado; 2 per l’Appello; 18 mesi peril giudizio di merito. Fino ad arrivare ai reati di mafiae terrorismo per i quali il primo grado dovrà durare5 anni: tre per l’appello e due per la Cassazione. Ilgiudice può poi aumentare tali termini fino ad unterzo se il processo è particolarmente complesso ose ci sono molti imputati. Il Pm deve esercitare

l’azione penale entro 3 mesi dalla fine delle indaginipreliminari. Il corso dei termini è sospeso in caso diautorizzazione a procedere; se c'é impedimentodell’imputato o del difensore; per conseguire lapresenza dell’imputato che deve essere estradato.Dal giorno in cui cessa la causa di sospensione itermini tornano a decorrere. Se si estingue ilprocesso la parte civile trasferisce l’azione in sede

civile e la sua azione dovrà avere priorità. L’imputatopuò anche non avvalersi del cosiddetto processobreve. Le norme saranno applicabili anche aiprocessi in corso davanti alla Corte dei Conti.3) Norma transitoria - L’estinzione processuale siapplica ai processi in corso solo se sono relativi areati indultati o indultabili, commessi cioé prima delmaggio 2006, e se hanno pene inferiori a 10 anni. Ma

sarà più breve di quella per i processi futuri: latagliola scatterà dopo 2 anni e non dopo tre. Inquesto modo, accusa l’opposizione, salteranno iprocessi Mediaset e Mills in cui è imputato il premier.Il tetto dei 2 anni varrà anche per i processi in corsodavanti alla magistratura contabile purché sianoancora in primo grado e questo non si sia conclusoin 5 anni. Non varrà invece se è già in appello.

di Bruno Tinti

Ieri 20 gennaio il Senato haapprovato il “processo bre-ve ”; adesso dovrà passare al-la Camera e poi diventerà

legge dello Stato.Magari “legge dello Stato” ètroppo, visto che è una leggeche serve solo per evitare a Ber-lusconi di essere condannatoper corruzione in atti giudiziarie di essere l’unico (credo) pre-mier del mondo occidentale uf-ficialmente dichiarato delin-quente. Ma è questo che capitaquando si manda uno che com-mette reati a fare il presidentedel Consiglio dei ministri. Ciòdetto, non so da dove comincia-re per parlar male di questa leg-ge. Forse la cosa migliore è par-tire dalla relazione che l’accom -pagna. Il “processo breve” sa -rebbe imposto dall’art. 111 del-la Costituzione (un’altra igno-minia fabbricata dal “d i a l o gocostr uttivo” di maggioranza eopposizione) secondo il qualela legge deve assicurare la ragio-nevole durata del processo chenon deve attardarsi “più del do-vuto nell’affermazione della ve-rità giudiziale”. Insomma, se ce

Bavaglio alla Corte dei Conti, salvi Castelli e MeocciI MAGISTRATI CONTABILI: IMPUNITÀ PIÙ FACILE PER CHI SPERPERA DENARO PUBBLICO

di Antonella Mascali

L e briglie strette alla Corte deiConti sono state messe la set-

timana scorsa dal relatore delmaxiemendamento al ddl “pro -cesso breve”. Autore, il senato-re del Pdl, Giuseppe Valentino,possibile beneficiario perl’estinzione di una massa di pro-cedimenti. Non c’è ancora unnumero ufficiale, sta racco-gliendo i dati il procuratore ge-nerale Mario Ristuccia. La nuo-va normativa prevede che i pro-cessi contabili si estinguerannose la sentenza di primo grado èstata emessa dopo 3 anni dal de-posito dell'atto di citazione ingiudizio. Due anni, se il dannonon supera i 300mila euro. Iprocessi in appello decadrannose trascorrono due anni dallanotifica della sentenza di primo

grado. L’estinzione vale ancheper i processi contabili in corsodi primo grado, al momento dientrata in vigore della legge. Inquesto caso, secondo la normatransitoria, solo se “sono tra-scorsi almeno cinque anni” dal -l'atto di citazione in giudizio.Un colpo alle funzioni di un or-gano che - secondo la Costitu-zione - ha funzioni di controllo egiurisdizionali sulla corretta ge-stione delle risorse pubbliche edell’azione amministrativa, sulrispetto degli equilibri finanzia-ri complessivi. Il presidentedell’associazione nazionale ma-gistrati della Corte dei Conti, ilconsigliere Angelo Buscema,esprime a Il Fatto tutta la sua con-trarietà a un provvedimentoche reputa “dannoso e illogico.Per essere più efficienti, si do-vevano semplificare, invece, le

norme procedurali che risalgo-no al 1933 e affrontare il proble-mi di organico. Mancano 100ma gistrati”. Il consigliere sotto-linea l’ambiguità della normati-va: “Si stabilisce che i processi diprimo grado debbano durare treanni, ma se vengono sospesi, inattesa dell’esito dei procedi-menti penali, cosa accade? I ter-mini vengono o non vengonosospesi?”. Un’occasione d’o roper chi deve essere giudicato:ha buone probabilità di cavarse-la grazie all’estinzione, e magarisuccede lo stesso al suo proces-so penale. “È proprio così - ri-sponde Buscema - e la sospen-sione avviene soprattutto perprocedimenti molto delicati”.Oltre il magistrato non va, ma sisa che, per esempio, alla Cortedei Conti del Lazio pende unprocedimento contro l’ex Guar-

dasigilli Castelli (già condanna-to l’anno scorso per 2 contrattialla società Global Brain, insie-me al capo di Gabinetto, Set-tembrino Nebbioso), e gli exsottosegretari Valentino (ap-punto relatore del processo bre-ve) e Jole Santelli. Sempre nelLazio pende il caso della nominaa direttore generale della rai, diAlfredo Meocci.Buscema insiste sulle conse-guenze della normativa: “È piùfacile l’impunità per chi sperpe-ra denaro pubblico e abusa delsuo potere. La conseguenza èche si crea sconcerto tra i tantibravi amministratori che rispet-tano le regole. Non si incentivail buon governo. Per non parlaredella perdita di ingenti risorsepubbliche nel momento in cuinon ci sono le condanne al risar-cimento del danno erariale”.

la facciamo entro i termini pre-visti, bene; se no, al diavolo l’ac -certamento del reato, della re-sponsabilità dell’imputato, deldiritto al risarcimento delle par-ti offese, dell’interesse dello Sta-to alla punizione dei colpevoli;processo ammazzato e via: cosìdice la Costituzione. E natural-mente non è vero: la Corte co-stituzionale ha sempre precisa-to che ogni intervento legislati-vo deve tener conto del corret-to bilanciamento tra tutti gli in-teressi costituzionalmente ga-rantiti; e ciò in particolare nelprocesso penale, dove il princi-pio della ragionevole durata delprocesso deve essere contem-perato con quello dell’accer ta-mento della verità e della tuteladelle parti offese; sicché privi-legiare il rispetto della rapiditàformale senza curarsi di accer-tare la verità dei fatti è non soloprivo di senso ma anche non co-stituzionale. E quindi è ragione-vole pensare che anche questonuovo parto della fantasia deithink tank berlusconiani farà lafine dei precedenti: una senten-za della Corte lo spazzerà via.Ma poi quali sono i terminiprevisti? Variano, da 6 anni e

mezzo per i processi che riguar-dano reati puniti con pena mas-sima inferiore a 10 anni fino a 7anni e mezzo per quelli puniticon più di 10 anni; per i solitireati di mafia, terrorismo ecc. itermini massimi sono 10 anni.Sembrerebbero termini ragio-nevoli: può un processo penaledurare di più? Bè, no, non do-vrebbe, anzi non deve. Quindibisogna darsi da fare per evitareche duri tanto; il che non signi-fica che la soluzione sia: se duratroppo non lo facciamo. Comin-ciamo con il buttare a mare l’at -tuale Codice di procedura pena-le, compriamo una copia di unqualsiasi Codice di proceduraeuropeo e adottiamolo (conuna legge che preveda l’assolu -to divieto di modificarne anchesolo una virgola). Poi abroghia-mo qualche centinaio di reati ri-dicoli che fanno perdere unmucchio di tempo (omessaesposizione della tabella deigiochi leciti, omesso versamen-to di ritenute fiscali e Inps, par-cheggio utilizzando vouchercontraffatti, guida senza paten-te, soggiorno illegale nel terri-torio dello Stato – pena prevista10.000 euro – e altre amenità

del genere); spendiamo un po’di soldi per personale di cancel-leria e segreteria e qualche com-puter; recuperiamo questi soldiabolendo un centinaio di tribu-nali piccoli e piccolissimi e deltutto inutili. Dopodiché stabi-liamo che il processo penale de-ve durare al massimo 6 anni emezzo; anzi a questo punto an-che 4 o 5 solamente: con qual-che modifica che gente che sacome funziona un processo pe-nale può elaborare in un meset-to (ma deve trattarsi di genteche non ha interessi personali odi categoria da difendere), la co-sa è possibilissima. Ma se, lascia-mo tutto così com’è, facciamocome se in ospedale ci fosse untempo massimo per ogni opera-zione chirurgica: entro due oredeve essere conclusa; se no, sirichiude la pancia del paziente evada a morire da qualche parte.Vi pare ragionevole?Ma poi, quali pazienti mandia -mo a morire da qualche parte;voglio dire, quali processi ri-nunciamo a fare? Qui sta il bello.Come tutti sanno la durata me-dia del processo penale italia-no, con le leggi, l’or ganizzazio-ne giudiziaria e le risorse che ab-

I numeri “truccati” sui tempie il condono per i soliti noti

DURATA MASSIMA: MA SE SI TRATTASSE DI UN’OPERAZIONECHIRURGICA, FAREBBERO MORIRE IL PAZIENTE?

biamo, è di 8 anni. Lo ha dettoanche Alfano nella sua relazioneal Parlamento sullo stato dellagiustizia in Italia. Durata mediavuol dire risultante della duratadi tutti i processi, dalla guidasenza patente all’omicidio, dalfurto al supermercato al trafficodi droga, dall’oltraggio al vigileurbano fino alla frode fiscale. Edè evidente che un processo perguida senza patente si fa in unquarto d’ora e che quello pertraffico di droga o frode fiscalerichiede moltissimo tempo. Co-sì durata media del processo si-gnifica che alcuni si concludo-no in poco tempo e altri in mol-tissimo. E quindi un gran nume-ro di processi in effetti potran-no essere conclusi prima dellatagliola del “processo breve”:tutti quelli che durano poco oniente. Mentre quelli più com-plicati, quelli che durano anni eanni (sono quelli che fanno sa-lire la media) non si farannomai. Insomma, per continuarecon la metafora dell’ospedale, sicureranno presto e bene quelliche hanno l’influenza e il raf-freddore; per cancro e infarto,dopo due ore, via, che muoianop u re .

Adesso la domanda è: qualisono i processi più complicati?E, tra questi, quali sono quelliper reati puniti con una pena in-feriore a 10 anni per cui si deb-bono obbligatoriamente con-cludere in 6 anni e mezzo? Nes-suno si stupirà scoprendo che sitratta sempre dei soliti: sono iprocessi per corruzione, con-cussione, peculato, falsa testi-monianza, falso in bilancio, fro-de fiscale ecc. ecc; insommatutti quelli tanto cari alla classedirigente del paese. Proprioquei reati che sono puniti poco(pensate: il falso in bilancio diuna società quotata in Borsa hauna pena massima di 4 anni; eparcheggiare la macchina utiliz-zando un tagliando di parcheg-gio contraffatto di 5) ma che ri-chiedono processi lunghi ecomplicati. Sicché il risultatodel “processo breve” sarà que-sto: tutti i processi per i reati daquattro soldi si faranno regolar-mente; e quelli per i reati vera-mente gravi per l’economia na-zionale, per l’entità del dannocagionato alle parti offese, perla qualità degli imputati che pro-prio grazie a questi reati occu-pano cariche pubbliche rilevan-ti, si estingueranno per “pre -scrizione processuale”, l’ultimasalvaguardia di una classe diri-gente inguaribilmente dedita almalaf fare.Ultima perla: gran parte dellarelazione che illustra il “proces -so breve”racconta di progetti dilegge molto simili, elaborati ne-gli anni passati da vari governi disinistra (?). Come dire: “Tra t t a s idi riforma condivisa; tanto è co-sa buona e giusta che anche glialtr i…”. E poi si stupiscono seuno dice che questa opposizio-ne ti fa incazzare.

S iete nell’elenco delle migliaia di perso-ne spiate da Telecom? Avete pensato

che cercare adescare i giornalisti con unaescort per carpire informazioni, come è acca-duto al vice-direttore de Il Corriere della Sera,Massimo Mucchetti, sia uno tra gli atti più igno-bili che una multinazionale possa compiere? Visiete indignati per tutto questo? Beh, avete fattomale. Perchè tra i processi che salteranno perlegge c’è anche quello alla security Telecom. E

così la giustizia potrà davvero dire di esserearrivata alla farsa. Per gli imputati che han-no già ottenuto l’ok al patteggiamento, tra iquali Giuliano Tavaroli, infatti non cambie-rà niente. E arriverà la pena. Per tutti gli al-tri, tra cui l’azienda che si visto contestareuna violazione della legge 231, ci sarà in-vece la prescrizione. Una storia da fanta-scienza. O se preferite una storia italiana.

EFFETTI COLLATERALI

Anche su Telecomnessuna risposta

Ancora unavoltala Costituzionechiamatain causa da B.Per esserestravolta

INGIUSTIZIA

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MoiniUn grazie al Fatto Quotidiano peraver scelto di ricordare i nostri verie ro i .

FrancescaDimenticate Carlo Alberto DallaChiesa.

MaunanAvete centrato ancora una volta ilnostro cuore... grandi! Ma che tri-stezza mi prende a pensare ainostri “politici” attuali e soprat-tutto in quali condizioni lascere-mo la democrazia italiana ai no-stri figli!

Guglielmo CitarellaMa quale futuro attende una na-zione che a volte dimentica, a vol-te divora i suoi figli migliori per poi,invece, ricordare una banda dicialtroni di nani e ballerine?

FracescaAvanti Il Fatto, ORA AVANTI TUT-TA! Scardineremo questo sistemaschifoso e corrotto! Pubblicate inomi dei NOSTRI EROI ogni gior-no!!!!!!

FracescoBravissimi! Avete ancora colpitonel segno! Che bello vedere Pertinie Berlinguer al posto delle facceche da anni vediamo sulle primepagine dei giornali italiani.

BrizGrande prima pagina di forte im-patto. Ieri Borsellino avrebbecompiuto 70 anni e non un solotelegiornale ha dato la notiziaquando ci hanno tediato con Cra-xi, uno che ha lasciato l’Italia sullastrico e che è stato beccato conle mani nel sacco (ma per questo

di Stefano Feltri

Come si diventa eroi in Ita-lia? Umberto Ambrosoli èfiglio di quello che è statodefinito dal giornalista

Corrado Stajano “un eroe bor-ghese”: Giorgio Ambrosoli.Avvocato, milanese, classe1933, monarchico, specializ-zato in fallimenti bancari: nel1974 viene nominato dal mini-stero del Tesoro liquidatoredella Banca privata di MicheleSindona, un finanziere constretti legami con la mafia ame-ricana e il Vaticano, dagli ap-poggi potenti, su tutti GiulioA n d re o t t i .Il crac della banca si poteva ri-solvere in due modi: a spesedei contribuenti (cioè dellebanche pubbliche) o a spese dichi aveva contribuito a creareil dissesto, anche se erano mol-to potenti. Ambrosoli viene uc-ciso, su mandato di Sindona,da un killer della mafia nel1979 perché ha scelto la secon-da opzione.“E’ indubbio che pagherò a ca-ro prezzo l’incarico: lo sapevoprima di accettarlo e quindinon mi lamento perché mi èstata data un’occasione unicadi fare qualcosa per il paese”,scriveva già nel 1975 in una fa-mosa lettera alla moglie. An-che il figlio Umberto, 28 anni,ha scelto di fare l’av vo c a t o .Avvocato Ambrosoli, in chesenso quella di suo padre è lastoria di un eroe?Serve una premessa: non stia-mo parlando di una persona

che ha fatto qualcosa conl’obiettivo preciso di diventareun eroe. Nel caso di mio padree degli altri che avete indicatosul Fatto come eroi, da Falconea Pertini, non si applica quelconcetto di eroismo che siidentifica con una straordina-rietà. Non sono eroi in sensomitologico. E’ importante ca-pirlo perché altrimenti, difronte a doti straordinarie, vie-ne da dire: “Io sono una perso-na normale e non potrò mai es-sere come loro”. Per questo,più che eroe, mi sento di direche mio padre è un esempio.In che senso?E’ un esempio di come si puòessere cittadini, di come si puòdare il proprio contributo alcontesto in cui si vive, che siaquello familiare, quello profes-sionale o quello del paese. Ed èbello vedere come questa con-sapevolezza di responsabilità,nel caso di mio padre e per glialtri che avete indicato sul gior-nale, venga vissuta anche nelmomento della massima ten-sione.Nella ricostruzione che leifa nel libro “Qualunque cosasucceda”, emerge chiara-mente come suo padre nonavesse alcun incentivo a sce-gliere la soluzione più fati-cosa nel decidere chi dovevapagare per il

crac di Sindona. Perché l’hafatto, quindi?Il bello è che può non essercibisogno degli incentivi. Que-ste storie, quella di Falcone, diBorsellino e tantissime altreche questo paese offre, dimo-strano che è possibile interpre-tare il proprio ruolo di respon-sabilità, qualunque essa sia, intermini coerenti con i proprivalori, senza fini o interessi di-versi da quelli a cui la respon-sabilità è volta. E si può essereliberi. Liberi di fare affidamen-to sulla propria capacità di de-cidere, non delegando agli altriil significato delle scelte che sifanno e quindi non delegandole responsabilità.“Sono solo”, dice GiorgioAmbrosoli a sua madre laprima sera dopo la nomina acommissario liquidatore. Ela percezione della solitudi-ne sembra una costante, an-che in altre vicende comequella di Borsellino.Non si trattava, nel caso di miopadre come certamente inquello di Borsellino, di una la-mentela della solitudine da unpunto di vista emotivo. Ma co-me potenziatore della respon-sabilità: è il disagio che proviquando ti accorgi che quellostesso paese che ti ha dato unincarico, che ti ha assegnatodelle responsabilità pesanti,

non è così monolitico nelvolere che tu raggiunga

gli obiettivi che essostesso ti ha assegnato.In questi casi c’èsempre chi invoca

interessi superiori per giu-stificare l’atteggiamentodella politica: la ragion diStato, la Guerra fredda, ilMuro di Berlino, che impon-gono scelte sgradevoli manecessarie .A posteriori con la dialettica sipuò provare a giustificare tut-to. Io penso che le considera-zioni non si fanno a posteriori:la correttezza di un’azione e diuna scelta la si vive in relazioneal contesto sociale in cui la sicompie. E il punto di riferi-mento di ogni contesto socialeè l’ordinamento: la legge inte-sa non come legalità ma comerispetto della volontà popola-re. Bisogna considerare una se-rie di fattori: il suo amore per ilpaese, cioè per la collettività,la sua volontà di sentirsi parteattiva e dinamica, non qualcu-no che occupa uno spazio e untempo, la sua consapevolezzadi essere un genitore. E quindila responsabilità verso il conte-sto in cui vivranno i suoi figli.Suo padre si scontra con gliinteressi dello Ior, con quellidi Andreotti, della mafia e diambienti in cui tutti sem-brano ragionare con coordi-nate morali diverse dallesue. Non pensa che sia ine-vitabile, quando si arriva agestire un grande potere,corrompersi almeno in unacerta misura?Non sono d’accordo. La storiadi mio padre dimostra il con-trario: che i “piani alti” sonofatti dalle persone. Nel suo pic-colo mio padre è arrivato a un

SÌ, MIO PADRE È UN ESEMPIOUmberto Ambrosoli: guardo a lui su come si può essere

cittadini, su come si può dare il proprio contributo

I NOSTRI EROI

viene definito statista per non si saquale logica).

AnteoPotete dedicare una prima paginaa Giacomo Matteotti? GiacomoMatteotti è stato assassinato per-ché fiero e consapevole opposi-tore del fascismo e della corru-zione del regime fascista fin dalleorigini (non esiste fascismo one-sto). Matteotti rappresenta dasempre la personalità politica allaquale tutti gli onesti devono ispi-rarsi e in questi tempi a maggiorragione. In questi tempi dove per-sonaggi sordidi proclamano eroidei delinquenti ritorniamo a ma-nifestare nel nome di Matteotti.

S a m u r a i S e n z a P a d ro n eIn effetti di eroi ce ne sono tanti, ame viene in mente don Milani peresempio...

Angelo Denis LonderoComplimenti per la qualità e lalibertà di questo giornale. In Italiala memoria è troppo corta. Voisiete tra i pochi che la manten-gono viva.

IvanGrazie di esistere ragazzi! Unaprima pagina come questa ci vo-leva proprio e ci speravo tanto!G ra z i e !

EnzoHo scelto: Giulio Carlo Argan cheha dimostrato ciò che era indimo-strabile, ovvero governare cononestà una grande città come Ro-ma. Poi Antonino Caponnetto mioeroe civile da sempre. Poi RoccoChinnici che ha pagato con la vitail suo spirito di servizio disinte-ressato per lo Stato e il paese. E

VO TAT E i vostri eroisu antefatto.it

P er noi, nel pantheon immaginario che dovrebbe esserealla base del convivere civile, non ci sono i delinquenti.

Ci sono, invece, tutti quegli uomini e donne che hannospeso la vita per combattere la criminalità, per arginare lacorruzione, per garantire al paese la libertà di parola, divoto e di pensiero. In una frase: tutte quelle persone chehanno tentato di rendere l’Italia un po’ migliore. I nostrieroi sono questi. In redazione ne abbiamo scelti cinque. Mapotevano essere molti di più. Per questo adesso vi chie-diamo, cari lettori, che anche voi facciate una scelta. Lavostra scelta. Vogliamo sapere quali sono i vostri eroi. In-dicate, se volete, i loro nomi su antefatto.it. Spiegate neicommenti il perché della vostra decisione. Peter Gomez

ancora il giovane giudice Livatinoche sceglie di morire pur di nonarretrare verso la mafia. PoiAdriano Olivetti perché pur indu-striale, ha anteposto il progetto eil bello allo sfruttamento dell’u o-mo sull’uomo dando vita a quellagrande utopia che ha rappresen-tato.

BraidaI miei 5 eroi: 1) Sandro Pertini - Ilpresidente della Repubblica mi-gliore degli ultimi 150 anni, so-cialista sincero, corretto e integer-rimo; 2) Libero Grassi - Nulla daaggiungere, rifiutò il pizzo, in tem-pi di omertà; 3) Giacomo Mat-teotti - Mise l’Italia e gli italiani difronte alle proprie responsabilitàdavanti alle porcherie e ai broglidei fascisti, pagando con la vita; 4)Enzo Tortora - Affrontò il giudiziocon una dignità e determinazione

incredibile; 5) Marisa Belisario -Unico esempio di donna managercapace di coniugare, produttività,merito e umanità oltre che sensodi responsabilità nella gestionedell’impresa, altro che SamueleLandi...

Luca S. - TorinoLa mia scelta è caduta su GiuseppeImpastato, Giovanni Falcone e Pao-lo Borsellino, Enzo Biagi ed EnricoBerlinguer. I grandi temi sempre diattualità in Italia: la lotta alla mafiae i due attori principali: la così detta“società civile”, cioè tutti noi, e imagistrati, ciascuno impegnato acombattere e a denunciare fino apagare con la vita; l’informazione ,l’impegno a raccontare i fatti senzaomissioni, senza faziosità e (doteda non sottovalutare) con chiarez-za; la questione morale nella po-litica.

“piano alto” ed è rimasto quel-lo che era. Per chi pensa chenon ci sia modo di ottenere lapropria tranquillità senza elu-dere la norma, per chi è con-vinto che raggiunto un certo li-vello di responsabilità non siapossibile evitare di rimanereinvischiati o di privilegiare sestessi rispetto agli altri, alla col-lettività, la storia di mio padre èlì a dimostrare il contrario. Eche esistono delle “var iabili”.Cioè delle persone che rendo-no false le affermazionisull’inevita bilitàdei compro-messi. Il fat-to che poi

quella “var ia-bile” sia statauccisa poneuna sorta diconsacrazio -ne al suo lavo-ro. Ma a rendereeroi quelli comemio padre è soprattutto l’ave rcontinuato a fare il proprio la-voro con la consapevolezzadelle conseguenze.Come spiega il senso dellamorte di suo padre e del suolavoro, quando ne parla nel-

le scuole?Cerco di spiegare agli

studenti che quelladi mio padre po-trebbe essere la lorostoria. Non sedevasui banchi di scuolapensando che sareb-be diventato uneroe per il paese. La

sua è stata una vitaproiettata verso la

DAI LETTORI

NON DIMENTICATE GIACOMO MATTEOTTI, LIBERO GRASSI E CARLO ALBERTO DALLA CHIESA

Giovanni Falcone(1939-1992)

“In Sicilia lamafia colpiscei servitori delloStato chelo Stato non èriuscito ap ro t e g g e re

Giorgio Ambrosoli(1933-1979)

“Con l’incaricoho avuto unpotere enormee discrezionaleal massimo e hooperato solonell’i n t e re s s edel paese

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Giovedì 21 gennaio 2010

PIETRASANTA di Sandra Amurri

IL SINDACO (INQUISITO) DEDICA UNA VIA A BETTINO

normalità. Le sue scelte poi so-no diventate straordinarie per-ché il contesto in cui ha agitonon era in sintonia con i suoivalori. L’isolamento, istituzio-nale e, latu sensu, politico, ha re-so difficili quella linea di com-portamento. E più rischio-sa.Che reazioni hanno i ra-gazzi?Apprendono con entusia-smo, soprattutto il biso-gno di consapevolezza ela voglia di libertà. La li-bertà, da ragazzi, vienevissuta in termini di auto-nomia, è poter fare quel-lo che si vuole. Inve-ce il concetto di li-bertà è l’al -t ra

Enrico Berlinguer(1922-1984)

“I partitidi oggi sonosoprattuttomacchinedi poteree diclientela

Paolo Borsellino(1940-1992)

“Chi hapaura muoreogni giorno,chi non hapaura muoreuna voltasola

Bettino Craxi nell’aula di Montecitorio

D i fronte a una vicenda che harisvolti comici si dovrebbe dire “Chi

ha il coraggio di ridere è padrone delmondo” seppure scomodare Leopardiappare un sacrilegio. Sabato aPietrasanta verrà intitolata una via aCraxi. Artefice della decisione il sindacodel Pdl, Massimo Mallegni, arrestato nel2006, poi rinviato a giudizio, il processoè in corso, per associazione a delinquere;accusa che grava anche sul padre,Mario, imprenditore edile, assiemeall’assessore Alfredo Benedetti, aldirigente dell’urbanistica Dante Galli, alcapo di gabinetto, Adamo Bernardi, e apersonaggi di spicco dell’i m p re n d i t o r i alocale. Alla cerimonia che si svolgerà nelchiostro di Sant’ Agostino è prevista lapartecipazione di Stefania Craxi. Lastrada che cambierà “connotati” è la

stessa in cui si trova uno degli alberghidel sindaco, l’albergo Guiscardo, nomeda cui ha preso nome l’operazione dellaProcura della Repubblica di Lucca. Inverità cambierà solo il cognomechiamandosi già via Bettino Pilli, targaapposta nel 1992, nel pieno diTangentopoli: “Medico condotto cheesercitò con esemplare dedizione il suoapostolato (...) auspicando il riscatto deilavoratori, l’eguaglianza e la liberazionedalle ingiustizie sociali, promosse eorganizzò il movimento socialista inVer silia”. Nonostante questo da sabatoil medico dei poveri verrà sostituito conl’eroico politico morto ad Hammamet,da latitante. Seppure casualmente lanuova targa verrà apposta da un sindacoche secondo la tesi accusatoria avrebbeassieme agli altri imputati organizzato

un sistema che prevedeva fondi occulti esocietà di facciata in cui ognuno avevauna mansione: c’era chi si occupavadelle speculazioni e dei pagamenti (odella riscossione in forma “n e ra ”), chiseguiva e favoriva a livelloamministrativo le diverse fasidell’operazione collezionando una serieinfinita di reati dalla corruzione allaconcussione, alla tentata estorsione,falsi abusi e truffe. Stiamo parlando,ovviamente, di un sindaco sottoprocesso e, dunque, innocente fino asentenza definitiva. Comunquel’iniziativa del sindaco non è piaciuta aun gruppo di giovani della cosiddettasocietà civile “perché è un’offesa per icittadini di questo paese che ancoracredono nei valori dell’onestà e delrispetto della cosa pubblica”.

LE T T E RA DA L QU I R I NA L E

PER L’A RT I C O L OSU NAPOLITANO

C aro direttore, inriferimento

all’articolo “Napolitanoe i ‘suoi’ miglioristi: cosìlontani e così vicini aCraxi”, a parte ogni altraconsiderazione, premefar conoscere ai suoilettori che essocontiene, tra l’altro, unasubdola ricostruzione difatti inerenti unpr ocedimentoriguardante l’allorapresidente dellaCamera, GiorgioNapolitano, che fuarchiviato sulla base del“difetto di qualsiasi utileelemento per il sostegnod’accusa”.

Cor dialmentePasquale Cascella (Direttore

dell’Ufficio stampa ecomunicazione della Presidenza

della Repubblica)

Esattamente come abbiamoscritto:“Alla fine l’inchiesta finiràcon un’archiviazione pertutti”.

faccia inevitabile di quello diresponsabilità: suscita grandeentusiasmo capirlo con unastoria come quella di mio pa-dre che, al di là del suo finale, èquella del miglior modo possi-

bile di passare il nostro temposulla Terra.La vicenda di Giorgio Am-brosoli, però, non comparenei programmi scolasticinon si studiano e la televisio-ne non la racconta spesso.Qualche tempo fa sono torna-to nel mio liceo per una lezio-ne organizzata da alcuni pro-fessori sul tema della legalità.Quando studiavo ero abba-stanza attivo nella politica stu-dentesca, chiedo ai miei pro-fessori: “E’ rimasto tutto ugua-le?”Loro rispondono con gran-de pessimismo che i ragazzi so-no diventati molto più tran-quilli, non fanno nulla, giustodue manifestazioni di ritoall’anno, ma nessun dibattito.In palestra non ci sono più as-semblee ma soltanto educazio-ne fisica. Ci ho riflettuto. E poimi sono reso conto che, sì, al-cune cose forse sono cambiatein vent’anni. Ma io non avevoprofessori che organizzavano icicli di lezioni sulla legalità. Eche ci facevano conoscere sto-rie, ed esempi, come quella dimio padre.

Sandro Pertini(1896-1990)

“Oggi la nuovare s i s t e n z ain che cosaconsiste?Nel difendere laRepubblicae lademocrazia

I “CONTI” DI CRAXILI PAGHIAMO CARIANCORA OGGI

Con lui al governo il debito pubblicoè volato dal 60 al 120 per cento del Pil

I LORO EROI

di Gianni Barbacetto

Bettino Craxi? È uno statista. Conti esterie tangenti sono particolari insignifican-ti. E allora: che cosa ha fatto lo statistaCraxi in materia di politica economica?

L’economista Salvatore Bragantini lo ha rias-sunto in modo sintetico sul Corriere della Sera:“Sotto la guida politica sua – e di De Mita, cheoggi non a caso ne canta le gesta – il nostrodebito pubblico è volato dal 60 al 120 per cen-to del Pil; di qui il macigno che tuttora gravasulle spalle del paese e ne frena lo sviluppo”.Per una valutazione della politica economi-ca di Craxi non viziata da pregiudizi, è neces-sario ricordare innanzitutto che il segretariodel Psi va al governo, nel 1983, in un contestoeconomico generale molto favorevole. Glianni tra il 1985 e il 1989 possono essere con-siderati, in rapporto alla crescita economica,i migliori degli ultimi tre decenni di storia ita-liana. La ricchezza del paese cresce a ritmiche oggi sarebbero da sogno: il Pil ha incre-menti annui tra il 2,5 e il 3 per cento e nel1988 sfiora il 4 per cento. Il quadriennio diCraxi al governo (1983-1987) è dunque be-nedetto dalla sorte.Se la congiuntura fortunata non è un me-rito, Craxi può però rivendicare il successoottenuto nella politica di rientro dall’inf lazio-ne. Era al 15 per cento nel 1983, è sotto il 5 nel1987, quando Bettino è costretto a lasciarePalazzo Chigi. Il blocco della scala mobile e,più in generale, delle indicizzazioni diffuse,ottiene risultati evidenti. Che non sarebberoperò stati così clamorosi senza una fortunataconcausa esterna: il crollo del prezzo del pe-trolio, che da 40 dollari al barile precipita nelbiennio 1985-86 sotto i 20 dollari al barile.Dove invece Craxi fallisce pesantemente ènella finanza pubblica. Malgrado le condizio-ni favorevoli e gli alti tassi di crescita, i suoigoverni non si differenziano da quelli dellaPrima Repubblica che li precedono e li seguo-no: finanza allegra, spesa senza controllo. Ildeficit pubblico raggiunge il suo record sto-rico nel 1985 (12,4 per cento del pil).Il rapporto tra debito e Pil cresce ogni annidi sei, sette punti. Dal 63,1 di fine 1982all’89,1 per cento di fine 1987. La reazione –massicce emissioni di titoli di Stato – non fache peggiorare la situazione, accrescendo laspesa per interessi che diventa enorme e cre-sce fino al 12,7 per cento del 1993. Nel1992-93 l’Italia arriva a un passo dal baratro.Mani Pulite ha anche il merito di rendere pos-sibile l’inversione di rotta: il crollo del vec-

chio sistema dei partiti permette la manovrada brivido di 100 mila miliardi del governoAmato e il risanamento poi continuato dal go-verno Ciampi. L’economista Tito Boeri fa no-tare che in quegli anni di debito pubbliconeppure si parlava: “L’espressione debitopubblico dal 1984 al 1989, proprio mentre ildebito esplodeva, appare nei titoli del Corr ieredella Sera solo 50 volte. Oggi la si legge quasitutti i giorni”.Alla formazione del debito non era estra-neo il sistema delle tangenti, che pesava sullefinanze pubbliche. Nel 1992 l’economistaMario Deaglio ipotizza che il sistema Tangen-topoli in Italia abbia indotto un giro d’af fariattorno ai 10 mila miliardi all’anno, generan-do un indebitamento pubblico tra i 150 e i250 mila miliardi di lire, con 15-25 mila mi-liardi di relativi interessi annui sul debito.C’è poi un altro fattore negativo nel bilan-cio Craxi: la gestione delle partecipazioni sta-tali. Le imprese di Stato, già occupate e spre-mute dalla Dc, vengono assalite dal Psi checerca di contendere spazi (e soldi) ai demo-cristiani. Nei consigli d’a m m i n i s t ra z i o n e ,Craxi mette i suoi guastatori: nell’Iri presie-duta da Romano Prodi c’è Massimo Pini;nell’Eni arrivano Franco Reviglio e GabrieleCagliari. Altro che modernizzatore: Craxiperpetua, allarga e approfondisce le satrapienelle partecipazioni statali, usandole comecentri per ottenere potere, clientele, tangen-ti. Anche in questo Mani Pulite servì a inver-tire la tendenza: “Senza Mani Pulite”, dirà l’expresidente della Consob, Guido Rossi, “nonci sarebbe stata la svolta delle privatizzazionie l’Italia non sarebbe uscita dal suo sistema dicapitalismo senza mercato”.

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pagina 6 Giovedì 21 gennaio 2010

BERLUSCONI LANCIA BRUNETTASINDACO DI VENEZIA

Il vertice del Pdl si apre con un documento molto duro contro l’Udce si chiude lasciando spazio alle alleanze locali

di Sara Nicoli

Rottura definitiva conl’Udc? Alleanze sulle re-gionali tutte a pallino?Riapertura della que-

stione Lazio? Macchè. Chi siaspettava fuochi fulmini esaette uscire dall’ufficio dipresidenza del Pdl contro Ca-sini e la sua politica del “dop-pio forno” è rimasto moltodeluso. Certo, la condanna al-la politica Udc c’è stata, mameno pesante del previsto. E,d’altra parte, il Cavaliere loaveva fatto capire già dallamattina che il vertice del tar-do pomeriggio non avrebbesortito nulla di clamoroso, an-zi. Parola d’ordine, stempera-re. Con Casini. Ma anche conFini. Il processo breve arrive-rà la prossima settimana allaCamera; Berlusconi non vuo-le nessuna sorpresa. Una, in-vece, è uscita ieri da PalazzoGrazioli: la candidatura di Re-nato Brunetta a sindaco di Ve-nezia. Per “sollevare la cittàdal degrado di questi ultimianni”, ha spiegato una notaufficiale, ma di fatto una ca-sella nel governo che torna di-sponibile per accordi nuovinel Pdl ad urne chiuse.Intanto, via al piatto delle Re-gionali. Di Pier “io non mi fido- ha detto anche ieri ai suoiBerlusconi durante l’uf ficiodi presidenza del Pdl a palaz-zo Grazioli - e le sue maggio-ranze variabili servono solo ascardinare il bipolarismo;non si deve tornare indietroalla Repubblica dei partiti ecredo che le alleanze nondebbano essere fatte sulla ba-se di scelte opportunistiche”.“Sono convinto - ha prosegui-to - di essere libero, in cam-pagna elettorale, anche inuna regione ove vi fosseun’eventuale alleanza con unpartito la cui posizione poli-tica io non condivido, di ri-volgere a questo partito dellecr itiche’’ . Per il Cavaliere, in-

somma, non ci sarebberodubbi sul fatto che sia Fini cheCasini stiano facendo le provedi un centrodestra senza dilui, partendo da quel labora-torio che, gioco forza, sta di-ventando il Lazio. Lo sa, manon può far altro che abboz-zare. Queste regionali rappre-sentano lo spartiacque dellalegislatura; dalle urne usciran-no gli equilibri politici chetraghetteranno anche il go-verno fino alla fine del man-dato: un passaggio troppo de-licato per dare la stura agliumori di chi, come ad esem-pio il ministro Bondi, non haintenzione di fare sconti sunessun fronte ai centristi egiudica qualsiasi alleanza “uner rore”. O come l’altro coor-dinatore, Denis Verdini, se-condo il quale l’Udc sarebbedeterminante solo in Piemon-te in appoggio alla Bresso eforse nelle Marche. Ieri il Ca-valiere è arrivato a PalazzoGrazioli con le idee moltochiare su come può andare afinire la partita di marzo, forteanche di un colloquio moltoserrato con il ministro Fitto,ancora fortemente contrario,per altro, alla candidatura diAdriana Poli Bortone nella suaPuglia. Dove restano appesianche Dambruoso, Rocco Pa-lese. Mentre si fa strada l’ipo-tesi del giornalista del Tg1 Ro-mita, che ha già dato l’okall’eventuale investitura. In

caso di vittoria -i l vicepresi-dente della giunta, l’assesso-rato ai Servizi o quello allaFormazione, la direzionedell’Agenzia sanitaria (che intempi di commissariamentovale quanto un ministero) etre posti nel listino bloccato.Più l’assessorato all’Urbanisti-ca che, hanno subito chiosatoi maligni, in famiglia fa piut-tosto comodo visto che il suo-cero di Casini - FrancescoGaetano Caltagirone - è il redel mattone non solo a Roma,ma in tutta Italia. E se proprio,alla fine, qualcuno non lo vor-rà mandar giù, ci sarà semprel’assessorato alla Sanità. In-somma, un bottino non da po-co. Tutto questo, ma anchealtro, sarà oggetto del nuovopranzo di oggi tra Fini e Ber-lusconi allargato ai capigrup-po del Pdl e ai tre coordina-tori nazionali del partito.

COSE LORO

Notte di trattativa tra i ricercatori dell’Ispra e il ministeroÈ IL SECONDO TAVOLO A DISTANZA DI DIECI GIORNI, MA QUESTA VOLTA LA PRESTIGIACOMO NON SI È PRESENTATA

di Caterina Perniconi

N ottata di trattative per i ricer-catori dell’Istituto per la pro-

tezione e la ricerca ambientale.Dopo un infinito tira e molla du-rato tutto il pomeriggio di ieri,sindacati e ministero hanno di-scusso anche di notte sul lavoro eil futuro dei ricercatori.Quello di ieri era il secondo ta-volo, a distanza di dieci giorni dalprimo, convocato dal ministeroper ascoltare le ragioni degliscienziati che hanno protestatoper due mesi sul tetto. “L’attesa èstata snervante - dichiara Massi-miliano Bottaro, uno dei coordi-natori della protesta - siamo qui da12 ore dalle nove di mattina, per-ché al ministero si erano messi intesta che la cosa andava chiusaper forza. Ci vogliono prendereper sfinimento ma noi non cede-re m o ”.L’accordo in tre punti che è statoproposto è quello che i ricerca-tori si aspettavano, valutato comeun piatto di lenticchie: rinnovo diun anno per tutti i contratti a tem-po determinato, rinnovo ancheper gli atipici presenti il 31 dicem-

bre 2009 (frase sibillina che esclu-de tutti coloro che sono rimasti acasa tra marzo, giugno e novem-bre) e un secco “no” alla stabi-lizzazione dei precari, anche diquelli che sono nell’istituto da piùdi dieci anni.Il ministro Stefania Prestigiacomoera assente ma aveva dato chiaromandato di chiudere la vicendaentro la giornata affinché i ricer-catori scendessero dal tetto e con-cludessero così una protesta cheha avuto un risalto mediatico ina-spettato.Il licenziamento di oltre 400 stu-diosi ha di fatto colpito l’opinionepubblica, e un sondaggio Ipr Mar-ke t i n g pubblicato da Repubblica d i-mostra che il ministro che ha per-so più credibilità dalla sua elezio-ne è proprio quello dell’A m b i e n-te. La Prestigiacomo, infatti, è pe-nultima nella classifica di gradi-mento, precipitata di 21 puntipercentuali rispetto alla sua no-mina. La sua inconsistenza rispet-to a temi importanti come l’i n q u i-namento o la dispersione di im-portanti risorse come i ricercatoriIspra le sono costati una sfiduciaad honorem. L’unica volta in cui si

è espressa è stata per la vigilia diNatale, quando ha chiesto ai ri-cercatori di scendere e al governo(di cui fa parte) di risolvere unavicenda che ormai cominciava arimbalzare su tutte le tv.Durante tutta la trattativa di ieri iricercatori non hanno capito lafretta di chiudere la vicenda conun rinnovo da parte di ministero esindacati, perché sia la Provinciache la Regione hanno promessofondi per la loro assunzione, maad una condizione: che l’Ispra ab-bia uno statuto a cui far riferimen-to per lo stanziamento. Infattil’istituto è nato un anno e mezzofa da tre enti separati (l’Icram -Istituto centrale per la ricerca

scientifica e tecnologica applica-ta alla pesca marittima, l’Apat -Agenzia per la protezionedell’ambiente e per i servizi tec-nici e l’Infs -Istituto nazionale perla fauna selvatica) e ad oggi non èancora stato varato uno statutounitar io.Mentre una folta delegazione discienziati presidiava la trattativa alministero, gli altri erano alle presecon i veti dei vertici dell’istitutoche ieri hanno impedito l’i n gre s-so sul tetto ad una troupe di A n-n o ze ro che intendeva intervistare ir icercator i.I giornalisti di Raidue volevano fa-re inoltre un sopralluogo per po-tersi collegare in diretta staseradal tetto. Ma i cancelli sono statisbarrati e la troupe è stata costret-ta a ripiegare su qualche terrazzodel quartiere Casalotti, affacciatosulla sede dell’Ente.L’episodio segue quelli avvenutidurante le chiusure dell’ente a Na-tale e Capodanno con ripetuti in-terventi delle forze dell’o rd i n e ,convocate dai commissaridell’Istituto per impedire a poli-tici e giornalisti di varcare l’i n-gresso dell’I s p ra .

Il dicastero vuolechiudere: peri sondaggi la vicendaha intaccatola credibilitàdel ministro

Campania, pare non ci sianodubbi sulla carta Caldoro, co-me sull’accordo con l’Udcche è alle viste, mentre in Ca-labria (dove Loiero potrebbeaddirittura ricandidarsi conl’Mpa) il nome di Scopelliti èancora un po’ in bilico, cosìcome il possibile accordo coni centristi a cui il Pd avrebbeofferto la presidenza con Oc-chiuto. Il vertice poi ha datomandato ai tre coordinatoriper presentare la prossimasettimana le candidature perUmbria, Marche e Toscana.Per la Basilicata si pensa aMagdi Allam.Il momento clou del verticedi ieri sera, però, è stato unaltro. Quando, cioè, SandroBondi ha tirato fuori un do-cumento molto pesante, difatto un ultimatum all’Udc,punteggiato di passaggi mol-to duri verso la politica di Ca-

sini. Al momento del voto so-no entrate in campo le colom-be. E quelli che sono uscitidalla riunione sono stati tonimolto più sfumati. Certo, si èribadita la critica alla politicadel “doppio forno” Udc a li-vello nazionale, ma lasciandotuttavia aperture ampie allastesura di alleanze sul territo-rio sulla base delle realtà po-litiche locali. “Il modello di ri-ferimento è la Sardegna - haspiegato il falco Giorgio Strac-quadanio - dove Udc e Pdlnon strinsero un patto di co-modo bensì un’alleanza diprospettiva che non lasciavaaperte le caselle dei distin-guo”. A dire il vero, il “ma-tr imonio” con l’Udc nel Lazioha suscitato non pochi mugu-gni tra i falchi del Cavaliere. Ilpatto prematrimoniale, di fat-to, resta molto oneroso.All’Udc, infatti, andranno - in

Spuntal’ipotesiRomitain Puglia; perla Basilicatasi pensa aMagdi Allam

“S oltanto Silvio capisce di calcio”. Epoi: “Berlusconi guida il Milan co-

me guida il suo partito” e “come seleziona lasua classe dirigente”. E, cioé, in un modo “ba -sato sulla fantasia e sulla imprevedibilità”; eanche “sull’idea che deprofessionalizzare (po-litica e sport) non ostacola l’efficienza e favo-risce la modernizzazione”. Chi lo scrive? Emi-lio Fede? Sandro Bondi? Paolo Bonaiuti? No,sul “Rifor mista”, Piero Sansonetti: ex “Unità”,

ex “Liberazione”, fondatore dell’ ”Altr o”poi diventato “Gli Altri” (prima quotidianoe ora settimanale). Insomma, un giornali-sta di sinistra che più di sinistra non si può.Possibile che l’accesa passione rossoneraabbia accecato Sansonetti fino a spingerlotra le capaci braccia del Cavaliere? Anchelui ha deciso di farsi ‘moder nizzare’?

CONVERSIONI

L’ “Altro”S an s o n e t t i

IL FATTO POLITICOdc

Effettoregionali

di Stefano Feltri

L a riunione molto attesadell’ufficio di

presidenza del Pdl iniziain serata per stabilire irapporti con l’Udc alleprossime elezioniregionali. Ma è chiaro,dalle parole di SilvioBerlusconi, quale sial’orientamento: “Non sideve tornare allaRepubblica dei partiti equindi le scelte debbonoessere orientate da valori,principi e programmi enon da scelteoppor tunistiche”.Tradotto: Pier FerdinandoCasini può allearsi conchi vuole, ma con il Pdl siallea soltanto se necondivide la baseprogrammatica (e seserve a vincere). Laprincipale novitàconcreta che emergedalla giornata di ieririguardo le elezioniamministrative è lacandidatura di RenatoBrunetta a sindaco diVenezia. Il ministro dellaFunzione pubblica, alungo indeciso se provarea sostituire l’uscenteMassimo Cacciari èufficialmente in corsa. E,se vince, potrebbeliberarsi un posto algoverno di cui Berlusconiha molto bisogno pergestire un rimpasto checontinua a rimandare(deve trovare unapoltrona per GiancarloGalan e per DanielaS a n t a n ch è ) .

A l Senato ottiene il vialibera il processo

breve, al suo primopassaggio parlamentare. IlPartito democratico,dopo le dichiarazionifotocopia lette in segno diprotesta martedì,continua a tenere unalinea riassunta dalleparole del segretario PierLuigi Bersani: “Uno salvoe migliaia senza giustizia”.Una contrapposizioneesplicita al governo chenon poteva comunquebloccare il disegno dilegge, ma che serve aBersani per dimostrareche la capacità di andareallo scontro conBerlusconi non èun’e s cl u s i vadell’opposizionedipietr ista.

E Bersani ha bisogno,alla vigilia delle

regionali, di recuperarecredibilità di fronte aquella parte del suoelettorato che gli chiedeun’opposizione frontale.Oggi la corrente del Pdche fa capo a DarioFranceschini dovrebbepresentare un sito webche sarà la piattaformadella minoranza interna. El’Italia dei valori continuaa presentarsi come polodel dissenso più netto,rispetto al Pdl ma anchealla linea tenuta dal capodello Stato GiorgioNapolitano, capace dicatalizzare i voti in uscitadal Pd: ieri il capogruppoalla Camera MassimoDonadi ha avuto un duroscambio di lettere con ilQuirinale, a cuicontestava le parole usatenel ricordo di BettinoC ra x i .

Il Ministro Renato Brunetta

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Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 7

circolazione dell’A32 Tori-no-Bardonecchia all’altezza diSusa, ieri la protesta si è trasfe-rita sui binari della linea sto-rica Torino-Modane. Una nuo-va trivella è spuntata nei pressidella stazione di Condo-ve-Chiusa di San Michele; di

buon mattino, decine di manifestanti si sonopresentati in loco, faccia a faccia con la po-lizia. Il gesto di alcuni – attaccare adesivi NoTav sugli scudi antisommossa – ha eviden-temente indispettito gli agenti, che hannoreagito con una carica di alleggerimento: ri-sultato, tre contusi lievi. L’apparizione dellatrivella ha suscitato le proteste del sindaco diChiusa San Michele Domenico Usseglio: “Ilprefetto di Torino Padoin – dichiara – ci ave-va garantito che saremmo stati avvisati e con-vocati prima. Invece la trivella si è palesataalle 3 del mattino. È una grave scorrettezza”.Nel primo pomeriggio, altra mossa sulloscacchiere; questa volta alla stazione diSant’Antonino di Susa. Il Tgv Parigi-Milanodelle 12:53 è stato bloccato dai manifestanti.La circolazione è ripresa regolarmente dopole 14. Secondo Oscar Margaira, amministra-tore in Val Susa, non si sarebbe trattato diun’azione premeditata: “Un passeggero mu-nito di regolare biglietto – racconta – ha inav-vertitamente srotolato una bandiera No Tav;appena l’ha vista il macchinista si è subitofermato. Forse – scherza Margaira – ne avevauna uguale in tasca...”.Al di là delle tensioni in Valle – e dei fondatimotivi per sospettare che il supertreno sia

ci anni fa era il laboratorio del cen-trodestra. La Bari che aveva adot-tato Bettino Craxi e la sua canot-tiera madida era diventata – dopoMani Pulite – la capitale di Pinuc-cio Tatarella. E poi la culla di Raf-faele Fitto, un bastione elettoraledi Forza Italia e di uno dei pupillidi Silvio Berlusconi. Poi c’era sta-to il cortocircuito: le primarie del2005. Il candidato designato eraproprio Boccia. E il suo avversa-rio, quella volta era stato Vendola.Boccia partiva con l’80% dei par-titi dietro di lui, Vendola con il20%. Vendola ribaltò ogni prono-stico e vinse sia le primarie, sia leelezioni. Oggi lo schieramentodei partiti è invariato. Ma un son-daggio di Repubblica Bari assegnapercentuali incredibili e ribalta-te: 20% Boccia, 80% Vendola. Pos-sibile? Il primo a frenare è proprioil governatore uscente: “A livellodi pubblica opinione lo spero. Maso che sarà dura quando domeni-ca scenderanno in campo tutti glia p p a ra t i ”. Certo, la presenza diD’Alema in Puglia si sente: “Boc -cia ha dieci anni meno di Vendola– dice il lìder maximo – è ora delricambio generazionale”. E dinuovo Vendola colpo su colpo:“Sì, è vero, sono più anziano diFrancesco. Però D’Alema si di-mentica che lui ha 12 anni più dime. Non sarà il caso che per dare

PRIMARIE INPUGLIA: 2 SFIDANTI,

ANZI 3Guerra civile a colpi di inchieste:

escono verbali secretati su Frisullodi Luca Telese

Si inseguono dalla mattina allasera, da una capo all’a l t rodella Puglia, fino a notte fon-da, città dopo città. Domeni-

ca si vota per le primarie, manca-no solo quattro giorni, in mezzo sicombatte una battaglia senzaquartiere. Si inseguono a Taranto,a Brindisi, a Lecce. Ma con unastrana anomalia. Gli sfidanti sonodue, i contendenti sono tre. Da unlato Nichi Vendola, governatoreuscente. Dall’altro FrancescoBoccia, ma soprattutto MassimoD’Alema, il suo grande sponsor,che ha trasferito il suo quartier ge-nerale a Bari. È una strana campa-gna elettorale, questa, fatta di col-tellate e di veleni, di affetti che sivirano nel rancore, di passionimediterranee e umori neri. Per di-re. A Taranto, quando è arrivato ilcandidato romano del Pd, Il Cor-riere del Giorno – il principale gior-nale della città – ha chiesto una

intervista a Boccia. L’ex segreta-rio di Enrico Letta ha detto chenon poteva andare. E in redazio-ne si è presentato D’Alema. Unapaginata di faccia a faccia pugna-ce, alla sua maniera, e poi la bat-tuta sarcastica che è diventata iltormentone della sua campagna:“Dobbiamo difendere Vendola dase stesso”. Il giorno dopo, nellastessa redazione, sulla stessa se-dia si siede Nichi Vendola e ri-sponde con un’altra battuta: “Loringrazio molto. Ma non ne ho bi-sogno. Non sono mica il SoldatoR ya n …”.Dici Puglia, ed è come squader-nare una cerniera di cardini su cuipossono girare in un senso onell’altro un alfabeto di progetti,di modelli di governo: risanamen-to ambientale, energie rinnovabi-li, gestione pubblica delle risorsea partire dall’acquedotto, cheVendola vuole in mano alla regio-ne, e Boccia affidato (nella gestio-ne) anche ai privati. La Puglia die-

PROTESTE E APPOGGI

LA BATTAGLIA DEL PIEMONTE PASSA PER LA TAV

CAOS REGIONALI

il buon esempio, il rinnovamentogenerazionale lo cominci da lui?”.E ancora: “Boccia – dice D’Alema– è il candidato di un progetto digoverno. Nichi è uno solo”. Nellaredazione del Corriere del Giorno, ladirettrice, Luisa Campatelli chie-de: “E lei, di chi è candidato, Ven-dola?”. Sorriso: “Io sono il candi-dato del Pd, visto che al congres-so tutte e tre le mozioni mi indi-cavano in questo ruolo”. Finoall’ultimo D’Alema e Boccia era-no contro le primarie. Poi, all’ul -timo momento, quando è tra-montata la candidatura di Emilia-no hanno dovuto accettarle.Adesso chi perde è morto.E poi, su tutto c’è il sistema Taran-tini. Un sistema bipartisan che te-neva nella sua pancia le escort diPalazzo Grazioli, e quelle che si in-trattenevano con i politici locali.Anche con quelli di centrosini-stra: nell’inchiesta finisce per pri-mo l’assessore alla sanità, Tede-sco. E poi il vicepresidente della

regione (dalemiano di ferro) San-dro Frisullo e un pugno di asses-sori. Quando dalle indagini saltafuori che riceveva delle escort diTarantini, Vendola lo dimissionadalla mattina alla sera e decapitala giunta. “Non mi ha nemmenovoluto ascoltare!”, si lamenta Fri-sullo dalla colonne della G a z ze t t adel Mezzogiorno. Mentre qualcuno– come l’Italia dei Valori – cr iticaVendola da sinistra: “Ci vorrebbepiù coraggio”. Lui risponde: “Lamia bussola è la questione mora-le. Ma non avevo intuito che il si-stema fosse così radicato”. Duegiorni fa si diffonde la notizia cheanche Vendola sarebbe indagatoper “peculato”. La sua colpa?Aver chiesto notizie a Tedesco delprofessor Logroscino, un lumina-re di Harvard che non era riuscitoa vincere un concorso. Vendolasu questo è tranchant: “Dovreb -bero darmi una medaglia per es-sermi preoccupato che tornassein Puglia”. La procura smentiscedicendo che “Non esiste nessunaiscrizione suscettibile di comuni-cazione”. Ma ieri, l’ultimo colposi abbatte sul fronte anti-Vendola.Escono dei verbali secretati da cuirisulta che Frisullo da Tarantiniavrebbe avuto anche soldi. Il da-lemiano si difende: “A quanto pa-

re sono verbali secretati solo pergli accusati”.Ecco perché, la guerra civile cheha sconquassato il Pd pugliesenon si spiega se non si partedall’inchiesta, e dalle sue conse-guenze. Vendola ha consideratole dimissioni di Frisullo un raffor-zamento della sua giunta e un attodovuto. D’Alema un affronto per-sonale e un errore politico: la suabattaglia all’ex governatore nascelì. In mezzo alla faida ci si infilal’Udc di Casini, che dice: “Siamopronti ad entrare nella coalizionese si tolgono di mezzo i candidatino global”. Senti il proconsoledello scudocrociato, Angiolo San-sa, e lui ti dice, scuotendo il capo:“Io Vendola non lo capisco. Se fa-ceva un passo indietro decidevatutto lui”. Il governatore pensal’esatto contrario: “Quando que-st’estate il mio nome era associa-to alla cocaina e alle prostitute hodetto a mia madre: ‘meno maleche papà è morto’”. Adesso i trecontendenti si rincorrono per laPuglia di giorno e di notte. Ancorauna volta il voto in Puglia emet-terà un verdetto di vittoria, e unasentenza sulla politica nazionale.

D’Alema stabilisce il suo quartiergenerale a Bari e si schieracon tutto il suo peso con Boccia

I candidati alle primarie NichiVendola e Francesco Boccia

(FOTO ANSA)

DIETRO LA NOTIZIA di Marco Lillo

SE FELTRI FA IL ROSSOS e Adriano Celentano è un idiota di talento,

Vittorio Feltri è un talento che talvolta amafingersi idiota. Le sue tesi sembrano uscire dallapancia ma sono ragionamenti cartesiani travestiti daesclamazioni. Se Feltri, come ieri, difende in primapagina sul giornale di Berlusconi il comunista Vendoladalle accuse (poi smentite) di concussione bisognaipotizzare moventi complessi. Il primo è la vicinanza adon Verzé: il sacerdote amico di Berlusconi vuole unasuccursale del San Raffaele in Puglia e Vendola è il suosponsor. Recentemente don Verzé ha detto: “Vo t e re iVendola in Puglia”. E ha aggiunto: “Se non ce la fa glioffrirò la dirigenza del nuovo ospedale”. Non solo:tutta la stampa di destra (orfana di Bertinotti) auguralunga vita a Vendola. Perché può spaccare la sinistra econsegnare la Puglia al Pdl. Infine c’è il moventegiudiziario: le accuse deboli contro il governatore,tornano utili per sostenere che i magistrati, con i lorosbagli, cercano protagonismo e influenzanoingiustamente le elezioni. Non solo a Bari.

di Stefano Caselli

S embra una partita a scacchi, quella che sigioca in questi giorni in Val di Susa. Nel

cuore della notte spuntano qua e là, semprescortate da ingenti forze dell’ordine, le tri-velle incaricate di effettuare i sondaggi per lafutura linea ferroviaria Torino-Lione; gli at-tivisti No Tav si autoconvocano via sms e,come pedine, si spostano di paese in paesenel tentativo – per ora simbolico – di bloc-care quella che viene considerata un’o p e ra -zione esclusivamente mediatica.Fino a questo momento, tutto è trascorsosenza grossi incidenti. Se martedì qualchecentinaio di manifestanti aveva bloccato la

un’opera inutile e costosa – la questione Tavè soprattutto politica e scuote – tanto percambiare – il Pd. Martedì si è riunito per laprima volta l’Osservatorio tecnico (organi-smo che entro il 31 gennaio deve fornire ilprogetto preliminare del tracciato, pena laperdita dei finanziamenti europei) nella suanuova composizione “allar gata” dopo la ri-nuncia della nuova Comunità montana (gui-data dal ribelle Pd, Sandro Plano) a nominarei suoi rappresentanti. I presidenti di regionee provincia Bresso e Saitta si sono rivolti di-rettamente ai sindaci coinvolti, perché indi-cassero i propri tecnici. Ben 18 primi citta-dini hanno risposto picche, dichiarando“netta contrarietà alla Tav”, tra cui quelli diAvigliana e Bussoleno, entrambi del Pd.L’imbarazzo è evidente. Tra ipotesi di com-missariamento e richieste di espulsione, il Pdsi prepara alla giornata bipartisan “Si Tav” (inprogramma domenica 24 al Lingotto) pro-mossa dal sindaco di Torino Chiamparino edai parlamentari Pd Merlo ed Esposito, cheannunciano mille adesioni e la sottoscrizio-ne di “un patto pubblico per garantire un per-corso neutro sulla Tav, al di là di chi vincerà leelezioni regionali”. Mentre il segretario pro-vinciale del partito Cuntrò setaccia i circolidemocratici della Val Susa per convincerli apartecipare, il centrodestra nicchia. Non do-vrebbe esserci Roberto Cota, candidato Pdlalla presidenza della regione, mentre EnzoGhigo (già governatore dal 1995 al 2005) di-chiara che parteciperà soltanto se MercedesBresso prenderà effettivamente le distanzedalla sinistra. Nei fatti, l’esclusione della Fe-

derazione delle Sinistre (contraria alla Tav)dalla coalizione che sosterrà la Bresso è uf-ficiale, ma la “zar ina” lascia aperto uno spi-raglio: “Non capisco – dichiara il presidenteuscente – quale sia il problema nel discutereun’ipotesi tecnica con una forza assieme allaquale stiamo governando con profitto”. Sen-za i voti di sinistra – è opinione diffusa – B re s -so rischia seriamente di perdere nonostanteil sostegno dell’Udc. Intanto i No Tav (nu-merosi, anche se la compattezza di qualcheanno fa sembra piuttosto lontana) torneran-no in piazza: “Sfrutteremo Av a t a r, il film delmomento – dichiara Oscar Margaira – la no-stra Valle, in fondo, è come il pianeta Pandoraraccontato da Cameron”.

Domenica la giornatabipartisan per il sìall’Alta velocità.Intanto, il Partitodemocratico si divide

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Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 8

“IL CLIMA POLITICO INSTABILEFAVORISCE IL RITORNO DELLE STRAGI”

Il pm Gozzo nel mirino dei boss: se arriviamo al terzo livello...

di Giuseppe Lo Biancoe Sandra Rizza

Caltanissetta

“Oggi in Italia ci sonoquelle condizioni po-litiche di forte instabi-lità che possono favo-

rire un ritorno dello stragismo”.Parola di Nico Gozzo, il procu-ratore aggiunto di Caltanissettaindicato da due relazioni dellaDia come uno dei “bersagli isti-tuzionali” nel mirino delle nuo-ve leve mafiose di Brancacciopronte a scatenare l'ennesimacampagna di sangue contro loStato. “Oggi ci può essere qual-cuno - denuncia Gozzo - che peraccreditarsi come capo di unacosca criminale, mette in attouna prova di forza e sceglie dicolpire un magistrato o un po-liziotto, perchè ormai lo sappia-mo tutti che colpire un bersa-glio eccellente è una manifesta-zione di potere e di prestigioinequivocabile da imporre aglialtri capi mafiosi”. Dallo scorsoaprile, da quando cioè si è inse-diato alla procura di Caltanisset-ta, Gozzo è titolare delle indagi-ni più “calde” sullo stragismo

mafioso: gli attentati a Falcone eBorsellino, ma soprattutto l’in -chiesta sul “depista ggio” di viaD’Amelio, l’indagine sulla falsapista costruita attorno al pro-to-pentito Vincenzo Scarantino,giudicato attendibile persinodalla Cassazione, e oggi sbugiar-dato dal nuovo collaboratoreGaspare Spatuzza.Dottore Gozzo, si è stupitoquando ha letto le relazionidella Dia che la individuanocome un bersaglio del nuovopossibile stragismo?Veramente no. Che ci siano fortirischi di una ripresa stragista diCosa nostra lo penso già da qual-che tempo. Nelle settimanescorse sono state sequestrate ar-mi, pochi giorni fa sono stati tro-vati altri arsenali, e altre armiben conservate: i segnali di unaparticolare tensione negli am-bienti criminali ci sono tutti e ifautori della linea stragista han-no tutto il necessario per colpi-re. Ci sono poi, oggi in Italia,condizioni politiche di forte in-stabilità, in qualche modo ana-loghe a quanto accaduto nel‘92.Che vuole dire? Che tipo direlazione intravede tra l’at -tuale clima politico e la svol-ta che nel ‘92, con Tangento-poli e con le stragi, destabiliz-zò il paese al punto da spiana-re la strada al ribaltone isti-tuzionale in Italia?Dico solo che oggi occorre mag-giore cautela, un’estrema caute-la nell’uso di parole estreme, daparte di tutti. La critica è ammes-sa, le invettive e le ingiurie do-vrebbero evitarsi.Secondo lei, le nuove indaginiche ruotano attorno alle di-chiarazioni di Massimo Cian-cimino e di Gaspare Spatuz-za e che chiamano in causamisteriosi esponenti dei ser-vizi segreti, funzionano comeun detonatore del recente

clima di fibrillazione registra-to negli ambienti criminali?Quello che posso dire è che igrandi omicidi eccellenti nonsono mai stati deliberati dalla so-la Cosa Nostra. C’è stato, quantomeno, uno stare alla finestra enon intervenire? Credo il peri-colo potrebbe diventare più for-te se le indagini dovessero arri-vare ad individuare livelli di re-sponsabilità ben più definiti diquelli raggiunti in questi diciot-to anni. Questo potrebbe crearepreoccupazione a qualcuno.Lei sta seguendo tutte le in-dagini più delicate sul perio-do che traghettò il Paese dal-la Prima alla Seconda Repub-blica. Si sente protetto?Bisogna che sia chiaro un prin-cipio: una volta che si riconoscel’esposizione al rischio di unsoggetto, questo si deve tutela-re. Ci vogliono uomini e mezziper la sicurezza. Non si può dire:non ci sono gli uomini. Non sipuò fare la lotta alla mafia con ifichi secchi. Occorre dunqueuna razionalizzazione sull'effet-tiva esposizione al rischio, ed ilconcetto vale anche per le forzedi polizia. Accade invece cheuna questura siciliana quest’an -no abbia visto ridotte dell’84%le risorse rispetto all’anno pas-sato, e ciò non può non avereuna ricaduta sulla sicurezza.

CRONACHE

Coca, processi truccati e pax mafiosa: ecco i “nuovi Casalesi”CAMORRA, 86 ARRESTI E 65 MILIONI SEQUESTRATI. INFILTRAZIONI AL TRIBUNALE DI TORRE ANNUNZIATA

di Antonio Massarie Vincenzo Iurillo

A Boscotrecase è già pomeriggio e,dopo una novantina d'arresti, c'è

ancora chi scava, nelle terre di frontealla lussuosa villa del capo, il bossPeppe Gallo. Carabinieri e finanzierirovistano nei campi, nelle porcilaie,setacciano i garage e le case bunker:è la caccia al tesoro del clan. Altri mi-lioni – oltre i 65 sequestrati ieri – so-no seppelliti chissà dove, in qualchesacchetto di plastica, e gli investiga-tori ne sono certi. I Gallo, i Limello, iVangone: la triade della zona Vesu-viana. C'è chi li definisce i "nuovi ca-salesi". Non per potenza di fuoco enumero di soldati, ma per capacità difar fruttare soldi, e reinvestirli nell'e-conomia legale. Gente capace diportare in Italia una tonnellata di co-caina con estrema facilità. Ieri, perloro, è stata la giornata della sconfit-

ta: 86 arresti e 65 milioni di euro se-q u e s t ra t i .Le indagini dei pm della dda di Na-poli, Pierpaolo Filippelli e Claudio Si-ragusa, condotte con il Ros dei Ca-rabinieri e lo Scico della Guardia diFinanza, hanno sgominato un clanche aveva trasformato Torre Annun-ziata, e le zone vicine, nel più grandebazar di droga del Paese. Secondosoltanto a Scampia. Ma la triade del-l'area vesuviana aveva un passo inpiù: la capacità di capitalizzare e rein-vestire nell'economia legale, dagliinvestimenti in titoli di borsa ai ne-gozi, dalle imprese del tessile all'in-fluenza sulla raccolta dei rifiuti. Latriade aveva realizzato una sorta dipax mafiosa grazie al proprio talentoprincipale: approviggionarsi di co-caina dai colombiani, acquistando ladroga in Spagna, redistribuendola inCampania e mezza Italia. Il loro ruoloera comodo per tutti: nessuna guer-

ra .Tra i sequestri di ieri, giusto per dareuna misura degli affari, ben 750 chilidi cocaina. Nelle carte si legge diviaggi in auto con 531mila euro dicontanti a bordo. Dai "libri mastri"del clan sono emerse ulteriori provedella gestione del traffico di cocaina:"i 'Gallo-Limelli-Vangone' – scr ivonogli inquireti - acquistavano, detene-vano e cedevano a terzi un quantita-tivo di cocaina pari a oltre una ton-nellata, per la precisione 1.166 chili,per un corrispettivo non inferiore a39 milioni di euro". Quasi 40 milioni.Soltanto dal traffico di droga.Il clan riusciva a interferire persinonei processi, grazie alla compiacen-za di impiegati corrotti provenientidai monopoli di Stato, distaccati nel-la cancelleria del Tribunale di TorreAnnunziata, che sottraevano fascico-li e prove di reato. Un aiuto essenzia-le per prolungare i processi e rag-giungere la prescrizione. Per il clanera una prassi. Il boss Beppe Gallo,scrive l'accusa, "è il beneficiarioprincipale delle attività di sottrazio-ne, dispersione o sostituzione di fa-scicoli processuali e prove ivi conte-nu t e " .Il presidente del Tribunale, Vincen-zo Albano, commenta così: “Siamodi fronte alle conseguenze di sceltescellerate del ministero di Giustizia,frutto di una tendenza distruttiva

dell’amministrazione giudiziaria.Coi continui tagli del personale e ilblocco dei concorsi, per coprire i bu-chi in organico siamo costretti a ri-volgerci a persone provenienti dalleamministrazioni più disparate. Per-sone di cui non conosciamo la storia,la formazione personale e professio-nale, che potrebbero non avere quelsenso del dovere, della discrezione,della riservatezza, della delicatezzadel compito assegnato, necessari allavoro che devono compiere. Perso-ne che nel migliore dei casi dobbia-mo istruire da zero. E nel peggiorefiniscono per essere complici dellacriminalità. Come il processo breve,siamo di fronte a uno dei tanti modidi non far funzionare la giustizia”. Manon c'erano soltanto gli impiegati.C'erano anche i medici. Il boss gode-va dei favori del primario dell'ospe-dale giudiziario di Aversa: lo psichia-tra Alfonso Ferraro. Durante le inda-gini, gli inquirenti hanno scopertoche il medico "informava il latitante,tramite la convivente, delle attività dipolizia finalizzate alla sua cattura,suggerendo estrema cautela nei rela-tivi spostamenti". Se non bastasse, si"attivava per l'individuazione di luo-ghi, orari e procedure, per l’espleta-mento di accertamenti medici, sullapersona di Gallo Giuseppe, al fine diridurre al minimo il pericolo di inter-venti delle forze dell’o rd i n e " .

Il magistratosi occupadel depistaggiodi via D’Amelioe delle ultimerivelazionidi Ciancimino jr

Colpo alla “triade”G a l l o - L i m e l l o - Va n g o n e :i collegamenticon i colombiani egli investimenti in Borsa

Il procuratore Nico Gozzo

L’EX SINDACO DI GELA

“UCCIDETE CROCETTA”S apevano tutto, orari di lavoro in banca, abitudini, e cioè

quando andava a trovare la mamma ammalata: eranopronti ad ucciderla, ritenendo che fosse la sorella del gip diCaltanissetta Giovambattista Tona, magistrato inflessibileche da dodici anni lavora nel capoluogo nisseno a tutte leinchieste antimafia più importanti, da quelle contro i ge-lesi, che lo considerano un “nemico personale”, a quella suimandanti esterni delle stragi, indagati Berlusconi eDell’Utri, da lui archiviati nel 1998. E con lei, cugina e nonsorella del magistrato, doveva morire anche l’ex sindaco diGela Rosario Crocetta, “colpe vole’’ di avere licenziato dalcomune la moglie del boss Daniele Emanuello e di nonavere concesso una casa popolare ad altri esponenti delclan mafioso. Una condanna a morte da eseguire dopo lafine della sua sindacatura, e considerata dunque ancoraattuale. Colpita nei suoi vertici, ma non sconfitta, la mafiadi Gela alza il tiro contro esponenti delle istituzioni, au-mentando il livello di allarme che circonda i magistratinisseni, nel mirino delle cosche palermitane dopo l’invio ditre lettere anonime e, caso relativamente nuovo, anchecontro i loro congiunti; ma grazie alle provvidenziali ri-velazioni di un “picciotto” della cosca, Crocifisso Smorta, edi un piccolo spacciatore, Emanuele Puzzanghera, entram-bi pentiti, i progetti di attentato sono stati sventati. Laprocura ha chiesto e ottenuto cinque ordini di custodiacautelare nei confronti dei capimafia già detenuti: Dome-nico Vullo, di 34 anni, Paolo Portelli, di 41, Francesco Vella,di 35, Massimo Carmelo Billizzi, di 35, e Nicola Casciana, di56. In carcere, nel 2009, avevano progettato l’attentatocontro la cugina del giudice, da attuare dopo il 20 gennaio2010, e cioè dopo che il magistrato avrebbe finito di oc-cuparsi dei processi contro i gelesi, per evitare qualsiasicollegamento. Lo ha rivelato Puzzanghera, che dal carcereha scritto una lettera ai pm: “Casciana conosce benissimola sorella del magistrato Tona, avendo dei conti nella bancadove lavora la donna. Per questo è stato messo in mezzo nelp ro ge t t o … Casciana e Vella, ce l’hanno con il dott. Tonaperché ha rovinato tre quarti di Gela a causa del suo la-vo ro … Preciso che non si tratta di un fatto personale, nelsenso che loro hanno discusso e vogliono fare questo at-tentato o come gesto del gruppo… Tutti e tre mi hannodetto che anche gli altri magistrati della Procura di Cal-tanissetta si sarebbero ammorbiditi. Per loro la Procura è unincubo’’ . E conclude: “Voglio dire che appena saputo delprogetto io subito ho avvisato le forze dell’ordine com-prendendo che si trattava di una cosa grave, come poi si stamanifestando e spero che le conseguenze di questa miainiziativa non ricadano sui miei figli’’ . g.l.b .

Milano

V I D E O R I C AT T I :SI PUNTA

SU SIGNORINIS algono all'improvviso di li-

vello le indagini di Frank DiMaio, il pm milanese che qual-che settimana fa ha ottenuto lacondanna in primo grado di Fa-brizio Corona, al processo peri presunti ricatti ai danni di vipimmortalati dai paparazzi.L'inchiesta adesso ruota ancheintorno al ruolo dei direttoridei giornali di gossip, a partireda quello di Alfonso Signorini,prima firma di Chi e soprattut-to fidato consulente d'immagi-ne del premier Silvio Berlusco-ni. Di Maio, che ha iscritto perestorsione molti nomi sul regi-stro segreto degli indagati, hainterrogato prima Corona, poidue fotografi. E infine, ieri not-te, si è preparato a sentire Car-men Masi, la titolare di Photo-masi protagonista, tra l'altro,con Signorini delle trattativeche portarono un filmato tran-sex dell'ex presidente della re-gione Lazio, Piero Marrazzo,fin sulla scrivania del presiden-te del Consiglio. Tutti i loroverbali sono stati segretati.Qualche punto però è chiaro.Il pm vuole capire quanto siadiffusa nei rotocalchi, e se siareato, la pratica delle foto po-sate in cambio del ritiro dalmercato di quelle compromet-tenti. Detto in altre parole: il di-rettore, o il giornalista, che te-lefona a un vip e gli garantiscela non pubblicazione se accet-terà di posare gratuitamenteper il suo giornale, è un ricat-tatore solo per il buon senso, oanche per la legge? Un altro in-terrogativo è poi legati ai soldiin nero che alcune agenzieavrebbero dato ai giornalistiche sceglievano i loro i servizi.Infine c'è pure da comprende-re cosa sia realmente l'agenziaSpyone, nella cui compaginesociale compaiono personag-gi legatissimi a un cronista digossip ormai specializzato neldemolire i presunti nemici diBerlusconi. Ieri un paparazzoal termine dell'interrogatorioha detto: "Questa indagine faràpiù rumore dell’altra". A Mila-no insomma si punta al bersa-glio grosso. p.g.

Po t e n z a

VA L L E T T O P O L I :CORONA

P R O S C I O LT OI l gup di Potenza ha dispo-

sto il non luogo a proce-dere perché il fatto non sus-siste per il fotografo dei vip,Fabrizio Corona, il princi-pale imputato per “Valletto -poli”, partita da Potenza nel2007 con gli arresti richiestied ottenuti dal pm Wood-cock dello stesso Corona edi altri indagati.

Il 7° da inizio anno

SUICIDIOIN CARCEREA SPOLETO

S ettimo suicidio nelle car-ceri dall’inizio dell’anno:

Ivano Volpi, detenuto italia-no di 29 anni, si è impiccatonel reparto infermeria delcarcere di Spoleto.L’uomo sarebbe stato arre-stato lo scorso 16 gennaioper reati di resistenza a pub-blico ufficiale e danneggia-mento.

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pagina 9 Giovedì 21 gennaio 2010

rito alla vicenda, che viene invece le-gata a problemi organizzativi. Tantoda definirsi “favorevoli, anche ad og-gi, ad accogliere la proposta del pro-fessor Ignazio Marino di poter effet-tuare interventi chirurgici su pazien-ti che espressamente richiedono diessere operati dal lui, anche in vistadell’attivazione del nuovo polo chi-rurgico che renderà disponibili, indue fasi, 12 nuove sale operatorie”.Al momento non sarebbero statesentite dal pm altre perso-ne oltre al senatore del Pd,né sarebbero stati acquisi-ti documenti presso il Po-liclinico Sant’Orsola diBologna. Ma l’indagine re-sta aperta e nel Pd si ani-ma lo scontro: il segreta-rio del partito democrati-co, Pier Luigi Bersani, hasmentito le intercettazio-ni e ha incontrato nella

SEXY-GATE AL RAGÙBologna, nuove accuse della ex fidanzata

al sindaco Delbono: mi ha offerto soldi per taceredi Giulia Testi

Era cominciata con le auto blue le missioni all’estero a spe-se della Regione Emilia-Ro-magna, con la fidanzata-se-

gretaria al seguito, da Pechino a Pa-rigi e a New York. Poi sono venutifuori anche i viaggi in Messico e aSanto Domingo, gli aumenti di sti-pendio ottenuti (e conservati) dal-la stessa segretaria-fidanzata, unmisterioso bancomat intestato aun amico-prestanome affidato alladonna e le ripetute trasferte in Bul-garia, dove la Regione Emilia-Ro-magna ha un ufficio di rappresen-tanza: ma forse non basta a spie-gare ben sedici missioni del vice-presidente tra il 2003 e il 2008. Fla-vio Delbono, 52 anni, professoreprodiano di economia, ex numerodue della Regione più rossa d’Ita -lia e sindaco di Bologna dal giugnoscorso, dopo l’addio di Sergio Cof-ferati, non se la passa bene.Delbono è indagato per abusod’ufficio e peculato sulla base del-le rivelazioni di una donna che èstata per sette anni la sua compa-gna, Cinzia Cracchi. A Bologna lochiamano “Cinzia-Gate”. La signo-ra Cracchi era una dipendente co-munale, lavorava negli uffici di unesponente dell’allora Asinello fin-ché Delbono non l’ha portata inRegione, nella sua segreteria. In-tanto lei ha lasciato il marito. Maquando l’attuale sindaco ha lascia-to lei, nel luglio 2008, lui l’ha spe-

dita al Cup, la società partecipatache gestisce le prenotazioni perconto delle Asl della Regione. Si èritrovata al centralino e non ci havisto più (anche se ha mantenutol’aumento di 800 euro che avevaavuto in Regione). “Rivoglio il miol avo ro ” e ha cominciato a fare il gi-ro dei politici considerati ostiliall’ex compagno per raccontaretutto quello che sa, a cominciaredai viaggi in giro per il mondo. Leiera in ferie, Delbono in missione,con tanto di diaria e carta di cre-dito aziendale (cioè regionale)con la quale avrebbe pagato, se-condo l’ipotesi di reato formulatadal procuratore aggiunto Massi-miliano Serpi e dalla pm MorenaPlazzi, anche le spese della signo-ra, facendole figurare talvolta co-me “spese di rappresentanza”. Enon è finita: ieri Cracchi, indagataanche lei, è tornata in Procura do-

Sotto Flavio Delbono; sopra Cinzia Cracchi dopo l’interrogatorio di giugno (FOTO ANSA)

SCANDALI POLITICI

U n’intercettazione “mette il dito” tra il Policlinico Sant’Orsola e Ignazio Marino“BOCCIATA LA SUA NOMINA A PRIMARIO PERCHÉ AVVERSARIO DI BERSANI”. MA SIA L’OSPEDALE SIA IL CHIRURGO SMENTISCONO

po aver dichiarato al Corriere di Bo-l og n a che Delbono le ha offerto“aiuto economico e una consulen-za da 1.500 euro al mese” per am-morbidire le sue dichiarazioni da-vanti ai magistrati. L’inter rogato-rio, durato diverse ore, è stato se-cretato. Ma la signora sembra averconfermato tutto, il che significache probabilmente la posizionedel sindaco si aggraverà, con l’a g-giunta di un’altra ipotesi di reato:intralcio alla giustizia.La vicenda è venuta fuori il 15giugno, a pochi giorni dal ballot-taggio delle Comunali. AlfredoCazzola - ex patron del Bolognacalcio, della Virtus e del Motor-show e all’epoca candidato a sin-daco per il Pdl - durante un faccia afaccia radiofonico ha affondato ilcolpo: “Le porto i saluti della si-gnora Cinzia, la sua ex compagnache ha molto da dire sulla sua mo-

ra l i t à …”. Delbono ha querelatol’avversario per diffamazione e laProcura ha aperto un fascicolo perabuso d’ufficio e peculato a caricodel candidato Pd. Poi Delbono èstato eletto e a settembre la Pro-cura ha chiesto l’a rch i v i a z i o n e :“Non sono emerse irregolarità”,concludevano il procuratore Ser-pi e il pm Luigi Persico, mentre gliavvocati di Cazzola e di Delbonofirmavano pubblicamente l’ar mi-stizio con il ritiro della querela e larelativa accettazione del querela-to. Ma il 4 dicembre il presidentedei gip Giorgio Floridia ha negatol’archiviazione dell’inchiesta suipresunti abusi e ha ordinato nuo-ve indagini. In Procura nel frat-tempo era arrivato il nuovo capo,Roberto Alfonso, siciliano, una vi-ta nella Direzione nazionale anti-mafia, ben lontano dall’ambientegiudiziario bolognese che il cen-

I Della Valle “colpiscono” an c o ra :a Firenze lascia un altro assessore

di Giampiero Calapà

U n assessore che si dimette dall’incar icodopo polemiche con i Della Valle. Si era

già visto a Firenze: così come Giovanni Goz-zini nel settembre 2008 lasciò l’amministra -zione Domenici (dopo aver detto che il pa-tron della Fiorentina avrebbe dovuto infilarsiil progetto di Cittadella Viola, megastadio enon solo, in quel posto), ora tocca a BarbaraCavandoli abbandonare la guida dell’assesso -rato allo sport, causa un’escalation di tensio-ne sempre con il club viola.La prima tegola sulla giunta di Matteo Renzicade mentre, ironia della sorte, il sindaco-bo-yscout si trova negli Stati Uniti, proprio neigiorni dello smacco elettorale del suo “e ro e ”Obama, che ha perso a favore dei repubbli-cani il seggio che fu dei Kennedy. Ma Renzinon demorde e rivela di voler invitare il pre-sidente a Firenze per l’anno Vespucciano, ol-tre ad annunciare un “accordo con NationalGeographic che porterà al bilancio comuna-le 250 mila dollari”. L’unica riflessione pub-blica sulla bufera politica che ha travolto unsuo assessore la affida a Facebook: “Le vicen-de fiorentine si chiariranno al rientro, adessolavoro per Firenze negli Stati Uniti”. La letteradi dimissioni di Barbara Cavandoli, una faccianuova davvero nella politica della città, dasempre impegnata nell’associazionismosportivo, forse meritava qualcosa di più. An-che perché l’ormai ex assessore ha scritto ne-ro su bianco di non riuscire più “a vedere il

sogno”, utilizzando alla rovescia una termi-nologia molto renziana. Le dimissioni sonol’esplosione di una situazione ormai insoste-nibile per Cavandoli, furente per esser statalasciata sola a prendersi le critiche del mon-do intero a inizio campionato, quando il man-to erboso del Franchi sembrava un campo dipatate. Sempre sola quando a novembre gliimpegni della Fiorentina in Champions han-no fatto saltare il test match ormai fissato del-la Nazionale di rugby. Ancora sola di fronte aun’offensiva dei Della Valle contro il comunesulla gestione dello stadio (durata della con-venzione e canoni d’affitto) e dei campi d’al -lenamento, con sullo sfondo l’irrisolta que-stione della Cittadella.Lasciata sola da un Pd impalpabile, mai sen-tito Lapo Pistelli in questi mesi, la cui corren-te Cavandoli rappresentava in giunta. E allafine si è sentita abbandonata anche dal sin-daco, lui sì nel braccio di ferro con i DellaValle ci ha messo la faccia più di una volta, mala re a l p o l i t i k lo ha infine convinto ad accettaresubito queste dimissioni e ad assegnare la de-lega allo sport al suo vice, Dario Nardella.Giovane quanto Renzi, ma non una faccianuova, anzi. Non che tra lui e l’ex sindacoLeonardo Domenici corresse buon sangue,ma Nardella, nella scorsa legislatura presi-dente della commissione cultura, è l’uomogiusto per ritornare al tavolo con i Della Valleabbandonando l’ascia di guerra e ogni pre-tesa di accordi che non siano al ribasso per lacittà.

I n t e r ro g a t o r i ofiume ieri perla signora: laProcura indagasu viaggie un misteriosobancomat

trodestra accusa da tempo di ec-cessiva tenerezza nei confrontidelle istituzioni locali.L’ultima polemica aperta in Re-gione riguarda la consulenza sullapenetrazione mafiosa sul territo-rio affidata dalla giunta di Vasco Er-rani al predecessore di Alfonso,l’ex procuratore Enrico Di Nicolache è andato in pensione nel lu-glio 2007. L’inchiesta su Delbonoè ripartita a fine dicembre. Primoatto, l’iscrizione del sindaco nelregistro degli indagati e la convo-cazione come teste di Alfredo Caz-zola, uscito poi dalla Procura conaria trionfale: “Finalmente mi sen-to trattato come un cittadino di se-rie A”. Poi è toccato a Cinzia Crac-chi. Ora la Digos sta spulciando lemissioni all’estero e gli estrat-ti-conto della carta di credito diDelbono e del bancomat affidatoalla ex fidanzata, intestato a un suo

amico. Delbono inizialmente hascelto il silenzio, poi ha assicuratodi non aver usato fondi regionaliper scopi privati e per denunciarel’aggressione del Pdl. “E’una mon-t a t u ra ”, dice. Ma solo da qualchegiorno, tramite il suo avvocatoPaolo Trombetti, il sindaco chiedecon insistenza di sostenere l’inter -rogatorio. Dovrebbe essere fissa-to a giorni. Si indaga, anche se nonrisultano specifiche contestazio-ni, anche sui viaggi in Bulgaria,Paese in cui Delbono avrebbe im-precisati interessi economici:“Del tutto legittimi – avver teTrombetti –. Ma comunque, se èandato a spese della Regione, saràstato in occasione di regolari mis-sioni”. Per spiegare nel dettaglio isingoli viaggi e la storia del banco-mat, l’avvocato attende di trovarsidi fronte ai pm. Intanto, il palazzodel Comune trema.

I pm del capoluogoemiliano hanno apertoun fascicolo controignoti, per l’ipotesidi reato di abuso d’u ff i c i o

di Caterina Perniconi

U na lunga e piuttosto chiara inter-cettazione telefonica ha aperto

un caso sulla mancata nomina diIgnazio Marino al policlinico S. Or-sola di Bologna. La scorsa primavera,infatti, prima della sua candidaturaalle primarie, il senatore del Partitodemocratico aveva raggiunto un ac-cordo con la struttura universitariaper poter operare lì i suoi pazientimalati di tumore al fegato.La Procura di Bologna ha aperto cosìun fascicolo contro ignoti, per l’ipo-tesi di reato di abuso d’ufficio, dopoaver ricevuto parte degli atti di un’in-dagine calabrese relativa ad altri te-mi. L’accordo, a quanto emergedall’intercettazione, era vantaggiososoprattutto per l’azienda, che avreb-be incassato 25 mila euro e pagato1.500 il chirurgo per ogni operazio-ne. Eppure, in seguito alla sua “disce-

sa in campo” contro Bersani e Fran-ceschini alle primarie di ottobre, sa-rebbe cambiato tutto.La versione ufficiale del direttore ge-nerale dell’istituto, Augusto Cavina,è che le sale operatorie saranno in ri-strutturazione fino al 2011. SecondoGiuseppe Carchivi, (uno degli inter-cettati), commercialista originariodi Crotone ma con studio in provin-cia di Siena, che ha ascoltato la tele-fonata del dg, a Marino sarebbero sta-te raccontate “cazzate”.Il senatore era già a conoscenza dellavicenda, perché il pm titolare dell’in-chiesta, Luca Tampieri, lo aveva sen-tito a dicembre come parte lesa e loaveva messo a conoscenza delle te-lefonate. “Io non ho non mai pensatoche fosse un complotto politico - hadetto Ignazio Marino - ho pensatopiuttosto che fosse un problema in-terno, perché il policlinico è unastruttura complessa e i medici pote-

vano essersi lamentati per l’arrivo diun esterno”.Marino ha operato i suoi pazienti aVerona “almeno una volta a settima-na”, mantenendo i contatti con loro,come racconta nel video sul suo sitoInternet. Da luglio però, non ha piùuna struttura dove lavorare ed è co-stretto a visitare i malati solo ambu-latorialmente per poi mandarli damedici di fiducia che provvederannoalle operazioni che lui non può fare.“Non ho mai pensato che qualcunopossa dare meno importanza a unapersona malata di cancro che a uncandidato alle primarie”ha detto Ma-rino, “ci sono stati dei momenti discontro, anche ruvido con Bersani eFranceschini ma senza scorrettezzee disonestà”.La direzione sanitaria del S. Orsola hadefinito “completamente infondatele allusioni di condizionamenti poli-tici sul processo decisionale” in me-

mattinata di ieri il chirurgo per untempestivo chiarimento: “Chi pensache ci sia un rapporto tra primarie eospedale S. Orsola è al delirio - ha di-chiarato Bersani - non c’è alcun lega-me tra primarie e nomine nella sani-tà”. Di contro, i deputati Paola Con-cia e Sandro Gozi, legati politicamen-te a Marino, hanno denunciato unconnubio tra sanità e politica “dalquale il paese deve uscire anche conl’impegno del Pd”.

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pagina 10 Giovedì 21 gennaio 2010

cor renza.Secondo il Wall Street Journal gli StatiUniti hanno registrato un calo “in set-te delle dieci categorie della libertàeconomica, soprattutto nella libertàfinanziaria, in quella monetaria e neidiritti di proprietà”. Alla base di que-sta performance negativa per quelloche era stato il Paese più attivo nelpromuovere il libero mercato, ci sa-rebbero “le iniziative interventistedel governo federale in risposta allacrisi economica, che hanno inclusorestrizioni protezionistiche dei com-merci e massicce spese di denaropubblico per politiche di stimolo”che “hanno scoraggiato l’i n i z i a t i vaeconomica privata”.Per quanto riguarda le principali eco-nomie europee, dopo l’Irlanda inquinta posizione sicolloca la Danimar-ca (77,9 punti),mentre il RegnoUnito è undicesimoa 76,5 punti. Vannobene le economiebaltiche (Estonia se-dicesima), nono-stante le spinte libe-ralizzatrici si sianomolto attenute conl’arrivo della reces-sio . La Germania èal ventitreesimo po-sto, mentre la Spa-

Il nuovo boom

delle consulenze

nell’era Berlusconi

L a trasparenza di Renato Brunettasi ferma al 43 per cento. Sul sitodel ministero per l'Innovazione e

la Pubblica amministrazione, Brunetta hapubblicato i costi e i numeri delleconsulenze affidate nel 2008: almeno 1,5miliardi di euro, ma il 43 per cento degliincaricati non ha trasmesso i dati, e dunque

sono fuori dal conteggio. Le consulenzesono oltre 350 mila e crescono del 16 percento rispetto al 2007: la variazione al Nordè del 10,75%, al Centro dell’8,68%, al Sud del46%. Record della Calabria che segna un più80%. Aumenti di posti e di riflesso dei costi: icompensi vanno all'insù del 20%. Ladistribuzione di soldi statali riguarda piccoli

e grandi casi, alcuni fanno sorridere. Comeun giornalino comunale in Emilia, un corso di“bad news” in Toscana, una consulenzatecnica (oltre 600 euro) per il riversamentodi audiocassette su supporto Cd e un corsodi formazione su "il piano industrialeBrunetta". Tanti rivoli che creano la piena nelfiume Italia.

L’ASCESA DI DAVIDE GIACALONEDA TANGENTOPOLI A BRUNETTA

Il nuovo presidente di DigitPa che ha scritto la legge Mammì

di Carlo Tecce

La notizia senza spine è inno-cua: la Commissione affaricostituzionali della Cameraha approvato la nomina di

Davide Giacalone a presidentedella Digitpa - indennità di 315mila euro l'anno – la società sta-tale che dovrà informatizzare lapubblica amministrazione. Ec-co, le spine: dipendente alle Po-ste e alle Telecomunicazioni, se-gretario dell'ex ministro OscarMammì, estensore materiale del-la legge sulle tv private, consu-lente della Fininvest, amico ecollaboratore di Renato Brunet-ta.

LE MAZZETTE. “Man manoche Giuseppe Parrella (ex diri-gente dell'azienda per i servizi te-lefonici) mi segnalava la disponi-bilità di somme di denaro che egliintendeva mettere a disposizionedi Mammì, provvedevo a chiede-re istruzioni all'onorevole su co-me comportarmi: il denaro inquestione è stato utilizzato da meper pagare la sua campagna elet-torale … Parte del denaro, intre-quattro occasioni, l'ho conse-gnato direttamente al Pri nellemani dell'on. Medri”. Era il '93, ilcarcere, le mazzette, Mani Pulite.Giacalone aveva confessato, emi-nenza grigia e cassiere. Il giovanelivornese (classe 1959) che avevascritto un libro contro la droga,insieme con Vincenzo Muccioli(fondatore di San Patrignano), re-sponsabile nazionale dei giovanidel Partito repubblicano, stavascivolando nel vortice dei soldifacili di Tangentopoli. Prima discomparire, aveva parlato: la golaprofonda che fa dimettere Gior-gio La Malfa, titolavano i giornali.La legge Mammì – elaborata daGiacalone – aveva fotografato al-l'istante e consegnato in eterno letelevisioni italiane a Berlusconi.

F I N I N V E S T. Indagato in duediverse inchieste, assolto per letangenti alle Poste, “prescr ittoper le tangenti sulle frequenze(procedimento che ha interessa-to Gianni Letta e Adriano Gallia-ni, poi prosciolti)”, rammenta ildeputato Antonio Borghesi(Idv). Non aveva favorito Berlu-sconi, ma nessun tribunale potrànegare il proficuo rapporto di la-voro con Fininvest: “L’emolu -mento di 600 milioni di lire”, ag-giunge Borghesi. L'età aiuta a ri-farsi, e Giacalone ha un doppiovantaggio sugli altri: la carta di

identità e la rubrica telefonica.Giornalista per L i b e ro e coautorecon Vittorio Feltri, sempre in pri-ma pagina con Maurizio Belpie-tro, commentatore per radio Rtl.Il ministro Brunetta, nemico deifannulloni e ora dei bamboccio-ni, ingaggia presto Giacalone: in-novatore e pure conservatore,non dimentica il livornese e nem-meno l’ex ministro socialistaGianni De Michelis. Già il dicem-bre scorso, varata la rivoluzioneper il settore pubblico, Brunetta

Bassa classifica: l’economia italiana resta poco liberaTROPPA CORRUZIONE, TASSE ECCESSIVE E , DICE L’UNESCO, BASSA SPESA PER L’I ST R U Z I O N E

Il nuovo consulente di Brunetta, Davide Giacalone (FOTO ANSA)

ECONOMIA

indica Giacalone per Digitpa,l'ente pubblico (non economi-co) che dovrà allestire l'ammini-strazione digitale. L'Italia dei Va-lori e Antonio Di Pietro – che co-nobbe Giacalone da pm – spedi -scono un'interpellanza urgente aBrunetta: “Quanto ai reati pre-scritti nel 2001, si precisa – r i-sponde il ministro - che non sitratta di quelli contestati nel 1993e sopra richiamati, dato che Gia-calone non è più stato accusatoné di essere stato corrotto, né di

avere concusso. La prescrizionea cui fanno riferimento gli inter-roganti riguarda, invece, una ipo-tesi minore, relativa alla concor-renza nel reato, successivamenteformulata dalla Procura, che in talmodo sconfessava, peraltro, l’in -tero impianto accusatorio inizia-le. Avverso la prescrizione Giaca-lone fece ricorso, ma la Cassazio-ne, saggiamente, volle chiuderesenza ulteriori perdite di tem-po”.

PRESCRIZIONE. Per Borghe-si, tra i firmatari dell’interpellan -za, la difesa del ministro è debole:“Abbiamo verificato più volte:Giacalone è uscito dal processosulle tangenti per le frequenzeperché il reato è andato in pre-scrizione che, sia chiaro, nonvuol dire assoluzione”. Brunettaha giocato a carte coperte con laLega, un po’ reticente su Giaca-lone e dovendo chiedere parereal Parlamento, s'è scontrato al Se-nato: Brunetta bocciato, maggio-ranza sconfitta. Con 4 voti di scar-to, e una dura opposizione, lacommissione della Camera ha ra-tificato –con evidente imbarazzo– il fascicolo Giacalone. Non perle ricostruzioni giudiziarie, maper i requisiti tecnici di Giacalo-ne, da anni editorialista di destrae non più tecnico e giammai in-gegnere informatico: “Ci hannosottoposto un curriculum trattodal blog personale dell’interessa -to in cui – spiega Salvatore Vas-sallo (Pd) – non compare riferi-

mento neppure al titolo di stu-dio, nessun elemento che possatestimoniare ‘l'alta qualificazio-ne tecnica e manageriale, la pro-fonda conoscenza in materia diinnovazione tecnologica com-provata da competenze in ambi-to scientifico’ richiesta dalla leg-ge istitutiva e dalla funzione”. Si-

lenzio del governo. Dov’è finito ilmerito? “Cosa? - risponde CarloPodda della Cgil - A Brunetta in-teressa soltanto l’occupazione ela distribuzione dei posti a chi gliè fedele”. E gli archivi pullulano:in tema di i n n ov a z i o n e , Giacaloneaveva proposto l'abolizione dellaCorte dei Conti.

Lacommissioneha dovutovalutare uncurriculumpreso dal blogdel candidato

T roppe tasse e corruzione. Sonoqueste le due zavorre che trasci-

nano l’Italia al 74esimo posto nelmondo nella classifica della libertàeconomica. Secondo l’indice elabo-rato dalla fondazione liberista Heri-tage Foundation e dal quotidiano fi-nanziario Wall Street Journal, in col-laborazione con l’italiano IstitutoBruno Leoni per l’Italia, il nostropaese nel 2010 è libero al 62,7 percento: 1,3 punti in più dello scorsoanno. Ma “la libertà economica com-plessiva dell’Italia – si legge nel rap-porto –è ridotta da una gestione inef-ficiente delle finanze pubbliche, unacorruzione diffusa, e un elevato ca-rico fiscale”. Spiega Terry Miller, cu-ratore dell’indice, sul Wall StreetJournal di ieri: “Questi trend sonoimportanti perché gli studi dimo-strano una forte correlazione tra li-bertà economica e prosperità. I cit-tadini dei Paesi più liberi hanno red-diti pro capite più alti in media diquelli che vivono in Paesi meno libe-ri. Le economie più libere hanno an-che una qualità della vita superiore econdizioni sociali migliori, anchedal punto di vista dell’ambiente”.

L’ISTRUZIONE. E l’Her itageFoundation non è l’unica ad accor-gersi che il nostro paese non investenello sviluppo (proprio e altrui): an-che per l’Unesco l’Italia, come la Spa-

gna e l’Austria é ancora lontanadall’obiettivo che si era prefissata peril 2010, cioé di investire lo 0,6 percento del reddito nazionale lordo nelsettore istruzione.Irina Bokova, direttrice dell’or ganiz-zazione dell’Onu per l’istruzione, hadenunciato come “l'impatto a lungotermine della crisi economica e finan-ziaria globale non colpisce soltanto lebanche, ma tutte le aree dello svilup-po umano” e che almeno 72 milionidi bambini, nelle aree più povere delmondo, non hanno accesso all’istr u-zione basilare. I paesi virtuosi, comeLussemburgo, Norvegia e Svezia, in-vestono fino all’1 per cento del red-dito nazionale lordo.Per quanto riguarda la libertà econo-mica, invece, le prime posizioni re-stano appannaggio di quattro paesidell’Asia e del Pacifico (Hong Kong,Singapore, Australia e Nuova Zelan-da). L’Italia rimane molto indietro ri-spetto alle altre grandi economie, su-perata addirittura da Polonia, Mada-gascar e Armenia. Va comunque me-glio rispetto al crollo di 12 posizioniche il nostro Paese aveva registratotra il 2008 e il 2009. Il miglioramentodell’Italia in classifica dipende anchedal calo registrato da altre grandi eco-nomie, in gran parte per colpa dellacrisi economica che ha determinatouna maggiore ingerenza dello Stato euna riduzione degli spazi per la con-

gna è alla posizione numero 36 (aquota 69,6), e la Francia si deve ac-contentare del numero 64, comun-que non male per un Paese conside-rato come il simbolo dello statalismoe dell’economia controllata. L’i n c re -mento più significativo è stato regi-strato dalla Polonia, che ha guadagna-to 2,9 punti collocandosi al settantu-nesimo posto.

L’ITALIA. Per quanto riguarda neldettaglio la performance del nostroPaese, il rapporto mette in luce ancheil permanere di “disparità regionalinello sviluppo economico, con il set-tentrione che registra una ormai benavviata tradizione imprenditorialenel settore privato, mentre il Meridio-ne resta più dipendente dall’agr icol-

tura e dallo Stato so-ciale”. Ma non èl’unico problema ita-liano: il rapporto ri-leva infatti come“una parte conside-revole dell’attivitàeconomica resta aldi fuori dall’econo-mia formale”, è quel30 per cento del Pil(stime a spanne) cheresta fuori dalle stati-stiche, nell’econo-mia sommersa.

(c .pe)

E s s e lu n ga

LA MARCIA SU ROMA

A Roma per ricevere una laurea honoris causa, ilpatron dell’Esselunga Bernardo Caprotti annunciache è pronto a conquistare la capitale, dopo averinsidiato la forza della Coop al centro-nord: “ARoma tra un anno dovremmo aprire i cantieri percostruire due o tre superstore”

L’Italia è alposto numero74 dellaclassifica, dieciposizioni dopola statalistaFrancia

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Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 11

Standoai documentidel Tesoro, laspesacrescerà piùdel Pilma non cisono tagli.Quindi?

Le diagnosi opposte

sulla crisi

del Tesoro e Bankitalia

L’ ultimo scontro sulla gravità della crisi èquello tra governo e Banca d’Italia suidati relativi alla disoccupazione. Il

governo esulta perché con un tasso dell’8,3 percento il paese sta meglio della media dell’E u ro z o n ae degli Stati Uniti (entrambi circa al 10 per cento).Ma l’istituto guidato da Mario Draghi fa calcolidiversi: se si considerano anche quelli “scoraggiati”,

cioè che si sono rassegnati a non trovare lavoro peril momento e aspettano tempi migliori, e quelli incassa integrazione, gli italiani disoccupati salgono al10 per cento. Soltanto così il confronto diventaomogeneo con paesi, come gli Stati Uniti, che nonhanno ammortizzatori sociali come la cassaintegrazione. Il governo, nell’ultimo anno, hasempre fatto molta resistenza ad accettare

previsioni negative sulla crisi, che venissero daConfindustria, dalla Banca d’Italia o dall’Unioneeuropea. Il ministro Tremonti era arrivato a definirele stime degli economisti “meri esercizicongetturali”, ma anche lui non può sottrarvisi equindi nei giorni scorsi si è detto convinto che il Pildell’Italia crescerà almeno dell’1 per cento nel 2010(su questo anche la Banca d’Italia è d’a c c o rd o ) .

AUSTERITÀDA UNO PER CENTOLA CAUTELA SUI CONTI DIETROL’APPARENTE OTTIMISMO DI TREMONTIdi S u p e r b o nu s

Come previsto, anche dalFatto Quotidiano: il gover-no alzerà le stime del Pil2010 all’1 per cento, ab-

biamo anche informato che laspesa corrente della Pubblicaamministrazione nel 2009 èaumentata di 20 miliardiall’anno cioè dell’1,2 per cen-to del Pil e per il 2010 nonsono previsti tagli.

VOLONTARISMI. Se nonci fosse questa spesa pubblicaaddizionale il Pil italiano nelprossimo anno sarebbe moltovicino allo zero se non addi-rittura negativo. Lo stesso mi-nistro dell’Economia non haenfatizzato il dato e a Radio24ha detto: “C’è chi dà i numeri eci crede e chi è obbligato a da-re i numeri, noi siamo obbli-gati”. Una dichiarazione che ladice lunga sullo stato di preoc-cupazione di Tremonti e sulreale andamento dell’econo-mia e dei conti pubblici. Nonpuò essere altrimenti: se si leg-ge dentro i dati economici, cisi accorge che consumi e in-vestimenti sono fermi, le nuo-ve erogazioni di prestiti sononegative solo le esportazioniregistrano un lieve migliora-mento e la spesa pubblicaavanza. Il ministero delle Fi-nanze sarà pure obbligato a da-

re i numeri ma in questo qua-dro è credibile che il Pil nel2011 crescerà del 2 per centoe continuerà a farlo per i dueanni successivi così come pre-visto nell’ultimo Dpef? La Ban-ca d’Italia sostiene che nel2011 il Prodotto interno lordocrescerà solo dell’1 per cento,una differenza fra le due isti-tuzioni del 100 per cento nontrova riscontro in nessuno deipaesi europei. Chi ha ragione?Poco importa, il compito deigoverni e delle Banche centra-li in economia è di prevenire irischi non di scommettere suchi è più bravo a fare le pre-visioni.

DEBITO SENZA SCUDO.La Banca d’Italia ha messo inguardia il governo dal non sot-tovalutare i problemi legati al-la disoccupazione reale e alladomanda interna e ha delinea-to uno scenario nel quale iconti pubblici entreranno sot-to forte stress nel corso del2011. I conti pubblici andran-no sotto stress già nella secon-da metà del 2010, quando saràevidente che l’economia italia-na è supportata da una bolla dispesa pubblica che ne ha ral-lentato la caduta senza produr-re ripresa e sviluppo duraturi.La proroga dello scudo fiscaledoveva servire a produrre ungettito addizionale che sareb-

be stato utilizzato per alimen-tare la bolla tramite incentivial consumo di diversi settori.Un pannicello caldo per lenirei dolori di tanti settori colpitidalla crisi che si sono pre-sentati alla porta del mini-stro dello Sviluppo Clau-dio Scajola chiedendoun aiuto paragonabi-le a quello dato a Fiat.La cattiva notizia èche la proroga delloscudo fiscale sta an-dando male, anzi ma-lissimo, le richieste sonoridotte al lumicino e i grandi egrandissimi evasori che nonhanno aderito entro dicem-

Il ministro Giulio Tremonti (FOTO ANSA)

bre 2009 non sono spaventatidalle minacce del Fisco Italia-no. Altra brutta notizia: gli in-vestitori in titoli di Stato stan-no diventando sempre più esi-genti in materia di conti pub-blici, come dimostrano le dif-ficoltà di Spagna e Portogallo,e stanno osservando con at-tenzione che fine faranno i 58miliardi di euro di cassa che ilTesoro dovrebbe aver deposi-tato presso la Banca d’Italia afine 2009. Quei soldi rappre-sentano la garanzia che l’Italiacontinuerà ad essere solvibilesui mercati internazionali al-meno per il pagamento degliinteressi e quindi potrà con-tinuare a rifinanziare il debitoin scadenza. Mano a mano che

la cassa dimi-nuirà au-

menteràanche il

ECONOMIA

I l congresso di primavera della Cgil nondovrà decidere soltanto la successione

al segretario Guglielmo Epifani, ma an-che il modo in cui il principale sindacatoitaliano dovrà porsi nell’Italia all’uscitadalla Grande Recessione (in cui gli ope-rai devono salire sui tetti per farsi notare,ultimi quelli dell’azienda di pulizie dellaFiat di Termini Imerese).Per questo ieri, a Roma, la mozione “laCgil che vogliano”, minoranza internache vuole proporsi come alternativapossibile, ha organizzato un convegnocon economisti anche non allineati alleidee del sindacato. Il problema di stra-tegia da risolvere lo ha esplicitato, in mo-do un po’ brutale, Giorgio Cremaschi,esponente dell’ala più dura dei metal-meccanici della Fiom: la Cgil deve de-cidere se vuole uniformarsi alla linea diCisl e Uil che dialogano con il governo oapprofittare della crisi per ritrovare lacapacità di fare un’opposizione frontale.Vincenzo Visco, ex ministro delle Finan-za, traduce il problema in termini tribu-tari: c’è il rischio che questo governofinisca per scaricare i costi fiscali dellacrisi sui lavoratori dipendenti “p e rch étanto ci sono abituati” e non possonosottrarsi, visto che hanno la ritenuta allafo n t e .In pratica la Cgil presto dovrà sceglierese difendere quelli che già protegge - co-me i dipendenti - oppure provare ad

espandere la propria base, magari agliimmigrati o combattendo battaglie per iprecari. Al convegno c’è anche Tito Boe-ri, economista della Bocconi e animatoredel sito lavoce.info. Le sue idee fannorumoreggiare la platea: “Si deve accet-tare un certo grado di flessibilità, perchénon si può tornare indietro. Come chie-de il documento della mozione, però,bisogna estendere le tutele”. Boeri so-stiene da tempo la necessità di un mo-dello di protezioni crescenti per chi en-tra nel mercato del lavoro: assunzioni atempo indeterminato ma con una mag-giore facilità di licenziamento nei primianni. Accettare la flessibilità e introdur-ne altre forme, sia pure con l’obiettivo didiminuire quella complessiva, non è unconcetto molto popolare al convegno.La mozione che organizza l’incontro hacome linea di “superare la duplicità delmercato del lavoro”, come dice MarigiaMaulucci della “Cgil che vogliamo”. Ilproblema è come ottenere questo risul-tato. Il professor Paolo Leon, della Sa-pienza, per esempio sostiene che la Cgildovrebbe spingere per il ritorno del po-sto fisso come aveva detto, con una bou-tade, qualche mese fa. Visto che questo èuno dei nodi più delicati, la minoranzadella Cgil per ora non prende una po-sizione esplicita anche se guarda con uncerto interesse all’idea di Boeri (flessi-bilità inentrata e tutele crescenti).

tasso che gli investitori chie-deranno per comprare i titolidi Stato italiani.

PREVISIONI E BOLLE . Laterza brutta notizia è che a lu-glio i mercati analizzeranno leprevisioni del nuovo Dpef, do-cumento di programmazioneeconomica e finanziaria delgoverno, e le confronterannocon quelle della Banca d’Italia:se continueranno a divergerechiederanno che il governo siadegui rapidamente a quellepiù pessimistiche e riduca ra-pidamente il fabbisogno. PerTremonti, messo con le spalleal muro da un debito di 1800miliardi di euro, sarà un incu-bo trovare tra i 20 e 30 miliardientro i dodici mesi successivi.La prudenza vorrebbe che do-po le elezioni regionali il go-verno riveda le stime di Pil peril 2010 ma anche per il 2011 epreveda fin da ora gli interven-ti correttivi da operare se lacrescita stimata dovesse esse-re la metà di quella prevista. Si

tratterebbe di un gesto digra n -

de responsabilità che miglio-rerebbe la percezione dell’Ita-lia sui mercati internazionali edenoterebbe una ritrovata se-rietà e serenità nei rapporticon la Banca d’ItaliaVorrebbe dire che la bollacreata dalla spesa pubblica edai media vicini al presidentedel Consiglio Silvio Berlusconisi scontrerebbe improvvisa-mente con la dura realtà di unpaese in difficoltà che ha bi-sogno di riforme profonde,economiche e sociali e che in-ve -

ce investe granparte delle sueenergie politi-che sul “p ro c e s -so breve”, appe-na approvato inSenato. Il profes-

sor Tremonti, co-me previsto anche

dal Fa t t o , ha scoppia-to sul nascere la bolla

mediatica costruita ad Arcoresu un possibile abbassamentodelle tasse. E ora sarà chiamatoalla prova più difficile: spiega-re al resto del governo chequalcuno dovrà pagare il con-to di un debito pubblico mo-struoso e di un’economia chenon decolla. Il momento di ar-

chiviare una politica fatta dipromesse funamboliche e disoubrette al governo sta perar rivare.

REAGIRE ALLA CRISI di Stefano Feltri

MARX 2.0: IL RITORNO

U na volta può essere una bizzarria, dueuna coincidenza, ma tre episodi

fanno una prova: Karl Marx è tornato afornire un’interpretazione della finanzadopo l’autodafé delle opere ultraliberistedi Alan Greenspan e Milton Friedman.Prima il libro di Vladimiro Giacché, partnerdel fondo Sator di Matteo Arpe, “Ilcapitalismo e la crisi” (Derive e approdieditore): una selezione di scritti marxianipreceduta da una lunga introduzione chespiega come – marxianamente – la crisinon sia un incidente di percorso delcapitalismo, ma un suo elementoimprescindibile che serve a risolvere glisquilibri dovuti a un accumulo di eccesso dicapacità produttiva, all’eccesso strutturaledi credito e al doppio ruolo delle merci(valore d’uso-valore di scambio). Poi escelo studio di una serissima banca d’a f fa r ifrancese come Natixis che propone “AMarxist interpretation of the crisis”. Sullabase dell’andamento dell’economia reale esoprattutto dell’economia monetaria,

questo studio appena uscito arriva allaconclusione che è plausibile proporreun’analisi marxiana (o almeno marxista) diquello che è successo: tutto comincia conun eccesso di accumulazione di capitali,continua con un boom della speculazioneaccompagnato dalla compressione deglistipendi dei lavoratori e finisce in una crisifinanziaria: “L’euforia dei business leaderporta a un eccesso di accumulazione dicapitale che a sua volta determina undeclino del saggio di profitto se lecompagnie non reagiscono comprimendo isalari e quindi una riduzione dei consumi”che trasferisce la crisi all’economia reale.Terza prova del ritorno di Marx: il Sole 24Ore inizia a pubblicare in allegato algiornale i grandi classici dell’economia. Sicomincia con Adam Smith e David Ricardoma presto si arriverà a Marx in tre volumi.Vedremo chi venderà di più tra il teoricodegli animal spirits e il barbuto filosofo diTrev i r i .

S I N DAC ATO

LA CGIL IN CERCA DI IDEE (NON ORTODOSSE) PER IL CONGRESSO

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pagina 12 Giovedì 21 gennaio 2010

HAITI TREMAANCORA MA

ELISABETH È VIVANeonata ritrovata nel suo letto,

dopo otto giorni sotto le macerie

Sono terrorizzati, i bambini diHaiti. Che ieri mattina alle 6ora locale si sono svegliati ri-vivendo l’incubo del 12 gen-

naio. Una scossa di 6,1 gradi di ma-gnitudo Richter ha fatto tremarenuovamente l’isola, provocandonuovi crolli nel quartiere Carre-four, a Port au Prince. Dove non siesclude possano esserci dei mor-ti. Così come non si possonoescludere vittime nella zona diJacmel, epicentro del sisma, a 60chilometri dalla capitale. Di cer-to, per ora, c’è l’alba tragica deglihaitiani che si sono riversati perstrada, urlando, nel sentire nuova-mente la terra tremare. Nelle ul-time 24 ore, tra martedì e merco-ledì, i soccorritori che ancora la-vorano tra le macerie avevano in-vece compiuto un vero miracoloestraendo vive ben 6 persone. Efacendo salire a 121 il numero deisuperstiti recuperati tra le rovine.Si tratta di una neonata, due bam-bini, una ragazza di 26 anni, un uo-

Soccorritori tra le macerie di Port au Prince (FOTO ANSA)

DAL MONDO

Il quartiere dei ricchi,dove il sisma non fa danni

NRESPINGIMENTI

La Libia trattaanche con Malta

L a Libia starebbetrattando con Malta

per giungere a un accordosul rimpatrio degliimmigrati simile a quellosiglato con l’Italia. Iltrattato potrebbe esserefirmato il prossimo marzodurante la visita del leaderlibico Muammar Gheddafia La Valletta. Lo ha resonoto il ministro degliEsteri maltese Tonio Borg.

IRAN

Otto anni per avermanifestato

U n leader delmovimento

studentesco iraniano, MajidTavakkoli, è statocondannato a 8 anni e 6mesi di reclusione per averepreso parte attiva nellemanifestazioni di protesta.Tavakkoli, che a partire dal2007 ha già trascorso unanno e mezzo in carcere, èstato nuovamente arrestatoil 7 dicembre scorso, dopoavere tenuto un discorsopolitecnico in occasionedella Giornata dellostudente. E ieri MohammedReza Heydari, l'ex consoledell'Iran in Norvegia (che siera dimesso per protestarecontro la repressione nelsuo Paese), ha chiesto asilopolitico al governo di Oslo.

OL A N DA

Deputato anti-Islamin tribunale

É stato ascoltato ieri daltribunale di

Amsterdam Geert Wilders,l’autore del film “Fitna”, cheparagonava il Corano alMein Kampf. Il regista, undeputato olandese,fondatore del Partito dellalibertà, è imputato perincitamento all’odiorazziale e alladiscriminazione. In Olandai parlamentari possonobeneficiare dell’immunità,ma solo per le frasi dette inparlamento.

M artha Chamoun risponde con ironia agli amici che chiamano da lontano:“Sono viva, non vi liberate facilmente di me”. Quarant’anni, medico chi-

rurgo in un ospedale di Huston, è tornata nella sua Haiti arruolata in una squa d radi soccorso. “Il solo modo per capire cosa era successo alla mia famiglia”. Tuttibene anche se spaventati da quell’interminabile minuto. A Pétion Ville, quartierialti di Port-au-Prince, non è successo niente di grave. Le belle case sono robuste:resistono senza crepe dietro i fiori dei giardini. Qualche cornicione, finestre daivetri rotti, tubi dell’acqua ingobbiti ma già rimessi a posto. Il terremoto ha ri-spettato la classe privilegiata. Nella Montagna Nera di Pétion l’onda è stata lieve.Ma le voci dei disastri della città sotto intristiscono le grandi famiglie che dasempre dominano il paese. Famiglie cattoliche siro-libanesi; famiglie ebree scap-pate un secolo fa da Baghdad e Damasco.La loro Haiti è un po’ California e un po’ Bermuda. Caffè dai nomi francesi anchese l’inglese è la parlata di chi va e viene dagli Stati Uniti per studio o lavoro. Iracconti di Martha parlano di un’emergenza non pesante ma fastidiosa. Nonmanca niente, eppure il disagio di rimettere assieme la vita di sempre ad appenaotto chilometri dall’inferno è qualcosa più di un rimorso: comincia la paura. Uncordone di militari Usa abbraccia Pétion Ville tagliando ogni passaggio. La folladisperata deve restare giù e la Montagna è diventata “zona militare”. Come nel ’94quando sono sbarcati i marines per spegnere la dittatura di Raoul Cedras (chepartiva per l’esilio di Panama, jet privato e in tasca l’assegno concordato colmediatore Carter), anche oggi i marines si sono sistemati nel campo da golf. Ecome nel ’94 i soci del golf passeggiano attorno al green preoccupati di quantocosterà rimetterlo a posto per ricominciare a giocare. Gli alberghi hanno ria -perto: non turisti ma diplomatici senza tetto, giornalisti, tecnici del soccor so,osservatori di ogni paese coinvolto negli aiuti. I soli posti dove possono dor mire.Nelle terrazze della sera, ospiti impolverati discutono sulle strategie, tutto som-mato sereni nell’aria fresca di montagna. Sembra un posto di vacanza, retrovia delfronte di una guerra impazzita: Port-au-Prince è appena sotto. Martha fa sap e reche i frigoriferi per ora restano forniti. Qualche problema con l’elettricità. Va,viene ma Pétion Ville è attrezzata per affrontare le emergenze. Generatori e ri-serve di gasolio sembrano tranquillizzare eppure l’angoscia cresce: per quantotempo resteremo isolati? Perché la benzina comincia a mancare. I distributor iquasi a secco, prezzi da mercato nero e file per un pieno che viene negato.Quando può, Marha va a chiacchierare con le compagne di scuola ritrovate. ElsaBaussam, proprietaria dell’albergo più alto della montagna, felice per essere usci-ta senza danni dal terremoto, si lamenta per le spese che la pietà obbliga a fare .“Non sa quanti dipendenti morti. Ne aveva quaranta, quindici sono tornati con lapreghiera di pagare i funerali dei compagni rimasti sotto. Non vogliono vederlifinire nelle fosse comuni. Il contabile dell’albergo ogni giorno fa i conti ed èpessimista”. Ed Elsa Baussam non è sicura di voler restare ad Haiti. Caffè chiusi,ma si parla di aprirli presto perché militari, soccorritori, diplomatici, gior nalisti,insomma la folla di stranieri che ogni giorno si allarga, in qualche posto dovrà purritrovarsi. Nessuna speranza, purtroppo, per le gallerie d’arte dei famosi naiveshaitiani. Il mitico Nader ha mandato i suoi ragazzi a Miami. Resta per fare laguardia ma non sa fino a quando. Una cosa i signori di Pétion hanno capito: comesempre la loro bella vita è appesa alla vita grama degli altri. Se Port-au-Prince nonritrova la sgangherata normalità, il paradiso sparisce. Sparirà? Per Martha “questotimore ha accompagnato negli anni le nostre famiglie, ma poi tutto è ricomin-ciato dopo terremoti, colpi di stato, uragani. Eppure il retropensiero non cambia:prima o poi succederà. Ecco perché lavoro a Huston”. (m.ch.)

L’INVIATA DEL TG3

“HO SCOPERTO IL VALORE DELL’AC Q U A”

T utti i maggiori quotidiani italiani – da Re-pubblica al Corsera – hanno annunciato

con pagine roboanti la missione italiana ad Haiti.Gli Stati Uniti hanno inviato decine di migliaia dimarines e parà nell’isola. Immaginate il capo delPentangono, Robert Gates, chiedere preoccupato:“Where is mr. Bertolaso?”. Il capo della Protezionecivile, presto convertita in società per azioni, è sta-to spedito sui luoghi del disastro perché “serveun’autorità per coordinare gli aiuti” (dice Silvio

Berlusconi). Sul modello L’Aquila, Bertolasoha presto srotolato il piano: “Allestiremo letendopoli”. Ma per non creare imbarazzi di-plomatici con gli Usa e in particolare conl’Onu, il ministro Frattini e Bertolaso hannorettificato: “L’Italia non ha intenzione di assu-mere – ha precisato il secondo – un ruolo dileadership sulla gestione dell’emer genza”.Meno male! (Ca. Te.)

IN MISSIONE

Per fortuna èarrivato Bertolaso

mo e un’anziana tirata fuori dai“re s t i ” della cattedrale nella capi-tale. La neonata, Elisabeth Joas-saint, ha appena 15 giorni. É so-pravvissuta senza cibo e acquaper più di una settimana ed è stataritrovata nel letto di casa, a Jac-mel, senza gravi ferite, nell’incre -dulità della madre, una giovane di22 anni scampata alla tragedia.Ma queste “buone notizie” nontolgono nulla alla condizione diestrema sofferenza della popola-zione. Buona parte degli sfollaticontinua a non avere l’acqua e ilcibo necessari. Per non parlaredelle medicine (per la terza volta,è stato dato il diniego di atterrag-gio a un cargo di Msf contenenteapparecchiature e farmaci salva-vita). Così non stupiscono mani-festazioni come quella di ieri.Quando una barricata fatta di sas-si, tavole di legno, lamiere e conun cadavere sotto una coperta, èstata sistemata in mezzo alla stra-da principale del quartiere di Car-

di Elisa Battistini

“E’ tutto molto intenso. I rit-mi di lavoro sono serrati.

Le emozioni in gioco sono for-tissime”. Lucia Goracci, inviataad Haiti del Tg3, raccontaun’esperienza dura ma indi-mentica bile.Cosa porterà con sé del ter-remoto che ha devastatoPort au Prince?Stare qui costringe a fare i conticon ciò che ogni giorno diamoper scontato. La gente lotta perla sopravvivenza. Ci sono caren-ze gravissime nei soccorsi. Nel-la bidonville, a Cité Soleil, non èmai arrivata l’acqua dalle auto-botti, hanno solo quella delle la-trine. I cargo di Msf con i farma-ci non vengono fatti atterrare.Molte persone non possono es-sere operate. I medici sono co-stretti ad amputare gli arti conle seghe, non con le attrezzatu-re mediche. Non si può che es-sere coinvolti da ciò che si vede.Haiti mi ha aperto gli occhi sullaforza e sulla disperazione dellage n t e .Dove dormite?Ora siamo in albergo a Port auPrince, ma per sei giorni abbia-mo vissuto in una casa. Alcuni,tra i pochi che hanno ancoraun’abitazione, le affittano aigiornalisti. Venti dollari a perso-na. É un piccolo “business” perracimolare qualche soldo. E iproprietari vanno a dormirecon gli sfollati.Com’era la casa?Due stanze e un piccolo bagno,cosa non scontata visto chemolti edifici non ne sono dotati.Quando siamo entrati era disor-dinata: i proprietari l’ave vanolasciata in tutta fretta, per ren-derla disponibile. L’a bbiamousata come base operativa permontare i servizi e inviarli. Nel-la casa non c’era l’acqua e c’era -no gli scarafaggi. Di fronte alla

tragedia di questo popolo, ov-viamente, non è nulla. Eppure,dopo sei giorni senza lavarmi,quando in hotel ho fatto la pri-ma doccia, ho percepito davve-ro l’importanza dell’acqua. Unasensazione forte, concreta. Co-me quella, per noi banale, delbere quando si ha sete. Ora que-ste cose mi sembrano prezio-se.E’ facile muoversi per i cro-nisti?No, manca la benzina. Infatti houn autista domenicano, oltre aun assistente haitiano, perchèsolo i domenicani possono ol-trepassare il confine. Ed è ne-cessario farlo, quando servonocarburante e altri generi di pri-ma necessità.Avete avuto problemi con led i re t t e ?Una volta, per colpa di un gene-ratore. Un commerciante si èfatto in quattro per trovarne unaltro funzionante. Quell’uomoè stato gentilissimo, anche se ilsuo negozio era crollato.Le capita mai di sentirsi inu-tile?Assolutamente sì. Anche per-ché, qui, siamo investiti di unpotere che non abbiamo. Alcu-ne persone ci chiedono di aiu-tarli a trovare lavoro nei nostripaesi, ed è frustrante sapere dinon poter far nulla. E di essere,invece, percepiti come “salva -tor i”. Ma a volte possiamo an-che dare una mano: un giovanehaitiano mi ha chiesto di far sa-pere ai suoi genitori, che abita-no negli Usa, che è vivo. Alcunimedici-reporter della Abc han-no fatto nascere dei bambiniper strada. Insomma, l’infor ma-zione è fondamentale, mal’emergenza è così grave chescatta il desiderio di agire. E tal-volta ci si sente impotenti.Quale sentimento prevaletra le persone?Le racconto due episodi oppo-

sti. Ho visto la determinazionecon cui un gruppo di haitiani hatentato, invano, di estrarre fuo-ri dalle macerie una donna. Nonce l’hanno fatta, hanno rischia-to di restare feriti, ma ci hannomesso tutta la loro volontà. Perore e ore. L’altra storia è nega-tiva: qualche giorno fa è arrivatala notizia di una scuola elemen-tare, nelle campagne, in cui ibambini non erano stati soccor-si. Potevano essere ancora vivi,ma nessuno ha fatto niente. Lagente di campagna “conta me-no”, loro stessi sono più fatalistie si pensa che non protesteran-no. Ci sono elementi contrad-dittori, anche nella popolazio-ne. Ma prevale la solidarietà, lavoglia di aiutarsi. Mi sembra unpopolo molto generoso.

refour, per protestare contro ilmancato arrivo degli aiuti. Una ra-gazzina di 15 anni, Fabienne Che-risma, è inoltre rimasta uccisa daun colpo di arma da fuoco sparatodalla polizia intervenuta per di-sperdere un gruppo di personeche stavano saccheggiando delleproprietà abbandonate. Criticoanche l’ambasciatore haitiano ne-gli Usa, Raymond Joseph, che nonha apprezzato i lanci di cibo dagliaerei che si erano verificati nelleultime ore. Per distribuire gli aiuti“dovrebbero essere allestite areedove gli elicotteri possano atter-ra re ”, ha detto. “Gli aiuti all’aero -porto: facciamoli uscire”. E men-tre gli Stati Uniti hanno annuncia-to l’invio di altri 4.000 uomini e ilresponsabile del Fmi, DominiqueStrauss-Kahn, ha lanciato l’idea diun Piano Marshall per il Paese ca-raibico, il governo haitiano dà unnuovo, provvisorio, bilancio dellevittime: 200 mila morti, 250 milaferiti, due milioni di senzatetto.

FALSI ALLARMI

MONACO RESTA A TERRAG iornata di allarme terrorismo, ieri,

nell’areoporto di Monaco di Baviera. Alle15:30 momenti di panico al terminal 2: in un primomomento un uomo ha passato il controllo sicurezzama il suo computer portatile ha fatto scattarel’allarme esplosivo. Si è diffusa la notizia che ilpresunto attentatore si fosse dileguato ed è partitala caccia nello scalo tedesco. Mille agenti si sonoriversati sul terminal e 60 voli sono stati cancellati ohanno subito ritardi. Col passare delle ore lasituazione è andata rasserenandosi: quello chesembrava esplosivo si è rivelato una sostanzachimica, forse un profumo; fonti della polizia hannospiegato che lo scanner è incappato in un errore eche l’uomo, in realtà, non era fuggito ma si eradiretto in fretta verso il suo aereo, pronto al decollo.L’allarme è cessato definitivamente verso le 19.L’ennesimo episodio indice del livello di allerta intutti gli scali del mondo dopo il fallito attentato diNatale sul volo Delta Airlines diretto a Detroit.

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Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 13

chiesta, circa 17 operai ogni mese hanno gua-dagnato mediamente 1300 sterline in menodel salario stabilito. E questa è la parte docu-mentata della vicenda, probabilmente sol-tanto la punta dell’iceberg. Basti pensare chel’impianto industriale di Staythorpe può ser-virsi di un numero considerevole di operai,arrivando a impiegarne sino a 2000 nei pe-riodi di più intenso lavoro. Una buona partedi loro sono forniti da subappaltatori, e moltisubappaltatori non sono inglesi. Il sindacatosi è detto preoccupato per il fatto che si possaseguire il “cattivo esempio” della Cmn.Ma non è la prima volta che in Gran Bretagnasi innesca una guerra tra lavoratori che vedecoinvolti i nostri connazionali. Esattamenteun anno fa, nel gennaio 2009, il caso più cla-moroso era esploso nella raffineria Total diLindsey, nel Nord Lincolnshire. Gli operaibritannici erano allora scesi in piazza, soste-nuti dal sindacato, contro l’utilizzo di italianie portoghesi il cui lavoro era giudicato com-petitivo da parte dell’azienda appaltatrice,probabilmente anche perché pagato in mo-do più contenuto. Il subappalto era andato inquel caso alla Irem di Siracusa. La paura diperdere il posto, o di vedere abbassati i propristandard retributivi, aveva portato gli operaia scandire slogan che sfioravano il razzismo.Tanto da aprire un piccolo caso diplomatico.

SCOTT BROWN, L’EX MODELLO CONQUISTAIL SEGGIO CHE FU DI TED KENNEDY

Vittoria dei repubblicani in Massachusetts: “Impedirò la riforma sanitaria”

di Angela VitalianoNew York

Scott Brown è il nuovo se-natore del Massachusetts,colui che occuperà il seg-gio di Ted Kennedy e che,

come promesso per tutta lacampagna elettorale, proveràad infrangere il sogno di un’as-sistenza sanitaria “univer sale”.Lo ha ribadito nel suo discorsodi accettazione, martedì sera,ricordando al suo elettoratoche sarà il 41° senatore del par-tito repubblicano. Colui, dun-que, che farà perdere la supermaggioranza ai democratici.Obama, infatti, alla vigiliadell’elezione aveva detto di es-sere “fr ustrato” dalla situazio-ne in Massachusetts, impensa-bile solo poche settimane pri-ma.Nella roccaforte dei democra-tici, Martha Coakley, pur nonavendo mai avuto nessun ap-peal reale sull’elettorato avevapotuto fare affidamento, finoallo scorso novembre, su son-daggi che la davano in testa di30 punti percentuali. Alla fineha perso con cinque punti sec-chi di svantaggio, uno schiaffoben assestato in faccia che halasciato tutti i democratici sot-

to choc. La sensazione di esser-si andati a cacciare in un gros-so guaio con le proprie mani èpalese e la resa dei conti, con illancio di accuse reciproche,conferma che il pasticcio delMassachusetts sia proprio diquelli grossi. Nonostante la tie-pida accoglienza con cui erastata accolta la vittoria dellaCoakley alle primarie, nessu-no aveva dato, per settimane, ilminimo credito al candidatorepubblicano noto soprattut-to per le sue gaffe e il suo pas-sato da modello piuttosto cheper meriti politici. Brown, exavvocato prestato alla politica,senatore del governo localedel Massachusetts, invece, hamacinato migliaia di chilome-tri con il suo furgone, stringen-do mani e offrendo caffè, in as-soluta antitesi con l’avver sa-ria, rinchiusa nell’illusione diuna facile vittoria.Va riconosciuto al neoelettosenatore il merito di aver uti-lizzato le stesse armi che un an-no fa aiutarono Obama a rag-giungere una vittoria storica edi cui la Coakley non ha pen-sato, nemmeno per un mo-mento, di usufruire. Scott Bro-wn ha avuto terreno facile po-tendo, da un lato, puntare

sull’apatia dell’elettorato indi-pendente (nel Massachusettsgli indipendenti superano pernumero repubblicani e demo-cratici insieme) sempre piùcritico e meno disponibile alla“n e go z i a z i o n e ” e, dall’altra, suun suo personale carisma, in-discutibilmente populista,che ha scaldato gli animi deisonnecchianti “l i b e ra l ” condue frasi ad effetto che ne han-no cambiato il destino. Dopoun inizio di campagna anoni-ma e tutta in salita, infatti,Scott Brown ha avuto la genia-le intuizione (e sfrontatezzaconsiderando che agiva nel“fe u d o ” dei democratici) disottolineare che il seggio in pa-lio al Senato non era “con tuttoil rispetto loro dovuto, deiKennedy, ma del popolo delM a s s a ch u s e t t s ” e che “come41° senatore repubblicano,impedirò l’approvazione dellariforma sanitaria”. Improvvisa-mente, come il pifferaio magi-co, Brown ha cominciato a ca-talizzare l’attenzione dell’aladestra dei conservatori, dei de-lusi, degli scontenti, dei critici

e, soprattutto, dei nemici giu-rati della riforma sanitaria chequi sono particolarmente ag-guerriti. Per la sua situazionespecifica locale, infatti, il Mas-sachusetts sarebbe lo Statoche meno si avvantaggerebbedella riforma proposta da Oba-ma, grazie a una legislazioneinterna che già estende moltibenefici. Qui, dunque, lepreoccupazioni ruotano piut-tosto intorno ai costi cui si do-vrebbe far fronte e, con la crisieconomica che ancora scuotepesantemente il paese, non èfacile mantenere il consenso.Brown, dunque, pur avendosostenuto la riforma sanitariaapprovata dallo Stato del Mas-sachusetts nel 2006, si opponefieramente a quella propostadel presidente Obama. Il neosenatore, poi, ha cavalcato tut-ti i temi più cari ai conservato-ri: fiera opposizione ai matri-moni gay, appoggio alla guerrain Afghanistan, revisione deiregolamenti per il porto d’ar-mi. Insomma, un candidatocosì conservatore da far sem-brare John McCain un liberale.

La guerra degli operai: inglesi contro italianiDOPO LA RAFFINERIA TOTAL, UN NUOVO CASO ACCENDE LA POLEMICA SUGLI STIPENDI

Otto anni fa, la sua carriera po-litica aveva subito, fra l’a l t ro ,una forte battuta d’ar restoquando, commentando la de-cisione del suo predecessoreal Senato (una lesbica) di avereun bambino con la sua partner,l’aveva definita “non norma-le”. Insomma, i democraticiavevano ben più di una possi-bilità per infrangere i sogni digloria dell’avvenente Brown(pare piaccia molto alle don-ne) e conservare intatta la loromaggioranza ma non l’hannofatto, soprattutto per quel pec-cato di “sottovalutare il nemi-co” che in politica si paga sem-p re .Oggi, dunque, il partito di

Nancy Pelosi dovrà sicura-mente fare “mea culpa” ma an-che studiare le eventuali mos-se per salvare, prima di tutto, lariforma sanitaria e poi il restodell’agenda presidenziale. Treal momento le possibilità, tut-te molto sgradite ai repubbli-cani: approvare la riforma de-finitiva prima che Brown si in-sedi materialmente a Washin-gton; passare il progetto di ri-forma approvato dal Senato(sebbene sia molto meno am-pio di quello della Camera)senza un nuovo dibattito; pas-sare la riforma del Senato e ap-provare le “var iazioni” f u t u rein maniera “s p a c ch e t t a t a ” sen-za sottoporle al dibattito.

DAL MONDO

BUONE NOTIZIE a cura della redazione di Cacaonline

DATI POSITIVI SU ENERGIA PULITA E CARTA RICICLATAL’Italia riciclonaL’Italia ha raggiunto (e superato di unbuon 8%) gli obiettivi di legge sulrecupero e il riciclo degli imballaggi. Lorivelano gli ultimi dati resi noti dalConsorzio per il recupero degliimballaggi (Conai). Di tutta la carta e ilcartone, l’alluminio, l’acciaio, il vetro ela plastica immessi al consumo si èrecuperato e riciclato mediamente il68,9%. Punta di diamante è la filieradella carta: la raccolta differenziata e ilriciclo hanno raggiunto quota 75,3% emigliaia di alberi ringraziano! In oltre10 anni di attività il Consorzio èriuscito a invertire i rapporti tra

quantità di imballaggi recuperati,passati dal 30% al 69%, e quantitàsmaltite in discarica, ridotte dal 70%al 31%.Brillanti ideeSecondo il GSE, Gestore ServiziElettrici, nel 2010 la produzione daimpianti solari fotovoltaici in Italiaraggiungerà quota 900 Mw. Agennaio abbiamo già superato gli815 Mw con oltre 62 mila impiantifunzionanti e incentivati dal ContoEner gia.(di Jacopo Fo, Simone Canova,Maria Cristina Dalbosco, GabriellaCanova)

di Andrea ValdambriniL o n d ra

Q uesta volta gli immigrati siamo noi italiani.Siamo noi, una volta tanto (o ancora una

volta, se si pensa all’immigrazione italiana fi-no a pochi decenni fa) a rappresentare unaminaccia, con la nostra forza lavoro a bassocosto esportata in Gran Bretagna. Sull’a l t rofronte, gli operai inglesi e i sindacati. Che in-vocano il ritorno agli accordi presi conl’azienda e il rispetto dei diritti dei lavoratori“senza riferimento alla nazionalità”. In un in-trigo di ragioni complesso e difficile da de-c i f ra re .Succede a Staythorpe, nelle East Midland,uno dei distretti ad alta concentrazione indu-striale dell’Inghilterra centrale. La Alstom,gruppo industriale francese, sta costruendouna stazione energetica servendosi di subap-paltatori che provvedono forza lavoro. Unadelle aziende coinvolte nel progetto è l’ita-liana Cmn, specializzata nella costruzioni diimpianti e macchine industriali. Secondoquanto appreso in seguito all’inchiesta avvia-ta dal sindacato britannico Unite, i lavoratoriitaliani reclutati da Cmn per la Alstom rice-vono un salario nettamente inferiore a quellodei colleghi inglesi. Tra l’aprile e il dicembre2009, il lasso di tempo documentato dall’in-

Il premier Gordon Brown, messoalle strette e preoccupato dagli ef-fetti dell’ingresso massiccio di la-voratori stranieri aveva ripiegatosul protezionistico slogan “Br iti-sh jobs for british workers” (“la-vori britannici per lavoratori bri-tannici”). Non è forse neppure ilcaso di ricordare, tuttavia, chenoi italiani per primi (al pari deiportoghesi o dei molti polacchiche compiono lavori manuali intutta la Gran Bretagna) godiamodel diritto di libero movimentonell’ambito dell’Unione. In tal senso è quasiimpossibile negare l’ingresso per motivi di la-voro a cittadini in possesso di un passaportoeuropeo. A margine delle proteste di Lindsey,il regista Ken Loach, esponente del marxi-smo inglese, aveva espresso la sua solidarietànei confronti dei lavoratori inglesi. Dietroagli slogan, aveva spiegato, non c’e raun’istanza protezionistica, ma la richiesta diregole sul lavoro uguali per tutti.Gli operai britannici, dal canto loro, non se lapassano certo bene. I timidi accenni di ripre-sa economica in questo inizio di 2010 nonpossono nascondere una condizione pesan-tissima per il mondo del lavoro e soprattuttoper l’industria. La disoccupazione tocca qua-

si l’8% su base annua. Molte aziende straniereche in passato hanno investito in territoriobritannico si vedono ora costrette a tagliare operfino chiudere i battenti. In seguito all’ac-quisizione della storica azienda alimentareCadbury da parte dell’americana Kraft, uffi-cializzata solo l’altro ieri, si prevedono pesan-ti tagli sul totale di 4500 posti di lavoro, anchese la stima ufficiale non è ancora stata resanota. Ancora più grave la situazione allo sta-bilimento gallese della Bosch, grande azien-da tedesca di forniture meccaniche. Qui il nu-mero delle persone da licenziare è stimato innon meno di 900. Il trasferimento della fab-brica è già pronto. In Ungheria, dove il lavorocosta meno.

Scott Brown, il 41° senatorerepubblicano, vincitore delle

elzioni in Massachusetts (FOTO ANSA)

L a crisi morde il Regno Unito più che altrove inEuropa. Gli italiani d’oltre-manica ora

riflettono sul da farsi. Restare quando ancora non sivede la fine del tunnel della recessione? O tornare inItalia, magari dopo aver maturato una prestigiosaesperienza internazionale? Erano i primi anni delgoverno Blair, a cavallo del millennio, quando moltidi loro sono venuti per lavorare nel mondo dellatecnologia industriale e nel settore bancario efinanziario. Erano gli anni in cui la capitalemeritava l’appellativo di “Shining London”, unacittà cosmopolita e in continua trasformazione. Poila crisi economica si è riversata sulla finanzabritannica come un ciclone. E da lì, a cascata, suisettori produttivi. Il paese si è scoperto vulnerabile.La generazione degli “italiani del millennio” almomento sta a guardare. Qualcuno confessa,deluso, che non c’è paragone: Londra è più tristeadesso. Ma qualcun altro sospetta che prima fossetroppo brillante per essere vera. (An. Va.)

ADDIO “SHINING LONDON”

CERVELLI IN FORSE

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pagina 14 Giovedì 21 gennaio 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

MorettiTr i o n f oal Sacherper i suoidocumentarial femminile

ParalimpiadiA quelleinvernali, Skydedicheràogni giornosei ore di tv

Ancora PepG u a rd i o l afirma con ilBarcellonaper un’a l t rastagione

DifeseLa Cina negache il bloccodi Avatarabbia ragionipolitiche

LA STRADA DE LA TREGUA

PRIMO LEVIRitorno

dall’infernodi Andrea Cortellessa

Esce per Chiarelettere, in occasionedella Giornata della memoria delprossimo 27 gennaio, un cofanettocol dvd del documentario La stradadi Levi, realizzato nel 2006 da DavideFerrario e da Marco Belpoliti, ac-compagnato da un volume di mate-riali e saggi assemblati dallo stessoBelpoliti e da me, intitolato Da unatregua all’altra. Auschwitz-Torino ses-sant’anni dopo. Il film, uscito nel ven-tesimo anniversario della tragica

morte di Levi (a Torino l’11 aprile1987), è un road-movie nel qualeuna piccola troupe ripercorre il tor-tuoso itinerario seguito da Levi pertornare in Italia, attraverso sconfi-nati territori dell’Europa dell’est(Polonia, Russia, Bielorussia, Ucrai-na, Moldavia, Romania, Ungheria,Repubblica Ceca, Austria e Germa-nia): il viaggio che racconta Levicioè, nel 1963, nella Tregua. È l’oc -casione per una nuova “av ve n t u ramedio europea”, come definì Calvi-no quella di Levi presentando il suolibro. Un’avventura nella quale si in-contrano le mille contraddizioni diun’Europa che intrattiene difficilirapporti col proprio passato tragi-co, ma anche con un presente quan-to mai problematico (la Secondaguerra mondiale, la Shoah, lo stali-nismo, la desovietizzazione, il nuo-vo esasperato consumismo).Un episodio importante è per esem-pio ambientato a Chernobyl, loca-lità ovviamente non citata nella Tre -gua di Levi. Il quale però durante ilsuo viaggio transitò a una quaran-

tina di chilometri da lì; e che nell’86,a pochi giorni dall’esplosione delreattore nucleare sovietico, scrisseun commento sul disastro. Levi vitornava su un tema a lui caro comequello della responsabilità dellascienza e della tecnologia; ma vi sipuò leggere, anche, qualcosa di piùirrazionale, viscerale: l’i nv i s i b i l i t à del -la minaccia costituita dalle radiazio-ni. Ed è a questo punto che Levi evo-ca uno spettro dell’immaginar iocollettivo come la peste. Come il

contagio di un’epidemia, l’inquina -mento nucleare è una minaccia chenon si vede, e assomiglia molto alvelenodi Auschwitz. Che, come scri-ve Levi nell’ultimo capitolo dellaTre g u a , continua a circolargli dentroa distanza. Ma ci appaiono coi ca-ratteri di una nuova pestilenza an-che il montante neonazismo docu-mentato dal film in Germania; non-ché l’esacerbato nazionalismo chein paesi come Ucraina e Bielorussiacontraddice i pur generosi slanci dir innovamento.Il volume Da una tregua all’a l t ra cer -ca appunto di riannodare questoviaggio del 2005 a quello del 1945.E lo fa presentando materiali rari edispersi di Levi e di Mario RigoniStern (l’autore del Sergente nella ne-ve, che di Levi fu buon amico), esaggi su Levi –oltre che di Belpolitie miei – di Massimo Raffaeli e dellagiornalista di base a Mosca, LuciaSgueglia, sul senso della geografianella Tre g u a e in generale nell’ope -ra di Levi. Lo stesso senso del pae-saggio che Belpoliti ha mostrato inun’ennesima reincarnazione dellaTre g u a : La prova, il diario della la-vorazione on the road della Stradadi Levi (uscito da Einaudi nel mag-gio del 2007). Dove si legge fra l’al -tro: “Levi […] sembra avere ideemolto chiare su come funzionano imeccanismi della psiche umana.Traccia cartelle cliniche e insiememappe geografiche. […] Forse è lasua mente a funzionare come unacarta geografica, sia per le personesia per i luoghi”.Ma se Levi ci appare oggi un grandegeografo ex lege, la nostra ricerca ri-flette anche sul suo “m e s t i e re ” distoriografo, a sua volta senza catte-dra. C’è per esempio un aspetto del-

la sua opera per qualche motivo si-nora tenuto a margine dalla stermi-nata bibliografia critica: il suo lavo-ro di decodifica e “uso” delle imma-gini. Se Levi è per eccellenza il Te-stimone, non può essere privo di in-teresse cercare di capire come ve -d e s s e ro i suoi occhi. E come giudi-cassero le immagini riprodotte del-la Deportazione: quelle documen-tarie e quelle “di finzione”: a partiredal fortunatissimo serial televisivoHolocaust. (Per quel che può valerefu in quell’occasione che presi unaprima volta coscienza di quanto eraavvenuto. Avevo undici anni; dueanni dopo mi recai in visita ad Au-s ch w i t z ) .Ma la parte più “nu ova ” del libro ècostituita dalle deposizioni giurateche Primo Levi rese alle autorità ita-liana e tedesca, nel 1960 e nel 1971.Rese note qualche anno fa da Bel-politi, esse pongono una quantità diquestioni non meno che cruciali. Sipensi soltanto all’attuale dibattitotra storici e giuristi sulla nozione dip rov a e sull’utilizzo, in tal senso, ditestimonianze non “letterar iamen-te” organizzate bensì formalizzate,come queste, al fine di un impiegoforense. Il luogo-nodo, qui, è Fosso-li: il campo di transito dal quale il 22febbraio 1944 partì il treno maledet-to che portò Primo Levi e centinaiadi suoi compagni di sventura in unluogo che nessuno di loro aveva maiprima sentito nominare: Au-schwitz. Col suo maligno genius lo-ci, lo Sturmbannführer delle ss Frie-drich Bosshammer. Catturato dallapolizia tedesca nel dopoguerra, econdannato all’ergastolo anche inséguito a questa deposizione di Pri-mo Levi, Bosshammer morirà incarcere, di cancro, due anni dopo.In casi come questo si potrebbe ri-petere che la vendetta è il racconto.No: giustizia, era fatta.

U n treno che parte perAuschwitz è sempre

un colpo al cuore. Quelpercorso in verticale, leore fissando il finestrinoe i paesaggi che cambia-no, storpiati dal freddo edalla natura. Lassù, ver-so la Polonia. Gli inter-nati del campo di con-centramento di Fossoliviaggiavano per l’ultimadestinazione dalla sta-zione di Carpi, il 25 gen-naio – a più di 60 annidalle deportazioni – suivagoni che tengono ac-cesa la storia sul buiodell’umanità ci sarannoseicento studenti. I ra-gazzi delle medie supe-riori che associano il do-lore straziante dei de-portati alla targa in tede-sco – arbeit macht frei, illavoro rende liberi –all’ingresso del lager sa-pranno, e vedranno, chequella lugubre scritta èstata profanata e rubataappena un mese fa. Se-gno che il giorno dellamemoria – il 27 gennaio,in Italia istituito per leg-ge nel 2000 – non è maivecchio e, per alcuni, an-cora troppo giovane. Glistudenti saranno accom-pagnati da artisti, scrit-tori e musicisti, sentiran-no la fatica della traver-sata e il silenzio di unafuga sulle rotaie. Accan-to ai ragazzi, ci sarannoCarlo Lucarelli, PaoloNori, il Coro delle mon-dine, Vinicio Capossela,Gian Maria Tosatti, i Rio,Stefano Cisco Bellotti.Prima di iniziare il viag-gio di cinque giorni, or-ganizzato dalla Fonda-zione Fossoli, i ragazziincontreranno SandraEckert, presidente dellacomunità ebraica di Mo-dena e Reggio Emilia. Leletture di Nori e Tosatti,le musiche di Bellotti eCapossela racconteran-no il dramma degli ebrei,poi le casupole e i comi-gnoli di Birkenau riem-piranno gli occhi e svuo-teranno il cuore. car tec

Libro e filmLA P R E S E N TA Z I O N EIl giorno della memoria Esce oggi il cofanetto conil dvd del documentario “La strada di Levi”,realizzato nel 2006 da Davide Ferrario e da MarcoBelpoliti, accompagnato da un volume di materiali esaggi assemblati dallo stesso Belpoliti e AndreaCortellessa “Da una tregua all’altra”. Il cofanettoverrà presentato al Teatro Franco Parenti di Milano,mercoledì prossimo alle 18. Con gli autori AnnaBravo e Stefano Jesurum.

La scrittore Primo Levi. Qui soprala cartina del viaggio che dopo

la liberazione di Auschwitz, Levifece per tornare a Torino

in & out

gli studenti

UNT R E NOPERLAM E M OR I A

In libreriail cofanettocon il libro piùdvd realizzatoda DavideFerrario eMarco Belpoliti

Page 15: G o 21ve d i ì gennaio 2010 1,20 –Arretrati: 2,00 ADESSO ...files.meetup.com/209349/ilfatto20100121.pdf€1,20 –Arretrati: €2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in

Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 15

bisogna giocare, si tratti del Pa-pa, di Stalin o di un Bomber.Qualcuno, chissà dove, capi-rà”. Marcello farà la stessa co-sa. Ai cavalieri, si è infatti ag-giunto Luca Toni. Il passaggiodalle nebbie tedesche alle abilimani di Claudio Ranieri, haavuto l’imprimatur di Lippi. InGermania, Toni si era smarrito.Ai margini, in un’i nvo l u z i o n esenza luce. Appena arrivato,ha accompagnato la risalita,impegnandosi nel mestiereche meglio cono-sce. Non hanascosto leambizio-ni su-dafr i-

NAZIONA LE / IL RIENTRO DI NESTA

VILLA ARZILLALippi punta sul gruppo di Berlino

Al centro la stessa coppia di Francia ‘98di Malcom Pagani

“Te la senti?”. E’ Ales-sandro Nesta, lì, nel-la terra di mezzo do-ve un sì impegna de-

finitivamente e indietro dal ri-fiuto, non si può tornare. Mar-cello Lippi ha deciso, il difen-sore quasi. Con ogni probabi-lità, nella primavera sudafrica-na, ci sarà anche la sua maglianumero 13, che avrebbe pro-vocato le ire di Gaucci e i ti-mori della vasta genìa di sca-ramantici professionali. Nel2007, quando decise di strap-pare velo e militanza, sembra-va che la scelta fosse definiti-va: “Abbandono la Nazionale.Nel calcio di oggi ci sono trop-pe partite. A me serve relax:accorgersene è stata dura, mase riposo, anche il mio rendi-mento migliora”. Parole fattescivolare a dieci giorni di di-stanza da un altro addio, quel-lo di Francesco Totti. Erano itempi del grande freddo conRoberto Donadoni, di un Eu-ropeo preparato nello scetti-cismo e abbandonato a undicimetri dal trionfo. Un film mes-so in cantina, per dare spazio aun Pe p l u m già messo in scenain contesti diversi. “Lippi e isuoi alfieri alla conquista delmondo”, applaudito in Ger-mania quattro anni fa, è il re-make che Marcello prova a co-struire assegnando gli stessiruoli che resero magica Berli-no. Opzione quasi obbligatada un torneo che al di là deglisperimentalismi di provincia,offre il poco che può. Biondi-ni, Candreva, Bocchetti, il bra-vo Ranocchia che prima di in-fortunarsi gravemente, si eramosso nella scia del primo Ba-resi. Nomi che eccitano le ta-sche dei procuratori, base so-lida e spendibile, in sola pro-spettiva. I migliori difensoridel campionato parlano stra-niero e tra pigrizie, disatten-zione verso i vivai e geronto-crazia dogmatica, gli over 30rimangono l’avanguardia. Lip-pi non azzarda rivoluzioni e seproprio è costretto ad assu-mersi il rischio, preferisce far-

lo con chi gli deve qualcosa.Totti quindi, con tutta la dovu-ta litanìa di superlativi : “Unagrandissima persona e ungrandissimo giocatore” e Ne-sta che venne scelto da DinoViola per la Roma, prima chesuo padre Giuseppe, laziale,non scompaginasse il futuro,stracciando l’iniziale promes-sa per trascinare il giovaneSandro a San Basilio, periferiaest della Capitale, in mezzo atrecento bambini, facendonebandiera, momentanea, diuna Lazio troppo intensa dad i m e n t i c a re .

NOSSIGNORE. Solo qual-che mese fa, Lippi negava.“Non li chiamerò perché sonoconvinto che bisogna rispetta-re le decisioni di chi ha datotanto alla causa”. Ci ha ripen-sato, e adesso, di fronte al pre-vedibile partito di chi comeCesare Maldini, giudica la pos-sibilità come uno sfregio allatradizione: “Chi ha detto noall’Italia, non può tornare suipropri passi”, tace e prosegue,sede dopo sede, nella peregri-nazione che lo porterà tra po-che settimane a scrivere di suopugno la rosa definitiva deglieletti. Nesta nutrirebbe ancoraqualche dubbio. Titubanze le-gate alla lunga sosta che gli ave-va fatto temere l’inter r uzionecoatta della carriera e al tacito,militaresco, obbligato rispettoverso il gruppo che ogni reim-missione forzata, prevede. Sultema, Lippi lo ha rassicurato. Icapi hanno annuito. Lo voglio-no. Si sentirebbero più protet-ti. E’ sempre andata così. E’ ilclan a dettare le regole, decide-re se e come un elemento pos-sa stare all’interno del recinto,segnalare al Ct distonìe in gra-do di compromettere il buonesito della spedizione. CosìCassano, che ha mille difettima il pregio dell’intuizione, hacapito prima degli altri che aCittà del Capo non avrebbe fat-to neanche il turista, fissandoun matrimonio (provocato-rio?) per il 19 giugno. Chi sgar-ra, rimane fuori. Accadde nel1974, il 15 giugno, nella rasse-

gna segnata da Gerd Müller,Cruijff e dal vaffanculo in mon-dovisione di Chinaglia, quan-do Haiti con Sanon, spaventòZoff e Giorgione, richiamatoin panchina dopo dieci stanchiminuti della ripresa, si sfogòsenza bisogno di interpretazio-ni o indagini labiali. Chiuse inun amen, Chinaglia e neanchela comprensione di Fuffo Ber-nardini, servì a ricomporre lafrattura con pubblico e critica.Le ribellioni, nel pallone, si di-spiegano al chiuso. Chi evadedalla logica, finisce nella gab-bia dell’indif ferenza.

LONTANO DA DOVE.Non è la prima volta che un Ct

decide di puntare sul gruppostorico. Così, a dodici anni daFrancia ‘98, i centrali dell’Italiapotrebbero essere gli stessi diallora. Cannavaro e Nesta. Ses-santanove anni in due. Ancheall’epoca, nel torneo dei ser-genti aggrediti dalla paura pri-ma del calcio di rigore, dei rim-pianti e delle staffette senza co-strutto, sostavano a guardiadell’area. Eventualità nonesclusa, benché lasciar fuoriChiellini appaia un’eresìa e ilcapitano attuale, impietosa-mente irriso in velocità damezza serie A, pecchi di rela-tiva affidabilità.

SABA E BEARZOT. C’èqualcosa di più, pare sussurra-re Marcello, che da un lato so-gna di parafrasare Saba, col si-garo in luogo della Savinelli nelblu di Viareggio: “Non chiedoaltro/ fumare/ la mia pipa in si-lenzio/ come un vecchio lupodi mare” e dall’altro, più pro-

saicamente, farsi ricordare co-me il Vittorio Pozzo del nuovomillennio. Per farcela, ben ol-tre la fortuna, incorniciata inuna battuta da balera di AldoAgroppi: “In confronto al culodi Lippi, quello di Sacchi era uncor iandolo”, avrà bisogno di ri-creare lo stesso spirito che neigiorni che precedettero l’im-presa del 2006, aleggiava nellatetra Coverciano. Una squadraassediata, con gli editorialistiche invitavano a tifa-re Ghana, aescludere Buf-fon, a non cre-dere per unsolo istante, aun’accolita

collusa senza redenzione conil peggio del nostro calcio.Quella volta, come nel ritiro diPontevedra, in Spagna, col Vè-cio, pronto a benedire il silen-zio stampa, la sindrome dellatrincea produsse rabbia giova-ne da incanalare in campo.Non è detto che ripetersi, conquattro anni in più nelle gam-be, offra lo stesso risultato. Lip-pi lo sa ma non dispera. Si af-fiderà alla testa. Alla voglia dis t u p i re .Sembra di leggere Arpino (chesu tenebre e spedizioni azzur-re marchiate dalla negatività,scrisse un volume attualissi-mo) “È sempre sull’anima che

cane. Segnando al ritmo balla-to nell’ultima prova, lasciarlo aterra sarà impossibile. Così,come accadde ad altri attac-canti non giovanissimi (Ana-stasi, Altobelli, il Paolo Rossidel deprimente Mexico ‘86,competizione in cui a Bearzot,l’esperimento nostalgia messoin piedi da Lippi, non riuscì), a33 anni, Toni potrebbe ritro-varsi titolare in Nazionale. Tas-sello di un meccanismo che co-nosce a memoria e a cui ha giàofferto soddisfazioni nonquantifica bili.

R I S C H I ATOT T I .Così, alla fine, a trionfare po-trebbe essere il paradosso.Con Totti e Toni, entrambi con-vocati e il primo costretto, per

posizione, utilità complessi-va, ginocchia messe a duraprova ed energie residue,a osservare il secondodall’angolo buio di unapanchina, ritagliandosimagari un prematuroruolo alla Altafini, giàprecluso a un ragazzopadre di 35 anni percui il viaggio rimarràun miraggio, Alessan-

dro Del Piero.Così il 3 marzo, in un’ami-

chevole dalla sede indefinita(Nizza o Montecarlo) madall’avversario, il Camerun,che spedisce dritti alle polemi-che di Spagna, alle inchiestegiornalistiche insabbiate e alpercorso che ci infilò tra i ner-vosi poliziotti in verde oliva delSantiago Bernabeu, i tre po-trebbero imbarcarsi per unamissione in prospettiva. Co-munque vada, il triplice gridodi Nando Martellini non lo ria-scolteremo più. E alzare laCoppa, sarà affare per fideisti,abituati a veleggiare ben oltrei confini dell’ottimismo.

SECONDO TEMPO

Berlinale tra Scorsese e PolanskiIL FESTIVAL PRESENTA IL PROGRAMMA, PER GLI ITALIANI C’È IL FUORI CONCORSO

di Anna Maria Pasetti

L a Cina aprirà, il Giappone chiuderà. E inmezzo, tra un atteso Scorsese e un ancor di

più Polanski, c’è un’Italia sparsa in varie sezio-ni, tranne una. Indoviniamo? Il concorso uffi-ciale. Al baffuto patron Herr Kosslick piace cosìe con amara evidenza va rilevato che nessuntitolo nostrano sia stato da lui ritenuto “concor -re n z i a l e ” tra i Principi della Berlinale numero60, che si celebrerà dall’11 al 21 febbraio. Il fe-stival, noto per anticonformismo anche comu-nicativo (il programma viene sbriciolato neimesi e non ufficializzato in un’unica conferen-za stampa semplificatrice) ha proprio ieri infor-mato su quanto sarà “in competition”, con qual-che coda da annunciarsi in dirittura di festival equesta, presumibilmente, non parlerà italiano.I giochi sono fatti, dunque. La non competitivasquadra tricolore prevede per ora cinque signo-ri, due notissimi come Ferzan Ozpetek e SilvioSoldini, tre meno noti ma più giovani come Lu-ca Guadagnino, Pietro Marcello e – notizia an-cora non ufficializzata dal festival – il deb Ales-

sandro Aronadio. L’aspetto curioso è che perOzpetek e Soldini, il direttore Kosslick si è quasiinventato una proiezione-evento: se Mine vagan-tidel regista turco ma ital-naturalizzato sfilerà suun tappeto rosso del tutto eccezionale perchénon previsto per gli altri film della medesimasezione, che è Panorama - Fuori concorso, Cosavoglio di più del cineasta osannato in Germaniaper Pani e Tulipani è posizionato in un conteni-tore chiamato Berlinale Special Gala. Sezioneche già l’anno scorso ospitò anche Ermanno Ol-mi col suo doc Terra Madre. Indice di grande ri-levanza data ai nostri, da veri e propri maestri.Purché fuori concorso. Chissà. Guadagninocon il suo Fe s t e n dal sapore viscontiano Io sonol’amore (visto a Venezia in Orizzonti) è nellasimpatica sezione Kulinarisches Kino (il cine-ma culinario) mentre il magnifico documenta-rio di Pietro Marcello, La bocca del lupo, si è me-ritato il Forum (la sezione dei nuovi talenti eforse la più interessante del festival) dopo avervinto il 27° Festival di Torino. L’esordiente Ales-sandro Aronadio porterà Due vite per caso conIsabella Aragonese e Lorenzo Balducci in Pano-

rama. Chi concorrerà dunque all’ambito Orsod’Oro della 60ma Berlinale? Non Martin Scor-sese in prima mondiale con Shutter Island nelfuori concorso della sezione principale, ma Ro-man Polanski sì: il regista, che ha terminato ilsuo The Ghost Writer mentre era agli arresti do-miciliari, ha accettato di buon grado di confron-tarsi con altri colleghi, anche esordienti. Comelui il cinese Zhang Yimou (San qiang pai an jing qi- Una donna, una pistola e un negozio di noodle), l’in -glese Michael Winterbottom (The Killer InsideMe) e il danese Thomas Vinterberg (Submar ine).In gara anche la bosniaca già Orso d’Oro nel2006 per Grbavica Jasmila banic (Na Putu - Suls e n t i e ro ), l’iraniano Rafi Pitts (Shekarchi - La cac-cia), il giapponese Koji Wakamatsu (Caterpillar),la danese Pernille Fischer Christensen (En Fa-milie - Una famiglia), gli americani Noah Baum-bach (G re e n b e r g ) e Rob Epstein (H ow l ), il tede-sco Oskar Roehler (Jud Süß - Film ohne Gewissen) ibelga-francesi Benoît Delépine, Gustave deKervern (M a m mu t h ) e il cinese Wang Quan’an,Orso d’Oro nel 2007 per Il matrimonio di TuyaconTuan Yuan (Divisi insieme) che aprirà le danze.

DE L US I O N E Baarìaè fuori dagli Oscar

N on è bastata la campagna americana, il ricordo di“Nuovo cinema Paradiso”, la prima positiva rea-

zione del pubblico. Giuseppe Tornatore non ce l’hafatta. Baarìa è fuori dall’O s c a r.Il risultato della prima pre-selezione (la cinquinadefinitiva verrà svelata il 2 febbraio, mentre la con-segna delle statuette è prevista per il 7 marzo) nonha considerato meritevole di concorrere l’af frescostorico del regista siciliano.I nove film rimasti in lizza per l'Oscar per il migliorfilm straniero parlano lingue diverse. El secreto deSus Ojos (Argentina), Sansone e Dalila (Australia),The World is Big and Salvation Lurks around thecorner (Bulgaria), Un profeta (Francia), Il nastrobianco (Germania), Ajami (Israele), Kelin (Kazakhi-stan), Winter in Wartime (Olanda), The Milk of Sor-row (Peru) di Claudia Llosa, già Orso d’oro a Ber-lino.Le pellicole in gara erano sessantacinque. Per Tor-natore, che aveva spesso definito Baarìa (costato 25mln di Euro) il film della sua vita, una delusioneinattesa.

A l e s s an d r oNesta

(FOTO ANSA)

Il Ct ci ha ripensato, avevadetto “Non li convocherò”ma la modestia della Serie A,lo ha fatto recedere dalproposito iniziale

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Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 17

LIBRI& DITTATURE, ANIMALI E GUERRE CIVILI

WEEKEND di Biondi, Collo, Colasanti, Pagani, Pasetti, Pontiggia

Manuale di sopravvivenza

MARZABOTTOMAI COSÌ VERA

¸CinemaDa vedereèèèèDrammatico/ItaL’uomo che verràDi Giorgio Diritti. Con Maya Sansa eAlba RohrwacherPremiato al Festival di Roma, L’uomoche verrà porta sul grande schermo informato famiglia, quella della piccolaprotagonista Martina (Greta ZuccheriMontanari, bravissima), la strage diMarzabotto - Monte Sole, dove il 29settembre 1944 le SS scatenarono unarappresaglia senza precedenti, truci-dando 770 civili, per lo più bambini,donne e anziani.Interpretato da Claudio Casadio, Ma-ya Sansa e Alba Rohrwacher, parlatonel dialetto bolognese dell’epoca, sup-portato dalle testimonianze dei so-pravvissuti e da una fedele ricostruzio-ne storica, l’Uomo di Giorgio Dirittinon viene per le ragioni della Storia (ilrevisionismo, peraltro inviso al regista,non è opzione pertinente), ma in ra-gione delle storie private, umanissimedi una civiltà contadina qui falcidiata daSS imberbi, attraversata dai partigianiche chiama “ribelli” e comunque de-stinata all’estinzione: meno efferata,ugualmente ineluttabile. Dando segui-to alla cifra antropologica e stilisticadell’esordio-cult Il vento fa il suo giro,

Diritti non cerca la (sovra)scritturaideologica, né si issa sulle spalle dei gi-ganti del cinema bellico, perché saturala strage, ma lascia il sangue nel fuo-ricampo. Viceversa, il regista dribbla ilNovecento di Bertolucci per “ripete -re ” la lezione del suo maestro Olmi -più lateralmente, dei Taviani - e trovacon pudica intensità i volti, splendida-mente inattuali, persi dalla Storia el’elementare, crudele verità dell’homohomini lupus, nutrita di mala educazio-ne (i giovani de-formati dal nazional-socialismo), razzismo e quell’intentodi sopraffazione chiamato istinto diconservazione. Ma questo passato chenon passa preserva una neonata spe-ranza, “che tra 500 anni – dice Diritti -la guerra possa essere considerata unreperto storico”. E’ questo l’uomoche verrà? Capolavoro. (Fed. Pont.)

èèèCommedia / USATra le nuvoleDi Jason Reitman. Con George Clooney,Anna KendrickPer Juno l’Oscar se lo prese la sceneg-giatrice Diablo Cody –vedere Jennifer’sBody per capire quanta (poca) farinafosse del suo sacco…- e Tra le nuvole aiGolden Globes è rimasto a secco: perfortuna, i premi passano, alcuni film re-stano. Come questo, che ha un titolopoco fedele a Jason Reitman: figlio delpapà dei Ghostbusters, fa cinema con

meticoloso pragmatismo e disinvoltasapienza, manco fosse il trolley portatoin giro per il cielo dal suo adorabile ba-stardo George Clooney, tagliatore diteste a tempo pieno, amante occasio-nale e sporadico membro familiare. Finqui, almeno per lui, tutto bene, ma ladoppia crisi, economica e sentimentale(Vera Farmiga, come dargli torto…), glifarà scoprire non un altro, ma sempli-cemente il mondo, quello che non ha ipassepartout per ogni porta, né rincor-re il primato da frequent flyer quale(unica) ragione di vita.Al Festival di Ro-ma, Clooney ha gigioneggiato (“An -ch’io sono stato licenziato un sacco divo l t e …”), ma da persona intelligentequal è avrà baciato i piedi al buon Jason,che gli ha regalato il ruolo di una car-riera, rivestito delle sue belle apparen-ze e abitato da deprimenti pochezzeper incarnare il mix che ci ha mandatoin crisi globale. Drammaturgicamenteperfetto, Reitman non cede nemmenoall’happy ending e Tra le nuvole… t rov al’arcobaleno. (Fed. Pont.)

Da non vedereèCommedia / USANineDi Rob MarshallCon Daniel Day-Lewis, MarionCotillard, Penélope Cruz, Judi Dench,Nicole Kidman e Sophia Loren

Nine, ovvero “9” forti perplessità sulmusical di Rob Marshall. Uno: non ba-sta giustificare lo svuotamento dei sa-pori felliniani dietro l’etichetta di“non-remake del capolavoro inimita-bile del Maestro, 8 ½”, che resta la fon-te di ispirazione del musical on stage dacui –comunque - il film è tratto. Due: lastruttura binaria narrazione/canzo-ne-coreografia troppo reiterata è ga-ranzia di noia totale se non è interval-lata da momenti di creatività registicadi spessore. Marshall lo fece già in Chi-cago ma l’ensamble in quel caso risultòpiù piacevole. Tre: quasi tutte le per-formance coreografico-canore sonosotto tono, lontano dalla migliore of-ferta del musical contemporaneo(esempi, Moulin Rouge, Across theUniverse..) ma anche del moderno vi-deoclip. Quattro: Daniel Day-Lewis(Guido Contini) non voleva fare il film.E si vede. Cinque: anche Nicole Kid-man sembra disinteressata al suo ruo-lo (l’attrice Claudia, evocazione piùEkberg che non Cardinale) e non gio-va. Sei: ad eccezione di Marion Cotil-lard (Luisa) – l’attrice più cool del mo-mento e certamente la più dotata mu-sicalmente delle Nine-girls – l’i n t e rocast funziona solo parzialmente. Inclu-sa “mamma” Sophia Loren più iconagiustapposta alla memoria che artistavalorizzata. Sette: i dialoghi, arbitrariemescolanze tra italiano e inglese stra-namente accentato, sono piuttosto ir-

ritanti. E si immagina non solo al pub-blico italofono. Che invece percepiscecome ridicolo quanto al numero Otto,ovvero i ritornelli italiani delle canzoni:al limite del non-sense. Numero Nine:come acutamente recensì il New YorkTimes, l’atmosfera finto-tricolore vei-colata dal film di Marshall ha un moodpiù di “Berlusconesque” che non deitempi in cui l’Italia, seppur difettosa,profumava ancora di dolce vita..A. M. Pasetti

èFantascienza / USAIl quarto tipoDi Olatunde Osusanmi. Con MillaJ ov i c i c hNel 1972 fu stabilita una scala di misuraper i contatti con gli extraterrestri: ilrapimento è un incontro ravvicinatodel quarto tipo. Olatunde Osunsanmi,alla seconda prova dopo The Cavern,questo sci-fi horror è ambientato aNome, Alaska, dove negli ultimi 40 an-ni cittadini sottoposti ad ipnosi regres-siva dichiararono di aver incontrato glialieni, preceduti dall’apparizione di ungufo bianco...A investigare è la psicologa AbigailTyler (Milla Jovovich, bella e basta), chescoprirà terrificanti rivelazioni, sup-portate (?) da interviste e inediti ma-teriali di repertorio. Mockumentarypretenzioso nelle intenzioni e timidonegli esiti che passa inosservato, senzafar paura a nessuno. (Fed. Pont.)

il disco di dente

è GRANDADDYThe Sophtware SlumpFango e metallo, tastiere dicomputer nella sabbia,atmosfera post-qualcosa,tecnologia retrò, spazio,campagna, robot, montagne,nostalgia, tramonti, vecchivideogiochi da bar,rassegnazione, apocalissetecnologica, voli, terra eplastica. Questo è quello chevedo quando sento TheSophtware Slump, registratonell'anno 2000 d.C. aModesto, California. Ilsecondo lavoro deiGrandaddy, band scioltasi nel2006, è fatto di canzonispace-folk, di suoni sinteticie chitarre acustiche, di testimalinconici e visionari, unasorta di Space Oddity delnuovo millennio, qualcuno,addirittura, dice sia l'erede diKid A dei Radiohead. Sipassa da canzoni dilatate,elettronica spaziale epianoforti terrestri, a piccoligioielli di elettricità pop, avocoder modificanti e vocimagnetiche di annunciregistrati. La sensazione èche il cantante folk, quellocon la camicia scozzese e glistivali, col pick-up e la barbalunga, abbia scoperto latecnologia, ma non quella delsuo tempo, quella divent'anni prima e la usi amodo suo.Ci sono canzoni checommuovono perl'atmosfera che riescono acreare, per le straordinariemelodie della voce e la graziadegli arrangiamenti, e questosuccede anche quando siparla di Jad, l'umanoide, unrobot costruito, amato ecoccolato che, quando vienetrascurato dai suoi inventori,si sbronza e si uccide.Insomma un disco persognatori e amanti dellabuona musica. La malinconiasi può anche immaginare e iGrandaddy l’hanno fattob e n i s s i m o.

LO SGUARDO DI LLAMARAZES SUL FRANCHISMOE LE MEMORIE DI CARLA VERBANO SUL FIGLIO VALERIO

CD in u s c i ta³è VA M P I R EWEEKENDContra (XL)Esce il secondo album delquartetto di New Yorkmolto atteso e moltolodato dai critici musicali.C’è un gran lavoro diritmiche, quasi ossessivo.Scomodare però i TalkingHeads o il capolavoro Mylife in the bush of ghosts diByrne e Eno paree c c e s s i vo.Qualcuno già parla di discodell’a n n o.L’album è gradevole ma atratti indigesto, come quasitutti i dischi mediocri uscitidall’inzio dell’a n n o.Se si sceglie il male minore,siamo alla frutta.

è BADLY DRAWNBOYIs there nothing Icould do?Damon Dough aka Badlydrawn boy confeziona unacolonna sonora per Thefattest man in Britain e,ancora una volta, sidimostra un gigante.La title-track ricorda ilmiglior Morrisey: c’èun’intensità rara ecommovente che non sitrova in nessun altro disco.

(Guido Biondi)

re, con piccole, sempliciazioni quotidiane, alla diffici-lissima battaglia per una piùampia coscienza animalista.

èèèè / Da rileggereRomanzoLUNA DA LUPIJULIO LLAMAZARES,trad.TuttoEuropa, PASSIGLICome promesso nel 2009,torniamo su questo autore –nato a León nel 1955 – sven -turatamente poco cono-sciuto in Italia ma degno dellamassima attenzione. DopoLa pioggia gialla, Llamazaresha scritto quest’altro breveromanzo di rara bellezza eintensità: nessuno aveva mainarrato le vicende di quei mi-litari dell’esercito repubbli-

cano che all’indomani delcrollo del fronte delle Astu-rie si ritrovarono intrappo-lati in territorio spagnolo, eche vissero per mesi – alcuniper anni – nascosti in mon-tagna, nelle miniere abban-donate, ricercati, persegui-tati, la più parte torturati epoi uccisi, abbandonati al lo-ro tragico destino anche daifamiliari – essi stessi vittimedelle rappresaglie del regime–, e che tentarono di portareavanti una resistenza impos-sibile contro la trionfante esanguinaria dittatura di Fran-co. Come dei lupi feroci e fe-riti, appunto. Un libro teso,durissimo, mai autoreferen-ziale, senza una parola ditroppo. (Paolo Collo)

rio Verbano fu ucciso in unacasa del quartiere Vescovio,a Roma, il 22 febbraio 1980,mentre fuori dalle finestre,nelle strade, con rossi, neri epezzi di stato in conflitto, fi-schiava la bufera di una guer-ra civile. Uno sguardo sem-plice, mai rassegnato, anali-tico e sentimentale al tempostesso, su una pagina di storiarichiusa troppo in fretta.(Ma. Pa.)

èèèEtologicoGabbie vuote, Sonda

Tom ReganL’autore è professore di filo-sofia presso l’università dellaNorth Carolina e, soprat-tutto, leader intellettualedell’ARA (Animal Rigts Ad-vocates). Un libro che vuolerispondere alle più elemen-tari domande sui diritti deglianimali e sulla loro difesa. Unlibro contro “la guerra nondichiarata che gli umani con-ducono verso gli animali”.Per capire che ognuno di noi,anche senza dover diventarenecessariamente vegetaria-no o vegano, può contribui-

èèè / Da leggereStoricoSogni e pietre, trad. R.Belletti, VolandMAGDALENA TULLIPolacca, psicologa e tradut-trice (tra gli altri, Proust eCalvino), Magdalena Tulli faparte di quella fitta schiera discrittrici “risor te” dopo lacaduta del Muro di Berlino.Sogni di pietre è la storia diuna città, Varsavia, microco-smo chiuso, della sua cresci-ta, dei suoi cambiamenti, del-le sue impreviste trasforma-zioni. Città di sogni e soprat-

tutto di incubi, come la Me-tropolis di Lang, Gotham Ci-ty, o la Los Angeles di BladeRunner. Dove ogni edificio èun “ricettacolo di inquietu-dini”, dove ogni porta “po -trebbe rivelarsi la peggioredelle uscite”… (Pa. Co.)

èèèMemorialisticoSia folgorante la fine,RizzoliCarla Verbano/AlessandroCapponiUna madre, un figlio,t re n t ’anni senza verità. Vale-

A RT E

LA MEMORIA DI USTICAE UN DC 9 FIRMATO BOLTANSKIN ella settimana in cui molti raggiungeranno Bologna

per ArteFiera (29-31 gennaio) suggeriamo la visitaall'installazione permanente di Christian Boltanskipresso il Museo per la Memoria di Ustica.L’artista francese, presente fino al 21 febbraio nell’i m-menso Grand Palais di Parigi con la spettacolare “Pe r-sonnes” e contemporaneamente tenuto ‘sotto control-lo’ 24 ore su 24 per volontà di un collezionista, haconcentrato per tutta la vita l’attenzione sul tema dellamemoria. E’ dunque a lui che l'Associazione dei Parentidelle Vittime della Strage di Ustica ha affidato, nel2007, il compito di accompagnare la difficile, indi-geribile, visione del relitto del DC9 abbattuto il 27giugno 1980 mentre si dirigeva verso l'aeroporto diPaler mo.Più che ricordare il passato delle vittime, Boltanski èriuscito a bloccare la memoria del loro futuro spezzato.Ha nascosto in nove grandi casse nere le decine oggettipersonali appartenute ai passeggeri e lavorato solo at-torno all’angosciante carcassa del velivolo. Né fotogra-fie né nomi, solo voci astratte che emettono i probabilipensieri di un futuro interrotto e lungo il ballatoio spec-

chi neri dove ognuno può ri-flettersi. Infine, appese soprai frammenti dell’aereo, 81 luciche si accendono e si spen-gono al ritmo di un respiro.Museo per la Memoria di Ustica,via di Saliceto 3/22, Bologna. Ora-rio: merc, sab e dom 10-18 (30genn 10-24 e 31 genn 10-20).

di Claudia Colasanti

SECONDO TEMPO

Giorgio Diritti,autore di “L’uomo

che verrà”, giàpremiato al Festival

di Romae l’installazione sullatragedia aerea del Dc

9 Bologna-Palermodi Boltanski

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S M A RT ¡TIMEa cura di Eugenia Romanelli smar [email protected]

SACRO & PROFANO

IL TEATROÈ CLASSIKO

Stasera a Bologna EvaRobin’s rilegge Goldoni

Timida, gentilissima, unavoce piena di mitezza e ri-spetto, lo sguardo maiminaccioso. Eva Robin’s

è così, educata. E poi, brava sulpalco. Se non l’avete mai vistarecitare, stasera vale la penamirare al closing de “La locan-d i e ra ” (teatrodipisa.pi.it), re-duce da cinque mesi tra i festi-val più prestigiosi: “Non sonostanca, ogni volta per me è undebutto, ogni teatro indimen-ticabile, ogni pubblicoun’emozione. Dal Peccioli, al-la Versiliana abbiamo ricevutoscrosci di applausi e per mevalgono più delle belle paroledella critica”. Chissà come si faa intervallarsi tra il teatro clas-sico e quello sperimentale,quasi in contemporanea:“Chissà come si fa a dubitaredelle mie capacità bifronti”, ri-dendo di gusto. Uno a zero perlei, naturalmente, eppure civuole stoffa per ritrovarsi a no-vembre nuda per Beckett (in“Giorni felici”, per il ventenna-le della morte) e a gennaio inuna casta Mirandolina perun’opera immortale, banco diprova che, solo in Italia, haavuto edizioni firmate dai piùimportanti registi, da Viscontia Strehler: “In effetti quest’in-cursione nel teatro classico èstata una bella sfida per me,abituata a lavorare con le folliesurreali di Adriatico, il registache mi ha portata alla Biennaledi Venezia reinterpretando“Le serve” en travesti o che miha trasformata con “Fr igo”. Maho imparato tantissimo, fareteatro in sale da 1200 personea botta temprerebbe chiun-que. E comunque la mia Miran-dolina non è casta per niente”.Ossia? “Come mi dice sempreBuscemi, il regista, ho reso se-xy quel personaggio. E pensa-re che a me è costato un fati-coso lavoro di lima dover ridi-mensionare il mio naturale ap-peal di cui spontaneamenteinondo tutto”. La seduzione:uno strumento che ha usatoper farsi avanti nel mondo? “Sì.Sono cresciuta nel bisogno disedurre per esserci. Ma poi,mettendola al servizio dei per-sonaggi gli ho dato naturalez-za e io l’ho trovata. Adesso rie-sco a governarla e non è più leiche governa me: sul palco, nel-la vita”. Senza dubbio (verifi-cate coi vostri occhi stasera)stiamo parlando di maturità:“Il teatro mi ha insegnato tantecose per la vita di tutti i giorni:equilibrio, per esempio. Cosache tv e cinema non fanno, co-stringendoti a strafare. Il con-tatto col pubblico ti educa allarelazione, con il successo, con

te stesso, con gli altri. Umiltà.Il cinema non ha mai la fluiditàdi un discorso, sempre tutto èrotto dai ciak. Il teatro mi hadato sicurezza nella vita”. Co-me passa il suo tempo libero?“Libera godendo di cose libe-re ”. Esempi? “Lars von Trier,Mozart, Cattelan”. Però, legge-rina! “Secondo me è necessa-rio per la salute mentale averein casa il dvd di “Antichr ist”, ilcd del “Requiem”, un catalogodi Cattelan. E poi non credo sipossa vivere nel mon-do contemporaneosenza aver godutol’arte eccentrica delCastello di Rivoli o diPunta alla Dogana, aVenezia: si parlad’amore, di morte, disesso, della paura percome ce la rappresen-tiamo oggi”. Qualco-sina di un po’ più leg-gero? “Romeo e Giu-lietta, Prokofiev. E Va -nity Fair, che unisce ilglam al respiro inter-

nazionale. E poi l’istallazionedi Jan Fabre. Indimenticabile.L’ho vista quest’estate, allaBiennale di Venezia. Mi piac-ciono gli artisti coraggiosi, tra-sversali, quelli che non si esau-riscono nella provocazionema che la provocazione la usa-no per cercare e creare mondinuovi. Partecipando alleesplorazioni di queste speri-mentazioni credo che si possacontribuire alla nostra evolu-zione”.

èAVA N G U A R D I EIl rifiuto dell’ar te

G e n ova . Può il rifiutodiventare arte? Può: lo hadimostrato Serge Van De Put con la sua scultura espostaalla Biennale di Venezia 2009, un gigantesco elefante creatocon copertoni usati. E prima di lui lo hanno detto, forsecon meno chiarezza di quanto fa questa mostra, in tanti:pensate all’Arte Povera. Pensate ai cessi di Salvador Dalì.Nobili antefatti dunque (se vi piacciono il Surreale o glistracci di Jannis Kounellis) per “Dumping Art o Arte dellaDiscarica/dalla discarica al riciclo: arte a tuteladell’ambiente”, visitabile al Palazzo Ducale di Genovaancora per pochi giorni, fino al 31 gennaio (dalle 14 alle19). L’idea è venuta a due artiste, Elena Boschieri edElisabetta Lodoli, che hanno anche inventato Artelier, dovesi tiene la mostra di opere create almeno in parte conrifiuti in cui espongono artistigiovani e, verificate, talentuosi. AlPorto Antico è esposto l’elefantedi Van De Put.

Artelier, Palazzo Ducale, piazzaMatteotti 32r, tel. 0105451391

Amanda Freiburgf re i b u r g @ b a z a r we b. i n fo

PERCORSI

C ari lettori, questasettimana mi sono

imbattuta in “Città diTra n s i z i o n e ” ( m ov i m e n t oambientalista irlandese, dal2005) e “Movimento per laDecrescita Felice” (Italia, dal2000). E se l’e voluzione,invece, fosse la capacità dicontenere? E se crescere fosse un movimentoorizzontale (come l’amore, intendo, cioèdistributivo) invece che verticale (peraccumulazione)? E se il bisogno, invece chefrustrazione, fosse leva per un cambiamento

rigenerativo? Anche se puòsembrare eccentrico in unmomento di feroce crisiinneggiare al deconsumismo, conCacciari (sett. 2009) sospettol’ingenuità dell’equazionecrescita=evoluzione (“In natura iprocessi che hanno una curva dicrescita esponenziale sono solole metastasi cancerogene”):

perchè è vero che qualunquesistema vitale ha unandamento ciclico. Senzaandare a scomodare il rapportoStern sulle catastrofiambientali (2007) o ledolorose relazioni deglieconomisti, intanto,l’acquisizione del concetto di

limite può tornare utile a tutti: la riconversioneecologica del nostro stare al mondo (quella chel’amministrazione Obama chiama clean-tech) eun pochino di de-globalizzazione (non saltatesulla sedia) forse ci aiuterebbero a recuperareun po’ di contatto con un “sè” (privato ecomunitario) capace di rafforzare qualunquegesto contingente in qualunque tipo direlazione con sereno governo delleconseguenze. Riconcettualizzare l’idea dibenessere significa usare in modo diverso ilmodello di rete (acquisito proprio conl’esperienza della globalizzazione): il mio statovitale interdipende da quello di tutti gli altri. Ese è vero che competizione e rendimento sono

utensili ormai d’antiquariato, allorastiamo parlando di uno stile di vitabasato sulla reciprocità (riuso,riciclo, condivisione) e di unabiodiversità culturale capace dilimitare il flusso di entropiaaumentando la resilienza (lacapacità di adattamento). Leggetevi“La decrescita felice” (M. Pallante) eil blogh t t p : / / i o e l a t ra n s i z i o n e . wo rd p re s s . c o m / .

pensieri di cuoreY

Ho bisogno di felicità

E SE DECRESCEREFACESSE MEGLIO?

Pa r t e c i pa r eF A’ LA COSA GIUSTA... CON IL CRITICAL FASHION

M i l a n o. Moda ma anche modi. Perchéquando un tessuto è morbido eavvolgente, colora il corpo di unavibrazione benefica se le mani che lohanno prodotto sono felici di averlo fatto.In realtà il settore deltessile-abbigliamento è tra le filiere piùcolpevoli di violazioni dei diritti umani edel lavoro in tutto il mondo. Ci si ammalae si muore più tra telai, macchine da

taglio e vasche da tintura efinissaggio, che in trincea. AMilano, capitale della modaitaliana, dal 12 al 14 marzo,spazio in passerella alla “Criticalfashion”. La settima edizione di“Fa’ la cosa giusta!”,mostra-mercato pioniera dellebuone pratiche, dalle filierecorte alla green economy, dedicala sua sezione speciale alla modabella e giusta. In mostra aziende,stilisti e associazioni cheesaltano l’estetica, lo stile e letendenze con le qualità etiche divestiti e accessori.

http://falacosagiusta.terre .it/

Monica Di Sistod i s i s t o @ b a z a r we b. i n fo

C a r taLE IMMAGINI DEL VIVERE

Fosse ancora vivo,Mario Tobino in questi giornicompirebbe 100 anni. Grazieanche al catalogo della

mostra celebrativa (in esposizione al PalazzoPaolina Bonaparte di Viareggio fino al 31) con foto,quadri e documenti che lo ritraggono, possiamoimmaginarcelo malinconico, dopo i festeggiamenti,rientrare nelle due stanzette di psichiatra delmanicomio di Maggiano, rifugiarsi nella solitudineche lo caratterizzò e sorridere ai suoi matti. Orapossiamo dirlo: Tobino è tra i 10 grandi scrittoriitaliani del secondo '900. E, tra questi, il piùprovinciale, nell'accezione positiva del termine:genuino e impulsivo, capace d'odio perché primad'amore, letterato autobiografico senza sconti perse stesso. In una società di sedicenti normali e di

intruppati in idee-massa, si sentì sempre Il clandestino. E, come dicequi il poeta Vittorio Sereni, ebbe l'intuizione che “il male siadell'intelletto, non degli affetti”.

“Le immagini delv i v e re ”, a cura di M.Ciccuto - EdizioniPolistampa, 14 euro

Ciro Bertiniber [email protected]

MondiGUERRA ALLA TERRA

Pa d ova . SherwoodOpenArt apre il 2010 con lestorie-inchiesta sulle guerre per le risorse: l’acqua nelconflitto israelo-palestinese, il litio nel Salar Uyuni inBolivia, il petrolio nel Delta del Niger, la posizionegeografica strategica per il transito di petrolio e gasdell’Afghanistan. Per conoscere conflitti che spesso ciappaiono troppo distanti per indignarci: “Con i poveridella mia terra, con la vista triste di un bambino che va adormire affamato, con l’ignoranza, frutto della miseria,capii che il mondo non è solamente mio” (T. De Mello).Prima della presentazione, aperitivo con Alessandro

Grandi (PeaceReporter) e con lanarrazione multimediale della GazaFreedom March (spazio culturale diR a d i o S h e r wo o d ) .

Domani h. 19.30: “Guerra alla terra. I conflitti nel mondo per laconquista delle risorse” di PeaceReporter, a cura di MasoNotarianni, prefazione Gino Strada (Edizioni Ambiente). Info:sherwood.it, peacereporter.net

Lorenzo Bottonb o t t o n @ b a z a r we b. i n fo

è VISIONIPer gli occhi: carta e video

Un regista spuntato, prigioniero delle major e delbrand Spider-Man. Così ormai si sparlava di lui. Balle. SamRaimi è ancora un horror-maker di talento e “Drag me toHell” un ritorno perentorio, un concentrato esuberantedi satira sociale, violenza ludica e humor regressivo. Ilremix suona alla perfezione grazie ad un sound designterrorizzante che il DTS 5.1 restituisce in tutto il suosplendore .Di ossessione del controllo racconta invece “Le carte diKu b r i c k ”, il bel volume edito da Sellerio che raccogliemanifesti, fotobuste, pressbook dei suoi capolavori etutto il materiale marketing e merchandising che Kubrickvagliava e approvava personalmente. Il primo ad avereintuito in anticipo che il sogno del “regista totale” sinascondeva nella cura di ogni dettaglio.

Drag Me to Hell, Medusa HE, 14.99; Le carte di Kubrick,Sellerio, 35 euro

Roberto Pisonip i s o n i @ b a z a r we b. i n fo

In alto Eva Robin’s (foto di F.Silvi). In basso un’opera di

Margherita Levo Rosenberg

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Giovedì 21 gennaio 2010

Da non perdereCC

èPA D O VAPorsche Live. Pensieried altri suoniTre serate di musica e teatropromosse da Porsche Italia ededicate all'Africa nel segnodella solidarietà. Si cominciastasera al Teatro Verdi con unmonologo di Lella Costa e iljazz della Civica Big Band perAIDOS, cui andrà il ricavatodella vendita dei biglietti. Il 22incontro con lo scrittoresudafricano Zakes Mda. Il 23chiude la poetessa sudafricanaNapo Masheane. Info:0498292911

èTRIESTERassegna internazionaledi video arteDa stasera per una settimanaalla Stazione Rogers (nuovospazio della culturacontemporanea sorto dallariconversione di uno storicodistributore di benzina) via per“Catodica”, un’orgia di videoarte (catodica.com)

èPA R M ALa diversità a teatroSabato in scena “Ser vizioIncluso”, spettacolo dellaCompagnia Instabile, unprogetto di teatro promossodalla Cooperativa SocialePartinverse che integrapersone provenienti dacontesti sociali come il CentroPsico Sociale o il campoNomadi di Mantova, e personevolontarie di diverse età pervalorizzare la diversità inambito artistico (Info:0521.243377).

èVIAGGIO IN INDIAMaha Kumbha MelaDal 29 all’8 febbraio, inoccasione del MAHAKUMBHA MELA, evento che siripete solo una volta ogni 12anni, un viaggio speciale in Indiacon Amadio Bianchi ed EmyBlesio (1360 euro). Info:http://www.cysur ya.milano.it/viaggi.html

èBANDOArti performative UEDomenica scade il bando per ilcorso di formazione “Tr a i n i n gProgramme for Programmerson the Move” nell'ambito diSpace, la piattaforma europeache unisce istituzioni culturalidi dieci diverse nazioninell'intento di stimolare lacircolazione delle artiperformative in Europa(enteteatrale .it).

èBOLOGNAPrimo bando indiesDomani h. 14,30 il dirigenteANCI Vincenzo Santoroillustrerà a tutte le etichetteindipendenti comepartecipare, insieme ai propriComuni, al progetto“Interventi a favore dellaproduzione musicale giovanileindipendente” a sostegno delleproduzioni indies (anci.it).

èROMAStarnuti compulsiviDue mesi fa è balzato allecronache degli Stati Uniti,facendo poi il giro del mondo, ilcurioso caso di LaurenJohnson, 12 anni, vittima dellarara sindrome denominata“starnuto a mitraglia” che nonle permette di smettere distarnutire. E’ la storia scritta daGiuseppe Manfridi, in scenafino al 31 al Piccolo TeatroCampodarte (Info: 3472926032)

èMILANOMy Sunshine - Venezia2009Alla galleria Federico Luger è inmostra il macedone NikolaUzunovski: fra arte e scienza,visionarietà e attenzionesociale, sentimento etecnologia (federicoluger.com)

LOVE ME FENDER

ARTE VISUALEE SONORANicola Di Caprio

dall’Emilia a Pescara

Sbrigatevi perché il 31chiude “Love mi Fender”,la mostra curata dall’intel-ligente Luca Beatrice al

Museo della Musica di Bolo-gna. Vale davvero la pena, so-prattutto per gli amanti dellachitarra elettrica (lo ricordia-mo, la mitica Fender era suo-nata da mostri sacri come JimiHendrix, The Who, Deep Pur-ple...) e per chi è appassionatodi arte contemporanea “spor-ca”. Già, perché il tema è lacontaminazione tra arte visivae sonora, parola dell’a l ch i m i -sta per eccellenza, Nicola DiCaprio: “Mixare le arti è dasempre il fulcro del mio lavoroe colpire lo spettatore con sti-moli a propulsione sia musica-le sia d’immagine è per me ilmassimo dell’attività creati-va ”. Per forza, visto che Di Ca-prio è un batterista attivo:“Non ho mai smesso di prati-care musica e a furia di vederei suoni entrare prepotente-mente nelle mie opere, ho de-ciso di affrontarli e la mia arte èdiventata piena, matura”. Trastrumenti d’epoca e ritratti dicompositori ottocenteschi,sbucano i contributi postmo-

derni di Pablo Echaurren, Fau-sto Gilberti, Daniele Girardi,Hubertus von Hohenlohe,Bartolomeo Migliore, ecc. Macontaminazione è anche a Pe-scara, dove Di Caprio esponeil suo video “Thin Tape Waltz”(c’è un nastro abbandonatoper strada che il vento di NewYork fa ballare sull’i n c re d i b i l epartitura per batteria “Dr umAlso Waltzes”, composta daMax Roach e suonata da BillBruford). Dall’irriverente Bea-trice (che tratta l’arte comemerce) al MuseolaboratorioEx Manifattura Tabacchi diCittà di Sant’Angelo: “Mi piac-ciono i tentativi che avvicina-no l’arte alle persone scaval-cando le lobby delle gallerieche ormai parlano solo agli ad-detti ai lavori creando èliteche con l’arte non c’e n t ra n onulla. La galleria di Sant’A n ge -lo è curata da artisti, non ci so-no intermediari”. E pensareche c’è stata talmente tanta af-fluenza che hanno prorogatola mostra (“Sight 9/10”) di duesettimane (6 febbraio): “Tra n -ne Napoli, al sud non ci sonomolti posti dove fruire artecontemporanea e la gente,

quando la trova, ne ha fame”.Un artista davvero libero, tan-to che: “Mi chiamano moltigiovani che vogliono farmiesporre in gallerie improvvi-sate o acquistare a pochissimomie opere: a differenza deimiei colleghi, che si sentonosqualificati, io accetto sem-pre, per me l’arte deve spar-gersi il più possibile”. Lo ricor-diamo, Di Caprio, fondatore di“Super teste” (progetto musi-cale tra post-rock, jazz e avan-guardia, aperto all’arte con-temporanea), ha donato allagalleria d’arte Web “BazAr t” ilmultiplo d’autore della suaopera “Mabuhay rocknroll”per venderla al costo di un

paio di scarpe: “L’arte su Web,l’arte impura, sociale, colletti-va, quella che si genera e rige-nera spontaneamente diffon-dendo se stessa, mi affascinatantissimo. Sono un cultoredel pop nel senso più letterale:tutti devono avere la possibi-lità di fare esperienza di arte,di entrarci in contatto. Le col-

lezioni private hanno reso l’ar-te morbosa, l’hanno usata perdefinire uno status invece cheper evolvere”. Niente malenemmeno il suo libro “SecondSkin”, 320 pagine di foto digente comune fotografatamentre indossa una T-shirtcon il musicista o il gruppoprefer ito).

PERCORSI

èQUEERSoap in rosa: vince chi la trova!

Per tutte le donne che sanno chenon si vive di solo “L Word”: scovated ov ’è finita “The Complex”, una soapbasata sulla vita di cinque lesbiche chevivono in un condominio, il Complexappunto, di Hollywood. Visibile fino apoco tempo fa su Web(thecomplex.tv), oggi è sparita. Chiriuscirà a trovarne le puntate si godràuna storia, parola delle produttrici,dove "c'è molto sesso, dramma,commedia, vicende amoroseintricate". Le avventure di Kaya lafemme incasinata, Kate la cowgirl,Alex la ragazza yoga, Michelle laragazza della porta accanto e Dylan lasexy butch sono ruvide e intriganti,cupe e languide, maledettamenterealiste, ovviamente sexy edecisamente dark. Un assaggio titllantesu youtube soddisferà tutti I palati,lesbici e non. Buona caccia e attentialle false piste.

youtube .com/watch?v=w-1FAjb_eNM

Helena Velenah e l e n a @ h e l e n ave l e n a . c o m

Pratiche bestialiCOMINCIAMO A CAVALCARE?

E’ spar tano ma riportapressoché tutte le informazioni in materia di cavalli che uno andrebbea cercare sul web. Parliamo di equitazione.net, un sito, volutamentebasico nella grafica, che spazia dalla storia dell'equitazione all'anatomiapassando in rassegna tutte le andature e con una sezione abbastanzatecnica senza essere tuttavia incomprensibile. D'altra parte chi aprequesta pagina certo è alla ricerca di informazioni specifiche: esiste unlink al “cavalcare in acqua”, oltre ovviamente alle aree dedicate allediverse monte (preferite all'inglese o western?) e al grooming, ovveroalle pratiche di pulitura e strigliatura. Insomma, benissimo per partiree farsi un'idea generale con cui poi andare ad approfondire. Il mioconsiglio? Cavalcare: con cavalli veri…

equitazione .net

Margot Franckf r a n c k @ b a z a r we b. i n fo

Tacchi a spilloSPAZIO ALLE NUOVE GENERAZIONI

Fino al 3 marzo per iscriversi a “Healthy Mothers,strong World: The Next Generation of Ideas forMaternal Health”, la competizione lanciata dalla TaskForce per la Salute Materna delle Ong Engenderhealthe Ashoka Changemakers. Obiettivo: selezionare 16giovani “Campioni/esse della salute materna” con ideeinnovative per migliorare la salute sessuale eriproduttiva nei paesi in via di sviluppo. Per i/levincitori o vincitrici, laureati/e, con interessi nelsettore della salute pubblica e una proposta diprogetto ad hoc, in palio uno stage (pagato) di 9 mesisul campo con il team Aschoka Fellows, lapartecipazione al Summit sulla salute materna (India, inagosto) e la pubblicazione dei progetti.

Info: changemakers.com/en-us/maternalhealth

Cristiana Scoppas c o p p a @ b a z a r we b. i n fo

èSUONIMusica da vedere

E’ un bell’omaggio alla migliore produzione musicale diEberhard Weber questo triplo cd che già nella copertina svela ilfascino del contenuto: completamente bianca, emerge solol’azzurro della scritta “Colours” tra i nomi in nero dei musicisti.E’ infatti Colours il nome del gruppo di cui il bassista Weber siavvale per i suoi capolavori artistici. Un nome che cela tuttal’intensità della relazione tra colori e musica. Perché è possibilevedere la musica o sentire i colori, almeno ascoltando YellowFields, Little Movement e Silent Feet, i tre cd che esprimono ilmeglio dell’arte di Eberhard Weber. Un musicista insolito cheha saputo trasformare le sonorità jazz in sinfonia grazie aun’attenta ricerca. Impossibile non lasciare andare mente ecorpo alla quiete profonda di certe note, impossibile nonlasciarsi trascinare dalla timbrica del suo basso così insidioso epenetrante. Grazie alla freschezza con cui riesce a suonare lostrumento, in mille modi diversi, Weber sa subliminare ogni

singola nota, a servizio dellacostruzione di un’operacompleta, in cui carezze efrustate sonore si alternanocon ammaliante maestria.

Eberhard Weber, Colours.(Rainer Bruninghaus, CharlieMariano, John Marshall, JonChristensen). ECM.

Vera Risi r i s i @ b a z a r we b. i n fo

ScenePITECUS IL SAGACE

Fra s c at i . Sono tanti, vanno avanti e indietro e mettono in scena unmicrocosmo disordinato. Sono i personaggi che, numerosi, ciracconta Pitecus: un andirivieni di gente armata di grandeconfusione, stracci di realtà senza filo conduttore, sublimi cattiverierendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati. Gentesostanzialmente povera anche se un occhio guarda (con ironia) allamoda ed al costume che influenzano mentalità e portamento deipersonaggi. Pitecus in definitiva è l'arma teatrale messa in scena da unacuto Antonio Rezza, forse nei suoi panni più sagaci, contro lacultura dell'assopimento e della quiescenza creativa, quella che,veramente, oggi genera mostri.

Teatro di Capocroce, sabato ore 21.00, “Pitecus” di e per la regia di FlaviaMastrella e di Antonio Rezza, con Antonio Rezza; info: A.T.C.L., tel.0645426982, atcllazio.it.

Lorenza Somogyi somog [email protected]

Sopra, Nicola Di Caprio. Asinistra e in basso immagini

di SCENE e QUEER

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pagina 20 Giovedì 21 gennaio 2010

TELE+COMANDOTG PAPI

Giorgino in estasiper la “C avou r ”

di Paolo Ojetti

T g1Le celebrazioni craxiane

sono terminate. Se ne ripar-lerà per il ventennale? La co-sa più seria è che la terra diHaiti trema ancora e spianaquel poco che c’è rimasto daspianare. Francesco Giorgi-no, alla guida dell’edizionedelle 13,30, riesce a trasfor-mare la tragedia in farsa: “Lesquadre di soccorso perònon si arrendono”. Così co-me una farsa si sta rivelando(queste le tragiche colpedell’informazione televisivaretorica e raffazzonata) lapartenza della Cavour. Parte,è partita, no si è fermata aCivitavecchia, riparte, ilgioiello delle nostra flottasalpa, c’è anche una sala ope-ratoria unica al mondo: la mi-stica fascista non muore mai.Se ci avessero affidato losbarco in Normandia, sarem-mo ancora nei porti britan-nici a lustrare i cannoni. Al

Senato (pagina politica co-me sempre stracca) si è vo-tata la più grande amnistiadella storia giudiziaria daitempi del codice di Ammu-rabi, ma Gasparri gridava co-me un matto e pareva con-tentissimo.

T g2Apertura per Berlusconi,

che di questo processo breveprofitterà a mani basse. Fingedi essere perplesso, si affidaal “p a re re ” dei suoi onorevoliavvocati per dire che non èincostituzionale, ripete che isuoi processi sono campatiin aria e provocati da calun-nie, alcuni tribunali sono co-me “plotoni di esecuzione”,Craxi era un “mio amico” ese Casini non gli piace, è “l i-bero di criticare”. Il tutto cu-cito da Ida Colucci con il so-lito tran tran premieristico.Haiti scivola così in secondopiano, con i suoi bambini“estratti vivi” e altre storiemiracolose. Alcune lo sono

veramente e stupiscono imedici: una neonata di duesettimane è sopravvissutaper sei giorni sotto le mace-rie, senza cibo e senza acqua.Resistere, resistere, resiste-re .

T g3E qui, fra il redivivo Ber-

lusconi che – come dice Ter-zulli – ritorna “all’antico re-per tor io”, si ratifica il delittoconsumato in Senato ai dan-ni della Giustizia con la Gmaiuscola: salteranno i pro-cessi Parmalat, Cirio, Tyssene anche tutti quelli con peneal di sotto dei 10 anni, quindiquelli di Berlusconi. I magi-strati parlano di giustizia di-strutta e – effettivamente –non c’è una sola legislazioneal mondo che decide inastratto quanto deve esserelungo un processo. Sono di-ventati come le scatolette,con la data di scadenza. Po-trebbe accadere, in un futuromolto prossimo, che saltinoanche i processi per mafia,camorra e dintorni delin-quenziali. Certo che in Sena-to il Pd ha alzato dellebarricate piccole piccole. In-giustizia è fatta. Due intervi-ste parallele di Mariella Ven-ditti alle lottatrici del Lazio.La Polverini si sente la vitto-ria in tasca. La Bonino nonmolla, combatterà fino algo n g .

di Nanni Delbecchi

C ontinua a chiamarsi “Zelig” anche se va inonda dal gigantesco Teatro degli Arcim-

boldi, anche se in dodici anni la topolino èdiventata un torpedone, anche se la latteriacon cucina è diventata una mensa aziendale.Forse non tutti si ricordano che lo show diCanale 5 prende il nome dal minuscolo scan-tinato alla periferia di Milano dove gli autoriGino e Michele hanno tirato su, nello smogdi viale Monza, intere generazioni di nuovicomici. E siccome i nuovi comici sono comei giovani scrittori, non scadono praticamen-te mai, il successo crescente ha costretto lafalange di fredduristi a trasferirsi in una sedepiù consona, fino ad approdare nel glacialefalansterio della Bicocca (gli Arcimboldi, ap-punto), nato con l’intento di affiancare laScala nelle produzioni d’opera e finito adospitare varietà televisivi. Niente di male, ècapitato anche allo Studio 5 di Cinecittà,quello prediletto un tempo da Fellini e oggida Maria De Filippi.Già questo basta a farci capire quanto “Ze-lig” rappresenti lo spirito dei tempi, e come

peraltro lo facciaonorevolmente: perl’affiatamento deidue conduttori Clau-dio Bisio e VanessaIncontrada – la In-contrada è talmentesveglia da fare lasvampita meglio chese lo fosse davvero –,per il buon livellodei cabarettisti sele-zionati e per l’oma g-gio di padri e zii no-bili della battuta (an-nunciata in questa

nuova serie perfino una visita di Paolo Vil-laggio). Tutti mediamente in gamba, tuttimediamente interscambiabili, e non pernulla il programma si è inventato una for-mula più componibile di una cucina hi-tech.Sono tempi di solitudine e infatti il comiconato sotto il segno dello Zelig, dal veteranoEnrico Brignano all’emergente Maurizio La-strico, è quasi sempre monologante, solocon le sue nevrosi e i suoi tormentoni. Sonoanche tempi in cui la satira politica è unaspecie in via di estinzione; se si escludono“Blob”, “Striscia la notizia” e qualche soli-tario guastatore alla Maurizio Crozza nep-pure più Pippo Franco osa travestirsi da po-litico, forse perché i politici sono troppobravi a travestirsi da sé.In tempi in cui si riabilita Craxi, è la satira adiventare latitante. E se si sciolgono i ghiaccidella sporca satira politica si innalzano i maridella sana comicità cabarettistica. Per unostrano paradosso italiano, non abbiamo maiavuto tanti comici anche se non c’è mai sta-to tanto poco da ridere. Nella generazioneZelig i comici uomini ironizzano sulle don-ne, le comiche donne ironizzano sugli uo-mini; tutti poi ironizzano sulle gioie dellafamiglia, dello stress quotidiano e ovviamen-te dell’attualità televisiva. E’ il repertoriodelle risate a denti stretti e dello strano mavero della “Settimana enigmistica” r ivedutoe messo al passo con gli steroidi del doppisensi.Lunga vita a “Zelig” (che infatti ormai duraquasi come “Via col vento”), vero precur-sore dei talent show prima che il talentofosse promosso dallo scantinato al teatrod’opera. Non ci sono più gli scantinati di unavolta, e si vede; oggi la battute nascono piùdalla rassegnazione che dalla rabbia.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Zelig comeVia col vento

L’attore Claudio Bisioconduce “Zelig” con

Vanessa Incontrada

SECONDO TEMPO

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Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 21

dall’alto una linea politica,quanto stimolare la parteci-pazione attiva di tutti, secon-do quel principio di democra-zia diretta che governava leciurme dei pirati già nel‘700”. La prossima mossa?Esportare questo esperimen-to anche in altre città (si parladi una sede a Milano), conl’intento di fare uscire i Piratidal ghetto informatico, perguardare avanti fino alle pros-sime amministrative.*autore de La Baia dei Pirati

èEMILIO FEDE: “M O RT IPERCHÉ DROGATI”IN MIGLIAIA PROTESTANO SU FBTre i ragazzi tra i 18 e i 21 anni sonomorti sabato in un incidentestradale, a Bergamo. I ragazzi tutti etre della zona, si chiamavano Dario,Giuseppe e Fabio detto “Aspe”. Il narcotest ha dato esitonegativo, eppure Emilio Fede, commentando la notizia altg, ha detto: “Questi ragazzi tornavano da una festa indiscoteca. Lo diciamo, si esce frastornati, quanto menodalla musica… forse anche drogati. Sono tre vite spezzateche forse con l’attenzione, con la prudenza si potevanoev i t a re ”. “Non sappiamo se è questo il caso” ha aggiuntodopo. Parole che hanno fatto letteralmente imbestialire gliamici dei ragazzi e semplici utenti della Rete: oltre 5.000iscritti al gruppo: “In memoria di Aspe, Dario e Giuseppe”scrivono: “Fede gli ha dato dei drogati! Io non ci sto!”.

f e e d b ac k$èA N T E FAT T O , I TCommenti al post: “Unobolo per la scuola”

Isoldi per aumentare di 200euro ai 12.000 insegnanti direligione invece li hannot rov a t i . . .( L i b e ro )

Non leggo nulla di nuovo eanzi confermo punto perpunto l'intero articolo,aggiungendo che in qualsiasiscuola pubblica italiana nonc'è un euro che sia uno pernessuna voce di spesa(fotocopie, supplenze, attivitàdidattiche aggiuntive,orientamento, ecc. ecc.)(Ciccio)

Confermo! Anche da noi igenitori devono sborsaresoldi per fazzoletti, pennarelli,colla, gomma, fogli. Poi allecarenze finanziarie ci siaggiunge il personale che avolte non ha voglia di lavorarequindi le mamme si ritrovanoa cucire vestiti per le recite,ritagliare cose per lefeste ...ecc .(Sara)

Scuola materna, asilo e scuolaelementare: per mio figlioabbiamo sempre dovutoacquistare fazzoletti cartasaponi ecc. ecc.; non a Romama in Veneto, quindi direi chela situazione è effettivamentecosì ovunque già da qualcheanno(Edo)

Sono anni che nelle scuolesuperiori pubbliche chiedonoanche più di 100 euro,spacciando il versamentocome obbligatorio ai finidell'iscrizione. Minacciando dinon iscrivere i figli a scuola.Fate un'indagine... è unave r go g n a !(Seba)

Anche nella nostra cittàavviene da qualche anno lastessa cosa, la differenza è cheil contributo è molto più alto(quest'anno circa 90) ed epraticamente obbligatorioperché ci viene chiesto almomento dell'iscrizione deinostri figli(Claudio)

La vergogna è che è evidenteche il governo e il suoministero stanno screditandola scuola pubblica in tutte lesue declinazioni a vantaggiodelle scuole private gestite efinanziate da coloro chedetengono il potereeconomico( L o re n z o )

Per mia esperienza personaleposso assicurare che questa èla regola non un’eccezione .Molti licei chiedono contributivolontari agli studenti (ancheoltre i 100 euro) spacciandolicome obbligatori pur di averei soldi per andare avanti,mentre vantano crediti con loStato per decine se noncentinaia di migliaia di euro e ifondi per le spese ordinariesono sempre meno(Gio)

E’ così dappertutto, è vero.Ma i genitori dormono, cometutti, d'altronde(Maurice)

Sento le pale dell'elicottero inmoto... prepariamoci conl'elmetto in testa, ilcambiamento sta arrivando...un’altra tirata alla corda ed èfatta. Voglio vedere le facce dichi come sempre nonsapevano nulla o fingevano dinon sapere (come capitaspesso in Italia)( Vo l t a i re )

MONDO WEBA Roma

un covo dei piratidi Luca Neri*

Come covo pirata non èniente male: uno scan-tinato a un tiro dischioppo dalla via Pre-

nestina, a Roma, in quellaborgata che fa da cerniera frail centro e la periferia dellacapitale. Qui, giovedì scorso,in tarda serata, si sono dati ap-puntamento una cinquantinadi giovanissimi e veterani in-formatici, per inaugurare laprima sede in Italia del PartitoPirata. Piccola associazionedi promozione sociale, conpoco più di 300 iscritti, il Par-tito Pirata era nato nel 2006,sull’onda dell’entusiasmoprovocato dalla fondazione inSvezia del Piratpartiet, la pri-ma forza politica al mondodedicata esclusivamente alladifesa della libertà in Rete. Mase i colleghi svedesi si eranosubito buttati nella politica at-tiva, raccogliendo militanti aman bassa fra i giovani (la Gio-ventù pirata è oggi il gruppopiù popolare nei consigli uni-versitari) e candidandosiquindi alle elezioni (dove, alleultime europee, hanno otte-

a cura di Federico Mello

D AG O S P I APOLVERINI D’ORO1) Rolex d’oro da

almeno tremila euro,foulard Hermes da signoronadell’alta società, cinture di YvesSaint Laurent a profusione, casa aRoma in zona San Saba (una delle zonepiù ricche ed esclusive della capitale,roba famiglie alto borghesi con filippini al seguito;qui ha casa Roberto Benigni, tanto per capirci)borse griffate che Dio solo sa quanto costano. Percarità. Non c’è nulla di male.Ma la domanda sorge spontanea, come direbbeLubrano: “Quanto cazzo guadagna una sindacalista(la Polverini), e per giunta di un sindacato minore(Bechis, ad esempio, scrive su Libero che Epifani,

ovvero il più importante sindacalista d’Italiaguadagna la miseria di 3.500 euro al mese,ed è il leader della Cgil, non dell’Ugl...)?Può, col suo stipendiuccio permettersiquesto tenore di vita, vestirsi e addobbarsicome la Madonna di Loreto?”.A Marrazzo (che pure da governatoreguadagnava oltre 10 mila euro al mese) sonostate chieste, giustamente, molte spiegazioni;perché se si invoca la “t r a s p a re n z a ” poi bisognaessere trasparenti a cominciare dalla propriapersona.2) A Santa Maria di Leuca (Lecce) dicono cheMegan Foxstia perconcludere un

affare: la sexyattrice diTransformers hamesso gli occhi suuna masseria invendita a buonm e rc a t o.

èECCO EMMATAR: BONINO+AVATARUNO SPOT DEI RADICALI IMPAZZA SUL WEBFinalmente, dopo anni, ecco una bella idea dicomunicazione politica: Emma Bonino, candidatagovernatore del Lazio, non ha paura di sperimentare.“Emmatar” è un emozionante video di due minutipubblicato su YouTube che intercetta il trend delmomento: quello di Avatar, film già culto, ma anchefavola moderna che fa riflettere. In Emmatar immagini

dal film e dalla cronaca italiana si mischiano.Strepitosi i titoli di finali: “Da regista di:‘d i vo r z i o ’; ‘l’abor to’; ‘obiezioni di coscienza’;‘libertà di opinione’; ‘depenalizzazione delledroghe leggere’: Emmatar, scritto e direttodal popolo italiano”. Un esperimento utilenel paludato mondo della politica italiana.

è FUORISEDE PUGLIESINON POTRANNO VOTARE, PROTESTA ONLINESi sono inventati una “Fo t o p e t i z i o n e ” suFacebook a favore di Nichi Vendola. Sonoquelli del gruppo: “Primarie regionali2010: segnaliamo il nostro futuro”. Sonostudenti e lavoratori pugliesi fuorisedeche non potranno votare alle primarie eche chiedono seggi nelle città del nord.Scrivono: “Tutti i pugliesi fuorisede, sianoessi lavoratori o studenti universitari,hanno il diritto di votare per le primariedi domenica 24 gennaio 2010. Basta conquesti giochetti da balordi: chiediamorispetto!!!!”. Questa volta, a differenzadella primarie per Romano Prodi e PierLuigi Bersani, infatti, si potrà votare solonella città di residenza. La “fo t o p e t i z i o n e ”consiste nel fotografarsi con i propri datipubblicando tutto online. Ci sono già uncentinaio di foto. La protesta nasceproprio il giorno in cui Nichi Vendola hapubblicato sul suo blog un video-appellorivolto al popolo di Facebook: “Unagrande risorsa - dice - per noi che nonabbiamo mezzi”.

SECONDO TEMPO

Un manifesto della riunione dei Pirati; ilvideo “E m m at a r ”; il gruppo in memoriadei ragazzi morti in un incidente stradale

èBILL GATES SBANCA TWITTER200.000 ISCRITTI IN 24 ORETempo fa fece scalpore la decisione di BillGates di cancellarsi da Facebook: “Tro p p erichieste, non riesco a starci dietro” disse .Ora però si è iscritto a Twitter, il popolaresito di microblogging (che spopola negli Usama arranca in Italia)raccogliendo 225.000“fo l l owe r s ” in poche ore.Gates ha spiegato di essersiiscritto per aiutare la raccoltadi fondi per Haiti con i suoimessaggi (Twitt). “Hellowo rd ” il suo primo saluto.

nuto un sorprendente setteper cento dei voti, risultatoche gli ha permesso di por-tare due rappresentanti a Bru-xelles), il Partito Pirata italia-no era rimasto finora una for-mazione tutta virtuale, unasorta di mini lobby per sma-nettoni, tanto attiva in Retequanto invisibile sul territo-rio, alla faccia dell’esper i-mento di candidatura del suosegretario, Alessandro Botto-ni, come indipendente nelleliste di Sinistra e libertà alleeuropee. “L’appropr iazionedi uno spazio pubblico, unluogo d’incontro fisico, mipare un passo essenziale”,spiega Paolo “C o c u ro c c i a ”,uno dei giovani promotoridell’iniziativa, “per avviareun dialogo con tanti altrigruppi e comunità attivi suitemi delle libertà digitali”. PerAthos Gualazzi, pensionatotrentino e presidente dell’as-sociazione, presente all’ap-puntamento in rappresentan-za del nucleo “stor ico” deifondatori, questo è esatta-mente lo spirito dei veri pi-rati: “Non ci interessano pol-trone e potere, né imporre

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pagina 22 Giovedì 21 gennaio 2010

NordismiÉdi Gianni Barbacetto

F ORMIGONI?INE LEGGIBILER oberto Formigoni si avvia verso la vittoria elettorale che lo

incoronerà presidente della regione Lombardia. Per la terza(anzi quarta) volta. Così dicono i sondaggi, che non danno moltesperanze al suo principale concorrente, Filippo Penati del Pd.Ma siamo sicuri che si possa essere presidenti di regione per tre(o quattro) mandati? La legge numero 165 dice di no. Non sipossono fare più di due mandati consecutivi. Lo sostengonoalcuni giuristi, tra cui la professoressa Margherita Raverairadell’Università di Perugia: “Sin dal 2004, quando ancora non eraconcluso il primo mandato dei presidenti eletti a suffragiouniversale e diretto, la legge statale (n. 165) ha stabilito, conprecetto preciso e vincolante per le regioni, il divieto di treconsecutivi mandati. Essendo stato eletto già nel 2000 e nel2005, Roberto Formigoni non è dunque più rieleggibile”.Conferma questa tesi anche il professor Vittorio Angiolinidell’Università di Milano, che ha firmato un articolato eargomentato parere giuridico, steso dietro richiesta di GiuseppeCivati, consigliere regionale ed enfant prodige del Pd milanese.Formigoni, a dirla tutta, è stato presidente della Lombardia giàtre volte, perché lo era anche tra il 1995 e il 2000: ma quelmandato non si conta, perché a eleggere il presidente allora erail Consiglio regionale. Solo dal 2000 è scattata l’elezione diretta.Se ora la legge dice: no al terzo mandato, dov’è il problema?Come al solito, ci si divide sull’interpretazione della legge.Formigoni sostiene che i mandati si contano escludendo anche ilprimo in cui è stato incoronato dall’elezione diretta, quello del2000, perché la legge 165 è del 2004, quando il mandato era giàin corso. Ne è convinto anche il professor Stefano Ceccanti,secondo cui i due mandati presidenziali consecutivi, a cuiconseguirebbe il divieto di rielezione immediata, andrebberocalcolati a partire da quelli svolti dopo l’entrata in vigore dellalegge 165 del 2004. Cioè, interpreta Ceccanti, “dal turnoelettorale del 2005, tale per cui i rieletti nel 2010 troveranno unaeffettiva incompatibilità soltanto a partire dal 2015”. Angiolinismonta questa tesi con dotti argomenti giuridici. E ribadisce:Formigoni ha già fatto due mandati con elezione diretta, nel

2000 e nel 2005, dunque è ineleggibile per legge.Nella sua stessa situazione ci sono due presidenti diregione: Giancarlo Galan (Veneto) e Vasco Errani(Emilia-Romagna). Il primo (Pdl) è già stato fattofuori dalla Lega, che vuole un suo uomo alla guida diuna grande regione del nord-est. Il secondo (Pd) saràinvece ricandidato ed è uno dei pochi concorrenti delcentrosinistra sicuri della vittoria. Questo fattofinisce per influire anche su Formigoni: pochi a Roma,anche a sinistra, hanno voglia di sollevare il problemaper la Lombardia, con il rischio di azzoppare anche ilcavallo vincente in Emilia. Così Formigoni il Celesteprocede a passi sicuri verso le elezioni, incurante delletante inchieste giudiziarie che mettono sotto accusa isuoi uomini e la sua gestione del potere. Figurarsi se sicura di quelle che considera solo astrusità giuridiche.Tra breve prenderà possesso del nuovo grattacielomilanese (il “Fo r m i g o n e ”) che diverrà la sede dellaregione e la piramide che consacrerà il suo potere neisecoli dei secoli. Amen.

PIAZZA GRANDECostituzione, diritti e libertà

di Lorenza Carlassare

La Costituzione non soltan-to tutela la persona dagliarresti arbitrari e da ogni al-tro intervento limitativo,

ma le assicura anche una sferalibera intorno: nei luoghi in cuidimora (art. 14), nelle relazionicon gli altri (art. 15), nei movi-menti (art. 16). L’art. 14 procla-ma “Il domicilio è inviolabile“,vietando “ispezioni perquisizio-ni o sequestri se non nei casi emodi previsti dalla legge secon-do le garanzie prescritte per lalibertà personale” . La garanzia èla stessa assicurata dall’art. 13per la libertà personale: le limi-tazioni sono consentite soltan-to se previste da un atto legisla-tivo del Parlamento (e non da unatto normativo del governo) edisposte con atto motivato di unmagistrato (non di un’autor itàamministrativa o di polizia). Loschema di tutela delle libertà ècostante: “Riserva di legge” e“riserva di giurisdizione”; quiperò subisce un’a t t e nu a z i o n ein nome di un interesse pubbli-co preminente: “Gli accerta-menti e le ispezioni per motividi sanità e di incolumità pubbli-ca, o a fini economici e fiscali so-no regolati da leggi speciali”(comma 3). L’importante è chenon se ne abusi a fini repressivi(penso alle norme che consen-tono perquisizioni per “bloc -ch i ” di edifici, davvero discuti-bili); l’art. 14 è in qualche modoun allargamento della libertàpersonale alla sfera più prossi-ma alla persona, inviolabile alpari di questa. La tutela non ri-guarda solo l’abitazione, macomprende i luoghi in cui la per-sona dimora o svolge la sua at-tività (purché chiusi e non aper-ti al pubblico). Lo studio profes-sionale, ad esempio, la camerad’albergo, l’automobile o ilmezzo di trasporto quando ser-ve a scopi diversi dal trasportostesso: la cabina del camion do-ve il camionista riposa, la barcaper il navigatore (anche occa-sionale), il camper o l’autovet -tura per chi temporaneamentevi abita. Un concetto molto am-pio, dunque, quello di domici-lio, considerato la “p ro i e z i o n espaziale” della persona: ricca evaria è la giurisprudenza in pro-posito.L’art. 14 si colloca in una più am-pia dimensione riguardante ingenerale la tutela da ingerenzeesterne, il diritto alla “riser va-tezza”: da qualche tempo si è af-fermato il concetto di “domici -lio informatico” e di “riser vatez-za informatica” (protetta art.615 ter, Codice penale, intro-dotto nel 1993). Ma la difesa del-la privacy ha un largo campo diapplicazione e traversa situazio-ni tutelate da diverse norme co-stituzionali, in primo luogodall’art. 15 “La libertà e la segre-tezza della corrispondenza e diogni altra forma di comunica-zione sono inviolabili”. Intornoalla persona si costruisce una re-te di tutela che comprende lasfera spaziale e anche la sferadelle relazioni con gli altri. Diquesta sfera si occupa l’art. 15,inviolabile anch’essa e nelleconsuete forme tutelata: ma lagaranzia, qui, è la più forte. Ilcomma 2 riprende la formulaconsueta – “La loro limitazionepuò avvenire soltanto per attomotivato dell’autorità giudizia-ria con le garanzie stabilite dallal e g ge ” – ribadendo la compe-tenza della “l e g ge ”e la necessitàdell’atto motivato di un giudice.

Ma, a differenza di quanto stabi-lito per le altre libertà, la “r iser-va di giurisdizione” è invalicabi-le. Mai è consentita, nemmenoin situazioni eccezionali, la so-stituzione provvisoria dell’auto -rità di pubblica sicurezza al giu-dice: solo il magistrato, e nessunaltro, può interferire. L’art. 15tutela non soltanto la libertà, maanche la segretezza di ogni for-ma di comunicazione persona-le che, oltre al mittente, riguar-da i destinatari della corrispon-denza e, dunque la loro riserva-tezza è egualmente in gioco.Purché la forma sia davvero ri-servata (un telegramma, adesempio, non lo è) la segretezzadella corrispondenza, toccan-do la sfera personalissima e piùintima della persona, non puòdunque essere violata. Soltantoragioni forti e inderogabili, col-legate alla necessità di tutelareinteressi costituzionalmente ri-levanti come prevenire e repri-mere i reati, possono legittima-re restrizioni alla libertà di co-municazione. E il provvedimen-

I finanziamenti alla ricerca

SECONDO TEMPO

La Carta nonsoltanto tutelala persona dagliarresti arbitrari,ma le assicuraanche una sferalibera intorno:nei luoghi in cuidimora (art. 14),nelle relazionicon gli altri (art.15), nei movimenti(art. 16)

di Francesco Sylos Labinie Stefano Zapperi

Saving Italian science. Questo è il titolo di unarticolo apparso alcuni anni fa su una dellepiù prestigiose riviste scientifiche interna-zionali. Non è che uno dei tanti articoli che

sempre più spesso vengono pubblicati sulle prin-cipali riviste scientifiche del mondo per denun-ciare lo stato sempre più critico della ricerca inItalia, la sua gestione senza prospettiva, la cronicamancanza di finanziamenti, e la loro immancabileriduzione da parte del governo di turno. Lapreoccupazione percepita internazionalmente èanche dovuta al fatto che il contributo italiano èancora visibile in alcuni campi della ricerca. Gliscienziati italiani di prestigio e i giovani ricer-

catori appena emi-grati verso le più ac-coglienti universitàeuropee o america-ne guardano afflittialla decadenza delsistema nel loro pae-se d’origine. Suimezzi di comunica-zione italiani si tor-na a discutere cicli-camente dei proble-mi dell’università edella ricerca, pun-tando però l’atten-zione soprattuttosui casi di “mala uni-ver sità”. La situazio-ne diventa semprepiù disperata, e for-se la cosa più allar-

mante è che nell’opinione pubblica e in chi dirigeil sistema università-ricerca non si vede alcunareale preoccupazione per la perdita di compe-titività del sistema. Sembrano mancare una vi-sione realistica dello stato delle cose e una pro-spettiva di riforma lungimirante. I tagli ricorrentiai finanziamenti per la ricerca immancabilmentescatenano polemiche, spesso inefficaci. Saltua-riamente si legge di uno dei problemi più scot-tanti generati dalla deriva del sistema universi-tario: la grande quantità di giovani che non rie-scono a entrare nel sistema e che sono quindiforzati a emigrare o a rimanere in Italia in con-dizioni disastrate. A volte quando discutiamo delproblema della ricerca in Italia con un collegastraniero, sia esso francese o spagnolo, inglese oamericano, ci rendiamo conto che la prima dif-ficoltà sta proprio nel descrivere come funzionail sistema italiano, con i suoi oscuri meccanismidi finanziamento e le incomprensibili regole chene governano la dinamica. (...) Quando si parla difinanziamenti alla ricerca, il mondo politico ingenere fa molte promesse, spesso però contrad-dette dai fatti. Promesse che sono state parti-colarmente generose da parte del governo Prodi,che aveva collocato la ricerca scientifica e l’istr u-zione universitaria tra i punti cardine del pro-gramma. Ma vediamo, al di là dei proclami, cosa èveramente successo nell’ultimo decennio con ilfinanziamento alla ricerca di base. Il ministeroogni anno co-finanzia programmi di ricerca dirilevante interesse nazionale (PRIN) proposti dal-le università e dagli osservatori astronomici,astrofisici e vulcanologici. L’attuazione dei pro-grammi ha durata biennale e comprende granparte dello scibile umano. Il finanziamento PRIN,comunque non arriva all’1% del totale del finan-ziamento all’università, dal 2000 al 2008. Si può

notare come nel 2006 (governo Prodi) vi sia statoun calo del 30% circa dei finanziamenti, cosicchéil già non generoso sostegno alla ricerca di base èdiminuito, da circa 130 a poco più di 80 milioni dieuro, proprio nel periodo in cui al governo si èinsediato lo schieramento politico che, almeno aparole, ha sempre manifestato un grande inte-resse per la ricerca. Il governo successivo ha agi-to comunque in piena continuità con il prece-dente, con i già menzionati tagli targati Tremon-ti-Gelmini. La ricerca in Italia è dunque trattatacome una sorta di bene di lusso cui si può ri-nunciare quando i soldi scarseggiano. Ricordia-mo, ad esempio, i 30 milioni di euro concessi nel2007 dal governo Prodi agli autotrasportatori,sottratti direttamente dai fondi per la ricerca. Insostanza, il modo con cui negli ultimi anni è statoaffrontato il problema della ricerca si basa su so-luzioni inadeguate ed estemporanee, come gliosservatori più attenti hanno notato e i direttiinteressati hanno sperimentato sulla propria pel-le. Senza entrare nei dettagli, ricordiamo che ilpresidente degli Stati Uniti, Barack Obama, hapromesso nel suo programma elettorale di rad-doppiare gli investimenti federali nella ricerca dibase in dieci anni, concentrando l’attenzione suscienze della vita, fisica, matematica e ingegne-ria; aumentare le borse di studio per giovani ri-cercatori; stimolare la ricerca sulle cellule sta-minali anche embrionali, eliminando il divietosul finanziamento federale che George W. Bushaveva approvato nel 2001; utilizzare per la ri-cerca scientifica gli embrioni soprannumerari,senza crearne appositamente di nuovi. Lo avevapromesso e ha cominciato a farlo già nei primimesi di governo.Testo tratto da “I ricercatori non crescono sugli alberi”,

Saggi Tascabili Laterza, da venerdì in libreria

Obamaha promesso nelsuo programmaelettorale dir a dd o p p i a regli investimentifederali in diecianni: in Italia,sono stati ridottia partiredal governo Prodi

lLA STECCA di I N D ROIn Italia la mancanza di unarigorosa divisione di poterinon dipende tanto daistituzioni malcerte,quanto da unamalcerta (perusare uneufemismo)coscienza civiledegli italiani

to del giudice deve avere unaspecifica e adeguata motivazio-ne, diretta a dimostrare l’esi -stenza in concreto di esigenzeistruttorie: varie sentenze dellaCorte costituzionale lo confer-mano. Rispettando la riserva dilegge e la riserva di giurisdizio-ne è possibile dunque il seque-stro della corrispondenza, l’in -tercettazione di conversazionio comunicazioni verbali, le in-tercettazioni telefoniche. Alcu-ne norme relative a queste ulti-me hanno destato perplessità:ora comunque è intenzione delgoverno limitarne fortementel’uso, con il rischio, in alcuni ca-si, di pregiudicare le indagini,soprattutto le più difficili e de-licate.Diritti e libertà, pur garantiti daarticoli diversi della Costituzio-ne sono legati fra loro e talvoltanon è facile distinguerli netta-mente: il fatto di avere dei de-stinatari, e dunque di essere di-retti “a persone determinate”,distingue la libertà di comunica-zione dell’art. 15 dalla libertà dimanifestazione del pensiero ga-rantita dall’art. 21, uno dei car-dini della democrazia. Poiché latutela è diversa (quella dell’ar t.

15 è la più forte), interessa mol-to distinguerle: eppure in alcunicasi, soprattutto riguardo a nuo-ve forme di comunicazione inrete, non è sempre agevole. L’in -certezza della linea di confinefra corrispondenza intersogget-tiva (ad esempio le mailing listchiuse) e attività comunicativadi tipo diffusivo pone probleminuovi che toccano la stessa nor-mativa antitrust (per le esigenzelegate al pluralismo comunica-tivo). Il processo di convergen-za tecnologica determinerànuovi incroci tra chi opera insettori distinti; la comunicazio-ne democratica può essere mag-giormente a rischio.

Roberto Formigoni (FOTO ANSA)

Page 23: G o 21ve d i ì gennaio 2010 1,20 –Arretrati: 2,00 ADESSO ...files.meetup.com/209349/ilfatto20100121.pdf€1,20 –Arretrati: €2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in

Giovedì 21 gennaio 2010 pagina 23

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7MAIL B OXMio figlionell’asilo di Anna FrankSono una mamma di un bam-bino della scuola brianzolasotto i riflettori in questi gior-ni per il “pasticcio AnnaFrank”. Ho letto sui quotidianipiù noti che dopo la lettura diquesto libro i nostri bambinisarebbero rimasti turbati peruna pagina giudicata sconve-niente da qualche genitorepruriginoso, ed è passata lanotizia che il libro è stato lettointegralmente. Falso. Ne han-no lette solo alcune pagine,poi spiegate e riassunte in clas-se. Questa è una cosa che fi-nirà presto nel niente. Ma hopotuto vedere la falsità diquello che viene scritto. Sequesto è il metro di giudiziodell’informazione, la situazio-ne è sconcertante. Da questo:può essere opportuno o me-no affrontare quel testo inquarta elementare ma l’i n t e r-rogazione parlamentare pre-sentata al ministro Gelminipuzza un po’ di censura e de-magogia. Non è meglio daredelle spiegazioni serenamen-te?Manuela Huber

La Gelmini, i bandie il meritoLa ricerca di base è un elemen-to cardine per la crescita e losviluppo dei paesi evoluti, main Italia è relegata a ruolo diCenerentola. I finanziamentigià scarsi sono diventati dram-maticamente insufficienti acausa della politica miope esconsiderata dei governi. L’u l-tima ciliegina sulla torta (or-mai ammuffita) è rappresenta-ta dall’esito tuttora ignotodella valutazione dei Progettidi Ricerca di Interesse Nazio-nale (PRIN) per l’anno 2008.La graduatoria finale è statasottoposta alla firma del mi-nistro dell’Istruzione Maria-stella Gelmini il 23 dicembrescorso, ben 10 mesi oltre lascadenza del bando.Si sperava che la Gelmini,conscia del grave ritardo ac-cumulatosi, l’avrebbe subitoapprovata. Invece, dopo qua-

si un mese migliaia di ricer-catori sono ancora in attesa.Come se non bastasse, ilbando per il 2009 non è usci-to e di fatto si è saltato una n n o.La scarsità di fondi e l’a s s e n-za di una programmazioneseria costringono tutti noi avivere alla giornata, con gravidanni per la ricerca stessa. Inquesto drammatico frangen-te, cara Gelmini, che sensoha parlare di valutazione,merito o eccellenza? In talicondizioni, la competizionecon gli altri paesi non è giàpersa in partenza?Patrizio Dimitri, Università LaSapienza, RomaMargherita Hack, Università diTr i e s t eCarla Voltattorni, Università diVe ro n aCarlo Carminati, Università di PisaElvira De Matthaeis, Università LaSapienza, RomaAlberto Girlando, Università diPa r m aRita Fioresi, Università di BolognaLaura Fanti, Università La Sapienza,RomaAlfredo Coppa, Università LaSapienza, RomaFrancesca Matteucci, Università diTr i e s t eMaurizio Gatti, Università LaSapienza, Roma Il destino dei lavoratori

di VoicityMi chiamo Elisabetta Cannas,ho 36 anni e sono una precariada una vita. Mamma e precaria.Dal marzo del 2004 ho ma-lauguratamente accettato uncontratto a tempo determina-to in sostituzione di una ma-ternità, al customer care pri-vati di Tiscali, noto fornitore eprecursore della tecnologiaInternet e annessi. Il call cen-ter era una vera giungla di ac-cozzati e il mobbing era all’o r-dine del giorno. Ho fatto ditutto, dal commerciale privatoa quello aziendale all’a s s i s t e n-za tecnica e perfino, approfit-tando del mio inglese acqui-sito con fatica durante la miaemigrazione negli Stati Uniti incerca di fortuna, anche la re-ception, senza peraltro poterpartecipare alla selezione perquel posto non essendo a tuttigli effetti una dipendente Ti-

scali. Dopo 6 anni di rinnovi,mesi a casa senza una lira ve-niamo venduti alla societàOmnia Network, poi dopo al-cuni mesi ad Alba Rental e in-fine verso Voicity che risultaregistrato alla Camera di com-mercio come venditore al det-taglio di generi alimentari,peccato che noi ci si occupi ditelecomunicazioni e call cen-ter. Tutto questo ha prodottonell’arco di 13 mesi, con ritar-di reiterati nei pagamenti sinoal limite dei tre mesi concessidalla legge, che tutela solo esoltanto e sempre le aziende,contributi Inps fermi a maggio.L’azienda è sparita, non ri-sponde alle comunicazioni,non prende posizione e anziinvia comunicati falsi e senzafirma, non si presenta agli in-contri col ministero dello Svi-luppo economico e si gode inostri soldi e i premi produ-zione, produzione di precari,miseria e sofferenza umana.Milleduecento licenziamenti.Mi piacerebbe dire che la po-litica mi è vicina, ma la com-prensione della realtà comunedella nostra classe dirigente ènulla: qualunque cosa stiate di-rigendo è a livello di battisco-pa, vivete una realtà fittizia, na-scosti dentro i vostri palazzi ei vostri vetri scuri.Dovreste vergognarvi e averei calli alle mani, come li abbia-mo noi.Elisabetta Cannas

La pietasin privato“Il peso della responsabilità...caduto senza uguali sulla suapersona” fu abilmente schiva-to attribuendo agli altri, a tuttigli altri, le proprie colpe e fug-gendo tempestivamenteall’estero, per sottrarsene.Precisato questo, ben venga la

pietas, ma che sia privata, perfavore, non pubblica e istitu-zionale .Ugo Randone

Dite la veritàsui bamboccioniQualche mese fa l’U n i ve r s i t àBocconi ha lanciato un con-corso che prevedeva co-mepremio finale “stage con ilministro Brunetta”. I premiatiavranno lapossibilità meravi-gliosa di fare uno stage delladurata di 12 settimane atitologratuito. E i vincitori presumi-bilmente dovranno pagarsi ilsoggiorno aRoma. Sappiamoche una delle ultime crociatedel ministro della Funzio-nepubblica Brunetta è quellacontro i bamboccioni: una leg-ge che mandi via iragazzi, fuorida casa, a 18 anni.Chiedo alministro Brunetta e a tutti co-loro che la pensano come lui:credete che i giovani vivano,mangino e bevano aria? Par-liamo della generazionediSanPrecario, di gente che un meselavora e quello successivo for-se sì e forse no.Quindi vorreiche la politica iniziasse a daredelle risposte concrete ai ra-

gazzi piuttostoche manifesta-re attraverso slogan o procla-mi una cultura contro i gio-vani.Marco Patruno

Mi vergognodi essere italianaHo guardato con orrore le im-magini delle cerimonie perCraxi. Io penso che la famigliaabbia tutto il diritto di ricor-dare, con amore e nostalgia,l’uomo Craxi. però pubblica-mente è un fatto inaccettabile.Dandosi alla latitanza, Craxiha sfregiato le istituzioni di unarepubblica di cui lui è statoPresidente del consiglio. Sonorimasta davvero impressiona-ta dalle parole del capo delloStato. In qualche modo aval-lano la scelta di quest’uomocontro lo Stato italiano. E io,da italiana, non lo posso ac-cettare .Giovanna Rosso

LA VIGNETTA

LA MAESTRA ANNAE I CATTIVI MAESTRI

C aro Furio Colombo, alcunigiorni fa (dunque una settimana

prima del Giorno della Memoria) undeputato leghista ha accusato unamaestra di Usmate di leggere inclasse il “Diario di Anna Frank” condue ragioni: il deputato siscandalizza perché, nel branoprescelto, la bambina uccisa adAuschwitz parla del suo corpo. E poi,ha aggiunto senza vergogna che“Anna Frank non è nelp rog r a m m a ”. Forse il deputato inquestione più che al Giorno dellaMemoria, si prepara a celebrare (dasolo, spero) Il Giorno dellaVergogna? Fiorella

PER FORTUNA la notizia èstata data, per quelli di noi che sono ancoracapaci di indignarsi, dal Corriere della Sera(Alberto Meloni, 16 gennaio) in modo diconsentire una riflessione che non riguardasolo il deputato della Lega, Paolo Grimoldi.Quel partito xenofobo e secessionista èfatalmente, e persino inconsciamente,antisemita, nonostante trucchi eimbellettamenti dell’ultimo momento. Loprovano in generale la vocazione razzista(quando colpisci un gruppo, e ne fai il nemico,colpisci tutti), in particolare la guerra senzaquartiere scatenata dal ministro dell’Interno

leghista Maroni e da tutti i sindaci leghisti (acui purtroppo si deve aggiungere il sindacoAlemanno, già An, di Roma) contro i rom,perseguitati e sterminati dai nazisti nei giornistessi e nei luoghi stessi della Shoah. Maqualcuno ricorderà che, appena pochi anni fa,la Padania aveva pubblicato i diari del frateche era stato cappellano militare ai tempi diSalò, riflessioni e ricordi non esattamente“superpar tes”. Però il vero obiettivo, rozzoma perseguito con tenacia della Lega, è lacancellazione della memoria, tutta lamemoria. A Pecorara (Appennino piacentino)il sindaco è di An, ma grande amico e sodaledi Bossi. Ha appena abolito piazza 25 aprile,“festa inutile”. A Ponteramica il sindacoleghista ha cancellato il nome di PeppinoImpastato dalla biblioteca civica. La lista dicasi come questi si estende tra tanti puntifondamentali della storia italiana, dalRisorgimento ai giorni nostri in modo dacreare un popolo di zombie che si chiude nelvillaggio o nella paura e accetta senza fiatarela “caccia ai negri” di Rosarno. Non si puòfare se la memoria, tutta la memoria, restaviva. A cominciare dalla Shoah, evento unico,nella pur ricca storia del male, qualcosa cheevidentemente sfugge al deputato Grimoldi.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

ISABELLA VERDINI

“Sono Isabella, ho 49 annie sono un’infermiera. Datanto aspettavo unquotidiano così libero edesauriente, un verogiornale che dà le notiziein modo chiaro edettagliato. Sonoabbonata alla versione pdfche stampo per miamadre, che ha 79 anni!Ho due figli, studenti elavoratori, entrambi fan diTravaglio. Come poteteve d e readoro icani:eccomicon lemiePimpa eM a r go t ”!

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IL FATTO di ieri21 Gennaio 1793Il “palcoscenico della storia”, il grande spazio che oggiospita il sontuoso Hotel Crillon, era pronto dalla notteprecedente. La struttura lignea ben fissata a terra, la lamatrapezoidale della ghigliottina affilata. A Place de laRévolution, come allora si chiamava, Luigi XVI Capeto,ultimo re di Francia, c’era arrivato alle 10 del 21 gennaio1793, dopo aver percorso lentamente, a bordo di unacarrozza verde, il Grand Boulevard. Apatico, vestito dibianco, il libro dei Salmi in mano aperto alla pagina dellapreghiera degli agonizzanti. Qualche minuto per aprirsi dasolo la camicia di lino, un ultimo sguardo all’abateconfessore Edgeworth e poi su, verso il patibolo. Vicino allamacchina della morte, ad attenderlo, Charles-HenriSanson, il più celebre di una dinastia di boia parigini. Primadello scatto della lama, un ultimo grido “Peuple, je meursinnoc ent!”. L’orologio segna le 10:22. Di fronte alla testamozzata, una folla in delirio urla “Vive la République”,raccoglie gocce di sangue come reliquie, intona LaMarseillaise. Il re decapitato sarà gettato in una fossa delcimitero de La Madeleine. E il giorno dopo “Le Moniteur”scriverà: “Il appartient deshormais à l’histoire”.

Giovanna Gabrielli

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