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1 LAVORO SENZA LAVORO di Morris L. Ghezzi e M. Marzulli Introduzione M. Marzulli Il testo che segue di Morris Lorenzo Ghezzi (11 aprile 1952 – 22 aprile 2017), presidente della LIDU sino alla fine del 2016, pubblicato, in parte, nel volume Sociologia giuridica del lavoro (collana Law withot law, Mimesis, Milano 2013), fu frutto del lavoro comune seguito ad un mio sondaggio di ricerca sul significato del termine “lavoro”, svolto nei bienni precedenti durante le lezioni dei corsi di Sociologia del Diritto e Sociologia del Lavoro alla facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, dove Morris Ghezzi era professore ordinario. L’esito del sondaggio ci dimostrò come il termine letterale “lavoro” nascondesse in sé una moltitudine di significati, derivanti spesso da attribuzioni personali, diverse in base alla fascia sociale, anagrafica, culturale e di genere degli intervistati (1200 soggetti). Da queste analisi sorsero una serie di considerazioni che, a distanza di quasi dieci anni, sembrano sempre più attuali, man mano che il mercato del lavoro si assesta su nuovi modelli di occupazione. Per queste ragioni, viene ripresentato in forma sintetica, al fine di sollecitare il ragionamento individuale e la produzione di soluzioni innovative a vecchie tematiche che periodicamente, in modo ciclico, ridisegnano il concetto stesso di lavoro in virtù di ogni salto di paradigma tecnologico. Consigliamo dunque la lettura in modo critico del testo che segue, appositamente concepito per suscitare interrogativi e perplessità sul senso dei modelli organizzativi moderni. Michele Marzulli -Presidente LIDU-

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LAVOROSENZALAVOROdi

MorrisL.GhezzieM.Marzulli

IntroduzioneM.MarzulliIltestocheseguediMorrisLorenzoGhezzi(11aprile1952–22aprile2017),

presidente della LIDU sino alla fine del 2016, pubblicato, in parte, nel volumeSociologiagiuridicadellavoro(collanaLawwithotlaw,Mimesis,Milano2013),fufruttodel lavorocomuneseguitoadunmiosondaggiodiricercasulsignificatodeltermine“lavoro”,svoltoneibienniprecedentidurantelelezionideicorsidiSociologia del Diritto e Sociologia del Lavoro alla facoltà di giurisprudenzadell’Università degli Studi di Milano, dove Morris Ghezzi era professoreordinario. L’esito del sondaggio ci dimostrò come il termine letterale “lavoro”nascondesseinséunamoltitudinedisignificati,derivantispessodaattribuzionipersonali, diverse in base alla fascia sociale, anagrafica, culturale e di generedegli intervistati (1200 soggetti). Da queste analisi sorsero una serie diconsiderazioniche,adistanzadiquasidiecianni,sembranosemprepiùattuali,manmanocheilmercatodellavorosiassestasunuovimodellidioccupazione.Perquesteragioni,vieneripresentatoinformasintetica,alfinedisollecitareil

ragionamento individuale e la produzione di soluzioni innovative a vecchietematichecheperiodicamente,inmodociclico,ridisegnanoilconcettostessodilavoroinvirtùdiognisaltodiparadigmatecnologico.Consigliamo dunque la lettura in modo critico del testo che segue,

appositamenteconcepitopersuscitare interrogativi eperplessitàsulsensodeimodelliorganizzativimoderni.

MicheleMarzulli-PresidenteLIDU-

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Lamiautopia-Inunordinamentosocialemigliore,

illavoropesanteelenecessitàdellavitadovrannoessereaffidatiachinesoffredimeno,dunquealpiùottuso,procedendogradualmentefinoaquellochepossiedepiùaltasensibilitàperlespeciepiùelevateesublimatedisofferenza,eperciòcontinuaasoffrirepersinoquando

lavitaglièalleviataalmassimo.

FriedrichNietzsche,Umano,troppoumano,I,462

Lavoro,dirittoesocietàM.L.GhezziLa sociologia del lavoro è una sociologia speciale preposta allo studio del

fenomeno sociale lavorativo con gli strumenti euristici propri della sociologiagenerale; ossia attraverso le teorie sociologiche e la metodologia di ricercapropria delle scienze empiriche. Tale disciplina si discosta dalla sociologiagiuridicadellavorononcertoperilmetododistudioutilizzato,quantopiuttostoperl’oggettod’indagineeledomandeposteintornoataleoggetto.Risultasubitoevidente che in entrambe ledisciplineoggettodi studio sia il lavoro,ma sottoaspettidiversi,secondodifferentipuntidivista.Lasociologiadellavoroosservaedindagaicomportamentideilavoratorie

dei datori di lavoro, delle organizzazioni sindacali dei medesimi, delleorganizzazioniaziendaliall’internodellequalesisvolgeillavoro,lefunzioniedisignificati sociali del medesimo, gli strumenti di cooperazione e di lotta delmondodellavoro,nonchégliaspettisociali,politici,economiciereligiosi,chelodeterminanoochedaessoderivano.Lasociologiagiuridicadellavoro,essendounasociologiadeldirittospeciale,sioccupasostanzialmentedeimedesimitemi,maattraversoilparticolarepuntodivistadeldiritto;ossiasottolaprospettivanon tanto dei comportamenti in quanto tali,ma dei comportamenti previsti edeterminati dal diritto. Già solo questa prima distinzione comportaimmediatamente il necessario emergere di due diverse modalità lavorative:quelle lecite,daunlato,equelleillecite,dall’altrolato.Manonèquestol’unicoaspettochesegnaladistinzionetraleduediscipline.Infatti,senonsoloillavoro,maancheildirittodellavorocooperaallaformazionedell’oggettodistudiodellamateria,siapronodavantialricercatoretuttequellenumerosedomandeintornoal diritto, che sono proprie della sociologia del diritto: come distinguere lenorme sociali da quelle giuridiche? Come si formano le norme di diritto del

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lavoro e che rapporti intrattengono con le altre norme giuridiche? Qualiinteressi tutelano? Come si trasformano? Che comportamenti intendonodisciplinareeperqualiragioni?Se,comeedachivengonoapplicate?Perqualimotivivengonoviolate?Quantorispecchianolacorrenteprassisocialeequanto,invece, si propongonodimodificare i comportamenti sociali? In chemisura ildirittodellavororappresentaunaformadicontrollosociale?Ledomandechelasociologia giuridica del lavoro può e deve porsi sono queste,ma anchemoltealtre, poiché per le sociologie giuridiche l’esistenza stessa di una normanell’ordinamento giuridico è un tema di ricerca, come è un tema di ricercaaltrettantoimportantel’efficaciaol’inefficaciadellamedesima.Ildirittononpuòesseredatoper scontato,masideve trovareuna specifica spiegazionedel suoemergere,delsuosvilupparsiedelsuoscomparirenelquadrocomplessivodellasocietà,nellaqualesitrovaadesserecollocato.Tuttavia sia la sociologia del lavoro, sia la sociologia giuridica del lavoro

devono affrontare un primo grande problema, comune ad entrambe lediscipline:comedefinireilconcettodilavoro?Diquestotemasiparleràalungoin seguito. Per orabasti ricordare che, apparentemente, la sociologia giuridicapotrebbe essere avvantaggiata sulla sociologia tout court rispetto a questadomanda, perché potrebbe limitarsi a recepire direttamente la definizione dilavorodalmondodeldiritto.Ma,apartelaproblematicitàdicompiereunataleoperazioneinassenzadistabilieprecisedefinizionidilavoroanchedapartedeldiritto,iltemanonpuòcertoessereelusoconescamotagemeramenteformaliocon rinvii, che mascherano solo l’incapacità di identificare con precisione unfenomeno sociale, poiché per la sociologia giuridica empirica i comportamentidebbono possedere una loromaterialità comportamentale sociale, sulla quale,poi,operaconlapropriadisciplinaildiritto.Pertantoquestamaterialitàdeveinqualchemodoessereindividuatainmodounivocosiaperconstatarnelarealtàsociologica,siaperconsentirealdirittodiagiresudiessa.Certo,poichéildirittopuò recepire dalla società definizioni, ma può anche imporre sue propriedefinizioniallasocietàstessa, ilconcettosocialedi lavorononnecessariamentedeve coincidere con quello giuridico. Ciò è sicuramente possibile ed, anzi, èempiricamente rilevabile in continuazione; ma la costatazione non cancella ilproblema, semplicemente lo duplica e moltiplica i possibili campi d’indagine:come nascono e si sviluppano i due concetti? Ed ancora: in che rapportirispettivisipongono?Forseilconcettodilavoro,perquantoanticonellanostracultura,ètuttavia

artificiale;ossia fruttodi scelte ideologichecontingentiedadesso,quindi,noncorrisponde nessun comportamento materiale specifico o, forse piùprobabilmente, ad esso corrispondono potenzialmente troppi comportamenti,per poter limitare nella definizione una particolare fenomenologia sociale; ad

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esso corrispondono solo propensioni culturali soggettive, arbitrarie, politichestoricamentebencircoscritte.Il concetto di lavoro assume poi una particolare e significativa rilevanza

nell’ordinamento giuridico italiano in quanto richiamato più volte dallaCostituzionemedesimadel1946.Inparticolarel’art.1,1°comma,recita:L’ItaliaèunaRepubblicademocraticafondatasullavoro.Cosaesattamentesiintendeconilparticipiopassatofondata?Nonècertoquestalasedeperricordareecommentareleantitesipolitiche

dei Costituenti italiani, che produssero nella Carta Costituzionale numerosiparadossi concettuali,nonsensi, contraddizioniedantinomiegiuridichepurdiraggiungere una qualche forma di compromesso politico, che consentisse lanascitadellaRepubblica.Delresto,ildirittopossiedelaparticolarecaratteristicadi sopravvivereautonomoaldi làedoltre lavitae le intenzionidei legislatoristessi. Più interessante, invece, è cercare di capire come possa operare oggiquestoconcettonellarealtàsocialeitaliana.Perfareciòsitrattadiindividuarneipossibilisignificatiemisurarnelarealizzabilitànell’attualecontestosociale.In primo luogo, pare opportuno comprendere il significato letterale del

terminefondata.Fondare,nellinguaggiocomunesignificafarnascere,costruirequalche cosa, ad esempio una città, realtà per la quale il termine apparemaggiormente adatto. Se, però, trasportiamo il termine nell’ambito dellinguaggiogiuridico,sipotrebbedire,conunpo’diironia,delgiuridicheseedelgiuridichese costituzionale, in particolare, allora il significato assume unadimensionedecisamentetecnicaesiriferiscealpresuppostosulqualecostruirel’ordinamento giuridico, alla base concettuale legittimante di tutto il sistemanormativoedelloStatostesso,dicuiquelsistemaneè,alcontempo,ilprodottoe la fontediesistenza legittima. Inaltreparole, il concettodi fondata tendeadidentificarsi con quello di legittimata ed allora ci si riferisce probabilmente aquellarealtàsocio/giuridica,cheinterminikelsenianivienedefinitaGrundnorm.Da un punto di vista più strettamente sociologico, ma anche giuridico, laGrundnorm dovrebbe essere il presupposto della nascita di un ordinamentogiuridicoenonlaconseguenza,poiché,nelcasoinverso,nonsicomprendecomesiapossibilecheciòche legittimavenga legittimatodaciòcheè legittimato.Siproduce un circolo tautologico, una petitio principii logicamente insostenibile.Pertanto, da un punto di vista sociologico, parrebbe opportuno fondarel’ordinamento giuridico italiano sulle forze internazionali alleate e sulle forzenazionaliantifasciste,chehannoliberatol’Italiadall’occupazionetedescaepostofine vittoriosamente alla seconda guerra mondiale. Questa risposta appareabbastanza soddisfacente sul piano sociologico,manon sicuramente su quellogiuridicodellaDottrinaPuradelDiritto propria diHansKelsen (1881-1973).

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AlledomandegiuridichelaDottrinaPuradelDiritto,maunpo’tutteledottrinegiuridiche, impongono risposte giuridiche e non storiche, politiche osociologiche. Ciò comporta non poche difficoltà, poiché, essendo il diritto unartifizio umano, non può che nascere da una attività umana pregiuridica ed èproprio per queste difficoltà concettuali che Kelsen tenta di collocare laGrundnorm, norma fondamentale, in uno status categoriale kantiano, che,astraendolanelmondodeipresuppostimentali,laallontanadallarealtàdeifattiempiricamenteposti,manonèquestalasedeperdiscuterediquestiargomenti.Inquestasede, invece,pareopportunorilevarecome il concettodi fondata sullavoro, espresso nell’art. 1 della Costituzione italiana possa in questo quadrointerpretativo letteraleaverealmenoduediversi significati:unopiùdeboleedunopiùforte.Il significato più debole si limita ad affermare che la Repubblica italiana è

stata fondata grazie al lavoro, ossia all’attività, all’operatività, ai sacrifici, aglieroismidituttiisuoicittadinieprospereràinfuturosemprecontandosuquestacostante operosità dei suoi cittadini. Il concetto di lavoro in questo caso siconfondeconquellodiattività,delresto,comesiègiàdetto,taleconcettonontrovaunivocadefinizioneneppurenel linguaggiocorrente.Unadefinizionepiùpuntualedelconcettodilavorosarebbeimpropria,datalasedeincuièespresso,ossiaquellacostituzionale,nellaqualeiconcettiovengonodirettamenedefiniti(e non è questo il caso) oppure rinviano la loro definizione all’ordinamentogiuridicosottostante.Unsignificatopiùfortedelconcettodifondatasullavoro, invece,si impone

se si accede alla dimensione tecnica dell’espressione. In questo caso, infatti,poichél’elementolegittimantediunordinamentogiuridicodevepossedereunasua precisa connotazione, si pensi ai molti esempi storici di ordinamentigiuridici fondati sulla Tradizione, suDio, sul Re, sulla Razza, sulla Volontà delpopolo,sulVotodeicittadini,etc.,alloraancheilterminelavorodeveassumereun ben preciso significato storicamente e giuridicamente determinato. Inoltretale significato, per restare nell’ambito giuridico nel quale deve operare,dovrebbe essere definito in sede costituzionale, poiché nessuna altra sedepotrebbe fornirgli una forza tale da imporlo a livello costituzionale, salvo,appunto, la sua stessa appartenenza a tale livello. Certamente il problemapotrebbeesserefelicementerisoltoseillinguaggiocomuneavesseunanozioneunivocadel concetto,macosìnonè, comemeglio si vedrà in seguito.Allora lealternative non possono che essere le seguenti: o per lavoro si intende lagenerica attività già precedentemente richiamata nel significato debole deltermine oppure si intende più propriamente quelle attività, che vengonodisciplinate dall’ordinamento giuridico ed, inmodo particolare, dal diritto dellavoro. La situazione non sembra migliorare, poiché se anche a livello diterminologia giuridica il significato di lavoro si identifica con quello di

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operatività,allorarisultaovviocheunoStatoelasuaCostituzionesianofondatisull’attività dei propri cittadini; infatti, non sono noti Stati ed ordinamentigiuridici fondatisullacompleta inattivitàdeipropricomponenti,ancheperché,in generale, la completa inattività appare sinonimo di morte. Se, invece, siintende attribuire un significato tecnico giuridico al termine lavoro, comesembrerebbe più corretto fare in sede costituzionale, si incorre nella giàevidenziata difficoltà di dover reperire il significato del termine ad un livellonormativo inferioreaquellocostituzionale.Ma ledifficoltànonsi fermanoqui.Come,infatti,fondareunalegittimitàgiuridicasuunarealtàincertaedoscillantequaleèappuntoillavoro?Incertainquantolafenomenologiacomportamentalesociale,chestoricamenteèstatacompresanelmondosottoilconcettodilavoro,è variata e varia in continuazione nel tempo. Oscillante in quanto non tutti icittadini riescono ad accedere al mondo del lavoro; talvolta il numero deilavoratoriaumentaetalaltradiminuisce,mamaisièriuscitiadottenerelapienaoccupazione.Si potrebbe affermare che la Repubblica con questo articolo si impegna

semplicemente a promuovere la piena occupazione, ma questo è il contenutodell’art.4Cost.,1°comma,che,appunto,recita:LaRepubblicariconosceatuttiicittadiniildirittoallavoroepromuove

lecondizionicherendonoeffettivoquestodiritto.Ilconcettodi lavoroespressonell’art.1dellaCostituzione italiananonpuò

essere annoverato tra i semplici valori, che una costituzione si impegna arealizzare,ma che inevitabilmente riesce a realizzare solo progressivamente ecomunquenon inmodocompleto. InsostanzanonsiamoinpresenzadiquellacheperLuigiFerrajolièunairriducibileillegittimitàgiuridicadeipubblicipoterinello Stato di diritto, dovuta all’inevitabile divario esistente tra previsionecostituzionalediscopi,valoriegaranzieelororealizzazione,poiché,intalecaso,si avrebbe certamente una illegittimità, almeno parziale dell’ordinamentogiuridico,ma,percosìdire, fisiologica,almenosecondoladottrinapropostadaFerrajoli1. Nessuno Stato di diritto, infatti, riesce a raggiungere una piena 1“[…]quantopiùinunordinamentosiespandonoidirittielegaranzieconl’incorporazionedipubblicidoveri,tantomaggiorepuòessereladivaricazionetranormativitàedeffettività,travalidità e vigore, tra dover essere ed essere del diritto. E’ infatti nella natura deontica deidoveri, non importa se imposti a pubblici poteri, la possibilità di essere violati. Ed è nellanatura deontica dei valori l’impossibilità addirittura di essere interamente realizzati.L’enunciazionedeidirittifondamentali,comedelrestodelprincipiodieguaglianzaeperaltroversodellarappresentanza,equivaleallastipulazionedivalori.Econtieneperciòunelementodi utopia, essendo l’utopia un aspetto integrante della nozione di valore: nel senso che èpropriodeivaloriilfattodinonesseremairealizzabiliperfettamenteounavoltapertutteediammettere sempre una soddisfazione solo imperfetta, cioè parziale, relativa e contingente.Precisamenteperquestoivalorisonouniversalieimperituri.

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legittimità proprio a causa dell’eccessiva ambizione delle promesse normativeformulateinrapportoallelororealizzazioni,allaloroeffettivamaterializzazione.Nel nostro caso, tuttavia, non dimeri scopi, valori e garanzie costituzionali sitratta, ma del fondamento stesso di legittimità dell’ordinamento giuridicoitaliano;ossiadelpresuppostonecessario,affinchél’ItaliapossagiuridicamentedefinirsiunaRepubblicademocratica.Appare,dunque,conevidenzache il concettodi lavoro inquestaaccezione

tecnicaobblighiadancorarelalegittimitàgiuridicadellaRepubblicaitalianaallaconstatazione dell’esistenza di una piena occupazione, almeno potenziale, deicittadini della medesima. Infatti lo status di disoccupato comporterebbe unindebolimento della legittimità dell’ordinamento giuridico e, pertanto,estremamentegravesedovutoall’inerziadelleistituzionidelloStatomedesimo.Ilcittadinodisoccupatopersuavolontàsi troverebbe,poi, inunasituazionediirregolarità civile molto simile al cittadino che non si reca a votare, nonesercitando in tale modo un suo preciso diritto/dovere. Il lavoro infatti sipresenterebbeperilcittadinoitalianocomeundiritto/dovere.Taleinterpretazioneèrafforzatadal2°commadell’art.4Cost.:Ognicittadinohaildoveredisvolgere,secondolepropriepossibilitàela

propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progressomaterialeospiritualedellasocietà.In sintesi la nozione tecnico/giuridica di lavoro applicata all’art. 1 della

Costituzione italiana produce il paradosso, in presenza dei costanti livelli didisoccupazione esistenti da sempre sulla nostra Penisola, di privare dilegittimazioneloStatoitalianoediprivarloadunlivellotantomaggiorequantomaggioreèladisoccupazione,sempreammesso,enonèl’opinionedichiscrive, Ne consegue una latente e strutturale illegittimità giuridica dello stato di diritto, dovutaall’ambizionedellepromesseformulateaisuoilivellinormativisuperiorienonmantenuteaisuoi livelli inferiori.”. L. Ferrajoli, Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, EditoriLaterza,Bari1996,pp.907-908.VedereanchedellostessoAutorePrincipia iuris.Teoriadeldirittoedellademocrazia,vol.I.eII,EditoriLaterza,Bari2007.2“[…]nellesettepuritanelericompensevenivanoconcessesel’individuosiaffermavadavantiagli uomini attraverso l’autoaffermazione sociale. […]. Il successo capitalistico di unconfratellosettarioera,seconquistatorettamente,unadimostrazionedellasuaaffermazioneedelsuostatodigrazia;aumentavailprestigioelepossibilitàdiespansionedellasettaederaperciòbenvisto […] solo la concezionedella vitadelle sette ascetichepoteva legittimareeglorificaregli impulsieconomiciindividualisticidell’ethosborghese.”.M.Weber,Lesetteelospiritodelcapitalismo,Rizzoli,Milano1977,pp.96-98.Edancora:“Laparaboladiquelservo,chefuscacciatoperchénonavevamessaafruttolalibbraaluiaffidata,sembravaesprimerechiaramente questo comando [perseguire la ricchezza come frutto dell’esercizio del dovereprofessionale]. Volere essere povero significava […] lo stesso che volere esser malato; e

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che, inambitodi legittimazioni fondantigliordinamentigiuridici,possaessereintrodottaunagraduazionedellivellodilegittimità.Manonètutto;ilparadossoricade anche sui medesimi cittadini italiani, i quali, essendo vincolati da unprecisodiritto/dovereallavoro,nonpossonoconsiderarsibuonicittadinisenonsiattivanopersvolgereunqualchetipodilavoro.Difficilenonpercepirel’amaraironiasuscitatadaquesteriflessioni.Potrebbeesserciancheunaltromododiinterpretareilconcettodifondata

sullavoro.Il Costituente avrebbe potuto intendere con il termine lavoro l’insieme dei

lavoratori, di coloro che svolgono una qualche attività lavorativa incontrapposizione a coloro che non lavorano, che non svolgono alcuna attivitàlavorativa; ossia che vivono del reddito prodotto da proprietà immobiliari omobiliari acquisite in precedenza a qualche titolo, ed affermare la pienacittadinanza solo dei primi, escludendo i secondi, quanto meno, da unavalutazione socio-politica positiva. In altre parole, dietro l’espressione fondatasul lavorosipotrebbecelare,secondoquestaipotesi,unaprecisasceltapoliticaorientata a privilegiare i lavoratori, almeno dal punto di vista morale, qualifosserounasortadisocifondatoririspettoaisociordinari,perfareunparagonecon la disciplina giuridica associazionistica, a scapito di coloro che vivono deiprofitti prodotti dalle rendite terriere e finanziarie. Anche in questo caso ilproblema della definizione del concetto di lavoro non viene meno, poiché ladistinzione regge esclusivamente se non si considera lavoro o comunque siconsidera un lavoro di serie B l’amministrazione delle proprietà acquisite,accumulate precedentemente. Non è difficile intravedere dietro a questadistinzione le tracce di una ideologia, che giudica disvaloriali le proprietà nonimmediatamente d’uso personale o poco più, ascrivibile, seppure con profilidiversi,siaaduncertopauperismodioriginecattolica,siaallateoriaeconomicariconducibile al pensiero di KarlMarx. L’ipotesi, dunque, formulata da questainterpretazionenonapparedeltuttoprivadisenso,improbabilesesiconsiderala prevalenza numerica cattolica e marxista all’interno della compagnecostituente.Tuttaviataleinterpretazionesiscontradecisamenteconl’articolo3dellaCostituzionemedesima,cheafferma:Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla

legge,senzadistinzionedisesso,dirazza,dilingua,direligione,diopinionipolitiche,dicondizionipersonaliesociali.E’compitodellaRepubblicarimuoveregliostacolidiordineeconomico

e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva

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partecipazionedituttiilavoratoriall’organizzazionepolitica,economicaesocialedelPaese.(Sarebbe interessante riflettere intorno al motivo che ha indotto il

costituenteadusareilterminecittadininel1°commaedaparlaredilavoratori,come soggetti cui garantire una effettiva partecipazione all’organizzazionepolitica,economicaesocialedelPaese,nel2°comma).Certo non è questo l’unico caso in cui si possono evidenziare antinomie

giuridiche anche a livello costituzionale, ma la portata di questa particolareantinomia si colloca proprio alla radice dell’ordinamento giuridico italianostesso,formandoaddiritturaduediversecategoriedicittadini,qualcosadimoltosimile alle discriminazioni antiaristocratiche, che furono proprie dellaRivoluzione Francese del 1789, ed alle discriminazioni antiaristocratiche edantiborghesi, che caratterizzarono la rivoluzione bolscevica del 1917. Forsenell’AssembleaCostituente italiana serpeggiavauncertospiritogiacobino,chesièespressoalivellodiordinamentogiuridico,mal’ordinamentogiuridicosièpoi arenato nell’immobilismo della realtà socio-politica, che la storia dellaRepubblicahasviluppato.Le ipotesi interpretative ed i relativi interrogativi appena posti non

attendono certo risposte univoche, poiché ormai la Carta Costituente italianaappartiene più alla storia che non alla sociologia; non casualmente, infatti, sidiscuteda tempodiprocedereaduna sostanziale revisione costituzionale.Delresto, in un sistema democratico, che deve operare in società in rapidatrasformazione,comequelleattualipostmoderne,eche,soprattutto,riconosceatutti il dirittodi contribuire alla costruzionedella società in cui vivono,non sicomprendecomeundocumentoscrittoormaioltresessantaanniaddietropossaancora essere attuale e vincolare generazioni di cittadini, che non hannomaipotuto esprimersi sul suo contenuto. In ogni caso, ciò che interessavaevidenziare in questa sede non è tanto il tema politico-costituzionale, quantopiuttosto l’incertezzadelladefinizionesociale,maanchegiuridica,delconcettodilavoro.

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Lavoro:molteonessunadefinizioneM.L.Ghezzi/M.MarzulliLaparolalavoromanifestanellacultura,cuinoiapparteniamo,unaprofonda

ambiguità di senso: il concetto di lavoro esprime una situazione positiva onegativaperl’essereumano?SesipensaallaCostituzioneitalianaedall’articolo1dellastessa,dicuisièappenafinitodiparlare,osesifariferimentoall’analisidiMaxWeber (1864-1920), al protestantesimo calvinista ed all’origine dellospiritocapitalista2,nonvisonodubbi,illavoroappareintuttalasuapositivitàdistrumento di realizzazione dell’individuo; un dovere, certo, ma un doverepiacevole e, soprattutto, che consente di liberare la forza creativa, che èracchiusainogniessereumano,direalizzareediforniresignificatoalsuostessoesistere. Anzi, il successo lavorativo, come bene illustra Max Weber, facendoriferimento al pensiero religioso cristiano protestante, diviene addirittura lamisuradellagraziaconcessadaDioall’essereumano.Noncasualmente,infatti,ipiùdiffusiritualidellaLiberaMuratoriaitaliana,chediquelpensierosonounaprevalente espressione anglosassone laicamente elaborata, sottolineano ancheinviasimbolical’importanzadellavoro:“Questo Grembiule è il simbolo del Lavoro, primo dovere e massima

consolazionedell’uomo.”3.Sull’argomentoErichFromm (1900-1980) si esprime inmodo ancorapiù

acutoedecisamentecritico:“Martin Lutero istituì, nell’Europa settentrionale, una forma patriarcale di

cristianesimo la cui base era rappresentata dalla classe media urbana e dai

2“[…]nellesettepuritanelericompensevenivanoconcessesel’individuosiaffermavadavantiagli uomini attraverso l’autoaffermazione sociale. […]. Il successo capitalistico di unconfratellosettarioera,seconquistatorettamente,unadimostrazionedellasuaaffermazioneedelsuostatodigrazia;aumentavailprestigioelepossibilitàdiespansionedellasettaederaperciòbenvisto […] solo la concezionedella vitadelle sette ascetichepoteva legittimareeglorificaregli impulsieconomiciindividualisticidell’ethosborghese.”.M.Weber,Lesetteelospiritodelcapitalismo,Rizzoli,Milano1977,pp.96-98.Edancora:“Laparaboladiquelservo,chefuscacciatoperchénonavevamessaafruttolalibbraaluiaffidata,sembravaesprimerechiaramente questo comando [perseguire la ricchezza come frutto dell’esercizio del dovereprofessionale]. Volere essere povero significava […] lo stesso che volere esser malato; esarebbestatoriprovevolecomesantificazionedioperaedannosoallagloriadiDio.Edinfineilchiedere l’elemosina da parte di uno che fosse stato capace di lavorare, era cosa non solocolpevole come pigrizia, ma anche, conformemente alla parola dell’apostolo, contrariaall’amore del prossimo.”. M.Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni,Firenze1965,pp.274-275.3RitualediIniziazioneliberomuratoriaalgradodiApprendistaLiberoMuratore.

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principisecolari; l’essenzadiquestonuovocaratteresocialeè lasottomissioneall’autoritàpatriarcale,conil lavorocomeunicomezzoperassicurarsiamoreeapprovazione.”4.Eppure, una tradizione, anche più antica, attribuisce al lavoro una

connotazione completamente negativa. Nel pensiero ebraico/cristiano delleorigini, infatti, il lavoro si presenta come lamaledizione cheDio lancia control’essere umano a causa della trasgressione del divieto di mangiare il fruttodell’alberodellaconoscenzadelbeneedelmale,chesitrovava,assiemeaquellodella vita, nel giardino in Eden. La Bibbia su questo argomento appareestremamenteperentoriaechiara:“[…]maledettalaterradeltuolavoro;tralefatichenericaveraiilnutrimento

in tutt’i giorni della vita; ti germoglierà triboli e spine, emangerai l’erbadellaterra.Colsudoredellatuafrontetiprocacceraiilpane,sinchéturitorniallaterradallaqualeseicavato”.5Anche abbandonando il pensiero religioso per rivolgersi a quello tutto

umano dell’economia e della politica, incontriamo un concetto di lavorocompletamentenegativo,almeno inambitocapitalista,qualeèquellopropostodaKarlMarx(1818-1883):“Conl’estendersidell’usodellemacchineeconladivisionedellavoro,illavoro

deiproletarihaperdutoognicarattereindipendenteeconciòogniattrattivaperl’operaio.Eglidivieneunsempliceaccessoriodellamacchina,alqualesichiedesoltanto un’operazione manuale semplicissima, estremamente monotona efacilissima ad imparare. Quindi le spese che causa l’operaio si limitano quasiesclusivamente aimezzi di sussistenzadei quali egli habisognoper il propriomantenimentoeperlariproduzionedellasuaspecie.Mailprezzodiunamerce,quindi anche quello del lavoro, è uguale ai suoi costi di produzione. Quindi ilsalariodecrescenellastessaproporzioneincuiaumentailtediodellavoro.Anzi,nellastessaproporzionedell’aumentodell’usodellemacchineedelladivisionedellavoro,aumentaanchelamassadellavoro,siaattraversol’aumentodelleoredi lavoro, sia attraverso l’aumento del lavoro che si esige in una data unità ditempo,attraversol’accresciutaceleritàdellemacchineecosìvia.L’industriamodernahatrasformatolapiccolaofficinadelmaestroartigiano

patriarcale nella grande fabbrica del capitalista industriale. Masse di operaiaddensatenelle fabbrichevengonoorganizzatemilitarmente.Evengonoposte,come soldati semplici dell’industria, sotto la sorveglianza di una completa 4E.Fromm,Avereoessere?,Mondadori,Milano1988,p.160.5Bibbia,Genesi3,17-19.

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gerarchiadisottufficialieufficiali.Glioperainonsonosoltantoservidellaclassedeiborghesi,dellostatodeiborghesimavengonoasservitigiornopergiorno,oraper ora dalla macchina, dal sorvegliante, e soprattutto dal singolo borghesefabbricante in persona. Questo dispotismo è tanto più meschino, odioso edesasperante,quantopiùapertamenteessoproclamacomepropriofineultimoilguadagno.”6.Illavoro,inparticolare,illavoropropriodelmodelloeconomicocapitalista,

appareaMarxcomealienazione,ossiacessione,oggettivizzazionediunapartedelproprioessereumano; inbreve, espressionedello sfruttamentodell’essereumanosull’essereumano.Poichéilmodelloeconomicocapitalistaèquellocheregge le nostre attuali società e le ha rette anchenel recente passato, l’analisimarxistaappareestremamenteutilepercomprenderecomeillavoro,almenoillavoroinuntalecontesto,possaavereunaconnotazioneatalpuntonegativadaidentificarsi con il concetto stesso di alienazione, di abbandono, diestraneazione,dicessionediunapartedisé,didisumanizzazioneafavorediunaattività,cheproducebenieservizi.Larivoltacontrotalesituazionehapercorsotutto l’ottocento in termini di movimenti politici socialisti, anarchici esindacalisti rivoluzionari, ma ha avuto vasta espressione anche nella secondametàdelsecolopassatoconlerivoltegiovanilideglianni’60e’70,conlafinedeiregimicomunistirussoedeipaesisatelliti, con laprofondatrasformazionedelcomunismocinesee,dagliinizidelduemilasinoainostrigiorni,conperiodicheesplosionidiviolenzaurbananellegrandicittà enei lorosobborghidegliStatipiùindustrializzatidell’occidente7.Nonsicreda,poi,cheilconcettomarxistadicapitalismo sia esclusivamente applicabile alle società occidentali di liberomercato;essosiestende,comebeneavevaintuitoFrommedancorpiùHerbertMarcuse(1818-1979)8,ancheallesocietàacosìdettocomunismorealizzato,in 6K.Marx,F.Engels,ManifestodelPartitoComunista,Einaudi,Torino1979,pp.109-110.7 “Un secolo fa [1800 n.d.r.], quando la maggior parte della popolazione era formata daindipendenti, l’ostacolo maggiore al mutamento era costituito dalla paura di perdere leproprietà e l’indipendenza economica e dalla resistenza che ne conseguiva.Marx viveva inun’epocaincuilaclasselavoratriceeral’unicagrandecategoriadipendentee,asuogiudizio,la più alienata di tutte. Oggi, la stragrande maggioranza della popolazione è composta dadipendenti;inpratica,tutticolorochelavoranosonoimpiegati(standoalcensimentoUSAdel1970, soltanto il 7,82%dell’intera popolazione lavoratrice di età superiore ai sedici anni ècostituitadalavoratoriautonomi,nondipendenti;e,perlomenonegliStatiUnti,sonoproprioicollettibluchecontinuanoafarproprioil tradizionalecarattereaccumulatoriodellaclassemedia e che, di conseguenza, simostranomenoaperti ai cambiamenti di quantonon sia laclassemedia di oggi, la cui alienazione è cresciuta.”. E. Fromm,Avere o essere?,Mondadori,Milano1988,pp.217-218.8 “Nel sistema sovietico, l’organizzazione del processo produttivo separa certamente i‘produttoriimmediati’(ilavoratori)dalcontrollodeimezzidiproduzione,introducendointalmodo distinzioni di classe alla base stessa del sistema. Questa separazione fu introdotta inforzad’unadecisionepoliticadopoilbreve‘periodoeroico’dellaRivoluzionebolscevica,edè

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quantosocietàacapitalismodiStato.Delresto,chetalisocietàfosserodeimericapitalismidiStatolohaampiamentedimostratoanchelalorostessafine,chesiè manifestata come crisi per carenza di benessere e di eguaglianza socialesecondo un modello conflittuale di classe (burocrazia di Stato e di partito, alpostodellaborghesia,controproletariato)tipicamentemarxista.In sintesi, alladomanda se il lavoropossa considerarsiper l’essereumano

positivo o negativo, un bene od un male, un piacere od un dolore la nostracultura ha dato risposte opposte ed altalenanti nel corso della storia e,comunque, sempre relative, ossia ancorate adunpreciso contesto culturale dicredenze,diinteressiedipoteri.Passando ora dai macrosistemi della religione e dell’economia ai

microsistemi degli esseri umani, intesi come singoli individui, delle lorosensazioni,delleloropropensioni,sitrattadicomprenderecomeillavoropossavenire e di fatto venga percepito dai medesimi. Non tutti evidentemente lovivono,lopercepiscononellostessomodo,sottoilprofilosiadelgradimento,siadel cercarlo o del rifiutarlo, sia soprattutto, ed è questo l’aspetto chemaggiormenteinteressainquestasede,delriconosceresoloalcunedelleattivitàsvolte, rispettoa tutte lealtre, come lavorative. Anche seneicomportamenti,nelle convinzioni e nelle definizioni comportamentali umane prevalgonodecisamenteglielementiculturalipropridellesocietànellequaligliindividuisitrovano immersi, tuttavia esiste sempre una sorta di deriva individuale, che sempre statamantenutadopod’allora. Essanon costituisceperaltro ilmotoredel processoproduttivo; non è insita in questo processo com’è invece la divisione tra capitale e lavoroderivantedallaproprietàprivatadeimezzidiproduzione.Diconseguenza,glistratidominantisonopuressiseparabilidalprocessoproduttivo,nelsensodiesseresostituibilisenzacheciòfacciaesplodereleistituzionifondamentalidellasocietà.E’questa lamezzaveritànella tesideimarxistisovieticipercui lecontraddizioniesistentitra i ‘rapportidiproduzioneinritardoed ilcaratteredelle forzeproduttive’possonovenirerisolte senza una esplosione e la ‘coerenza’ tra i due fattori può ottenersi tramite un‘mutamentograduale’.L’altrametàdiquestaveritàècheilmutamentoquantitativodovrebbeancorsemprevolgersiinmutamentoqualitativo,nellascomparsadelloStato,delPartito,delPiano, ecc., come potenze indipendenti che si sovrappongono agli individui. Fintanto chequesto mutamento lasciasse intatta la base materiale della società (il processo produttivonazionalizzato),essosarebbelimitatoadunarivoluzionepolitica.Seinvecepotessecondurreall’autodeterminazione nella base stessa dell’esistenza umana, ossia nella dimensione dellavoronecessario,siavrebbelapiùradicaleecompletarivoluzionedellastoria.Distribuzionedei mezzi necessari alla vita a prescindere dalla prestazione di lavoro, riduzione delle orelavorative ad una quota minima, educazione universale polivalente atta a favorirel’intercambiabilità delle funzioni – tutte queste sono le condizioni preliminari ma non icontenutidell’autodeterminazione.”.H.Marcuse,L’uomoadunadimensione.L’ideologiadellasocietà industriale avanzata, Einaudi, Torino 1967, pp. 62-63. La prova empirica dellafondatezza delle riflessioni di Marcuse la si è avuta nella dissoluzione storica dei regimibolscevichienellamutazionegeneticadelcomunismocinese.

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evidenzia una molteplicità di punti di vista diversi, magari largamenteminoritari, ma pur sempre espressivi dell’esistenza di un incomprimibilepluralismo sociale; pluralismo, che, del resto, rappresenta l’elementoanticristallizzante e potenzialmente trasformativo di qualsiasi società. Talepluralismotrascina inevitabilmenteconséancheunamolteplicitàdipotenzialidefinizioni del concetto di lavoro, che, sebbene tendano a restringersiquantitativamente nell’ambito di ciascuna società, tuttavia ne tracciano ilcamminostoricoenerivelanolemodificazioniideologiche.I comportamenti si presentano di più difficile definizione univoca rispetto

agli oggetti, perché esprimono non solo la mera descrizione di un fenomenonaturalistico (ad esempio pioggia, sole, albero, montagna, etc.), ma viaggiungono anche una prescrizione funzionale, tipica anche degli oggettiartificiali(edesempio:tavoloperscrivere,percenare,maanche…perdormire)emassimizzata nei comportamenti attraverso la dimensione deontologica delcomportamentostesso,cheèquasicompletamenteestraneaaglioggetti.PerchiarireilconcettodiprescrizionefunzionalepareutilerifarsiaJohnR.

Searle:“ La caratteristica distintiva della realtà sociale umana, il modo in cui essa

differisce dalle altre forme di realtà animale a me note, è che gli esseri umanihannolacapacitàdiimporrefunzioniaoggettiepersonelàdoveoggettiepersonenonpossonosvolgerequellefunzionisoltantoinvirtùdellapropriastrutturafisica.Losvolgimentodiunafunzionerichiedechelostatusdellapersonaodell’oggettosia riconosciuto collettivamente ed è solo in virtùdi tale status che lapersonaol’oggetto può svolgere la funzione in questione. Gli esempi sono ovunque: unaproprietàprivata, ilpresidentedegliStatiUniti,unabanconotadaventidollarieun professore universitario sono tutte persone e oggetti capaci di svolgere certefunzioniinvirtùdelfattocheaessièstatoriconosciutocollettivamenteunostatusche li abilita a svolgere funzioni che non avrebbero potuto svolgere senza ilriconoscimentocollettivodiquellostatus.“.9Quelle,dunque,cheSearlechiamafunzionidistatusdipendonodaunascelta

umana, che decide di attribuire ad un oggetto, ad una persona od ad uncomportamento una certa funzione, pur essendo possibile che, in presenza diunadiversascelta,quell’oggetto,quellapersonaoquelcomportamentosvolganofunzioni differenti. Il fenomeno è particolarmente evidenti in quegli oggettipolifunzionaliappunto,dicuispessonoifacciamousosenzariuscireasfruttarecompletamenetutteleloropotenzialità(adesempioilcomputerodilcoltellino

9J.R.Searle,Creareilmondosociale.Lastrutturadellaciviltàumana,Cortina,Milano2010,pp.6-7.

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svizzero)10.Neicomportamentiumani,poi, le funzionidistatus siespandonoacomprendere anche prescrizioni etiche, estetiche e giuridiche, checontribuiscono a classificare il comportamento entro una casisticarispettivamentedibuonoocattivo,belloobrutto,lecitooillecito;ossiaigiudizidi valore nei comportamenti umani tendono ad avviluppare ed a definire inmodo quasi esaustivo tutto il comportamento stesso, resta parzialmente(parzialmente perché il linguaggio opera pur sempre con funzioni di status)immune soltanto quella parte comportamentale puramente descrittiva, cheesprimeilsuoaspettonaturalistico(adesempio:TiziohapremutoilgrillettodiunapistolaedèpartitounproiettilechehauccisoCaio;nonpossiamoconoscereda questa descrizione lo status né funzionale, né etico, né estetico e neppuregiuridicodelcomportamentoinquestione).Questi status valutativi nelle società vengono per lo più presupposti come

generalmentecondivisidatuttalacollettivitànelsuoinsiemeeciòcorrispondead una realtà sociologicamente verificabile in quelle società molto omogenee,integrate,nellequaliladiversificazioneinternanelmododipensareediagiree,soprattutto,nellavisionedell’organizzazionesocialeedeisuoifinièminima.Manelle società contemporanee, invece, multietniche, multiculturali, pluraliste,spesso anche in via di disintegrazione e sicuramente non omogenee questopresuppostoapparedecisamentefalso.Delresto,nellesocietàpostindustrialiilfenomenodell’instabilitàedelladiversificazionesiespande,rendendoprecariociòcheinpassatoapparivacomestabile,granitico,immutabile,sinoalpuntodiindurreunsociologocomeZygmuntBaumanadusareilterminediliquideperdefinirelesocietàincuiviviamo:“La ‘liquidità’ dellanostra condizioneè riconducibile soprattutto a ciò che è

compendiato nel termine ‘deregolamentazione’: alla separazione del potere(capacità di fare) dalla politica (capacità di decidere), e di conseguenza aun’assenza o debolezza delle agenzie (cioè a un’inadeguatezza degli strumentirispettoagliobiettivi)eal‘policentrismo’dell’azioneinunpianetaintegratodauna fitta ragnatela di interdipendenze. In parole povere, in condizioni di‘liquidità’tuttoèpossibile,manullapuòesserefattoconcertezza.L’incertezzaèil risultato combinato del sentimento d’ignoranza (impossibilità di sapere ciòcheaccadrà)ediimpotenza(impossibilitàdievitarecheaccada)ediunapaurasfuggenteediffusa,definitainmodovagoedifficiledalocalizzare:unapaurachefluttuaalladisperataricercadiunpuntofermo.Viverenellecondizioniliquide-moderneècomecamminaresuuncampominato: tuttisannocheunoscoppiopuòverificarsiovunqueeinqualsiasimomento,manessunosadoveequando.

10 “Tutte le funzionidi status, senzaeccezioni,mobilitanoquelli che chiamopoteri deontici(deonticpowers).Ciòsignificacheessemobilitanodiritti,doveri,obblighi,richieste,permessi,autorizzazioni,onorificenzeeviadicendo.”.J.R.Searle,op.cit.,p.8.

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Sulpianetaglobalizzatotalecondizioneèuniversaleenessunoneèimmuneoèassicuratocontrolesueconseguenze.“11.Atuttiquesticaratteri,percosìdire,sociologicisiaggiunge,poi,unagrande

conquista della modernità; ossia il lento, ma progressivo, inesorabile,riconoscimentodellaoriginariaautonomiaautoreferenziatadell’essereumanoedella sua insopprimibile centralità deliberativa nell’ambito dei sistemi digoverno a democrazia occidentale. Il riconoscimento etico della soggettivitàmoraledeisingoliesseriumaniedilconseguentericonoscimentogiuridicodellaloro sovranità si sono espressi in modo compiuto nell’articolo 1 dellaDichiarazioneUniversaledeiDirittidell’Uomodel10dicembre1948:Tuttigliesseriumaninasconoliberiedugualiindignitàediritti.Queste conquiste hanno delineato l’ambito politico delle organizzazioni

sociali fondate sul consenso della popolazione, nelle quali il principio dellamaggiorana regge il modello deliberativo, ma senza poter trascurare e, tantomeno,reprimereleeventualidivergenzedellepiùomenonumeroseminoranze.TornandooraaltemadiquellecheSearledefiniscefunzionidistatus,appare

chiaro che l’Autore riconosca come tali funzioni si fondino ed operinonecessariamentesulgeneraleconsensodellacollettività,cuisonopertinenti:“Se io dichiaro questa è la mia casa, allora mi rappresento come avente il

diritto alla casa […] e, se gli altri accettano la mia rappresentazione, io creoquestodirittoperchéildirittoesistesolosec’èaccettazionecollettiva.”12.Infatti,aggiungeSearle:“[…]nel linguaggioumanoabbiamo la capacitànon solodi rappresentare la

realtàcomeessaèocomenoivogliamochesia,maabbiamoanchelacapacitàdicreare una nuova realtà rappresentando questa realtà come esistente. Noicreiamo la proprietà privata, il denaro, il governo, il matrimonio e mille altrifenomenirappresentandolicomeesistenti.”13.Eperquantoriguardal’argomentoquitrattato:noicreiamoancheillavoro

conimedesimiprocedimentilinguistici.Ilpuntocruciale,però,consistenelfattoche, in qualche modo, quando si parla di linguaggio il consenso intorno almedesimo, alla sua costruzione, alle convenzioni, che presuppone, edall’arbitrarietàdei significati, che impone,possonoessere tranquillamentedati 11Z.Bauman,Modernitàliquida,Laterza,Bari2011,pp.XIII-XIV.12J.R.Searle,op.cit.,p.112.13J.R.Searle,op.cit.,p.113.

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perscontati,perchésecosìnonfosseesiproducesserodivergenzed’opinione,sicreerebbero anche e contemporaneamente, come storicamente è avvenuto edavviene, linguaggidiversi. Inaltreparole, il consenso intornoalleconvenzionilinguisticheèconsustanzialeall’esistenzadellinguaggiomedesimo,poichésenzaconsenso è impossibile la comunicazione, che è la funzione primaria dellinguaggio,anzièlastessarealtàchelodefinisceedidentifica.Senzaconsensointorno alle convenzioni linguistiche non si ha comunicazione linguistica esenza comunicazione non si ha linguaggio. Come sostiene Searle, l’istituzionelinguistica in quanto tale è una istituzione sociale primaria, fondante,antecedenterispettoatuttelealtreistituzionisociali,perchéifattiistituzionalinonlinguisticinecessitanodeifattiistituzionalilinguisticiperesistere.Infatti:“Tutti gli altri fatti istituzionali richiedono rappresentazioni linguistiche

perchéattraversolerappresentazionilinguistichevienecreatounfattochenonèsoltantosemantico.”14.Ipoterisemanticidellinguaggiosilimitanoaprodurrefattiistituzionali,per

così dire extralinguistici (non perché non siano anch’essi linguistici, ma inquantoanchecomportamentali),daiqualipossonoscaturiredeipoterideontici,chevannobenoltreipoterisemantici.Illinguaggio,comecategoriaastratta,trovaunaprimaconcretizzazionenelle

singole lingue (italiano, cinese, spagnolo, etc.) e successivamenteunaulteriorematerializzazione come fatto sociale, che qualifica i fatti bruti e li dota disignificatosocialetraversoscelteconvenzionali,arbitrarie,manecessariamentecondivise da una data società almeno al livello minimo di identificazione delfattobrutocuilaparolasiriferisce.Seiproblemidellesocietàmultilinguistichedescrivono il panorama delle differenze e delle conflittualità semantiche, lediversificazionideisignificatisocialideifattiedeipoterideonticiattribuitialleistituzionisocialinonlinguistiche,secondarieapronolastradaalledifficoltàdiomogeneizzazionedellesocietàedegliindividuimedesimi,chelecompongono.Ilpluralismoedilrelativismoculturalesonoelementiconnaturaticonlavarietàesistenzialestessadegliesseriumani.E’possibilecercaredicondurreadalmenoparziale omogeneità tale varietà solo attraverso o la forza od il consenso equest’ultimaèlasolavialegittimaneisistemipoliticiademocraziaoccidentale.Dunque, non pare necessario indagare più di tanto intorno al consenso

linguistico,manonaltrettantosipuòdiredelconsensosocialeepolitico.Nonè,infatti,lecitopresupporrechelecollettivitàsocialisianoomogeneenellescelte,nei comportamenti, nelle idee, nelle credenze, nei valori, negli interessi eneppurenelle fantasie.Ciòportaanonpotersi stupiredell’esistenza storicadisocietà animate da etiche, religioni, culture, diritti e forme di governo ancheprofondamente diversi tra loro. Oggi queste diversità tendono a concentrarsi 14J.R.Searle,op.cit.,p.150.

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nonpiùsoloentrosocietàdistinte,maancheall’internodiunastessasocietàeda raggiungere le idee ed i comportamenti addirittura del singolo individuoumano. Ciò spiega perché il termine linguistico lavoro venga generalmenteusato, consentendo una generica comprensione intorno al referente empirico,cui ci si riferisce,maabbiadifficoltà a trovareunadefinizioneunivoca. Infatti,mentre il termine linguistico lavoro appartiene almondo di quella collettivitàlinguistica,ilcuiconsensoèpresuppostoperconsentirelacomunicazione,ilsuoreferente empirico appartiene a quell’altro mondo socio/politico, nel quale ilconsenso non può essere presupposto ed, anzi, non esiste neppure intorno afenomeni sociali di rilevante interesse, centralità ed arbitrarietà, quale èappunto il comportamento lavorativo. Basti pensare che nelle societàcontemporaneeessocostituiscelaprincipale,senonl’esclusiva,portad’accessoalgodimentoindividualedeibeniedeiservizieconomicamentedisponibili.Sullaparola lavoro, tutti colorocheparlano italiano, nonpossonocheconcordareefingere di capire di cosa si stia trattando, ma, quando da una genericacomunicazionesipassaall’analisisociologicaegiuridicadelconcretocontenutodelleazioni, chevannoacomporre taleconcettoastratto,alloraemergonoconprepotenza tutte le differenze ideologiche, che agitano il tessuto sociale ed isingoliindividui.Da queste pur brevi considerazioni scaturisce l’esigenza di fornire un

quadro, almeno approssimativo, di quali possano essere i principali punti divista intorno al lavoro, che hanno contribuito o che possono contribuire aformarneilconcetto,anziidiversiconcetti.Nonsidimentichilaforte,lucidaedindiscutibilmente vera affermazione di Searle, che vale per i linguaggi, ma, amaggiorragione,valeancheperleorganizzazionisociali:“I poteri deontici sono poteri che esistono solo perché sono riconosciuti e

accettati come esistenti. Alcune volte li supportiamo con la forza fisica – peresempio,nel casodeldirittopenale–ma le forzedipolizia e l’esercito sonoalorovoltasistemidideontologie.“15.Nell’approccio al mondo del lavoro può essere utile ricordare una

distinzione concettuale, che risale almondo classico latino: quella tra otium enegotium.Negotium,ancoraogginellalinguaitaliana,riecheggiaunsignificatodiattività,

di operatività tesa a produrre, a commerciare, a scambiare prodotti e servizi.Non inopportunamente, infatti, si parla di negozio giuridico in relazioneall’autonomiadeliberativanell’agiredeiprivati:

15J.R.Searle,op.cit.,p.116.

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“In effetti l’autonomia privata si esplica mediante negozi giuridici, e cioèdichiarazioni dispositive alle quali l’ordinamento fa seguire effetti giuridiciconformi all’intento del dichiarante (si pensi al contratto, al testamento, almatrimonio e così via), e si svolge, naturalmente, entro i limiti assegnatile daldiritto“.16La connotazione moderna del termine appare decisamente positiva ed

espressione di vitalità sociale ed individuale17. Al contrario nel nostromondocontemporaneolaparolaotium,convertitaapparentementeneltermineitalianoozio, esprime un concetto completamente negativo; negativo sino al punto daessere considerato, secondo un noto detto popolare, il padre di tutti i vizi. Ilpassaggio, dunque, dal mondo romano antico a quello contemporaneo haprodotto una sorta di capovolgimento sociale ed etico intorno ai significati diqueste parole: la positività latina si è trasformata nella negatività italiana eviceversa. Ma come è stato possibile che l’otium latino, espressione di quellaquietaeriflessivavitaritirata,chemeglio favoriscepiacevolmente lacreativitàintellettualeedesteticadell’essereumano,sisiatrasformatoinquell’esecrabilenullafacenzapropriadelmodernotermineozio?Ed,alcontrario,comeèpotutoavvenirecheattivitàgiudicate,senonproprioignobili,certoplebee,qualieranoquelle identificate nella Roma antica ed ancor più nel mondo aristocraticosuccessivo, con il terminenegotium, si siano trasformatenelmondo attuale incomportamenti socialmente molto apprezzati, elogiati e diffusi nella quasitotalitàdellapopolazione?Probabilmenteledomandehannoprimadituttounarisposta semantica: i termini otium e negotium non corrispondonocompletamente nel significato ai termini ozio e negozio. Infatti, mentre l’oziomodernoesprimeunasortadiinattivitàedonistica,l’otiumantico,invece,esaltauna attività meramente spirituale, riflessiva e culturale. La diversificazione disignificato apparemeno evidente con il termine negotium, che, sino dalle sueorigini, indicava un decisa dimensione economica, qualificando delle attivitàmirategenericamenteallaproduzionedi ricchezza individuale od,addirittura,direttamentealguadagnodidenaro.Lanozionemodernadinegoziogiuridico18

16P.Trimarchi,IstituzionidiDirittoPrivato,Giuffrè,Milano1991,p.48.17“Lacaratteristicamaterialeessenzialedellamodernavitagiuridica,specialmenteprivata,difronte a quella antica, è data soprattutto dall’accresciuta importanza delnegozio giuridico,specialmentedelcontratto, come fontedipretesegarantitedalla coercizionegiuridica.”.M.Weber,Economiaesocietà.Sociologiadeldiritto,vol.III,EdizionidiComunità,Milano1995,p.20.18 “ […] ilnegoziogiuridicoèunevento,dalquale ildirittooggettivo(norma) fadiscenderedeglieffettigiuridici(cioèlanascita,modificazioneoestinzionediunrapportogiuridico,ossiadidirittisoggettiviodiobblighi)acondizionechel’evento,nonsolosiastatoprodottodallavolontàumana (a condizione, cioè, che si tratti di un comportamentoumano),ma sia statoaltresìprodottocon lavolontàspecifica,con l’intenzione,didar luogoall’effettogiuridicodicui si tratta. “. E. Pattaro,Opinio Iuris. Lezioni di filosofia del diritto per l’a.a. 2010-2011, G.

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apparepiù specifica e tecnica rispettoaquella economica, edè innegabile chenel linguaggio comuneprevalga la seconda sulla prima. Il concetto di negozio,infatti,tendeadavvicinarsiaquellodilavoroattraversounaderivacheloportaad esserne almeno una specificazione parziale, quando è seguito dall’oggettodell’attività svolta, ad esempio nelle espressioni: gestire un negozio dialimentari, di tessuti, di oggettistica, etc.. Il punto centrale del problemadell’inversione di significato, quindi, non appare essere tanto di naturasemantica, quanto piuttosto di natura culturale. Infatti, ciò che si èmodificatonelsignificatodeiterminisembraesserelavalutazioneetico-socialedell’attivitàindividuale di accrescimento economico rispetto a quella di accrescimentospirituale.Unatraccia,ormaiquasiimpercettibile,diquestainversioneculturalelasipuòseguireconmaggioreevidenzasinoallaRivoluzionefrancese,chesancìla fine di ogni privilegio aristocratico ed estinse quasi completamentel’aristocrazia stessa. L’attività lavorativa, intendendo con questa espressionesicuramente il lavoro manuale, ma anche quello intellettuale e mercantile,infatti,erareputatanonconsonaallostatussocialearistocratico,madiesclusivapertinenzedelleclassi inferiori,ossiadellaclasseborghese,articolatanellesuevarie ramificazioni commerciali, professionali, finanziarie, imprenditoriali,artigiane e contadine. Il lavoro, nella cultura aristocratica, non era giudicatopositivamente, non nobilitava, ma era considerato espressione di unadimensione,piùomenomarcatamenteindipendenzadeltipodilavoroedellaquantitàdiricchezzeaccumulateattraversoilmedesimo,subordinata,plebeainqualchemodo volgare. L’attivitàmiliare e quella religiosa sfuggivano a questaqualificazione negativa proprio in quanto non venivano identificate comelavorative,contrariamenteaquantoavvieneogginellenostresocietà.Non pare, dunque, facile stabilire dei limiti ben sicuri entro i quali

racchiudere il concetto di lavoro ed i relativi comportamenti. Comunque periniziare a tentare di tracciarli almeno approssimativamente potrebbe essereutiledistingueretraunpuntodivistasoggettivoedunpuntodivistaoggettivo,intendendoconsoggettivo ilpuntodivista individualedicoluicheagiscenellaconsapevolezzadisvolgereodinonsvolgereunlavoroeconoggettivoilpuntodivistasocialedominante,ossiaquelloevidenziatodallapresenzadicaratteri,chegeneralmentenonpossonomancarenelladefinizionesocialeprevalentedelconcettodilavoro.Seguendo,dunqueladistinzionetrapuntodivistasoggettivoepuntodivistaoggettivoèpossibileproporrelaseguentecasistica.Dalpuntodivistasoggettivopuòconsiderarsilavoro:

Giappichelli Editore, Torino 2010, p. 212. Dalla definizione si comprende che il negoziogiuridico è l’inquadramento normativo di una attività umana, ad esempio quella lavorativa(contrattodilavoro).

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A. Sia ciò che si vive come fatica e/o non piace fare, sia ciò che si vive conpiaceree/opiacefare.A.1Ciòchesisceglieliberamentecomelavoro,escludendointalemodosiala

schiavitù,siailvolontariato.Dalpuntodivistaoggettivopuòconsiderasilavoro:a. Ciòcheèeticamenteaccettabilefare,escludendointalemododalconcetto

dilavoroadesempiolaprostituzione.b. Ciò che è lecito fare, escludendo in talemodo dal concetto di lavoro ad

esempiol’attivitàcriminale.c. Ciò che è produttivo di beni e di servizi per terzi o per se stessi,

immediatamenteointempisuccessivianchemoltolontani.d.Ciòcheèremunerativo.Ovviamentelacasisticapotrebbeulteriormenteessereampliata,manonne

valelapena,poichégiàdaicasielencatirisultaevidentechegliaspettisoggettivied oggettivi della percezione del concetto di lavoro tendono a sovrapporsi econfondersi nel giudizio individuale, che resta l’unico detentore finale delconcetto di lavoro. Il fenomeno viene evidenziato con chiarezza di fronte alconcetto di volontariato, che in via oggettiva ha connotati sfumati (esiste unaremunerazioneeconomicaanchepertalunivolontariati,manonpertutti)edinvia soggettiva ricade nell’ambito di scelta e di valutazione del singolo essereumano.Difficileconseguentementedefinireinmodounivocoancheilconcettodivolontariatooltreaquellodilavoro.Muovendodaquestadistinzioneèpossibileporrealcunedomande:1) Unlavorochepiacepuòessereconsideratolavoroe,viceversa,unaattività

chenonpiace,machesièobbligatiacompiere,puòesseresoloperciòstesso considerata lavorativa? O, se si preferisce, la propensionepersonale a trarre soddisfazione od a non trarre soddisfazione, agiudicare positivamente o negativamente l’attività obbligatoriamentesvoltaincidesulladefinizionedelconcettodilavoro?

2) Se una attività non è moralmente o eticamente accettabile in un datocontestoculturalepuòessereconsiderataegualmenteunlavoro?

3) Seunaattivitàègiuridicamenteillecitapuòegualmenteessereconsiderata

unlavoro?

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4) La produzione di beni o di servizi è una condizione necessaria perclassificare una attività come lavorativa? Ed in caso di rispostaaffermativa,ènecessariochequestibenioservizisianodestinatiaterziod è anche sufficiente che siano per uso personale? Ed ancora, questibenioservizidebbonoessereimmediatamentevisibili,fruibiliopossonoanchedivenireutilizzabilisonoinunfuturopiùomenolontano?

5) La remunerazione è una condizione necessaria per qualificare come

lavorativaunadataattività?6) Le attività considerate lavorative sono stabili nel tempo o tendono a

modificarsi,espandendosiocontraendosi?Dalledomandeposteemerge,comesièdetto,chenelladefinizionedilavoro

si presentano almeno due diverse componenti: una componente individuale,personale, riconducibile al singolo essere umano ed una componente sociale,frutto della cultura prevalente in un certo ambito ed in un certo momentostorico.Poichélapropensionepersonaleasvolgerevolentieriunadataattivitàècondizionedecisamentefavorevoleallabuonariuscitadellamedesima,convienesubitoentrarenelmeritodellapiacevolezzaomenodellavoro.Da un punto di vista soggettivo pare subito necessario distinguere due

atteggiamenti diversi rispetto al lavoro: l’uno che, nel solco della tradizionebiblica,logiudicaunamaledizione,unasituazionedrammaticamentesgradevolee,comunque,daevitareperquantopossibile,dasubiresolopernecessità;l’altroche lo vive positivamente, come una forma di creatività e di realizzazionepersonale,comeloscopoprincipaledellapropriaesistenza,quandononanchelamanifestazionedellagraziadivinadiscesasudi lui (sipensiall’interpretazioneprotestante,calvinistadellareligionecristiana)19.Sipotrebbesubitoaggiungerecheiportatoridelprimopuntodivista,probabilmente,svolgonounlavorochenongradiscono,chenonpiaceloro,mentreiportatoridelsecondopuntodivistahannoavutolafortunadiimbattersiinunlavoroappagante.E’possibilechevisiaanchequestacomponentenelvissutodiquestiindividuo,macertamentenonsolo questa. Infatti, da un lato, le componenti etiche e politico-giuridichesvolgono sicuramente un ruolo non secondario nel costruire una immaginepositivadelledoverosità,chetendonoadimporree,dall’altrolato,certilavorisi 19“Come‘l’ascesiintra-mondana’–accoltadallesetteconmotivinonassolutamenteidenticidalpuntodivistadogmatico–eiltipodidisciplinaecclesiasticadellesettepromuovevanolamentalità capitalistica e ‘l’uomo professionale’ che agisce inmodo razionale – di cui avevabisognoilcapitalismo–cosìidirittidell’uomoeidirittifondamentalioffrivanolecondizionipreliminari per il libero dispiegarsi della tendenza all’utilizzazione del capitale con benimaterialieconpersone.”.M.Weber,Economiaesocietà.Sociologiapolitica,vol.IV,Edizionidicomunità,Milano1995,pp.327.

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presentano più gradevoli di altri, sino al punto estremo di essere una vera epropriaespressionedell’essenzaprofondadellavoratorestesso;bastipensareallavoro artistico od al professionismo sportivo . Tuttavia ciò che importasottolineare in questa sedenon è tanto la propensionepositiva o negativadelsingolo individuo o della medesima cultura sociale verso il lavoro, quantopiuttosto se la componente di valutazione positiva o negativa del medesimopossano essere considerate un elemento costitutivo della definizione delconcetto di lavoro. Evidentemente la risposta non può che essere negativa,poiché, non solo esistono lavori percepiti favorevolmente e lavori percepitisfavorevolmentesulpianopersonale,maanche ilmedesimo lavoropuòesserealternativamentevalutatoinentrambiimodidaindividuiedasocietàdiverseetuttaviataligiudiziincidonominimamentesullaloroqualificazionedilavorodeicomportamentiinoggetto.Adesempio,ilpensieromarxista,condannaegiudicasgradevoleillavoroinambitocapitalista,manonperquestononloconsideraunlavoro e, comunque, lo rivaluta in ambito socialista. Del resto, la società ed ildiritto sono consapevoli sia di quanto possano essere sgradevoli per l’essereumanolavorinoiosi,usuranti,faticosiodadirettocontattoconmaterialitossicio ributtanti, sia di quanto altre situazioni lavorative, ambientate in modocompletamentediversoedecisamentepiùgradevole(parchinaturali,turisticiodiscoteche)ocheimplicanounimpegnopersonalenonparticolarmentefaticosoo pericoloso (ad esempio, il controllo dei biglietti di viaggio su un mezzopubblico o la revisione delle bozze dei testi di un libro) possano esseremaggiormente appaganti per il lavoratore; appagamento, poi, che in largamisuradipendeanchedaigusti,dallepersonalipreferenzedelsingoloindividuoumano. Eppure queste differenze ambientali, ma anche di propensionepersonalenonimpedisconodiaccomunareconparidignitàtalisituazionitutteentro unamedesima categoria, quella, appunto, del lavoro. Dunque, la qualitàpercepitaevissuta individualmenteesocialmentedelcomportamento incuisisostanziauncertolavoroedilrelativogiudiziosull’ambiente,nelqualesisvolge,non sembrano contribuire come componenti alla formazione del concetto dilavoro; al massimo pare possibile rilevare come talvolta, ma non sempre, taligiudizi possano influenzare la considerazione sociale o la remunerazione daattribuireacertitipidilavororispettoadaltri;maquestoèuntemadiverso.Casiestremidellapercezionesoggettivadellavorosonolaschiavitù,poiché

in essa è completamente cancellata la libertà individuale di scelta ed ilvolontariato,poichélalibertàdisceltaoperaaldilàdelconcettodilavoro,ancheseormainellenostreattuali società ilvolontariato tendeadesserestrutturatocomeunlavoro.La valutazione etica dell’attività svolta è coinvolta nella definizione di

lavoro?Daunpuntodi vista funzionale, ossiaproduttivodibeni edi servizi edistributivodeimedesimi,evidentementelarispostaènegativa;madaunpunto

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di vista giuridico stipulativo la risposta diviene decisamente positiva. Bastipensarealleondeggiantinormative riguardati laprostituzione.Riflessionenondissimilepuòessereapplicataalleattivitàillecite,conlapiccoladifferenzache,in questo caso, il diritto opera direttamente e non in riferimento a precedentisceltemoralilapropriaopzionedefinitoria.La produzione di beni e di sevizi, la loro produzione immediata e la loro

fruibilità non personale sono tutti elementi costitutivi del concetto di lavoro?Sicuramente la non immediata produttività non può essere considerataelemento necessario al concetto di lavoro, poiché in tale caso non potrebbericaderesotto lacategoriadel lavorogranpartedell’attività intellettualeed, inparticolare, la ricerca scientifica di base. Discorso diverso, invece, riguarda lafruibilitàpersonaledirettaodestinataaterzidellaproduzionerealizzata.Infatti,su questa distinzione si giuoca la definizione delle attività svolte nell’ambitofamiliare(lavorodomestico,aiutodeifigliminorinelleaziendedifamiglia,etc.)ed in quello della produzione non commerciale (coltivazioni, allevamenti,distillazioni di bevande alcoliche, etc. ad uso personale). Per quanto, in fine,riguarda la produzione di beni e di servizi essa pare svolgere un ruolo, alcontempo, insostituibile ed inutile nella definizione del concetto di lavoro,poichénonvièlavorosenzaproduzione,manonvièneppurealcunaattivitàdiqualsiasi genere che non produca beni o servizi. Pertanto la produttività è uncarattere indissolubilmente legato ad ogni attività sia essa lavorativa o nonlavorativa.Laremunerativitàpareunacaratteristicastrettamentelegataalconcettodi

lavoro,masolonelcasoincuiillavorosvolgacontemporaneamentelafunzionesiadiproduzione,siadidistribuzionedeibeniedeiserviziprodotti.Se,invece,le due funzioni vengono separate può, allora, configurarsi un lavoro senzaremunerazioneodunaremunerazionesenzalavoro.Ciòapparetantopiùattualeallalucedellaavvenutaseparazionetracapitaleindustrialeecapitalefinanziarioe,piùancoraesplicitamente,travaloredellaproduzioneevaloredellamoneta;ossiatraproduzioneecostruzionefinanziariadellacapacitàd’acquisto,laprimareale e la seconda convenzionale. Ilmondo virtuale della finanza configura ladistribuzione come variabile indipendente dalla produzione (con effetti simili,seppure in direzione opposta, a quelli propri della visione etico-egualitariamarxista) e la conduce direttamente all’interno dell’analisi economica,stimolando, conseguentemente, numerose riflessione intorno al senso ed allafunzionedellavoro.Del resto, l’ambiguo caso del volontariato è già un chiaro sintomo della

prima ipotesi (lavoro senza distribuzione o quasi). L’assistenza sociale(nell’assistenza sociale sarebbe meglio sostituire al termine remunerazione iltermineredistribuzione,persottolinearel’assenzadilavoroe,quindi,anchedella

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sua funzione distributiva), o le rendite finanziarie, che variano le propriecapacità d’acquisto in funzione di fatturi più simili a quelli tipici,rispettivamente,della filantropiaedelgiuocod’azzardochedel lavoro, invece,esemplificanolasecondaipotesi(distribuzionesenzalavoro).Quanto,poi,allastabilitàneltempodelleattivitàconsideratelavorativeèla

difficoltà stessa a trovare una definizione univoca del concetto di lavoro cheforniscelarisposta.E’,infatti,propriol’elasticitàculturaledelconcettoedilsuovariareneltempoadimpedirel’individuazionediunastabiledefinizionesocialedilavoroedadoverricorrereacangiantiedindirettedefinizionigiuridichedelmedesimo:èlavorotuttociòcheildirittoregolamentacometale.Forse,nelladefinizionedel concettodi lavoropuòaiutarci la scienza fisica

peressa,infattiillavoroè:“unaforzacheproduceunospostamento.”Questadefinizionenonèdeltuttoestraneaalconcettosociologicodilavoro,

ma è talmente generica che potrebbe adattarsi a qualsiasi attività umana.Dunque,poichéanchelastradadellescienzefisichenonparefornireungrandecontributoalladefinizionedilavoro,aifinidiunasociologiagiuridicadellavoroconviene rifarsi alla definizione giuridica di lavoro, che non viene espressadirettamente, ma attraverso degli indizi, per così dire, circostanziali econvenzionali: presenza di un contratto di lavoro, presenza di unaregolamentazionepubblica nello svolgimentodell’attività lavorativa (sicurezzasul lavoro,controllisanitari,etc.),sistemiditutelasocialeagganciatiall’attivitàlavorativa (cassa integrazione, indennità di disoccupazione, liquidazioni,pensioni,etc.),prelievofiscalesulredditodalavoro,tutelagiudiziaria(processodel lavoro), etc..Adesempio, sipuò tentaredi ricavare lanaturaed i caratteridistintividel concettogiuridicodi lavoro dalTitolo IVdelCodicediProceduraCivile:Normeperlecontroversieinmateriadilavoro.Tuttavia,purtroppo,ancheladefinizionegiuridicaricavatainmodoindiretto

non appare univoca ed esaustiva. Talune delle tutele agganciate almondo dellavoro possono essere estese al mondo sociale nel suo complesso (pensionisociali, ad esempio) e, viceversa, è possibile assistere all’estinzione o alridimensionamento delle tutele giuridiche nel mondo del lavoro (carenza dinormative sulla sicurezza o modifiche dei diritti contrattualizzati, sempre adesempio).Conseguentementesideveconcluderechenonesisteunadefinizione,laqualeriescaatracciareprecisiconfinitragenericheattivitàumaneeattivitàlavorativa;delresto,definireunaattivitàumanacomelavorativasullabasedelladefinizione di lavoro fornita dal diritto sulla base delle attività umanecomunementeconsideratelavorativeoscillapaurosamentetralatautologiaeladefinizionestipulativaopelegis.Infatti,unaqualcheindicazionecivienefornitadaldirittostatale,maanch’essononsipresentanéunivoco,néstabileneltempo,

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delrestoèdifficilechiederestabilitàecertezzenellenostreattualisocietà,chegiustamenteBauman,comesièvisto,definisceliquide:“Il logoramento dello Stato moderno è forse il fenomeno più acutamente

avvertito, inquanto significache ilpoteredi stimolare lepersonea lavorare– ilpoteredi fare le cose– è strappatodallemanidellapolitica, inpassatoadusaadeciderechetipodicoseandassero fatteechiavrebbedovuto farle.Mentretuttigliorganismidellavitapoliticarestanolàdovel’epocadellamodernitàfluidalehatrovate,legatecomeprimaallelororispettivelocalità,ilpoterescorreefluiscebenoltrelaloroportata.Lanostraèun’esperienzasimileaquelladeipasseggeridiunaereoiqualiscoprono,inmezzoalcielo,chelacabinadipilotaggioèvuota.”20Qualcheulterioreconsiderazione,semprealfinedicomprendereilconcetto

dilavoro,puòscaturiredallafunzionechel’attivitàlavorativasvolgenell’attualeorganizzazione sociale. Risulta quasi ovvio affermare che essa svolge unafunzionediproduzionedibeniediservizi,ma,almenonellesocietàcapitaliste,svolge anche una funzione di distribuzione diseguale dei redditi, ossia delledisponibilità di beni e dei servizi prodotti. Le due funzioni potrebbero andaredisgiunte, come appare nei modelli utopistici del 1500/1600 (ad esempio:L’UtopiadiTommasoMorodel1516,Lacittàdel solediTommasoCampanelladel1602, NuovaAtlantide di FrancescoBaconedel1617).Nonè irrilevante alivellosocialel’unione,lafusioneolaseparazionedelleduefunzioni,poichéesseper lo più determinano anche la gerarchia dei ruoli e degli status sociali;gerarchia che tende a far prevalere il valore simbolico della distribuzione suquello della produzione. Emblematica in questa direzione è la vicenda dellaremuneratività della professione forense. Rileggiamo l’acuta ricostruzione chedeltemafornisceGiuseppeZanardelli(1826-1903):“ARomane’prischitempiilpatronodoveal’assistenzagiudiziariaalclientein

compensodeglionerigravissimicuiquestierasoggetto;ondeilpatronatoeraunaistituzione aristocratica e non l’esercizio d’una professione. Quando, svelato ildiritto,svelateleformule,ilitigantipoteronofarsidifenderedachicchessia,alloraseerailpatronochesifacevaavvocato,essononosavarichiedereunpagamentochel’anticaistituzioneproscrivevaecheilsuoorgoglioavrebbeconsideratocomeunaspeciediumiliazione,diguisachefutacitamenteconvenutocheilclienteglifacesseundonorimuneratore.Eseinversamenteungiureconsultofaceasipatrono,non richiedeva in corrispettivo de’ suoi servigi un salario incompatibile con talequalità, ma stipulava a suo favore un presente onorifico che fu chiamatohonorarium,solatium,vocabolicheracchiudonoilconcettodiunaoffertaliberaespontanea.

20Z.Bauman,Modernitàliquida,Laterza,Bari2011,p.152.

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Nel sesto secolo si cercò,ma indarno di attribuire alla difesa il carattere diassistenza gratuita. La legge Cincia, tendente a vietare alle persone rivestite dipubblici uffici di ricevere doni, comprendeva fra queste persone eziandio gliavvocati,prescrivendo:Nequisobcausamorandamdonummunusveaccipiat.Matale prescrizioneassoluta era troppo contraria alla natura e alla necessità dellecose per tradursi in effetto: il patrocinio giudiziale essendo divenuto una veraprofessionecheesigevastudispecialiedassiduolavoro,eraimpossibilerimanessesenzaalcunaretribuzione.Chèanzidellaretribuzionemedesimanonsolorimasel’uso,ma si ebbea lamentare l’abuso, e lamentareancone’ piùgrandi atleti delfôro.”21.La distribuzione non avviene nelle nostre società attraverso l’erogazione

diretta di beni e di servizi, ma attraverso la mediazione del denaro e questamediazionesimbolica tendeacostruireunagerarchia, altrettantosimbolica,divalori sociali ancorati appunto al denaro e, conseguentemente, allaremuneratività dell’attività, del lavoro, della professione svolta. La funzionedistributivadellavoro,dunque,tendeadincidere,nellenostreattualisocietà,inmisura maggiormente determinate rispetto alla funzione produttiva. Taletendenza viene decisamente incrementata anche dal prevalere, nelle societàindustriali avanzate e postmoderne, della produzione di servizi, in particolareimmateriali, sulla produzione di beni od, addirittura, della produzione di beniimmateriali,qualiquellifinanziari,suquellimateriali.

La crisi politica delmondo occidentale presentamolteplici aspetti e nature,

ma, probabilmente, la principale risiede proprio nello scambio politico trabenessereeconsenso,postoallabasedelsuomodelloistituzionale.Infatti,selapartecipazionepoliticaistituzionaledeicittadinicalafisiologicamentenellefasidi stabilitàedibenessere sociale; si estranea, invece, sinoa confliggere con leistituzioni democratiche, nelle fasi di malessere economico. Ossia il consensodemocratico occidentale è più rivolto ormai da tempo verso il benessereeconomico, che verso la forma istituzionale di governo. Ciò producenelle fasi,comel’attuale,direcessioneeconomicagraviproblemiperlatenutadelmodellodemocraticoeper l’ordinepubblico,maanchenelle fasidi crescita economicamanifesta non minori pericoli per le libertà dei cittadini. Pericoli che furonoanticipati daAlexis de Tocqueville (1805-1859) nei suoi studi ottocenteschisullademocraziainAmerica:“AvevonotatoduranteilmiosoggiornonegliStatiUniti,cheunassettosociale

democratico,simileaquellodegliAmericani,potevaagevolareparticolarmentelo 21G.Zanardelli,L’Avvocatura,G.BarbèraEditore,Firenze1879,p.179.

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stabilirsideldispotismo.[…]vedounafollainnumerevolediuominisimiliedugualichenonfannocheruotaresusestessi,perprocurarsipiccolievolgaripiacericoncuisazianoil loroanimo.[…] Aldisopradicostorosiergeunpotereimmensoetutelare,chesiincaricasolodiassicurareloroilgodimentodeibeniedivegliaresulla loro sorte. E’ assoluto, minuzioso, sistematico, previdente e mite.Assomiglierebbeall’autoritàpaterna,se,comequesta,avesseloscopodiprepararel’uomo all’età virile, mentre non cerca che di arrestarlo irrevocabilmenteall’infanzia; è contento che i cittadini si svaghino, purché non pensino che asvagarsi.[…]E’cosìchegiornopergiornoessorendesempremenoutileesemprepiùraro l’impiegodel liberoarbitrio,restringe inunospaziosemprepiùangustol’azione della volontà e toglie poco alla volta a ogni cittadino addirittura ladisponibilitàdisestesso.[…]ilsovranostendelebracciasututtaquantalasocietà;ne ricopre la superficie di una rete di piccole regole complicate, minuziose euniformi,attraversocuiglispiritipiùoriginalieglianimipiùenergicinonpossonomaifarsistradapersuperarelafolla;nonspezzalavolontà,lafiacca,lapiegaeladomina;raramenteobbligaall’azione,masiopponecontinuamentealfattochesiagisca;nondistrugge,impediscedinascere;nontiranneggia,ostacola,comprime,spegne,inebetisceeriduceinfineogninazioneanonesserecheungreggetimidoeindustrioso,dicuiilgovernoèilpastore.Hosemprecredutochequestaspeciediservitùbenordinata,facileetranquilla

[…] potrebbe combinarsi più di quanto non si immagini con qualche formaesterioredilibertà,echenonlesarebbeimpossibilestabilirsiall’ombrastessadellasovranitàpopolare.”22LeparolediAlexisdeTocquevillepaionoprofetiche inmodo sconcertante

non solo per gli Stati Uniti d’America,ma anche per l’Europa e per l’Italia, inparticolare,diquestiultimi tempi.DeTocquevilleaveva individuato ilpericolonascosto nel modello democratico; ossia quell’assenza di consapevolezza e diorgoglio individuale della propria libertà, che conduce inevitabilmente ascambiare quest’ultima con la sicurezza ed il benessere. Ovviamente quandocessa la sicurezza ed il benessere cessa anche lo scambio e si manifestanosemprepiùesteseformedidissensopoliticoancheviolento.Ledemocrazie,peressere tali,devono fondarsisuuna forteediffusaeducazionecivilealla libertàindividuale, senza la quale esse sono destinate a collassare nell’autoritarismoamministrativoonellarivolta.Oggi in Europa il potere politico democratico ha delegato al potere

monetarioebancarioilcompitoditenereinsiemeunnumerocrescentediStatidiversi all’ombra di regole tecniche, per lo più ignote alla maggioranza della

22A.deTocqueville,Scrittipolitici.LademocraziainAmerica,vol.II,U.T.E.T.,Torino1968,pp.810-813.

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popolazione. Questa abdicazione della sovranità politica in favore di un’entitàtutta economica, anche se di natura virtuale, quale è la moneta, è lamanifestazione ormai visibile della crisi del modello democratico occidentale.Chidecidequalelivellodibenesseredistribuireecomedistribuirlononèpiùlapolitica, ma la tecnica. In assenza di una ripresa della partecipazionedemocratica alle decisioni sociali l’infausta profezia di Alexis de Tocqueville èormaiinviadirealizzazione.Questebreviesommarieconsiderazioniriportatenelmondodellavoro,che

resta centrale nell’attuale crisi, inducono ad interrogarsi su alcuni luoghicomuni,chepaionopiùmanifestipoliticicheanalisisociologiche.Laglobalizzazioneportainevitabilmenteconséanchefenomenipiùomeno

selvaggi di emigrazione e di immigrazione. Il tema, dunque, dell’accoglienza edell’integrazione deve essere affrontato, per restare ancorati al mondo dellavoro,nonsulpianoetico,masuquelloeconomicoevalutarelarecrudescenzae gli effetti del fenomeno, per altro già noto nell’analisimarxista, dell’esercitoindustrialedi riserva.Comecoordinare tale fenomenocon ilvaloredimercatodel salario sul piano sia nazionale, sia internazionale? La non coordinazioneproduce inevitabilmente lavoro nero, ossia lavoro incontrollato edincontrollabileinviagiuridica.Le pari opportunità di genere nel mondo del lavoro hanno intaccato in

modo determinante la struttura della divisone dei ruoli nella famiglia. Perrendere effettive, dunque, tali pari opportunità è necessario rivisitareprofondamente l’istituto familiare, almeno fornendo a livello pubblico, comeulterioredivisionedellavoro,quellepartidiruolofamiliare,chevengonomenoper favorire l’ingressodelladonnanelmondodel lavoroechecomunquesonoincompatibili,siaperl’uomocheperladonna,conunapresenzasistematicaintale mondo. Senza questa ristrutturazione la donna risulta vincolata ad unduplice lavoro: quello esterno e quello interno alla famiglia. Non si creda chebastiunsempliceriequilibrioculturalediruolitramaschioefemmina,poichéinassenza di una rivisitazione strutturale di famiglia e/o di lavoro, è il ruololavorativostesso,maschileofemminilechesia,adassorbireitempidadedicareairuolifamiliari.Lecarrierelavorativesipresentanoconcaratterisimilisiapergliuominicheperledonne.L’attuale sviluppo tecnologico e l’ormai evidente irrealizzabilità

dell’utopistico obiettivo della piena occupazione dovrebbe indurre adabbandonare la dimensione etica del lavoro per riconoscergli solo quellaproduttiva.Chesignificatoeconomico,infatti,puòaverel’invenzionedipostidilavoro improduttivi od, addirittura, dannosi, perché eccessivamente costosi eforieri di incremento di procedure burocratiche inutili? Forse, si dovrebberipensare una distribuzione di beni e di servizi non vincolata al lavoro,

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soprattutto se questa redistribuzione è economicamente più convenientedell’invenzionedinuovipostidi lavoro.Del resto,alla lucedellapresentecrisiappare anacronistico e fruttodi arcaicimoralismi anche l’usodel lavoro comeformarieducativaedireinserimentosociale,inparticolarealivellocarcerario(Illavoro è ancora un valido modello rieducativo? Perché mai favorire ildisoccupato carcerato o ex carcerato rispetto al disoccupato tout court?). Ilprevalente fallimento di questi tentativi è la prova più evidente della loroinutilità.L’organizzazione del lavoro sotto la pressione di modelli procedurali

burocratici ipergiuridicizzati tende a perdere creatività e, conseguentemente,anche valore economico. Già questo è un problema di rilevante peso, maprobabilmente l’organizzazione burocratica rivela tutta la sua dannositàattraversoilfenomenodel,cosìdetto,scioperobianco.Laprotestadeilavoratoridellaburocraziapuòavvenireancheattraversononl’astensionedal lavoro,mala rigorosa e scrupolosa applicazione di tutte le norme vigenti nell’erogazionedel loro servizio. Ciò rivela immediatamente la necessaria approssimazione eparziale illegittimità dell’erogazione normale del servizio, ma anche esoprattutto l’arbitrarietàdi tale erogazione e l’inutilità od anchedannositàdelsistemanormativochelaregge.L’utopisticoobiettivodellapienaoccupazionetrascinaconséancheiltema

dei mercati paralleli del lavoro. Poiché in presenza di un modello didistribuzionedibeniediservizilegatoalmomentolavorativoladisoccupazionesignifica esclusione sociale dai medesimi, si formano inevitabilmente mercatialternativi del lavoro, prima, ilmercato del lavoro nero, poi, quello del lavoroillecito. Soffermandoci suquest’ultimo si deve ammettere che esso si presentanotevolmente competitivo con il mercato del lavoro lecito sul piano dellaremunerazione, ma anche del rischio professionale, se si considerano talunilavori lecitiparticolarmentepericolosi (minatore,operaiodi fonderia,etc.)esiinterpreta il carcere come parte integrante del proprio cursus honorumcriminale.Soprattutto legrandiorganizzazionicriminalidevonoesserevaluatecomevereeproprieorganizzazioniaziendaliorganizzategerarchicamente,nellequali si dividono responsabilità ed utili e si prevedono anche ammortizzatorisocialiperlefamigliedeidetenuti. Risiede,dunque,adavvisodichiscrive,nelmondodel lavoropiù chenella repressionepoliziesca e giudiziaria la rispostamaggiormenteidoneaalcontenimentodelfenomenocriminale23.In società liquideepluraliste, come lanostra, il lavorononpuò restareun

baluardo di conservazione, ma deve guidare la trasformazione sociale, anchemodificando profondamente i propri connotati, sino a rinunziare alla propriastessacentralitàodasparire,senecessario.Seèildirittoadisegnareilvoltodel 23Cfr.P.Marconi,Economiedellagiustiziapenale,MarsilioEditori,Venezia1984.

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lavoro la principale attenzione dovrò essere rivolta al diritto, ma poichéanch’esso sta attraversando un periodo di profonda crisi, avendo rivelato conevidenzalapropriasostanzialenaturanichilista24,benpocherispostepotrannoprovenire da questo ambito se non vi sarà una radicale rivisitazione etrasformazioneanchedelmondodeldiritto.L’importanteènoncercaredi,percosìdire,farrientraredallafinestraciòcheèuscitodallaporta;ossiatentarediricostruire unmondo unitario, nel quale diritto e lavoro possiedano un solovestito.Pluralismo ed individualismo hanno segnato la fine del mondo solido ed il

trionfo di quello liquido. Questa svolta ha inciso profondamente e, forse,irreversibilmenteanchenelmondodellavoroesulconcettostessodilavoro.Forse il termine ‘arrabattarsi’ èpiù adatto a caratterizzare lamutatanatura

dellavoroemersadalgrandeprogettodimissioneuniversaledelgenereumanoedaquellononmenograndiosodiunavocazionelungaunavita.Liberatodallesuetrappoleescatologicheereciselesueradicimetafisiche,illavorohapersolacentralità attribuitagli nella galassia dei valori dominanti dell’epoca dellamodernità solida e del capitalismo pesante. Non è più in grado di offrire quelperno intorno al quale legaredefinizioni di sé, identità eprogetti di vita.Né èfacile immaginarlo nel ruolo di fondatore etico della società, o di perno eticodellavitaindividuale.Invece, il lavoro ha acquistato – insieme ad altre attività della vita – un

significato principalmente estetico. Ci si attende che sia gratificante di per séanzichéesserevalutatoinbaseaglieffettirealiopresuntichearrecaalprossimooalpoteredellanazioneedelpaese,pernonparlaredifelicitàallegenerazionisuccessive.Solopochepersone–esolodirado–possonovantareilprivilegio,ilprestigioo l’onoredi svolgereun lavoro importante e vantaggiosoper l’interacomunità.Quasimaicisiattendecheil lavoro ‘nobiliti’chi loesercita, lorenda‘unapersonamigliore’,eraramentevieneammiratoedelogiatopertalmotivo.Vieneinvecemisuratoevalutatoinbaseallacapacitàdiintrattenereedivertire,disoddisfarenontantolavocazioneeticadelproduttoreedelcreatorequantoibisogni e i desideri estetici del consumatore, di chi cerca sensazioni e di chicollezionaesperienze.”25.Nella realtà postmoderna come il liquido soppianta il solido; il virtuale il

reale; il finanziario l’industriale; il distributivo il produttivo; l’ordinamentogiuridico individuale quello sociale e statale; il relativismo l’assolutismo etico, 24Cfr. la trilogiadiNatalino Irti:Nichilismogiuridico, Laterza,Bari 2004; Il salvagentedellaforma,Laterza,Bari2007;Dirittosenzaverità,Laterza,Bari2011.25Z.Bauman,Modernitàliquida,cit.,pp.159-160.

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ancheildirittoall’oziosiavviaasostituireildirittoallavoro.Inquestouniversosociale privo di riferimenti oggettivi il nichilismo non può che prevalere,dissolvendo il dover essere in un mero fenomeno estetico. Del resto, ilrapidissimo ipersviluppo tecnologico della nostra epoca tende a relegare illavoro umano in posizione sempre più marginale ed il valore economico adessere funzione più dell’immagine che della sostanza della produzione. Infatti,l’attuale crisi economica europea e nordamericana conferma il prevalere dellaforza virtuale finanziaria sulla “ricchezza reale delle Nazioni” e sullo stessopoterepoliticodegliStati.Per concludere con ironia, si può dire che l’idealismo tedesco, prima

hegeliano,conl’invenzionedelloStatoetico,poimarxista,conlafantasiadiunaescatologia libertaria affidata alladivinitàproletaria, edoramonetarista, con iformalismi dei pareggi di bilancio statale, non cessa di arrecare danni allosviluppoautonomoeconsapevoledell’essereumanoedelsuobenessere.

RileggendoMarx:“Scambio”comestrumentofunzionale.M.Marzulli

Lo“Scambio”è lostrumento funzionale fondamentaleper lasopravvivenzadegli individui e delle organizzazioni (insieme alla “fatica”, sia fisica cheintellettuale).Èlaragionefunzionaleprimariapercuinasconoesisviluppanoleorganizzazioni ed è lo strumento attraverso cui queste si rapportano edintreccianol’unl’altra.

Loscambiopuòriguardareleinformazioni,leideeelecose26.All’alba della storia degli esseri umani, semplificando in modo elementare, ogni

individuo si produceva da solo ciò che gli era necessario per sopravvivere e lo sviluppo della socialità dipese, tra l’altro, da un bisogno di scambio con i propri simili, con l’obiettivo funzionale di semplificare la vita individuale.27

Lo“scambio”cheriguardavalasferamateriale(oggettidiutilità,cibo,ecc.)si

concretizzò velocemente in un primo strumento funzionale denominato“baratto”.Loscambiocheriguardavaleazioni,diedevitaallanascitadell’ideadi“servizi”. Per poter attribuire un valore simbolico che potesse permettere lacomparazione e lo scambio di beni o servizi di natura diversa, nacque la 26 La Comunicazione è, in questo senso, una forma di scambio e, quindi, sostenere che laglobalizzazione riguardi la rete degli scambi o delle comunicazioni globali è lamedesimacosa.

27Questeesigenzefunzionalinonsiestrinsecanosolamentenellasferamateriale,maanchesuquellaemozionale.

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“moneta”. Essa contribuì notevolmente ad agevolare lo scambio, dando lapossibilità di definire concetti simbolici come “prezzo”, “compra/vendita”,“mercato”;cioèdituttiidiversisottosistemifunzionalidello“scambio”.

La“Moneta”è,quindi,solounodeglistrumentifunzionaliallasopravvivenza

degliindividui,edècontemporaneamentefunzionaleallo“scambio”e,quindi,al“commercio”.

Essa è, in origine, solo un bene fungibile che, nel tempo, da strumento

simbolico (oggetto concettuale e convenzionale) finalizzato alla facilitazionedell’ottenimentodellaproduzioneodelloscambiodibenireali(oggetticoncretiedeffettivi),èdivenutooggettodiveraepropriaproduzioneescambio.Ilvaloresimbolicodiunoscambio,ches’identificainunprezzomonetario,attraversolanascitadeiprodottifinanziariproducenuovovalorechesiconcretizzainnuovoprezzo monetario (per moltiplicazione). Così un’espressione simbolica,medianteunsempliceelentoprocessodievoluzionesemantica,divienerealtà.Isottosistemimonetarinazionaliproduconounsistemafinanziarioglobale,cheasua volta, attraverso una propria semantica simbolica, assumendo unaconsistenzamateriale,riesceatrasmutareoggetticoncettuali(econvenzionali)inoggetticoncreti(edeffettivi).

La metafisica diviene fisica attraverso un complesso processo magico

alchemicoingradodiprodurrel’orodaun’idea,attraversouncomplessoritualedi gesti ed azioni indirizzate allamanipolazione simbolica che produce effetticoncretinelmondoreale.28

Gli stati nazionali sono in grado di normare e controllare con efficacia

unicamente i beni concreti ed effettivi, la cui produzione e scambio siacorrelabilealterritorionazionale.

28Ilmercatomonetariorappresenta,infatti,ilmercatodelcosiddetto“denaroabrevetermine”edhaperoggettolatransazione,adesempio,dicambialievalute(titoliabrevetermine).Lamonetaè, quindi, un titolo di credito al portatore, ovverounapassività iscrittanellostatopatrimonialedellabancachela emette.Tuttavia,èmonetaqualsiasi attività liquida che siaaccettata come mezzo di pagamento, quindi essa è uno strumento simbolico atto arappresentare la liquidità. Ilmercatofinanziario(in senso stretto), invece, è ilmercatodeicapitali ( e dei prestiti a medio e lungo termine) ed ha come scopo l’allocazione dellaliquidità. In questo senso il sottosistema monetario è, assolutamente interconnesso alsottosistema finanziario. Quest’ultimo mercato, infatti, ha per oggetto di transazione leobbligazioniprivate,ititolidiStatoalungascadenza,leazionielecartelleipotecarie,ovverotitoli (simboli, strumenti funzionali) il cui obiettivo funzionale è un valore monetario. Ilmercatofinanziarionasce,quindi,dallamoneta.Esso,infatti,(simbolicamente)rappresentail luogo d’incontro tra coloro che hanno un eccesso di liquidità (moneta), e intendonoimpiegarla inmodo redditizio, e coloro che hanno bisogno di liquidità per le loro attivitàeconomiche,esonodispostiapagareunprezzoperaverla.

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Il sistema finanziario, a livello ideale e simbolico, come ogni sottosistema

funzionale non è soggetto a confini territoriali ed è globale. Esso assume unaconcretezza locale solo quando viene “tradotto” attraverso una specificasemantica simbolica nella specifica moneta nazionale. In altre parole ilsottosistema funzionale finanziario non ha autolimitazione, tendeall’autodeterminazioneedèinconcorrenzaconimodellimonetaristatali,chelolimitanoattraversouna“traduzione”territoriale.Ilsistemafinanziarioèglobalee potenzialmente illimitato poiché non realmente quantificabile, quindi èincontrollabile.Normarlosignificasoloinseguirelenovitàproposteecaricaregliutilizzatoridelsistemadeglioneriderivantidallanormativadicontrollo.

I sistemimonetarinazionalidivengonoquindi l’unico strumentodegli Stati

nazionali per tentare di contrastare e controllare l’azione globale delmodellofinanziario.Questoperchéancheunsottosistemamonetario,comeognisistemafunzionale, è tendenzialmente autoreferenziale, ma essendo uno strumentopropriosolodegliStati,saràproprioquestasuacaratteristicaasalvaguardarnel’esistenza. Un sistema monetario è, infatti, locale, comunque limitato equantificabile, quindi è controllabile. Poiché il sistema finanziario si basa edappoggia sul sistema monetario, per la sua traduzione nel reale, quest’ultimopuòcostituireunachiavedicontrollodelprimo.

Inassenzadigestionemonetaria,nelcasodiun’unicamonetamondialeodi

perdita di controllo da parte delle organizzazioni statali locali (come gli Statinazionalio le federazioni/confederazionidiStati),questeultimeperderebberocompletamente la capacità di controllo del loro bilancio pubblico e dellaproduzione e dello scambio nei rispettivi territori, perdendo, in sostanza, lacapacità di gestire il loro destino e di salvaguardare gli interessi dei lorocittadini. Indefinitiva, inassenzadisistemimonetari localienonmondiali,gliStatinazionalisivedrebberosvuotarediognisignificatostrategicoesimbolico,rimanendounicamenteun’organizzazionegerarchicaterritorialelacuiesistenzae legittimazione dipenderebbero solo dalla capacità coercitiva del proprioapparatoeogniformanormativadiverrebbepuraesteticasimbolica.