Happinessie Booklet #1 - Introduzione

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HAPPINESSIE IL MOSTRO DELLA FELICITÀ

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Il mostro della felicità

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Realizzazione dei volumi a cura di:

Francesca BattiatoViola MarinelliSilvia OdoricoElena PanettiMattia Rosa

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Happinessie Il mostro della felicità

HappinessieIl mostro della felicità

Marco Tortoioli RicciIsabella Inti

In occasione della seconda edizione di Festarch 2012 nel capoluogo umbro, l’Isia di Urbino, l’associa-zione temporiuso.net con il DiAP-Politecnico di Mila-no, in collaborazione con l’associazione perperugia e oltre, presentano il progetto Happinessie Perugia. Il mostro della felicità riusa lo spazio. Un workshop di 7 giorni dedicati alla sperimentazione sul campo del progetto di riuso temporaneo di spazi in abbandono e sottoutilizzati e sulla loro identità spontanea e au-to generativa.

Un gruppo di studenti selezionati dalle due scuo-le ha applicato sul campo i processi di ricerca, inda-gine, narrazione, progettazione partecipata e aperta, per l’avvio di progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono e il racconto di identità complesse.

Obiettivo del laboratorio è la produzione di da-ti, diari, elaborati grafici, installazioni che nascano dal medesimo contesto di studio e che per auspicio uti-lizzino materiali, segni e linguaggi propri del luogo, nell’ottica del riuso e del recupero. Il lavoro è raccol-to e documentato sul blog http://happinessieperugia.

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blogspot.it/ consultabile durante e dopo i giorni del workshop e donato come legacy al Comune di Perugia.

Quante città nelle città contiene Perugia? Perché riusare i suoi contenitori vuoti invece che consumare nuovo territorio? Progettare è oggi un atto collettivo o individuale? Alcuni degli interrogativi che hanno ani-mato le conferenze di Festarch 2012 sono stati ogget-to di confronto, dibattito e progetto anche durante le giornate di lavoro degli studenti.

Conoscere, ascoltare, arrivare, scoprire sono state le mosse e chiavi di lettura che hanno organiz-zato quattro gruppi di lavoro.

Conoscere il Comune di Perugia è stato scopri-re e mappare i suoi 168 spazi in abbandono nel centro storico durante i 4 giorni. Grandi contenitori muti co-me l’ex carcere femminile e maschile, l’ex mattatoio, l’ex tabacchificio, i cinema vuoti come ex cinema Lilli, ex cinema e teatro Turreno, ex cinema Modernissimo e il pulviscolo di spazi commerciali monoluce al piano terra lungo alcuni assi viari e traverse tortuose come Via Priori e Via Viola che non intersecano i flussi turi-stici o ancora i numerosi palazzi nobiliari vuoti o sot-toutilizzati ed imprigionati in un mosaico di proprietà ed eredi. Questi spazi sono la mappa dell’abbandono consultabile via web dalla cittadinanza e non solo.

Come riattivare questi luoghi? A chi destinarli? Nuovi immaginari e soluzioni di riuso vengono sugge-riti da alcuni casi studio come i supermercati Wall Fo-od Market negli Stati Uniti che assicurano la produ-zione alimentare stagionale a km0, le performance artistiche in negozi sfitti di No Longer Empty a NYC, la riconversione di un ex manicomio ottocentesco ad hotel da 1 a 5 stelle come LLOYD’S ad Amsterdam,

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l’esperienza di autogestione e programmazione cultu-rale del Cinema NOVA a Bruxelles.

Le pratiche di riuso temporaneo, molto diffuse nelle capitali nordeuropee come Amsterdam, Berli-no, Bruxelles, Londra, potrebbero entrare a far parte dell’agenda e delle previsioni delle politiche pubbli-che di Perugia? I progetti negli spazi temporanei so-no da considerarsi sussidiari e non sostitutivi ai servi-zi permanenti ad uso della collettività.

Ascoltare è stata la seconda mossa che ha per-messo di raccogliere tramite interviste le voci, i colo-ri, i suoni e le storie di produttori e commercianti nel mercato ortofrutticolo, come pure sondare una possi-bile domanda sociale da parte di giovani turisti, stu-denti e residenti di nuovi usi e desideri da collocare negli spazi in abbandono.

La terza mossa è stata arrivare, ossia quella di individuare dei dispositivi di wayfinding quali segna-letica con cassette riciclate dell’ortofrutta a formare grandi frecce rosse che indirizzassero turisti e perugi-ni a riscoprire il mercato, come pure organizzare mo-menti di sosta, visita e performance che hanno per-messo, seppur per qualche giorno, di introdurre una importante funzione nel mercato, il pranzo collettivo. Una lunga tavolata dove poter degustare i prodotti lo-cali come prosciutto di Norcia, salsicce di cinghiale, formaggio pecorino di Norcia, legumi e lenticchie di Castelluccio….

Il quarto gruppo di studenti ha lavorato alla co-municazione, all’immagine coordinata, all’aggiorna-mento continuo del blog Happinessie. Obiettivo del workshop è stata la rilettura di questi spazi residua-li come spazi di possibilità e riformulare l’identità del

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mercato ortofrutticolo al fine di riportarlo all’atten-zione perduta, ossia di riscoprirlo. Il linguaggio scelto per l’operazione attinge a quello delle comunicazioni spontanee dei commercianti del luogo. Da qui il gio-co di parole, mercato coperto, mercato scoperto, sco-perto mercato!

Happinessie è un esperimento. Lo è nel sen-so più profondo del termine; lungo momento in cui si sperimentano, si ‘esperiscono’ pratiche di indagine, ricerca, elaborazione progettuale, svolte direttamen-te sul campo. Un esperienza condotta in gruppo, in un tempo dato che secondo il senso etimologico della parola, conferisce a questa la funzione del ‘mentum’ latino, ovvero di strumento, di mezzo.

Happinessie è quindi, si, un laboratorio come ab-biamo scritto nel suo testo costitutivo, conduce il suo esperimento sull’identità visiva di un luogo cittadino senza predeterminare obiettivi certi, ma piuttosto con l’unica certezza che la mappatura, l’indagine, quindi la maggiore conoscenza, siano esse stesse strumenti base per una nuova narrazione.

Accanto a questo Happinessie, laboratorio con-cepito e voluto dai docenti Marco Tortoioli Ricci dell’Isia di Urbino e Isabella Inti del Diap, Politecnico di Milano, va considerato un nuovo strumento. Nuovo strumento utile alla ridefinizione di un metodo per la didattica perché la condensa in un tempo dato, velo-ce e definitivo, mettendola a contatto con il suo stes-so oggetto di ricerca, con le sue contraddizioni, la sua ostilità e la sua inafferrabilità.

Mettendo a contatto il gruppo di studenti con l’enorme ricchezza dell’esperienza di raccolta dei da-ti ‘vissuti’ da vicino, ma allo stesso tempo con la diffi-

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coltà posta dalle norme, dalla nostra ‘burocrazia’ pub-blica, dall’agnostica disattenzione delle persone.

Costringendo quindi la possibilità di raggiungere la cifra lirica e letteraria che noi, attraverso l’insegna-mento e la pratica progettuale, chiediamo a un lavoro che risulti almeno meraviglioso e utile secondo fonda-mentali auspici aristotelici, entro limiti che vanno in-franti con la capacità di guardare alto, portare con se i consigli dei maestri notevoli che si sono studiati e che nell’uso, devono venire in nostro soccorso per evitare di essere sopraffatti.

Happinessie è però anche strumento e paradig-ma operativo per le amministrazioni. I sindaci, gli am-ministratori e tutti i depositari della nostra vita pub-blica e della nostra convivenza sociale, oggi sanno bene che servono strumenti nuovi per dare risposte a realtà sempre più complesse e di cui è ovviamente complessa l’interpretazione e la leggibilità. Con il no-stro laboratorio, crediamo, di aver provato che la ca-pacita di un gruppo di ricercatori/progettisti può unire la necessita di ascolto a quella di azione, la possibili-tà di leggere intimamente le dinamiche di luoghi del-la città che sfuggono e sopravvivono isolati e abban-donati, insieme allo spazio conseguente di azioni che sugli stessi luoghi introducano indispensabili enzi-mi di cambiamento, come solo la cultura del proget-to può fare.

Infine va ricordata la condizione perché tutto questo funzioni. Servono menti capaci di pensiero e di sguardi nuovi. In questi giorni a Perugia se ne sono raccolti tanti, volontariamente e uniti ancora dall’en-tusiasmo dato dalla possibilità di ‘sperimentare’ e far-lo insieme.

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A cura di:Isabella Inti / temporiuso.net e DiAP Politecnico di Mi-lano / tirocinio temporiuso MarcoTortoioli Ricci / Isia Urbino / Metodologia del progetto

Associazioni culturali coinvolte: Temporiuso.net perperugia e oltre

Ringraziamo Lucia Roscini, Giulia Cantaluppi, An-drea Graglia, Laura Bortoloni, Pietro Palladino, Matteo Guidi e Gianpiero Donno e Matteo Persichino, perché senza la loro grande amicizia, non saremmo senz’al-tro riusciti.

Studenti Isia UrbinoFederico Antonini, Marina Barbieri, Francesca Bat-tiato, Marianna Calagna, Lucia Del Zotto, Francesca Fatucci, Michele Fosella, Simona Gallo, Teresa Gallo, Ester Maria Rita Greco, Marta Maldini, Ilaria Maren-go, Viola Marinelli, Giulia Marzin, Silvia Odorico, Gio-vanni Andrea Pamio, Elena Panetti, Federica Romani, Mattia Rosa, Diana Sbabo, Stefania Tonello, Moreno Tuttobene

Studenti DiAP Politecnico di MilanoIrene Bariani, Flavia De Girolamo, Nikol Drakulic, Fi-lippo Ogliani, Caterina Pilar Palumbo, Pietro Pederci-ni, Maria Cinthia Sala, Chiara Segatori,Veronica Vecchi

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Vogliamo ringraziare per aver reso possibile in termini concreti lo svolgimento del workshop:

Fabriano, per la fornitura di carta

Grafox, per il servizio di stampa digitale

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PER PERUGIA E OLTREASSOCIAZIONE CULTURALE

CONTRIBUTO DI: