Gruppo Naturalistico La gramégna - ENDAS Cesena · Si definisce una casalinga che vuole il ... Man...

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Natura e Cultura N. 23 Gruppo Naturalistico La gramégna CESENA Convegno di Fitoalimurgia, 25 Maggio 2014 Note di Valda Valentini (Seconda parte) Giuseppe, esploratore ed escursionista, parte dal mare e segna otto tracce per definire le aree. 1) foce con terreno sabbioso e salato dove trova il finocchio di mare, la carota spinosa, la ruchetta di mare e la salsola, tutte piante saporite che si utilizzano giovanissime nelle misticanze. 2) pineta che fa parte del parco del delta del Po con l’asparago, il raperonzolo, l’erba stella, il piattello; arbusti di prugnolo, crespino, more di rovo, ginepro. 3) ancora nel parco le Saline di Cervia con la salsola soda, la salicornia e arbusti di prugnolo. 4) nella zona coltivata trova quelle che vengono considerate erbe infestanti, e quindi diserbate, il crespigno, la rosola, l’aspraggine, il ravastrello, la malva, la portulaca e alcune crepis. 5) nelle aree 1

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Natura e CulturaN. 23

Gruppo Naturalistico

La gramégna CESENA

Convegno di Fitoalimurgia, 25 Maggio 2014Note di Valda Valentini (Seconda parte)

Giuseppe, esploratore ed escursionista, parte dal mare e segna otto tracce per definire le aree. 1) foce con terreno sabbioso e salato dove trova il finocchio di mare, la carota spinosa, la ruchetta di mare e la salsola, tutte piante saporite che si utilizzano giovanissime nelle misticanze. 2) pineta che fa parte del parco del delta del Po con l’asparago, il raperonzolo, l’erba stella, il piattello; arbusti di prugnolo, crespino, more di rovo, ginepro. 3) ancora nel parco le Saline di Cervia con la salsola soda, la salicornia e arbusti di prugnolo. 4) nella zona coltivata trova quelle che vengono considerate erbe infestanti, e quindi diserbate, il crespigno, la rosola, l’aspraggine, il ravastrello, la malva, la portulaca e alcune crepis. 5) nelle aree

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selvagge orecchio di lepre, stridolo, radicchio selvatico, tarassaco, pratolina, rucola, achillea, piantaggine. 6) zone ruderali con ortica, bardana, cardo mariano, cardo dei lanaioli e alberi di sambuco. 7) collina dove per i terreni più o meno esposti al sole, più o meno aridi o umidi in corrispondenza a corsi d’acqua si presta ad una migliore biodiversità di quanto avvenga in pianura anche per via di un sistema agricolo diverso che usa meno prodotti di difesa dagli insetti. Distingue un ambiente

soleggiato sassoso con caccialepre, pimpinella, stridolo, rucoletta; un terreno umido con orecchio di lepre, epilobio e, nei prati che un tempo erano stati arati, la barba di becco, la cicoria, il tarassaco; in terreno coltivato la rosola, il crespigno; in ambiente molto umido e con presenza di acqua il crescione e l’equiseto. 8) nei calanchi ripidi, argillosi ritrova la salsola soda e la sulla.Alla sorgente del Savio vi sono svariate specie di alberi da frutto: castagno, ciliegio, prugno selvatico, sambuco, corniolo e arbusti di more e lamponi.Fra le curiosità esposte, parlando dell’equiseto ha detto che contiene silicio e si possono raccogliere i fusti giovani

fertili da cuocere, o spezzarli sul posto e berne come da una coppa l’acqua che contengono all’interno.Segue Gigliola Marzi, una socia che è anche esperta cuoca. La sua relazione è intensa per la passione che ha mostrato nell’esporre. Si definisce una casalinga che vuole il meglio per i suoi commensali. Usa tutti i sensi nel percorso esplorativo alla scoperta della natura andando dall’indistinto al particolare. Impara a riconoscere le erbe osservandole, studiando i caratteri morfologici di ogni singola specie e andando sul campo sotto la guida di un esperto. Usa in cucina erbe spontanee, aromatiche, fiori, frutti, bacche e tuberi. Raccoglie dal proprio ambiente quanto le necessita. Segue la circolarità delle stagioni. Fa attenzione che il luogo di raccolta non sia inquinato o calpestato da animali selvatici o non sia vicino a terreni coltivati e trattati con pesticidi. Quando va a raccogliere porta con sé il necessario: - un cesto o sacco di tela perché le erbe respirino e non si schiaccino, un coltello per recidere bene i cespi alla base, senza strapparli (incide l’inizio della radice per tenere insieme la rosetta basale); un vanghetto per radici; forbici da giardino per fiori e frutti; guanti robusti per ortiche o erbe pungenti.

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Lascia le piante ammuffite e bucherellate. Man mano che raccoglie, ripulisce il cespetto della terra e delle foglie ingiallite e secche e già lo suddivide in cesti diversi se ha più qualità di erbe e destinazione: crudo o cottura. Porta a casa, lava e, o prepara la misticanza, o cuoce.La donna di casa offre in prevalenza misticanze con erbe tenere dal sapore fine e delicato facendo attenzione ad accostarle. Spezza le foglie con le mani, affetta i

bulbi distribuisce un velo d’olio extravergine d’oliva, poco sale marino integrale e aceto, mischia e unisce fiori e petali poco prima di servire. Per le piante da cuocere sa che il fuoco stinge i colori e ne crea dei nuovi, favorisce l’evaporazione di molecole volatili, ne distrugge altre, ne crea di nuove mettendo disordine

all’intero complesso pertanto usa la cottura al vapore.Il relatore Giorgio Marocchi parla “dell’importanza della biodiversità”. Negli ultimi quaranta- cinquant’anni l’agricoltura è stata oggetto di cambiamenti notevoli: dai piccoli appezzamenti si è arrivati agli ampi spazi di coltivazioni estese in cui è necessario operare con macchine che svolgono in poche ore una quantità immane di lavoro per svolgere il quale prima occorrevano diversi giorni. Su questi vasti terreni vi possono essere massicce infestazioni che richiedono conseguentemente interventi chimici altrettanto importanti. Per il dottore è irrilevante il danno alla diversità, perché queste erbe ricrescono e ve ne sono in abbondanza. Ha abilmente richiamato l’attenzione sulla bellezza intrinseca delle campagne che bisogna sapere ammirare attraverso i caratteristici paesaggi coltivati nelle varie regioni d’Italia: - le piccole vallate lungo la via Emilia con i frutteti in fiore; la perfezione dei tracciati dei campi nelle pianure di Faenza, Imola, Lugo, Forlì; le risaie; i vigneti della Toscana e quelli friulani del Collio in cui sono stati redenti i dirupi; gli oliveti della Puglia, gli aranceti siciliani, la floricultura ligure, le ampie distese di mais, soia e prati stabili della Lombardia, i lunghi filari di pioppi che hanno fatto da cornice al film di Ermanno Olmi “l’albero degli zoccoli”.

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Infine Marcello Battarra ha trattato “Il biologico, il biodinamico e l’agricoltura avanzata”. È un nostro socio e più volte ci ha tenuto lezione in qualità di esperto. Il suo porsi è discreto e distinto con stile, ma il suo intervento si è mostrato deciso e sicuro, segno di un profondo convincimento. Parte dal dato di fatto che la maggioranza dell’agricoltura italiana è di tipo convenzionale, in particolare quella estensiva che deve fare i conti con una bassa renumerazione delle produzioni e cerca sempre una maggiore produttività ed è destinata alla desertificazione e alla degenerazione degli alimenti. Per un futuro agricolo migliore propone obiettivi possibili che consistono nel reinserire le rotazioni dinamiche del biologico; riutilizzare la paglia trinciandola e spruzzarla, prima dell’interramento con azoto e calcio per favorirne la degradabilità e la presenza di lombrichi; utilizzare nelle

semine o nella lavorazione di affinamento del suolo, preparati composti da micelio e funghi micorrizi; integrare la sostanza organica con letame maturo, o preparati equivalenti, a ogni ciclo di rotazione. In alternativa prevedere una coltivazione da sovescio con leguminose e

graminacee integrando con funghi micorrizici per aumentare la quantità di humus nel suolo. Utilizzare i concimi azotati nei momenti più necessari e frazionarli; fare interventi fogliari con prodotti induttori di resistenza; scegliere varietà resistenti o tolleranti le malattie. Il relatore ha esaminato ogni aspetto del tema proposto, ha parlato di altri trattamenti specifici e ha concluso con un ottimismo condizionato da un auspicio che avvenga un diverso approccio culturale e di massa dei cittadini. Anche noi ce l’auguriamo per le generazioni che verranno.I relatori hanno terminato e sarei stata ancora ad ascoltare queste persone che ci hanno coinvolto in questo convegno molto interessante.Relatori ed invitati hanno pranzato presso Martorano con menu a base di erbe diretto da Vanni Gozi e collaboratori impegnati nella cucina e nel servizio a tavola.Noi soci spettatori non possiamo che ringraziare questi colleghi in ombra che si sono dati da fare per rendere possibile un evento così importante.

Valda Valentini4