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GIOVEDÌ 11 APRILE 2013
la Repubblica
DIARIODI REPUBBLICA
La trasparenza, attraver-so la spia di una video-camera, di un microfo-no, di un professionista,non fa miracolosamen-
te più bella la vita politica e neanchela vita in generale. Non è una sco-perta recente. Per cominciare, an-che la più semplice delle “traspa-renze” non è innocente e ha biso-gno di una regia: dove la metti la te-lecamera? un grandangolo sotto ilmuso? o un teleobiettivo per ridur-re il doppio mento del politico? Epoi c’è trasparenza e trasparenza,quella volontaria e quella involon-taria.
La prima ha sempre bisogno diuna messa in scena: anche il Movi-mento di Grillo adesso distinguecon cura tra streaming ordinario estreaming “istituzionale”. Hannonominato due diversi responsabili,il secondo dunque metterà la cra-vatta all’informazione e farà, si pre-sume, post-produzione, taglia e cu-ci. Oculata decisione, ma non saràanche una forma di controllo a di-stanza? Approfondendo la questio-ne, ci sarebbe qui da notare che sevuoi lo streaming, crudo, degli altrie non quello in casa tua, se vuoimandare in mondovisione i tuoi av-versari che litigano e però secretarei tuoi amici che si scannano, sei unatrasparente canaglia. Ma la propa-ganda di partito non è una novità ela sua storia infinita non comincia enon si ferma qui; ciascuno pro do-mo sua.
La seconda, la trasparenza invo-lontaria, ha moltiplicato le sue vitti-me nell’epoca elettronica. È sem-pre capitato l’ascolto involontariodi una conversazione, fatto a volteesplosivo che può rovinare un’ami-cizia o un matrimonio. Ma con letecnologie audio-video si è capitosubito che il famoso “villaggio glo-bale” di McLuhan era potenzial-mente un “villaggio di vetro”, il chenon era solo una bella notizia: è divetro anche il villaggio, dell’omoni-mo romanzo giallo di Ellery Queen,i cui abitanti desiderano fare a pez-zi con le proprie mani un imputatodi omicidio. Non è per caso che latrasparenza incrementi il rancore.Vedere quel che avviene di là deimuri produce disincanto e non so-lo, può intossicare l’ambiente, spe-cialmente in un’epoca in cui alla te-levisione si sono aggiunti i “fuorionda”, le web tv, le intercettazioniambientali e telefoniche, le regi-strazioni abusive, e non ultima,l’ondata dei wikileaks.
Tony Blair e George W. Bush han-no fatto le spese di un microfonoaperto, nel luglio 2006, mentre par-lavano, in tutto relax, con qualchevolgarità, di Siria e Kofi Annan. Ilprimo ministro inglese fu umiliatodalle sue stesse parole: «Se Condi(Condoleeza Rice, allora Segretario
na teatrale: non c’è una condizione“assoluta”, siamo influenzati dadove siamo, dal quando, e da chiabbiamo accanto. Siamo sempreinevitabilmente “in scena”.
Il salto improvviso da una condi-zione all’altra mette disagio: è piùtranquillizzante che il cliente del ri-storante non veda tutto quel che ac-cade e si dice in cucina, potrebbe es-serne offeso. La mediazione corte-se del cameriere ci fa sentire meglio.Un allievo americano di Goffman,Joshua Meyrowitz, ha analizzato levastissime conseguenze socialidella abolizione delle “quinte” che imedia elettronici hanno portatocon sé. Guardare sempre “dietro latenda” è un regalo della modernità,della democrazia, dei media, madobbiamo constatare che questoregalo è parziale: ci libera un po’dalla condizione di pubblico esclu-so, ma influenza il nostro essere so-ciale in modi che non erano preve-dibili. La mente si è formata, fin daiprimi anni di vita, nella interazionesociale nella quale le separazioninel tempo e nello spazio regolano ilnostro giudizio su noi stessi e suglialtri, il linguaggio comunica simbo-li e significati in modo diverso neidiversi momenti della giornata,quelli dell’intimità, quelli del lavo-ro, quelli della vita pubblica. La di-stinzione tra il primo piano, lo spa-zio intermedio e il retroscena nonfunziona solo nella drammaturgia,ma anche nella vita ordinaria. Ab-battere tutte le quinte è in certo sen-so disumano. (Oltre il senso del luo-go, 1985) È sconsigliabile che un di-rigente ascolti casualmente le con-versazioni o legga le email di ungruppo di subordinati; dovrebbe si-stematicamente evitarlo: certe di-sinvolture linguistiche potrebberoferirlo, ma potrebbero indurlo a va-lutazioni fatalmente sbagliate, soloperché quelle parole sono tolte dalloro contesto.
E così è bene che il politico si im-pegni quando si rivolge agli elettoriper averne il consenso in modo di-verso da quello che impiega con ilsuo staff. Non è ipocrisia, è una re-gola della vita sociale. Anche glielettori vogliono che vada in scenain modo appropriato e senza met-tersi le dita nel naso. Agire e parlaresempre come se dovessimo essereun modello universale (secondo lamassima kantiana) è una pretesasovrumana. E certo le distanze van-no regolate e la legalità onorata.Scoprire dal registratore nell’uffi-cio ovale che Nixon aveva ordinatoall’Fbi di sospendere le indaginisull’irruzione nel Watergate, servì asmascherare un abuso del potere.Ma smantellare ogni riservatezzanell’azione diplomatica, nella vitapolitica e nei nostri rapporti quoti-diani può fare peggiore il mondo.
LORENZOMOSCALawebpoliticaLe Lettere2013
GIANNIRIOTTAIl web cirende liberi?Einaudi 2013
MICAH SIFRYOltreWikileaksEgea 2011
GERRYSTOKERPerché lapolitica èimportanteVita epensiero2008
PERRYANDERSONSpectrumDalai 2008
PIERRE LÉVYCyberdemocraziaMimesis2008
NOAMCHOMSKYCapire il potereil Saggiatore2008
STEVENPINKERTabula rasaMondadori2006
STEFANORODOTÀTecnopoliticaLaterza 2004
DAVID LYONLa societàsorvegliataFeltrinelli2002
PIETROBARCELLONAQuale politicaper il Terzomillennio?Dedalo 2000
LIBRI
I Diari onlineTUTTI i numeri del “Diario” di Repub-blica, comprensivi delle fotografie e deitesti completi, sono consultabili su In-ternet in formato pdf all’indirizzo webwww.repubblica.it. I lettori potrannoaccedervi direttamente dalla homepa-ge del sito, cliccando sul menu “Sup-plementi”.
Gli autoriIL SILLABARIO di Umberto Eco è trat-to da Costruire il nemico (Bompiani).Giancarlo Bosettiè direttore della rivi-sta Reset. Il nuovo libro di Filippo Cec-carelli è Come un gufo tra le rovine (Fel-trinelli). Giuliano Santoro ha scritto UnGrillo qualunque (Castelvecchi).
Quando la trasparenzamette in crisi la politica
STREAMING
Come potrà reggersi da domani un Potere che nonha più la possibilità di conservare i propri segreti?È pur vero, come già ci diceva Simmel, ogni vero
segreto è un segreto vuoto (perché un segreto vuoto nonpotrà mai essere rivelato) e possedere un segreto vuotorappresenta il massimo del potere; è pur vero che sape-re tutto sul carattere di Berlusconi o della Merkel è effet-tivamente un segreto vuoto in quanto segreto, perchémateria di pubblico dominio; ma rivelare, come ha fattoWikiLeaks, che i segreti di Hillary Clinton erano segretivuoti significa togliere al Potere ogni potere.
È evidente che in futuro gli Stati non potranno più af-fidare alcuna informazione riservata a Internet – sareb-be come pubblicarla su un manifesto affisso all’angolodella strada… Ma allora, come potranno intrattenersi infuturo rapporti privati e riservati? Come reagire al trionfoincontrollabile della Trasparenza Totale?
SILLABARIOSTREAMING
UMBERTO ECO
Le dirette via web imposte dal Movimento 5Stellesuscitano polemiche e accendono la discussionesul grado di pubblicitànecessario in una democrazia
Le nuove tecnologieaudio-video hannorivelato che viverein un “villaggiodi vetro” portaanche conseguenzenegative
Tecnologie
Guardare sempre“dietro la tenda”è un portato dellamodernità e deimedia. Ma è unregalo parzialee pericoloso
Modernità
GIANCARLO BOSETTI
di Stato americano) va in MedioOriente deve ottenere risultati, ioposso semplicemente andare eparlare». Non ne venne fuori unaguerra (era già in corso), ma grandefu il danno al prestigio di Blair. Inun’altra occasione, in casa nostra,fu un giornalista, sul Tempo, a car-pire non visto le chiacchiere, in uncaffè, tra gli ex “colonnelli” di Fini:Matteoli, La Russa e Gasparri si sfo-gavano sul loro leader: «È malato,non lo vedete?… se serve, prendia-molo a schiaffi, ma scuotiamolo!...non possiamo far fare le trattative aGianfranco. Non è capace… lui di-ce sempre di sì». Seguirono scuse,ma fu la fine di un sodalizio.
«Questa stanza non ha più pare-ti ma alberi infiniti…» (Gino Paoli) èun sentimento trascendente chefunziona in una relazione amorosa,ma non giova sempre alle relazioniumane. Pareti e soffitti in muraturahanno una funzione preziosa, met-tono limiti a quel che si può vedere,e questo non è affatto un male, dalmomento che vengono più guai dalvisibile che dall’invisibile (OscarWilde). Nella vita sociale gli indivi-dui si presentano diversamentenelle diverse situazioni, tenendoleseparate le une dalle altre. Il socio-logo canadese Erving Goffman de-scrive l’interazione simbolica tra gliesseri umani come una messinsce-
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IL PANOPTICONIl carcere progettato nel 1791 da JeremyBentham è diventatometafora dellasorveglianza totale
Ogni “trasparenza” poneimmediatamente il problemasuo contrario, il segretoLa trasparenza del male, 1991
Jean Baudrillard
La società della trasparenzaè anche una societàdella sorveglianzaDopo la democrazia?, 2006
Derrick de Kerckhove
Nelle democrazie basate sulconsenso le decisioni politichemostrano carenze di trasparenzaTempo di passaggi, 2004
Jürgen Habermas
Le tappe
OGGIFa discutere l’idea delMovimento 5 Stelle di usare la direttastreaming per renderetrasparente la politica
WIKILEAKSIl sito di Assange ha pubblicato migliaia di documenti riservati innome della trasparenzadell'informazione
GLASNOSTDal 1986 Gorbaciovutilizza la parola“glasnost”, trasparenza,per avviare la riformadella politica dell’Urss
KANTL’idea della trasparenzae della pubblicità del potere è al centro delle riflessioni di Kantintorno alla politica
LUCACORCHIALademocrazianell’era di InternetLe Lettere2011
GIANNIVATTIMOLa societàtrasparenteGarzanti2011
D.LEIGHL.HARDINGWikileaksNutrimenti2011
PIETROMONTANIL’immaginazioneintermedialeLaterza 2010
MANUELCASTELLSComunicazione e potereUniversitàBocconi2009
COLINCROUCHPostdemocraziaLaterza 2009
GEERTLOVINKZerocommentsBrunoMondadori2008
G.LAIM.C.KOCHMisurarel’immaterialeFrancoAngeli 2008
GIOVANNISARTORIHomo vidensLaterza 2007
WALTERLIPPMANNL’opinionepubblicaDonzelli 2004
LIBRI
Come il “capo” riesce a sorvegliare i suoi seguaci
SE GRILLO EMANAUN CONO DI LUCE
Con parole d’ordine come “A riveder le stelle” o“Usciamo dal buio” l’universo simbolico del Mo-vimento 5 Stelle ha a che fare con la “trasparenza”in senso letterale. È “trasparente”, dicono i dizio-
nari della lingua italiana, ciò che può essere attraversatodalla luce. Nelle narrazioni pentastellate Beppe Grillo ap-pare come colui che porta la luce dalla quale farsi attraver-sare. La relazione, acutamente descritta da Furio Jesi, tra lacultura di destra delle “idee senza parole” teorizzate daOswald Spengler e il linguaggio irrazionale della pubblicitàfa capolino anche nei tormentoni dei 5 Stelle, che spessohanno a che fare con la capacità di “vederci meglio”, il bi-sogno di “fare chiarezza”, la necessità di “aprire gli occhi”.Del resto, i due colori del brand del MoVimento, il giallo e ilbianco, evocano proprio raggi di sole, immagini di lumi-nosità e – appunto – contesti di assoluta “trasparenza”.
Tra le figure topiche dell’ideologia grillista c’è il fuocoelettronico dello schermo dei nostri monitor che arde di lu-minosità, un mass media che Grillo e Casaleggio sono riu-sciti a trasformare da strumento reticolare a Televisione2.0, raccogliendo al tempo stesso l’eredità culturale di Ber-lusconi e il consenso degli entusiasti digitali dell’ultim’oraformatisi sulla vetrina esistenziale di Facebook. E poi c’èl’immagine di naturale lucentezza delle acque, nelle quali
il Capo si è immerso per arrivare da un capo all’altro delloStretto di Messina alla vigilia della campagna d’autunnoche ha anticipato lo tsunami delle elezioni politiche.
La retorica della “trasparenza”, con il corollario della vi-sibilità permanente e degli streaming che si accendono e sispengono in base alle convenienze del momento, si rivol-ge ad una congrega di corpi atomizzati destinati in caso diepurazione a spegnersi velocemente. Grillo parla ad unafederazione di soggetti deboli che vive con l’incubo di tor-nare nell’ombra, uscendo dal cono di luce di cui il Capo èportatore e dalla quale i “trasparenti” si fanno attraversa-re.
Dunque, la trasparenza nel Movimento 5 Stelle è so-prattutto il meccanismo attraverso il quale la base entra inrelazione con il suo leader, uomo visibile per eccellenza inquanto personaggio televisivo. La prima infrastruttura inrete del Movimento 5 Stelle era costituita dai nodi degli“Amici di Beppe Grillo”, nuclei locali di fan che trovavanoragion d’essere nella partecipazione agli spettacoli e nellapratica delle campagne del loro beniamino. Vanni Code-luppi ha studiato la “vetrinizzazione del sociale” e descrit-to i fan come persone che ambiscono ad andare dietro lequinte e che rivendicano di avere un rapporto diretto e tra-sparente con il personaggio che ammirano.
Il disciplinamento, ha spiegato Michel Foucault, si basaproprio sulla trasparenza, cioè sull’obbligo di dire tutto.Questo imperativo non riguarda il Capo, che da consuma-to attore saltella tra la vita reale e quella recitata per non es-sere trasparente ma che ostenta davanti ai suoi seguaci ilpotere di svelare, cioè di rendere trasparente. Solo tredicimesi fa, ad esempio, nel mezzo del dibattito sulle sorti delMovimento 5 Stelle, Grillo dimostrò il suo controllo capil-lare pubblicando sul suo sito e organo de facto del partitouna conversazione privata tra attivisti colpevoli di espri-mere dubbi sulla direzione di marcia. In nome della “tra-sparenza”, dunque il comico fece sfoggio del suo potere emise alla berlina la debolezza di semplici attivisti colpevo-li di aver promosso di un incontro nazionale del MoVi-mento. E di avere, appunto, chiesto trasparenza.
GIULIANO SANTORO
La visibilità permanente, l’obbligo di dire tuttoè il meccanismo attraverso il quale la base entrain contatto con il leader ma anche lo stesso che consenteal vertice un controllo strettissimo dei militanti
Visibilità
Così è tramontata la riservatezza dei potenti
DALL’IPOCRISIAALL’ESIBIZIONE
Quando troppo e quando niente. Nel paese nemicodelle mezze misure, occhiuto e spudorato ad untempo, la trasparenza è il più ambiguo dei traguar-di, per non dire il più ingannevole. È trasparenza
sapere che Raissa Skorkina, una delle graziose ospiti di Ar-core, ha in casa un pappagallo di nome Silvio? O che Grilloha battezzato il cane “Delirio”, che Bersani versa tele-lacri-me per il vecchio parroco, che la cucina acquistata da Fininon entra nella casa di Montecarlo o Monti ha filmato col te-lefonino la carica dei carabinieri a cavallo? Ancora. Sono tra-sparenti il verbale, il fuorionda, il microfono aperto, il mes-saggino rubato, l’intercettazione, la paparazzata, il bigliet-tino ingrandito dai teleobiettivi, la telefonata sotto mentitespoglie, la moviola con la lettura del labiale, la delazione del-la ex?
E non per rendere la faccenda più problematica o irro-rarla di nostalgia, ma quando la trasparenza era un obietti-vo, e insieme una conquista, a Montecitorio i giornalisti in-dossavano il grembiule degli addetti alle pulizie; o anchespiavano Craxi da una finestrella che dava su un certo ba-gno, stando in piedi sulla tazza; oppure ai congressi delloscudo crociato sfoggiavano con allegra noncuranza l'uni-versale badge “Stampa Dc”, così come ai Comitati centralidel Pci appassionatamente partecipavano a quello che
D’Alema designò “il mercato nero” dell'informazione. Mentre oggi, beh, oggi i giornalisti devono piuttosto di-
fendersi dalla pressione immane delle immagini, dei video,delle “scoperte”, e “rivelazioni”, e “confessioni” e inauditescemenze che gli piovono addosso; o magari devono attra-versarle, a fatica, per cogliere infine quel po’ di sensato cheregolarmente se ne sta nascosto dietro una fantasmagoricacoltre di fuffa, sempre più spesso allestita in streaming.
Perciò si fa presto a dire trasparenza. Nell'arco di un ven-tennio si sono consolidate modificazioni profonde. Le logi-che pervasive e contagiose del consumo. La rivoluzionetecnologica. Il moltiplicarsi degli schermi, per dire. E poi l'e-rosione delle culture politiche; il tramonto della rappre-sentanza; il regime degli spettacoli; la dittatura dell’inti-mità; la caduta dei confini tra sfera pubblica e privata – aiu-to!
Fosse solo che i neo parlamentari del M5S diffondono laverità in diretta e poi scappano a blindarsi in un agrituri-smo. Fortuna che la memoria è corta e selettiva, ma forse siè persa l’idea di che cosa in omaggio alla divinità della Tra-sparenza – o meglio: in termini di malintesa trasparenza –negli ultimi anni si è rovesciato addosso al gentile pubblico.
Compleanni di leader con torte e candeline, agenzie di Prche illustrano flirt di ministri con accluse foto di coppia,nozze di potenti con addobbi ecclesiali e proteste di preca-ri in dotazione, panni sporchi e sfoggio di biancheria inti-ma, gare di burlesque, tele-divulgazione di molestie subitein tenera età, compulsioni endoscopiche, conversionipseudoreligiose, accessioni prostatiche, travestimenti,prove del capello in massa, gravidanze show, ostensione dicerotti, bende, denti, lividi, nudità, obesità, vanità di ogniordine e grado.
E così l’antica riservatezza borghese, come pure l’opacagelosia che tutelava gli arcana imperii, si sono ribaltate nontanto nel loro limpido e virtuoso contrario, la salvifica tra-sparenza, ma nel suo più equivoco surrogato: un esibizio-nismo impudico e coatto, un dissennato mettersi in vetri-na e anche in vendita, comunque un sentimento oscuro esgangheratissimo. Meglio perderlo che trovarlo.
FILIPPO CECCARELLI
Nella Prima Repubblica scoprire rivelazioni,confessioni o retroscena era una conquistaOggi bisogna difendersi dal flusso infinitodi immagini e notizie che spesso sono solo “fuffa”
Flusso
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ALLEGORIASopra, “Gli effetti della trasparenzademocratica” (Inghilterra 1799)Sotto, la Federal Hall di New York (1788)In alto a sinistra, vignetta inglese del 1910