Historia di Papa Alessandro, e di Federico Barbarossa ... · Il testo di riferimento è conservato...

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Anonimo (1564) Historia di Papa Alessandro, e di Federico Barbarossa Imperatore www.liberliber.it

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Anonimo (1564)

Historia di Papa Alessandro, e di Federico Barbarossa Imperatore

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TITOLO: Historia di Papa Alessandro, e di Federico Barbarossa ImperatoreAUTORE: AnonimoTRADUTTORE:CURATORE:NOTE: Nella presente edizione elettronica, le “u” consonantiche sono state trascritte come “v” e le abbreviazioni tipografiche sono state trascritte per esteso. Il testo di riferimento è conservato presso la Civica Biblioteca “A. Mai” di Bergamo (http://www.bibliotecamai.org/).

DIRITTI D'AUTORE: no

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TRATTO DA: “Historia di Papa Alessandro, e di Federico Barbarossa Imperatore”, Roma 1564 (tipografia di Antonio Blado).

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 9 giugno 2011

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media

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ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:Andrea Pedrazzini, [email protected]:Claudio Paganelli, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

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HISTORIA DI PAPA ALESSANDRO, E DI FEDERICOBarbarossa Imperatore, qual narra come essendo

persequitato daFederico Barbarossa scampò a Venetia, & come andò a

star allaCharità, & come fu conosciuto da un pover huomo,

& revelato fu alla Signoria, & essa andò alevarlo col Bucentoro.

Roma, 1564 – Antonio Blado

Signore a te io vengo per aiutoche mi concedi alquanto di memoriadi Venetia dica cio che ho vedutonel suplimento la grande vittoriacorrendo gli anni che nascere il puttoil qual per noi morendo acquisto gloriamille cento e settantasette a pontosotto Alessandro Papa di gran conto.

Federico Barbarossa Imperatoreregnava qual dispose d’acquistareterra santa, & narro il tenoreal santo papa, & l’hebbe a sequitare& una armata fece in poco d'horever terra santa fe le vele alzarema con di ciò sendo provistodi terra santa ne fece acquisto.

E quella si forni immantinentedi tuto quello che gli fea mistieroanni quattro la tiene ferventee mesi nove, con il cor sinceroil gran Soldan poi soldò gran gentecoprendo de soltati ogni sentierola terra repigliò armata mano& morte dette a ogni ver Christiano.

Federico intese la strana novellael Papa Santo andò a ritrovaredi doglia il suo cor tutto martella

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non cessa per l'affanno suspiraregionto al Papa, dismantò di selladicendo santo Padre io voglio andareincognito vesti da pellegrinoa conquistar il sepulchro divino.

Ma prima una tregua io voglio farecol gran Soldan, & poi cosi fece& il camino hebbe a pigliareil Papa la benedition gli fecemontò in galea l’huom di grande affareporgendo a Dio le divote preceracontandossi a Iesu benegnoche del ritorno lo facesse degno.

A vele e a remi andò in pochi giornisi gionse al sepulcro di Iesu Christoandò poi remirando quei contorniper far il gran Soldano al tutto tristoe lui restar signor de lochi adornimez’anno stette con il cuor mistoche non pote adempir sua fantasia& per cio stava in gran malenconia.

In questo tempo un falso Cardinalescrisse al soldan come el si trovaval'Imperador nimico capitalenel suo paese, & poi la sigillavala scritta con lo sugello Papalefinse che’l Papa fusse che l'avisavadicendo, io Alessandro ciò ti accettoche Federico ti cerca far difetto.

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Accio del tutto ne sia avisatoistravestito el si è da pellegrinodi berretino i drappi è adobato& in capo un capel io ti latino& di persona molto ben formatola faccia bianca col cor finola barba rossa, longa quattro ditaanni cinquanta sei porta sua vita.

Et li capigli spande sopra il dosso& la man manca un deto assai píu grandede tutti gli altri come qui ti ho messoil tutto scrive con voglie nefandeper l'amor che a te porto me son messoa scriverti & non con parole blandechiamò il messo & poi l’hebbe mandatoal gran Soldan & gionto ingenocchiato

La lettera in man, & lui presto la lesse& poi per tutti i passi habbe mandatosecretamente acciò non si sapesse& che alcun pellegrin non sia scampatoe tutti quelli che haver si potesseogniun avanti a lui sia appresentatoin poco tempo assai di lor pigliornofin che l'Imperator al fin trovorno.

Come fu gionto el fu conosciutoper li segnali che scrisse il Cardinaledisse, e tu l’Imperator falso e astuto& esso a lui non l'haver per male

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adesso io non te lo nego al tuttoperdon ti chieggio corona Imperialefallito ho verso te, e non lo negocome scoperto m’hai dimel ti priego

Il gran Soldan la lettera gli porse in manoe disse. varda il tuo santo Pastorecome ti tratta, & si gl'è buon christianol'Imperador vedendo tal erroredisse, o Iesu Christo Signor sopranocome esser puo che un tal amoreche a me mostrava, sia converso in feleo Papa di Christianità infedele.

Dopo il lamento hebbe comandatoche in pregion el sia ben in distretta& dapoi tre giorni l’hebbe fuor cavatomostrando inver di lui farne vendettaa Iesu Christo el fu raccomandatoche liberar lo vogli di tal settapoi disse il Soldan, dimmi per qual artetu sei venuto qui in queste parte.

Il tutto gli contoe la cagioneper voler Hierusalem acquistareil Soldan disse, per questo baronesapi morir non ti vocglio gia farema trovami tanto horo al parangonequanto tu pesi senza indusiarerispose se mi lassi in libertadedi oro ti manderò ìn quantitade.

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Libertà daroti se'l tuo Diosacro ne l’Hostia tu me lasserai& lui se contentò al voler piotal cosa udita al mondo non fu maiil suo capellan chiamò e disse, iovoglio sacrate un’hostia hormaisacrolla e in un vaso la ponetechiavata, e sugellata gli la dette.

Et in un luoco la fece ponereserrato che niun entrar potesseal Soldan comandò non l’abia a volgerefin che ritornar a lui il vedessecon tutto loro acciò che l'habia a solverelicentia chiese in nave senza possemontò fin ch'a Milan fu arrivatodi sua venuta ogn'un fu amirato.

Ogni baron l’ando a visitarela sua fortuna a loro poi si conta& disse son disposto di disfareil papa, & presto a cavallo sì montaesercito grande con lui fe armareogniun minaccia al Papa dargli ontasentendo il Papa inocente incolpatoa spoliti ne fu presto scampato.

A Roma gionge il sacro Imperatoredel Papa intende tutto il convenienteper molti giorni stette con dolorecon grande spesa con tutta sua gente

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& in sto mezzo pensossi del signoreche in pregion lassò, e lui subitamentechiamò un messo e al Soldan l'ha mandatocon lor che insieme havea patizato.

Come il Soldano vide la gran fededi cio n'è pien di una maravigliail vaso pigliò e al messo lo diedeil Sacerdote a tuorlo s'assotigliaa ritornare poi si mosse il piedeinver Roma cavalca a tutta brigliagionto a l'Imperator fece il salutodisse il nostro Signor ho ricevuto

Tornato il messo restette contento& un trombetta presto fe chiamaremandò a Spoletini in un momentoche'l Papa in le man gli voglian darerisposta non gli dette a suo talentoe verso Spoliti fe cavalcare& sacchigiolla tutta non fu cianciail Papa santo era scampato in francia

Avanti al Re si fu apresentatodicendo son innocente o sacro Redi ciò l'Imperator m'ha incolpatoper cio mi aricomando qui a tedi qui a poco un messo fu arrivatode l'Immperador un protesto li feche'l Papa gli vogli mandar ligatose non per nemico lo habbi chiamato

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Il Re allhora ver il Papa disseo padre santo partitevi prestoodito il parlar dispartissemalinconioso e con il core mesto& ver Venetia il suo camino misseal suo dolore non trovava sestotanto caminò per monte e pianiche gionse su’l tenir de Veneriani.

Fuora di barca uscite a mano a manopotea essere di notte alle tre horeandando per le calle cosi pian pianotanto che gionse a fan Salvadoretrovò la Chiesa serrata aman amanosopra la porta dormi di buon coreche si vedea in luoco di franchezzanel suo cuore have grande allegrezza.

Fin alla mattina s’hebbe a possaretanto che aperta fu dal sacrestanopianamente dentro hebbe intraree fecesi il segno di buon Christianoal Crucifisso si hebbe appresentaree quel prega divoto senza ingannolevato su un frate si chiamavae humilmente a lui si dimandava.

I vostri frati, torali un capellanoe quello rispose di buon cuorenon ha bisogno rispose tostanoandate alla carità caro signorei ve tora se certo non m'inganno

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de li se parte il santo pastorea lenti passi cosi via andandoalla Carità venne agiongiando.

In quello luoco se acconciò di fattoperche bisogno n’havea in veritàhora intendete a questo trattocome vivete in santa humiltàun mantel havea tutto straciatoche non fu visto mai tal povertàvoglio che ascoltate e sappiate il tuttoste anni disdotto, e non fu conosciuto.

In qesto mezo, si levò un rumoree fecese quatto Papi al primo trattoognun di quelli volea esser maggioreuno in bologna intendi mio ditatoPascasio haveva nome quel signoreVetor il secondo si venia chiamatoPapa Bonifacio el terzo tel disegnoCalisto quarto homo giusto e dengno.

Ciascuno de questi mantenia cortei suoi paesi per la fede miaogniun credea ch’havesse havuto morteil vero Papa a non te dir bosiachadaun de questi si tenia si forteche otenir volea sua fantasiachristiani eran tutti in grande affareche non sapea che Papa chiamare.

Come piacete al Re celestiale.12

El Cardinal in letto samalavavenegli una febre tanto mortaleche’l vero al tutto si palesavadella bosia cagion di tanto malevedendosi al fine si cridavae disse, oime tristo che pur fui quelloch’al Papa Alessandro fui ribello.

Scrissi una lettera piena di bosiaa un mio servo la detti in propria manoa quello disse, mettite in viafa che tu giongi dove sta il soldanopoi li darai quella in sua baliacon un saluto del Papa Romanoe si gli scrisse con falsità e arteche l’Imperadore gionto in quelle parte.

E come el falso hebbe confessatol’anima fuora si se dipartiae per lo messo tosto fu mandatoche certificasse il vero tutta viacome quello fu li arivatodisse ogni cosa, e non fece bosiascusavasi se stesso a tutte horeche havea obedito come a suo Signore.

Questa tal cosa se vulgarizavaper tutta Roma a grande furorede tanta nequitia ogniun se maravigliavae ne doleva al grande, e al minorela novella a l’Imperador andavaper questo non sel leva dal cuore

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anzi piu forte in la sua fantasiache se la giunge darli morte ria.

Sedeci anni che oltra era passatoche del Papa non se ne sappia nientema come piacque al Re glorificatoun forestier giunse li presenteper mezo la charità che’l s’a trovatointrò dentro cosi come sentoun frate vera che messa comenzavadevotamente quella si ascoltava.

Cosi guardando al frate per la cigliaparse che’l fusse el Papa al primo trattonello suo cuore forte si bisbigliae pur anchora l’ha refiguratofacendose fra se gran maravigliache non se seppe mai ove fusse andatofinita la messa da la beneditionede li se parte tutte le persone.

Quel bon signor andando pur viaa passi lenti l’havia a seguitaresempre piu gli andava in fantasial’altra mattina penso di tornaree cosi fece a non dir bosiain quel pensiero sempre havia a starequesto era un’huomo accorto e dotoche piu fiate col Papa evia parlato.

Dopo che’l pellegrin l’hebbe conosciutoa miser lo Duce deliberò d’andare

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disse, o Prencipe intendime del tuttoin questa terra le venuto a starePapa Alessandro disconosciutonon è persona che’l potesse pensarepoveramente el va tra le personehora t’ho detto di sua conditione.

El Prencipe di questo SenatoMesser Sebastian Zani tutta viasaputa e ben voluto in ogni latoe ben gli apparse per la fede miael gran consiglio tosto hebbe chiamatoel pelegrin in alto a far saliadisse, signori sel mio dir non erraPapa Alessandro havete in questa terra.

Un manto presto al Papa fe tagliare& fu finito in manco di due horeper lo Patriarcha hebbe a mandareche al palazzo venisse senza rumor ein una barca presto hebbe a montaree arrivò al palazzo maggioresu per le scale andando tutta viatanto che fu alla gran Signoria.

Prestamente che’l fu apparecchiatocon tutta quanta mai la chieresiaa santa Maria de la Charità fu arrivatoe poi seguia tutta la Signoriacon esso loro el pellegrin ha menatoacciò che scusa niuna li siaogniun se maraviglia de tal atto

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che la Signoria sia gionto li de fatto.

Messer lo Duce a se si fe chiamareel suo prior che gli venga davantie li suoi frati dovesse menarealla presentia sua tutti quantie quello presto li facea andarenon sapendo de li fatti i sembiantipassando a uno a uno tutta viaeravi el Papa de sua compagnia.

Messer lo Duce con gran discretionea pie del Papa si se ingenocchiavaa quello tosto de la beneditionee su di botto della terra il levavavia da lui andò ogni suspitionequando el vide che l’honoravaio ve priego per santa Mariala Chiesa santa recomandata ve sia.

El manto indosso tosto li ha vestitocome richiede a si fatto Pastoreun bel anello si gli pose in ditoel popul tutto crida a runorela santa Chiesa è di pensier uscitoviva Iesu, con perfetto corela Signoria cosi via andandoalla Chiesa di S. Marco venne arivando.

Come alla Chiesa venne arrivatoun certo banco el si fece darea Messer lo Duce l’hebbe presentato

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alla festa di San Marco debbi portarecon le sue man prese quel de fatoe lo suo capo li haveva inchinarein segno di nobiltà & honoreportati questo per lo mio amore.

Verso el palazzo prese a caminaretanto ch’in sala ogni homo giongeale tole presto fece apparecchiareacqua alle man presto dar facea e alla mensa se pose a sentareogni persona che vuol star staseavedendo el Papa li tante personea tutti dava la beneditione.

Poi che da mensa ogni homo fu levatoprese per parte di voler mandareuna degna ambasciata di fattose con il Papa se vuol pacificarescusando quello de cotal peccatoche non volesse piu perseguitaremostrando per piu vero signalela colpa tutta fo del Cardinale.

Lettere presto hebbeno a fareel santo padre tosto respondiain esse voglio la piumbata farecome fanno anchora ne la Chiesa miaMesser San Marco li facia bolareda l’altro lato el Duce gli siafatto questo ambasciator si vannotanto che gionse dove l’Imperador stanno.

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Sacra Corona non voler piu starein tanta guerra col nostro pastoreprestamente el comenzo a cridaremandatimelo presto ligato con furorese non mandati te voglio guiraresopra de voi un crudel rumorefaro una armata con tanta cruda voiadestrugerove com fu fatta Troia.

De la se parte la nobil ambasciariaverso Venetian prende suo caminonon restò giamai niuno per la viadalla acque salse giunse un matinofuora di barca prestamente usciadritto li mira il grande e’l picolinotanto camina con suoi passi anarcoche fu gionto al palazzo di San Marco.

Appresentati alla magna signoriae de Federico li contò il tenorehanno giurato per la fede miavoler dar morte a tutti con furorese prestamente mandato non li siaPapa Alessandro de christian pastorehavendo inteso cosi fatta novellael santo padre inel suo cuor martella.

El Duce a lui si hebbe a voltarecon tutta quanta la gran Signoriao padre nostro non voler dubitareche nanti soffriremo morte ria

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in tuo aiuto tuttti volemo stareel gran consiglio fece tutttaviaprese per parte in manco di do horede star in contrasto de Federico Imperatore.

Orone era della Maiestà figlioloel padre tosto a quello comandavaprestamente mettite in voloalla città di Pisa si parlavain quel tempo era tenuto soloel primo porto ch’al mondo si trovavaera fornito di nave, e di galiasettanta cinque in acqua lor mettia.

E comanda alli marinari de fattoverso Sicilia prendesse il caminoe quelli presto se mosse de rattoperche volea far qualche bottinoancho ver Napoli si ne fu inviatoe li si mette in ponto a suo dominiodel mese d’Aprile con sua audatiamettendo a fuoco tutta la Dalmatia.

Havendo il Duce di questo intendimentotrentacinque galee fece armarefele fornir d’ogni guarnimentosol per poter al contrasto starela ciurma era di gran valimentohuomini adati usi nello maretutti Venetiani a tal ragioneeran disposti di pigliar Otone.

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E cosi stava il tempo aspettandofuora del porto per voler uscireecco un messo de li arrivandoa misser lo Duce cominciò a direli nemici vanno destruggendoe gionto in Istria con sua grande ardirecome intese si fatto tenorearmar facea tutti a gran furoore.

El Prencipe alhora cominciò a parlareverso il Papa con il capo inchinovostra benedition vogliateme darearicomandatemi a l’alto Dio divinoil santo Padre la Croce li hebbe a faree disse, va che tu’l farai meschinoperche tu combatti con iusta ragioneprenderai l’armata con tutte le persone.

Una spada in man si fece daree quella benedi con la sua boccacadauno che haverà a toccarecioè di galea presto si traboccae tutti li altri haverete amazzarealli nostri il Paradiso toccachi morirà andara in santa gloriapriego Iesu che ve dia vittoria.

La spada si fu data per signaleche tutti i Prencipi si la portassemisser lo Duce contra gl’Imperialisopra l’armata per che lui montassequella con furia si mettea l’ale

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laere, e la terra parea che tremasseera gia gran quantità di personeil Papa a l’armata de la beneditione.

Il santo apostolico de li si partiasecretamente stava in genochionepregando Dio figliuol di Mariavoglia mostrare a chi ha la ragioneli occhi piangiolenti tutta viaorando a quel che mori in passioneche a Venetia presti honor e goloriae contra neemici trionfal vittoria.

Cosi via andando con gran gioia intrescanon vedea l’hora le man menareil vento e buon e sempre rinfrescaogniun di buona voglia havia stareven per condutta vene alla manescaacio che ogn’homo s’havesse a consolarecome la ciurma hebbe colationatoil Capitan a tutti ha comandato.

Figliuoli miei le spade voglian menareche qui dapresso è l’Imperadoresopra di tutto haverem a trovarequelli investiti e non fate dimorede nulla cosa non vogliam dubitaresopra di loro tornerà il peggiorecosi stagando in questo parlamentoa vento e remo andò come sento.

Presto che giorni furno incatenati21

e comincion a darse nelle costeo quanti a pezzi si ne fu tagliatiche mai piu non si truova alli mostricon lancie, e dardi sono sbudelatitanta impietà non fu alli tempi nostriquella battaglia durò piu di nov’horeche udito non fu mai tanto rumore.

Alli nemici cominciò a mancarela loro forza con il suo vigoreMisser lo Prencipe tosto hebbe a montaresu la galea di Oton signoree quello al tutto lo volea spacciarefra se pensose piu mi sera d’onorepiu tosto vivo il vo cosi menareal santo Padre a lui appresentare.

Oton presto cosi hebe parlatoPrencipe la battaglia fa restarenon esser cagion che ognun disfattomeglio è pregion che tu li facci farepresto il trombetta si hebbe chiamatoche nissun non vogli colpigiaretutti a pregion chi puo pigliar ne pigliane fu fatti tanti che fu una maraviglia.

Prestamente a ricolta fe sonareche’l Capitan seguisse inconinenteVerso Venetia prende a navigarecon un buon vento che non have stentetosto camina & hebbe arrivarealli castelli dov’era molta gente

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trombe, pifari sentia a furoreintrando dentro l’armata a grand’onore.

Il padre santo corse abbracciaree disse, o Prencipe di gran gagliardiae tutta via havea a lacrimarebasando in faccia per la fede miao santo padre un presente vi vo farequesto è il figliuol di quel che fu in resiacon un di piedi se misse in genocchionelevolo su, e degli la beneditione.

Inanzi che da Lio s’havesse a levareun bel anello si cavò di detoe disse al Duce intendi il mio parlarevoglio che sia Signor per decretoSignor del mare te farai chiamaree quello anello hebbe benedettoin man del Prencipe quello hebbe datobuttolo in mare, e sposollo di fatto.

Questa honoranza ti voglio lassareperche de la chiesa sete difensoreel di della Sensa sempre debiate farequello ch’hò detto per lo vostro honorequelli di drieto haranno a seguitareacciò che del mare siate il magiorea poco a poco venne senza travagliatanti giorni furno al ponte della paglia.

Montando suso le scalle del palazzoalla gran sala senza indusiare

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e prestamente con degno solazzole tole presto s’hebbe apparecchiarevenne vivande infinite a guazzoil Padre santo se misse a sentareper mezo lui Oton giva assettandoper dignità vallo honorando.

El Prencipe vera con la Signoriae ragionava della gran battagliaOton mangiando al Papa si diciaio ti priego se’l mio pregar ti vagliache vogli lassarme andar a casa miae non dubitar d’una vile medagliadirò a mio padre che son tuo pregionee combattuto ho contra ragione.

Se non poterò la pace trattareio vi giuro su la fede miamio padre averò a lassaree tornerò a vostra signoriama credo pur di pacificaree via da un canto levar la resiail Duce a loro tosto hebbe parlatocon buona licentia di tutto il Senato.

Sopra de la sedia il Duce montavaacciò che ogni homo havesse intelligentiadi tuttto quelloche li domandavaa lui rispose con bella accoglientiacio ch’ai richiesto molto si n’agradache presto vada alla sua presentiapoi fu vestio in grande honore

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come si richiede a figlio d’Imperatore.

In barca presto hebbe a mopntaree di Venetia tosto si partiaa terra presto hebbe a dismontaresu buoni cavalli presto si saliatutta sua gente l’havia a seguitareperche Venitiani il lassano andar viaun messo presto gionse a Pavia di volosacra Maiestà el vien vostro figliuolo.

Cosi tosto com’egli ha contatoeccote presto che fu gionto a voloin genochione presto el s’è butatodicendo non haver fantasia in questo stoltoche la mia fantasia m’habbia cavatoperò ti muovi qui con questo stoltoa onta e dispregio de venetianidesfarolli come fo Troiani.

Aggio lassato in pegno la fede miatornar pregion se pace non voi farel’Imperador tosto rispondiadi cotal cosa non mi favellarese io dovesse ricever morte riaVenetia tutta intendo de disfaremetterla tutta a fuoco e fiammachel non rimanga il valor d’una dramma.

El non bisogna tanto minaciarecombattuto ho contra la ragionenon era possibile che potesse stare

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al mio contrasto si poche personeDio ha voluto la verità mostrareperche el vede il cuor de le personetu m’hai inteso, cosi via andandoda me risposta cosi giva parlando.

Dapoi ch’io vedo che tu sei dispostoche questa pace in tutto s’abbia a farescrivi una littera e mandala via tostosignificando che noi vogliam andarefa che la scrivi con perfetto inchiostroal santo padre che mi voglia spettaresaluta anchora sebastian ZaniDuce eletto dei Signor venitiani.

Il messo tosto via si dipartiasignificando della sua venutadicendo alta e degna Signoriabuona novella io aggio havutafatta è la pace cosi si gli diciacon ogni cosa che tu ha volutovien l’Imperator con suo stoloinsieme con Oton suo car figliuolo.

Il santo padre fece apparecchiarecome s’avesse voluto dir messauna cathedra si fece portaretra le porte si San Marcho fu messadentro la porta grande magistraledove una pietra rosso riessastando in sedia il Papa poco stantegionse Federico ingenocchion davante.

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Con humilta se buttò alla terrail piè su la gola il papa passa viacon sua bocca assai parole diserralaquale lassò nella penna miae li promesse di non fargli piu guerra& esaltar la fede di Mariaquesto era visto gia da piu persone& era il giorno della ascensione.

Questa mattina volse celebrareacciò che ogni homo l’havesse vedutoper voler la perdonanza poi darea quelli che fusser di pecca pentutocome la messa fu finita di cantareil pastoral prese in man del tuttoe cominciò a dar la beneditionea tutte quante mai quelle persone.

Disse; Signori vi voglio lassaredi colpa, e di pena una perdonanzaquei che san Marco hara ha visitarepentiti d’ogni error senza fallanzail giorno della senza a non fallaree sempre lo confirmò con lianzain orden poi si messe per via andarequattro galee l’hebbe accompagnare.

L’Imperador col Duce, & nobili assaich’era un trionfo glorioso a vederee tre ombrelle per lor tre signor gaiil Papa fe far, che li par il dovere

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gionto ad Ancona, a cavallo montaie verso Roma piglian il sentieremolte honoranze hebben dal pastorequesti veneti con gaudio e honore.

Sapendo Roma che’l Papa veniatutti andavan incontra a gran furoretanti confaloni sventolar si vediache non fu visto mai cotanto honoretrombe d’ardento sonar per la viail Papa comandava di buon cuorea misser lo Duce andate via di fattoche tal presente intendo havervi dato.

Allhora il Duce il capo hebbe inchinaree a quel disse gran merce signorevoglio sta honoranza habiate a portaree questo sia per dignità a tutte horee cavalcando in Roma hebbe a intraree gionse a la chiesa di S. Pietro magioresali le scale con tanta patientiadov’era adorno di gran magnificentia.

E li se pose in la sedia Papaleogni cardinal li venia da latociascuno si doleva del suo malee di tante fortune che gl’era incontratolaudato sia il Re celestialeche a buon porto sete arrivatoche anchora sarete il nostro pastorecagion n’è stato Venetiani signore.

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Stando il Duce li otto giornatesi se dispose di voler partireel santo padre li haveva fattetante carezze che non se potria diredoman damatina tutte le brigateimponto seran, e poi potrete girevoglio c’habbiate prima la mia messae poi con Dio anderete con essa.

La mattina fune apparecchiatoil santo padre della sua promessaintorno gli era ogni gran prelatosopra la sedia si montava in essaa tutto il popolo hebbe dichiaratotutte indulgentie e ogni gentilezzach’io havesse data a’ degni VenitianiDio gli confema & io con proprie mani.

Perche son pieni di tanto valoresparso hanno il sangue per noi liberaree se non fosse stato il suo vigorela santa Chiesa non si potea inalzareperche caduto lera in errorein casa sua m’havuto a conservare& have aiuto da gravosi affanniin piedi si levò misser Sebastian Zani.

Rinfgraziando il santo e ver pastoreofferendo per la chiesa por la vitaper fin che’l stato nostro hara vigoreognun pronto è per la Ciesa graditabenedisse i venetiani in quel’hore

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il Duce con allegrezza infinitainver venetia pigliò il caminoqui faccio fin a laude d’un Dio Trino.

FINIS.

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