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Giorni di Storia 25 Luglio 1943 20.12 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 25/07/01 I l Gran consiglio del fasci- smo, voluto da Mussolini subito dopo la presa del po- tere (la prima riunione si ten- ne il 15 dicembre 1922 a poco più di un mese dalla Marcia su Roma), restò a lungo un orga- nismo «di fatto», privo di qual- siasi riconoscimento giuridi- co, disciplinato soltanto dalle disposizioni del duce. Nato come organo supre- mo del fascismo, venne defini- tivamente inserito nel nuovo ordinamento costituzionale di- segnato dal regime il 9 dicem- bre 1928. A presiederlo Benito Mussolini, in quanto Capo del governo. Segretario era il segre- tario del Partito fascista. Membri di diritto: i qua- drunviri della Marcia su Ro- ma, i membri del governo che avevano fatto parte del Gran consiglio ininterrottamente per tre anni, i segretari del PNF dal 1922 in poi. Membri di diritto in ragione delle loro funzioni e solo per la durata delle cariche: i presidenti di Ca- mera e Senato, i ministri, il sot- tosegretario alla presidenza del Consiglio, il comandante della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, i compo- nenti del direttorio del partito, il presidente del Tribunale spe- ciale, i presidenti delle confede- razioni imprenditoriali e sinda- cali, i dirigenti di altri enti e istituti. Il duce poteva nominare a far parte del Gran consiglio i «benemeriti della nazione» e «della rivoluzione fascista». Tra le prerogative del Gran consiglio vi era il diritto esclu- sivo di avanzare proposte di legge riguardanti la composi- zione e il funzionamento della Camera e del Senato, le attribu- zioni del capo del governo, l'ordinamento sindacale, i rap- porti tra Stato e Chiesa cattoli- ca, i trattati internazionali im- plicanti modifiche territoriali. 24 luglio 16.30 I gerarchi, convocati per il Gran consi- glio, arrivano alla spicciolata a Palazzo Vene- zia. La giornata è caldissima, il clima che si respira è di evidente tensione e di paura. La riunione è stata convocata nella sala del Pap- pagallo, adiacente a quella del Mappamondo dove abitualmente lavora Mussolini. All'in- gresso montano la guardia gli uomini della Milizia. Grandi si presenta con due bombe a mano nascoste sotto la divisa, così altri gerar- chi, forse anche Ciano, che nella mattinata aveva detto ai congiurati: «Si ha un bel dire. Si ha tutti una gran paura: va a finire che ci fa metter dentro». 17.00 La riunione ha inizio. Il duce si presenta con la divisa di capo della Milizia, i 28 membri del Gran Consiglio sono tutti in sahariana nera. Sono presenti: il presidente della Camera Dino Grandi, del Senato Giacomo Suardo; i quadrunviri della Marcia su Roma Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi di Val Ci- smon; i ministri: Alfredo de Marsico (Grazia e giustizia), Giacomo Acerbo (Finanze), Car- lo Alberto Bigini (Educazione nazionale), Carlo Pareschi (Agricoltura e foreste), Tullio Cianetti (Corporazioni) e Gaetano Polverelli (Cultura popolare); altri membri a causa del- le loro funzioni: Luigi Federzoni (presidente dell'Accademia d'Italia), Antonino Tringa- li-Casanuova (presidente del Tribunale spe- ciale), Giovanni Balella (presidente della Con- federazione fascista industriali), Ettore Fratta- ri (presidente della Confederazione fascista agricoltori), Luciano Gottardi (presidente della Confederazione fascista lavoratori indu- stria), Annio Bignardi (presidente della Con- federazione fascista lavoratori agricoltura); i membri nominati per un triennio: Roberto Farinacci, Dino Alfieri, Giuseppe Bottai, Gio- vanni Marinelli, Giuseppe Bastianini (sottose- gretario ministero degli Affari Esteri), Um- berto Albini (sottosegretario al ministero dell' Interno), Enzo Galbiati (capo di stato mag- giore della Milizia), Guido Buffarini-Guidi, Alberto De Stefani, Edmondo Rossoni, Gale- azzo Ciano e il segretario del partito Carlo Scorza. Quest'ultimo ordina «Saluto al du- ce!». «A noi!» rispondono i gerarchi. La seduta comincia con l'esposizione di Mussolini della situazione militare. Seguono gli interventi di De Bono e De Vecchi entrambi fanno alcune precisazioni sull'analisi esposta dal duce. Bottai entra nel vivo, sostiene che le paro- le del duce sono una: «Ben dura mazzata sulle nostre ultime illusioni o speranze», e che «non v'è organica connessione, non v'è accordo, non v'è armonia… la parte politica del comando non ha sulla parte tecnica l'ascendente necessario a imporre le sue deci- sioni»; termina asserendo che l'Italia oppone all'invasore «un apparecchio di comando inefficiente». È l'ora di Grandi, il quale esordisce dan- do lettura dell'ordine del giorno che porta la sua firma e nel quale si invita il re a riprende- re pieno possesso delle prerogative che gli sono riconosciute dallo Statuto, vale a dire il comando delle Forze armate e la guida delle istituzioni. Successivamente Grandi accusa il Capo del governo di aver portato l'Italia alla sconfitta con la formula ristretta della «guer- ra fascista», che tentando l'identificazione tra regime e paese ha ottenuto invece il risultato di creare un'insanabile frattura tra gli italiani e il fascismo. Puntando l'indice verso Musso- lini dice: «Fra le molte frasi vacue o ridicole che hai fatto scrivere sui muri di tutta Italia ce n'è una che hai pronunciato dal balcone di Palazzo Chigi nel'24: “Periscano le fazioni, perisca anche la nostra, purché viva la nazio- ne”. È venuto il momento di far perire la fazione». A seguire l'intervento di Ciano, il genero del duce, che si schiera con gli oppositori del suocero e prende posizione per una rottura dell'alleanza con i tedeschi. Farinacci, esponente del fascismo più in- transigente ed estremista, propone un suo ordine del giorno e dichiara: «Io le critiche le faccio da vent'anni, al regime, ai metodi del partito, alla persona stessa del Duce. Non ho mai nascosto il mio pensiero al Capo, sia a voce che per iscritto. Lui mi è buon testimo- nio… ma non posso nascondere la mia sor- presa nel sentire stasera le stesse critiche mos- se da coloro che sono rimasti ininterrotta- mente ai posti di comando e di governo e che mai ebbero una parola di solidarietà per me quando la mia posizione di critico veniva apertamente disapprovata dalle alte gerar- chie». Sull'alleanza coi tedeschi interviene an- cora: «…debbo osservare che mentre i solda- ti tedeschi muoiono accanto ai nostri soldati, non è veramente molto simpatico lo spettaco- lo di maldicenza e quasi di disprezzo che stiamo dando nei confronti della Germania». Scorza propone di rinviare la discussio- ne; Grandi si oppone. Si opta per una breve pausa nel corso della quale Grandi, che ha ormai la maggioranza, cerca di convincere altri gerarchi ad apporre la firma al suo docu- mento di sfiducia al duce. Alla ripresa della discussione, dopo 45 minuti, prendono la parola Bastianini e Alfie- ri, Tringali-Casanova, Galbiati, Cianetti, Big- gini, Frattari, Gottardi e De Stefani. Segue la replica, dura e irritata di Musso- lini: «Quest'ordine del giorno Grandi pone problemi molto gravi di dignità personale. Se il Re accetta la restituzione della delega dei poteri militari, questo significa che debbo essere decapitato. È meglio parlarsi chiaro, io ho ormai sessant'anni e so cosa vogliono dire queste cose. Se poi domani il re a cui portassi questo vostro ordine del giorno dovesse rin- novare la sua fiducia in me, quale sarebbe la posizione di voi signori di fronte al re, di fronte al Paese, di fronte al partito, di fronte a me personalmente?» Grandi cerca di alleggerire la tensione sostenendo l'ingiudicabilità del duce. Gli si affiancano Cianetti e Suardo. Mussolini dà la parola a Scorza che attac- ca con veemenza l'ordine del giorno Grandi e propone un nuovo ordine del giorno incen- trato su due punti: la resistenza a oltranza con appelli alla nazione, al re e al papa e la riforma immediate dei comandi militari e degli organismi costituzionali. De Stefani: «Questa non è una guerra che si possa vincere mobilitando il partito. Bisogna salvare subito quello che c'è da salva- re». Ancora Farinacci a difesa del proprio or- dine del giorno. Frattari si esprime contro Grandi. Alfieri al contrario esprime il proprio as- senso con le seguenti motivazioni: «La Ger- mania vuol fare dell'Italia solo il suo bastione per ritardare l'occupazione del territorio tede- sco. Solo questo». 25 luglio 1.30 Suardo in lacrime dichiara che toglierà la sua firma dal documento Grandi e chiede un accordo sul documento Scorza. Cianetti esita. Polverelli dichiara che voterà contro per- ché: «Io sono nato mussoliniano e morirò mussoliniano». Bottai interviene: «Bisogna francamente riconoscere come il tempo della dittatura è finito almeno nelle forme e con la mentalità che l'hanno guidata finora». A questo punto riprende la parola Mus- solini: «Se nessuno chiede di giungere qualco- sa, ritengo si possa dichiarare chiusa la discus- sione e passare alla votazione… gli ordini del giorno saranno messi in votazione secondo l'ordine della presentazione. Apro perciò la votazione sul primo, l'ordine del giorno di Grandi». La votazione è rapida. Il segretario del partito legge i risultati: «A favore: Grandi, De Bono, De Vecchi, De Marsico, Acerbo, Pare- schi, Cianetti, Federzoni, Balella, Gottardi, Bignardi, De Stefani, Bottai, Rossoni, Mari- nelli, Alfieri, Ciano, Bastianini, Albini. Con- trari: Bigini, Polverelli, Scorza, Trincali Casa- nova, Frattari, Buffarini Guidi e Galbiati. Si astiene Suardo». Mussolini con voce indifferente annun- cia: «L'ordine del giorno Grandi è approva- to… possiamo andare. Voi avete provocato la caduta del regime. La seduta è tolta». A margine un piccolo screzio: Ciano avvi- cinandosi a Farinacci gli dice: «Roberto, sia- mo in due campi opposti, ma devi credermi. Agisco per il bene dell'Italia come credi di fare tu». È Tringali Casanova a replicare a Ciano al posto del gerarca apostrofato: «Gio- vinotto, ciò che è accaduto qui stasera è un delitto che si paga col sangue. Io le desidero molta fortuna; però credo che i suoi giorni siano contati». Ciano, accompagnando la ri- sposta con un ironico inchino: «Sono dolen- te di aver dovuto votare così, ma io non potevo tradire il mio Paese come lo state tradendo voi che siete degli irriducibili fazio- si». Il conte Galeazzo Ciano verrà consegna- to alla Repubblica Sociale dai tedeschi, pres- so i quali si sarebbe imprudentemente rifugia- to nel settembre del '43. Sarà processato a Verona, condannato, e giustiziato mediante fucilazione alla schiena il giorno 11 gennaio 1944. Con lui, altri "traditori" della notte del 24-25 luglio: Pareschi, Gottardi, De Bono e Marinelli. 4.00 Grandi incontra il ministro della real ca- sa Piero Acquarone e propone come succes- sore di Mussolini il maresciallo Enrico Cavi- glia, sconsigliando invece Badoglio perché troppo coinvolto con il fascismo. E prega il ministro di riportare al sovrano il suo punto di vista. 7.00 Il ministro Acquarone riferisce a Vittorio Emanuele III l'andamento della seduta del Gran Consiglio, portando «il punto di vista» di Grandi: «Il nostro scopo è stato quello di fornire al sovrano un mezzo costituzionale atto a determinare una crisi di governo. Il Gran Consiglio (…) ha dichiarato la dittatu- ra caduta, ha privato il dittatore dei suoi pote- ri, ha deliberato il ripristino della Costituzio- ne e fa appello al sovrano perché egli si avval- ga di tutte le prerogative che lo Statuto attri- buisce al capo dello stato. Il sovrano, nella sua responsabilità e saggezza, deciderà. Se il sovrano deciderà di licenziare Mussolini e di assumere il comando della restaurazione co- stituzionale, egli avrà attorno a sé tutto il popolo e la maggioranza dei fascisti medesi- mi. Crollato Mussolini, il regime totalitario crollerà con lui. Non vi è tuttavia una sola ora di tempo da perdere: occorre prevenire un eventuale colpo di forza da parte di Mus- solini, cui non mancherebbe certo l'aiuto del- le baionette tedesche. Questo colpo di forza è probabile e possibile. La discussione in Gran Consiglio ha rivelato che questo è il piano e programma di Mussolini, di Farinacci, di Scorza e dei tedeschi. Mussolini, battuto ina- spettatamente dal voto dell'assemblea, non tarderà a rimettersi dalla sorpresa, cercando di immobilizzare, forse per sempre, qualun- que azione del sovrano. Le prossime ore deci- deranno delle sorti della nazione e della mo- narchia stessa». Questa la situazione interna. Per quanto riguarda quella militare e internazionale, oc- corre risolvere con altrettanta rapidità il pro- blema della guerra, «sincronizzando» l'even- tuale decisione del Re con una nostra doman- da di armistizio alle nazioni Alleate e in pari tempo preparando le nostre forze armate e la nazione a resistere a quella che sarà immanca- bilmente la reazione da parte tedesca. Non credo, è impossibile, che Hitler ed i suoi uo- mini accettino senza combattere l'uscita dell' Italia dalla guerra (…). Si tratta di difenderci da quella che sarà l'inevitabile vendetta nazi- sta e in pari tempo di rendere inoperanti le decisioni di Casablanca sulla resa incondizio- nata (nel corso di una conferenza che si era tenuta a Casablanca tra il 14 e il 24 gennaio, il presidente americano Roosevelt e il premier britannico Churchill avevano annunciato la decisione degli Alleti di proseguire la guerra a oltranza fino alla resa senza condizioni del nemico). Le nazioni alleate non potranno prose- guire la guerra contro un paese e contro un popolo che già si battono contro il nemico comune. È necessario prendere immediato e diretto contatto con gli Alleati (…). L'Italia non può uscire dalla guerra. La neutralità è un'illusione. a cura di Augusto Cherchi e Gian Luca Caporale domani la seconda parte Il «parlamento» privato del grande capo In alto, una riunione del Gran Consiglio Le ultime ore del regime «Se il Re accetta la restituzione della delega dei poteri, debbo essere decapitato» L’organo supremo mercoledì 25 luglio 2001 25

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Giorni di Storia 25 Luglio 1943 20.12 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 25/07/01

Il Gran consiglio del fasci-smo, voluto da Mussolinisubito dopo la presa del po-

tere (la prima riunione si ten-ne il 15 dicembre 1922 a pocopiù di un mese dalla Marcia suRoma), restò a lungo un orga-nismo «di fatto», privo di qual-siasi riconoscimento giuridi-co, disciplinato soltanto dalledisposizioni del duce.

Nato come organo supre-mo del fascismo, venne defini-tivamente inserito nel nuovoordinamento costituzionale di-segnato dal regime il 9 dicem-bre 1928. A presiederlo BenitoMussolini, in quanto Capo delgoverno. Segretario era il segre-tario del Partito fascista.

Membri di diritto: i qua-drunviri della Marcia su Ro-ma, i membri del governo cheavevano fatto parte del Granconsiglio ininterrottamenteper tre anni, i segretari delPNF dal 1922 in poi. Membridi diritto in ragione delle loro

funzioni e solo per la duratadelle cariche: i presidenti di Ca-mera e Senato, i ministri, il sot-tosegretario alla presidenzadel Consiglio, il comandantedella Milizia volontaria per lasicurezza nazionale, i compo-nenti del direttorio del partito,il presidente del Tribunale spe-ciale, i presidenti delle confede-razioni imprenditoriali e sinda-cali, i dirigenti di altri enti eistituti.

Il duce poteva nominare afar parte del Gran consiglio i«benemeriti della nazione» e«della rivoluzione fascista».Tra le prerogative del Granconsiglio vi era il diritto esclu-sivo di avanzare proposte dilegge riguardanti la composi-zione e il funzionamento dellaCamera e del Senato, le attribu-zioni del capo del governo,l'ordinamento sindacale, i rap-porti tra Stato e Chiesa cattoli-ca, i trattati internazionali im-plicanti modifiche territoriali.

24 luglio16.30I gerarchi, convocati per il Gran consi-

glio, arrivano alla spicciolata a Palazzo Vene-zia. La giornata è caldissima, il clima che sirespira è di evidente tensione e di paura. Lariunione è stata convocata nella sala del Pap-pagallo, adiacente a quella del Mappamondodove abitualmente lavora Mussolini. All'in-gresso montano la guardia gli uomini dellaMilizia. Grandi si presenta con due bombe amano nascoste sotto la divisa, così altri gerar-chi, forse anche Ciano, che nella mattinataaveva detto ai congiurati: «Si ha un bel dire.Si ha tutti una gran paura: va a finire che ci fametter dentro».

17.00La riunione ha inizio.Il duce si presenta con la divisa di capo

della Milizia, i 28 membri del Gran Consigliosono tutti in sahariana nera.

Sono presenti: il presidente della CameraDino Grandi, del Senato Giacomo Suardo; iquadrunviri della Marcia su Roma Emilio DeBono e Cesare Maria De Vecchi di Val Ci-smon; i ministri: Alfredo de Marsico (Graziae giustizia), Giacomo Acerbo (Finanze), Car-lo Alberto Bigini (Educazione nazionale),Carlo Pareschi (Agricoltura e foreste), TullioCianetti (Corporazioni) e Gaetano Polverelli(Cultura popolare); altri membri a causa del-le loro funzioni: Luigi Federzoni (presidentedell'Accademia d'Italia), Antonino Tringa-li-Casanuova (presidente del Tribunale spe-ciale), Giovanni Balella (presidente della Con-federazione fascista industriali), Ettore Fratta-ri (presidente della Confederazione fascistaagricoltori), Luciano Gottardi (presidentedella Confederazione fascista lavoratori indu-stria), Annio Bignardi (presidente della Con-federazione fascista lavoratori agricoltura); imembri nominati per un triennio: RobertoFarinacci, Dino Alfieri, Giuseppe Bottai, Gio-vanni Marinelli, Giuseppe Bastianini (sottose-gretario ministero degli Affari Esteri), Um-berto Albini (sottosegretario al ministero dell'Interno), Enzo Galbiati (capo di stato mag-giore della Milizia), Guido Buffarini-Guidi,Alberto De Stefani, Edmondo Rossoni, Gale-azzo Ciano e il segretario del partito CarloScorza. Quest'ultimo ordina «Saluto al du-ce!». «A noi!» rispondono i gerarchi.

La seduta comincia con l'esposizione diMussolini della situazione militare.

Seguono gli interventi di De Bono e DeVecchi entrambi fanno alcune precisazionisull'analisi esposta dal duce.

Bottai entra nel vivo, sostiene che le paro-le del duce sono una: «Ben dura mazzatasulle nostre ultime illusioni o speranze», eche «non v'è organica connessione, non v'èaccordo, non v'è armonia… la parte politicadel comando non ha sulla parte tecnical'ascendente necessario a imporre le sue deci-sioni»; termina asserendo che l'Italia opponeall'invasore «un apparecchio di comandoinefficiente».

È l'ora di Grandi, il quale esordisce dan-do lettura dell'ordine del giorno che porta lasua firma e nel quale si invita il re a riprende-re pieno possesso delle prerogative che glisono riconosciute dallo Statuto, vale a dire ilcomando delle Forze armate e la guida delleistituzioni. Successivamente Grandi accusa ilCapo del governo di aver portato l'Italia allasconfitta con la formula ristretta della «guer-ra fascista», che tentando l'identificazione traregime e paese ha ottenuto invece il risultatodi creare un'insanabile frattura tra gli italianie il fascismo. Puntando l'indice verso Musso-lini dice: «Fra le molte frasi vacue o ridicoleche hai fatto scrivere sui muri di tutta Italiace n'è una che hai pronunciato dal balcone diPalazzo Chigi nel'24: “Periscano le fazioni,perisca anche la nostra, purché viva la nazio-ne”. È venuto il momento di far perire lafazione».

A seguire l'intervento di Ciano, il generodel duce, che si schiera con gli oppositori delsuocero e prende posizione per una rotturadell'alleanza con i tedeschi.

Farinacci, esponente del fascismo più in-transigente ed estremista, propone un suoordine del giorno e dichiara: «Io le critiche lefaccio da vent'anni, al regime, ai metodi delpartito, alla persona stessa del Duce. Non homai nascosto il mio pensiero al Capo, sia avoce che per iscritto. Lui mi è buon testimo-nio… ma non posso nascondere la mia sor-presa nel sentire stasera le stesse critiche mos-se da coloro che sono rimasti ininterrotta-mente ai posti di comando e di governo e chemai ebbero una parola di solidarietà per mequando la mia posizione di critico venivaapertamente disapprovata dalle alte gerar-chie». Sull'alleanza coi tedeschi interviene an-cora: «…debbo osservare che mentre i solda-ti tedeschi muoiono accanto ai nostri soldati,non è veramente molto simpatico lo spettaco-lo di maldicenza e quasi di disprezzo chestiamo dando nei confronti della Germania».

Scorza propone di rinviare la discussio-ne; Grandi si oppone. Si opta per una brevepausa nel corso della quale Grandi, che haormai la maggioranza, cerca di convincerealtri gerarchi ad apporre la firma al suo docu-mento di sfiducia al duce.

Alla ripresa della discussione, dopo 45minuti, prendono la parola Bastianini e Alfie-ri, Tringali-Casanova, Galbiati, Cianetti, Big-gini, Frattari, Gottardi e De Stefani.

Segue la replica, dura e irritata di Musso-lini: «Quest'ordine del giorno Grandi poneproblemi molto gravi di dignità personale. Seil Re accetta la restituzione della delega deipoteri militari, questo significa che debboessere decapitato. È meglio parlarsi chiaro, ioho ormai sessant'anni e so cosa vogliono direqueste cose. Se poi domani il re a cui portassiquesto vostro ordine del giorno dovesse rin-novare la sua fiducia in me, quale sarebbe laposizione di voi signori di fronte al re, difronte al Paese, di fronte al partito, di frontea me personalmente?»

Grandi cerca di alleggerire la tensionesostenendo l'ingiudicabilità del duce. Gli siaffiancano Cianetti e Suardo.

Mussolini dà la parola a Scorza che attac-ca con veemenza l'ordine del giorno Grandie propone un nuovo ordine del giorno incen-trato su due punti: la resistenza a oltranzacon appelli alla nazione, al re e al papa e lariforma immediate dei comandi militari edegli organismi costituzionali.

De Stefani: «Questa non è una guerra

che si possa vincere mobilitando il partito.Bisogna salvare subito quello che c'è da salva-re».

Ancora Farinacci a difesa del proprio or-dine del giorno.

Frattari si esprime contro Grandi.Alfieri al contrario esprime il proprio as-

senso con le seguenti motivazioni: «La Ger-mania vuol fare dell'Italia solo il suo bastioneper ritardare l'occupazione del territorio tede-sco. Solo questo».

25 luglio1.30Suardo in lacrime dichiara che toglierà la

sua firma dal documento Grandi e chiede unaccordo sul documento Scorza.

Cianetti esita.Polverelli dichiara che voterà contro per-

ché: «Io sono nato mussoliniano e moriròmussoliniano».

Bottai interviene: «Bisogna francamentericonoscere come il tempo della dittatura èfinito almeno nelle forme e con la mentalitàche l'hanno guidata finora».

A questo punto riprende la parola Mus-solini: «Se nessuno chiede di giungere qualco-sa, ritengo si possa dichiarare chiusa la discus-

sione e passare alla votazione… gli ordini delgiorno saranno messi in votazione secondol'ordine della presentazione. Apro perciò lavotazione sul primo, l'ordine del giorno diGrandi».

La votazione è rapida. Il segretario delpartito legge i risultati: «A favore: Grandi, DeBono, De Vecchi, De Marsico, Acerbo, Pare-schi, Cianetti, Federzoni, Balella, Gottardi,Bignardi, De Stefani, Bottai, Rossoni, Mari-nelli, Alfieri, Ciano, Bastianini, Albini. Con-trari: Bigini, Polverelli, Scorza, Trincali Casa-nova, Frattari, Buffarini Guidi e Galbiati. Siastiene Suardo».

Mussolini con voce indifferente annun-cia: «L'ordine del giorno Grandi è approva-to… possiamo andare. Voi avete provocatola caduta del regime. La seduta è tolta».

A margine un piccolo screzio: Ciano avvi-cinandosi a Farinacci gli dice: «Roberto, sia-mo in due campi opposti, ma devi credermi.Agisco per il bene dell'Italia come credi difare tu». È Tringali Casanova a replicare aCiano al posto del gerarca apostrofato: «Gio-vinotto, ciò che è accaduto qui stasera è undelitto che si paga col sangue. Io le desideromolta fortuna; però credo che i suoi giornisiano contati». Ciano, accompagnando la ri-sposta con un ironico inchino: «Sono dolen-te di aver dovuto votare così, ma io nonpotevo tradire il mio Paese come lo statetradendo voi che siete degli irriducibili fazio-si».

Il conte Galeazzo Ciano verrà consegna-to alla Repubblica Sociale dai tedeschi, pres-so i quali si sarebbe imprudentemente rifugia-to nel settembre del '43. Sarà processato aVerona, condannato, e giustiziato mediantefucilazione alla schiena il giorno 11 gennaio1944. Con lui, altri "traditori" della notte del24-25 luglio: Pareschi, Gottardi, De Bono eMarinelli.

4.00Grandi incontra il ministro della real ca-

sa Piero Acquarone e propone come succes-sore di Mussolini il maresciallo Enrico Cavi-glia, sconsigliando invece Badoglio perchétroppo coinvolto con il fascismo. E prega ilministro di riportare al sovrano il suo puntodi vista.

7.00Il ministro Acquarone riferisce a Vittorio

Emanuele III l'andamento della seduta delGran Consiglio, portando «il punto di vista»di Grandi: «Il nostro scopo è stato quello difornire al sovrano un mezzo costituzionaleatto a determinare una crisi di governo. IlGran Consiglio (…) ha dichiarato la dittatu-ra caduta, ha privato il dittatore dei suoi pote-ri, ha deliberato il ripristino della Costituzio-ne e fa appello al sovrano perché egli si avval-ga di tutte le prerogative che lo Statuto attri-buisce al capo dello stato. Il sovrano, nellasua responsabilità e saggezza, deciderà. Se ilsovrano deciderà di licenziare Mussolini e diassumere il comando della restaurazione co-stituzionale, egli avrà attorno a sé tutto ilpopolo e la maggioranza dei fascisti medesi-mi. Crollato Mussolini, il regime totalitariocrollerà con lui. Non vi è tuttavia una solaora di tempo da perdere: occorre prevenireun eventuale colpo di forza da parte di Mus-solini, cui non mancherebbe certo l'aiuto del-le baionette tedesche. Questo colpo di forza èprobabile e possibile. La discussione in GranConsiglio ha rivelato che questo è il piano eprogramma di Mussolini, di Farinacci, diScorza e dei tedeschi. Mussolini, battuto ina-spettatamente dal voto dell'assemblea, nontarderà a rimettersi dalla sorpresa, cercandodi immobilizzare, forse per sempre, qualun-que azione del sovrano. Le prossime ore deci-deranno delle sorti della nazione e della mo-narchia stessa».

Questa la situazione interna. Per quantoriguarda quella militare e internazionale, oc-corre risolvere con altrettanta rapidità il pro-blema della guerra, «sincronizzando» l'even-tuale decisione del Re con una nostra doman-da di armistizio alle nazioni Alleate e in paritempo preparando le nostre forze armate e lanazione a resistere a quella che sarà immanca-bilmente la reazione da parte tedesca. Noncredo, è impossibile, che Hitler ed i suoi uo-mini accettino senza combattere l'uscita dell'Italia dalla guerra (…). Si tratta di difendercida quella che sarà l'inevitabile vendetta nazi-sta e in pari tempo di rendere inoperanti ledecisioni di Casablanca sulla resa incondizio-nata (nel corso di una conferenza che si eratenuta a Casablanca tra il 14 e il 24 gennaio, ilpresidente americano Roosevelt e il premierbritannico Churchill avevano annunciato ladecisione degli Alleti di proseguire la guerraa oltranza fino alla resa senza condizioni delnemico).

Le nazioni alleate non potranno prose-guire la guerra contro un paese e contro unpopolo che già si battono contro il nemicocomune. È necessario prendere immediato ediretto contatto con gli Alleati (…). L'Italianon può uscire dalla guerra. La neutralità èun'illusione.

a cura di Augusto Cherchie Gian Luca Caporale

domani la seconda parte

Il «parlamento» privatodel grande capo

In alto,una riunione

del GranConsiglio

Le ultime ore del regime«Se il Re accetta la restituzione della delega dei poteri, debbo essere decapitato»

L’organo supremo

mercoledì 25 luglio 2001 25

Colore: Composite ----- Stampata: 25/07/01 20.13 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 26/07/01

Italiani, per ordine di Sua Maestà il Re e Imperatore, assumo il Governo militaredel Paese, con pieni poteri.

La guerra continua. L'Italia, duramente colpita nelle sue province invase,nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle suemillenarie tradizioni.

Si serrino le file attorno a Sua Maestà il Re e Imperatore, immagine vivente dellaPatria, esempio a tutti.

La consegna ricevuta è chiara e precisa: sarà scrupolosamente eseguita e chiun-que si illuda di poterne intralciare il normale svolgimento, o tenti di turbare l'ordinepubblico, sarà inesorabilmente colpito.

Viva l'Italia, viva il Re. Maresciallo d'Italia, PIETRO BADOGLIO

Italiani, assumo da oggi il comando di tutte le Forze Armate.Nell'ora solenne che incombe sui destini della Patria, ognuno riprenda il suo

posto di dovere, di fede, di combattimento: nessuna deviazione deve essere tollerata,nessuna recriminazione può essere consentita.

Ogni italiano si inchini dinanzi alle gravi ferite che hanno lacerato il sacro suolodella Patria.

L'Italia, per il valore delle sue Forze Armate, per ladecisa volontà di tutti i cittadi-ni, ritroverà nel rispetto delle Istituzioni che ne hanno sempre confortata l'ascesa, lavia della riscossa.

Italiani, sono oggi più che mai indissolubilmente unito a voi dalla incrollabile fedenell'immortalità della Patria. VITTORIO EMANUELE

9.00Il maresciallo Badoglio viene informa-

to dal capo di stato maggiore, il generaleAmbrosio, della decisione del sovrano diconferirgli l'incarico di formare un nuovogoverno composto da «funzionari». Dueore dopo riceve e controfirma il decreto dinomina a capo del governo. Vengono da-te disposizioni affinché siano presidiati iprincipali punti strategici della città.

12.00Il generale Ambrosio dà incarico di

trasmettere al comandante dell'Arma deicarabinieri l'ordine d'arresto a carico diMussolini.

Ambrosio è a rapporto dal duce.Il comando dei carabinieri chiede al re

di confermare l'ordine d'arresto.Mussolini chiede udienza al sovrano.12.15Nella Wolfschanze (la «tana del lu-

po»), il complesso di fortificazioni in Prus-sica orientale dove Hitler ha collocato ilsuo comando militare ha inizio la consue-ta riunione dei quartier generale. Non sihanno ancora notizie certe sugli avveni-menti seguiti alla conclusione del GranConsiglio del fascismo. I generali sono all'oscuro del voto che ha sconfessato Musso-lini. Hitler, sommariamente informatodall'ambasciatore a Roma, Hans Georgevon Mackensen, a sua volta colto di sor-presa dal precipitare della situazione, di-spone di vaghe notizie su quanto sta acca-dendo in Italia. Si affronta l'esame dellasituazione in Sicilia.

14.30Attraverso Acquarone, portavoce di

Vittorio Emanuele, giunge al comandantedei carabinieri la convalida dell'ordined'arresto di Mussolini. Viene impartitol'ordine di tenere consegnati nelle caser-me, dalle 16.00 in poi, tutti i militari dell'Arma.

17.00Il Re riceve Mussolini in un salotto a

pianterreno di Villa Savoia. Al duce si mo-stra «nervoso», «in preda a estrema agita-zione». Del colloquio tra i due si ha la solatestimonianza lasciata da Mussolini:

Vittorio Emanuele III : «Caro Duce, lecose non vanno più. L'Italia è in tocchi.L'Esercito è moralmente a terra. I soldatinon vogliono più battersi. Gli alpini canta-no una canzon nella quale dicono che nonvogliono più fare la guerra per conto diMussolini. (Il re ripeté in dialetto piemon-tese i versi della canzone). Il voto del GranConsiglio è tremendo. Diciannove votiper l'ordine del giorno Grandi: fra di essiquattro collari dell'Annunziata. Voi nonvi illudete certamente sullo stato d'animodegli italiani nei vostri riguardi. In questomomento voi siete l'uomo più odiatod'Italia. Voi non potete contare più su diun solo amico. Uno solo vi è rimasto, io.Per questo vi dico che non dovete averepreoccupazioni per la vostra incolumitàpersonale, che farò proteggere. Ho pensa-to che l'uomo della situazione è, in questomomento, il maresciallo Badoglio. Egli co-mincerà col formare un ministero di fun-zionari, per l'amministrazione e per conti-nuare la guerra. Fra sei mesi vedremo.Tutta Roma è già a conoscenza dell'ordinedel giorno del Gran Consiglio e tutti atten-dono un cambiamento».

Mussolini: «Voi prendete una decisio-ne di una gravità estrema. La crisi in que-sto momento significa far credere al popo-lo che la pace è in vista, dal momento cheviene allontanato l'uomo che ha dichiara-to la guerra. Il colpo al morale dell'Eserci-to sarà serio. Se i soldati, alpini o no, nonvogliono più fare la guerra per Mussolininon ha importanza, purché siano dispostia farla per voi. La crisi sarà considerata untrionfo del binomio Churchill-Stalin, so-prattutto di quest'ultimo, che vede il ritirodi un antagonista da venti anni in lottacontro di lui. Mi rendo conto dell'odio delpopolo. Non ho avuto difficoltà a ricono-scerlo stanotte in pieno Gran Consiglio.Non si governa così a lungo e non si im-pongono tanti sacrifici senza che ciò pro-vochi risentimenti più o meno fugaci eduraturi. Ad ogni modo io auguro buonafortuna all'uomo che prenderà in mano lasituazione».

17.30Al termine dell'incontro, il re accom-

pagna Mussolini fino al pianerottolo anti-stante la scalinata di accesso alla villa, lolascia stringendogli calorosamente en-trambe le mani. Mussolini si dirige versola sua automobile, viene avvicinato dalcapitano Vigneri che, sull'attenti, lo invitaa seguirlo: «Duce, in nome di Sua Maestàil re vi preghiamo di seguirci per sottrarviad eventuali violenze da parte della folla».La relazione dei carabinieri descrive Mus-solini che «allarga le mani nervosamente(…) e con tono stanco, quasi implorante,risponde: Ma non c'è bisogno».

Vigneri: «Duce, ho un ordine da ese-guire».

Mussolini: «Allora seguitemi».Vigneri: «No, Duce, bisogna venire

con la mia macchina».Caricato su un'ambulanza, Mussolini

è trasportato dapprima alla caserma Pod-gora, in Trastevere e, dopo una breve so-

sta, trasferito nella caserma di via Legna-no.

17.30Al quartier generale di Hitler, la riunio-

ne volge al termine:Hitler: «Notizie da Roma?».Hewell: «Ancora niente di preciso,

mio Führer. L'ambasciatore von Macken-sen ci ha inviato soltanto un telegrammain cui viene messa in forse la visita diGöring in occasione del compleanno delDuce, che cade il 29 luglio».

Hitler: «Della riunione del Gran Consi-glio non si sa nulla?».

Hewell: «Mackensen informa che laseduta è stata molto tempestosa. Ma sitratta di voci. Si dice, per esempio, che ilDuce sarebbe stato indotto a lasciare ilposto di capo del governo a un certo Or-

lando, che ha ottantatré anni. Ma, ripeto,si tratta solo di voci. Mackensen attendenotizie più precise da Buffarini».

Hitler: «Chi è costui?».Hewell: «Un gerarca nostro amico. La

crisi del Partito Fascista starebbe trasfor-mandosi in una crisi di Stato. Ma, comeho detto, si attendono notizie precise daBuffarini. Più tardi, forse, sapremo qualco-sa di esatto».

Hitler: «Il buon Farinacci può conside-rarsi fortunato di aver fatto una cosa simi-le a Mussolini e non a me. Se l'avesse fattaa me, lo avrei consegnato alle SS di Himm-ler. È così che si deve fare, altrimenti sonoguai».

18.40A Roma l'ufficio della polizia preposto

alle intercettazioni registra una conversa-

zione tra la moglie di Mussolini, donnaRachele, e un funzionario del Viminale:

Funzionario: «Villa Torlonia?».Donna Rachele: «Dite».Funzionario: «Sono un funzionario

del Viminale vorrei parlare alla signo-ra…»

Donna Rachele: «Dite pure, sono io».Funzionario: «Ho il rammarico di co-

municarle che Sua eccellenza ha presenta-to a Sua maestà le dimissioni, che sonostate accettate».

Donna Rachele: «Allora?».Funzionario: «È stato messo al sicuro,

per misura precauzionale».Donna Rachele: «Che dite mai?».Funzionario: «Purtroppo è la verità.

Cerchi di mettersi calma e stia tranquilla;saranno impartite disposizioni per la sua

sicurezza personale e della sua famiglia».Donna Rachele: «Dio mio!».Funzionario: «Coraggio signora».Donna Rachele: «Glielo avevo detto

come andava a finire».Funzionario: «Almeno per il momen-

to non corre alcun pericolo ed è trattatocon la massima deferenza».

Donna Rachele: «Vorrei vedere il con-trario!».

Funzionario: «Le ripeto di stare tran-quilla».

Donna Rachele: «Grazie del pensierogentile».

Funzionario: «Si figuri».Nella concitazione del momento una

cameriera rivela a Rachele la relazione delmarito con Claretta Petacci. Dopo la tele-fonata con il funzionario, una dama di

compagnia della principessa Mafalda con-ferma a Rachele che il marito è stato «fer-mato», ma sta bene.

19.00La notizia ufficiale delle dimissioni di

Mussolini arriva al quartier generale diHitler. Nella nota, redatta in base alle in-formazioni che il colonnello delle SS Doll-man ha ricevuto da Buffarini Guidi, l'am-basciatore von Mackensen non accennaall'arresto del duce. In pochi minuti, tuttigli alti ufficiali sono riuniti intorno alFührer, davanti a un grande plastico dell'Italia.

Jodl: «Chi ha preso il posto di Mussoli-ni?».

Hitler: «Badoglio cioè il nostro peggio-re nemico».

Jodl: «Sarebbe molto importante sape-re se gli italiani intendono continuare acombattere...».

Hitler: «Continueranno a combattere,ma io so che è un tradimento. Dev'essereben chiaro: si tratta di un tradimento! At-tendo solo di sapere cosa ne pensa il Duce.Anzi, vorrei che il Duce fosse portato subi-to in Germania. Bisogna studiare qualco-sa».

Si passa immediatamente a valutare didare inizio all'Operazione Alarico, vale adire al piano di invasione dell'Italia, ap-prontato da tempo in previsione di unadefezione dell'alleato. (…)

Hitler - indicando un punto della Pro-venza sulla carta - «Qui c'è la divisione diparacadutisti del generale Student. Comu-nicategli che, entro ventiquattr'ore, dev'es-sere pronta per scendere su Roma. E oraoccupiamoci di quest'isola. Le nostre trup-pe devono immediatamente passare lostretto. Si tratta di settantamila uomini enon intendo perderli. Devono raggiunge-re la Calabria il più rapidamente possibile:difendere la Sicilia non ha più senso. Nonc'è tempo da perdere. Distruggano pure ilmateriale pesante. Per sistemare gli italia-ni, basteranno le armi leggere».

Jodl: «Penso che sarebbe opportunoattendere notizie più precise da Roma».

Keitel: «Ma cosa è effettivamente acca-duto, a Roma?»

Hitler: «Ecco cos'è accaduto, il Duceha presieduto ieri il Gran consiglio e l'han-no messo in minoranza. È stato Grandi,che io ho sempre definito un porco, anchese è bello come un cammelliere; e gli han-no dato una mano Bottai e, soprattutto,Ciano. Si è parlato contro la Germania, siè detto che non c'è senso a continuare laguerra. Alcuni, naturalmente, erano con-trari. Farinacci e altri, per esempio, si sonopronunciati contro tali proposte, ma sen-za efficacia. Questa mattina, Mussolini hadetto a Mackensen che non aveva nessunaintenzione di capitolare, ma nel pomerig-gio Badoglio ha comunicato a Mackensenche il Re l'aveva incaricato di formare ilnuovo governo, avendo il Duce abbando-nato il suo posto. Che significa“abbandonato”? Io sono convinto chequello straccione di Re lo ha fregato! Èquesto il punto! Domani invierò a Romaun uomo di fiducia per dare ordine allaterza divisione granatieri di occupare lacittà e di arrestare tutta la baracca: il gover-no, il Re e tutto quel marciume. Prima ditutti, il principe ereditario. “Voglio il bam-bino” (in italiano nel testo)».

Keitel: «Il bambino è più importantedel vecchio».

Il colonnello Christian espone un suopiano che prevedeva la cattura della fami-glia reale e del governo italiano con l'im-piego di un corpo speciale di paracaduti-sti.

Hitler: «Faremo così. Entro una setti-mana ci sarà un rovesciamento della situa-zione».

Albert Speer solleva la questione deimolti italiani che lavorano volontariamen-te in Germania: «Noi abbiamo bisogno diquesta gente. Sono operai molto diligentie non possiamo perderli!».

Hitler assicura che nessun italiano fa-rà rientro in Patria.

22.45Un comunicato radiofonico annuncia

le «dimissioni» di Mussolini. Seguono al-tri due comunicati; il primo di VittorioEmanuele III, che afferma di aver ripresoil controllo delle forze armate; il secondodi Pietro Badoglio che annuncia: «La guer-ra continua».

In tutto il Paese esplodono manifesta-zioni spontanee per festeggiare la cadutadel fascismo.

23.00Benedetto Croce appunta sui suoi Tac-

cuini: «Mi ero messo a letto alle 23 quan-do una telefonata (…) mi ha comunicatola notizia del ritiro di Mussolini e del nuo-vo governo affidato dal Re al generale Ba-doglio. Sono accorsi anche, udita la stessanotizia, giubilanti, il Parente e i Morelli,che erano mezz'ora prima andati via; e cisiamo intrattenuti sull'evento. Tornato aletto, non ho potuto chiudere occhio finoalle quattro e più oltre. Il senso che provoè della liberazione da un male che gravavasul centro dell'anima: restano i mali deri-vati e i pericoli; ma quel male non torneràpiù».

«Duce, siete l’uomo più odiato»Mentre Vittorio Emanuele III congeda Mussolini, Hitler pensa all’invasione

Prosegue la ricostruzione di quanto avvenne apartire dal 25 luglio del 1943, quando l’Italiavisse uno dei momenti più bui della sua storia.Oggi si ripercorrono gli attimi, i fatti, che segui-rono la seduta del Gran Consiglio del Fasci-smo, dove si decretò la caduta del Duce.

Il maresciallo Badoglio assume il governo

militare del paese e annuncia che «la guerracontinua», il re Vittorio Emanuele III è a capodi tutte le Forze Armate. La radio annuncia le«dimissioni» di Mussolini». Benedetto Croce,appunta sui suoi taccuini l’evento e scrive: «Ilsenso che provo è della liberazione di un maleche gravava sul centro dell’anima...».

«Assumo il governo militare»E l’Italia resta in guerra

«Ognuno riprenda il suo posto»Lo scarno comunicato di sua Maestà

Il proclama di Badoglio Il proclama del Re

Una scritta inneggiante al Re e a Badoglio sulla fiancata di un tram genovese

24 giovedì 26 luglio 2001

Colore: Composite ----- Stampata: 25/07/01 20.13 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 26/07/01

26 luglio, lunedìLe ultime ore del 25 luglio 1943 sono

trascorse in maniera concitata. In serata siè diffusa la notizia della caduta del fasci-smo. Non si hanno informazioni certe sul-la sorte di Mussolini. Re Vittorio Emanue-le e il maresciallo Badoglio, il nuovo capodel governo, alle 22.45 hanno parlato allaradio e lanciato proclami tanti scarniquanto laconici. Nel Paese si diffonde unclima di grande incertezza.

01.00Nella «tana del lupo», il quartier gene-

rale tedesco nei boschi della Prussia orien-tale, prosegue la riunione in corso da oreper valutare l'evolvere della situazione inItalia.

Hitler: «La situazione italiana è ancoramolto confusa, Badoglio insiste nel direche nulla è cambiato nei nostri confronti.Naturalmente io non ci credo, ma forse èopportuno agire in maniera da non desta-re sospetti».

Hewell: «L'operazione potrebbe crea-re qualche inci-dente col Vatica-no…».

Hitler: «E conquesto? Credeteforse che mi pre-occupi del Vatica-no? Anzi, io pen-so che quello là, ilPapa, dovrebbe es-sere impacchetta-to anche lui. Nonci saranno proble-mi in questo sen-so. Entreremodentro, prenderemo tutto ciò che ci inte-ressa, poi presenteremo le scuse... Siamoin guerra».

Viene disposto l'invio immediato direparti speciali in Italia. La riunione si scio-glie alle 3.00 del mattino.

1.30Mussolini riceve la visita del colonnel-

lo Tambellini, che gli porta una lettera diBadoglio:

Il sottoscritto, Capo del Governo, tie-ne a far sapere a V. E. che quanto è statoeseguito nei Vostri riguardi è unicamentedovuto al Vostro personale interesse, es-sendo giunte da più parti precise segnala-zioni di un serio complotto verso la Vo-stra Persona. Spiacente di questo, tiene afarVi sapere che è pronto a dar ordini peril Vostro sicuro accompagnamento, con idovuti riguardi, nella località che vorreteindicare.

La risposta che Mussolini fa avere aBadoglio in mattinata è scabra e telegrafi-ca:

1. Desidero ringraziare il maresciallod'Italia Badoglio per le attenzioni che havoluto riservare alla mia persona.

2. Unica residenza di cui posso dispor-re è la Rocca delle Caminate, dove sonodisposto a trasferirmi in qualsiasi momen-to.

3. Desidero assicurare il marescialloBadoglio, anche in ricordo del lavoro co-mune svolto in altri tempi, che da partemia non solo non gli verranno create diffi-coltà di sorta, ma sarà data ogni possibilecollaborazione.

4. Sono contento della decisione presadi continuare la guerra cogli alleati, cosìcome l'onore e gli interessi della Patria inquesto momento esigono, e faccio votiche il successo coroni il grave compito alquale il maresciallo Badoglio si accingeper ordine e in nome di Sua Maestà il re,del quale durante ventuno anni sono statoleale servitore e tale rimango. Viva l'Italia.

Grandi, attraverso l'ambasciata spa-gnola, fa pervenire alla stampa internazio-nale il testo dell'Ordine del giorno con cuiil Gran consiglio ha decretato la fine delregime.

Lungo tutto il corso della giornata sisusseguono le dimostrazioni per celebrarela caduta del fascismo. Gli uomini del Par-tito e della Milizia non si fanno vedere.

In alcune relazioni di polizia delle que-sture di Roma e Milano, le manifestazionipopolari vengono descritte in questi termi-ni: «Le dimostrazioni sono state caratteriz-zate da schietto patriottismo… Acclama-zione alle truppe, all'Italia, a Badoglio»; «Èopinione diffusa che la nazione risponde-rà all'appello del nuovo governo con ordi-ne e disciplina»; «Acclamazioni alle trup-pe, all'Italia, a Badoglio; poco o nulla alre».

Un gruppo di dimostranti invade nel-la sede del «Popolo d'Italia», il quotidianofondato nel 1914 da Mussolini e ne impe-disce l'uscita. Sotto la data «Lunedì 26 lu-glio 1943-XXI-VIII dell'Impero» il titoloche avrebbe dovuto campeggiare sulla pri-ma pagina recita: «Nell'ora solenne cheincombe sui destini della Patria, Badoglioè nominato capo del Governo. Un procla-ma agli italiani del Re imperatore che haassunto il comando di tutte le Forze Arma-te. L'Italia troverà la via della riscossa. Go-verno militare nel Paese con pieni poteri».Il giornale termina così per sempre le pub-blicazioni.

Il capo di stato maggiore dell'esercito,

generale Mario Roatta, emana una circola-re sulla necessità di una ferma repressionedi ogni eventuale fenomeno di ribellismoe più semplicemente di ogni atto che pos-sa turbare l'ordine pubblico:

1. Nella situazione attuale, col nemicoche preme, qualunque perturbazione dell'ordine pubblico anche minimo, et di qual-siasi tinta, costituisce tradimento et puòcondurre, ove non represso at conseguen-ze gravissime; qualunque pietà et qualun-que riguardo nella repressione sarebbe per-tanto delitto.

2. Poco sangue versato inizialmenterisparmia fiumi di sangue in seguito. Per-ciò ogni movimento deve essere inesora-

bilmente stroncato in origine.3. Siamo assolutamente abbandonati i

sistemi antidiluviani, quali cordoni, glisquilli, le intimazioni et la persuasione etnon sia tollerato che i civili sostino pressole truppe intorno alle armi in postazione.

4. I reparti devono assumere et mante-nere grinta dura et atteggiamento estrema-mente risoluto …

5. Movendo contro gruppi di indivi-dui che perturbino ordine aut non si atten-gano prescrizioni autorità militare, si pro-ceda in formazione di combattimento et siapra fuoco a distanza, anche con mortai etartiglieria senza preavviso di forza, comese si procedesse contro truppe nemiche …

6. Non est ammesso il tiro in aria; sitira sempre a colpire come in combatti-mento …

7. I caporioni et istigatori dei disordi-ni, riconosciuti come tali, siano senz'altrofucilati se presi sul fatto, altrimenti sianogiudicati immediatamente dal Tribunaledi guerra sedente in veste di tribunale stra-ordinario.

8. Chiunque, anche isolatamente,compia atti di violenza et ribellione con-tro le forze armate e di polizia aut insultile stesse et le istituzioni venga immediata-mente passato per le armi …

Si tratta di imporsi subito con rigoreinflessibile.

Nei primi cinque giorni successivi allacaduta di Mussolini si contano: 83 morti,308 feriti e oltre 1500 arresti.

Badoglio dispone la progressiva libera-zione dei detenuti politici, sono esclusi dalprovvedimento i militanti comunisti e glianarchici. La liberazione dei detenuti daRegina Coeli avviene in maniera tumul-tuosa, durante un corteo indetto per chie-

dere la liberazionedei prigionieri poli-tici, evadono 1380detenuti comuniche approfittanodella scarsa vigilan-za. I politici con-vinti che la loroscarcerazione deb-ba avvenire entrobreve non prendo-no parte all'evasio-ne.

Non sonoabrogate le leggi razziali e non viene ripri-stinata la libertà di associazione.

Si intensifica il processo di ricostituzio-ne delle formazioni politiche antifasciste,che nel corso degli ultimi mesi, nonostan-te i rigidi controlli di polizia, avevano ini-ziato a riorganizzarsi.

A Milano, si riuniscono nello studiodell'avvocato Adolfo Tino, in via Montedi Pietà, i componenti del comitato antifa-scista. Oltre a Tino, che rappresenta il Par-tito d'Azione, ci sono Stefano Jacini (catto-lico), Giustino Arpesani e Tommaso Galla-rati-Scotti (liberali), Lelio Basso e LucioLuzzatto (Movimento di Unità Operaia) eGiovanni Grilli (PCI). Viene scartata, so-prattutto per le resistenze da parte cattoli-ca, l'ipotesi di organizzare un'«immediataazione di popolo».

Commentando i fatti che stanno acca-dendo in Italia e le possibili conseguenzedella caduta di Mussolini, Winston Chur-chill scrive al presidente americano Roose-velt:

Pare molto probabile che la caduta diMussolini implicherà il crollo del regimefascista e che il nuovo Governo del Re e diBadoglio cercherà di negoziare un accor-do separato con gli Alleati per un armisti-zio. Se questo fosse il caso, sarà necessarioche noi si decida innanzi tutto che cosavogliamo e poi si stabiliscano le misure ele condizioni per ottenerlo. In questo mo-mento soprattutto dobbiamo concentrareogni nostro pensiero sullo scopo supre-mo, vale a dire la distruzione di Hitler,dell'hitlerismo e della Germania nazista.Ogni vantaggio militare derivante dalla re-sa dell'Italia, se resa ci sarà, deve esserevolto a questo fine… Il destino delle trup-pe germaniche in Italia, e in particolarmodo di quelle a mezzogiorno di Roma,porterà probabilmente a combattimenticon l'esercito e il popolo italiani. Dobbia-mo chiedere la loro capitolazione ed esige-re che, quale che sia il Governo italianocol quale potremo giungere a un accordo,esso faccia di tutto per ottenerla. Ma puòanche darsi che le divisioni tedesche riesca-no ad aprirsi una via verso il Nord nonostante tutto quello che le forze armateitaliane siano capaci di fare. Noi dobbia-mo provocare al massimo questo conflittoe senza esitazione mandare truppe e aereiche aiutino gli italiani a ottenere la resadei tedeschi a sud di Roma…

La resa per citare il presidente, del dia-volo Grosso e dei suoi complici deve esse-re considerata un obiettivo di grande im-portanza. Per conseguirlo dobbiamo sfor-zarci con ogni mezzo in nostro potere, senon vogliamo rischiar di rovinare le gran-diose prospettive delineate più sopra. E'possibile tuttavia, che questi criminali fug-gano in Germania o riparino in Svizzera.D'altra parte, possono arrendersi o essereconsegnati al Governo italiano. Dovesserocader nelle nostre mani, sarebbe bene deci-dessimo ora, consultando gli Stati Uniti e,dopo il loro benestare, l'URSS, quale trat-tamento usare loro. Alcuni possono prefe-rire un'immediata esecuzione senza pro-cesso, salvo quello necessario all'identifica-zione; altri, che i colpevoli siano tenuti inprigionia fino alla fine della guerra in Eu-ropa, quando la loro sorte possa esseredecisa invece con quella di altri criminalidi guerra. Personalmente, sono abbastan-za indifferente dinanzi a questo problema,sempre ché nessun serio vantaggio milita-re sia sacrificato nell'interesse di una pron-ta vendetta.

A cura di Augusto Cherchie Gian Luca Caporale

È il giorno del «congedo» di Mussolini, che scegliela sua «residenza» e la comunica al marescialloBadoglio. Gli italiani scendono in piazza per salu-tare la fine del fascismo, a Roma invadono la sededel «Popolo d’Italia», il quotidiano fondato nel1914 da Benito Mussolini. Ma il capo di stato mag-giore dell’esercito, Mario Roatta, con una circolare

detta le regole per una repressione ferma e decisadi qualunque fenomeno di ribellione. Che non sispari in aria, dunque, ma «come se si procedessecontro truppe nemiche». Che si fucilino gli istigato-ri. Intanto, Hitler, in Prussia, ordina: «Entreremodentro, prenderemo tutto ciò che ci interessa, poipresenteremo le scuse...Siamo in guerra».

Cade Mussolini, restano le leggi razzialiChurchill scrive a Roosvelt:«Dobbiamo distruggere la Germania nazista»

Manifestazioni dipopolo nelle piazzedi Torino, a sinistraMilano e in altodavanti PalazzoChigi a Roma

giovedì 26 luglio 2001 25

Giorni di storia luglio 1943 ----- Stampata: 27/07/01 18.59 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 28/0

Luciano Guidotti

Avevo allora diciotto anni.Due giorni prima con una dozzi-na di giovani avevamo ispeziona-

to minutamente reparto per reparto l’of-ficina spaccando, lacerando, tagliuzzan-do i quadri del «Dittatore» con gioia esoddisfazione, tanto da stancarci e met-terci, dopo quellapiccola rivoluzio-ne, nel prato adia-cente, chi su un sas-so, chi sull’erbaper raccontarci ilfatto, esaltandolo,come se avessimoadempiuto unagrande impresa.Eravamo contenti,anche se alcuni dinoi, nella foga di«rompere» si era-no tagliuzzati lemani con vetri, co-stretti ad involger-le nei fazzoletti cheerano diventati ros-si.Ma non si badavaa questo: che im-portava?Eravamo contenti.Il passo romano;gli schiaffi del fede-rale nella sede; il ri-gido sull’attenti da-vanti ad un imbe-cille; il canto forza-to di «giovinezza»e le angherie e so-prusi passati, era-no già dimenticati.Eravamo contentiquel giorno.Allora un operaiosmilzo, alzandosiimprovvisamentesu di un banco, ur-lò: «Vogliamo usci-re! Pace! Pace! Pa-ce!».«Evviva il re», gri-dammo noi.«Basta con la guer-ra! Basta!».Tre giovani, intan-to, staccando dallepareti ritratti delRe, ne avevano fat-to dei cartelloni al-zandoli in alto.«Evviva! Evviva ilRe Imperatore!»,si gridava.«Vogliamo uscire»si diceva lontano.Poi, come tanteformiche brulican-ti che escono dalletane, uscimmo daireparti sulla strada che portava al cancel-lo gridando.Avanzavamo compatti come una barrie-ra.Un giovanotto, con il ritratto del Re, siera arrampicato su di una torre dei filitelegrafici e di lassù gridava: «Evviva! Ev-viva! Evviva!».Ma davanti al cancello, stavano i soldaticon dei moschetti in mano, mentre unufficiale che aveva la camicia fine fine,dava ordini ad un soldato sdraiato dimettere a punto uno strano aggeggio tut-to bucato con tre piedistalli avendo ac-canto a sé cassettine rettangolari di lotta.

Io ero contento quel giorno.Pensavo quante volte avevo giocatoalla guerra nel cortile del rione e nel

boschetto, facendo tanti prigionieri, le-gandoli poi con filo di ferro gridandoloro: «Bum! Bum!».Un giorno avevamo fatto una mitraglia-trice con rami di olmo e posto su di essadegli elastici rubati dal meccanico, chesparava carta pesta contro «i nemici».Assomigliava tanto al «coso» del soldatosdraiato, che volevo andare da lui, perraccontargli quando noi ragazzi giocava-mo alla guerra contro i «brutali abissini».«Ah! se ci fosse Pino qui, glielo faremmovedere noi come si fa e si adopera quel“coso”», pensavo.Il soldato, intanto, guardava ansioso in-torno.«No, no, soldato, non si fa così, i nemiciti possono cogliere».«Che razza di soldati abbiamo noi?» pen-savo.«Ah! Se ci fosse Pino!».Io ero contento quel giorno.«Evviva, evviva, vogliamo la pace! Voglia-

mo uscire», si gridava ovunque.Avanzavamo.Oramai vedevamo gli occhi smarriti deisoldati e quelli dell’ufficiale che mandava-no lampi di odio.«Carogne», urlava esso estraendo una ri-voltella «vera», lucida, fiammeggiante.«Non fate un passo di più. Io sparo; noispariamo!».«Carogne andate indietro».Noi avanzavamo lentamente.«Io sparo!», gridava.«Anche lui gioca alla guerra», pensavo.«Però in guerra non ci si deva andarecon una camicia fine fine o la stilograficad’oro nel taschino».«Ah, se ci fossero Pino e Carlo, gli farem-mo vedere noi come si fa».Alcuni soldati tenevano i fucili verso ilcielo e altri verso terra.

«No, no, non ci siamo!».«Questi sono i nostri soldati».«Puff! non ci siamo!», mi dicevo.Avanzavamo lentamente come una bar-riera; avanzavamo.«Fuoco», fu la risposta.Io ero contento.

Un rumore assordante che laceravai timpani, che squarciava l’aria,faceva tremare i muri e la terra,

usciva da questi «cosi» che sputavanofiamme rossastre e piene di fumo.Mi buttai a terra, come decine, centinaia,migliaia di volte, quando nel boschettoci preparavamo ad andare al «contrattac-co» sotto una fittaiola di sassi e di terric-cio.Ero stato svelto e questo mi rendeva or-goglioso nel pensare che ancora ero capa-ce di giocare alla guerra.

Voltai allora appena il viso indietro escorsi gli operai scappare. Andai su tuttele furie alla vista di tanta «codardia».«Non scappate! Non scappate mamma-lucchi! non vedete che fingono?».«Sparano a salve!» gridavo.«Dove andate pecoroni? ritornate indie-tro!» urlavo a più non posso.

Ero dietro adun corpoumano che

cadde giù mentreanch’io mi buttavoe che aveva lasciatoandare una borsadi tela da dove era-no usciti due melee un pezzetto di for-maggio che puzza-va maledettamen-te.Allungai un brac-cio e gridai: «Ehitu, hai perduto lemele e il formag-gio!».Nessuna risposta.In quel frattempo,due donne, dallaportineria gridava-no e si strappava-no i capelli pazza-mente.«Ma che cos’han-no da gridare, mon-do cane» pensavo.«Voialtre donne…andate a preparareda mangiare!».«Ma perché conti-nuano ancora conquesti “cosi”?».«Adesso basta! ave-te spaventato delledonne!».«Basta!».Io ero contento.Toccai di nuovo ilcorpo vicino.«Ehi tu, hai persola voce?» dissi rove-sciandolo verso dime.Non parlava: avevagli occhi vitrei,mentre nella cami-cia aveva unosquarcio da doveusciva uno spinel-lo color rosso.«Strano», pensai,«perché mai pro-prio color rosso?».Misi una mano sulpetto e la ritiraisporca di quellostrano colore e me-lo portai istintiva-mente al naso: eb-bi orrore; tanto dasentirmi drizzare icapelli: era sangue.

«Ma allora?».Compresi.Guardai i miei vestiti e la maglia che po-che ore prima la mamma mi aveva dato,dicendomi di non sporcarla: era tuttamacchiata di sangue e mi bagnava i fian-chi.«Ma allora?».Girai lo sguardo attorno: il terreno eratappezzato di corpi immobili; il sanguescorreva ovunque.A pochi passi sdraiata su di un fianco,una donna vestita di nero, con un ventreenorme squarciato, perdeva abbondante-mente sangue. Tutti e due li avevano uc-cisi.Accanto al muro crivellato di colpi, uncompagno di scuola che tante volte alle«Professionali» aveva marinato la scuolaper andare a giocare alle figurine «Perugi-na» stava col viso rivolto al cielo. Ungrosso proiettile gli aveva trapassato lafronte.Non compresi più nulla.

La testa mi cominciò a ronzare, gliocchi vedevano altri corpi abban-donati sui cavoli dell’adiacente or-

to di guerra, mentre scorgevo sulla torremeccanica il ritratto del Re abbandonatosolo.Appoggiai il viso in terra tra il sangue deicompagni e lì piansi; mentre sentivo chequalcosa tanto a me cara se ne era andataimprovvisamente per sempre, per tuttala vita: la mia giovinezza.In quell’attimo ero diventato vecchio.Allora gridai: «Assassini!».Il grido non si fermava ai soldati, maandava oltre, più in là, più in alto, versoqualcosa che appena, appena ero riuscitoa percepire.

«Vidi i corpi crivellati e diventai vecchio»I soldati di Badoglio spararono sui manifestanti pacifici, massacrandoli

Cinquantotto anni fa, il 28 luglio del 1943, accadde qualcosa dicui si parlò poco, pochissimo. Alle officine Meccaniche Reggia-ne, diecimila operai stavano manifestando pacificamente,quando truppe badogliane spararono sui dimostranti. Ne ucci-sero nove. Tra di loro c’era anche una donna incinta di ottomesi. I feriti furono più di cento, con lesioni in alcuni casimolto gravi.

Accadde tutto ciò nel silenzio generale: non ne parlaronoradio, televisioni, giornali o riviste. Silenzio assoluto. Nessuno

seppe.Ma tra i manifestanti colpiti c’era anche Luciano Guidotti,

all’epoca diciottenne. Prese penna e carta e fermò quell’attimo,impresse con l’inchiostro ciò che il governo Badoglio vollecancellare, anzi ignorare. Come se non fosse mai accaduto.Ricorda Guidotti che dopo l’8 settembre del 43 più del 50% deidistaccamenti partigiani in montagna furono formati propriodagli operai delle «Reggiane». Riportiamo di seguito il raccon-to che scrisse quel giovane diciottenne.

Badogliocon il Re,a sinistrale fotodeinoveoperai mortidelle officine«Reggiane»,in altouna manifestazione

sabato 28 luglio 2001 25

Giorni di storia 27 luglio 1943 ----- Stampata: 27/07/01 18.59 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 2

27 luglio, martedì

Si tiene la prima seduta del governoBadoglio, costituito il giorno preceden-

te; nella sua breve durata si riunirà solo un'al-tra volta, il 5 agosto. Tra le decisioni assunte:lo scioglimento del Partito fascista e la sop-pressione del Gran consiglio. Anche il Tribu-nale speciale per la sicurezza dello Stato vieneabolito, tuttavia le sue prerogative sono sol-tanto trasferite ai tribunali militari.

Tra le carte di polizia: un rapporto delprefetto di Savona dà notizia che: «Nello sta-bilimento Ilva operai si sono astenuti dal lavo-ro pretendendo allontanamento elementi no-toriamente accesi fascisti, che sono stati fattisegno minaccie et percosse. Avuta assicura-zione che loro desiderio sarebbe stato asse-condato operai hanno ripreso lavoro».

A Milano, un informatore riferisce: «Mol-ta gente si è formata la convinzione che laguerra sia finita dandosi così alla gioia diveder finito questo periodo così grave per lavita della Nazione». E aggiunge: «Si dà percerto che ieri parecchi soldati tedeschi furonooggetti di trattamento scorretto da parte dipersone scalmanate che arrivarono anche atogliere le armi a detti soldati tedeschi».

Il generale Alexander, comandante il 15˚Gruppo di armate Alleate, sposta il suo quar-tier generale dall'Africa settentrionale alla Si-cilia, mentre nella loro avanzata gli americaniraggiungono Nicosia.

Benedetto Croce appunta sui suoi Taccu-ini: «Fisso è il pensiero alle sorti d'Italia: ilfascismo mi appare già un passato, un ciclochiuso, e io non assaporo il piacere della ven-detta; ma l'Italia è un presente doloroso …Molta tristezza e sentimento di ribellione perle parole pronunciate contro l'Italia da stati-sti inglesi, che forse si apprestano a far pesaresu di noi nel nome della giustizia e dellamorale, la nostra sciagurata guerra. E nondi-meno, nel bivio, era sempre per gli italiani dascegliere una sconfitta anziché l'apparente vit-toria accanto alla qualità di alleati che il Mus-solini ci aveva imposta, vendendo l'Italia e ilsuo avvenire e cooperando alla servitù di tut-ti in Europa».

In serataNella caserma di via Legnano, dove è

custodito dalla sera del 25, Mussolini vienecaricato su un'automobile e avviato verso Ga-eta. Qui è imbarcato sulla nave corvetta Perse-fone, per essere trasferito in una delle isolePontine. In un primo momento, le disposizio-ni sono di condurlo a Ventotene, all'ultimoviene preferita Ponza, dove sono custoditisolo alcuni detenuti politici e si ritiene che ilprigioniero possa essere meglio sorvegliato.

Quando gli viene comunicato che è arri-vato l'ordine di partire, Mussolini non hadubbi sul fatto che la destinazione sia il castel-lo di Rocca delle Caminate, nei pressi di For-lì, dove aveva proposto di essere trasferito

nello scambio di comunicazioni avuto conBadoglio il 26. Ben presto si rende contodell'inganno. La macchina, la cui corsa è anti-cipata dalle staffette che aprono la via trainnumerevoli posti di blocco, invece di im-boccare la Flaminia in direzione nord, pren-de l'Appia.

Mussolini: «Dove andiamo?»Militare: «Verso il sud».Muss.: «Non alla Rocca?»

Militare: «È venuto un altro ordine».Dopo alcuni chilometri:Mussolini: «È Gaeta la mia nuova resi-

denza? Forse dove fu relegato Mazzini? Trop-po onore».

Militare: «Non è ancora stabilito!»Giunti a Gaeta, l'auto viene indirizzata al

molo Ciano, dove l'ammiraglio Maugeriprende in consegna Mussolini e lo conduce abordo della corvetta Persefone.

28 luglio, mercoledìÈ l'alba quando la Persefone lascia l'ormeg-gio per far rotta verso le isole Pontine.Alcune ore dopo dà fondo di fronte a Ven-totene. Un ufficiale scende a terra per valu-tare la situazione; al suo rientro a bordo sidecide di riprendere la navigazione: l'isolaospita un presidio di alcune centinaia dimilitari tedeschi. La corvetta fa rotta versoPonza, dove arriva alle 10.00. Nelle memo-rie dell'ammiraglio Maugeri si colloca aquesto punto lo sfogo di un Mussoliniche, dopo avere a lungo tentato di nascon-dere l'agitazione, ha una reazione veemen-te.

«Ammiraglio, perché queste inutilivessazioni? Sono da domenica scorsa com-pletamente isolato, non mi hanno datonotizie della mia famiglia, sono senza unsoldo, con il vestito che mi vedete indosso.Ho qui una lettera di Badoglio in cui siparla di un grave complotto contro dime». Mi legge la lettera di Badoglio che èscritta in forma impersonale: «Il Capo delGoverno informa, ecc.». È incredulo circail complotto. «Avevo la garanzia di chi mela poteva dare. Mi hanno domandato do-ve volevo andare, mi hanno promesso chesarei potuto andare alla Rocca delle Cami-nate. Ieri il Colonnello comandante la le-gione dei Carabinieri, gentilissimo, mi hainformato che tutte le disposizioni eranostate prese al riguardo. Ho chiesto se pote-vo andare in aereo per non essere visto;mi è stato risposto di no. Quando ieri serami sono messo in macchina, ero sicuroche si partiva per le Camínate. Malgradole cortine abbassate, ho visto che si passa-va per Santo Spirito, per l'Appia anzichéper la Salaria. Ho domandato dove anda-vamo, ma non erano autorizzati a dirme-lo. Ho pensato alla fortezza di Gaeta; misono venuti in mente, sapete, Fíeramosca,Mazzini, pur essendo assai meno di loro.Ora mi si fa fare il giro delle isole, mi siporta a Ponza, dove è Zaniboni che atten-tò alla mia vita e che io graziai. Perché misi fa tutto questo? Io non feci così nel '22.Lasciai libero Facta e poi lo feci senatore,io. Lasciai libero Bonomi; sono rimastoamico di Orlando che rispetto e stimo.Ciò non è cavalleresco, non è generoso,non è di stile, è controproducente. Dopotutto, ho lavorato 21 anni per l'Italia, ven-tun anni. Ho anch'io una famiglia, ho da-to un figlio alla Patria. Eppure Badoglioha lavorato con me diciassette anni».

La decisione del trasferimento di Mus-solini, attuata in modo precipitoso, rispon-de alla sola necessità di allontanare l'in-gombrante personaggio dalla capitale, sen-za che nessuno (non il re, né Badoglio) sela senta di assumersi la responsabilità diuna effettiva decisione.

Ponza, ospita una piccola colonia diantifascisti al confino politico, ormai pros-simi alla liberazione. Tra questi il leadersocialista Pietro Nenni che, nei suoi Diari,ricorda la sorpresa suscitata dall'arrivo delduce sull'isola: «Sul significato del 25 lu-glio noi siamo rimasti fino a stamani alcapitolo delle ipotesi, le nostre, quelle del-la radio inglese, qualche si dice dei mari-nai del faro. Ma stamane l'arrivo di Musso-lini fra i reali carabinieri (benché senzamanette) e il suo confinamento (…) haschiarito almeno un lembo del mistero,quello delle pretese dimissioni. (…) Gran-de curiosità nel paese e al campo. (…) Laprima notizia sull'ospite che ci "onora"della sua inaspettata presenza mi è data(…) da Zaniboni e mi è confermata dalmaresciallo (…) Corre sulle labbra di tuttii confinati e degli isolani sollevando piùstupore delle "dimissioni" del 25. (…) Gliufficiali della corvetta lo dicono storditopiù che rassegnato, come di uno che anco-ra non realizza appieno ciò che gli capita.Dalla finestra della mia stanza, col cannoc-chiale, ora vedo distintamente Mussolini;è anch'egli alla finestra, in maniche di ca-micia e si passa nervosamente il fazzolettosulla fronte».

Nel corso della giornata, la diplomaziaitaliana inoltra in Germania una richiestaa Hitler di fissare un incontro con re Vitto-rio Emanuele e Badoglio. Il führer rifiuta.

Viene confermata la censura preventi-va sulla stampa. Una circolare del mini-stro dell'Interno dispone il sequestro im-mediato di quei «giornali che eccitino co-munque spirito pubblico». I prefetti sonoinvitati a esprimere il loro giudizio, deter-minante, sulle nomine dei direttori delletestate. Vengono sequestrati vari quotidia-ni tra cui il «Corriere della Sera», la «Stam-pa Sera», il primo numero del «Mondo». Igiornali dichiaratamente antifascisti conti-nuano a essere prodotti e distribuiti inclandestinità. «L'Unità» oltre al 27 luglio,uscirà solo il 4, il 12, il 22 e il 27 agosto.

In un editoriale, intitolato «Per la pa-tria», a firma di Alberto Giovannini, nuo-vo direttore (su proposta di Grandi) del«Resto del Carlino» di Bologna, si puòleggere:

«Oggi il popolo italiano constata dura-mente che cosa significa avere rinunziatoalla libertà, e le manifestazioni di questigiorni dimostrano che essa è insopprimibi-le nell'animo umano e che solo in un regi-me liberale ogni paese può difendere isuoi reali interessi e disporre del suo avve-nire. Ma questo ritorno si accompagnapurtroppo ai lutti della patria invasa, la

quale ci comanda di servire anzitutto isuoi supremi destini. Perciò noi salutiamonel maresciallo Badoglio non solo il con-dottiero vittorioso, ma l'Italia armata, inostri fratelli d'ogni ceto e d'ogni parteche combattono e il cui eroismo più altorisplende nell'ora dolorosa che attraversia-mo».

Una informativa di polizia descrive lareazione dei lettori di fronte ai repentinicambiamenti che stanno avvenendo negliorgani di informazione: «Quello che hapiù impressionato è che la stampa da ungiorno all'altro ha assunto toni opposti aquelli del giorno precedente e che ciascu-no si crede oramai libero di manifestare leproprie idee e di propagandare i propriprincipii, siano essi cattolici, socialisti, libe-rali, comunisti, anarchici. In compenso, sinota un preoccupante disorientamentodella opinione pubblica e qualcuno notacome il fronte interno sia rimasto forte-mente incrinato dopo gli eventi degli ulti-mi giorni».

Luigi Einaudi, in una lettera a IvanoeBonomi, si mette a disposizione: «La solu-zione, forse tardiva, data dal Re alla situa-zione italiana, pone in modo urgente ilproblema della stampa. Dopo tanto tem-po di silenzio forzato, il pericolo più gravedel momento presente è che l'opinionepubblica venga indirizzata e spinta confu-samente a soluzioni avveniristiche e confu-se da coloro che gridano più forte. Già find'ora una radio che si dice clandestina edalla quale si riconoscono voci che primaparlavano da New York fa, a nome delPartito d'azione, una propaganda a basedi affermazioni gratuite e di grossolanità,che a me pare detestabile … La necessitàdi illuminare l'opinione pubblica si impo-ne anche perché i governi alleati non fini-scano per credere che tutta l'Italia sia d'ac-cordo con scalmanati, assetati di vendette,fuoriusciti ed arrivisti e perché sappianoquali sono le reali esigenze del nostro pae-se nella crisi di transizione. Poiché nel mo-mento presente ognuno deve compiere ilsuo dovere, nei modi che ritiene più confa-centi alle sue attitudini, e poiché io ricono-sco lei per nostro capo, così le scrivo perdichiararmi pronto a riprendere dopo 18anni, dal novembre 1925, la mia collabora-zione a giornali quotidiani».

Dal diario di Benedetto Croce: « (…)mi chiedono qualche suggerimento e qual-che scritto, anche dei già composti o spar-samente stampati o non divulgati, adattoai casi di oggi. (…) Non certo imprevedu-to ma sempre ripugnante è lo spettacolo alquale si assiste dei rapidi cangiamenti poli-tici; e tuttavia si mescola ad esso qualcosache sembra sincero e sano: un'espansione,una gioia pel ritorno del nome e dellesembianze della libertà, e si pensa che l'op-pressione e la corruttela fascistiche nonerano giunte a spegnerne il ricordo nelcuore degli italiani».

A Reggio Emilia scoppiano gravi inci-denti tra maestranze operaie e forze dell'ordine: 12.000 operai scendono in piazzaper reclamare la fine della guerra, di fron-te all'esitazione della truppa ad aprire ilfuoco, l'ufficiale che comanda il repartoimbraccia l'arma e comincia a sparare sul-la folla che si sta radunando. Restano ucci-si nove operai, tra cui una donna, i corpisono seppelliti di notte senza permetterela celebrazione dei funerali e la fabbricaviene occupata dai militari. In un episodioanalogo, a Bari, si contano 19 morti.

A Milano un rapporto dei carabinieridescrive la situazione della Pirelli: «I fratel-li Pirelli hanno parlato ai loro operai perindurli alla calma, all'ordine ed a riprende-re il lavoro; hanno però avuto scarso suc-cesso e il loro dire è stato spesso interrottoda obiezioni e proteste. Sono riusciti a farcomporre una commissione di operai:con questa discuteranno quest'oggi conrisultato molto dubbio. Ritengono che trale richieste degli operai vi saranno le se-guenti:

1. disarmo delle guardie giurate;2. ostracismo agli squadristi ed anche

ai fascisti3. abolizione del cottimo4. uguaglianza di trattamento nelle

mense degli impiegati e operai».Sulla sinagoga di Torino sventola una

bandiera tricolore.Il premier inglese Churchill scrive a

Roosevelt sul problema dei prigionieri diguerra: «Ci sono 74.000 prigionieri britan-nici in Italia, oltre a un 30.000 circa trajugoslavi e greci. Non possiamo dichiarar-ci d'accordo su qualsivoglia promessa dirilasciare “centinaia di migliaia di prigio-nieri italiani ora nelle nostre mani”, a me-no che i nostri uomini e quelli degli Alleatinon siano salvati dagli orrori della prigio-nia in Germania e restituiti. Inoltre, inaggiunta agli italiani fatti prigionieri inTunisia e in Sicilia, abbiamo almeno250.000 italiani catturati da Wavell dueanni fa e dislocati un po' in tutto il mon-do. Riteniamo troppo offrire la restituzio-ne di una così grande quantità di prigionie-ri fatti nelle prime fasi della guerra, né loriteniamo necessario. Siamo disposti tutta-via ad accettare che tutti i prigionieri italia-ni fatti in Tunisia e catturati o in procintodi essere catturati in Sicilia vengano barat-tati coi prigionieri americani e britannicidi cui sopra».

Gli operai contro la guerraIl duce viene spedito a Ponza, si censura la stampa, le fabbriche insorgono

Il 27 luglio si riunisce per la prima volta il governo Badoglio: èla prima delle uniche due sedute che terrà. Si decide lo sciogli-mento del Partito fascista e la soppressione del Gran Consiglio,viene abolito il tribunale speciale per la sicurezza dello Stato.Intanto arrivano notizie delle prime ritorsioni contro i fascisti,dell’illusione della gente che la guerra sia finita. Gli americaniraggiungono Nicosia. Benedetto Croce scrive che il fascismogli appare «già passato», ma l’Italia «è un presente doloroso».Intanto, verso sera, Benito Mussolini viene prelevato dalla

caserma di via Legnano, dove è custodito dal 25, e caricato suun automobile, diretto a Gaeta. Da qui viene imbarcato sullanave corvetta Persefone e trasferito in una delle isole Pontine.Dove sbarca all’alba del 28. A Ponza, dove sono ospitati alconfino politico alcuni antifascisti, Pietro Nenni nei suoi Diari,racconta quel momento. Quando vede con il suo cannochialeil duce. Ma è anche il giorno in cui viene confermata la censurapreventiva della stampa, in cui scoppiano gravi incidenti tramaestranze operaie e forze dell’ordine.

Badoglio scioglie il Partito fascistaGli americani arrivano in Sicilia

la prima seduta del governo

24 sabato 28 luglio 2001

Giorni di storia luglio 1943 ----- Stampata: 29/07/01 20.30 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 30/0

30 luglio, venerdìMussolini, a Ponza, dove è custodito,riceve attraverso un motoveliero da pe-sca che fa la spola con il continente duebauli contenenti abiti e biancheria, duelettere della moglie, Rachele, e della fi-glia Edda, alcune fotografie e 10.000lire. E' il primo contatto che ristabiliscecon la famiglia dal 25 luglio, dopo l'ar-resto avvenuto all'uscita dal colloquiocon il re. Nei giorni precedenti, donnaRachele aveva ricevuto a Villa Torloniatramite un funzionario di polizia unbiglietto del marito che l'assicurava distare bene e la pregava di inviargli, tra-mite la persona che le recapitava noti-zie («non posso dirti dove mi trovo»),«un po' di indumenti di cui sono sprov-visto e dei libri».

Tra le carte di polizia, il commentodi un informatore descrive l'atteggia-mento popolare nei confronti di Mus-solini: «La reazione verso l'ex capo delgoverno è stata (…) feroce e spietata. Alui e ai suoi gerarchi furono rivolte eripetute mille volte le più atroci ingiu-rie, le più tremende accuse. Per lui eper i suoi gerarchi il furore di popoloinvocò la "ghigliottina a piazza Vene-zia", i tribunali militari, la morte piùcrudele e raffinata. Non ci furono limi-ti alla rivolta verso uomini e regimeche mai, come in questi giorni, si ebbela prova di quanto fossero odiati e di-sprezzati».

Una circolare del generale Armelli-ni, nominato comandante della Miliziafascista incorporata dal governo Bado-glio nel regio esercito, mostra le indul-genze del nuovo esecutivo nei confron-ti del regime e insiste nel ricordare i«meriti a tutti noti» della Milizia, «natadallo squadrismo», stigmatizzando lareazione popolare «antipatica e spessobrutale nei riguardi della Milizia», non-ché «le manifestazioni inconsulte e leoffese provenienti dalla plebaglia torbi-da».

L'alleanza con i tedeschi

Il capo di stato maggiore, generaleVittorio Ambrosio, invia al ministrodegli esteri Raffaele Guariglia un pro-memoria nel quale sostiene l'urgenzadi rompere l'alleanza con i tedeschi.Guariglia già da due giorni ha avviato icontatti con gli Alleati, attraverso il ple-nipotenziario del governo inglese pres-so la Santa Sede. Il contatto non pro-durrà risultati a causa del timore chel'iniziativa possa venire a conoscenzadei tedeschi.

Il generale Giacomo Carboni incon-tra Ivanoe Bonomi e gli sottopone unquadro catastrofico della situazione deirapporti di forza nell'imminenza di unpresunto colpo di mano tedesco.L'esponente dell'antifascismo liberalepassa l'informazione a tutti i gruppidell'antifascismo clandestino.

L'ammiraglio Canaris, capo dei ser-vizi d'informazione tedeschi, in un rap-porto al comando supremo della Wehr-macht basato su voci raccolte attraver-so i servizi italiani, riferisce: «La Sicilianon può più essere tenuta per moltotempo; la volontà di resistere è intattasia nella popolazione sia nell'esercito. Ilgoverno è deciso a proseguire con ognimezzo la guerra, imponendo un'infles-sibile disciplina all'interno. Non si par-la affatto di trattative di pace e nemme-no il papa ha preso alcuna iniziativadel genere. Il 29 luglio è circolata lavoce che la Germania volesse restaura-re il potere del Duce marciando su Ro-ma, ma Ambrosio non vi ha creduto.Invece a Roma si è preoccupati per ireparti tedeschi non preannunciati enon controllati».

Hitler riceve il generale Marras conil quale si informa sulle sorti di Mussoli-ni, ottenendo la generica risposta che ilduce è in «buone condizioni». Nel rap-porto che Marras invia a Roma al termi-ne del colloquio afferma di avere avutol'impressione che il Führer «sia in atte-sa degli ulteriori sviluppi della situazio-ne in Italia per orientarsi circa l'atteggia-mento definitivo italiano e i provvedi-menti da prendere; che abbia dei sospet-ti e intenda guadagnare tempo per pre-disporre le eventuali contromisure; chei risultati del prossimo incontro potreb-bero determinare una immediata presadi posizione e un intervento della Ger-mania». Nella conversazione con Hit-ler, Marras insiste sulla necessità di con-vocare un incontro tra i massimi verticipolitici e militari dei due Paesi per unesame della situazione; dapprima Hit-ler scarta questa possibilità, consideran-do la situazione interna dell'Italia anco-ra troppo incerta («la posizione del go-verno non sembra solida e pertanto unincontro nel momento attuale potreb-

be essere rapidamente superato dagliavvenimenti»); poi però accetta la pro-posta di una riunione tra ministri degliesteri e capi di stato maggiore.

Gli Alleati e l'Italia

In Sicilia, prosegue l'avanzata degliAlleati. Nel settore orientale dell'isola ireparti canadesi iniziano i combatti-menti per la conquista di Regalbuto,mentre la 45˚ divisione americana con-quista Santo Stefano dopo sanguinosicombattimenti. L'avanzata della 7˚ ar-mata americana è rallentata, oltre chedalla tenace difesa tedesca, dalla calura(le temperature oscillano tra i 38 e i 40gradi), e dalle malattie, in particolaredalla malaria che mette fuori combatti-mento più di 10.000 soldati americani.

Continua il dialogo a distanza tra ilpresidente americano Roosevelt e il pri-mo ministro inglese Churchill sulla si-tuazione in Italia e sui modi in cuipotrà essere trattata la resa. È Roosevelta scrivere: «C'è sempre qualcuno di ca-rattere litigioso disposto a fare un granbaccano appena noi si abbia l'aria divoler riconoscere la Casa Savoia o Ba-doglio. (…) Ho dichiarato oggi allastampa che noi dobbiamo trattare conqualunque persona o gruppo di perso-ne in Italia che meglio possa garantirci,primo il disarmo e poi l'ordine; e riten-go anche che voi e io, quando saremogiunti all'armistizio, potremo dire qual-cosa sull'autodecisione dell'Italia al mo-mento giusto».

Dopo varie valutazioni, il ministroinglese e il presidente americano con-cordano sui contenuti di un documen-to, da girare al comandante in capodelle operazioni nello scacchiere Medi-terraneo, il generale Eisenhower, in cuiviene descritto il tipo di atteggiamentoda tenere nel caso in cui si stabiliscanocontati con emissari italiani:

«1. Cessazione immediata delle osti-lità da parte delle forze armate italiane.

2. L'Italia farà ogni sforzo per nega-re alla Germania ogni mezzo che possaessere usato contro le Nazioni Unite.

3. Tutti i prigionieri o internati del-le Nazioni Unite dovranno essere im-mediatamente consegnati al coman-dante supremo alleato e nessuno diquesti potrà dagli inizi di questi nego-ziati venire trasferito in Germania.

4. Trasferimento immediato dellaflotta italiana e delle forze aeree italia-ne in quelle località che possano essereindicate dal comandante supremo alle-ato cui spetteranno gli ordini particola-reggiati per il disarmo.

5. Intesa sulla marina mercantile ita-liana per la sua eventuale requisizioneda parte del comandante supremo alle-ato, in base alle necessità del suo pro-gramma militare e navale.

6. Resa immediata della Corsica edi tutto il territorio italiano, insulare econtinentale agli Alleati, per l'utilizza-zione di basi d'operazione e altri scopia giudizio degli Alleati.

7. Immediata garanzia del liberouso da parte degli Alleati di tutti i cam-pi di aviazione e di tutti i porti maritti-mi compresi nel territorio italiano, in-dipendentemente dal ritmo di evacua-zione del territorio italiano da partedelle forze tedesche. Questi porti e cam-pi di aviazione dovranno essere protet-ti da forze armate italiane finché questafunzione non venga assunta dagli Allea-ti.

8. Immediato richiamo in Italia del-le forze armate italiane da qualsiasi zo-na nella quale possano essere attual-mente impegnate.

9. Garanzia da parte del Governoitaliano che, ove fosse necessario, essoimpiegherà tutte le forze armate a suadisposizione, per una pronta e precisaesecuzione di tutte le condizioni di que-sto armistizio.

10 Il comandante supremo delleforze alleate si riserva il diritto di pren-dere quelle misure che a suo giudiziopossano rendersi necessarie, per la pro-tezione degli interessi delle forze allea-te, o per la continuazione della guerra,e il Governo italiano si impegna perqualunque azione amministrativa o al-tro che il comandante supremo possarichiedere, e in particolare il coman-dante supremo stabilirà un Governomilitare alleato, su tutta quella partedel territorio italiano che egli possa rite-nere necessaria agli interessi militaridelle Nazioni alleate.

11. Il comandante supremo delleforze alleate avrà pieno diritto di im-porre misure di disarmo, smobilitazio-ne e smilitarizzazione».

A cura di Augusto Cherchie Gian Luca Caporale

«Ecco le condizioni per l’Italia»Roosevelt e Churchill inviano a Eisenhower gli undici punti della resa

Crescono le preoccupazioni dei vertici militari italia-ni sulle possibilità di gestire la delicata situazione conl'alleato tedesco. I comportamenti adottati risultanoconfusi e contraddittori: si diffondono informazionidestinate a depistare i servizi di informazioni tede-schi, si cerca di mantenere un atteggiamento rassicu-

rante nei confronti di Hitler (che "non si fida"), e altempo stesso si valutano modi e possibilità per pren-dere contatto con gli angloamericani. In Sicilia prose-gue l'avanzata degli eserciti Alleati. Il tema della resadell'Italia è all'ordine del giorno nei quotidiani scam-bi di opinioni tra Roosevelt e Churchill.

Lo sbarco deisoldati americani inSicilia in altoChurchill eRoosevelt e

lunedì 30 luglio 2001 25

Giorni di storia Luglio 1943 ----- Stampata: 30/07/01 20.37 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 31/0

Albert Kesselring (Marktsteft, 30 no-vembre 1885)

Dopo l'avvento di Hitler al potere el'avvio dei piani di riarmo della Germa-nia nazista. è tra gli artefici della costitu-zione della Luftwaffe, l'aeronautica mili-tare tedesca. Nel 1935 diventa capo dell'ufficio amministrativo della Luftwaffe,nel 1936 è capo di stato maggiore dell'aeronautica.

Dal 1939 al 1941 comanda la primae la seconda flotta aerea tedesche e daquesta posizione coordina l'operazioneLeone marino contro la Gran Bretagna(in cui le forze aeree sono protagonistedi quella che sarà ricordata come la Bat-taglia d'Inghilterra, che per mesi mettea ferro e fuoco Londra e le principalicittà d'oltremanica e si conclude con ilsuccesso dell'aviazione inglese) e l'ope-

razione Barbarossa contro l'Unione So-vietica. Nel 1941 assume il comandodelle forze aeree tedesche nel Mediterra-neo e poi dell'intero settore. Tra il 1943e il 1944 comanda le truppe tedesche inItalia, contrastando l'avanzata delletruppe alleate verso Nord. Il 9 marzo1945, quando ormai l'esito del conflittoè segnato, gli viene affidato l'intero fron-te occidentale. Il 7 maggio si arrendeagli Alleati. Il 10 febbraio del 1947 ini-zia a Venezia, di fronte a un tribunaleinglese, il processo per le atrocità com-messe nella repressione della guerra par-tigiana in Italia. Il 6 maggio la sentenza:condanna a morte per fucilazione. Il 4luglio il riesame del caso commuta lapena in ergastolo. Il 23 ottobre del 1952viene amnistiato. Muore a Bad Neuhe-im il 16 luglio1960.

31 luglio, sabatoA Milano, i partiti dell'opposizione stam-pano un manifesto in cui invitano glioperai a non proseguire l'interruzione didieci minuti dal lavoro, che avevano con-tinuato a praticare ogni giorno in segnodimostrativo dopo gli scioperi che si era-no susseguiti tra il 26 e il 28 luglio. Lalotta per raggiungere, «dopo i primi suc-cessi, le mete ancora lontane: la pace e lalibertà», è indicata come ancora lunga eardua.Un decreto di Badoglio impone al-le organizzazioni sindacali, in via di rior-ganizzazione, di sottoporre ogni loro pos-sibilità di azione alle disposizioni dei pre-fetti. Viene diffuso un opuscolo intitolato«Idee ricostruttive della Democrazia cri-stiana» nel quale sono tracciate le lineeprogrammatiche per la costituzione diuna nuova formazione politica dei cattoli-ci. L'autore è Alcide De Gasperi, che fir-ma con lo pseudonimo di Demofilo. Iltesto inizia affermando: «Non è questo ilmomento di lanciare programmi di par-te, il che sarebbe impari al carattere diquest'opera solenne che reclama l'unitàdi tutti gli italiani. Pensiamo tuttavia chequeste idee ricostruttive, ispirate alla tra-dizione della Democrazia Cristiana, marivolte a una cerchia più ampia e piùvaria, debbono fermentare già ora nel tra-vaglio dell'aspra vigilia, affinché nel tem-po della ricostruzione possano diventarele idee-forza che animeranno la volontàlibera del popolo italiano». Il documentopone come «premessa indispensabile» lariconquista della «libertà politica»». «Ilregime di violenza - scrive De Gasperi -ha investito così a fondo le stesse basicostitutive dello Stato da rendere necessa-ria la sua ricostruzione con nuove leggifondamentali»; al centro di ogni sceltadovranno essere posti i «diritti inviolabilidella persona umana e di ogni libertà civi-le» e «la libertà politica sarà segno di di-stinzione del regime democratico; così co-me il rispetto del metodo della libertàsarà il segno di riconoscimento di tutti gliuomini veramente liberi».

La discesa in Italia dei reparti tedeschi

In serata, presso i comandi italiani, inmerito all'afflusso di truppe tedesche at-traverso il Brennero, in corso da giorni, sisvolge un animato colloquio tra il capo distato maggiore generale Ambrosio e ilcomandante delle forze tedesche in Italia,Albert Kesselring.

Kesserling - «Ho parlato col Mare-sciallo Badoglio in merito alla questionemilitare. Il Maresciallo però mi ha rispo-sto che lui non ha a che vedere con laparte militare e che dovevo rivolgermi algenerale Ambrosio. (…) Quando, dopoaver parlato a suo tempo col gen. Roatta,mi sono recato in volo dal Führer, avevol'impressione che fosse assicurato l'afflus-so delle divisioni germaniche 305˚ e 44˚(…)».

Ambrosio - «Si tratta evidentementedi un equivoco. Roatta non può averedata questa assicurazione. Quando io hosaputo che queste divisioni dovevano ve-nire ho detto che era meglio fermarle,perché non potevamo trasportarle. (…)Mi hanno detto che la 44˚ divisione do-vrebbe muoversi domani. Io ho dato que-sto ordine: rimanga ferma ed attenda chevi siano disponibili i treni».

Kesserling - «Io al riguardo condivi-do l'opinione dell'OKW (Ndr: Oberkom-mando der Wehrmacht, il Comando su-premo dell'esercito tedesco), che cioè inquesto caso, come anche in altri casi ana-loghi, non è opportuno che un movimen-to sia sospeso per 10-12 giorni. Questo, sipuò dire, non è più uno scacchiere soltan-to italiano, è diventato uno scacchieredell'Asse!»

Ambrosio - «Lo è sempre stato. Aproposito perché vengono ora occupatitutti i posti di blocco a sud del Brenne-ro?»

Kesserling - «Non ero a conoscenzadi questo fatto. (…) Ma ritengo che siabene chiarire la situazione parlando chia-ro. Il Führer, oltre a queste due divisioni,ne aveva messo a disposizione delle altre,e ciò per assicurare la possibilità di tenereil territorio italiano, compresa la Sicilia».

Ambrosio - «È una ragione di più pernon ingombrare il paese, che è già pie-no».

Kesserling - «Ritengo che le due divi-sioni, secondo quanto vorrà disporre ilComando supremo, potranno essere fat-te affluire in zona di Livorno, per esserecaricate e fatte quindi proseguire. Io homigliaia di uomini dislocati nell'Italia me-ridionale, senza alcun collegamento colsettentrione. Una base, un punto di ap-poggio in zona di Livorno sarebbe giusti-ficata. Queste forze poi, secondo le possi-bilità, possono proseguire».

Ambrosio - «Non posso consentireciò. Queste divisioni devono andare nell'Italia meridionale e quindi una loro sostain quella zona non è giustificata. (LEI)ri-tiene che questa sia una necessità; io, (…)dico di no! Domattina faccio chiamare ilDirettore dei Trasporti per vedere se sipuò ridurre questo periodo di 10 giorni a5 o 6. Poi portiamo giù le vostre divisio-ni. Noi l'aiuto dobbiamo averlo laggiù e

non in altri posti! (…)».Kesserling - «Bisogna considerare la

situazione generale! Appunto giorni fa siera parlato con Roatta e si era detto cheper aumentare la sicurezza sarebbe beneavere ancora forze in zona di Napoli edin zona di Livorno».

Ambrosio - «Non m'importa di quan-to ha parlato con Roatta. Prima dovevavenire qui (…) Prima di decidere di por-tare in Italia tutto l'esercito tedesco biso-gna parlarne a me. (…) È il modo chenon mi va!».

Kesserling - «Con due sole divisionilaggiù il problema non è risolto: o biso-gna cessare la guerra o portare altre divi-sioni».

Ambrosio - «Ma questa cosa sorgeimprovvisamente questa sera! (…) Si èsempre parlato di due divisioni; ora nevengono fuori delle altre. Non discutia-mone ora! (…) Vi prego di venire qui

con un prospetto completo delle disponi-bilità e se ne potrà parlare».

Kesserling - «In questi momenti nonsi possono prendere decisioni che abbia-no un valore definitivo. Bisogna adegua-re le decisioni alle necessità del momen-to».

Ambrosio - «Va bene. Ma venite quicon un prospetto completo! Invece voimi parlate e di tanto in tanto mi tiratefuori una nuova divisione. Adesso trala-sciamo le discussioni perché non si con-clude niente. Intanto l'autorizzazione va-le solo per le due divisioni 305˚ e 44˚. Viprego piuttosto di ritirare quelle occupa-zioni lungo la ferrovia. Stamane poi hoavuto delle lamentele da parte di Sua mae-stà, perché dei paracadutisti, senza alcunpermesso, hanno occupato una tenuta re-ale. A Viterbo altri paracadutisti (ce nesono migliaia) sparano, fanno l'ira diDio. Voi siete il Comandante e come tale

ne rispondete. A proposito cosa sono tut-ti quei paracadutisti in zona di Viterbo!».

Kesserling - «Si tratta di 3 battaglioniparacadutisti destinati a completare gliorganici della 3 div. Panzergrenadiere».

Ambrosio - «Deve essere altra roba(…) non deve essere al corrente».

Kesserling - «Assicuro nel modo piùassoluto che si tratta di questi tre batta-glioni, il cui movimento è stato regolar-mente segnalato (…) come del resto av-viene sempre».

Ambrosio - «Danno molto fastidioperché stanno facendo man bassa».

Kesserling - «Questo è un altro argo-mento. Vi sono grato per la segnalazione,perché così potrò provvedere. Per quan-to riguarda la disciplina (…) da tutte ledichiarazioni nulla è emerso contro dinoi. (…) Chiedo che la fiducia sia recipro-ca».

Ambrosio - «Non si tratta di fiducia.Siamo preoccupati perché il contegno del-le truppe tedesche lascia desiderare e lapopolazione si lamenta. Ad ogni modo,concludendo per questa sera, non voglioche questa divisione passi il Brennero».

Il pragmatismo di Churchill

Il rappresentante degli Stati Unitipresso la Santa Sede Tittmann scrive alsegretario di Stato americano CordellHull: «I funzionari del Vaticano seguonoattentamente tutte le dichiarazioni alleaterelative alla resa dell'Italia e scrutano qua-lunque cosa possa implicare delle "condi-zioni". Tuttavia finora gli sforzi per inter-

pretare in questaluce le varie dichia-razioni pubblichefatte dagli Alleati,sembrerebberoaver provocato sol-tanto una maggiorconfusione. In alcu-ni ambienti è statoripetuto il suggeri-mento che un solle-cito sbarco di forzealleate nella Peniso-la, sarebbe deside-rabile dal punto divista della sicurez-za italiana e che in-contreremmo, setentassimo di com-pierlo, poca resi-stenza».

Churchill scri-ve a Roosevelt: «Ilmio criterio è che,liquidati Mussolinie il fascismo, io so-no disposto a trat-tare con qualsiasiautorità italiana siain grado di conse-gnare la merce.Non ho la minimapaura, a questo sco-po, d'aver l'aria divoler riconoscereCasa Savoia o Ba-doglio, sempre checostoro siano gli

uomini capaci di far fare agli italiani ciòche a noi serve per i nostri scopi di guer-ra: scopi che certamente verrebbero osta-colati dal caos, dalla bolscevizzazione delPaese, dalla guerra civile. Non abbiamodiritto di imporre fardelli eccessivi allenostre truppe. Può anche darsi che dopol'accettazione delle condizioni di armisti-zio tanto il Re quanto Badoglio sprofondi-no nell'avversione provocata dalla stessaresa; e possano essere scelti il PrincipeEreditario e un nuovo Capo del Gover-no. Io sarei contrario a ogni dichiarazio-ne di autodecisione, nel momento attua-le, al di là di ciò che è implicito nei princi-pi della Carta Atlantica (Ndr: il documen-to, siglato a Washington il 1˚ gennaio del1942 da 26 nazioni in guerra contro Ger-mania, Italia e Giappone, con il quale siimpegnavano a collaborare fino alla defi-nitiva sconfitta delle potenze dell'Asse).Sono d'accordo con voi che si debba an-dar molto cauti per non fare una granconfusione». Rivolgendosi a AnthonyEden, ministro degli esteri del suo gover-no, Churchill aggiunge: «Molte cose nellavita vengono risolte col sistema deltwo-stage; per esempio un uomo non èimpedito di dire "vuoi sposarmi, carina?"perché non ha in tasca il contratto matri-moniale stilato dagli avvocati di famiglia.Personalmente ritengo che le condizioniche siamo ora in grado di offrire sonomolto più suscettibili d'essere capite daun rappresentante del Governo italiano,e pertanto suscettibili di immediata accet-tazione, della stesura legale dello Stru-mento di Resa, e faranno inoltre più bellafigura se saranno pubblicate. Se riuscire-mo ad imporre condizioni di emergenza,questo significa che gli italiani sarannodati a noi mani e piedi legati. Non cisarebbe nulla di improprio da parte no-stra se in un periodo successivo chiedere-mo loro di darci la spazzatrice e altremacchine di pulizia».

A cura di Alessandro Cherchie Gian Luca Caporale

I tedeschi iniziano l’invasioneLe truppe arrivano via Brennero. Il generale Ambrosio: «Il paese è occupato»

Le forze antifasciste, tra notevoli difficoltà e doven-do fare sistematicamente i conti con le resistenzeopposte dal governo Badoglio, proseguono nel loroprocesso di riorganizzazione.

Escono le proposte di Alcide De Gasperi per laricostituzione di una partito di ispirazione cattoli-ca, inserito in un contesto costituzionale radical-mente rinnovato che, dopo il lungo regime dellaviolenza, trovi il suo centro nel pieno ripristino dei

valori di libertà e democrazia. Si intensificano ladiscesa di reparti della Wehrmacht attraverso ilBrennero.

I comandi italiani sono in imbarazzo e in affan-no nel cercare di limitare i movimenti delle truppetedesche sul territorio italiano.

Sull'armistizio con l'Italia, Churchill è disposto atrattare con chiunque «sia in grado di consegnare lamerce».

Kesselring, l’uomo che mise le alialla Germania nazista

il personaggio

In alto, truppe tedeschearrivano nel Nord Italia,di lato Albert Kesselring

martedì 31 luglio 2001 25

Giorni di storia agosto 1943 ----- Stampata: 04/08/01 19.18 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 05/0

Volontario nella Grande guerracombatte nei battaglioni d'assalto,viene ferito e decorato. Finita la

guerra, laureatosi in giurisprudenza, col-labora all'ufficio romano del «Popolod'Italia». Nel marzo 1919 fonda il Fascioromano e dirige l'Associazione romanadegli arditi d'Italia. Nel 1921 crea nellacapitale le prime squadre d'azione; parte-cipa alla «marcia su Roma» e nel 1924viene eletto deputato.

Tra le figure più in vista del fasci-smo, si dedica in particolare alla riorga-nizzazione dello Stato in senso corporati-vo: nel 1926 è sottosegretario del ministe-ro delle Corporazioni (diventerà mini-stro nel 1929) e contribuisce all'elabora-zione della Carta del lavoro; fonda larivista «Il diritto del lavoro» (1927); pro-muove la legge sul Consiglio nazionaledelle corporazioni (1930). Nominatoprofessore universitario, pubblica nume-rosi studi economici e giuridici. Nel1932 è allontanato dal ministero e nomi-

nato presidente dell'Istituto nazionale fa-scista della previdenza sociale.

Tra il 1935 e il 1936 è governatore diRoma dove promuove diversi interventiurbanistici. Prende parte alla guerra inAfrica orientale ed è il primo governato-re civile di Addis Abeba. Ministro dell'Educazione nazionale dal novembre1936, redige la Carta della scuola (1939).Nel 1940 fonda la rivista di cultura «Pri-mato». Nella seconda guerra mondialecombatte sul fronte occidentale e suquello greco. Nel febbraio 1943 è rimos-so dal ministero e il 25 luglio vota inGran Consiglio l'ordine del giorno Gran-di: per questo sarà condannato a mortein contumacia dal tribunale di Veronadella RSI.

Nel 1944 espatria e si arruola nellaLegione straniera. Condannato all'erga-stolo dopo la liberazione di Roma, è am-nistiato nel 1947 e rientra in Italia l'annoseguente. Nel 1953 fonda la rivista dicritica politica «ABC».

Mentre le operazioni militari proseguono in Sicilia con la lentaavanzata degli Alleati, le truppe tedesche continuano la loro discesain Italia, sulla base della convinzione che gli italiani stiano ordendoil tradimento. Il governo Badoglio, ufficialmente fermo sulla conti-nuazione dell'alleanza con i tedeschi e della guerra, cerca di stabili-re contatti con gli Alleati per valutare l'opportunità di giungereall'armistizio. L'opinione pubblica e la stampa sono ancora divisedi fronte ai mutamenti che si susseguono dopo la caduta di Musso-

lini, e invocano le parole d'ordine del patriottismo e dell'onorenazionale in una guerra che nessuno pensa più di vincere. Lapopolazione, stremata invoca la pace; le opposizioni antifasciste, icui protagonisti cominciano a uscire dalla clandestinità, chiedonoal governo Badoglio la cessazione del conflitto e, in particolare icomunisti, cercano di unire e mobilitare i lavoratori e l'esercito. Dasubito gli Alleati si preoccupano di evitare il rischio di un'Italia«bolscevica».

1 agosto 1943, domenica

Inizia la battaglia per la conquista diTroina (Enna), che vede fronteggiarsi la1˚ e la 9˚ divisione statunitense contro la15˚ divisione Panzergranadier tedesca, af-fiancata dalla divisione italiana Assietta.Sarà la più sanguinosa battaglia dell'inte-ra campagna di Sicilia. Nel settoresud-est del fronte, nella notte, comincia-no gli attacchi della 78˚ divisione inglesesul paese di Centuripe, difeso dalla Pan-zerdivisionen Hermann Göring.

L'ammiraglio Friedrich Ruge, inviato daHitler in Italia per rendersi conto dellasituazione, scrive un dettagliato rapportonel quale sconsiglia di effettuare un colpodi mano in Italia, che avrebbe come uni-co risultato quello di disporre «la mag-gior parte delle forze italiane ancora esi-stenti» contro il nazismo, «e costituireb-bero per la Germania una colpa di frontealla storia senza essere in grado di provo-care un mutamento adeguato della situa-zione». «La destituzione del Duce - sostie-ne Ruge - è stata una misura molto infeli-ce in questo momento. Il suo ritorno vie-ne tuttavia rifiutato da tutti e ciò per ilmodo in cui egli si è lasciato costringerealle dimissioni dai suoi stessi uomini. Inciò si vede il segno della sua malattia edella diminuzione delle sue energie e laprova della sua incapacità di guidare lostato in questa difficile situazione.(…) Seinvece ora aspettassimo, potremmo anco-ra ottenere qualcosa dall'Italia sul pianomilitare e rafforzare notevolmente la no-stra posizione. Perfino se il governo Bado-glio dovesse capitolare (…) la nostra si-tuazione militare sarebbe migliore che seagissimo adesso. In tal caso rimarrebberoal nostro fianco più italiani di quanti nerimarrebbero se venisse loro offerto unsicuro motivo di defezione, che allo statoattuale non esiste, ma che sarebbe offertosubito da un intervento nei loro affariinterni».

Accantonata l'ipotesi di un interven-to su Roma e di un rovesciamento del ree di Badoglio, continua la discesa di repar-ti della Wehrmacht nella penisola. A piùriprese, per tutta la giornata e nel giornoseguente, reparti tedeschi varcano senzapreavviso la frontiera del Brennero, conla minaccia di fare uso delle armi.

Le dimissioni di Galeazzo Ciano da amba-sciatore dell'Italia presso la Santa Sedesono annunciate attraverso un comunica-to dell'agenzia di stampa Stefàni.

Esce il primo numero de «La voce repub-blicana», nel quadro della riorganizzazio-ne delle forze antifasciste riprende la pub-blicazione dei vari organi di informazio-ne.

Don Sturzo, dal suo esilio americano,sulle colonne del «Manchester Guar-dian» scrive: «La distinzione tra Italia efascismo è vecchia di ventun'anni. Colo-ro che non la vollero fare in tempo, ingle-si, francesi e americani compresi, l'hanpagata assai cara con la presente guerra».Nel corso del mese, riprenderà questeidee in un articolo pubblicato dal «Mon-do»: «Nel 1922 il popolo non scelse ilfascismo: questo fu imposto dalla reazio-ne borghese, o per essere più precisi, daiborghesi reazionari. I fascisti, poi, perconto proprio s'imposero tanto al popo-lo quanto agli stessi favoreggiatori che liavevano fatti arrivare al potere». Il segui-to dell'intervento è tutto orientato a con-siderare le implicazioni internazionali del-la situazione italiana: «(…) Se anche do-mani gli Alleati non sapranno fare distin-zione tra fascismo e Italia, e non vorran-no riconoscere che il popolo italiano èstato sacrificato come gli altri popoli dioccupazione e più ancora per il lungodominio fascista; in tal caso i risentimen-ti saranno enormi e cadranno tutti sull'In-ghilterra e sull'America».

I commenti della stampa

Sulle pagine dei giornali, a lungo rimastisotto la cappa di piombo del controlloattuato dalla propaganda di regime, i rife-rimenti alla «ritrovata libertà» sono piùpreoccupati che convinti; si susseguono irichiami a non indulgere ad atteggiamen-ti «disfattisti», emerge la diffidenza versol'affacciarsi di nuovi interlocutori politi-ci.

«La Stampa»: «La riconquista così im-provvisa della libertà non deve far perde-re di vista i doveri che ta1e conquistacomporta; gli italiani son messi in guar-dia dal non cedere al desiderio di gruppispeciali e politici di esercitare sopraffazio-ni sui propri simili».

«La Tribuna», sotto il titolo, «Non perde-re di vista la realtà della guerra» scrive:«La legittima gioia degli italiani per larecuperata dignità individuale e collettivanon deve far velo ai loro occhi e fuorviareil loro senso della realtà. Mentre il nemi-co moltiplica i suoi sforzi per aver ragio-ne (…) della nostra resistenza e sfruttarela libertà di coscienza e di pensiero delpopolo italiano ai fini del suo sordidointeresse, esso spera, dopo il profondorivolgimento politico e morale dei giorniscorsi, di guadagnare la posta mediterra-nea attraverso la rovina e il disordine dell'Italia, speculando sulle sue sventure finoal punto di indurla ad uno stato di anar-

chia che fiaccherebbe automaticamentele sue molte ed ancor potenti energie. Ilnemico (…) punta disperatamente sullacarta del disordine interno dell'Italia fa-cendo leva sulla insofferenza di un'aliquo-ta fortunatamente minima della nostraopinione pubblica, sulla insensibilità diqualche sciagurato di fronte ai pericoli ealla vergogna d'un collasso che nessunacircostanza, né militare né politica po-trebbe in questo momento giustificare. Ilnemico esige la nostra capitolazione per-ché, malgrado tutto, ci teme, perché habisogno di non dissanguarsi in un'impre-sa di cui le sue incomposte manifestazio-ni di euforia non riescono a nasconderela estrema gravità. Ma inglesi e americaninon ignorano che né il Re né il Governodel Maresciallo Badoglio consentirebbe-ro mai ad un gesto di rivolta e picchianoperciò furiosamente sul tasto del dirittodi autodecisione del popolo italiano. (…)Che cosa significherebbe per l'Italia la re-sa incondizionata che Roosevelt e Chur-chill ci propongono adesso nuovamenteassieme all'alternativa dello sterminio del-la Nazione? Significherebbe, con la perpe-tua vergogna, la retrocessione del paese a

un infimo grado nella gerarchia delle Na-zioni, la totale rovina economica e finan-ziaria, la disoccupazione per milioni dicittadini, la carestia, la fame, l'occupazio-ne militare per un periodo indetermina-to, significherebbe la trasformazione ditutto il territorio italiano in un campo dibattaglia tra eserciti stranieri; significhe-rebbe, infine, un'eredità di miserie e dirancori dalla quale non potrebbe deriva-re che la distruzione di ogni nostra piùsacra tradizione nell'ambito nazionale, re-ligioso, familiare sociale. (…) La guerracontinua non vi è altra realtà che debbaprospettarsi alla nostra intelligenza, nonvi è altro imperativo che possa ad essosovrapporsi in quest'ora solenne e decisi-va della nostra vita nazionale».

Il «Lavoro Italiano» punta sulla retoricarisorgimentale: «Se noi ispireremo la no-stra azione al concetto della indissolubileunità della Patria (…) avremo risolto ildato fondamentale della guerra presentedell'avvenire della Nazione. (…) Vuotia-mo la realtà della guerra presente dallaideologia or ora dimessa e sostituiamo ilritorno allo spirito del Risorgimento

(…), ora bisogna essere solo italiani conlo spirito e la fede degli uomini del Risor-gimento e con gli impeti e gli spasimi diallora».

Il «Giornale d'Italia» descrive Roma tor-nata alla perfetta calma e normalità e sicompiace di come «un rivolgimento diStato» ha potuto essere «compiuto in co-sì breve tempo e senza le feroci intempe-ranze e i gravi e inevitabili incidenti chetali movimenti sogliono accompagnare.La pacifica reazione comportò subitouna nuova coscienza delle condizioni at-tuali della Patria ferita e consigliò la rapi-da ripresa del lavoro e della vita conforta-ta da un sano equilibrio nella riconquista-ta libertà». «In questa normalità dovràsvolgersi la vita civile che oggi ha un soloassillo prepotente, il nemico in casa».

«Il Messaggero» dà notizia che proseguela liberazione dei detenuti per reati politi-ci. «Ieri ha fatto rientro a Roma GuidoDe Ruggiero, professore di storia e filoso-fia al Magistero» e insieme a lui sono statiliberati Guido Calogero, Tommaso Fioree il figlio dell'editore Laterza di Bari.

«Questi ritorni non hanno nulla a chefare con quelli che si verificano all'indo-mani dei consueti provvedimenti di cle-menza. Questa volta non di un gesto diclemenza si tratta, bensì di un atto digiustizia riparatrice che ammonisce che ilpensiero è libero». Il giornale auspica infi-ne che siano date disposizioni per il ritor-no in patria degli italiani arrestati in Fran-cia.

2 agosto 1943, lunedì

Il Partito nazionale fascista è soppres-so. Il regio decreto sopprime inoltre tuttele associazioni e organizzazioni di tipofascista e ordina la sostituzione della de-nominazione «duce del fascismo, capodel governo» con le espressioni «Capodel governo, Primo ministro segretario distato». L'Art. 3 della Gazzetta ufficialeche pubblica il R D 2 agosto recita: «Ladenominazione "fascista" assunta da enti,istituti e aziende è soppressa».

Con l'obiettivo di avviare trattative pergiungere a un armistizio Blasco LanzaD'Ajeta, ex capo di gabinetto del ministe-ro degli esteri, è mandato a Lisbona perstabilire un contatto con gli Alleati attra-verso l'ambasciatore inglese, sir RonaldCampbell. Con lo stesso obiettivo il consi-gliere Berio parte il giorno successivo perTangeri nel tentativo di raggiungere ilconsole inglese. Il 4 agosto gli Alleati sa-ranno già al corrente delle intenzioni ita-liane, ma prevale nei vertici anglo-ameri-cani la diffidenza nei confronti del gover-no Badoglio.

In un incontro con l'ambasciatore tede-sco a Roma, von Mackensen, il Re assicu-ra: «L'Italia continuerà lealmente la guer-ra a fianco della Germania».

Il Comitato delle opposizioni di Milanoemana un documento di sfiducia nei con-fronti del governo Badoglio.

Benedetto Croce annota nei suoi Taccui-ni: «Scritte alcune noterelle di un appel-lo, da stampare in un opuscoletto, per laricostituzione di un partito liberale italia-no. Scritte parecchie lettere per amici chesi recano a Roma, a Torino, a Firenze.(…) Sono stati ripresi i bombardamentidi Napoli, forti ieri e fortissimo ora men-tre scrivo (circa le 23). Di qui assistiamoangosciati».

Il Comando della difesa territoriale diMilano emana le norme per il coprifuoco:«In caso di allarme aereo può circolareliberamente per la città il personale dellaProtezione antiaerea, della Croce Rossa edei Vigili del fuoco (…). Poiché non in

tutte le case esistono rifugi, i cittadini chedevono ricoverarsi in rifugi vicini sonoautorizzati anche di notte a raggiungerli ea rientrare poi nelle proprie abitazioni.Tale facoltà è limitata però a venti minutidopo il segnale d' allarme e di cessatoallarme».

Le carte di polizia riportano le voci degliinformatori: «Il popolino, specie le don-ne, si sentono delusi. In questi ceti si cre-deva fermamente che appena abolito ilfascismo e caduto Mussolini, il nuovogoverno subito avrebbe proceduto a con-cludere la pace che in questi ceti si deside-ra a qualunque costo».

Il capo della polizia Senise, in unarelazione sul clima generale del Paese,guarda con preoccupazione alle capacitàorganizzative dei militanti comunisti:«Apparente calma tornata nei centri chesonosi dimostrati maggiormente sensibi-li ad ultimi avvenimenti non ci deve illu-dere su veri sentimenti masse popolari etspecialmente partito comunista et occor-re mantenersi vigilanti per non essere col-ti di sorpresa da eventuali movimenti va-lendosi di ogni mezzo per essere nel casotempestivamente informati. Elementi co-munisti ed anche fascisti estremisti, notiper la loro capacità organizzativa et pro-pagandistica, debbono essere assidua-mente sorvegliati per seguirne attività. Sifa presente particolare pericolosità dellapropaganda comunista che è stata inizia-ta verso militari perché facciano causacomune con masse popolari e non spari-no su folle dimostranti essendo soldatifacilmente accessibili a tale invito».

In un rapporto per il Führer l'addettomilitare germanico a Roma, Von Rinte-len, scrive che il governo Badoglio è l'uni-co argine che possa frenare «una slittatadell'Italia verso il comunismo». Nei gior-ni precedenti era stato lo stesso Badoglioad affermare: «Se questo governo crolla,sarà sostituito da un altro a tinta bolscevi-ca. Questo non è né nel nostro né nelvostro interesse».

Giuseppe Bottai, commentando sui suoidiari le vicende che si sono susseguitedopo la seduta del Gran consiglio del 25luglio, annota: «Abbiamo assistito a unacronaca densa, che non si sa ancora di-scernere per quale sentiero intenda av-viarsi alla storia.

«Sentiero liberale? A riveder Crocesugli altari, De Ruggiero liberato a gloriadal carcere, Bergamini tornato al "Gior-nale d'Italia", Ettore Janni al "Corrieredella Sera", e altre simili risurrezioni, sidirebbe di sì. Ma a giudicar da altri no-mi, quali quello d'Alvaro al "Popolo diRoma", di Enrico Rocca al "Lavoro Italia-no", già "Fascista",(…) e altri del genere,si direbbe trattarsi piuttosto d'una viotto-la incerta tra l'abiura di tesserati e la ven-detta di beneficati o sopportati. Per oranon si tratta che di libertà dal Fascismo,una libertà di reazione, tutta dispetti evendette, col respiro mozzo dello statod'assedio e del coprifuoco, della censurapreventiva e delle pattuglie notturne, chepunteggiano le placide notti di spari,non sempre a salve e non sempre a vuo-to.

«Sentiero comunista? Molti lo temo-no; e ne adducono a prova le esplosionidei primi giorni nei centri operai di Mila-no, Torino, Reggio Emilia, i canti di "ban-diera rossa", gli scioperi premeditati ediretti.

«Tra i due sentieri il nuovo Governoprocede con tecnica empirica. Ordina ilfuoco contro i conati comunisti e giàmette la sordina alla pubblicistica libera-le; liquidato il Fascismo nelle sue struttu-re formali fa una specie di fascismo spic-ciolo, ma giorno per giorno, rimandan-do a quattro mesi dopo la guerra, con leelezioni, le sue decisioni.

«La guerra, quasi dimenticata nel pri-mo momento, riaffiora pian piano daidiscorsi in giro e dagli scritti sui giornali.Non si sa bene qual credito faccia il nemi-co all'antifascismo di questo governo diex-fascisti; né i tedeschi accennano, conFarinacci, giunto a volo tra di loro (…),a voler mollare la presa italiana.

«Giorni di clausura, nella mia casa(…). Dopo la ventata della prima notte elo sbandamento del primo giorno, travoci contraddittorie di sommosse, di stra-gi, di morti, d'arresti, di fughe, una pacegrave subentra; e un ozio corroditore.Registro dentro di me l'eterno gioco deipessimismi e degli ottimismi, persuaden-domi, chiusa una vicenda della mia vita,a altra vita. Quale? Non so (…).

«Grandi, venuto da me questa mane(…). Egli (…) è stato più di me in mezzoa questa crisi. Ha parlato con il Re, conBadoglio, col Papa. E mi sembra deluso,amareggiato. (…) La revisione del Fasci-smo (…) s'è tramutata in demolizionedel Fascismo».

L'inviato statunitense presso la SantaSede, Charles Myron Taylor scrive al sot-tosegretario di Stato americano SumnerWelles: «(…) Era inevitabile che ci fosseun faticoso aggiustamento dal fascismoalla legge marziale, specialmente con ungran numero di lavoratori italiani in Ger-mania e di soldati italiani sparsi dallaFrancia alla Russia. Inoltre un gran nu-mero di problemi viene posto anche dal-la presenza di soldati tedeschi in Italia.(…) Sarebbe impossibile raggiungere Ro-ma adesso (…)».

Il diciannovista corporativoche voltò le spalle al Duce

Giuseppe Bottai (Roma 1895-1959)

Sotto, Napolidevastata dal

bombardamentodegli alleati. Nella

foto piccola, ilgerarca Bottai

Inizia l’estate degli allarmi aereiNapoli sotto le bombe alleate. I tedeschi a Nord. Torna la stampa libera

24 domenica 5 agosto 2001

Giorni di Storia Agosto 1943 ----- Stampata: 07/08/01 20.51 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 08

lotta di massa immediata; ma proprio suquesto punto i liberali e i democratico-cri-stiani si dissociano. La situazione dell'op-posizione, in quei giorni convulsi, è testi-moniata da un documento di difficile data-zione ma risalente a quelle settimane, attri-buito da Giorgio Amendola a Celeste Ne-garville che sarà direttore de l'"Unità" dal6 giugno 1944, dopo la liberazione di Ro-ma, al 12 luglio 1944. Il testo riporta ilgiudizio che i comunisti danno dei lororapporti con gli altri partiti, pur nella posi-tiva valutazione del fatto che finalmente irappresentanti delle forze politiche antifa-sciste possano operare alla luce del sole einstaurare un dialogo assente da tempo."Diverso è stato il comportamento dei di-versi partiti nel corso delle trattative, il chenon si spiega soltanto con la diversità deiprogrammi politici (…) ma anche con ldiverso grado di maturità politica dei sin-goli partiti e degli uomini che li rappresen-tano. Confusionismo, azioni preconcette,astrattismo ideologico, preoccupazioniper il futuro, diffidenze malcelate verso ilnostro partito sono affiorati qua e là, du-rante le trattative; e se noi, colla nostracostanza, colla nostra lealtà, colla nostrapazienza nel dare e ridare spiegazioni edassicurazioni siamo riusciti, al fine a farecadere molti equivoci e a fare accettare inlinea di massima il nostro giudizio sullasituazione e le nostre proposte di risoluzio-ne della crisi italiana, ciò non significa chetutti i residui di settarismo e di diffidenzesiano ormai definitivamente eliminati eche non ci attendano altri sforzi per man-tenere e sviluppare la coesione politica delFronte nazionale. Le difficoltà che abbia-mo fin qui superate sono grandi ma quelleche ci attendono sono ancora più grandi".

Il premier britannico Winston Churchill, èin viaggio verso la conferenza di Quebec,in Canada, dove incontrerà il presidenteamericano Roosevelt per valutare la situa-zione creatasi in Italia dopo la caduta delfascismo. Viene messo al corrente dal mi-nistro degli esteri britannico Eden degliultimi sviluppi, in seguito ai contatti stabi-liti dal consigliere d'ambasciata italiano Al-berto Berio con gli Alleati ad Tangeri.L'emissario del governo Badoglio, anchese ha chiesto ulteriore tempo, ha espressoil forte desiderio italiano di intavolare unatrattativa e si è presentato con l'autorizza-zione ad aprire negoziati. Scrive Eden aChurchill: "Abbiamo il diritto di conside-rare tutto ciò un'offerta del Governo Bado-glio di negoziare in base a condizioni…Non dobbiamo dunque rispondere che,come è risaputo, noi insistiamo su unaresa incondizionata e che il Governo Bado-glio deve innanzitutto comunicarci chel'Italia s'arrende senza condizioni? Succes-sivamente, ove il Governo Badoglio avesseadempiuto a ciò, lo informeremmo dellecondizioni a cui saremmo disposti a cessa-re le ostilità nei confronti dell'Italia". Chur-chill, nel ricevere questo messaggio, anno-ta a margine con inchiostro rosso: "Nonperdiamo l'autobus"; e ancora: "Se si arren-dono subito, saremo disposti a concederecondizioni a titolo di grazia e non di nego-ziati". Al ministro degli Esteri Eden inviaimmediatamente la risposta: "Concordia-mo sulla linea di condotta da voi tenuta.Badoglio ammette di essere in procinto difare il doppio gioco con qualcuno, ma ilsuo interesse e l'atteggiamento del popoloitaliano fanno pensare che è più probabileche sia Hitler quello che deve essere ingan-nato. Bisognerà riconoscere la difficoltàdella sua posizione. Frattanto la guerradovrà procedere contro l'Italia in tutti imodi che gli americani consentano".

Il rappresentante inglese a Tangeri èautorizzato a rispondere all'emissario ita-liano Berio nel modo seguente: "Badogliodeve capire che non possiamo negoziare,ma chiediamo la resa incondizionata, eciò significa che il governo italiano devemettersi nelle mani dei governi alleati chestabiliranno poi le loro condizioni. Questeprovvederanno una capitolazione onore-vole". Le istruzioni date al rappresentanteinglese proseguono poi con l'indicazionedi "ricordare (…) che il primo ministro(inglese) e il presidente (americano) han-no già dichiarato il desiderio che l'Italia almomento opportuno, quando la pace sa-rà ristabilita, occupi un posto rispettatonella nuova Europa".

8 agosto domenica

Nella notte gli Alleati iniziano una nuovacampagna di bombardamenti a tappetosulle città del nord: con diversi attacchicentinaia di tonnellate di bombe vengonoriversate dalla Royal Air Force su Milano,Torino subisce danni gravissimi e numero-se vittime, Genova viene devastata. Solo aMilano, nei dieci giorni successivi i mortisono 193. Alla metà di agosto circa220.000 persone risulteranno senza tetto,altre 72.000 si trovano a vivere in casegravemente danneggiate. A Torino tra lu-glio e agosto i morti sono 1175, oltre il

37% degli edifici è reso inabitabile; 15.000sono le case rase al suolo e oltre 50.000quelle distrutte o gravemente danneggia-te. Di fronte ai cumuli di macerie si alza lavoce del poeta Salvatore Quasimodo, nel-la lirica Milano, agosto 1943.

Invano cerchi tra la polvere,povera mano, la città è morta.È morta: s'è udito l'ultimo romboSul cuore del Naviglio. E l'usignoloè caduto dall'antenna, alta sul convento,dove cantava prima del tramonto.Non scavate pozzi nei cortili:i vivi non hanno più sete.Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:lasciateli nella terra delle loro case:la città è morta, è morta.

Il cambiamento di quei giorni, dallasperanza al terrore è raccontato da Cesa-re Pavese in Prima che il gallo canti attra-

verso le vicende del suo protagonista, chea Torino, dapprima gira nelle Osterie diBorgo Po, dove la gente raccolta cantaapertamente Bandiera Rossa e parla di co-munismo, di resistenza ai tedeschi, di re-pubblica ed elezioni, fino a quando giun-gono i bombardamenti:

Notti dopo Torino andò in fiamme.Durò più di un'ora. Ci pareva di avere sulcapo i motori e gli scoppi. Caddero bom-be anche in collina e sul Po. Un apparec-chio mitragliò inferocito una batteria anti-aerea, si seppe dopo che molti tedeschierano morti. - Siamo in mano ai tedeschi -dicevano tutti - ci difendono loro.

La sera dopo altra incursione più tre-menda. Si sentivano le case crollare, trema-re la terra. Scesi a Torino e l'indomani tragli incendi e dappertutto s'invocava la pa-ce, la fine. I giornali si scambiavano ingiu-rie. Girava la voce che i fascisti rialzavanoil capo, che il Veneto si riempiva di divisio-

ni tedesche, che i nostri soldati avevanol'ordine di sparare sulla folla. Dalle prigio-ni, dal confino, sbucavano i detenuti politi-ci. Il papa fece un'altro discorso invocan-do l'amore. Passò una notte tranquilla, intensione paurosa (toccò a Milano questavolta), poi di nuovo una notte di fuoco edi crolli. Le radio nemiche lo ripetevanoogni sera: "Sarà così tutte le notti finoall'ultimo. Arrendetevi". Adesso nei caffé,per le strade, si discuteva solamente delmodo.

In Sicilia nella notte tra il 7 e l'8 truppealleate sbarcano a Sant'Agata di Militel-lo. L'operazione a cui partecipano forzestatunitensi, un battaglione della 30˚ divi-sione fanteria, 2 batterie del 58˚ reggimen-to artiglieria corazzato, un plotone di carri"Sherman" e un plotone di guastatori, sisvolge perfettamente con l'occupazionedei punti nevralgici e delle strade. Le trup-pe tedesche, in tarda serata si sono giàritirate verso est, mettendosi in salvo. Vie-ne creato il comando della 10˚ Armatatedesca, assunto dal generale von Vietin-ghoff, in modo da facilitare il compito delmaresciallo Kesselring, il quale oltre a co-mandare una ritirata ordinata delle trup-pe tedesche verso nord, ha anche il compi-to di disarmare i soldati italiani nella zonameridionale della penisola: la defezionedelle truppe italiane è data per certa.

Nelle "Lettere di Spartaco", il ciclostilatoinformativo clandestino comunista, volu-to da Togliatti fin dal 1940, si legge ilprimo commento ufficiale del Partito co-munista dopo il colpo di Stato del 25 lu-glio. Intitolato Il popolo italiano ha rove-sciato il fascismo, il testo è redatto in Fran-

cia dove ancora ri-siede il grosso dei di-rigenti comunisti inclandestinità (Giu-seppe Dozza, Gio-vanni Parodi, AldoLampredi, MarinoMazzetti, Ezio Za-nelli, Anselmo Ne-

ri, Giacomo Calamandrone, Emilio Suar-di, Francesco Scotti, Felice Platone). Il do-cumento prende una posizione aperta-mente ostile al governo Badoglio:

"Nei suoi punti essenziali e decisivi lapolitica del nuovo governo del re guerraio-lo e fascista e tedesco è la continuazione diquella di Mussolini e il popolo la combat-te perciò con la stessa energia". La"dittatu-ra militare" viene criticata aspramente conl'obiettivo di polarizzare sempre più infunzione antigovernativa gli accordi che sistanno stringendo tra le forze politicheantifasciste in Italia. Con il movimentodelle forze politiche antifasciste "sta fon-dendosi il movimento per il comitatod'azione del popolo italiano, che, sortonell'emigrazione, aveva delle propaggininel Paese".

Nasce a Roma il Partito socialista italia-no di unità proletaria (Psiup), per riunireil movimento socialista debole e dispersosia sul piano politico che su quello organiz-zativo. Esso sorge dalla fusione di elemen-ti del Psi, del Movimento per l'unità prole-taria (Mup) e del Unione proletaria italia-na (Upi), formazioni che raccoglievanomolti delusi dalle divisioni e dalle carenzedel vecchio partito. Verrà ufficializzato il25 agosto con la pubblicazione sull' "Avan-ti!" della Dichiarazione politica costitutivadel Psiup, testo nel quale, nella prospettivadi una repubblica socialista e democraticasi sostiene che "la rivoluzione di palazzodel 25 luglio non ha risolto nessuno deiproblemi politici, economici e sociali, po-sti dal clamoroso fallimento del fascismo.Si auspica l'avvio di una iniziativa insurre-zionale: "la nazione deve risolutamentemarciare verso la rivoluzione popolare",

dopo la caduta di Mussolini "i problemidella pace e della Libertà si pongono comeproblemi di volontà,di iniziativa, di forzadelle masse popolari". Nella direzione del-lo Psiup entrano Pietro Nenni, nominatosegretario, Sandro Pertini e Carlo Andro-ni, vicesegretari, Rodolfo Moranti, OresteLizzadri, Bruno Buozzi, Paolo Fabbri, Le-lio Basso, Domenico Viotto, Lucio Luzzat-to, Giusepe Romita, Giuliano Vassalli, Ma-rio Zagari, Achille Corona, Vezio Crisaful-li e Tullio Vecchietti.

Il rinnovamento di un patto di azione tracomunisti e socialisti, in nome di unacomunione di intenti di fronte alle altreforze politiche, è testimoniato da un docu-mento, che segue l'incontro di Milano del4 agosto tra i membri della direzione delPci, Giorgio Amendola e Giovanni Rive-da, e del Psi, Giuseppe Romita e OlindoVernocchi:

"La stretta unità d'azione dei due parti-ti della classe operaia è condizione essen-ziale per lo sviluppo vittorioso della lottache ha oggi come obiettivi immediati laconclusione della pace con le Nazioni Uni-te, la difesa dell'indipendenza nazionalecontro la minaccia hitleriana e la conqui-sta di un regime di piena libertà, e chedeve permettere domani la ricostruzionepolitica, economica e sociale dell'Italia,nella via del socialismo su basi largamentedemocratiche e progressive.

A questo scopo i due partiti concorda-no nella necessità di agire sempre in stret-to accordo nel quadro delle alleanze resenecessarie dalla situazione, di consultarsia vicenda in ogni evenienza, in modo daaffermare sempre un alinea comune deidue partiti della classe operaia.

Un nuovo incontro, a cui aderisce il Parti-to d'azione, produce un documento anco-ra più esplicito nell'accusa al governo Ba-doglio:

"Il PCI, il PSI, il Pd'A dichiarano lacompleta responsabilità del "regime Bado-glio":

a) per la mancata conclusione dell'ar-mistizio immediato".

b) per la mancata tutela - sempre pos-sibile facendo appello alla resistenza delleforze popolari - contro il pericolo di un'in-vasione tedesca;

c) per il mancato ritorno a tutte lelibertà democratiche e l'effettiva liquida-zione del regime fascista;

d) per la mancata liberazione di tutti idetenuti politici e in vista dei possibili svi-luppi della pericolosa situazione interna einternazionale, che tale politica non haalleggerito ma aggravato, e della carenzadi ogni autorità attiva nel risolvere i pro-blemi della situazione stessa creati.

Per queste ragioni il PCI, il PSI e ilPd'A decidono di costituirsi i Comitatopermanente di vigilanza e di difesa per lalibertà e la pace del popolo italiano".

Nel diario di Giuseppe Bottai, gerarcachiusosi in casa dopo la caduta del regime,si leggono commenti e riflessioni che testi-moniano dure autocritiche e ripensamen-ti del passato fascista, tali da far presagireil suo non coinvolgimento nella Repubbli-ca di Salò e l'espatrio.

"Da due settimane (fu domenica 25alle ore otto di sera che rientrai da casaFederzoni ove avevamo su note "verbaliz-zato" la seduta della notte) vivo in questa"volontaria" clausura. Ne sono uscito que-sta mane per andare alla Messa; e questaacquisita "libertà" di uscire, di andare via,di rivedere strade e genti, di ricontemplareRoma dalle precipiti balze di villa Balestra,sui Parioli, non è che mi abbia dato sover-chia gioia. Forse (…) la "libertà" ora è làdentro la mia casa; è nella clausura, anchepiù addentro delle stesse mura di casa,entro di me in fondo alla mia coscienza.

Prigioniero di me. E solo io potrò ri-darmi libertà, un giorno quando l'avròriattinta in me, in una verace indipenden-za di giudizio. (…) Un giudizio, quindi,pronto alle difese interessate, alle offeseimmediate, alle condanne e alle assoluzio-ni irragionevoli. Un giudizio ancora "poli-tico", non "morale". Liberarsi significa pu-rificarsi, ridurre la nostra partecipazionetrascorsa all'azione politica e ai suoi mo-venti e momenti buoni e questi difenderecon ferma decisione; ma, non meno fer-mamente, scartare rifiutare tutto il resto,che non fu buono. Questo "coraggio" cichiede oggi il Paese. Non azione e reazio-ne, nella meccanica alternativa di forzepolitiche ineducate e indisciplinate, ma li-berazione totale, fuori da un mondo cherimase "parlamentare" quanto più volleessere antiparlamentare, e rimane "totalita-rio" quanto più vuole essere antitotalita-rio. Queste congiuranti incapacità degl'ita-liani e alla libertà e all'autorità vincerle,anzitutto in sé. Dominarsi per liberarsi.Farsi padroni di sé per non essere servineppure dei propri interessi o pregiudizi".

A cura di Augusto Cherchi,Gian Luca Caporale

ed Enrico Manera

Sopra, una donnacerca cose utili tra lemacerie di una casadopo ilbombardamento diMilano; sotto, adestra un ritratto diBruno Buozzi e asinistra bambini inuna mensa per iprofughi delbombardamento delquartiere romano diSan Lorenzoavvenuto il 19 luglio.

Bombe inglesi sulle città del NordGenova, Torino, Milano si svegliano devastate dai bombardamenti

mercoledì 8 agosto 2001 25

Giorni di storia agosto 1943 ----- Stampata: 11/08/01 18.34 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 12/

Dal 1909 deputato socialista, èesponente dell'ala di centrode-stra del Psi che sostiene la politi-

ca di Giolitti in contrasto con le altrecorrenti del partito. La sua posizionefavorevole all'intervento coloniale ita-liano in Libia nel 1911 e la compromis-sione con le istituzioni monarchiche,sono alla radice delle sempre più pro-fonde divergenze con la direzione so-cialista. Dopo l'espulsione dal partitoal XIII congresso del Psi (7-10 luglio1912) è fondatore con Leonida Bissola-ti, del Partito socialista riformista ita-liano, una formazione esclusivamenteparlamentare che avrà scarso seguitotra le masse operaie. Interventista du-rante la Grande guerra, assume variministeri. Dal luglio 1921 al febbraio1922, nel momento cruciale dell'affer-mazione dello squadrismo fascista edell'agonia dello Stato liberale, è presi-dente del Consiglio. Nel 1924 si candi-da alle elezioni politiche con l'Unionedemocratica nazionale di GiovanniAmendola, ma non è rieletto. Durante

il fascismo si ritira a vita privata.Nell'aprile 1943 è, con Meuccio

Ruini ed Enrico Molè, tra i fondatoridella Democrazia del lavoro (Dl), par-tito che ha la prospettiva di svolgereun'operazione politica di mediazionetra le sinistre, da una parte, i liberali e icattolici dall'altre e autorevole interlo-cutore nel dialogo con il governo Ba-doglio. Il partito aveva un certo segui-to a Roma e nell'Italia meridionale,ma era pressoché ininfluente al Nord.

Presidente del Comitato di libera-zione nazionale dal 9 settembre 1943,Bonomi è designato da questo organi-smo alla presidenza del Consiglio: lasua nomina sancisce l'affermazionedel ruolo dei partiti antifascisti nellafase della transizione dal fascismo alpostfascismo, prima dell'allontana-mento delle sinistre dal governo. Gui-da due governi tra il giugno 1944 e ilgiugno 1945. Viene nominato senato-re di diritto nel 1948 e, fino alla morte,presiede l'assemblea di palazzo Mada-ma.

Al momento della caduta del fa-scismo il movimento cattolicorisulta composto da formazio-

ni diverse: a Milano un gruppo facapo a Pietro Malvestiti, mentre aRoma gli ex dirigenti popolari e glielementi formatisi nell'Azione catto-lica sono riuniti attorno a GiuseppeSpataro, a Firenze a Giorgio La Pirae alla rivista "San Marco". A Roma ea Genova è radicato il Movimentocristiano sociale, con ramificazioniin Emilia e Toscana. Il ruolo di me-diazione tra queste componenti, inparticolare tra le tendenze più con-servatrici del gruppo di Milano equelle più avanzate dei cristiano so-ciali, è garantito dall'azione di Alci-de De Gasperi. Il politico, collabora-tore di Don Sturzo e nel 1924 segre-tario del Partito popolare, fu inizial-mente favorevole alla partecipazio-ne dei cattolici al governo Mussoliniper diventare uno dei protagonistidella secessione dell'Aventino dopoil delitto Matteotti. Arrestato nel1927 per tentativo di espatrio, scon-tò 16 mesi in carcere, ricoprendo inseguito un modesto incarico di bi-bliotecario in Vaticano. Fu animato-re del movimento cattolico in clan-destinità e principale artefice delprogetto di nascita della Democra-zia cristiana già a partire dall'autun-no-inverno 1942-43, ufficializzatodalla pubblicazione del testo Idee ri-

costruttive della democrazia cristia-na, diffuso a partire dal 26 luglio1943 in oltre 20.000 copie spedite aiparroci. Il documento si ricollegaalla tradizione della dottrina socialecristiana proponendo una "demo-crazia rappresentativa espressa dalsuffragio universale", basata sul ri-spetto dei "diritti civili inviolabilidella persona umana e di ogni liber-tà civile".

Nella gestione dei rapporti conil governo Badoglio i rappresentanticattolici, insieme ai liberali svolge-ranno un ruolo di mediazione e cau-ta attesa, opponendosi in modo fer-mo a ogni iniziativa di sollevazionepopolare, così come auspicato dallesinistre.

Negli anni della Resistenza DeGasperi, anticomunista e dotato diforte senso dello Stato, continuòl'unità d'azione della Democraziacon il Pci, convinto della necessitàcontingente e limitata nel tempo diquesta alleanza, che si interruppenel maggio 1947. Da allora ebbe luo-go il duro scontro ideologico tra lacultura cattolica e quella comunistain vista delle elezioni del 1948 che,vinte dalla Democrazia cristiana, de-terminarono gli sviluppi della storiaitaliana nella stagione della guerrafredda. De Gasperi fu presidente delconsiglio degli otto governi di coali-zione dal 1945 al 1953.

11 agosto mercoledì

In Sicilia il generale Patton tenta di fer-mare la 29˚ divisione Panzergranadiercon uno sbarco all'altezza di Brolo. I tede-schi restano intrappolati, ma la forza sbar-cata non è sufficiente a trattenerne l'urto:le truppe riescono comunque ad aprirsiun varco in direzione di Messina. Il genera-le Hube, capo delle forze tedesche in Sici-lia (XIV Panzerkorps) comincia le opera-zioni d'evacuazione dell'isola in grande sti-le. Il generale Rommel, comandante delgruppo di armate B nel Norditalia, ritenen-do urgente assicurare ai tedeschi il control-lo di tutte le operazioni militari in Italia,propone a Hitler un piano da lui stessoelaborato che prevede la continuazionedelle azioni in Sicilia per ritardare l'avanza-ta degli Alleati e la preparazione lungo lapenisola di quattro linee di difesa (Cosen-za-Taranto, Salerno, Cassino, Versilia-Ro-magna). Il piano di Rommel, mirante aostacolare la marcia degli Alleati verrà ap-provato e puntualmente eseguito per tuttele operazioni fino all'aprile 1945.

Hitler, durante la conferenza militare te-nutasi nel suo quartier generale, affer-ma:

"Gli italiani non lasceranno scorgere illoro vero volto finché non siano chiari irisultati del presunto viaggio di Grandi aLisbona, o dell'incontro Churchill e Roose-velt in Canada. Gli italiani vanno avanticon i loro negoziati a tutta velocità. Crede-ranno a qualsiasi promessa degli anglosas-soni se soltanto sarà garantita la conserva-zione della monarchia. I loro negoziati so-no un tradimento. Essi continuano a starecon noi pur di guadagnare tempo. L'eserci-to italiano non può essere impiegato incombattimento contro gli Alleati. Al con-trario delle volte precedenti, non hannochiesto il nostro aiuto militare in occasio-ne del convegno di Tarvisio e sono rimasticompletamente inattivi".

Si riunisce il Comitato centrale dei partitiantifascisti a Roma. È finalmente notoche il governo ha deciso di inviare i genera-le Castellano a Lisbona per trattare la resaitaliana. Si discute la posizione da tenereriguardo al governo e le nomine dei com-missari alle Confederazioni sindacali, an-che a fronte dei bombardamenti sulle cittàe sul diffondersi di voci di una possibilesollevazione fascista-tedesca. Il Comitatodelle opposizioni di Milano si è già espres-so con una dura presa di posizione neiconfronti del governo al quale al quale haespresso la più completa sfiducia. Il rap-presentante del Partito d'azione Ugo LaMalfa sostiene con forza la necessità dipassare a un'agitazione di massa contro ilgoverno, sostenuto dal comunista Concet-to Marchesi, giunto appositamente a Ro-ma per affiancare Roveda e Amendola.

Il cattolico Alcide De Gasperi con ilrifiuto dell'"immediata azione di popolo"richiesta dal Comitato milanese si opponecon forza all'"appello insurrezionale". Iva-noe Bonomi, leader di Democrazia del la-voro e interlocutore privilegiato del Comi-tato presso il governo, afferma in proposi-to: "Dobbiamo persuaderci che se si dovràchiamare il popolo per cacciare i tedeschidall'Italia di dovrà farlo quando gli angloa-mericani avranno messo piede in Italia,non prima. Prima si sciuperebbe lo slan-cio popolare e si verserebbe inutile san-gue". Dello stesso parere è, per i socialisti,Giuseppe Romita.

L'unità dei cattolici a fronte della possibili-tà che le diverse posizioni politiche possa-no infrangerne la compattezza viene dife-sa su "L'avvenire d'Italia" da Giorgio LaPira con un articolo dal titolo Politica deicattolici: "No: nessuna ragione e nessunadiversità di concezione politica può e deveinfrangere la compatta unità delle forzecattoliche. Ci sarà tempo a discussioni, achiarificazioni, a diversificazioni; per oggie per l'immediato domani un solo inelimi-nabile dovere si impone a tutti: essere fer-mamente uniti, cementati dai valori diquell'unico amore che si tratta in primoluogo di affermare e di difendere". Il dibat-tito sull'unità dei cattolici richiama sulquotidiano bolognese molti interventi, tracui quello di don Mazzolari e Paolo Emi-lio Taviani.

Luigi Gedda, presidente della gioventù diAzione cattolica, propone al capo del go-verno Pietro Badoglio di far assumere aiquadri dell'AC la direzione delle organizza-zioni giovanili, educative, culturali, assi-stenziali e radiofoniche del regime fasci-sta, prefigurando l'egemonizzazione daparte cattolica della cultura di massa delnuovo Stato che sarebbe sorto alla finedella guerra.

Nonostante i tedeschi non sappiano dellapresenza di Mussolini alla Maddalena ilgenerale Basso, comandante delle forze ita-liane in Sardegna comunica al ministrodella Guerra Sorice l'esigenza di trasferirealtrove il prigioniero:

"Faccio presente che in quelle acque(prospicienti alla Villa Weber dove è custo-dito Mussolini) esistono numerosi mezzi

navali tedeschi (e pochissimi nostri) adibi-ti al traffico marittimo con la Corsica edalla difesa della base logistica alleata diPalau. Questa situazione può non farescludere la possibilità di inconvenienti.Reputerei più conveniente che il personag-gio fosse trasferito altrove e, ove forzata-mente debba permanere nelle isole, inuno dei paesi montani interni alla Sarde-gna, dove la sorveglianza potrebbe esserepiù assoluta e rigorosa".

Sulla base di questa comunicazionedel generale Basso il capo della polizia Se-nise, già poco convinto della scelta dellaMaddalena, ripropone la questione dellasicurezza della custodia di Mussolini a Ba-

doglio, suggerendo l'incarico della custo-dia al "prefetto funzionario di polizia" Pòli-to.

Nel diario di Bottai proseguono i commen-ti dell'ex-gerarca sulla caduta del fascismoe sui suoi protagonisti:

"Tre brevi allarmi, questa mane, tra le10,30 3 le 13. Lontano, sulla cerchia delmare, rumore d'artiglieria antiaerea. Laguerra, ormai, si affida a questi romori,non di certo agli animi, che il nuovo gover-no, giustificato solo per farla finita, piega aaltri più meschini interessi di politica inter-na.

Che succede in questo campo? S'avver-

te l'inanità, l'"intempestività" del liberali-smo alla Croce, all'Einaudi, tornati all'ono-re delle prime pagine. I giovani, che jeriamavano dirsi liberali, inclinano oggi, midicono, a nostalgie fasciste, quando nonprecipitino per la china del comunismo.

Ma quelle nostalgie arrivano fino a ri-comprendere Mussolini?

Una risposta difficile. Forse, è più lafolla, certa folla minuta delle città impiega-tizie, più che quella delle città operaie, aripensare a lui con desiderio. Ma certi "ri-torni dall'Elba" non ci vuole molto a pro-vocarli e a alimentarli per la loro brevedurata.

Naturalmente, serpeggia qua e là, pres-so zelatori dello squadrismo, l'accusa ditradimento ai 19 del Gran Consiglio. Tragli accusatori sarebbe l'ambiguo Scorza, inogni caso da considerarsi pronubo, e all'ul-timo istante, traditore del tradimento.

I tedeschi pare siano, nei loro ambien-ti ufficiali, partigiani di questa tesi: e unloro "putsch" su Roma, di cui si sussurrain giro, ne darebbe la dimostrazione conl'arresto dei 19 fedifraghi".

12 agosto giovedì

Il generale Castellano, ricevuto l'incaricodelle missione diplomatica dal Re e daBadoglio, parte per Lisbona per incontra-re gli Alleati presso l'ambasciata inglese.Come "garanzia" per la sua missione haun documento di presentazione rilasciato-gli dall'ambasciatore inglese in Vaticano,Osborne, nel quale si afferma che il diplo-matico è latore della "preghiera che daparte nostra si salvi l'Italia dai tedeschi eda se stessa il più presto possibile"; fa partedella spedizione anche il funzionario delministero degli esteri Franco Montanari.Castellano riceve alcune disposizioni, chedenotano una mancanza di preparazionediplomatica e tecnica; un aspetto di impor-tanza cruciale che gli viene ordinato digestire è la richiesta di aiuti alleati, perfronteggiare l'inevitabile reazione tedescaall'atto della rottura dell'alleanza:

"(CASTELLANO) deve cercare di ab-boccarsi con gli ufficiali dello Stato mag-giore anglo- americano, esporre la nostrasituazione militare, sentire quali sono le

loro intenzioni e soprattutto dire che noinon possiamo sganciarci dall'alleato senzail loro aiuto. Consigli uno sbarco a norddi Roma ed un altro in Adriatico; unosbarco a nord di Rimini risolverebbe dasolo tutta la situazione perché i tedeschi,minacciati nel fianco delle proprie linee dicomunicazione, sarebbero costretti a ripie-gare dall'Italia centrale a difesa dei passialpini"

Il primo ministro britannico Churchill aQuebec, nel rendere note al presidenteamericano Roosevelt le comunicazioni av-venute con il ministro degli Esteri Eden - etramite lui con l'inviato di Badoglio, Be-rio, a Tangeri -, insiste sulla posizione damantenere con fermezza nelle trattativediplomatiche con l'Italia:

"Badoglio deve capire che noi non pos-siamo negoziare, ma chiediamo la resa in-condizionata, e ciò significa che il Gover-no italiano deve mettersi nelle mani deiGoverni alleati i quali significheranno poii loro termini. Questi provvederanno auna capitolazione onorevole".

L'aiutante di campo del generale Ei-senhower, Harry Butcher, appunta nellesue memorie alcune considerazioni condi-vise negli ambienti militari alleati, priviancora di direttive specifiche sugli svilup-pi in corso della situazione italiana:

"La speranza di un rapido collasso dell'Italia è svanita ora che si è accertato che gliitaliani resistono (IN SICILIA) con mag-giore energia e si battono duramente, Neivari quartieri generali si attribuisce questoatteggiamento al Primo ministro (CHUR-CHILL)e al Presidente (ROOSEVELT), iquali hanno insistito per la resa incondi-zionata

All'interno del movimento comunistacompaiono tenui segnali di dissenso neiconfronti della linea dell'unità con altreforze antifasciste espressa dalla direzionedel Partito. Se è vero che qualche vecchiocomunista rifiuta la collaborazione conforze democratico-borghesi, soprattuttonelle zone rurali dove queste non esisteva-no, è altrettanto vero che non si può esclu-dere un'opera di provocazione poliziesca,volta a esasperare gli aspetti estremisticiper spezzare il fronte antifascista.

Sul numero de l'"Unità" del 12 agostosi legge: "Circolano da qualche giorno aMilano manifestini e giornaletti firmati,più o meno apertamente, da uno pseu-do-partito comunista. Il contenuto di que-sti fogli è in aperto contrasto con la lineapolitica del nostri partito… gli autori deifoglietti che denunciamo non possono es-sere che irresponsabili o provocatori".

Ancora l'Unità commenta le recenti nomi-ne di comunisti come commissari delleConfederazioni sindacali:

"Pensiamo che le cariche possono, indefinitiva, venire accettate dagli uominidel Fronte nazionale, tale accettazionenon deve significare adesione alla politicadel governo Badoglio, ma semplice coope-razione tecnica sul piano sindacale nell'in-tento di raggiungere al più presto, callaradicale liquidazione del sindacalismo fa-scista, la ricostruzione di sindacati liberi".

Commentando i devastanti bombarda-menti sulla città di Torino scrive "La Stam-pa":

"Abbiamo visitato anche la scuola si-tuata accanto al nostro giornale, dove so-no sistemati numerosi cittadini che l'ulti-ma incursione ha lasciato senza casa. Era-no le prime ore del pomeriggio; le personeospitate riposavano (di questi tempi è mol-to conveniente accumulare un poco di ri-poso appena ciò è possibile) nei lettucciallineati nei corridoi. Alcune passeggiava-no nei giardini. Avevano quell'espressionequasi indifferente di chi è stato molto du-ramente provato… Un gruppo di donne,con le mani inerti in grembo, osservavaun imbianchino al lavoro, con l'aria di-stante, come se si trattasse di cose lontanis-sime".

È ancora un articolo de "La Stampa" adescrivere le condizioni dei senzatetto.Rimaste prive di tutto dopo le incursioneaeree le famiglie dopo aver presentato unadichiarazione ai vigili urbani del rione diappartenenza, vengono ospitate negli ac-cantonamenti municipali, per lo più scuo-le: "Nessuna formalità, i sinistrati di ogniceto occupano i posti sui divani addossatialle pareti dove si aprono l'ufficio d'unvicepodestà e altri importanti funzionari[…]In Municipio vengono staccati i buo-ni per andare a dormire e a mangiare inuna delle numerose scuole che sono stateattrezzate per ricevere i colpiti dalle incur-sioni. Viene pure consegnato in caso dinecessità impellente, un sussidio in dena-ro".

Vista l'aumentata richiesta di biciclette,unico mezzo di spostamento per la popo-lazione, il ministero dell'industria ne fissai prezzi massimi: 950 lire "al consumatorein ogni località del Regno", con un sovrap-più di £ 20 per le biciclette da donna com-plete di paravesti.

Ivanoe Bonomi Mantova 1873 - Roma 1952

Badoglio cerca il negoziatoMa la posizione degli alleati è netta: dev’esserci la resa incondizionata

Antifascisti

I 45 giorni del Governo Badoglioe l’azione di Alcide De Gasperi

Il sogno della mediazionetra sinistra, liberali e cattolici

domenica 12 agosto 2001 25

Giorni di storia agosto 1943 11/08/01 18.34 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 12/08/01

9 agosto lunedì

Si riuniscono a Palazzo Vidoni a Roma igenerali Ambrosio, Carboni, Castellano,sotto la presidenza di Badoglio. Il mare-sciallo legge una relazione del ComandoGenerale dei Carabinieri, nella quale si di-ce che la volontà popolare è indirizzataverso la richiesta sempre più pressante del-la pace e accusa il governo di fascismo; sisegnala la comparsa a Milano e a Torino dinumerose scritte ingiuriose contro il re eBadoglio. Il generale Ambrosio fa un'esau-riente esposizione della situazione, conclu-dendo che la firma di una pace separataavrebbe inevitabilmente causato la prose-cuzione del conflitto in territorio italiano.Al capo del governo, che afferma la necessi-tà di giungere all'armistizio e all'occupazio-ne dell'Italia da parte degli angloamerica-ni, Ambrosio ribadisce che un armistizioavrebbe fatto del suolo nazionale il campodi battaglia di due eserciti nemici.

All'indomani del bombardamento a Mila-no si fermano gli operai della Pirelli Bicoc-ca, a Sesto San Giovanni quelli dell'elet-tromeccanica, della Breda, della Falck. Lemanifestazioni operaie, che chiedono la pa-ce e l'istituzione di commissioni interne,vengono represse con la forza dall'esercito.Inizia un'ondata di scioperi in Piemonte eLombardia che proseguirà per tutto il me-se, le cui motivazioni sono più estese e piùprofonde dei tragici bombardamenti allea-ti che peggiorano il deterioramento dellecondizioni di vita della popolazione. Il mal-contento operaio investe le ambiguità nel-la defascistizzazione del paese, l'assenza diiniziative per porre fine alla guerra, il giococondotto dal governo sulla questione deisindacati con il coinvolgimento delle oppo-sizioni, la mancata liberazione dei detenutipolitici, e la rigidità del controllo militare,in base al quale il mancato rispetto delcoprifuoco comporta l'arresto. I volantiniche i militanti comunisti e socialisti faran-no circolare nelle fabbriche e nelle stradechiedono l'immediata conclusione di unapace con gli Alleati e la richiesta di armiper fronteggiare un'eventuale occupazionetedesca dell'Italia.

Un decreto stabilisce l'incameramento daparte dello stato dei beni che i gerarchifascisti hanno acquisito illecitamente. Il 4agosto era stato annunciata la formazionedi una commissione incaricata di indagaresugli arricchimenti e il "rapido accresci-mento dei mobiliari e immobiliari dellepersone che hanno coperto cariche pubbli-che o esercitato attività politiche dal 22ottobre 1922 al 24 luglio 1943". Contempo-raneamente vengono avviati accertamentisulla situazione finanziaria dello Stato esugli aumenti delle spese di guerra per valu-tare le effettiva dimensione del disavanzo afronte di un debito pubblico stimato attor-no ai 405 miliardi di lire. Nonostante l'ope-razione contro i gerarchi sia innanzituttodi tipo propagandistico e che Badoglio stes-so sia un beneficato dal regime, inizia unamartellante campagna stampa che si susse-guirà per tutto il mese, man mano chevengono rese pubbliche le ricchezze di per-sonaggi famosi. Sul giornale cattolico "L'av-venire d'Italia" si legge: "Fra i provvedimen-ti in corso è bene apprendere che c'è anchel'accertamento sulle fortune dei passati ar-bitri d'Italia (…). La notizia ha importan-za per due ragioni d'alta qualità morale:per il bisogno di giustizia, che supera nellesue aspirazioni lo sfogo dei rancori perso-nali e la brama delle vendette, e per lamaggior garanzia della libertà riconquista-ta. Questo bisogno di giustizia è la causarispettabile d'una certa diffusa impazienza.Troppa gente ha sofferto, spettatrice inti-midita. (…) Essa aspetta dal Governo pri-ma di tutto quella "bonifica" che (…) nonera inscritta nel catalogo delle grandi ope-re: la bonifica della nostra vita sociale".

Giuseppe Bottai annota sul suo diarioamari commenti sulla sorte del fascismoe sulle vicende dei protagonisti del regimee del nuovo governo.Briciole delle giornate di luglio. Molte noti-zie di suicidi (…), di morti violente (…),di ribellioni fasciste (…), si sono rivelatefalse di sana pianta.

Vera risulterebbe la notizia d'una pri-ma fuga di Scorza, ora ritornato a casa sua,qui a Roma, dove ha dato la sua parola disoldato, di considerarsi agli arresti. Vera ladetenzione di Teruzzi a Regina Coeli: maperché? Vera la prigionia di Buffarini, diTringali-Casanova.

Nel complesso, questa reazione delnuovo governo appare scucita e empirica,senza un disegno. Seminato il sospetto de-magogico su tutti gli uomini del "regime",non ha il coraggio delle necessarie discrimi-nazioni. Un Severi (nuovo ministro dell'Educazione nazionale n. d. r.), uomo dipunta dicono, della battuta antifascista, siscaglia contro Gentile e si genuflette a Cro-ce, mentre un Rocco imbarca sulle navicel-le del giornalismo vecchie figure e logorifiguri.

Questo, per le persone. Per le leggi egl'istituti, incapacità, o preconcetta decisio-

ne in contrario di rendersi conto dell'esi-genze reali, dal Fascismo espresse in vent'anni. C'è un fascismo "storico" e c'è unfascismo "personale". Misconoscendo, con-culcando, avversando quello in blocco, c'èun pericolo di fare insorgere questo, inuna specie di 100 giorni, che sarebberoesiziali per la nuova vita italiana. Questovale, in ispecie, per l'ordinamento corpora-tivo, di cui il nuovo ministro Piccardi, par-lava l'altr'ieri (…) con una sorprendentesuperficialità.

La guerra intanto prosegue. Lo "sgan-ciamento" non si verifica, tra le pressionidei tedeschi, a nord e nel centro, e la ripre-sa degli attacchi angloamericani in Sicilia,dove il nostro triangolo d'occupazione siva riducendo giorno per giorno. Eppoi?Guariglia e Ambrosio sono andati in Ger-mania. Ma ancora non se ne sa nulla".

Churchill arriva ad Halifax, in Canada dadove scrive al ministro degli Esteri Eden:

1. Badoglio deve dichiarare d'esserepronto a porsi senza riserve nelle mani deigoverni alleati, che hanno già reso manife-sto il loro desiderio che l'Italia abbia unposto onorevole nella Nuova Europa. Sidovrà anche accennare all'offerta di Ei-senhower di restituire i prigionieri di guer-ra fatti in Tunisia e in Italia, purché quellialleati vengano messi rapidamente in liber-tà.

2. Scopo di quanto sopra è dare al go-verno italiano la sensazione che, se da unaparte dovrà fare atto di formale sottomis-sione, è nostro desiderio trattarlo con con-siderazione, compatibilmente con le esi-genze di carattere militare. Il semplice insi-stere sulla "resa incondizionata" senza pro-spettiva alcuna di indulgenza concessa al-meno come grazia potrebbe portare addi-rittura a una mancanza di resa. L'espressio-ne "onorevole capitolazione" è stata uffi-cialmente usata dal Presidente (Roose-velt), e non credo che vada omessa dallinguaggio che dobbiamo usare".

10 agosto martedì

Il re Vittorio Emanuele decide di prenderecontatto con gli Alleati, durante l'udienzache concede al generale Ambrosio. Sullabase delle informazioni fornite dall'amba-sciatore marchese Lanza d'Ayeta sul fattoche gli Alleati avrebbero trattato solo conun inviato del comando supremo, si deci-de di incaricare il generale Castellano di

recarsi a Lisbona, con il compito di "sonda-re" e non di firmare una pace separata. Ilsuo incarico consiste non nel chiedere l'ar-mistizio ma nell'incontrare ufficiali delloStato maggiore angloamericano, esponen-do loro la situazione italiana e le intenzio-ni del governo e della corona.

Un documento riservato, inviato da Ha-rold Macmillan, ministro inglese residentepresso il quartier generale alleato di Algeri,al Comitato ministeriale per i termini diarmistizio e per l'amministrazione civile,permette di chiarire la situazione circa laresa italiana dal punto di vista degli Alleatiesponendo tutti i problemi aperti, propo-nendo alcune soluzioni e chiedendo indica-zioni di comportamento.

Nota del ministro residente presso ilQuartier generale delle forze alleate. Africasettentrionale

Che significato ha il termine "resa in-condizionata"? Evidentemente non vuol di-re resa senza condizioni dato che Londra eWashington sono state impegnate perquattro mesi a scrivere le condizioni, chehanno già raggiunto le 42 clausole e nonsono ancora finite.

È perciò presumibile che significhi re-sa alle nostre condizioni, resa senza trattati-va. È stata tuttavia concepita una nuovadistinzione, che implica due fasi - primaarrendetevi senza che nemmeno vi sia per-messo di conoscere le condizioni e, poi,una volta arresi, vi saranno mostrate lecondizioni. Non so con quanta serietà èstata fatta questa distinzione.

Capitolazione onorevole. Penso vogliadire che la capitolazione è italiana e la par-te onorevole è inglese. In altre parole nonvi è conflitto tra capitolazione onorevole eresa incondizionata. E tutto ciò significache è nostro dovere badare che queste con-dizioni, che devono essere firmate senzadiscutere, non impongano in realtà obbli-ghi disonorevoli agli italiani.

(…) In ogni caso mi sembra che ilcomandante in capo dovrebbe avere pron-ti dei piani per far fronte ai tedeschi (…).Le alternative che si presentano sono:

a. Insistere perché gli italiani usino leloro forze armate per cacciare i tedeschi(domanda: è ciò compatibile con la Capito-lazione onorevole?).

b. Insistere perché gli italiani neghinoai tedeschi facilitazioni come per esempiol'uso delle ferrovie ecc.

c. Dire agli italiani che i tedeschi devo-

no ritirarsi gradualmente e che se fannocosì noi non li disturberemo (indubbia-mente questo sarebbe lo svolgimento piùonorevole dal punto di vista italiano).

d. Chiedere semplicemente che si facili-ti l'attacco contro i tedeschi e che le forzeitaliane possono starsene da parte.

Su questi punti si dovrebbero dare del-le direttive.

Qual è il vero desiderio del governoinglese? (…) Quanto si preoccupa il gover-no inglese per la Casa Savoia e per Bado-glio? (…) È disposto il governo inglese alasciare in vita un esercito italiano, armatodi fucili e qualche munizione (che) noncostituisce un pericolo ma può essere usa-to in compiti di polizia? Qual è il nostroatteggiamento generale verso gli italiani?Dobbiamo incoraggiare amicizia e frater-nizzazione tra le truppe e il popolo italia-no? Dobbiamo cercare in qualche modo,secondo il modello nordafricano, di tra-sformarli da nemici in neutrali e poi inneutrali amici e poi forse in quasi alleati?Siamo veramente arrivati come liberatori(i generali sul posto - Eisenhower e Alexan-der - sono particolarmente interessati a ciòperché vogliono ridurre al minimo la ne-cessità di truppe occupanti)? In generalesiamo pronti a correre qualche rischio dicritiche all'interno per ottenere il massimodi collaborazione da un'amministrazionee dal popolo italiani?".

Il comandante delle forze alleate Ei-senhower definisce con i vertici militarialleati i piani per l'attacco all'Italia, comericorda Churchill:

"Eisenhower decise di iniziare l'offensi-va ai primi di settembre con un attaccoattraverso lo stretto di Messina e sbarchisussidiari sulla costa calabra. Tutto ciò sa-rebbe stato il preludio alla conquista diNapoli da parte di un corpo d'armata bri-tannico e un altro americano sbarcato sul-le ottime spiagge di Salerno. I capi delloStato maggiore consigliarono il Presidente(ROOSEVELT)e me di dare l'approvazio-ne a questo piano e autorizzare la conqui-sta della Sardegna e della Corsica subitodopo".

Negli ambienti comunisti comincia a cir-colare la voce sulle manovre diplomati-che del governo Badoglio con gli Alleati.Giorgio Amendola, commenta così la si-tuazione e la consapevolezza del fronte an-tifascista su quanto sta accadendo:

"Avemmo notizia da Giaime Pintor eda Giuliana Benzoni che finalmente le trat-tative per l'armistizio erano state avviate.Non avevamo particolari su dove fosse sta-bilito un contatto, su quali basi (…). Ma ilfatto politico certo era che (…) il governoBadoglio aveva compiuto il passo decisivoverso la conclusione dell'armistizio, met-tendo così gli alleati nella condizione didenunciare apertamente la condotta delgoverno italiano, ove questi non fosse di-sposto ad accettare senza discutere le con-dizioni di resa imposta dagli anglo america-ni. (…) Ero convinto che all'Armistizio sisarebbe arrivati nel peggiore dei modi.Quello sarebbe stato il momento di rottu-ra con i tedeschi. Noi dovevamo approfitta-re del breve periodo di tempo a disposizio-ne per prendere subito testa alla lotta parti-giana. Perciò bisognava ottenere in tempoutile la liberazione dei detenuti e dei confi-nati politici. Sempre il chiodo fisso, quelloper me era il principale dei nostri compi-ti".

Secondo la testimonianza di Giaime Pin-tor:

"Se erano in corso trattative militaricon gli alleati e si aspettava solo il momen-to buono per renderle pubbliche, un gestointempestivo dell'opposizione diventavaun grande errore, poteva far precipitaretutto e dare ai tedeschi il pretesto di pren-dere in mano la situazione. D'altra parte,se le trattative non esistevano o erano desti-nate a fallire, come altri indizi lasciavanosupporre, lo starsene in attesa rappresenta-va una gravissima perdita di tempo e untradimento di fronte al popolo italiano.Decidere in base a semplici indizi era mol-to rischioso. (…)

La soluzione tipica della mentalità dila-tatoria e pseudodiplomatica dei nostri ge-nerali, non tenevano conto di fattori mol-to importanti: l'entusiasmo degli italianinei primi giorni, durante ai quali la resi-stenza ai tedeschi sarebbe stata vista comeil corollario indispensabile della liberazio-ne dal fascismo e quindi sostenuta da tutti,e per contro la demoralizzazione dei tede-schi, veramente sconvolti da un cataclismapolitico che erano lontanissimi da prevede-re".

Le recenti nomine a commissari delleConfederazioni sindacali degli esponentiantifascisti pongono all'interno dell'orga-nizzazione comunista il problema della col-

laborazione con il governo a fronte dellacondanna di questo emessa a più riprese inquei giorni. La posizione dei comunistisull'atteggiamento da assumere è riassuntada un telegramma di Umberto Massola aPalmiro Togliatti in Russia, dalla Franciaattraverso un canale informativo clandesti-no in Jugoslavia:

"Sulla nomina di Roveda a commissariogovernativo per la questione sindacale lanostra posizione è la seguente: Rovedanon accetterà la carica di commissario senon alla condizione che questa non signifi-chi l'approvazione dell'opera del governo eche sia chiaro che si tratta di distruggereogni forma di organizzazione sindacale fa-scista e di procedere alla ricostituzione del-le libere organizzazioni di lavoratori. Que-sta posizione deve risultare da una dichia-razione pubblica. Senza questa Roveda ri-fiuterà la nomina fatta dal governo facen-do tutto il possibile per spingere Buozzi afare lo stesso".

Giorgio Amendola ha un ruolo importan-te nel convincere Roveda ad accettare; perquanto riguarda i socialisti se Bruno Buoz-zi accetta, trattando con il ministro Piccar-di, Pietro Nenni rimane contrario alla scel-ta per motivi di opportunità politica allacollaborazione con il governo, scettico neiconfronti di una linea "riformista".

A Milano Roveda rilascia un'intervista al"Corriere della sera". Il giornale qualifica ilcommissario come "vecchio organizzatoresindacale milanese", senza fare alcun riferi-mento alla sua qualità di comunista. Rove-da richiama la necessità di dare vita a sinda-cati liberi e aggiunge: "Per quanto mi ri-guarda, prima che io dia la mia adesionealla nomina governativa è naturalmentenecessario che abbia contatto col ministroPiccardi per conoscere il pensiero del go-verno, non solo in materia sindacale maanche sulle questioni di politica generale".L'accettazione delle nomine, accompagna-ta da una dichiarazione pubblica, di "noncorresponsabilità con il governo", sarà co-municata via radio nei giorni seguenti.

Il primo commento ufficiale del leader co-munista Palmiro Togliatti, esule a Mosca aproposito della situazione italiana creatasidopo il 25 luglio, viene pubblicato da "L'Al-ba", giornale redatto dai prigionieri italianiin Urss con la collaborazione di militanticomunisti. Si tratta del testo di un interven-to radiofonico letto da Togliatti dalle emit-tenze di Radio Mosca:

"Le folle innumerevoli che invadono lestrade e le piazze, non ostante ogni divieto;la resistenza criminale delle bande deglisgherri mussoliniani schiacciata dalla furiadel popolo; il covo dei banditi e l'organo ditutti i tradimenti, "Il popolo d'Italia", deva-stato e dato alle fiamme; il decreto di scio-glimento del partito fascista strappato dal-la imperiosa volontà popolare; i prigionie-ri politici liberati dalle folle che assaltano legalere; i primi inesorabili castighi che s'ab-battono sui traditori della nazione; e que-ste voci, libere, energiche, nuove che sialzano da Milano, da Torino, da Roma,perchiamare tutta la nazione a un'opera gran-diosa di liberazione e di redenzione - eccoun quadro che è, da sé solo, abbastanzagrandioso per non avere bisogno di molticommenti. (…)

Sul governo Badoglio e sulle sue scelte To-gliatti afferma:

"Perché continuare la guerra? Per difende-re le conquiste hitleriane, per consentire aHitler di mantenere ancora per un po' ditempo sotto il suo tallone la Francia e ilBelgio, la Polonia e la Boemia, la Serbia euna parte della Russia? È possibile chel'onore degli italiani consista in questo, nelcontinuare a devastare il loro Paese perrendere servizio a Hitler? Se è così, nonc'era nessun bisogno di cacciare Mussoli-ni. Se il nuovo governo italiano pensa così,la differenza tra esso e il governo dei gerar-chi fascisti scompare. E scompare tantopiù in quanto tutto il popolo italiano or-mai sa, e prima di tutto hanno dimostratodi saperlo i soldati e gli ufficiali dell'eserci-to, che la coalizione democratica non hanessun proposito ostile verso il popolo e lanazione italiana. Se l'Italia continua la guer-ra la sola cosa che essa ottiene a prezzodella sua distruzione è di dare all'imperiali-smo hitleriano un aiuto e di allontanare ilgiorno della sua fine. E fino che continuala guerra per la Germania è la politica diMussolini che continua in ciò che essa ave-va di più ripugnante, di più odioso, di piùesiziale".

Giuseppe Bottai appunta sul suo diario:"Mi confermano Cianetti "pentito" due vol-te. La prima fu la domenica seguente alladrammatica seduta: egli mostrò a Bignardie a Gottardi una sua lettera al Duce con cuifaceva l'atto di ammenda pel suo "sì"all'o.d.g. Grandi. Ma proprio questa seraBignardi mi dice di averlo trovato pentitodel suo pentimento".

Nel paese stremato da anni di guerra e dall’intensificarsi dei bombardamenti alleatiesplode la protesta operaia, che si estende dalla Lombardia al Piemonte a tutte learee industrializzate. la forza pubblica, in base alle esigenze di mantenimentodell’ordine pubblico poste dallo stato di guerra, reprime le manifestazioni facendoaumentare le dimensioni della protesta. Vinte le ultime resistenze del re viene decisol'invio di funzionari a Madrid e Lisbona per definire i termini relativi l'armistizio,con l’intenzione del governo Badoglio di prendere tempo e di non accelerare glieventi. Mentre l’opinione pubblica si scaglia contro gli ex gerarchi del fascismo le

opposizioni intensificano contatti e riunioni per stabilire la linea di condotta datenere, scambiandosi le informazioni che giungono e cercando forme di mediazio-ne tra le diverse anime che compongono il fronte antifascista. In particolar modoall’interno del Partito comunista ferve il dibattito sull’opportunità della collabora-zione con il governo Badoglio, con comunicazioni che giungono da Ventotene,dove sono ancora esiliati come oppositori molti dirigenti, dalla francia, dove risiedo-no gli esuli in clandestinità, e dalla Russia, dove Togliatti, lontano dall’Italia dadiciotto anni, riceve e da indicazioni di natura politica in attesa di rientrare in patria.

Gli operai in sciopero per la paceLa protesta in tutte le aree industriali viene repressa con la forza

Il lavoro si fermanelle fabbriche di

Milano e dellaLombardiaL’ondata di

manifestazionicontinua

per tutto il mese

24 domenica 12 agosto 2001

Colore: Composite ----- Stampata: 14/08/01 20.15 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 15/08/01

Dwight D. EisenhowerNato a Denison (Texas) il 14 ottobre1890. Militare di carriera, fino al 1942dirige la sezione piani di guerra delministero. Chiamato a comandare leforze alleate nel Mediterraneo, orga-nizza e coordina la campagna d'Africa(1942) e la campagna d'Italia (1943),giocando un ruolo fondamentale nelmantenere l'equilibrio tra i generali in-glesi (Montgomery e Alexander) eamericani (Patton e Bradley) sottopo-sti al suo comando.

Assunta la guida di tutte le forzealleate nell'Europa occidentale orga-nizza e dirige lo sbarco in Normandia,la più grande operazione anfibia dellastoria.

Succede a George C. Marshall co-me capo di stato maggiore delle forzestatunitensi e dopo la guerra diventacomandante della Nato fino al dicem-bre 1950. Nel 1952 viene scelto comecandidato repubblicano alla presiden-za degli Stati Uniti: vince le elezionibattendo il democratico Adlai E. Ste-

venson. La sua amministrazione, im-prontata a un forte conservatorismo ea un rigoroso anticomunismo, duradue mandati. Nell'ultima fase dellasua presidenza, prende posizione con-tro la minaccia portata al sistema de-mocratico americano da quello che de-finisce il "complesso militare-indu-striale". Muore a Washington il 28marzo 1969.

giore generale Rossi e il capo di statomaggiore dell'esercito Roatta. L'Italiarassicura sulle sue intenzioni di mante-nere fede all'alleanza.

Nella notte di Ferragosto Milano subi-sce un nuovo bombardamento. Sullacittà gli aerei Alleati sganciano 1534 ton-nellate di esplosivo. Dopo tre giorni dicontinuo martellamento la città è privadi acqua, luce, gas. 1400 edifici sonodistrutti, 11.000 riportano danni cosìgravi da essere inabitabili. Le comunica-zioni ferroviarie e telefoniche sono in-terrotte.

Giorgio Amendola, testimone diret-to delle vicende vissute dalla città, scri-ve: "I bombardamenti, provocati dall'equivoco doppio gioco di Badoglio edalle diffidenze degli alleati, ebbero ter-ribili effetti distruttivi. I bombardamen-ti non si proponevano di rendere piùdifficile l'afflusso delle forze tedeschedal Brennero, perché si sarebbero con-centrati, in questo caso, sulle strade esulle ferrovie. Invece vennero colpiti iquartieri di abitazione di Milano. Era-no evidentemente diretti a promuovereuna pressione per l'immediata conclu-sione dell'armistizio. Ma se questo era ilfine esso non venne raggiunto. (…)Icollegamenti politici furono duramenteprovati. I problemi elementari della so-pravvivenza dello sfollamento delle fa-miglie, del salvataggio delle poche mas-serizie recuperabili in mezzo al disastro,finirono con l'assorbire energie prezio-se che non potevano essere dirette inuna lotta politica conseguente".

Dal diario di Croce:"Avendo letto proposte che sono fioritenei cervelli di molti per la mia nomina apresidente dell'Accademia d'Italia, homandato al Giornale d'Italia un articolosulla necessità di abolire quest'Accade-mia e ristabilire quella dei Lincei. Sbri-gate faccende relative alla casa di Napo-li e a un locale terraneo chiestomi dauno che è rimasto senza tetto e al qualel'ho fatto subito aprire".

16 agosto lunedì

Ha luogo al Quirinale una riunione allapresenza del Re nella quale Badogliodescrive l'atteggiamento tedesco, con-fermato dal dilagare delle forze tede-sche in Italia. Badoglio sostiene che "po-trebbe preannunciare un'aggressione al-la Corona ed al Governo" e constatatal'impossibilità di opporvisi con la forza.Si decide di "mantenere la linea di con-dotta prudenziale in atto". Il re ha unoscontro frontale con Badoglio sulla si-tuazione politica interna. Ne riferirà alsuo portavoce generale Puntoni in que-sti termini: "Gli ho detto anche di farcessare la propaganda antimonarchicae ricordarsi che il suo deve essere ungoverno militare e di funzionari e nonun governo politico (…). Gli ho parlatoin maniera così secca e risentita che sefosse a capo di un governo parlamenta-re Badoglio dovrebbe dare le dimissio-ni".

Il comandante delle forze alleateDwight D. Eisenhower prende la deci-sione definitiva per l'operazioneBaytown, nome in codice dello sbarcoalleato in Calabria. Dovrà avvenire tra il1˚ e il 4 settembre e impegnare il mag-gior numero di forze italo-tedesche peralleggerire il compito della 5ª Armataamericana che sbarcherà nei pressi diNapoli il 9 settembre. In alternativa vie-ne scelta la zona di Salerno, consideratapiù idonea a uno sbarco per i suoi 30km di spiagge sguarnite di difese costie-re.

Il comitato delle opposizioni di Torinoemana un documento di critica nei con-fronti del governo Badoglio.

Le forze dell'ordine sparano su un cor-teo di 500 lavoratori dell'Ilva a TorreAnnunziata. È uno dei tanti episodi direpressione da parte dell'esercito di ma-nifestazioni operaie che chiedono la pa-ce e l'armistizio.

Il diario di Giorgio Amendola è, ancorauna volta, fonte preziosa per ricostruirela temperie delle sinistre antifasciste inquei giorni: "In realtà quello che eramancato nella prima quindicina di ago-sto era una vera mobilitazione politicadi massa per la pace e la libertà (…)Correvano non solo fra noi, ma anchetra gli esponenti degli altri partiti e persi-no tra gli stessi socialisti, la convinzioneche il rapporto di forza tra PCI e PSIfosse schiacciante a favore del primo.Ma senza una ripresa del movimento dimassa era difficile pesare maggiormen-te sulla condotta della opposizione anti-fascista. In quel giorno incontrai ancheRodolfo Morandi, che era uscito dalcarcere già da qualche settimana (…)esi era tenuto lontano dall'attività di rico-stituzione del partito socialista (…)Ave-va bisogno, mi disse, di risolvere un

problema preliminare: PCI o PSI? Egliera pronto ormai a entrare nel PCI masentiva che c'era un grande lavoro dacompiere per impedire che il PSI, ab-bandonato dagli elementi unitari, diven-tasse un partito anticomunista. Invecenel PSI poteva agire per giungere al piùpresto alla formazione di un partito uni-co (…). Meglio lavorare ciascuno nelproprio partito, per un comune obietti-vo, la formazione del partito unico e,intanto, per la più stretta unità di azio-ne".

Bottai consegna alle pagine del suo dia-rio ulteriori commenti sulla caduta diMussolini: "E il complotto militare? Fe-derzoni me ne conferma, in modo tassa-tivo, l'esistenza; e fa il nome di D'Am-brosio come di colui che lo capeggiava.Badoglio sarebbe venuto fuori all'ulti-mo momento come uomo di fiducia delRe. Avendo raccolto testimonianze pre-cise Federzoni può assicurarmi che ilcomplotto aveva largo raggio. Truppeintorno a Roma erano tenute pronte a

marciare; e parecchi ufficiali, perfino su-balterni, erano stati messi a parte delsegreto proposito. Si conferma dunque:la concomitanza, reciprocamente incon-sapevole, dei due moti, il politico e ilmilitare; il primo dei quali, inauguratosicol "passo" del 16 luglio (N.d.R.: in quelgiorno un folto gruppo gerarchi si erarecato da Mussolini per criticare il mo-do in cui il duce aveva gestito il poterenegli ultimi anni) puntava su, non con-tro Mussolini, per ricollegarlo costitu-zionalmente al Re; il secondo puntavasul Re contro Mussolini, tanto "contro"

da non esitare anche a mettersi controlo stesso sovrano. Il nostro o.d.g.(N.d.R.: l'ordine del giorno Grandi con-tro Mussolini) avrebbe avuto, quindi,questo effetto: d'offrire al Re un appi-glio costituzionale per agganciare a sé imilitari, impegnati ormai in un movi-mento che li avrebbe portati assai lonta-ni, oltre la costituzione monarchica. DiMussolini sa, Federzoni, che è stato vera-mente qualche giorno a Ponza e che oranaviga di isola in isola. Pare che ora siaall'isola di Montecristo".

L'ispettore Pòlito, incaricato della cu-stodia di Mussolini, riceve l'ordine distudiare una soluzione alternativa allaMaddalena per la prigionia dell'ex-capodel fascismo. Accompagnato dal tenen-te colonnello Pelaghi, si reca in Umbriaper cercare una villa di campagna lonta-na dai centri abitati ma facilmente rag-giungibile da Roma. La scelta cade suquella della marchesa Gonzaga, a 14 chi-lometri da Perugia, subito requisita. Ilprogetto prevede il trasferimento dellostesso Pòlito con la famiglia a custodiadi Mussolini, che avrebbe recitato la par-te di un parente malato. Il piano fallisceperché nella notte la macchina che ripor-ta Pòlito e Pelaghi a Roma ha un graveincidente, nel quale Pelaghi perde la vitae Pòlito rimane ferito gravemente e rico-verato. Il capo della polizia Senise è co-

stretto a scegliere un sostituto a cui affi-dare il compito di occuparsi dell'imba-razzante prigioniero. Il nuovo incarica-to è il questore di Trieste, Giuseppe Gue-li, che sceglierà come luogo per la deten-zione il Gran Sasso.

a cura di Augusto Cherchied Enrico Manera

il personaggio

Dalla Normandia alla Casa Bianca:il Generale delle missioni impossibili

«Badoglio ne combina di tutti i colori»Il Re critica il governo. Eisenhower studia lo sbarco in Calabria

Un automezzodell’VIII Armatabritannica entra aMessina. Sotto Insenso antiorario)Dwight Eisenhowercon il GeneraleClarck; una fotosegnaletica diGiorgio Amendola eun’immagine diBenedetto Croce

mercoledì 15 agosto 2001 25

giorni di storia agosto 1943 ----- Stampata: 14/08/01 20.15 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 15/0

13 agosto venerdì

Il consigliere d'ambasciata Berio, a Tan-geri per discutere con gli Alleati le modali-tà per giungere alla sigla dell'armistizio,riceve la risposta dopo le comunicazioniintercorse tra il ministro degli Esteri ingle-se Eden, Churchill e Roosevelt: gli Alleatiinsistono nel pretendere dall'Italia la resasenza condizioni. Nel frattempo il genera-le Castellano è in viaggio verso Madrid,con indicazioni più specifiche, per incon-trare l'ambasciatore inglese.

A Roma a conclusione della riunione delComitato centrale delle opposizioni, incorso dall'11 agosto, viene votato unani-memente un documento redatto da Meuc-cio Ruini che media tra tutte le posizioni:la critica al governo è rafforzata, ma sievita di prendere una posizione che invitialla sollevazione popolare. Nel testo si de-nuncia il fatto che il governo Badoglionon abbia sortito alcun effetto pratico, sisegnala la gravità del "rafforzarsi delle trup-pe tedesche in Italia", si rileva che il gover-no "non ha realizzato vere condizioni dilibertà". La conclusione afferma che "laresponsabilità della situazione e delle suefatali conseguenze grava tutta sul gover-no".

Così Amendola ricorda quei giorni di con-tinue riunioni: "Quella volta fu Romitache da sinistra fece un sensato richiamoalla realtà, cosicché non dovetti entrare inpolemica io direttamente con Marchesi.La discussione fu controllata da De Gaspe-ri e da Bonomi che accettarono di rafforza-re la critica al governo, ma evitarono chenell'ordine del giorno fossero incluse posi-zioni troppo compromettenti. Ruini, inca-ricato di stendere l'ordine del giorno, pen-sò poi a trovare le formule per accontenta-re tutti. Oramai le riunioni del comitatonon servivano più a nulla, erano solo occa-sioni per fare delle tirate. Quello che im-portava era la preparazione ai compiti dif-ficili che ci aspettavano".

Viene diffusa, e circola apertamente, ladichiarazione comune dei dirigenti sinda-cali nominati alle diverse confederazioniche ricusano ogni corresponsabilità politi-ca con il governo e sottolineano il caratte-re strettamente tecnico delle loro funzio-ni.

Roma viene nuovamente bombardata, levittime civili si contano a migliaia: 454tonnellate di esplosivo vengono riversatesulla città. Tutte le principali città italianesubiscono violenti attacchi aerei da partedegli Alleati. Nessuna incursione viene ef-fettuata contro i tedeschi che affluisconodalla Germania. Su Torino vengono lan-ciate 1000 tonnellate di bombe, su Milanoquasi 2000.

In Sicilia la 78˚ divisione inglese entra nelpaese di Randazzo, praticamente distrut-to.

In un promemoria confidenziale il mini-stro degli Esteri tedesco, Von Ribben-trop, descrive la situazione italiana in que-sti termini: "Grazie ad una propagandametodica e avveduta sta cominciando gra-dualmente a guadagnare terreno, nel po-polo italiano, l'idea che cessare la guerraall'improvviso, nella presente congiuntu-ra, tornerebbe a grave discapito della possi-bilità di creare una situazione militarmen-te più favorevole. Il senso dell'onore, datempo riconosciuto da tutti gli ambientiitaliani più autorevoli come un fattore de-cisivo, viene ora a sostenere una parte che,pur essendo generalmente fraintesa, nonsi deve sottovalutare. Ogni soluzione chefosse incompatibile con l'onore italiano eche lo ponesse di nuovo, internazional-mente, in discussione, è rifiutata categori-camente e con fermezza. Il momento at-tuale, come confermano ripetutamentetutte le autorità tedesche, è senza dubbioimportantissimo. La ferma determinazio-ne del nuovo governo di non sottostare innessun caso a una resa incondizionata e dinon permettere che si faccia dell'Italia unteatro di operazioni dirette contro il suoalleato tedesco, è seria e sincera e vienetradotta in realtà. Comunque, il grandepunto interrogativo del futuro, natural-mente, è se, di fronte ai rinnovati massiccibombardamenti aerei, già ricominciati, ead un rovescio militare forse grave, il go-verno riuscirà, applicando le misure mili-tari draconiane già introdotte, ad evitareuna netta svolta a sinistra: si ammette in-fatti che i sintomi di una preoccupanteribellione comunista siano già in atto nell'Italia settentrionale. Se ciò accadrà in avve-nire è la grande e angosciosa domanda diquest'ora. Ciò che non è assolutamenteconsentito di porre in dubbio è la benfondata supposizione che, in caso di cadu-ta del governo Badoglio, salirebbero al po-tere uomini di idee radicali di sinistra, for-se addirittura comunisti, che accetterebbe-ro volentieri la resa senza condizioni spa-lancando porte e finestre al nemico per losbarco su tutte le coste. In questi frangen-

ti, la presenza, in Italia, di truppe tedescheè un fattore assai positivo e assai rassicu-rante, che comincia ad essere capito datutti. Ma, al presente, nessuno osa fareprevisioni, nemmeno da un giorno all'al-tro, sul corso futuro degli avvenimenti".

Benedetto Croce nel suo diario annotaalcune considerazioni sulle attività di ri-costituzione del Partito liberale e sullasua posizione di intellettuale. I liberalifanno riferimento a lui a Napoli, a Soleri aTorino e a Casati a Milano. La prioritàdella difesa e del ripristino dell'ordinamen-to costituzionale prefascista è alla radicedel contrasto tra gli esponenti del Pli e irappresentanti del Partito d'azione, il piùrisoluto nel rifiutare l'ipotesi di una pura esemplice riproposizione dello Stato libera-le: "Molto seccato da mia parte per il con-tegno di quelli del partito che si chiamad'azione, che impasticciano idee contrad-dittorie, fanno programmi ineseguibili elanciano accuse e scomuniche sciocche ofaziose. Poiché frammischiano ai loro det-ti anche il mio nome, mi sono risoluto ascrivere al Casati in Roma perché a lui sianota l'avvenuta ricostituzione del partitoliberale puro e semplice, di tradizione ca-vouriana, quale era quello che il Ruffinidirigeva con me e con altri e che fu sop-presso dal fascismo nel 1925. Rielaboratialtri scritti del Blanch. Fatta qualche lettu-ra, ma distrattamente. La distruzione dellecittà italiane e dei loro monumenti ed ope-re d'arte mi rende inconsolabile".

Bottai nel suo diario annota alcune consi-derazioni sempre più lucide sulla situazio-ne italiana: "Tanta cronaca si è pigiata inquesti (…)giorni. Questa densità ci illudealla storia. Illude noi, che crediamo di es-serne stati, col nostro esame di coscienza,maturato in Gran Consiglio, protagonisti.

Illude i nostri avversari interni, che riten-gono "cancellabile" il fascismo, anche nel-le sue reali esigenze; e gli esterni, che riten-gono "sopprimibile" la questione italiananel suo processo dal risorgimento all'impe-ro. (…)Dicono, nemici esterni e interniavversari, la libertà: e credono di dire lastessa cosa. Il che può essere, ma solo nelsenso che gli uni e gli altri vogliono lalibertà per sé. I primi una libertà inglese oamericana o russa, e cioè potenza e domi-nio sugli altri; i secondi una libertà o de-mocratica o socialista o comunista, e cioèforza e supremazia sugli altri. (…)Ma l'Ita-lia è in pieno clima di necessità. (…)Checosa potrà la libertà contro cotesta necessi-tà? Necessità è organizzazione razionalemeticolosissima d'ogni sforzo e risorsa; equindi disciplina, ordine, comando centra-lizzato, autorità e, purtroppo, dittatura.Di destra o di sinistra, non importa, madittatura. La lotta contro la dittatura nonè terminata il 25 luglio. Comincia ora; edè lotta tra libertà e necessità. Solo unaclasse dirigente che sappia trarre da questalotta la vis dialettica indispensabile alla cre-azione di un nuovo equilibrio politico in-terno, armonizzando gli interessi dei cetidella libertà (i ricchi che se la sono compe-rata la loro libertà) e i ceti della necessità (ipoveri, che se la debbono guadagnare gior-no per giorno) assolverà il compito stori-co che ora si impone".

14 agosto sabatoA Madrid avviene il primo contatto tra ilgenerale Castellano e gli Alleati, nellapersona dell'ambasciatore inglese Sir Sa-muel Hoare. L'ambasciatore riferisce dell'incontro a Churchill in Canada: "Il genera-le Castellano mi ha informato di esserevenuto in veste ufficiale e in possesso dipieni poteri da parte del maresciallo Bado-

glio per esporre al governo di Sua Maestàla posizione italiana e fare una propostaprecisa e molto urgente. Il maresciallo de-sidera che il governo di Sua Maestà sappiache l'Italia è in una situazione terribile.Praticamente l'intero paese vuole la pace,l'esercito italiano è male armato, non vi èun'aviazione italiana e le truppe tedeschestanno affluendo attraverso il Brennero ela Riviera. I sentimenti ostili alla Germa-nia sono molto forti. Il governo italiano sisente però impotente ad agire fino a che

gli Alleati non siano sbarcati sulla peniso-la. Se e quando però gli Alleati sbarcheran-no l'Italia è pronta ad unirsi ad essi e acombattere contro la Germania. Se in li-nea di principio gli Alleati fossero d'accor-do con questa proposta il generale Castel-lano fornirebbe immediatamente detta-gliate informazioni sulle disposizioni delletruppe tedesche e dei depositi e sulla colla-borazione che gli italiani offrirebbero neiBalcani. Il generale Castellano è stato an-che autorizzato a concordare operazioni,

connesse per esempio con gli sbarchi allea-ti dalla Sicilia. Il maresciallo Badoglio con-sidera essenziale che si agisca immediata-mente dato che ogni ora in più significal'arrivo di più unità germaniche in Italia,unità che attualmente ammontano a 13divisioni, e dato che correva voce che ilpiano tedesco era di tenere la linea degliAppennini e Ravenna. Ho allora posto laseguente domanda - che cosa avrebbe fat-to il governo in risposta alla domanda alle-ata di resa incondizionata? La risposta delgenerale è stata: "Non siamo in una situa-zione da dettare termini. Accetteremo laresa incondizionata purché possiamo unir-ci agli Alleati nel combattere contro i tede-schi"".

Il governo Italiano dichiara Roma "cittàaperta", ovvero priva di comandi e di re-parti militari e di qualsiasi altro possibileobiettivo strategico tale da esporre la cittàad altri bombardamenti alleati.

L'atteggiamento di Badoglio, volto ad al-lontanare con blandi provvedimenti diepurazione i fascisti moderati che il sovra-no e i suoi consiglieri avevano pensato dipoter assorbire nel gruppo dirigente, creadissidio tra Vittorio Emanuele III e il capodel governo.

Il generale Puntoni, fedele portavocedel Re scrive nel suo diario: "Per via dicerti provvedimenti, si sono allontanatidalla monarchia uomini che avrebbero po-tuto esserle di valido aiuto. Anche stamat-tina il sovrano (…) ha fatto giungere aBadoglio il suo disappunto".

Puntoni riporta le parole del re: "Bado-glio, me ne combina di tutti i colori. Sem-

bra che il suo in-tento, con la ma-nia di colpire tutti,sia di fare il vuotoattorno alla monar-chia, non si sento-no che lamentele emolte di queste so-no più che giustifi-cate".

In un prome-moria del re per ilgoverno si legge:"L'eliminazione ditutti gli ex-apparte-nenti del partito fa-scista da ogni atti-vità pubblica deveimmediatamentecessare. A nessunpartito deve essereconsentito né tolle-rato l'organizzarsipalesemente e ilmanifestarsi conpubblicazioni oveil sistema iniziatoperdurasse, si arri-verebbe all'assur-do di implicita-mente giudicare econdannare il Re".

L'ispettore genera-le Saverio Pòlito,incaricato della cu-stodia di Mussoli-ni, si reca alla Mad-dalena per render-si conto personal-mente della situa-zione: "La localitàera ancor meno si-cura di Ventotene,formicolava anchedi marinai tede-

schi e, malgrado ogni cautela, vi serpeggia-va già la notizia della presenza di Mussoli-ni. in conclusione, si imponeva un nuovotrasferimento in un luogo più adatto".

L'ex capo del fascismo ha modo diparlare a lungo con Pòlito, avendo altrenotizie sugli avvenimenti seguiti al suo ar-resto, sullo stato d'animo degli italiani esul crollo del fascismo. In merito all'incon-tro Mussolini scrive: "Il colloquio è duratocirca un'ora e mezzo. Anche volendo te-ner conto del "colore" che i funzionari diPubblica Sicurezza usano dare ai loro rap-porti, sono giunto a due conclusioni: 1) ilmio sistema è disfatto; 2) la mia caduta èdefinitiva... Il sangue, la infallibile voce delsangue, mi dice che la mia stella è tramon-tata per sempre".

Dal diario di Croce: "È tornato Omodeoda Roma con notizie di colore pessimisti-co. Sono andato a fare visita alla G. B.,venuta da Roma, dalla quale ho avuto noti-zie più particolari sui negoziati intrapresidal Badoglio per uscire dalla presente si-tuazione assurda".

15 agosto domenica

I vertici militari italiano e tedesco s'incon-trano a Bologna, in un clima di reciprocadiffidenza, inganno ed espedienti. Sonopresenti Rommel, in qualità di capo delleforze tedesche a difesa del fronte meridio-nale, Alfred Jodl, capo di stato maggioredella Wehrmacht, il vice capo di stato mag-

Le grandi città italiane sono schiacciate sotto ilmartellamento dei bombardamenti alleati. Per sal-vare la capitale dalla distruzione, Roma viene eva-cuata dai reparti militari e dichiarata «città aper-ta».

Sotto il peso dell'aggravarsi della pressione mili-tare, si intensificano le iniziative italiane per giun-gere alla definizione di un armistizio con gli alleati.

Il generale Castellano arriva nella penisola iberi-ca per dare sostanza ai contatti diplomatici segretiintercorsi a partire dalla caduta del fascismo.

Vittorio Emanuele III si lamenta per l'operato

del governo: «Badoglio me ne combina di tutti icolori». Le timide e contraddittorie iniziative di"epurazione" avviate dall'esecutivo sono guardatecon preoccupazione dal sovrano che teme di perde-re l'appoggio di quei fascisti su cui puntava perconfermare le prerogative della corona.

All'interno delle forze antifasciste, la condivisio-ne delle critiche nei confronti dell'operato del go-verno, incapace di realizzare condizioni di effettivalibertà, si scontra con il diversificarsi delle posizio-ni circa la scelta di puntare su una mobilitazionepopolare di massa.

E Roma diventa città apertaPer salvarla dalla distruzione gli alleati evacuano tutti i reparti militari

Una drammaticaimmagine del

bombardamento diMilano, dal volumedi Pietro Secchia e

Filippo Frassati«Storia della

Resistenza» (EditoriRiuniti.

In basso, VillaWeber, dove venne

tenuto prigionieroMussolini a La

Maddalena

24 mercoledì 15 agosto 2001

giorni di storia 1943 ----- Stampata: 16/08/01 20.26 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 17/08/01

La Delegazione apostolica a Washin-gton comunica al Dipartimento di Sta-to americano alcune considerazioniin riferimento ai bombardamenti alle-ati sull'Italia, che sembrano manifesta-re l'intenzione degli anglo-americanidi far sentire al popolo italiano, inmaniera brutale, tutta la violenza del-la guerra. Il documento testimoniainoltre la preoccupazione delle alte ge-rarchie ecclesiastiche verso quella cheviene avvertita come la minaccia delladiffusione del comunismo in Italia ein Europa: «Stragi e distruzioni pocoo nulla contribuiscono alla vera pace.Questi metodi bellici irritano e ama-reggiano la popolazione civile, con ilrisultato di incitarla a un odio ciecocontro coloro che la puniscono pri-vandola di tutto ciò che essa conside-ra più caro. La devastazione e la rovi-na delle chiese, delle opere pie, deimonumenti artistici, anche quando es-sa non è intenzionale, così come ladistruzione delle case civili, fa un granmale alla causa egli Alleati. Infatti essadanneggia il prestigio degli Stati Uni-ti, che sono sempre stati considerati

dal popolo italiano, una nazione chenutre grande rispetto per la religionel'arte e la cultura. (…)Una considera-zione di importanza suprema va indi-cata nella reazione che tale politica diguerra produce a favore del comuni-smo. Sotto l'influenza dell'amarezzagenerata dai terribili effetti della guer-ra, il popolo è facile preda del comuni-smo, che è sempre pronto a valersi ditutti i mezzi consentiti da avvenimen-ti di pubblica importanza, specialmen-te da quelli di natura calamitosa. Ilcomunismo per effetto della guerracompie già notevoli progressi. Le re-centi dimostrazioni che hanno accom-pagnato la caduta del fascismo sonola prova evidente che i comunisti so-no ben organizzati in Italia e che essihanno a loro disposizione mezzi fi-nanziari e armi. Informazioni in pos-sesso della Santa Sede indicano pureche il comunismo fa continui progres-si anche in Germania. Questi fatti so-no un chiaro ammonimento del gra-ve pericolo dal quale l'Europa sarà in-vestita col comunismo immediata-mente dopo la fine dell'ostilità».

17 agosto martedì

Con la conquista di Messina finisce lacampagna di Sicilia. Nonostante i tentati-vi della 7ª armata americana e dell'8ª arma-ta inglese di impedire l'attraversamentodello Stretto, le forze italo-tedesche riesco-no a raggiungere in ritirata la costa cala-bra, trasportando 39.569 militari tedeschie circa 70.000 italiani, 9605 veicoli tede-schi e 256 italiani, 94 cannoni tedeschi e75 italiani, 47 carri armati tedeschi e 12italiani, 1000 tonnellate di munizioni, 960tonnellate di carburanti e 15.700 tonnella-te di rifornimenti. La campagna di Siciliaha visto impiegati circa 60.000 soldati tede-schi dei quali 5000 circa sono stati uccisi(in Sicilia ne sono sepolti 4325). Secondogli Alleati, circa 5500 sono i prigionieri.Gli italiani, su 195.000 soldati impiegati,perdono 130.000 uomini in gran parte pri-gionieri (i morti italiani sepolti sono4278). Gli Alleati perdono in tutto 31.000uomini. La Luftwaffe perde 740 aerei, laRoyal Air Force 400.

La Germania ridistribuisce le truppe giàpresenti in Italia. Mentre giungono nuovireparti dalla frontiere nord-orientale e oc-cidentale, Rommel stabilisce il suo quar-tier generale a Desenzano sul Garda. Unaparte delle forze tedesche rimane al Sud,per rallentare l'avanzata angloamericana,e in Sardegna e Corsica, isole importantiper la loro centralità strategica. La mag-gior parte dei nuovi reparti viene dislocatanelle regioni del Centro-Nord per assicura-re ai tedeschi il controllo delle vie di comu-nicazione e delle aree industrializzate. La2ª divisione paracadutisti del generale Ber-nard Hermann Ramcke è stanziata da alcu-ni giorni nella zona tra Nettuno e Frascati,nelle vicinanze di Roma, come deterrenteper impressionare il governo italiano.

Lo Stato maggiore italiano, di fronte alpotente dispiegamento delle forze tede-sche, istituisce una sezione speciale con ilcompito di seguire l'evolversi della situa-zione e di impostare un piano di reazione.

A Lisbona il generale Castellano è ricevu-to dall'ambasciatore inglese Campbell, alquale riferisce quanto già detto nei giorniprecedenti a Madrid. Campbell predispo-ne l'incontro di Castellano con il generalestatunitense Walter Bedell Smith e con ilgenerale britannico Kenneth W. Strong.

Mentre Roosevelt giunge in Canada perpartecipare alla Conferenza Quadrant,Churchill prepara una relazione generalesull'andamento della guerra e fa il puntosulla situazione italiana: «Se Napoli doves-se venire conquistata (operazione Avalan-che) in un prossimo futuro, avremmo unporto di prima classe in Italia, e altri porti,come Brindisi e Taranto, cadranno in no-stro possesso in un secondo momento. Seper novembre il nostro fronte potrà esserestabilito a nord tanto da occupare la lineaLivorno-Ancona, i mezzi da sbarco nelMediterraneo avranno rappresentato la lo-ro parte. Sarà necessario un distaccamen-to della flotta da sbarco, per manovre anfi-bie d'aggiramento quali abbiamo vistocompiere in Sicilia, per azioni minori sullacosta adriatica, e operazioni come l'Acco1ade (Ndr: la conquista di Rodi e di altreisole dell'Egeo). La scomparsa della flottaitaliana dovrebbe permetterci di procede-re a notevoli diminuzioni di forze nel Me-diterraneo, così come l'uso di grandi portiriduce la necessità di mezzi speciali dasbarco. Dovrebbe quindi esserci in autun-no la possibilità di trasferire mezzi da sbar-co e navi d'attacco per 1'Overlord (Ndr: losbarco in Normandia, in via di preparazio-ne) e anche di inviare un notevole contin-gente attraverso il Canale di Suez sul tea-tro di guerra indiano. Ripeto tuttavia cheil numero massimo per il quale mezzi ae-rei da sbarco devono essere forniti in unasola trasvolata è di 30.000 uomini.

Sebbene io abbia frequentemente par-lato della linea del Po o delle Alpi come diobiettivi desiderabili per noi quest'annoin Italia, non è possibile per il momentosperare tanto. Un grandissimo vantaggioci verrà dato se ci arresteremo sulla lineaLivorno-Ancona. Eviteremmo così il peri-colo, che il generale Wilson ci ha indicato,di un immenso allargamento del fronte,come si verificherà appena questa lineasarà stata superata».

Agitazioni operaie si diffondono in tuttala provincia di Milano, coinvolgendo cir-ca 65.000 lavoratori. A Torino contro lacontinuazione della guerra scendono insciopero gli operai della Fiat Grandi Moto-ri: la risposta repressiva delle autorità mili-

tari provoca la morte di un manifestante eil ferimento di altri 7, ottenendo l'effettodi allargare la protesta. Il giorno successi-vo gli scioperanti saranno 7000, il 19 rag-giungeranno i 35.000 nel solo capoluogo.Il 20 tutte le fabbriche saranno in mobilita-zione. Analogamente dal 17 al 20 la prote-sta assume carattere generalizzato nelNord Italia e investe Biella, Reggio Emilia,Modena, Foligno, Piombino, La Spezia,Varese.

18 agosto mercoledì

Il premier britannico Churchill e il presi-dente americano Roosevelt comunicano

al generale Eisenhower di mettersi in con-tatto con il generale Castellano attraversogli inviati militari a Lisbona, Bedell Smithe Strong. Questo il testo del telegramma aEisenhower: «La resa incondizionata dell'Italia viene accettata nel quadro stabilitonel documento che dovrà essere consegna-to (A CASTELLANO). I termini armisti-ziali non comprendono condizioni politi-che, economiche o finanziarie, che verran-no comunicate successivamente. Questitermini non prevedono l'attiva collabora-zione dell'Italia nella lotta contro i tede-schi. La misura in cui i termini sarannomodificati in favore dell'Italia dipenderàda quanto il governo e il popolo italiani

faranno per aiutare attivamente le Nazio-ni Unite contro la Germania per il rima-nente della guerra. (…)Frattanto, purchéle informazioni sul nemico ci vengano im-mediatamente e regolarmente fornite, ibombardamenti alleati dovranno esserequanto più possibile diretti su obiettiviche ostacolino i movimenti e le operazionidelle unità tedesche. (…)Il governo italia-no deve, al momento dell'armistizio, ordi-nare che tutti i prigionieri delle NazioniUnite in pericolo di essere catturati daitedeschi vengano immediatamente rila-sciati. Il governo italiano deve, al momen-to dell'armistizio, ordinare alla flotta italia-na e a tutto il naviglio mercantile possibile

di salpare per i porti alleati. Il maggiornumero possibile di aeroplani militari do-vrà volare verso basi alleate. Ogni nave oaereo in pericolo di essere catturato daitedeschi deve essere distrutto. Si dovrà di-re al generale Castellano che intanto c'èmolto che Badoglio può fare senza che itedeschi si accorgano di quanto è in ballo.Il preciso carattere e l'entità della sua azio-ne dovranno essere lasciati al suo giudizio.Ma le seguenti linee generali dovrannoessergli suggerite: generale resistenza passi-va per tutto il paese, ove quest'ordine pos-sa venire impartito alle autorità locali ainsaputa dei tedeschi. Si dovrà impedire aitedeschi di assumere la difesa delle coste

italiane».

A Roma si diffonde la notizia di un com-plotto ordito da tedeschi e da fascisti perrovesciare il governo Badoglio e ripristina-re il regime di Mussolini.

Scrive Giorgio Amendola: «Al solito,fu il generale Carboni ad illustrare il peri-colo di un colpo di mano tedesco e a de-nunciare l'impossibilità di farvi fronte conle forze di cui disponeva l'esercito italiano.Vi erano in Italia in quel momento 15divisioni tedesche, di cui 6 corazzate, difronte a una decina di divisioni italiane ingrado di combattere. Ma Carboni lamenta-va anzitutto la sproporzione dei mezzi ae-rei e dei mezzi corazzati. Di fronte ai carriarmati pesanti dei tedeschi che cosa posso-no fare i carri armati leggeri dell'esercitoitaliano? Eppoi vi è mancanza di riserve dicarburante e di armi automatiche. Se nonci arriva un aiuto preventivo dalla partedegli alleati non è possibile - fece saperCarboni - una difesa di Roma anche almomento dell'armistizio. A me sembròche questa agitazione disfattista servisse a

coprire altri disegni (…). Mi sembrava inrealtà, che i tedeschi, seguissero coerente-mente il loro piano di prepararsi accurata-mente a un intervento da eseguire massic-ciamente al momento dell'annuncio dell'armistizio. Ed anche noi dovevamo prepa-rarci per quel momento».

Molti prigionieri politici, imprigionati alconfino dal regime, cominciano a essereliberati e raggiungono Roma, come richie-sto dalle opposizioni antifasciste e dai va-sti scioperi in atto nel paese. Tra loro icomunisti Luigi Longo, Pietro Secchia,Mauro Scoccimarro, Giuseppe Di Vitto-rio, Arturo Colombi, Girolamo Li Causi,Adele Bei, Gian Carlo Pajetta, UmbertoTerracini, Camilla Ravera e molti altri. So-no uomini di trenta e quarant'anni reclusio deportati da diciotto o quindici anni;alcuni di loro sono stati tra i più diretticollaboratori di Antonio Gramsci. Daran-no un contributo enorme alla Resistenza ealla formazione di un partito comunistadi massa.

Così ricorda la sua liberazione da Ven-totene Arturo Colombi, che sarà direttorede «l'Unità» clandestina dal mese di feb-braio 1945, e dirigerà l'edizione milanesedel quotidiano dal 25 aprile al 2 maggio1945: «Se avessero tardato qualche settima-na a liberarci ci avrebbero catturati i tede-schi e deportati in Germania; in tal casopochi di noi si sarebbero salvati: le cattivecondizioni di salute, lo stato di deperimen-to in cui ci trovavamo (io per esempio,pesavo a quell'epoca circa 55 chili, il miopeso normale è di 80 chili) non ci avrebbe-ro permesso di sopportare la deportazio-ne… Essere liberati in tempo fu una fortu-na per noi; fu una fortuna soprattutto perl'Italia, perché, senza la presenza dei mili-tanti comunisti e antifascisti usciti dal car-cere e dal confino, non vi sarebbe stata laResistenza, o meglio, la Resistenza nonavrebbe avuto la forza, le proporzioni, ilvigore e la direzione che effettivamenteebbe».

a cura di Augusto Cherchied Enrico Manera

Le industrie parlano tedescoLe truppe di Hitler controllano impianti e vie di comunicazione. Proteste operaie al Nord

Soldatitedeschipattuglianouna stradaromana,in altoun gruppodi operai

il documento

La Santa Sede ammonisce gli Usa:dopo la guerra arriverà il comunismo

Si conclude la campagna di Sicilia. I tedeschi sono riusciti a salvare il grossodelle loro forze, ma l'esercito italiano ha perso ben 130.000 soldati, in gran parteprigionieri. Le truppe tedesche si ridistribuiscono tra Nord e Sud Italia per controlla-re impianti industriali e vie di comunicazione. Dure agitazioni operaie al Nordcontro la guerra e il caro viveri. Ritornano finalmente dal confino i prigionieripolitici, tra cui molti dirigenti del Partito comunista. Si diffonde il timore di uncomplotto di tedeschi e fascisti per ripristinare il regime. Fa paura soprattutto lasproporzione di forze tra le 15 divisioni tedesche, di cui 6 corazzate, sostenute da una

potente aviazione, e le 10 italiane in grado di combattere, senza aerei e con pochicarri leggeri. A Lisbona il generale Castellano riceve dagli inviati di Eisenhower laproposta di armistizio, non negoziabile. La convinzione degli Alleati è che Badogliopossa fare molto «senza che i tedeschi si accorgano di quanto è in ballo». In Canada,nel corso della Conferenza Quadrant, Churchill, Roosevelt e il premier canadese MacKenzie King discutono della situazione italiana e approvano il piano d'invasione dellapenisola. Continuano pesantissimi i bombardamenti. Reazioni anche dal Vaticano,che nutre preoccupazioni per il futuro ruolo dei comunisti.

venerdì 17 agosto 2001 25

Colore: Composite ----- Stampata: 19/08/01 20.00 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 22 - 20/08/01

Nato a Faenza il 9 febbraio 1891,attivo fin da giovanissimo nelle or-ganizzazioni della sinistra repubbli-

cana, nel settembre 1911 dirige con Mus-solini a Forlì le agitazioni contro la guer-ra di Libia ed è con lui arrestato. Nel1913 diviene segretario della Federazionegiovanile repubblicana; l'anno dopo è trai protagonisti della Settimana rossa. Nuo-vamente arrestato per questi fatti, alloscoppio della guerra mondiale si schieraper l'intervento, ancora al fianco di Mus-solini, arruolandosi poi volontario. Nel1919 è a Bologna tra i fondatori del pri-mo Fascio di combattimento della città.L'evoluzione verso il riformismo demo-cratico-sociale lo spinge però non solo asepararsi rapidamente da Mussolini, maanche (1920) ad abbandonare il PRI.

Nel 1921 si iscrive al PSI. Tra il1924-25 cerca di spingere il partito a per-seguire un politica di alleanze con altreforze democratiche in funzione antifasci-sta. Lasciata ogni carica alla fine del 1925,prosegue la sua battaglia per il rinnova-mento socialista sulla rivista il "QuartoStato", fondata con Carlo Rosselli. Nel1933 viene nominato segretario del PSI.

Nel 1936, allo scoppio della guerra civile,è in Spagna, dove svolge funzioni di rap-presentante dell'Internazionale operaia esocialista. Dopo il patto tedesco-sovieti-co (Molotov-Ribbertrop, 1939) si dimet-te da segretario del PSI. Dal 1941, operan-do clandestinamente nella Francia di Vi-chy, si adopera per ristabilire l'unità deipartiti di sinistra nella lotta al fascismo.Arrestato nel 1943 dalla Gestapo su ri-chiesta del governo fascista, viene trasferi-to in Italia e inviato al confino a Ponza.Liberato alla caduta di Mussolini, divie-ne figura chiave nella storia dell'Italia re-pubblicana. Segretario del Partito sociali-sta dal 1943 al 1946 e dal 1949 al 1963,deputato dal 1946, viene nominato sena-tore a vita nel 1970. Attraverso le variestagioni politiche, sarà sempre protagoni-sta delle scelte del Psi: dal patto di unitàd'azione con il Pci di Togliatti nell'imme-diato dopoguerra, alla ricerca di una posi-zione autonoma dei socialisti nel panora-ma politico italiano che porta all'espe-rienza dei governi di centrosinistra deglianni sessanta, fino all'avvento di Craxialla guida del partito nel 1976. Muore aRoma il 1˚ gennaio 1980.

19 agosto giovedì

A Lisbona, nell'ambasciata britannica,dopo giorni di trattative informali, si svol-ge il primo incontro ufficiale tra il delega-to del governo Badoglio, generale Giusep-pe Castellano, e gli angloamericani, rap-presentati dal generale Walter Bedell Smi-th. Viene presentato un testo non trattabi-le in dodici punti elaborato dal generaleEisenhower, che Roosvelt e Churchill sidichiarano a disposti a rivedere in un se-condo tempo, a patto che l'Italia collaborinella lotta contro i tedeschi. Castellanos'impegna a portare a Roma i due docu-menti più una trasmittente sintonizzatasul quartier generale alleato a cui comuni-care l'accettazione delle condizioni di ar-mistizio.

A Quebec, in Canada si apre la Conferen-za Quadrant che si chiuderà il 24 agosto.Vi partecipano il presidente americano Ro-osevelt, il premier britannico Churchill eil primo ministro canadese Mac KenzieKing per discutere della situazione italia-na. In contatto costante con i diplomaticie militari in Europa i membri della confe-renza vengono messi al corrente delle di-chiarazioni di Castellano e dettano le indi-cazioni sul comportamento da tenere. Nelcorso della conferenza verranno approvatii piani di invasione della penisola italiana,l'invasione dell'Europa nord-occidetale,fissata per il 1˚ maggio 1944, e la grandeoffensiva contro il Giappone, l'Oceano Pa-cifico centrale e sud-occidentale.

Churchill, al termine della conquista alle-ata della Sicilia, scrive al generale Alexan-der per congratularsi dell'impresa "cosìbrillantemente eseguita". E aggiunge: "Sa-rete senza dubbio al corrente degli approc-ci da parte del generale Castellano e dellarisposta che noi abbiamo mandato di qua.Il pericolo più grave per noi è che i tede-schi entrino in Roma, e istituiscano ungoverno fascista fantoccio sotto, diciamo,Farinacci. Altrettanto spiacevole sarebbeche l'Italia cadesse in uno stato di anar-chia. Dubito molto che il Governo Bado-glio possa mantenere la sua posizione didoppio gioco fino alla data fissata perl'Avalanche (Ndr.: con questo nome si in-tende l'offensiva su Napoli con sbarchi inCalabria e a Salerno), onde qualsiasi cosasi potrà fare per abbreviare questo perio-do senza compromettere il successo milita-re sarà estremamente utile".

Bottai annota sul suo diario: "L'estremapunta nord-est della Sicilia è caduta. Bado-glio e Orlando hanno ier sera parlato aisiciliani. (…)L'Italia sta tra due invasioni:angloamericana da Sud, tedesca da Nord enon potendo respingere né l'una né l'altranon sa a quale delle due sciagure avviarsi.Le avrà forse tutte e due, colla discordiainterna per giunta. Delle due paci, chedoveva darci, l'interna e l'esterna, non cene darà neppure una, questo governo. Ilsuo compito storico è finito in meno di unmese. Chi prenderà la successione? Il co-munismo, dicono. Il socialista Buozzi, l'oc-cupatore delle fabbriche del 1921, e il co-munista Roveda hanno occupato la confe-derazione dei lavoratori dell'industria colfavore di un ministro borghese, avvalendo-si di una legge fascista e colla garanzia diun decreto reale. Intanto, dopo i ferocibombardamenti ultimi, Torino e Milanooperaie tumultuano e scioperano. Reazio-ni nazionali? Qualche timido segno nellastampa; e in aria un vago mutamento divento: i soliti italiani del "si stava meglioquando si stava peggio!" ma nulla di soli-do. I fascisti hanno incrociate le braccia".

In una conversazione con l'ammiraglioDönitz, capo della marina tedesca, Mac-kensen, ambasciatore tedesco a Roma,traccia per sommi capi la sua analisi con-clusiva della situazione italiana. Facendoriferimento a un vago scontento che circo-lava negli ambienti fascisti scrive: "Il Con-siglio fascista votò senza rendersi contodelle conseguenze. Nemmeno il Duce neaveva capito la portata. Toccò al re dimo-strare al Duce che le cose erano giunte atal punto che persino il suo Partito fascistanon aveva più fede in lui. In seguito a ciò,il Duce rassegnò le dimissioni e chiese ga-ranzie per la sicurezza propria e della suafamiglia. Il re acconsentì e quindi il Duce,

a quanto si diceva, era stato messo sottocustodia". Mackensen crede che Badoglionon sia stato informato preventivamentedell'intera faccenda. Riferisce che il deside-rio di pace è ampiamente diffuso nel popo-lo italiano, ma che l'attuale governo vuolecontinuare a combattere perché è consape-vole del fatto che è impossibile ottenere lapace senza trasformare tutta l'Italia in uncampo di battaglia". Mackensen affermache le condizioni non giustificano un at-teggiamento pessimistico e che il Fuhrer,fermamente convinto dell'imminente tra-dimento degli italiani, a suo avviso vede le

cose in modo più pessimista del necessa-rio. "Naturalmente - dice Dönitz - nonpoteva offrire le prove che dimostrasseroche aveva ragione lui e torto il Fuhrer".

Un documento tedesco definisce l'asse-gnazione del comando delle truppe dell'Asse schierate nell'Italia del nord. "Dalconsigliere di legazione Otto Christian vonBismarck al ministero degli Esteri - Berlino.Nel corso dei colloqui militari svoltisi il 14a Bologna è stata sostenuta la tesi che ilfeldmaresciallo Rommel dovesse assume-re il comando supremo di tutte le truppe

tedesche ed italiane che si trovano nell'Ita-lia del nord, rimanendo sottoposto soltan-to al re d'Italia.

Da parte italiana ci si è rifiutati di ac-cettare il fatto compiuto (…)senza chepreventivamente fosse stato richiesto ilpreventivo assenso delle autorità italiane.Dato che il generale Ambrosio riveste unrango militare più basso del feldmarescial-lo Rommel, la pretesa tedesca significa difatto che il feldmaresciallo avrebbe avutonelle sue mani, senza alcun limite, il supre-mo potere militare nell'Italia settentriona-le".

20 agosto venerdì

Il governo Badoglio decide di fare delleconcessioni politiche alle opposizioni perattenuare il fronte di dissenso nei confron-ti del suo operato, cresciuto soprattuttonelle aree industriali dell'Italia settentrio-nale. Prosegue la liberazione di molti pri-gionieri politici e i provvedimenti di epu-razione nei confronti di esponenti fascisti.

A Torino si riuniscono i sindacalisti Buoz-zi e Roveda, neonominati commissari del-le confederazioni sindacali, con il mini-

stro delle corporazioni Piccardi e il com-missario della Confindustria Mazzini.Stretti tra la pressione dei comitati antifa-scisti, che vogliono la rottura delle trattati-ve con il governo, e quella dei ministrimilitari, che premono per un interventodi repressione che ponga fine alle manife-stazioni di protesta operaia e sociale, Buoz-zi e Roveda mediano, in sintonia con ilComitato romano delle opposizioni, unaposizione di "benevola attesa", operandouna ricomposizione tra le parti. Dopo leassicurazioni del ministro Piccardi sull'ini-zio imminente delle trattative di pace congli Alleati si arriva a concordare la sospen-sione delle agitazioni.

Il leader socialista Pietro Nenni, da po-che settimane rientrato a Roma dopo lasua liberazione da Ponza in seguito alla

caduta del fascismo,appunta nel suo dia-rio: "L'esperienza ita-liana e quella tedescaci hanno insegnatoche il terreno di cul-tura del fascismo è lacrisi provocata dallarottura dell'equili-brio tra la società li-berale e democraticaborghese che muoree la società socialistaancora impotente asorgere. L'autorità al-lora si sparpaglia, loStato si disarticola esi produce un vuotoche il fascismo riem-pie con maggiore ominor rapidità a se-conda delle resisten-ze che deve vincere".Giorni prima avevascritto: "Ma per me ilproblema non è quel-lo di attendere gli an-glo-americani, cheanzi vedrei volentierirestare lontani dalnostro Paese, ma diconcorrere con ognienergia ad organizza-re le forze popolariper la lotta nazionaledi liberazione controi nazisti e contro ilfascismo che non è

distrutto con la caduta di Mussolini e fin-chè restano in piedi la monarchia, lo StatoMaggiore e gli interessi industriali, agrari,finanziari di cui il fascismo è stato pervent'anni la soprastruttura politica".

I Taccuini di Croce riportano: "Sono svo-gliato e assonnato come non sono statomai. Dormo poco la notte: mi sta sempreinnanzi la rovina dell'Italia. Anche le noti-zie della cattiva salute di Giovanni Later-za, che precipita verso la morte, mi depri-mono. Il 26 luglio, recatogli annunzio del-la caduta del fascismo, dispose dal letto incui giace che a capo delle lettere e fatturedella giornata si scrivesse: Sia lodato Dio.Nel pomeriggio, ho ripigliato alla meglioil filo dei lavori e tra questi la rielaborazio-ne degli scritti del Blanch. Il "Giornaled'Italia" ha pubblicato il mio articolo sull'Accademia d'Italia, nonostante il divietodella censura, alla quale il Bergamini haforzato la mano. Ma altri articoli sull'argo-mento sono stati vietati. Mi è stato riferitoche il re avrebbe detto: "L'Accademia nonsi tocca, come non si tocca il Senato". Maanche il Senato, indegno, corrottissimo,dovrà essere toccato".

A Mussolini, in prigionia, viene consegna-to il regalo di Hitler per il suo sessantunesi-mo compleanno: l'opera omnia di Nietz-sche in 24 volumi con dedica autografa. Ildono è accompagnato da una lettera delmaresciallo Kesselring: "Duce, per incaricodel Führer vi rimetto, mediante benevolaintercessione di S.E. il maresciallo d'ItaliaBadoglio, il regalo del Führer per il vostrocompleanno. Il Führer si stimerà felice sequesta grande opera della letteratura tede-sca vi recherà un po' di gioia e se vorreteconsiderarla come espressione del suo per-sonale attaccamento. Aggiungo i miei per-sonali ossequi. Feldmaresciallo Kesserling".

a cura di Augusto Cherchied Enrico Manera

La storia di Pietro NenniUn secolo vissuto da socialista

Badoglio tratta per l’armistizioL’Italia tra due invasioni, angloamericana al Sud e tedesca al Nord

il personaggio

Nella ambasciata britannica di Lisbona si tiene il primo incontro ufficialetra l’emissario del maresciallo Badoglio, generale Giuseppe Castellano egli angloamericani guidati dal generale Walter Bedell Smith. Si trattanole condizioni dell’armistizio dell’Italia. Viene presentato il testo in dodicipunti presentato dal generale Eisenhower, particolarmente duro per ilnostro paese. Roossvelt e Churchill sono disposti a rivederlo a patto chel’Italia si impegni a collaborare nella lotta contro i tedeschi. In Canada siapre la Conferenza Quadrant nella quale gli alleati discutono della situa-

zione italiana e dell’invasione della penisola. Vi è preoccupazione sullatenuta del governo Badoglio. Nel paese, in particolare nelle zone indu-striali del nord, crescono la tensione sociale e le manifestazioni di prote-sta. I lavoratori chiedono la pace. Ma il governo intende continuare laguerra. Badoglio decide di fare concessioni politiche alle opposizioni perattenuare il fronte di dissenso. I sindacalisti Buozzi e Roveda mediano ein sintonia con il Comitato romano delle opposizioni, decidono di nonrompere con il governo. Si attendono gli avvenimenti.

22 lunedì 20 agosto 2001

giorni di storia agosto 1943 18.47 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 26/08/01

Il generale Vittorio AmbrosioTorino 1879 - Alassio (SV) 1958

Ufficiale di cavalleria in Li-bia, si distingue durante laGrande guerra nella presa di

Gorizia e nell'offensiva di VittorioVeneto. Nella seconda guerra mon-diale comanda la II armata che,dall'aprile 1941, èstanziata in Iugo-slavia; in contrasto con i nazisti, ap-poggia i cetnici contro gli ustasa. Il20 gennaio 1942 sostituisce il gene-rale Roatta come capo di Stato mag-giore dell'Esercito e il 1˚ febbraio vie-ne nominato capo di Stato maggioregenerale. Favorevole ad un distaccodal Terzo Reich, offre le dimissioni,rifiutate, all'indomani del colloquiodi Feltre tra Mussolini e Hitler (19luglio 1943), in cui il duce non sidisimpegna dai nazisti. Convinto

della necessitàdi liberarsi di Musso-lini, con il consenso del re ne ordinala cattura il 26 luglio 1943. Poi, conBadoglio, delibera l'invio di Castel-lano a Lisbona per prenderecontatticon gli angloamericani. Ritenendoche l'annuncio dell'armistizio nonsarebbe stato dato prima del 12 set-tembrenon emana per tempo ordiniprecisi alle armate e il 6 si reca aTorino. Precipitosamente rientratoa Roma l'8 mattina, il 9 diffonde aicomandi inferiori il dispaccio con ilprincipio di reagire alla violenzasenzaprenderel'iniziativa. Cerca difar tornare in Italia il maggior nu-mero possibile di soldati e si adope-ra perché le truppe italiane combat-tano a fianco degli Alleati. Obbedi-sce al re e lo segue a Pescara e poi aBrindisi dove il 20 novembre chiededi essereesoneratodall'incarico.

Il generale Mario Roatta(Modena 1887 - Roma 1968)

Ufficiale nella Grande guerra, èsuccessivamenteaddetto milita-re in Polonia, Finlandia e nei

paesi baltici. Dal 1934 al 1939 è a capodel SIM, il Servizio segreto militare.Nel 1936 è inviato in Spagna a capo delcorpo di spedizioneitaliano checombat-te con i franchisti durante la guerracivile. Rientrato in Italia dopo la scon-fitta di Guadalajara vienepromosso ge-nerale di divisione e, nel 1939, inviatoin Germania come addetto militare.Nella seconda guerra mondiale è il vicedi Rodolfo Graziani ai vertici dell'eser-cito, poi tra il marzo 1941 e il gennaio1942 è capo di Stato maggiore dell'eser-cito. Successivamentecomanda la II ar-mata in Croazia e la VI in Sicilia. Ènuovamentecapo di Stato maggiore tra

il giugno e il novembre 1943. Il 25 lu-glio è autore di una circolare che ordi-na all'esercito di reprimere anche spa-rando ogni turbativa dell'ordine pub-blico. L'8 settembresegue a Brindisi ilreeBadoglio senzaprima aver imparti-to un preciso ordine di resistenzaai te-deschi. A novembrevienesollevatodall'incarico su richiesta angloamericana acausa del suo orientamentofilotedesco,arrestato e sottoposto a inchiesta dallaCommissione incaricata di indagaresulla mancata difesa di Roma. È inol-tra accusato dagli iugoslavi per i crimi-ni di guerra compiuti durante la repres-sione antipartigiana in Croazia. Nel1945, sotto processo per atti rilevanti afavore del fascismo, riesce ad evadereprima della condanna all'ergastolo ri-fugiando in Spagna; nel 1948 la cortedi Cassazione annulla la sentenza.Roatta torna in Italia nel 1966.

26 agosto giovedì

Prosegue l'organizzazione dei verticimilitari italiani per fronteggiare la preve-dibile e inevitabile reazione tedesca all'Armistizio. Il generale Ambrosio, nono-stante i tentennamenti di Badoglio ordinaal generale Roatta di preparare le direttiveda impartire ai vari reparti dell'esercito.Le direttive sono già pronte, preparate nelfrattempo dal responsabile dello specialeufficio per la difesa, tenente colonnelloMario Torsello. Si tratta del documentointitolato «Memoria 44», contenente laprescrizione di raggruppare le forze, pre-parare le interruzioni delle ferrovie e delleprincipali vie di comunicazione. In segui-to all'intenzione di Badoglio di mantene-re il più rigoroso segreto circa l'Armisti-zio molte autorità che avrebbero dovutoessere informate ne vengono tenute all'oscuro. Le indicazioni sul comportamen-to da tenere verranno diramate all'eserci-to a partire dalla notte tra il 1˚ e il 2settembre, solo dopo la tardiva approva-zione del Comando supremo.

Gli Alleati si preparano all'occupazio-ne della penisola italiana. Churchill scri-ve al generale Rupert Harold Alexander,capo delle forze britanniche in MedioOriente e in tutto lo scacchiere mediterra-neo, le sue preoccupazioni circa il duplicesbarco alleato, che si sarebbe svolto conun'operazione dalla Sicilia in Calabria, no-me in codice «Baytown», e un di pocosuccessivo e ben più massiccio sbarco aSalerno, l'operazione «Avalanche»:

«Il generale Whiteley, che è stato qui,ci ha comunicato le date e le rispettiveproporzioni delle operazioni "Baytown" e"Avalanche". Ciò mi ha preoccupato all'estremo e io spero che possiate tranquilliz-zarmi. Presumendo che i nostri sbarchisiano coronati dal successo e che non sivenga battuti negli scontri successivi, nonriesco a capire perché siano necessari duemesi e mezzo e anche più per sbarcare operché debba essere necessario, quandos'abbia in nostro possesso nell'"Avalan-che" un porto efficiente e una testa diponte, far marciare tutte le divisioni della"Baytown" attraverso la Calabria invece dimandarne almeno alcune per mare.

Inoltre il mandare non più di 12 divi-sioni sulla Penisola a tutto il 10 dicembremi sembra un ritmo troppo lento per nonesporci a pericoli gravissimi. Innanzi tut-to nessun vero aiuto può giungere chepermetta agli italiani a Roma di rivoltarsicontro i tedeschi, e i pericoli di un Gover-no fantoccio tedesco, o anche di una so-praggiunta anarchia, si aggraveranno eprolungheranno. Poi, se per il 10 dicem-bre non sarete riusciti a mettere assiemepiù di 12 divisioni, e nella sola zona diNapoli, che cosa mai potrà impedire aitedeschi di portare per la stessa epoca for-ze di gran lunga superiori contro di esse?Si dice che attualmente 16 divisioni ger-maniche siano nella penisola italiana. lostesso non credo che si tratti di divisionicomplete; anzi parrebbe probabile che sitratti in molti casi soltanto di comandidivisionali. Ma se la liberazione di Romae il conseguimento degli importanti van-taggi politici e militari che ne derivanodovessero essere rimandati per più di tremesi da ora, nessuno potrà calcolarne leconseguenze.

Desidero grandemente avere vostrenotizie prima della mia partenza dall'America, poiché anche il Presidente è ri-masto molto angustiato per la data comu-nicata, e se questo deve essere realmente ilquadro orario da stabilirsi per l'operazio-ne sarà molto meglio che noi ci si consultiin vista del peggio. Spero tuttavia che voidissiperete queste nubi».

Fervono i preparativi per il trasferi-mento di Mussolini dalla Maddalena aCampo Imperatore sul Gran Sasso. Nellanuova sede prescelta vengono distaccatiin attesa del prigioniero 43 carabinieri e30 guardie di pubblica sicurezza con duemitragliatrici e fucili mitragliatori, ai qua-li si sarebbe aggiunto un gruppo cinofilocon sei cani lupo. La sede della Maddale-na era risultata molto insicura: militaritedeschi erano venuti a conoscenza dellalocalità della prigionia dell'ex capo del fa-

scismo. Le informazioni erano giunte algruppo speciale costituito da Hitler findalla fine di luglio per la liberazione diMussolini, affidato al capitano Otto Skor-zeny e coordinato con il comando di para-cadutisti vicino a Roma del generale Stu-dent. Più volte erano stati segnalati aereitedeschi sorvolare a bassa quota l'isola,che nel frattempo aveva assistito a un in-cremento della presenza di osservatori na-zisti in cerca di informazioni, che tuttavianon erano mai riusciti a verificare in mo-do certo l'attendibilità delle segnalazioni.Lo stesso Hitler non si era sentito di pro-muovere un'operazione militare segnatada altissime probabilità di fallimento.L'esito di evento di questo tipo avrebbesortito l'effetto di precipitare i rapportitra Berlino e Roma, offrendo agli italianiil pretesto per sganciarsi dall'alleanza.

Il diario di Bottai registra alcune con-siderazioni in merito agli arresti dei gior-ni precedenti e soprattutto circa la mortedi Ettore Muti. È l'ultima annotazioneche rimane sul diario. Il giorno successi-vo, Bottai viene arrestato per ordine di

Badoglio e imprigionato nel carcere diRegina Coeli dove l'ex gerarca rimane fi-no al 13 settembre, giorno in cui verràliberato dal capo della polizia Senise. Il 21settembre riprenderà a scrivere: allontana-tosi dalla politica, braccato dai tedeschi edai fascisti che lo considerano un tradito-re, si salva vivendo in clandestinità, grazieanche alla protezione del Vaticano. Quan-do gli alleati entreranno a Roma si arruo-lerà nella Legione straniera, combattendoin Francia e in Germania contro i tede-schi.

«Due giorni fa, martedì, nella pinetadi Fregene, Ettore Muti è stato assassina-to. Se il verbo sia giusto, non so; e per unpezzo non si saprà. Ucciso, di certo, dauna pattugli di carabinieri andati per arre-starlo in una casetta sul mare. Uccisionelegale contro un tentativo di fuga? Parel'ipotesi più certa. Ma già circolano altrevoci, o che sia stato spacciato perché "sa-peva"; o che fosse implicato in scandalifinanziari all'Agip, dove operavano i suoifidi; o che a lui facesse capo un complot-to. Convalidano l'ultima voce notizie dialtri arresti: di Igliori, di Vaccaio, di Gra-nello, di Cavallero. […]Alla scoperta delcomplotto si sarebbe giunti così. Certoprofessor Wagner dell'Accademi atedescadi villa Sciarpa ricevette, giorni fa, l'ordi-ne di far conoscere a altra segreta autoritàgermanica l'orario preciso delle sue gior-nate della settimana in corso: perché lo siavvertiva, si sarebbe potuto aver bisognodel concorso di tutt'i tedeschi presenti aRoma, per una certa impresa. Messo insospetto, l nostro professore, di non co-perti sentimenti antifascisti, si confidavacon un collega italiano; e questi, a suavolta, con un funzionario del Ministerodell'E(educazione) N(azionale). Entra iniscena Severi che per telefono, par di vede-re la sua aria di salvatore della Patria,mette in guardia Badoglio. Donde, il re-sto.

Dunque, par vera questa del complot-to, anche se ora la si vorrà gonfiare adaltri fini. E duole di pensare che il Fasci-smo fosse caduto tanto in basso da poter-sene, da alcuni, immaginare una rinascitaper mezzo d'un complotto.

Alcuni, di cui Ettore Muti definisceicasticamente la fisionomia. Sulla sua te-sta piccola tonda, e soda, rapata, secondoil costume dei tedeschi e dei boxeurs, quelsuo sguardo infossato sotto le orbite pro-minenti, così destituite d'ogni nerbo dimeditazione, d'osservazione, di compren-sione da apparire senza colore, neutre diun grigio mimetico; quella sua fronte bas-sa, d'una bassezza impressionante al pun-to da parer subito, al primo incontro unsegno sinistro.

Lo ricordo in Africa, al campo di Ma-callè, aviatore. Là io lo conobbi per laprima volta, chè con questo squadrismoda sicari i miei contatti furono sempreoccasionali, scarsi, reciprocamente diffi-denti. E, anche laggiù, quel loro modo difare la guerra, com'una partita sportiva,con un coraggio che snaturava il senti-mento umano fino a cancellarvi ogni trac-cia di commozione, di religiosa "pena",d'attonito stupore dinnanzi alla morte da-ta o ricevuta, mi ripugnava. Risuscitava inme le contraddizioni psicologiche con cuivissi, durante l'altra guerra, la mia espe-rienza "ardita". Una volontà di guardarein fondo alla guerra e un orrore d'averviguardato.

Ora, Muti è morto. Penso alla suatragica fine con malinconia. La catena in-fernale non si spezzerà, dunque, mai piùin quest'Italia? Nella targa della piazza quivicino alla mia casa, "piazza dei martirifascisti", gli zelatori dell'ora hanno cancel-lato il "fascisti": se va bene a loro, va bene.Ma io cancellerei anche "martiri", perquel tanto di misticismo ipocrita e di con-taminazione risorgimentale, per quel suo-no rettorico, da dannunzianesimo fiuma-no.

E con la parla vorrei cancellare quest'archeologismo settario, congiuratore ecomplottatore, in un mondo che sempreha più bisogno di energie liberamente echiaramente spese nel lavoro».

A cura di Augusto Cherchi,Enrico Manera, Gian Luca Caporale

Con il consenso del reordina la cattura di Mussolini

Suoi i crimini in Croazianella repressione antipartigiana

Tra incertezza e paura, i vertici militari italiani con-tinuano i preparativi per la prevista aggressione tede-sca, inevitabile reazione all’Armistizio. Le direttive so-no contenute nel documento chiamato la «MemoriaOP 44», e verranno spedite poi all’esercito all’inizio disettembre . Anche tra gli Alleati fervono i preparativi:Salerno e la Calabria sono i prossimi obbiettivi, «Ava-lanche» e «Baytown» i nomi in codice delle rispettive

operazioni. Mussolini è al centro di una delicata parti-ta tra il governo italiano che si prepara a trasferirlodalla Maddalena sul Gran Sasso, e le SS del capitanoOtto Skorzeny a un passo dalla sua liberazione. Nell'ul-tima pagina dei 45 giorni del suo diario, Bottai registraalcune considerazioni in merito agli arresti precedenti.L’ex gerarca viene arrestato il 27 agosto per ordine diBadoglio e imprigionato nel carcere di Regina Coeli.

Il pericolo dell’aggressione tedescaL’esercito italiano si prepara. E gli alleati organizzano l’occupazione della penisola

il generale Ambrosio il generale Roatta

Il gerarca fascistaBottaiBottai vennearrestato il 27agosto eimprigionato nelcarcere romano diRegina Coeli

domenica 26 agosto 2001 25

giorni di storia agosto 1943 20.51 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 25/08/01

Gian Carlo Pajetta (Torino, 1911- Roma, 1990)

Provenienteda una modesta famiglia di tradizio-ne comunista si iscrive alla Federazione giovani-le non ancora quattordicenne, nel 1925 viene

espulso"da tuttele scuole del Regno" per la sua attivitàantifascista. Nel 1927 è condannato a due anni di car-cere dal Tribunale speciale ed espatria. Nel 1931, conil nome di battaglia di Nullo, a Parigi assume la dire-zione del Partito comunista in clandestinità e la guidadella Federazione giovanile. Arrestato durante unamissione clandestina in Italia, nel 1934 viene condan-nato a 21 anni di carcere, che sconterà tra penitenzia-rio e confino. Liberato nel 1943 dopo la caduta delfascismo assume ruoli di rilievo nella Resistenzacomemembro del Comando generale dei volontari per lalibertà e vicecomandante delle Brigate Garibaldi, leformazioni militari partigiane create dai comunistiper la lotta contro i fascisti e i nazisti. Dirige l'edizionemilanese del "l'Unità" dal 3 maggio 1945 al 23 luglio1946 e l'edizione unificata dal marzo 1969 all'ottobredel 1970. Nell'Italia repubblicana sarà deputato allaCostituentee verrà rielettoalla Camera nelle legislatu-re successive, svolgendo contemporaneamenteil ruolodi responsabiledella Commissione esteridel Pci. Daglianni settanta svolgerà un ruolo fondamentale nellapolitica del partito, contribuendo in modo determinan-te alla graduale affermazione dell'autonomia di que-sto nel contestocomunista internazionale.

24 agosto martedì

I membri del comitato milanese del-le opposizioni Giovanni Grilli per il Pci eGioachino Malavasi per la Dc partecipa-no alla riunione del Comitato nazionaledelle opposizioni di Roma. Portano l'or-dine del giorno del comitato milanese incui si chiede di inoltrare al governo unarichiesta di collaborazione dell'esercitonazionale e delle autorità militari controi tedeschi invasori con un appello al Pae-se per la conclusione immediata dell'ar-mistizio. Il comitato milanese si pronun-cia nuovamente in favore della la sostitu-zione del governo Badoglio, auspicandola formazione di un governo compostodai rappresentanti dei partiti.

Negli appunti della riunione presi daIvanoe Bonomi si legge:

"La discussione si svolge sul tema dell'occupazione tedesca e sulla necessità diopporvi una fiera resistenza. Roveda co-munista riferisce lo stato d'animo deglioperai di Milano e di Torino. Speravanonella pace, ma oggi si sono convinti cheper raggiungere la vera, durevole pace,occorre battersi contro i tedeschi. Laguerra antitedesca sarebbe popolare. LaMalfa (del Partito d'azione) pronunciauna violenta requisitoria contro Bado-glio responsabile di non avere impeditala discesa delle divisioni tedesche e il lorominaccioso accamparsi nelle vicinanzedi Roma".

A Torino rientrano in città numerosicomunisti e socialisti, condannati daitribunali fascisti. Tra loro figurano Giu-seppe Saragat, Giancarlo Pajetta, Augu-sto Monti, Michele Giua. Saragat, dopoil lungo esilio francese riprende immedia-tamente l'attività politica, entrando nelladirezione dello Psiup: "L'andata di Mus-solini era il risultato delle lotte e dellaresistenza del popolo italiano e in speciedella classe operaia" - era stato uno deisuoi primi commenti dopo il 25 luglio.

Tra i vertici militari italiani si susse-guono le discussioni per la preparazionedelle operazioni militari in vista del rag-giungimento dell'armistizio. Per seguirel'attività dei tedeschi e assumere i provve-dimenti che si sarebbero resi necessari ècostituito uno speciale ufficio, affidato altenente colonnello Mario Torsello. Il ge-nerale Ambrosio, a fronte del fatto che ledisposizioni sono in via di preparazionedal 22 agosto, propone a Badoglio di im-partire ordini ai vari reparti dell'esercitoper chiarire il contegno da tenere. Bado-glio risponde negativamente motivandola scelta con la preoccupazione di mante-nere il più assoluto segreto sulle trattati-ve in corso: egli valuta inopportuno im-partire ordini in vista dell'armistizio,quando ancora non si conoscono le mo-dalità di svolgimento.

Nel diario di Benedetto Croce, oltrealle consuete annotazioni relative alle vi-cende personali e alla testimonianza dell'alacre lavoro dello studioso, si leggonoconsiderazioni sulle poche notizie chegiungono circa i rapporti con gli Alleati:

"In un giornale mi è venuta sott'oc-chio la notizia della morte del Laterza!Dopo un po', mi è giunto il telegramma,di quattro giorni fa, della sua famiglia.Purtroppo, la sventura non era inaspetta-ta; ma speravamo e c'illudevamo che perqualche tempo egli rimanesse ancoracon noi.

Soffro e mi sdegno dell'atteggiamen-to inglese, delle esortazioni, sollecitazio-ni e minacce a fare quello che si sarebbegià fatto, se fosse stato possibile. Né delletrattative, che mi si assicurano in corso,si vede ancora l'effetto. Nel pomeriggio,ho ripreso il lavoro del Blanch, ma lasera ho dovuto sospenderlo perché il qua-si quotidiano bombardamento di Napoliè stato questa volta sottolineato, per effet-to dei danni alla centrale, dalla soppres-sione della luce elettrica in tutta la costie-ra".

25 agosto mercoledì

Una nuova delegazione diplomaticaitaliana è inviata a Lisbona in aereo dalgoverno Badoglio, preoccupato del ritar-do con il quale sarebbe giunto il generaleCastellano a Roma con il testo dell'Armi-stizio breve, la cui accettazione avrebbedovuto essere comunicata al quartiere ge-nerale alleato entro e non oltre il 31 ago-sto. Il generale Giacomo Zanussi e il fun-zionario del Ministero degli esteri Galva-no Lanza di Trabia giungono a Lisbonaper trattare con gli Alleati, con una mis-sione non coordinata con quella di Ca-stellano. L'arrivo dell'inviato italiano all'ambasciata inglese, nonostante sia ac-compagnato dal generale inglese CartonDe Wiart, prigioniero in Italia dal 1941,genera irritazione e sospetti nei diploma-tici inglesi che vedono nella nuova dele-gazione un ulteriore complicazione inuna situazione delicatissima, se non giàcompromessa. Zanussi ha ricevuto da Ba-doglio istruzioni di cercare di raggiunge-

re Londra e di insistere per uno sbarcoalleato a nord di Roma. Poiché le discus-sioni avevano già avuto inizio con Castel-lano si decide di mandare Zanussi alquartier generale di Eisenhower per coor-dinare le iniziative diplomatiche. Zanus-si, che avrebbe voluto ritornare a Romaper riferire del sostanziale fallimento del-la propria missiome viene portato a Gi-bilterra da dove verrà condotto alleatoad Algeri, per essere interrogato.

Un rapporto diplomatico inglese de-scrive la situazione:

"Il generale Zanussi rappresenta pro-

babilmente il generale Roatta, capo diStato maggiore dell'esercito. L'ambascia-tore britannico a Lisbona ha consegnatoal generale Zanussi i termini dello stru-mento completo di resa e il generale Za-nussi, probabilmente si è messo in comu-nicazione con il suo governo attraverso ilministro italiano a Lisbona, per cui ilgenerale Roatta è ora a conoscenza dellaprecedente visita del generale Castellanoe di alcuni dettagli concernenti le trattati-ve con gli ufficiali di Stato maggiore delquartier generale delle forze alleate. Que-sti fatti ci preoccupano molto. È noto

che il generale Roatta ha forti propensio-ni filo-tedesche e il generale Castellanoaveva informato Strong e Smith a Lisbo-na che il generale Roatta non godeva del-la fiducia del governo Badoglio a causadi tali propensioni, anche se, nel caso diun mutamento di fronte italiano, si pre-sumeva che egli, in quanto soldato,avrebbe eseguito lealmente le istruzionidel suo governo. Inoltre mentre esisteuna carta firmata da Baker (nome in co-dice per il diplomatico sir Francio Arcyd'Osborne) che accredita il generale Ca-stellano non ve ne è una simile per il

generale Zanussi. Di conseguenza pensia-mo che ci sia una forte possibilità cheRoatta, avendo sentito qualcosa della visi-ta del generale Castellano a Lisbona, ab-bia mandato questo secondo emissarioper accertarsi sulla verità dei fatti. Se lecose stanno così, la segretezza dell'interoaffare e il suo definitivo risultato positivopossono essere gravemente compromes-si (...). Stiamo facendo in modo che ilgenerale Zanussi sia portato ad Algeri(...)Dopo essere stato interrogato qui sispera di poter presentare un rapportodettagliato sulle sue intenzioni e sull'au-torità in base alla quale agisce.

Termina la conferenza Quadrant aQuebec in Canada a cui hanno partecipa-to Roosevelt Churchill e i vertici militarialleati. Nel corso degli incontri sono statiapprovati i piani per l'occupazione dellapenisola italiana, l'invasione dell'Europanord-occidentale, fissata per il 1˚ maggio1944, e la grande offensiva contro il Giap-pone, l'Oceano Pacifico centrale esud-occidentale. Di concerto con il gene-rale Eisenhower ad Algeri l'attacco daportare all'Italia viene confermato per iprimi di settembre con sbarchi in Sicilia,in Calabria e nel golfo di Salerno.

Il primo ministro Churchill telegrafaal Gabinetto di guerra un resoconto sull'esito degli incontri:

"1.Tutto qui è andato bene. Siamogiunti a un accordo su parecchi proble-mi fino a oggi molto ardui (…). Unani-me accordo viene espresso in una relazio-ne magistrale dei capi di Stato maggiorecollegati che il Presidente (Rooseveltn.d.r.) ed io abbiamo approvato. Ognidiscrepanza è stata smussata se si eccet-tui il problema della precisa forma dellenostre attività anfibie nel golfo del Benga-la, rimandata a un ulteriore esame. (…)

2. Il punto nero della situazione at-tuale è la crescente scontrosità della Rus-sia sovietica. Avrete visto il telegrammainviato da Stalin sugli approcci di pacedell'Italia. Egli non ha assolutamente mo-tivo di lagnanze, dato che non abbiamofatto altro che impartire al rappresentan-te italiano le dure direttive per una resaincondizionata che avevano già ricevutola cordiale approvazione del Governo so-vietico e dato che abbiamo immediata-mente comunicato tutte queste cose aldetto Governo.

3. Il Presidente è rimasto molto offe-so dal tono del messaggio. Ha dispostoonde venga comunicato al nuovo incari-cato d'Affari sovietico che egli si trova incampagna e non tornerà per alcuni gior-ni. Stalin ha, naturalmente, ignorato adarte la nostra offerta di fare un ulterioreviaggio, molto lungo e rischioso, per unincontro tripartito. Nonostante questonon credo che la sua ostentazione di ma-lumore e di sgarberie preluda a una paceseparata con la Germania, dato chel'odio fra le due razze è diventato uncordone sanitario in sé. È scoraggiantefare così pochi progressi con questa gen-te ma sono certo che i miei colleghi nonpensino che io personalmente o il nostroGoverno abbiamo mancato in qualsiasimodo di pazienza e buona fede.

4. Sono piuttosto stanco, dato che ilavori della Conferenza sono stati moltogravosi, e grossi e ardui problemi hannopesato su di noi. Spero che i miei colleghiritengano opportuno che io mi prendadue o tre giorni di riposo in uno di que-sti campeggi di montagna, prima che iofaccia il mio discorso alla radio domeni-ca e parta poi per Washington. Avreianche intenzione di parlare alla radio inoccasione della laurea che prenderò allaUniversità di Harvard il 3 settembre, perpoi tornare immediatamente in Patria.Soltanto nell'eventualità di qualche inat-teso sviluppo della situazione in Italia oaltrove, che rendesse opportuno un nuo-vo incontro fra me e il Presidente, ioprolungherei il mio soggiorno in Ameri-ca (…)".

Una nuova riunione del Comitato na-zionale delle opposizioni di Roma formu-la un ordine del giorno che accetta so-stanzialmente le richieste fatte dal comi-tato di Milano. La cronaca e le notizieche giungono imprimono agli avveni-menti un ritmo incalzante: si ha la noti-zia dell'arresto di Cavallero e di Muti edel complotto fascista-tedesco sventato,si sa anche che le trattative a Lisbonasono intavolate da Castellano.

Scrive Giorgio Amendola:"La notizia dell'arresto del marescial-

lo Cavallero, dell'arresto e dell'uccisionedi Muti, sembrò dare, allora, la confermadella gravità del complotto tedesco-fasci-sta. Io restai diffidente. Non mi sembra-va possibile che i tedeschi avessero favori-to un complotto abbandonando poi iloro complici alle rappresaglie del gover-no Badoglio. Mi sembrava, in realtà, chei tedeschi seguissero coerentemente il lo-ro piano di prepararsi accuratamente aun intervento da eseguire massicciamen-te al momento dell'annuncio dell'armisti-zio. Ed anche noi dovevamo prepararciper quel momento. La notizia del com-plotto abortito, degli arresti eseguiti daBadoglio, fu il tema della riunione delcomitato (…)La discussione si svolse suidue punti essenziali di un programma diazione antifascista: preparare la lotta delpopolo italiano contro i tedeschi e pre-mere per la formazione di un governo diunità antifascista capace di condurre con-seguentemente questa lotta".

In seguito alla riunione vengono im-partite le disposizioni per organizzareuna rete di opposizione sul territorio na-zionale. Ovunque nel Nord, in Toscana,a Roma si assiste a una attività di prepara-zione della resistenza sempre più intensaindirizzata a un duplice obiettivo. Siprende contatto con i comandi territoria-li perché la popolazione possa ricevere learmi, intavolando estenuanti mediazionicon i generali e i tutori dell'ordine moltotentennanti. A Milano i socialisti costitui-scono un primo nucleo armato con l'ap-provazione di Pietro Nenni, mentre i co-munisti potenziano la rete regionale. ABologna sotto la direzione di Arturo Co-lombi (direttore de "l'Unità" clandestinadal mese di febbraio 1945, ne dirigeràl'edizione milanese fino al maggio 1945)i comunisti riuniscono il comitato federa-le e rafforzano l'organizzazione. Lo stes-so succede a Firenze e a Reggio Emiliasotto la direzione di Giuseppe Rossi eCesare Campioli. A Torino la mobilita-zione è condotta da Gian Carlo Pajetta eOsvaldo Negarville. Nel cuneese Pom-peo Colajanni organizza una rete cospira-tiva che si rivelerà efficientissima dopol'armistizio e coinvolge ufficiali e soldati.

In una memoria di quest'ultimo silegge:

"Io ero stato già indotto a ritenererealisticamente che la prospettiva era or-mai solo quella della lotta partigiana; edè certo per questa ragione che io dissi ungiorno al tenente Modica, (diventato poiuno dei più valorosi comandanti partigia-ni con il nome siciliano che io gli diedi,di Petraia) e ad altri ufficiali partecipidella cospirazione, indicando la chiostraalpina: "Guardate quelle montagne. Ver-rà giorno che saranno piene di veri italia-ni"".

A cura di Augusto Cherchi, EnricoManera, Gian Luca Caporale

Gian Carlo Pajetta, detto NulloIl Novecento vissuto da comunista

S'intensificano in Italia le riunioni dei comitati antifascisti in vistadi uno scontro con i tedeschi considerato sempre più vicino.Intanto tornano numerosi esponenti politici socialisti e comuni-sti confinati dai tribunali fascisti: Saragat, Pajetta tra questi. An-che le forze armate sentono che il momento dell'inevitabile scon-tro si avvicina, ma il governo Badoglio continua a mantenere unaposizione di attesa. Continuano con incredibile e colpevole pres-sappochismo le missioni diplomatiche italiane. Davanti agli allea-

ti che hanno appena consegnato il testo dell'armistizio al generaleCavallero, si presenta una nuova delegazione comandata dal gene-rale Zanussi ma invece di tornare a Roma o come nella suoamissione arrivare a Londra il generale viene portato ad Algeri peressere sottoposto ad un interrogatorio. Gli alleati si fidano sempremeno del governo Badoglio. E durante la conferenza in Quebec,mettono a punto il piano per l’occupazione militare della Peniso-la. Le loro condizioni sono la resa incondizionata.

Gli alleati decidono lo sbarcoChurchill e Roosvelt in Quebec approvano i piani per occupare l’Italia

il partigiano

In alto la foto ufficiale alla fine dellaconferenza interalleata di Quadrant,nel Quebec con Roosvel e Churchill.

Sopra partigiani in azione a Torino

sabato 25 agosto 2001 25

giorni di storia agosto 1943 19.42 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 24/08/01

23 agosto lunedì

Nella notte tra il 23 e il 24 agosto ex gerarchifascisti e militari vengono arrestati con l'ac-cusa di stare tramando una cospirazione fa-scista per rovesciare il nuovo governo. L'ordi-ne è impartito il giorno precedente da Bado-glio in base all'accusa di "spionaggio e com-plotto contro lo Stato". Tra gli altri vengonoarrestati l'ex capo di stato maggiore generaleUgo Cavallero ed Ettore Muti, ex segretariodel PNF, che rimane ucciso. Anche Cavallerorimarrà vittima di uno strano "suicidio" nellanotte tra il 13 e il 14 settembre.

La fine di Muti, fascista pluridecorato eassai temuto, ribattezzato da D'Annunzio"Gim dagli occhi verdi", uomo impetuoso e digrande prestanza fisica, non certo noto per lasua intelligenza politica, desta un grande scal-pore, oltretutto per le circostanze misteriosedella sua fine. Muti viene raggiunto nella suavilla al mare a Fregene dove si trova in compa-gnia della sua amante, la ballerina cecoslovac-ca Dana Harlowa. Il tenente dei CarabinieriTaddei, responsabile dell'operazione, organiz-zata meticolosamente dal generale Carboni edal comandante dell'Arma, generale Cerica, sifa aprire fingendosi un membro del reparto diparacadutisti tedeschi di stanza a poche centi-naia di metri. Si trova di fronte un Muti igna-ro che cade nella trappola. La ricostruzionedei fatti da qui in poi risulta difficoltosa. Se-condo una prima versione, fornita dal genera-le Carboni, Muti vedendo i carabinieri, avreb-be compreso la situazione e si sarebbe conse-gnato senza opporre resistenza; lungo il tragit-to verso le automobili l'esplosione improvvisadi colpi di fucile avrebbe consentito a Muti untentativo di fuga, che si sarebbe concluso, po-chi minuti dopo, nella confusione, con Mutiriverso a terra, colpito al capo e al torace. Ilcomunicato ufficiale diffuso per radio confer-merà che i colpi sarebbe partiti dai carabinieri.Sulla base di una seconda versione dei fatti,favorevole alla tesi di un complotto volto aeliminare fisicamente l'ex gerarca, Muti sareb-be stato eliminato a sangue freddo con uncolpo alla nuca e i carabinieri avrebbero spara-to subito dopo per simulare un attacco da cuidifendersi per giustificare l'esito dell'arresto.

Il Comitato milanese delle opposizione deci-de l'invio a Roma dei propri rappresentantiper sollecitare un intervento più deciso da par-te del governo. La preponderanza delle forzedi sinistra nel comitato milanese permetteuna maggior dinamicità nell'opposizione cheauspica l'organizzazione di una forza antifasci-sta organizzata militarmente per la resistenzaarmata contro i tedeschi; il Comitato centraledi Roma costituisce il riferimento più accredi-tato delle opposizioni presso la corte e il gover-

no, grazie alla presenza di Ivanoe Bonomi edelle forze moderate liberali e cattoliche, chefrenano nei confronti delle richieste più radica-li.

Nell'ordine del giorno votato a Milano siinvita il Comitato centrale romano a chiederela collaborazione dell'esercito nazionale e del-le autorità militari contro i tedeschi invasori,con un appello al Paese per chiedere la conclu-sione immediata dell'armistizio e la sostituzio-ne del governo Badoglio con un governo for-mato dai rappresentanti dei partiti.

Con la pubblicazione sull' "Avanti!" della Di-chiarazione politica costitutiva del Psiup, vie-ne ufficializzata la nascita del Partito socialistaitaliano di unità proletaria (Psiup), che riuni-sce varie correnti del movimento socialista de-bole e disperso sia sul piano politico che suquello organizzativo, che si erano organizzatea partire dalla prima settimana di agosto. Nel-la prospettiva di una repubblica socialista edemocratica nella Dichiarazione si legge che"la rivoluzione di palazzo del 25 luglio non harisolto nessuno dei problemi politici, economi-ci e sociali, posti dal clamoroso fallimento del

fascismo. Si auspica l'avvio di una iniziativainsurrezionale: "la nazione deve risolutamentemarciare verso la rivoluzione popolare", dopola caduta di Mussolini "i problemi della pace edella Libertà si pongono come problemi divolontà,di iniziativa, di forza delle masse popo-lari". Nella direzione dello Psiup entrano Pie-tro Nenni, nominato segretario, Sandro Perti-ni e Carlo Andreoni, vicesegretari, RodolfoMorandi, Oreste Lizzadri, Bruno Buozzi, Pao-lo Fabbri, Lelio Basso, Domenico Viotto, Lu-cio Luzzatto, Giusepe Romita, Giuliano Vas-salli, Mario Zagari, Achille Corona, Vezio Cri-safulli e Tullio Vecchietti.

Nel diario di Bottai si leggono considerazionisempre più lucide sulla crisi del fascismo:

"Lungo colloquio con Prinzig, (…)un gio-vane tedesco occhialuto, dal tratto professora-le addolcito da una bocca infantile. Non sai secredere a cotesta bocca ingenua o a quegliocchi, maliziosi dietro le lenti fonde. A Berli-no, dove lo vidi manovrare tra Ribbentropp eGöbbels in lite, lo considerano uomo d'inge-gno inferiore all'ambizione. Ma questa, in Ita-lia, volgendosi a voler capire più d'ogni altro

la nostra vera situazione, lo sprona a una mol-teplicità di rapporti che contrastano assai conl'uniformità dei rapporti diplomatici.

Io attacco subito da questi, deplorandoche le relazioni Germania-Italia siano divenu-te le relazioni Hitler-Mussolini. Di qui, nelgiudizio tedesco, la personalizzazione di unacrisi, la personalizzazione di una crisi che ècrisi politica e storica; e quelle accuse di "tradi-mento" che a cuor leggero si lanciano controcerti attori di quella crisi. Invece, oltre Mussoli-ni, si tratta di guardare all'Italia nella sua inte-rezza; e comprenderne la crisi fascista comeuna crisi di tutta la sua vita culturale. I nostridieci ani di maggiore anzianità di regime do-vrebbero far meditare i tedeschi su una crisiche, probabilmente, non fa che procedere laloro, anche meno di dieci anni, forse solo diqualche mese. E' la crisi, accelerata dalla guer-ra e dalla sua sfavorevole congiuntura dei "fa-scismi" e dei "totalitarismi", i quali evolvononon, come credono certi coglioni italiani, ver-so un neoliberalismo, ma verso una semprepiù profonda socializzazione della libertà. Itedeschi non devono fissarsi sul mito Mussoli-ni è un mito di jeri, e i cento giorni già la storiali ha dimostrati inutili ai fini della rinascita deimiti invecchiati (si riferisce a Napoleone n.d.r.). Né dovrebbero attardarsi a idoleggiarequel Fascismo che si era cristallizzato intornoal mito Mussolini. Il Fascismo mussoliniano èfinito; e non solo nel senso che rifiuta il musso-linismo di Mussolini, ma nel senso che lorespingerebbe se avesse a presentarsi sotto al-tre spoglie (…)La storia italiana s'è rimessa inmoto. Vogliono i tedeschi individuarne gliorientamenti? Mandino uomini capaci di far-lo".

Altre parole sono rivolte al nuovo gover-no e al colpo di Stato del 25 luglio:

"Noi ci muovevamo nel Fascismo, tutt'alpiù dal Fascismo; né rifiutavamo a tal fine, piaillusione, un Mussolini smussolinizzato, unMussolini appunto, riportato nella costituzio-ne fascista. I militari muovevano contro il Fa-scismo. Badoglio non è che il deus ex machinamesso dalla Corona tra il nostro moto e ilmoto militare. Avrebbe dovuto comporlo inuna risultante; ma forze negative e distruttivegli hanno preso la mano".

Vittorio Foa, sindacalista e militante del grup-po Giustizia e Libertà, condannato a quindicianni di reclusione dal Tribunale speciale fasci-sta, viene liberato. Uscendo dal carcere regalaal suo compagno di cella, Bruno Corbi, "Lascienza nova seconda" di Gianbattista Vicocon questa dedica: "Per varie e diverse vie, chesembravano traversie ed eran in fatti opportu-nità".

a cura di Augusto Cherchied Enrico Manera

Agli arresti gli ex gerarchi fascistiSecondo i Servizi stavano tramando un golpe. Uccisi Muti e Cavallero

Il governo prosegue la sua operazione, più propagandistica che reale, sulfronte dell’epurazione fascista e della rimozione dei segni del passatoregime, come chiesto dalle opposizioni antifasciste e dall’ampio fronte diprotesta sociale. Proseguono le inchieste su gli ex gerarchi e vengonosfruttate le voci di un complotto fascista, probabilmente diffuse dal Sim(Servizio informazioni militari) per procedere all’arresto di alcune im-

portanti personalità del regime, tra cui il generale Ugo Cavallero e l’exsegretario del Pnf Ettore Muti, che rimane ucciso in circostanze maichiarite. Una incessante campagna stampa propone il governo militarecome garante del nuovo ordine. Le forze del comitato antifascista milane-se propongono una resistenza armata e inviano rappresentanti a Roma,dove il comitato centrale di Ivanoe Bonomi è su posizioni più moderate.

I funerali di Ettore Muti

venerdì 24 agosto 2001 25

giorni di storia dossier 1943 ----- Stampata: 22/08/01 21.02 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 23

Il Partito d'azione vienecostituitonel 1942 dalla con-fluenza di exmilitanti di Giustizia e Libertà, liberal-socialisti e repubblicani, unificati dall'esigenza dell'

antifascismo attivo e da un'impostazione programmati-ca democratico. La sua ispirazione è mazziniana e risor-gimentalee i punti di riferimentonell'elaborazione poli-tica sono il "socialismo liberale" di Carlo Rosselli e ilprogramma di "rivoluzione liberale" di Piero Godetti;basi politiche in base alle quali veniva prospettato ilsuperamento della lotta di classe e del materialismostorico in nome di una nuova via al socialismo apertaalle libertà civili edemocratiche, con l'obiettivo di realiz-zareuna profonda riforma sociale ed economica nel Pae-se. In campo politico il PdA si prefiggeva l'istituzionedella Repubblica; in campo economico la nazionalizza-zione dei monopoli dei grandi complessi finanziari, in-dustriali, assicurativi e la libertà per la piccola e mediaimpresa, in quello internazionale, la promozione di unacoscienza unitaria europea,premessaindispensabile al-la realizzazione di una Federazione europea di liberipaesi democratici. Dal gennaio 1943 pubblica il suoorgano ufficiale in clandestinità, "L'Italia libera" a cuisi aggiunge il supplemento"Giustizia e Libertà", caratte-rizzati nei toni da una costanteintransigenza, dal rifiu-to di ogni compromesso,attitudineconnaturateall'origi-ne intellettualedella maggior parte dei militanti.Riorganizzatosi dopo la caduta di Mussolini il PdA haun ruolo attivo a fianco del Pci e del Psiup nell'organiz-

zazione dell'opposizione antifascista e della Resisten-za, tramite la costituzione delle brigate Giustizia e Li-bertà, comandate da Ferruccio Parri. Lo stesso Parrisarà presidentedel consiglio nel governo del Comitatodi liberazione nazionale tra giugno e agosto 1945. IlPdA, fieramenteantimonarchico e contrario alla svol-ta di Salerno, voluta da Togliatti che accantonando lapregiudiziale antimonarchica proporrà il rinvio dellaquestioneistituzionale alla fine della guerra, vive con-trasti al suo interno a causa delle divergenze tra lalinea democratico-riformista di Ugo La Malfa e quellasocialista-rivoluzionaria di Emilio Lussu; l'insuccessoelettoralenel 1946 e lo scarso seguito nel Paese saran-no alla radice del suo scioglimento. I suoi membri, alseguito di Riccardo Lombardi, confluiranno nel Psi;Ugo La Malfa aderirà al Partito repubblicano. Sel'esperienza del Partito può considerarsi conclusa nel1947, i suoi esponentidaranno contributi fondamenta-li alla vita politica italiana democratica negli anni deldopoguerra.

21 agosto sabato

Il Comitato delle opposizioni di Milano,attraverso la mediazione dei sindacalistiRoveda e Buozzi avvenuta il giorno prece-dente a Torino, accetta la sospensione del-la agitazione operaie sulla base delle rassi-curazioni del ministro Piccardi circa l'ini-zio imminente delle trattative di pace. Vie-ne organizzata la smobilitazione: il movi-mento di protesta comincia a diminuiredi intensità fino al 23 agosto, quando ces-sa quasi dovunque. Per il governo Bado-glio è il risultato più significativo di unapolitica interna volta a prendere tempoevitando uno scontro frontale con le oppo-sizioni antifasciste e una escalation dellaprotesta sociale di difficile gestione.

Il duca d'Aosta si mette agli ordini diHitler. Un documento militare tedesco in-dica come il duca d'Aosta Aimone di Spo-leto, membro della casa Savoia apertamen-te filotedesco, si renda disponibile a met-tersi al servizio della Germania. Agli occhidi Hitler, su suggerimento dell'ammira-glio Dönitz, il duca d'Aosta diventa unapossibile alternativa a Mussolini per costi-tuire un controgoverno italiano, in unarosa di nomi che prevedono inizialmenteRoberto Farinacci, poi Preziosi e Leva.

Il consigliere di legazione presso l'am-basciata tedesca di Roma Otto Christianvon Bismarck scrive al contrammiraglioWerner Löwitsch, al ministero degli Esteridi Berlino:

"Venerdì sera (20 agosto) mi ha cercatol'ammiraglio Varoli (…) capo di gabinet-to e uomo di fiducia del duca d'Aosta, cheera al corrente del nostro incontro.L'orientamento filotedesco e totalmenteaffidabile dell'ammiraglio, mantenuto fer-mo anche dopo la crisi di governo, è a meben noto. Avvisandomi subito che le sueidee sono totalmente identiche a quelledel duca d'Aosta, egli mi ha comunicatoquanto segue:

Il duca d'Aosta si mette a disposizionedella Germania per dare attuazione in Ita-lia ai nostri piani ed ai nostri punti di vistapolitici e militari. Le intenzioni tedeschenon gli sono però note e quindi attualmen-te ignora quali siano le sue possibilità diazione e se i suoi propositi siano quelligiusti. Sarebbe perciò opportuno che ilduca d'Aosta venisse indirizzato da partetedesca nella direzione giusta. Varoli ritie-ne che in questo momento un'iniziativaautonoma da parte del duca andrebbe in-contro ad insuccessi; il duca d'Aosta desi-dera prima di tutto avere un riscontro seun passo del genere sarebbe valutato posi-tivamente da parte tedesca. L'ammiragliomi espose in particolare quanto segue:

Il duca d'Aosta considera che l'unicavia che conduca ad un futuro per l'Italiapassa per la più stretta collaborazione conla Germania e per la prosecuzione dellalotta contro gli anglosassoni. Se si vuoletener ferma la situazione in territorio ita-liano egli ritiene che siano necessarie edirrinunciabili misure estremamente rigo-rose da parte delle massime autorità tede-sche. Il duca d'Aosta pensa che il fatto chela Germania e l'Europa siano attualmenteovunque sulla difensiva sia transitorio.L'attuale stato di tensione tra i comandisupremi tedesco ed italiano condurrebbein breve tempo l'Italia sulla via di una finetragica. L'immediato impegno del duca infavore degli orientamenti tedeschi è per-ciò necessario, prima che un ulteriore peg-gioramento dei rapporti crei una situazio-ne impossibile da riassestare. Il duca d'Ao-sta dispone di una notevole influenza e diseguaci; è un nemico giurato di Badoglio,il cui programma di governo porterebbel'Italia al disastro. Nel corso del colloquiosvoltosi venerdì mattina tra il duca e Bado-glio il primo ha manifestato il suo convin-cimento di fondo sulla necessità di unirecon la massima forza il destino dell'Italiaalla Germania. Badoglio però ha dato pro-va di comprendere solo in parte questelinee di pensiero. Il duca d'Aosta non siidentifica nell'intimo con la casa reale, sisente indipendente sul piano degli ideali.A causa del suo atteggiamento ci sono for-ze che intendono allontanarlo da Roma.L'ammiraglio ha pregato di non fare asso-lutamente né il nome del duca né il suo, edi mantenere il più stretto segreto sul col-loquio, facendo presente che il duca d'Ao-sta correrebbe pericolo di vita".

L'attaché di marina sigla la comunicazio-ne con una postilla: "La circostanza dellapresa di contatto di cui sopra è di un gene-re tale per cui l'offerta merita di esserepresa sul serio. Basandosi su quanto di-chiarato da diverse personalità italiane be-ne introdotte, non è escluso che il ducad'Aosta possa venire in questione per unafutura successione a Badoglio. Posso testi-moniare sul suo orientamento filotedescoavendolo in passato conosciuto di perso-na"."L'Italia libera", organo del Partito d'azio-ne, che sta vivendo giorni di intensa rior-

ganizzazione, pubblica in numero straor-dinario in cui si legge:

"Il problema della pace domina oggiogni altra questione. Ogni conquista chepossiamo strappare oggi, ogni passo com-piuto sulla via di una futura libertà nonhanno valore che in funzione del proble-ma della pace. Non chiediamo libertà con-trollo democrazia nell'illusione che il terre-no politico attuale sia favorevole allo svi-lupparsi di queste forze, ma perché sappia-mo che sono le uniche vie possibili perporre fine alla guerra voluta dal fascismo.Libertà e pace sono oggi come una sola e

medesima cosa. Come sappiamo che lalibertà non si ottiene, ma si conquista,così anche la fine della guerra non ci verràdonata, ma sarà conquistata dal popoloitaliano nelle sue lotte odierne quotidiane,dalla sua volontà di aprirsi una strada ver-so una vita libera e democratica" .

Proseguono i lavori della commissione diaccertamento sugli arricchimenti illecitidegli ex-gerarchi del fascismo, sulla basedel provvedimento varato dal governo perl'epurazione dei fascisti. Il presidente dellacommissione è il ministro della Guerra

senatore Alessandro Casati antifascista diarea liberale. Un intercettazione telefonicadei servizi militari testimonia l'incertezzacon cui procedono le operazioni nei casidi persone sotto inchiesta per l'apparte-nenza al regime fascista che collaborano algoverno Badoglio.

Roma 21 agosto. Conversazione telefonicatra Casati e Badoglio

Badoglio- Come va il lavoro?Casati- Con le dovute cautele.Badoglio- Proceda pure senza riguar-

di.

Casati- Appunto volevo domandarlein quale maniera devo regolarmi per queitali, quei tre che fanno parte dell'attualegoverno…

Badoglio- Anzitutto si tratta di un'ini-ziativa di Villa Savoia; in secondo luogoquei tre signori sono soltanto degli uomi-ni di transito. Comunque l'autorizzo aprocedere anche nei riguardi del quarto,la cui favolosa ricchezza è nota a tutticom'è stata accumulata.

Casati- Molto bene eccellenza, ma vo-levo esserne sicuro.

Badoglio- Naturalmente le invierò l'au-torizzazione scritta di mio pugno.

Casati- D'accordo.Badoglio- Lei inizierà l'istruttoria nei

riguardi di tutti e quattro; per tutti gli altrivada vanti con inflessibilità, ma senza pre-concetti.

Casati- E' la mia abitudine.Badoglio- Non ne ho mai dubitato.

22 agosto domenicaViene elaborato tra i vertici militari italia-ni un piano segreto relativo alle indicazio-ni di condotta della linea militare da forni-re all'esercito in caso di attacco tedesco. Ildocumento noto come Memoria 44 OPcontenente disposizioni frammentarie e la-cunose, non verrà inviato ai vari repartidell'esercito fino al 2 settembre.

Si apre l'assemblea del Partito socialistadurante la quale viene costituito l'organodirettivo della nuova organizzazione socia-lista. Nenni, Pertini e Saragat sono gliesponenti più importanti del partito, e su-bentrano a Romita, Lizzadri, Vernocchiche avevano assunto il compito nella faseiniziale.

Mussolini in custodia alla Maddalena ri-ceve per la terza ed ultima volta un parro-co dell'isola, don Salvatore Capula. Dell'in-contro scrive:

"Don Capula mi ha detto di avere pen-sato a me, di avermi rivolto un cenno disaluto il giorno prima, quando mi avevavisto dalla terrazza. L'ho intrattenuto bre-vemente sulle mie faccende e gli ho dettoche le sue visite mi avrebbero aiutato avincere la grave crisi morale provocatadall'isolamento più che da tutto il resto.Ha replicato di essere a mia disposizione e

con la più grande discrezione. "Mi permet-to di parlarle francamente" mi ha detto"lei non è sempre stato grande nella fortu-na; sia grande ora nella disgrazia. E' daquesta che il mondo giudicherà, da quelche lei sarà a partire da ora e molto menoda quello che lei è stato fini a ieri. Dio, chevede tutto la osserva, e sono sicuro che leinon farà nulla che possa ferire i principireligiosi, dei quali lei si ricorderà anche sedovessimo prodursi nuovi colpi del desti-no".

Sembra emergere nel Mussolini dellaMaddalena un profondo distacco e disinte-resse verso le vicende politiche e militaridi cui riceve poche e sommarie notizie daifunzionari che ne gestiscono la custodia.Una lettera di poco successiva dell'ex capodel fascismo alla sorella testimonia le suecondizioni fisiche, l'isolamento e lo statod'animo di quei giorni.

"Per quanto mi riguarda mi consideroun uomo per tre quarti defunto. Il resto èossa e muscoli in fase di deperimento orga-nico da dieci mesi a questa parte. Del pas-sato non una parola. Anch'esso è morto.Non rimpiango niente, non desidero nien-te…

Per alcune settimane il mio isolamen-to morale è stato assoluto: dal mondo horicevuto un telegramma da Goering e undono dal Führer. Ho poi avuto i bollettinidi guerra. Altre notizie sporadiche e rare.Io stesso non desidero che di conoscerel'indispensabile. Nemmeno desidero igiornali. Come sai il nostro nome è bandi-to, esecrato, cancellato".

Luigi Einaudi pubblica dopo un silenziodi diciotto anni i primi articoli sulla stam-pa italiana sul "Corriere della sera" e sul"Giornale d'Italia". L'illustre economistaliberale aveva lasciato la prestigiosa testatamilanese nel 1925, quando il fascismo ave-va allontanato il direttore Albertini. Dopoil 25 luglio Einaudi è chiamato a rivestirela carica di rettore dell'ateneo torinese etorna progressivamente alla vita pubblica,diventando, insieme a Benedetto Croce,un punto di riferimento per il movimentoliberale. I due articoli che vengono pubbli-cati, diversi per argomento, sono segnatidalla medesima volontà di Einaudi di co-municare all'opinione pubblica la conti-nuità di idee da lui professate prima delladittatura e nella situazione attuale. Sul"Corriere " rivolto ai "ceti industriali edagricoli" l'economista scrive che l'inflazio-ne fu "l'origine prima degli sconvolgimen-ti sociali e politici derivati dalla guerrapassata … Attenuare, limitare, compensa-re i disastri della tempesta monetaria attua-le, sarà il massimo problema sociale deldopoguerra. Fu così dopo il 1918; e dalnon aver visto ciò chiaramente, derivò ingran parte la tragedia dei venticinque anniche or terminano nel sangue". Nell'artico-lo per il "Giornale d'Italia" Einaudi ribadi-sce il consueto argomento secondo cui leguerre non sono che mere parentesi, altermine delle quali tutto deve tornare co-me prima. La ricostruzione durerà pochianni se al termine del conflitto si consenti-rà agli imprenditori di svolgere il loro inso-stituibile compito di dinamizzazione deifattori produttivi altrimenti inerti. "Si ri-cordi la parabola di Napoleone. Quandoera primo console aveva seguito una politi-ca di libertà economica e aveva accresciu-to la potenza della Francia; da imperatorevolle bloccare la via del protezionismo, econdusse il paese a sé stesso e alla perdizio-ne". Il riferimento a Mussolini e al contra-sto tra l'iniziale liberismo e il successo na-zionalismo economico è chiaro.

Nel suo diario l'ex gerarca Giuseppe Bot-tai annota degli appunti che riguardano lacorona:

"Cini è stato dal re. Confidenze di que-sti sul regime mussoliniano: invano egliavrebbe varie volte invitato l'altro a mutarregistro, a colpire certi uomini, a non fareinutili vittime. Perfino i casi dell'ex-federa-le di Torino, Gazzotti, arrestato di questigiorni a Bardonecchia, con la refurtiva,dicono i giornali, nella valigia, hanno avu-to un'eco nella conversazione regale(…).

(SONO STATO) Da Federzoni, chenella comune costernazione si sforza d'af-ferrare elementi d'un qualche ottimismo.Gli risulta che il Re avrebbe fatto conosce-re il suo rammarico per la politica, seguitanonostante la precisa formula del primoproclama di Badoglio. Mi dice del Senato,dell'agitazione dei primi giorni passato aun profondo abbattimento. Trai senatoripiù agitati vi fu il mastodontico Viscontidi Modrone, dall'enorme labbro pendentedi tra la barba gentilizia. Costui diresse alRe una lettera con cui, compiaciutosi dellacacciata di Mussolini e del suo regime,consigliava il Sovrano e il figlio di abdica-re nelle mani del piccolo Vittorio Emanue-le. D'ordine del Re tale lettera venne resti-tuita".

a cura di Augusto Cherchied Enrico Manera

Cinque anni e una lunga ereditàl’epoca d’oro del liberalsocialismo

Il governo Badoglio riesce a ottenere, grazie al senso di respon-sabilità delle opposizioni antifasciste la cessazione delle agita-zioni operaie, garantendo in cambio l'avvio delle trattative dipace con gli Alleati. Nell'attesa che i termini diplomatici dellaresa vengano definiti, i vertici militari preparano un'eventualee inadeguata difesa contro i nazisti, a fronte di un dato inconte-stabile e noto a tutti: l'assoluta scarsità di risorse necessarie perla conduzione di operazioni belliche sul territorio nazionale.

Prosegue intanto il lavoro di riorganizzazione dei partiti disinistra, il cui ritmo subisce un accelerazione nell'eventualità,sempre più chiara, di dover reggere lo scontro contro i tede-schi; i socialisti danno vita al Psiup, riorganizzando il movi-mento disperso e sfilacciato, gli azionisti si mobilitano perdotarsi di una direzione operativa. Per la sinistra il problemadella pace va di pari passo con la rinascita delle libertà politi-che.

S’impone il silenzio nelle fabbricheIn cambio della pace con gli alleati. Ma contro la reazione tedesca l’esercito è impreparato

il partito d’azione

Foto segnaleticadi Ferruccio

Parri, in alto uncapannone dellaFiat sventrati daibombardamenti

giovedì 23 agosto 2001 25

giorni di storia agosto 1943 20.51 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 25/08/01

Gian Carlo Pajetta (Torino, 1911- Roma, 1990)

Provenienteda una modesta famiglia di tradizio-ne comunista si iscrive alla Federazione giovani-le non ancora quattordicenne, nel 1925 viene

espulso"da tuttele scuole del Regno" per la sua attivitàantifascista. Nel 1927 è condannato a due anni di car-cere dal Tribunale speciale ed espatria. Nel 1931, conil nome di battaglia di Nullo, a Parigi assume la dire-zione del Partito comunista in clandestinità e la guidadella Federazione giovanile. Arrestato durante unamissione clandestina in Italia, nel 1934 viene condan-nato a 21 anni di carcere, che sconterà tra penitenzia-rio e confino. Liberato nel 1943 dopo la caduta delfascismo assume ruoli di rilievo nella Resistenzacomemembro del Comando generale dei volontari per lalibertà e vicecomandante delle Brigate Garibaldi, leformazioni militari partigiane create dai comunistiper la lotta contro i fascisti e i nazisti. Dirige l'edizionemilanese del "l'Unità" dal 3 maggio 1945 al 23 luglio1946 e l'edizione unificata dal marzo 1969 all'ottobredel 1970. Nell'Italia repubblicana sarà deputato allaCostituentee verrà rielettoalla Camera nelle legislatu-re successive, svolgendo contemporaneamenteil ruolodi responsabiledella Commissione esteridel Pci. Daglianni settanta svolgerà un ruolo fondamentale nellapolitica del partito, contribuendo in modo determinan-te alla graduale affermazione dell'autonomia di que-sto nel contestocomunista internazionale.

24 agosto martedì

I membri del comitato milanese del-le opposizioni Giovanni Grilli per il Pci eGioachino Malavasi per la Dc partecipa-no alla riunione del Comitato nazionaledelle opposizioni di Roma. Portano l'or-dine del giorno del comitato milanese incui si chiede di inoltrare al governo unarichiesta di collaborazione dell'esercitonazionale e delle autorità militari controi tedeschi invasori con un appello al Pae-se per la conclusione immediata dell'ar-mistizio. Il comitato milanese si pronun-cia nuovamente in favore della la sostitu-zione del governo Badoglio, auspicandola formazione di un governo compostodai rappresentanti dei partiti.

Negli appunti della riunione presi daIvanoe Bonomi si legge:

"La discussione si svolge sul tema dell'occupazione tedesca e sulla necessità diopporvi una fiera resistenza. Roveda co-munista riferisce lo stato d'animo deglioperai di Milano e di Torino. Speravanonella pace, ma oggi si sono convinti cheper raggiungere la vera, durevole pace,occorre battersi contro i tedeschi. Laguerra antitedesca sarebbe popolare. LaMalfa (del Partito d'azione) pronunciauna violenta requisitoria contro Bado-glio responsabile di non avere impeditala discesa delle divisioni tedesche e il lorominaccioso accamparsi nelle vicinanzedi Roma".

A Torino rientrano in città numerosicomunisti e socialisti, condannati daitribunali fascisti. Tra loro figurano Giu-seppe Saragat, Giancarlo Pajetta, Augu-sto Monti, Michele Giua. Saragat, dopoil lungo esilio francese riprende immedia-tamente l'attività politica, entrando nelladirezione dello Psiup: "L'andata di Mus-solini era il risultato delle lotte e dellaresistenza del popolo italiano e in speciedella classe operaia" - era stato uno deisuoi primi commenti dopo il 25 luglio.

Tra i vertici militari italiani si susse-guono le discussioni per la preparazionedelle operazioni militari in vista del rag-giungimento dell'armistizio. Per seguirel'attività dei tedeschi e assumere i provve-dimenti che si sarebbero resi necessari ècostituito uno speciale ufficio, affidato altenente colonnello Mario Torsello. Il ge-nerale Ambrosio, a fronte del fatto che ledisposizioni sono in via di preparazionedal 22 agosto, propone a Badoglio di im-partire ordini ai vari reparti dell'esercitoper chiarire il contegno da tenere. Bado-glio risponde negativamente motivandola scelta con la preoccupazione di mante-nere il più assoluto segreto sulle trattati-ve in corso: egli valuta inopportuno im-partire ordini in vista dell'armistizio,quando ancora non si conoscono le mo-dalità di svolgimento.

Nel diario di Benedetto Croce, oltrealle consuete annotazioni relative alle vi-cende personali e alla testimonianza dell'alacre lavoro dello studioso, si leggonoconsiderazioni sulle poche notizie chegiungono circa i rapporti con gli Alleati:

"In un giornale mi è venuta sott'oc-chio la notizia della morte del Laterza!Dopo un po', mi è giunto il telegramma,di quattro giorni fa, della sua famiglia.Purtroppo, la sventura non era inaspetta-ta; ma speravamo e c'illudevamo che perqualche tempo egli rimanesse ancoracon noi.

Soffro e mi sdegno dell'atteggiamen-to inglese, delle esortazioni, sollecitazio-ni e minacce a fare quello che si sarebbegià fatto, se fosse stato possibile. Né delletrattative, che mi si assicurano in corso,si vede ancora l'effetto. Nel pomeriggio,ho ripreso il lavoro del Blanch, ma lasera ho dovuto sospenderlo perché il qua-si quotidiano bombardamento di Napoliè stato questa volta sottolineato, per effet-to dei danni alla centrale, dalla soppres-sione della luce elettrica in tutta la costie-ra".

25 agosto mercoledì

Una nuova delegazione diplomaticaitaliana è inviata a Lisbona in aereo dalgoverno Badoglio, preoccupato del ritar-do con il quale sarebbe giunto il generaleCastellano a Roma con il testo dell'Armi-stizio breve, la cui accettazione avrebbedovuto essere comunicata al quartiere ge-nerale alleato entro e non oltre il 31 ago-sto. Il generale Giacomo Zanussi e il fun-zionario del Ministero degli esteri Galva-no Lanza di Trabia giungono a Lisbonaper trattare con gli Alleati, con una mis-sione non coordinata con quella di Ca-stellano. L'arrivo dell'inviato italiano all'ambasciata inglese, nonostante sia ac-compagnato dal generale inglese CartonDe Wiart, prigioniero in Italia dal 1941,genera irritazione e sospetti nei diploma-tici inglesi che vedono nella nuova dele-gazione un ulteriore complicazione inuna situazione delicatissima, se non giàcompromessa. Zanussi ha ricevuto da Ba-doglio istruzioni di cercare di raggiunge-

re Londra e di insistere per uno sbarcoalleato a nord di Roma. Poiché le discus-sioni avevano già avuto inizio con Castel-lano si decide di mandare Zanussi alquartier generale di Eisenhower per coor-dinare le iniziative diplomatiche. Zanus-si, che avrebbe voluto ritornare a Romaper riferire del sostanziale fallimento del-la propria missiome viene portato a Gi-bilterra da dove verrà condotto alleatoad Algeri, per essere interrogato.

Un rapporto diplomatico inglese de-scrive la situazione:

"Il generale Zanussi rappresenta pro-

babilmente il generale Roatta, capo diStato maggiore dell'esercito. L'ambascia-tore britannico a Lisbona ha consegnatoal generale Zanussi i termini dello stru-mento completo di resa e il generale Za-nussi, probabilmente si è messo in comu-nicazione con il suo governo attraverso ilministro italiano a Lisbona, per cui ilgenerale Roatta è ora a conoscenza dellaprecedente visita del generale Castellanoe di alcuni dettagli concernenti le trattati-ve con gli ufficiali di Stato maggiore delquartier generale delle forze alleate. Que-sti fatti ci preoccupano molto. È noto

che il generale Roatta ha forti propensio-ni filo-tedesche e il generale Castellanoaveva informato Strong e Smith a Lisbo-na che il generale Roatta non godeva del-la fiducia del governo Badoglio a causadi tali propensioni, anche se, nel caso diun mutamento di fronte italiano, si pre-sumeva che egli, in quanto soldato,avrebbe eseguito lealmente le istruzionidel suo governo. Inoltre mentre esisteuna carta firmata da Baker (nome in co-dice per il diplomatico sir Francio Arcyd'Osborne) che accredita il generale Ca-stellano non ve ne è una simile per il

generale Zanussi. Di conseguenza pensia-mo che ci sia una forte possibilità cheRoatta, avendo sentito qualcosa della visi-ta del generale Castellano a Lisbona, ab-bia mandato questo secondo emissarioper accertarsi sulla verità dei fatti. Se lecose stanno così, la segretezza dell'interoaffare e il suo definitivo risultato positivopossono essere gravemente compromes-si (...). Stiamo facendo in modo che ilgenerale Zanussi sia portato ad Algeri(...)Dopo essere stato interrogato qui sispera di poter presentare un rapportodettagliato sulle sue intenzioni e sull'au-torità in base alla quale agisce.

Termina la conferenza Quadrant aQuebec in Canada a cui hanno partecipa-to Roosevelt Churchill e i vertici militarialleati. Nel corso degli incontri sono statiapprovati i piani per l'occupazione dellapenisola italiana, l'invasione dell'Europanord-occidentale, fissata per il 1˚ maggio1944, e la grande offensiva contro il Giap-pone, l'Oceano Pacifico centrale esud-occidentale. Di concerto con il gene-rale Eisenhower ad Algeri l'attacco daportare all'Italia viene confermato per iprimi di settembre con sbarchi in Sicilia,in Calabria e nel golfo di Salerno.

Il primo ministro Churchill telegrafaal Gabinetto di guerra un resoconto sull'esito degli incontri:

"1.Tutto qui è andato bene. Siamogiunti a un accordo su parecchi proble-mi fino a oggi molto ardui (…). Unani-me accordo viene espresso in una relazio-ne magistrale dei capi di Stato maggiorecollegati che il Presidente (Rooseveltn.d.r.) ed io abbiamo approvato. Ognidiscrepanza è stata smussata se si eccet-tui il problema della precisa forma dellenostre attività anfibie nel golfo del Benga-la, rimandata a un ulteriore esame. (…)

2. Il punto nero della situazione at-tuale è la crescente scontrosità della Rus-sia sovietica. Avrete visto il telegrammainviato da Stalin sugli approcci di pacedell'Italia. Egli non ha assolutamente mo-tivo di lagnanze, dato che non abbiamofatto altro che impartire al rappresentan-te italiano le dure direttive per una resaincondizionata che avevano già ricevutola cordiale approvazione del Governo so-vietico e dato che abbiamo immediata-mente comunicato tutte queste cose aldetto Governo.

3. Il Presidente è rimasto molto offe-so dal tono del messaggio. Ha dispostoonde venga comunicato al nuovo incari-cato d'Affari sovietico che egli si trova incampagna e non tornerà per alcuni gior-ni. Stalin ha, naturalmente, ignorato adarte la nostra offerta di fare un ulterioreviaggio, molto lungo e rischioso, per unincontro tripartito. Nonostante questonon credo che la sua ostentazione di ma-lumore e di sgarberie preluda a una paceseparata con la Germania, dato chel'odio fra le due razze è diventato uncordone sanitario in sé. È scoraggiantefare così pochi progressi con questa gen-te ma sono certo che i miei colleghi nonpensino che io personalmente o il nostroGoverno abbiamo mancato in qualsiasimodo di pazienza e buona fede.

4. Sono piuttosto stanco, dato che ilavori della Conferenza sono stati moltogravosi, e grossi e ardui problemi hannopesato su di noi. Spero che i miei colleghiritengano opportuno che io mi prendadue o tre giorni di riposo in uno di que-sti campeggi di montagna, prima che iofaccia il mio discorso alla radio domeni-ca e parta poi per Washington. Avreianche intenzione di parlare alla radio inoccasione della laurea che prenderò allaUniversità di Harvard il 3 settembre, perpoi tornare immediatamente in Patria.Soltanto nell'eventualità di qualche inat-teso sviluppo della situazione in Italia oaltrove, che rendesse opportuno un nuo-vo incontro fra me e il Presidente, ioprolungherei il mio soggiorno in Ameri-ca (…)".

Una nuova riunione del Comitato na-zionale delle opposizioni di Roma formu-la un ordine del giorno che accetta so-stanzialmente le richieste fatte dal comi-tato di Milano. La cronaca e le notizieche giungono imprimono agli avveni-menti un ritmo incalzante: si ha la noti-zia dell'arresto di Cavallero e di Muti edel complotto fascista-tedesco sventato,si sa anche che le trattative a Lisbonasono intavolate da Castellano.

Scrive Giorgio Amendola:"La notizia dell'arresto del marescial-

lo Cavallero, dell'arresto e dell'uccisionedi Muti, sembrò dare, allora, la confermadella gravità del complotto tedesco-fasci-sta. Io restai diffidente. Non mi sembra-va possibile che i tedeschi avessero favori-to un complotto abbandonando poi iloro complici alle rappresaglie del gover-no Badoglio. Mi sembrava, in realtà, chei tedeschi seguissero coerentemente il lo-ro piano di prepararsi accuratamente aun intervento da eseguire massicciamen-te al momento dell'annuncio dell'armisti-zio. Ed anche noi dovevamo prepararciper quel momento. La notizia del com-plotto abortito, degli arresti eseguiti daBadoglio, fu il tema della riunione delcomitato (…)La discussione si svolse suidue punti essenziali di un programma diazione antifascista: preparare la lotta delpopolo italiano contro i tedeschi e pre-mere per la formazione di un governo diunità antifascista capace di condurre con-seguentemente questa lotta".

In seguito alla riunione vengono im-partite le disposizioni per organizzareuna rete di opposizione sul territorio na-zionale. Ovunque nel Nord, in Toscana,a Roma si assiste a una attività di prepara-zione della resistenza sempre più intensaindirizzata a un duplice obiettivo. Siprende contatto con i comandi territoria-li perché la popolazione possa ricevere learmi, intavolando estenuanti mediazionicon i generali e i tutori dell'ordine moltotentennanti. A Milano i socialisti costitui-scono un primo nucleo armato con l'ap-provazione di Pietro Nenni, mentre i co-munisti potenziano la rete regionale. ABologna sotto la direzione di Arturo Co-lombi (direttore de "l'Unità" clandestinadal mese di febbraio 1945, ne dirigeràl'edizione milanese fino al maggio 1945)i comunisti riuniscono il comitato federa-le e rafforzano l'organizzazione. Lo stes-so succede a Firenze e a Reggio Emiliasotto la direzione di Giuseppe Rossi eCesare Campioli. A Torino la mobilita-zione è condotta da Gian Carlo Pajetta eOsvaldo Negarville. Nel cuneese Pom-peo Colajanni organizza una rete cospira-tiva che si rivelerà efficientissima dopol'armistizio e coinvolge ufficiali e soldati.

In una memoria di quest'ultimo silegge:

"Io ero stato già indotto a ritenererealisticamente che la prospettiva era or-mai solo quella della lotta partigiana; edè certo per questa ragione che io dissi ungiorno al tenente Modica, (diventato poiuno dei più valorosi comandanti partigia-ni con il nome siciliano che io gli diedi,di Petraia) e ad altri ufficiali partecipidella cospirazione, indicando la chiostraalpina: "Guardate quelle montagne. Ver-rà giorno che saranno piene di veri italia-ni"".

A cura di Augusto Cherchi, EnricoManera, Gian Luca Caporale

Gian Carlo Pajetta, detto NulloIl Novecento vissuto da comunista

S'intensificano in Italia le riunioni dei comitati antifascisti in vistadi uno scontro con i tedeschi considerato sempre più vicino.Intanto tornano numerosi esponenti politici socialisti e comuni-sti confinati dai tribunali fascisti: Saragat, Pajetta tra questi. An-che le forze armate sentono che il momento dell'inevitabile scon-tro si avvicina, ma il governo Badoglio continua a mantenere unaposizione di attesa. Continuano con incredibile e colpevole pres-sappochismo le missioni diplomatiche italiane. Davanti agli allea-

ti che hanno appena consegnato il testo dell'armistizio al generaleCavallero, si presenta una nuova delegazione comandata dal gene-rale Zanussi ma invece di tornare a Roma o come nella suoamissione arrivare a Londra il generale viene portato ad Algeri peressere sottoposto ad un interrogatorio. Gli alleati si fidano sempremeno del governo Badoglio. E durante la conferenza in Quebec,mettono a punto il piano per l’occupazione militare della Peniso-la. Le loro condizioni sono la resa incondizionata.

Gli alleati decidono lo sbarcoChurchill e Roosvelt in Quebec approvano i piani per occupare l’Italia

il partigiano

In alto la foto ufficiale alla fine dellaconferenza interalleata di Quadrant,nel Quebec con Roosvel e Churchill.

Sopra partigiani in azione a Torino

sabato 25 agosto 2001 25

Giorni di storia agosto 1943 ----- Stampata: 04/08/01 19.18 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 05/

3 agosto 1943, martedì

In Sicilia Centuripe cade nelle mani della 78ªdivisione inglese. Primo tentativo della 3ª divi-sione americana di prendere San Fratello, mala resistenza della 29ª divisione Panzergrana-dier tedesca risulta insuperabile.

Roosevelt scrive a Churchill a proposito deldocumento armistiziale da presentare agliemissari italiani: «Ho letto lo Strumento diResa (…) dubito seriamente dell'opportunitàdi utilizzarlo. Dopotutto, le condizioni di resagià approvate e mandate a Eisenhower potreb-bero essere tutto quello che occorre. Perchélegargli le mani con uno strumento che po-trebbe essere o troppo impegnativo o inade-guato? Perché non lasciarlo libero di agire aseconda delle circostanze?».

Alla conferenza tenutasi nel Quartier gene-rale di Hitler, al capo di Stato maggiore dellaWehrmacht Alfred Jodl che riferisce come sia«completamente cessata la resistenza italianaai nostri provvedimenti» Hitler risponde:«Può darsi che essi cerchino soltanto di pren-dere tempo al fine di venire ai patti con glianglo-americani prima di rompere aperta-mente con la Germania».

Una delegazione del Comitato nazionale delleopposizioni, composto da Ivanoe Bonomi,Giorgio Amendola, Alcide De Gasperi, LuigiSalvatorelli e Meuccio Ruini, si reca da Bado-glio, per la presentazione di un documentoche chiede l'immediata cessazione della guer-ra.

Un promemoria sull'ordine pubblico della Di-rezione generale di Pubblica sicurezza segna-la: «Cessata di colpo ogni ingerenza fascistanell'organizzazione sindacale, le masse opera-ie si sono trovate in una situazione di smarri-mento e di disorientamento di cui hanno ten-tato subito di approfittare elementi sovversi-vi». Si registrano «iscrizioni murali sovversi-ve, specie nei centri operai, e diffusione dilibelli comunisti incitanti alla rivolta», «ele-menti perturbatori dell'ordine e decisamenteantinazionali, per niente preoccupati delle in-derogabili necessità del Paese in guerra (…)in presenza del nemico invasore di parte delterritorio nazionale». A Torino, Milano, Bolo-gna, Genova e Trieste «le prime manifestazio-ni di giubilo trascendevano in manifestazionidi netto contenuto sovversivo, con la presso-ché totale astensione degli operai dal lavoro,che invocavano la costituzione immediata diconsigli aziendali e di fabbrica, l'immediatolicenziamento di capi ed operai squadristi, laliberazione dei detenuti politici, mentre face-vano la loro apparizione emblemi sovversivi,quali bandiere rosse, bluse rosse e distintiviraffiguranti la falce e il martello». «È statopurtroppo necessario in alcuni casi di apertaribellione ai poteri costituiti di fare uso dellearmi, con necessaria conseguenza di morti eferiti».

Una circolare della Confederazione degli in-dustriali della provincia di Torino segnala:«Dopo le manifestazioni con cui è stata accol-ta la fine del regime fascista, si va a riscontrarenel campo dell'industria, da parte di elementivari, un movimento tendente alla riorganizza-zione di speciali commissioni di lavoratoriall'interno degli stabilimenti. Sembra chel'azione dei suddetti tenda a svolgersi nell'am-bito sindacale e che essi cerchino di investirsidella rappresentanza delle masse operaie».

Menzogne e meschinità di Vittorio Emanueledi Savoia.Dall'ambasciatore tedesco Hans Georg vonMackensen al ministero degli Esteri-Berlino.«Il re ha osservato (…) che la crisi del 25luglio è giunta anche per lui come un fulminea ciel sereno (…) da parecchio tempo eraevidente l'esistenza di un duro conflitto tra ilDuce e le personalità più in vista del partito.Egli stesso aveva messo sull'avviso il Duce e loaveva consigliato di stare in guardia (…). Nelcorso del colloquio decisivo con il Duce che,come il re ha sottolineato "continua ad essereun suo amico", entrambi furono d'accordoche al Duce si contrapponeva un fronte com-patto composto dai suoi più stretti collabora-tori e che, se si fosse permesso alle cose diseguire il loro corso, ne sarebbe necessaria-mente derivato o che il Duce avrebbe dovutoridurre all'impotenza tutta questa gente, oche avrebbe messo quotidianamente la suavita a rischio poiché essi avrebbero cercato diprevenire la sua vendetta eliminandolo (…).Il re, assieme col Duce, sarebbe giunto allaconclusione che (…) la guerra civile, la cosapeggiore che potesse capitare al paese - colnemico non solo alle porte ma già sul suolopatrio - era inevitabile se non si trovava unaterza soluzione. Allora il Duce (…) lo avevapregato di accettare le sue dimissioni (…). Ilre ha chiaramente fatto capire di considerareGrandi come il principale seminatore di zizza-nia all'interno del Gran Consiglio (…)».

Un’informativa della Polizia riporta stralci diconversazione che testimoniano l'opinionepopolare sulla figura del re: «Come mai quest'uomo in vent'anni non si è accorto mai dei

tipacci che erano i governanti d'Italia?». «Èun re che se ne deve andare subito. È stato undisastro per il paese. Egli è il primo responsa-bile delle nostre rovine… Se ne vada prestoperché ancora danneggia».

Il «Corriere della sera», ponendo la questio-ne di una vergognosa resa incondizionata agliAlleati, esprime la diffusa tendenza nazionali-sta e populista. Nell'articolo Prima di tutto silegge: «I nemici vogliono l'Italia, l'Italia nonpiù fascista, l'Italia arresa a discrezione, diso-norata dalla fuga verso le ginocchia del nemi-co trionfante e di questo disonore compensa-ta, non già con quel sollievo fisico che si con-

cede sprezzatamene ai più deboli, ma conatroce rincrudimento di tutte le sue sofferen-ze. (…) Questa è oggi la ferrea legge dellarealtà: la pace nostra non sarebbe, che la conti-nuazione della guerra, con noi o senza di noi,ma sopra di noi con accresciuti i danni e idolori,e fra il concorde e duraturo disprezzodegli uni e degli altri. (…) Noi siamo unpopolo risorgente a libertà, naturalmente desi-deroso di pace. Un popolo ferito, ma in piedi.E il nemico non deve poter contare sulla colla-borazione di alcuno di noi se col pretesto diun pace semplicemente favorevole a una suastrategia per noi più funesta, ci vuol consegna-re, fiaccati e avviliti alla storia, perché i nostri

figli a quelli che verranno da loro abbiano avergognarsi di noi e aggravare la nostra me-moria del male commesso con un a resa in-condizionata».

4 agosto, mercoledì

Le truppe tedesche della divisione HermannGöring si ritirano spontaneamente da Cata-nia. Si intensificano i bombardamenti sullecittà italiane. Altre divisioni entrano in Sudti-rolo: vengono in primo piano i guasti prodot-ti dai due contrapposti nazionalismi cometestimonia la relazione dell'ambasciatore tede-sco Hans Georg von Mackensen al ministerodegli Esteri a Berlino: «La 44ª divisione "Granmaestri dell'Ordine teutonico" ha passatomarciando il confine senza che agli italianifosse stato dato alcun avviso preventivo, edato che da parte italiana nessuno vuol crede-re che queste truppe se ne stiano andando apiedi fino in Calabria, se ne ricava l'impressio-ne sia stata destinata ad occupare il Sudtirolo.(…) Il general Feurstein ha dichiarato di vo-ler collocare la sede del suo stato maggiore aBolzano; del resto gli italiani non avevanoassolutamente le idee chiare su quali fossero icompiti attribuiti al generale. Di per sé gliitaliani non avevano nulla in contrario all'av-vicinamento della divisione, essi si limitavanoa chiedere che la divisione venisse caricata sumezzi di trasporto idonei ed inviata a sud. Perquanto io debba sottolineare che il gruppoetnico tedesco residente in Sudtirolo manten-ga una disciplina di ferro, non è comunque

possibile impedire alla gente di accogliere fe-stosamente le truppe in arrivo, di far lorodoni e così via, tutte cose contro le quali lepattuglie militari italiane intervengono in mo-do piuttosto rude. È un fatto, del resto, chenelle teste di questi sudtirolesi si è piantataben ferma la convinzione che ormai il Sudtiro-lo è occupato una volta per tutte dalle truppetedesche, e che lo spettro dell'emigrazione èdefinitivamente alle loro spalle. Lo stesso di-scorso aleggia, con un tono diverso, nelle te-ste degli italiani qui residenti, che se ne vannovia o dicono di volersene andare perché ilpaese ora è occupato dai tedeschi».

La situazione italiana e l'approccio del go-verno Badoglio nei confronti degli Alleati ètestimoniato da una relazione dell'ambascia-tore inglese sir Campbell: «Il marchese d'Aie-ta (…) è stato mandato per prendere contattocon me (non sta andando dagli americani)dal governo Badoglio essendone a conoscen-za il re e lo Stato maggiore generale. Il re e icapi dell'esercito stavano preparando un coupd'état che fu però anticipato (probabilmentedi pochi giorni) dall'iniziativa del Gran consi-glio fascista. In Italia il fascismo è morto.Ogni traccia è stata spazzata via. L'Italia èdiventata rossa dal giorno alla notte. A Tori-no e a Milano vi sono state dimostrazionicomuniste che si sono dovute reprimere conla forza armata. Venti anni di fascismo hannocancellato le classi medie. Non vi è niente trail re e i patrioti che si sono raccolti intorno alui e il dilagante bolscevismo. Il re ha giocatola sua ultima carta. Se viene rovesciato vi sarà

un bagno di sangue e il caos. I tedeschi sonofuriosamente arrabbiati. Sono decisi a nonlasciar liberi gli italiani e, se ci riescono, afargliela pagare cara. Hanno il controllo com-pleto. Hanno una divisione corazzata propriofuori Roma e marceranno nelle città se vi èqualche segno di debolezza da parte degli ita-liani. Ve ne sono diecimila sparsi intorno Ro-ma, in maggioranza con mitragliatrici. Sebombardiamo di nuovo Roma vi sarà unasollevazione popolare e i tedeschi vi entreran-no e massacreranno tutti. Hanno effettiva-mente minacciato l'uso dei gas. Intorno a Ro-ma sono stati concentrati quanti più soldatiitaliani possibile, ma non hanno il fegato dibattersi. Praticamente non hanno armi e nonpossono tener testa nemmeno a una ben equi-paggiata divisione tedesca. In queste circostan-ze il re e Badoglio, il cui primo pensiero era diconcludere la pace, non hanno alternativetranne che fingere di continuare la lotta. Gua-riglia deve incontrare Ribbentrop (forse do-mani) e ne risulterà un comunicato in cui siafferma in termini più chiari di quelli sinorausati che l'Italia è ancora l'alleato attivo dellaGermania. Ma sarà solo una finzione. L'inte-ro Paese desidera solo la pace e soprattutto diliberarsi dei tedeschi che sono universalmen-te odiati.

«Se per noi non è possibile attaccare im-mediatamente la Germania attraverso i Balca-ni, provocando così il ritiro dei tedeschi dall'Italia, prima sbarchiamo in Italia meglio è. Itedeschi però sono decisi a difenderla palmoa palmo. Quando sbarcheremo in Italia trove-remo scarsa opposizione e forse anche un'atti-va collaborazione da parte degli italiani. Ilmio telegramma immediatamente successivodà la posizione e la forza dei tedeschi pertutto quello che il mio informatore è stato ingrado di dirmi. Dall'inizio alla fine egli nonha mai fatto cenno ai termini di pace e l'interasua storia, come avrete visto, non è stato altroche un appello a salvare l'Italia dai tedeschi eanche da se stessa e di farlo il più velocementepossibile. Ha espresso la speranza che nonmaltratteremo troppo il re e Badoglio (cosache affretterebbe il bagno di sangue) anche sefarlo un po', li aiuterebbe a continuare la fin-zione nei confronti dei comunisti».

A questa relazione il ministro degli Esteriinglese Eden aggiunge una nota di cautela:«Le informazioni militari da lui (d'Aieta) datesono esagerate per i seguenti motivi (…) Noncrediamo che i tedeschi abbiano il controllodelle comunicazioni, ma abbiamo ragione dipensare che hanno i piani per assumerlo (...)è improbabile che essi sarebbero capaci diimpedire alle truppe italiane di tornare se so-no decise a farlo. Perciò tutto questo ci (alGabinetto di guerra) fa pensare che sia un'esa-gerazione deliberata per impressionarci. Èmia ferma opinione che non vi sia in questa"avance" niente che ci faccia deviare dalla no-stra presente politica, compresa la ripresa deibombardamenti su Roma».

5 agosto, giovedì

Il 13˚ Corpo d'armata britannico entra aCatania fra le acclamazioni della popolazionerimasta disperatamente priva di cibo. Nellanotte le truppe della 15˚ divisione Panzergra-nadier, provate dagli scontri si ritirano da Tro-ina; la battaglia è durata sei giorni, nella qualele forze italo-tedesche lanciano non meno di24 contrattacchi.

Corrado Alvaro, neo-direttore de «Il popolodi Roma» descrive con una nota ciò che stasuccedendo nel quotidiano, indice di quelloche succede nel paese: «Una delle prime pre-mure che mi hanno usato è stata quella dispostare il tavolo dalla posizione di prima e dimettere alla parete il ritratto del Re al posto diquella del Duce: un viso rattrappito sotto unelmo troppo grande, ma furbo e quasi treman-te di continuo (…). Pare dunque impossibileabituarsi a vivere senza ritratti ai muri. Difronte al tavolo c'è uno scaffale di libri suiproblemi della nazione e il cui senso mi pareora svanito, non più leggibile, come se parlas-se di un'epoca lontanissima, ed era ieri».

Il premier britannico Churchill descrive alpresidente degli Stati Uniti la situazione ita-liana e i tentativi italiani di intavolare trattati-ve con gli Alleati, basandosi integralmentesulla comunicazione di sir Campbell del gior-no precedente.

Il «Giornale d'Italia» pubblica la lettera aper-ta di Benedetto Croce dal titolo «La libertàanzitutto e sopra tutto». Nel suo diario appun-ta «Sbrigata una lunga e vasta corrispondenza:anche, tra l'altro, per due tedeschi, uomini dilettere, che si sono rivolti a me per avere prote-zione nella persecuzione che credono immi-nente contro i loro connazionali. (…) Nelpomeriggio, (…) amici venuti da Napoli cihanno informati delle orribili distruzioni diieri per grosse bombe gittate da un capo all'al-tro della città. Di fronte alla nostra casa diNapoli è stata rovinata, e in gran parte si è poibruciata, la chiesa di Santa Chiara, museo del-la dinastia angioina, e sono periti tutti o quasii suoi monumenti. La nostra casa è rimasta inpiedi, ma con forti danni alle tettoie e ai balco-ni e un principio d'incendio domato. La seraho continuato a rivedere bozze (…)».

A cura di Alessandro Cherchie Gian Luca Caporale

In alto, gente chefugge nei rifugi

antiaerei. A destrasoldati italiani siarrendono agli

alleati a Messina. Afianco la fotosimbolo della

caduta delfascismo: il popolo

distrugge gliemblemi del

regime.

«Il re ha giocato l’ultima carta»Gli alleati tiepidi con Badoglio, industriali spaventati dalla «marea rossa»

domenica 5 agosto 2001 25

giorni di storia settembre 1943 ----- Stampata: 04/09/01 19.37 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 0

3 settembre venerdì

Gli Alleati tornano sul continente.Alle 4,30 comincia un bombardamentoaeronavale sulle coste calabresi. Appenaterminato la 1˚ divisione canadese e alcu-ni reparti di fanteria inglese raggiungonola costa calabra. Sono le prime truppe amettere piede sul continente. Le truppetedesche dopo i primi bombardamenti siritirano nell'interno montagnoso, men-tre i reparti italiani schierati lungo le co-ste si arrendono. Si segnalano casi di col-laborazione italiana nelle operazioni disbarco.

La giornata di Cassibile. A Cassibile,dove si svolgono le trattative per l'armisti-zio tra italiani e Alleati, interrotte il gior-no 2 per la mancanza di un documentoche attestasse i pieni poteri conferiti dalGoverno italiano al generale Castellano,alle ore 14,30 perviene finalmente unmessaggio del maresciallo Badoglio, incui si assicura che il telegramma speditoagli Alleati il giorno 1conteneva l'implicitaaccettazione delle con-dizioni d'armistizio.Non giunge però ladelega che autorizza ilgenerale Castellano al-la firma dell'armisti-zio. Gli angloamerica-ni attribuiscono la "di-menticanza" a un ten-tativo di doppio gio-co italiano e rinchiu-dono tutta la delega-zione in una tenda. I plenipotenziari delgoverno Badoglio sono di fatto tenutiprigionieri.

Nelle prime ore del pomeriggio a Ro-ma, Badoglio riunisce al Viminale: il Mi-nistro degli esteri Raffaele Guariglia, ilCapo di Stato Maggiore Generale, Vitto-rio Ambrosio e i ministri della guerra,Antonio Sorice; della marina, RaffaeleDe Courten e dell'aeronautica, RenatoSandalli. Comunica loro: "L'autorizzazio-ne data al generale Castellano per l'accet-tazione dell'armistizio, invitando quindiognuno a predisporre nella propria com-petenza e secondo le direttive già datedal Capo di stato maggiore Generale" leiniziative del caso. Tutti i presenti con-vengono sull'opportunità della decisio-ne.

Nel suo diario l'ammiraglio De Cour-ten annota:

"3 p.m. Comunicazione segreta Bado-glio a Sorice, Sandalli e me, presenti Am-brosio e Acquarone che S.M. il Re hadeciso di chiedere l'armistizio: pourpar-lers in corso a Palermo: gli a.a. (angloa-mericani) effettueranno piccoli sbarchiin Calabria, poi grosso sbarco vicino Na-poli (6 divisioni), poi Div. Paracadutistivicino Roma, dove nel frattempo saran-no concentrate pronte, oltre le 6 divisio-ni di Carboni anche divisioni della IVArmata".

Ore 16,30. Giunge finalmente a Cassi-bile un radiogramma di Badoglio:

"…Il generale Castellano è autorizza-to dal governo italiano a firmare l'accetta-zione delle condizioni d'armistizio".

Ore 17. Comincia la cerimonia per lafirma dell'armistizio. Si svolge in una ten-da militare piantata in mezzo a un ulive-to. Nella tenda è sistemato un tavolo dacaserma coperto da un panno, con sopradue posacenere, due boccette d'inchio-stro e un telefono da campo. Il rappresen-tante italiano, Castellano, è vestito tuttodi nero con cravatta e occhiali neri, e siposiziona da un lato del tavolo; i rappre-sentanti alleati, in divisa, si siedono all'al-tra estremità. L'inviato italiano preso inmano il testo gli dà una rapida occhiata,poi trae dal taschino una penna stilografi-ca e firma per conto del maresciallo Ba-doglio; alle sue spalle Montanari e il gene-rale Bedell Smith che firma per conto diEisenhower, il quale è presente, ma nonintenzionato a firmare personalmente ilcapitolo finale di quello che definisce un"crooked deal" (uno sporco affare). Do-po la firma il generale Eisenhower strin-ge la mano a Castellano senza parlare.Viene distribuito un bicchiere di whiskya tutti i presenti, ma non viene fatto nes-sun brindisi. All'uscita Eisenhower im-partisce l'ordine di stop a 500 bombardie-ri che si accingevano a raggiungere Ro-ma.

Questo è il testo dell'armistizio "bre-ve" che sarà comunicato il 3 settembre1943 e comunicato dal generale Ambro-sio ai comandanti delle forze armate sol-tanto l'8 settembre 1943:

"Prot. n. 16725/OP Oggetto: Condi-zioni di armistizio.

Trasmetto per l'integrale esecuzionecopia delle condizioni di armistizio; l'at-tuazione delle condizioni di competenzadegli Stati Maggiori dovrà avvenire conle modalità già comunicate verbalmente.

Il Capo di Stato Maggiore Generale

f.to Ambrosiolì, 5 settembre 1943 (data in cui il

testo arrivò a Roma).Le seguenti condizioni di armistizio

sono presentate dal Generale Dwight D.Eisenhower, Generale Comandante delleForze Armate Alleate, autorizzato dai Go-verni degli Stati Uniti e della Gran Breta-gna, e nell'interesse delle Nazioni Unite esono accettate dal Maresciallo Pietro Ba-doglio, Capo del Governo Italiano.

1) Immediata cessazione di ogni atti-vità ostile da parte delle FF.AA. Italiane.

2) L'Italia farà ogni sforzo per sottrar-re ai tedeschi tutti i mezzi che potrebbe-ro essere adoperati contro le NazioniUnite.

3) Tutti i prigionieri e gli internatidelle Nazioni Unite saranno rilasciati im-mediatamente nelle mani del Comandan-te in Capo Alleato e nessuno di essi do-vrà essere trasferito in territorio tedesco.

4) Trasferimento immediato in quel-le località che saranno designate dal Co-mandante in Capo Alleato, della flotta edell'aviazione italiana, con i dettagli didisarmo che saranno fissati da lui.

5) Il Comandante in Capo Alleatopotrà requisire la Marina mercantile ita-liana e usarla per le necessità del suoprogramma militare-navale.

6) Resa immediata agli alleati dellaCorsica e di tutto il territorio italiano siadelle isole che del continente per quell'uso come basi di operazione e per altriscopi che gli alleati riterranno necessari.

7) Immediata garanzia del libero usodi tutti i campi di aviazione e dei portinavali in territorio italiano senza tenerconto dei progresso dell'evacuazione del-le forze tedesche dal territorio italiano.Questi porti navali e campi di aviazione

dovranno essere protetti dalle forze arma-te italiane finché questa funzione nonsarà assunta dagli alleati.

8) Tutte le forze armate italiane sa-ranno richiamate e ritirate su territorioitaliano da ogni partecipazione nellaguerra da qualsiasi zona in cui siano at-tualmente impegnate.

9) Garanzia da parte del Governo Ita-liano che, se necessario, impiegherà tuttele sue forze armate per assicurare concelerità e precisione l'adempimento ditutte le condizioni di questo armistizio.

10) Il Comandante in Capo delle for-ze alleate si riserva il diritto di prenderequalsiasi provvedimento che egli riterrànecessario per proteggere gli interessi del-le forze alleate per il proseguimento dellaguerra; e il Governo Italiano si impegnaa prendere quelle misure amministrativee di altro carattere che il Comandante inCapo richiederà; e in particolare il Co-mandante in Capo stabilirà un Governomilitare alleato su quelle parti del territo-rio italiano che egli giudicherà necessa-rio nell'interesse delle Nazioni Alleate.

11) Il Comandante in Capo delle For-ze Armate Alleate avrà il pieno diritto diimporre misure di disarmo, smobilitazio-ne e demilitarizzazione.

12) Altre condizioni di carattere poli-tico, economico e finanziario a cui l'Ita-lia dovrà conformarsi saranno trasmessepiù tardi".

Il testo originale inglese comprendeun ultimo paragrafo, qui omesso da Am-brosio, che recita: le condizioni di questoarmistizio non saranno rese pubblichesenza l'approvazione del comandante incapo alleato. Il testo inglese sarà conside-rato il testo ufficiale".

Ore 17.20. Terminata la cerimonia

della firma si lascia al generale Castellanoun breve periodo di pausa. Il generale sireca nella sua tenda insieme al maggioreLuigi Marchesi del Comando supremo,il maggiore Giovanni Vassallo e il conso-le Franco Montanari, nipote di Badoglio.

Ore 20. Comincia la cena in onoredegli ospiti italiani a cui segue una riunio-ne plenaria dello Stato maggiore alleatocon i rappresentanti italiani. Il generaleAlexander sottolinea subito come l'Italianon sarebbe mai stata considerata un'al-leata delle Nazioni Unite e come la suaattività militare si sarebbe dovuta limita-re ad azioni di sabotaggio. Seguono leproteste di Castellano e comincia unadisputa interpretativa sul "documento diQuebec".

Ore 23. Il generale Bedell Smith "confare quasi indifferente" comincia a parla-re delle "clausole aggiuntive", quelle cheandranno poi a formare il testo dell'"ar-mistizio lungo". Castellano mostra unacerta sorpresa non avendo letto nulla sul

testo armistiziale dalui firmato. L'america-no obietta che le clau-sole aggiuntive eranostate consegnate ilgiorno 26 al generaleZanussi. A questopunto Castellano rile-va un'incongruenzasull'atteggiamentodelle truppe italianeche devono consegna-re le armi e nel con-tempo reagire contro

i tedeschi. Il generale Bedell Smith redigepersonalmente un appunto per il mare-sciallo Badoglio in cui si legge: "Le clauso-le aggiuntive non hanno se non un valo-re relativo, qualora l'Italia collaborassealla guerra contro i tedeschi".

Il generale Alexander da notizia dell'avvenuto armistizio al primo ministroinglese:

"I termini dell'armistizio a breve sca-denza sono stati firmati questo pomerig-gio, quarto anniversario della guerra, trail generale Bedell Smith in rappresentan-za del generale Eisenhower, e il generaleCastellano in rappresentanza del mare-sciallo Badoglio.

Castellano rimane qui presso il mioquartier generale, e stiamo avviando con-versazioni militari per la miglior collabo-razione che le forze italiane possano darealle nostre operazioni".

Per gli italiani la data dell'armistiziosarà il 12. Il Comando supremo comuni-ca al capo di Stato maggiore dell'esercito,generale Roatta, che la data per l'annun-cio dell'armistizio, firmato il giorno 3, èstata fissata per il 12 settembre. In quelladata contemporaneamente gli Alleati sa-rebbero sbarcati nell'Italia centrale, neipressi di Roma con sei divisioni e per viaaerea con un contingente per ore nonprecisato. Subito dopo si sarebbe dovutotenere un altro sbarco più a nord di novedivisioni.

Le forze antifasciste cercano di orga-nizzare la difesa della penisola. VirgilioNeri, antifascista amico di GiovanniGronchi, a seguito di un colloquio intrat-tenuto il giorno precedente con il genera-le Ambrosio per esporre la situazione del-le valli trentine, si reca dal Capo di statomaggiore dell'esercito Mario Roatta aMonterotondo. Alle otto, una vettura mi-litare preleva Neri al suo domicilio. L'au-tista gli consegna una lettera che Neriavrebbe dovuto recapitare al gen. Roatta.Nello studio di Roatta è presente anche ilgenerale Zanussi, che redige un verbale.Dopo aver letto il messaggio di Ambro-sio, Roatta invita Neri a parlare. Le paro-le con cui Neri espone il piano concorda-to con gli altri esponenti antifascisti, Gio-vanni Gronchi e Giannantonio Manci inmerito a una difesa del Trentino vengo-no accolte gelidamente da Roatta. Riferi-to a Gronchi la cattiva accoglienza dellostato maggiore dell'esercito, alle propo-ste avanzate si decide di chiedere a DeGasperi un incontro con Mario Bado-glio, figlio del Capo del governo.

Il re allontana i propri familiari daRoma. Maria José si dirige con i nipotiverso il castello della Sarre in Val d'Aostasulla strada per la Svizzera.

Nuovo trasferimento di Mussolini.Da "La villetta" di Assergi, Mussolini vie-ne trasferito per la quarta e ultima volta aCampo Imperatore sul Gran Sasso a2112 metri. Viene alloggiato al secondopiano dell'albergo, il suo appartamentocomprende un ingresso, una stanza daletto, un salottino e il bagno. In una stan-za adiacente sta il carabiniere che lo sor-veglia e gli fa da attendente. I suoi pasti, acausa dell'ulcera che lo affligge, sonopiuttosto spartani: riso in bianco, uova,cipolla cotta, poca carne, latte e moltafrutta.

Gli Alleati tornano sul continente. Alle 4.30 comincia un bombar-damento aeronavale sulle coste calabresi. Appena terminato laprima divisione canadese e alcuni reparti di fanteria inglese raggiun-gono la costa. Sono le prime truppe a mettere piede sul continente.

La giornata di Cassibile: dalla "prigionia" ai brindisi. Il testodell'armistizio. Eisenhower si rifiuta di firmare. La lettera di Alexan-der a Churchill.

In Italia comincia la disputa: quando dare la notizia dell’armi-stizio? Gli antifascisti si organizzano.

Il re allontana i propri familiari da Roma. Comincia la fuga deireali. Maria José si dirige con i nipoti verso il castello della Sarre inVal d’Aosta sulla strada per la Svizzera. Mussolini viene trasferitoper l'ultima volta. Da «La villetta» di Assergi, viene trasportato aCampo Imperatore sul Gran Sasso.

Gli Alleati sbarcano in CalabriaA Cassibile il generale Castellano firma l’armistizio per il governo italiano

La firmadell’armistizioIn bassola popolazionedella Calabriaall’arrivodei militaricanadesi

mercoledì 5 settembre 2001 25

giorni di storia dossier 1943 ---- Stampata: 28/08/01 21.01 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 29/0

Nasce a Roma nel 1912 da unafamiglia che vanta anticheori-gini nobiliari; il padre è uno

dei medici del Vaticano. La sua passio-ne per Mussolini ha inizio quando haappena otto anni; è una vera e propriainfatuazione che la porta a mandarnea memoria i discorsi, a incidere suibanchi di scuola il suo nome, a rita-gliare immagini e articoli di giornale.Il primo incontro avviene il 24 aprile1932, sulla via del mare fra Roma eOstia, quando insegue e raggiungel'auto del duce. Il 27 giugno 1934 sisposa con Riccardo Federici, un uffi-ciale d'aviazione, ma il matrimonio sirivela da subito sfortunato. Gli incon-tri con il duce si fanno più frequenti apartire dalla fine del 1936, mentre larelazione coniugale procede semprepeggio, con il marito destinatoall'este-ro e lei che torna a vivere con i genito-

ri. Nel 1940 ottiene,dopo un brevesog-giorno in Ungheria, la cittadinanza diquel paese, per poter subito avviare lacausa di annullamento del matrimo-nio. La storia d'amore con Mussolini,la cui rivelazione pubblica occupal'opinione pubblica alla fine del mesedi agosto 1943 con toni impietosi escandalistici, continua fino alla finedel conflitto. Claretta si rifiuta di ab-bandonare l'amante anche nei momen-ti di maggior pericolo e muore accantoa lui, falciata da una raffica di mitra,il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezze-gra nei pressi del lago di Como. Il suocadavere verrà appeso accanto a quel-lo dell'amante a Piazzale Loretodi Mi-lano nella tragica mortificazione deiloro corpi, consumata dalla rabbia del-la folla, nel tentativodi desacralizzareil dittatore, e rimuoverela memoria dichi aveva illuso e deluso la nazione.

Quando il Re rispose negativamente, Bado-glio fu molto sorpreso insistette affinché lacrisi venisse posposta fino a che si potessetentar ottenere una azione militare coordi-nata da parte degli alleati. Il Re rispose checiò era impossibile poiché la crisi era già alsuo culmine. Sembra Badoglio sia stato in-dotto a credere che la Principessa ereditariasia stata contatto con gli alleati e che se ciòera vero, il Re avrebbe quanto meno dovu-to saperlo.

Dalla versione precedente della cadutadi Mussolini si può dedurre che:

1. Per ciò che riguarda la fine dellaguerra per l'Italia, il Re ha fatto un serioerrore nel non tentare di raggiungere qual-che accordo preventivo con gli alleati.C'era stata, a quanto pare, abbondanza ditempo (da giugno) per stabilire i contattinecessari e predisporre un piano d'azionecoordinato

2. Il bombardamento di Roma del 19luglio non ha, in realtà, giovato a precipita-re la caduta del fascismo, nonostante l'opi-nione comune contraria. La cronologia de-gli avvenimenti sembra indicare che la de-posizione di Mussolini fosse stata decisa inlinea di principio due mesi prima dei bom-bardamento e anche la stessa data fossestata decisa parecchi giorni prima (...)».

Muore il re Boris III di Bulgaria, maritodi Giovanna di Savoia, figlia di Vittorio Ema-nuele III. Anche se il comunicato ufficialeparla di crisi cardiaca la regina sostiene chenon si sia trattata di morte naturale. Uncomplicato intreccio di ipotesi, accuse e rive-lazioni indica che il re sarebbe stato uccisoin seguito alle vicende politico-militari incui era coinvolto. La Bulgaria si era alleatacon la Germania di Hitler in cambio dellaregione della Dobrugia meridionale nellaspartizione dei Balcani e aveva aderito nel1941 al Patto tripartito. Soprannominato daMussolini il "Giolitti balcanico", dopo la ca-duta del fascismo inizia a mettersi in contat-to con gli anglo-americani per trattare unavia d'uscita dalla guerra nazista. Nei giorniimmediatamente precedenti la sua morteBoris, di fronte a Hiltler che invocava unapresa di posizione chiara della Bulgaria chie-dendone l'entrata in guerra contro l'UnioneSovietica e l'intensificazione delle persecu-zioni antiebraiche, accetta solo di sostenereeconomicamente il Reich, rifiutando uomi-ni, impegno militare e soluzioni drastichecontro i venticinquemila ebrei bulgari. Neigiorni successivi il re Boris accusa maloriche il giorno 23 diventano una vera e pro-pria agonia fino alla morte. Radio Londraaccusa immediatamente i tedeschi di avereucciso lo zar dei Bulgari "che aveva rifiutatodi inchinarsi alla volontà di Hitler"; la propa-ganda nazista manovrata da Göbbels avanzail sospetto che a volere la morte del sovranosarebbe stata la casa reale italiana e che ildelitto sarebbe stato eseguito dalla principes-sa Mafalda, cognata del sovrano, che gliavrebbe somministrato del veleno. Mafaldaverrà arrestata dalla Gestapo e internata nelcampo di concentramento di Buchenwald,dove troverà la morte.

Nel diario di Benedetto Croce:"Anche oggi la giornata se n'è andata via

tra pochissimo lavorare e molto fantasticareo stare sdraiato, tra le notizie di ieri e ildubbio che siano fantastiche".

29 agosto domenica

Continua il gioco degli inganni tra gliAlleati e il governo Badoglio. Il generaleZanussi, il secondo inviato militare del go-verno Badoglio presso gli Alleati a Lisbonaraggiunge la Sicilia da Algeri al seguito dimilitari anglo-americani. Appena arrivatocomunica immediatamente a Roma l'urgen-za di consegnare un importantissimo docu-mento al governo e al re. Si tratta del testodell'Armistizio lungo, contenente le clauso-le aggiuntive alla versione in possesso di Ca-stellano con le condizioni di resa e le modali-tà dell'occupazione alleata del territorio na-zionale, che il generale ha ricevuto nella suatrasferta tra il Portogallo e Algeri. Il governoaccoglie prontamente la richiesta e invia unaereo pilotato dal maggiore Giovanni Vassal-lo, il quale raggiunge fortunosamente la Sici-lia affrontando sia la contraerea tedesca siaquella alleata. Giunto a destinazione si vedeconsegnare una serie di commenti esplicati-vi su questioni di secondaria importanza. Èsuccesso che nel frattempo il generale BedellSmith, su ordine di Eisenhower, ha ritiratoil documento dalle mani di Zanussi, nel ti-more che la conoscenza delle clausole ag-giuntive potesse indurre gli italiani a tirarsiindietro.

L'avventura di Claretta Petacci. Duran-te il pomeriggio una mano ignota getta nellacella dell'amante del duce una copia del"Corriere della Sera", che in prima paginatitola "L'avventura di Claretta Petacci". Insie-me a lei tutta l'Italia apprende ufficialmentela notizia che il duce, "come un borghesequalunque", aveva un'amante.

"Il romanzo scabroso della Petacci è sol-tanto uno dei tanti casi di pirotecnica ascen-sione di donnette mediocri e volgari checaratterizzano la storia del tramontato regi-me. Una conoscenza casuale nella piscina diuno stabilimento termale sotto gli occhi frasorpresi e complici degli agenti della squa-dra di polizia addetta alla persona del Capodel Governo (la "presidenziale") mette a con-tatto Claretta Petacci con l'uomo di fronteal quale "tremava tutta Roma". Un improvvi-so capriccio per l'avvenente ragazza, volga-rotta figlia di un medico romano che digenerazione in generazione aveva ereditatola cura dei prelati del Vaticano, porta un'in-

credibile rivoluzione materiale e morale (for-se la parola più adatta è immorale) nellacasa e nella famiglia di quel professionista,tanto che il Vaticano sente di dovergli discre-tamente consigliare di diradare le sue presen-ze nella città leonina.

È una ben mediocre Maintenon quellache da quel giorno appare sulla scena dellapolitica italiana; ma sciaguratamente la suaresponsabilità non lieve nel tracollo dellefacoltà del suo appassionato amico. Scarsadiscrezione circonda i rapporti dei due, percui presto Roma è piena del sussurro circa lepazzie del potente amico per la piccola bor-ghese che ascende ogni giorno più nell'Olim-po. Linee telefoniche speciali vengono istitu-ite fra gli uffici dove l'uomo politico lavora ela casa della Petacci, oppure gli alberghi divilleggiatura estiva o di sports invernale do-ve ella si reca. La prima estate della cono-scenza Claretta s'installa a Riccione, feudodella famiglia del Capo del Governo. Curio-samente la famiglia si sente "onorata" dalfatto che la ragazza sia stata prescelta dalCapo di Governo: invece di provare un deco-roso senso di vergogna ostenta la potenzache ne deriva e la ricchezza che comincia adaffluire.

L'avevo sempre detto - confidava la ma-dre alle amiche - che la mia Claretta sarebbestata chiamata ad alti destini; non ne hodubitato neanche quando le cose parveroavviarsi in tutt'altro modo. Questa poco deli-cata allusione era diretta al marito della favo-rita, un ufficiale d'aviazione, che aveva chie-sto la separazione dalla moglie prima anco-ra che questa incontrasse "l'altissimo perso-naggio". Questi diventò poi amico di tutta lafamiglia e non sdegnò di passare lunghe orein una villetta presso Villa Torlonia e succes-sivamente nella lussuosa Villa alla Camilluc-cia sulle pendici di Monte Mario, che egliaveva fatto appositamente costruire per lafavorita e nella quale ella abitava in questi

ultimi anni con tutta la famiglia.La tentazione era troppo forte, per colo-

ro che si trovavano a passare in quei paraggiperché non lasciassero sul muro sottoformadi scritte e di disegni la chiara testimonianzadello sdegno pubblico. A questo propositovi erano "frasi storiche" e luoghi comunidella cosiddetta dottrina fascista, che si pre-stavano ottimamente. Così una bella matti-na si trovò scritto presso l'entrata della villa"Scuola di mistica fascista". Il servizio diguardia fu moltiplicato tutt'intorno e i pa-raggi diventarono intransitabili.

L'alto personaggio diventò così assiduodella villa da considerarsi di famiglia… lochiamavano affettuosamente "Bibi". Quan-do Claretta si ammalò e dovette subire unintervento chirurgico, egli volle assistervi, efu presente a tutta l'operazione vestito delcamice bianco e con tutti i vistosi accessoriche la circostanza comportava.

È noto come Claretta Petacci e più anco-ra la sorella non si facessero nessun riguar-do di parlare dei loro rapporti con l'eccezio-nale protettore. Questi, anche quando si tro-vava fuori d'Italia, come durante il conve-gno di Monaco, telefonava a Claretta trevolte al giorno. Così i membri di casa Petac-ci si vantavano sempre di avere notizie diprima mano; uno di essi, citando l'altissimafonte diffuse tra l'altro nei primi giorni dellosbarco in Sicilia la notizia che gli inglesierano stati ributtati a mare.

Né il "nume" sente il ridicolo che glideriva da questa familiarità da gente cosìpuerilmente vanesia. E anzi si compiace diavere l'amica e la sorella (le "amichette")presenti a ogni cerimonia nella quale eglicompare o pronunzia discorsi, proprio inprima linea, di fronte a lui; La sontuosaresidenza della Camilluccia, davanti alla qua-le un cavaliere in berretto bianco passavaspesso in certe ore fisse del mattino salutan-do con la mano, non fu certo l'unico dono

che il protettore fece alle due sorelle. Lastoria dei due pianoforti di gran marca chefurono cercati affannosamente a qualunqueprezzo in tutta Italia non è che un episodiodi una lunga collana.

L'altissima personalità accompagnavatalvolta di persona le due sorelle quando sirecavano a fare acquisti; altre volte inveceera una persona di fiducia che si presentavaa fare le ordinazioni. Così un giorno ungioielliere del centro di Roma, dopo avermostrato a uno sconosciuto tutta la sua do-tazione di braccialetti e averne venduto unoper la somma di 60.000 lire, si sentì darel'indirizzo della donna fatale accompagnatodall'invito di mandare la fattura a tutt'altroe non meno fatale individuo.

Naturalmente man mano che l'intimitàdell'uomo cresceva e si faceva notoria, au-mentava anche il potere finanziario della

ragazza. Claretta si era costituita una speciedi corte che fissava udienze (occorrevanoanticamere di settimane, impossibile parlar-le per telefono); si ricorreva a lei per tutte lecose, essa prometteva ed effettivamente qual-cosa faceva. Nell'ultimo Ministero si indica-rono chiaramente dall'opinione pubblica "iministeri della Petacci".

C'era insomma un salotto "Petacci" con-trapposto al "salotto Edda Ciano". I familia-ri per conto loro non stavano con le mani inmano. Anche il fratello era molto ricercatodai cacciatori di protezioni. Medico egli nonsdegnò di impegnarsi in un lucroso com-mercio di autocarri per generi alimentari.Pare che una banca specializzata in sovven-zioni per le opere del regime avesse finanzia-to largamente una società per importazionied esportazioni che per la partecipazione dicasa Petacci godeva naturalmente di speciali

facilitazioni e permessi.La più curiosa e probabilmente la meno

redditizia forma di protezionismo di cui go-dette la famiglia è la collaborazione medicadi Francesco Petacci imposta ad un giornaleromano.

L'altra sorella Miriam, poi Miria di SanServolo, salì alla ribalta nel 1940. Si disse cheanch'essa vantasse la sua amicizia col Duce,e certo esibiva l'alta relazione con moltomaggiore grossolanità della sorella. Quandoesordì al Teatro delle arti come cantante(nell'inverno 1941-42), per la prima volta lospettacolo fu diramato per radio. Si disseperché il suo protettore potesse goderselo. ACinecittà Miriam e la madre tiranneggiava-no. I registi se ne contendevano i favori.Esse facevano licenziare o mettere in disgra-zia chi non piacesse loro.

La madre esercitava anche la critica arti-stica delle pellicole. Quando la prima pellico-la prodotta da una società con l'interpreta-zione di Miria di San Servolo fu terminata eriuscì quella banalità che tutti ricordano,l'alto personaggio pretese dal suo ministrodella Cultura Popolare che fosse proiettatoalla Mostra internazionale di Venezia, ciòche causò la costernazione del Comitato or-ganizzatore, che tentò invano di evitare quelguaio. Non soltanto dovette cedere, ma unospeciale incaricato tenne ogni mezz'ora in-formato per telefono il capo che a Romavoleva conoscere la misura del successo. Co-sì era stato imposto al povero pubblico cine-matografico di subire una seconda pellicoladella stessa attrice, ma non meno pietosadella prima; e una terza, che pure è stataterminata da qualche mese, gli sarà rispar-miata soltanto per la caduta del regime.

Quando la Miriam Petacci si sposò colcomm. Boggiani di Milano, fu subissata diprincipeschi regali da quanti speravano colsuo concorso di concludere buoni affari colcosidetto "cognato". L'albergo nel quale ellasoggiornava era allarmato dalla responsabili-tà di vigilare tanti valori: ma Miriam rassicu-rò il direttore: "Niente paura, faremo venireagenti della nostra squadra".

L'articolo è rigorosamente anonimo, siscoprirà in seguito che l'autore si chiamavaVincenzo Talarico. Claretta Petacci è in car-cere a Novara assieme al padre, alla madre ealla sorella per "contravvenzioni alle leggiannonarie". Un cronista riferisce che quan-do le due sorelle "lasciarono la casa per ilcarcere, rimpinzarono di biancheria intimae d'oggetti di toeletta due ampie valigie dicuoio, come se fossero dirette a una stazioneclimatica mondana". L'opinione pubblica in-fierisce giornalmente su Mussolini e sullaPetacci, la notizia terrà banco nei giorni suc-cessivi arricchendosi di sempre nuovi parti-colari sulla relazione extraconiugale dell'uo-mo che era universalmente noto come ilDuce e di cui vengono conosciuti i nomigno-li di "Ben" o "Bibi".

Si costituisce a Roma la nuova direzio-ne del Partito comunista. Mario Alicata eLuigi Longo organizzano una riunione a ca-sa di Marisa Conciari, che durerà dalle 9 alle17. Sulla base delle informazioni ancora con-fuse, ma che danno per imminente la firmadell'armistizio, il nuovo organo viene divisoin due gruppi tra Milano e Roma in conside-razione delle esigenze createsi dall'eventuali-tà di uno sbarco alleato a Nord di Roma chepossa spaccare in due il paese. Il primo ècomposto da Mauro Scoccimarro, AgostinoNovella, Giorgio Amendola, Giovanni Rove-da e Luigi Longo; il secondo da Pietro Sec-chia, Girolamo Li Causi, Antonio Roasio,Umberto Massola e Celeste Negarville. Ladirezione della lotta di liberazione viene affi-data a Luigi Longo, che darà vita nei mesisuccessivi alle Brigate Garibaldi. Sulla que-stione della lotta ai tedeschi si decide di por-tare la proposta al Comitato delle Opposizio-ni nel suo insieme che si sarebbe riunito ilgiorno seguente.

L'economista liberale Luigi Einaudi sipronuncia, in un'intervista al "Giornaled'Italia", contro coloro che vedono per ilsindacato una funzione di mera difesa "tec-nica" dei lavoratori a favore di una difesa"politica", ma come corollario fondamenta-le la presenza di una pluralità di soggetti pernon correre il rischio che il sindacato nondiventi la voce del partito che ne ha la mag-gioranza.

Il "Giornale d'Italia" pubblica la seguen-te notizia:

"È diffuso, dattilografato, con una notache esorta a diffonderlo ancor più, un falso"messaggio" di Benedetto Croce a Churchille a Roosevelt, con la data 16 luglio: falso disana pianta e scritto dal falsario perché frut-ti infamia all'uomo nel quale tutti gli italianiriconoscono oggi la coscienza, la mente, lospirito dell'Italia libera. Si vorrebbe accusareCroce di aver sollecitato gli inglesi e america-ni a invadere l'Italia con frasi come queste:«Pur nell'orrore delle città incendiate, deicampi distrutti, gli italiani vi consideranonon come nemici invasori, ma come compa-gni in un'opera di redenzione umana"; frasinelle quali il più imbecille lettore anche diun solo libro di Croce non trova né il pensie-ro né l'animo né lo stile del grande italiano.È un ignobile trucco, una turpe offesa aCroce e agli italiani; vorremmo che il Gover-no cercasse e punisse gli autori di un talefalso messaggio. Al servizio di chi sono co-storo? Forse di coloro che nei giorni prossi-mi mostreranno di dar fede al documentofalso? Sarà bene individuarli».

Croce, nel suo diario, appunta:"Giornata tristissima, perché ho saputo

che, colpito l'acquedotto principale, la cittàdi Napoli è rimasta senz'acqua. La sera, pergiunta, qui si è rimasti senza luce".

Claretta, fedele ombra del DuceLo scandalo rosa a Regime finito

Avvelenato re Boris d’UngheriaVittima di una congiura tedesca che accusa la cognata Mafalda di Savoia

l’amante

Claretta Petacci sulla riviera romagnola negli anni trenta; in alto galeazzo Ciano in carcere

mercoledì 29 agosto 2001 25

giorni di storia dossier 1943 ----- Stampata: 28/08/01 21.01 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 29/0

Nasce a Livorno nel 1903. Figlio diCostanzo, gerarca della prima ora,si iscrive nel 1921 ai Fasci di com-

battimento, nel 1925 si laurea in legge edentra nel servizio diplomatico. Dopo variincarichi consolari torna in Italia nel l929e diventa addetto all'ambasciata italianapresso la Santa Sede. Nel 1930 sposa lafiglia di Mussolini, Edda, e si trasferisce aShanghai come console generale. Nel1935 diviene ministro della Stampa e pro-paganda, dicastero di importanza crucia-le che l'anno successivo diventerà il fami-gerato Minculpop. Dopo aver partecipa-to come pilota alla guerra d'Etiopia, di-venta uno dei gerarchi più vicini a Musso-lini che lo vuole ministro degli Esteri(1936). All'inizio del suo mandato si ado-pera per stringere rapporti con la Germa-nia ed è favorevole a una politica di espan-sione sia mediterranea sia balcanico-da-nubiana. Nel 1939 cura i preparativi di-plomatici dell'occupazione dell'Albania. Iprimi mesi della non belligeranza costitui-scono il periodo di massima influenza diCiano su Mussolini, come dimostra ilrimpasto ministeriale del 1939 da cui escequello che viene ironicamente detto "gabi-

netto Ciano". Allo scoppio della guerraopera per l'invasione della Grecia e fapressioni perché la Spagna entri nel con-flitto. Nel 1941 e 1942 prende atto dellasupremazia tedesca, ma ritiene ancora laposizione dell'Italia superiore a quella de-gli altri stati "vassalli" del Reich. Di frontealle sconfitte militari dell'Asse assume unatteggiamento sempre più anti-tedesco.Nel 1943 viene rimosso da ministro e no-minato ambasciatore in Vaticano. Il 25luglio 1943 vota l'ordine del giorno Gran-di contro Mussolini. Aiutato dai tedeschi,si sottrae all'arresto voluto da Badoglio,riesce a fuggire in Germania con l'inten-zione di raggiungere la Spagna. Come ge-nero del duce si sente al sicuro ignorandoche i tedeschi lo considerino il principaletraditore e il responsabile della caduta diMussolini. Verrà così consegnato ai fasci-sti di Salò: arrestato e condannato a mor-te nel corso del drammatico processo isti-tuito a Verona in cui figureranno tra gliimputati tutti i firmatari dell'"ordine delgiorno Grandi". Viene fucilato l'11 genna-io del 1944 nella Fortezza di San Procolo.Mussolini, pur addolorato, non intervie-ne per graziare il genero.

Nasce a Vienna nel 1908. Si iscriveal Partito nazionalsocialista arruo-landosi nelle SS. Nel 1939 fa parte

della Leibstandarte Adolf Hitler e nel1940 entra nella divisione Das Reich. Do-po aver combattuto sul fronte russo nel1943 riceve l'incarico di costituire unaunità speciale, denominata Friedenthalnell'ambito della divisone Oranienburgutilizzata dall'Abwher, il servizio segretotedesco, per operazioni segrete.

Nel luglio 1943 viene scelto personal-mente da Hitler per scoprire la localitàdove è confinato Mussolini e liberarlo.Dove i tentativi di un'azione alla Madda-lena, il nascondiglio sul Gran Sasso vienescoperto dal generale Student e dal co-lonnello Kappler, il boia delle Fosse Ar-deatine. Anche se la liberazione di Mus-solini sarà condotta dal maggiore dei pa-racadutisti Harald Mors, Skorzeny riusci-rà a presentarsi come "il vero liberatoredi Mussolini", ottenendo la promozioneal grado di colonnello.

Nel dicembre 1943 Skorzeny organiz-za l'accerchiamento di Vichy, capitaledella Francia collaborazionista di Pétain.Nel 1944 è in Jugoslavia con l'incarico di

individuare e assalire il rifugio di Tito.Nel mese di luglio collabora alla ferocerepressione seguita al tentativo di congiu-ra militare ordito contro il Führer. Parte-cipa attivamente alle operazioni militariin Ungheria e all'offensiva nelle Ardennea capo di una brigata specializzata intravestimenti con le divise alleate percompiere azioni di sabotaggio.

Dopo la fine della guerra e la sconfit-ta del Reich si consegna agli Alleati inBaviera il 15 maggio 1945. Processato,viene assolto e liberato dopo due anni;sottoposto a un'inchiesta di denazifica-zione riesce a fuggire dal campo di inter-namento di Darmstaadt nel 1948. Si sta-bilisce a Madrid, dove protetto dal regi-me franchista, si occupa di im-port-export e di corrispondenze giornali-stiche. Più volte sospettato di occuparsidi traffico di armi, è probabilmente coin-volto nell'organizzazione di una rete in-ternazionale di terrorismo neofascista at-tivo particolarmente in Italia e in Grecianegli anni Settanta, con il coinvolgimen-to, mai dimostrato, dei servizi segreti dimezzo mondo. Skorzeny muore a Ma-drid il 5 luglio del 1975.

27 agosto venerdì

Il generale Castellano ritorna a Romadalla sua missione diplomatica presso gliAlleati a Lisbona. Il viaggio è stato lungo e acausa della carenza di mezzi di trasportoCastellano è stato costretto a tornare conuna delegazione diplomatica cilena. Appenagiunto tenta di mettersi in contatto con ilcapo di stato maggiore generale Ambrosio,che però non è presente a Roma; in suaassenza prende contatto con il vicecoman-dante generale Francesco Rossi. Intorno amezzogiorno viene ricevuto da Badoglio edal ministro degli Esteri Guariglia ai qualiconsegna il verbale dell'incontro avuto con irappresentanti degli Alleati, il documentorelativo alle condizioni imposta da Chur-chill e Roosevelt durante la conferenza diQuebec e le clausole armistiziali, tra le qualifigura l'ingiunzione di dichiarare la resa con-temporaneamente allo sbarco alleato.

Guariglia rimprovera Castellano per ave-re dichiarato che l'Italia era intenzionata ascendere in guerra contro la Germania, purnon avendo un mandato preciso in proposi-to. La disputa ha termine di fronte al silen-zio di Badoglio.

L'ondata di arresti che nei giorni prece-denti ha coinvolto vari esponenti del fasci-smo si abbatte anche sull'ex ministro degliesteri, conte Galeazzo Ciano. Il marescialloBadoglio ha dato l'ordine al capo della poli-zia, Carmine Senise, di condurre agli arrestil'ex delfino del duce e di trasferirlo nell'isoladi Ponza. Il capo della polizia tuttavia indu-gia nell'arresto adducendo motivazioni lega-te all'organizzazione del trasporto da partedella Marina militare. Durante la mattinataEdda Ciano, figlia di Mussolini e moglie diGaleazzo, tenuta sotto sorveglianza, esce dal-la sua abitazione, e fugge su di un'automobi-le guidata da agenti del servizio segreto tede-sco. Poco dopo il marito Galeazzo, elude lasorveglianza degli agenti di polizia e dei cara-binieri, forse corrotti con sterline false, eraggiunge la moglie presso l'ambasciata tede-sca. Da lì su una camionetta militare vengo-no trasferiti all'aeroporto dove li attende ilcapitano delle SS, Otto Skorzeny. Salito sull'aereo Ciano si rimette il distintivo fascista;solo in volo gli viene comunicata la destina-zione, Monaco. La famiglia di Ciano vienealloggiata a Oberallmannshausen, nei pressidi Monaco, in una grande villa messa a di-sposizione da Hitler in persona.

Il consigliere presso l'ambasciata tede-sca a Roma, Otto von Bismarck, scrive inun rapporto considerazioni sulla situazioneitaliana:

«Al momento l'Italia non gode di libertàd'azione né in politica estera né interna. Fat-tore determinante sono le venti divisionitedesche che, secondo i comunisti, sono sta-te distribuite in Italia non soltanto per moti-vi militari, ma anche di politica interna. Inpratica, il governo Badoglio nella sua debo-lezza ha dovuto confessare che oggi la mag-gior parte dell'Italia è già occupata da trup-pe tedesche».

Il generale Cavallero in carcere scriveun lungo memoriale in cui cerca di spiegarela natura delle sue azioni in chiave filomo-narchica e antitedesca, cercando così di dis-sociarsi dal tentato colpo di stato fascista deigiorni precedenti e per il quale si trova agliarresti. Si legge tra l'altro che all'epoca dellosbarco alleato in Sicilia:

«Si pensava con l'amico Visconti Veno-sta, e oggi riconosco che si aveva torto, chefosse utile far pervenire questo pensiero inalto. Esso pensiero si concretava come se-gue: S.M. il re, che aveva delegato il coman-do a S.E. Mussolini, poteva revocare la dele-ga; con ciò, e col dichiarare tutto il territorioin istato di guerra, si potevano passare all'au-torità militare tutti i poteri; il resto sarebbevenuto da sé. L'amico Visconti Venosta edio eravamo pienamente concordi nel ritene-re che il Governo non avrebbe potuto essereaffidato ad altri che al Maresciallo Badoglio(...) Frattanto io stavo svolgendo una misu-rata propaganda nel senso anzidetto (...)Ave-vo saputo, nel frattempo, che fermenti anda-vano nascendo in seno all'Esercito; ne ebbiterrore perché ritenevo e ritengo che qualsia-si movimento fuori dalla legge costituziona-le avrebbe condotto a un disastro. Non man-cai di esprimere il mio pensiero e particolar-mente con l'Ecc. Ambrosio che trovai perfet-tamente orientato in tal senso».

Cavallero insiste ripetutamente sullasua distanza con l'ala filotedesca del fasci-smo e con i nazisti stessi, minimizzando isuoi rapporti con essi:

«I miei rapporti con Farinacci in quelperiodo si sono limitati a constatare e raffor-zare in lui il concetto del passaggio del pote-re militare al sovrano (...)Dopo la mia cessa-zione dalla carica, i miei rapporti, sia direttiche indiretti, con le autorità germaniche,furono nettamente troncati. Non ho più ri-veduto fino ad oggi né un comandante tede-sco né un loro dipendente…».

Benedetto Croce appunta nel suo dia-rio:

«Mi è giunta una lettera della G. B., chemi annunzia già concluso l'accordo con glianglo-americani, dei quale si vedrà prestol'effetto. La notizia mi ha talmente eccitatol'anima che non ho potuto fare altro duran-te il giorno. Gioia? No, ma sentimento chesi esce dall'intrico per imboccare una viadolorosa ma diritta».

28 agosto sabato

Nuovo trasferimento per Benito Musso-lini.

L'ex duce del fascismo, ancora custodi-

to presso la Maddalena, viene caricato nelleprimissime ore del mattino su un idrovolan-te della Croce Rossa e dopo un'ora e mezzogiunge a Vigna di Valle, sul lago di Braccia-no. All'idroscalo di Vigna Mussolini vienericonosciuto da alcuni militari; un capitanodella divisione Ariete, Gian Carlo Zuccaro,saputa la notizia, raduna un gruppo di mili-tari e si precipita per liberarlo, ma arrivaquando il piccolo convoglio di macchine ègià partito. Mussolini su un'ambulanzascortata viene condotto ad Assergi in pro-vincia dell'Aquila, dove nei pressi della sta-zione inferiore della funivia per il Gran Sas-so, era stata requisita un'abitazione, "La vil-letta" che diviene per alcuni giorni la resi-denza di Mussolini. Il 3 settembre, a causadella circolazione di notizie all'Aquila sullapresenza dell'importante prigioniero, Mus-solini verrà trasferito sull'albergo a Campo

Imperatore, raggiungibile solo in funivia.Così Mussolini racconta il suo viaggio:«Ho lasciato la villa Weber alla Madda-

lena poco dopo le quattro del mattino inautomobile. Mi accompagnavano il tenenteFaiola, il maresciallo Antichi e un carabinie-re. Dalla banchina deserta del Comando diMarina siamo stati condotti in motoscafo abordo dell'idrovolante della Croce Rossa.Ho chiesto a Faiola dove mi si conducesse.Ma mi ha risposto: "Non posso dirvelo".

Sovraccarico, l'apparecchio ha stentatoa decollare. Dopo un'ora, durante la qualeabbiamo sorvolato il Tirreno, a quota quasisempre costante, mi sono appisolato. Sonostato risvegliato quando stavamo per amma-rare sul lago di Bracciano, all'idroscalo diVigna di Valle.

Messo piede a terra sempre scortato daimiei custodi, ho trovato ad attendermi

l'ispettore superiore di Pubblica SicurezzaGiuseppe Gueli, un tenente colonnello deicarabinieri ed alcuni agenti. Gueli mi hacomunicato che, essendo il generale Pòlitorimasto ferito in un incidente automobilisti-co, egli lo aveva sostituito nella direzionedel servizio concernente la mia persona. Miha invitato quindi a salire su un'autoambu-lanza militare, al cui volante era un gradua-to dei carabinieri. Vi ho preso posto, assie-me al tenente colonnello, a Faiola, Antichi eal carabiniere, mentre Gueli e gli agenti so-no saliti su una i 100 berlina, pure militare.

Ero fiducioso che saremmo finalmenteandati alla Rocca delle Carminate, e in talsenso mi sono espresso con il tenente colon-nello. Ma l'ufficiale ha scosso la testa insegno di diniego. Gli ho chiesto allora qualefosse la diversa meta. Mi ha risposto chenon era autorizzato a rivelarmela.

Per la Cassia, a velocità sostenuta e pre-ceduta dalla 1100, che fungeva da battistra-da, l'autoambulanza è arrivata alle porte diRoma. Ha imboccato quindi la via Salaria,diretta verso la Sabina. Il traffico era scarso,ma la strada era pattugliata da carabinieri.Superate Rieti, Cittaducale, Canetra, Antro-doco, abbiamo lasciato la Salaria per la stra-da numero diciassette dell'Appenninoabruzzese e siamo saliti verso Sella di Cor-no.

Dopo la discesa di Sella di Corno, or-mai nell'Abruzzo aquilano, ci siamo ferma-ti causa un allarme aereo. Siamo scesi dallavettura e abbiamo scorto, altissimi nel cielo,un gruppo di apparecchi nemici. Volavanocompatti verso nord. Sul luogo la confusio-ne era al colmo: civili e militari fuggivanonon si sa dove. Alcuni imprecando. Coimiei occhi ho visto un soldato abbandona-

re il fucile; con le mie orecchie ho udito unaltro gridare parole offensive ad un sottote-nente prima di darsela a gambe levate. Lanostra presenza è stata appena notata: co-munque non sono stato riconosciuto.

Ciò è avvenuto invece a Bazzano, paesequalche chilometri dopo l'Aquila, che abbia-mo appena rasentato, dove l'autoambulan-za si è fermata di nuovo, questa volta causauna avaria al motore. Passando davanti adun finestrino abbassato della vettura, unuomo anziano, malvestito e mingherlino,mi ha scorto nell'interno. Il suo stupore èstato evidente, ma si è ripreso subito. Sotto-voce e in fretta, è riuscito a dirmi: "Duce,sono un vecchio fascista bolognese. Ho quiun frantoio. Hanno dato un colpo di spu-gna al fascismo. Ma non dura, non puòdurare. La gente è stufa di Badoglio e deisuoi; la gente vuole un governo che sappiadare la pace".

Riparato il guasto in una decina di mi-nuti, abbiamo continuato sino alla vicinafrazione di Paganica, ove abbiamo imbocca-to la strada numero diciassette bis della Fu-nivia e del Gran Sasso. Salendo e attraver-sando i paesi di Camarda e Assergi, siamoarrivati alla Villetta del Gran Sasso alle tredi-ci e trenta».

Continuano i tentativi tedeschi per tro-vare e liberare Mussolini, credendolo an-cora alla Maddalena. Una flottiglia tede-sca, partita da Anzio raggiunge l'isola dellaMaddalena dove si incontra con delle moto-siluranti cariche di soldati delle SS prove-nienti dalla Corsica. A capo della spedizio-ne, formalmente, é il comandante di corvet-ta Schultz, ma il comando effettivo è delcomandante Otto Skorzeny, capitano delleSS. Questi, travestito da marinaio, con uncesto di panni sporchi sulle spalle si sarebberecato a Villa Weber per confermare il so-spetto della presenza dell'ex duce, trovandotutti gli agenti di servizio al loro posto. Vi-sta l'impossibilità di tentare un'azioneavrebbe cercato di ottenere informazioniconversando con un soldato che, al suo ten-tativo di portare il discorso su Mussolini,gli avrebbe risposto:

"Senti marinaio, se anche tu cerchi Mus-solini hai sbagliato strada. È partito ieri, perdestinazione ignota. Noi siamo rimasti quia far da spaventapasseri per i tipi come te".

Un documento inviato dal rappresen-tante degli Stati Uniti presso la Santa SedeTittmann al segretario di Stato americanoCordell Hull sulla situazione italiana per-mette di fare un bilancio e di conoscere leinformazioni che erano in possesso degliamericani alla fine di agosto.

«Città del Vaticano, 28 agosto 1943.Tittmann a Hull.

Ho l'onore di riferire la versione seguen-te dei passi che hanno portato alla cadutadel regime fascista secondo informazioniricevute da buona fonte.

Sin dallo scorso 8 giugno i generali Am-brosio e Castellano informavano il Re chel'esercito era pronto a passare all'azione perdeporre Mussolini e sopprimere il regimefascista. In quel momento, tuttavia,il Re,benchè fosse d'accordo in linea di principiocon i generali, esitava poichè preferiva unaformula d'azione che rivestisse l'iniziativacon qualche sembianza di costituzionalità.Al fine di soddisfare i desideri del Re inproposito, fu deciso di tentare di provocarela deposizione di Mussolini mediante unvoto dello stesso Gran Consiglio del fasci-smo. A tal fine, i membri del Gran Consi-glio vicini al Re come De Vecchi, Federzo-ni, Grandi ecc., furono autorevolmente in-formati che la situazione militare era senzasperanza e che pertanto l'Italia doveva riti-rarsi dalla guerra il più presto possibile. Fuspiegato che ciò significava in primo luogoliberarsi di Mussolini. Questi, e altri mem-bri dei Consiglio accettarono di collabora-re, noti soltanto per ragioni patriottiche,tua sembra anche perché essi speravanocon ciò di salvare almeno in parte le loroposizioni personali. Fu perciò stabilito cheal momento opportuno sarebbe stata con-vocata una seduta del Gran Consiglio e sa-rebbe stata votata risoluzione che obbligas-se Mussolini a rassegnare le sue dimissioninelle mani del Re.

Mussolini capì che qualcosa era nell'ariae si crede che andasse ad incontrare Hitlerallo scopo di ottenere assicurazioni di aiutomilitare tedesco che avrebbero rafforzato lastia posizione. Il 18 luglio, mentre Mussoli-ni viaggiava verso Feltre per incontrare ilFührer, Ciano avvertì il Vaticano che tuttopronto per costringere Mussolini a dimetter-si e che l'azione sarebbe stata intrapresa im-mediatamente dopo il ritorno di questi aRoma.

Quando la seduta del Gran Consiglio siaprì il 24 luglio, Mussolini fece un resocon-to rassicurante sulla situazione militare esulle promesse fatte Hitler, destinato a illu-dere i suoi ascoltatori. Immediatamente do-po, De Vecchi lesse un rapporto dei genera-le Ambrosio che dava il vero quadro dellasituazione militare e indicava al di là di ognidubbio che Hitler, all'incontro di Feltre, ave-va rifiutato ulteriori aiuti in quantità suffi-ciente a rendere possibile per l'Italia la conti-nuazione della guerra con qualche speranzasuccesso. Questo rapporto del generale Am-brosio precipitò il voto sulla risoluzione ob-bligando Mussolini a dimettersi.

Il maresciallo Badoglio era stato infor-mato dal Re tre giorni prima della sedutadel Gran Consiglio che egli avrebbe dovutoassumere il governo Mussolini il 25 luglio.La prima cosa che Badoglio chiese al Re,quando se ciò, fu: "Vi siete messo in contat-to con gli alleati sul problema dei tedeschi?".

Galeazzo Ciano, il voltagabbanaAmore e odio tra lui e i tedeschi

Otto Skorzeny, il boia delle SS a capodell’Internazionale nera negli anni 70

Il generale Castellano ritorna a Roma da Lisbona portando con sé l'Armi-stizio breve, ovvero la versione ridotta delle condizioni imposte dagliAlleati all'Italia per la resa. L'ondata di arresti voluta dal governo Bado-glio volta a colpire gli esponenti del fascismo si abbatte anche sull'exministro degli esteri, conte Galeazzo Ciano, ormai caduto in disgrazia. Itedeschi sono sempre più minacciosi, arrivano alla Maddalena, ma ètroppo tardi, ancora un trasferimento per Mussolini, questa volta verso ilGran Sasso. Il racconto dell'ex duce. La vicenda della morte di Re Boris

di Bulgaria, chi l'ha ucciso, i tedeschi stanchi delle sue resistenze, o lamoglie, la principessa Mafalda? L'ambasciatore americano presso la San-ta Sede riferisce a Washington sui fatti del 25 luglio.Il generale Zanussitenta di far giungere a Roma il testo dell'Armistizio lungo fermatoall'ultimo dagli Alleati. L'Italia viene a conoscenza della relazione traMussolini e Claretta Petacci. Morbosa curiosità e sferzante indignazionesi abbattono sulla vita privata del dittatore decaduto. Il Pci si prepara allalotta armata contro i tedeschi, costituendo a Roma la nuova direzione.

Mussolini in prigione sul Gran SassoI tedeschi lo cercano invano. Ciano, arrestato, viene “liberato” e portato a Monaco

il fascista il nazista

L'albergodi CampoImperatorein cui Mussolinirimase prigionierofino al 12 settembre1943

24 mercoledì 29 agosto 2001

giorni di storia agosto 1943 18.47 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 26/08/01

Il generale Vittorio AmbrosioTorino 1879 - Alassio (SV) 1958

Ufficiale di cavalleria in Li-bia, si distingue durante laGrande guerra nella presa di

Gorizia e nell'offensiva di VittorioVeneto. Nella seconda guerra mon-diale comanda la II armata che,dall'aprile 1941, èstanziata in Iugo-slavia; in contrasto con i nazisti, ap-poggia i cetnici contro gli ustasa. Il20 gennaio 1942 sostituisce il gene-rale Roatta come capo di Stato mag-giore dell'Esercito e il 1˚ febbraio vie-ne nominato capo di Stato maggioregenerale. Favorevole ad un distaccodal Terzo Reich, offre le dimissioni,rifiutate, all'indomani del colloquiodi Feltre tra Mussolini e Hitler (19luglio 1943), in cui il duce non sidisimpegna dai nazisti. Convinto

della necessitàdi liberarsi di Musso-lini, con il consenso del re ne ordinala cattura il 26 luglio 1943. Poi, conBadoglio, delibera l'invio di Castel-lano a Lisbona per prenderecontatticon gli angloamericani. Ritenendoche l'annuncio dell'armistizio nonsarebbe stato dato prima del 12 set-tembrenon emana per tempo ordiniprecisi alle armate e il 6 si reca aTorino. Precipitosamente rientratoa Roma l'8 mattina, il 9 diffonde aicomandi inferiori il dispaccio con ilprincipio di reagire alla violenzasenzaprenderel'iniziativa. Cerca difar tornare in Italia il maggior nu-mero possibile di soldati e si adope-ra perché le truppe italiane combat-tano a fianco degli Alleati. Obbedi-sce al re e lo segue a Pescara e poi aBrindisi dove il 20 novembre chiededi essereesoneratodall'incarico.

Il generale Mario Roatta(Modena 1887 - Roma 1968)

Ufficiale nella Grande guerra, èsuccessivamenteaddetto milita-re in Polonia, Finlandia e nei

paesi baltici. Dal 1934 al 1939 è a capodel SIM, il Servizio segreto militare.Nel 1936 è inviato in Spagna a capo delcorpo di spedizioneitaliano checombat-te con i franchisti durante la guerracivile. Rientrato in Italia dopo la scon-fitta di Guadalajara vienepromosso ge-nerale di divisione e, nel 1939, inviatoin Germania come addetto militare.Nella seconda guerra mondiale è il vicedi Rodolfo Graziani ai vertici dell'eser-cito, poi tra il marzo 1941 e il gennaio1942 è capo di Stato maggiore dell'eser-cito. Successivamentecomanda la II ar-mata in Croazia e la VI in Sicilia. Ènuovamentecapo di Stato maggiore tra

il giugno e il novembre 1943. Il 25 lu-glio è autore di una circolare che ordi-na all'esercito di reprimere anche spa-rando ogni turbativa dell'ordine pub-blico. L'8 settembresegue a Brindisi ilreeBadoglio senzaprima aver imparti-to un preciso ordine di resistenzaai te-deschi. A novembrevienesollevatodall'incarico su richiesta angloamericana acausa del suo orientamentofilotedesco,arrestato e sottoposto a inchiesta dallaCommissione incaricata di indagaresulla mancata difesa di Roma. È inol-tra accusato dagli iugoslavi per i crimi-ni di guerra compiuti durante la repres-sione antipartigiana in Croazia. Nel1945, sotto processo per atti rilevanti afavore del fascismo, riesce ad evadereprima della condanna all'ergastolo ri-fugiando in Spagna; nel 1948 la cortedi Cassazione annulla la sentenza.Roatta torna in Italia nel 1966.

26 agosto giovedì

Prosegue l'organizzazione dei verticimilitari italiani per fronteggiare la preve-dibile e inevitabile reazione tedesca all'Armistizio. Il generale Ambrosio, nono-stante i tentennamenti di Badoglio ordinaal generale Roatta di preparare le direttiveda impartire ai vari reparti dell'esercito.Le direttive sono già pronte, preparate nelfrattempo dal responsabile dello specialeufficio per la difesa, tenente colonnelloMario Torsello. Si tratta del documentointitolato «Memoria 44», contenente laprescrizione di raggruppare le forze, pre-parare le interruzioni delle ferrovie e delleprincipali vie di comunicazione. In segui-to all'intenzione di Badoglio di mantene-re il più rigoroso segreto circa l'Armisti-zio molte autorità che avrebbero dovutoessere informate ne vengono tenute all'oscuro. Le indicazioni sul comportamen-to da tenere verranno diramate all'eserci-to a partire dalla notte tra il 1˚ e il 2settembre, solo dopo la tardiva approva-zione del Comando supremo.

Gli Alleati si preparano all'occupazio-ne della penisola italiana. Churchill scri-ve al generale Rupert Harold Alexander,capo delle forze britanniche in MedioOriente e in tutto lo scacchiere mediterra-neo, le sue preoccupazioni circa il duplicesbarco alleato, che si sarebbe svolto conun'operazione dalla Sicilia in Calabria, no-me in codice «Baytown», e un di pocosuccessivo e ben più massiccio sbarco aSalerno, l'operazione «Avalanche»:

«Il generale Whiteley, che è stato qui,ci ha comunicato le date e le rispettiveproporzioni delle operazioni "Baytown" e"Avalanche". Ciò mi ha preoccupato all'estremo e io spero che possiate tranquilliz-zarmi. Presumendo che i nostri sbarchisiano coronati dal successo e che non sivenga battuti negli scontri successivi, nonriesco a capire perché siano necessari duemesi e mezzo e anche più per sbarcare operché debba essere necessario, quandos'abbia in nostro possesso nell'"Avalan-che" un porto efficiente e una testa diponte, far marciare tutte le divisioni della"Baytown" attraverso la Calabria invece dimandarne almeno alcune per mare.

Inoltre il mandare non più di 12 divi-sioni sulla Penisola a tutto il 10 dicembremi sembra un ritmo troppo lento per nonesporci a pericoli gravissimi. Innanzi tut-to nessun vero aiuto può giungere chepermetta agli italiani a Roma di rivoltarsicontro i tedeschi, e i pericoli di un Gover-no fantoccio tedesco, o anche di una so-praggiunta anarchia, si aggraveranno eprolungheranno. Poi, se per il 10 dicem-bre non sarete riusciti a mettere assiemepiù di 12 divisioni, e nella sola zona diNapoli, che cosa mai potrà impedire aitedeschi di portare per la stessa epoca for-ze di gran lunga superiori contro di esse?Si dice che attualmente 16 divisioni ger-maniche siano nella penisola italiana. lostesso non credo che si tratti di divisionicomplete; anzi parrebbe probabile che sitratti in molti casi soltanto di comandidivisionali. Ma se la liberazione di Romae il conseguimento degli importanti van-taggi politici e militari che ne derivanodovessero essere rimandati per più di tremesi da ora, nessuno potrà calcolarne leconseguenze.

Desidero grandemente avere vostrenotizie prima della mia partenza dall'America, poiché anche il Presidente è ri-masto molto angustiato per la data comu-nicata, e se questo deve essere realmente ilquadro orario da stabilirsi per l'operazio-ne sarà molto meglio che noi ci si consultiin vista del peggio. Spero tuttavia che voidissiperete queste nubi».

Fervono i preparativi per il trasferi-mento di Mussolini dalla Maddalena aCampo Imperatore sul Gran Sasso. Nellanuova sede prescelta vengono distaccatiin attesa del prigioniero 43 carabinieri e30 guardie di pubblica sicurezza con duemitragliatrici e fucili mitragliatori, ai qua-li si sarebbe aggiunto un gruppo cinofilocon sei cani lupo. La sede della Maddale-na era risultata molto insicura: militaritedeschi erano venuti a conoscenza dellalocalità della prigionia dell'ex capo del fa-

scismo. Le informazioni erano giunte algruppo speciale costituito da Hitler findalla fine di luglio per la liberazione diMussolini, affidato al capitano Otto Skor-zeny e coordinato con il comando di para-cadutisti vicino a Roma del generale Stu-dent. Più volte erano stati segnalati aereitedeschi sorvolare a bassa quota l'isola,che nel frattempo aveva assistito a un in-cremento della presenza di osservatori na-zisti in cerca di informazioni, che tuttavianon erano mai riusciti a verificare in mo-do certo l'attendibilità delle segnalazioni.Lo stesso Hitler non si era sentito di pro-muovere un'operazione militare segnatada altissime probabilità di fallimento.L'esito di evento di questo tipo avrebbesortito l'effetto di precipitare i rapportitra Berlino e Roma, offrendo agli italianiil pretesto per sganciarsi dall'alleanza.

Il diario di Bottai registra alcune con-siderazioni in merito agli arresti dei gior-ni precedenti e soprattutto circa la mortedi Ettore Muti. È l'ultima annotazioneche rimane sul diario. Il giorno successi-vo, Bottai viene arrestato per ordine di

Badoglio e imprigionato nel carcere diRegina Coeli dove l'ex gerarca rimane fi-no al 13 settembre, giorno in cui verràliberato dal capo della polizia Senise. Il 21settembre riprenderà a scrivere: allontana-tosi dalla politica, braccato dai tedeschi edai fascisti che lo considerano un tradito-re, si salva vivendo in clandestinità, grazieanche alla protezione del Vaticano. Quan-do gli alleati entreranno a Roma si arruo-lerà nella Legione straniera, combattendoin Francia e in Germania contro i tede-schi.

«Due giorni fa, martedì, nella pinetadi Fregene, Ettore Muti è stato assassina-to. Se il verbo sia giusto, non so; e per unpezzo non si saprà. Ucciso, di certo, dauna pattugli di carabinieri andati per arre-starlo in una casetta sul mare. Uccisionelegale contro un tentativo di fuga? Parel'ipotesi più certa. Ma già circolano altrevoci, o che sia stato spacciato perché "sa-peva"; o che fosse implicato in scandalifinanziari all'Agip, dove operavano i suoifidi; o che a lui facesse capo un complot-to. Convalidano l'ultima voce notizie dialtri arresti: di Igliori, di Vaccaio, di Gra-nello, di Cavallero. […]Alla scoperta delcomplotto si sarebbe giunti così. Certoprofessor Wagner dell'Accademi atedescadi villa Sciarpa ricevette, giorni fa, l'ordi-ne di far conoscere a altra segreta autoritàgermanica l'orario preciso delle sue gior-nate della settimana in corso: perché lo siavvertiva, si sarebbe potuto aver bisognodel concorso di tutt'i tedeschi presenti aRoma, per una certa impresa. Messo insospetto, l nostro professore, di non co-perti sentimenti antifascisti, si confidavacon un collega italiano; e questi, a suavolta, con un funzionario del Ministerodell'E(educazione) N(azionale). Entra iniscena Severi che per telefono, par di vede-re la sua aria di salvatore della Patria,mette in guardia Badoglio. Donde, il re-sto.

Dunque, par vera questa del complot-to, anche se ora la si vorrà gonfiare adaltri fini. E duole di pensare che il Fasci-smo fosse caduto tanto in basso da poter-sene, da alcuni, immaginare una rinascitaper mezzo d'un complotto.

Alcuni, di cui Ettore Muti definisceicasticamente la fisionomia. Sulla sua te-sta piccola tonda, e soda, rapata, secondoil costume dei tedeschi e dei boxeurs, quelsuo sguardo infossato sotto le orbite pro-minenti, così destituite d'ogni nerbo dimeditazione, d'osservazione, di compren-sione da apparire senza colore, neutre diun grigio mimetico; quella sua fronte bas-sa, d'una bassezza impressionante al pun-to da parer subito, al primo incontro unsegno sinistro.

Lo ricordo in Africa, al campo di Ma-callè, aviatore. Là io lo conobbi per laprima volta, chè con questo squadrismoda sicari i miei contatti furono sempreoccasionali, scarsi, reciprocamente diffi-denti. E, anche laggiù, quel loro modo difare la guerra, com'una partita sportiva,con un coraggio che snaturava il senti-mento umano fino a cancellarvi ogni trac-cia di commozione, di religiosa "pena",d'attonito stupore dinnanzi alla morte da-ta o ricevuta, mi ripugnava. Risuscitava inme le contraddizioni psicologiche con cuivissi, durante l'altra guerra, la mia espe-rienza "ardita". Una volontà di guardarein fondo alla guerra e un orrore d'averviguardato.

Ora, Muti è morto. Penso alla suatragica fine con malinconia. La catena in-fernale non si spezzerà, dunque, mai piùin quest'Italia? Nella targa della piazza quivicino alla mia casa, "piazza dei martirifascisti", gli zelatori dell'ora hanno cancel-lato il "fascisti": se va bene a loro, va bene.Ma io cancellerei anche "martiri", perquel tanto di misticismo ipocrita e di con-taminazione risorgimentale, per quel suo-no rettorico, da dannunzianesimo fiuma-no.

E con la parla vorrei cancellare quest'archeologismo settario, congiuratore ecomplottatore, in un mondo che sempreha più bisogno di energie liberamente echiaramente spese nel lavoro».

A cura di Augusto Cherchi,Enrico Manera, Gian Luca Caporale

Con il consenso del reordina la cattura di Mussolini

Suoi i crimini in Croazianella repressione antipartigiana

Tra incertezza e paura, i vertici militari italiani con-tinuano i preparativi per la prevista aggressione tede-sca, inevitabile reazione all’Armistizio. Le direttive so-no contenute nel documento chiamato la «MemoriaOP 44», e verranno spedite poi all’esercito all’inizio disettembre . Anche tra gli Alleati fervono i preparativi:Salerno e la Calabria sono i prossimi obbiettivi, «Ava-lanche» e «Baytown» i nomi in codice delle rispettive

operazioni. Mussolini è al centro di una delicata parti-ta tra il governo italiano che si prepara a trasferirlodalla Maddalena sul Gran Sasso, e le SS del capitanoOtto Skorzeny a un passo dalla sua liberazione. Nell'ul-tima pagina dei 45 giorni del suo diario, Bottai registraalcune considerazioni in merito agli arresti precedenti.L’ex gerarca viene arrestato il 27 agosto per ordine diBadoglio e imprigionato nel carcere di Regina Coeli.

Il pericolo dell’aggressione tedescaL’esercito italiano si prepara. E gli alleati organizzano l’occupazione della penisola

il generale Ambrosio il generale Roatta

Il gerarca fascistaBottaiBottai vennearrestato il 27agosto eimprigionato nelcarcere romano diRegina Coeli

domenica 26 agosto 2001 25

Giorni di storia agosto 1943 ----- Stampata: 04/08/01 19.18 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 05/

3 agosto 1943, martedì

In Sicilia Centuripe cade nelle mani della 78ªdivisione inglese. Primo tentativo della 3ª divi-sione americana di prendere San Fratello, mala resistenza della 29ª divisione Panzergrana-dier tedesca risulta insuperabile.

Roosevelt scrive a Churchill a proposito deldocumento armistiziale da presentare agliemissari italiani: «Ho letto lo Strumento diResa (…) dubito seriamente dell'opportunitàdi utilizzarlo. Dopotutto, le condizioni di resagià approvate e mandate a Eisenhower potreb-bero essere tutto quello che occorre. Perchélegargli le mani con uno strumento che po-trebbe essere o troppo impegnativo o inade-guato? Perché non lasciarlo libero di agire aseconda delle circostanze?».

Alla conferenza tenutasi nel Quartier gene-rale di Hitler, al capo di Stato maggiore dellaWehrmacht Alfred Jodl che riferisce come sia«completamente cessata la resistenza italianaai nostri provvedimenti» Hitler risponde:«Può darsi che essi cerchino soltanto di pren-dere tempo al fine di venire ai patti con glianglo-americani prima di rompere aperta-mente con la Germania».

Una delegazione del Comitato nazionale delleopposizioni, composto da Ivanoe Bonomi,Giorgio Amendola, Alcide De Gasperi, LuigiSalvatorelli e Meuccio Ruini, si reca da Bado-glio, per la presentazione di un documentoche chiede l'immediata cessazione della guer-ra.

Un promemoria sull'ordine pubblico della Di-rezione generale di Pubblica sicurezza segna-la: «Cessata di colpo ogni ingerenza fascistanell'organizzazione sindacale, le masse opera-ie si sono trovate in una situazione di smarri-mento e di disorientamento di cui hanno ten-tato subito di approfittare elementi sovversi-vi». Si registrano «iscrizioni murali sovversi-ve, specie nei centri operai, e diffusione dilibelli comunisti incitanti alla rivolta», «ele-menti perturbatori dell'ordine e decisamenteantinazionali, per niente preoccupati delle in-derogabili necessità del Paese in guerra (…)in presenza del nemico invasore di parte delterritorio nazionale». A Torino, Milano, Bolo-gna, Genova e Trieste «le prime manifestazio-ni di giubilo trascendevano in manifestazionidi netto contenuto sovversivo, con la presso-ché totale astensione degli operai dal lavoro,che invocavano la costituzione immediata diconsigli aziendali e di fabbrica, l'immediatolicenziamento di capi ed operai squadristi, laliberazione dei detenuti politici, mentre face-vano la loro apparizione emblemi sovversivi,quali bandiere rosse, bluse rosse e distintiviraffiguranti la falce e il martello». «È statopurtroppo necessario in alcuni casi di apertaribellione ai poteri costituiti di fare uso dellearmi, con necessaria conseguenza di morti eferiti».

Una circolare della Confederazione degli in-dustriali della provincia di Torino segnala:«Dopo le manifestazioni con cui è stata accol-ta la fine del regime fascista, si va a riscontrarenel campo dell'industria, da parte di elementivari, un movimento tendente alla riorganizza-zione di speciali commissioni di lavoratoriall'interno degli stabilimenti. Sembra chel'azione dei suddetti tenda a svolgersi nell'am-bito sindacale e che essi cerchino di investirsidella rappresentanza delle masse operaie».

Menzogne e meschinità di Vittorio Emanueledi Savoia.Dall'ambasciatore tedesco Hans Georg vonMackensen al ministero degli Esteri-Berlino.«Il re ha osservato (…) che la crisi del 25luglio è giunta anche per lui come un fulminea ciel sereno (…) da parecchio tempo eraevidente l'esistenza di un duro conflitto tra ilDuce e le personalità più in vista del partito.Egli stesso aveva messo sull'avviso il Duce e loaveva consigliato di stare in guardia (…). Nelcorso del colloquio decisivo con il Duce che,come il re ha sottolineato "continua ad essereun suo amico", entrambi furono d'accordoche al Duce si contrapponeva un fronte com-patto composto dai suoi più stretti collabora-tori e che, se si fosse permesso alle cose diseguire il loro corso, ne sarebbe necessaria-mente derivato o che il Duce avrebbe dovutoridurre all'impotenza tutta questa gente, oche avrebbe messo quotidianamente la suavita a rischio poiché essi avrebbero cercato diprevenire la sua vendetta eliminandolo (…).Il re, assieme col Duce, sarebbe giunto allaconclusione che (…) la guerra civile, la cosapeggiore che potesse capitare al paese - colnemico non solo alle porte ma già sul suolopatrio - era inevitabile se non si trovava unaterza soluzione. Allora il Duce (…) lo avevapregato di accettare le sue dimissioni (…). Ilre ha chiaramente fatto capire di considerareGrandi come il principale seminatore di zizza-nia all'interno del Gran Consiglio (…)».

Un’informativa della Polizia riporta stralci diconversazione che testimoniano l'opinionepopolare sulla figura del re: «Come mai quest'uomo in vent'anni non si è accorto mai dei

tipacci che erano i governanti d'Italia?». «Èun re che se ne deve andare subito. È stato undisastro per il paese. Egli è il primo responsa-bile delle nostre rovine… Se ne vada prestoperché ancora danneggia».

Il «Corriere della sera», ponendo la questio-ne di una vergognosa resa incondizionata agliAlleati, esprime la diffusa tendenza nazionali-sta e populista. Nell'articolo Prima di tutto silegge: «I nemici vogliono l'Italia, l'Italia nonpiù fascista, l'Italia arresa a discrezione, diso-norata dalla fuga verso le ginocchia del nemi-co trionfante e di questo disonore compensa-ta, non già con quel sollievo fisico che si con-

cede sprezzatamene ai più deboli, ma conatroce rincrudimento di tutte le sue sofferen-ze. (…) Questa è oggi la ferrea legge dellarealtà: la pace nostra non sarebbe, che la conti-nuazione della guerra, con noi o senza di noi,ma sopra di noi con accresciuti i danni e idolori,e fra il concorde e duraturo disprezzodegli uni e degli altri. (…) Noi siamo unpopolo risorgente a libertà, naturalmente desi-deroso di pace. Un popolo ferito, ma in piedi.E il nemico non deve poter contare sulla colla-borazione di alcuno di noi se col pretesto diun pace semplicemente favorevole a una suastrategia per noi più funesta, ci vuol consegna-re, fiaccati e avviliti alla storia, perché i nostri

figli a quelli che verranno da loro abbiano avergognarsi di noi e aggravare la nostra me-moria del male commesso con un a resa in-condizionata».

4 agosto, mercoledì

Le truppe tedesche della divisione HermannGöring si ritirano spontaneamente da Cata-nia. Si intensificano i bombardamenti sullecittà italiane. Altre divisioni entrano in Sudti-rolo: vengono in primo piano i guasti prodot-ti dai due contrapposti nazionalismi cometestimonia la relazione dell'ambasciatore tede-sco Hans Georg von Mackensen al ministerodegli Esteri a Berlino: «La 44ª divisione "Granmaestri dell'Ordine teutonico" ha passatomarciando il confine senza che agli italianifosse stato dato alcun avviso preventivo, edato che da parte italiana nessuno vuol crede-re che queste truppe se ne stiano andando apiedi fino in Calabria, se ne ricava l'impressio-ne sia stata destinata ad occupare il Sudtirolo.(…) Il general Feurstein ha dichiarato di vo-ler collocare la sede del suo stato maggiore aBolzano; del resto gli italiani non avevanoassolutamente le idee chiare su quali fossero icompiti attribuiti al generale. Di per sé gliitaliani non avevano nulla in contrario all'av-vicinamento della divisione, essi si limitavanoa chiedere che la divisione venisse caricata sumezzi di trasporto idonei ed inviata a sud. Perquanto io debba sottolineare che il gruppoetnico tedesco residente in Sudtirolo manten-ga una disciplina di ferro, non è comunque

possibile impedire alla gente di accogliere fe-stosamente le truppe in arrivo, di far lorodoni e così via, tutte cose contro le quali lepattuglie militari italiane intervengono in mo-do piuttosto rude. È un fatto, del resto, chenelle teste di questi sudtirolesi si è piantataben ferma la convinzione che ormai il Sudtiro-lo è occupato una volta per tutte dalle truppetedesche, e che lo spettro dell'emigrazione èdefinitivamente alle loro spalle. Lo stesso di-scorso aleggia, con un tono diverso, nelle te-ste degli italiani qui residenti, che se ne vannovia o dicono di volersene andare perché ilpaese ora è occupato dai tedeschi».

La situazione italiana e l'approccio del go-verno Badoglio nei confronti degli Alleati ètestimoniato da una relazione dell'ambascia-tore inglese sir Campbell: «Il marchese d'Aie-ta (…) è stato mandato per prendere contattocon me (non sta andando dagli americani)dal governo Badoglio essendone a conoscen-za il re e lo Stato maggiore generale. Il re e icapi dell'esercito stavano preparando un coupd'état che fu però anticipato (probabilmentedi pochi giorni) dall'iniziativa del Gran consi-glio fascista. In Italia il fascismo è morto.Ogni traccia è stata spazzata via. L'Italia èdiventata rossa dal giorno alla notte. A Tori-no e a Milano vi sono state dimostrazionicomuniste che si sono dovute reprimere conla forza armata. Venti anni di fascismo hannocancellato le classi medie. Non vi è niente trail re e i patrioti che si sono raccolti intorno alui e il dilagante bolscevismo. Il re ha giocatola sua ultima carta. Se viene rovesciato vi sarà

un bagno di sangue e il caos. I tedeschi sonofuriosamente arrabbiati. Sono decisi a nonlasciar liberi gli italiani e, se ci riescono, afargliela pagare cara. Hanno il controllo com-pleto. Hanno una divisione corazzata propriofuori Roma e marceranno nelle città se vi èqualche segno di debolezza da parte degli ita-liani. Ve ne sono diecimila sparsi intorno Ro-ma, in maggioranza con mitragliatrici. Sebombardiamo di nuovo Roma vi sarà unasollevazione popolare e i tedeschi vi entreran-no e massacreranno tutti. Hanno effettiva-mente minacciato l'uso dei gas. Intorno a Ro-ma sono stati concentrati quanti più soldatiitaliani possibile, ma non hanno il fegato dibattersi. Praticamente non hanno armi e nonpossono tener testa nemmeno a una ben equi-paggiata divisione tedesca. In queste circostan-ze il re e Badoglio, il cui primo pensiero era diconcludere la pace, non hanno alternativetranne che fingere di continuare la lotta. Gua-riglia deve incontrare Ribbentrop (forse do-mani) e ne risulterà un comunicato in cui siafferma in termini più chiari di quelli sinorausati che l'Italia è ancora l'alleato attivo dellaGermania. Ma sarà solo una finzione. L'inte-ro Paese desidera solo la pace e soprattutto diliberarsi dei tedeschi che sono universalmen-te odiati.

«Se per noi non è possibile attaccare im-mediatamente la Germania attraverso i Balca-ni, provocando così il ritiro dei tedeschi dall'Italia, prima sbarchiamo in Italia meglio è. Itedeschi però sono decisi a difenderla palmoa palmo. Quando sbarcheremo in Italia trove-remo scarsa opposizione e forse anche un'atti-va collaborazione da parte degli italiani. Ilmio telegramma immediatamente successivodà la posizione e la forza dei tedeschi pertutto quello che il mio informatore è stato ingrado di dirmi. Dall'inizio alla fine egli nonha mai fatto cenno ai termini di pace e l'interasua storia, come avrete visto, non è stato altroche un appello a salvare l'Italia dai tedeschi eanche da se stessa e di farlo il più velocementepossibile. Ha espresso la speranza che nonmaltratteremo troppo il re e Badoglio (cosache affretterebbe il bagno di sangue) anche sefarlo un po', li aiuterebbe a continuare la fin-zione nei confronti dei comunisti».

A questa relazione il ministro degli Esteriinglese Eden aggiunge una nota di cautela:«Le informazioni militari da lui (d'Aieta) datesono esagerate per i seguenti motivi (…) Noncrediamo che i tedeschi abbiano il controllodelle comunicazioni, ma abbiamo ragione dipensare che hanno i piani per assumerlo (...)è improbabile che essi sarebbero capaci diimpedire alle truppe italiane di tornare se so-no decise a farlo. Perciò tutto questo ci (alGabinetto di guerra) fa pensare che sia un'esa-gerazione deliberata per impressionarci. Èmia ferma opinione che non vi sia in questa"avance" niente che ci faccia deviare dalla no-stra presente politica, compresa la ripresa deibombardamenti su Roma».

5 agosto, giovedì

Il 13˚ Corpo d'armata britannico entra aCatania fra le acclamazioni della popolazionerimasta disperatamente priva di cibo. Nellanotte le truppe della 15˚ divisione Panzergra-nadier, provate dagli scontri si ritirano da Tro-ina; la battaglia è durata sei giorni, nella qualele forze italo-tedesche lanciano non meno di24 contrattacchi.

Corrado Alvaro, neo-direttore de «Il popolodi Roma» descrive con una nota ciò che stasuccedendo nel quotidiano, indice di quelloche succede nel paese: «Una delle prime pre-mure che mi hanno usato è stata quella dispostare il tavolo dalla posizione di prima e dimettere alla parete il ritratto del Re al posto diquella del Duce: un viso rattrappito sotto unelmo troppo grande, ma furbo e quasi treman-te di continuo (…). Pare dunque impossibileabituarsi a vivere senza ritratti ai muri. Difronte al tavolo c'è uno scaffale di libri suiproblemi della nazione e il cui senso mi pareora svanito, non più leggibile, come se parlas-se di un'epoca lontanissima, ed era ieri».

Il premier britannico Churchill descrive alpresidente degli Stati Uniti la situazione ita-liana e i tentativi italiani di intavolare trattati-ve con gli Alleati, basandosi integralmentesulla comunicazione di sir Campbell del gior-no precedente.

Il «Giornale d'Italia» pubblica la lettera aper-ta di Benedetto Croce dal titolo «La libertàanzitutto e sopra tutto». Nel suo diario appun-ta «Sbrigata una lunga e vasta corrispondenza:anche, tra l'altro, per due tedeschi, uomini dilettere, che si sono rivolti a me per avere prote-zione nella persecuzione che credono immi-nente contro i loro connazionali. (…) Nelpomeriggio, (…) amici venuti da Napoli cihanno informati delle orribili distruzioni diieri per grosse bombe gittate da un capo all'al-tro della città. Di fronte alla nostra casa diNapoli è stata rovinata, e in gran parte si è poibruciata, la chiesa di Santa Chiara, museo del-la dinastia angioina, e sono periti tutti o quasii suoi monumenti. La nostra casa è rimasta inpiedi, ma con forti danni alle tettoie e ai balco-ni e un principio d'incendio domato. La seraho continuato a rivedere bozze (…)».

A cura di Alessandro Cherchie Gian Luca Caporale

In alto, gente chefugge nei rifugi

antiaerei. A destrasoldati italiani siarrendono agli

alleati a Messina. Afianco la fotosimbolo della

caduta delfascismo: il popolo

distrugge gliemblemi del

regime.

«Il re ha giocato l’ultima carta»Gli alleati tiepidi con Badoglio, industriali spaventati dalla «marea rossa»

domenica 5 agosto 2001 25

giorni di storia 0.05 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 06/09/01

Nell'attesa, Gronchi e Neri stendono ilseguente promemoria:

"1. a) sostituire il gen. Gloria conaltro generale proveniente da truppe al-pine;

b) allontanare dai reparti dislocatinel Trentino e in Alto Adige gli ex gerar-chi e i filotedeschi in genere;

c) costituire robusti capisaldi a For-tezza, Dobbiaco, Spondigna e alla Men-dola, concentrandovi artiglieria e scor-te;

d) trasferire in montagna fuori daifondovalle e dalla fascia concordata di 4chilometri lungo la linea del Brennerotutte le altre unità, decentrandole sullabase della autonomia organica dellacompagnia alpina;

e) trasferire in montagna depositi dimunizionamento leggero e di viveri;

f) fornire di mezzi radio e di mitra-gliatori leggeri i reparti in montagna;

g) tenere aperte al traffico e protettele strade dello Stelvio, del Tonale, dellaMendola, del Cordevole e d'Alemagna;

h) concentrare a rincalzo in Val Ca-monica, in Valtellina e nelle Giudicariele forze stazionanti nella vallata del Po econcentrare nella provincia di Bellunoquelle stazionanti nella pianura veneta;

i) predisporre il brillamento della di-ga "ad ombrello" del bacino idroelettri-co di Fortezza, unico punto debole rile-vato nella sorveglianza tedesca. L'allu-vione, che ne potrebbe derivare e chepotrebbe essere rinforzata dal brilla-mento, meno facile, della diga del baci-no di Val di Vizze (Vipiteno), arreche-rebbe alla stretta valle bassa dell'Isarco,alla ferrovia e alla rotabile che la percor-rono danni gravissimi e difficilmente elentamente riparabili: (seguono alcunidati tecnici relativi alle caratteristichedella diga, alla quantità e al metodo diimmersione dell'esplosivo e alcuni detta-gli sulla disposizione delle truppe).

2. a) Raccoglierenel gruppo di Brenta(Trentino) con ap-poggio presso rifugiAgostini, Pedrotti, 12Apostoli, Brentei unabanda ausiliaria dellaforza di 250-400 uo-mini formata preva-lentemente di volon-tari romagnoli, inqua-drati da ufficiali e sot-tufficiali alpini;

b) armarla conmateriale americano e inglese di predabellica;

c) impiegare la "banda" in azioni diprovocazione e di disturbo contro i tede-schi in territorio nazionale e, eventual-mente, dopo una certa esperienza, interritorio germanico prossimo alla Sviz-zera (zone dell'Arlberg e di Bregenz).

Il maresciallo Badoglio provvedead allontanare i propri familiari da Ro-ma. Il capo del Governo spedisce inSvizzera, la moglie, la figlia Maria, e lanuora Annina, vedova del primogenitoPaolo, le quali si stabiliscono a Lugano.Stessa cosa per il ministro della RealCasa, il duca Pietro Acquarone, il qualemanda in Vaticano oltre a una serie divalori, la duchessa Maddalena con i figliUmberta, Luigi Filippo, Cesare e Pia.

Benedetto Croce appunta sul suodiario l'avvenuta firma dell'Armistizio:

«Un amico mi ha comunicato unatelefonata da Roma, fatta alla sede localedella Banca Commerciale: "Il malato èguarito. Avvertitene il senatore Croce":che abbiamo interpretato come annun-zio della conclusione dell'accordo aspet-tato».

5 settembre domenica

Il governo Badoglio a Roma riceve idocumenti relativi alle clausole dell'ar-mistizio appena firmato. I due ufficialiLuigi Marchesi e Paolo Vassallo giungo-no a Roma di ritorno dalla Sicilia dovehanno presenziato alla firma dell'armi-stizio tra gli Alleati e il generale Castella-no plenipotenziario del governo italia-no nella persona del generale Castella-no. Hanno con loro i documenti conte-nenti le informazione tecniche per losvolgimento delle operazioni militari ele indicazioni sulla condotta da tenere.Le carte comprendono il testo dell'Armi-stizio corto, le clausole aggiuntive (Armi-stizio lungo), il foglio redatto e firmatodal generale americano Bedell Smithche modifica l'armistizio, in merito allapossibilità che l'esercito italiano nonvenga disarmato qualora collabori allaguerra antitedesca; le indicazioni sullerotte che navi e aerei dovranno tenereper consegnarsi agli Alleati all'indomanidell'armistizio; le indicazioni relative all'annuncio della firma dell'armistizio, un

appunto per Badoglio dove sono conte-nuti alcuni "consigli", tra cui quello diregistrare preventivamente il messaggiosu disco nell'evenienza eventualità di unimpedimento al momento fissato perl'annuncio e quello di accompagnare lacomunicazione con il discorso di unapersonalità politica e di un operaio infi-ne il piano operativo per l'impiego delladivisione aviotrasportata, che sarebbedovuta arrivare in tre diversi aeroportinel corso di tre o quattro notti successi-ve.

Gli aeroporti avrebbero dovuto esse-re illuminati da fari a luce azzurra; adaccogliere i reparti, che sarebbero entra-ti in azione solo una volta "al completo"ci sarebbero dovuti essere 400 autocarri.Inoltre le prescrizioni richiedono di libe-rare dai nazisti una zona di 6 miglia acavallo del Tevere (dove si trova buonaparte della 2˚ divisione paracadutisti te-desca), di posizionare ad Ostia un farocon luce fissa volta ad occidente, di met-tere a tacere le batterie contraeree, com-prese quelle tedesche e di impedire alletruppe tedesche di impadronirsi degliaeroporti.

Il generale Roatta commenta: «Sefossimo in grado di fare tutto ciò, nonavremmo avuto bisogno di un concorsoalleato».

I documenti contengono anche unalettera personale di Castellano per il ge-nerale Ambrosio in cui tra l'altro si affer-ma: «Per quanto abbia fatto l'impossibi-le per riuscirvi, non ho potuto averealcuna notizia sulla precisa località dellosbarco. Circa la data non posso dire nul-la di preciso: ma da informazioni confi-denziali prevedo che lo sbarco potrà av-venire tra il 10 e il 15 settembre, forse il12».

Verso sera il Capo di Stato Maggio-re Generale, Vittorio Ambrosio riuni-sce alla presenza del maresciallo Bado-glio i tre ministri delle forze armate (An-tonio Sorice, de Courten e Renato San-dalli,) e comunica loro le linee operativedegli Alleati sostenendo che le condizio-ni armistiziali appaiono dure, ma chetale durezza viene mitigata nell'eventua-lità di un concorso italiano nella guerracontro i tedeschi. Ambrosio ordina algenerale Sandalli di assicurare il comple-to "approntamento degli aeroporti" del-la capitale per consentire l'atterraggiodella divisione aviotrasportata america-na nell'ambito dell'operazione Giant II.Nasce una discussione, in quanto il mi-nistro Sandalli sostiene di aver bisognodi almeno sette giorni per portare a com-pimento l'operazione.

Si prepara l'arrivo dei generali alle-ati a Roma. Nel pomeriggio, durante lariunione con i vertici militari, Ambro-sio incarica l'ammiraglio de Courten direperire una motosilurante per portare

un gruppo di ufficiali da Gaeta a Ustica:all'alba del 7 avrebbero incontrato unamotosilurante inglese, la quale, dopoaver preso in consegna gli ufficiali italia-ni, li avrebbe trasportati a Palermo eavrebbe consegnato a sua volta due uffi-ciali alleati da trasportare a Roma. Vie-ne designato come ufficiale incaricatodi affiancare l'operazione il tenente divascello Giuriati del Reparto Operazio-ni di Supermarina e si decide l'utilizzodi una corvetta in luogo di una motosi-lurante. Verso sera si organizza nel detta-glio la missione: la partenza viene con-cordata alle ore 20 del giorno 6 e l'arri-vo, alle ore 7 del giorno 7. Non vieneimpartito nessun ordine scritto, e vieneincaricato di condurre la missione il con-trammiraglio Maugeri, capo del Repar-to Informazioni dello Stato Maggiore.

La Marina registra i movimenti de-gli Alleati. La Marina italiana effettuauna serie di rilevamenti sulla posizionidelle forze navali nemiche e ne dà noti-zia alle 18 al Comando supremo e agliStati maggiori di esercito e aeronauticacon l'avviso segreto n˚ 12882:

«Le ricognizioni fotografiche su Ora-no e porti adiacenti hanno rilevato situa-zione praticamente invariata dei pirosca-fi e un sensibile incremento nei mezzida sbarco che possono essere ora valuta-ti circa cento unità convenzionali. Partedi detti mezzi sono a bordo di piroscafi.Tutte le navi portaerei già presenti aGibilterra sono partite per il Mediterra-neo. A conferma di quanto comunicatoieri si deve quindi ritenere che il nemicosta ultimando i preparativi per una se-conda operazione, più importante e amaggior raggio di quelle in atto. Manca-no tutt'ora le ricognizioni nei porti dimaggior interesse (Diserta-Malta) nonest possibile precisare quale sia la dire-zione più probabile. Si deve però ritene-re che l'operazione può essere seguita apartire anche dalle prossime 48 ore».Firmato: de Courten.

Dopo le riunioni del Comitato delleOpposizioni, comincia a Milano e a To-rino il reclutamento dei volontari dellaGuardia nazionale, composta in massi-ma parte da operai. Nelle fabbriche cir-colano fogli che invocano alla lotta. Do-po la ricostituzione delle commissioneinterne, in "La Fabbrica", giornale sinda-cale pubblicato a Milano, si legge: «Leautorità debbono favorire la formazio-ne di una guardia nazionale armata, in-quadrata da ufficiali dell'Esercito, com-posta da masse popolari, da affiancare alnostro esercito per stroncare il pericolonazifascista».

A Roma si susseguono i contatti conla giunta militare per la definizione del-la difesa territoriale nella prospettiva diuna battaglia che veda unito esercito epopolo contro i tedeschi. Rivivendo

quei momenti Luigi Longo avrebbescritto nelle sue Lettere a Milano: «(…)sia pure con lentezza e parsimonia, qual-cosa si ottenne. Io stesso (…) a nome diuna giunta militare di cui facevo partecon Pertini e Bauer, potei prendere im-portanti accordi con lo Stato maggioreper affrettare l'armamento popolare. Di-chiarai apertamente che non intendevoarmare, come molti temevano, esclusi-vamente i membri del mio partito, matutto il popolo italiano per la lotta checertamente esso, per difendere la pro-pria libertà, avrebbe dovuto sostenerecontro i tedeschi».

Nei giorni successivi risulterà chiaroche il Re e il governo ostacoleranno ladifesa di Roma, decisamente avversi all'idea di un'azione popolare.

Gli esponenti trentini del Comitatodelle opposizioni tornano allo StatoMaggiore dell'esercito. Nel pomerig-gio del 5, a Monterotondo, non è presen-te Roatta. A ricevere i due esponenti

antifascisti Giovanni Gronchi e VirgilioNeri c'è soltanto il generale Zanussi. Idue ospiti consegnano un promemoriariguardante una serie di misure atte aresistere nelle valli trentine all'imminen-te invasione tedesca. Il generale, gentilee affabile, segna a matita alcuni puntidel promemoria consegnatogli, in mo-do particolare quello che si riferisce allapossibilità di provocare un' alluvionenel basso Isarco; avanza alcune osserva-zioni, di valore integrativo in un climadi fiducia. All' annuncio dell'armistizionulla sarà stato fatto.

Il Re e Badoglio preparano la fuga.Il generale Francesco Rossi, vice di Am-brosio, finisce di predisporre uno studiooperativo per la fuga del Re e del gover-no verso la Sardegna, unica regioned'Italia in cui le forze italiane hanno unasicura superiorità su quelle tedesche.Questo piano prevede di utilizzare duecacciatorpedinieri, l'Antonino da Noli el'Ugolino Vivaldi, per il trasferimento da

Civitavecchia verso la Maddalena e diun certo numero di caccia che garanti-scano la copertura aerea; la mobilitazio-ne del 59˚ reggimento di fanteria e di ungruppo di artiglieria alla Maddalena perla sicurezza degli ospiti; la ridistribuzio-ne delle truppe italiane nell'isola.

Già nel pomeriggio viene informatol'ammiraglio de Courten, ministro dellaMarina, il quale a sua volta allerta i co-mandi delle due unità navali ancorate aGenova e La Spezia. Inoltre si allertanodue corvette di stanza a Gaeta e vieneapprontato un gruppo di motoscafi aFiumicino nel caso si necessitasse di unimbarco di fortuna.

Il comando di tutte le forze italianea presidio di Roma viene assunto diret-tamente dal Capo di Stato Maggioredell'esercito, il quale ha ai suoi ordini seidivisioni di cui due corazzate, la Centau-ro e l'Ariete, oltre alle divisioni Piave,Piacenza, Granatieri e Sassari, le ultimedue impiegate prevalentemente in com-piti di ordine pubblico. A queste si uni-scono parti delle divisioni Lupi di Tosca-na e Re, per un totale di circa 63.000uomini effettivamente impiegabili.

Le forze tedesche, inquadratenell'11˚ corpo paracadutisti comandatodal generale Student, comprendonouna divisione di fanteria corazzata e unadi paracadutisti, per un totale di circa35.000 uomini.

Si apre a Firenze il convegno nazio-nale del Partito d'azione, che dureràfino al 7, e nel corso del quale si organiz-za la rete del movimento attorno allefigure di Ferruccio Parri, Ugo La Malfa,Emilio Lussu. Gli azionisti, sulla stessalinea dei comunisti, intendono prepara-re una resistenza popolare armata con-tro i tedeschi, sulla base di un afflatodemocratico e antifascista dai toni risor-gimentali. È Parri in particolare a farsipromotore dell'iniziativa della creazio-

ne di milizie popola-ri, espressione di tut-te le forze democrati-che in modo da solle-vare una guerra di li-berazione nazionale,priva di etichette dipartito. Parri, che di-venterà uno dei capidella Resistenza e sa-rà presidente del Con-siglio del governo delCln, avrà modo di di-re: «Per parte nostra

si era già maturata la convinzione chebisognava passare attraverso la guerra,attraverso la rivolta militare contro l'oc-cupazione tedesca. Non vedevamo anco-ra il fascismo, la guerra civile in quelmomento, ma la necessità della guerracontro i tedeschi, questa l'abbiamo deci-samente vista».

Carlo Ludovico Ragghianti così rac-conta le parole di Parri in occasione delconvegno di Firenze:

«Il suo breve e calmo discorso ionon lo ricordo nei suoi termini testuali(…). Né alcuno vi era a verbalizzare,come sempre avviene proprio in queicasi nei quali gli storici vorrebbero i piùoggettivi materiali e documenti. Ma funé più né meno, bisogna dirlo senzaambagi, la decisione prima e chiara del-la guerra di liberazione».

Gli Alleati informano i comandi so-vietici circa gli aggiornamenti della si-tuazione italiana.

«Lettera di Churchill, primo ministrobritannico, al "primo ministro" Stalin:

Il generale Castellano, dopo molticontrasti, ha firmato i termini a brevescadenza dell'armistizio il 3 settembre esta ora studiando con i generali Ei-senhower e Alexander il modo miglioredi metterlo in atto. Questo porterà certoa combattimenti immediati tra le forzeitaliane e tedesche e noi aiuteremo gliitaliani in ogni modo il più efficacemen-te e rapidamente possibile. La settimanaprossima mostrerà sviluppi impressio-nanti. Lo sbarco sulla punta dello stivaleè stato coronato da successo e continuatuttora, mentre l'"Avalanche" (nome incodice dello sbarco a Salerno) e l'aviotra-sporto della divisione presso Roma so-no entrambi imminenti. Sebbene io ri-tenga che sbarcheremo durante l'"Ava-lanche" ingenti forze, non posso preve-dere che cosa accadrà a Roma e in tuttaItalia. Scopo dominante dev'essere ucci-dere tedeschi, e indurre gli italiani a ucci-dere tedeschi nel maggior numero possi-bile in questo settore di guerra. Resto suquesto lato dell'Atlantico finché la fac-cenda non sia risolta. Vogliate frattantoaccogliere le mie più calde congratula-zioni per la vostra serie di vittorie e dipenetrazioni sul fronte principale».

A cura di Augusto Cherchi, EnricoManera, Gian Luca Caporale

Armi agli operai, inizia la ResistenzaAzionisti e comunisti preparano le milizie popolari. Parri: «È guerra di liberazione»

giovedì 6 settembre 2001 25

giorni di storia 1943

4 settembre sabato

Si tenta di mettere a punto la colla-borazione tra le forze alleate e quelleitaliane dopo la firma dell'Armistizio.Il generale Castellano comincia la di-scussione sui progetti di collaborazio-ne tra Alleati e forze armate italiane,relativamente allo svolgimento dell'operazione Giant II, nome in codiceper l'atterraggio dell'82˚ divisione avio-trasportata nei pressi di Roma. Gli in-terlocutori sono il generale ingleseStrong dell'Intelligence service, il com-modoro inglese Dick e il generale ame-ricano Cannon.

Dick impone la consegna della flot-ta italiana a Malta e non alla Maddale-na o a Palermo come richiesto da Ca-stellano. Il generale Cannon avanzal'identica richiesta per il trasferimentodegli aerei.

Le operazioni relative all'aviosbar-co sono definite con il capo del repartooperazioni del Co-mando alleato, gene-rale Rooks, il coman-dante della 82˚ divi-sione aviotrasporta-ta, generale Ridgwaye il vice comandantegenerale Taylor. Ven-gono scartati gli aero-porti di Centocelle edell'Urbe in quantogià controllati dai te-deschi; la scelta cadesu quelli di Furbara,Cerveteri e in un secondo tempo Gui-donia. Il generale italiano propone l'in-vio a Roma di un ufficiale per discute-re le modalità dell'intervento e l'affida-mento del comando della divisione algenerale Carboni, già comandante delcorpo d'armata motocorazzato asse-gnato alla difesa di Roma.

Riferendosi a queste conversazioni,Castellano nelle sue memorie scrive:«Silenzio generale a questa mia propo-sta. Il comandante della divisione para-cadutisti rimane impassibile e non faalcun cenno né di approvazione né didisappunto. Smith, dopo qualche mo-mento di riflessione, domanda al colle-ga paracadutista se ha qualcosa in con-trario. Questi risponde di no. Allora,quasi facendo uno sforzo su se stesso eguardandomi con uno sguardo chenon dimenticherò, perché in esso eraquasi l'offerta di un dono fatto al mioPaese mi dice che la divisione america-na sarebbe stata posta agli ordini delgenerale Carboni».

La riunione viene sospesa alle ore 5

e ripresa alle ore 8 per la definizionedell'ordine dell'operazione Giant II edelle questioni inerenti agli sbarchi alle-ati a cui è legato l'annuncio dell'armisti-zio. Vengono annunciati gli sbarchi inCalabria, peraltro già in corso con tredivisioni, e quello su Taranto con una.L'attacco principale sarebbe stato effet-tuato in zona sconosciuta con un con-tingente di sei divisioni alla quale se nesarebbero aggiunte da altre nove. A fi-ne della riunione Bedell Smith avvici-na Castellano e gli dice: «Capisco benis-simo la grande ansia che lei ha di cono-scere questi dati, ma purtroppo nonposso dirle niente: è un segreto milita-re che devo mantenere» e ancora: «Pos-so dirle soltanto che lo sbarco avverràtra due settimane».

Le truppe alleate liberano ReggioCalabria. Le forze tedesche si prepara-no per un eventuale sbarco nella zonadel salernitano.

Giunge agli ultimi reparti il prome-moria "44 OP". Il documento stabiliscei compiti delle diverse unità di fronte a

un'eventuale attacco tedesco, pur nonfacendo esplicito riferimento all'immi-nente armistizio. Sono informati tutti icomandi dipendenti dallo Stato Mag-giore dell'esercito. Per mantenere il ri-serbo più assoluto, quelli dipendentidallo Stato Maggiore Generale (Grup-po Armate Est, 11˚ armata - Grecia,Comando Forze armate) non vengonoinformati; vengono tenuti all'oscuroanche i capi di Stato Maggiore di Mari-na e Aviazione. Nonostante in seguitovengano emanati altri ordini contenutinel "Promemoria n˚ 1", nel "Promemo-ria n˚ 2" e nella "Memoria 45 O.P.",questo sarà il documento a cui la mag-gior parte delle forze italiane farà riferi-mento.

Badoglio ha un tempestoso collo-quio con Bonomi. Il capo del governochiede al portavoce del Comitato delleopposizioni che l'ordine del giorno vo-tato nel corso della riunione plenariadel 2 settembre, in cui si proclamava la

fine dell'alleanza coitedeschi, non vengareso noto, richia-mando alla discipli-na e alla prudenza inun momento delica-tissimo di vigilia digrandi avvenimenti.Nel pomeriggio ilComitato delle oppo-sizioni accoglie l'invi-to di Badoglio.

Gli esponenti an-tifascisti trentini con-

tinuano gli incontri nel disperato tenta-tivo di ricevere aiuti dal governo. Do-po l'incontro con il Capo di stato mag-giore dell'esercito Roatta, in merito al-la questione della difesa delle valli tren-tine, Virgilio Neri e Giovanni Gronchisi rivolgono, anche in seguito all'inter-vento di Alcide de Gasperi, a MarioBadoglio, il figlio del Capo del gover-no, già console italiano a Tangeri e orafunzionario governativo. Dopo avergliraccontato degli infruttuosi incontriavuti con Ambrosio, Roatta e Zanussichiedono che si eserciti una forte pres-sione sugli ambienti militari per rende-re concreta l'iniziativa di difesa di quellembo di territorio da un mese attraver-sato dai reparti tedeschi che scendonoin Italia. Mario Badoglio promette dimuoversi in tal senso. Nel pomeriggio,Gronchi e Neri ricevono comunicazio-ne che il mattino seguente, 5 settem-bre, un'auto dello Stato maggiore liavrebbe accompagnati a Monteroton-do, sede dello Stato maggiore dell'eser-cito.

Italiani e Alleati iniziano la collaborazione militare.Le truppe alleate libera-no Reggio Calabria. Giunge agli ultimi reparti il promemoria «44 OP».Scontro tra Badoglio e Bonomi, continua la tensione tra governo e forzeantifasciste. Gli esponenti antifascisti trentini vanno da un palazzo all’al-tro nel disperato tentativo di ricevere un sostegno militare. Anche Bado-glio allontana i propri familiari da Roma. Il giorno dopo, il 5 settembre, ilgoverno Badoglio a Roma riceve i documenti relativi alle clausole dell’ar-mistizio appena firmato. Verso sera Ambrosio incontra i vertici militari.

Arrivano i generali alleati a Roma. La Marina italiana «spia» gli angloame-ricani. A Milano e a Torino il Comitato delle Opposizioni comincia ilreclutamento di volontari. Gli antifascisti trentini tornano allo Statomaggiore dell’esercito, nel disperato tentativo di ricevere aiuto. Il re eBadoglio continuano i preparativi per la fuga. Il capo di Stato maggioredell’esercito Roatta assume il comando di tutte le forze italiane a presidiodi Roma. Si apre a Firenze il convegno nazionale del Partito d’azione. GliAlleati informano i comandi sovietici sulla situazione italiana.

Gli alleati liberano Reggio CalabriaAngloamericani ed esercito italiano iniziano a collaborare militarmente tra mille diffidenze

Alleati per lestrade diReggio. Nellapagina a frontepartigiani e inbasso Badoglio(calvo) eRoatta in divisa

24 giovedì 6 settembre 2001

giorni di storia settembre 1943 ----- Stampata: 06/09/01 20.33 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 29 - 07

Il seguito rimane come di consueto mol-to generico, si dice tra l'altro di:

"Reagire immediatamente ed energi-camente e senza speciale ordine ad ogniviolenza armata germanica". Le difficoltànella trasmissione per la quale non si uti-lizzano né la radio, né i cifrari, fanno inmodo che pochi comandi la ricevano intempo utile".

Nel suo diario Hardy Butcher, strettocollaboratore del generale Eisenhower,scrive: "È stato convenuto che l'armisti-zio sarà annunciato contemporaneamen-te dagli italiani e dagli Alleati alle 6.30 delpomeriggio dell'8 settembre".

Il generale Ambrosio si allontana daRoma. Il generale Ambrosio si reca inPiemonte servendosi del treno, per visita-re la moglie, il figlio e per distruggeredocumenti compromettenti. Secondo al-tre fonti la vera motivazione del viaggiosarebbe quella di incontrare il marescial-lo Caviglia e di indurlo a recarsi a Romaper condurre le trattative con i tedeschidopo la partenza del re.

Stralcio dalla relazione del magg. Al-berto Briatore della delegazione militareitaliana inviata ad Algeri il 6 settembre."Il giorno 6 settembre alle ore 15, comeda ordini ricevuti, mi presentai al C.doDeposito 2˚ Bersaglieri, in Roma, dove sidoveva concentrare la missione incarica-ta di un servizio segreto all'estero. Arrivaisul posto quando ancora non vi era nessu-no ma subito dopo si presentarono an-che gli altri ufficiali: col. De Carli, col.Pederzani, ten. col. Gualano, ten. col. Du-cros, ten. col. Chiapparelli, magg. Tessito-re, cap. di vascello Giuriati, ten. col. R. A.Donadio, magg. Rocca, cap. Guarrasi, s.ten. Lanza. Dopo una lunga attesa in unasala del circolo ufficiali, dove eravamostati invitati a riunirci con preghiera dinon uscire, il col. De Carli, che era il piùelevato in grado e più anziano, fu chiama-to al C.S.(Comando Supremo) per riceve-re istruzioni. Ritornòalle diciotto e ci disseche si doveva subitopartire ma che non co-nosceva, né ci avrebbepotuto dire, la destina-zione e il compito.(...)"

7 settembre mercoledì

Eisenhower "commenta" le richiesteitaliane. Appena riceve da Roma il pro-memoria contenente le richieste italianeagli Alleati e il testo del discorso d'annun-cio dell'armistizo, il generale Castellanosi reca a colloquio con il generale Ei-senhower. Il comandante americano mo-difica una dicitura nel proclama dell'armi-stizio scritto da Badoglio per accentuarel'opposizione militare italiana ai tedeschie assicura che dopo lo sbarco sarebbestato fornito il massimo dell'appoggio ae-reo nella zona di Roma, ma si rifiuta diprendere in considerazione le altre richie-ste. I risultati del colloquio vengono tra-smessi a Roma attraverso questi due mes-saggi:

primo messaggio "Missione militareitaliana presso il Comando delle ForzeAlleate. Riferimento promemoria est im-possibile da parte comando alleato aderi-re desiderato circa flotta perché opinionepubblica anglo-americana non accette-rebbe alcun compromesso che possa an-che opportunamente diminuire la totali-tà della accettazione delle condizioni stopParte flotta andrà però porti Sicilia stopOccorre assicurare partenza intera flottaguerra et mercantileonde evitare catturastop Argomento est ritenuto di capitaleimportanza.stop".

Il secondo: "Missione militare italia-na presso il Comando delle Forze Alleate.Circa numero due promemoria non estpossibile mutare piani operativi per asso-luta imminenza operazioni et date giàstabilite stop Generale Eisenhover noncondivide preoccupazioni espresse nel ca-poverso in questione stop".

Il generale Castellano affronta inoltrela questione del trasferimento del re inSardegna avendo ricevuto una lettera conun'esplicita richiesta in proposito nellaquale si legge: "Sua Maestà il Re, con ilgoverno, vuole trasferirsi tempestivamen-te in Sardegna ed evitare il bombarda-mento di Roma. Sarebbe desiderabile, so-lo per detto motivo, conoscere con 24ore di anticipo il giorno x onde effettuarecon più sicurezza il viaggio di notte. Lasquadra di la Spezia proteggerà colà SuaMaestà il Re ed il Governo responsabile".

Castellano racconterà in seguito: "Mirecai subito dal generale Eisenhower ilquale alla mia richiesta scoppiò a ridere".

L'interprete Montanari che è presente all'incontro, ricorderà: "Intuendo qualcosadomandai molto commosso se era per ilgiorno dopo l'annuncio dell'armistizio.Eisenhower non rispose ma dal suo atteg-giamento comprendemmo che era così.Telegrafammo subito a Roma segnalan-do che era urgente preparare la partenzadel Sovrano. Ciò avveniva verso le 19 del7 settembre".

Il testo del telegramma scritto da Ca-stellano è il seguente: "Comandante incapo condivide intenzioni espresse altapersonalità circa trasferimento in Sarde-gna alt Concede uso nostro incrociatorecon scorta quattro cacciatorpedinierestop Prega tenersi subito pronto partiredata assoluta imminenza operazioni stopNon può aderire preavviso ventiquattr'ore stop Giorno x sarà reso noto prima dimezzogiorno stop desidera conoscere su-bito ora et località partenza, rotta, nomedelle navi porto di approdo, tempo dellatraversata onde provvedere protezionestop Segue altro telegramma stop"

Continua il gioco degli inganni. Il ca-po della polizia, Carmine Senise, mandafonogrammi ai questori e agli ispettori diPS in cui li esorta a vigilare contro untentativo comunista di formare squadrearmate contro i tedeschi.

"L'Unità" esce con un titolo che è unaparola d'ordine: "La pace si conquistacon la cacciata dei tedeschi dal nostroterritorio".

Elio Vittorini in un lungo articolo,scrive: "Noi abbiamo la forza, nel nostroesercito e nel nostro popolo, che occorro-no per mandare via le divisioni tedeschedall'Italia. Ci costerebbe meno di quantoci costa continuare a combattere la guer-ra anacronistica che continuiamo controgli Alleati… In Italia le divisioni tedeschesono, ancora oggi, meno di venti e noisiamo quarantacinque milioni di italiani,abbiamo un esercito in piena attivitàcombattiva, abbiamo carri armati, canno-ni, aeroplani; abbiamo modo di fare cau-sa comune coi patrioti dei popoli oppres-si in Grecia e in Jugoslavia. Che cosa cimanca per osare? Il popolo sa che deveosare, ed è pronto; lo vuole. Solo il gover-no Badoglio non vuole. Quello che cimanca è un governo che voglia: un gover-no che voglia osare."

Continua la relazione del magg. Al-berto Briatore sul viaggio della delega-zione militare italiana destinata a rag-giungere Algeri.

"Si arrivò a Palermo alle 9,30 circa del7 e, siccome eravamo in uniforme milita-re, il trasferimento all'aeroporto fu esegui-to con scrupolosa cautela, in automobilichiuse (...). Ripartiti dopo due ore arri-vammo all'aeroporto di Cartagena alle15,30 circa e di qui in auto raggiungem-mo Salambò dove ci sistemarono in unavilla isolata (...). Alle 17 fummo invitati a

recarci in altra villetta per consumare iltè. Il sig. gen. Castellano che c'era venutoa salutare all'aeroporto non si era fattopiù vedere. Riapparve soltanto all'ora dicena. Prima della mensa ci riunì sul ter-razzo per renderci edotti del compito del-la missione. Dopo brevi parole per dimo-strare le ragioni che avevano indotto ilgoverno a fare questo passo, ci disse chelo avremmo dovuto coadiuvare in un se-condo tempo e precisamente quando, adarmistizio concluso, saremmo stati avvia-ti quali ufficiali di collegamento presso leG.U. (GRANDI UNITÀ)anglo-america-ne operanti in Italia. Ma che fino alloraavremmo dovuto rimanere inattivi per-

ché lui era abituato a lavorare da soloperché soltanto così facendo era sicuroche le cose andavano bene. In quella cir-costanza domandò a ciascuno degli uffi-ciali componenti la missione la propriaprovenienza; giunto il mio turno gli dissiche ero del S.I.M. (Servizio InformazioniMilitari); egli non poté frenare e celareun gesto di disappunto dicendo: "Checosa c'entra qui il S.I.M.! E aggiunse: "Re-sta ben inteso che qui non si raccolgono enon si ricercano notizie. Si tratta di unordine, informazioni qui non se ne fan-no!" E alzando la voce e guardandomibene in faccia terminò: "Hai ben capito?È un ordine preciso". Risposi che ero per-

fettamente orientato e che avrei senz'al-tro eseguito il suo ordine, ma lo pregai didirmi come ci si doveva regolare, dato lospirito di leale collaborazione che dovevaintonare i nostri rapporti con gli an-glo-americani, qualora ci fossero stati ri-chiesti dati e notizie. Il sig. gen. Castella-no autorizzò tutti a dare tutte le notizie anostra conoscenza sulle truppe tedesche.Subito dopo il gen. Castellano diede ordi-ne al col. De Carli di metterci in libertà.Ma prima ancora che l'ordine fosse a noidato dal col. De Carli, dissi al sig. gen.Castellano che avevo urgente bisogno diriferirgli alcune notizie e consegnargli deidocumenti di grande importanza. Per tut-ta risposta abbozzò un sorriso ironico edisse: "Va bene, ora andiamo a mangia-re". E, facendo seguire l'azione alle parolesi sedette a tavola. Compresi che non eraopportuno insistere. Non sto a dilungar-mi per descrivere l'atteggiamento da supe-ruomo che assumeva il gen. Castellanomentre parlava degli avvenimenti in cor-so. Gli anglo-americani erano per lui unamanica di fessi che lui si cucinava a suopiacimento; tutto ciò che aveva fatto e chestava facendo era un capolavoro di intelli-

genza e di astuzia di cui si gloriava; cifaceva comprendere che aveva ottenutograndi successi e che presto l'Italia sareb-be stata considerata alleata e come talesarebbe infine seduta al tavolo della pace.Mai ha fatto cenno che lui seguisse diretti-ve che gli venivano da Roma o quantomeno una linea di condotta a un program-ma precedentemente stabilito; mai ha fat-to il nome di altro generale, salvo qualchevelato cenno ad Ambrosio; tutto era par-to della sua intelligenza e della sua iniziati-va (...).

Durante la cena non avevo mancatomai di attirare l'attenzione del sig. genera-le per fargli ricordare che avevo assolutobisogno di parlargli; ed egli lo aveva capi-to tanto bene che, alla fine del pranzo,alzandosi ebbe a dirmi: "Tu vorresti par-larmi ma io ora non ho tempo perché hocose ben più importanti da fare e debborecarmi ad una riunione presso il coman-do inglese. Ci vedremo domattina," e ac-compagnava le parole col solito significati-vo sorriso ironico (...). Che cosa potevo iofare per rimediare, dal momento che nonmi era concesso di allontanarmi dal ri-stretto spazio in cui eravamo come prigio-nieri? Mi aiutò la fortuna, però; poco do-po che era uscito il sig. gen. Castellano, ilmaggiore inglese dell'I.S. Johnsthone, cheparlava perfettamente in italiano vennealla ricerca di un ufficiale del S.I.M.; eglirivolse la richiesta al s. ten. Lanza, il qualelo accompagnò subito da me. Ci appar-tammo sul terrazzo della palazzina e ciintrattenemmo in conversazione per cir-ca un'ora (…)".

Cominciano a trapelare tra gli italia-ni le prime indiscrezioni sull'armistizio.Scrive Croce sul suo diario: "Al solito,girano notizie paurose sulla sorte di Na-poli e dell'Italia. Intanto, non so risolver-mi a credere fantastico l'annunzio, chemi venne da Roma e da persona seria,che non si sarebbe scomodata a telefonar-

mi per comunicarmiun "si dice"".

A Roma arrivanogli ufficiali america-ni. Alle 22 il generaleMaxwell Taylor e ilcolonnello WilliamGardiner raggiungo-no Roma a bordo diun'ambulanza e infor-mano le autorità ita-liane che "l'indomani8 settembre è il gior-no x". Il generale Car-boni, incaricato delladifesa della capitale,sostiene che in quellecondizioni, non è pos-sibile alle forze italia-ne garantire il suppor-to logistico soprattut-to per quel che riguar-da i rifornimenti dicarburante, che sareb-bero impediti dai rin-forzi tedeschi attesta-ti sulla strada per i de-positi. A questo pun-to il generale Taylorchiede di conferire su-bito con il marescial-lo Badoglio. Il capodel governo ribadiscela posizione del co-mandante Carboni inmerito a un aggravar-si della situazione de-terminato dal soprag-giungere di rinforzitedeschi, che avrebbe-ro pregiudicato l'ope-razione di aviosbarcoe chiedendo in conse-guenza il rinvio dell'operazione e dell'ar-mistizio. Il maggioreButcher, ufficiale ad-detto al gen. Ei-senhower, presente al-la riunione tra Bado-glio, Carboni eTaylor scriverà in se-guito:

"Gli italiani eranomolto spaventati dei tedeschi e sosteneva-no di non potere impedire per più didodici ore che il nemico si impadronissecompletamente di Roma e perciò si sonopronunciati energicamente contro l'opera-zione delle truppe aviotrasportate da noiproposta. I tedeschi avevano tagliato i ri-fornimenti di benzina e di munizioni edalcune unità italiane non avevano più di20 cartucce per bocca da fuoco. In talicondizioni il lancio di una divisione ame-ricana appariva un suicidio". Nel pienodella notte viene presa la decisione di spe-dire un telegramma allarmato al coman-do alleato.

A cura di Augusto Cherchi,Enrico Manera, Luca Caporale

Ugo La Malfa nasce a Palermo nel 1903. Laureatosi aVenezia nel 1926, aderisce all'Unione goliardica perla libertà, un movimento giovanile antifascista, vici-

no all'Unione democratica di Giovanni Amendola, attivonei mesi del delitto Matteotti. Arrestato nel 1928, dal 1929al 1933 è redattore dell'Enciclopedia Italiana. Dal 1938dirige la Banca commerciale italiana, dopo che le leggirazziali hanno costretto il suo predecessore, Antonello Ger-bi, all'esilio. È con Parri uno degli animatori del gruppomilanese che sarà una delle componenti fondamentali delPartito d'azione. Riparato in Svizzera per poche settimane,nel 1943 è a Roma dove rappresenta il Pd'A nel Cln,qualificandosi per il suo intransigente repubblicanesimo.Nel Pd'A rappresenta la componente liberale e democrati-ca, che guarda all'esperienza del New Deal di Roosevelt e,più in generale, alle innovazioni che, dopo la lezione diKeynes e la grande crisi del 1929, hanno investito il capitali-smo e le democrazie occidentali. Ministro dei Trasporti nelgoverno Parri e della Ricostruzione nel primo governo DeGasperi, con Parri esce dal Pd'A nel febbraio 1946: sarannoi due soli eletti alla Costituente per la Concentrazionedemocratica repubblicana. Aderisce al Pri, del quale è se-gretario dal 1965 al 1975 e poi presidente. Più volte mini-stro nei governi De Gasperi, dopo il 1953 è uno dei piùstrenui sostenitori dell'apertura a sinistra. Portano la suafirma alcune tra le scelte più innovative del dopoguerra,come la liberalizzazione degli scambi (1951) e la program-mazione economica. Nel 1962, quando è ministro al Bilan-cio nel governo Fanfani, presenta alla Camera la Notaaggiuntiva al bilancio, in cui sostiene la necessità di una"politica dei redditi" volta a favorire gli investimenti pubbli-ci e a superare il divario tra Nord e Sud. Ministro delTesoro nel IV governo Rumor, è vicepresidente del Consi-glio del IV governo Moro; nel febbraio 1979 è incaricatoda Pertini di formare un governo, ma il tentativo nonriesce. Membro della Consulta, deputato dal 1946 allamorte, negli ultimi anni della sua vita sostiene la necessitàdell'ingresso del Pci nel governo. Muore a Roma nel 1979.

La Malfa, il banchiereche portò Keynes in Italia

Eisenhower: «L’ora x è per domani»Il comandante supremo americano annuncia la data dell’armistizio. Si pensa di trasferire il Re in Sardegna

il repubblicano

In alto, la stretta dimano tra il generaleamericanoEisenhower e quelloitaliano Castellano;a fianco, una foto diUgo La Malfa

venerdì 7 settembre 2001 29

giorni di storia settembre 1943 ----- Stampata: 06/09/01 20.33 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 27 - 0

6 settembre lunedì

Ambrosio emana il "Promemoria n.1".Il Generale Ambrosio spedisce il documen-to denominato "Promemoria 1" ai coman-di delle tre forze armate: contiene gli ordinida impartire alle unità dislocate in Italia,Francia e Croazia. Per l'esercito, esso è uncomplemento della Memoria 44 O.P. giàdiffusa. Il promemoria si riferisce al caso incui le unità germaniche intraprendano attidi ostilità armata contro gli organi di gover-no e le forze armate italiane in misura econ modalità tali da rendere manifesto chenon si tratti di "episodi locali, dovuti all'azione di qualche irresponsabile, ma inve-ce di un'azione collettiva". Queste sono ledisposizioni principali:

"Per l'esercito:- organizzare per quanto possibile i

rifornimenti delle truppe, perché i depositiesistenti non sono costituiti in vista dellalotta antitedesca;

- interromperele comunicazioni tele-grafoniche tedesche ri-cavate sulla rete nazio-nale;

- difendere ad ol-tranza le stazioni am-plificatrici e le centralidella rete nazionale,nonché le stazioni ra-diotelegrafiche;

- eliminare le bat-terie contraeree tede-sche o il personale tedesco delle batteriecon personale misto;

- ordinare alle batterie contraeree difar fuoco contro aerei tedeschi;

- impedire che i prigionieri an-glo-americani cadessero in mano tedesca,lasciandoli anche in libertà, dopo aver lorodistribuito un sufficiente quantitativo di vi-veri di riserva;

- tenere molto riuniti i reparti italianiin Alto Adige, per fronteggiare anche lapopolazione allogena che avrebbe fatto cau-sa comune con i tedeschi;

- cercare di impedire energicamentele distruzioni e proteggere i bacini idroelet-trici.

Marina-catturare o affondare navi da guerra e

mercantili tedeschi;-ordinare alle unità da guerra italiane

di raggiungere i porti della Sardegna, dellaCorsica e dell'Elba, oppure Sebenico e Cat-taro;

-ordinare al naviglio mercantile italia-no di raggiungere porti a sud della congiun-gente Ancona-Livorno;

-inutilizzare impianti logistici, arsenali,bacini di carenaggio, ecc.;

-mettere in stato di difesa le basi marit-time, in accordo con l'Esercito.

Aeronautica-impadronirsi, in accordo con l'Eserci-

to, degli aeroporti totalmente tedeschi emisti, dando la precedenza a quelli vicini aRoma;

-mantenere in saldo possesso, in accor-do con l'Esercito, gli aeroporti totalmenteitaliani, e particolarmente quelli di Cervete-ri, Furbara, Centocelle, Guidonia, Urbe;

-avviare gli aerei da caccia sugli aero-porti della capitale, e quelli delle altre spe-cialità in Sardegna;

-impedire che aerei italiani efficienti ca-dessero in mano tedesca".

Il promemoria considera l'aggressionetedesca indipendentemente dall'armistizio,potendo questa avvenire in qualunque mo-mento. Non contiene alcun riferimento di-retto all'armistizio.

Richieste italiane agli Alleati. Vengo-no recapitati due promemoria, uno al gene-rale Eisenhower e l'altro al generale Castel-lano, nei quali sono dettagliate le richiesteitaliane in vista delle operazioni militaripreviste al momento dello sbarco alleato.Questi documenti testimoniano la consape-volezza delle massime autorità militari ita-liane sul luogo e sull'entità degli sbarchialleati:

La nota del comando supremo italianoper il generale Eisenhower:

"1. L'attacco di 6 divisioni in zona Saler-no-Napoli può essere respinto dalle truppetedesche o, quanto meno, contenuto. Perquesto, e perché "anche riuscendo bene"esso avviene troppo distante da Roma, nonlegittima materialmente la richiesta di armi-stizio (fatto importante sia dal punto divista internazionale che interno).

2. È pertanto desiderabile che tale ri-chiesta avvenga alcuni giorni dopo, quan-do le truppe sbarcate si avvicinano alla Ca-pitale, e soprattutto quando è prossimo losbarco più grosso (nove divisioni).

3. Comunque, è estremamente perico-loso fare coincidere la richiesta di armisti-zio (specie se concomitante o immediata-mente successiva al primo sbarco) con l'ini-zio delle ostilità da parte nostra contro laP.G. (Parte Germanica)

Ciò facendo, anche nel caso che detta

parte non ne prenda l'iniziativa, si provocail conflitto mentre le 6 divisioni di cui al n˚1 sono ancora distanti, e mentre le altre 9sono ancora ai punti di imbarco.

In questo caso le truppe italiane addet-te alla difesa della Capitale (meno benearmate di quelle T. (TEDESCHE)e scarsedi munizioni e carburante) si troverebberoalle prese per parecchi giorni, da sole, certa-mente contro due divisioni germanichemolto efficienti (2˚ paracadutisti, 3˚ Panzer-granadiere) probabilmente contro le divi-sioni germaniche della Campania (o partedi esse) e, magari, dopo due-tre giorni, con-tro quelle provenienti dal Nord (divisioniHitler e 24˚ corazzata). Le nostre forze nonpotrebbero resistere, e la Capitale sarebbeperduta.

4. Se, per ragioni ineluttabili, non sipuò procrastinare la richiesta di armistiziosino al momento in cui stia per prodursi ilsecondo maggiore sbarco (meglio sarebbe

fare la richiesta al momento del suo inizio),occorre almeno non iniziare noi le ostilità.

Pertanto non dovrebbe aver luogo l'in-tervento della divisione paracadutisti, ilquale mentre non dà nessun grosso appor-to alla difesa della Capitale, ci costringe aduna collaborazione armata, e ci porta all'immediato conflitto colla P.G., in condizio-ni tali da rendere quasi sicuro un insucces-so.

In sostanza:a) chiedere l'armistizio solo quando so-

no a terra, o prossime a scendervi, truppecosì forti da evitare la lotta attorno allaCapitale, o quanto meno da ridurla a brevedurata ed a farla avvenire in condizionifavorevoli;

b) se questo è escluso, procrastinare larichiesta più a lungo possibile rispetto alprimo sbarco, ed evitare di prendere subitoatteggiamento di ostilità armata contro laP.G. Escludere quindi lo sbarco di paracadu-

tisti o da mare nella zona di Roma nell'inter-vallo tra primo e secondo grossi sbarchi;

c) se, malgrado il nostro atteggiamen-to, la P.G. prendesse l'iniziativa contro dinoi, intervento immediato delle unità para-cadutisti e da mare, da parte angloamerica-na, nella maggior forza possibile;

d) la cosa più sicura, e forse l'unica sicu-ra, è però sempre quella di richiedere l'ar-mistizio solo in occasione del secondo sbar-co, o nella sua imminenza. Così si evitauna lotta, di esito certamente sfavorevolenella zona della Capitale; perché occorretener presente la eventualità che la P.G.prenda essa l'iniziativa delle ostilità, anchea seguito della semplice richiesta di armisti-zio a prescindere dal nostro contegno nonaggressivo;

e) d'altra parte è avvenuto un fatto chelegittima in pieno queste nostre proposte:quello che in origine il primo sbarco ingle-se era previsto nelle immediate vicinanze

di Roma, mentre ora è previsto lontano; ilche cambia del tutto la situazione militaree quella politica.

Infine non si ritiene che sia nell'interes-se angloamericano di trovare in Italia i T.insediati in Roma, a fianco di un governoda essi creato".

Questo invece è il contenuto del prome-moria per il Generale Castellano:

"1) Nei riguardi della flotta, nelle con-versazioni preliminari, era stato considera-to il trasferimento delle nostre navi da guer-ra nei porti di Cagliari e La Maddalena. Ènecessario insistere per questa soluzione,considerando che, data la situazione mora-le dei nostri equipaggi, vi è la possibilitàche la flotta si rifiuti all'ordine di dirigersiai porti avversari. Questo potrebbe avveni-re più facilmente in secondo tempo unavolta che la Marina si sia resa conto dellanuova situazione. Questo argomento è mol-to importante perché, in vista di un possibi-

le futuro impiego delle nostre unità daguerra è comune interesse evitare in modoassoluto il pericolo di sbandamenti.

2) I lineamenti generali dell'operazioneprevedono che l'aviosbarco avvenga con-temporaneamente allo sbarco principaleda mare nella zona Salerno-Napoli. Sareb-be preferibile che lo sbarco principale pre-cedesse di almeno due giorni l'aviosbarcodella divisione paracadutisti allo scopo diattirare nella zona di Salerno-Napoli le for-ze tedesche che attualmente sono tra Romae Napoli e quindi a portata della capitale.

Infatti, dato l'interesse tedesco a nonimpegnarsi a fondo nell'Italia meridionaleè evidente che non appena avuto sentoredell'aviosbarco nella zona di Roma il co-mando tedesco richiamerebbe le sue trup-pe per opporsi all'aviosbarco stesso, di cuinon conosce la portata. Conseguentemen-te tutta l'azione intorno a Roma sarebbefortemente ostacolata dai tedeschi.

3) Tener presenteche qualora cattivecondizioni del mareimponessero di ritarda-re lo sbarco è indispen-sabile che ce ne sia da-to tempestivamente av-viso.

4) Per abbreviare ilperiodo iniziale di crisiè necessario cercare diottenere che l'eventua-le sbarco della divisio-ne corazzata previsto

ad Ostia per il settimo giorno venga antici-pato.

5) Cercare, se possibile, di sapere dovesarà effettuato il grosso sbarco successivo(di nove divisioni) e consigliare di farloquanto più possibile a nord di Roma.

6) Lo scarso naviglio mercantile rima-stoci è indispensabile per le nostre necessi-tà di trasporto; è quindi necessario ottene-re che le navi siano avviate solo nei portidel continente a sud di Ancona-Livorno.

7) È necessario insistere perché subitodopo la proclamazione dell'Armistiziol'aviazione anglo-americana trasferisca nel-la penisola la maggiore quantità possibiledi forze per proteggerci dall'offesa aereatedesca.

8) Allegate due copie del proclama Ba-doglio, una delle quali firmata. Quest'ulti-ma viene inviata per il caso ne fosse fattaesplicita richiesta ed è opportuno che, intal caso, sia consegnata il più tardi possibi-le: il giorno x-1.

9) Qualora vi siano dei reparti italianicatturati nelle attuali operazioni in Cala-bria, è opportuno che essi non venganosmembrati perché conservando la loro fi-sionomia organica potranno più facilmen-te essere reimpiegabili.

10) Per quanto riguarda la propagan-da, non è possibile inviare una personalitàadatta per fare il commento al proclamadel maresciallo Badoglio. La personalità ri-chiesta potrebbe essere scelta in Sicilia e siindicano come adatti allo scopo i seguentiresidenti a Palermo: avv. Sangiorgi, avv.Orlando (fratello di Vittorio Emanuele Or-lando) e avv. La Loggia. Quest'ultimo sisegnala come particolarmente indicato.Del pari non è possibile l'invio di una perso-nalità idonea per la propaganda alle masseoperaie. Su questo punto è più opportunoche provveda direttamente il Comando Al-leato.

11) Per semplificazione della successi-va organizzazione di Comando è stato di-sposto lo scioglimento del Comando Grup-po Armate Sud.

12) La divisione Piceno è comandatadal Generale Coronati".

Si diffonde l'allarme nei comandi ita-liani. Il generale Roatta insospettito dalleinformazioni sul movimento di naviglionella zona di Palermo, pensa all'imminen-za di uno sbarco alleato e a un anticipodell'armistizio che è ad esso vincolato. Deci-de di inviare un radiogramma all'inviatoitaliano presso gli Alleati, Castellano chepreannuncia l'arrivo di comunicazioni diimportanza fondamentale.

Viene diffusa la Memoria 45 O.P, chesostanzialmente riprende i contenuti delPromemoria n.1, con l'aggiunta di un invi-to al coordinamento tra le tre forze armatee ordini generici e indeterminati sulla dife-sa di Roma.

Il primo accenno all'armistizio immi-nente. Alle 21 viene emanato il Promemo-ria n. 2 dove finalmente si fa cenno all'armi-stizio. Diretto alle grandi unità vi si legge:"Particolari condizioni di ordine generalepossono imporre di deporre le armi indi-pendentemente dai tedeschi. L'esperienzarecente insegna che questi reagiranno vio-lentemente Non è neppure escluso che pos-sano commettere atti di violenza, indipen-dentemente dalla dichiarazione di armisti-zio, per rovesciare il Governo o altro. Conil presente promemoria si danno le normegenerali da seguirsi dagli scacchieri operati-vi nell'eventualità di cui sopra".

Giovanni Gronchi nasce a Pontedera nel 1887. Sindacalista cattolico, volonta-rio nella Grande guerra, è tra i fondatori del Partito popolare italiano, delquale è deputato dal 1919. Nel primo governo Mussolini viene nominato

sottosegretario all'Industria fino all'aprile 1923, quando i popolari sono costrettiad uscire dal governo. Nel giugno 1923 dopo le dimissioni di Sturzo entra, conRodinò e Spataro, nel triumvirato che giuda il Partito Popolare. All'opposizionedopo le elezioni del 1924, partecipa alla secessione dell'Aventino. Decaduto nel1926 da parlamentare dopo le leggi fascistissime, si dedica ad attività imprendito-riali. È tra i fondatori della Democrazia Cristiana che rappresenta con De Gasperinel Cln. Ministro dell'Industria, Commercio e Lavoro nel I governo Bonomi,dell'Industria e Commercio nel II Bonomi, nei governi Parri e nel I De Gasperi, èmembro della Consulta e deputato all'Assemblea costituente. Dopo le elezioni del1948 è eletto alla presidenza della Camera. Esponente della sinistra democristia-na, è eletto alla presidenza della Repubblica nel 1955 grazie al concorso delleopposizioni, prevalendo sul candidato ufficiale del suo partito, il presidente delSenato Merzagora. Fautore della realizzazione del dettato costituzionale, interpre-ta in senso attivistico il ruolo di presidente della Repubblica, arrivando a nomina-re presidente del Consiglio un suo fedelissimo, Fernando Tambroni, che costitui-sce nel 1960 un governo con l'appoggio esterno dal Msi, provocando proteste,incidenti e morti in diverse zone del paese. Morirà a Roma nel 1978.

Gronchi, sarà tra i fondatori della DcTra i suoi fedelissmi anche Tambroni

Nei vertici militari italiani si diffonde la preoccupazione di fronte alprecipitare degli eventi. Dovunque ansia e incertezze. Vengono diffu-se disposizioni generiche con i documenti siglati Promemoria n.1, eMemoria 45 O.P. Il Promemoria n.2, contiene il primo accennoall'armistizio imminente.Si intensificano le richieste italiane agli Allea-ti, soprattutto in previsione di rinforzi tedeschi inviati a Roma.

Uno strano viaggio del generale Ambrosio.Il giorno successivo Eisenhower respinge le ultime richieste italia-

ne, tra cui l’avvisare il Re dell’ora “x”, cioè dell’armistizio, ventiquat-tr’ore prima della scadenza: «Impossibile, sarà domani», farà saperein serata.

La polizia è allertata contro le iniziative anti-tedesche ispirate daicomunisti. Sulle colonne dell'"Unità" Vittorini lancia la parola d'ordi-ne della guerra di liberazione.

Arrivano a Roma a bordo di un’ambulanza alcuni generali ameri-cani.

Inquietudine per la reazione tedescaLo sbarco alleato non sarà vicino Roma e i comandi italiani temono per la capitale

il popolare

In alto soldati tedeschia Piazza San Pietro;

a destra, la primapagina dell’Unità cheinvita alla resistenzaarmata alle truppe di

Hitler;a sinistra, un ritratto

giovanile di GiovanniGronchi.

venerdì 7 settembre 2001 27

Giorni di storia Agosto 1943----- Stampata: 07/08/01 23.19 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 08/0

Giorgio Amendola (Roma 1907-1980)Fin da giovanissimo fu sostenitore degli ideali liberali

e democratici del padre Giovanni, leader dell'opposizioneantifascista morto in esilio nel 1926 per i postumi di un'aggres-sione squadrista. Trasferitosi a Napoli entra in contatto con ungruppo di giovani intellettuali comunisti; nel 1929 si iscrive alPCI. Arrestato nel 1932, viene confinato a Ponza fino al 1937,per poi espatriare alla volta di Parigi dove resta sino al 1943.Rientrato in Italia per organizzare a Roma, Torino e in altreregioni la lotta partigiana, rappresenta i comunisti nel CLNnazionale. Membro della Direzione e del Comitato Centraledel PCI dal 1945, viene eletto alla Costituente e alla Camera intutte le legislature sino alla sua morte. Esponente più autorevo-le dell'ala moderata del partito, auspica nel 1965 la riunificazio-ne con i socialisti. Fondatore del Centro studi di politica econo-mica (Cespe), nell'ultimo periodo della sua vita ricopre lacarica di presidente del gruppo comunista al Parlamento diStrasburgo.

Il 22 dicembre 1939 il colonnello Ha-rold Stevens legge il primo comunica-to radiofonico di Radio Londra rivol-

to al nostro Paese: la voce dell'Europalibera si rivolgeva a partire da quell'an-no alle nazioni piegate sotto il giogonazista. Da allora, e con l'evolvere delconflitto, l'impegno e le caratteristichedelle trasmissioni per l'Italia si intensifi-carono, arrivando a una serie articolatadi trasmissioni della durata di mezz'ora,mandate in onda più volte nel corsodella giornata e aperte dalla celebre siglacostituita dal segnale morse, compostoda tre punti e una linea corrispondentealla lettera V di "Vittoria". Durante il1943 e il 1944 furono realizzati due tra-smissioni di particolare importanza: il

Programma per i combattenti e i lavora-tori, in onda alle 6. 30 e alle 17. 30, davanotizie sulla situazione militare italiana,trasmettendo anche messaggi alle fami-glie dei soldati fatti prigionieri; La vocedi Londra, alle 16. 30 e alle 22. 30 man-dava per circa mezz'ora notiziari, com-menti, sceneggiati radiofonici sui piùimportanti episodi del conflitto, intervi-ste, ritratti di protagonisti politici e mili-tari, messaggi speciali per le forze dellaresistenza. Tra i collaboratori di RadioLondra impegnati nelle varie rubrichedelle trasmissioni per l'Italia figurano Al-do Cassutto, Ruggero Orlando, Livio Ze-no Zencovich, Umberto Limentani, Pie-ro e Paolo Treves, Elio Nissim e Candi-dus.

A Tarvisio l’emissario del governo Badoglio cerca di convincere vonRibbentropp della lealtà dell’Italia al Terzo Reich e protesta perl’occupazione militare delle regioni del Nord. Torna il bavaglio delMinculpop alla stampa libera per avvalorare la tesi che «la guerracontinua» a fianco dei tedeschi. Ma ormai il regime è caduto e glialleati, anche attraverso le trasmissioni di Radio Londra, fanno capireche stanno perdendo la pazienza e che il re deve rompere gli indugi eschierarsi apertamente. Intanto vengono smantellati gli apparati cor-

porativi e tolti i libri di testo “di Stato” nella scuola dell’obbligo.Mussolini in stato d’arresto viene portato nell’isola della Maddalena.Gli aerei della Royal Air Force iniziano bombardamenti notturni atappeto su Milano, Genova, Torino. Si riorganizzano partiti e sindaca-ti: Bruno Buozzi dirige la Confederazione dei lavoratori dell’indu-stria, si forma il Psiup di Nenni, Pertini, Lelio Basso. E rinnova ilpatto d’unità d’azione con i comunisti di Palmiro Togliatti, contro ilgoverno Badoglio e per la resistenza armata all’invasione tedesca.

6 agosto, venerdì

Nei rapporti tra italiani e tedeschi all'in-domani della caduta del fascismo e deiprimi contatti italiani con gli Alleati i nodistanno per venire al pettine. I diplomaticitedeschi e i rappresentanti a Roma dell'ap-parato SS sapevano bene fin da prima del25 luglio che il regime fascista era in unacrisi profonda. La dimensione politico-ide-ologica dell'Asse è costantemente sottoli-neata dai tedeschi: la crisi del fascismoitaliano incrina perciò, ai loro occhi, lacompattezza del fronte "antibolscevico".Tanto Vittorio Emanuele quanto Bado-glio intendono proporsi come l'unicogruppo dirigente possibile, ma non fannoaltro che confermare i dubbi e le valutazio-ni negative sul valore dell'alleato italiano.Allo stesso modo i giudizi degli Alleati,presso i quali si sono svolti i primi contat-ti, sono di attesa di fronte a un atteggia-mento ambiguo e non chiaro. In Italiaintanto si susseguono i provvedimenticontraddittori, che testimoniano la confu-sione seguita alla caduta del regime: se lastampa continua a essere subordinata alcontrollo del Ministero della cultura popo-lare a causa dello stato di guerra, il testounico nelle scuole viene eliminato e il nuo-vo ministro Leonardo Severi declina le of-ferte di consulenza di un intellettuale fasci-sta come Giovanni Gentile, allontanato inmodo fermo dalle politiche culturali delPaese.

A Tarvisio s'incontrano il ministro degliesteri italiano Raffaele Guariglia e quellodel Reich, Von Ribbentrop, insieme ai ca-pi di stato maggiore Ambrosio e Keitel: daentrambe le parti, appare evidente, ci sistudia. Il ministro degli Esteri di Badoglioribadisce che affidare il potere ai militari èstata una scelta obbligata, dato che il paeseè in guerra. Ribbentrop risponde che l'alle-anza italogermanica è prima di tutto alle-anza di due regimi affini, garantita dalrapporto personale tra Mussolini ed Hit-ler, e chiede come il governo Badogliopossa sperare di avere consenso senza di-sporre di un apparato di partito, visto cheil Pnf non esiste più. Il tedesco è convintoche ciò lascerà campo libero ai partiti disinistra e in particolare ai comunisti, checonsidera i più pericolosi di tutti. Le mani-festazioni che si sono susseguite dalla finedi luglio, tra cui l'assalto al consolato tede-sco di Torino, paiono dargli ragione. InGermania si è convinti che siano stati ilFührer e il Duce a salvare l'Europa dalcomunismo, perciò si è molto preoccupa-ti nel vedere il secondo messo fuori gioco.In risposta Guariglia non trova di meglioche richiamarsi al carattere nazionale de-gli italiani, alieni, dice, da "ogni estremi-smo", e spiegare che il fascismo in realtàera ormai ridotto a una sorta di fragilebaraccone. Subito dopo la parola passa algenerale Ambrosio, che protesta perchél'ingresso in Italia di molte divisioni tede-sche avviene senza che ne sia data comuni-cazione alle autorità italiane e per il modoin cui esse vengono schierate sul territo-rio. Keitel, capo della Wehrmacht, replicaa muso duro che la Germania non stafacendo altro che inviare i rinforzi militaridesiderati da Roma. Ribbentrop rincara ladose sostenendo che l'Italia deve accoglie-re con gioia "ogni soldato, ogni fucile eogni carro armato" che arriva da oltreBrennero, se veramente vuole "continuarela guerra". Gli italiani, a questo punto,non possono fare altro che abbozzare, econvenire che si è trattato di meri "equivo-ci". Nonostante un clima di reciproca sfi-ducia, i rappresentanti italiani assicuranofedeltà all'alleanza con la Germania, con-sentendo l'ingresso di altre divisioni tede-sche: unità di fanteria e divisioni corazzateprovenienti dalla Francia occupata, dal ter-ritorio del Reich e dal fronte orientale con-tinuano senza posa a varcare le frontiere.

In Sicilia gli uomini della 1˚ e 9 divisioneamericane entrano in Troina a mezzogior-no. La cittadina è completamente distrut-ta e appare quasi senza nessuno dei dodici-mila abitanti che aveva prima della batta-glia.

Una trasmissione di Candidus, alias JohnJoseph Marus, il più aspro dei commenta-tori nelle emissioni italiane di Radio Lon-dra nell'attaccare la propaganda fascista,commenta: "Churchill un giorno riferen-dosi a questi messeri (Vittorio Emanuele,Badoglio e Grandi) esclamò: "Ma che raz-za di gente credono che siamo?" Perchévedete, Maresciallo Badoglio, tenere i pie-di in molte staffe non giova, e fare i furbinon inganna né gli Alleati né le risorteforze popolari italiane. Avrete motivo diconstatarlo, signor Maresciallo, Duca diAddis Abeba".

Il Ministero della cultura popolare dettale norme per la disciplina della stampain relazione allo stato di guerra al fine dieliminare "l'anormale situazione creatasinella stampa quotidiana e periodica dopoil 25 luglio". Il provvedimento eccezionalee transitorio, emesso il 5 luglio con valorefino a tre mesi dopo la cessazione dellostato di guerra, stabilisce che la "cessazio-ne a qualsiasi titolo di agenzie giornalisti-che o di altre imprese editoriali" è subordi-

nato al nullaosta del Minculpop stesso, ilquale ha la facoltà di nominare "commissa-ri straordinari". "I direttori o redattori re-sponsabili di quotidiani o di ogni altrapubblicazione periodica per esercitare leloro funzioni dovranno ottenere l'autoriz-zazione" del Ministero, pena il "sequestrodel giornale". "L'autorizzazione sarà inogni caso revocata qualora il giornale svol-ga azione contraria agli interessi naziona-li".

Nelle memorie di Giorgio Amendola, rap-presentante dei comunisti nel Comitatocentrale delle opposizioni, formalmentecittadino ricercato dalla polizia, si legge:"Nell'imminenza dell'incontro di Tarvisio(…) il ministero della cultura popolareintensificò la sua pressione sui giornali per-ché seguissero sempre disciplinati l'indiriz-zo ufficiale del governo che restava piùche mai quello della "guerra continua".

Naturalmente ciò provocava crescenti ma-nifestazioni di protesta all'interno del co-mitato, anche nei settori liberale e demo-cratico-cristiano, che cominciavano a nu-trire il dubbio che la tattica del "doppiogiuoco", praticata da Badoglio, fosse rovi-nosa per l'interesse dell'Italia".

In seguito a un'incontro tra gli esponentisocialisti Giuseppe Romita e Pietro Nen-ni, il primo scrive: "Come segretario diquel piccolo partito che era stato organiz-zato durante la cospirazione e la guerra,gli consegnai il ruolino degli iscritti e Nen-ni rimase esterrefatto. "Ma siamo pochi-esclamò - il partito non c'è, ci sono solo icomunisti". Gli risposi che sì, il partitonon esisteva come organizzazione, ma esi-steva nella coscienza di molti cittadini".

Il governo annuncia un provvedimentoche "interpreta un'altra aspirazione della

rinata coscienza nazionale" - sono paroledel giornale cattolico "L'avvenire d'Italia"- e riguarda le scuole e la formazione scola-stica degli italiani. "Il regime caduto avevapuntato sulla scuola per esercitare quell'azione di violenza sulle coscienze che hadato tristi frutti anche perché ha mortifica-to l'intelligenza vera e ha sostituito allamanifestazione delle idee una retoricache, oltre ad essere di gusto assai basso,non serviva che a mascherare l'assenza diqualsiasi idea". Dice il cominciato emessodal Ministero dell'Educazione nazionale,retto da Leonardo Severi: "L'adozione diun libro di stato ossia di un unico libro ditesto in tutte le scuole elementari compila-to per ordine dello Stato e stampato a suecure, non corrisponde né ai principi politi-ci né ai principi economici ai quali si infor-ma l'opera del presente Governo. Perciò ilministro dell'educazione nazionale ha sta-bilito che dal prossimi anno scolastico

non vi sarà più libro di Stato. Siffatta deli-berazione si è dovuto prendere con imme-diata decorrenza, sia perché l'uso del vec-chio libro di Stato così come era compila-to non si poteva più tollerare per ovvieragioni politiche, sia perché non era possi-bile riformarlo se non a fondo e per ciòfare mancava il tempo". Severi in quei gior-ni scrive una lettera di risposta dai tonirispettosi ma fermi al filosofo GiovanniGentile, già artefice delle riforme scolasti-che precedenti, che si era dimostrato pro-digo di consigli al nuovo ministro: "sonocostretto a dirle (…) che non posso accet-tare il suo consiglio perché lei, dopo il1924 e fino all'infelice discorso del 24 giu-gno di quest'anno, non ha esitato a metter-si al servizio della tirannia - e quale tiran-nia - e con l'autorità indiscussa del suonome ha contribuito più di tanti altri arafforzarla. I giovani, la scienza, la veritàsono stati traditi a tal punto che un mini-

stro dell'Educazione nazionale d'un gover-no che ripristina la libertà non può piùaverla tra i suoi consiglieri".

7 agosto sabato

Mentre Mussolini viene trasferito all'iso-la della Maddalena per ragioni di sicurez-za nel Paese prosegue la riorganizzazionedelle opposizioni, i cui rappresentanti siriuniscono senza posa per stabilire comu-ni linee d'azione con forte senso di respon-sabilità nei confronti della popolazione edi quello che sta sopportando. Badoglio eil suo governo attuano una politica di par-ziale corresponsabilizzazione delle opposi-zioni per coinvolgere il fronte antifascistanel nuovo riassetto dello società, con l'im-plicito obiettivo di mantenere l'ordine so-ciale a fronte delle manifestazioni popola-ri.

In Sicilia, nella notte tra il 6 e il 7, la 78˚divisione inglese entra ad Adrano senzaincontrare resistenza.

Verso le ore 3 il cacciatorpediniere Pante-ra attracca al largo dell'isola di Ponza perimbarcare Mussolini e la sua scorta, invista dell'improvviso trasferimento sull'isola della Maddalena in Sardegna, causa-to dal timore che l'isola di Ponza possaessere poco sicura e che i tedeschi abbianogià individuato il luogo in cui si trovavaMussolini; il responsabile della custodia diMussolini Osvaldo Antichi, maresciallomaggiore dei Carabinieri, aveva denuncia-to ai superiori la "rilassatezza" della sorve-glianza attorno al prigioniero. Nel suo rap-porto sul trasferimento al generale dell'Ar-ma Caruso si legge: "Mussolini venne avvi-sato soltanto un'ora prima. Si vestì, sorbìuna tazza di latte ed insieme, a mezzo diun'imbarcazione preventivamente dispo-sta raggiungemmo il Pantera (…). Era co-mandato dall'ammiraglio Maugeri, dalquale Mussolini apprese che eravamo di-retti alla Maddalena. Attraversammo ilTirreno, in burrasca, e verso le ore 13 del-lo stesso giorno il cacciatorpediniere at-traccò alla Maddalena". Mussolini visibil-mente irritato dal colloquio con Maugeriavrebbe detto: "Questa è la più grandedelle umiliazioni che mi si può infliggere.E si può pensare che io possa andarmenein Germania e tentare di riprendere il go-verno con l'appoggio tedesco? Ah no dav-vero!". Sull'isola dodici uomini sono postia guardia dell'ex capo del fascismo mentrea Villa Weber, in cui viene alloggiato, so-no dislocati un centinaio di agenti di poli-zia e carabinieri. La Marina, secondo gliordini del ministro De Courten, tiene sot-to "massima sorveglianza" l'isola per evita-re "qualche colpo di mano tedesco". Il ca-po della polizia Senise, informato a cosefatte del trasferimento, dichiara la sceltadella Maddalena "anche meno opportunadi quella a Ponza", dato il gran numero dimarinai che erano nell'isola, il rischio chetra essi vi fossero fascisti pronti a liberareMussolini e la presenza di un certo nume-ro di marinai tedeschi. Mussolini conti-nua ad avere contatti con l'esterno: auto-rizzati, come quelli con il parroco donSalvatore Capula e clandestini con AldoChirico, padrone della Villa, il quale hamodo di fornire a Mussolini una relazionisu quanto avvenuto sulla scena politicadopo il suo arresto.

Il governo prende provvedimenti sul te-ma del lavoro. Sono di fatto smantellatigli apparati corporativi del regime fascista,rivelatisi di fatto organismi di mera faccia-ta. Su proposta del ministro delle corpora-zioni Leopoldo Piccardi vengono nomina-ti commissari straordinari delle confedera-zioni sindacali esponenti antifascisti. Lenomine più significative sono quelle diBruno Buozzi, socialista, già segretario ge-nerale della Fiom fino al 1925, alla Confe-derazione del lavoratori dell'industria; vie-ne affiancato da Gianni Roveda, comuni-sta, e Gioacchino Quarello, cattolico, co-me vicecommissari. Un altro cattolico,Achille Grandi, presiede la Confederazio-ne dei lavoratori dell'agricoltura, affianca-to dal socialista Oreste Lizzadri, e successi-vamente dal comunista Giuseppe Di Vitto-rio per i braccianti e dal cattolico PietroMentasti per coloni e mezzadri. Guido DeRuggiero del Partito d'azione è commissa-rio della Confederazione dei professionistie degli artisti, il cattolico Ezio Vanoni del-la Confederazione del lavoratori del com-mercio. Nell'assumere l'incarico i commis-sari dichiarano che la loro collaborazionecon il governo Badoglio deve essere intesain senso strettamente tecnico.

In una riunione a Milano i rappresentantidel Partito comunista, Partito socialista edel Partito d'azione, si pronunciano con-tro il governo Badoglio, e chiedono il rag-giungimento della pace con gli Alleati el'organizzazione di una resistenza armataai tedeschi. I tre partiti, pur nella varietà diaccenti e programmi, si pongono sul terre-no dell'iniziativa antifascista e auspicanoun profondo rivolgimento politico e socia-le. I comunisti in particolare auspicano laformazione di un Fronte nazionale d'azio-ne, più unito e coeso del Comitato delleopposizioni, teso alla promozione di una

il personaggio

Amendola torna dall’esilionel Cln rappresenterà il Pci

Codice morse per la Vittoriaecco la Voce dell’Europa libera

Un’immagine dellaredazione di RadioLondra

Tutti ascoltano Radio LondraBadoglio continua il doppio gioco ma gli alleati perdono la pazienza

l’informazione via etere

24 mercoledì 8 agosto 2001

giorni di storia dossier 1943--- Stampata: 07/09/01 21.04 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 28 - 08/09/

8 settembre giovedì

Ore 2 Il maresciallo Badoglio spedisceun telegramma al quartier generale alleatoin Nordafrica, nel quale la prospettiva dell'attacco alleato, concordato e organizzatoin concomitanza dell'annuncio dell'armi-stizio, viene completamente rimessa in di-scussione:

"Dati cambiamenti et precipitare situa-zione et esistenza forze tedesche nella zo-na di Roma non è più possibile di accetta-re l'armistizio immediato dato che ciò di-mostra che la Capitale sarebbe occupata eil Governo sopraffatto dai tedeschi.(…).Operazione Giant 2 non è più possi-bile dato che io non ho forze sufficientiper garantire gli aeroporti. (…)Il generaleTaylor è pronto a ritornare in Sicilia erendere noto il punto di vista del governoed attendere ordini. Comunicate mezzi elocalità che voi preferite per questo ritor-no. Fine telegramma.Firmato Badoglio".

Badoglio convocanelle prime ore delmattino il Ministro de-gli interni Ricci e glida ordine di "prepara-re un piano per il tra-sferimento degli orga-ni essenziali del gover-no fuori Roma", so-vrapponendosi così al-le iniziative già prece-dentemente organizza-te dal generale Rossi, vice di Ambrosio.

Ore 8 Il telegramma del capo del gover-no italiano, giunto alle 5.30 viene decodifi-cato e spedito a Biserta dove nel frattemposi è trasferito il generale Eisenhower. Trale 11.30 e le 12 il testo arriva anche nellemani di Castellano, che rimane sbigottito;dirà in seguito: "Non potevo supporrenemmeno lontanamente che si potessenon ottemperare agli impegni presi con lafirma dell'armistizio, né potevo ammette-re che a Roma non si fosse capita l'enormeimportanza del concorso americano alladifesa della capitale e lo si fosse rifiutato".

Ore 11.35 Il generale Taylor spedisceun breve messaggio a Eisenhower: "Situa-tion innocuous", è il segnale convenziona-le di sospensione dell'operazione Giant II.Badoglio telefona al generale Roatta peravere conferma delle deficienze di carbu-rante segnalate da Carboni e addotte co-me motivo dell'impreparazione italiana.Roatta si reca immediatamente al Vimina-le. Decidono insieme al generale Ambro-sio, finalmente tornato da Torino dopodue giorni d'assenza, di inviare al coman-dante Eisenhower "un messaggio di primopiano" per mano del vice capo di statomaggiore, generale Rossi. Questo è il testodi quel memoriale:

"La parte italiana aveva la netta impres-sione che lo sbarco nella zona Salerno-Na-poli avvenisse verso il 12 settembre. Inconseguenza aveva preso le disposizioniper rafforzare per tale data la difesa dellacapitale, e per ricevere e proteggere la divi-sione aviotrasportata americana. Non èperciò pronta alla data dell'8 settembre.Ma, a parte questo, sono intervenute leseguenti circostanze:

1. Considerevole aumento delle forzegermaniche:

a nord ed a Sud- Ovest di Roma(divisioni 3˚ panzer granadier e 2˚ paraca-dutisti).

2. Distruzione di depositi munizioni ecarburanti causa i bombardamenti aerei;

3. Fortissima diminuzione da partegermanica nei rifornimenti di carburanti;

4. Afflusso in Toscana, a Nord dell'Ar-no, di due divisioni germaniche (65˚ -305˚) e di aliquote di due divisioni corazza-te (Hitler-24˚) che erano prima situate adOvest di La Spezia ed a Nord dell' Appen-nino.

In conseguenza le forze italiane desti-nate alla difesa della Capitale ed alla prote-zione della divisione aviotrasportata, si so-no trovate a corto di munizioni e di carbu-rante e non ancora rinforzate da due divi-sioni provenienti dal Nord;e perciò nonnella situazione di assolvere efficacementei loro compiti, mentre - d'altra parte ? leforze tedesche a portata erano molto piùforti di prima. Ne sarebbe derivato,qualo-ra si fosse attuato il primitivo programma:

1. Rapida occupazione di Roma daparte germanica ed insediamento di ungoverno tedesco-fascista;

2. Conseguente pericoloso disorienta-mento dell'opinione pubblica e delle trup-pe;

3. Grave situazione per le forze aviotra-sportate americane man mano sbarcate.

Allo stato attuale delle cose la parte,italiana considera come la più opportunala condotta seguente:

1. Rafforzare secondo il programmagià previsto, ed accumulando proprie

scorte di munizioni e carburanti, la

difesa della Capitale e la protezione delladivisione paracadutisti.

2. Pubblicare la richiesta di armistizioal momento in cui sia iniziato il secondogrosso sbarco, ed esso abbia già fatto pro-gressi tali da impegnare le truppe germani-che a portata. Il chè permetterebbe di ri-durre al minimo il periodo di tempo incui le truppe italiane si troverebbero a do-ver fronteggiare da sole le truppe germani-che (le quali - nel frattempo - potrebberoancora aumentare attorno a Roma).

3. Questo secondo grosso sbarco do-vrebbe avvenire il più vicino possibile aRoma, allo scopo di attirare le truppe ger-maniche situate a portata della Capitale,ed a quello di tagliare fuori le truppe tede-sche situate più a Sud. Se la necessità di farproteggere detto sbarco dall'aviazione dacaccia, non permettesse di effettuare losbarco attorno a Roma, esso dovrebbe al-meno essere attuato nella zona di Formia,Gaeta, Terracina, Littoria sulla quale po-trebbe concorrere la caccia partente dallazona di Salerno. Si potrebbe anche consi-derare il caso di un'occupazione dei cam-pi di aviazione della Corsica orientale(Borgo-Ghisonaccia). Ma questa operazio-ne preventiva non è semplice, perché avve-nendo prima dell'armistizio, le truppe ita-liane potrebbero bensì ritirarsi sulle mon-tagne ed astenersi da attacchi ai campipredetti ed alle truppe alleate che li proteg-gerebbero, ma non potrebbero ancora im-pedire che tali attacchi fossero attuati dal-le truppe germaniche dell'isola (brigata

SS. Reichsfuhrer).4. Non fare seguire immediatamente

l'armistizio da atti di ostilità italiani controle truppe germaniche. È importante, infat-ti, che la iniziativa di tali ostilità sia presa,come quasi sicuramente avverrà, dalla par-te germanica, perché in questo caso non cisarebbe la minima incertezza da parte del-la popolazione e delle truppe nel combatte-re i tedeschi. Si tratterebbe, perciò di farearrivare la divisione aviotrasportata solodiverse ore dopo la proclamazione dell'ar-mistizio (nella notte successiva, se l'armisti-zio è proclamato al mattino - nella secon-da notte, se 1'armistizio è annunciato allasera). Naturalmente, se (cosa improbabi-le) la parte germanica non prendesse leil'iniziativa delle ostilità, la parte italiana leprenderebbe ugualmente al momento dell'arrivo della divisione in parola.

5. La data del secondo grosso sbarco ela distanza di tempo dell'arrivo della divi-sione aviotrasportata dalla proclamazionedell'armistizio, debbono essere chiaramen-te prestabilite, e comunicate il più prestopossibile.

6. Non è nell'interesse alleato che Ro-ma e il Governo Italiano cadano in manogermanica, e che le truppe italiane dell'Ita-lia Centrale siano messe fuori causa. Ildisorientamento della Nazione e delle ri-manenti truppe sarebbe grave, e l'aiuto daparte italiana nella susseguente lotta in co-mune ne sarebbe decisamente compro-messa. È interesse invece per gli angloame-ricani che la Capitale rimanga in mano

italiana, che rimanga in funzione lo stessoGoverno che ha richiesto l'armistizio, chetutto il Paese e le truppe, italiane sianoconcordi al cento per cento, nella lottacontro i tedeschi (Iniziativa delle ostilitàda parte loro) e che tutto l'organismo go-vernativo e militare italiano sia subito incondizioni di intraprendere una collabora-zione attiva, organizzata, ed in forze colletruppe alleate".

Ore 12 Il re riceve l'ambasciatore tede-sco Rudolf Rahn, il quale ricorderà l'incon-tro e le parole del sovrano: ""L'Italia noncapitolerà mai"(…) Al termine della con-versazione, il re ha sottolineato di nuovola decisione di continuare sino alla finedella lotta a fianco della Germania, con laquale l'Italia è legata per la vita e per lamorte".

Ore 12.30 Castellano ritenendo di po-ter ancora persuadere il governo a mante-nere fede agli impegni, spedisce il seguen-

te telegramma:"Mancanza nell'an-

nunciare per radio l'ar-mistizio alle ore 18.30di questo pomeriggiosarebbe consideratadal comandante in Ca-po come mancanzanel mantenere l'impe-gno solenne già firma-to stop se annunciodell'armistizio non ve-nisse fatto all'ora fissa-ta tutti gli accordi ver-

rebbero a decadere alt Comandante in Ca-po dichiara che mancato annuncio potreb-be avere conseguenze disastrose per l'avve-nire dell'Italia stop".

Dopo una rapida consultazione conRoosevelt e Churchill, Eisenhower decide"che quanto era stato previsto per l'annun-cio doveva essere attuato". Un aereo vieneinviato per prelevare Castellano e portarloal quartier generale alleato a Cartagena.Dopo mezz'ora di attesa in piedi nel corti-le della palazzina, Castellano e l'interpreteMontanari sono introdotti in una grandesala dove sono presenti Eisenhower,Alexander e Cunnigham e un imponentenumero di generali e ammiragli. Al salutodell'inviato italiano nessuno risponde. Ei-senhower legge il comunicato di Badoglio,afferma di non poter accettare quella ri-chiesta - l'annuncio dell'armistizio sareb-be stato dato ugualmente - e sottolinea ilsuo fermo disappunto nel caso in cui ilcapo del governo italiano non avesse fattolo stesso; in quel caso, aggiunge apostro-fando Castellano, riterrebbe che "il gover-no italiano e voi abbiate giocato una brut-ta parte". Viene dato a Castellano un mes-saggio per il governo italiano. Giungerà aRoma solo alle 16.30.

Ore 15 Giunge il telegramma di Ei-senhower che autorizza i generali Rossi eTaylor, incaricati di gestire l'operazionemilitare su Roma, a raggiungerlo alle ore19 a Tunisi.

Ore 16.30 Radio New York anticipa lanotizia dell'armistizio italiano. Le truppetedesche iniziano i rastrellamenti dei sol-dati italiani e l'occupazione dei punti stra-tegici, delle aree industriali e delle vie dicomunicazione. Giunge al governo a Ro-ma il telegramma di risposta di Ei-senhower, intimante l'annuncio dell'armi-stizio. Il testo afferma quanto segue:

"Dal comando in capo alleato al mare-sciallo Badoglio. 8 settembre 1943 N. 45Intendo trasmettere alla radio l'accettazio-ne dell'armistizio all'ora già fissata. Se Voio qualsiasi parte delle Vostre forze armatemancherete di cooperare come preceden-temente concordato io farò pubblicare intutto il mondo i dettagli di questo affare.Oggi è il giorno X ed io aspetto che Voifacciate la Vostra parte. Io non accetto ilvostro messaggio di questa mattina postici-pante l'armistizio. Il Vostro rappresentan-te accreditato ha firmato un accordo conme e la sola speranza dell'Italia è legataalla Vostra adesione a questo accordo. Se-condo la vostra urgente richiesta le opera-zioni aviotrasportate sono temporanea-mente sospese. Avete intorno a Romatruppe sufficienti per assicurare la momen-tanea sicurezza della città, ma io richiedoesaurienti informazioni secondo le qualidisporre al più presto per l'operazioneaviotrasportata. Mandate subito il Genera-le Taylor a Biserta informando in anticipodell'arrivo e della rotta dell'apparecchio. Ipiani sono stati fatti nella convinzione cheVoi agivate in buona fede e noi siamo statipronti ad effettuare su tale base le futureoperazioni militari. Ogni mancanza orada parte Vostra nell'adempiere a tutti gliobblighi dell'accordo firmato avrà le piùgravi conseguenze per il Vostro Paese. Nes-suna Vostra futura azione potrebbe piùridarci alcuna fiducia nella Vostra buonafede e ne seguirebbe di conseguenza ladissoluzione del Vostro Governo e dellaVostra Nazione. Generale Eisenhower".

Carmine Senise nasce a Napoli nel 1883. Entra a far parte del ministero degliInterni nel 1908; nel 1911, Giolitti lo destina all'Ufficio stampa. In questaveste, nel 1917, impedisce la pubblicazione del primo bollettino Cadorna

dopo Caporetto, troppo impietoso nei confronti dell'esercito italiano.Dopo aver lavorato nella Sanità, nel 1930 viene impiegato alla direzione

generale di Pubblica Sicurezza, quale capo della Divisione affari generali e riserva-ti. Nel 1932 viene promosso prefetto con l'incarico di vice capo della Polizia. Il 23novembre 1940 è nominato capo della Divisione polizia politica. Con lui questoruolo cresce d'importanza, divenendo quello di massimo dirigente dell'Ovra.

Durante la guerra si limita a governare la macchina organizzativa approntatadal suo predecessore Bocchini. All'inizio del 1943, presentendo il crollo delfascismo, opera per favorire il trapasso dei poteri di Mussolini a personalitàgradite ai Savoia.

Licenziato da Mussolini il 14 aprile 1943 e tornato privato cittadino, preparadal punto di vista tecnico la rimozione del duce del 25 luglio.

Richiamato in servizio come capo della Polizia da Badoglio, viene arrestatodai tedeschi, deportato in Germania a Dachau e liberato al termine del conflitto.Muore a Roma nel 1958.

È autore di un volume di ricordi dal titolo “Quando ero capo della polizia.1940-43”.

Senise, il capo dell’Ovradeportato a Dachau dai nazisti

Il governo Badoglio tenta di dilazionare l'annuncio dell'Armistizio edecide all'ultimo l'annullamento dello sbarco alleato su Roma. Gli Alleati,irritati, apostrofano duramente il governo italiano, dichiarano di averperso ogni fiducia e di voler procedere ugualmente: viene annullatal'operazione Giant II ma nel pomeriggio viene comunicato attraverso leradio, prima che lo faccia il governo italiano, l'avvenuta firma dell'armisti-zio. I tedeschi, increduli, si apprestano a occupare il territorio italianodenunciando il tradimento. Con loro il governo fino all'ultimo nega di

essersi arreso agli Alleati. Gli antifascisti annunciano al Paese la mobilita-zione contro i tedeschi e la Resistenza armata: ricevono dal governo armiche la polizia sequestrerà poco dopo.

Dopo aver addirittura pensato di ritrattare l'armistizio, il Re finalmen-te decide di andare avanti. Badoglio dà l'annuncio ufficiale al Paese alle19,42. La notizia si diffonde, come un'onda che travolge tutto. La guerrafascista è finita. Ma ne comincia un'altra.

Da quel momento l'Italia non sarà più la stessa.

Il Re ai tedeschi: «Non capitoleremo»Badoglio cerca di temporeggiare con gli alleati e il sovrano rassicura l’ambasciatore di Hitler

il poliziotto

A fianco il capodella Polizia del

governo BadoglioCarmine Senise;

più a destra ledivisioni corrazzate

tedescheconvogliate in

Toscana a norddell’Arno.

28 sabato 8 settembre 2001

giorni di storia settembre 1943 ----- Stampata: 09/09/01 21.32 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 25 - 10

Si conclude oggi la pubblicazione dei Giorni di storia. 25 lu-glio-8 settembre 1943, un progetto editoriale che per quarantacin-que giorni ha scandito quest'estate 2001 ripercorrendo le vicende diun'altra drammatica estate della storia d'Italia.

I curatori del lavoro hanno voluto proporre ai lettori del quoti-diano una sceneggiatura costruita attraverso il montaggio di fonti edi documenti nel tentativo di far rivivere attraverso le voci, i ricordi,le testimonianze dei protagonisti di quei fatti, le vicende, e piùancora il clima, di quei giorni. Per fare ciò sono state consultateoltre alle più importanti e note opere storiografiche in materia,fonti politiche e militari, giornali, carteggi, diari di provenienzaitaliana, tedesca, alleata.

La speranza è di essere riusciti a dare un quadro corretto, fedelee al tempo stesso emotivamente vissuto, con la cura di unire alrigore della ricerca storica il ritmo della narrazione giornaliera deifatti, in un momento come questo, in cui troppo spesso, sui docu-menti prevalgono le forzature ideologiche, le interpretazioni schie-rate e le colpevoli rimozioni.

In una fase in cui tutto sembra sempre più appiattirsi sull'oggi ebruciare rapidamente i riferimenti alla memoria e all'identità collet-tiva, ci sembra più che mai urgente riproporre, con pazienza ecostanza, la lettura del passato, evidentemente mossi da quesiti edomande sollecitate dal presente, che costituiscono la ragione stessadel lavoro storico.

Oltre a ringraziare i lettori per l'attenzione con cui hannoseguito pagine non facili, speriamo che da queste pagine emerga lanostra convinzione che in quei giorni, se vi è stata una "morte dellapatria", si è trattato di un processo che ha investito la "patria"monarchica e fascista o quella, incolore, di chi è transitato da unasituazione all'altra con leggerezza e senza affanni.

"L'8 settembre, al di là dell'evento storico, simboleggia ancoraoggi nella coscienza nazionale la catastrofe per antonomasia e ladisfatta (…). Il significato del 1943 e in particolare dell'8 settembrenon sarà mai abbastanza sottolineato per capire l'Italia di oggi.(…)L'8 settembre non fu solo il giorno più tetro nella storia dopol'unificazione; esso fu allo stesso tempo un nuovo inizio, fu l'iniziodella Resistenza".

Jens Petersen, Fascismo-antifascismo: riflessioni su un dibattitoLa cura redazionale del lavoro è stata svolta da Augusto Cher-

chi, Enrico Manera e Gian Luca Caporale. Brunello Mantelli ePaolo Soddu sono stati consulenti assai preziosi e hanno costituitoun punto di riferimento costante per la documentazione storiografi-ca.

Un ringraziamento particolare per il reperimento di preziose

fonti di consultazione va a Marco Scavino, alla famiglia Bergamini ea Giovanni Teppa.

Nota bibliografica essenzialeOltre a materiali archivistici, documenti e raccolte di giornali

dell'epoca, le principali fonti utilizzate per le testimonianze sonostate:

Giuseppe Castellano, Come firmai l'armistizio di Cas-sibile , Mondadori, 1945.

Winston Churchill, La seconda guerra mondiale , vol.V, Mondadori, 1966.

Giuseppe Castellano, Roma Kaputt , Casini editore, 1967.Giorgio Amendola, Lettere a Milano , Editori Riuniti, 1973.Raffaele De Courten, Le memorie dell'ammiraglio De

Courten (1943-1946) , Ufficio Storico della Marina Militare,1993.

Giuseppe Bottai, Diari 1935-1944 , Rizzoli, 1982.Benedetto Croce, Taccuini di lavoro , Arti tipografiche,

1987.Francesco Mattesini, L'armistizio dell'8 settembre

1943. Bollettino d'archivio dell'Ufficio Storico della Marina Milita-re, giugno 1993.

Per il riferimento al contesto generale, le principali opere storio-grafiche utilizzate sono state:

Emilio Faldella, L'Italia nella seconda guerra mon-diale , Cappelli, 1959.

Frederick W. Deakin, Storia della repubblica di Salò ,Einaudi, 1963.

Ruggiero Zangrandi, 1943: 25 luglio -8 settembre , Feltri-nelli, 1964.

Aa.vv., L'Italia dei 45 giorni - 25 luglio - 8 settem-bre , in "Quaderni del Movimento di liberazione in Italia", 1969.

Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italia-no , vol. IV-V, Einaudi, 1973.

Gabriele De Rosa, Sturzo , Utet, 1977.Nicola Tranfaglia, Paolo Murialdi, Massimo Legnani, La

stampa italiana nell'età fascista , Laterza, 1980.Riccardo Faucci, Einaudi , Utet, 1986.Claudio Pavone, Una guerra civile , Bollati Boringhieri,

1991.Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando. L'armisti-

zio italiano del settembre 1943, Il Mulino, 1993.Lutz Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia ,

Bollati Boringhieri, 1993.Brunello Mantelli, 8 settembre: il disarmo delle trup-

pe italiane nell'Italia nordoccidentale , Mezzosecolo,n˚8, 1994.

Gianni Oliva, I vinti e i liberati , Mondadori, 1994.Arrigo Petacco, La nostra guerra 1940-1945 , Mondado-

ri, 1995.Renzo De Felice, Mussolini l'alleato I - II, Einaudi, 1997.Giordano Bruni Guerri, Galeazzo Ciano , Mondadori, 2001.

La resa di Roma dal Diario del generaleCaviglia: "Nella notte pensai alla situazio-ne militare di debolezza creata da Bado-glio, in contrasto con la avventata azionepolitica di capitolazione dell'Italia agli alle-ati. Vi erano tre o quattro milioni di uomi-ni sotto le armi e il governo non potevadisporre intorno a Roma e in Italia delleforze necessarie per opporsi alle divisionitedesche (...). Al Ministero della guerraseppi da Sorice che i vari comandanti sierano presentati a prendere i loro posti,stavano richiamando gli ufficiali e racco-gliendo i loro soldati. Si sperava che ilgiorno dopo le truppe sarebbero rientratein gran parte ai loro posti, dove avrebberotrovato il rancio confezionato. Era troppotardi per fare affidamento su quelle forzeper un combattimento intorno a Roma.Intanto i paracadutisti tedeschi avevanorespinto i granatieri, erano entrati a Romaper San Paolo e si avvicinavano ai mercatigenerali. Si presentò il generale Carboni indivisa. Il giorno avanti, Sorice, al qualeavevo chiesto qualche notizia su questogenerale, mi aveva detto che era moltovolitivo e che si dava molto da fare. A mepareva di ricordare che egli fosse uno scrit-tore di articoli su giornali quotidiani. Ingenerale questi militari giornalisti sannosfoggiare il loro genio strategico in formaattraente. Di media statura, ben fatto, sim-patico, Carboni co-minciò a dirmi doveerano le sue divisioni,e come la divisioneAriete si trovasse versoViterbo in contrastocon una panzer divisio-ne; che vi era statouno scontro, che la di-visione tedesca avevaavuto gravi perdite eche egli speculava suquesto successo per ot-tenere da Kesserlingbuoni risultati nelle trattative. Mi venne ildubbio che fosse un bagolone. La divisio-ne Piave era sempre a Monterotondo e laAriete si ritirava verso Roma. Ormai nonera più possibile impedire alle truppe tede-sche di entrare a Roma. Erano già entratenella periferia, e una forte colonna avanza-va per le vie provenienti da Viterbo. Era lapanzer divisione la quale, come già hodetto, secondo Carboni, pareva avesse avu-to uno scontro con la divisione Ariete,comandata da Raffaele Cadorna. Più tardiseppi che la panzer divisione veniva per lavia Aurelia da Montalto di Castro versoCivitavecchia. Carboni in quella circostan-za aveva ordinato al comando di una scuo-la ufficiali, che si trovava a Tuscania, diarrestare la colonna tedesca. Il comandodella scuola, non avendo forze da opporrealla panzer, aveva fatto saltare il ponte sulfiume Marta: operazione questa di pocautilità, perché vi è la strada sulla destradella Marta che va da Tuscania a Viterbo.Per quella si incamminarono i tedeschi e

poi per Viterbo e Vetralla a Roma, e attra-versarono nel pomeriggio del 10 settem-bre la città eterna. Alle ore 14 mi trovavoospite del mio ufficiale di ordinanza, te-nente colonnello Ferdinando Aldobrandi-ni, quando mi fu annunciata 1a visita diCalvi di Bergolo col suo stato maggiore edi altri quattro signori in abiti civili, fra iquali Ivanoe Bonomi. Furono fatti entrarein due stanze separate, e io andai subito daCalvi di Bergolo. Lo trovai col suo capo distato maggiore, colonnello Giaccone, e coltenente colonnello Cordero di Monteze-molo. Calvi mi portava un ultimatum diKesselring. Per le ore 16 doveva essere ac-cettato; in caso contrario, Kesselring avreb-be fatto saltare gli acquedotti di Roma, giàminati, e fatto bombardare la città da sette-cento aeroplani. lo calcolai mentalmenteche gli aeroplani potevano essere settanta,ma bastavano. Le condizioni erano: disar-mare le divisioni intorno a Roma e scio-glierle, mettendo in libertà gli ufficiali e isoldati. Ai primi si lasciava l'onore dellearmi. I tedeschi avrebbero occupato l'am-basciata tedesca, la centrale telefonica tede-sca, l'Eiar. Tutte le truppe tedesche sareb-bero rimaste fuori di Roma. Non v'era cheda chinare la testa. Consigliai Calvi dimandare il suo capo di stato maggiore daKesselring a portargli l'accettazione dell'ul-timatum".

Tutto il Paese è or-mai informato dell'ar-mistizio. Lo sfasciodell'esercito è diffusoed evidente in tutta lapenisola come apparein questa testimonian-za da un diario priva-to, in data 10 settem-bre: "Ieri sono tornatada Ponte di Piave dovesono andata per il soli-to approvvigionamen-to dalla zia. Lì ho senti-

to il proclama di Badoglio. Ho tanta in-quietudine. Cosa faranno tedeschi e fasci-sti che sono per l'Italia? Il dramma che hovissuto in questo ritorno è sconvolgente.Ad ogni stazione salivano e scendevano datreni stracolmi, giovani militari: soldati eanche ufficiali. Cercavano di tornare a ca-sa o in qualche rifugio. Si spogliavano ebuttavano le divise. Ho visto alcuni viag-giatori che li aiutavano a vestirsi in borghe-se con abiti che traevano dal loro bagaglio.Rimanevano sparsi sui marciapiedi dellestazioni: divise, berretti, zaini... A casa hotrovato Bianca con tanti amici ebrei comerifugiati da noi. Ci siamo sistemati allameglio per dormire quella notte...".

A cura di Augusto Cherchi,Enrico Manera, Gian Luca Caporale

Alle 14.30 del 12 settembre l'operazione "Eiche" po-ne fine al periodo di prigionia di Benito Mussolini,cominciato il 26 luglio. Tedeschi e alleati si erano

mobilitati per prendere in consegna l'ex duce. L'art. 29˚dell'Armistizio lungo intimava: "Benito Mussolini, isuoi principali associati fascisti e tutte le persone sospet-te di aver commesso delitti di guerra e delitti analoghi(…)saranno immediatamente arrestati e consegnati alleforze delle Nazioni Unite.(…)". Nella vacanza di potereseguita all'armistizio i tedeschi riescono, dopo gli altritentativi falliti a liberare il capo del fascismo, nel primopomeriggio del 12 settembre, a Campo Imperatore,quarta e ultima prigione di Mussolini. L'operazioneprende avvio nei pressi della stazione inferiore dellafunivia che conduce alla "prigione", dove una colonnablindata di tedeschi occupa la stazione una decina diminuti prima dell'aviosbarco. A Campo Imperatore,2112 metri di altezza gli italiani vengono sorpresi da unattacco dal cielo ideato dal generale Kurt Student. Cosìracconta il maresciallo Antichi, responsabile della custo-dia: "Li vedemmo volteggiare contro sole ondeggiando escendere, sfruttando la corrente; il primo aliante giròscese ancora più in basso, di pochi metri, dalla nostraquota, poi ricomparve, quasi fermo, per cominciarel'atterraggio (…)uno degli alianti si sfasciò sulle rocce;un silenzio agghiacciante seguì quel tonfo sinistro. Per-ché non scendono? ricordo di essermi chiesto. Mussoli-ni era con me, assorto, pensieroso, guardavamo la scenadalla piccola finestra della sua camera. Fissava quellascena senza interesse, preoccupato. "Questo non ci vole-va" aveva detto all'apparire degli alianti tedeschi. Lolascio, scendo nella sala accanto al ten. Faiola che puòavere bisogno di me. (…)Di colpo la scena muta. Dalvano dello sportello del primo degli alianti scorgo, rapi-dissimo un paracadutista scendere, fare pochi passi car-poni, poi gettarsi a terra. Scompare, quasi invisibile conla sua tuta mimetica. Poi altri uomini: un balzo e subitopancia a terra (…)Infine, dal primo degli alianti scendeun ufficiale italiano. Non si getta a terra come gli altrima viene avanti verso l'albergo, sul piccolo sentieroappena riconoscibile tra l'erba. Dietro di lui è sceso untedesco, alto, grosso, imponente. Gli cammina dietrocon un mitra in mano, pronto a fare fuoco (…)Ricono-sco i gradi dell'ufficiale in divisa grigio verde; è un

generale (…). Sento di nuovo, vicinissima ora, la vocedel generale urlare: "Non sparate", e un'altra voce subitorispondergli, fargli eco. È la voce di Mussolini che si èaffacciato alla finestra: "Non spargete sangue, non spara-te!" grida Mussolini. Ormai i tedeschi sono dentrol'atrio (…). Otto Skorzeny - poiché era lui l'ufficialegigantesco, dal fisico da lottatore che per primo varcò lasoglia dell'albergo - ho ancora oggi quel ricordo. Lorivedo come in quei minuti, con lo sguardo allucinato,rosso in volto; con la bustina di traverso e il fare prepo-tente. (…)E mentre Skorzeny come un invasato conti-nua a parlare, lui, stanco, avvilito, tutt'altro che entusia-sta, si siede sulla sponda del letto... Stancamente Musso-lini senza alzarsi dal letto gli risponde in tedesco pocheparole e sento che anche lui nomina Hitler. (…)Alcunicarabinieri sono attorno alla "cicogna" (aereo leggerotedesco). Il capitano che lo pilotava è un giovane, lovedo ancora ai comandi del suo aereo, ma quando vedeSkorzeny avvicinarsi con Mussolini, scende e lo abbrac-cia. Li vedo parlare, poi discutere: Skorzeny vuole che la"cicogna" porti, oltre il pilota, sia lui che Mussolini. Trepersone, un carico enorme per un apparecchio piccolocome quello. Il pilota discute, tenta di dissuadere Skor-zeny, ma questi insiste e la spunta. (…)Sono passativenti minuti dal momento dell'atterraggio del primoaliante sul pianoro e Mussolini stà per lasciare CampoImperatore libero ormai. Ricordo però di non averlovisto tranquillo e confesso di aver provato in quegliultimi momenti della simpatia ed anche della compassio-ne per quell'uomo ormai anziano, stanco, dominatodagli eventi. L'ho visto parlare con Skorzeny, fare il mionome e, senza dubbio, è stata una sua frase ad evitarmila deportazione in Germania".

Liberato il prigioniero, il capitano delle SS Otto Skor-zeny decide di assumersi il merito di un'operazione alcui svolgimento ha collaborato unicamente con l'ideadell'ostaggio, oltre che con la sua presenza. Costringecon la forza dei sui fregi "SS" il pilota dell'aereo HeinrichGarlach a farsi trasportare insieme al duce a bordo delbiposto. Il decollo è difficile, è necessario che delle perso-ne sollevino l'apparecchio da terra per permettere aimotori di accelerare al massimo; una volta lasciato l'ap-parecchio velocemente si dirige sul dirupo e precipitaper 500 metri, poi finalmente si rialza. Novanta minutipiù tardi il duce atterra a Pratica di mare, da lì versoMonaco via Vienna, il Fuhrer lo vuole, e non serve anulla indignarsi chiedere di essere portato dalla suafamiglia, perchè anch'essa è in Germania, prigioniera,come lui. Gli irriducibili del fascismo aspettano il ritor-no del capo, degli ordini del duce che li conduca verso"l'inevitabile vittoria", verso l'ultimo tragico atto dellasua, e della loro, vicenda politica.

Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi interverrà oggi a Porta SanPaolo ed al Parco della Resistenza alle cerimonie commemorative della difesadi Roma.Ciampi deporrà questa mattina alle nove una corona d'alloro ai piedi della

lapide che ricorda i caduti di Porta San Paolo e una corona d'alloro al Monumen-to del Parco della Resistenza che ricorda gli 87.000 militari caduti negli anni1943-1945. Al termine il Presidente Ciampi visiterà l'attigua Mostra "Memorabi-lia 2001".

Ciampi ha voluto così sottolineare con la sua presenza un episodio fondamen-tale della Resistenza militare e popolare al nazifascismo: interverrà con un suodiscorso alla cerimonia di stamane assieme a rappresentanti del governo, delParlamento degli enti locali e delegazioni delle associazioni partigiane.

i tedeschi a Campo Imperatorequesto progetto editoriale

Sulla città l’ultimato di KesserlingIl comandante tedesco: o la resa o la capitale sarà rasa al suolo dai bombardamenti

Quarantacinque giorniper non dimenticare

Un blitz dal cieloe Mussolini è liberato

Stamane l’omaggio di Ciampiai caduti di Porta San Paolo

le cerimonie commemorative

Qui accanto il Presidente Ciampiche stamane renderà omaggio ai caduti diPorta San Paolo a Roma. Sopra Mussoliniliberato dai tedeschi a Campo Imperatore

lunedì 10 settembre 2001 25

giorni di storia settembre 1943 ---- Stampata: 09/09/01 21.32 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 24 - 10

10 settembre sabato

La fine dell'esercito italiano. Il coman-do supremo germanico annuncia che: "leforze armate italiane non esistono più".Non un solo reparto dell'esercito in Italia èrimasto compatto. I comandanti delle va-rie piazze - Torino, Milano, Genova, Ales-sandria, Verona, Bologna, Firenze, Udine,Trieste - lasciano via libera ai tedeschi.

Hitler tiene un discorso sulla situazio-ne italiana:

"Che il Governo italiano si sia deciso arompere l'alleanza, e uscire dalla guerra o arendere in tal modo l'Italia stessa teatrodella guerra, può essere da esso motivatocon tutte le ragioni che crede. Ma nonpotrà mai scusare il fatto di non essersimesso neanche preventivamente d'accor-do con i suoi alleati. Non basta: lo stessogiorno in cui il maresciallo Badoglio avevasottoscritto l'armistizio, egli ricevette l'inca-ricato d'affari germani-co e l'assicurò che lui,maresciallo Badoglio,non avrebbe mai tradi-to la Germania, chenoi dovevamo aver fi-ducia in lui, e che luiavrebbe dato prova col-le sue azioni di esseredegno di tale fiducia, eche, soprattutto, l'Ita-lia non pensava affattoa capitolare. Il giornostesso della capitolazio-ne, il Re chiamò l'incaricato d'affari tede-sco e gli diede ampie assicurazioni che l'Ita-lia non avrebbe mai capitolato, e che sareb-be rimasta fedele alla Germania nella buo-na e cattiva sorte. Un'ora dopo che erastato reso noto il tradimento, il Capo delloStato Maggiore italiano Roatta, dichiarò,di fronte al nostro plenipotenziario milita-re, essere quella una volgare menzogna euna invenzione della propaganda inglese.Nello stesso momento, il delegato del Mini-stero degli Esteri italiano assicurava chequella notizia non era che un tipico raggirobritannico, che egli avrebbe smentito, men-tre un quarto d'ora dopo doveva ammette-re che la cosa era esatta e che l'Italia eraeffettivamente uscita dalla guerra. Agli oc-chi degli aizzatori democratici della guerramondiale, nonché a quelli degli attuali uo-mini di governo italiani, questo procedi-mento potrà sembrare un brillante esem-pio dell'abilità tattica della loro politica. Lastoria giudicherà un giorno altrimenti egenerazioni e generazioni d'italiani si ver-gogneranno che questa tattica sia stata ap-plicata verso un alleato che aveva adempi-to con sangue e con sacrifici di ogni gene-re, attenendosi più di quanto bastava allalettera dei patti".

Il Comitato di Liberazione Nazionale."Nel momento in cui il nazismo tenta

di restaurare in Roma e in Italia il suoalleato fascista, i partiti antifascisti si costi-tuiscono in Comitato di Liberazione nazio-nale per chiamare gli italiani alla lotta e allaresistenza e per riconquistare all'Italia il

posto che le compete nel consesso dellelibere nazioni". A Roma in via Adda sitiene la prima riunione del Comitato diliberazione nazionale. La preoccupazioneprincipale è costituita dai movimenti deitedeschi sulla città. Dopo i cannoneggia-menti avvenuti la sera prima l'avanzata te-desca si ferma. Appare chiaro che i tede-schi non vogliono investire la città, ma otte-nerne la resa. Sono in corso trattative tra leforze militari che gestiscono la piazza diRoma e i tedeschi, che intendono occuparela città per farne la base dei loro riforni-menti per il fronte meridionale. Il generaleCaviglia ha consigliato a Lussu e a Pertini,responsabili militari del Cln, di accettare larichiesta tedesca di resa.

Alle 14 Bonomi annuncia che la resadella città è stata decisa. Roma "città aper-ta", mantiene un minimo di forza militareautonoma affidata al comando del genera-le Calvi di Bergolo. La decisione era stata

presa dalle autorità mi-litari restate a Roma,sulle quali la fuga delre e di Badoglio avevascaricato tutte le re-sponsabilità. Carboniè irrintracciabile e noncerca di contattare gliantifascisti. Nel pome-riggio esce con difficol-tà estreme un'edizionestraordinaria del "Lavo-ro Italiano", foglio diarea comunista, curato

da Mario Alicata, che annuncia in primapagina: "Gli alleati a Cisterna", località inprossimità di Terracina. La notizia risultafalsa.

I combattimenti nei dintorni di Romacontinuano: alla notizia del fatto che gliscontri si sono spostati a Porta San Paolo,sciolta la riunione, militanti comunisti de-cidono di accorrere. Gli scontri sono acce-si: squadre di lavoratori con bracciali trico-lori rispondono al fuoco dei tedeschi. Pocodistante a Piazza Colonna la folla si radu-na, ma sono tutti disarmati. Sono presentiAmendola, Nenni e molti altri. L'urgenzadi tenere un discorso si scontra con l'accor-tezza di evitare una situazione di pericoloper la folla convenuta. Il militante comuni-sta Giaime Pintor si fa largo e avanza conla bandiera tricolore e un mitra, gridando:"A porta San Paolo!". Ricorda Amendola:"Cercai di calmarlo e gli dissi che venivo daPorta San Paolo, dove la battaglia s'andavaspegnendo, che la resa era ormai decisa,che bisognava prepararsi alla lotta clande-stina, che il bello cominciava adesso. Manon mi ascoltò. Era preso dal bisogno dicombattere, di bruciare nella lotta tutta lacollera e l'amarezza, il disgusto provocatodalla fuga e dalla resa della città". Lenta-mente la folla si disperde, per le stradecominciano a circolare i tedeschi. Per gliantifascisti inizia la lotta clandestina con laconsapevolezza che ogni forza politica con-terà nella vita del paese a seconda del con-tributi che saprà recare alla sua liberazione.L'11 settembre Roma si sveglierà occupata.

Il 18 settembre 1943 dalle frequenze di Radio Monaco Mussolini, liberato da6 giorni, annuncia la costituzione del Partito fascista repubblicano (PFR) e ilprogetto di una 'repubblica' nell'Italia settentrionale occupata dai tedeschi.

Il 23 settembre nasce, totalmente subalterno alla Germania, il nuovo Statofascista che il 25 novembre assumerà il nome di Repubblica sociale italiana (RSI).La sede del governo sarà posta a Salò (Bs), sulle rive del lago di Garda. La RSIconta sull'adesione delle frange estreme del fascismo intransigente: per i fascisti lanotizia suona come una chiamata alla vendetta della nazione tradita dal colpo diStato del 25 luglio. Molti "fascistissimi" si trasferiscono con le famiglie nel NordItalia dalla Toscana e dall'Emilia Romagna, molti giovani educati nelle strutturetotalitarie educative del Ventennio si arruolano volontari, pronti al sacrificio 'peril duce e l'Italia'.

Quando il 13 ottobre il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania,seppur come "paese cobelligerante" l'Italia è già divisa in due. A Sud gli Alleati; ilNord è nelle mani dei tedeschi e dei fascisti, con il nome di regioni dell'Alpen-vorland e dell'Adriatiches Küsterlands . Più ancora di questa separazio-ne il Paese vivrà la lacerazione tra chi difende la dittatura e chi la combatte: iniziauna stagione di guerra civile che terminerà nel 1945, con la Liberazione, ma i cuistrascichi nel tempo sembrano non finire.

Tra il 14 e il 16 novembre a Verona si svolge un congresso delle organizzazio-ni fasciste per discutere la costituzione della RSI: viene dichiarata decaduta lamonarchia e si sottolinea il programma "sociale" della repubblica. Il 15 novembre,in seguito all'uccisione del segretario del PFR di Ferrara, si scatena la violenzasquadrista contro ebrei, antifascisti e comuni cittadini. Il 19 viene ricostituita laMilizia fascista, autonoma dall'esercito repubblichino.

Il 30 novembre una circolare della RSI ordina che gli ebrei, "nazione nemica",vengano reclusi in campi di concentramento e i loro beni siano sequestrati. Dalmese di dicembre vengono creati campi provinciali in Italia; avverranno massiccedeportazioni verso i lager tedeschi in Germania e Polonia ai danni anche diprigionieri politici, cittadini jugoslavi e zingari. Già il 16 ottobre il ghetto ebraicodi Roma era stato rastrellato dai nazifascisti e 1024 ebrei erano stati deportati inGermania.

L'8 gennaio 1944 si consuma la vendetta contro i traditori 'interni' delfascismo: a Verona ha inizio il processo contro i gerarchi che, nell'ultima sedutadel Gran consiglio del fascismo, avevano votato a favore delle dimissioni diMussolini. Il processo si concluderà il 10 gennaio, dopo un dibattimento breve esommario, con la condanna a morte degli imputati, molti dei quali in contuma-cia. Viene fucilato anche Galeazzo Ciano, genero del duce.

Nel mese di febbraio 1944 la RSI persegue il suo progetto social-totalitariocon l'approvazione di una legge che prevede la statalizzazione delle attività indu-striali e la creazione di un grande istituto finanziario di gestione e di finanziamen-to. I tedeschi e le principali forze economiche si oppongono alla realizzazione di

un simile progetto, giudicato come un attentato alla stabilità del potere capitalisti-co. I bombardamenti delle forze alleate e i sabotaggi operai rallentano la produtti-vità e ritardano le consegne di macchinari e armamenti alla Germania. Confidan-do nella vittoria angloamericana, il mondo industriale italiano mantiene unatteggiamento ambiguo nei confronti dei tedeschi e di sostanziale estraneità neiconfronti della resistenza antifascista. La politica sociale fascista sarà un fallimen-to.

Alla base del nuovo stato fascista vi è piuttosto l'esigenza tedesca di avere uninterlocutore politico locale quale tramite con le popolazioni per attuare la strate-gia d'occupazione militare. Tale situazione si realizza nella frammentazione deipoteri ministeriali in località venete e lombarde. La Repubblica di Salò si caratte-rizza dunque per un'intricata rete di strutture di comando tedesche e italiane chedi fatto lasceranno ampio margine di iniziativa militare alle forze coinvolte.L'apparato repressivo neofascista, e il relativo verificarsi di un policentrismopoliziesco sarà l'elemento di gran lunga preponderante.

Se 'solo' il 1˚ luglio 1944 il PFR si trasforma definitivamente in strutturamilitare con la nascita del Corpo ausiliario delle camicie nere composto dallesquadre d'azione (le famigerate Brigate nere) diventando un "partito armato", finda dopo l'Armistizio si riorganizza lo squadrismo con la creazione di bandeautonome svincolate da ogni potere legittimo, impegnate nella lotta antipartigia-na e responsabili di crimini ai danni della popolazione civile.

L'elemento più significativo per la RSI, sul piano dell'apparato militare, èl'assoluta preponderanza dello sforzo repressivo antipartigiano contro la Resisten-za rispetto all'impiego sul fronte. Affiancandosi allo stragismo attuato dai tedeschiper rappresaglia, la lotta dei fascisti contro i "ribelli" si accompagna alla guerracontro le popolazioni sospettate di favoreggiamento, condotta con particolareferocia da piccole formazioni autonome e da 'controbande' legate più ai tedeschiche alle autorità repubblicane. Nel climax che accompagna la conclusione dellaguerra i nazifascisti sentono imminente la fine dei loro progetti e si trascinanonella lugubre spirale di un'ambigua 'religione della morte'. Il risultato è una scia disangue.

Quando nel febbraio-marzo 1945 il movimento partigiano nel Nord Italiariprende l'iniziativa (il "vento del Nord") le forze fasciste e tedesche daranno segnidi cedimento preparandosi alla smobilitazione; emissari delle SS a Lugano tratta-no la capitolazione delle forze tedesche in Italia con agenti dei servizi segretielvetico ed americano. Il 13 marzo è lo stesso Mussolini che attraverso l'arcivesco-vo di Milano Schuster fa pervenire ai comandi alleati a Roma una proposta di resache garantisca l'incolumità personale per i membri della RSI.

Ad aprile sul Lago di Garda, Mussolini e i vertici della RSI discutono l'even-tualità di trasferire le restanti forze in Valtellina per organizzare una strenuaresistenza. Il 18 aprile Mussolini e il suo entourage , scortati dalle SS, sistabiliranno a Milano nel palazzo della prefettura. Il 21 aprile verrà ritenutoinutile qualsiasi tentativo di resistenza.

Il 25 aprile 1945 il CLNAI impartisce l'ordine di insurrezione generale,assumendo i pieni poteri civili e militari. Nelle città confluiscono i reparti partigia-ni, fabbriche, prefetture, caserme vengono occupate. Dopo un ultimo tentativo ditrattativa, svolto dall'arcivescovo di Milano in serata Mussolini con il suo entou-rage , scortato da una squadra di SS, lascia la città dirigendosi verso Como.

Con la fine della guerra e l'uccisione di Mussolini finisce anche la Repubblicadi Salò, che vivrà solo nelle nostalgie fanatiche di tanti nemici della democrazia.

Nel mese di agosto 1943 nel Paese si diffon-dono la delusione per la mancata fine delconflitto e l'odio antitedesco. La presenza

dell'antifascismo si organizza attorno ai partiti eai militanti emersi dalla clandestinità, usciti dalcarcere o tornati dal confino e si fa più vivaspecialmente nel Nord Italia, dove si susseguonole agitazioni nelle fabbriche. Nell'imminenza disettembre nell'attesa dell'armistizio le sinistre delComitato delle opposizioni, impegnate in un dif-ficile dialogo con la giunta militare del governoBadoglio, premono per l'avvio dell'iniziativa ar-mata popolare chiedendo la distribuzione dellearmi alla popolazione.

A Cuneo, il 26 luglio, il giorno successivo allacaduta di Mussolini, da un terrazzo affacciatosulla piazza che oggi porta il suo nome, l'avvoca-to Tancredi "Duccio" Galimberti aveva esortatoalla lotta armata contro i nazisti. All' indomanidell'8 settembre, insieme a Dante Livio Bianco ea un nucleo di antifascisti prevalentemente azio-nisti, Galimberti si sarebbe dato alla clandestini-tà, e salito sulle montagne cuneesi avrebbe datovita alla prima formazione di Giustizia e Libertà.È l'inizio alla guerra partigiana.

Nel vuoto di autorità in cui il re e i generalilasciano irresponsabilmente il Paese, il 10 settem-bre a Roma il Comitato nazionale delle opposi-zioni comunica la costituzione del Comitato diliberazione nazionale (CLN), lanciando un appel-lo alla lotta e alla resistenza e chiedendo la sostitu-zione del governo, la fine della monarchia e l'isti-tuzione della repubblica.

A novembre la rete organizzativa delle primebande partigiane si diffonde in tutta l'Italia cen-trale e settentrionale. A Milano nascono le briga-te Garibaldi, comuniste; si costituiscono i Grup-pi di azione patriottica (GAP), formazioni preva-lentemente comuniste che compiranno azioni diguerriglia nelle città. Nascono i Gruppi per ladifesa della donna e per l'assistenza ai volontaridella Libertà. All'inizio del 1944 si affiancheran-

no le Brigate Matteotti, costituite dai socia-listi, e in modo sistematico, le brigate Giu-stizia e Libertà. Sorgeranno gruppi di ispi-razione cattolica e autonomi, composti daex militari monarchici e badogliani.

Un primo bando di chiamata alle armidella repubblica di Salò del 9 novembreandrà largamente disatteso, gli episodi di

renitenza e diserzione da parte dei giovani au-menteranno e si affiancheranno alle fughe perevitare i rastrellamenti tedeschi volti a procurarela manodopera necessaria alla produzione belli-ca. Sempre più giovani andranno a ingrossare lefile della Resistenza.

A partire dal 18 novembre in Italia settentrio-nale si riapre il fronte degli scioperi nelle fabbri-che, inaugurato a Torino dagli operai della FIATMirafiori: sono il CLN e le forze partigiane asostenere e a dirigere la protesta contro i tede-schi.

Tra il 28 e il 29 gennaio 1944 a Bari si riunisceil primo congresso dei Comitati di liberazionenazionale: si sviluppa il dibattito sulla questioneistituzionale che vede azionisti, comunisti e socia-listi schierarsi nettamente a favore di una sceltarepubblicana; liberali, democristiani e democrati-ci del lavoro restano su posizioni possibiliste. Lamozione finale propone l'abdicazione di VittorioEmanuele III e il rinvio della scelta istituzionale aun referendum da tenersi a liberazione avvenuta.

Il 31 gennaio 1944 viene costituito il Comita-to di liberazione nazionale alta Italia (CLNAI), acui il CLN affida la guida politica e militare dellaResistenza nelle regioni settentrionali per coordi-nare la lotta delle varie formazioni in un'Italiadivisa in due, occupata a Sud dagli Alleati e aNord dai tedeschi, con un governo fantoccio diHitler. Lì ha inizio una vasta mobilitazione ingrado di coinvolgere sempre più ampi strati dellapopolazione in modi diversi. Nell'imminenza del-la fine del conflitto la massa dei combattenti sicomporrà di oltre 200.000 unità; complessiva-mente i caduti della guerra di liberazione saran-no 70.000.

La Resistenza attraverso vicende complesse,guardata con sospetto dagli Alleati e da chi vole-va evitare un'eccessiva presa di potere da partedelle forze popolari, condurrà, attraverso la trage-dia della guerra civile, alla Liberazione dell'Italia.E con questa alla nascita della Repubblica.

Nasce il Cln e chiamaalla lotta partigiana

Salò, la vendettadell’«altra repubblica»

la rete della Resistenza la reazione fascista

Tutto il Paese è ormai informato dell'armisti-zio. Regna la confusione.

L'esercito italiano viene rapidamente sopraf-fatto dai tedeschi, abbandonato dai comandan-ti.

Per i tedeschi l'Italia è rapidamente sconfitta.

Mentre il Comitato di Liberazione Naziona-le tenta di organizzare la Resistenza responsabilimilitari della città di Roma ne dichiarano laresa. Inizia l'occupazione tedesca dell'Italia. Lalotta di Liberazione si svolgerà nella clandestini-tà. Inizia la guerra civile.

Ore 14: Roma si arrende ai tedeschiE a Porta San Paolo si accendono gli scontri tra lavoratori e truppe germaniche

Sotto un momentodegli scontria Porta San Paolo

24 lunedì 10 settembre 2001