Happinessie Booklet #3 - Ascoltare

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ASCOLTARE 9 COMMERCIANTI 20 PASSANTI

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Il mostro della felicità

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ASCOLTARE9 COMMERCIANTI20 PASSANTI

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FestArch 2012

Progetto di:

Marianna CalagnaNicole DrakulicSimona GalloTeresa GalloAndrea GragliaGiulia MarzinGiovanni Andrea Pamio

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Ascoltare

Il lavoro delle interviste sul campo si è sviluppa-to su due percorsi paralleli: il mercato coperto narrato da chi ci lavora e l’analisi dei bisogni della popolazione di Perugia rispetto agli spazi della città che sono inu-tilizzati ma che potrebbero avere una nuova funzione.

Le interviste raccolte all’interno del mercato rac-contano una realtà complessa: i ricordi legati al luo-go, la rassegnazione da una parte e la voglia di andare avanti dall’altra, la volontà di denunciare le mancan-ze amministrative e la speranza di un miglioramento, contribuiscono a delineare il quadro generale di uno spazio in declino.

Le interviste agli abitanti invece, mettono in luce sia le opinioni generali riguardo la gestione del centro storico, sia i problemi concreti che rendono difficile la fruizione del mercato.

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Toninaortolana

Lei è di Perugia?No, non sono nata qui.

Da quanti anni viene qui al mercato?Dal ’57, fai un po’ il conto. Avevo 18 anni quando sono arrivata qui.

Ha sempre avuto questo banco?Quasi.

Com’era il mercato prima?Vedi la struttura, era bellissimo. C’era solo que-sto mercato, dal ’32 c’era solo questo. Ora non so quanti ce ne sono, vanno tutti agli altri mercatini, non so da che parti. Comunque vede: qua non c’è nessuno perché i parcheggi sono cari, la gente in centro non ci abita più e noi ce ne andiamo tutti.

Ha una clientela fissa lei?Sì, embè, ormai posso contare solo su quelli. Stanno perdendosi per strada anche tutti i clien-ti della mia età, ormai.

Lei produce tutto quello che vende?Sì, da sempre, coltivo queste cose a cento me-tri da qua, vicino all’ospedale che hanno chiuso.

Secondo lei come può essere rivalutato questo spazio?Bisogna lasciarsi dire le idee dei giovani, io or-mai non so più. Per me finisce qua. Tra poco io me ne vado.

E dove va?A Montarone! Sai dov’è il Montarone? È il cimite-ro! (risate)

Ma secondo lei di cosa hanno bisogno i giovani?Di lavorare, come ho fatto io. Che almeno non si droghino, se lavorano non c’hanno il tempo per fare ste cose... Oggi non lavorano e quindi hanno il tempo per fare altre cose. Non stanno bene. Se pigliavano la vanga e lavoravano la terra al posto di prendere tutti sti trattorini...

Vengono anche da fuori a fare la spesa?No, ora vanno tutti nei centri commerciali, chi è che viene a prendere cose fresche? A parte quat-tro signore anziane. Sono sempre le stesse facce. Una volta era il più bel mercato d’Italia, quando Mussolini lo aveva fatto. Una volta c’era una sala polivalente, l’han fatta loro e han guastato il mer-cato per farci dei convegni... che poi non ci han fatto manco niente. Da qui sopra si vedeva il pia-no di sotto, tutti i negozi erano pieni. Era bellissi-mo. Però ce n’era solo uno di mercato.

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Otellosalumiere

Ci racconta la sua storia?Io sono del ’53, ho 59 anni. Vengo da una famiglia numerosa, eravamo cin-que figli e a lavorare c’era solo mio padre. Al-la fine della terza media ho iniziato a lavorare come ragazzo di bottega in un negozio di gene-ri alimentari vicino casa mia, ho lavorato un pa-io d’anni alla COOP e poi negli anni ’80 ho aper-to questo banco qui. Sono trent’anni che faccio il commerciante.

Com’era il mercato prima?Fino a sette anni fa qui al mercato c’era mol-ta gente e si vendeva. Io che mi ero specializ-zato nella vendita del baccalà ne vendevo mol-to, ora è un alimento costosissimo. Sono 25 anni che sono qua... il mercato era vivo, c’era tantissi-ma gente, c’erano tanti negozi, però poi con l’av-vento di tanti centri commerciali questo merca-to è andato sempre un pochino a calare, e poi in questo periodo ha influito molto anche la crisi. Sostengo che quando un mercato funziona por-ta vantaggio a tutta la città, se una persona va al mercato poi va in tutta la città. Ma per quanto ri-guarda il futuro io ho qualche dubbio che Peru-gia possa tenere un mercato coperto qua in cen-tro, il problema è l’accesso, i parcheggi sono cari, non si può pretendere che una persona prenda la macchina vada a Pian di Massiano, che pren-da il minimetrò e torni con tutte le borse. Fino a dieci anni fa gli autobus avevano come capolinea piazza Matteotti, quindi la gente veniva, c’erano sempre quei quattro cinque pullman che stazio-navano lì, le persone arrivavano, scendevano le scale e arrivavano al mercato. Una volta la gen-te entrava da dove voleva, da sopra, da sotto, c’e-rano tantissime attività commerciali. Oggigiorno se lei va a fare al spesa in un supermercato, en-tra perché ci deve trovare di tutto. Una volta nel mercato per quanto riguarda il settore alimenta-re si trovava di tutto, trovavi la carne di cavallo, la bassa macelleria, carne di vitello, la porchet-ta... vendevano il pane, i dolci, c’era un afflusso di gente notevole. Ora la città si è allargata, c’è la periferia, grandi palazzoni, grandi supermercati, grandi centri commerciali. Il problema dei cen-tri storici è che ci sono sempre meno famiglie...

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chi è che consuma? È la famiglia. Lo studente o va alla mensa o si arrangia, cerca di risparmiare. Benché tutte le città abbiano il mercato coper-to nei centri storici, l’ubicazione di Perugia è di-versa da tante altre realtà, è costosa. Io vedrei un bel mercato coperto funzionale in periferia, che so, all’ingresso del minimetrò magari. Il merca-to coperto adesso è destinato a morire anche per gli orari: apriamo alle 8 e chiudiamo alle 13:30... ci vorrebbero degli orari più lunghi. Poi dovreb-bero esserci più negozi e più concorrenziali. Noi non lo siamo più perché siamo pochissimi e ci sono pochi clienti. Sei costretto a non vendere a poco, se vendi a poco…

Che tipo di clienti ha?Qua vengono per la maggior parte anziani. Non ci sono famiglie e giovani. Io credo che così com’è non abbia futuro, magari messo in un conte-sto come il mercato di Rocca Paolani, a Natale ci mettono dei quadri e poi ci sono le bancarelle con i prodotti tipici. Ora come ora non va.

Come potrebbe essere rivalutato il mercato?Ho sentito dire che avrebbero voluto mettere il museo del cioccolato qui, probabilmente andan-do tutto l’anno andrebbe bene perché è un con-testo buono. Però forse non è questa la struttura adatta, forse dovrebbe essere rifatta. Siamo tut-ti destinati a morire, siamo in coma, ci sono so-lo anziani in pensione. Un giovane ho dubbi che venga. Costi fissi ci sono comunque: affitti, tas-se, contributi vari, la macchina al parcheggio, l’abbonamento. Ormai c’ho sessant’anni e tra po-co andrò in pensione ma questo non è un discor-so... speriamo bene.Ora siamo più o meno 15, noi siamo commer-cianti con il paraocchi, ognuno tira l’acqua al suo mulino. Lei sa benissimo che l’essere umano è egoista di natura, e il commerciate lo è anco-ra di più... lei lo sa qual’è l’identità del commer-ciante? Sono i soldi. Il commerciante non ha né identità politica né religiosa, non ha niente, sola-mente i soldi. È sbagliato ma è sempre stato così altrimenti non si potrebbe fare questo lavoro; poi non ti devi preoccupare di nessuno, poi si diven-ta egoisti, tirchi, vedi i minimi particolari, il bravo commerciante è attento su tutto. Secondo me poi, guardate i soffitti, le pareti. È pericoloso che cada qualche calcinaccio anche. È già successo, ieri sera ha piovuto ed è cadu-

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ta tutta l’acqua dal tetto. Questo è comunale e lo sanno. Però sembra che qualche azienda sia in-tenzionata a rimetterlo a posto. Speriamo bene. Sono anni che dice che si rimetta a posto ma non lo si fa mai. Tutto gira intorno ai soldi. Soldi sol-di soldi. Non ve lo dimenticate mai, senza quelli non fai nulla, tutto gira lì intorno. Purtroppo sì, è la realtà. Ma speriamo bene ragazzi!Per far funzionare il mercato come facciamo? Dei tavoli non si possono mettere perché ci de-ve essere un’autorizzazione dal comune che at-tualmente non ci dà. Poi se facciamo una cosa simile ci si mette in concorrenza con la terraz-za di sopra. Perché la struttura è grande ma an-che piccola. Perugia è come un quartiere di Ro-ma. La città si è allargata e di mercati rionali lì è pieno. I problemi ci sono dappertutto, però qui non so cosa si potrebbe fare. Non c’è nulla da fa-re. Oggi tutti si lamentano del 40-45% di tasse che dobbiamo pagare. Oggi prendi 100 euro e 45 li devi dare allo stato, ti sembra giusto? Cioè poi è l’Italia che si deve un po’ rifare. Lei guardi il terre-moto, si vedono cose che succedevano nella se-conda guerra mondiale: tendopoli. Ma come, in un paese come l’Italia che sa tutto il mondo che è sismico non si è fatta una prevenzione. Si spen-dono milioni di euro per altre cose. Ma qua fun-ziona così. Ma se ne stanno accorgendo che de-vono cambiare rotta. Una volta dove adesso ci sono le saracinesche abbassate, c’erano tutti negozi, una miriade di attività: chi vende la porchetta chi vendeva l’a-glio, chi vendeva la cipolla, chi vendeva anima-li vivi. Chiaro che ora gli animali vivi non si pos-sono vendere più. Il mercato coperto 20 anni fa era stupendo e bel-lissimo, già dalle sei c’era gente che veniva da fuori. Eravamo tanti. La gente viaggiava con la macchina, non c’era la ZTL, i parcheggi costava-no poco, c’era la lira ed era tutto più semplice. E anche se c’erano molti negozi e della stessa tipo-logia c’era talmente tanta gente che il lavoro c’e-ra per tutti. Ma se non lavori ovvio che t’ammazzi perché non hai soldi per pagare nulla. Il mercato coperto comunque va ridisegnato ora, se ne va-le la pena. La coop lo voleva fare, però avrà fat-to i suoi conti e ha lasciato perdere. Ripeto, è una bella struttura per tutto meno che per fare un mercato coperto.

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Prima c’era tantissima gente e anche tanta concorrenza, però c’è stato anche il fatto che venire al centro storico era sempre più problematico. Poi da quando hanno iniziato a metter ZTL c’è stata la morte dei centri storici.

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Giorgioalimentari

Com’era quando è arrivato qui?Ancora stavamo su due piani, era quasi tutto pieno. Poi piano piano, ogni tanto qualcuno ha chiuso e non c’è stato il ricambio, ed eccoci qua. Perché le persone sono andate in pensione… il lavoro era di meno… o vendi o chiudi. Io dico che il mercato era diverso, adesso è ridot-to proprio… io sono venuto qui 12 anni fa perché dovevano ristrutturarlo, insomma sono venuto anche per questo, poi non è stato fatto e adesso è molto in declino. Se non fanno niente pian pia-no muore, non è più un mercato, ecco.

Ma secondo lei ora come si potrebbe dare nuovo slancio?

Innanzitutto ci vuole una sistemata all’immobile perché è tutto un po’…Poi il minimetrò che doveva passare di qua ades-so va di là, quindi abbiamo perso anche quei clienti che venivano. Adesso otto su dieci van-no di là, su verso via Oberdan e qui siamo un po’ tagliati fuori, siamo un po’ nascosti. I clienti no-stri di una volta erano tutte persone anziane, e adesso molte case son chiuse, sono disabitate insomma. Studenti ce ne sono meno di un tem-po, molte famiglie si sono trasferite nelle perife-rie, periferie piene di supermercati.

E i clienti di adesso?Qualcuno… qualcuno ho visto che è rimasto pe-rò sono molto di meno. Calano sempre, ogni an-no sono di meno. Non c’è il ricambio, se non arri-vano nuovi…

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Non passano mai i turisti qua?Molto meno di tempi indietro. Forse è anche un po’ la crisi… un po’… non so. Se vengono con i pul-lman e con i minimetrò passano di là. Poi dopo qua qualcuno ci ritorna, quelli curiosi, che visita-no un pochino i posti più nascosti.

...E lei però resiste!Resisto… cioè, l’intento era di resistere, però do-po alla fine devi… alla fine cedi. Cioè non dà gu-sto perché per lavorare bene un po’ di cose le devi tenere… tenere un po’ di articoli e venderli perché sia bello il banco, però se la roba poi non gira non puoi fare più di tanto. Ma secondo lei se si mettessero dei tavoli ad esempio, così la gente può mangiare le cose che compra… vabbé dopo aver sistemato e ristrutturato tutto…A Perugia mi sembra, non so se avete visto co-me… Perugia in alcuni giorni è deserta. Per fortu-na che c’è il tribunale. A volte dici coi delinquenti, con le persone così non lavori… a Perugia si lavo-ra con questo perché girano un po’ di avvocati, di gente così. Infatti questi bar qui intorno lavorano lavorano un pochino tutti, ecco. Ci sono tanti ne-gozi su in città ma chiudono, molti sono chiusi. Basta fare un giro qua, ci sono delle vie in cui c’e-rano tanti negoziati una volta, artigiani… adesso hanno chiuso.

Lei abita a PG o fuori?Abito a 16 km da qui.

In centro non ci abiterebbe?Mah, forse no. Cioè, chi ci è nato magari gli pia-ce… noi siamo un pochino in campagna diciamo. Anche se adesso è diventato la zona dell’ospe-dale, ecco.

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Adrianomacellaio

Come ha visto la trasformazione del mercato?Oggi mancano tanti negozi. I negozi non li riaffit-tano e quindi la gente non ci viene più, se i nego-zi ci fossero la gente verrebbe e non vedrebbe le saracinesche, giusto?

Perché tenete le tapparelle abbassate? Perché se fossero alzate non si vedrebbe la car-ne a causa dei vetri. Perché c’è la luce. Se ci fos-sero dei vetri opachi ovviamente si potrebbe vedere meglio la carne. Ma non è facile. Non è fa-cile. Non è facile.

Ma lei è affezionato a questo mercato? Eh beh, sono 57 anni che sono qua. Anche perché mi spetta di diritto capire che fine facciamo. An-che perché ho il figliolo che deve lavorare, io po-trei anche fregarmene ma lui no. Poi tutti i mer-cati hanno un parcheggio e almeno un posto ce lo dovrebbero riservare, non c’è mai un confron-to con noi per poter dire che manca questo, que-sto e questo. Fanno tutto senza di noi. Ma stanno perdendo i soldi anche loro con tutti questi ne-gozi vuoti. Non sappiamo che destino abbiamo. Prima era pieno, poi è cambiata la distribuzione e poi “la torta si è divisa”. La trasformazione è av-venuta quando i negozi hanno iniziato a chiude-re. Dovrebbero dare una bella pulita ma l’ammi-nistrazione non fa niente.Io lavoro con mio figlio e non abbiamo mai avuto un colloquio diretto con i gestori di questo posto.

Adriano sul suo banco ha una mucca bianca e marrone a cui manca un corno, probabilmente un bambino l’ha rotta giocandoci. Questa mucca gli è stata regalata da un suo amico, l’ha riportata dal Passo Pordoi che si trova nelle Dolomiti. Prima c’era un’altra mucca nera e bianca ma Adriano l’ha regalata ad un bambino malato.

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Maurizioortofrutta

Ci spiega questo cartello? (risate)Molte persone sono abituate a comprare nei grandi supermercati, dove solitamente con un guanto puoi toccare e scegliere tutto ciò che vuoi... qui noi non lo permettiamo, perché c’è una circolare del comune che vieta di toccare la frutta. Alcune donne maleducate però lo fanno ugualmente e quindi per scherzo abbiamo scritto questo cartello, ovviamente non è serio, però al-cuni ci fanno caso ed evitano di toccare la merce.

E tutti quei cartelli sul favismo? I cartelli sul favismo ci sono invece per legge, molti bambini ne soffrono e il comune ci ha ob-bligato ad esporli.

Da quanto tempo lavora qui?Io sono in questo mercato da 34 anni, ne ho viste di belle, di cotte e di crude! Non è che ci hanno trattato con i guanti banchi i nostri governanti, noi abbiamo lavorato tanto e il lavoro ci ha ri-compensato non solo economicamente ma con una clientela vasta. Tutt’ora abbiamo una vasta clientela che ci permette di sopravvivere bene, abbiamo puntato molto sulla qualità e il prezzo. Non abbiamo concorrenza, abbiamo un bel ne-gozio, c’è tanta merce, trovi un articolo caro ma anche uno a poco prezzo, puntiamo sempre sul-la qualità. Prima ero al piano di sotto, ora è da un anno e mezzo che siamo al piano di sopra, e abbiamo fatto questo bel negozio. Abbiamo la-vorato e sofferto tanto. Prima, dieci anni fa, c’e-ra tanta gente... adesso c’è un abisso. La colpa in parte è delle nuove aperture dei supermercati.

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Poi ci mancano gli studenti, il comune ha dato la possibilità ai supermercati di restare aperti tut-to il giorno anche la domenica, tutto a orario con-tinuato, ovviamente lo studente prima si alzava presto, ora che gli sono state date altre possibili-tà, non viene più. I grandi supermercati hanno di-verse catene di distribuzione, quando loro fanno un’offerta noi non possiamo essere concorren-ziali, siamo una formica in confronto. Ma va bene così, i nostri clienti sono soddisfatti.

Come mai questo nome?Noi siamo i Moschettieri dal 1984 quando con mio fratello andavamo a comprare la merce ai mercati generali di Roma e di Cesena, ci chia-mavano i moschettieri. Siamo qui dal 1978 co-me impresa famigliare e dall’ottobre 1989 abbia-mo legalizzato come Grifo Frutta in onore al grifo di Perugia... e i moschettieri perché ci chiamava-no i moschettieri. Abbiamo abbinato i due nomi, abbiamo fatto fare quel bel grifo da un artigia-no, bellissimo. Siamo una piccola famiglia, da quando siamo saliti al piano superiore abbiamo portato armo-nia, noi siamo amici con tutti. Aspettiamo i clien-ti come amici, di tanto intanto offriamo le cose, facciamo assaggiare al frutta, c’è armonia con il cliente, specialmente con gli studenti che per noi sono una forza... quando vengono al mercato li trattiamo con i guanti bianchi, non prenderan-no mai merce che esposta con lo stesso prezzo. Io sono Maurizio Pinchi, socio al 33% con Pinchi Domenico, Pesca Luciana e Pinchi Alessandro, tutto in famiglia, marito e moglie e padre e figlio. Se volete assaggiare delle ciliegie...

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Giannifruttivendolo

Gianni, qui al mercato prima di me lavoravano il padre del padre di mio padre, già prima del 36; mia nonna raccontava che ancora non c’erano le strade, non c’era il catrame. Ho finito gli studi, e ho iniziato a lavorare in questo mercato all’età di trent’anni, mio padre ha 88 anni e fino a 2 anni fa era ancora qui. Raccolgo ogni mattina la frutta direttamente dai miei alberi e la porto qui. Sono un produttore diretto, il mio pezzo di terra si trova a 4km di distanza sulla collina che va verso Masciano. Tutto ciò che vendo è di stagione, non conservo nulla, porto quello che ho sulle mie piante. Vengo tutti i giorni tranne il mercoledì, il mercoledì lo dedico a coltivare la terra. Arrivo al mercato alle 5 di mattina e resto poi nei campi fino alle 9 di sera. La merce la porto via tutte le sere mentre mentre le piantine le lascio sempre qui. Ho anche il basilico al limone e il timo. Prima in questo mercato eravamo 4 gatti sopra e 4 gatti sotto ora almeno siamo 8 gatti su un piano solo. C’è un campanello qui, c’è sempre stato ora ne ho acquistato uno nuovo da un ambulante cinese, lo suonano i clienti quando mi allontano.

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Patrizia pescivendola

Da quanto tempo state qui?Noi siamo arrivati ventun anni fa e già era un po-chino in declino. C’erano per esempio in questo piano quattro o cinque alimentari, due pollerie, due signori che vendevano la porchetta, pesci-vendoli eravamo quattro però stavamo al piano di sotto, dove c’erano 4 o 5o fruttivendoli e tanti ortolani. Adesso ci hanno ridotti tutti in un piano, pescivendoli siamo rimasti in due, le macellerie erano quattro e adesso ne è rimasta una. Il pro-blema fondamentalmente è stata la mancanza di aiuto da parte del comune che ci ha comple-tamente abbandonato. Ci hanno lasciato da soli. Dobbiamo ringraziare comunque le persone che hanno continuato a venire tutti i giorni, perché il mercato lo amano. Questo mercato ha una sto-ria perché è nato dopo il ’40 e quindi le persone anziane sono ancora molto affezionate a questo posto. Poi la nostra fortuna è che ci sono anco-ra persone negli uffici, nel tribunale che vengono qua a prendere qualcosa per il pranzo, la mattina presto passano a fare la spesa, la lasciano qua e vengono a riprenderla prima di tornare a casa. Poi noi se possiamo facciamo le consegne a do-micilio. Il mercato sarebbe bello anche se fosse in un solo piano ma con tutti i box aperti e vitali, con il rumore della gente, con i bambini che cor-rono e i genitori che fanno la spesa. Il giorno di maggiore afflusso di persone è il venerdì. Io sono di Bolsena, io e mio marito ci alziamo alle due e mezza della mattina e veniamo qua quattro volte alla settimana, alle due e mezza mettiamo tutto a posto e poi torniamo a casa che sono le cinque, cinque e mezza. Il guadagno è ridotto al minimo. Prima avevamo un solo negozio, quello del pesce fresco, ed eravamo sotto. Poi ci hanno trasferi-ti di sopra e abbiamo continuato con il fresco. Da un anno e mezzo abbiamo messo anche i prepa-rati, visto che eravamo in pochi abbiamo allarga-to un po’ il servizio. Abbiamo messo anche dei ta-voli dove mangiamo noi e dove possono sedersi a mangiare anche chi viene a comprare il pesce o alimenti di altri negozianti. Ogni tanto facciamo torte per i nostri compleanni si festeggia tutti in-sieme. Una cosa carina che si può trovare al mer-cato e non ai soliti supermercati.

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Com’è il rapporto con gli altri negozianti?Siamo ormai come una grande famiglia. Il sabato spesso facciamo delle grigliate e mangiamo tut-ti insieme. Per difendere il mercato abbiamo cer-cato di fare manifestazioni di fronte al comune e in piazza ma loro non ci hanno mai ascoltato, non ci hanno mai aiutato, e non hanno fatto nul-la. Molti venditori si sono spaventati e hanno la-sciato il proprio esercizio. Il mercato credo che in questa crisi potrebbe tor-nare a vivere. Anche perché il valore del merca-to è quello di poter parlare con la gente, asse-condare le esigenze e i bisogni di chi compra... mentre al supermercato questo tipo di relazio-ne viene a mancare, le relazioni non esistono e si esauriscono nel singolo individuo. Sarebbe tutto diverso se tutti i box fossero pieni. Manca una ta-baccheria, un bar.

Che tipo di clienti avete? La clientela è abbastanza eterogenea, soprattut-to al sabato è anche più giovane. Il problema è che il mercato è segnalato molto male, da piazza Matteotti non si vede che c’è il mercato così co-me non si vede dal minimetrò. In che modo si potrebbe rivalutare il mercato?La prima cosa su cui bisognerebbe agire è la pu-lizia, poi cambiare il pavimento e sistemare il tet-to. Quando uno entra la percezione del mercato sarebbe molto diversa. Poi qui abbiamo una vista splendida, i turisti si incantano quando passano di qua. Il nostro lavoro ci piace, ci piace cucinare, fare queste cose qui... e quindi ci dà comunque molte soddisfazioni. E questa è sempre la cosa più importante.

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Ma come avete iniziato?Quando siamo arrivati i perugini come pesce niente, buttavano le vongole nell’acqua bollen-te quindi…

- (fruttivendolo) non parlare male dei perugini eh! ti sento! -

Tu zitto che non sei di Perugia! Eravamo a zero.Quindi piano piano ho fatto delle ricette sempli-ci semplici, no? E quindi… piano piano la cliente-la ce la siamo tirata su… la clientela non ce l’ave-vamo, l’abbiamo dovuta costruire.

E quanto pensa che durerà il mercato?Allora, io quando sono entrata dicevano che si sarebbe ristrutturato il mercato, si parla di ven-tuno, ventidue anni fa. Il signore che ha venduto a noi mi ha detto “calcola che tra qualche anno viene ristrutturato”. Poi dopo una decina d’anni che eravamo qui dicevano che ci avrebbero but-tato fuori e che avrebbero chiuso… poi ci siamo stati altri dodici anni dentro e quindi io altri die-ci me li aspetto sicuro! Poi tanto tra dieci anni smetto perché non ce la faccio più… Monti può dire che bisogna arrivare a 67 anni, ma io a 67 anni ad alzarmi alle due e mezza della notte non credo di farcela! Quindi altri dieci anni massimo me lo auguro con tutto il cuore, mi auguro che lo rimettano a posto in questi dieci anni. Se rimane così l’importante è che venga gente, che ci con-tinui a dare la soddisfazione di lavorare, poi… è questo l’importante, no?

Patrizia si è diplomata come maestra di scuola elementare, all’età di 25 anni ha iniziato questa attività insieme a Gianfranco, lui aveva 27 anni e faceva il trasportatore di pesce. Dopo un incidente ha deciso di abbandonare quel mestiere. Parlandone con un amico gli ha parlato di un banco all’interno del mercato coperto che era in vendita. All’inizio Patrizia e Gianfranco non conoscevano il mestiere di pescivendoli, hanno imparato il mestiere lentamente, passo passo, spiando i trucchi degli altri pescivendoli hanno imparato a pulire il pesce. Il successo è arrivato nel 2009, quando Patrizia dopo una telefonata di Radio Onda Libera in cui gli veniva chiesto di raccontare una ricetta, inizia a partecipare tutti i giorni alla trasmissione per due anni dal 2009 al 2011, tutti i venerdì alle 11.00, in diretta. Raccontava le sue ricette e molti venivano al mercato chiedendo di lei. Dopo questa trasmissione ha realizzato due libri di ricette.

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Alessandrofattorino

Da quanto tempo lavori qui?Sono tredici anni, ho iniziato un po’ per conve-nienza, perché mi conveniva lavorare solo la mattina con la mia famiglia... poi giocavo anche a calcio, quindi mi permetteva di andare agli alle-namenti alle due. Con il tempo è diventato il mio lavoro, mi piace farlo, mi lascia molto tempo libe-ro. Mi piace lavorare con la frutta, mi piace il con-tatto con la gente, poi sono sempre in centro, so-no sempre in giro, faccio le consegne.

Che rapporto hai con gli altri commercianti?Il rapporto con i commercianti è un bel rappor-to, li conosco tutti, sono amico di tutti, mi piace scherzare con tutti.

Secondo te cosa bisognerebbe fare per rivalutare il mercato?

Il mercato l’hanno ridotto così perché ci hanno abbandonato, il comune non è in grado di trovare un accordo per avere dei guadagni. In tutte le cit-tà di Italia ci sono bei mercati... anche all’estero, ad esempio a Barcellona. Solo a Perugia e in al-tre poche città ci sono mercati ridotti così. All’i-nizio eravamo 140-150 operatori, adesso saremo una decina, quindi questa è solo colpa del co-mune dell’amministrazione comunale, che non ci aiuta. Ci hanno lasciato da soli, non ci danno gli aiuti. Invece di fare dei parcheggi per far arrivare al gente hanno aumentato il costo dei parcheg-gi, del biglietto... invece di far arrivare i pullman come una volta in piazza Matteotti li hanno spo-stati in piazza Italia e quindi anche le persone più anziane non hanno modo di arrivare al mer-cato e di tornare a casa con le buste della spe-sa. Infatti noi lavoriamo molto anche sulle con-segne. Il mio lavoro principale è fare le consegne a domicilio per il mio banco. Per noi sarebbe suf-ficiente non so, mettere la coop vicino al merca-to. Per noi l’importante è che faccia venire le per-sone al mercato, non ci interessa la concorrenza ma che arrivi gente. Poi è diventata una desola-zione, ad esempio il lunedì e il martedì ci si anno-ia perché non c’è gente. Una volta io arrivavo alle sette a caricare il banco e già c’era la fila di per-sone, ora ci sono due persone e se una aspetta si innervosisce, si annoia e se ne va. È cambia-to totalmente.

Alessandro detto Sandro detto Sandrino. Asparagi trovati nei boschi di Perugia. È qui da trent’anni, coltiva la sua terra che si trova a Ponte Torgiano e porta poi qui la sua merce con la sua Ape celeste, blu scuro. Si alza alle 5.30 e poi il pomeriggio si occupa della sua terra fino alle 21.00. Un oggetto all’interno del tuo negozio a cui sei affezionato: insalata, misticanza, lattuga, canasta, insalata riccia, scarola, radicchio, pan di zucchero, carote, fiori di zucca fagiolini. Prima al suo posto c’era una macelleria. Prima nel corridoio del mercato c’era un murellino. Inoltre coltiva delle piantine e poi le vende.Rape rosse, possono essere lessate o ci si può fare un buon risotto.

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Lei come lo farebbe questo mercato?Farei un mercato coperto umano, dove si ritorni al discorso del mercato coperto con idee nuove, come dicevo prima. Però, lo ripeto, noi non è che noi siamo in grado di suggerire come bisogna fa-re, anche perché non è il nostro mestiere, non è il nostro modo di essere. Però sappiamo le esi-genze che possiamo avere, le esigenze sono esi-genze umane. Umane nel senso che se si va al mercato si tenga ancora l’idea del mercato… non dico del mercato dell’Ottocento o del Settecen-to, va bene il mercato del 2000, però che sia sem-pre a dimensione umana, in cui si trovano tutte le cose di cui si necessita giornalmente, in cui si trovi un po’ di calore, un po’ di armonia… il mer-cato, detto in parole povere. Chiaramente il mer-cato riportato agli anni a venire… gli anni a venire quali sono? Lo sapete bene voi, lo sa la gioventù. Noi anziani possiamo solamente dirvi del pas-sato, ma il passato ormai è una cosa vecchia, ci vuole il futuro. Però il futuro è bello non trascu-rando il passato. Questa è un po’ la filosofia del mondo, anche i grandi filosofi della storia parla-no in questo modo, tutto qui. Noi sentiamo oggi un fatto importante, cioè non abbandonare mai questi posti, c’è bisogno della tradizione di qualsiasi popolo. Infatti se noi giria-mo – e io ho girato un po’ il mondo – si trovano veramente questi angoli molto belli, molto atti-vi. E c’è solo l’iper il super… senza fare nomi che è sempre problematico! Tutto qui. Che poi tra l’altro in questo posto qui, che ha un panorama che è uno dei più belli d’Italia, è un po-sto di grande cultura, da non trascurare anche questo tipo di discorso… alle nostre spalle ci so-no i monti sibillini, a parte San Francesco, a par-te Assisi… questa è la famosa “valle santa”. Tut-te queste cose, questo posto riportato agli albori di quello che era sarebbe veramente una cosa bellissima. Voi non so se conoscete la storia di questi archi… questi sono gli archi del sopramuro, che è una cosa meravigliosa, questi reggono tutto quan-to il palazzo di giustizia, quelle sono le briglie. È un posto veramente meraviglioso, da qualunque punto di vista lo si guardi. Qui, tra l’altro lì a de-

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stra è stato incarcerato San Francesco… Cioè vo-glio dire con questo che è un posto storico, vale veramente la pena di tenerne atto e fare in modo che rimanga. Poi per quanto concerne il merca-to, oggi io penso che si ritornerà leggermente po’ all’umanità nella vita, perché oggi con tutti que-sti spread, tutti questi string, tutte queste co-se… come si fa ad andare avanti? Io penso di es-sere stato molto preciso, molto chiaro. Voi avete una grande fortuna, siete giovani… datevi da fa-re, e non vedete mai il bicchiere mezzo vuoto, non è mai mezzo vuoto, sempre mezzo pieno. Il sole sorge, finché sorge quello va sempre bene.

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l mercato era differente: eravamo sotto e sopra, trenta ortolani con tanta roba e tante insalate di-verse… La storia del mercato è quella che vede: ormai hanno distrutto tutto. Prima eravamo un po’ sopra un po’ sotto, qui c’era un murelletto da cui vedevi il piano di sotto adesso è tutto modi-ficato. Prima c’erano solo gli ortolani al piano di sotto, ho sempre venduto le cose della mia ter-ra, tra Pontenuovo e Torgiano, e viene poi con l’a-pe a vendere le sue cose. Mi aiutano mia moglie e mia cognata. Vendo verdura, melanzane pepe-roni, cetrioli... un po’ di tutto. Ancora non è arrivata la bella stagione, è anco-ra presto, ci sono fave, piselli, insalata di tutti i tipi. Il mercato ha lavorato tanto fino a dieci an-ni fa... dopo hanno fatto una strada nuova, hanno aperto il minimetrò che da cinque anni raggiunge il centro. Passare in auto nel centro è molto più difficile, tra contravvenzioni e permessi. Il par-cheggio sottostante costa molto e la gente vie-ne meno; in parte è cambiata la clientela, hanno aperto molti supermercati. Prima non c’erano i supermercati come adesso, c’erano piccole botteghine che purtroppo han chiuso. Da dieci anni fa c’è un 50% di clienti in meno, anche di più. Un po’ muoiono perché an-ziani e i giovani non ci vengono più. Che si metto-no a coce l’erba i giovani? È molto difficile, penso. Ora prendono tutto pronto, l’insalatina in busta, il giovane non sostituisce il vecchio cliente... non c’è un rimpiazzo, è questo il problema in parte.

Che si mettono a coce l’erba i giovani? È molto difficile, penso.

Sandroortolano

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E poi sarebbe da ristrutturare tutto, per l’igiene è un disastro perché è comunale. C’è un problema di igiene, basta guardarlo, se vede le scale di fuo-ri sono una vergogna! È una vergogna un merca-to tenuto in questo modo. Vede che scale ci sono, hanno chiuso sotto, hanno messo le reti. Anche i turisti, se entrano e lo vedono in queste condi-zioni se ne vanno.

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Enricapescivendola

Sono al secondo mese di gravidanza. Per venire qui mi alzo tutte le mattine alle quattro. Nel pomeriggio lavoro in un altro negozio, mia madre mi aiuta insieme a mia cugina. Gli oggetti all’interno del negozio me li hanno regalati le mie amiche, uno di questi non resta in piedi. Gli altri oggetti mi sono stati ragalati da un negozio che chiudeva. I bambini giocano con questi oggetti o con i capitoni che sono nelle vasche nel periodo natalizio.Ddall’ 8 dicembre al 6 gennaio si vendono vivi. Il mio ragazzo fa karate. Uno dei miei migliori amici è giapponese e l’ho conosciuto qui al mercato. Ha cucinato per il mio compleanno dei 18 anni. Ho trent’anni e lavoro qui dai tempi delle medie. Sono romana. Ho iniziato a lavorare con i miei genitori in pescheria. Già all’età di 16 anni lavoravo qui tutti i giorni e all’età di 18 anni ho rilevato l’esercizio di mio padre. Non mangio più il pesce per le nausea che ho ma amo ancora cucinarlo.

SE NON VEDI NON COMPRI.

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Interviste alla cittadinanza

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Che tipo di spazi ti manca a Perugia?

Manca spazio, per manifestazioni e concerti gratuiti

Serve tutto (arte-aggregazione), tanti spazi per tante piccole cose, ad esempio un Bar-bibliotecaSegnala l’ex ospedale della misericordia, e la-menta scarsa organizzazione

Manca spazio (musica, cultura, organizzazione)

Manca spazio (locali, spazi per istallazioni, luo-ghi per studiare insieme) Bisogna creare dei mo-tivi per far venire le persone al centro.

Penso solo al lavoro

Sento l’esigenza di spazi free en-try, per passare il tempo, luoghi di aggregazione per i giovani, di vario tipo che potrebbero esse-re gestiti in modo diverso in ba-se alle esigenze (musica-associazioni-feste...)

Non manca nulla. La cit-tà offre tutto non man-cano delle cose ma so-no da riqualificare quelle esistenti curare gli spa-zi verdi

Servono tanti piccoli spazi per tante cose, per chi ha l’esigenza dell’arte, dello stare in-sieme, di studiare etc. Al mercato non si può andare a compare perché non c’è più niente.

Ho l’impressione che ogni evento, manifestazione qui a Perugia sia un po’ buttata lì, pubblicizzata poco pri-ma e poco diffusa, tutto è molto disorganizzato.

Mancano locali a Perugia, spazi per fare istallazioni, per mostre temporanee e per ospitare eventi, manca qualcosa da fare in centro, non è tanto legato agli spazi ma al fatto che è un po’ morta la città. Non ci sono proposte, la gente non viene in cen-tro perché non c’è niente da fare.

Più che di spazi, vorrei la possibilità di vivere la città.

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Conosci spazi abbandonati a Perugia?

Si troppi ce ne sono! Ad esempio S. Francesco, Corso Garibaldi, Car-ceri, Ex Tabacchificio, Mercato Co-perto. Non ci sono mezzi per vivere queste zone.

Il Teatro Pavone è utilizzato poco, poi anche via Alessi, via Cartolari...

La “Gabbia”, Campo di Calcio a Sant’Ermi-nio, sotto Monte Luce.

Rock Castle

San Francesco, Teatro, Giardi-ni di Piazza Partigiani. C’è co-prifuoco a causa dello spaccio di droga.

Cinema Lilli

Vicoli, mercato coperto, viale della strega.

Gli edifici del comune dopo decenni che ci spendono miliardi sono ancora chiusi, come gli arconi qui sotto, e sono dei bei spazi ampi e pieni di luce come l’ex ospedale della mi-sericordia, spazi che a livello artistico e cul-turale sono molto validi.

Scale S. Ercolano, Ex cinema Lilli

I luoghi abbandonati sono più fuori città in campagna, ma lì c’è da “spender-gli del soldo”. Poi che sia il carcere femminile, l’ex cinema Lilly, non è tanto im-portante lo spazio ma quello che ci si fa dentro.

Cinema Turreno

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Conosci il mercato coperto? Lo frequenti?

Al mercato non si può andare a compare perché non c’è più nien-te. Venti anni fa andavo sempre lì, oggi non si può più fare spesa. Ci sono tantissimi spazi. Il mercato è perfetto, perché nel centro non c’è niente del genere. Il mercato della frutta è fondamentale per una città ed è importante che ci sia.

Non sono mai stato al mercato perché vivo più in periferia. Secondo me comunque si potrebbe sfruttare per altre cose tipo per museo di arte contemporanea.

Il mercato coperto non lo frequentiamo, neanche la terrazza. Spesa mai fatta lì, per ora vendono borse braccialetti, brocco-li e nient’altro.Se fosse più libero e aperto sarebbe molto bello. Il mercato della frutta? Quello sotto? io l’ho visto per caso una volta che sono passato di là ma non sono mai stato. Quello è per le vec-chiette affezionate.

No, perché faccio la spesa fuori vicino casa.

A volte lo frequento. Io stesso sono diviso sul mercato coperto, ho visto un mercato coperto bellissimo a Monaco di Baviera. Marienplatz. Si potrebbe prendere esem-pio. C’erano pareti di legno mobili che si trasformavano a creare stanze. Il problema di Perugia è che non c’è progettualità. La politica è il primo problema, non vedono oltre il loro dito. I politici non si impegnano. Tutto quello che è stato fatto da un po’ di tempo a questa parte lo contesto tutto. Io il mercato lo rivalozzerei dando segui-to al progetto di apertura degli arconi. Un mercato APERTO.

Mia mamma ci va. Ma gli altri pre-feriscono spazi più puliti.

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Manca il fattore di sinergia, mancano i negozi, mancano indicazioni, ci sono due supermercati sopra e vicino, mancano scale mobili che attirano la clientela. Il mercato è una periferia nel centro.Sul fronte della polica secondo me non c’è lungi-miranza. Si pensa sempre a grandi eventi ma mai nel dettaglio. Come Eurochocolate, Festarch o Umbria Jazz. I politici di Perugia non sono adatti perché spesso vengono da fuori e non conosco-no i problemi. Manca la lungimiranza.

No, perché facciamo la spesa a casa e la portiamo a Perugia direttamente.No perché è lontano, non è pubblicizzato e non è aperto sempre. Voglio fare la spe-sa quando voglio.

So del mercato coperto ma conosco solo la terrazza. Toglierei tutto e lo lascerebbe come uno spazio aperto, non conosco l’esistenza degli altri piani solo del parcheg-gio. Vorrei una Conad! Penso che il mercato sia una cosa da anziani, e ci è capitato per sbaglio con l’ascensore.

Frequento il mercato coperto e lo utilizzo ancora per fare la spesa. Lo frequento da quando era bambina, venivano gli agricoltori, c’erano i fiori, c’erano i polli vi-vi! Andavo al mercato con il nonno. Sono affezionata al luogo e ne apprezza la qualità dei prodotti ed è un luogo che fa da aggregante. Ha un buon rapporto con l’ortolano, il macellaio, il pescivendolo. Il mercato par-la da sé del suo abbandono.

Io al mercato andrei perché è una cosa abbastanza folcloristi-ca…ho sbagliato???Per quanto riguarda lo spazio del mercato, se avessi la possi-bilità farei chiudere quel bar fi-ghetto orribile che c’è e sarebbe già una buona cosa.

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PER PERUGIA E OLTREASSOCIAZIONE CULTURALE

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