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48 GIOVEDÌ 11 APRILE 2013 DI A R I O DI REPUBBLICA L a trasparenza, attraver- so la spia di una video- camera, di un microfo- no, di un professionista, non fa miracolosamen- te più bella la vita politica e neanche la vita in generale. Non è una sco- perta recente. Per cominciare, an- che la più semplice delle “traspa- renze” non è innocente e ha biso- gno di una regia: dove la metti la te- lecamera? un grandangolo sotto il muso? o un teleobiettivo per ridur- re il doppio mento del politico? E poi c’è trasparenza e trasparenza, quella volontaria e quella involon- taria. La prima ha sempre bisogno di una messa in scena: anche il Movi- mento di Grillo adesso distingue con cura tra streaming ordinario e streaming “istituzionale”. Hanno nominato due diversi responsabili, il secondo dunque metterà la cra- vatta all’informazione e farà, si pre- sume, post-produzione, taglia e cu- ci. Oculata decisione, ma non sarà anche una forma di controllo a di- stanza? Approfondendo la questio- ne, ci sarebbe qui da notare che se vuoi lo streaming, crudo, degli altri e non quello in casa tua, se vuoi mandare in mondovisione i tuoi av- versari che litigano e però secretare i tuoi amici che si scannano, sei una trasparente canaglia. Ma la propa- ganda di partito non è una novità e la sua storia infinita non comincia e non si ferma qui; ciascuno pro do- mo sua. La seconda, la trasparenza invo- lontaria, ha moltiplicato le sue vitti- me nell’epoca elettronica. È sem- pre capitato l’ascolto involontario di una conversazione, fatto a volte esplosivo che può rovinare un’ami- cizia o un matrimonio. Ma con le tecnologie audio-video si è capito subito che il famoso “villaggio glo- bale” di McLuhan era potenzial- mente un “villaggio di vetro”, il che non era solo una bella notizia: è di vetro anche il villaggio, dell’omoni- mo romanzo giallo di Ellery Queen, i cui abitanti desiderano fare a pez- zi con le proprie mani un imputato di omicidio. Non è per caso che la trasparenza incrementi il rancore. Vedere quel che avviene di là dei muri produce disincanto e non so- lo, può intossicare l’ambiente, spe- cialmente in un’epoca in cui alla te- levisione si sono aggiunti i “fuori onda”, le web tv, le intercettazioni ambientali e telefoniche, le regi- strazioni abusive, e non ultima, l’ondata dei wikileaks. Tony Blair e George W. Bush han- no fatto le spese di un microfono aperto, nel luglio 2006, mentre par- lavano, in tutto relax, con qualche volgarità, di Siria e Kofi Annan. Il primo ministro inglese fu umiliato dalle sue stesse parole: «Se Condi (Condoleeza Rice, allora Segretario na teatrale: non c’è una condizione “assoluta”, siamo influenzati da dove siamo, dal quando, e da chi abbiamo accanto. Siamo sempre inevitabilmente “in scena”. Il salto improvviso da una condi- zione all’altra mette disagio: è più tranquillizzante che il cliente del ri- storante non veda tutto quel che ac- cade e si dice in cucina, potrebbe es- serne offeso. La mediazione corte- se del cameriere ci fa sentire meglio. Un allievo americano di Goffman, Joshua Meyrowitz, ha analizzato le vastissime conseguenze sociali della abolizione delle “quinte” che i media elettronici hanno portato con sé. Guardare sempre “dietro la tenda” è un regalo della modernità, della democrazia, dei media, ma dobbiamo constatare che questo regalo è parziale: ci libera un po’ dalla condizione di pubblico esclu- so, ma influenza il nostro essere so- ciale in modi che non erano preve- dibili. La mente si è formata, fin dai primi anni di vita, nella interazione sociale nella quale le separazioni nel tempo e nello spazio regolano il nostro giudizio su noi stessi e sugli altri, il linguaggio comunica simbo- li e significati in modo diverso nei diversi momenti della giornata, quelli dell’intimità, quelli del lavo- ro, quelli della vita pubblica. La di- stinzione tra il primo piano, lo spa- zio intermedio e il retroscena non funziona solo nella drammaturgia, ma anche nella vita ordinaria. Ab- battere tutte le quinte è in certo sen- so disumano. (Oltre il senso del luo- go, 1985) È sconsigliabile che un di- rigente ascolti casualmente le con- versazioni o legga le email di un gruppo di subordinati; dovrebbe si- stematicamente evitarlo: certe di- sinvolture linguistiche potrebbero ferirlo, ma potrebbero indurlo a va- lutazioni fatalmente sbagliate, solo perché quelle parole sono tolte dal loro contesto. E così è bene che il politico si im- pegni quando si rivolge agli elettori per averne il consenso in modo di- verso da quello che impiega con il suo staff. Non è ipocrisia, è una re- gola della vita sociale. Anche gli elettori vogliono che vada in scena in modo appropriato e senza met- tersi le dita nel naso. Agire e parlare sempre come se dovessimo essere un modello universale (secondo la massima kantiana) è una pretesa sovrumana. E certo le distanze van- no regolate e la legalità onorata. Scoprire dal registratore nell’uffi- cio ovale che Nixon aveva ordinato all’Fbi di sospendere le indagini sull’irruzione nel Watergate, servì a smascherare un abuso del potere. Ma smantellare ogni riservatezza nell’azione diplomatica, nella vita politica e nei nostri rapporti quoti- diani può fare peggiore il mondo. LORENZO MOSCA La webpolitica Le Lettere 2013 GIANNI RIOTTA Il web ci rende liberi? Einaudi 2013 MICAH SIFRY Oltre Wikileaks Egea 2011 GERRY STOKER Perché la politica è importante Vita e pensiero 2008 PERRY ANDERSON Spectrum Dalai 2008 PIERRE LÉVY Cyberdemoc razia Mimesis 2008 NOAM CHOMSKY Capire il potere il Saggiatore 2008 STEVEN PINKER Tabula rasa Mondadori 2006 STEFANO RODOTÀ Tecnopolitica Laterza 2004 DAVID LYON La società sorvegliata Feltrinelli 2002 PIETRO BARCELLONA Quale politica per il Terzo millennio? Dedalo 2000 LIBRI I Diari online TUTTI i numeri del “Diario” di Repub- blica, comprensivi delle fotografie e dei testi completi, sono consultabili su In- ternet in formato pdf all’indirizzo web www.repubblica.it. I lettori potranno accedervi direttamente dalla homepa- ge del sito, cliccando sul menu “Sup- plementi”. Gli autori IL SILLABARIO di Umberto Eco è trat- to da Costruire il nemico (Bompiani). Giancarlo Bosetti è direttore della rivi- sta Reset. Il nuovo libro di Filippo Cec- carelli è Come un gufo tra le rovine (Fel- trinelli). Giuliano Santoro ha scritto Un Grillo qualunque (Castelvecchi). Quando la trasparenza mette in crisi la politica STREAMING C ome potrà reggersi da domani un Potere che non ha più la possibilità di conservare i propri segreti? È pur vero, come già ci diceva Simmel, ogni vero segreto è un segreto vuoto (perché un segreto vuoto non potrà mai essere rivelato) e possedere un segreto vuoto rappresenta il massimo del potere; è pur vero che sape- re tutto sul carattere di Berlusconi o della Merkel è effet- tivamente un segreto vuoto in quanto segreto, perché materia di pubblico dominio; ma rivelare, come ha fatto WikiLeaks, che i segreti di Hillary Clinton erano segreti vuoti significa togliere al Potere ogni potere. È evidente che in futuro gli Stati non potranno più af- fidare alcuna informazione riservata a Internet – sareb- be come pubblicarla su un manifesto affisso all’angolo della strada… Ma allora, come potranno intrattenersi in futuro rapporti privati e riservati? Come reagire al trionfo incontrollabile della Trasparenza Totale? SILLABARIO STREAMING UMBERTO ECO Le dirette via web imposte dal Movimento 5Stelle suscitano polemiche e accendono la discussione sul grado di pubblicità necessario in una democrazia Le nuove tecnologie audio-video hanno rivelato che vivere in un “villaggio di vetro” porta anche conseguenze negative Tecnologie Guardare sempre “dietro la tenda” è un portato della modernità e dei media. Ma è un regalo parziale e pericoloso Modernità GIANCARLO BOSETTI di Stato americano) va in Medio Oriente deve ottenere risultati, io posso semplicemente andare e parlare». Non ne venne fuori una guerra (era già in corso), ma grande fu il danno al prestigio di Blair. In un’altra occasione, in casa nostra, fu un giornalista, sul Tempo, a car- pire non visto le chiacchiere, in un caffè, tra gli ex “colonnelli” di Fini: Matteoli, La Russa e Gasparri si sfo- gavano sul loro leader: «È malato, non lo vedete?… se serve, prendia- molo a schiaffi, ma scuotiamolo!... non possiamo far fare le trattative a Gianfranco. Non è capace… lui di- ce sempre di sì». Seguirono scuse, ma fu la fine di un sodalizio. «Questa stanza non ha più pare- ti ma alberi infiniti…» (Gino Paoli) è un sentimento trascendente che funziona in una relazione amorosa, ma non giova sempre alle relazioni umane. Pareti e soffitti in muratura hanno una funzione preziosa, met- tono limiti a quel che si può vedere, e questo non è affatto un male, dal momento che vengono più guai dal visibile che dall’invisibile (Oscar Wilde). Nella vita sociale gli indivi- dui si presentano diversamente nelle diverse situazioni, tenendole separate le une dalle altre. Il socio- logo canadese Erving Goffman de- scrive l’interazione simbolica tra gli esseri umani come una messinsce- © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA

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GIOVEDÌ 11 APRILE 2013

la Repubblica

DIARIODI REPUBBLICA

La trasparenza, attraver-so la spia di una video-camera, di un microfo-no, di un professionista,non fa miracolosamen-

te più bella la vita politica e neanchela vita in generale. Non è una sco-perta recente. Per cominciare, an-che la più semplice delle “traspa-renze” non è innocente e ha biso-gno di una regia: dove la metti la te-lecamera? un grandangolo sotto ilmuso? o un teleobiettivo per ridur-re il doppio mento del politico? Epoi c’è trasparenza e trasparenza,quella volontaria e quella involon-taria.

La prima ha sempre bisogno diuna messa in scena: anche il Movi-mento di Grillo adesso distinguecon cura tra streaming ordinario estreaming “istituzionale”. Hannonominato due diversi responsabili,il secondo dunque metterà la cra-vatta all’informazione e farà, si pre-sume, post-produzione, taglia e cu-ci. Oculata decisione, ma non saràanche una forma di controllo a di-stanza? Approfondendo la questio-ne, ci sarebbe qui da notare che sevuoi lo streaming, crudo, degli altrie non quello in casa tua, se vuoimandare in mondovisione i tuoi av-versari che litigano e però secretarei tuoi amici che si scannano, sei unatrasparente canaglia. Ma la propa-ganda di partito non è una novità ela sua storia infinita non comincia enon si ferma qui; ciascuno pro do-mo sua.

La seconda, la trasparenza invo-lontaria, ha moltiplicato le sue vitti-me nell’epoca elettronica. È sem-pre capitato l’ascolto involontariodi una conversazione, fatto a volteesplosivo che può rovinare un’ami-cizia o un matrimonio. Ma con letecnologie audio-video si è capitosubito che il famoso “villaggio glo-bale” di McLuhan era potenzial-mente un “villaggio di vetro”, il chenon era solo una bella notizia: è divetro anche il villaggio, dell’omoni-mo romanzo giallo di Ellery Queen,i cui abitanti desiderano fare a pez-zi con le proprie mani un imputatodi omicidio. Non è per caso che latrasparenza incrementi il rancore.Vedere quel che avviene di là deimuri produce disincanto e non so-lo, può intossicare l’ambiente, spe-cialmente in un’epoca in cui alla te-levisione si sono aggiunti i “fuorionda”, le web tv, le intercettazioniambientali e telefoniche, le regi-strazioni abusive, e non ultima,l’ondata dei wikileaks.

Tony Blair e George W. Bush han-no fatto le spese di un microfonoaperto, nel luglio 2006, mentre par-lavano, in tutto relax, con qualchevolgarità, di Siria e Kofi Annan. Ilprimo ministro inglese fu umiliatodalle sue stesse parole: «Se Condi(Condoleeza Rice, allora Segretario

na teatrale: non c’è una condizione“assoluta”, siamo influenzati dadove siamo, dal quando, e da chiabbiamo accanto. Siamo sempreinevitabilmente “in scena”.

Il salto improvviso da una condi-zione all’altra mette disagio: è piùtranquillizzante che il cliente del ri-storante non veda tutto quel che ac-cade e si dice in cucina, potrebbe es-serne offeso. La mediazione corte-se del cameriere ci fa sentire meglio.Un allievo americano di Goffman,Joshua Meyrowitz, ha analizzato levastissime conseguenze socialidella abolizione delle “quinte” che imedia elettronici hanno portatocon sé. Guardare sempre “dietro latenda” è un regalo della modernità,della democrazia, dei media, madobbiamo constatare che questoregalo è parziale: ci libera un po’dalla condizione di pubblico esclu-so, ma influenza il nostro essere so-ciale in modi che non erano preve-dibili. La mente si è formata, fin daiprimi anni di vita, nella interazionesociale nella quale le separazioninel tempo e nello spazio regolano ilnostro giudizio su noi stessi e suglialtri, il linguaggio comunica simbo-li e significati in modo diverso neidiversi momenti della giornata,quelli dell’intimità, quelli del lavo-ro, quelli della vita pubblica. La di-stinzione tra il primo piano, lo spa-zio intermedio e il retroscena nonfunziona solo nella drammaturgia,ma anche nella vita ordinaria. Ab-battere tutte le quinte è in certo sen-so disumano. (Oltre il senso del luo-go, 1985) È sconsigliabile che un di-rigente ascolti casualmente le con-versazioni o legga le email di ungruppo di subordinati; dovrebbe si-stematicamente evitarlo: certe di-sinvolture linguistiche potrebberoferirlo, ma potrebbero indurlo a va-lutazioni fatalmente sbagliate, soloperché quelle parole sono tolte dalloro contesto.

E così è bene che il politico si im-pegni quando si rivolge agli elettoriper averne il consenso in modo di-verso da quello che impiega con ilsuo staff. Non è ipocrisia, è una re-gola della vita sociale. Anche glielettori vogliono che vada in scenain modo appropriato e senza met-tersi le dita nel naso. Agire e parlaresempre come se dovessimo essereun modello universale (secondo lamassima kantiana) è una pretesasovrumana. E certo le distanze van-no regolate e la legalità onorata.Scoprire dal registratore nell’uffi-cio ovale che Nixon aveva ordinatoall’Fbi di sospendere le indaginisull’irruzione nel Watergate, servì asmascherare un abuso del potere.Ma smantellare ogni riservatezzanell’azione diplomatica, nella vitapolitica e nei nostri rapporti quoti-diani può fare peggiore il mondo.

LORENZOMOSCALawebpoliticaLe Lettere2013

GIANNIRIOTTAIl web cirende liberi?Einaudi 2013

MICAH SIFRYOltreWikileaksEgea 2011

GERRYSTOKERPerché lapolitica èimportanteVita epensiero2008

PERRYANDERSONSpectrumDalai 2008

PIERRE LÉVYCyberdemocraziaMimesis2008

NOAMCHOMSKYCapire il potereil Saggiatore2008

STEVENPINKERTabula rasaMondadori2006

STEFANORODOTÀTecnopoliticaLaterza 2004

DAVID LYONLa societàsorvegliataFeltrinelli2002

PIETROBARCELLONAQuale politicaper il Terzomillennio?Dedalo 2000

LIBRI

I Diari onlineTUTTI i numeri del “Diario” di Repub-blica, comprensivi delle fotografie e deitesti completi, sono consultabili su In-ternet in formato pdf all’indirizzo webwww.repubblica.it. I lettori potrannoaccedervi direttamente dalla homepa-ge del sito, cliccando sul menu “Sup-plementi”.

Gli autoriIL SILLABARIO di Umberto Eco è trat-to da Costruire il nemico (Bompiani).Giancarlo Bosettiè direttore della rivi-sta Reset. Il nuovo libro di Filippo Cec-carelli è Come un gufo tra le rovine (Fel-trinelli). Giuliano Santoro ha scritto UnGrillo qualunque (Castelvecchi).

Quando la trasparenzamette in crisi la politica

STREAMING

Come potrà reggersi da domani un Potere che nonha più la possibilità di conservare i propri segreti?È pur vero, come già ci diceva Simmel, ogni vero

segreto è un segreto vuoto (perché un segreto vuoto nonpotrà mai essere rivelato) e possedere un segreto vuotorappresenta il massimo del potere; è pur vero che sape-re tutto sul carattere di Berlusconi o della Merkel è effet-tivamente un segreto vuoto in quanto segreto, perchémateria di pubblico dominio; ma rivelare, come ha fattoWikiLeaks, che i segreti di Hillary Clinton erano segretivuoti significa togliere al Potere ogni potere.

È evidente che in futuro gli Stati non potranno più af-fidare alcuna informazione riservata a Internet – sareb-be come pubblicarla su un manifesto affisso all’angolodella strada… Ma allora, come potranno intrattenersi infuturo rapporti privati e riservati? Come reagire al trionfoincontrollabile della Trasparenza Totale?

SILLABARIOSTREAMING

UMBERTO ECO

Le dirette via web imposte dal Movimento 5Stellesuscitano polemiche e accendono la discussionesul grado di pubblicitànecessario in una democrazia

Le nuove tecnologieaudio-video hannorivelato che viverein un “villaggiodi vetro” portaanche conseguenzenegative

Tecnologie

Guardare sempre“dietro la tenda”è un portato dellamodernità e deimedia. Ma è unregalo parzialee pericoloso

Modernità

GIANCARLO BOSETTI

di Stato americano) va in MedioOriente deve ottenere risultati, ioposso semplicemente andare eparlare». Non ne venne fuori unaguerra (era già in corso), ma grandefu il danno al prestigio di Blair. Inun’altra occasione, in casa nostra,fu un giornalista, sul Tempo, a car-pire non visto le chiacchiere, in uncaffè, tra gli ex “colonnelli” di Fini:Matteoli, La Russa e Gasparri si sfo-gavano sul loro leader: «È malato,non lo vedete?… se serve, prendia-molo a schiaffi, ma scuotiamolo!...non possiamo far fare le trattative aGianfranco. Non è capace… lui di-ce sempre di sì». Seguirono scuse,ma fu la fine di un sodalizio.

«Questa stanza non ha più pare-ti ma alberi infiniti…» (Gino Paoli) èun sentimento trascendente chefunziona in una relazione amorosa,ma non giova sempre alle relazioniumane. Pareti e soffitti in muraturahanno una funzione preziosa, met-tono limiti a quel che si può vedere,e questo non è affatto un male, dalmomento che vengono più guai dalvisibile che dall’invisibile (OscarWilde). Nella vita sociale gli indivi-dui si presentano diversamentenelle diverse situazioni, tenendoleseparate le une dalle altre. Il socio-logo canadese Erving Goffman de-scrive l’interazione simbolica tra gliesseri umani come una messinsce-

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IL PANOPTICONIl carcere progettato nel 1791 da JeremyBentham è diventatometafora dellasorveglianza totale

Ogni “trasparenza” poneimmediatamente il problemasuo contrario, il segretoLa trasparenza del male, 1991

Jean Baudrillard

La società della trasparenzaè anche una societàdella sorveglianzaDopo la democrazia?, 2006

Derrick de Kerckhove

Nelle democrazie basate sulconsenso le decisioni politichemostrano carenze di trasparenzaTempo di passaggi, 2004

Jürgen Habermas

Le tappe

OGGIFa discutere l’idea delMovimento 5 Stelle di usare la direttastreaming per renderetrasparente la politica

WIKILEAKSIl sito di Assange ha pubblicato migliaia di documenti riservati innome della trasparenzadell'informazione

GLASNOSTDal 1986 Gorbaciovutilizza la parola“glasnost”, trasparenza,per avviare la riformadella politica dell’Urss

KANTL’idea della trasparenzae della pubblicità del potere è al centro delle riflessioni di Kantintorno alla politica

LUCACORCHIALademocrazianell’era di InternetLe Lettere2011

GIANNIVATTIMOLa societàtrasparenteGarzanti2011

D.LEIGHL.HARDINGWikileaksNutrimenti2011

PIETROMONTANIL’immaginazioneintermedialeLaterza 2010

MANUELCASTELLSComunicazione e potereUniversitàBocconi2009

COLINCROUCHPostdemocraziaLaterza 2009

GEERTLOVINKZerocommentsBrunoMondadori2008

G.LAIM.C.KOCHMisurarel’immaterialeFrancoAngeli 2008

GIOVANNISARTORIHomo vidensLaterza 2007

WALTERLIPPMANNL’opinionepubblicaDonzelli 2004

LIBRI

Come il “capo” riesce a sorvegliare i suoi seguaci

SE GRILLO EMANAUN CONO DI LUCE

Con parole d’ordine come “A riveder le stelle” o“Usciamo dal buio” l’universo simbolico del Mo-vimento 5 Stelle ha a che fare con la “trasparenza”in senso letterale. È “trasparente”, dicono i dizio-

nari della lingua italiana, ciò che può essere attraversatodalla luce. Nelle narrazioni pentastellate Beppe Grillo ap-pare come colui che porta la luce dalla quale farsi attraver-sare. La relazione, acutamente descritta da Furio Jesi, tra lacultura di destra delle “idee senza parole” teorizzate daOswald Spengler e il linguaggio irrazionale della pubblicitàfa capolino anche nei tormentoni dei 5 Stelle, che spessohanno a che fare con la capacità di “vederci meglio”, il bi-sogno di “fare chiarezza”, la necessità di “aprire gli occhi”.Del resto, i due colori del brand del MoVimento, il giallo e ilbianco, evocano proprio raggi di sole, immagini di lumi-nosità e – appunto – contesti di assoluta “trasparenza”.

Tra le figure topiche dell’ideologia grillista c’è il fuocoelettronico dello schermo dei nostri monitor che arde di lu-minosità, un mass media che Grillo e Casaleggio sono riu-sciti a trasformare da strumento reticolare a Televisione2.0, raccogliendo al tempo stesso l’eredità culturale di Ber-lusconi e il consenso degli entusiasti digitali dell’ultim’oraformatisi sulla vetrina esistenziale di Facebook. E poi c’èl’immagine di naturale lucentezza delle acque, nelle quali

il Capo si è immerso per arrivare da un capo all’altro delloStretto di Messina alla vigilia della campagna d’autunnoche ha anticipato lo tsunami delle elezioni politiche.

La retorica della “trasparenza”, con il corollario della vi-sibilità permanente e degli streaming che si accendono e sispengono in base alle convenienze del momento, si rivol-ge ad una congrega di corpi atomizzati destinati in caso diepurazione a spegnersi velocemente. Grillo parla ad unafederazione di soggetti deboli che vive con l’incubo di tor-nare nell’ombra, uscendo dal cono di luce di cui il Capo èportatore e dalla quale i “trasparenti” si fanno attraversa-re.

Dunque, la trasparenza nel Movimento 5 Stelle è so-prattutto il meccanismo attraverso il quale la base entra inrelazione con il suo leader, uomo visibile per eccellenza inquanto personaggio televisivo. La prima infrastruttura inrete del Movimento 5 Stelle era costituita dai nodi degli“Amici di Beppe Grillo”, nuclei locali di fan che trovavanoragion d’essere nella partecipazione agli spettacoli e nellapratica delle campagne del loro beniamino. Vanni Code-luppi ha studiato la “vetrinizzazione del sociale” e descrit-to i fan come persone che ambiscono ad andare dietro lequinte e che rivendicano di avere un rapporto diretto e tra-sparente con il personaggio che ammirano.

Il disciplinamento, ha spiegato Michel Foucault, si basaproprio sulla trasparenza, cioè sull’obbligo di dire tutto.Questo imperativo non riguarda il Capo, che da consuma-to attore saltella tra la vita reale e quella recitata per non es-sere trasparente ma che ostenta davanti ai suoi seguaci ilpotere di svelare, cioè di rendere trasparente. Solo tredicimesi fa, ad esempio, nel mezzo del dibattito sulle sorti delMovimento 5 Stelle, Grillo dimostrò il suo controllo capil-lare pubblicando sul suo sito e organo de facto del partitouna conversazione privata tra attivisti colpevoli di espri-mere dubbi sulla direzione di marcia. In nome della “tra-sparenza”, dunque il comico fece sfoggio del suo potere emise alla berlina la debolezza di semplici attivisti colpevo-li di aver promosso di un incontro nazionale del MoVi-mento. E di avere, appunto, chiesto trasparenza.

GIULIANO SANTORO

La visibilità permanente, l’obbligo di dire tuttoè il meccanismo attraverso il quale la base entrain contatto con il leader ma anche lo stesso che consenteal vertice un controllo strettissimo dei militanti

Visibilità

Così è tramontata la riservatezza dei potenti

DALL’IPOCRISIAALL’ESIBIZIONE

Quando troppo e quando niente. Nel paese nemicodelle mezze misure, occhiuto e spudorato ad untempo, la trasparenza è il più ambiguo dei traguar-di, per non dire il più ingannevole. È trasparenza

sapere che Raissa Skorkina, una delle graziose ospiti di Ar-core, ha in casa un pappagallo di nome Silvio? O che Grilloha battezzato il cane “Delirio”, che Bersani versa tele-lacri-me per il vecchio parroco, che la cucina acquistata da Fininon entra nella casa di Montecarlo o Monti ha filmato col te-lefonino la carica dei carabinieri a cavallo? Ancora. Sono tra-sparenti il verbale, il fuorionda, il microfono aperto, il mes-saggino rubato, l’intercettazione, la paparazzata, il bigliet-tino ingrandito dai teleobiettivi, la telefonata sotto mentitespoglie, la moviola con la lettura del labiale, la delazione del-la ex?

E non per rendere la faccenda più problematica o irro-rarla di nostalgia, ma quando la trasparenza era un obietti-vo, e insieme una conquista, a Montecitorio i giornalisti in-dossavano il grembiule degli addetti alle pulizie; o anchespiavano Craxi da una finestrella che dava su un certo ba-gno, stando in piedi sulla tazza; oppure ai congressi delloscudo crociato sfoggiavano con allegra noncuranza l'uni-versale badge “Stampa Dc”, così come ai Comitati centralidel Pci appassionatamente partecipavano a quello che

D’Alema designò “il mercato nero” dell'informazione. Mentre oggi, beh, oggi i giornalisti devono piuttosto di-

fendersi dalla pressione immane delle immagini, dei video,delle “scoperte”, e “rivelazioni”, e “confessioni” e inauditescemenze che gli piovono addosso; o magari devono attra-versarle, a fatica, per cogliere infine quel po’ di sensato cheregolarmente se ne sta nascosto dietro una fantasmagoricacoltre di fuffa, sempre più spesso allestita in streaming.

Perciò si fa presto a dire trasparenza. Nell'arco di un ven-tennio si sono consolidate modificazioni profonde. Le logi-che pervasive e contagiose del consumo. La rivoluzionetecnologica. Il moltiplicarsi degli schermi, per dire. E poi l'e-rosione delle culture politiche; il tramonto della rappre-sentanza; il regime degli spettacoli; la dittatura dell’inti-mità; la caduta dei confini tra sfera pubblica e privata – aiu-to!

Fosse solo che i neo parlamentari del M5S diffondono laverità in diretta e poi scappano a blindarsi in un agrituri-smo. Fortuna che la memoria è corta e selettiva, ma forse siè persa l’idea di che cosa in omaggio alla divinità della Tra-sparenza – o meglio: in termini di malintesa trasparenza –negli ultimi anni si è rovesciato addosso al gentile pubblico.

Compleanni di leader con torte e candeline, agenzie di Prche illustrano flirt di ministri con accluse foto di coppia,nozze di potenti con addobbi ecclesiali e proteste di preca-ri in dotazione, panni sporchi e sfoggio di biancheria inti-ma, gare di burlesque, tele-divulgazione di molestie subitein tenera età, compulsioni endoscopiche, conversionipseudoreligiose, accessioni prostatiche, travestimenti,prove del capello in massa, gravidanze show, ostensione dicerotti, bende, denti, lividi, nudità, obesità, vanità di ogniordine e grado.

E così l’antica riservatezza borghese, come pure l’opacagelosia che tutelava gli arcana imperii, si sono ribaltate nontanto nel loro limpido e virtuoso contrario, la salvifica tra-sparenza, ma nel suo più equivoco surrogato: un esibizio-nismo impudico e coatto, un dissennato mettersi in vetri-na e anche in vendita, comunque un sentimento oscuro esgangheratissimo. Meglio perderlo che trovarlo.

FILIPPO CECCARELLI

Nella Prima Repubblica scoprire rivelazioni,confessioni o retroscena era una conquistaOggi bisogna difendersi dal flusso infinitodi immagini e notizie che spesso sono solo “fuffa”

Flusso

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ALLEGORIASopra, “Gli effetti della trasparenzademocratica” (Inghilterra 1799)Sotto, la Federal Hall di New York (1788)In alto a sinistra, vignetta inglese del 1910