GiornAleimar dicembre 2011

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) NUOVI OBIETTIVI, NUOVI PROGETTI Dicembre /11 pag 5 Brasile: ONG Brasile pag 8 Compagni di banco: Promuoviamo il diritto all’istruzione Eritrea: Progetto Pecore pag 13 “anno 23” n. 4 - Dicembre 2011 - Editore: Gruppo Aleimar Onlus, Via Curiel 21/D, 20066 Melzo (MI), in persona di Marchini Andrea, Direttore responsabile: Marchini Andrea - Registrato il 24/02/2003 al n. 100 dell’Ufficio Stampa del Tribunale di Milano. Spedizione in A.P. – ART.2 comma 20/C legge 662/96 - Milano Stampa: Grafiche Migliorini s.r.l. - via Ugo la Malfa, 54 Melzo (Mi)

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approfondimenti e aggiornamenti progetti di cooperazione internazionale promossi dal Gruppo Aleimar onlus

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nuovi obiettivi, nuovi progetti

Dicembre/11

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Brasile:

ONG Brasile

pag8

Compagni di banco:

Promuoviamo il diritto all’istruzione

Eritrea:Progetto Pecore

pag13

“anno 23” n. 4 - Dicembre 2011 - editore: gruppo Aleimar onlus, via Curiel 21/D, 20066 Melzo (Mi), in persona di Marchini Andrea, Direttore responsabile: Marchini Andrea - registrato il 24/02/2003 al n. 100 dell’ufficio Stampa del tribunale di Milano. Spedizione in A.p. – Art.2 comma 20/C legge 662/96 - MilanoStampa: grafiche Migliorini s.r.l. - via ugo la Malfa, 54 Melzo (Mi)

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Il tema dedicato a questo numero è quello dei nuovi progetti. Ho dovuto farmi un po’ di violenza per cominciare a scrivere su questo argomento perché la realtà del nostro gruppo è così mute-vole che, mentre cerchi di fare il punto della situazione … questa è già mutata.

Il punto di riferimento che abbiamo deciso di tenere nel proporre nuove iniziative sono gli “8 obiettivi del millennio” promossi dalle Nazioni Unite. Si tratta di otto obiettivi che costituiscono un patto a livello planetario tra Paesi ricchi e Paesi poveri, fondato sul reciproco impegno a fare ciò che è necessario per costruire un mondo più sicuro, prospero ed equo per tutti. A questo tema dedicheremo un articolo di questo numero.Nel nostro piccolo cerchiamo di aderire a queste linee internazionali. Sono 22 le persone che nel nostro Gruppo coordinano i progetti nelle 13 nazioni in cui lavoriamo. Per scelta abbiamo voluto che questo ruolo fosse ricoperto da volontari, che abbiamo formato e che oggi vivono in stretto contatto con le oltre 170 persone che nei diversi centri sparsi nel mondo gestiscono i 72 progetti che in questo momento sono aperti.I progetti d’accoglienza, che rappresentano la maggior parte dei nostri interventi, sono ormai ben strutturati e consolidati, nonostante le quotidiane difficoltà. Ben più difficile è invece avviare pro-getti che riguardano l’avviamento al lavoro, la sanità e l’accompagnamento verso la vera autono-mia alle famiglie. Ed è qui che stiamo indirizzando i nostri sforzi per il 2012. Sono nati così una serie di nuovi progetti, frutto di una lunga serie di incontri con i referenti locali, gli educatori e gli stessi ragazzi. Nessun nostro intervento nasce perché l’abbiamo pensato, voluto e realizzato da soli. In Benin, dov’è concentrata la maggior parte dei nostri interventi, avvieremo una scuola elemen-tare e un centro nutrizionale.In Tuendelee, in Italia, è partita un’importante attività di recupero sociale a favore di soggetti emarginati a causa di particolari malattie: un mondo tutto nuovo, entusiasmante e difficile nello stesso tempo, che supplisce la quasi assoluta carenza di risorse nel settore del recupero sociale di queste persone.Ci stiamo interessando anche alle energie rinnovabili ma questa risulta essere una strada davvero complessa e lunga da percorrere. Lascio per ultima l’Eritrea che è per noi non solo un nuovo progetto, ma anche un nuovo Paese in cui operiamo da pochi mesi. Il progetto pecore, che consiste nel sostenere famiglie in condizioni di indigenza estrema con la fornitura di una pecora (si veda poi l’articolo dedicato), sta già dando grandi risultati e sta suscitando un notevole fermento all’interno dell’associazione.Ci vorrebbero quattro o cinque numeri del nostro notiziario per parlare di tutti i nuovi progetti… ti invito quindi a leggere i diversi articoli di questo numero e, come al solito, concludo chiedendoti una mano. Sembrano tante 22 persone, ma abbiamo sempre bisogno di volontari che contribuiscano con il loro entusiasmo e le loro competenze ad allargare i nostri interventi nel mondo.

Andrea Marchini

circostanti che, quotidianamente, bussano alla porta del centro di accoglienza e reinserimen-to familiare (C.A.R.F.). Non riuscendo più a far fronte a tutti i casi sociali che esigereb-bero sostegno, si è pensato fosse utile, e più lungimirante, tentare di affrontare il problema alla sua radice. I neonati orfani di mamma portati al CARF arrivano spesso in condizioni di grave malnutrizione, dato che non possono nutrirsi del latte materno e il latte in polvere è molto caro. I parenti, disperati, li affidano al personale del CARF nella speranza che possano riprendersi e possano essere meglio seguiti che a casa, lasciandoli magari per due o tre anni, finché il bambino non si rinforza un po’. Ma se alle spalle di un bambino c’è una famiglia in grado di seguirlo è sempre preferibile che resti lì anziché in un centro di accoglienza. Un valido sostegno alternativo

Benin

Dalla Dichiarazione del Millennio dell’ONU, firmata da 191 Capi di Stato e di Governo nel settembre 2000, sono nati otto obiet-

tivi (MDG, Millennium Development Goals) che mirano a costruire un mondo più sicuro, più pro-spero e più equo per tutti. Si tratta di otto obiet-tivi cruciali da raggiungere entro il 2015.Nello specifico, il primo obiettivo si propone di sradicare la povertà estrema e la fame e definisce tre sottobiettivi:• Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore ad 1$ al giorno • Raggiungere un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, inclusi donne e giovani• Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffre la fame Il Gruppo Aleimar ha voluto rispondere a questo appello, sollecitato dalla richiesta di aiuti da parte di molte famiglie di Abomey e dei villaggi

Avviata la costruzione DeL Centro nutrizionALe

ad Abomey

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Ed i to r i a l e obiettivi, progetti e…

nuovi voLontAri CerCASi!

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Benin

da poter offrire a questi bambini, anche per poter permettere a chi è veramente solo al mondo di trovare posto al CARF, è proprio quello nutrizionale. Per questo il nuovo sta-bile sorgerà all’interno dello stesso cortile del CARF ma sarà autonomo nella gestione, con una stima di circa 300 casi presi in carico nel corso di un anno.La costruzione è partita in settembre e si prevede la fine dei lavori entro sette mesi, prima della prossima stagione delle piogge. L’edificio sarà composto da due camere per la breve degenza (per un totale di 10 posti letto), un ambulatorio, una cucina, un guardaroba, un magazzino, un ufficio e una farmacia, più docce e toilette interne ed esterne all’edificio (queste ultime per i visitatori esterni e i parenti dei bambini ricoverati). Il costo è stimato intorno a 40.000€, esclusi gli arredi, e successiva-mente ci si dovrà occupare delle spese di gestione: cerchiamo quindi il contributo di tutti perché l’impegno per i prossimi anni sarà oneroso. Il centro nutrizionale garan-tirà le visite ai bambini, la possibilità di

una breve degenza per i casi di denutrizione più grave e la sensibilizzazione e formazione dei familiari in ambito di igiene ed alimentazione per prevenire ulteriori casi di malnutrizione. Si prevede la presenza di un medico, un infermiere e un assistente sociale. E’ un progetto ambizioso che vede il Gruppo Aleimar impegnato in prima linea in collabora-zione con l’Associazione Amici di Francesco e con le suore OCPSP che co-gestiscono con noi il centro di accoglienza CARF. Certo è una goc-cia nell’oceano della “malnutrizione in Benin” ma, come dice Madre Teresa di Calcutta, se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno! La speranza è che si riduca, nel tempo, la percentuale dei bambini vittime di malnutri-zione costretti a rivolgersi a centri come questo, soprattutto divulgando le informazioni inerenti alle norme d’igiene e della conservazione degli alimenti e all’importanza di una dieta semplice ma varia. Come già detto altre volte, l’obiettivo del Gruppo Aleimar è quello di operare a favore dei bambini in difficoltà cercando di diventare, nel tempo, INUTILI… pronti ad avviare un nuovo progetto altrove.

Francesca Moratti (co-responsabile progetti benin)

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Brasile

eliminare l’espressione “Adozioni a Distanza” perché il Brasile aveva eliminato questa voce dalle attività delle associazioni umanitarie. Anche in questo caso, però, una percentuale del denaro inviato rimaneva alla strut-tura Caritas a copertura delle operazioni contabili. Per tutti questi motivi abbiamo iniziato a pensare seria-mente alla costituzione di una ONG Aleimar Brasile riconosciuta dal governo brasiliano e in grado di gesti-re autonomamente i progetti,interfacciandosi diretta-mente con le autorità locali. Così, durante il viaggio di Andrea Marchini nel febbraio 2010, sono state messe le prime basi di questa nuova “figlia” di Aleimar. Dopo pratiche burocratiche infinite nel marzo 2011 siamo riusciti finalmente a costituire la tanto sudata ong. I benefici che potrà portare sono molteplici, nonostante il governo brasiliano imponga anche degli oneri impor-tanti. I doveri nei confronti del governo sono sia di carattere umanitario (appoggiare le istituzioni in caso di calamità), sia di carattere contabile, ma il nostro gruppo di lavoro si è attrezzato per tutte le pratiche necessarie al fine di una contabilità trasparente e precisa. I benefici sono ben maggiori: dalla possibilità di partecipare a bandi o progetti governativi, federali o comunali a favore di bambini in situazione difficile, alla possibilità di accedere a colloqui con aziende locali per sviluppare nuovi progetti o per chiedere sostegno economico a favore delle nostre famiglie. Le possibilità di aiuto sono molte anche se abbastanza complesse. Tutto è nelle mani del nuovo comitato esecutivo di Aleimar Brasile ong e nella loro capacità di affrontare la nuova situazione con lo spirito giusto per continuare l’opera di “Mamma” Aleimar onlus-Italia.

Flavio Melina (responsabile progetti brasile)

Tutto nasce dalla lunga storia che Aleimar ha vissuto fino ai giorni nostri nei rapporti con le istituzioni brasiliane e con le collaborazioni con enti religiosi.

Ogni rapporto di collaborazione con le istituzioni locali nelle aree dove operiamo è sempre stato osteggiato o comunque non supportato. Non abbiamo mai chiesto sostegni economici, l’unica richiesta è sempre stata solo quella di essere riconosciuti come “associazione umanita-ria”. Questo ci avrebbe aiutato anche nell’invio di denaro per la gestione dei progetti che, in caso contrario, avrebbe dovuto transitare attraverso enti brasiliani riconosciuti. Dal 1998 al 2005 ci siamo appoggiati infatti ai Salesiani di Manaus, lasciando loro una quota per lo svolgimento degli atti contabili di spesa. Nel 2005, però, i Salesiani ci hanno comunicato di non poter più fare da tramite dato che si era conclusa la collaborazione con loro per i nostri progetti. Ci siamo quindi attivati per cercare un altro ente partner e grazie all’amicizia di Andrea Marchini e del nostro amico

Gino Baruffaldi con l’arcivescovo Dom Luiz, siamo riusciti ad avere la collaborazione della “Caritas” Diocesana. Con loro abbiamo avvia-to un nuovo progetto per l’aiuto e lo sviluppo delle nostre famiglie. Il pro-getto è stato battezzato “Criança Familia” (aiuto a bambini con famiglie in difficoltà). Nello stesso tempo abbiamo dovuto

Da marzo 2011 abbiamo aperto in Brasile la nuova sede “Aleimar ong”. Ecco il perché…

nuova sede Aleimar ong Colonia A. Aleixo - Manaus

Dom Luiz Arcivesovo di Manaus

ong brASiLe

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Congo

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Congo

una nuova biblioteca per CASA LAurA

Nel centro di accoglienza Laura Vicuna a Lubumbashi abbiamo realizzato in dodici anni ormai tanti progetti piccoli

e grandi volti a migliorare le condizioni delle ragazze che abbiamo avuto in adozione. In ambiente agricolo, per esempio, abbiamo acqui-stato animali, attrezzature, macchine e seminato mais. In ambiente edile abbiamo costruito sia le casette per le bimbe, per dormire, per lavare e lavarsi (docce e bagni), per lavorare (laboratorio di sartoria), per divertirsi (i gazebo in muratura ed il salone per doposcuola e feste); sia una casetta per il lavoro d’ufficio per l’accoglienza ospiti. In ambiente ecologico, infine, abbiamo sperimentato la cucina solare ed i pannelli fotovoltaici per la luce e per l’energia.Ormai da qualche anno si è percepita la necessità di costruire una struttura che ci consentisse di

impostare un programma di cultura per le nostre ragazze al di fuori dei programmi scolastici.Una struttura moderna che fosse attrezzata per fare sia da doposcuola che proiezioni di filmati di interesse generale, con l’obiettivo di stimolare la curiosità ma anche la conoscenza del mondo che esiste al di fuori delle mura della scuola, del Centro o del villaggio da cui provengono le ragazze stesse. Pur rispettando la cultura locale, ci pare corretto far conoscere sprazzi di vita quotidiana nel resto del mondo che siano ricchi di valori universalmente riconosciuti. Oggi, che assistiamo ad un forte fenomeno di urba-nizzazione, la televisione incomincia a diffondersi tra le famiglie e, purtroppo, sta proponendo al pub-blico ingenuo e affamato di tutto, modelli di stile di vita americano ed europeo basati sul consumismo, sull’apparire più importante dell’essere a qualsia-si costo, proponendo anche forme di violenza che ormai ha una punibilità sempre più bassa.Noi, educando, vorremmo proporre invece un mondo reale che contrapponga al consumismo il bello del

guadagnarsi da vivere in modo decoroso con lo studio e l’impegno, che contrapponga all’apparire il valore della persona e l’uguaglianza dei diritti.Per realizzare quanto sopra, la Provvidenza ci ha fatto incontrare un gruppo di benefattori che ha già vissuto un’esperienza di questo tipo e che sarebbe entusiasta di riproporla anche in Congo.Tuttavia, prima di arrivare a discutere del come fare e del quanto costa, abbiamo doverosamente ascoltato il parere delle suore e dell’èquipe edu-cativa di Casa Laura al fine di evitare di fare un investimento che non sia compreso nell’essenza e

non sfruttato a dovere. Invece abbiamo rece-pito pareri entusiasti ed il progetto stesso è stato accolto come una cosa tra le più belle e utili da fare.In concreto il progetto prevede una sala gran-de capace di accogliere tutte le ragazze, sedili dotati di tavolino, strumenti multimediali per la proiezione e la didattica e postazione dell’intrattenitore.Poiché nel nostro intendimento c’è anche la volontà di aumentare le visite di benefattori a Casa Laura, nel medesimo progetto abbiamo aggiunto, alle attuali tre camere con quattro posti letto, altre due per altrettanti posti. Lo scopo è quello di incrementare i visitatori/volontari che possano esserci di aiuto sia in loco che in Italia nella diffusione e nella pubblicità del nostro impegno a Lubumbashi per raccolta fondi e materiali. Ma è pensabile anche che si possano realizzare degli stages e dei campus scolastici dove gruppi di ragazzi studenti possano trascorrere delle “vacanze” con le nostre ragazze volte a scambi culturali e ad esperienze internazionali.

Francesco Moroni (responsabile progetti Congo)

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Eritrea

L’Eritrea è uno dei paesi più poveri del mondo con un reddito pro capite inferiore a 1Euro/giorno. L’80% della

popolazione vive esclusivamente di agricoltura ed attività pastorali, ed a causa delle siccità ricorrenti, del disboscamento e dell’erosione del suolo, persiste una insufficienza cronica di disponibilità alimentari.Anche nelle stagioni in cui le piogge sono abbon-danti, il paese arriva a produrre solo il 60% del fabbisogno in cereali, mentre negli stagioni di piogge scarse la produzione scende al 25%, con l’ultima grave siccità di quest’anno la produzione si è ulteriormente ridotta.Il sistema di produzione agricola basato sull’au-to-sostentamento è caratterizzato da produzioni molto basse anche a causa delle tecniche tradi-zionali arretrate e dalla scarsità dei mezzi tecnici. Inoltre essendo la famiglia eritrea gestita dalle donne queste non riescono materialmente ad effettuare i lavori più pesanti.I 2/3 della popolazione eritrea non riesce ad avere cibo sufficiente in termini di calorie procapite, soprattutto nelle zone rurali dell’altopiano, e di questi il 37% vive in una condizione di povertà e di malnutrizione estrema.Il conflitto al momento interrotto con l’Etiopia ha aggravato queste condizioni e ha messo in ginocchio il paese. A causa della morte dei mariti durante le guerre (la maggior parte degli uomini è impegnata nel servizio militare per un tempo indeterminato), le donne si trovano ad essere le sole responsabili della famiglia. Le famiglie più povere sono generalmente quelle che vedono la donna come capofamiglia. Delle donne adulte, il 40% ricopre il ruolo di capofamiglia.Per migliorare la vita di queste famiglie occorreva proporre nuove opportunità di sviluppo che permet-tessero prima di tutto alle donne capo-famiglia di migliorare il livello di sostentamento dei membri della famiglia e in prospettiva di aumentare i redditi e quindi la qualità e le aspettative della loro esisten-

za. Per fare questo senza cambiare le tradizioni e le abitudini quotidiane si è pensato di fornire 8

animali per piccoli allevamenti familiari. Tali animali senza un aiuto esterno non potrebbero essere acquistati ed allevati e la ragione per cui si è scelto la distribuzione delle pecore deriva dal fatto che sono animali rustici che ben si adattano allo sfruttamento delle poche risorse presenti sul territorio anche in caso di siccità e che costituiscono il patrimonio zootecnico tradizionale. Tale progetto è già stato realizzato con successo dalle Figlie di S. Anna negli anni precedenti in altri villaggi.Zagher ha circa 4000 abitanti , 800 famiglie. I benefi-ciari del progetto sono capo famiglia, prevalentemen-te donne, del villaggio di Zagher con famiglie numero-se ed in condizioni di estrema povertà, spesso con figli in grave stato di malnutrizione. Le beneficiarie con un minimo sforzo aggiuntivo, saranno in grado di gestire questi piccoli allevamenti familiari. L’obiettivo del progetto per quest’anno era di distri-buire 90 pecore: all’inizio si pensava di distribuire 30 pecore a 30 famiglie poverissime creando così da subi-

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Progetto mirato a favore del villaggio di Zagher Eritrea

progetto peCore

to un piccolo gregge per ognuna di queste. Nel corso dell’anno a seguito della grave carestia intercorsa, si è pensato di modificare il progetto distribuendo peco-re gravide a più famiglie, pattuendo che alla nascita gli agnellini vengano consegnati ad altre famiglie, in modo da allargare la catena di aiuti in breve tempo e alimentare la solidarietà nel villaggio.La distribuzione di pecore permette alle famiglie bene-ficiarie del programma un miglioramento immediato delle disponibilità alimentari in termini di latte.Inoltre il letame prodotto dagli animali tenuti nei ricoveri notturni permette un reintegro della sostanza organica negli orti delle famiglie stesse e quindi rac-colti più abbondanti.Un miglioramento anche minimo delle condizioni economiche delle beneficiarie produce anche un aumento della fiducia in se stesse, che accende nuove speranze per il futuro. Conseguentemente a tutto ciò sarà anche l’economia del villaggio che ne trarrà vantaggio.I benefici come si vede sono molteplici e vanno dagli aspetti economici a quelli alimentari, sociali e spi-rituali anche se non possiamo nascondere eventuali

rischi sempre presenti come la siccità, le malat-tie e la predazione da parte di altri animali.Ad ottobre avevamo già superato la quota di circa 70 pecore, poi sono arrivati ancora aiuti ed a gen-naio vi informeremo sui risultati raggiunti a fine anno, oltre al programma per l’anno prossimo.Che le seguenti parole che un capofamiglia incon-trato a gennaio, ricevendo una delle prime pecore donate, ci ha detto siano il ringraziamento più bello per tutti i benefattori che hanno contribuito e contribuiranno a questo progetto: “…ho pregato tanto tanto perché lo sterco di un animale arrivasse a casa mia e il Signore mi ha fatto arrivare la pecora, adesso mi sento un uomo ricco…” Mentre parlava con gli occhi sorridenti non potevo trattenermi dall’abbassare i miei occhi umidi di lacri-me e mentre pensavo al progetto appena avviato guardavo quell’uomo che orgoglioso ci lasciava e si incamminava verso casa con la sua pecora…

Marina obici(responsabile progetti eritrea)

[email protected]

Eritrea

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il vano è abbastanza solido, luminoso e ventilato anche se necessita di un’imbiancatura. Il villag-gio in cui si trova è molto povero e si sviluppa lungo una via che porta alla ferrovia e lungo un fiumiciattolo che è praticamente una discarica di rifiuti. La necessità di un presidio medico in questo villaggio nasce proprio dalla presenza di questo rigagnolo maleodorante dal quale gli abi-tanti talvolta prelevano acqua per gli usi dome-stici. L’uso di acqua malsana provoca febbri tifoidee che nei soggetti deboli e sottoalimentati, come i bambini e gli anziani, portano spesso alla morte. Nonostante il più vicino ospedale disti dal villaggio solo 5/6 km non è possibile per buona parte degli abitanti raggiungerlo per ricevere cure mediche. Infatti la maggior parte di essi, soprattutto i più anziani, non ha mai lasciato il villaggio per nessun motivo nella propria vita e non concepisce neppure la possibilità di farlo per ricevere cure mediche delle quali non sanno di avere diritto. Il dispensario diventerà un punto di riferimento per le prime cure, un tramite per

India

Durante l’ultimo viaggio in India del settembre scorso abbiamo visitato la nuova sede della Scuola di Taglio e

cucito e di Informatica che la Mother Theresa Social Service Organization (MTSSO) ha aperto lo scorso febbraio a Nagercoil con l’aiuto di Aleimar. La scuola è frequentata da 22 donne per il corso di taglio e cucito e da 26 ragazze per il corso di informatica. Il corso di computer prevede due diversi livelli di contenuti: un primo livello base, il Diploma in desktop publishing, e un secondo livello più approfondito, il Post graduate diploma in computer application. Nella visita in Tamil Nadu abbiamo avuto la possibilità di valutare anche lo stato di avanzamento del progetto che prevede l’apertura di un dispen-sario medico nel villaggio di Vadiveeswarm. Abbiamo visitato il locale che ospiterà l’am-bulatorio: è uno spazio di circa 24mq realiz-zato in muratura con il tetto di lamiera, su tre lati del locale ci sono 6 finestre a grata,

un nuovo dispensario per vADiveeSwArM

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creare le condizioni di ospedalizzazione nei casi più gravi ma anche un punto fondamentale di istruzione all’igiene. Sarà il punto di riferimento medico per più di 1000 persone considerando gli abitanti del villaggio di Vadiveeswarm e quelli dei villaggi vicini.Abbiamo incontrato inoltre la dr.ssa Sonja, specialista in otorino-laringoiatria, che è uno dei medici che presterà la propria opera gratu-itamente nell’ambulatorio e insieme al nostro referente locale per la MTSSO, John Upalt, ci ha spiegato che l’ambulatorio rimarrà aperto tutti i pomeriggi dalle 16 alle 20 e sarà gesti-to da un’infermiera assunta regolarmente che organizzerà le visite e i turni dei diversi medici specialisti, in funzione delle esigenze dei pazien-ti. La spesa annuale prevista per la fornitura di medicine e di materiale sanitario (garze, disinfet-tanti, siringhe,..) è stata stimata in 55000 Rupie Indiane (circa 850 euro al cambio attuale) a cui si dovranno aggiungere i costi per lo stipendio dell’infermiera, per gli spostamenti dei medici e

il trasporto dei malati in ospedale. Gli arredi del locale saranno costituiti da un lettino per le visite, una scrivania con due sedie e alcuni armadietti per la conservazione dei farmaci e degli strumenti. Un parte dei costi, circa 800 euro, è già stata coperta con il contributo di tutti i sostenitori che hanno acquistato le uova di cioccolata in occasione della scorsa Pasqua. Nelle prossi-me settimane saranno attivate nuove inizia-tive per raggiungere la cifra totale, stimata in circa 3000 euro, necessaria per avviare l’ambulatorio.L’obiettivo che ci siamo posti è di rendere operativo il dispensario per la fine del 2011 e aderire agli impegni programmatici inter-nazionali espressi nella Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite del 2000; gli obiettivi specifici in cui questo progetto rien-tra sono: il 4, il 5 e il 6.

elena de ponti (responsabile progetti india)

Dora imberti e elena de ponti

il nostro referente locale con la Dr.ssa Sonja

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India

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Medio Oriente

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I progetti Aleimar in Palestina sono tutti con-centrati nella città di Betlemme e dintorni. Parlando con le persone del posto si avverte

un comune senso di frustrazione e un generalizzato senso di sfiducia nel futuro. Si vive alla giornata, sperando soprattutto che la situazione non preci-piti. Il mondo politico non riesce a dare sufficienti garanzie alla propria gente, impegnato in un lungo ed estenuate braccio di ferro col vicino stato di Israele. Il nostro intervento cerca di sanare situazio-ni puntuali, emergenze locali o personali. Lo stile di vita dei nostri referenti, l’apertura verso tutti, senza distinzione di religione ed etnia (aspetto non tra-scurabile in un ambiente fortemente caratterizzato dalle divisioni etnico/religiose) non solo attraverso un apporto concreto alla popolazione ma proponendo un modello di relazioni più equo e sostenibile.Anche in questo territorio portiamo il nostro stile: sosteniamo progetti nati dalla volontà della gente del posto e li portiamo avanti grazie al lavoro dei nostri referenti locali. E’ il caso quest’anno di due interventi: il primo riguarda il finanziamento del trasporto per cinque bambini non udenti che frequentano la scuola Effetà che, ricordiamo, è un’istituzione creata per bambini non udenti allo scopo di insegnare loro a relazionarsi col mondo e acquisire una formazione scolastica altrimenti impossibile in una scuola pubblica; il secondo

progetto avviato quest’anno e chiamato “scolarizza-zione Betlemme” nasce dalla necessità di continuare a seguire gli studenti fuoriusciti dalla Scuola della Gioia. Grazie ad un’assistente sociale del posto siamo riusciti sia ad accompagnare la fuoriuscita dalla scuola degli studenti giunti al termine del percorso educativo, sia a continuare a sostenere alcuni studenti ancora bisognosi in una nuova struttura: la Holy Child School.Attraverso le nostre newsletter e le notizie dai progetti vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

paolo Sangalli(responsabile progetti Medio oriente)

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Italia

Riparte il progetto di sostegno e di scambio interculturale tra le scuole italiane e le scuole di Benin e India.

Due nuovi interventi abetLeMMe

bambini progetto effetà

di estrema povertà attraverso il pagamento delle rette scolastiche, del doposcuola, delle divise, dei libri e del materiale di cancelleria.Sostenere la costruzione e la gestione delle scuole estere interessate.Il progetto, attivo dal 2007, ha coinvolto circa 60 classi in 20 scuole (dalle materne alle medie) e attualmente vede circa 20 clas-si italiane gemellate con 8 classi africane dei villaggi di Natitingou e Toucountouna in Benin. Da quest’autunno si avvieranno gemel-laggi anche con la Good Samaritan Mission a Mumbai e con la Mother Theresa Social Service Organization a Vadiveeswarm.Ci piacerebbe arrivare a tante nuove classi perché per i ragazzi è un’esperienza vera-mente coinvolgente che apre mente e cuore su culture così diverse dalla nostra ma, in fondo, così imprevedibilmente simili!

Francesca Moratti (responsabile Aleimar per le scuole)

Il progetto “Compagni di banco” nasce dal desiderio di garantire il diritto all’istruzio-ne in paesi dove studiare è un “lusso per

pochi” e non una possibilità per tutti i bambini. L’attività rientra nel secondo obiettivo del mil-lennio stabilito dall’ONU: “Raggiungere l’istru-zione primaria universale” e, nello specifico, assicurare che entro il 2015 tutti i ragazzi, sia maschi che femmine, possano terminare un ciclo completo di scuola primaria.In cosa consiste? Le classi italiane che aderiscono al Progetto Compagni di Banco vengono gemellate con classi di scuole beninesi o indiane con le quali si avvia una corrispondenza attraverso un quaderno “viaggiatore”, oltre a rendere disponibile materiale cartaceo, fotografico e video sul paese con cui si è gemellati.Obiettivi del progetto:Sensibilizzare le scuole italiane al problema della povertà, dell’analfabetismo e all’importanza dell’istruzione nei paesi in via di sviluppo. Sostenere gli studi di bambini orfani o in situazioni

CoMpAgni di banco ... promuoviamo il diritto ALL’iStruzione

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Ciao Amici del gruppo Aleimar, non so se vi ricordate di me , perché

so che i bambini che aiutate sono tanti. E un po’ che cerco di entrare in contatto con voi e ci sono riuscita tramite internet. Il mio nome è Patricia Pereira da Silva, sono di Manaus (AM) e ho vissuto per molti anni nel “Progetto Casa Familia”, costruito e avviato da Aleimar. I miei genitori adottivi si chia-mavano Iris e John. Il motivo di questo scritto è per rin-graziare il Gruppo Aleimar e i miei “zii” che per molti anni mi hanno aiutata e seguita nella mia permanenza presso il centro. Ho visitato il vostro sito e l ho trovato molto bello con tante opere a favore dei bambini in situazioni di biso-gno. Vi confesso che ero molto emozionata, perché mi sono ricordata della mia infanzia. Io vi dico che è valsa la pena e che il lavoro duro non è stato vano; posso dire con tutto il cuore che i momenti migliori della mia vita li ho vissuti li. Ho avuto un infanzia molto felice, mi ricordo i momenti di gioco con tennis da tavolo, il campo di calcio e di pal-lavolo, anche il pattinaggio, giochi che abbiamo ricevuto da donatori italiani, le nostre passeggiate…. Mi ricordo ogni momento, soprattutto Padre Marcelo, ora accanto a Dio: era il nostro grande mae-stro. Con grande orgoglio ho fatto parte del vostro proget-to. Lì ho trovato la possibilità di amare ed essere amata, ho

incontrato bambini che sono diventati miei fratelli e la mia famiglia, non quella biologica ma quella del cuore, ho fatto nuove amicizie, ho avuto la grande opportunità di studia-re perché lo studio è stato una delle priorità su cui si basava il progetto. Sono entrata nel progetto “ Casa Familia” che avevo circa nove anni e sono uscita a sedici anni. Ho avuto la possi-bilità di frequentare i corsi di informatica presso il Centro Pro-Menor Don Bosco e in seguito, grazie al mio titolo di studio, sono stata chiamata a lavorare presso la Banca del Brasile: avevo sedici anni e sono entrata come apprendi-sta, dopo un anno ero stagi-sta e successivamente sono stata assunta. Ho lavorato li per dieci anni fino a quan-do il presidente della banca ha acquistato tre distribuiti

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patricia ci ha scritto dopo 10 anni

di benzina e mi ha chiesto di lavorare nella sua impresa come gestore dei vari distri-butori. Oggi lavoro lì, ho 26 anni e sto studiando per diventare Assistente Sociale. Sono fidanzata da cinque anni e presto mi sposerò in chiesa. Mi considero una “for-tunata” perché ho imparato ad apprezzare tutte le cose che ho ricevuto. Sono una donna felice, con molti sogni da raggiungere e mi impe-gnerò per raggiungerli. Per tutto questo posso solo rin-graziare chi ha creduto in me, nelle mie potenzialità! Molti bambini dovrebbero vive-re la stessa mia esperienza: hanno solo bisogno di una “OPPORTUNITA “ … quella che voi state dando con il vostro aiuto!!

grAzie per tuttopAtriCiA SiLvA

Cari “Zii” del Congo,Sono Giovanna, una volontaria del Gruppo

Aleimar che ha deciso di veni-re a trovare le vostre bambi-ne, qui alla Maison Laura a Lubumbashi. Vi scrivo dalla nostra casetta Aleimar, come la chiamano le suore, mentre le nostre bimbe sono a scuola.Si sono svegliate alle 5 del mat-tino per lavarsi (con acqua fred-da!!! Il mattino africano qui non è torrido come ci si immagina dall’Italia, vi assicuro: ho ancora indosso la felpa e sono già le 8!), infilare la divisa, prendere una tazza di tè con un biscotto e partire alla volta di Tuendelee, la loro scuola.“La mia più grande ambizione è che ogni bambino in Africa vada a scuola, perché l’istruzione è la porta d’ingresso alla LIBERTà, alla DEMOCRAZIA e allo SVILUPPO”. Queste sono le paro-le di Nelson Mandela. Le prendo in prestito, facendole mie, per cercare di spiegare l’importanza della scuola per queste bimbe. State dando loro un futuro.Sono stata di recente a conse-gnare i viveri alle “esterne”, le ragazze che fortunatamente sono riuscite a rientrare in fami-glia e a cui Aleimar garantisce il nutrimento. è un passaggio molto importante. Spesso le famiglie le abbandonano e le

scacciano perché non riescono a farle sopravvivere. Dunque è importante dare loro la possibi-lità di tenerle provvedendo alle necessità primarie. Tra queste vi assicuro c’è la scuola, indispen-sabile come il cibo, qui.Se una bambina studia, avrà modo di lavorare e di conse-guenza di poter avere qualco-sa da offrire. Quindi prenderà marito e potrà dare da mangia-re ai figli. Alcune delle bimbe aiutate da Aleimar ora sono donne, alcune studiano addirit-tura all’università. Altre hanno imparato l’arte del cucire e pos-sono avviare il loro piccolo com-mercio. Queste non sono solo vite salvate perché accolte in un orfanotrofio e nutrite. Sono vite a cui è stato dato un futuro, ben più prezioso del presente.La città ha ridotto alla miseria estrema gran parte della popo-lazione, come spesso accade in questo tipo di rapide urba-nizzazioni, dannose per molti e proficue per un numero esi-guo di persone. Oggi è il quarto giorno che siamo senz’acqua; andiamo a prenderla dai mili-tari qui vicino con le taniche e riempiamo i secchi per lavarci

una volontaria ci scrive

e cucinare. Per questo è molto importante che i lavori al pozzo costruito da Aleimar prosegua-no velocemente.Concludo con la speranza di poter continuare a raccontarvi delle “vostre” bambine, sapendo che non rimarranno mai sole, anche quelle che riusciranno a tornare nelle loro case e nelle loro famiglie dove, grazie a voi abbiamo potuto portare i rifor-nimenti di cibo e beni di prima necessità. Avreste dovuto vede-re le facce e gli occhi di mamme, zie, sorelle e nonne quando siamo arrivati con i sacchi di farina e l’olio... sembrava avessi-mo portato pepite d’oro!Le ragazze che studiano all’uni-versità sanno che state rega-lando loro il futuro; stessa cosa vale per quelle che avviano una piccola attività lavorativa attra-verso il microcredito: fa inizia-re loro una nuova vita. Tutte, comunque, hanno beneficiato del vostro aiuto e per questo, insieme a loro, vi dico grazie.

giovanna bonvini(psicologa presso una ong

italiana nella repubblica D del Congo e volontaria

gruppo Aleimar)

giovanna è unaragazza che ha conosciuto Aleimar accompagnando Francesco Moroni nel suo ultimo viaggio: è rimasta profondamente colpita dalle nostre attività e, soprattutto, dalle bambine di Casa Laura.

Patricia è una ragazza brasiliana che quando era bambina era stata aiutata dal Gruppo Aleimar. Ecco cosa ci racconta.

Page 9: GiornAleimar dicembre 2011

Notizie Gli 8 obiettivi del millennio:

Gruppo ALEIMARADOZIONI A DISTANZA e PROGETTI DI SVILUPPO

Iscritto al Registro generale regionale del Volontariato Regione Lombardia (Sezione Provinciale di Milano) n. 2461 - sez A - Socialesede: Via Curiel 21/D, Melzo (MI) aperta da lun a ven: 9.00-13.00 e 14.00-18.30, sab 15.00-18.00

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CREDITO ARTIGIANO (filiale di Melzo - MI) IT 84 E 03512 33400 000000000432

Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals o MDG, o più semplicemente Obiettivi del Millennio) delle Nazioni Unite sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015. La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, firmata nel settembre del 2000, impegna gli stati a:

Sradicare la povertà estrema e la fame• Ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazio-ne che vive in condizione di povertà estrema (meno di 1$ al giorno).• Garantire una piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti.• Ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che soffre la fame.

Raggiungere l’istruzione primaria universale • Assicurare che, entro il 2015, tutti i ragazzi, sia maschi che fem-mine, possano terminare un ciclo completo di scuola primaria.

Promuovere la parità dei sessi e l’auto-nomia delle donne • Eliminare la disparità dei sessi nell’insegnamento primario e secondario preferibilmente per il 2005, e per tutti i livelli di insegnamento entro il 2015.

Ridurre la mortalità infantile• Ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, la mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni.

Migliorare la salute materna • Ridurre di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna.• Rendere possibile, entro il 2015, l’accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva.

Combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie • Bloccare la propagazione dell’HIV/AIDS entro il 2015 e invertirne la tendenza attuale.• Garantire entro il 2010 l’accesso universale alle cure contro l’HIV/AIDS a tutti.Bloccare entro il 2015 l’incidenza della malaria e di altre malattie importanti.

Garantire la sostenibilità ambientale • Integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi.• Ridurre il processo di annullamento della biodiversità raggiun-gendo, entro il 2010, una riduzione significativa del fenomeno.• Ridurre della metà, entro il 2015, la percentuale di popolazio-ne senza un accesso sostenibile all’acqua potabile e agli impianti igienici di base.• Ottenere un miglioramento significativo della vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli entro l’anno 2020.

Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo• Sviluppare al massimo un sistema commerciale e finanziario che sia fondato su regole, prevedibile e non discriminatorio. • Tenere conto dei bisogni speciali dei paesi meno sviluppati. Questo include, tra l’altro, l’ammissione senza dazi e vincoli di quantità per le esportazioni di questi paesi.• Rivolgersi ai bisogni speciali degli Stati senza accesso al mare e dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo.• Occuparsi in maniera globale del problema del debito dei paesi in via di sviluppo.• Rendere le medicine essenziali disponibili ed economicamente accessibili.• Rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie.

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