Gen febbraio2016

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Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936 Sito: www.unitreosimo.it Email: [email protected] News UniTre Osimo Gennaio – Febbraio 2016 1 News UNITREOSIMO 26° Anno Accademico 2015 - 2016 Gennaio - Febbraio 201 Anno Terzo, Numero 3 Presso la Segreteria della Sede si può acquistare copia del Volume unitre. osimo Libero Foglio d’informazione a uso interno Valutazioni nel passaggio da una scuola privata di tipo confessionale ad una privata di tipo professionale.

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Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936Sito: www.unitreosimo.itEmail: [email protected]

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UNITREOSIMO26° Anno Accademico2015 - 2016

Gennaio - Febbraio 201Anno Terzo, Numero 3

Presso la Segreteria della Sede si può acquistare

copia del Volume unitre. osimo

Libero Foglio d’informazione a uso interno

Valutazioni nel passaggio da una scuola privata di tipo confessionale ad una privata di tipo professionale.Saverio Danni

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IL MANCINO

“Capiamoci subito. Qui il laboratorio-scuola inizia alle ore 8. E si trova proprio al piano superiore salendo da questa scala. Voi dovete trovarvi ai piedi della stessa, già in tuta, alle 7,40 di tutte le mattine. Chiaro?”

Signorsì, signor capo-laboratorio. Parole chiarissime. Una pacchia per me abituato a trovarmi in sacrestia alle 6,50, pronto per “servire” alla S. Messa delle ore 7,00 celebrata ogni mattina e alle quali si accedeva anche con fervore, perché dopo di questa, corroborati da una S. Comunione, si poteva far colazione con il latte in polvere e il poco pane avanzato dalla cena dei Superiori la sera prima. E, in pieno inverno di guerra 1944, questo non era poco.All’arrivo nella nuova scuola laica non c’era il solito prete che diligentemente segnalava la nostra presenza, ma si “timbrava la cartolina” come dei veri operai!Quindi cambiamento di scuola, cambiamento d’orario, niente S. Messa ma niente colazione.Fu questo il primo impatto passando dalla “scuola dei preti” alla Scuola d’addestramento per futuri operai che la Fiat offriva ai vincitori della selezione effettuata (90 posti per 3700 domande). La selezione era ferrea: voti riportati, capacità di dialogo, padre o parenti in Azienda, salute e fisicità, ecc. Meno male che non individuassero i mancini: io sarei stato defenestrato.

La Clara Booth Luce, Ambasciatrice americana, che in piena era maccartista avrebbe preteso l’ostracismo dei simpatizzanti dell’area social-comunista dall’Azienda ancora non imperava, altrimenti dei 90 prescelti, almeno 80 sarebbero stai esclusi.Certo che le differenze c’erano, e si notavano. Gli istruttori avevano una tuta grigia che arrivava al ginocchio, e non una veste nera, sovente impillaccherata, che arrivava ai piedi; questi nuovi fumavano sia in laboratorio che in classe, alla faccia del pericolo di cancro, allora misconosciuto. Nessuna preghiera a inizio lezioni.Le posate, il bicchiere e il pranzo bisognava portarseli da casa con il “barachin”. La scuola offriva solo il riscaldamento del cibo: questo era un refettorio e non una mensa! In compenso durante il pranzo si poteva parlare e non essere obbligati al silenzio per ascoltare un lettore che a turno leggeva da un pulpito improvvisato “Le incredibili vicende dei Volo-Cala-Sum”, frutto di un chierico in crisi mistica.

Era inoltre possibile accedere ai bagni senza dover prima dichiarare se il “gabinetto” sarebbe stato lungo o corto.E soprattutto eravamo pagati con ben 22 £ ora! (non euro, ma lire). Lo scopo era di consentirci di acquistare la tuta, il calibro a nonio, quaderni e matite. Con il riferimento alla Scuola passata, - lezioni rilassate, intervallate da interrogazioni esplicative, tenute da insegnanti di lunga esperienza, pomeriggio per svolgere i compiti, - questa si presentava molto più dura. Otto ore di lezione, poi otto ore di laboratorio, poi otto ore di lezione…Cinque giorni alla settimana,

col sabato e la domenica occupati dai compiti, sicuramente non era uno scherzo e tempo libero ce n’era certamente poco.Gli insegnati per le materie teoriche erano capi ufficio – spesso laureati - prestati a ore dai singoli stabilimenti Fiat dove questi operavano, e pertanto arrivavano gravati dai loro problemi

lavorativi. Svolgevano il loro compito il più velocemente possibile e con un programma scolastico basato su propri ricordi ed esperienze usando un lessico specifico per la materia, e pertanto non c’erano né libri né dispense in grado aiutarci: tutto con gli appunti che riuscivamo a farci. Chi era interessato seguiva, per gli altri, pazienza. Gli istruttori invece erano vecchi operai a tempo pieno, molto capaci nelle loro specializzazioni, ma con dubbia

cultura. La maggioranza aveva fatto le elementari, ma molto tempo fa…Terminologia tecnica espressa per il 50% in dialetto, condita da espressioni popolari, qualche imprecazione innocua e la chiamata in causa all’occorrenza di

santi e madonne. Questo modo condurre l’insegnamento era per lo meno allucinante per chi era abituato a linguaggi corretti, grammaticalmente e sintatticamente, spesso intervallati da dotte citazioni di classici, condite da riferimenti latini, anche se spesso tenuti in cantina per i frequenti bombardamenti. Erano assolutamente abolite parole offensive, termini gergali, riferimenti scurrili o indecenti, e qualunque riferimento a funzioni

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procreative, e a donne che non fossero la propria madre o sorella o Maria Santissima.Alla nuova scuola interessava soprattutto che acquisissimo conoscenza in due materie: il disegno tecnico e la matematica. oltre alle esperienze pratiche di laboratorio. La altre (italiano, chimica, inglese, fisica, ecc.) erano pleonastiche e inserite solo perché obbligate dai programmi statali per scuole professionali. Tutti eravamo consci di tali preferenze scolastiche. Ne erano testimoni i risultati degli esami trimestrali pubblicati sul tabellone accuratamente esposto all’ingresso e che sanzionavano chi, nelle due materie menzionate e nel laboratorio, non aveva raggiunto la sufficienza. L’interessato veniva automaticamente eliminato dalla scuola. Lo scopriva non trovando più al mattino dopo la scheda di timbratura e…arrivederci. Altroché esami di riparazione! In compenso, ai promossi di fine anno, era offerta una vacanza di quindici giorni presso la Colonia Fiat di Salice d’Ulzio in alta Val di Susa. Ovviamente con orari da caserma, ma di Tav non se ne parlava. In cotanta realtà spesso ci si imbatteva in gustosi aneddoti. Uno particolare che si riferisce a me, e con un risultato di tutto rispetto.Nell’immensa sala che ospitava il laboratorio di prima cultura, si “tirava” di lima e di “martello”. Duecento allievi tutti in silenzio tentavano di convertire dannati pezzi di ferro alle direttive dell’istruttore. Ad un tratto il silenzio si fece ancor più opprimente: al fondo del Reparto era comparso il Capo-laboratorio che indagava su tutti noi. Con passo felpato attraversava il laboratorio, finché esplose in un sonante ”Ma chi è quel disgraziato che lavora in quel modo?”. Chissà con chi ce l’avrà, poveretto. Purtroppo lentamente si avvicinava dalle parti mie e arrivò sino a me che con tanta volontà martellavo la lamiera. “Ma te – mi disse – perché usi il martello con la mano sinistra? Il martello s’impugna con la destra. Non te l’hanno detto?” – “Lo so, signor F., ma io sono mancino e con la destra non sono capace”. “Non sei capace! Ma non lo sai che qui si viene per imparare? Devi quindi imparare ad usare la mano destra come tutti i cristiani. Capito?” “Sissignore”.Cambiai subito mano al martello, detti un paio di colpi. L’ultimo schivò con fare radente lo scalpello e finì direttamente sul pollice della mano sinistra.Ma non fu male, perché acquisii direttamente quindici giorni di riposo,. Pardon, di mutua, per infortunio.

Il tre febbraio di cinquantasei anni fa nasceva CaroselloNoi bambini di allora. lo ricordiamo con nostalgica tenerezza perché non fu solo l'esordio della pubblicità in televisione. ma

fu anche il primo grande cambiamento del nostro modo di vivere.Carosello ha segnato un punto ben determinato. il primo palmo di quella che sarà poi una grande terra di conquista: la linea per noi bimbi tra il giorno e la notte.Si andava a letto solo dopo Carosello ed era anche vissuto come un meritato premioEd era il punto d i incontro tra gli ad ulti e i bambi ni . dieci minuti passati a ridere, sognare, conoscere e crescere insieme.Ogni siparietto del Carosello era un vero spettacolo in miniatura della durata di un paio di minuti di cui solo una manciata di secondi finali era dedicata alla pubblicità e poiché pochissime famiglie avevano l'apparecchio televisivo. che durante il giorno veniva sempre tenuto coperto, come una reliquia. da una sorta di tendina arricciata, la sera ci si riuniva nelle case dei più fortunati a guardare Je disavventure di Calimero il pulcino nero, dovute solamente al suo colore che poi non era in realtà tale perché bastava immergerlo in una tinozza piena di acqua saponata per renderlo bianco e splendente.Mi viene ora da pensare ad una azzardata allegoria sull'Italia post fascista: il bianco che sconfigge il nero. il candore vince la malasorte. il giovane balilla di ieri si trasforma in un

bimbetto felice e sereno tra le braccia della Giovane Repubblica.Ma a noi bambini tutto questo non ci veniva di certo in mente, anzi, a dire il vero. ci piaceva più nero che bianco il simpatico pulcino.

Era il tempo della pulizia. dei detersivi. tutto doveva ritornare a splendere " AVA COME LAVA”, TIDE – OMO - CALINDA- AIAX- e che dire dell'uomo lasciato in ammollo con ARIEL! Già da allora si faceva largo l'idea che tutto si poteva fare senza tanto sforzo. senza sprechi di energia.Così andavamo verso il grande Boom Economico e in virtù di esso approdarono a Carosello i più grandi attori, o più affermati registi."Con quella bocca può dire ciò che vuole" e Virna Lisi sorrideva alla nostra nuova sicurezza.Ernesto Calindri, contro il logorio della vita moderna" passava giornate intere al tavolo di un bar in mezzo ad

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A letto dopo Carosello

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un incrocio e fu allora che noi bambini incominciammo ad apprezzare i carciofi.Poi suonò mezzogiorno" Mezzogiorno di cuoco e vedendo la carne Montana che stringo, alé vengon tutti a mangiare con Gringo " Avevamo mangiato troppo? Niente paura: Nicola

Arrigliano ci suggeriva il digestivo Antonetto "tanto comodo che lo puoi prendere anche in tram"."Vitaccia cavallina mi sfugge sempre la parolina" e il succo di frutta Derby entrava ufficialmente nel nostro bere quotidiano. perché per noi come il centurione romano. oramai quadrati. triangoli e strisce per terra tutto faceva brodo. mentre per il caffè c'era Paulìsta "Carmencita. sei già mia. chiudi il gas e vieni via". Il simpatico messicano sembrava esortarci ad uscire per strada. allo scoperto. fuori dalle mura di casa. mentre l’infallibile Ispettore con aria avvilita e togliendosi il cappello. ammetteva il suo più grande sbaglio “Anch'io ho commesso un errore: non ho mai usato la brillantina Lìnetti." Mostrando l a sua enorme pelata!Con questo semplice gesto accontentava rutti: i calvi erano confortati. e gli incerti correvano ai ripari. Non più cappelli. berretti e cuffie ma tante teste lucenti e imbrillantate."Omsa che gambe " e le donne cominciarono a mostrarle con calze che le rendevano snelle e perfette e con "Cadonet che fissa morbido morbido'' impararono anche a dire di no muovendo il capo da un lato all'altro con una grazia nuova.Carosello che libera. che vuota le case e riempie i frigoriferi poi Carosello riparatore con la figura della brava donnina di casa che fa torte gigantesche alta faccia della sua amica invidiosa Amelia "Brava. Brava Maria rosa quante cose sai fare tu. qui l a vita è sempre rosa solo quando ci sei tu'' Ma ora mai era troppo tardi! Nessuno prestava ascolto alle bambine di "bella. Dolce, cara mammina" il lattemiele non ci attraeva più : eravamo cresciuti .eravamo moderni. eravamo dinamici proprio come Carosello ci voleva. Sapevamo distinguere e scegliere e decidere di seguire la linea nera come l 'ometto che " Cerca l'Agostina" o saltare il rigo e scappare.Cosi un bel giorno. dopo circa vent'anni. il siparietto non si alzò più. le fontanelle smisero di zampillare e la musichetta che per tanto tempo ci rallegrò ogni sera cessò.

……....e da allora fu solo pubblicità pura. ma noi generazione degli anni cinquanta sappiamo difenderci da essa."Non abbiamo mica scritto sulla fronte JOE CONDOR!"

Incontro in salotto

E’ meio quattro fette de’ pule’

giò pe si campi in mezzo a si fedo’

che rifugià le vacche e li vaccò

su la casa d’un principe o d’un re

a sti balordi che nun fa cue’

sbadiija tuttu lu giornun pe’ magnà

ma se fesse ‘che co’

staria più be’

e se vanghesse un quarto

cu nua’

jie pareria un “pasticciu” sta pule’.!

Filastrocca recitata da Giuliana Cossa

Chi non è mai stato affascinato o per lo meno incuriosito dalla storia e dalle leggende legate all’Arca dell’Alleanza? Stephen King e altri scrittori sono stati ispirati da quel misterioso manufatto, molti i films dedicati ad esso, quindi l’Unitre, sempre pronta a soddisfare le richieste culturali dei suoi soci e simpatizzanti, ha programmato un

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QUATTRO FETTE DE PULE’Giuliana Cossa

L’UNITRE RICERCA L’ARCA Rossana Giorgetti Pesaro

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incontro e chiamato un esperto per parlarne. Il 23/2/2016, nella sala Santa Rosa, il dott. Gianfranco Buccelli, scrittore ed appassionato di storia, ha tracciato una ricostruzione della misteriosa Arca. Secondo il libro dell’Esodo, era una cassa di legno di acacia, di forma parallelepida, rivestita d’oro all’interno e all’esterno, sul coperchio d’oro, due cherubini con le ali spiegate. All’interno si dice contenesse la bacchetta di Mosè, le seconde Tavole dei dieci Comandamenti, l’olio dell’unzione e la manna. Spettava ai Leviti trasportare l’Arca, nessun altro poteva toccarla, pena la morte per fulminazione. Quando il popolo ebreo si fermava, l’Arca era posta in una tenda (la Tenda del Signore). Si racconta che Mosè parlasse con Dio seduto tra i due cherubini. Per mezzo di slides, il Dott. Buccelli ha raccontato le peregrinazioni che l’Arca ha subito, dalla battaglia tra Israeliti e i Filistei, che, vittoriosi, riuscirono a catturarla, alla sua restituzione per aver causato loro una pestilenza. Fu re David che la fece trasportare a Gerusalemme, mentre suo figlio Salomone la fece custodire nel Sancta sanctorum del tempio dove rimase inaccessibile fino all’arrivo dei Babilonesi.Ma che fine ha fatto l’Arca dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme ?Ci sono varie ipotesi: secondo la Bibbia il profeta Geremia la nascose all’interno del monte Sinai, mentre gli storici e gli archeologi sostengono che l’Arca si andata perduta per un incendio o rubata perché d’oro. Sembra addirittura che l’Arca sia stata nascosta e sotterrata da Salomone prima della distruzione del tempio. Secondo l’ipotesi Etiope, l’Arca donata da Salomone a suo figlio Menelick, avuto con la regina di Saba, sia rimasta per 3.000 anni in Etiopia e che sia ancora lì con la volontà di Dio. Il professor Tudor Parfitt è invece del parere che sia nascosta nello Zimbabwe. Che dire poi dell’ipotesi Egizia, secondo cui nel 925 A.C. il faraone Sesac, dopo aver invaso la Palestina e saccheggiato il tempio, prese l’Arca e la sotterrò nella capitale del Basso Egitto Bubasti? Nel II°

libro dei Maccabei si dice che, l’Arca potrebbe essere stata nascosta nel monte Nebo, ma potrebbe essere stata presa da Nabucodonosor II° dopo il saccheggio di Gerusalemme e seppellita in Babilonia. Malgrado tanti documenti, ipotesi e leggende, si potrà mai ritrovare questa mitica Arca?

Nel mezzo del cammino di mia vita mi ritrovai in un antro infernaledove inciampai in altri penitentAhi! quant’è difficile spiegarequale stupor mi colse in quell’istanteche fui costretta la bocca a spalancarePoi, ch’ei posato il piede lasso,guardai intorno restandone allibita nel veder una figura di lana vestitagesticolante, gli occhi stralunati,gli altri ubbidivan a suoi comandiquali animali pronti al sacrifizioSeguiron poi inspiri affannosiresando Dabtepronunciamenti, espiri ed alti laisì che sembra a di stare nello zooPoi cominciò un tal Francoa recitare i versi del poeta sommocongeniali al favellar toscanoE quella tale cogli occhi di fuocolo invitava a cominciar di nuovo -Ripeti ancora!- .latrando, dicea-Maestra- osò quel malcapitato_quante volte ripeter debb’io? -Vuolsi così colà dove si puoteemetti un fiato e più non dimandare!-diss’ella movendo le sudate membra

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I DOLORI DELLE NOTERossana Giorgetti Pesaro

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verso Giuseppe pronto a cominciare.Questi ,favellando campano,continuò parlando di un lionee di una lupa ch’uscia di sua vista finchè la Maestra l’interruppecon occhiate e parole roventisì. che il tapino vorrebbe esser sordo.Poi venner al doloroso ospizioad una ad una le anime dell’altrerassegnate a patir la stessa pena-Oh Grazia, tu che sei Maestrae nostra Guida, calma i tuoispiriti e perdona i peccata.-Perché ancor gride?-diss’ioNon impedire il nostro andarechiudi le sanne e lasciaci campare!

Un’anima dannata (alias Rossana Giorgetti Pesaro)Parafrasando Dante (durante le prove)

Valido allora come oggi

In un mondo ch’oggi esaltaL’Apparire e il Consumismo,Noi siam Quelli che cerchiamoI valori dell’Essenza:Esser sani nei principiE s’intende anche nel corpoEsser utili ed attivi Nella nostra AssociazioneEssere pronti a ricoprireRuoli, anche se gravosiEsser atti a figurare Ma giammai a prevaricareEsser pronti a criticare Ma anche ad esser criticatiEsser atti a stare insieme Senza alcuna distinzioneEsser vigili ed attenti

Alle varie aspettative Esser pronti a raccontareMa mai, ad essere noiosiEd infine Essere fieri Della nostra bell’ItaliaChe non ha nessuna colpaSe qualcuno dei suoi figliSi comporta in malo modo !!

Torino 20 gennaio 2007

Gli piace denominarsi spiritosamente ”Un vecio alpin ghe xe piace el vin”, lui è Germano Vicarelli, e in realtà, come docente all’Unitre, è stato una valida guida per fare apprezzare il territorio montano della nostra regione, invitando gli iscritti a conoscere se stessi per scegliere, equipaggiati di tutto punto, escursioni nell’ambiente, nell’arte e nella cultura delle nostre Marche. Per essere anche noi spiritosi gli dedichiamo questa composizione.

IN DU’ VVAI?-Se vulete viaggià pe’la regio’duete chiamà unu spescialista..Chi saria costù che gabisce?--Un certu Vigarelli,.n’alpinista-

E’ riadu c’un cappellu largucarigu d’un saccu su le spallee nun ve digu l’impressio’parea un poru disgrazziadu.

D’un bottu ha apertu stu sacco’e cume un magu sciamannaduda drentu ha presu gni’ cosa :ganci,cordelle,pile e bastonci’.

Nu jé bastadu, s’è pure ‘mbragaducume un salame appesu a un ganciu.S’è mesu pure un paru de scarpo’e sa la manu tenea un basto’.

Po’ c’ha fattu vede ‘na carta pe’ facce conosce mejiu la regio’C’era segnadi cime e scurciatoie i paesi,i laghi e i fiumiscelli.

C’ha fattu pure vede brance ,alberellisuppe sti monti e puranco ji uccelli.

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Dante Filosofo PoetaRossana Giorgetti PesaroIL DECALOGO DELL’UNITRERossana Giorgetti Pesaro

COME PERLUSTRARE IL TERRITORIO MONTANORossana Giorgetti Pesaro

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Emu viaggiatu su e gio’ pe’ le muntagnesenza spenne ‘n soldu v’assicuro.-

-Ade’ sete sciattadi,pori ca’Però ete magnadu pel caminu?-Nun ne parlamu, avemie solu l’acqua‘na mela pe’ merenna e caramelle-

-Allora sete probriu disgrazziadi, cuscì ‘mparade a vule’ strafa’!--Nun ve preoccupade, erimie a sede.Emu audu l’impressio’ de viaggia’!-

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Quando si emette un assegno, è necessario che accertarsi di avere la disponibilità della relativa somma sul conto corrente poiché diversamente (cosiddetto “assegno a vuoto”) si va incontro a numerosi problemi, tanto con le banche, quanto con il creditore e, infine, con lo Stato. Salvo, infatti, il caso in cui il correntista abbia stipulato un apposito contratto con la banca (cosiddetto “affidamento” o “fido” o anche “apertura di credito”), in virtù del quale l’istituto di credito gli consente di sforare, entro una soglia prefissata, la somma depositata sul conto (in un certo senso, ottenendo una sorta di credito fino a un importo massimo), in tutti gli altri casi l’assegno “a vuoto” comporta il protesto, l’esecuzione forzata da parte del creditore, l’applicazione delle sanzioni da parte della Prefettura, la segnalazione alla Centrale dei Rischi e il divieto ad emettere altri assegni. Una situazione dalla quale è possibile uscire, ma entro determinati limiti.

Vediamo quindi di capire come è regolata la materia.

Cos’è l’assegno: il titolo esecutivo e il pignoramento

L’assegno è un “titolo esecutivo”: ciò significa che, chiunque lo abbia ottenuto – a prescindere, almeno in prima battuta (ossia salvo opposizione del debitore) – dalle ragioni contrattuali o meno, può, in caso di omesso versamento, effettuare un pignoramento nei confronti del debitore. Il pignoramento è consentito a prescindere dall’elevazione del protesto.

In buona sostanza, il creditore non deve ricorrere al giudice, fare causa al debitore o chiedere un decreto ingiuntivo: è già l’assegno stesso un ordine categorico a pagare e, pertanto, non richiede di accertamento da parte del tribunale.

Questa prerogativa di titolo esecutivo, tuttavia, viene conservata per massimo sei mesi. Dopo tale periodo, l’assegno perde tale caratteristica e non consente più agire, immediatamente, col pignoramento. Il creditore, dovrà, allora rivolgersi prima al giudice perché emetta un nuovo titolo esecutivo (ossia un ordine di pagamento). Tuttavia, poiché l’assegno, anche dopo sei mesi, conserva la sua natura di prova scritta del credito, sarà possibile evitare la causa ordinaria e procedere semplicemente con la richiesta di un decreto ingiuntivo.

L’insoluto a prima presentazione e il protesto

Quando l’assegno non viene pagato, la banca effettua quello che viene detto “ insoluto a prima presentazione”: in buona sostanza invia una comunicazione al correntista informandolo del fatto che un assegno è in corso di pagamento e che, sul conto, non vi sono somme sufficienti per coprirlo. In questo modo si dà la possibilità al debitore di versare sul c/c i soldi necessari a evitare le conseguenze negative del protesto. Se neanche dopo tale avviso il debitore sana la situazione, la

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Rubrica e …………… Spigolature

Assegno non pagato a vuoto: che succede e cosa fare

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banca manda l’assegno al notaio per elevare il protesto. Con questo atto, il debitore, oltre ad essere iscritto nel registro dei protesti, subisce una serie di sanzioni quali:

l’interdizione all’emissione di altri assegni; l’iscrizione nelle banche dati pregiudizievoli come la Centrale dei Rischi; l’applicazione delle sanzioni amministrative irrogate dalla Prefettura; iscrizione del debitore nel registro informatico dei protesti presso la Camera di Commercio

per cinque anni; iscrizione presso la Centrale di Allarme interbancaria (CAI).

Le sanzioni per il protesto

L’emissione di un assegno bancario o postale senza provvista, può comportare anche l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da € 516,00 a € 3.098,00. In caso di assegno con importo superiore a € 10.329,00 o nel caso di reiterazione delle violazioni, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da € 1.032,00 a € 6.197,00.

L’effetto del protesto

Sotto l’aspetto pratico, il creditore può, dopo il protesto, agire non solo nei confronti di chi ha emesso l’assegno, ma anche di tutti i successivi giratari (cosiddetta azione di regresso): una possibilità che, tuttavia, oggi ha perso importanza in quanto gran parte degli assegni sono “non trasferibili”. Dunque il rapporto è sempre e solo bilaterale: creditore-prenditore dell’assegno da un lato, debitore-emittente l’assegno dall’altro. Non si inseriscono, all’interno di tale dialettica, altri soggetti cui viene girato il titolo.

Come evitare il protesto

Purtroppo la procedura in commento impone al creditore l’anticipo delle spese per il protesto, cosa che viene fatta anche di controvoglia poiché, oltre al danno del mancato pagamento, si aggiunge la beffa degli oneri notarili.

Se peraltro si aggiunge, come anticipato in apertura, che il creditore non è tenuto ad aspettare il protesto per poter agire col pignoramento nei confronti del debitore, si comprende come si stia diffondendo sempre più la pratica di stabilire, già al momento del rilascio dell’assegno, la clausola “senza protesto” o “senza spese”. In forza di tale accordo, riportato e trascritto sull’assegno stesso, il titolo non può essere protestato. Ciò può risultare vantaggioso per il creditore che, senza perdere le garanzie per l’esecuzione forzata nei confronti del debitore, non dovrà pagare gli oneri aggiuntivi della procedura; il debitore, dall’altro lato, eviterà tutte le sanzioni connesse al protesto.

Qualora invece l’assegno non contenga la clausola “senza spese” è possibile evitare il protesto e le relative sanzioni solo se il debitore:

paga l’importo dell’assegno entro 60 giorni dalla scadenza del termine di presentazione dell’assegno (8 giorni se “su piazza”, ossia pagabile nello stesso Comune; 15 giorni se “fuori piazza” ossia in altro Comune); oltre a ciò il debitore deve versare al creditore gli interessi, la penale (10% della somma dovuta e non pagata) e le eventuali spese per il protesto;

ottiene dal creditore una quietanza di pagamento. Il creditore comunque non può rifiutare la quietanza se ha ottenuto il pagamento.

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Se il debitore non paga neanche entro i 60 giorni, viene definitivamente iscritto nell’elenco Protestati del CAI (Centrale Allarme Interbancaria) e non potrà essere cancellato, neanche se provvederà al pagamento.

Come cancellare il protesto successivamente

Anche superati i predetti 60 giorni richiesti per evitare le sanzioni del protesto è possibile cancellare il protesto a condizione che:

si paghi il creditore e quest’ultimo fornisca la liberatoria; vi sia assenza di altri protesti; il debitore presenti un’istanza di riabilitazione al tribunale del luogo di residenza del

protestato. L’istanza può essere presentata solo dopo un anno dalla data del protesto stesso e va corredata con la visura protesti ottenibile dalla Camera di Commercio.

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